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ANARCHICO I PRINGIPII ANARCHICI.
ii Congresso riunito a SaintImler dichiara : i° Che la distruzione di ogni potere politico è il
primo dovere del proletariato ;
a° Che ogni organizzazione d'un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungere a tale distruzione non può essere che un inganno di più e sarebhe così pericolosa pel proletariato come tutti i governi oggi esistenti.
3° Che, respingendo ogni compromesso per giungere al compimento della Rivoluzione sociale, i proletari di tutti i paesi devono stabilire, all' infuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell' az one rivoluzionaria.
I compagni rivenditori e abbonati in Isvizzera sono invi ta t i a effettuare i loro versamenti mediante chèque postale gratui to all'indirizzo
Il Risveglio, N° 1.4662, Ginevra. Per abbonamenti, rivendita, sottoscrizioni al
giornale o prò vit t ime politiche, i compagni chiedano dunque alla Posta un formulario di chèque e non di vaglia.
Fatiche giornalistiche Henry Béraud, corrispondente viaggiante del
Petit Pansien,, è ritornato la scorsa primavera a Roma con lo scopo confessato di cercare le possibilità di metlere un po' d'acqua nel vino della discordia italo francese; dico nel vino, poiché per Béraud, specialmente da parte dell 'Italia l 'attrito sarebbe il frutto di un'ubbriaca tura Hazionalistica, preesistente ma rinforzata dall'avvento al governo del fascismo, il quale, purtroppo dice lui, ha trovato esca negli errori della diplomazia francese e nel linguaggio sovente inconsiderato di certa stampa francese (leggi stampa nazionalista).
Béraud è certo uu amico, se non proprio una pedina di Briand ; come lui scivolato dalle cime del socialismo più o meno classista al servizio della democrazia possibilista, aperta anzi a tutte le possibilità di contorcimenti e r innegamenti . Ma qui il giornalista, ondeggiante fra l'antifascismo ed il fìlomussolinismo, sballottato dal timore delle conseguenze della dittatura e della libertà, non ci interessa che per spiegare certi suoi giudizi ed in quanto riflette la posizione mentale della casta al t imone dello Stato, diffidente del popolo francese e del fascismo italiano.
Della sua fatica giornalistica, il Béraud ha parlato ai lettori del « giornale a più forte tiratura del mondo » abbondantemente (venticinque articoli di due buone colonne con l ' immancabi le corredo fotografico) ed il suo lavoro possiamo dividerlo in due parti : quella riguardante la situazione italiana in sé e per sé stessa e l'altra determinante i rapporti francoitaliani. Nella prima parte specialmente ci dà il riflesso della sua posizione mentale.
Va da sé che la prima fatica romana del Béraud fu la visita al Truce, il quale gli concesse la più ampia libertà di indagine, fino al punto di autorizzarlo a d u n a visita alle isole dei confinati. Quale uso egli abbia potuto fare di questa concessa libertà è facilmente immaginabile , quando egli stesso afferma che « un giornalista straniero in Italia non ha bisogno di domandarsi s'esso è seguito », e lo prova raccontando come presentatosi per la visita a Mussolini, trovò impalato alla porta lo stesso poliziotto che lo aveva attentamente squadrato il giorno avanti, nell'ufficio in cui si era recato per domandarne l 'autorizzazione.
Da buon giornalista egli gironzola per le vie di Roma, interroga i passanti, incontra degli amici con cui intavola conversazione, la quale però non appena accenna di scivolare sulla situazione interna si arresta davanti alla resistenza degli interloquiti , che, girato lo sguardo e vista l'ombra misteriosa, ammiccando l'occhio prendon commiato. Ma la descrizione del viaggio all'isola di Lipari ritrae ancor meglio l'essenza vera della libertà esistente in Italia. Racconta il Béraud :
« Sul ponte deH'£Zrca(il vapore che lo conduce) due dozzine di passeggeri., Ognuno sonnecchia, ma qualcuno sembra dormire d'un sol occhio, mentre con l'altro mi sorveglia nascostamente ». Arrivato all'isola un signore, il direttore della colonia, salta sul bastimento, lo imprigiona fra le sue affettate cortesie, lo accompagna in porto presentandolo al capo della pubblica sicurezza ;
glio di
indi pranzo, degustazione dei vini più prelibati, brindisi , ecc. « Poi, inquadrato e a tamburo battente visita ai baraccamenti imbiancati e riordinati per l'occasione, poi corsa perle vie del paese ospitante i quattrocento confinati nel cui sguardo si rifletteva uno spaventoso (affreux) miscu
misetia e d'ironia ». Confessa Béraud : Non ne potevo più. Arrivammo all'ufficio della
direzione. — Signori, dico, desidero parlare a qualcuno di questi deportati. — Nulla di più facile, rispondono il direttore e i l capo della polizia e, rivolti ad uno sbirro : — Fate venire l'avvocato cha parla così bene il francese. L'avvocato arriva. Presentazioni. Egli guarda il capo della pubblica sicurezza, il giornalista parigino, le pareti bianche dell'ufficio di polizia sulle quali campeggia un ritratto del Duce... L'avvocato sorride, egli trova che la giornata è bella e che l'estate s'annuncia caldo. Egli mi domanda se ho fatto buon viaggio, poi riguarda ancora il ritratto del Duce, i mobili , i muri , l ' intervistatore francese, poi, sempre sorridendo, domanda di ritirarsi . . . — Non potrei (chiede Béraud) parlare a solo con lui ? —■ Vuole un sigaro ? interruppe il capo della polizia », e dopo una seconda domanda non meno infruttuosa Béraud commenta : « Mai, nel paese dove si sente e comprende tutto à perrfezioue trovai orecchie più dure. . . » Poco dopo, con un velocissimo motoscafo veniva dalle autorità ricondotto a Messina, imbarcato nel treno e, seguito dal l 'ombra . . . misteriosa, rispedito a Roma.. .
Sulla situazione interna dell 'Italia, Béraud ha detto qualche verità, a noi del resto nota, ma altresì delle sfrontate menzogne che lo serrano nella morsa della più stridente contraddizione. Da amici industriali eh'è riuscito ad avvicinare, eludendo la sorveglianza « del più perfstto congegno del regime » (la polizia), ha avuto conferma che la situazione finanziaria,industriale,ecc. è critica, prodotto dell 'errore del troppo alto tasso di rivalorizzazione della lira, errore che il Duce non vuole sentir nominare. Egli ha constatato come il regime si mantiene, ipotecando l 'Italia con prestiti onerosi e non impiegati in opere redditizie, ma di grandezza fittizia, denotante una specie di sicurezza che i più o meno prossimi sconvolgimenti daranno la. . . ricevuta ai creditori e ricchezza e possedimenti all'Italia imperialfascista.
La posizione del popolo rispetto al fascismo, Béraud la sintetizza nella nota pasquinata in cui entrato il Truce in incognito in un cinematografo e rimasto seduto quando tutti si alzano ad applaudire la sua immagino sullo schermo, provoca la gazzarra degli squadristi e l ' ingiunzione vivace del padrone della sala, il quale però, curvatosi, confessa all'orecchio del recalcitrante : « Signore, qui la pensiamo tutti come lei, ma ora, la prego, si alzi... »
Con ciò ed altro ancora, il giornalista tende evidentemente ad avvalorare la panzana mussoliniana del fascismo fenomeno tipicamente italiano, appropriato alla psicologia passiva e rassegnata del popolo, frutto di lunghi secoli d'ignoranza, di miseria e di servaggio ; menzogna smentita dal lungo stillicidio di lotte sanguinose sostenute dal proletariato italiano contro la collusione e la coalizione di tutti gli interessi e forze di conservazione e di reazione — monarchia e capitalismo agrarioindustriale, chiesa e militarismo — trincerali nell 'apparato statale fascista e favoriti nei loro disegni dagli errori e dai tradimenti dei pseudo rappreseutanti e condottieri del popolo stesso, con Mussolini capintesta.
Ma la superficialità e la sfrontatezza del Béraud varca i confini dell ' immaginabile, quando vuol far bevere ai suoi lettori che Mussolini è ancora oggi il segreto idolo degli elementi più spiccatamente rivoluzionari, i quali (non ridete) accoglierebbero le feroci condanne del Tribunale speciale, col sorriso sulle labbra, lanciando il
loro grido d'odio contro la borghesia che gli rubò — nientedimeno ! — il capo autorevole ed audace ed affermando la loro persuasione ch'egli, figlio del popolo, ritornerà a lui per condurlo a liberazione: superficialità e sfrontatezza spiccatamente giornalistica questa del Béraud, la quale trova la più incontrovertibile smentita nella situazione da lui stesso descritta.
Su quella parte di scritti che il Béraud dedica ai rapporti francoitaliani sorvoliamo, data la mancanza di spazio e l 'interesse minimo che hanno pernoi . Che le mire imperialiste su Nizza, la Savoia, la Corsica e la Tunisia, stamburate dal Tevere e da L'Impero, faccian parte del programma di annessioni fasciste è indubitato, anche se Mussolini in sede diplomatica lo nega ; ma non è men vero che la Francia con la spartizione del bottino di guerra ha fatto una specie d' indigestione che la mette in serio pericolo, stretta fra la Germania spogliata e 1" Italia affamata : da qui la necessità di ménager le due avversarie. Ma oggi la Francia preferisce venire a patti cou la Germania, eh'è il pericolo maggiore e che promette maggiori vantaggi attraverso lo sfruttamento combinato delle miniere del bacino renano, pur tenendo a bada il cane fascista con qualche briciola di ferro e carbone, con la consegna dei profughi ed uno stringimento periodico dei freni a quelli che non può consegnare.
Ma con ciò è dubbio ch'essa riesca a neutralizzare lo spirito di revanche del nazionalismo tedesco e ad evitare il cozzo che metterà nuovamente a sacco e fuoco 1' Europa e il mondo ; e noi osiamo sperare che quel giorno il proletariato, passando sul corpo di tutti gli imperialismi, abbattendo tutte le frontiere, distruggendo tutte le forme di sfruttamento e di schiavitù, creerà la possibilità pratica per la realizzazione delle nazioni unite d'Europa e del mondo.
Parigi, 12 ottobre 1929. Numitore.
Trinità criminale Questa trinità si è riunita in Roma l'altro giorno
ed i giornali ne danno l'annuncio in questa forma : « Ieri l'on. Mussolini e il re si sono recati al Vati
cano e hanno fatto una visita al papa. » Ecco i tre componenti la più terribile associazione
di malfattori che sentono il bisogno di trovarsi insieme per concertarsi sulle cose di Stato.
Questo, senza dubbio, è l'argomento che ha tenuti a segreto colloquio i tre famigerati assassini, due dei quali hanno per compito di assassinare la povera Italia e l'altro si vanta di avvelenare l'universo.
Un connubio più omogeneo non lo si poteva costituire. E ci voleva tutta la sapienza di Mussolini per renderlo realizzabile.
Noi, poi, ne constateremo i frutti e li constaterà anche il popolo d'Italia. Perchè è al popolo sopratutto che sono destinati gli amorosi provvedimenti che non avranno mancato di escogitare i componenti la bella trinità adunata. E se guardiamo al loro passato ci possiamo fare una idea delle intenzioni loro per l'avvenire.
À parte la questione denaro che il papa ha l'abitudiue di esigere, ma non quella di sborsare, neanche se si tratta divenire in soccorso di un compare della dimensione di Mussolini, il quale, a quanto pare, ha le finanze alquanto malandate, malgrado i ditirambi laudatori dei suoi turiferari, a parte ciò, ripeto, fra gli argomenti principali che possono aver richiamata l'attenzione della trinità è probabile che vi sia in prima linea la bella prospettiva di una guerra, la quale può risolvere tanti problemi che si parano dinanzi al dittatore.
C'è il problema miseria che diventa ogni giorno più terribile per l'estensione che prende ; c'è il problema fallimenti che per quanto si faccia per tenerli nascosti al paese, trascinano privati, commercio, industria, finanze nel baratro della disperazione ; c'è il problema fiducia che si è trasformata in canzona
6 IL RISVEGLIO
tura per il governo e le rispettive gerarchie insaziabili, tanto che è venuto meno ogni rispetto per le istituzioni, e ci sono molti altri problemi complessi o semplici la cui soluzione fa girare la testa e a Mussolini e ai sotto Mussolini, e se non si trova una via d'uscita, il guaio sarà formidabile e irreparabile.
— Santità, esclama Vittorino, scongiurate il pericolo che minaccia noi, e che per ripercussione, potrebbe rovesciarsi sulla santa nostra fede.
— Dilettissimo figlio, risponde il Santo Padre, se non lo puoi tu e il tuo degno ministro, che ha a sua e tua disposizione cannoni, soldati, sbirri, e spie e tribunali e giudici, io non p >sso garantirti che le mie preghiere abbiano la potenza voluta per cambiar faccia alle cose.
E allora ? Allora si constata che solo la forza ha voce in capitolo.
— Io ho la forza spirituale, dice Pio XI, ma dopo le crociate questa forza non ha fatto che deperire.
— È vero, dice Mussolini, se non fosse così, io lancerei oggi stesso il grido di guerra a tutta la cristianità, la quale mi seguirebbe sulla via della gloria, e allora sarebbe la forza delle armi.
— Armiamoci e partite 1 — E voi partirete ed io resterò, soggiunge Musso
lini, a raccogliere tutti gli allori che ci procureranno le vittorie.
— Sì, ma intanto noi non abbiamo ancora stabilito cosa faremo, osserva il piccolo monarca.
— Faremo ciò che la divina provvidenza ci detterà, come abbiam fatto finora, risponde il ministro.
— bravo, figlio mio I interrompe il Santo Padre. — E se le prigioni, conclude Mussolini, sono po
che ne faremo fare delle altre e resteranno a testimoniare, ai posteri, il nostro amore per la Patria. Opere cospicue del regime 1 LUX.
Un programma? Ci sono t a lun i tra no i s e m p r e in t i m o r e
pe r la loro preziosa i n d i v i d u a l i t à . Non è s e m p l i c e m e n t e u n o t t i m o s e n t i m e n t o di dig n i t à pe r sona le , u n b i sogno l eg i t t imo d' ind i p e n d e n z a da obb l igh i servi l i , ma u n a specie d ' i n f a tuaz ione che ta loro d i m e n t i c a r e la necessità d ' a iu t i , di cons ig l i , d 'accordi rec ip roc i , l ' insufficienza in mol t i casi di sforzi isolati che ne i m p o n e dei col le t t ivi , il bisog n o d ' un p i ano pres tabi l i to di lavoro per q u a n t o s e m p r e suscet t ib i le di modi f iche in corso d 'esecuzione . Si no t i che nella vita ord i n a r i a ne acce t t ano quas i tu t te le i m p o s i z ioni c o m e il c o m u n e dei mor t a l i , m a il loro sp i r i to di r ibe l l ione si manifes ta con la mas s i m a veemenza o con inf ini te caute le n o n a p p e n a si t ra t t i di coopera re tra c o m p a g n i .
D i c i a m o sub i to che n o n fu il caso di Eli seo Reclus, il qua l e ade r ì alla p r i m a In te r naz iona le , fu m e m b r o della società segreta d i Bakun i i i , si a r r u o l ò tra i d i fensor i della C o m u n e e tu t to lascia c redere che , se n o n forse i n t e r a m e n t e , a l m e n o nel le sue g r a n d i l inee , a p p r o v a v a la concez ione d e l l ' a n a r c h i a di K r o p o t k i n . Max Nett lau c o n c h i u d e n o n d i m e n o u n a sua v o l u m i n o s a e bella b iogra fia di Eliseo Reclus con ques to g iud iz io :
Era il più libero degli anarchici che si possa immaginare... L'anarchia era per Reclus, come l'aveva scritto fin dal i85i, lapià alta espressione dell'ordine, e non voleva nò porre dei limiti a quell'anarchia, né fare come molti altri che credono in buona fede di ridurla ad un programma, preoccupandosi per meglio servirne la causa di precisarla e di darle un carattere pratico. Reclus apparteneva al numero di quelle nature capaci di vedere ben lontano, come Voltaire, Diderot, Lessing, Goethe, e non di quelle che, in ragione dell'intensità del loro sentimento, restringono il loro campo d'azione, come Rousseau, Schiller, e, secondo la mia convinzione, anche Kropotkin.
E v i d e n t e m e n t e Reclus n o n è u n u o m o che si possa s t ima re col m e t r o o r d i n a r i o . E' davve ro u n a g r a n d e i n d i v i d u a l i t à , capace da sola di g r a n d i cose. Ma con tu t to ques to , pe r la sua opera scientifica h a d o v u t o dars i u n p r o g r a m m a , t racc iar le dei l imi t i , sceg l ie rs i dei co l l abora to r i , p r o v v e d e r n e i mezzi . Non si è messo a l avora re a casaccio , ma avrà cercato di tu t to p r e d i s p o r r e , p rec i sa re e r e n d e r e p r a t i co . L 'opera infinita che stava ne l suo cervel lo si è così t rovata r ido t ta ne l la real izzazione, m a ch i pense rà a fargl iene r i m p r o v e r o ?
Noi n o n c o m p r e n d i a m o u n ' i d e a a m m i r a bi le q u a n t o p i ù m a n c a di p rec i s ione e q u a n t o
m e n o è p ra t i ca . La p rec i s ione sarà a p p r o s s ima t iva , la p ra t i ca t r o p p o in r a p p o r t o col p resen te ; ma i n t a n t o è per no i n o n solo bene m a essenziale fissarle. Così si fa i n tu t t i i r a m i del lo scibi le , n o n per esc ludere , ma per da r e u n a base a m a g g i o r i perfezionam e n t i . D ic iamo di p iù . Nulla i n s o m m a è p iù i r r i t an t e di non mai t rovare u n a conc lus io ne per l 'oggi . C o m p r e n d i a m o che i g r a n d i spir i t i n o n h a n n o b i sogno di u n a l inea di condo t t a , ma c o m e c h i a m a r e a noi la massa o s e m p l i c e m e n t e u n a m i n o r a n z a , senza scopi e mezzi ben defini t i , senza u n p r o g r a m m a ?
Si a g g i u n g a che il pens ie ro per d i v e n t a r e az ione , b i sogna che si t ras formi p r i m a in s e n t i m e n t o . La più g ius ta r if lessione se ci lascia indi f ferent i , n o n è cioè sentita, n o n ci appass iona , fa di noi degli spe t ta tor i pass ivi , n o n dei r ibel l i a t t iv i .
Reclus cer to cons ig l ia di s a lvagua rda re g e l o s a m e n t e la p rop r i a i n d i v i d u a l i t à , ag g i u n g e n d o p e r ò ( l e t t t r a del A d i c e m b r e 1901):
Ma se rifiutate ogni padrone, penetratevi del maggior rispetto per ogni uomo convinto e vivendo la vostra vita, lasciate ogni compagno vivere la propria.
Se tu vuoi gettarti nella mischia e sacrificarti, difendendo gli umili, i doveri, gli oppressi, alla buon'ora, amico mio, va e muori nobilmente I
Se tu vuoi lavorare lentamente e pazientemente alla preparazione d'un avvenire migliore, benissimo ; compi la tua opera, dedicandovi tutti i momenti della tua vita generosa !
Se tu vuoi oprare per l'insegnamento, perla solidarietà costante degli sforzi con gli infelici, perfettamente ; sia la tua esistenza come una luce che risplenda durante molti anni.
Così l ' i n d i v i d u a l i s m o di Reclus è fatto sop r a t u t t o di r i spe t to pe r le i n d i v i d u a l i t à a l t r u i , n o n d'al tezzoso sprezzo pel m o n d o i n t e r o . La sua posiz ione m e n t a l e p u ò essere que l la di chi spazia nei secoli al d i sop ra delle miser ie u m a n e , ma chi in ques te mi serie è p i o m b a t o , vi deve cercare senza tar da re dei r i m e d i o m a g a r i dei s empl i c i pall ia t ivi . Non è del resto r e s t r inge re il p r o p r i o c a m p o d 'az ione , che di scegl iere u n a funzione pa r t i co la re , essendo m a t e r i a l m e n t e i m possibi le di assolver le tu t t e .
Malatesta, con la sua a m m i r a b i l e s e m p l i cita h a scr i t to :
Non si tratta di prescrivere la linea da seguire ai posteri, i quali profitteranno degli sforzi e delle espe rienze nostre e faranno, c'è da sperarlo, molto meglio di quello che sapremmo far noi. Si tratta di quello che dobbiamo e dovremmo far noi, se non vogliamo lasciare il monopolio dell'azione pratica ad altri, che indirizzerebbero il movimento verso orizzonti opposti ai nostri. Quindi necessità di studii e di preparazione per poter realizzare il più possibile della nostre idee a mano a mano che si opera la demolizione.
Questo, almeno, per chi pensa come me che l'anarchia sia una cosa da fare, e non semplicemente da sognare.
Q u a n d o si t ra t ta di far v ivere conc re t a m e n t e u n ' i d e a e n o n s e m p l i c e m e n t e d 'esaltarla in as t ra t to , si deve concep i r e u n p ro g r a m m a d ' a t tuaz ione , p r ec i s a rne i mezzi , p r evede rne i l i m i t i , da rg l i u n cara t te re p ra t ico, i n r a p p o r t o cioè colle necessi tà e pos s ibi l i tà del m o m e n t o .
E' il p u n t o di vis ta che così r i bad iva a n c h e F ranc i sco Fe r re r :
Anzitutto, ogni operaio deve evitare la vergogna di non saper che rispondere al borghese che gli domandasse : « Cosa farebbero i lavoratori all'indomani del trionfo dello sciopero generale? » ; poscia bisogna che il lavoratore abbia un criterio determinante di un'azione comune per opporsi alla reazione che tentassero i privilegiati, favoriti da un prestigio non ancora scomparso, dagli avanzi del servilismo proletario, dall'esitazione dei dubbiosi, dalla testardaggine di coloro che seguono vecchi usi e dalla forza dell'abitudine, il tutto accresciuto dai difetti iniziali, dalle divisioni settarie, dalle mire degli ambiziosi, dalla passione e dall'intelligenza morte del neutri.
Spaziare neg l i inf ini t i c a m p i de l l ' i dea l e è bene , m a per finire d o b b i a m o p u r d i re al la g e n t e q u e l che v o g l i a m o e c o m e lo c red ia m o possibi le , d o n d e il t an to depreca to p r o g r a m m a , che sta s e m p l i c e m e n t e a p r o v a r e c o m e si c reda già vi tale l ' ana rch i a . F u g g i r e o g n i p rec i s ione e p ra t i ca pe r p a u r a di d i m i n u i r e e r e s t r i n g e r e l ' ana rch i a è c o m e i l n o n voler m a i c o m i n c i a r e u n edifìcio p e r c h è
p r i m a di g i u n g e r e a tetto da rà l ' i m p r e s s i o n e di q u a l c h e cosa di m o n c o , d ' i n c o m p l e t o , ed a n c h e u n a volta t e r m i n a t o , ne l f rat tempo si sarà t rova to c o m e c o s t r u i r n e u n o mig l i o r e . Così che col pre tes to d 'aspe t ta re inde f in i t amente a fare opera perfel ta, no i la s c e r e m m o , a n c h e d o p o a b b a t t u t a , r i c o s t r u i r e s e m p r e la vecchia e s inis t ra m o l e de l l ' au to r i t à .
Cose svizzere BANDIERA ROSSA.
Il Tribunale federale, chiamato a pronunciarsi sul decreto del Governo clericale e fascista del Cantone di Friburgo, che proibisce l'esposizione in pubblico della bandiera rossa e la distribuzione di stampati sovversivi, in seguito ad un ricorso del Partito socialista, ha approvato il suddetto decreto con qualche restrizione che praticamente non avrà nessun valore.
Tutti i Governi cantonali, e ben inteso anche quello federale, potranno, non appena lo credano utile, dichiarare una manifestazione sediziosa, proibire di portarvi la bandiera rossa, sequestrare la stampa contraria a loro, senza contare l'altre provocazioni e violenze cui non mancheranno certo di ricorrere. Il ricorso socialista non avrà così servito che a dare la più alta consacrazione ad un brutale abuso di potere.
La bandiera rossa proibita in repubblica, mentre sventolava già liberamente anche in monarchia ! E si badi bene che sarebbe errore il dire : — Bandiera più, bandiera meno ! — perchè in realtà la cosa venendo accettata passivamente dall 'opinione pubblica, il popolo « sovrano » aggiunge a tante altre abdicazioni una nuova ! Gli aspiranti dittatori non hanno che a continuare. Alle volte non è affatto fuor di luogo farsi del cattivo sangue anche per dei cenci rossi, pejchè l'atto di mettersi la propria bandiera in tasca può avere le più disastrose conseguenze.
I SIGNORI FASCISTI. La gente del littorio ha per sua massima di
regime che solo la propaganda governativa è legittima, ogni altra è intollerabile. In Isvizzera, bene 0 male, si ha ancora un sistema democratico, quindi dovrebbero considerarvi come illegittima la loro dottrina che ne è la negazione.
Il ragionamento dei cittadini svizzeri non fa una grinza : « A noi, se ci recassimo in Italia, non verrebbe concesso di manifestare per le nostre idee, sia pure con un semplice distintivo, e si noti che noi si manifesterebbe insomma per la libertà di tutti . Voi qui in Isvizzera pretendete far uso d'un diritto che condannate in casa vostra e manifestate per un regime di bastone, d'olio di ricino e d'ogni peggiore infamia. Usate di un diritto per sopprimerlo e quindi fato opera di tradimento. Sarebbe inaudito che noi vi sopportassimo, ammettendo con una disparità di trattamento un privilegio per voi e non reagendo contro una propaganda così impopolare che nessun svizzero osa farla apertamente. »
Avviene così che in parecchie località si hanno incidenti tra antifascisti svizzeri e fascisti italiani, i quali ul t imi dovrebbero ben dirsi che neppure col motivo di musica, di sport o d'altro in Italia non vorrebbero tollerate manifestazioni pubbliche di partiti democratici elvetici. E allora qui non possono invocare una libertà che si vantano d'avere assassinata e pretendere che noi si assista indifferenti all'apologia di tale delitto. Nessuna tregua ai liberticidi.
IL DIRITTO DEI POVERI. È per definizione un povero diritto che il di
ritto dei poveri. A Ginevra consiste in un prele-vameuto del i5 per cento sulle entrate di tutti gli spettacoli pubblici. E malgrado dei forfaits scandalosamente vantaggiosi pei cinematografi più importanti ed altri . . . alleggerimenti, di cui vogliamo appunto parlare, forniva una somma di settecento mila franchi annui . Gli agenti di polizia, incaricati della riscossione, s'erano intesi, se non proprio tutti per rubare, per chiudere un occhio e magari due su chi pel suo genere dispendioso di vita doveva certamente trovare mezzi illeciti. La cosa durava da anni, e un ingenuo cittadino che a\ èva osato manifestare dei dubbi in proposito, si era visto condannare per diffamazione. Ma ul t imamente l'agente ladro, che apparteneva anche alla famigerata polizia dei costumi, essendosi divorziato per sposare una delle più note prostitute della città, di scandalo in scandalo fu preso con la mano nel sacco.
Si noti che a capo del Dipartimento di polizia
IL RISVEGLIO 7
sta un fascistofìlo, amicone del Console italiano, Turre t t in i , che si era fatto eleggere appunto da un'Unione di Difesa economica, col programma preciso di controllare severamente tutta l 'amministrazione dello Stato. E mai gli abusi, per non dir peggio, si erano rilevati maggiori 1
Poveri poveri finché saranno amministrat i dai ricchi ! E non avranno compreso che a redimersi i miseri devono avere la fortuna dei superbi.
Ut redeat miseris habeat fortuna superbis ! aveva scritto in lesta del suo giornale Giampaolo Marat.
Principe ereditario S p e r i a m o che {'eredità, già s e r i a m e n t e
c o m p r o m e s s a , abbia i n t e r a m e n t e a svan i re pe r Savoia U m b e r t o , n o m e di cat t ivo a u g u
r i o . Gioli t t i aveva già osservato m e l a n c o n i
c a m e n t e che la m a g g i o r par ie del l ' E u r o p a n o n era più m o n a r c h i c a , ed a r i pa r a r e a t a n t o cro l lo , n o n basta c e r t a m e n t e la gro t
tesca neo dinas t i a dei Zogù, creata da Mus
so l in i in Alban ia . Il re fascista cadrà certa
m e n t e col fasc ismo, ed a l l ' e rede , se riesce a met te r s i in salvo al m o m e n t o della bufera , r e s t e r a n n o i m i l i o n i p r u d e n t e m e n t e deposi
ta t i in b a n c h e estere, ma la corona sarà de
finitivamente spar i ta nel fango e n e l s a u g u e . I n t a n t o , si t rova già male alle p r i m e p r o
ve . L'odio con t ro il suo casato si è dif
fuso in tu t to il m o n d o , e recatosi a cercar mogl i e a Bruxe l les , vi è stato accol to da u n colpo di r ivol te l la a n d a t o a vuo to , l o n t a n a eco della scar ica con cui il suo d e g n o p a d r e h a lasciato f u l m i n a r e W l a d i m i r o Gor t an .
Al gene roso vend ica to re della l iber tà i ta
l i ana , al g iov ine F e r d i n a n d o De Rosa, pen
s i a m o con u n a dolorosa stret ta al cuo re , co
m e ad u n ' a l t r a nob i l e v i t t ima della d u r a bat tag l ia che ci dovrà c o n d u r r e alla vi t to r ia .
Tra u o m i n i m a t u r i si u s a oggi l agnars i del la n u o v a g i o v e n t ù . . . spor t i s ta . Ma il seme degl i eroi n o n pare i n t e r a m e n t e p e r d u t o , e d ' a l t r o n d e , sovente è bastato u n brusco avve
n i m e n t o per r i c h i a m a r e al la realtà i mol t i che p a r e v a n o i g n o r a r l a . Il sacrificio di De Rosa n o n è stato vano ; il p r o b l e m a della l ibe raz ione dal fascismo è posto u n a volta di p i ù in faccia al m o n d o . Agire ha s e m p r e l 'al to significato di spe ra re , sopra tu t to q u a n
d o l 'azione n o n p u ò con t a r e in u n r i su l t a to i m m e d i a t o , m a è in tesa so l t an to ad affrettar
lo . La Nemesi s tor ica n o n è p u r essa cada
vere c o m e la Liber tà ; la sua m a n o p u ò fai l i re a n c o r a , m a c o m e sent i r s i o r a m i s icur i al saper la in m a r c i a ?
P r i n c i p e p i ù p r i n c i p e m e n o , poco i m p o r
ta ; l 'essenziale è che la lot ta sia c o m i n c i a t a e prosegua c o n t r o il p r i n c i p a t o .
* * * Prima che ricevessimo notizia dell'attentato
ci era giunta dal Belgio la seguente corrispon
denza : Fino a questo momento non si ha ancora nessuna
notizia sulla sorte che il governo belga riserva al compagno carissimo Angelo Bartolomei, sempre rinchiuso netle carceri belghe, in attesa d'essere liberato oppure consegnato ai boia della terza Repubblica, per essere, nella migliore delle ipotesi, condannato ai lavori forzati a vita.
Nessuna notizia dico — ma sopratutto nessuna notizia buona nei riguardi del compagno nostro — che ci possa lasciare intravvedere un esito favorevole alla sua causa, malgrado tutte le ragioni di precedenti storici, che s'attagliano benissimo all'uccisione della spia fascista prete Caravadossi in quel di Jceuf, fatto circondato da elementi che gli danno un carattere prettamente politico. In base alla costituzione belga stessa, l'estradizione del compagno nostro si trova esclusa senza contestazione possibile e non è che col deliberato proposito di violare la legge che il ministro competente può ritenere l'ipotesi contraria, per rendere un servizio di più al fascismo, col consegnare Angelo Bartolomei alla vendetta sicura dei giudici fascistizzati di Nancy.
Infatti, se così non fosse, per qual motivo il nostro intrepido compagno dovrebbe essere, dopo sei mesi dall'aver scontata la condanna inflittagli per il porto d'armi abusivo, tuttora trattenuto in prigione? Ma per il ministro Janson, non si tratta tanto di sapere se l'atto del Bartolomei sia passibile d'estradizione, quanto di trovar modo di colpire ad ogni costo l'anarchico dalle fiere dichiarazioni durante il processo di Liegi per porto d'arme proibita. Si può
pensare a qualche cosa di più equivoco di questo diversivo ?
Però Janson si sbaglia se, abbandonando il fatto specifico per cui Bartolomei è reclamato dalla Francia, impugnasse qualche frase delle sue dichiarazioni, che del resto non cambiano proprio nulla di nulla al carattere essenzialmente politico del fatto imputatogli. La difesa non si trova disarmata e neppure vien fiaccata quella parte d'opinione pubblica che si preoccupa del caso Bartolomei, vedendo violato per lui quel diritto d'asilo tanto manomesso da anni nel Belgio per tutti i rifugiati politici.
11 diversivo di Janson dimostra chiaramente che per estradare Bartolomei, i fatti non permettendolo, si cerca il pretesto d'idee cui si nega la natura politica. Però, da quanto risulta dalle nuove che si hanno finora, pare si esiti a sfidare l'opinione pubblica, in certa parte favorevole al compagno nostro, In quale non mancherebbe di giudicare severamente il gesto filofascista di un ministro anche se liberale. Con un governo a tendenze nettamente reazionarie è difficile purtroppo, in conclusione, sperare in bene.
♦ Intanto continua nei principali centri la campa
gna di agitazione per il diritto d'asilo in favore di tutti i perseguitati di tutte le tirannie. Dal canto suo il governo del prete Jaspar, amico del fu Caravadossi senza dubbio, continua a lanciare i propri lanzichinecchi alle calcagnedei fuorusciti e degli antifascisti, rendendo loro la vita addirittura impossibile.
In queste ultime settimane abbiamo dovuto registrare espulsioni di compagni nostri a Seraing, Athus, Anversa e Bruxelles. E' cosi che si applica il diritto d'asilo tradizionalmente nel Belgio : ora poi, il governo belga non vuole mica lasciarsela fare da quello repubblicano francese nel prostrarsi servilmente ai piedi del fascismo assassino.
Due fatti sono da far rimarcare a coloro sopratutto che in Italia prima, contando sulla realtà delle cosidette libertà democratiche, si trovarono inermi di fronte alla violenza fascista, ed ora all'estero propendono ancor troppo a lasciar credere a una democrazìa quasi sempre inesistente.
A Liegi, i nerocamiciati passeggiano spavaldamente provocando operai belgi e stranieri, e pochi giorni fa passarono pure a vie di fatto contro un lavoratore che, ingenuamente, credeva il Belgio terra in cui lo squadrismo non regnasse ancora.
Il malcapitato, oltre alle brutalità fasciste subite, si vide arrestato dalla sbirraglia democratica, mentre i suoi aggressori se n'andavano indisturbati.
A Seraing pure si è avuto qualche cosa di simile. Un abbrutito mussoliniano, che perii solito eroi
smo dei dieci contro uno. non fa pompa della cimice, ma si contenta del distintivo di ex combattente, viene invitato a togliersi quell'emblema di barbarie. Risponde con sguaiate minacele, ma gli viene strappato lo stesso. Ricorre alla poliziottaglia, che si fa in quattro per soddisfarlo e. grazie allo zelo degli sbirri del socialista Merlot, si può contare fin d'ora sovra un'espulsione in 48 ore ed un processo in corso per il più banale degli incidenti.
Ma la democrazia è pur sempre una bella cosa. Liegi, 23 ottobre 1929 EGI.
Vladimir Gortan Diamo, tradotto dal giornale serbo Politika. i7
racconto della tragedia di Pola. Certo la Jugoslavia vede pure tragedie simili, ma ciò non menoma affatto l'infamia del fascismo. Nato dal terrorismo, sente di non poter durare che col terrorismo stesso. Agli antifascisti il comprenderlo e prepararsi in conseguenza. Al primo successo ottenuto da ogni parte sorgeranno, vittime di ieri, gli alleati per la grande opera di liberazione.
Fiume (Susak), 19 ottobre. Il giornale locale La nostra concordia dà le se
guenii informazioni sulle ult ime ore di Gortan : Ieri è arrivato a Susak un fuoruscito d'Italia,
che ha seguito tutte le fasi del famoso processo di Pola ed ha avuto inoltre modo di conoscere da fonte sicura come avvenne l'esecuzione del nartire Vladimir Gortan. Narra :
Ho assistito alla lettura della sentenza al processo di Pola e si sapeva già prima nei corridoi del Tribunale quali ne sarebbero i termini . Anche i condannati lo sapevano e lo presentivano. Ecco perchè la sentenza non li ha stupiti . Solo il giovane Ladavetz, di 17 anni, credeva che in ragione della sua età e della sua evidente innocenza avrebbe una lieve condanna. E lui solo, udendola condanna a trent 'anni di lavori forzati, si è messo a piangere come un fanciullo ed ha gridato, stringendo le barre della gabbia in cui si trovava rinchiuso coi suoi compagni : « Lasciatemi tornare a casa, io non sono colpevole. » Gli altri condannati hanno accettato con calma e quasi con disprezzo la loro condanna. Vladimir Gortan, udendo la sua condanna alla fucilazione nella schiena, è impallidito appena, stringendo i pugni , e dopo alcuni istanti ha levato la testa, guardando apaticamente il Tribunale, gli avvocati e i giornalisti.
Letta la sentenza ai condannati , i quattro alla pena di treut 'anui di lavori forzati, furono condotti via prima, poscia Vladimir Gortan venne rinchiuso in una cella a parie. Al momento della lettura della sentenza e dell 'uscita dei condannati c'era un grande spiegament di forze poliziesche.
Appena nella sua cella, Vladimir Gortan si è coricato sul pagliericcio ed è rimasto così immobile un certo tempo, senza tradire in nulla i suoi sentimenti . Il comunicato di certi giornali italiani che pretende che Gortan ha pianto dopo la lettura della sentenza, e si è inginocchiato davanti ad un brigadiere dei carabinieri, è assoluiamente falso.
Dopo essere rimasto alcun tempo in silenzio steso sul suo pagliericcio, Gortan ha pregato il guardiano di far chiamare il suo difensore, l'avvocato Tcherljenitz, col quale fu quindi deciso di ricorrere ingrazia . E' quanto venne fatto, ma com'è noto, il comandante del corpo d'armata di Trieste rifiutò di trasmettere al re il ricorso. Ben inteso, questo risultato negativo non venae comunicato al Gortan e non gli si disse pure quando sarebbe fucilato fino all 'ult imo momeneo. Però dubitava lui stesso del successo del suo ricorso ; sapeva d'essere la vittima designata dell'esempio che si voleva dare, e si preparava a morire .
Tutta la notte vegliò. Si erano messe a sua disposizione delle sigarette e del cognac. Fumò, e prima dell'aurora fece domandare un prete.
Secondo le disposizioni precedenti, Gortan avrebbe dovuto essere fucilato sul poste, dove si ebbe l'attacco del 2A marzo e dove Tuchtan era caduto mortalmente ferito. Ma all 'ult imo momento vi si rinunciò. Parve troppo rischio alle autorità italiane di condurre Gortan da Pola a Pazin, benché la 60" legione fascista fosse mobilitata. Ecco perchè dal comando del corpo di Trieste venne l 'ordine di fucilare Gorlan nei dintorni immediati di Pola, presso al cimitelo, sul campo d'esercizi militari .
All'alba Gortan vi fu trasferito. C'era una fossa scavata e a fianco stava una sedia, su cui fu legato il condannato, con la faccia rivolta verso la fossa. E' in questa posizione che lo trovarono gli esecutori e gli spettatori della fucilazione. Naturalmente tutto il campo militare era circondato da numerosi distaccamenti di sentinelle.
Sul luogo dell'esecuzione, a parte i personaggi ufficiali furono ammessi soltanto alcuni giornalisti che avevano una permissione speciale. Legato sulla sedia, Gortan era immobile e non guardava né a destra né a sinistra, ma fissava la fossa vuota dinanzi a lui. nella penombra del giorno nascente. Verso le 5 1/2 arriva un distaccamento di sei militi , comandato da un ufficiale con la sciabola sguainata. Regna un silenzio mortale. Gli ultimi ordini vengono impart i t i con una precipitazione nervosa. Soffiava un vento freddo mattinale, che faceva fremere tutti i presenti. Da terra si levava una leggera nebbia, traverso alla quale si scorgeva il viso immobile del condannato legato alla sua sedia. Muto e guidato dal suo ufficiale, il distaccamento s'avvicina a dieci passi dietro la schiena di Gortan. L'ufficiale esita un istante, poi alza risolutamente la sua sciabola. A. quel segnale i militi levarono i loro fucili e li puntarono verso il martire. Particolare interessante, dietro il distaccamento stavano due carabinieri, distinti tiratori, che dovevano eventualmente dare il colpo di grazia alla vittima. Si dubitava forse dell 'obbedienza del distaccamento ?
L'ufficiale tenne alcuni istanti la sciabola levata, poi l'abbassò subitamente e la scarica micidiale dei sei moschetti risuonò nel mattino nascente. Durante la cerimonia aveva regnato un silenzio completo, e quasi un senso d'abbattimento.
Quando l'ufficiale aveva levata la sua sciabola, il respiro era venuto a mancare alla maggior parte dei funzionari e giornalisti presenti ; parecchi si coprirono il viso con le mani 0 si voltarono per non vedere quello spettacolo.
Il cadavere di Vladimir Gortan s'incurva. II medico constata la morte. Poscia il prete s'avvicina e fa il segno della croce sul viso del morto . Lo si copre con un drappo funebre. Dopo u n certo tempo, il corpo del fucilato nella schiena fu messo nella fossa.
Nel suo numero della vigilia, Politika aveva già pubblicato queste dolorose riflessioni :
Il governo fascista si è affrettato, senza neppure lasciar trascorrere 24 ore dalla lettura della sentenza, a fucilare Vladimir Gortan, pr ima che la coscienza dell 'Europa, sempre lenta a com
IL RISVEGLIO
muoversi , avesse tempo di svegliarsi e di fare intervenire le forze morali dell 'umanità. Il potere esecutivo fascista non ha voluto aspettare che il mondo civile veda troppo chiaramente che si trattava d'un vero assassinio del Tribunale speciale. Ha voluto prevenire i passi tentati da più ' parti presso la Società deile Nazioni, il Papa, la Lega femminile italiana, togliendo loro il tempo di produrre i propri effetti, come pure l'agitazione fascista internazionale di protesta in favore delle nuove vittime del regime fascista. Le autorità avevano già prima deciso di versare il sangue, non già nell ' interesse della giustizia, ma perchè lo ritenevano utile. In realtà, il Presidente della Corte marziale di Pola pronunciò la sua sentenza sulle disgraziate vittime prima della seduta del Tribunale. 1 fascisti si sono affrettali a compiere la loro opera e a renderla irreparabile.
Questa rapido esecuzione tradisce la debolezza fascista. Essa dimostra chiaramente il timore che quella sentenza non avrebbe potuto affron tare la critica del mondo e avrebbe dovuto venir modificata sotto la sua forte pressione. Il che vuol dire che i fascisti stessi sentono la gravità del loro atto e l ' ingiustizia della loro sentenza ; ma partigiani della politica per cui il fine giusii-fìcai mezzi, non hanno voluto indietreggiare. La giustizia non avrebbe menomamente sofferto da un rinvio dell'esecuzione. Se Vladimir Gortan fosse stato veramente un delinquente e lo si fosse provato (ciò che durante il processo non ha mai potuto essere fatto) la pesante mano della giustizia aveva sempre tempo d'abbattersi su lui. Ma l'infelice Gortan, di cui non è stato provato nessun crimine, era già condannato prima. Ecco perchè il dibattimento davanti al Tribunale, condotto con una rapidità cinematografica, in base ad una procedura sommaria, non è stato che una semplice formalità. Non un teste è venuto ad affermare che Gortan aveva ucciso uii fascista, delitto di cui era accusato. Certi testi hanno anzi smentite le informazioni fasciste, secondo cui alle elezioni plebiscitarie diGostanovo ci sarebbe stata un'agitazione antifascista.
Qualcuno guasto la festa Fu l ' i l lusione che « u n uomo possa da solo,
con un solo gesto, salvare un paese », come pretende Pietro Neuui in un suo articolo su Le Soir, quella che armò il cuore e la destra di Ferdinando De Rosa ? No. È costui abbastanza intelligente per non aver concepita un'idiozia simile, che è stata sempre attribuita agli autori di azioni individuali da coloro che, come i socialisti, sono attaccati, specie al l ' indomani di un attentato, alla formula : nessuna azione violenta individuale.
Il De Rosa ha attentato al principe ereditario non con la superbia di Bruto, non con la disperazione dello stanco, non con la sfiducia nell'azione rivoluzionaria di popolo. L'atto suo risponde alla situazione. È l'espressione intera, come coscienza del fine e come rivolta morale di una tendenza : quella di coloro che vedono con chiari occhi la misera realtà di un fuoruscitismo imbelle, che si sdraia nell'attesa del miracolo, che s'inebetisce nelle bizantinerie e nelle polemicuc-ce personali, che continua una critica impastata di minutaglie e di pettegolezzi nonché di catastrofiche profezie economiciste. Dare un lievito di entusiasmo, dare esempio di audacia e di spirito di sacrificio, scuotere l'accidia, riscattare la vergogna di questi anni persi : ecco la missione che s 'è data il De Rosa. Egli, ilare come un fanciul lo, non aveva pose di eroe e di martire. Serviva l ' Idea con letizia e soltanto lo corrucciava la meschina schermaglia degli omuncoli . Di fronte alla povertà era sereno come un signore dirazza, di fronte al carcere oalla morte era sereno come un cristiano dei primi secoli. Alla notizia che grande parte della sua fortuna era andata dispersa, decise subito di darsi al lavoro manuale, senza un rammarico. Alla vigilia di partire per un viaggio clandestino in Italia rinfrescava con le sue risate la preoccupazione degli amici. In situazioni pericolose, il sorriso non spariva dalle sue labbra e dai suoi occhi. Anche ora, ora che è nella solitudine di una cella di faccia ad una sorte terribile, chi lo conosce non può avere per lui una pietà di compassione, ma soltanto la profonda fraternità di chi avrebbe voluto vivere la nobile tragedia e di chi vorrebbe come lui esser pronto a morire.
Quella fede primaverile eppure non ingenua, quell 'entusiasmo ardente eppure non esaltato, quell 'eroismo profondo e appunto perchè profondo umano sono rimasti fra di noi, che lo amavamo e ancor più lo amiamo oggi.
Non era di quelli che cercano comode poltrone ; di quelli che fanno i cospiratori con le prudenze e le pretese dei capi ; di quelli che esauriscono il proprio rivoluzionarismo nelle assemblee ; di quelli che posano alla Jacopo Hortis ; di quelli che credono di essere utili al mondo perchè hanno qualche ideuccia in testa e qualche virtuosità pennaiola. Quante volte l 'abbiamo udito ridere, parlando dei burocrati e dei generali, lui che la povertà non spaventava, che di demagogia non era capace, che amava essere un soldato semplice e di prima liuea. Malcontento dei capi, pur ne sapeva vederne le qualità, riconoscerne le specifiche importanza e funzione ; e disprezzava coloro che giustificano il loro far niente con l'incapacità o la viltà dei dirigenti.
Pensava, giustamente, che la lotta antifascista non può essere soltanto cartacea, ma riconosceva la funzione della stampa.
Giovanissimo, entrato di recente nelle file socialiste, aveva coscienza delle vaste lacune della propria coltura politica, e cercava colmarle. Convinto della funzione innovatrice che i giovani hanno nel proprio partito, av-eva coscienza, chiara in pochissimi giovani, dei doveri che la pretesa di sostituzione direttiva comporta. Sbozzatosi ideologicamente nell 'ambiente di Rivoluzione liberale, amico ed ammiratore di Piero Gobetti, aveva avvertito l'iusufficeuza politica di quel movimento necessariamente eclettico, più cenobio di intelligenze, più vivaio di cultura che campo di lotta politica e sociale. Ed aveva aderito al Partito Socialista Massimalista. Più che il programma, lo attirava la possibilità di prendere contatto con la massa, di entrare nella lotta. Infatti, eccolo assumersi il peso ed il rischio di iniziative di stampa clandestina. Eccolo partecipare a convegni operai clandestini ed a promuoverli.
Lontano dal populismo sentimentaloide ; rifuggente dagli schemi dottrinari ; inadatto, per onestà di spirito e rettitudine mentale, a farsi uomo politico: ecco De Rosa, a Parigi, in lotta con lo meschinerie, le manovrette, gli Ipse d'.xit del proprio partito, dal quale stava sempre più allontanandosi.
Più volle ebbe a constatare che esiste una concentrazione ideologica e spirituale fra i giovani dei vari partiti , e avrebbe dato gran parte della propria attività alla formazione di quel « qualche cosa di nuovo » che vedeva profilarsi nelle luDghe discussioni, nelle quali la giovialità sbarazzina spariva talvolta per rivelare una testa capace di ragionare per proprio conto : qualità rarissima.
Un'intelligenza inaridita, una cultura arrestata. Una vita spezzata, stavo per scrivere. Ma mi ripugna il pensarlo. Non può esser vano questo sacrificio ! Ho bisogno di esser certo che giungerà la luce di altre audacie a rischiarare la notte e che ai lampi solitari seguirà la tempesta. Se non fosse così, la tragedia di Bruxelles si risolverebbe in un suicidio di protesta.
Di protesta contro il fascismo/ ma anche di protesta contro l'antifascismo imbelle, quello che ripugna alla violenza ed aspetta la « bella notizia », come quello che esulta od esalta con la lingua o con la penna, senza sentire che è compito di ognuno, oggi, porsi quel problema di coscienza che condusse a Bruxelles Ferdinando De Rosa. c BERNERI.
Comunicati P e r L O T T A U M A N A .
I redattori principali della LOTTA UMANA, sbalzati di terra in terra da volontà persecutrici. forse multiple, nia i cui fili fan cerio C8pi> all'Avenue de Villars, si sono ritrovati al di là dell'oceano, scarsi di mezzi, forse ancora inseguiti dall'odio della muta abbietta, ma sempre saldi di fede e pieni di volontà di lottare e vincere per le nostre idee. Essi ci dicono che souo pronti a riprendere da là l'opera qui dovuta interrompere ; ci domandano di metterli nella possibilità di farlo e di congiungere al loro il nostro sforzo. Anche se questo, qualitativamente, non potrà essere lo sforzo occorrente, ma solo quello delle nostre limitate capacità e del nostro buon volere, è ciò che intendiamo appunto di fare.
II giornale riprenderà dunque — anche eventual mente con altro nome e salvo imprevisti impedimenti — quia Parigi le pubblicazioni regolari, a partire dal primo dicembre p v., a cura del Gomitato provvisorio perii riallacciamento delle forze comuniste anarchiche, proseguendo sulle linee programmatiche e tattiche dell'Unione Anarchica Italiana, e speriamo rigiungerà egualmente gradito ai compagni e lettori.
Ognuno dunque, concorde col programma e con lo sforzo nostro, ci dia la sua solidarietà morale e finanziaria. Tutti all'opera I
Parigi, i5 ottobre 1929. Il Comitato provvisorio.
Pro vittime politiche R i c o r d i a m o s e m p r e !e v i t t i m e p o l i t i c h e
e p r e p a r a n d o l ' o ra di d e m o l i r e t u t t e le c a r c e r i , d i a m o il n o s t r o obo lo ai r e c l u s i e alle l o r o f a m i g l i e .
In cassa Fr. 33o 60 Berna : fra compratori del Risveglio 3 — Ginevra : C. G. so — Zurigo: Circolo Mazziniano aoo —
Totale Fr~ 553 60 Il beneficio detto della festa data a ZURIGO, il 13
ottobre scorso, fu di 4oo franchi, divisi per metà tra la nostra Gassa prò vittime politiche ed il Gomitalo prò figli dei carcerati politici d'Itelia.
Ecco i numeri vincenti della lotteria : 99") — 656 — 1376 — 1090 — 637.
Per l'ingrandimento del giornale Somma precedente Fr. 6a4 45
Basilea : Gruppo libertario 3o — Berna: Bonetti 5, Bianchi Fortunato a 7 — Biasca : Zoldan 3, Vanza 2, Savini a 6 — Ginevra: Groupe des anonymes 100 —
Vincenzo 6, C. G. 5 io — Marsiglia: a mezzo Brigliano Luca (a5) 5 o5 Npedham, Mass. : Ilario Bettolo io 35 Neuchàtel : L. G. 5 — Zurigo: Unbekannt io, Volpi 1 11 —
Totale Fr. 808 85
Spedire sottoscrizioni individuali ed importo di liste, mediante chèque postale, all'indirizzo :
Il Risveglio, 1.4662, Ginevra.
lì caso Peretti I compagni e lettori avranno.g ià visto nei
quotidiani la relazione della visita fatta dal cancelliere della Legazione svizzera a Roma al Peretti. Ora uà giornale notoriamente fascista La Suisse di Ginevra, abbreviata a modo suo la relazione ufficiale, vi aggiunge che la p r o c e d u r a del T r i b u n a l e s p e c i a l e p r e v e d e b e n s ì il d i r i t t o di d i f e sa , m a l ' a v v o c a t o è d e s i g n a t o d 'ufficio d a l l ' a u t o r i t à c o m p e t e n t e . E s a r à e v i d e n t e m e n t e , a g g i u n g i a m o n o i , u n a s u a c r e a t u r a , c o m p l i c e d e l l ' i n f a m i a p r e m e d i t a t a c o n t r o P e r e t t i .
Dove va a finire la famosa GIUSTIZIA SEVERA MA PALESE di cui Mussolini s'è vantato? E' nel mistero che si continua a torturare e si vuol condannare un cittadino svizzero.
E' l'ora per tutti gli uomini di cuore di levare più che mai alta la loro protesta.
B ILAN — B I L A N C I O R e c e t t e s — E n t r a t e
VENTE — VENDITA Vente conférences 55.5o, Bellinzona, B. a, Bern,
Bianchi ad.20, Biasca, Vanza 8, Clermont Ferrand, Frare(5o)io.i5. Flémalle Grande, Mattart( 170)34.30, Locamo, Lucchini o, Montana Vermala 1.30, Paris, Tosca ao.3o, St. Gallen, Sesso 3o, Seraing, Egi (i45) 31, Wien, Ramus 7.60, Winterthur, Martinelli i5. Zurich, Marks io.5o. Total a3g 65 ABONNEMENTS — ABBONAMENTI
Bellinzona, Chila 7, Biasca, Rodoni 5, Bienne, J. Denzler i5, Lod. Bernasconi 10, Brooklyn, N. Y., A. Borghi 5.i5, Genève, A Guenin 5, R.Guenin 5. Lausanne, R. 30, R. P. 5, Minnsio, Lucchini io, Oerlikon, Battistella Paolo 5, Schaffhausen, Marcolli 0, Schò-nenwerd, Ambrosi Palmarino 30. Total 117 i5 SOUSCRIPTIONS — SOTTOSCRIZIONI
Annemasse : Croce, Vaglio (10), Fusinghelli, N. N. (5), Todeschini, Magoga (4). Conte (7) 9.10, Bern. Perucchi 1, Grignoli s, dopo conferenza 8.70, Pozzi Carlo 1, Cagnes, Morra (5) 1, Evtan : Raspolini, Gen-tilini (io). Gigi (6) 5.3o, Genève, Syndicat autonome M. et M. ao. Groupe du Réveil i.4o, St. Gallen, lista 11 fra compagni a mezzo Sesso So, Zurich, B. B. 1.
Total 80 55 Total des recettes au 39 octobre
D é p e n s e s .— U s c i t e Déficit du numéro précédent Journal n° 783 Frais de poste Machine à adresses (acompte)
Total des dépenses
437
585 390 9a 135 1093
35
70
a5
95 Déficit 655 60
Indirizzo : I l Bisveglio, rue des Savoises, 6, Ginevra (Svizzera).
Imprimerie, 23, rue des Bains.