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Anspi, bimestrale dell’Associazione nazionale san Paolo Italia Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004, n. 46), art. 1, comma 2, DCB Brescia Perché l'agonismo aiuta a crescere Sportivamente IMU, ISTRUZIONI PER L'USO Cambia la normativa fiscale ma alcuni adempimenti sono ancora da definire RAGAZZI IN CERCA DELLA VERITÀ Quella che pare una fuga spesso nasconde il bisogno di parole più alte e intense Oratori e circoli n° 2 2012

Anspi Oratori E circoli Febbraio 2012

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Page 1: Anspi Oratori E circoli Febbraio 2012

numero 2 marzo/aprile 2012Anspi, bimestrale dell’Associazione nazionale san Paolo Italia

Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004, n. 46), art. 1, comma 2, DCB Brescia

Perché l'agonismo aiuta a crescere

Sportivamente

Imu, IstruzIonI per l'usoCambia la normativa fiscalema alcuni adempimentisono ancora da definire

ragazzI In cerca della verItàQuella che pare una fugaspesso nasconde il bisognodi parole più alte e intense

Oratori e circolin° 2 • 2012

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Un contributo per sostenere, alme-no in parte, le spese di partecipa-

zione ad H1O, l’Happening degli ora-tori che si terrà a Bergamo e Brescia dal 6 al 9 settembre. La domanda deve pervenire alla segreteria di Brescia (fax 030 381042; e-mail [email protected]) entro il 30 maggio. Tale contri-buto, che riguarda unicamente le spese di trasporto, sarà devoluto solo a viag-gio effettivamente sostenuto, esibendo i titoli di spesa, e ripartito in base ai criteri deliberati dalla presidenza na-zionale e al budget preventivato dal consiglio nazionale. Il programma del-la manifestazione prevede l’arrivo nel pomeriggio del 6 settembre, con siste-mazione negli oratori bergamaschi e in

quelli bresciani del territorio limitrofo; tali ‘gemellaggi’ permetteranno una conoscenza del modello di impostazio-ne lombardo, dando modo di intessere relazioni potenzialmente utili in vista di uno scambio. La sera del 7 settem-bre invece, si terrà una festa di piaz-za a Bergamo. La mattina successiva, nei padiglioni fieristici di Montichiari (Brescia), due momenti di convegno: una parte di riflessione e una di testi-monianze, a partire dalla propria espe-rienza di oratorio; saranno allestiti an-che stand educativi, che presentano le azioni più significative che gli oratori stanno svolgendo in Italia. Conclusione il giorno 9 con la messa nella cattedrale di Brescia.

Case per vacanzeDa quest’anno, anche le case per ferie Anspi sono inserite nel portale www.hospites.it, che censisce tutte le oppor-tunità di accoglienza in ambito eccle-siale. Chi volesse segnalare una struttura da inserire nel database, può farlo met-tendosi in contatto con la segreteria nazionale di Brescia, all’indirizzo mail [email protected].

Spigolature Riflessione

Quant'è difficilel'eredità di don Carlo

Ho una certa ritrosia a parlare di me, perché un grande direttore ammoniva: un giornalista

avrà diritto alla prima persona solo quando sbarcherà sulla Luna. Il ricordo di monsignor Carlo

Pedretti però, è un’eccezione. Arrivai a Cremona, dove si stava aprendo un nuovo quotidiano,

giusto undici anni fa. Non ero mai stato in quella città, perciò cercai una chiesa per la messa;

scelsi Sant’Agata, forse attratto dal sagrato, imponente e accogliente nel contempo. Tra i preti

che si alternavano all’altare c’era anche monsignor Pedretti, che abitava a un centinaio di me-

tri dalla mia redazione. La mattina del 19 giugno 2001, fui tra i primi ad arrivare in curia per

l’improvvisa morte del vescovo, monsignor Giulio Nicolini. Come cronista, passai quei giorni

a contatto col clero cremonese, fino alle esequie, presiedute dal cardinal Carlo Maria Martini.

L’anno successivo tornai in Piemonte, per dirigere nuove iniziative editoriali. Nel novembre 2003

mi stabilii a Novara e, di nuovo, cercai una chiesa: questa volta, fu San Martino. Lì ho conosciu-

to don Gian Mario Lanfranchini che, nella primavera 2010, nominato consigliere nazionale, mi

chiamò alla direzione di questa rivista. Non avevo mai sentito parlare di Anspi, ma mi appassio-

nai perché, all’università, avevo studiato storia della catechesi. Il 20 febbraio, a Sant’Agata per

il funerale di monsignor Pedretti, mentre rivedevo volti e voci conosciute, queste tappe sono

riemerse, vivide come non mai. Laicamente, si direbbe che la vita è piena di coincidenze.

Nel gennaio 2011, incontrando monsignor Pedretti nella sua abitazione, citai piccoli episodi

della mia esperienza a Cremona. Lui si limitò a rispondere: «Capisco tutto». Chissà cosa inten-

deva. Fu piuttosto brusco, quel giorno: malgrado gli accordi e le deliberazioni del consiglio

nazionale, non intendeva mollare la direzione della rivista; lo preoccupavano la continuità e

l’adesione ai valori Anspi, lo preoccupava il passar di mano dell’apparato informativo. A fine

luglio lo chiamai, volevo intervistarlo: fu molto cordiale, ebbi netta l’impressione che avesse

cambiato idea, che il mio lavoro gli stesse dando soddisfazione. Mi invitò a pranzo appena dopo

Ferragosto. Purtroppo, impegni imprevisti fecero saltare quell’appuntamento e non lo vidi più.

Davanti alla sua bara, nella navata di Sant’Agata, ho pensato che in quello snodo, di tempi e di

luoghi, si fosse realizzato un piano provvidenziale. Può darsi sia presuntuoso, da parte mia, ma

non so dare altre spiegazioni. Sono un laico, ma a certe coincidenze non credo: quando Dio

agisce, non lascia nulla al caso. Monsignor Pedretti, alla sua vocazione è rimasto fedele sempre:

fare altrettanto è difficile, spero che il Signore abbia misericordia dei limiti e delle insufficienze

che mi caratterizzano. E che don Carlo, se può, mi dia una mano per andare avanti.

di Stefano Di Battista

Anspi, bimestrale dell’Associazione nazionale san Paolo Italia - Aut. trib. Brescia n. 13, del 3 marzo 1998Direttore responsabile: Stefano Di Battista - Redazione: via Galileo Galilei 65, 25128 Brescia Telefono: 030 304695. e-mail: [email protected] Tipografia: Grafiche Artigianelli spa, via Ferri 73, 25123 Brescia - Tariffa ’Associazione senza fini di lucro’, Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale: D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004, n. 46), art. 1, comma 2, DCB Brescia.

Sommario

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News del bimestre

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Il prete che dedicò la sua vita ai giovaniA Cremona l'ultimo saluto a monsignor Carlo Pedretti

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I ragazzi non sono in fugama alla ricerca della veritàL'analisi dei padri oblatimissionari per scelta e vocazione

Davanti al Papa per rinnovare l'impegno del 1963Sono iniziati i preparativi in vista del cinquantenario

Giovani in campoper abbattere le frontiereAl via in Danimarca un centro di formazione europeo

Arriva l'Imuecco cosa accadeLe nuove disposizioniin vigore già nel 2012

Sezione a cura di F.U. Iodice

Così lo sportsi fa educazione al beneParla Lorenzo Stancoresponsabile nazionale pallavolo

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della veritànon sono in fuga ma alla ricerca

Da sinistra, padre Patrizio Garascia, padre Francesco Ghidini e padre Amos Roncoroni

L'analisi dei padri oblati, missionari per scelta e vocazione

Il pensiero di padre Francesco Ghidini è netto come carta vetrata: «Negli oratori serve

più formazione che animazione. Le feste sanno organizzarle me-glio fuori: sono più belle, attrag-gono di più. La nuova evangeliz-zazione invece, presuppone che noi si dia la nostra specificità. Se puntiamo solo all’animazione, abbiamo già perso».Padre Ghidini vive nel collegio annesso al santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho (Mi-lano), un angolo di pace al cen-tro della città, con gli scoiattoli a rincorrersi nel parco e i merli che becchettano nell’erba. È di qui che partono le missioni dei padri oblati, una ventina di preti diocesani dediti alla predicazio-ne itinerante. La loro frequen-tazione dei giovani offre uno spaccato di tali generazioni, in-quadra la disaffezione dalla pra-tica religiosa e offre elementi di riflessione per gli educatori. Un

primo riferimento, lo dà padre Patrizio Garascia: «Vent’anni fa, quando iniziai, i giovani erano una componente importante delle missioni. Ricordo a Molte-no (Lecco: ndr), nel 1993: erano almeno 250. Sono tornato nel 2004 e non superavano la trenti-na. E stiamo parlando del cuore della Brianza cattolica. La crisi dell’Europa è una crisi di fede, la secolarizzazione avanza per-ché le nostre comunità, troppo preoccupate per le cose da fare e le strategie per attuarle, si sono intristite».Conferma padre Amos Roncoro-ni: «Quel che manca, è la gioia. Si parla di fuga, ma io non credo si stia scappando: semplicemen-te, c’è altro che attrae. È in que-sto snodo che si gioca il destino della Chiesa: nella capacità di essere attraente. Non si tratta di recuperare, ma di trovare nuove dinamiche per parlare ai giova-ni, facendo riscoprire il bello e il

vero della comunità cristiana».Insiste padre Ghidini: «Noi dob-biamo dare Cristo, perché molti lo cercano. Non facciamoci con-dizionare dai numeri: io non so andare oltre il cinque, perché con due mani mi imbroglio. Ma quel che conta, è chiedersi come il Vangelo possa dare gioia alla mia vita».Continua padre Roncoroni: «Tra i giovani c’è fame di vita in quantità, a rischio di buli-mia. Nostro compito, è riportare al gusto di quel che uno prova: essere cristiano non è fare tutto, bensì discernere ciò che vale».Con quale linguaggio, però? «Lo stiamo sperimentando - dice padre Ghidini - la nostra non è solo una lezione fronta-le, per cui piglio il Vangelo e lo spiego. Stiamo mettendo in atto un laboratorio esperienziale, fatto di storie e immagini. Ban-do alle teorie, dobbiamo capire come Cristo può farci crescere:

perciò usiamo giochi, narrazioni e drammatizzazioni».Un modo di rispondere a do-mande non banali: «Gli adole-scenti vogliono sapere perché c’è la morte, qual è il senso della sofferenza, cosa c’è oltre la vita. I più grandi invece, come avere una famiglia o come coniugare la propria vocazione nelle scelte personali e lavorative».In tutto ciò, padre Roncoroni

vede «una grande cognizione di causa, una capacità di mettersi seriamente in gioco per puntare all’essenziale».Padre Garascia invece, ricono-sce un decisivo passaggio gene-razionale: «Quelli odierni sono dubbi esistenziali, a differenza di vent’anni fa, quando i quesiti erano ideologici. Allora, si discu-tevano le gerarchie o le ricchez-ze ecclesiastiche. In quest’epoca

Il 28 gennaio, sul ‘Corriere della Sera’, è comparso un ampio servi-zio dal titolo ‘Il vuoto davanti all’altare. La messa in cerca di fedeli’; riproduciamo alcuni brani del commento associato, intitolato ‘L’ar-duo compito dei pastori delle anime’.Non si può certo negare che la fede praticante sia in crisi e che le stesse vocazioni siano in calo. […] L’emorragia di presenze, che taluni sacerdoti ammettono e altri camuffano, è causata anche da una secolarizzazione che ha colpito la stessa parrocchia. So-vente, e spiace ammetterlo, sembra che la vera preoccupazione di taluni preti sia quella dei conti economici per acquisti di aree, ristrutturazioni edili e cose simili più che la testimonianza di vita. Morale: il cristianesimo non è morto; sono coloro che dovrebbero ricordarne il messaggio rivoluzionario che talvolta vengono di-stratti da altro.

Armando Torno

Così la secolarizzazione ha toccato la parrocchia

Attualità

I ragazzidel travaglio invece, si notano sensibilità nuove, che dobbiamo soddisfare».Molte cose sono cambiate, con-ferma padre Ghidini: «Sono sta-to parroco a Vignate, zona ovest dell’hinterland. Da quando è sta-to realizzato il passante ferrovia-rio, il legame con la metropoli si è rafforzato, molti frequentano le scuole superiori a Milano».Dice padre Roncoroni che «que-sta permeabilità dei confini ha abbattuto i campanili. Nel mio mandato di coadiutore in una parrocchia urbana, ho notato come certi muri mentali siano scomparsi: città e campagna si somigliano, sia per la migliore accessibilità che per la diffusione di internet. La difficoltà che si pone alla nostra missione, sem-mai, è quella di un’urbanizza-zione mentale, d’un cuore che si delocalizza e che va recuperato».Sempre in prospettiva storica, mentre padre Garascia racconta di un’adolescenza che si attuava fra la terza media e la maggiore età «quando il ragazzo comin-ciava a farsi carico delle proprie responsabilità», oggi padre Ghi-dini nota soglie enormemente ampliate: «Gli adolescenti fanno la quinta elementare, in qualche caso la quarta. È il periodo del-la trasgressione, in quella fascia

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Una pioggia fredda, che a tratti volgeva in neve, ha segnato la mattinata di

lunedì 20 febbraio a Cremona, mentre nella chiesa di Sant’Aga-ta si celebravano i solenni fu-nerali di monsignor Carlo Pe-dretti, 86 anni, morto il venerdì precedente nell’hospice della clinica Ancelle della carità. Un clima triste, in una giornata di carnevale, che il vescovo, mon-signor Dante Lafranconi, ha ri-chiamato nell’omelia, di fronte a centinaia di persone, al clero cittadino e alla folta rappresen-tanza Anspi. Il cofondatore, il primo segre-tario dell’associazione, il prete che ha dedicato la vita all’ideale educativo della gioventù, se ne è andato così, nella chiesa dove, ogni giorno, celebrava l’euca-ristia. «Quel che mi colpiva di don Carlo - ha ricordato monsi-gnor Lafranconi - era la sua in-

sistenza riguardo la formazione completa della persona. L’orato-rio diventava il luogo della cate-chesi e del gioco, dove tutte le esperienze che caratterizzano lo stare insieme, come lo sport, il teatro, il cinema, sono com-penetrate dalla conoscenza del Vangelo».C’era, in monsignor Pedretti, la coscienza di un’adesione tota-le alla vita della Chiesa «come riferimento di ogni percorso educativo. Alle ragazze, in par-ticolare, additava la dimensione contemplativa in quanto essen-ziale per l’esistenza. Il carne-vale - ha proseguito il vescovo - è esperienza d’un divertimento giusto e sano, ma anche tempo di preghiera riparatrice. A volte, invece, il nostro atteggiamen-to si adagia nell’accoglienza di certi costumi, scordando che l’anima deve rifarsi al nome di Gesù e allo stile della Chiesa.

Ai giovani, oggi, chiediamo troppo poco. Al contrario, don Carlo faceva un richiamo conti-nuo alle vite dei santi, come fi-gure che meritano attenzione e suscitano il fascino dei ragazzi».

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Il prete che dedicò la sua vita aigiovaniA Cremona l'ultimo saluto a monsignor Carlo Pedretti

Il presidente Anspi, don Vito Campanelli, durante la messa funebre di monsignor Carlo Pedretti

Se diminuisce la presenza alla messa anche la vita comunitaria si fa sterile

Guardando alla pratica religiosa, padre Patrizio Garascia osserva subito

che «nell’ultimo decennio ci è parso di registrare un’ulteriore diminuzione dei battezzati a messa, soprattutto tra i giovani. Del resto, anche Benedetto XVI, nel discorso alla curia romana del 22 dicembre, ha sottoline-ato come le persone che vanno in chiesa siano sempre meno e sempre più anziane».Coloro che partecipano alla mes-sa, comunque «si accostano con frequenza alla comunione. Sem-bra anzi che ci siano più comu-nioni che confessioni, anche se, soprattutto nei santuari, si nota un buon afflusso di penitenti».

Il rarefarsi delle presenze a mes-sa, significa pure minor coinvol-gimento nella vita ecclesiale e di comunità: «Le due cose sono strettamente correlate, per cui si può dire che anche una vita cri-stiana con insufficienti legami nella comunità porta a un pro-gressivo allontanamento dalla celebrazione eucaristica. Non vivendo più la messa come in-contro col Signore, come vertice e fonte di tutta l’esistenza cristia-na, è chiaro che vengono meno i momenti di preghiera personale e familiare, e pure l’aspetto mo-rale ne risente».Ma come fare a riportare le persone in chiesa? «La risposta è tutta nel discorso sulla nuova

evangelizzazione che il Papa sta portando avanti con forza. Si tratta di annunciare la bellezza della fede in Gesù con la nostra vita. Riguardo l’eucaristia, po-tremmo dire che è importante celebrare bene la messa: una liturgia ben preparata, bella, essenziale, con una buona ome-lia e un buon clima spirituale, diventa un nutrimento atteso, desiderato e gustato. Inoltre, è necessario che chi partecipa, a cominciare dai preti, sia testi-mone nella vita di ciò che cele-bra. Di qui, l’importanza della carità, della fraternità, della vici-nanza a tutte le situazioni uma-ne, anche a quelle di sofferenza e disagio»

d’età sono stato testimone di epi-sodi di droga, né va dimenticato che tra le bambine inizia già il ciclo mestruale. Un’adolescenza che si protrae poi oltre i vent’an-ni, potremmo dire fino a conclu-sione dell’università».Ma cos’è cambiato, in questi decenni? «L’attentato alle Torri Gemelle - risponde padre Ga-rascia - è stato lo spartiacque. La paura della guerra nucleare, negli anni Settanta e Ottanta

era teorica. Con l’11 Settembre invece, abbiamo visto che può crollare tutto: i soldati di guar-dia al Duomo di Milano, i con-trolli nelle metropolitane, sono divenuti la quotidianità».Ma, avverte padre Ghidini, il 2001 è lontano: «Gli adolescen-ti non l’hanno vissuto, non lo ricordano, tuttavia sono insicu-ri perché il mondo è insicuro. Manca il lavoro, la crisi politica e quella economica si percepi-

scono. I ragazzi godono oggi, perché non sanno se domani potranno farlo ancora: non san-no nemmeno se l’avranno, un domani».Aggiunge padre Roncoroni: «I giovani vivono una tensione interiore, tra i propri limiti e le potenzialità di internet. L’onni-potenza, per quanto virtuale, che i mezzi di comunicazione offrono, proietta un’immagine di fragilità del passato: e ciò, an-ziché costruire, sfibra».Padre Ghidini torna dunque all’oratorio: «Resta un’agenzia educativa validissima, che deve però snellire le strutture mura-rie per arrivare al Vangelo. Non è la sala che fa l’oratorio, ma Gesù. Ricordiamo che san Fi-lippo Neri, che l’ha inventato, lo faceva girando per le strade di Roma ad annunciare il Vangelo. Questa è la nostra sfida e la no-stra missione».

Stefano Di Battista

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Monsignor Lafranconi ha infi-ne parlato dell’attaccamento e della devozione di monsignor Pedretti verso l’eucaristia: «Un prete, non può trovare che lì le ragioni della sua vocazioni, lo snodo in cui fatica e gioia di-ventano consapevolezza dell’in-contro col Signore».Poi, il saluto dal pulpito del presi-dente, don Vito Campanelli, e la sfilata dei sacerdoti davanti alla bara, prima dell’ultimo viaggio terreno per il luogo del riposo eterno.

s.db.

AttualitàAttualità

In alto, don Giovanni Conti, presidente dello zonale Asti, con Margherita Dusi, tesoriere nazionale

Sotto, con monsignor Giulio Nicolini, vescovo di Cremona dal 1993 al 2001

Monsignor Carlo Pedretti era nato il 22 novembre 1925 a Ro-becco d’Oglio (Cremona). Ordinato sacerdote il 27 giugno 1948 dall’arcivescovo di Cremona, monsignor Giovanni Cazzani, ne diven-ne il segretario, svolgendo anche servizio di docenza nel seminario diocesano. Nel 1958 diviene redattore della ‘Rivista del Catechismo’, diretta da monsignor Battista Belloli, con sede a Brescia: sarà da que-sto nucleo di sacerdoti che prenderà vita l’idea di Anspi, che l’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, sosterrà con calore. Dell’associazione, monsignor Pedretti fu il primo segretario, incarico che resse per circa un quarantennio. Residente nella parrocchia di Sant’Agata, era parroco emerito della comunità Santa Maria Nascente al Migliaro, frazione di Cremona, nonché membro del consiglio pre-sbiterale diocesano. Decano del giornalismo cattolico locale, aveva collaborato pure con ‘Avvenire’ e ‘L’Osservatore Romano’.

«Non ho mai ambito alla presidenza non era coerente alla mia vocazione»Riproduciamo stralci dal volu-me ‘La mia «presenza» nell’An-spi’, scritto da monsignor Carlo Pedretti nel 1998.

Vorrei definire la mia par-tecipazione ininterrotta all’Anspi, dalla fondazio-

ne sino ad oggi, come ‘una vo-cazione nella vocazione’. Risco-

pro, infatti, le radici della mia singolare inclinazione alla ca-techesi giovanile nell’Oratorio prima ancora della ordinazione presbiterale. […]L’origine dell’Anspi è stata più volte narrata dallo stesso Bello-li, sulla traccia delle sue ‘Agen-de’ e dei documenti ufficiali redatti in una affollata sequen-za di incontri a vari livelli. […] Come segretario di redazione della ‘Rivista del Catechismo’, sono nominato anche segretario della nuova Associazione. […] Ormai i due incarichi procedo-no speditamente paralleli, con tempestive e provvidenziali in-terferenze, sino alla cessazione delle due riviste catechistiche per l’impegno ormai veramente gravoso nell’Anspi avviata a un esplicito riconoscimento della

Conferenza episcopale italiana […] Il tutto sempre gratuita-mente, sullo stile del presidente Belloli che non ha mai percepi-to alcun compenso per il suo la-voro, anzi ha sempre provvedu-to all’Associazione con le risorse personali […] Non mancano al-cuni che sono gelosi della buona armonia tra il presidente e il se-

gretario, ma la maggioranza ri-conosce in questa armonia uno dei segni di crescita dell’Anspi, specialmente negli anni in cui la ‘contestazione’ ecclesiale si fa più virulenta (1976-77). […]Poiché l’Anspi, sin dalle origini, si è dichiarata un’associazione ipostatica, con una natura ec-clesiale e una natura civile, ho sempre battagliato perché fosse-ro adottati e praticati contempo-raneamente il metodo di demo-crazia e il metodo di comunione, senza squilibri o scompensi. Il modello resta quello di comu-nione, com’è praticato a livello conciliare, sinodale e di Confe-renza episcopale italiana: ogni socio delegato dal vescovo è uguale agli altri perché rappre-senta la sua ‘Chiesa particolare’ (diocesi/zona): non è ammissi-

bile una rappresentanza propor-zionale che sarebbe un insulto al principio di pari dignità di tutte le diocesi.In quarant’anni di presenza a Brescia e in molte altre città ita-liane, sono stato confortato dal consenso di quasi tutti i vescovi. […] Cordialissima l’approvazio-ne di Amari e Tagliaferri; criti-

I nostri testimoni sono in paradisoPensando alla morte di monsignor Carlo Pedretti, cofondatore con monsignor

Battista Belloli dell’Anspi, e all’amico don Mario Fra, ho provato una gran-de gioia, perché ho notato tre veri testimoni diventati ora tre veri produttori

dell’Anspi e di tutti i soci. Il ricordo di monsignor Pedretti, da poco giunto al Paradi-so, ha un richiamo fresco sulla sua persona, gentile studioso, lavoratore silenzioso e indefesso, soprattutto puntuale col suo giornale per darci le giuste direttive dell’An-spi, confrontando le varie diversità di altri giornali circa l’educazione e la crescita dei nostri ragazzi sull’oratorio. Sacerdote integerrimo, ha vissuto per il Signore e per il bene del prossimo, seminando bontà per tutti, non dimenticando mai gli oratori (ormai sparsi in tutta Italia) e i loro problemi. Anche negli ultimi anni della sua permanenza tra noi, non ci ha lasciati, continuando a lavorare e a pensare per l’oratorio: lo voleva più bello, più adatto ai giovani del nostro tempo, conservando i principi basilari dell’educazione e della formazione, aggiungendo le novità del momento, ma sempre attento a non mescolare semplicemente il vecchio e il nuovo per moda. Noi lo ricordiamo e lo preghiamo perché ci ottenga dal Signore la grazia di essere fedeli alla nostra missione di veri educatori.

Giovanni Conti (zonale Asti)

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Attualità Attualità

ca, invece, quella del milanese Assi: non contro la mia persona e il mio lavoro che godevano di molta stima presso di lui, ma per l’Anspi, anzi, meglio, per un consigliere nazionale bischero che era andato da lui mentre era vescovo ausiliare di Milano per discutere una questione tra l’An-spi e la Fom. Venendo a Cremo-na non dismise l’amaro ricordo di quel malaugurato scontro. Però mi lasciò fare serenamente, anzi mi oberò di altri impegni in diocesi […]Se il servo di Dio Paolo VI è sta-to il supremo ispiratore dell’An-spi, Giovanni Paolo II ha capito subito e in profondità il valore di un’Associazione impensabile nella sua esperienza polacca. […]Non ho mai ambito alla presi-denza dell’Associazione, consa-pevole dei miei limiti di tempo e di salute, ma specialmente della leale obbedienza ai miei vescovi che mi hanno sempre indicato i confini della mia ‘vocazione’ a servizio della Chiesa in Italia. Perciò, quando nell’assemblea triennale del 1994, Belloli passa-va il testimone della presidenza a più giovani mani, io m’impe-gnai a fondo perché fosse eletto il carissimo don Michele Pinna. […] Così la mia presenza nell’Anspi continua: ‘una voca-zione nella vocazione’, che porto all’altare come ‘gioia e fatica di ogni giorno’.

Carlo Pedretti

Estate 1948: un giovane don Carlo Pedretti con quattro capigruppo della colonia organizzata sull'Appennino piacentino

Quella passione del comunicareDurante la presidenza di monsignor Antenore Vezzosi (2004-’10), ogni mar-

tedì si andava a Brescia e si faceva tappa a Cremona per prendere mon-signor Carlo Pedretti. Quando arrivava in segreteria, si metteva subito al

tavolino per dedicarsi alla rivista, col metodo del ritaglio di articoli presi da vari giornali e ricomposti in un collage per gli impaginatori della tipografia. Mi ha sem-pre affascinato la sua grande attenzione verso gli articoli che riguardavano Anspi e la Chiesa in genere: era preciso nell’individuare quelli che meritavano l’attenzione dei tesserati. Un lavoro fatto sempre con dedizione e passione, oltre che pazienza. Purtroppo, la sua età non gli consentiva l’utilizzo delle odierne tecniche di comuni-cazione (internet, posta elettronica, scanner) che, anzi, disprezzava; ciò malgrado, la limitatezza dei mezzi non gli impediva di proseguire il suo servizio attraverso la rivista. Ricordo, inoltre, la sua idea di pubblicare la storia di Anspi a puntate sul foglio che ogni giorno veniva realizzato alla Festa d’estate di Bellaria: era il 2003, quarantesimo di fondazione, una data fondamentale nella vicenda associativa.

Matteo Catellani (zonale Reggio Emilia)

‘Sette volte Anspi’ è il per-corso di preparazione al cinquantesimo anniver-

sario (1963-2013), che culminerà il 26 maggio del prossimo anno a Roma,

giorno in cui si celebra san Filip-po Neri, inventore dell’oratorio. Si tratta di sette manuali, cura-ti dagli enti di servizio, ovvero

sport e tempo libero, famiglia e pastorale giova-nile, servizio civile, volonta- riato, terzo set-tore, formazio-ne e catechesi, cinema e co- municazione, teatro e mu-sica, turismo, che verranno presentati in cinque ap-puntamenti a partire dal 1 settembre, met tendo a disposi-zione ma-teriale per le diverse aree di in-teresse.A l l ’ a p -p u n t a -m e n t o nel suo c o m -p l e s s o

sta lavorando il consigliere na-zionale Luciano Domenico Di-versi, con un cronoprogramma che dovrebbe essere presentato a maggio. Per l’evento di Roma, una due giorni denominata Fe-sta nazionale dell’oratorio, si sta anche pensando a un’udienza papale in Sala Nervi: «Occorre che ci presentiamo in alcune migliaia - ha rimarcato Diversi il 24 marzo, a conclusione dell’as-semblea nazionale di Rocca di Papa (Roma) - perché è tempo che l’Italia si accorga dei 300 mila tesserati Anspi. Finora ab-biamo parlato dentro l’associa-zione: ma è venuto il tempo di rivolgerci anche all’esterno, of-frendo il nostro contributo alle sfide educative richiamate dai vescovi».Al di là della scadenza, il senso dell’iniziativa è sintetizzato nel-le parole del presidente, don Vito Campanelli: «Anspi, ben radica-ta nello spirito del Vaticano II, veniva costituita nel 1963 all’in-domani dell’elezione pontificale del cardinal Giovanni Battista Montini, che ne fu convinto sostenitore. Ecco perché l’anno della fede, indetto da Benedetto XVI, si intreccia favorevolmente col nostro cinquantesimo».

Davanti al Papa per rinnovare l'impegno del1963

Sono iniziati i preparativi in vista del cinquantenarioI partecipanti all'assemblea nazionale svoltasi a Rocca di Papa (Roma) il 22-24 marzo, immortalati al termine della messa vespertina di venerdì dall'obbiettivo di Cesare Stoppani. In basso, La lettera che la Segreteria di Stato vaticana ha fatto pervenire al presidente, a riscontro delle iniziative che si stanno approntando per il cinquantenario

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CronacaCronaca

Continua l’esperienza di collaborazione con la commissione internazio-

nale del Foi (Forum degli oratori italiani) e continuano, quindi, le possibilità di vivere esperienze interculturali. Ancor più nell’an-no che Anspi ha scelto di dedi-care al tema della cittadinanza, sentire la propria appartenenza a una comunità più ampia diventa uno stimolo e una risorsa per af-frontare la sfida educativa a cui l’associazione è chiamata.In tale contesto, s’inserisce il pro-getto della Fimcap (Federazione internazionale movimenti catto-lici di azione parrocchiale) deno-minato EuroClass, aperto a tutti i giovani che abbiano terminato gli studi secondari, e che prevede la possibilità di passare uno o due semestri in un centro di formazio-ne in Danimarca. Scopo del pro-getto, formare giovani animatori e educatori, capaci di rafforzare la cooperazione internazionale tra le organizzazioni che fanno parte di Fimcap e di European Fellowship (organizzazione che

riunisce realtà giovanili di reli-gione protestante). Al termine dei mesi trascorsi in aula, questi gio-vani sono chiamati a un periodo di impegno pratico e volontario in seno a un’organizzazione stra-niera, come potrebbe essere An-spi. Ebbene, è proprio in questo servizio che gli oratori e circoli di tutt’Italia possono ini-ziare ad aprirsi all’in-tercultura, ospitando, nell’intero mese di giugno, questi giova-ni studenti, pronti a mettersi in gioco in un’esperienza educa-tiva concreta.Intanto, dopo l’ap-puntamento a Fermo di dicembre, che ha riunito nello ‘Speed-dating’ una trentina di ragazzi di nove diversi paesi europei, si cominciano a co-gliere i primi frutti: nella prossima estate, saranno tre gli oratori

Anspi che vivranno un’esperien-za di scambio internazionale con gruppi europei di Malta e Spa-gna. Per ogni ulteriore informa-zione, in particolare sul progetto EuroClass, contattare l’indirizzo mail [email protected].

frontiereAl via in Danimarca un centro di formazione europeo

Giovani in campo per abbattere le

Lo Chalet della luna sta a 200 metri dal confine francese e ai 1.760 metri

di quota di Claviere, all’estremità dell’ormai famosa (e famigerata) Val di Susa. Qui, tuttavia, gli echi della protesta contro l’alta velocità sembrano appartenere a un altro mondo: si respira un’aria rilassata, coi turisti che vanno e vengono

per gli impianti di risalita, quelli che portano alle piste del Col Saurel o ai muri di Sagna-longa. È in questo luogo che Gaetano Bonomo, 53 anni, origini messinesi, un giorno ha incro-ciato il suo destino: e Claviere è diven-tato suo paese di adozione. Oggi gestisce la Casa alpina (o Chalet della luna), aper-ta nel 1930 come struttura destinata alle colonie Gil (Gioventù italiana del littorio), l’or-ganizzazione cre-

ata nel 1927 per la preparazione spirituale, sportiva e paramilitare dei giovani. Dimenticato nel do-poguerra, l’edificio fu riaperto nel 1981 e messo a norma un decen-nio dopo, grazie all’interessamen-to e ai contributi della regione Piemonte; nell’anno del Signore 2012, Casa alpina sta per compie-re una nuova svolta: l’ingresso in Anspi, come struttura deputata alle ferie o all’accoglimento di gruppi che vogliano trascorrere periodi di ritiro, di formazione o di approfondimento delle proprie tematiche. Ma quel che contrad-distingue la residenza, che ne fa quasi un unicum nel panorama nazionale, è la possibilità d’incro-ciare una clientela internaziona-le di grande interesse. Racconta Bonomo: «Febbraio è il periodo delle scuole francesi. Essendo, la nazione, divisa in quattro zone che turnano per le vacanze, qui arrivano studenti da ogni parte del Paese: in particolare, dalla re-gione parigina, ma non solo».A marzo, con le famiglie italiane che salgono per i weekend, arriva- no i belgi; sul finire del mese e ad aprile, ecco le scuole del compren-sorio londinese. «Disponiamo

di 130 letti - prosegue Bonomo - le vecchie camerate da 16 perso-ne sono state ridimensionate, per stare al passo coi tempi. Nella no-stra casa si assiste a un turn over continuo, ricco di stimoli e di pos-sibilità. Nella bella stagione orga-nizziamo passeggiate, tra il Mon-ginevro e lo Chaberton (cima delle Alte Alpi francesi, 3.131 metri: ndr). Da noi, soggiornano gruppi eterogenei: a luglio, per esempio, arriverà un’associazione che ha sviluppato il progetto ‘Mu-sica e montagna’, ma ospitiamo pure la casa famiglia di Genova, gli studenti del liceo Gioberti di Torino, i dipendenti della metro-politana di Parigi».Insomma, un mondo che si ritro-va a Claviere e che, dai prossimi mesi, entrerà in diretto contatto con Anspi. «Quel che mi preme sottolineare - conclude Bonomo - è la ricerca della qualità che abbiamo sviluppato sul vitto. Far mangiare bene le persone che soggiornano è vincente: si ricor-dano di te, e l’anno successivo ritornano».Per contatti: [email protected], cellulare 335 5457584.

s.db.

Lo spirito internazionale fa tappa in una casa dell'alta Val di Susa

Lo Chalet della luna di Claviere: l'edificio, in fase di progressivo restauro, appartiene alla regione Piemonte. In basso a sinistra, Gaetano Bonomo con un collaboratore

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aNSPI

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numero 2 marzo/aprile 2012 numero 2 marzo/aprile 2012

Prima si chiamava emer-genza educativa, ora si de-finisce sfida per la nuova

evangelizzazione. Cambiano le parole, non i termini della que-stione. Perciò monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto Norcia e responsabile della pasto-rale giovanile della Ceu (Confe-renza episcopale umbra), ha volu-to sottolineare che «siamo in una situazione di sfilacciamento della società italiana, che va ricompat-tata attraverso messaggi forti, sug-gerendo un progetto di vita che indichi come diventare grandi».L’ha fatto a Roma, il 15 marzo, durante la presentazione del corso di perfezionamento in progettazione, gestione e coordi-namento dell’oratorio, realizzato dalla facoltà di scienze della for-mazione dell’Università di Peru-gia in collaborazione con Anspi. Un’iniziativa che il presidente, don Vito Campanelli, non ha esi-tato a ricondurre a quel concetto di «educazione integrale della persona, che è tra i nostri princi-pi istitutivi».Non è infatti sufficiente offrire informazioni e abilità tecniche: «Fare educazione stradale, o sessuale - ha insistito don Cam-panelli - è buona cosa, ma l’edu-

cazione integrale tiene sempre al centro l’individuo, nella consa-pevolezza che deve essere ricom-posto in mente, cuore e spirito».Concetti ripresi dalla docente Floriana Falcinelli: «Quando abbiamo pensato al corso, ab-biamo condiviso questa idea di oratorio come luogo d’incontro e crescita della persona. Siamo convinti che l’azione educati-va non sia solo un fare le cose, seppur significative, se queste non sono sorrette da una consa-pevolezza pedagogica. Daremo quindi competenze didattiche e filosofiche, oltre che scientifiche, per integrare lo sfondo valoriale dell’educatore».Rifacendosi poi alle parole di monsignor Boccardo, Falcinelli ha concluso: «Educare non è fa-cile. La sfida cui è chiamato l’ora-torio, è di rispondere a molteplici esigenze assolutamente diversifi-cate, venendo incontro al disagio e proponendosi come presidio territoriale».Le ha fatto eco don Marco Mori, presidente del Foi (Forum degli oratori italiani): «Per far crescere i ragazzi, abbiamo bisogno d’un tessuto diversificato secondo i contesti. Pensiamo, ad esempio, ai luoghi ad alta concentrazione

criminale, dove il cortile è chiuso per bisogno di sicurezza. Vengo da una grande tradizione, quella lombarda, e sono contento che una regione in tal senso giovane possa fare da apripista a una nuo-va dimensione degli animatori».Una sfumatura, quella relativa alle tradizioni, che ha provocato la reazione di Marco Moschini, anch’egli docente nell’ateneo perugino: «È vero che la nostra è una piccola regione, ma ha sempre avuto particolare atten-zione a quel che pulsava nel cuo-re del Paese. La Chiesa, oggi, ci ricorda che il primo problema è quello della funzione educativa, non solo nel contesto ecclesiale. L’aver promosso questo corso, da parte della Ceu è segno di tale attenzione».Infine il preside di facoltà, Ro-mano Ugolini, ha messo in luce come «sia innegabile la portata sociale e la capacità aggregativa del mondo oratoriano. Il fatto dunque che Ceu e Anspi abbia-no pensato a un’università laica e pluralista per dare una dimen-sione accademica di alto profilo a chi opera negli oratori, è una no-vità di cui prendiamo atto e che ci fa piacere».

s.db.

Da sinistra, don Marco Mori, don Vito Campanelli, monsignor Renato Boccardo, Marco Moschini, Romano Ugolini, Floriana Falcinelli, durante la presentazione del corso, il 15 marzo, nella sala conferenze stampa di Montecitorio, a Roma

Presentato il corso per animatori dell'ateneo di Perugia

Cronaca

all'oratorioL'università apre le porte

Entra in vigore l’Imu (Im-posta municipale uni-ca), la nuova formula di

imposizione patrimoniale che dovrebbe interessare anche il mondo no-profit e i soggetti non commerciali in genere. Tra que-sti, anche la Chiesa, interessata per quella parte di immobili uti-lizzati non esclusivamente per fini istituzionali, ma anche per attività di carattere commercia-le, seppur marginale. L’annun-cio è giunto il 25 febbraio, con la duplice finalità sia di aumen-to del gettito, ma anche di fre-no alla procedura d’infrazione già avviata dalla Comunità Eu-ropea.In sostanza, con l’emendamento del Governo di conversione del decreto legge (24 gennaio 2012, n. 1), l’articolo 91 bis modifica la norma di legge, che preve-deva l’esenzione dall’Ici per gli immobili utilizzati dagli enti no-profit e dagli enti religiosi, escludendo dall’imposta 2012

solo gli immobili destinati esclu-sivamente allo svolgimento, con modalità non commerciali, di attività assistenziali, previden-ziali, sanitarie, didattiche, ricet-tive, culturali, ricreative e spor-tive, nonché delle altre attività di cui all’articolo 16, lettere a, della legge 20 maggio 1985, n. 222. Quindi è prevista l’esenzio-ne Imu per gli immobili in cui si svolge solo attività istituzionale e/o senza modalità commercia-li; continuano a essere esenti i fabbricati di proprietà della San-ta Sede elencati negli articoli da 13 a 16 del trattato 11 febbraio 1929 (il Concordato); l’abroga-zione della precedente norma che riguarda l’esenzione per gli immobili dove l’attività com-merciale non sia esclusiva, ma solo prevalente; l’esenzione limi-tata alla sola frazione di unità in cui si svolge l’attività di natura istituzionale e/o di culto; l’indi-viduazione d’un meccanismo di dichiarazione per l’individua-

zione del rapporto proporziona-le di porzione da assoggettare a tassazione nel caso di attività commerciali e istituzionali eser-citate nello stesso immobile che non ha una materiale identifica-zione delle diverse destinazioni d’uso (frazionamento catastale).Con un successivo passaggio, è stato inoltre chiarito che sarà prodotto dal Governo un prov-vedimento specifico per le scuo-le paritarie, al fine di esentarne gli immobili. L’attività paritaria rispetto a quella statale sarà va-lutata «positivamente se il ser-vizio effettivamente prestato è assimilabile a quello pubblico sotto il profilo dei programmi di studio e della rilevanza sociale, dell’accoglienza di alunni con disabilità e dell’applicazione della contrattazione collettiva del personale docente e non do-cente».In secondo luogo, per continua-re a essere esenti, occorre che il servizio scolastico «sia aperto a

Le nuove disposizioni in vigore già nel 2012esentati

Arriva l'Imu ecco gli immobili

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Cronaca aNSPIS e z i o n e a c u r a d i F r a n c e s c o U m b e r t o I o d i c e

al bene Così lo sport si fa educazione

L’interrogatorio, stavolta, l’ha subito lui. Lorenzo Stanco, 50 anni ad aprile, è

un agente di polizia urbana, nato a Udine ma trapiantato ad Avelli-no, dove vive con la moglie Ma-tilde e due figli: Lucia (20 anni) e Carmine (16). Ricopre la carica di presidente del comitato zonale ed è, soprattutto, responsabile na-zionale della pallavolo Anspi.Da quando è tesserato?«Dal 1991, l’anno in cui chie-se l’affiliazione il presidente del mio oratorio, don Luigi Di Blasi, parroco dal 1987 e ora affiancato dal carismatico don Vincenzo Giraldi. È stato pro-prio lui a indirizzare me e mol-ti altri all’Anspi, seguendoci e sostenendoci in tutte le attività in prima persona, con la saggez-za e la pacatezza che lo hanno sempre caratterizzato».

Parli del suo incarico…«Sono divenuto responsabile della commissione pallavolo nel 1999, il primo anno in cui la rassegna nazionale si è svolta a Bellaria».Di cosa si tratta, in pratica?«Faccio parte dello staff che or-ganizza gli eventi: curo i dettagli della disciplina alle feste d’estate, dove mi occupo di regolare i tor-nei, designare gli arbitri, redigere i calendari e seguire le squadre per qualsiasi problema».Racconti qualche aneddoto…«Nel 2008, a Bellaria, durante un incontro misto tra Puglia e Campania, un atleta della squa-dra salentina subì un infortunio e non poté continuare. Poiché la formazione era di soli sei elemen-ti, da regolamento la squadra era incompleta e quindi l’arbitro sa-rebbe stato costretto a dichiarare

una sconfitta a tavolino. A quel punto, un atleta campano chiese di poter giocare con gli avversari, perché dicevano di essere venuti per divertirsi e non per vincere.

Parla Lorenzo Stanco, responsabile nazionale pallavolo

Lo S

port

Era negli auspici e, a un anno e mezzo dal nuovo cor-so, la sezione sport diviene realtà. Nella pro-grammazione annuale Anspi, le discipline agonistiche

trovano sempre ampio spazio: si pensi al movimento che ruota attorno alle feste di primavera e d’estate, ma pure ai tanti tornei di cui vien data notizia. Serviva un contenito-re più coerente, rispetto alle informazioni sparse, e quasi casuali, che hanno caratterizzato i numeri precedenti. Ora, però, tocca ai circoli e ai comitati: il collegamento con la ri-vista, finora è stato piuttosto frammentato. Con l’eccezio-ne di alcune regioni (Campania, Puglia e Sicilia su tutte), i territori mostrano scarsa propensione a render note le pro-prie iniziative. Eppure, non può sfuggire come la vivacità e la ricchezza della vita associativa siano stimolate da una comunicazione più efficace. Sentirsi partecipi d’un proget-to significa anche questo: dialogare per crescere insieme.

Ma ancora non è chiaro che cosa accadrà ai bar

E per quanto riguarda i bar di oratori e circoli? Il ‘Sole 24 Ore’ del 25 febbraio ha

pubblicato un articolo in merito, tuttavia la domanda ancora irri-solta è: cosa s’intende per moda-lità non commerciali per poter così usufruire dell’esenzione? I bar dei circoli (diversamente da come indicato nel menzionato articolo) sono escludibili dalla presunzione di commercialità? Già in passato, alcune ammi-nistrazioni locali (Lucca, per fare un esempio) hanno con-testato e preteso il pagamento Ici dalle parrocchie per fra-zioni di immobili concessi in uso a circoli che gestivano un’attività di somministra-

zione di alimenti e bevande ai soli soci. Per risolvere la questio-ne, si potrebbe richiamare il crite-rio individuato nella circolare 26 gennaio 2009 n. 2, secondo cui un’attività è esercitata senza mo-dalità commerciali «allorquando

siano assenti gli elementi tipici dell’economia di mercato (qua-li il lucro soggettivo e la libera concorrenza), ma siano presenti le finalità di solidarietà sociale sottese alla norma di esenzione». Su tale questione vi sono peraltro autorevoli pareri contrastanti. È quindi auspicabile che, per chiarezza e semplicità applicati-va, non si lascino spazi a libere interpretazioni, ma che il mini-stero, oltre alle disposizioni per gli ambiti scolastici, emani una nuova circolare interpretativa che individui con chiarezza i casi relativi agli immobili in cui si svolgono le attività che possono godere del diritto di esenzione. Ancora una volta, però, sarà il po-tere amministrativo a determina-re la concreta portata applicativa di una disposizione che, per sua natura, avrebbe forse potuto es-sere meglio determinata in sede parlamentare.

al.cr.

tutti i cittadini alle stesse con-dizioni», e preveda norme non discriminatorie nella «selezione all'ingresso», come pure nella «esclusione correlata al rendi-mento scolastico».

Infine, le scuole parificate do-vranno dimostrare di avere un'organizzazione «tale da pre-servare senza alcun dubbio la finalità non lucrativa». Per questo occorre che gli «even-

tuali avanzi non rappresentino un profitto ma un sostegno di-rettamente correlato ed esclusi-vamente destinato alla gestione dell’attività didattica».

Alessandro Crespi

La nuova Imu ha sollevato dibattito ovunque. Il 17 febbraio, l'edizione reggiana del 'Resto del Carlino' se n'è occupata con un ampio servizio, concentrandosi proprio sulla questione dei bar

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numero 2 marzo/aprile 2012 numero 2 marzo/aprile 2012

Sport

Il 15 aprile si disputa la finale di corsa campestre

I Sassi di Matera faranno corona alla

carta d’identitàNome e cognome

Lorenzo StancoData di nascita

21 Aprile 1962Residenza

AvellinoRuolo responsabile nazionale pallavolo

Oratorio San Francesco d'Assisi

Ragazzi frequentanti 80

Animatori

10Anno di affilliazione

1990

Sentita la nostra commissione, l’arbitro accordò la richiesta e autorizzò la ripresa della partita».Può essere l’emblema dei valo-ri sportivi Anspi?

«È così. La pallavolo, come tutto lo sport della nostra associazione, educa innanzitutto, insegnando a divertirsi, e guarda al valore dell’amicizia, nel rispetto di se stessi, degli altri e delle regole. Quello, fu un vero esempio di sportività, che esalta il nostro slo-gan: sul campo non ci sono av-versari, ma compagni di gioco».E il traguardo 2012, qual è?«È auspicabile un aumento del numero delle squadre, sia a livello

locale che partecipanti alla festa d’estate. Mi rendo conto come, in questo momento storico, sia parti-colarmente difficile; tuttavia non demordo, perché sono convinto che se riusciamo a trasmettere i valori del nostro sport e, in par-ticolare, della pallavolo, circoli e oratori, spinti ciascuno dallo spi-rito di servizio, potrebbero reperi-re le risorse necessarie attraverso eventi collaterali».

Francesco Umberto Iodice

Va forte la divisione femminilema crescono le squadre misteLa pallavolo Anspi è rappre-

sentata per l’ottanta per cento circa dal settore fem-

minile e le categorie che vengo-no proposte, sia nella fase zonale, che regionale e nazionale, sono quelle di aspiranti, primavera, speranza, seniores e mista. Dif-fusa in dieci regioni, la disciplina coinvolge atleti dagli undici anni in su. Anspi cerca di avvicinare i ragazzi organizzando, dal livello locale a quello nazionale, incon-tri tra diverse regioni. Promuove

l’ospitalità e lo scambio tra gli oratori, anche perché non tutti i circoli possono disporre d’un campo di pallavolo.Le squadre che partecipano alla festa d’estate sono, di norma, una trentina, divise tra le varie categorie; questo numero tutta-via, rappresenta meno del dieci per cento del movimento. Fiore all’occhiello è la categoria mista, fortemente voluta dal coordina-tore nazionale dello sport, Rena-to Malangone, di cui rivendica

l’istituzione con orgoglio. Una categoria, questa, su cui Anspi ha fatto una scommessa e, data la crescita registrata di anno in anno, sia nel numero di adesioni che nell’entusiasmo, si potrebbe quasi dire che abbia vinto.La commissione pallavolo è inoltre impegnata affinché le manifestazioni non si riducano a semplici finali sportive, ma favo-riscano l’aggregazione e lo spirito della festa.

fu.io.

festaMatera sarà lo scenario

della 22ª Rassegna na-zionale di corsa cam-

pestre, dove si concentreranno atleti da ogni parte d’Italia nelle categorie Giovanissimi, Giova-ni e Adulti, per contendersi le finali in programma domenica 15 aprile. La Festa di primavera concluderà la manifestazione dopo le prime due fasi: zonali o provinciali, chiuse il 19 febbraio, e regionale, svoltasi fino all’11 marzo.Dalla prima edizione, che si svol-se a Paestum (Salerno) nel 1992, non mutano gli obiettivi dei re-sponsabili nazionali: «Lo scopo - spiega Renato Malangone, de-legato allo sport e ideatore della rassegna - è stato fin da allora di dare vita a una manifestazione che non fosse solo sportiva e for-mativa, ma pure un’occasione di promozione turistica. Insomma, una festa che coinvolga Anspi a 360 gradi».Così, se nel 1992 i partecipanti furono affascinati dalle mera-viglie dell’area archeologica di Paestum, non mancherà nel pro-gramma di quest’anno, sabato 14 aprile, una visita guidata ai Sassi di Matera, antica area d’insedia-

mento che, nel 1993, l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità, e alle chiese rupe-stri all’interno del Parco Murgia-no. «Perché Matera? È un’occa-sione- dice Luciano Domenico Diversi, consigliere con delega al turismo - per farla scoprire ai soci che non la conoscono. Il pro-gramma culturale è arricchito anche dall’attenzione all’enoga-stronomia del luogo. L’intenzio-ne, come sempre, è di incontrare le popolazioni sul territorio per creare amicizie, come avverrà alla cena del sabato, quando si potrà apprezzare il pane di Mate-ra col sottofondo musicale messo in scena da alcuni ragazzi».Lo scorso anno (1-3 aprile), sede della Festa di primavera fu Nova-ra: «È stato un grande successo - ricorda Cesare Stoppani, respon-sabile sport Piemonte - e devo ringraziare il nostro presidente, don Gian Mario Lanfranchini, ma soprattutto i ragazzi di San Martino, perché sono riusciti a centrare l’obbiettivo: organizza-re la manifestazione con le forze d’un oratorio, coinvolgendo una città in diversi momenti. Tra tut-ti, il più toccante è stato quello in ricordo del beato Giovanni Paolo

II in duomo, con la fiaccolata per le strade del centro. Faccio perciò i migliori auguri all’amico Enzo Fumarola e al comitato organiz-zatore della Puglia e Basilicata, perché anche questa edizione abbia lo stesso rilievo».Una delegazione novarese, ca-peggiata da Stoppani, sarà a Matera per la consegna del testi-mone, che avverrà nella serata di sabato alla presenza delle autori-tà locali.

fu.io.

Intanto gli arbitri vanno a 'scuola'Nel fine settimana del 5 e 6 maggio, è in programma un corso per animatori arbitri di calcio e pallavolo, che si terrà nell’agri-turismo San Carlo di Caprioli Pisciotta, a pochi chilometri da Palinuro (Salerno). L’organizzazione è curata dal comitato re-gionale Campania. Oltre a preparare sugli aggiornamenti dei regolamenti, norme di sicurezza e pronto soccorso, il fine del corso sarà di potenziare la funzione educativa. «Anspi sta investendo molto sulla formazione - afferma Re-nato Malangone - e in questa linea anche l’area sport, con la partecipazione dell’équipe di Oratorio 20.20, punta a svilup-pare nuove competenze per i nostri arbitri, che hanno poi una funzione di educatori e animatori. La nostra è una proposta pilota, che verrà portata presto in tutti i comitati».

fu.io.

Un'immagine della Festa di primavera organizzata a Novara l'1-3 aprile 2011

Sport

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AttivitàSport

Presieduta da don Giovanni Conti, il 25 febbraio a Mon-

tegrosso d’Asti si è svolta l’assem-blea del comitato zonale. Nel cor-so della mattinata, il consulente fiscale Alessandro Crespi ha illu-strato le più recenti normative in materia, nonché le procedure di adeguamento dei circoli. All’ap-puntamento, che si è svolto nel bocciodromo del circolo ‘Filippo Carretto’, affiliato dal 23 gennaio 1964, c’erano anche il presidente regionale, don Gian Mario Lan-franchini, e Margherita Dusi, della segreteria nazionale.

Asti

Torna, a inizio giugno, il festival della canzone ora-

toriana, organizzato dal circolo San Nicola di Toritto (Bari). Due anni di stop forzato, per le poche forze e competenze a disposizione, non hanno smor-zato la passione per la musica come linguaggio per parlare di-rettamente ai ragazzi. Negli oltre vent’anni di attività

inoltre, la manifestazione si è imposta come spazio libero di espressione per i tutti. Venti le canzoni inedite in gara, divise nelle categorie giovani e ra-gazzi. Coloro che vogliono in-viare un proprio testo, possono scaricare regolamento e scheda dal sito www.sannicolatoritto.it/anspi.

Angela Fariello

Bari

«S an Giovanni Bosco, con la sua vita e la sua

opera, ci insegna che siamo chiamati a farci carico della crescita sana dei nostri ragazzi e dei nostri giovani e ci spinge a usare tutti i mezzi, le miglio-ri energie e tutte le strutture a nostra disposizione per fare in modo che le nuove generazio-ni abbiamo educatori validi, veri maestri di vita, e ambienti sereni per condividere la gioia di vivere». È un passaggio del saluto che monsignor Pompi-lio Cristino, vicario generale dell’arcidiocesi di Benevento, ha indirizzato al comitato zo-nale il 31 gennaio. In occa-sione della festività, lo stesso comitato ha partecipato a una messa in onore del santo. «De-sidero, in questa occasione - prosegue monsignor Cristino

- rivolgere un messaggio di speranza a voi ragazzi e giova-ni dei nostri oratori: sappiate che voi siete importanti per la Chiesa e la società, che il fu-turo vi appartiene ma è impor-tante prepararvi con grande senso di responsabilità. Sappiate cogliere le proposte educative che vi vengono of-ferte; sappiate far tesoro del vi-vere insieme condividendo an-che la fatica del crescere. Non potete sprecare la vostra vita riducendovi al ruolo di consu-matori e spettatori di quanto avviene attorno a voi. Siete chiamati a diventare protagonisti nella società e nella Chiesa. Siete chiamati a trasmettere la gioia di vivere, quella gioia che vivete nei vo-stri oratori».

Rosario De Nigris

Benevento

Anche l'agonismo può essere un momento educativo

Il vero doping è la voglia di stare

«Nel solco della pre-senza dei catto-lici nella società

italiana e alla luce dell’alto magistero della Chiesa, ricono-sciamo nell’esperienza sportiva una grande risorsa educativa a dis¬posizione della persona umana e della collettività. Lo sport è un bene educativo di cui nessun ragazzo dovrebbe fare a meno (Pio XII). Milioni di ragazzi sono cresciuti e sono diventati adulti e bravi cittadi-ni giocando e praticando. Sap-piamo che sono possibili tanti modi di concepire, organizzare e vi¬vere la pratica sportiva».Così il Manifesto dello sport educativo, stilato con tutte le associazioni di ispirazione cri-stiana, convocate dall’apposito ufficio Cei (Conferenza episco-pale italiana) lo scorso autunno a Roma. Creato un Laboratorio di comunione, i diversi incon-tri hanno portato a condividere l’idea d’uno sport praticato con criteri educativi. Ne è nato que-sto documento, che vuol essere una comune dichiarazione, ma

anche base per ulteriori consensi nel mondo dello sport e dell’im-pegno educativo.Nella bozza, come Anspi abbia-mo contribuito nel mettere a fuo-co il concetto di oratorio come comunità educante, trovandoci in sintonia quando si affermava che con lo sport è possibile af-frontare la ‘sfida educativa’ solo se si agisce con intenzionalità. C’è stato ampio consenso. Con-dividiamo profondamente col presidente Csi (Centro sportivo italiano) la volontà di stringere un’alleanza, nell’interesse del bene dei ragazzi.Ci riconosciamo nelle parole dell’omelia per il giubileo del-lo sportivo del 2000 dal beato Giovanni Paolo II: «Grande importanza assume oggi la pra-tica sportiva, perché può favorire l’affermarsi nei giovani di valori importanti quali la lealtà, la per-severanza, l’amicizia, la condivi-sione, la solidarietà». L’intento è la promozione d’una cultura sportiva che restituisca, oltre alla funzione educativa e ri-creativa, anche la dignità cultu-

rale e civile; mettendo la persona al di sopra dell’organizzazione, dello spettacolo e dei trofei, investendo nella formazione permanente degli educatori. Questo affinché le nostre asso-ciazioni siano sollecitate a essere sempre più un’esperienza forma-tiva permanente e la comunità educante (famiglia, parrocchia, oratorio, scuola) sia protagonista nel trasformare gli spazi sportivi in luoghi sempre più accoglienti, di azione pedagogica, nonché di inclusione, integrazione e rela-zione, alternativi allo sfogo della violenza distruttiva. Uno sport non basato sull’arro-ganza dei ‘cattivi maestri’, l’ille-galità, l’uso di sostanze dopanti, che propone modelli e stili di vita centrati sull’egoismo, l’in-dividualismo e il consumismo, perché crediamo che «l’attivi-tà sportiva rientra tra i mezzi che concorrono allo sviluppo ar¬monico della persona e al suo perfezionamento morale», come affermò Benedetto XVI ai maestri di sci, nel 2010.

Vito Campanelli

insieme

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numero 2 marzo/aprile 2012 numero 2 marzo/aprile 2012

Il 12 febbraio, a Fazzano di Correggio (Reggio Emilia), si

è svolta l’assemblea zonale. Un appuntamento in cui i rappre-sentanti dei 90 circoli diocesa-ni si sono confrontati sul testo dello statuto zonale e hanno eletto i delegati per l’assemblea nazionale. La relazione è stata

svolta dal presidente, don Carlo Castellini, mentre il giornalista Gino Belli ha spiegato l’impor-tanza strategica della comu-nicazione come strumento di sviluppo e crescita dell’associa-zione, presentando il corso re-gionale per addetti stampa.

ma.ca.

Fumetto

Dieci minuti per racconta-re uno spaccato di Terra

di Lavoro, tra storia, folklore e danze popolari. È l’associazio-ne culturale ‘L’isola’ a parlare a Rai3. Il 6 marzo infatti, nella rubrica ‘Dieci minuti di…’, è andato in onda uno speciale su Caserta Vecchia e le sue tradi-zioni. ‘L’isola’ è nata nel 1996, ha raccontato il presidente, Ga-

etano D’Errico, per riscoprire le tradizioni attraverso la cultura popolare. Patrocinata da Anspi, si avvale di laboratori musicali, ha spie-gato poi l’etnomusicologo Nico Vescuso. Caserta non è solo la Reggia: il gruppo dei ‘Taranter-rae’ si esibisce con tarantelle e tammurriate.

Maria Cristina La Farina

Caserta 2

Reggio Emilia

Torino

Campania

Si sono svolti il 10 marzo, all’oratorio Santi Giorgio e

Giustina di Andezeno, i corsi regionali di antincendio, primo soccorso e rispetto delle norme igieniche, rivolti agli animato-ri dello zonale di Torino. Nella mattinata il presidente regiona-le, don Gian Mario Lanfranchi-ni, ha tenuto anche il consiglio direttivo dello stesso zonale.

Il 14 gennaio si è riunito il diret-tivo regionale della Campania.

L’assise si è svolta al palazzo ve-scovile di Ariano Irpino (Avelli-no). L’appuntamento, presieduto da don Valentino Picazio, è stato anche occasione d’incontro con alcuni rappresentanti del clero diocesano e il vescovo, monsi-gnor Giovanni D’Alise.

Attività

Caserta 1

È destinato anche a catechisti e educatori diocesani e par-

rocchiali, nonché ad animatori culturali e della comunicazione, insegnanti di religione, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, il corso sul Vangelo di Luca che animerà la XVI Settimana biblica naziona-le, programmata a Caserta il 2-6 luglio e organizzata dall’istituto superiore scienze religiose ‘San Pietro’ della diocesi. Relatori, Mat-teo Crimella, docente di esegesi

del Nuovo testamento allo studio teologico Pime (Pontificio istitu-to missioni estere) di Milano, e Giuseppe De Virgilio, docente di esegesi del Nuovo testamento alla Pontificia università della Santa Croce di Roma. Le iscrizioni si ri-cevono fino al 16 giugno. Agli in-segnanti partecipanti sarà rilascia-to un attestato valido per le scuole di ogni ordine e grado. Info: 0823 214546, oppure [email protected].

Page 13: Anspi Oratori E circoli Febbraio 2012

MATERA

POTENZA

Associazione TEMARA - Matera e Comitato Zonale - Potenza

Matera, 13 - 14 e 15 aprile

patrocinio:

FESTA DI PRIMAVERA 2012

Venerdì 13 Arrivo partecipanti

Sabato 14 Mattina Visita città di Matera ore 18.00 Borgo La Martella - incontro con le autorità ore 19.00 Borgo La Martella - Parrocchia S.Vincenzo De Paoli - Santa Messa ore 20.00 Incontro con la comunità locale

Domenica 15 ore 8.30 Borgo La Martella - preghiera dell’atleta ore 8.45 inizio gare ore 12.00 premiazioni

in collaborazione con:

Programma :

CORRI CON IL SORRISO

ConiComitato RegionaleLucano

Arcidiocesi di Matera - Irsina

COMUNE DI POTENZA

BASILICATA

22^ RASSEGNA NAZIONALE DI CORSA CAMPESTRE