3
I 30 Imbottigliamento NOVEMBRE 2015 IMPIANTI UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE PERCORSO DA UNA FILOSOFIA VOTATA AL TERRITORIO CHE SEMBRA INSEGUIRE UN SOGNO ARDITO: RISPETTARE AL MASSIMO LA TERRA, RECUPERARE ANTICHE TRADIZIONI, VALORIZZARE LA BIODIVERSITÀ, CREARE UN PERCORSO VIGNA-CANTINA-VINO SINTETIZZATO NELLA ‘VITICOLTURA SIMBIOTICA’: QUESTO È ARCIPELAGO MURATORI. Nicoletta Morabito Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’ ncontriamo Michela Muratori, respon- sabile dell’azienda di famiglia Arcipe- lago Muratori, e Francesco Iacono, storico enologo di questa giovane azienda a Rubbia al Colle, a Suvere- to in piena Maremma livornese, una terra dai colori forti che ci ha accolto con le morbidezze delle sue colline e il rosso tipico della terra toscana, su cui spiccano i verdi filari di vite. Qui si col- tiva il Sangiovese, che ha avuto origine da campioni di vigneti storici che poi si sono propagati nei nuovi vigneti ed è rinato adattandosi perfettamente a questo territorio. Quando la famiglia Muratori ha iniziato a occuparsi di vigneti e di vino? Come nasce questa vostra passione? Risponde Michela Muratori Nel 1999 mio papà e i miei zii conoscono Francesco Iacono, allora ricercatore all’Istituto di San Michele all’Adige a Trento. Secondo Francesco il vino va pensato come interpre- tazione della vocazionalità di un terroir, inteso nell’accezione francese, in senso cioè più am- pio includendo il suo contenuto sociale. Per Francesco il vino è paesaggio liquido, ecco perché quattro tenute diverse per quattro vini diversi, e così nasce l’Arcipelago. Queste idee erano davvero affascinanti tanto da conqui- stare appieno la mia famiglia. La nostra storia vitivinicola in effetti inizia ufficialmente solo 16 anni fa, ma sulla tavola del nonno il vino lo si è sempre bevuto, fin da piccoli quando ce lo allungava con l’acqua. Ci può descrivere queste 4 isole vitivinicole tanto diverse e spiegare le loro peculiarità, che tipi di terreni sono e quali vini avete ot- tenuto? In Franciacorta i suoli sono di origine moreni- ca e Villa Crespia produce solo Franciacorta con vigneti distribuiti in ciascuna delle sei unità vocazionali che caratterizzano il suolo franciacortino. A Suvereto in Val di Cornia si parla di terreni di matrice alberese-argillosa e i vigneti sono distribuiti su tre livelli: pianu- ra, collina e pedecollina; qui la nostra Tenuta Rubbia al Colle è destinata alla produzione di vini rossi, una linea di Sangiovese e una a taglio bordolese. In Campania la matrice dei suoli è tendenzialmente vulcanica, sia che si parli di Isola d’Ischia (dove a Giardini Arimei produciamo il nostro Passito Secco da uve surmature) che di Sannio Beneventano (Op- pida Aminea, la tenuta dedicata alla produ- zione di “vini gialli”). Il totale della produzione è di circa 500.000 bottiglie: 200.000 dalla Franciacorta, 230.000 dalla Val di Cornia, 60.000 dal Sannio Beneventano e 10.000 dall’Isola d’Ischia. Come avete sviluppato il sistema produttivo che vi caratterizza? Risponde Francesco Iacono La viticoltura e l’enologia simbiotica sono un processo graduale di comprensione, atten- zione, studio e percezione della necessità di dare centralità alle esigenze del suolo. Il no- stro desiderio era quello di considerare il suolo non solo come un substrato per far crescere i nostri vigneti, ma una risorsa e un patrimonio

Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’ I · Imbottigliamento NOVEMBRE 2015 IMPIANTI UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE ... resistenza

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’ I · Imbottigliamento NOVEMBRE 2015 IMPIANTI UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE ... resistenza

I30

Imbottigliamento

NO

VEM

BR

E 20

15

IMPIANTI

UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE PERCORSO DA UNA FILOSOFIA VOTATA AL TERRITORIO CHE SEMBRA INSEGUIRE UN SOGNO ARDITO: RISPETTARE AL MASSIMO LA TERRA, RECUPERARE ANTICHE TRADIZIONI, VALORIZZARE LA BIODIVERSITÀ, CREARE UN PERCORSO VIGNA-CANTINA-VINO SINTETIZZATO NELLA ‘VITICOLTURA SIMBIOTICA’: QUESTO È ARCIPELAGO MURATORI.

Nicoletta Morabito

Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’

ncontriamo Michela Muratori, respon-sabile dell’azienda di famiglia Arcipe-lago Muratori, e Francesco Iacono, storico enologo di questa giovane azienda a Rubbia al Colle, a Suvere-to in piena Maremma livornese, una terra dai colori forti che ci ha accolto con le morbidezze delle sue colline e il rosso tipico della terra toscana, su cui spiccano i verdi fi lari di vite. Qui si col-tiva il Sangiovese, che ha avuto origine da campioni di vigneti storici che poi

si sono propagati nei nuovi vigneti ed è rinato adattandosi perfettamente a questo territorio.

Quando la famiglia Muratori ha iniziato a occuparsi di vigneti e di vino? Come nasce questa vostra passione? Risponde Michela MuratoriNel 1999 mio papà e i miei zii conoscono Francesco Iacono, allora ricercatore all’Istituto di San Michele all’Adige a Trento. Secondo Francesco il vino va pensato come interpre-tazione della vocazionalità di un terroir, inteso

nell’accezione francese, in senso cioè più am-pio includendo il suo contenuto sociale. Per Francesco il vino è paesaggio liquido, ecco perché quattro tenute diverse per quattro vini diversi, e così nasce l’Arcipelago. Queste idee erano davvero affascinanti tanto da conqui-stare appieno la mia famiglia. La nostra storia vitivinicola in effetti inizia uffi cialmente solo 16 anni fa, ma sulla tavola del nonno il vino lo si è sempre bevuto, fi n da piccoli quando ce lo allungava con l’acqua.

Ci può descrivere queste 4 isole vitivinicole tanto diverse e spiegare le loro peculiarità, che tipi di terreni sono e quali vini avete ot-tenuto? In Franciacorta i suoli sono di origine moreni-ca e Villa Crespia produce solo Franciacorta con vigneti distribuiti in ciascuna delle sei unità vocazionali che caratterizzano il suolo franciacortino. A Suvereto in Val di Cornia si parla di terreni di matrice alberese-argillosa e i vigneti sono distribuiti su tre livelli: pianu-ra, collina e pedecollina; qui la nostra Tenuta

Rubbia al Colle è destinata alla produzione di vini rossi, una linea di Sangiovese e una a taglio bordolese. In Campania la matrice dei suoli è tendenzialmente vulcanica, sia che si parli di Isola d’Ischia (dove a Giardini Arimei produciamo il nostro Passito Secco da uve surmature) che di Sannio Beneventano (Op-pida Aminea, la tenuta dedicata alla produ-zione di “vini gialli”). Il totale della produzione è di circa 500.000 bottiglie: 200.000 dalla Franciacorta, 230.000 dalla Val di Cornia, 60.000 dal Sannio Beneventano e 10.000 dall’Isola d’Ischia.

Come avete sviluppato il sistema produttivo che vi caratterizza?Risponde Francesco Iacono La viticoltura e l’enologia simbiotica sono un processo graduale di comprensione, atten-zione, studio e percezione della necessità di dare centralità alle esigenze del suolo. Il no-stro desiderio era quello di considerare il suolo non solo come un substrato per far crescere i nostri vigneti, ma una risorsa e un patrimonio

[email protected] 30 06/10/15 15:47

Page 2: Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’ I · Imbottigliamento NOVEMBRE 2015 IMPIANTI UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE ... resistenza

31

Imbottigliamento

NO

VEM

BR

E 20

15

che la viticoltura avrebbe dovuto preservare nella sua naturalità. Così iniziammo a reintro-durre vita microbiologica nei terreni (funghi micorrizici, batteri che costituiscono la parte vitale della rizosfera). La convinzione era che un terreno vivo e sano ci avrebbe ripagato con la qualità. E così è stato. Ci siamo fatti affiancare da centri di ricerca di livello inter-nazionale per cercare di capire cosa potesse succedere in un terreno che gradualmente riprendeva vita. Così tutti, ricercatori in pri-mis, si sono accorti che mentre i consorzi microbiologici attecchivano in situ, questi provocavano nelle viti anche delle risposte fisiologiche molto interessanti: diminuzione della mortalità all’impianto, aumento della resistenza alla siccità, aumento della produ-zione e soprattutto aumento della capacità di difesa delle viti verso molte malattie fungine e non. Il CNR di Pisa evidenziò che uve e foglie accumulavano quantità di sostanze antiossi-danti molto elevate e da qui nacque quindi l’idea di affiancare alla viticoltura simbiotica anche l’enologia simbiotica, cioè senza alcun uso di allergeni, solforosa compresa. Infatti le uve e quindi i mosti e vini apparivano meno sensibili all’ossidazione. Siamo partiti dal ter-ritorio di Suvereto dove avevamo percepito che i terreni avevano maggiore urgenza di riprendere naturalità, sottoposti ad anni di agricoltura intensiva che li avevano depau-

perati soprattutto di sostanza organica. Ora, dopo 15 anni di applicazione, miglioramento, adattamento della tecnica, non pensiamo di aver risolto tutti i problemi, ma crediamo di essere sempre più vicini alla possibilità di ridurre, se non azzerare, tutti i composti di sintesi nelle nostre vigne, compresa una ri-duzione quasi assoluta di rame e zolfo sulle foglie. Così oggi la realtà simbiotica si estende a tutte le nostre tenute. I vini che produciamo con questo marchio sono tre: un Franciacor-ta Brut, un Sangiovese IGT Toscana ed un uvaggio di varietà a bacca gialla nel Sannio Beneventano.

Durante la visita alla tenuta di Suvereto e precisamente in cantina, la sorpresa è stata vedere in barricaia botticelle in terracotta invece delle tradizionali barrique in legno di rovere. Come è nata questa scelta?Risponde Michela MuratoriIl Barricoccio è il contenitore, ma anche il nome del vino: si tratta di un Sangiovese della Val di Cornia Suvereto prodotto nella nostra Tenuta Rubbia al Colle. L’uso della terracotta per la conservazione del vino è storia antica: etruschi, greci, romani, utilizzavano le anfore per il trasporto e la conservazione di vino e olio, purtroppo però erano fragili e si rompe-vano facilmente, così per il vino si è comin-ciato ad usare le botti di legno. L’idea di far

maturare i vini nella stessa argilla in cui le radici della vite si sviluppano ci è parsa molto ‘naturale’. La nostra non è stata una scelta di immagine. Siamo partiti da un concetto molto semplice e cioè dai motivi per cui la terracotta si era affermata nell’antichità e dalle ragioni per cui poi è stata abbandonata. Così tutto è partito concettualmente, per poi approdare a diverse soluzioni pratiche. Abbiamo inizia-to utilizzando piccole anfore costruite per la conservazione dell’olio, ma volevamo supe-rare i limiti pratici che avevano decretato la scomparsa dell’argilla dall’enologia, cioè la fragilità e la difficoltà d’uso. Abbiamo pen-sato allora di riprodurre il contenitore da vino per eccellenza: la barrique. All’inizio condivi-dere il progetto con una fornace non è stato facile. Poi, la Fornace Masini di Impruneta (FI) ci ha seguito. Sono stati eseguiti deci-ne di test su spessori e tecniche di chiusura che consentissero una ‘facile’ essicazione e cottura, mantenendo le caratteristiche della barrique: un piccolo foro di apertura. Tre anni di prove non solo della Fornace Masini, ma anche enologiche, per capire il trattamento a cui sottoporre il Barricoccio, per limitare il contatto del vino con l’aria, visto che la ter-racotta è più porosa del legno. Tutto sembra funzionare bene oggi, ma ci sono voluti quasi dieci anni di lavoro. Con il Barricoccio percor-riamo la strada della terracotta per produrre vini giovani e moderni, non antichi.

Ultimamente avete messo sul mercato un vino particolare e anche un progetto origi-nale con la birra. Ce ne vuole parlare? Avete altri sogni nel cassetto?L’ultimo nato a Villa Crespia è Millè Fran-ciacorta Brut Millesimato 2007 ed esce in una veste davvero smarcante. La bottiglia è ricoperta da uno sleever azzurro e argento e vuole essere un modo per arrivare a un pubblico giovane, magari intimorito dal con-sumo di una bottiglia di Franciacorta, ma non per questo non in grado di comprendere e apprezzarne la qualità. La Birra DZero è prodotta dal Birrificio Cur-tense di Monterotondo (BS) ed è fermentata con il nostro mosto di Pinot nero raccolto in Franciacorta. È un’idea che nasce da un’a-micizia, la mia con i birraioli Matteo e Chri-stian e vorrebbe essere un modo diverso per raccontare il nostro territorio e raggiungere consumatori più giovani che comunque ri-

Michela Muratori e Francesco Iacono

[email protected] 31 06/10/15 15:47

Francesco
Page 3: Arcipelago Muratori: 4 isole ‘simbiotiche’ I · Imbottigliamento NOVEMBRE 2015 IMPIANTI UN APPROCCIO ALL’ARTE DELLA COLTIVAZIONE DEI VIGNETI E A QUELLA DI VINIFICARE ... resistenza

32

NO

VEM

BR

E 20

15Imbottigliamento

IMPIANTI

cercano un prodotto artigianale di qualità che sia racconto del luogo dove nasce. Due modi diversi per svecchiare il consumo di vino, secondo me ancora troppo chiuso in ca-mere buie e polverose! Il vino è divertimento e allegria e deve essere consumato in maniera rilassata e senza troppe remore, semplice-mente per goderne il gusto in compagnia delle persone che amiamo. Il mio sogno nel cassetto sarebbe riuscire a far capire sempre meglio il grande lavoro in vigna che stiamo portando avanti con il Progetto Simbiotico, è diffi cile ma non molliamo.

La vostra fi losofi a dell’ascolto del territorio e della salvaguardia dell’ambiente in che modo viene applicata in cantina? Risponde Francesco Iacono Nelle nostre realtà diamo molta importanza a tutte le fasi di produzione e quindi la fi liera di vinifi cazione è particolarmente attenta non solo al rispetto della materia prima, ma an-che al contenimento di additivi e coadiuvanti compresi i detergenti per la sanifi cazione dei vasi vinari, delle attrezzature e degli ambienti di lavoro. Ci siamo fatti promotori di un proget-to chiamato VARIVI, fi nanziato dalla Regione Campania, anche per ridurre sempre più l’uso dell’acqua. In questo periodo si parla molto

degli allergeni nel vino, solforosa in primis, ma anche prodotti di origine animale usati per chiarifi care e stabilizzare i vini e ancora poco si fa attenzione a come si tiene pulita una cantina, a quali detergenti si usano. Noi siamo partiti dapprima cercando di ridurre al massimo tutte le fonti potenzialmente danno-se di contatto del vino con l’ossigeno. Abbiamo introdotto in cantina l’argon come gas inerte in tutte le operazioni che riguardano la movimen-tazione del vino e la saturazione dei vasi vinari. In questo modo abbiamo ridotto l’esigenza di solforosa. Poi, per la pulizia, ci siamo dap-prima concentrati sull’uso del vapore e gra-dualmente siamo passati, con grandi risultati, all’uso dell’ozono sia in fase gassosa, sia in soluzione acquosa. Legni, acciai e attrezzature in inox oggi tutti sanifi cati in questo modo.

E per quanto riguarda nello specifi co l’im-bottigliamento?A Suvereto ci siamo dotati di un gruppo monoblocco di imbottigliamento GAI e così anche per le altre tenute. Il monoblocco è dotato di una sciacquatrice che utilizza ac-qua microfi ltrata, leggermente addizionata di ozono. Il volume di aria all’interno della botti-glia è sostituito dall’argon e solo dopo questa fase il vino riempie la bottiglia che poi viene

tappata creando una leggera depressione che garantisce una piccolissima presenza di ossigeno nello spazio lasciato tra vino e tappo. Il monoblocco è teoricamente molto semplice, ma oltre ad essere molto affi da-bile è perfettamente coerente e in linea con le esigenze delle nostre cantine. A Rubbia al Colle imbottigliamo al massimo con una velocità di 2.000 bottiglie/ora. La macchina è di facile manutenzione e consente, cosa per noi importantissima, una pulizia veloce ed effi cace di tutte le sue parti, anche le più nascoste e quindi pericolose dal punto di vista delle infezioni batteriche. Possiamo esegui-re la tappatura sia con tappo di sughero sia con tappo a vite. L’opzione l’abbiamo voluta per andare incontro ad esigenze non solo di mercato, ma anche di garanzia della qualità verso il consumatore, anche se sappiamo che oggi, soprattutto in Italia, il tappo a vite è considerato idoneo solo per vini di scarsa qualità, soprattutto se rossi. Riteniamo però che col tempo sarà possibile che un maggior numero di consumatori comprenda l’utilità di un tappo che garantisca tecnologicamente la qualità organolettica del vino controllando lo scambio di ossigeno fra interno ed esterno della bottiglia. ^

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lavaggio bottiglie, Iniezione Gas Inerte con imbottigliatrice e tappatore con livello e contropressione.

[email protected] 32 06/10/15 15:47