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PARTE SECONDA - 07 MIRACOLI - 08 SAN CARLO ALL’ARENA - 09 PURITÀ A FORIA - 10 APPENDICE II 157 188 213 239 Napoli - Atlante della città storica San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

Atlante storico del centro storico

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l'atlante di Italo Ferraro

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PPAARRTTEE SSEECCOONNDDAA

-- 0077 MMIIRRAACCOOLLII

-- 0088 SSAANN CCAARRLLOO AALLLL ’’AARREENNAA

-- 0099 PPUURRIITTÀÀ AA FFOORRIIAA

-- 1100 AAPPPPEENNDDIICCEE II II

1 5 7

1 8 8

2 1 3

2 3 9

NNaappoollii -- AAttllaannttee ddeellllaa cciittttàà ssttoorriiccaa

SSaann CCaarrlloo aallll’’AArreennaa ee

SSaanntt’’AAnnttoonniioo AAbbaattee

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

158Napoli - Atlante della Città Storica

MMIIRRAACCOOLLII eevvoolluuzziioonnee0077

Nella veduta Lafrery, datata 1566, il

monastero dei Vergini appare come

costruzione in isola tra due percorsi,

uno a nord, il vico Croce, l’altro a sud, il vi-

co del supportico Lopez; dietro figura un va-

sto regolare giardino, oltre il quale appare

un’area depressa a nord della quale è dise-

gnato un ponte in legno che la fiancheggia

permettendo il passaggio dal vico Croce ver-

so i suoli ad est che appaiono più sollevati: è

lo specchio fedele di una situazione antece-

dente la sistemazione urbana che ne conser-

verà i caratteri altimetrici; anche la veduta

Theti, datata 1560, sembra delineare la si-

tuazione in modo analogo ma lo fa con mi-

nore evidenza.

Riferisce il Celano in relazione a questi luo-

ghi: «Era qui un Convento di Frati Riformati

Conventuali di San Lorenzo, detti di S. Lucia,

… con la sua chiesa intitolata S. Maria dei

Miracoli, edificato con le limosine dei pii Na-

politani nell’anno 1616 in questo territorio

conceduto ai Frati dalla famiglia Vivaldi. Es-

sendo poi stata questa Riforma dismessa re-

stò questo luogo in abbandono, e decaduto

alla Camera Apostolica»;1 ciò avvenne nel

1626 quando papa Urbano VIII abolì l’ordi-

ne.2

Nella veduta Baratta del 1629, l’edificio dei

Miracoli, una grande corte attraversata da un

corpo di fabbrica che potrebbe essere una

chiesa, appare in buone condizioni, di di-

mensioni significative e sostanzialmente sul

sito dell’edificio che conosciamo: è circonda-

to da giardini e solo nel lato settentrionale

prospetta su una pubblica via, il vico dei Mi-

racoli; verso sud confina con la vasta pro-

prietà del duca di S. Elia.

Mentre nelle vedute cinquecentesche via Mi-

racoli non risultava tracciata, la si vede ora

come una strada significativa, portante, del-

l’area ad est dei Vergini: configura un asse

che dal “cavone di S. Antonio”, ovvero via

Foria, proseguendo nelle salite Miradois e

della Riccia, sale fino a Capodimonte; analo-

gamente fa ad est il vico Saponari, oggi via

Piazzi, che si prolunga, con la salita Monta-

gnola e poi con quella del Moiariello, an-

ch’essa verso Capodimonte; questo sistema

appare perfettamente delineato nella veduta

seicentesca nello sviluppo del vico dei Mira-

coli il quale appare molto più lungo che nel-

la realtà, a causa dell’impostazione del dise-

gno, caratteristica che si ripete nella veduta di

Didier Barra, datata 1647; l’eccessiva lun-

ghezza si avverte anche, ovviamente, per il vi-

co del Fico, rappresentato in ambedue le ve-

dute, che separa a sud l’isola di S. Carlo al-

l’Arena: si noti che il complesso ora appare

con due chiostri, dietro ed a sud della chiesa

rivolta ad occidente, su uno spazio che, di-

versamente dalla veduta Baratta, appare pro-

prio un “fosso”, nel quale si scorgono arcate

che sostengono il vico dei Miracoli.

Nello spazio tra il monastero dei Vergini e la

strada dei Miracoli si vede realizzato un im-

pianto di isolati distribuito dal vico Castrucci

che, parallelo a via Miracoli, congiunge il vi-

co del Supportico Lopez con il vico Nunzia-

tella; nella veduta Lafrery, dietro l’edificio dei

Vergini vi è un regolare giardino sul quale do-

vette sorgere, dopo il 1566, l’impianto este-

so in modo regolare ai due lati del vico Ca-

strucci, separato dal convento; poi, con il pa-

lazzo di Lopez3 ed i successivi acquisti da par-

te del convento,4 i sei originari isolati si ridus-

sero prima a cinque poi a quattro.

Sulle successive vicende riguardanti il com-

plesso dei Miracoli, riferisce Sigismondo che

«Gio. Camillo Cacace morto Reggente di

Cancelleria nella peste del 1656 lasciò al

Monte della Misericordia tutto il suo avere

per la fondazione e mantenimento di questa

chiesa, e Monistero di Monache del Ceto de’

Togati, ed altri Signori della Città di Napoli»;5

a seguito di ciò «… i Governatori del Pio

Monte, dopo vari sondaggi effettuati per loro

conto dall’ingegnere ed architetto Francesco

Antonio Picchiatti … acquistarono il 2 set-

tembre 1661 … l’intero complesso monasti-

co …»;6 i suoli ad oriente del monastero ac-

quistato, fino al vico Saponari, apparteneva-

no a don Ottavio Capece il quale, come rife-

risce il Galante vi aveva fondato una «…

chiesuola detta primamente di S. Nicola …

con un conservatorio d’oneste donzelle …

nel 1656»,7 che affacciava su vico Saponari

proprio ai piedi della gradinata che conduce-

va alla salita Montagnola; l’edificio del con-

servatorio doveva già esistere come si può

vedere nella veduta Baratta e forse anche

una precedente chiesetta a S. Nicola.

I Governatori del Pio Monte, che hanno un

progetto di Picchiatti, nel 1662 «… si rivolgo-

no ai Maestri Fabbricatori Giacinto Burzo e

Gio. Antonio Petagna per eseguire delle tra-

sformazioni; al fine di render idoneo il Mona-

stero alle nuove esigenze relative alla clausu-

ra delle Monache viene stabilito di “alzare le

mura”».8

La costruzione delle mura di clausura cause-

rà controversie con il confinante d. Ottavio

Capece; con questi i Governatori raggiunge-

ranno nel 1670 un accordo venale «… in

cambio della possibilità di continuare la co-

struzione del muro, non solo per recintare il

Giardino che già possedevano, ma anche

per il Giardino che si apprestavano a com-

prare, insieme a delle case, dai coniugi Bar-

tolomeo Alfieri e Ventura Massa».9

Per questi ultimi, recalcitranti a vendere, non

vi fu accordo ma i Governatori «… fecero

istanza avanti il Regio Consig.ro D. Tommaso

Caravita … che fossero costretti li coniugi

suddetti a venderli detto giardino».10

Nella Platea si legge che giardino e casa «…

1

1 Carta del CTS, 1990.

2 Veduta Lafrery, 1566.

3 Veduta Baratta, 1629.

4 D. Barra, Veduta a volo

d’uccello, 1647,

particolare (Napoli,

Museo di S. Martino).

159

Miracoli - 07

2

3

4

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

160Napoli - Atlante della Città Storica

confinavano colli beni di D. Ottavio Capece,

li beni di Domenico Tartaglia, li beni del Mo-

nistero delli Miracoli, via Vicinale ed altri con-

fini …»,11 ed inoltre che, dopo la stipula del-

l’atto nel 1674, «… del giardino di d.a casa

ne fu incorporato porzione nella clausura del

Monistero e proprio in quella parte dove cor-

risponde al suo Molino».12 Era stato più rapi-

do raggiungere l’accordo con il duca di S.

Elia, don Francesco di Palma, per acquistare,

sempre con la motivazione della clausura, la

«Casa con due Giardini uno sopra l’altro, si-

ta vicino la Porta Carrese, e Clausura del Mo-

nistero»;13 alla prima richiesta si aggiunse

quella di ulteriori «… 180 palmi di giardino

… affinché le mura della clausura si fabbri-

cassero con maggior distanza …».14

Questo accordo, in base al quale venne an-

che ceduta una “casetta”, venne stipulato nel

1672.15

Più o meno nella stessa epoca il monastero

possiede numerose altre proprietà ancora

oggi in parte identificabili: per esempio due

case ora alla via De Gasparis 4 e 7, che cor-

rispondono nella Platea al «Comprensorio di

case composto dal pian terreno, e due Porto-

ni cogli Appartam.ti super.ri sito dietro S. Car-

lo all’Arena e propriamente nel vicolo detto

delle Fiche»;16 la descrizione dei confini per-

mette, anche con le successive trasformazioni

edilizie e toponomastiche di riconoscere le

proprietà: «Confina la prima casa, e Giardi-

no di d.o Comprensorio verso oriente con un

vicolo, che non spunta verso mezzogiorno

con l’anzidetto vicolo delle Fiche verso occi-

dente col giardino dell’altra casa del Com-

prensorio med.mo, e verso settentrione final-

mente confina con porzione del giardino del

Ritiro sotto il titolo di S. Paolo».17 Questa fab-

brica, evidentemente rinnovata nell’800, si

trova al n. 4 della strada che ancora nella

carta Schiavoni è detta vico Fico a Foria men-

tre in quella Catastale del 1896 è intitolata

ad Annibale De Gasparis, «… direttore del-

l’Osservatorio Astronomico e senatore del

Regno, morì a Napoli nel 1892»,18 e le date

si trovano; si noti pure che il ritiro S. Paolo è

lo stesso che viene fondato da Ottavio Cape-

ce nel 1656. L’altra proprietà, al n. 7, è così

descritta: «Confina detta seconda casa, e

giardino verso oriente col giardino descritto

nella prima casa, verso mezzogiorno col vi-

colo delle Fiche, e verso occidente e setten-

trione confina colle mura del giardino del

Monastero della Providenza detto delli Mira-

coli».19

Segue un altro «Comprensorio di case com-

posto dal pian terreno, e tre portoni cogl’Ap-

partam.ti superiori, sito anche dietro il Ven.le

Monistero di S. Carlo all’Arena, nel vicolo

denom.to etiandio delle Fiche».20

Quest’ultimo comprensorio non si riesce ad

identificare nella carta Carafa del 1775;

sembra invece possibile riconoscere nella

cortina della via De Gasparis dal n. 26 al n.

36, ora trasformata in tre edifici, ma allora

consistente «… in dieci entratolilli piccoli ton-

di, e per ogni entratolillo si saliva per una

grada di fabrica si ritrovavano quattro came-

re colla comodità di tirare l’acqua al poz-

zo»,21 la «Casa che fu del D.r Ignazio Bona-

voglia sita dietro S. Carlo fuori la porta di S.

Gennaro confinante co’ i beni del Monaste-

ro»;22 nella descrizione sono indicati altri con-

fini, «… beni del duca di S. Elia, strada pub-

blica …»,23 si chiarisce la collocazione «…

proprio nel vicolo volgarm.te detto delle Fi-

che»,24 e viene indicata per la transazione la

data del 1667.25

I lavori della chiesa si protrassero senza sosta

fino al 1675 e la consacrazione solenne av-

venne due anni appresso nel 1677; «… di

fronte alla grandiosità dell’intero complesso,

essa … risultò molto misera; e di questo si

rammaricò anche il canonico Celano, primo

protettore del nuovo sodalizio», rileva E.

Nappi.26

Celano, infatti, prima descrive il convento:

«Ha due chiostri, il primo è del Noviziato, che

era il vecchio dei Frati; il secondo è nuovo

con nove archi ben larghi in quadro, ha tre

ordini di dormitori l’uno sopra l’altro da due

lati …»;27 prosegue poi in magnificazioni dei

servizi e delle opere d’arte per concludere

che: «… la chiesa non corrisponde alla gran-

dezza del monastero … perché i signori Go-

vernatori del Monte vollero che l’architetto si

fosse servito delle mura della chiesa vec-

chia».28

Su incarico dei Padri della Missione ai Vergi-

ni, i quali intendono estendere il loro mona-

stero, Giovanni Papa redige nel 172429 un di-

segno che comprende tutta l’area, compresa

tra il monastero dei Vergini e la via Miracoli,

che, già nella veduta Baratta, appariva occu-

pata da un regolare impianto ad isolati; il di-

segno, molto particolareggiato conferma che

l’impianto originario è formato da sei isolati,

due dei quali tramite acquisti vengono inglo-

bati quasi del tutto dai Missionari; i restanti

quattro vengono descritti nel particolare della

organizzazione proprietaria e strutturale.

Leggiamo sulla pianta: l’asse dell’impianto,

che va dalla ”via della Montagnola di sotto la

Nunziatella” (poi vico della Nunziatella) fino

all’incontro della “via denominata dei Lopez”

e della “via del Pallonetto” (poi unite nel to-

ponimo del Supportico Lopez), è denominato

ancora “via della Montagnola”; prenderà poi

il toponimo di “vico Castrucci” e ne compare

il motivo nelle “Case del D.r Giuseppe Ca-

struccio, con bassi e due Appartamenti, alcu-

ne di esse palaziate e Fundaco”, le quali cor-

rispondono attualmente alle case di via Mira-

coli 3 e 6, di vico Nunziatella 6 e di vico Ca-

strucci 23, quest’ultima affiancata alla “chie-

5 6

161

Miracoli - 07

setta pubblica delle case di Castruccio”; i re-

stanti lotti dell’isolato di Castruccio sono qua-

si del tutto appartenenti ad istituti religiosi: S.

Maria della Fede e congregazione degli Ore-

fici.

Tutte le proprietà dei restanti tre isolati risulta-

no invece occupate da privati.

Il vasto spazio avanti la chiesa dei Miracoli ri-

sultava irrisolto e sostanzialmente inutilizzato

da parte del monastero che ne era proprieta-

rio: esso era incolto, tranne che per un certo

numero di piante di fico, e sottoposto di mol-

to alle vie limitrofe, come si può rilevare nel-

la veduta Barra, datata 1647; avendo un vio-

lento nubifragio allagato e coperto di detriti

provenienti dalle colline numerose strade del

quartiere, nel 1726, «… i Sig. Deputati della

Fortificazione della città di Napoli chiedono

alle monache di poter riversare il terreno pre-

sente sulle strade nel Vacuo davanti la chiesa

…»;30 le monache acconsentono a patto «…

di poter alzare le mura che circondavano lo

spazio e di stabilire precisi confini per distin-

guerlo dal luogo pubblico».31 L’informazione

è completata nella Platea: «1728. Per l’ese-

cuzione dei lavori i Sig. Deputati della Fortifi-

cazione della Città di Napoli nominano con

un decreto il Regio Ing. Alessandro Manni

che redige una Pianta per indicare i confini

del vacuo. Al R. Ing. Gennaro Zizza spetta in-

vece il compito di redigere la dichiarazione

della pianta».32 Il disegno del Manni33 e quel-

lo dello Zizza34 sono del tutto simili e redatti

nello stesso anno 1728; esiste una terza

pianta, non firmata, analoga alle precedenti,

pubblicata da Teresa Colletta che, per un re-

fuso, risulta datata al “sec. XVII”,35 ciò che ri-

sulta impossibile sia perché contiene le stesse

caratteristiche del disegno del Manni, sia per-

ché, nella piccola isola in angolo tra via e vi-

co Miracoli, figura proprietario di una casa il

“magnifico” Gio. Rendina che l’ha ereditata

«… da sua madre, Aurelia Gagliardo …» nel

1723.36

La casa figura nella «Descrizione delle case

possedute dal Monastero …», in quanto ven-

duta dagli eredi del Rendina al monastero nel

1761.37

Nella pianta del Manni si legge che alla casa

di Rendina è annesso un “restaglio di Monte”;

l’informazione è peraltro presente nelle altre

piante.

Effettivamente la carta Carafa riporta la casa

come poggiata su un banco tufaceo, mentre

il resto del vacuo non presenta alcuna infor-

mazione se non il titolo “Piazza de’ Miracoli”

insieme ad una croce che spiega il fatto che

l’attuale via dei Miracoli è detta, nelle citate

piante,”Strada della Croce ai Miracoli”, del

che resta memoria ancora oggi nel vico Cro-

ce ai Miracoli proveniente dai Vergini; il dato

riportato dalla Carafa dice che già dunque il

vacuo delle Monache è una pubblica piazza

mentre, nel recente testo di A. Papa Sicca, è

riportato che «Alla fine del Settecento, le mo-

nache donarono alla città di Napoli, tale

spiazzo antistante il monastero corrisponden-

te oggi al Largo dei Miracoli»,38 senza però

dichiarare la fonte dell’affermazione.

In conclusione, le monache dovettero prima

serbare la proprietà pur consentendo l’uso

pubblico e, forse, la recinzione progettata dal

Manni non venne poi effettivamente eseguita.

Nella carta Carafa si può apprezzare la com-

plessa articolazione del vico Fico e la perma-

nenza del ritiro con chiesetta al vico Sapona-

ri; a confronto con la carta Marchese del

1804 si nota che il vicoletto di collegamento

nord-sud tra i bracci del vico Fico è stato spo-

stato più ad occidente.

Come già riscontrato nei documenti della

Platea dei Miracoli il ritiro di via Saponari, al-

l’inizio del XIX secolo, è intitolato a S. Paolo:

lo ritroviamo nel Catasto francese come “ Ri-

tiro Tempio di S. Paolo”, in una casa con due

piani oltre il pianterreno ed «Una chiesa con

tutte le sue dipendenze, cori e sagrestia …»;39

il ritiro è però esteso anche al vico Fico dove

possiede altri due edifici, uno ancora esisten-

te al n. 14, l’altro, recentemente abbattuto, al

n. 11, oltre ad un’altra cappella «… al primo

piano del ritiro con tutte le pendenze, cori e

sagrestia».40

Il monastero dei Miracoli è soppresso nel

1808 ma conserva ancora le sue proprietà

redditizie: gli edifici al vico Fico ai nn. 22, 28,

32 ed al vicoletto Fico ai nn. 4 e 7;41 sono in-

vece passati ai Regi Demani gli edifici del

monastero e la chiesa.42

Trasferite le monache nel convento di S. An-

tonio a via Costantinopoli il monastero dei

Miracoli venne destinato nel 1913 ad acco-

gliere «… la “Real Casa Carolina” che era

stata fondata sette anni prima in Aversa da

Giuseppe Napoleone».43

Il ritiro di S. Paolo, che nelle carte Marchese

figurava senza titolo, nella carta del Real Of-

ficio Topografico del 1830 compare tra le

“chiese e monasteri di donne” alla lettera “L.

S. Gaetano. Ritiro”; lo dice tale anche il

Chiarini che ripete le informazioni del Galan-

te ma sbaglia retrocedendone la fondazione

«… verso la metà del secolo decimosesto

…»;44 nella stessa carta il largo dei Miracoli

appare per metà destinato ai giardini fino a

che, nella carta dell’Ufficio Topografico del

1861, figura realizzata una rampa ad “S”,

molto tempo prima di quanto ritenesse Ceci

che nel 1895 scrive che la piazza «Una ven-

tina d’anni fa è stata sistemata con una co-

87

5 Carta Real Officio Topografico, 1830.

6 Carta Officio Topografico, 1861.

7 Carta Schiavoni, 1880.

8 Carta Catastale, fine ‘800.

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

162Napoli - Atlante della Città Storica

9

G. Papa, Pianta Ichnographica di parte della Contrada de’ Vergini fuori la Porta di S. Gennaro di questa Città, 1724, particolare (Napoli, Casa dei PP. della Missione ai Vergini).

163

Miracoli - 07

10

Ignoto, Pianta dello Spiazzo ai Miracoli, XVIII sec., copia del disegno di A. Manni (Napoli, Archivio Storico Municipale).

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

164Napoli - Atlante della Città Storica

11.. C. Celano, Notizie del bello, dell’antico e del curioso della

città di Napoli con aggiunzioni di G.B. Chiarini, Napoli 1856-

’60 (rist. anastatica, Napoli 1974), p. 1734.

22.. Cfr. A. Papa Sicca, “Non hauendo a Dio piaciuto”. Note su

un monastero napoletano del ‘600 Santa Maria della Provviden-

za ai Miracoli, Napoli 2002, p. 66.

33.. Cfr. I. Ferraro, Napoli. Atlante della città storica. Stella, Vergi-

ni, Sanità, Napoli 2007, pp. 168-169, 191.

44.. Idem, pp. 169-170.

55.. G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi bor-

ghi, Napoli 1788 (rist. anastatica, 1989), pp. 34-35.

66.. A. Papa Sicca, op. cit., pp. 66-67. A.S.N., G. Buongiorno,

Platea pro Ven.le Monasterio Sanctae Mariae Providentie vulgo

li Miracoli ..., 1767, Monasteri Soppressi, vol. 3914, p. 1.

77.. G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli

1872, p. 423.

88.. A.S.N., doc. cit., “Introduzione”.

99.. Idem.

1100.. Idem, “Casa con Giardino sita e posta dietro il Convento

di S. Carlo fuori la Porta di S. Gennaro, che furono di Bartolo-

meo Alfieri, e Bonaventura Massa”, p. 34.

1111.. Idem.

1122.. Idem.

1133.. Idem, pp. 61-65.

1144.. Idem.

1155.. Idem.

1166.. Idem, p. 41.

1177.. Idem.

1188.. G. Doria, Le strade di Napoli. Saggio di toponomastica sto-

rica, Milano-Napoli 1971, pp. 39 e 176.

1199.. A.S.N., doc. cit., p. 41.

2200.. Idem, p. 44.

2211.. Idem, p. 37.

2222.. Idem.

2233.. Idem.

2244.. Idem.

2255.. Idem.

2266.. E. Nappi, La chiesa di S. Maria dei Miracoli, in “Napoli No-

bilissima”, vol. XXI, Napoli 1982, p. 198.

2277.. C. Celano, op. cit., pp. 1734-1735.

2288.. Idem.

2299.. G. Papa, Pianta Ichnographica di parte della Contrada de’

Vergini fuori la porta di S. Gennaro di questa Città, 1724, Na-

poli, Casa dei PP. della Missione ai Vergini. Cfr. I. Ferraro, op.

cit., pp. 168 e sgg., pp. LXXII-LXXIII.

3300.. A.S.N., doc. cit., “Introduzione”.

3311.. Idem.

moda rampa e vi sono stati piantati dei giar-

dini».45

I bombardamenti del 1943 semidistruggono

il ritiro e la chiesa di S. Gaetano che figura

come rudere nella carta del C.T.S.;46 nel

1979 era comunque già stata approvata «…

una variante al vigente P.R.G. limitatamente

ad un’area sita in via G. Piazzi, via De Ga-

sparis, da destinare alla costruzione di un

complesso scolastico»:47 nel 1987 verrà deli-

berato l’affidamento dei lavori di costruzio-

ne48 e l’anno seguente il progetto49 di una

scuola elementare in via G. Piazzi, al posto

dell’antico ritiro nel vico Saponari.

Infine, è del 1987 l’«approvazione relativa al

progetto concernente il restauro del comples-

so monumentale “Educandato Femminile” in

piazza Miracoli, per la realizzazione di un

plesso scolastico costituito da un “Istituto Pro-

fessionale” di 30 aule e uno di 15 aule, 1

”scuola materna” di 4 sezioni».50

3322.. Idem.

3333.. A.S.N., A. Manni, Pianta per la confinazione del vacuo

avanti lo Monastero delli Miracoli, 1728, Monasteri Soppressi,

vol. 3938, p. 91 bis.

3344.. Idem, G. Zizza, Dichiarazione della Pianta del Monistero

delli Miracoli e Vacuo avanti la Chiesa, 1728, p. 91 ter.

3355.. A.S.C.N., Ignoto, Pianta dello Spiazzo ai Miracoli, Quartie-

re S. Carlo all’Arena, cart. III, n. 47. Cfr. T. Colletta, Napoli. La

cartografia pre-catastale, in “Storia della Città”, nn. 34-35, Mi-

lano 1985, p. 159.

3366.. A.S.N., doc. cit. alla nota 6, “Comprensorio di case sito e

posto nel luogo detto della Montagnola isolato dirimpetto la

Venerabile Chiesa e Monastero di S. Maria della Provvidenza,

volgarrmente detto dei Miracoli che fu del quondam Giovanni

Rendina”.

3377.. Idem.

3388.. A. Papa Sicca, op. cit., p. 77-78.

3399.. A.S.N., Catasto Provvisorio, 1° inv., vol. 217, Quartiere S.

Carlo all’Arena, Isole, a. 1815-’20, isola 33 detta “S. Paolo e

S. Elia”, artt. 424-425.

4400.. Idem, artt. 432-433-434.

4411.. Idem, artt. 435-436-437-438-439.

4422.. Idem, artt. 460-461-462.

4433.. G. Ceci, I Miracoli. L’Educandato, in “Napoli Nobilissima”,

vol. IV, Napoli 1894, p. 41.

4444.. C. Celano, op. cit., “Chiesetta che dicono di S. Gaetano”,

p. 1921.

4455.. G. Ceci, op. cit., Il Monastero, p. 20.

4466.. Carta elaborata da un Comitato Tecnico Scientifico incari-

cato per la redazione della Variante Generale al P.R.G. della

città di Napoli, 1988.

4477.. “Deliberazione di Giunta n. 112 (Proposta al Consiglio)”,

in B. Petrella, Napoli. Le fonti per un secolo di urbanistica, Na-

poli 1980, p. 663.

4488.. ”Deliberazione di Giunta n. 22 (Proposta al Consiglio), in

B. Petrella, op. cit., p. 705.

4499.. “Deliberazione di Giunta n. 171”, in B. Petrella, op. cit., p.

707.

5500.. “Deliberazione di Giunta n. 1735”, in B. Petrella, op. cit., p. 698.

11

165

Miracoli - 07

12

11 F. Fergola, L’educandato dei Miracoli, XIX sec. (da Napoli

nell’Ottocento, a cura di G. Alisio, Napoli 1992, p. 242).

12 Foto. Il dislivello dell’antico “fosso” è ancora chiaramente

visibile al largo Miracoli.

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Vico

dei

Miracoli

Vicoletto Miracoli

LargoMiracoli

Piazza deiMiracoliV

ico Stretto ai Miracoli

Vico Castrucci

Vico Croce

ai Miracoli

Via M

iracoli

Salita Miradois

Vico Barbetta

Via G. Piazzi

Gradini G. Piazzi

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San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

166Napoli - Atlante della Città Storica

ffoorrmmaa uurrbbaannaa

Chiesa, monastero e piazza dei Miraco-

li formano una inscindibile unità mor-

fologica che attrae e sottomette tanto

l’impianto ad isolati del vico Castrucci, tanto

il vasto suolo orientale dove si trova un edifi-

cio scolastico ma apparteneva prima al ritiro

di S. Paolo; proprio ciò caratterizza questo

importante pezzo della espansione vicereale,

la chiarezza formale degli elementi che lo

compongono, chiarezza soprattutto morfolo-

gica, perché sia le case del vico Castrucci, sia

quelle del vico Saponari, appaiono di mode-

sta origine architettonica.

È però assai significativo che il piccolo im-

pianto costituisca una sorta di “cuscinetto”,

dietro il monastero dei Padri della Missione

che separa l’edificio religioso dal grande

complesso dei Miracoli, rendendoli ambedue

autonomi come meccanismi urbani; quello

dei Vergini molto legato alla omonima via è

un elemento di essa che è il vero cuore del

suo territorio di pertinenza, mentre l’edificio

dei Miracoli costituisce, con la piazza, il cen-

tro di un vasto territorio.

Il largo dei Miracoli non è una piazza nel sen-

so cittadino, è bensì una piazza di quartiere,

perciò più assimilabile ai luoghi di più picco-

li centri del territorio campano; la sua forma

è quella del “fosso” della sua origine natura-

le unita a quella assolutamente “tipica” della

chiesa con sagrato sopraelevato, mentre gli

altri fronti sono costituiti da case: perciò l’u-

nica intenzionalità estetica è dovuta alla chie-

sa ed al monastero, ma la sua bellezza com-

plessiva è data dalla permanenza evocativa

del carattere di luogo esterno alle mura, ma

di arrivo, non di passaggio.

Non luogo di traffici come Montesanto, né di

transito come Gesù e Maria o la Cesarea, né

di percorso mistico come la Sanità e S. Gen-

naro; la piazza dei Miracoli è luogo religioso

e di sagra, di incontro “il dì di festa” ai piedi

della collina, tra le case.

1 2

1 Foto. Piazza dei Miracoli.

2 Rilievo tipologico dei piani terra.

167

Miracoli - 07

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

168Napoli - Atlante della Città Storica

3

5

7

3 Salita Miradois-piazza

dei Miracoli-via

Miracoli, prospetti lato

est.

4 Via Miracoli-piazza dei

Miracoli-salita Miradois,

prospetti lato ovest.

5 Foto. La zona dei

Miracoli sullo sfondo

della collina di San

Martino.

6 Foto. Il monastero dei

Miracoli sullo sfondo

del centro antico e del

mare.

7 Vico Miracoli-largo

Miracoli, prospetto.

169

Miracoli - 07

6

4

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

170Napoli - Atlante della Città Storica

8

1110

9

12

1413

8 Via Piazzi-gradini Piazzi, prospetti lato

ovest (prima della realizzazione

dell’edificio scolastico).

9 Foto. Edificio scolastico nel sito del ritiro

S. Paolo, in fondo al vico Sacramento.

10-13-14 Foto. Il nuovo edificio scolastico:

via Piazzi, dall’alto, vico De Gasparis.

11 Foto. Ruderi della chiesa dell’abbattuto

ritiro S. Paolo in via Piazzi.

12 Foto. Gradini e via Piazzi.

15 Veduta assonometrica.

171

Miracoli - 07

15

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

172Napoli - Atlante della Città Storica

16

18 19 20

24 25 26

30 31 32

16 Piazza dei Miracoli, prospetti lato sud-est.

17 Via Miracoli, prospetto est.

18 Foto. Piazza dei Miracoli, il bastione verso il territorio di S. Elia.

19 Foto. Vico Castrucci 12.

20 Foto. Piazza dei Miracoli 7.

21 Foto. Piazza e via Miracoli.

22 Foto. Casa di Rendina alla salita Miradois 85.

23 Foto. Piazza dei Miracoli.

24 Foto. Muro di confine del monastero dietro le case del vico De Gasparis.

25 Foto. Palazzo Pastena nella piazza dei Miracoli 42.

173

Miracoli - 07

17

353433

292827

232221

26 Foto. Via A. De Gasparis 4.

27 Foto. Vico Castrucci.

28 Foto. Vico Stretto ai Miracoli.

29 Foto. Piazza dei Miracoli.

30 Edificio al vico Castrucci 29; nel 1724 era di proprietà della congregazione degli Orefici.

31 Foto. Sul fondo la casa di Rendina divide la piazza dei Miracoli dal vicoletto Miracoli.

32 Foto. Il campanile dei Miracoli inquadrato nel vicoletto Tavernola.

33 Foto. Via del Supportico Lopez.

34 Foto. Via Miracoli.

35 Edificio a piazza dei Miracoli 7; nel 1724 è di proprietà di Giuseppe Castrucci.

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

174Napoli - Atlante della Città Storica

aarrcchhiitteettttuurree

❏❏ CCHHIIEESSAA EEDD eexx CCOONNVVEENNTTOO DDIISSAANNTTAA MMAARRIIAA DDEEII MMIIRRAACCOOLLII

Il manoscritto seicentesco pubblicato da S.

D’Aloe riporta: «S. M. de’ Miracoli è una

chiesa sita fuori della città sopra il “Borgo

delle Vergini” a man’ dritta in una strada che

mena dove se dice la “Montagnola” l’anno

1616 …»;1 Celano chiarisce che insieme alla

chiesa «Era qui un convento di Frati Riforma-

ti di S. Lorenzo, detti di S. Lucia …, edificato

con le limosine dei pii Napolitani nell’anno

1616 in questo territorio conceduto ai Frati

dalla famiglia Vivaldi. Essendo poi stata que-

sta Riforma dismessa restò questo luogo in

abbandono, e decaduto alla camera Aposto-

lica …»;2 l’abolizione dell’ordine, per decreto

di Papa Urbano VIII era stata decisa nel

1626.3

Il grande edificio è perfettamente riconoscibi-

le nella veduta Baratta del 1629 ed appare,

come oggi, di grandi dimensioni ma con un

chiostro solamente; invece la veduta di D.

Barra, datata 1647, registra anche un secon-

do chiostro, più piccolo, affiancato alla chie-

sa nel corpo di fabbrica che conclude il com-

plesso sul lato occidentale lungo il “fosso”,

ovvero il largo spazio che più tardi diverrà

una piazza; D’Aloe ricorda pure che i Rifor-

mati, con l’abolizione, erano stati trasferiti nel

convento di S. Lucia al Monte.4

Le successive vicende del convento sono le-

gate alle disposizioni testamentarie di G. Ca-

millo Cacace, reggente della Cancelleria,

morto nella epidemia di peste del 1656, che

destinò i suoi averi «… per formare un mo-

nastero di clausura per quelle signore, che

non avevano i mezzi di monacarsi in altri mo-

nasteri …»;5 egli nominò esecutore testamen-

tario il Monte della Misericordia il quale do-

vette cercare luoghi ed eventuali costruzioni

adatte allo scopo; come riporta Papa Sicca,

«… i Governatori del Pio Monte, dopo vari

sondaggi effettuati per loro conto dall’inge-

gnere ed architetto Francesco Antonio Pic-

chiatti …, acquistarono il 2 settembre 1661,

con atto stipulato dal notaio Francesco

Amenta di Napoli, l’intero complesso mona-

stico abbandonato …».6

Per ampliare il monastero, acquistato per

15.000 ducati, vennero acquistate proprietà

confinanti, nel 1662, costituite da suoli ed

edifici; Costanza e Faustina de Giuliano, fi-

glie ed eredi di Giovanbattista, vendono ai

Governatori del Monte «… una casa … con-

tigua all’olim monastero di Santa Maria dei

Miracoli …».7

Il primo documento che testimonia il lavoro

del Picchiatti risale al 1658, prima dell’acqui-

sto, quando egli viene pagato «… a conto di

fatiche fatte e faciende per servitio dell’here-

dità del quondam Gio. Camillo Cacace nel-

l’andare riconoscendo, squatrando et miso-

rando piante et siti per dovervi fundare et edi-

ficare il Monastero …»;8 nel 1662, oltre a pa-

gamenti a Picchiatti per «… disegni, pianta et

altre fatiche fatte per la nova fabrica facienda

…»,9 risulta anche che, sulla base di un con-

tratto stipulato «… per notar Nunzio de Mon-

te»,10 sono stati incaricati della nuova fabbri-

ca, e per essa vengono pagati, «… Giacinto

Burzo e Gio. Antonio Pitagna, capimastri fab-

bricatori …»;11 ed è sempre nel 1662 che

compaiono anche Domenico Tango12 ed il

«cavalier Cosimo Fansago»,13 pagati «… in ri-

conoscimento dell’intervento et assistenza fat-

ta nel collegio di diversi ingegneri per la no-

va fabbrica del monastero …».14

Circa quattro anni appresso un ulteriore do-

cumento riguarda la comparsa di Dionisio

Lazzari per una circostanziata prestazione;

egli è pagato «… a conto dell’opra de marmi

ha da fare tanto nell’altare maggiore, quan-

to in altri luoghi della nuova chiesa e mona-

stero …»;15 la presenza di diverse personalità

architettoniche, pressoché in contemporanea

ed anche nella delicata fase di impostazione

del progetto, dà l’occasione a Gaetana Can-

tone di scrivere che «In quest’opera l’intreccio

di più “mani”, che nella produzione del Sei-

cento napoletano è quasi una costante, … si

deve a Picchiatti, Fanzago, Dionisio Lazzari e

al concorso di scultori e maestranze di raffi-

nata esperienza»;16 di molti valenti artigiani

conosciamo i nomi attraverso i documenti

pubblicati da E. Nappi: il maestro falegname

Marzio Guariniello, lo struccatore Giovan

Battista d’Adamo, i pipernieri Tomaso Lanzet-

ta e Salvatore Donadio, il mastro ferraro

Aniello Corcione, l’indoratore Silvestro

d’Aiello;17 in particolare i pagamenti al fale-

gname nel 1666, avendo per oggetto porte e

finestre, ci dicono che le opere murarie era-

no non solo elevate ma rifinite d’intonaco.

Nel descrivere il complesso Carlo Celano

scrive nel 1692: «Ha due chiostri, il primo è

del Noviziato, che era il vecchio dei Frati; il

secondo è nuovo con nove archi ben larghi in

quadro, ha tre ordini di dormitori l’uno sopra

l’altro da due lati; nell’altro che sta dalla par-

te del Coro, vi è una famosa ed allegra infer-

meria; nel quarto lato che guarda Oriente ed

1

1 Sezione trasversale.

2 Sezione longitudinale.

175

Miracoli - 07

il mare, vi è una grande loggia di ricreazio-

ne; tutte le officine non si possono desidera-

re né più commode né migliori. Vi è una

tromba che tramanda con grande facilità le

acque fino al tetto: ogni capo di dormitorio

ha il suo ponte, e similmente il refettorio, la

cucina e le stanze per la bucata …».18

Entusiasta Celano conclude: «Se questa mac-

china veder si potesse, al certo che si rende-

rebbe meravigliosa …»;19 sappiamo che il

progetto e l’esecuzione del complesso im-

pianto di sollevamento e di distribuzione del-

l’acqua nel vasto monastero era stato affida-

to al Lazzari, da un pagamento del 1675 «…

a mastro Francesco Russo a conto della trom-

ba dell’acqua ha da fare nel loro monastero

… conforme l’apprezzo dell’ingegnere Dioni-

sio Lazari, li disegni del quale haverà da ese-

guire e complirla a soddisfazione del mona-

stero …».20

Dunque Celano tiene in grande considerazio-

ne l’architettura e l’igegneria del monastero,

ed apprezza l’importanza che è stata data

data all’aspetto igienico-funzionale rappre-

sentato dalla “tromba”; è per questo ancor

più significativo che egli aggiunga: «Si dirà

che la chiesa non corrisponde alla grandezza

del monastero; è vero perché i signori Go-

vernatori del Monte vollero che l’architetto si

fosse servito delle mura della chiesa vecchia.

Ma in rifarle e in ridurle nella forma che oggi

si vede vi si spese tanto che sarebbe stato ba-

stante a farne un’altra dai fondamenti, e più

grande e di miglior forma …»,21 facendo an-

che qui considerazioni che non riguardano

solo l’aspetto architettonico bensì quello eco-

nomico, guardato anche dal punto di vista

tecnico e professionale; è un atteggiamento

del tutto moderno, anticipatore, se si pensa

che, circa un secolo appresso, dopo un in-

cendio che nel 1757 aveva quasi distrutto la

chiesa cinquecentesca dell’Annunziata, alla

richiesta dei Governatori di conservare le

strutture rimanenti Luigi Vanvitelli, secondo la

nascente mentalità del professionista sette-

centesco, aveva risposto che ci sarebbero vo-

luti più soldi nel recupero che per realizzare

un edificio del tutto nuovo.22

Nel luglio del 1675 il complesso monastico,

a completamento del volere del suo fondato-

re, il Cacace, mutò il titolo di S. Maria dei Mi-

racoli, che pure rimase nell’uso cittadino, in

quello di S. Maria della Provvidenza; conte-

stualmente, cessato il compito dei Governa-

tori del Monte della Misericordia come ese-

cutori testamentari, il monastero venne affi-

dato alle monache del Terz’Ordine di S. Fran-

cesco,23 mentre Francesco Antonio Picchiatti

«… ch’ha servito d’architetto per tutti li dise-

gni, misure et apprezzi et ogni altra cosa del

suo officio nel monastero di Nostra Signora

della Provvidenza da loro edificato in esecu-

zione del quondam Reggente Camillo Caca-

ce alla ragione di ducati 80 l’anno. Dichia-

rando che resta interamente soddisfatto di

tutto il tempo passato fin da quando si princi-

piarno li disegni e poi la fabrica di detto mo-

nastero e finalmente le misure di quella, e

stante la clausura già fatta di detto monaste-

ro resta la detta provvisione da detto 18 lu-

glio già interrotta …».24 Liquidato Picchiatti

viene ingaggiato Dionisio Lazzari che però,

dopo la realizzazione della “tromba”, lascerà

anch’egli l’incarico, ricevendo nel marzo del

1679 un pagamento «… per saldo di tutte

l’opere, lavori, ornamenti e spese de marmi

da lui fatti in detto monastero e chiesa, quan-

to in una cappella dentro la cattedrale di Ca-

2

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

176Napoli - Atlante della Città Storica

stellammare, così per tutto il tempo dell’am-

ministrazione del Monte della Misericordia,

come per tutto il tempo del loro governo, co-

sì d’accordo con esso, dandosi per rotto e

casso tutte le misure et apprezzi in qualsivo-

glia modo fatti delle cose predette»;25 il tono

perentorio del documento che pare non voler

lasciare alcuno spiraglio a rapporti futuri, in-

terrompendo senz’appello quelli in corso,

giustifica le considerazioni di Nappi sulla de-

fenestrazione del Lazzari «… forse perché non

ben visto dalle suore …»26 e di G. Cantone la

quale, ricordando che al Lazzari era stato af-

fidato il rifacimento degli altari, afferma che

un «… vero e proprio ammodernamento del-

la chiesa, e in particolare della zona presbi-

teriale si deve a “Giovan Domenico Vinaccia,

ingegnere ed argentiere”, regista dell’opera

di decorazione e a Bartolomeo e Pietro Ghet-

ti, autori delle splendide acquasantiere»;27 i

quali, come risulta dai pagamenti,28 «… lavo-

reranno per oltre dieci anni, tutti e tre insie-

me, alla progettazione ed all’esecuzione di

molte pregevoli opere, quasi tutte ancora vi-

sibili nel complesso architettonico».29

Riassume la struttura della chiesa seicentesca

la sintetica descrizione di G. Cantone: «Lo

schema d’impianto … è quello di navata con

cappelle, tre per lato, di cui quelle centrali

chiuse e occupate dagli organi progettati da

Gian Domenico Vinaccia, suddivise da due

ampi piloni e inquadrate da archi. Il sistema

tettonico prosegue con un’ampia fascia di

trabeazione sulla quale si impostano le un-

ghie della volta a botte. La partitura di alzato

è ottenuta con fasce di stucco. Alla mancan-

za di ogni addobbo corrisponde l’esuberanza

del ciclo pittorico delle facciate sulla navata e

nella volta, opera di Andrea Malinconico»;30

per affrescare la cupola oltre al Malinconico

viene ingaggiato il “Cavalier Gio. Batt.a Be-

naschi”,31 pittore torinese, come risulta da un

pagamento, a cavallo tra il 1683 ed il 1684,

intestato ad ambedue «… a conto della pittu-

ra che hanno da fare a fresco nella Cupola di

loro chiesa, giusta l’albarano da loro firmato

a 29 dicembre 1683».32

Gli affreschi vennero completati nel settem-

bre dello stesso 1684 ed i pagamenti relativi

risultano intestati al solo Benasca;33 il paga-

mento conclusivo è fatto «… a Gio. Battista

Benasca per saldo e final pagamento della

pittura che ha fatta nella cupola di loro chie-

sa e resta soddisfatto».34 È probabile che il la-

voro del Benasca sia piaciuto tanto di più al-

le suore da indurle a lasciarlo libero dai con-

dizionamenti delle collaborazioni; il 16 di ot-

tobre Malinconico è pagato per tutt’altre

opere realizzate entro il “22 settembre 1684”

mentre, quattro giorni dopo, il 20 di ottobre,

Benasca riceve un insolito riconoscimento

con pagamento straordinario di 50 ducati,

3

5

CHIESA

3 Foto. Interno atrio.

4 Foto. Facciata (da Napoli Sacra. Guida alle chiese della

città, Napoli 1996, itin. 14°, p. 871).

5 Foto. Navata verso l’abside.

6 Anonimo, Chiesa e convento dei Miracoli, XIX sec. (da

Napoli nell’Ottocento, a cura di G. Alisio, Napoli 1992,

p. 243).

7 Foto. Interno cupola.

8 Foto. Navata verso l’ingresso.

9 Foto. Porta sul largo Miracoli.

4

177

6

987

Miracoli - 07

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

178Napoli - Atlante della Città Storica

«… e sono inoltre del convenuto fatto e già

pagato per la pittura fatta nella cupola di lo-

ro chiesa. E se li pagano per significare tanto

la stima del suo valore, quanto la soddisfa-

zione che teneno di tal’opera»;35 in ogni caso

Malinconico continuerà ad essere pagato per

ulteriori opere di pittura nella chiesa.36

E Luigi Nauclerio deve avere lavorato per il

monastero già nel 1685, perché viene paga-

to nel 1687 «… per sua provisione di anni

due come ingegnere ordinario del loro mo-

nastero e … in riconoscimento di sue fati-

che»;37 nel 1723 sono pagati anche «… Gio.

Batt.a Nauclerio e Gio. Batt.a Manni per aver

fatto due accessi uno dentro il Monastero e

l’altro in una casa a Toledo …»38 forse an-

ch’essi stipendiati dalle suore.

Riferisce Ceci: «… lo spiazzo avanti al mona-

stero apparteneva alle monache. Era dappri-

ma coltivato ad orto, ma essendo grande il

cattivo odore che si spandeva nell’aria, volle-

ro nel 1728 che si riducesse a piazza riser-

bandosene la proprietà».39

Nel 1734, certo in conseguenza del terremo-

to del 1733, le monache fanno effettuare ri-

parazioni al “Maestro Gaetano Infante” sulla

base degli apprezzi fatti dall’ing. Gaetano

Romano il quale risulta pagato nel 1735 «…

per un anno di sua provisione … come ing.

ordinario».40

È pagato nel maggio 1768 «… Giuseppe

Astarita per il semestre di sua provisione co-

me ingegnere ordinario di loro monastero a

ducati 20 l’anno …»;41 pochi, considerato

che un secolo prima Picchiatti ne prende

quattro volte tanto;42 comunque, sotto la sua

direzione viene pagato «Ignazio Chiaiese

faenzano ... per tutte le riggiole e mettitura

d’esse in opera dentro le grade del nostro

Monastero …»,43 e «… Pascale Cartolaro,

maestro marmoraro, dite a conto della mo-

stra di marmo da farsi nella rota di marmo …

a tenore del disegno formatone dal regio in-

gegnere Giuseppe Astarita …».44

Di un rifacimento del 1790 testimoniano un

pagamento «… al regio Ingegnere Camillo

Lionti … a compimento di ducati 500 per

l’intero importo della facciata del frontespizio

della nostra Chiesa che si sta facendo …»,45

ed un altro «… al mastro stuccatore Rocco

Barbiero … per lo stucco nella facciata della

chiesa de Miracoli».46

Con la soppressione del 1808 le monache

vennero trasferite nel monastero di S. Antonio

a via Costantinopoli; dopo un periodo di cin-

que anni il monastero fu scelto nel 1813 co-

me sede di un istituto di educazione per fan-

ciulle altolocate che si disse “Real Casa Ca-

rolina” a causa della protezione di Carolina

Murat, moglie del re Gioacchino; con il ritor-

no dei Borbone assunse il titolo di Real Casa

dei Miracoli; dipendeva dal Ministero dell’In-

terno e, nel 1827, venne completamente re-

staurato; durante il periodo borbonico, pre-

valentemente sotto re Ferdinando II (1830-

1859), ebbe sempre la protezione della regi-

na che praticamente ne aveva la direzione;

scriveva Ceci: «La regina Isabella visitava

spesso l’educandato, nel quale aveva fatto

apparecchiare un appartamento per suo con-

to nel 1837. Altri lavori aveva ordinato due

anni prima alla sala del teatro, facendovi tra-

sportare due colonne di granito … »;47 anche

dopo l’Unità d’Italia permase in questa fun-

zione fino agli anni del dopoguerra quando

venne destinato a sede scolastica.

11.. S. D’Aloe, Catalogo di tutti gli edifizi sacri della città di Na-

poli e suoi sobborghi, in “Archivio Storico per le Province Napo-

letane”, vol. VIII, Napoli 1883, pp. 677-678.

22.. C. Celano, Notizie del bello, dell’antico e del curioso della

città di Napoli con aggiunzioni di G.B. Chiarini, Napoli 1856-

’60 (rist. anastatica, Napoli 1974), p. 1734.

33.. Cfr. A. Papa Sicca, “Non hauendo a Dio piaciuto”. Note su

un monastero napoletano del '600 Santa Maria della Provviden-

za ai Miracoli, Napoli 2002, p. 66.

44.. Per le vicende di S. Lucia al Monte cfr. I. Ferraro, Napoli. At-

lante della città storica. Quartieri Spagnoli e “Rione Carità”,

Napoli 2004, pp. 413-416.

55.. F. Ceva Grimaldi, Memorie storiche della città di Napoli dal

tempo della sua fondazione sino al presente, Napoli 1857, p.

511.

66.. A. Papa Sicca, op. cit., pp. 66-67. A.S.N., G. Buongiorno,

Platea pro Ven.le Monasterio Sanctae Mariae Providentie vulgo

li Miracoli ..., 1767, Monasteri Soppressi, vol. 3914, p. 1.

77.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1662, matr. 529, in

E. Nappi, La chiesa di S. Maria dei Miracoli, in “Napoli Nobilis-

sima”, vol. XXI, Napoli 1982, pp. 203-204.

88.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1658, matr. 477, in

E. Nappi, op. cit., pp. 202-203.

99.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1662, matr. 528, in

E. Nappi, op. cit., p. 203.

1100.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1662, matr. 526,

in E. Nappi, op. cit., p. 203.

1111.. Idem.

1122.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1662, matr. 525,

in E. Nappi, op. cit., p. 203.

1133.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1662, matr. 527,

in E. Nappi, op. cit., p. 203.

1144.. Idem.

1155.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1666, matr. 574,

in E. Nappi, op. cit., p. 204.

1166.. G. Cantone, Napoli Barocca, Bari 1992, p. 158.

1177.. Cfr. E. Nappi, op. cit., pp. 196-218.

1188.. C. Celano, op. cit., p. 1734.

1199.. Idem.

2200.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1675, matr. 697,

in E. Nappi, op. cit., p. 205.

2211.. C. Celano, op. cit., pp. 1734-1735.

2222.. Cfr. I. Ferraro, Napoli. Atlante della città storica. Quartieri

Bassi e il “Risanamento”, Napoli 2003, p. 230.

2233.. Cfr. E. Nappi, op. cit., p. 198.

2244.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1675, matr. 698,

in E. Nappi, op. cit., p. 205.

2255.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1679, matr. 745,

in E. Nappi, op. cit., p. 206.

2266.. E. Nappi, op. cit., p. 198.

2277.. G. Cantone, op. cit., p. 160.

2288.. Si tratta di vari documenti del Banco della Pietà, pubblicati

da E. Nappi, op. cit.

2299.. E. Nappi, op. cit., p. 198.

3300.. G. Cantone, op. cit., p. 160.

3311.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1684, matr. 824,

in E. Nappi, op. cit., p. 211.

3322.. Idem.

3333.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1684, matr. 824

(marzo), matr. 824 (maggio), matr. 826, matr. 827 in E. Nappi,

op. cit., p. 212.

3344.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1684, matr. 836,

in E. Nappi, op. cit., p. 213.

3355.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1684, matr. 832,

in E. Nappi, op. cit., p. 213.

3366.. E. Nappi, op. cit., passim.

3377.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1684, matr. 883,

in E. Nappi, op. cit., p. 215.

3388.. A.S.B.N., Banco dello Spirito Santo, giornale del 1723,

matr. 1122, in E. Nappi, op. cit., p. 215.

3399.. G. Ceci, I Miracoli. Il Monastero, in “Napoli Nobilissima”,

vol. IV, Napoli 1894, p. 20.

4400.. G. Fiengo, Organizzazione e produzione edilizia a Napoli

all’avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, p. 32. Docu-

menti di pagamento del Banco dello Spirito Santo, giornale del

1734 e del 1735.

4411.. A.S.B.N., Banco dei Poveri, giornale del 1768, matr. 1748,

in E. Nappi, op. cit., p. 215.

4422.. A.S.B.N., Banco della Pietà, giornale del 1675, matr. 698,

in E. Nappi, op. cit., p. 205.

4433.. A.S.B.N., Banco dei Poveri, giornale del 1768, matr. 1746,

in E. Nappi, op. cit., p. 215.

10

179

Miracoli - 07

10 I Miracoli (da R. D’Ambra, Napoli Antica Illustrata, Napoli 1889, Tav. XCIII).

4444.. A.S.B.N., Banco dei Poveri, giornale del 1768, matr. 1747,

in E. Nappi, op. cit., p. 215.

4455.. A.S.B.N., Banco dello Spirito Santo, volume di bancali del

31 agosto 1790, in E. Nappi, op. cit., p. 215.

4466.. A.S.B.N., Banco dello Spirito Santo, volume di bancali del

14 ottobre 1790, in E. Nappi, op. cit., p. 215.

4477.. G. Ceci, op. cit., L’Educandato, p. 44.

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

180Napoli - Atlante della Città Storica

11

1413

12

11 Sezione longitudinale del monastero con i due chiostri.

12-13 Foto. Chiostro piccolo.

14 Foto. Lato occidentale.

15 Foto. Scorcio nel chiostro grande.

16-17 Foto. Chiostro grande.

181

Miracoli - 07

16

1715

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

182Napoli - Atlante della Città Storica

1919

2120

18 Foto. Ambulacro al terzo

piano.

19 Foto. Scala.

20 Foto. Grande atrio con

lo scalone.

21 Foto. Affresco lungo lo

scalone.

22-23-24-25 Foto.

Particolari del chiostro

grande.

183

Miracoli - 07

2524

2322

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

184Napoli - Atlante della Città Storica

302928

2726

3231

EDUCANDATO

26-27 Foto. Primo cortile.

28 Foto. Portale d’ingresso.

29 Foto. Ambulacro

ricavato nel portico del

chiostro piccolo.

30 Foto. Aula al livello del

chiostro piccolo.

31 Foto. Secondo cortile.

32 Foto. Portico tra i due

cortili.

185

Miracoli - 07

❏❏ PPAALLAAZZZZOO TTOORRTTOORRAA

43

2

1

Il lotto relativo figura nel rilievo di Giovanni

Papa del 1724 con la dicitura “Casa Pala-

ziata degl’Eredi del fu D.r Domenico Tortora

con bassi, mezzanini e 2 appartamenti”,1 oc-

cupando l’angolo tra vico Castrucci ed il vico

Croce ai Miracoli sul quale prospetta il por-

tale tardo-cinquecentesco; la proprietà è

completata da un giardino sopraelevato, po-

sato su un bastione coronato da una teoria di

archetti pensili, nell’angolo del vico Croce

con il largo dei Miracoli, proprio in faccia al-

la chiesa. La posizione ed il bastione con gli

archetti ne fanno un “unicum” tipologico e

l’unica presenza architettonica significativa

sul grande vuoto alberato dell’antico “fosso”;

l’angolo del bastione è posato su una gradi-

nata di raccordo tra le quote che ne accen-

tua la verticalità. Ancora nell’800, anche se

diviso tra gli eredi Giacinto e Nicola, appar-

tiene alla famiglia Tortora e, nel Catasto fran-

cese, dà nome all’isolato.2

11.. G. Papa, Pianta Ichnographica di parte della Contrada de’

Vergini fuori la porta di S. Gennaro di questa Città, 1724, Na-

poli, Casa dei PP. della Missione ai Vergini. Cfr. I. Ferraro, Na-

poli. Atlante della città storica. Stella, Vergini, Sanità, Napoli

2007, pp. 169-170.

22.. A.S.N., Catasto Provvisorio, 1° inv., vol. 217, Quart. S. Carlo

all’Arena, a. 1815-’20, isola 25 detta “Tortora”, artt. 349-350.

1 Foto. Verso la piazza dei Miracoli.

2 Foto. Particolare del giardino pensile.

3 Assonometria dell’isolato.

4 Prospetto dell’isolato su via Miracoli.

San Carlo all’Arena e Sant’Antonio Abate

186Napoli - Atlante della Città Storica

❏❏ PPAALLAAZZZZOO SSIICCAA ❏❏ PPAALLAAZZZZOO SSTTAASSIIOO EEDD eexx CCAAPPPPEELLLLAACCAASSTTRRUUCCCCII

1

154

2 3

Lo si trova edificato nella carta dell’Officio

Topografico del 1830 mentre non figura

nella precedente carta Marchese del 1813; i

caratteri formali corrispondono effettivamente

alla collocazione temporale, con caratteristi-

co portale in pietra ad arco tondo liscio ri-

quadrato in cornice rettangola in stucchi, in-

serito in un basamento a due piani anch’esso

in stucchi che fingono il paramento in pietra;

cortile ampio con scala aperta ad arcata uni-

ca nella parte centrale della parete di fondo.

Il suolo apparteneva al monastero dei Mira-

coli e si trovava proprio al confine con le va-

ste proprietà dei S. Elia.

Sul fronte del vico Castrucci, in corrispon-

denza degli attuali nn. 22 e 23, il rilievo

settecentesco di Giovanni Papa riporta la di-

citura “chiesetta pubblica di case di Castruc-

cio”;1 la proprietà di questi si estendeva a

gran parte dell’isola ed infatti sul fronte del

largo dei Miracoli si trova la scritta “Case del

Dr. Giuseppe Castruccio, con bassi e due

appartamenti, alcune di esse in parte pala-

ziate e Fundaco”: una proprietà complessa

anche per varietà tipologica di cui perman-

gono ancora molti elementi ma non la chie-

setta, ridotta ad autorimessa, ricordata da

Fara Caso, «… dedicata a Santa Maria del

Monte Carmelo, che una lapide, posta sul

portale nel 1846, dice costruita per volontà

di Domenico Castrucci, forse ancora nel XVIII

secolo. Fu restaurata in occasione del rifaci-

mento della facciata nel 1922».2

Nella rilevazione del Catasto francese del pri-

mo ’800 la chiesetta si trova in proprietà di

Filippo Visconti che ora è uno dei maggiori

proprietari dell’isolato; vi si legge «Pubblica

Cappella Vico Castrucci n. 22 … Essa oltre

della portella n. 22 tiene ancora una portella

nel cortile della casa n. 23»; quest’ultima è

invece intestata a “Domenico Stasio”.3

11.. G. Papa, Pianta Ichnographica di parte della Contrada de’

Vergini fuori la porta di S. Gennaro di questa Città, 1724, Na-

poli, Casa dei PP. della Missione ai Vergini.

22.. F. Caso, Santa Maria del Monte Carmelo, in “Napoli Sacra.

Guida alle chiese della città”, Napoli 1996, 14° itin., p. 870.

33.. A.S.N., Catasto Provvisorio, 1° inv., vol. 217, Quartiere S.

Carlo all’Arena, Isole, a. 1815-’20, isola 21 detta “Cappella

Castrucci”, artt. 299-300.

1 Foto. Scala aperta sul cortile.

2 Sezione longitudinale.

3 Sezione trasversale.

4 Prospetto.

5 Foto. Facciata.

1 Foto. Scala aperta.

2 Foto. A sinistra del portale vi era la cappella.

3 Foto. Particolare della scala.

4 Foto. Scala e cortile.

187

Miracoli - 07

❏❏ PPAALLAAZZZZOO LLUUCCIINNAA

3

2

1

2 34

Nella rilevazione settecentesca di Giovan-

ni Papa il fabbricato, che occupa gran

parte del fronte sul largo dei Miracoli ed arri-

va anche sul vico Castrucci e sul vico Lopez,

riporta questa dicitura ”Casa Palaziata di D.

Giuseppe e D. Gennaro Lucina con bassi,

mezzanini e quattro appartamenti, in parte e

nel resto porzioni tre; ed altri due apparta-

menti”;1 la proprietà permane a distanza di

circa un secolo quando, nel Catasto france-

se, risulta intestato al conte Lucina.2

Reca nella volta a botte del vestibolo i resti di

un vistoso stemma e, nel cortile, un alto por-

tico dal quale si accedeva alle stalle; vi si ac-

cede dalla via Miracoli 40 e la scala a quat-

tro rampanti è posta subito alla sinistra af-

fianco al vestibolo.

11.. G. Papa, Pianta Ichnographica di parte della Contrada de’

Vergini fuori la porta di S. Gennaro di questa Città, 1724, Na-

poli, Casa dei PP. della Missione ai Vergini.

22.. A.S.N., Catasto Provvisorio, 1° inv., vol. 217, Quartiere S.

Carlo all’Arena, Isole, a. 1815-’20, isola 25 detta “Tortora”,

art. 348.

1 Prospetto su via Miracoli.

2 Foto. Portico nel cortile.

3 Foto. Stemma nella volta del vestibolo.