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Approccio cognitivo “classico” (della prima scienza cognitiva) alla mente: Teoria computazionale-rappresentazionale della mente Cognizione: elaborazione di rappresentazioni Le rappresentazioni sono il materiale minimale dei processi cognitivi, intesi come information processing. Il processo di elaborazione delle rappresentazioni è guidata da regole.

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Approccio cognitivo “classico” (della prima scienza cognitiva) alla mente:

Teoria computazionale-rappresentazionale della mente

Cognizione: elaborazione di rappresentazioni

Le rappresentazioni sono il materiale minimale dei

processi cognitivi, intesi come information processing.

Il processo di elaborazione delle rappresentazioni è

guidata da regole.

Esempio paradigmatico di una teoria computazionale diprocessi cognitivi: la teoria della VISIONE

David Marr (1945-80): Figura centrale, sia per la sua specificateoria computazionale della visione sia per la sua riflessioneepistemologica.Infatti, nella teoria di Marr, non è sufficiente analizzaresemplicemente l’aspetto neurofisiologico del fenomeno visivoper comprenderne la struttura.L’analisi di Marr individua invece 3 livelli di analisi necessari percomprendere il fenomeno della visione:

il livello computazionale

Il livello algoritmico

Il livello implementativo

Livello COMPUTAZIONALE Organizzazione funzionale (in sottosistemi) della visione nell’ambito del sistema cognitivo nel suo complesso

-----------------------------------------------------------------------------------Livello ALGORITMICO Specificazione degli algoritmi

eseguiti dai sottosistemi individuatial livello computazionale

-----------------------------------------------------------------------------------Livello IMPLEMENTATIVO Specificazione della struttura

neurale che esegue gli algoritmi-----------------------------------------------------------------------------------

Obiettivo della teoria di Marr: spiegare come si si determina laforma tridimensionale di un oggetto, a partire da un’immaginebidimensionale come quella che si forma sulla retina.

In sintesi, la teoria di Marr descrive un processo diriconoscimento visivo di un oggetto attraverso 3 fasi:Schizzo primario: valore di intensità di ogni punto e lorodistribuzione e organizzazioneSchizzo a 2-1/2-dimensioni: proprietà delle superfici visibili in unsistema di coordinate centrato sull’osservatoreRappresentazione 3-dimensioni: rappresentazione in unsistema di coordinate centrato sull’oggetto

Importante: tutte e tre le fasi nella teoria di Marr

sono descrivibili in termini computazionali .

Queste fasi sono simulabili mediante computer e

realizzabili in un processo di visione artificiale, che risulta

così sostanzialmente analoga a quella naturale.

Aspetti che rendono la teoria di Marr un esempio paradigmaticodi scienza cognitiva ‘classica’:

Funzionalismo

I livelli hanno un certo grado di autonomia l’uno dall’altro

Realizzabilità Multipla

� Molti algoritmi diversi possono in linea di principio eseguirecomputazionalmente lo stesso compito

� Ci sono molti modi differenti di implementare un datoalgoritmo

� Relativa indipendenza dal livello implementativo (es. biologico)

Ipotesi di struttura per la memoria umana (tratto da M. Cazzaniga, R. Ivry, G. Mangun, Neuroscienze cognitive, Zanichelli 2005): esempio di cosa si intende per organizzazione funzionale

MEMORIAMemoria a lungo termine Memoria a breve termine

Memoria dichiarativa Memoria non dichiarativa(memoria implicita)

Eventi Fatti Memoria procedurale Sistema percettivo Condizionamento Apprendimento

.... .... .... .... .... ....

Alan Turing e l'IA

Alan Turing, ideatore di uno dei principali modelli di

calcolo (chiamati in suo onore Macchine di Turing), ha

svolto anche un ruolo filosofico importante nello sviluppo

dell’IA.

Egli infatti ha scritto un articolo ‘qualitativo’ intitolato

Macchine calcolatrici e intelligenza (1950), nel quale il

problema del rapporto tra menti e macchine è analizzato

mediante un esperimento ideale (il ‘gioco

dell’imitazione’).

A. Turing, Macchine calcolatrici e intelligenza (1950)

Domanda M

“Possono pensare le macchine?”

Invece di tentare di rispondere dopo un’analisi del

significato dei termini “macchina” e “pensiero”, Turing

propone di sostituire questa domanda con un’altra, che

presuppone un esperimento ideale (detto gioco

dell’imitazione).

Gioco dell’imitazione → Test di Turing

AC (“interrogante”)

B

A e B sono un uomo e una donna. C non sa qual’è

l’uomo e quale la donna: lo scopo del gioco consiste

nell’indovinare mediante una serie di domande

adeguate.

Ora la domanda M

“Possono pensare le macchine?”

può essere sostituita dalla domanda M*

“Cosa accade se una macchina prende il posto di A?”

C “interrogante”

B

“Sarà dato per scontato che la migliore strategia per la

macchina sia quella di provare a formulare le risposte

che sarebbero date istintivamente da un uomo ” (p. 169)

Approccio cognitivo “classico” (della prima scienza cognitiva) alla mente

Teoria computazionale e rappresentazionale della mente (cognizione come elaborazione computazionale di

rappresentazioni)

Questo approccio risulta fecondo per aspetti importanti:

� filosoficamente neutrale (niente problema mente-corpo)� concettualmente economico� fondato sul potente apparato formale della teoria della

computazione

ma solleva anche vari problemi, sia 'tecnici' sia 'fondazionali'.

Due classi di problemi determinati dall'approccio

computazionale, funzionalista e e simbolico allo studio

della mente e della cognizione:

- Problemi tecnici , legati alla limitata efficacia

dell'approccio computazionale nei confronti di determinati

problemi cognitivi (questi problemi sono stati accentuati

dallo sviluppo delle conoscenze neuroscientifiche sulle

proprietà e comportamento del cervello);

- Problemi filosofici , legati a una serie di implicazioni

discutibili dell'approccio funzionalista alla mente e alla

cognizione.

Problemi tecnici per una concezione funzionalista(computazionale) della mente e della cognizione

La metafora della mente come computer è efficace rispetto

a compiti cognitivi 'difficili' e astratti, ma è in estrema

difficoltà rispetto a compiti cognitivi che per un essere

umano sono semplici e quasi banali (riconoscimento di

oggetti, capacità di coordinazione sensomotoria, …).

Non di rado, questo sembra dipendere dalle differenze

molto rilevanti tra la struttura di elaborazione di un

calcolatore e la struttura di elaborazione rappresentata dal

sistema nervoso (di cui il cervello è una parte).

Elaborazione parallelaNei sistemi nervosi l'informazione viene elaborata inparallelo: anche se il singolo neurone è 'lento', ilparallelismo su grandi masse di neuroni rende possibilerisolvere compiti che per un calcolatore seriale sono difficili.

Elaborazione distribuitaNei sistemi nervosi l'informazione viene elaborata in mododistribuito su molti elementi, che svolgono tutti la stessaoperazione (questi elementi a volte sono lontani tra loro).

ApprendimentoI sistemi nervosi non vengono programmati maapprendono dall'esperienza. Un apprendimento stabilecorrisponde al rafforzamento delle connessioni con cui ineuroni comunicano.

Da queste proprietà osservate del sistema nervoso nasce

l'idea delle reti neurali artificiali , che sono dei sistemi di

elaborazione del'informazione ispirati alla struttura neurale

biologica.

Ambiente esterno RETI NEURALI ARTIFICIALI

Unità di output

Unità nascoste

Unità di

input

Ambiente esterno

Computer / Reti neurali

Discreto / Continuo

Simbolico / Non-Simbolico

I calcolatori (basati sul modello delle MT) sono sistemi di

elaborazione dell'informazione simbolici e discreti: essi

funzionano cioè sulla base di un alfabeto discreto di simboli e

della loro lettura e trasformazione.

Le reti neurali sono invece sistemi di elaborazione

dell'informazione non simbolici e continui: essi non

possiedono alcun alfabeto ma elaborano un segnale dotato

di una determinata intensità.

Problemi filosofici per una concezione funzionalista(computazionale) della mente e della cognizione

Qualunque prospettiva funzionalista sulla mente è

principalmente sintattica e simbolica : ma in che modo

le ‘rappresentazioni’ – che sarebbero il materiale di base

dei processi cognitivi – assumono un significato?

È il cosiddetto symbol grounding problem (l'espressione è

dello scienziato cognitivo Stevan Harnad): come e dove

nasce la semantica delle rappresentazioni?

Si tratta di un problema molto difficile per le scienze

cognitive, in particolare per quelle che si occupano di

costruire sistemi cognitivi artificiali.

In una prospettiva computazionale e funzionalista, ilsymbol grounding problem è una questione difficile da

risolvere: l’elaborazione di rappresentazioni viene

concepito come un processo in larga parte simbolico, e

come tale indifferente al piano dei significati.

In questo senso, il symbol grounding problem

rappresenta un punto critico dell’approccio

computazionale e funzionalista, accanto ad almeno altri

due punti:

- il problema della coscienza

- l’argomento della stanza cinese

Il problema della coscienza

Problema della natura degli stati qualitativi e fenomenicidella soggettività.

Scrive il filosofo della mente David Chalmers nel saggioCome affrontare il problema della coscienza (1995):

«La coscienza pone i problemi più sconcertanti nellascienza della mente. Non conosciamo nulla in modo piùintimo dell'esperienza conscia, ma non c'è nulla che siapiù difficile da spiegare.»

[Agostino diceva analogamente – ma con riferimento alproblema del tempo: "Quando non me lo chiedono, io socos'è il tempo, ma quando me lo chiedono, non lo so più."]

Secondo Chalmers,

"non c'è un unico problema della coscienza. Il termine

coscienza è ambiguo, perché si riferisce a molti fenomeni

differenti e ciascuno di essi richiede una spiegazione,

sebbene alcuni siano più facili da spiegare che altri."

Esistono in realtà, sempre secondo Chalmers, due

categorie di problemi della coscienza: i problemi "facili" e i

problemi "difficili".

"I problemi facili della coscienza sembrano direttamentesoggetti ai metodi correnti della scienza cognitiva,attraverso i quali un fenomeno viene spiegato mediantemeccanismi computazionali o neurali."Esempi:

- capacità di discriminare stimoli ambientali e di reagire- capacità di accedere ai propri stati interni- controllo del comportamento- differenza tra veglia e sonno- capacità di riferire i propri stati interni……..

Definire "facili" i problemi in questa categoria significa che

possiamo avere un'idea chiara di cosa vorrebbe dire poterli

spiegare.

Abbiamo cioè un'idea ragionevole di una possibile

spiegazione di questi problemi, anche se magari per molti

di essi non abbiamo già di fatto una simile spiegazione.

"Il problema davvero difficile della coscienza è quello

dell’esperienza. Quando pensiamo e percepiamo c’è un

frullio di elaborazioni dell’informazione, ma c’è anche un

aspetto soggettivo. Come ha detto Nagel, c’è il com’è [what

it is like] essere un organismo conscio. Questo aspetto

soggettivo è l’esperienza."

[D. Chalmers, Come affrontare il problema della coscienza,

in Mente e corpo. Dai dilemmi della filosofia alle ipotesi

della neuroscienza, Bollati Boringhieri pp. 237-239]

Per (tentare di) affrontare il problema difficile, esistono

svariate strategie possibili che si collocano all'interno di

due estremi:

Dualismo – L'idea che non soltanto la coscienza

(fenomenica) esiste ma è di natura non materiale (→dualismo di origine cartesiana)

Riduzionismo – L'idea che la coscienza (fenomenica) non

esiste e che quando abbiamo spiegato il problema che

Chalmers definisce "facile" abbiamo spiegato tutto quello

che c'è da spiegare.

[Tra questi estremi esistono molte opzioni intermedie]

Ne ricordiamo almeno due.

1) La concezione misterica della coscienza, secondo cui lacoscienza è un fenomeno perfettamente naturale, ma diuna complessità che eccede le nostre capacità cognitive.

Queste capacità possono cioè formulare il problema dellacoscienza ma non possono risolverlo: secondol'espressione di Colin McGinn – il filosofo che ha difesoquesta concezione – la nostra mente è cognitivamentechiusa rispetto al problema della coscienza.

2) La concezione – difesa dallo stesso Chalmers –secondo cui la coscienza è un fenomeno perfettamentenaturale, nel senso che il suo aspetto fenomenico è unaspetto fondamentale della realtà stessa.

Se questo è vero, allora deve essere possibile indagarel'aspetto fenomenico della realtà in modi non troppo diversida quelli usati per indagare altri aspetti della realtà cheriteniamo fondamentali (e Chalmers cita come esempi lospazio, il tempo, la massa,….).

L’argomento della stanza cinese

(John R. Searle, Menti, cervelli e programmi, 1980)

Distinzione IA debole/IA forte

IA debole

“Secondo l’IA debole, il pregio principale del calcolatore

nello studio della mente sta nel fatto che esso ci fornisce

uno strumento potentissimo: ci permette ad esempio di

formulare e verificare le ipotesi in un modo più preciso e

rigoroso.”

IA forte

“Secondo l’IA forte, invece, il calcolatore non èsemplicemente uno strumento per lo studio della mentema piuttosto, quando sia programmato opportunamente,è una vera mente: è cioè possibile affermare che icalcolatori, una volta corredati dei programmi giusti,capiscono letteralmente e posseggono altri staticognitivi.”

Test di Turing?

LA STANZA CINESE

F1 = scritturaF1 = ideogrammi R1 = regole per legare F1 e F2

F2 = storia R2 = regole per scrivere F2 = ideogrammi ideogrammi in risposta a

ideogrammi in F3

F3 = domande

F3 = ideogrammi

[R1 e R2 sono ‘programmi’]

“Dal punto di vista esterno, cioè dal punto di vista diqualcuno che legga le mie ‘risposte’, le risposte alle

domande in cinese e a quelle in inglese sono altrettanto

buone. Ma nel caso del cinese, a differenza dell’inglese,

io do le risposte manipolando simboli formali non

interpretati.

Per quanto riguarda il cinese, mi comporto né più né

meno che come un calcolatore: eseguo operazioni di

calcolo su elementi specificati per via formale.”

“Ora, l’IA forte sostiene che il calcolatore programmatocapisce le storie e che il programma in un certo qual

senso spiega la capacità di comprendere dell’uomo. [....]

Ciò che l’esempio lascia intendere è che, finché il

programma è definito in termini di operazioni di calcolo

su elementi definiti per via puramente formale, questi

elementi non hanno di per sé alcun legame interessante

con la comprensione. [....]

“Il fatto è che quali che siano i princìpi puramente formaliintrodotti nel calcolatore, essi non saranno sufficienti per

il comprendere, poiché un essere umano sarà capace di

seguire quei princìpi formali senza per questo capire

nulla.”

Searle, Menti, cervelli e programmi

Linguistica VS. Filosofia tra la prima metà del XIX secolo e la seconda metà del XX secolo

Linguistica Filosofia

Studio comparato delle Costruzione e giustificazione lingue storiche e attuali di una teoria della mente

Gottlob Frege e la nascita della LOGICA FORMALE

Leggi del pensiero in senso normativo : Rimangono escluse le modalità empiriche di rappresentazione

del pensiero, compreso il linguaggio

Generale atteggiamento anti-mentalistico(tendenza a separare mente e linguaggio)

“La parola «vero» indica alla logica la direzione, così come

«bello» la indica all’estetica e «buono» all’etica. Certo, tutte

le scienze hanno come obiettivo la verità; ma la logica se

ne occupa in una maniera del tutto diversa. Il suo rapporto

con la verità è grosso modo quello che la fisica ha con il

peso o con il calore. Scoprire verità è il compito di tutte le

scienze: alla logica spetta di individuare le leggi dell’«esser

vero»”

G. Frege

«È compito della filosofia spezzare il dominio della parola sullo

spirito umano svelando gli inganni che, nell’ambito delle

relazioni concettuali, traggono origine, spesso quasi

inevitabilmente, dall’uso della lingua e liberare così il pensiero

da quanto di difettoso gli proviene soltanto dalla natura dei

mezzi linguistici di espressione.»

G. Frege

Intorno alla metà del XX secolo inizia a cambiarel’atteggiamento dei logici e dei filosofi nei confronti dellinguaggio naturale, non più considerato esclusivamente unsistema imperfetto e fonte di equivoci e inesattezze (comeavevano fatto filosofi e logici come Frege, Russell e il ‘primo’Wittgenstein).

Un passo importante in questa direzione fu la distinzione,analizzata nell’opera Introduction to Semantics (1942) dellogico e filosofo della scienza Rudolf Carnap (1891-1970), tra

Sintassi Relazioni puramente simboliche

Semantica Relazioni tra simboli e significati

Pragmatica Relazioni forma-uso del linguaggio

Grammatica generativa → Teoria linguistica elaborata

da Noam Chomsky a partire dagli anni ‘50 del XX

secolo: esempio particolarmente significativo di teoria

cognitiva basata sul binomio regole/rappresentazioni.

In questo contesto, la linguistica è lo studio della

struttura del linguaggio interpretato come sistema

cognitivo.

Tesi generale : il linguaggio è una capacità fondata sullastruttura biologica della specie umana.Implicazione fondamentale: le principali proprietà dellinguaggio si collocano in senso primario nella sferacognitiva e solo in senso secondario nella sferacomunicativa

“Uno dei domini empirici nei quali si sono registrati progressisensibili è lo studio del linguaggio. Per come lo interpreto, illavoro svolto in linguistica si basa (spesso implicitamente) suuna qualche versione della tesi sulla mente/cervello e siinquadra ragionevolmente nella psicologia e, più in generale,nella biologia umana; alcuni studiosi vi hanno fattoriferimento adottando, con motivazioni ragionevoli, il terminebiolinguistica”

“L’oggetto di queste ricerche è costituito da alcuni statispecifici in cui si trovano le persone, in particolare il loro

cervello; chiamiamo questi stati ‘stati linguistici’. Tali

ricerche si propongono di mettere a nudo la natura e le

proprietà di questi stati, il loro sviluppo e le diverse forme

che possono assumere nonché le loro basi nel corredo

biologico innato.

Quest’ultimo sembra dar luogo a una ‘facoltà del

linguaggio’ che costituisce una delle componenti

specifiche delle facoltà mentali più elevate, [...] una

‘proprietà della specie’ che è condivisa, in linea di

principio, da tutti gli esseri umani.”

Noam Chomsky (n. 1928) e gli inizi della grammatica generativa

Tappe importanti per formazione intellettuale di Chomsky :

� Tesi di Carnap sul ruolo dei concetti astratti nella scienza� Tesi di Carnap sull’obiettivo di una ‘scienza unificata’ (scienze

naturali & scienze umane)� Influenza del neuropsicologo Eric Lenneberg (1922-1975) -

autore di un libro poi intitolato Fondamenti biologici dellinguaggio (1967) - sulle basi biologiche del linguaggio

� Periodo di insegnamento al MIT (corsi di linguistica, logica efilosofia del linguaggio a studenti di scienze)

� Maturazione alla fine degli anni ‘50 di un atteggiamento‘mentalistico’ e anti-comportamentista

L’argomento della «povertà dello stimolo»: La facoltà di linguaggio non può essere appresa semplicemente ‘dall’esterno’, perché nessun input soltanto esterno è sufficiente.

«Il linguaggio non è un artefatto culturale che impariamo, cosìcome impariamo a leggere l’ora o come funziona il governofederale. […]Il linguaggio è un’abilità complessa e specializzata che si sviluppa spontaneamente nel bambino senza sforzo conscio o istruzione formale, che viene usato senza la coscienza della sua struttura logica. […]Il termine ‘istinto’, anche se un po’ antiquato, suggerisce chel’uomo sa parlare più o meno nello stesso senso in cui il ragnosa tessere la propria tela.»

Steven Pinker, 1997

«Una grammatica può essere vista come un dispositivo per

produrre enunciati del linguaggio analizzato. Più in generale, i

linguisti devono occuparsi del problema di determinare le

proprietà fondamentali che sono alla base delle grammatiche

efficienti.

Il risultato definitivo di queste indagini dovrebbe essere una

teoria della struttura linguistica in cui i dispositivi descrittivi

utilizzati in particolari grammatiche sono presentati e studiati in

modo astratto , senza alcun riferimento specifico a linguaggi

particolari.»

Chomsky, Syntactic Structure 1957

“Benché si fosse compreso che i processi linguisticisono in un certo senso “creativi”, gli strumenti tecnici peresprimere un sistema di processi ricorsivisemplicemente non erano disponibili fino a tempi moltorecenti. Infatti una comprensione piena di come unalingua può [...] ‘fare un uso infinito di mezzi finiti’ si èsviluppata soltanto negli ultimi trent’anni, nel corso distudi sui fondamenti della matematica. Ora che questeconoscenze sono disponibili, si può tornare ai problemiche erano stati sollevati, ma non risolti, nella teorialinguistica tradizionale, e tentare una formulazioneesplicita degli aspetti ‘creativi’ del linguaggio”

Chomsky, Aspetti della teoria della sintassi (1965) pp. 48-49

TEORIA DELLA COMPUTABILITÀ

Consideriamo i seguenti esempi:

(1) A me questo film non mi piace

(2) A me questo film non piace

(3) Marco vuole di mangiare

(4) Marco vuole mangiare

In questi esempi, la (2) e la (4) sono ‘corrette’ mentre la (1) e

la (3) sono ‘scorrette’. Tuttavia la scorrettezza’ della (1) è

molto diversa da quella della (3)!

La differenza tra A me questo film non mi piace e A mequesto film non piace ci è stata insegnata .Invece la differenza tra Marco vuole di mangiare e Marcovuole mangiare non ci è stata insegnata : avvertiamoquest’ultimo contrasto grazie alla nostra intuizione diparlanti dell’italiano.

Secondo la linguistica Marco vuole mangiare → frase grammaticale

Marco vuole di mangiare → frase agrammaticale

Scorrettezza → Nozione normativa della grammatica Agrammaticalità → Nozione descrittiva della grammatica

Altro esempio:

(5) Marco ha promesso ad Anna di partire(6) Marco ha ordinato ad Anna di partire

In nessuna delle due frasi c’è un’indicazione esplicita suchi debba partire, ma noi comprendiamo intuitivamenteche nella (5) chi parte è Marco, mentre nella (6) chi parteè Anna.

Anche in questo caso, è evidente che si tratta di unacapacità che non è stata appresa mediante un processoanalogo a quello con cui apprendiamo che A me questofilm non mi piace è ‘scorretta’.

Lo scopo della grammatica generativa (GG) è quello di

fornire una descrizione esplicita di questa capacità e una

spiegazione delle modalità con cui essa viene acquisita

dagli esseri umani.

La GG dovrà fornire un preciso apparato formale, capace di

produrre un numero potenzialmente infinito di frasi e

strutture mediante un numero finito e dominabile di regole

Particolare concezione di linguaggio: facoltà come componente specifica della mente umana.

� Secondo questa concezione, il linguaggio è unfenomeno in primo luogo naturale (vale a dire bio-cognitivo) e solo in secondo luogo un fenomeno di tipostorico e sociale.

� Secondo Chomsky, l’attenzione deve essere concentratasul linguaggio come capacità del parlante di percepire edi produrre enunciati.

� L’aspetto comunicativo del linguaggio non vieneannullato: tuttavia esso non è sufficiente a mettere inluce gli aspetti fondamentali del linguaggio come sistemacognitivo.

La componente innata prevista dalla teoria viene

chiamata grammatica universale:

“può essere considerata come una teoria dei

meccanismi innati, una matrice biologica sottostante che

fornisce un quadro all’interno del quale si sviluppa la

crescita della lingua [...]

I princìpi della grammatica universale possono essere

considerati come una spiegazione parziale e astratta di

un programma genetico che permette al bambino di

interpretare certi eventi come esperienza linguistica e di

costruire un sistema di regole e princìpi sulla base di

questa esperienza.”

Distinzioni fondamentali:

Linguaggio & Lingua ≠ Competenza & Esecuzione

Linguaggio Lingua

Facoltà comune Forma specifica del

a tutti gli esseri umani linguaggio negli individui

Competenza EsecuzioneConoscenza ‘implicita’ che Realizzazione concreta

il parlante ha della della competenza

propria lingua da parte di un parlante

Secondo Chomksy, sia il linguaggio sia la lingua sono entità interne e individuali (da qui le espressioni «I-Linguaggio» e «I-Lingua»):

«[La I-Lingua] è un qualche elemento della mente della persona che conosce la lingua, acquisito nell’apprendimento e usato nelle funzioni di parlante-ascoltatore»

Chomsky, La conoscenza del linguaggio, 1989

Il quadro teorico generale della grammatica generativa assume inoltre l’argomento della «povertà dello stimolo», secondo il quale la sola esperienza esterna non è sufficiente a spiegare i meccanismi di apprendimento del linguaggio.

Alcune caratteristiche del linguaggio umano ritenutefondamentali:

DISCRETEZZA

RICORSIVITÀ

DIPENDENZA DALLA STRUTTURA

DISCRETEZZAIl linguaggio è costituito di unità minime (fonemi in fonologia, morfemi in morfologia)

Vinodistinte dai fonemi /f/ e /v/ (nessuna entità intermedia)

Fino

Barista formata dai morfemi bar e -ista

RICORSIVITÀ

Meccanismo che permette di produrre frasi sempre nuove,mediante l’inserimento di una frase dentro un’altra frase.

[Gianni vede Pietro]

Maria vuole che [Gianni vede Pietro ]

[Paolo crede che [Maria vuole che [Gianni vede Pietro ]

………………….

Ricorsività e discretezza appaiono come aspetti diversi diuna proprietà ancora più elementare:

INFINITÀ DISCRETA

“uso infinito di mezzi finiti” (Chomsky, Nuovi orizzonti, p. 55)

Questa proprietà appare «biologicamente isolata», apparecioè una prerogativa della sola specie umana.

La RICORSIVITÀ accomuna parti importanti della linguisticae della logica: ricordate la definizione di formula benformata in un linguaggio enunciativo?

BASE: Ogni variabile enunciativa è una fbf.

PASSO: 1) Se α è una fbf, allora anche ¬ α è una fbf.2) Se α, β sono fbf, allora anche α ∧ β è una fbf.3) Se α, β sono fbf, allora anche α ∨ β è una fbf.4) Se α, β sono fbf, allora anche α → β è una fbf.

CHIUSURA: Nient’altro è una fbf.

Ogni α, β può contenere al suo interno altre fbf: in lineadi principio, il meccanismo può essere iteratoillimitatamente

DIPENDENZA DALLA STRUTTURA

In certe frasi, la forma di alcune parole può dipendere da parole «lontane».(1) La ragazza parte(2) I ragazzi di cui mi ha parlato la ragazza partono

La scelta di partono in (2), invece di rimettere parte come nella (1), dipende da un nome distante.

Questa distanza può anche essere combinata con l’applicazione della ricorsività:

(3) I ragazzi [di cui mi ha parlato la ragazza] partono

(4) I ragazzi [di cui [Pietro dice che] mi ha parlato la ragazza] partono

Esperimenti neuroscientifici sulle lingue ‘impossibili’ e ilcoinvolgimento dell’area di Broca:A. Moro et al., Broca’s area and the language instinct, «NatureNeuroscience» (2003)

Lingue ‘possibili Lingue che rispettano i princìpi dellaGrammatica Universale

Lingue ‘impossibili’ Lingue che non rispettano i princìpi della Grammatica Universale

L’area di Broca (responsabile, tra l’altro, dell’elaborazione degliaspetti sintattici del linguaggio) si attiva soltanto con le lingue‘possibili’!

«I nostri risultati hanno mostrato una significativa correlazionetra l’aumento di segnale BOLD (Blood-Oxygen LevelDependent) e la performance nell’esecuzione dei compiti diapprendimento per le lingue reali ma non per quelle irreali.

Questo costituisce un’evidenza neurofisiologica chel’acquisizione di una nuova competenza linguistica negli adulticoinvolge un sistema cerebrale diverso da quello coinvoltonell’apprendimento di regole grammaticali che violano laGrammatica Universale (GU)»

A. Moro et al., Broca’s area and the language instinct,«Nature Neuroscience» (2003), pp. 777-778

Conseguenza di portata generale: la variabilità comunicativapuò svilupparsi ampiamente, ma rimanendo all’interno di vincolifissati dalla struttura biologica.

Stato Iniziale

Esperienza Lingua

INPUT OUTPUT

Sistema cognitivo Mente/Cervello

«Stato iniziale» della facoltà di linguaggio

↓Meccanismo di acquisizione del linguaggio,

geneticamente determinato (Nuovi orizzonti, p. 53)

«Possiamo pensare lo stato iniziale della facoltà di linguaggio nei

termini di una rete fissa connessa a un pannello di interruttori a due

posizioni: la rete è costituita dai princìpi del linguaggio, mentre gli

interruttori costituiscono le opzioni [parametri] che devono essere

fissate dall’esperienza.» (Nuovi orizzonti, p. 57)

MODELLO DEI PRINCÌPI E

DEI PARAMETRI

La grammatica universale determina quindi il concetto dilingua naturale possibile. Tutte le lingue condivideranno i

princìpi fondamentali di tale grammatica universale.

«La facoltà di linguaggio può ragionevolmente essere

considerata un ‘organo di linguaggio’ nel senso in cui gli

scienziati parlano del sistema visivo, del sistema immunitario o

del sistema circolatorio come organi del corpo.

Inteso in questo senso, un organo non è qualcosa che possa

essere rimosso dal corpo lasciando il resto intatto: costituisce

piuttosto un sottosistema di una struttura più complessa, e noi

speriamo di comprenderlo in tutta la sua complessità

studiandone parti che presentano caratteristiche distintive e la

loro interazione; lo studio del linguaggio procede nello stesso

modo.»

Chomsky, Nuovi orizzonti nello studio del linguaggio (2000)

«La grammatica generativa è sorta nel contesto di quella che spesso ho chiamato la rivoluzione cognitiva degli anni cinquanta e ha costituito un fattore importante nello sviluppo di tale rivoluzione. Che il termine rivoluzione sia appropriato o meno, in quella fase si è verificato un cambiamento di prospettiva importante: si è passati dallo studio del comportamento e dei suoi prodotti a quello dei meccanismi interni che partecipano all’azione e al pensiero.

La prospettiva cognitiva considera il comportamento e i suoi prodotti non come l’oggetto della ricerca, bensì come dati che possono fornire evidenza empirica sui meccanismi interni della mente e sui modi in cui questi meccanismi operano nell’eseguire azioni e nell’interpretare l’esperienza.»

Chomsky, Nuovi orizzonti nello studio del linguaggio (2000)

GRAMMATICA GENERATIVA

«L’obiettivo fondamentale nell’analisi linguistica di un

linguaggio L consiste nel separare le sequenze

grammaticali che sono enunciati di L dalle sequenze

agrammaticali che non sono enunciati di L.

La grammatica sarà dunque un dispositivo che genera

tutte le sequenze grammaticali di L senza generare

alcuna sequenza agrammaticale.»

Chomsky, Syntactic Structure 1957

Approccio ai linguaggi mediante grammatiche

ALFABETO A + GRAMMATICA

regole di generazione

stringhe di L (L = linguaggio)

La prospettiva delle grammatiche formali risultaparticolarmente utile per mettere in evidenza gli aspettiricorsivi dei linguaggi formali.

Intuitivamente : una grammatica è una struttura che,sulla base di un certo alfabeto, specifica una serie di

‘regole’ mediante le quali è possibile generare le frasi

che convenzionalmente riconosciamo come corrette.

Problema : data una grammatica e una frase, è possibile

‘generare’ quella frase a partire da quella grammatica?

La risposta è positiva se disponiamo di un metodo per

‘derivare’ la frase mediante le regole: queste infatti sono

ricorsive.

Nelle grammatiche formali, si utilizza il terminederivazione per la procedura che permette di verificare

quando una certa stringa di un linguaggio può essere

interpretata come generabile in una certa grammatica.

Importante analogia

Grammatiche formali Logica

regole di produzione regole di inferenza

Una particolare grammatica è definita come un sistema di

regole che, applicate a unità linguistiche, per esempio alle

parole, consentono di generare strutture linguistiche più

complesse.

Una frase grammaticale o ben formata è una frase generata

nel rispetto delle regole. Una pseudofrase, o frase

agrammaticale, è un’espressione non generabile alla luce

delle regole.

Per esempio, non ci sono regole (in italiano) che possono

condurre a generare ‘col corre Gianni cane’.

Le regole in questione, nel caso dell’italiano, hanno la forma seguente: F(rase) � SN SV SN= Sintagma nominale

SV=Sintagma verbaleSN � DET NSV � V SN…DET � il, lo, la, i, gli, le, un, uno, unaN � cane, gatto, Gianni, …V � corre, ama, …

Una semplice frase come ‘il gatto beve il latte’

viene generata attraverso l’applicazione successiva delleseguenti regole:

1) F � SN SV2) SN � DET N 3) SV � V SN4) DET � il5) N � gatto6) V � beve7) SN � DET N8) DET � il9) N � latte

Aspetti della prospettiva chomskiana sul linguaggio:

1 Stretto legame tra linguaggio e cognizione2 Fondamenti biologici del linguaggio3 Concezione individualistica e internalistica del

linguaggio

Il punto 2 è connesso all’innatismo, che a sua volta è motivato dal tentativo di risolvere il problema della creatività linguistica.Inoltre il punto 2 giustifica in larga parte il punto 3.

� Problema di fondo, evocato dalla prospettiva chomskiana sul linguaggio: tensione con la teoria dell’evoluzione.

� La distanza tra la separazione dalle scimmie antropomorfe e il presente (ca. 6 milioni di anni) non è sufficiente perché il semplice meccanismo evolutivo dia vita al linguaggio, alla comunicazione, alla cultura.

� In particolare, la costruzione di strumenti sempre più sofisticati, la creazione di linguaggi simbolici e la creazione di pratiche sociali complesse sembrano emergere negli ultimi 250mila anni.

È possibile fornire spiegazioni plausibili di questi processi in un quadro naturalistico ?

Questioni chiave:1) esigenza di spiegazioni scientifiche anche di processi di

questo tipo2) approfondimento sul significato di una prospettiva

autenticamente ‘naturalistica’

Ipotesi di Michael Tomasello (scienziato cognitivo del Max Planck Institute di Berlino):

concentrarsi sulla TRASMISSIONE CULTURALE, intesa però come meccanismo biologico peculiare della nostra specie.

Problema: in che senso la trasmissione culturale è un ‘meccanismo biologico’?

Concezione alternativa: come altre facoltà cognitive, il linguaggio è uno strumento principalmente comunicativo, che si costruisce nell’interazione sociale .

Dal punto di vista evolutivo, l’evento chiave per la distinzione degli esseri umani dagli altri primati è stata la capacità di comprendere i membri della stessa specie come simili e come dotati di caratteristiche intenzionali.

Aspetto cruciale della trasmissione culturale umana: capacità di mettere risorse culturali in comune con i membri conspecifici.

Problema filosofico Problema scientificoIntenzionalità [es.: Neuroni specchio](in-tentio)

IL RITORNO DELLA NATURA UMANA

Confronto tra Noam Chomsky e Michel Foucault

M. Foucault (1926-1984), filosofo e storico della scienza e della cultura

Foucault, Le parole e le cose (1966):

«L’uomo è un’invenzione recente»

In che senso?

Di cosa si occupano davvero le ‘scienze umane’?

La tesi di Foucault è che possano esistere le scienze umane soltanto da quando l’uomo è capace di auto-rappresentarsi.

L’uomo è un’invenzione recente nel senso che è soltanto in tempi ‘recenti’ che l’uomo ha costruito immagini di sé in quanto produttore di cultura (compresa l’immagine auto-referenziale di sé in quanto produttore di cultura)

Diego Velasquez, Las Meninas 1656

‘«Le scienze umane non sono l’analisi di ciò che l’uomo è per natura», ma di ciò che è diventato per cultura.’

D. Marconi, Filosofia e scienza cognitiva, p. 125

Ma se sono le rappresentazioni (o auto-rappresentazioni) culturali a costituire la ‘natura umana’, allora questa visione si risolve in un processo di dissoluzione effettiva della natura umana stessa

‘se l’uomo è essenzialmente un produttore di cultura, ciò che egli è finisce per dipendere dalla cultura che produce’

D. Marconi, Filosofia e scienza cognitiva, p. 126

Questa discussione è una versione del problema Natura/Cultura (o Biologia/Cultura), su cui si sono confrontati Chomsky e Foucault in un incontro pubblico in Olanda nel 1971 (un’edizione italiana è stata pubblicata dall’editore DeriveApprodi nel 2005)

Questa discussione porta in primo piano anche un’altro problema: il

rapporto tra una prospettiva naturalistica e una prospettiva normativa

Le scienze umane sono discipline altamente normative: sembrano

cioè dipendere da nozioni non descrittive ma normative:

le idee di significato e di conoscenza sembrano intrinsecamente

normative, al pari di nozioni come democrazia, equità, uguaglianza,

partecipazione, cittadinanza, ....

Quale può essere allora il ruolo e la collocazione della normatività

all’interno di un’immagine scientifica del mondo?

Esempio di naturalismo non estremista:

«un ‘approccio naturalistico’ alla mente indaga gli aspetti mentali della

realtà come si fa con altri suoi aspetti, cercando di costruire teorie

esplicative intelligibili e sperando di poter infine realizzare

l’integrazione con lo ‘zoccolo duro’ delle scienze della natura.

Questo ‘naturalismo metodologico’ può essere messo in contrasto con

quello che potremmo chiamare ‘dualismo metodologico’, ovvero il

punto di vista secondo il quale dovremmo abbandonare i criteri

familiari del razionalismo scientifico quando studiamo gli esseri umani

‘al di sopra del collo’ [...]»

«È ovvio che un approccio naturalistico non esclude altre modalità di comprensione del mondo. Una persona impegnata a sostenerlo può coerentemente credere (è il mio caso) che leggendo romanzi o studiando la storia o le attività della vita ordinaria impariamo anche più cose di interesse umano circa il modo in cui gli esseri umano pensano, sentono e agiscono di quante ne impariamo sulla base dell’intera psicologia naturalistica [...]

Ma qui è in gioco la comprensione teorica che costituisce uno specifico modo di comprensione, ed entro questo dominio ogni violazione dell’approccio che ho delineato richiede che sia fornita una giustificazione; forse una giustificazione è possibile, ma io non ne conosco alcuna.»

N. Chomsky, Naturalismo e dualismo nello studio del linguaggio e della mente (2000)

Modelli pragmatici della comunicazione

Quando un diplomatico dice sì, intende ‘forse’Quando dice forse, intende ‘no’Quando dice no, non è un diplomatico

Voltaire

Pragmatica : studio teorico di quelle condizioni del linguaggio chene rendono possibile la comunicazione tra utenti

Dimensione socialeDimensioni della pragmatica Dimensione inferenziale

Dimensione cognitiva

Tesi di fondo : la sola competenza sintattica e semantica non èsufficiente a determinare le condizioni di verità di un enunciato,sono necessarie anche informazioni contestuali.

«È compito della semantica dirci cosa un soggetto dice letteralmente

quando usa espressioni di un certo tipo;

È compito della pragmatica spiegare l’informazione che egli

trasmette e le azioni che compie quando dice qualcosa.»

K. Korta, J. Perry, Pragmatics, in STANFORD ENCYCLOPEDIA OF

PHILOSOPHY ON-LINE, www.plato.stanford.edu

La teoria ‘classica’ della comunicazione si basa sul cosiddetto modello del codice , fondato sull’operazione essenzialmente semantica della codifica.

S1↓

Rappresentazioni mentali di S1 ↓

CODIFICA↓

S2↓

DECODIFICA↓

Rappresentazioni mentali di S2↓

CODIFICA

Ipotesi: S1 & S2 condividono il codice

Il modello del codice soddisfa tre assunzioni fondamentali:

a. Il significato delle frasi di una lingua è univocamente fissato dalle

regole sintattiche e dalle convenzioni semantiche;

b. le frasi hanno la funzione di rappresentare stati di cose del

mondo;

c. Il significato di una frase è dato dall’insieme di condizioni di verità

della frase – cioè le condizioni che il mondo deve soddisfare

perché la frase sia considerata vera.

Il modello del codice è tipicamente espresso nella semantica

standard dei linguaggi logici

Linguaggio per Linguaggio per

la logica enunciativa (LE) la logica predicativa (LP)

Condizioni di verità Condizioni di verità

di enunciati di LE di proposizioni di LP

Tavole di verità ?(connettivi verofunzionali)

Le condizioni di verità per proposizioni di LP

devono tenere conto della struttura interna

delle proposizioni stesse.

Qual’è l’intuizione che sta dietro le condizioni di verità

per proposizioni di LP? Consideriamo una semplice

proposizione atomica di LP come Pt, dove

P = predicato a 1 posto (→proprietà )

t = termine individuale (→ individuo)

Possiamo immaginare che P rappresenti una specifica

proprietà e che t rappresenti uno specifico individuo

secondo una particolare interpretazione (o mondo

possibile).

LINGUAGGIO MONDO

m Int(m)

A Int(A)

Int

Es.: “Mario” Mario

nome persona

“alto” altezza

predicato proprietà

Dunque un’interpretazione Int non è altro che un certo

modo di associare elementi del linguaggio (in questo

caso LP) a elementi del mondo che il linguaggio descrive.

Allora una proposizione di LP come Am (formalizzazione

di “Mario è alto”) è:

• vera in Int quando Int(m) – cioè l’oggetto associato da

Int a m – soddisfa la proprietà associata da Int a A [cioè

quando “Mario” è il nome di un individuo alto];

• falsa in Int, altrimenti.

Interpretazione

Un’interpretazione di un linguaggio logico L è una

struttura ⟨D, Int⟩ dove:

1. D è un insieme non vuoto, detto dominio;

2. Int è una funzione che

2.1 a ogni termine t di L associa un elemento

Int(t) del dominio D;

2.2 a ogni predicato P di L associa una proprietà o

relazione Int(P) che sussiste per elementi di D.

Interpretazione ⟨D, Int⟩ del linguaggio L

Linguaggio L Dominio D

Int

m ∈ L Int(m) ∈ D

A ∈ L Int(A) vale per

certi elementi di D

Interpretazione estensionale dei predicati

Enunciato «la bandiera è verde», dove

V = predicato «verde»

e = termine individuale «bandiera»

«Ve» è vera nell’interpretazione ⟨D, Int⟩ quando

Int(e) appartiene a Int(V)

cioè quando l’oggetto individuale che la funzione Int ha

associato al termine individuale «e» appartiene all’insieme che

la funzione Int ha associato al predicato V.

Proprietà «essere verde» in ⟨D, Int⟩: D

l’insieme degli oggetti verdi di D

Sono svariati i fatti di cui l’analisi condotta dalla pragmatica tiene

conto:

� Fatti oggettivi relativi al parlante (chi è, quando ha parlato,…)

� Fatti relativi alle intenzioni del parlante (cosa intende ottenere

dicendo ciò che dice)

� Fatti relativi alle credenze del parlante e dei suoi interlocutori, a

quali credenze essi condividono, qual è l’oggetto della

conversazione, …

� Fatti relativi alle istituzioni sociali che influenzano l’azione che una

persona compie quando dice ciò che dice

Dimensione sociale della pragmatica → John L. Austin (Come fare

cose con le parole, 1962, trad. it. 1987)

«Si è giunti a ritenere comunemente che molti enunciati che

sembrano asserzioni non sono affatto intesi, o lo sono solo in parte,

a riportare o comunicare semplici informazioni riguardo ai fatti : per

esempio, le ‘proposizioni etiche’ forse sono intese, unicamente o in

parte, a manifestare un’emozione o a prescrivere un

comportamento o a influenzarlo in maniere particolari.» (p. 8)

[N.B.:

Enunciato = espressione linguistica dotata di un valore di verità

Asserzione = atto di affermare il contenuto proposizionale

dell’enunciato]

«Esempi:

‘Battezzo questa nave Queen Elizabeth’ – pronunciato quando si

rompe la bottiglia contro la prua.

‘Lascio il mio orologio in eredità a mio fratello’ – quando ricorre in un

testamento.

[Tali enunciati]

A. non ‘descrivono’ o ‘riportano’ o constatano assolutamente

niente, non sono ‘veri o falsi’; e

B. l’atto di enunciare la frase costituisce l’esecuzione, o è parte

dell’esecuzione, di un’azione che peraltro non verrebbe

normalmente descritta come, o come ‘soltanto’, dire qualcosa.»

(pp. 9-10)

«Come dobbiamo chiamare una frase o un enunciato di questo tipo?

Propongo di chiamarlo una frase performativa

[…] Il nome deriva, ovviamente, da perform [eseguire], il verbo

usuale con il sostantivo ‘azione’: esso indica che il proferimento

dell’enunciato costituisce l’esecuzione di un’azione – non viene

semplicemente concepito come semplicemente dire qualcosa.» (pp.

10-11)

DistinzioneEnunciati constativi / Enunciati performativi

Veri o falsi Efficaci o inefficaci

Teoria degli atti linguistici : classificazione dei vari aspetti sotto i

quali si può realizzare un atto linguistico

Atto locutorio → «l’atto di ‘dire qualcosa’ in questo pieno senso

normale»

Atto illocutorio → l’atto di fare qualcosa mentre si compie l’atto

locutorio

Atto perlocutorio → l’atto di produrre, intenzionalmente o no, degli

effetti

«Dire qualcosa produrrà spesso, o anche normalmente, certi effetti

consecutivi sui sentimenti, i pensieri o le azioni di chi sente, o di chi

parla o di altre persone: e può essere fatto con lo scopo, l’intenzione

o il proposito di produrre questi effetti […]

Chiameremo l’esecuzione di un atto di questo genere l’esecuzione

di un atto ‘perlocutorio’ e l’atto eseguito una ‘perlocuzione’.» (p. 76)

[N.B.: per è una preposizione di origine latina che spesso, unita a certi verbi, ne rafforza il significato: esempio per-seguire significa intuitivamente seguire ‘con determinazione’]

Dimensione inferenziale della pragmatica

Il compimento di un atto linguistico presuppone non soltanto l’uso di

informazione e conoscenza tratto dall’ambiente circostante, ma

anche l’appello a una conoscenza ‘di sfondo’ condivisa tra il parlante

e l’interlocutore.

Questa conoscenza di sfondo viene usata per compiere vere e

proprie inferenze – cioè processi di ragionamento non

esclusivamente deduttivi, il cui scopo è essenzialmente quello di

manifestare un’intenzione (teoria del filosofo Paul Grice, p. es.

nell’articolo Logica e conversazione)

La vera e propria teoria della conversazione di Grice si basa, nel

caso dell’esecuzione di un atto linguistico, sulla distinzione tra

ciò che il soggetto sintassi+semantica convenzionali

dice esplicitamente + processi contestuali di

specificazione del riferimento

e

ciò che il soggetto stesso princìpi razionali + ‘massime’ che

assume implicitamente governano la conversazione

Meta-principio generale: Principio di Cooperazione

«Il tuo contributo alla conversazione sia tale quale è richiesto, allo

stadio in cui avviene, in accordo con lo scopo o orientamento

accettato dallo scambio linguistico in cui sei impegnato» (Logica e

conversazione, p. 60 ed. it.)

Grice definisce implicature conversazionali quei contenuti

proposizionali che possono essere trasmessi attraverso

un’interazione comunicativa, ma senza essere esplicitati: da parte

sua, l’interlocutore deve tipicamente svolgere un compito inferenziale

per desumere l’intenzione del parlante.

Nell’esempio

D: «Vieni in piscina oggi?»

R: «Devo studiare per l’esame di logica e filosofia della scienza»

qual’è l’implicatura?

L’impresa comunicativa, concepita come impresa cooperativa, si

articola in princìpi conversazionali che Grice definisce massime e che

si raccolgono in quattro diverse classi: quantità, qualità, relazione,

modo.

Massime di quantità

«Rendi il tuo contributo informativo quanto basta»

Massime di qualità

«Fornisci un contributo vero»

Massime di relazione

«Fornisci un contributo rilevante»

Massime di modo

«Sii perspicuo»

Grice considera i princìpi che governano la conversazione come

conseguenze di princìpi generali dell’azione cooperativa della

razionalità umana (→ problema dei fondamenti evolutivi e

neurobiologici della cooperazione)

Dimensione cognitiva della pragmatica

Tentativo di indagare gli effettivi meccanismi cognitivi alla base della

comunicazione come riconoscimento di intenzioni:

→ Teoria di Sperber-Wilson (p. es. «Pragmatics, Modularity and Mind-

Reading», Mind and Language 2002 [17], pp. 3-23)

Secondo Sperber e Wilson, i meccanismi fondamentali dell’attività

inferenziale necessaria per la comunicazione (secondo il modello

griceano) vanno ben oltre il linguaggio e oltre gli esseri umani (in

questo senso, Sperber e Wilson parlano di teoria della rilevanza).

La teoria della rilevanza si sviluppa dal progetto puramente filosofico

di Grice, per puntare a una teoria psicologica empirica della

comunicazione e della cognizione.

La fondamentale dimensione inferenziale, che nei modelli pragmatici

risulta tipica della comunicazione, sarebbe resa possibile – nella

teoria di Sperber e Wilson – dalla capacità di meta-

rappresentazione, cioè dalla capacità di costruirsi rappresentazioni

mentali degli stati cognitivi e di credenza che stanno alla base delle

azioni degli altri (→ ‘Teoria della mente’)

Questa capacità sembra peraltro essere una caratteristica non

soltanto umana (cfr. il famoso articolo di D. Premack, G. Woodruff,

Does the chimpanzee have a theory of mind?, «Behavioral and

Brain Sciences» 1, 1978, pp. 512-526)