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GI futuro GIOVANI IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO Convegno del nord est Premio Estense Il meeting annuale Un premio giornalistico ambito e riconosciuto CONTEMPORARY PARTY Quarta edizione del premio #ContemporaryYoung CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena

AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena futuroCosa è il neuromarketing ASSOCIAZIONE Premio Estense 3 12 18 16 20 30 22 24 32. 3 Quarta edizione del premio #ContemporaryYoung

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GIfuturo

G I O VA N II M P R E N D I T O R IC O N F I N D U S T R I AE M I L I A A R E A C E N T R O

Convegnodel nord est

Premio Estense

Il meeting annuale

Un premio giornalistico ambito e riconosciuto

CONTEMPORARY PARTY

Quarta edizione del premio #ContemporaryYoung

CONFINDUSTRIA EMILIAAREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena

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Marco Arletti

sommario

“Il passato non mi interessa, al presente pensa la mia segretaria, io mi concentro sul futuro”

(A. Boulten) La ripresa dei mercati internazionali e l’introduzione di sistemi e modelli ispirati al digitale stanno stimolando le nostre imprese ad un’ulteriore accelerazione ai processi di innovazione.Per riuscire a far fronte ad un momento di crescita e per riuscire a implementare e gestire nuove tecnologie e modelli produttivi innovativi è fondamentale riuscire a identificare l’organizzazione migliore per la nostra impresa. Non è semplice riuscire a capire quando e se è il momento per inserire in azienda particolari figure professionali e iniziare così un percorso di managerializzazione dell’impresa. Questo rappresenta un investimento sulle persone per il quale è necessario capire quando è il giusto momento e se questo fa parte di un progetto industriale che non può prescindere da un’organizzazione complessa come quella manageriale.L’organizzazione aziendale e la gestione del personale possono e in alcuni casi devono essere motivo di differenziazione concorrenziale ed area di recupero di efficienza anche per le imprese di piccola e media dimensione soprattutto per chi opera in mercati particolarmente competitivi. Sapersi avvalere, se necessario, di tecniche manageriali avanzate può infatti assicurare all’azienda un vantaggio competitivo. Ben più importante è tuttavia saper analizzare le necessità organizzative attuali e future della propria azienda e progettare l’assetto strutturale più coerente. L’impresa sovente è cresciuta sulle competenze specialistiche dell’imprenditore: queste, che hanno garantito all’azienda lo sviluppo e il successo, possono nel tempo dimostrarsi limitate perché anche altre conoscenze e abilità si rendono necessarie. Soprattutto nei casi in cui l’impresa, per merito di corrette intuizioni strategiche di chi la guida, è in fase di crescita diventa fondamentale dedicare tempo allo sviluppo organizzativo. Non ci può essere una crescita “sana” ed equilibrata senza un corretto adeguamento della struttura. Occorre delegare ad altri collaboratori già presenti in azienda o assumerne di nuovi. L’azienda cambia fisionomia e con essa deve cambiare anche il ruolo dell’imprenditore. Proprio sul tema dello sviluppo organizzativo, che richiede un’attenzione e dei metodi specifici, si apre uno spazio importante di azione per le nostre generazioni più giovani in azienda. Una volta definita l’organizzazione è però necessario riuscire a selezionarla. Viviamo in azienda ogni giorno il problema legato la fatto che il mercato delle competenze professionali e il mondo della formazione non si muovono giocoforza con la stessa velocità.Per questo oggi la vera condizione allo sviluppo e alla crescita di una PMI è quella di trovare e saper trattenere talenti e competenze.Tante sono le PMI che avrebbero un potenziale e devono declinare richieste ed ordini per l’impossibilità di gestirli, legata alla difficoltà di reperire nuovi collaboratori con le competenze necessarie, ovvero per i problemi che nascono quando una risorsa fondamentale e di difficile sostituzione lascia l’azienda. Per questo è particolarmente importante che noi e le nostre imprese impariamo come gestire al meglio i collaboratori, per valorizzarli, motivarli e dunque fidelizzarli.Partendo da queste riflessioni il Consiglio Direttivo, su proposta della commissione Formazione del nostro Gruppo Giovani, sta portando avanti un progetto di formazione rivolto a noi Giovani Imprenditori. La gestione delle persone nell’impresa è frequentemente delegata ad un membro della famiglia e molto spesso proprio a qualcuno della generazione più giovane in azienda. Spetta a noi quindi riuscire ad identificare l’organizzazione aziendale per il futuro e imparare a gestirla al meglio. Con la consapevolezza che questo è e sarà sempre di più un fattore critico di successo.

FUTURO - Rivista dei Giovani Imprenditori ConfindustriaEmilia Area CentroSupplemento di “Fare” N. 39 aprile 2018

Direttore Responsabile: Raffaella MazzaliCoordinatore Editoriale: Francesca VillaniRedazione: Ivan Franco Bottoni, Vittorio Cavani,Stefano Fratepietro, Mariacarla Maccaferri,Giulia Montaguti, Maria Ginevra Piana,Andrea Pizzardi, Elena Sabattini, Elisa Sarti,

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli.

Editore: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 BolognaDirezione e Redazione: Confindustria Emilia Area Centro - Via San Domenico, 4 - 40124 BolognaPubblicità: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 BolognaPubbli S.r.l. - Corso Vittorio Emanuele, 113 - 41100 Modena - Tel: 059 212194 - [email protected]

Progetto Grafico: MIG - Moderna Industrie Grafiche - Via dei Fornaciai, 4 - 40129 BolognaStampa: Labanti e Nanni Industrie Grafiche S.r.l. - Via Giuseppe di Vittorio, 3 - 40053 Valsamoggia - Loc. Crespellano (BO)

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26/11/1998Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.

ASSOCIAZIONE

Un’altra splendida edizione del Contemporary Party

CULTURA

La Quadreria di Palazzo Poggi Rossi Marsili

SOCIALE

40 anni di ANT

VARIE

Nuove elezioni Consiglio Presidenza Giovani Imprenditori Emilia-Romagna

Subfornitura Industria 4.0

ECONOMIA-DIRITTO

Tecnologia della traduzione

ASSOCIAZIONE

Convegno del nord est

ECONOMIA-DIRITTO

Cosa è il neuromarketing

ASSOCIAZIONE

Premio Estense

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Quarta edizione del premio #ContemporaryYoung

Un’altra splendida edizionedel Contemporary Party

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Lo scorso 2 febbraio, nella suggestiva cornice del Sottopasso di Piazza Re Enzo, dove era in corso la Mostra “Bologna Fotografata”, si è svolto il Contemporary Party, ormai appuntamento fisso per i Giovani Imprenditori nel weekend di Arte Fiera. La serata viene ogni anno organizzata come momento celebrativo e di consegna del Premio #ContemporaryYoung, lanciato dai giovani industriali bolognesi per la prima volta in occasione di Arte Fiera 2015, ma in realtà prosecuzione di oltre un decennio di eventi al fianco di giovani artisti attraverso l’assegnazione di riconoscimenti dedicati o borse di studio. Come negli anni passati, l’iniziativa era rivolta alla ricerca di giovani artisti che si fossero misurati con efficacia sul terreno della creatività, realizzando un’opera dedicata al tema del “Fare”; la partecipazione al premio è infatti tradizionalmente aperta a tutti gli artisti under 40 che, esponendo all’interno di Arte Fiera, si siano confrontati con il tema: “Art is Work - Is Work Art? L’Arte è Lavoro - il Lavoro è Arte?”.

Le opere in concorso, oltre una trentina, sono state oggetto di una prima selezione e le finaliste sono state visionate in fiera da una giuria presieduta dal fotografo Carlo Valsecchi e composta da alcuni membri del Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori e da esperti del settore e fini conoscitori delle opere degli artisti esposte ad Arte Fiera.

Quest’anno l’opera vincitrice è un disegno dell’artista messicano Rodrigo Hernandez dal titolo Small Spaceman 2, realizzato con matita su carta; l’artista è

seguito dalla galleria d’arte bolognese P420.

Qualche parola sull’opera: Untitled Spaceman è il risultato di un viaggio e di un progetto espositivo che l’artista ha realizzato in Russia nel 2016. A seguito della visita del Museo della Cosmonautica a Mosca, Rodrigo Hernández ha prodotto una serie di opere e disegni che si ispirano all’idea dell’uomo nello spazio e a come l’uomo possa essere arrivato fino alla luna costruendo e progettando macchinari che oggi sembrano totalmente inadatti e inadeguati. Il disegno rappresenta il progetto di una serie

di opere realizzate in altre dimensioni e materiali.

L’opera è stata premiata all’inizio della serata in un breve momento istituzionale alla presenza del presidente e del vice presidente del Gruppo Giovani Confindustria Emilia, Marco Arletti ed Enrica Gentile, del presidente di giuria Carlo Valsecchi, del neo-eletto presidente regionale del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Emilia-Romagna Kevin Bravi e dei rappresentanti della Galleria d’Arte P420.

La serata è poi proseguita con un conviviale aperitivo accompagnato da musica di sottofondo; i tantissimi presenti hanno avuto la possibilità di visionare durante il corso della serata la bellissima mostra “Bologna Fotografata”, centinaia di immagini e fotografie che ripercorrono la storia di Bologna attraverso tre secoli, da metà Ottocento, allestita lungo i corridoi dello spazio, in un ambiente suggestivo e unico.

L’iniziativa è rivolta alla ricerca di giovani artisti che si siano misurati con efficacia sul terreno della creatività

Rodrigo Hernández, nato a Città del Messico nel 1983, vive e lavora tra Lisbona e Città del Messico. Ha studiato alla Akademie der bildenden Künste di Karlsruhe con Silvia Bächli nel 2010-2012, e alla Jan Van Eyck Academie di Maastricht nel 2013-2014. Negli ultimi anni è stato premiato con una residenza al Laurenz-Haus Stiftung di Basilea nel 2015 e al Cité International des Arts di Paris nel 2016.

Conosciamo l’artista

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associazioneMariacarla Maccaferri

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associazioneMariacarla Maccaferri

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associazioneMariacarla Maccaferri

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associazioneMariacarla Maccaferri

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Il progetto di valorizzazione del FAI Emilia Romagna

La Quadreria di Palazzo Poggi Rossi MarsiliA Bologna, al numero 7 di via Marsala, in pieno centro storico, sorge la Quadreria di Palazzo Poggi Rossi Marsili, aperta al pubblico nel novembre 2016 dall’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Città di Bologna, che qui ha la propria storica sede.

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culturaVittorio Cavani

Il Museo racconta una storia nella storia della città di Bologna. Le origini di ASP Città di Bologna possono, infatti, essere fatte risalire alla grave carestia del 1495 e alla conseguente fondazione della Compagnia de’ Poveri Vergognosi. Lo scopo dell’Istituzione era di “provvedere ai poveri, ai quali era vergogna il mendicare per essere caduti in povertà per disgrazie ed infortuni dei loro stati e condizioni”. Si trattava per lo più di nobili in difficoltà, ma anche di borghesi e artigiani. Dopo circa mezzo secolo di vita la pia istituzione divenne anche un’istituzione educativa e fu fondato il Conservatorio di Santa Marta, il cui scopo era quello di “accogliere in apposito Conservatorio fanciulle orfane o da potersi considerare come tali, appartenenti a famiglie di ascritti alla beneficenza de’ Poveri Vergognosi, o che abbiano i requisiti per tale ascrizione, perché sia provveduto al loro mantenimento completo, e venga impartita loro un’educazione ed un’istruzione atte a farne buone madri di famiglia”.

L’ASP Città di Bologna raccoglie anche l’eredità storica sia del Regio Ricovero di Mendicità Vittorio Emanuele II, nel quale era confluita già dal 1861 l’Opera Mendicanti detta Orfanotrofio San Leonardo promossa da Pio IV nel 1560, una delle più antiche (se non la più antica) Opere erette in Italia a favore dei mendicanti e con lo scopo di accogliere orfani d’ambo i sessi, di istruirli ed educarli ai mestieri, sia dell’Istituto Antirabbico per la cura preventiva della rabbia secondo il sistema Pasteur, nato a Bologna nel 1889 per iniziativa del Commendatore Avvocato Giacinto Scelsi, Prefetto di Bologna. Il fine principale dell’istituto era la cura gratuita delle persone morsicate da animali rabidi o sospetti tali, riconosciute in condizioni di assoluta povertà.

Da questa complessa genesi deriva l’accumulo di un patrimonio artistico ed archivistico di grandissimo pregio di proprietà dell’ASP Città di Bologna stessa, che restituisce alla città tavole e tele di maestri prevalentemente bolognesi dal Cinquecento al Settecento, in parte esposte anche nel percorso museale della Pinacoteca di Bologna e delle Collezioni Comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio.

Il nuovo allestimento della Quadreria di Palazzo Poggi Rossi Marsili, curato da Marco Riccòmini, contempla oggi circa cinquanta dipinti. Ogni stanza è a tema e riunisce opere simili per

Un patrimonio artistico ed archivistico di grandissimo pregio di proprietà dell’ASP Città di Bologna

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epoca o per stile. Spicca la “Stanza del Gandolfi”, con ben sette tele di Ubaldo Gandolfi, commissionate dal marchese Gregorio Filippo Maria Casali Bentivoglio Paleotti, tra il 1768 e il 1776, da questi donate alla Confraternita del Baraccano, ora riunite per la prima volta tutte sotto lo stesso tetto.

Completano l’esposizione le mappe originali della fine del XVII secolo, edizioni italiane delle stampe della prestigiosa scuola cartografica olandese.

Da segnalare il grande planisfero “Nova Totius Terrarum Orbis Tabula”, cui si aggiunge la serie dei quattro continenti

conosciuti all’epoca, stampate a Bologna da Giuseppe Longhi, opere particolarmente rilevanti sia per la rarità e la completezza della serie che per la buona conservazione, tanto che i lavori esposti hanno preservato il marchio dell’editore e la data di pubblicazione.

In occasione dell’apertura del Museo nel 2016 la presidenza regionale FAI Emilia Romagna ha instaurato una collaborazione con ASP Città di Bologna, individuando nella Quadreria e nell’Archivio storico dell’Opera Pia un bene in valorizzazione, sotto la supervisione di un autorevole comitato scientifico.

Foto di Aline Capelli Cavazza, Erica Fabbri, Francesca Piazzi - IsArt | Liceo Artistico Arcangeli Bologna

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Grazie al supporto dei giovani delegati del FAI e dei volontari è possibile fruire di una visita guidata tutti i giovedì e sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,30.

Oltre a ciò il progetto di promozione prevede numerose altre attività come “Le mattinate FAI Scuola“, iniziativa rivolta alle scuole di Bologna per far conoscere agli studenti i beni del nostro territorio; “FAI ponte tra culture”, formazione sulla storia e sull’arte a Bologna con un progetto rivolto a cittadini di origine straniera teso a diffondere tra i migranti che vivono e lavorano a Bologna la conoscenza del patrimonio storico artistico italiano, per accrescere l’appartenenza alla comunità, favorire l’integrazione e stimolare il confronto, con l’obiettivo di preparare persone che possano a loro volta guidare i propri conterranei alla scoperta della storia, della cultura e dei monumenti di Bologna, parlando anche nella loro lingua.

Infine, attraverso l’alternanza scuola-lavoro il FAI Emilia Romagna ha siglato una convenzione con il liceo classico Minghetti di Bologna, coinvolgendo gli studenti che hanno potuto studiare i cabrei custoditi presso l’archivio dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi con laboratori finalizzati all’analisi delle mappe e al riconoscimento dell’evoluzione del territorio all’interno dell’odierna geografia del bolognese. Al contempo i ragazzi, dopo un attento studio delle opere pittoriche della Quadreria, hanno collaborato attivamente con i volontari FAI attraverso la conduzione di visite guidate per il pubblico.

A ciò si aggiunge una assidua collaborazione con l’Università che, grazie ad una convenzione di tirocinio, ci consente di ospitare studenti che effettuano un periodo formativo, seguiti e istruiti dai volontari FAI Giovani.

“Sono certa che la collaborazione instaurata tra il FAI Emilia Romagna e ASP Città di Bologna, grazie all’importante contributo degli studiosi coinvolti nel progetto di valorizzazione, svilupperà nuove prospettive di indagine e studio del ricco patrimonio culturale ancora inesplorato”, afferma Marina Forni Senin, presidente FAI Emilia Romagna.

Le visite guidate si possono prenotare scrivendo a [email protected]

Foto di Aline Capelli Cavazza, Erica Fabbri, Francesca Piazzi - IsArt | Liceo Artistico Arcangeli Bologna

culturaVittorio Cavani

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Il 15 maggio 2018 cade un anniversario importante per il mondo del non profit, ma anche per tutta la cittadinanza bolognese: la Fondazione ANT compie i suoi primi 40 anni. E chi ha l’onore di far parte del “Comitato Promotore per i 40 anni”, oltre allo staff interno, alle delegazioni e agli altri comitati che appoggiano la Fondazione, ha avuto l’opportunità di costruire un calendario ricchissimo di appuntamenti. Lo scopo è di coinvolgere tutto il territorio con iniziative dedicate a diversi target e interessi, diffondere la filosofia di ANT e supportare la raccolta

fondi, preziosissima ed imprescindibile per poter continuare ad erogare i fondamentali servizi di assistenza ai malati di tumore che ogni giorno ANT garantisce.

Si è iniziato con la mostra Medici senza

Camice, che dal 27 febbraio al 18 marzo ha raccolto in Sala Borsa, a Bologna, le immagini fotografiche scattate durante l’assistenza domiciliare, accompagnate dalle testimonianze dei pazienti. Senza camice sono proprio loro, i medici di ANT che per scelta visitano i pazienti “in borghese”, per poter dar loro un ancora

40 annidi ANT

Assistenza malati di tumore

Coinvolgere tutto il territorio con iniziative dedicate a diversi target e interessi per diffondere la filosofia di ANT

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Fondata nel 1978 da Francesco Pannuti, ANT è ad oggi la più ampia realtà non profit per l’assistenza specialistica gratuita domiciliare ai malati di tumore e per i progetti di prevenzione oncologica. La sua missione si ispira all’Eubiosia (dal greco antico “La

buona vita”) perché la dignità della vita sia preservata in ogni delicata fase della malattia e fino all’ultimo istante di vita. Sono 10.000 ogni anno i malati assistiti dalle 20 équipe socio-sanitarie che garantiscono a domicilio cure di livello ospedaliero. 520 professionisti lavorano a tempo pieno per la Fondazione, permettendo una copertura 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, festività incluse. Sono invece 2.000 i volontari sul territorio, impegnati in attività di raccolta fondi e di logistica nelle 120 delegazioni ANT presenti in Italia.

L’ANTin numeri

socialeStefano Fratepietro

2.000volontari

sul territorio

5202010.000malatiassistiti

équipesocio-sanitarie

professionistia tempo pieno

maggiore senso di vicinanza e condivisione.

Nei mesi di marzo e aprile tante sono le iniziative che Fondazione ANT ha previsto, a partire dalla grande musica classica, il 16 marzo al Conservatorio Martini di Bologna, per proseguire con lo spettacolo di Duilio Pizzocchi e Paolo Cevoli al Teatro Il Celebrazioni il 18 aprile. Non manca il consueto appuntamento con Charity for ANT, in primavera, nell’elegante contesto di Galleria Cavour.

Il culmine delle iniziative sarà ovviamente la sera del 15 maggio: il giorno della nascita della Fondazione sarà celebrato al Teatro Comunale con una suggestiva messa in scena dei Carmina Burana di Carlo Orff, cantata scenica eseguita da due cori e un coro di voci bianche, accompagnati da percussioni e pianoforti. Al termine del concerto, nel foyer del teatro, si brinderà all’anniversario. Il ricavato della serata sarà destinato ai piccoli pazienti oncologici nonché all’attività di educazione alla prevenzione nelle scuole.

Anche l’estate sarà ricca di appuntamenti. Ci sarà una speciale serata Kong mentre i Giardini Margherita ospiteranno il Festival del Gelato (25-27 maggio) e un

picnic all’aria aperta nel mese di luglio. Il 6 giugno, invece, lo chef Antonino Cannavacciuolo sarà ospite speciale del Gran Galà che si svolgerà a Villa Prugnolo e il 16 dello stesso mese un grande evento vedrà raccolti insieme oltre 500 volontari da tutte le delegazioni italiane.

Anche l’autunno proporrà molti incontri, come la Unisalute Run Tune Up del 9 settembre, che dedicherà una quota solidale al progetto “Bimbi in ANT”.

Un programma ricchissimo, dunque, dove anche un pubblico giovane potrà trovare

iniziative a cui partecipare non solo per sostenere la Fondazione ma anche per creare momenti di condivisione, confronto e approfondimento su temi fondamentali come la prevenzione e il mettersi al servizio dei meno fortunati, il tutto in contesti ludici e culturali di grande spessore.

Il Comitato e la Fondazione sono certi di continuare a raccogliere la solidarietà e l’appoggio di tutta la città, che è stata culla di una nascita così prestigiosa e quest’anno sarà luogo di importanti festeggiamenti.

Il 15 maggio 2018 cade un anniversario importante: la Fondazione ANT compie i suoi primi 40 anni

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Kevin Bravi, nuovo presidente Gruppo Giovani regionale

Nuove elezioni Consiglio Presidenza Giovani Imprenditori Emilia-Romagna

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Maria Ginevra Piana

Si sono svolte le elezioni per il nuovo Consiglio di Presidenza regionale del Gruppo Giovani di Confindustria Emilia-Romagna per il triennio 2018-2020.

Eletto presidente all’unanimità è Kevin Bravi, che succede a Claudio Bighinati ed entra a far parte del Comitato di Presidenza “senior” guidato da Pietro Ferrari.

Kevin Bravi, 31 anni, è vice presidente e consigliere delegato di L.M.S. - X’s Milano, azienda del Gruppo Bravi del settore abbigliamento; fondatore e presidente di Revive, startup innovativa nel campo delle biotecnologie per il settore moda e commercio internazionale su piattaforma web. Sino a ieri ha rivestito l’incarico di presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Forlì-Cesena.

“L’Emilia-Romagna - ha dichiarato il neo presidente regionale dei Giovani Imprenditori - è la regione ‘numero uno’ per crescita del Pil, eccellenza internazionale per esportazione manifatturiera e con dati di crescita dell’occupazione femminile tra i migliori d’Italia. Sarà compito della mia nuova squadra di presidenza puntare per il prossimo triennio su progetti che incentivino le imprese ad avviarsi sempre di più su temi inerenti l’Industria 4.0 come l’innovazione tecnologica dei processi e la digitalizzazione. Abbiamo a disposizione un gruppo di giovani imprenditori coeso di qualità, abituato a creare trend

e generare contenuti progettuali. La ricetta essenziale per continuare a dare il nostro contributo alle nuove generazioni di imprenditori”.

A completare la squadra sono stati eletti i quattro vicepresidenti provenienti dalle varie territoriali: Vittorio Cavani di Modena, vicepresidente di Tintoria Alvit, fondatore e CEO della startup SmartFactory, Michele Mattioli di Ravenna, co-fondatore dell’azienda MIB Service, Francesca Villani di Bologna, direttore commerciale dell’azienda Marta e Camilla Zanichelli di Parma, fondatrice e amministratrice della startup Audit Zanichelli, socia di Finbolo e Effe&Erre.

Del Consiglio di Presidenza regionale fanno parte anche la vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori Licia Angeli e le componenti del Consiglio Centrale Roberta Casetti e Valentina Bertazzoni.

“Sono orgoglioso della squadra di presidenza che mi affiancherà in questo triennio. Sono tutti giovani imprenditori e imprenditrici - ha sottolineato il presidente Kevin Bravi - molto preparati e con grande entusiasmo. Abbiamo previsto deleghe specifiche di lavoro e attività sulla base delle rispettive competenze di ciascuno. Sono sicuro che, grazie a loro e alle nostre rappresentanti nazionali, l’Emilia-Romagna darà come sempre un importante contributo al movimento dei Giovani Imprenditori del Paese”.

varie

L’Emilia-Romagna è la regione “numero uno” per crescita del Pil, eccellenza internazionale per esportazione manifatturiera e con dati di crescita dell’occupazione femminile tra i migliori d’Italia

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“Eeehhh mo che mo che… Industria 4.0… Big Data… IoT… qui si parla, si parla… ma non è mica per noi… bisogna conoscere l’officina per parlare di certe cose…”.

Credo che più di un “junior” inserito in un’attività consolidata da tempo si sia sentito più volte dare risposte evasive a proposito di nuove tecnologie che promettono di rivoluzionare i nostri tempi.

Sarà mai possibile che non si riesca ad affrontare un argomento ormai sulla bocca di tutti senza sentirsi dire che si fa in modo diverso e che non sono queste le cose che contano per la nostra produzione?

Eppure, se un imprenditore ha guidato la sua azienda per anni, in mezzo a successi e burrasche, possibile che non si renda conto dell’importanza della trasformazione in atto? Telegiornali, riviste di settore, fiere dedicate, incentivi…staranno tutti parlando di cose che non sono rilevanti?

Un po’ di curiosità, un po’ di frustrazione, il dubbio resta: ma non avrà ragione lui, “tant par cambièr”?

Navigo un po’ e mi capita sotto il naso un articolo de Il Sole 24 Ore. Si parla della ripresa del settore manifatturiero e leggo:

“Le competenze delle pmi sono essenziali nella creazione di valore aggiunto - ha detto Enzo Rullani, professore alla Ca’ Foscari di Venezia - il mondo è cambiato, è inutile rincorrere una fantomatica ripresa”. Dopo l’ubriacatura del digitale e della manifattura 4.0, secondo il docente, riemergeranno i

valori propri del manifatturiero di base, e questo premierà le realtà che maggiormente sono state in grado di capitalizzare il know-how, facendone un fattore distintivo, in grado di generare valore.

Porca paletta, sarà un altro della ‘generazione beat’, che: “Voi giovani non avete mica vissuto le nostre battaglie, la nostra voglia di cambiamento etc. etc.”.

Però siamo già 2 a 1… non mi do per vinta: “Pronto dott.ssa Ferrari” - lei almeno mi capirà -, “sa cosa scrive sul Sole un professore di Economia alla Ca’ Foscari? Che poi tutto questo 4.0 non è così indispensabile nelle realtà produttive…ma se ne parla ovunque…com’è possibile?”.

“Sì sì, Elisa”, risponde Tiziana, come sempre informatissima, sul pezzo e aperta al dialogo, “sai cosa mi ha raccontato Sonia Bonfiglioli? È stata in viaggio in Giappone, ha visitato la Toyota e ha proprio notato che…”.

No, non è possibile, pure lei! Ma Sonia Bonfiglioli è andata in India da sola per aprire il loro primo stabilimento asiatico, è una avantissimo, mica… mica… mica sarà d’accordo con i Flinstones??

Chiedo di poterle parlare direttamente e Sonia, gentilissima e molto disponibile come solo un vero leader sa essere, mi racconta:

“In uno stabilimento Toyota votato alla produzione e aperto solo a fornitori interni hanno macchine degli anni ‘70 e ’80 completamente revisionate e manutentate, che funzionano però

Subfornitura Industria 4.0

Come inglobare le nuove tecnologie nei modelli esistenti

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Elisa Sartivarie

perfettamente e producono con l’efficienza a loro necessaria. I giapponesi sono i maestri della cultura Lean e puntano sempre al minimo spreco: rivedono diverse volte i percorsi degli operatori all’interno degli stabilimenti per ottimizzare tempi e spostamenti, ma se hanno carrelli elevatori datati, magari a vederli anche un po’ cadenti e con le toppe, li usano fino a completo spegnimento, nonostante siano loro stessi a produrli e ad avere la possibilità di cambiarli quindi spesso.

Non è un problema di estetica, ma di vantaggio competitivo: cosa mi richiede il mio cliente? Cosa devo fare per raggiungerlo? Utilizzerò le innovazioni là dove mi diano una spinta competitiva indispensabile a raggiungere i miei obiettivi.

Aziende come le nostre devono mantenere un’alta qualità, puntualità nelle consegne e nelle risposte, non dare problemi ai committenti: su questo ci dobbiamo costantemente concentrare, non su soluzioni altamente tecnologiche e bellissime che poi al nostro cliente magari non portano nessun valore aggiunto.

Per i terzisti come voi è importantissima l’ottimizzazione degli impianti per continuare a fornire un prodotto di eccellenza e la flessibilità, che è quello che richiede oggi il mercato. Solo questo ci farà vincere sui Paesi a basso costo, che non hanno questa conoscenza profonda.

Per aziende produttrici ma comunque votate al BtoB, come possono essere quelli a noi ben noti delle macchine automatiche, sarà indispensabile carpire le esigenze della committenza ed essere sempre molto aperti mentalmente, perché il cliente è il leader. Se ha bisogno di sensori per le perdite d’olio, è lì che dovrò concentrare la mia attenzione, se il suo mercato sarà invece votato alla sensoristica di parametri chimici o termici, è lì che dovrò indirizzare i miei studi.

I Big Data sono una gran bella cosa ma bisogna creare uno storico, bisogna farli lavorare per almeno 2-3 anni: non bisogna innamorarsi di una soluzione, ma focalizzarsi step by step su ciò che ci viene richiesto. In questo senso, il networking e il continuo scambio con fornitori, università, collaboratori di ogni livello ci permetteranno di tenere aperti tanti canali e di essere sempre informati sulle evoluzioni digitali possibili”.

Come sottolineato e come spesso accade, chi produce un prodotto proprio ha regole e obiettivi diversi da chi offre un servizio e fa subfornitura, seppur nello stesso settore, mentre spesso si fa di tutto un calderone senza valutare le immancabili diversità.

Quindi certe aziende della subfornitura forse non devono preoccuparsi di mostrare macchine “datate”, ma devono controllare di essere sempre all’avanguardia sui sistemi di controllo di produzione e di gestione, per garantire quell’efficienza e quella flessibilità che oggi il mercato globale richiede.

Non è importante essere “nuovi di zecca”, piuttosto sarà più lungimirante lavorare sull’aggiornamento continuo delle competenze e delle tecnologie produttive. Anche perché il vero problema è tenere costantemente a bada i costi e presentarsi competitivi, soprattutto all’estero.

Decido infine di contattare il professor Rullani prima citato, che da accademico degno delle università statunitensi ha la sua mail diretta sul profilo LinkedIn e mi risponde dopo poche ore:

“Ribadisco che credo molto nella necessità di operare nel nuovo contesto competitivo facendo leva sui propri vantaggi distintivi, gran parte dei quali sono ereditati dalla tradizione: una buona ‘manutenzione’ degli stessi è la base indispensabile per essere presenti sui mercati vendendo qualcosa di diverso da quello che forniscono altri concorrenti, magari dotati di maggiori dimensioni o minori costi.

Tuttavia, fare leva sui propri vantaggi distintivi richiede che essi vadano rigenerati in funzione delle nuove possibilità e dei nuovi concorrenti: il mondo che abbiamo di fronte è infatti diverso da quello del passato. Ormai la produzione di valore

si fa in filiere globali che comprendono attori differenti rispetto a quelli a cui eravamo abituati nei distretti industriali (nuovi fornitori, nuovi system integrators, nuovi distributori, nuovi centri di ricerca, ecc.). Tutti questi elementi formano i nodi di una rete che si connette sempre di più con la comunicazione digitale.

Non si tratta di correre dietro al modello di Industry 4.0 che abbiamo importato dalla Germania, ma di adattare i nostri modelli di business alla nuova realtà; fornendo alle catene globali/digitali di oggi prestazioni

e competenze distintive, diverse e non sostituibili rispetto a quelle offerte dai nuovi concorrenti.

È una trasformazione difficile da fare e indubbiamente ambiziosa per aziende di piccola scala. Che, tuttavia, non possono e non devono ‘reinventarsi’ in toto ma devono piuttosto inglobare il nuovo nel precedente modello, preservando i vantaggi competitivi su cui si è contato finora, e cambiando il modo di valorizzarli”.

E niente, mi arrendo: il capo è forse un po’ Flinstones ma aveva ragione… “tant par cambièr”! Il risultato finale è quindi una qualificazione al campionato dell’era digitale anche per il settore della subfornitura, con un 4 a 0 per l’importanza di inglobare il nuovo nell’esistente, puntando alla massima efficienza rispetto ai propri obiettivi di competitività.

La nostra area, fortemente industrializzata e con strutture capillari di supply chain nei più importanti settori manifatturieri, gode di una viva atmosfera di continua ricerca di sviluppo: i nostri imprenditori, nonostante recenti fallimenti calcistici, non vedono l’ora di replicare con la Germania un famoso 4 a 3…

Le competenze delle pmi sono essenziali nella creazione di valore aggiunto

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I software e le memorie di traduzione

Tecnologia della traduzioneConosciuti nell’ambiente delle società di traduzione come strumenti CAT (Computer-Assisted Translation) questi software sono nati circa 30 anni fa, ma solo verso la fine degli anni ’90 sono diventati protagonisti della scena nell’ambito delle traduzioni.

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economia-dirittoGiulia Montaguti

Ad oggi i software di traduzione (ne esistono di vario tipo e per diversi livelli di specializzazione), fanno parte della procedura standard della maggior parte delle società di traduzione professionale e dei traduttori specializzati.

Considerando la loro vasta diffusione e la loro lunga storia, risulta sorprendente come essi siano poco conosciuti al di fuori del settore delle traduzioni. Ma è anche sorprendente come i fornitori di traduzioni tendano ancora a non condividere con i propri clienti le opportunità di risparmio in termini di costi e tempi che questi software possono comportare.

In sintesi, un software per la traduzione non fa altro che elaborare il contenuto di un testo, suddividendolo in frasi di senso compiuto (solitamente delimitate da un punto), denominate “segmenti” e tradotte separatamente e, una volta approvata la traduzione (in seguito, quindi, alla revisione e a tutti i controlli necessari), il segmento e la relativa traduzione vengono archiviati in un apposito database (la cosiddetta “Memoria di traduzione”), così da poter essere utilizzati in futuro. In questo modo, tutte le volte che la stessa frase (o una frase simile) dovrà essere tradotta, anche a distanza di molto tempo, il software suggerirà la traduzione che ha in memoria. Il traduttore potrà accettarla, modificarla, cancellarla, o semplicemente usarla come riferimento. In pratica la memoria di traduzione altro non è che un archivio che conserva e ripropone i testi tradotti.

Quali sono i benefici? Chi è l’intervistato?

Innanzitutto un risparmio nei costi, in quanto i software di traduzione sono in grado di isolare solo le nuove parti e conteggiare, ai fini della preventivazione, solo le parti da tradurre ex-novo.

Per lo stesso motivo, si avrà anche un notevole risparmio di tempo. Il traduttore si dovrà concentrare solo sulle parti nuove, riducendo così i tempi di esecuzione della traduzione.

Le memorie di traduzione consentono enormi benefici anche in termini di qualità. La possibilità di consultare e utilizzare traduzioni già fatte consente di mantenere uniforme lo stile e la terminologia, anche se il traduttore che lavora sul testo non è sempre lo stesso e anche a distanza di tempo.

TM vs MT: le memorie di traduzione TM e la traduzione automatica MT sono la stessa cosa?

Nonostante la somiglianza degli acronimi (TM e MT), i software di traduzione non hanno assolutamente nulla a che vedere con la traduzione automatica (Machine Translation - MT). Mentre le memorie di traduzione semplicemente consentono di archiviare le traduzioni in modo

da poterle riutilizzare in futuro, la traduzione automatica è una procedura completamente automatizzata attraverso la quale il software fornisce una traduzione immediata e letterale, sulla base di calcoli prettamente statistici e regole grammaticali preimpostate. A differenza dei software di traduzione, la traduzione automatica può prescindere dall’intervento umano. Le due tecnologie sono pertanto completamente diverse sia strutturalmente che concettualmente.

Nonostante non sempre risulti evidente al cliente, quasi tutte le maggiori società di traduzione, utilizzando i software di traduzione, costituiscono e alimentano memorie di traduzione al fine di servire al meglio i propri clienti, garantendo loro tempi di esecuzione rapidi, costi ridotti e soprattutto qualità costante e uniforme.

Pertanto è sempre bene informarsi presso i propri fornitori di traduzione circa questi aspetti, in modo da essere a conoscenza dell’esistenza o meno di queste memorie, e da stabilire la proprietà delle stesse. È comunemente riconosciuto che le memorie di traduzione appartengano al cliente finale, ma è opportuno chiarire questo aspetto fin da subito, per non rischiare di perdere il prezioso materiale precedentemente tradotto qualora si decida di passare ad un nuovo fornitore.

Anche per questo motivo è dunque consigliabile affidarsi sempre a società di traduzione ben strutturate, che siano in grado di gestire nel modo più adeguato le memorie di traduzione, assicurando così tutti i benefici che tali tecnologie sono in grado di garantire.

Ad oggi i software di traduzione fanno parte della procedura standard della maggior parte delle società di traduzione professionale e dei traduttori specializzati

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Giovani motore d’Italia

Convegno del nord estIl meeting annuale dei Giovani Imprenditori di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto si è svolto quest’anno in Emilia-Romagna, a Reggio Emilia il 23 marzo scorso presso l’Auditorium Credem.

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associazioneIvan Franco Bottoni

La mattina dello scorso 23 marzo, a Reggio Emilia, si è svolto il meeting annuale dei Giovani Imprenditori di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto. All’evento, presieduto da Alessio Rossi, hanno partecipato i delegati delle varie territoriali provenienti da tutt’Italia. Ospite a sorpresa durante la mattinata è stato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, che ha espresso, in un discorso pieno di pathos, tutta la propulsività dell’Emilia-Romagna, che attraverso una legislazione orientata allo sviluppo e all’attrattività, infrastrutture materiali e immateriali, un dialogo costante con le organizzazioni imprenditoriali e le componenti della società regionale si sta muovendo in maniera efficace per affermare il proprio ruolo di regione avanzata d’Europa.

Nel pomeriggio si è tenuto il Convegno dal titolo Giovani Motore d’Italia, che ha visto protagonisti quasi tutti giovani imprenditori under 40.

Dopo il saluto istituzionale del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi e l’intervento del presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari, il presidente dei Giovani Imprenditori dell’Emilia-Romagna Kevin Bravi e il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria Reggio Emilia Enrico Giuliani, sono entrati nel vivo dei temi.

“I giovani imprenditori - ha dichiarato Kevin Bravi - hanno posto con forza al Paese la questione dell’importanza di investire sui giovani e sulle imprese. Noi giovani, non solo per motivi anagrafici ma per indole e formazione, possiamo rafforzare la capacità di innovazione delle imprese, promuovere la creatività, sviluppare nuove idee e progetti imprenditoriali. Abbiamo ascoltato le storie di giovani che, dopo aver lavorato all’estero, sono tornati con successo, e tante testimonianze concrete del ruolo propulsivo in azienda delle seconde generazioni quando arrivano ai posti di comando”.

“Siamo onorati di aver ospitato a Reggio Emilia un evento di livello nazionale che ha riaffermato il ruolo importante che i giovani devono avere nel rinnovamento del Paese - ha aggiunto Enrico Giuliani - Abbiamo così ribadito quanto sostenuto pochi giorni fa nella nostra Assemblea annuale: agli italiani serve una grande visione, servono nuove leadership in ogni ambito, non possiamo più permetterci di resistere al cambiamento, ma con responsabilità dobbiamo cogliere le opportunità che questo cambiamento ci offre”.

La vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Licia Angeli ha introdotto il tema del “reshoring dei talenti” (rientro in Italia dei giovani che sono andati all’estero), che è stato sviluppato dal COO di Energy Way Giovanni Anceschi, dal responsabile Divisione Materie Prime di Pedon Mattia Pedon, dal CEO di Valni Valerio Rositani e dall’ad di Alilauro Mariaceleste Lauro. Successivamente è stato mandato in onda un video di Giuliano Razzoli, medaglia d’oro olimpica.

L’importanza di aprire le imprese ai mercati del mondo è stato il tema introdotto dal presidente dei Giovani Imprenditori

del Veneto Eugenio Calearo Ciman, a cui sono seguiti il vicepresidente di Ama e presidente Unacoma Alessandro Malavolti, il CEO di Energica Motor Company Livia Cevolini e il CEO di Day Marc Buisson.

Che cosa possono fare i giovani quando arrivano ai posti di comando è stato l’argomento presentato dal presidente dei Giovani Imprenditori del Trentino Alto Adige Stefania Segata, che è stato approfondito dal CEO di Tesla Consulting Stefano Fratepietro, dal presidente dell’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco Paolo Petrocelli e dal direttore Master in Arts Management and Administration della SDA Bocconi Andrea Rurale.

Il presidente dei Giovani Imprenditori del Friuli Venezia Giulia Matteo di Giusto ha parlato di innovazione delle seconde e terze generazioni dell’impresa, che è stato dibattuto dalla responsabile Corporate Communication del Gruppo Amadori Francesca Amadori, dal consigliere delegato del Gruppo Ferrarini e vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini e dal Med Advisory Consumer Products & Retail Leader EY Marco Grieco.

Ha concluso i lavori, che sono stati condotti dal giornalista di Radio 24 David Parenzo, il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Alessio Rossi.

Alla sera si è svolta una cena presso Ruote da sogno, location molto suggestiva ed esplicativa del significato del convegno. La serata, presentata da Alessia Ventura, ha preso il via con i saluti del Comitato organizzatore del convegno ed è proseguita con l’ingresso in scena e lo show cooking dello chef stellato Andrea Incerti Vezzani, musica al pianoforte di Nabuk, performance di danza e spettacolo comico di Gianluca Impastato.

L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con Umana, Check-Up Service, First Point, EY, Credit Suisse, De Gaspari, FL Fashion, Fare spa, GIX Giovani Industriali Cultura e sport e Romagna Sevizi Industriali e con il contributo tecnico di Samorani Group, PubliOne, Webit, Reteconomy, Lini 910, Vecchio Amaro del Capo, Sercom, Evolution Events, Acqua Cerelia, Giuseppe Giusti e Franco Cosimo Panini.

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associazioneIvan Franco Bottoni

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associazioneIvan Franco Bottoni

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Gli ultimi anni hanno visto un vero e proprio cambio di paradigma in quelle che erano universalmente riconosciute come le leggi fondanti dei mercati e di conseguenza del marketing. E non è stata la rivoluzione digitale a costituire questa rivoluzione, ma forse ne è stata il punto di partenza. Ciò che davvero è cambiato in maniera profonda siamo proprio noi, i consumatori, il TARGET: gli acquirenti di prodotti e servizi, coloro che cliccano sulle offerte degli e-commerce o che si innamorano di un prodotto in negozio, coloro che vagano nelle corsie della GDO o che comprano solo in seguito ad un’esperienza immersiva.

Interagiamo ormai in modo molto diverso da un tempo con ciò che ci circonda, che sia un bel panorama oppure un marchio.

I social media, infatti, ci hanno abituato ad essere protagonisti in ogni istante, a raccontare al mondo ciò che facciamo e, pian piano, a pretendere di essere ascoltati anche dalle aziende. Assistiamo quindi a due correnti molto importanti:

1. La richiesta di PERSONALIZZAZIONE dell’offerta commerciale: basti ricordare i barattoli di Nutella o le lattine di Coca Cola con i nomi

propri. Quello è solo un esempio molto semplice e banale, se vogliamo. La parte più sofisticata di questo tema si ha nel momento in cui veniamo geolocalizzati grazie al GPS del

nostro cellulare e riceviamo offerte specifiche in base ai luoghi che abbiamo visitato. Oppure profilati sulla scorta della nostra navigazione online e “inseguiti” da offerte simili (remarketing).

2. Il PROTAGONISMO, cioè sentirci al centro dell’attenzione, percepire che le aziende guardano a noi come individui e non come a numeri all’interno

di una fascia di target prestabilito.

Le classiche suddivisioni nei target che consideravamo qualche anno fa, infatti, non sono più valide. Chi è alto spendente in una determinata categoria, ad esempio nei prodotti per il proprio bambino oppure in alimenti biologici, potrebbe non esserlo nell’abbigliamento o nelle auto. Chi sceglie un abbigliamento sportivo però potrebbe amare gli orologi di lusso. Adesso sono un imprenditore al mio portatile, tra qualche ora sono un’amazzone, domani sono una viaggiatrice zaino in spalla.

Come possono le aziende intercettarmi in ognuno di questi aspetti della mia vita?

Non possono. O meglio, non possono con i metodi classici, che hanno caratterizzato la comunicazione finora.

Il filosofo Zygmund Bauman sosteneva che ci troviamo in una società liquida, in cui l’incertezza e la perdita di riferimenti solidi caratterizza le nostre vite. E qual è la più grande difficoltà che incontrano le aziende oggi? In questa liquidità e incertezza

Dove le neuroscienze incontrano il marketing

Cosa è il neuromarketing

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il capire come parlare con il giusto tono di voce al loro acquirente.

Ed è proprio qui che il neuromarketing diventa uno strumento fondamentale per poter comunicare con efficacia.

Ma cos’è in pratica il neuromarketing?

È innanzitutto di recentissima nascita: la parola viene utilizzata per la prima volta ufficialmente nel 2003. Si tratta di una scienza che applica le recenti scoperte delle neuroscienze al marketing e che aiuta quindi a comprendere come i potenziali clienti recepiscono a livello inconscio i messaggi che le aziende vogliono proporre loro. Lo sviluppo delle neuroscienze, infatti, ha spalancato nuove prospettive conoscitive sul funzionamento del cervello e sulle motivazioni fisiologiche delle decisioni e delle emozioni. In sostanza, il neuromarketing studia come rendere l’esposizione della marca memorabile per i suoi prospect e più efficace il coinvolgimento emozionale e attenzionale. Questo in estrema sintesi ovviamente.

D’altronde, spiegare in poche parole cosa sia una scienza affascinante e complessa che produce ogni mese decine e decine di articoli scientifici, libri e studi specifici non è certo possibile.

Ma ci sono degli esempi pratici che possono spiegare alcuni principi chiave del neuromarketing e del funzionamento del nostro cervello:

Pericolo, riproduzione e cibo sono quasi tutta la nostra realtà.

Tutta la nostra attenzione nonché la massima velocità di trasmissione dei messaggi all’interno del nostro cervello sono infatti guidati dai nostri bisogni primari. Non c’è nulla da fare, siamo prima di tutto animali e la sopravvivenza determina molte delle nostre azioni, benché a volte non esista un reale pericolo.

Noi non siamo esseri razionali.

Lo abbiamo sempre creduto, pensiamo che la parte più nobile di noi e ciò che ci rende umani sia la

nostra intelligenza, che i sentimenti siano sì importanti ma incontrollabili e per questo meno “elevati”.

In realtà, anche i nostri pensieri sono molto meno indirizzabili e controllati da noi di quello che crediamo. Anzi, si fondano essenzialmente su uno strato mentale fatto di paure ataviche, ricordi rievocati e sentimenti memorizzati che guidano ciò che riteniamo giusto, pericoloso, attraente. L’inconscio decide 6-7 secondi prima del cervello razionale!

Le nostre scelte d’acquisto sono determinate per il 95% dalla parte inconscia del nostro cervello: ciò che ci piace non è frutto di una nostra

valutazione obiettiva, che esamina tutte le opzioni e decide per quella che ci porta i maggiori benefici, benché sia esattamente ciò che crediamo di fare mentre valutiamo un acquisto. In verità, sono elementi ben più al di sotto del nostro livello di

coscienza a farci decidere di allungare la mano verso quel prodotto a scaffale o a farci cliccare su quel bottone di acquisto. È possibile controllare questi stimoli? Non si sta parlando di manipolazione o ipnosi, ma è certamente possibile sapere a priori ciò che funzionerà meglio sul nostro acquirente facendo leva su quegli elementi comuni al cervello di tutti gli umani, o ciò che invece rischia solo di respingerlo.

Memorizziamo solo ciò che il nostro inconscio ritiene importante, nella grande massa di informazioni con cui ogni giorno il mondo

ci bombarda.

E cosa esso ritiene importante? Ciò che è legato ad un’emozione.

Gran parte dell’attività che esegue il nostro cervello (intorno al 98%) avviene mentre dormiamo, ed è proprio quella di memorizzazione e catalogazione. Ciò significa che quello che consideriamo il nostro principale impegno, durante il giorno, occupa solo il 2% delle nostre risorse. E questo non perché sfruttiamo male le nostre risorse cerebrali, ma perché il lavoro inconscio e quello di catalogazione e memorizzazione sono per noi fondamentali, e richiedono grandi risorse. Cosa implica questo a livello di marketing? Molto semplice, che se vogliamo far ricordare il nostro marchio e il nostro prodotto, non dobbiamo urlare più degli altri o farci vedere di più, dobbiamo far sì che il nostro interlocutore ci ritenga rilevanti ed emozionanti. O meglio, il suo subconscio.

Tra il nostro cervello e la realtà ci sono delle leve molto potenti.

Il sistema con cui ci ricordiamo di determinate cose in determinati momenti, infatti, utilizza i trigger, ovvero agganci che si creano tra il nostro inconscio e la realtà e che possono essere guidati da esperienze congegnate in modo opportuno.

Niente è casuale: il dejà vu, quel profumo che ci evoca ricordi lontani, quella canzone che ci fa tornare indietro nel tempo... il nostro cervello ha un sistema molto più efficiente di quanto pensiamo per immagazzinare e gestire questi spezzoni della nostra vita. E di questi spezzoni fanno parte anche le esperienze di marca.

Il nostro cervello ha sete di imparare, di capire.

La confusione lo respinge, l’ordine per lui è bellezza. L’armonia lo attrae e lo fa aprire alle informazioni che seguono. Che ovviamente dovranno essere congegnate nel modo giusto per condurlo direttamente alla scelta d’acquisto.

Affascinante vero? E anche immensamente lontano dalla semplice creatività pubblicitaria, o da quanto ci hanno sempre raccontato con le indagini di mercato, ovvero valutazioni fatte solo sulla spiegazione razionale che le persone attribuivano ai loro acquisti.

economia-dirittoElena Sabattini

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Ferrara tra arte e cultura

Premio Estense

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associazioneAndrea Pizzardi

La storia del Premio Estense

Il Premio Estense, promosso dall’Unione degli Industriali di Ferrara, poi Unindustria Ferrara, ora Confindustria Emilia Area Centro, nasce nel lontano 1965 per iniziativa dell’allora presidente degli industriali ferraresi, Cavaliere del Lavoro dottor Giorgio Piacentini, che intendeva istituire un premio che rivelasse l’interesse degli imprenditori ferraresi per l’arte e la cultura, in linea con ciò che la città estense ha rappresentato nel Rinascimento. L’idea venne esposta al giornalista e scrittore Gian Antonio Cibotto, che ebbe l’intuizione di pensare a un riconoscimento da offrire ai giornalisti professionisti o pubblicisti, per raccolte di articoli pubblicati su giornali e riviste, che nel loro insieme riflettessero un aspetto della realtà in cui viviamo. Cibotto riferì l’idea a un noto rappresentante dei media, Gianni Granzotto, che decise di sposare l’iniziativa e per i vent’anni successivi, fino alla sua morte avvenuta nel 1985, ne presiedette la giuria tecnica, decretando il successo del concorso.

Il sistema di votazione: garanzia di integrità

Oggi il Premio Estense, che nel 2018 giunge alla sua cinquantaquattresima edizione, è un premio giornalistico ambito e riconosciuto a livello nazionale. Nel tempo si è sempre mantenuto lontano dalle polemiche e dal pericolo di condizionamenti da parte del mondo dell’editoria. Soprattutto grazie a una formula di votazione tutt’ora valida ed efficace: i volumi presentati al concorso vengono selezionati, nel mese di giugno, da una giuria tecnica formata da giornalisti e scrittori di chiara fama, che ha il compito di sceglierne quattro da sottoporre al giudizio finale di una giuria popolare. Questa, composta da quaranta lettori scelti tra le varie categorie sociali e gli studenti (due) vincitori del “Premio Estense Scuola”, si rinnova completamente nell’arco di tre anni. Le due giurie si riuniscono congiuntamente, nel mese di settembre, per la nomina del vincitore; la scelta avviene solitamente con vivaci pubblici dibattiti e dichiarazioni di voto (presenti i rappresentanti della stampa) e con votazioni che si susseguono a scheda segreta.

Il prestigio della cerimonia e dei vincitori

La cerimonia di premiazione si svolge solitamente il terzo sabato di settembre all’interno della splendida cornice del Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara, davanti a una platea gremita di autorità e personalità del mondo imprenditoriale e politico nazionale e dei cittadini invitati. Prestigioso l’atto conclusivo del premio, e di assoluto pregio anche l’albo d’oro dei vincitori. Nei suoi oltre cinquant’anni di vita, la lista dei premiati disegna una parabola di assoluto rilievo nella storia del giornalismo italiano.

Nella vasta mappa dei premi letterari e giornalistici, il Premio Estense si distingue per la sua naturale eleganza e per un grande impegno di serietà e di professionalità. […] Altro punto da sottolineare è il coraggio di saldare in un’unica vocazione giornalismo e letteratura.

Carlo Bo

Oggi il Premio Estense, giunto alla sua cinquantaquattresima edizione è un premio giornalistico ambito e riconosciuto a livello nazionale

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I premi collaterali

RICONOSCIMENTO GRANZOTTO

Nel 1985 è stato istituito, in memoria di Gianni Granzotto, il Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione, segno distintivo

conferito a una personalità vivente, che operando nel campo dell’informazione si è particolarmente distinta per correttezza, impegno e personalità, destando l’attenzione di vasti settori dell’opinione pubblica nazionale. Il riconoscimento, consistente nella riproduzione della colubrina “La Regina” in argento, viene attribuito da una giuria presieduta dal presidente della Fondazione Premio Estense e da sei industriali designati dall’Associazione, e consegnato al vincitore durante la cerimonia del Premio Estense. Sono stati insigniti del “Riconoscimento Gianni Granzotto” grandissimi nomi del giornalismo italiano, a partire da Indro Montanelli.

PREMIO ESTENSE SCUOLA

Il Premio Estense Scuola nasce nel 1995 con lo scopo di coinvolgere il mondo della scuola a partecipare a uno dei grandi eventi culturali della città, il “Premio Estense” appunto,

stimolando gli studenti degli Istituti Superiori di Ferrara e provincia a realizzare lavori di gruppo che, prendendo spunto dall’ultima opera vincitrice del Premio letterario cittadino, ne propongano una rilettura originale. Ogni anno i lavori composti dai gruppi studenteschi vengono presentati davanti a una giuria composta da giovani imprenditori e dall’autore del libro vincitore. I lavori possono assumere la tipologia di ricerca, saggio, tema, video, testo illustrato.

PREMIO DIGITAL

L’anniversario dei 50 anni del Premio Estense, decorso nel 2014, è stato un’occasione di riflessione sul premio stesso e sulla necessità di aprirlo a nuove modalità di interazione con i

lettori e le nuove tecnologie di fruizione della lettura. Da questo nel 2015 è nato il Premio Digital “Piazza Nova” dalla collaborazione con la piattaforma di condivisione www.anobii.com. Il nome del premio ha un doppio riferimento, da una parte l’idea di una piazza, del luogo d’incontro di una comunità, dall’altro il rimando a un luogo simbolo per la città di Ferrara: Piazza Ariostea, originariamente Piazza Nova, esaltando così la tradizione nell’innovazione. Partecipano al premio tutti coloro che, dopo aver letto uno dei libri finalisti del Premio Estense, ne scrivano una recensione. Le migliori recensioni verranno scelte direttamente dall’autore del libro recensito.

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futuro redazione

Francesca VillaniCoordinatore EditorialeMarta [email protected]

Mariacarla MaccaferriS.E.C.I [email protected]

Elena SabattiniTecnostudi [email protected]

Vittorio [email protected]

Stefano FratepietroTesla Consulting [email protected]

Giulia MontagutiSidel [email protected]

Elisa SartiMeccanica Sarti [email protected]

Andrea PizzardiIperwood [email protected]

Maria Ginevra PianaArturo [email protected]

Ivan Franco BottoniSuono e Immagine [email protected]

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