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Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche, Studi Orientali Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali – ISO Corso di Laurea Triennale in Lingue e Civiltà Orientali Cattedra di Religioni e Filosofie dell’Asia Orientale ANALISI PRELIMINARE DELLE INFLUENZE ETICO-RELIGIOSE GIAPPONESI SUL CODICE DELLA “YAKUZA” Relatrice Candidato Prof.ssa Donatella Rossi Mauro Piccillo Matricola n° 1143220 Anno Accademico 2010/2011

Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

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Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche, Studi Orientali

Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali – ISO

Corso di Laurea Triennale in Lingue e Civiltà Orientali

Cattedra di Religioni e Filosofie dell’Asia Orientale

ANALISI PRELIMINARE DELLE INFLUENZE ETICO-RELIGIOSE

GIAPPONESI SUL CODICE DELLA “YAKUZA” Relatrice Candidato Prof.ssa Donatella Rossi Mauro Piccillo Matricola n° 1143220

Anno Accademico 2010/2011

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INDICE

INTRODUZIONE ............................................................................................................... 1

STORIA E ORIGINI DELLA YAKUZA ....................................................................... 3

IL RAPPORTO TRA SHINTŌ E YAKUZA ................................................................. 9

IL BUSHIDŌ NELLA YAKUZA ................................................................................... 14

L’USO DEGLI IREZUMI NELLA YAKUZA ............................................................ 20

CONCLUSIONI ................................................................................................................ 27

GLOSSARIO ..................................................................................................................... 29

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................... 34

SITOGRAFIA.................................................................................................................... 35

LISTA DELLE ILLUSTRAZIONI ................................................................................ 36

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INTRODUZIONE

Il termine “yakuza” ヤクザ deriva dalle letture della serie di numeri 8 – 9 – 3. Tale serie

era il peggior punteggio possibile totalizzabile nelle partite del gioco di carte detto

hanafuda 花札. Il termine yakuza veniva utilizzato tra i gruppi di organizzatori di giochi

d’azzardo per indicare qualcosa di inutile, e successivamente, cominciò a essere riferito

agli organizzatori stessi, implicando che il loro ruolo nella società fosse inutile.

Quando si nomina la parola “yakuza”, per esprimere sia l’interezza della criminalità

organizzata giapponese, che un membro di tale comunità, emergono comunemente due

differenti, ma correlate, concezioni. Una è quella più occidentale, che intende per

“yakuza” l’esotica criminalità organizzata giapponese, caratterizzata da tatuaggi,

mignoli tagliati, e comunemente accettata nella società nipponica. L’altra è

un’immagine più romantica, che vede tali organizzazioni quasi come eredi morali della

nobiltà guerriera, patrioti che si rifanno ai valori etici tradizionali del Giappone.1 Questa

concezione si può riassumere con l’espressione:

Samurai in business suits.2

Questa immagine “romantica” è stata diffusa anche grazie al filone cinematografico

giapponese chiamato “Yakuza Eiga” ヤクザ映画 , ovvero film sulla yakuza che,

presentando una tale immagine del mondo criminale, ha ovviamente ricevuto appoggio

e approvazione da parte della yakuza stessa, in quanto tali pellicole rappresentano

solitamente la mafia giapponese come un gruppo di persone strettamente legate a un

codice morale ben definito, erede di ciò che rappresentava il Bushidō 武士度 per i

samurai 侍.

Il presente studio, illustrato in questa tesi, intende richiamare gli elementi di codici etici

e di religione che possono essere ritrovati in qualche forma, a volte con alcune

variazioni nel codice di condotta o nello stile di vita dei membri della yakuza. A questo

proposito il primo capitolo della tesi è dedicato alla storia della yakuza, cercandone le

possibili origini nel periodo Tokugawa 徳川 (1603 – 1868) con gli hatamoto-yakko 旗

本奴 (servi dello shōgun 諸軍) e i machi-yakko 町奴 (servi della città). Il secondo

1 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, YAKUZA: Japan’s Criminal Underworld, University of California Press, Berkeley and Los Angeles, California, 2003, p. xviii. 2 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. xviii.

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capitolo si focalizza sugli elementi della religione Shintō 神道 presenti in più aspetti

nell’ambiente yakuza, mettendo ad esempio a confronto la cerimonia del matrimonio

secondo la religione Shintō con la cerimonia d’ingresso di nuovi membri in un clan. Il

terzo capitolo tratta di come il Bushidō 武士道, il codice morale dei samurai, abbia

influenzato la struttura stessa dei sindacati della criminalità organizzata Giapponese.

Infine, l’ultimo capitolo analizza la simbologia presente negli irezumi 入れ墨, i tatuaggi

eseguiti secondo il metodo tradizionale giapponese, di alcuni membri della criminalità

organizzata giapponese, attraverso le opere della fotografa Sandi Fellman, tratte dal suo

libro The Japanese Tattoo.3

3 Cfr. Sandi FELLMAN, The Japanese Tattoo, Abbeville Press Publishers, Hong Kong, 1986.

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STORIA E ORIGINI DELLA YAKUZA

Per cercare l’origine della yakuza è necessario risalire al periodo Tokugawa 徳川 (1603

– 1868), con l’emergere dei kabuki-mono 傾奇者 o hatamoto-yakko 旗本奴. Il termine

kabuki-mono deriva dal verbo kabuku か ぶ く che significa “uscire fuori

dall’ordinario, deviare”, e serviva a indicare samurai 侍 che, con l’avvento della

burocratizzazione che caratterizzò il periodo Tokugawa, si ritrovarono nella situazione

già comune ai rōnin 浪人, i samurai senza padrone. I kabuki-mono erano anche indicati

come hatamoto-yakko che, tradotto liberamente, vorrebbe dire “servi dello shōgun”4

(letteralmente hata 旗, bandiera, moto 本, vera, yakko 奴, servo, perciò “Servo della

vera bandiera). L’essere rōnin in un periodo di relativa pace, come fu quello Tokugawa,

portò coloro che non riuscirono ad adattarsi al nuovo sistema burocratico e mercantile a

riunirsi in gruppi di banditi che attuavano scorrerie nelle città e nei paesi, ed erano

caratterizzati, oltre che da un aspetto stravagante, anche da abitudini crudeli, quali lo

tsuji-giri 辻斬り, ovvero l’uccisione di un passante per provare la lama di una spada

nuova.

Sebbene questi criminali, servi dello shōgun, possano apparire come i precursori della

criminalità organizzata giapponese odierna, gli appartenenti alla yakuza di oggi, volendo

porsi come criminali onorevoli, preferiscono identificarsi con i machi-yakko 町奴 ,

servitori della città. I machi-yakko erano giovani cittadini che si riunirono in gruppi per

respingere gli attacchi sempre più frequenti degli hatamoto-yakko. Come i clan odierni,

kabuki-mono e machi-yakko erano soliti dedicarsi al gioco d’azzardo e sviluppare al loro

interno legami molto stretti, simili a quelli che oggi legano i membri delle famiglie

yakuza. 5 Non è documentato un legame certo tra la mafia giapponese e uno dei due

gruppi yakko, in quanto entrambi scomparvero verso la fine del XVII secolo, sotto le

pressioni dello shogunato.

La yakuza odierna, nonostante l’origine incerta dai menzionati gruppi yakko, viene fatta

risalire a due gruppi di criminalità organizzata ben distinti, che ebbero origine verso la

metà del diciottesimo secolo: i tekiya 的屋 e i bakuto 博徒. Sebbene entrambi fossero

composti principalmente dallo stesso genere di persone (senza tetto, delinquenti,

4 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 4. 5 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 5.

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disadattati), esercitavano su aree di interesse così distinte che potevano coesistere sullo

stesso territorio senza entrare in conflitto tra loro. Ancora oggi la polizia cataloga i

gruppi yakuza secondo queste due derivazioni.

I tekiya erano mercanti itineranti giapponesi che, viaggiando attraverso il paese,

montavano i loro banchi ai mercati e ai festival. La loro mercanzia era conosciuta per la

bassa qualità e i loro metodi di vendita erano ingannevoli e coercitivi. Questi gruppi di

mercanti, però, erano dediti al contrario dei bakuto, ad attività principalmente legali.

Essendo itineranti, tendevano ad attirare nei loro ranghi criminali in fuga e, con il

passare del tempo, cominciarono a partecipare ad attività illecite, quali racket e guerre

tra bande. Ai tekiya si deve il sistema di organizzazione interna della yakuza di oyabun-

kobun di derivazione feudale (che sarà approfondito nel terzo capitolo), poiché nel

periodo tra il 1735 e il 1740 le autorità feudali aumentarono notevolmente il potere dei

capi di questi gruppi, riconoscendone lo status. Il governo conferì ad alcuni oyabun il

titolo di “supervisore”, concedendo loro la dignità di “un soprannome e due spade”,

simbolo di uno status simile a quello dei samurai.6

I bakuto erano invece gang fondate sul gioco d’azzardo, un’usanza che costituirà la

tradizione centrale della yakuza. I primi gruppi di bakuto furono fondati da ufficiali del

governo che, essendo responsabili di progetti di costruzione sotto l’amministrazione

Tokugawa, organizzarono delle bische per attirare gli operai, in modo da rientrare in

possesso dei soldi con cui questi ultimi erano stipendiati. Sempre ai bakuto si deve il

rituale detto yubitsume 指つめ cioè il taglio del dito, e il termine yakuza stesso. I luoghi

in cui operavano erano le strade più importanti del Giappone feudale. Ad esempio, nella

Tōkaidō 東海道, la strada che collegava Kyōto e Tōkyō, erano presenti, nella prima

metà del diciannovesimo secolo, cinquantatre postazioni bakuto. Anche un altro segno

di riconoscimento della yakuza, il tatuaggio, prese piede con i bakuto. Il tatuaggio

imposto ai criminali nacque come segno di riconoscimento. In principio prevedeva un

segno intorno al braccio per ogni crimine commesso, ma con il tempo si andò a

evolvere con disegni intricati, fino a divenire veri e propri dipinti di divinità e leggende

tanto che il governo Tokugawa provò a proibire la pratica del tatuaggio. Gradualmente,

le aree di interesse di questi gruppi cominciarono ad ampliarsi, arrivando fino allo

strozzinaggio. Con i bakuto nacque il genere letterario matatabi-mono 股旅物, le storie

dei bakuto erranti. Questo genere letterario racconta di esponenti della yakuza che,

6 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 11.

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viaggiando e chiedendo appoggio agli oyabun nei paesi in cui arrivano, sviluppano

verso questi ultimi i concetti di giri, senso del dovere, lealtà, e ninjō, solidarietà verso i

più deboli e svantaggiati, caratteristiche queste presenti nel Bushidō. È proprio

l’accostarsi a questi sentimenti che consente ai membri yakuza di ottenere una

condizione e uno stato socialmente accettato, dimostrando di poter combinare

compassione e gentilezza con le abilità marziali.7

Nello stilare una storia della yakuza, è necessario parlare di Shimizu no Jirochō 清水の

次郎長, senz’altro il gangster più famoso del Giappone. Shimizu no Jirochō nacque il

giorno di Capodanno del 1820 nel porto di Shimizu. A causa di una superstizione

riguardante la nascita dei bambini nel giorno di capodanno, venne dato in adozione a un

parente ricco. A sedici anni ereditò la società del padre adottivo, ma a vent’anni,

annoiato dal suo lavoro, abbandonò la moglie e la ditta per viaggiare per i successivi tre

anni. Una volta tornato al proprio paese d’origine, costituì la sua gang di stile bakuto,

con la quale arrivò a controllare, all’apice del suo potere, otto stazioni lungo la Tōkaidō,

dal fiume Fuji nei pressi di Tōkyō al fiume Ōi verso Kyōto. Nel tratto di strada da lui

controllato, Jirochō rappresentava la legge al posto della polizia Tokugawa, che spesso

era violenta e corrotta. Verso la fine dello shogunato, quando arrivò il momento di

scegliere tra i Tokugawa o l’imperatore, Jirochō si schierò dalla parte del tennō, in

quanto imperatore divino delle Isole Giapponesi. Così facendo, all’alba della

Restaurazione Meiji, tutti i suoi crimini vennero perdonati, e Jirochō, divenuto

un’importante personalità nella sua società, promosse lo sviluppo dell’agricoltura, della

pesca, e della città. Egli iniziò persino una delle prime scuole di Inglese del Giappone, e

aprì un penitenziario. Alla sua morte, avvenuta nel 1893 all’età di 73 anni, venne

seppellito in un tempio del luogo, ancora visitato da migliaia di persone. Kaplan nel suo

libro sulla yakuza già citato, sostiene:

It is said that at the foot of Mount Fuji there stands still another monument to the

old outlaw, a Shintō shrine dedicated to Jirochō, built by farmers who work the

land he once reclaimed.8

Dopo il modello portato da Shimizu no Jirochō, la yakuza cambiò radicalmente poichè,

con la Restaurazione Meiji, la polizia intensificò i controlli che obbligarono i bakuto a

nascondersi sempre più nei centri urbani, e costrinse molti boss a iniziare commerci

7 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 17. 8 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 19.

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legittimi come facciata per i loro racket. I tekiya incontrarono meno problemi, operando

su fronti più legali, ma ad ogni modo fu chiaro a tutti che non sarebbe stato più possibile

continuare ad agire come era stato fatto fino ad allora. Entrambi i gruppi, per evitare

problemi da parte del governo decisero di avvicinarlo, dando vita al periodo delle

società ultranazionaliste e dei kuromaku 黒幕 (kuro 黒, nero e maku 幕, sipario), gli

uomini che da dietro il sipario controllavano la scena politica.

Tōyama Mitsuru (27 Maggio 1855 – 5 Ottobre 1944) fu la prima figura a emergere in

questo nuovo genere di criminalità organizzata. Nato a Fukuoka, nel Kyūshū, da una

famiglia di samurai di basso rango, Mitsuru partecipò nel 1874 alla Saga no Ran 佐賀

の乱 , la rivolta di Saga, una delle ultime ribellioni dei samurai, ottenendo una

condanna a tre anni di detenzione da parte del governo Meiji. Uscito di prigione, nel

1881, cominciò la scalata al potere fondando la Genyōsha 玄洋社 o Dark Ocean

Society, una federazione di società nazionaliste, con il seguente programma:

To honor the Imperial Family, respect the Empire and to guard the rights of the

people.9

Le vera intenzione dell’organizzazione era però spingere il Giappone all’espansione

verso tutta l’Asia, come il nome stesso suggeriva, riferendosi al Genkainanda 玄界灘, il

mare Genkai, ovvero lo stretto che separa il Giappone dalla Corea. I metodi utilizzati

dalla federazione includevano ricatti, terrorismo e omicidi verso gli oppositori. Con

l’avvento delle prime elezioni nazionali in Giappone nel 1892, vinte dal Partito Liberale,

cominciò la prima grande cooperazione tra esponenti politici di destra e crimine

organizzato. Così le società segrete si diffusero sul modello della Genyōsha e attirarono

lentamente a loro l’attenzione dei boss di gang tekiya e bakuto.

Nel 1901, il braccio destro di Tōyama, Uchida Ryōhei 内田良平 (11 Febbraio 1873 –

26 Luglio 1937) fondò un gruppo destinato a succedere alla Dark Ocean Society, la

Kokuryū-kai 黒龍会, la società dei Draghi Neri o Amur River Society, dal fiume cinese

Heilongjiang, Hēilóng Jiāng 黑龙江, o Fiume del Drago Nero. Tale organizzazione

aveva come obiettivo la dominazione e il controllo dell’intera Asia. I più fanatici che ne

fecero parte arrivarono a proporre il nome Hakkō-ichi-u 八個一宇 ovvero gli otto

angoli del mondo sotto un solo tetto:

9 Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Geny%C5%8Dsha.

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The roof, of course, was that of the Emperor of Japan, descended from the

Sun God in an unbroken timeline.10

Sostenuta da Tōyama, l’organizzazione tentò con successo di spingere il Giappone in

una vittoriosa guerra contro la Russia nel 1905.

Nel 1919 Tōyama riuscì a creare la Dai Nippon Kokusui-kai 大日本国粋会, ovvero la

“Great Japan National Essence”, un’organizzazione di oltre 60,000 tra gangster e

ultranazionalisti, la prima federazione nazionale di gangster. Ufficialmente il suo

programma consisteva nell’onorare l’Imperatore, lo spirito cavalleresco, e gli antichi

valori giapponesi, ma effettivamente serviva come forza anti-scioperi, e portò la

violenza nel movimento ultranazionalista a un livello superiore. Entro la fine degli

anni ’20, il crimine organizzato era così diventato parte integrante del governo, essendo

presente persino nella Dieta, il Parlamento Giapponese.

L’influenza di Tōyama continuò a crescere, fino al 1944, quando egli morì, non prima

di aver visto il Giappone conquistare gran parte dell’Asia e del Pacifico, lasciando in

eredità alle organizzazioni criminali di destra un ricordo che continua ancora oggi ad

essere onorato attraverso l’esposizione del suo ritratto negli uffici delle organizzazioni

yakuza.

Con la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, e la successiva occupazione

americana del Giappone, il governo statunitense fece un tentativo per avvicinare la

yakuza. Tale tentativo si concretizzò con la figura di Kodama Yoshio 児玉誉士夫 (18

Febbraio 1911 – 17 Gennaio 1984), il kuromaku più famoso del ventesimo secolo.

Kodama iniziò la sua carriera nel 1932, istituendo la Dokuritsu Seinen Sha 独立成年者,

la Independent Youth Society, una società di estrema destra con la quale tentò di

assassinare il primo ministro Saitō Makoto 斎藤実 (27 Ottobre 1858 – 26 Febbraio

1936). Il tentativo finì con la permanenza in carcere di Kodama per tre anni e mezzo.

Dopo la sua scarcerazione, Kodama, durante la Seconda Guerra Mondiale, istituì in

Cina una rete di spionaggio che utilizzò per fondare la Kodama Kikan 児玉機関,

un’agenzia attraverso la quale accumulava materiali strategici come rame, cobalto,

nickel, e radio, che poi rivendeva in Giappone. Guadagnò così il rango di Ammiraglio e,

alla fine della guerra, venne arrestato dal governo degli Stati Uniti come Criminale di

Guerra di Classe A. Kodama venne rilasciato nel Dicembre del 1948, quando le forze di

10 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 24.

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occupazione lo individuarono come tramite per collegare il G-2, la sezione di

spionaggio militare americano, alla yakuza, con lo scopo di bloccare il diffondersi delle

idee comuniste. Così facendo, in un Giappone instabile, Kodama divenne uno degli

uomini più potenti del paese. Durante l’occupazione, Kodama donò un’ampia somma di

denaro all’LDP, il Liberal Democratic Party e nel 1954 aiutò ad attualizzare l’elezione

del primo ministro Ichirō Hatoyama 一郎鳩山 (1 Gennaio 1883 – 7 Marzo 1959). La

supremazia di Kodama continuò fino al 1972, anno segnato dallo scandalo della

Lockheed, di cui egli fu il principale referente locale. Con la scoperta dello scandalo,

Kodama fu oggetto di indagini approfondite e, come Al Capone, che fu arrestato per

evasione fiscale, Kodama venne indagato per tangenti, false dichiarazioni, e violazioni

delle regole di commercio; ma non fu mai processato a causa della sua cattiva salute.

Morì d’infarto il 17 Gennaio 1984. Alla sua morte, Kodama lasciò alla yakuza in

particolare, e al crimine organizzato giapponese in generale, un modello ben delineato

da seguire, rimasto invariato fino ad oggi.

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IL RAPPORTO TRA SHINTŌ E YAKUZA

Nell’analizzare gli aspetti della religione Shintō 神道, 神 shin, divinità e 道 tō strada,

che sono riusciti a entrare nella yakuza, influenzandola, è importante tenere a mente la

distinzione tra spiritualità esistenzialista e spiritualità essenzialista, fatta da Thomas P.

Kasulis:

The first proceeds by finding an appropriate label for what a person values,

believes, and does. “Because I behave or feel in such-and-such a way, I am Shintō”.

[…] The second type of spirituality arises from an intuition about an inner core of

one’s being […] that defines or drives one’s values, beliefs, and actions. “Because I

am Shintō, I behave or feel in such-and-such a way.”11

Questa definizione è necessaria per illustrare la religiosità e l’impatto che la religione

Shintō può aver avuto sull’attuale sistema degli ikka 一家, le “famiglie” yakuza. Nel

capitolo precedente è stato accennato a come i tekiya e i bakuto attirassero nei loro

ranghi i burakumin 部落民, letteralmente “abitanti del villaggio”, uno dei più noti

gruppi di minoranza giapponesi. I burakumin erano persone che svolgevano un lavoro

“collegato al sangue”. Ad esempio, ne erano esponenti i boia, i macellai, i becchini, e i

conciatori di pelli. Il motivo per la discriminazione verso questa casta è costituito dal

tabù che il sangue e la morte rappresentano nello Shintō, considerati elementi

contaminanti, motivo per il quale nell’antichità, fino allo instaurarsi del Buddhismo in

Giappone, la capitale veniva cambiata alla morte di ogni imperatore. Nel periodo in cui

nacquero e si diffusero i clan tekiya e bakuto, molti burakumin abbandonarono la

propria casa per unirsi alle gangs criminali, provando a lasciarsi alle spalle le

discriminazioni legate alla loro casta. Il legame tra yakuza e burakumin continuò anche

dopo il 1871, anno in cui l’abolizione delle caste feudali portò alla teorica liberazione di

questa classe che, però, continuò di fatto a essere discriminata; tanto che anche

recentemente, quando vi sono dubbi sulla discendenza dai burakumin, l’individuo

coinvolto può essere vittima di discriminazioni. Mitsuhiro Suganuma, un ex membro

della Public Security Intelligence Agency, dichiarò nel 2006 che il 60% della yakuza era

composta da burakumin, e un’indagine rivelò che lo Yamaguchi-gumi, il più grande

clan della mafia giapponese è composto al 70% da burakumin. 12

11 Cfr. Thomas P. KASULIS, Shintō The Way Home, University of Hawai’i Press, Honolulu, 2009, p. 4-5. 12 Cfr. http://www.youtube.com/watch?v=WA1X2gCImbQ (10/10/2011).

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Ancora di tipo esistenzialista è il modo in cui la yakuza, e il mondo del crimine

organizzato giapponese in generale, si rapporta con lo Shintō del nazionalismo così

come descritto da Kasulis:

Most people are aware of another dimension of Shintō as well: the Shintō of

nationalism, imperial reverence, and ethnocentricity. It is the Shintō of kamikaze

pilots and militarist fervor, the Shintō of a divine emperor leading a unique global

mission for the Japanese nation and its people. It is the Shintō that dominated the

international politics of the first half of the twentieth century.13

Nonostante la criminalità organizzata giapponese abbia assunto un aspetto occidentale

ispirandosi ai Mafia Movie degli anni ’60, la yakuza è sempre rimasta fermamente

legata al nazionalismo e all’imperatore, come è stato già anticipato nel primo capitolo

parlando di Shimizu no Jirochō che, all’alba della riforma Meiji, decise di schierarsi

dalla parte della dinastia celeste. Quando Kasulis scrive dello Shintō che dominò la

politica internazionale della prima metà del XX secolo, egli si riferisce implicitamente

ai kuromaku e alle società segrete che, come detto, hanno spinto l’impero giapponese

verso l’espansionismo, e hanno sempre sottolineato nel loro programma la discendenza

divina dell’imperatore dalla dea del Sole Amaterasu Ōmikami 天 照 大 御

神 (letteralmente "Grande dea che splende nei cieli"). Oltre alle idee nazionalistiche,

derivate senz’altro dal Bushidō, di cui l’ideologia Shintō è una componente, la yakuza è

anche solita partecipare a eventi inerenti la vita religiosa e folcloristica, quali i

matsuri 祭, le feste dedicate a jinja 神社, i templi Shintō. Questa partecipazione però

non è dovuta tanto a una fede nella religione come può essere intesa la fede cristiana,

ma alla cultura giapponese, in cui il pensiero non è necessariamente inteso come un

dogma da seguire, quanto piuttosto una collettiva coscienza sociale. I tekiya, ad esempio

erano soliti essere inclusi nell’organizzazione di alcuni matsuri come polizia privata.

Nel primo capitolo si è accennato anche al jinja dedicato a Shimizu no Jirochō, che pur

non essendo un esponente religioso, è ricordato attraverso il tempio per il suo operato

verso la società. Una delle ricorrenze più importanti da questo punto di vista, a cui la

yakuza partecipa, è la visita del 15 Agosto presso il tempio Yasukuni 靖国神社

o Yasukuni Jinja, per onorare gli spiriti dei caduti in guerra nella Seconda Guerra

Mondiale.14

13

Cfr. Thomas P. KASULIS, 2009, op. cit, p. 1. 14 Cfr. Shibuichi DAIKI, “THE Yasukuni Shrine Dispute and the Politics of Identity in Japan: Why All the Fuss?”, Asian Survey, University of California Press, 2005, Vol. 45, p. 1.

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Uno dei più importanti punti di incontro tra lo Shintō e la yakuza consiste nella

cerimonia di ingresso dei nuovi membri in una ikka, ovvero la sakazuki-shiki 杯式

(letteralmente cerimonia delle tazze di sake). In questa cerimonia il neofita giura fedeltà

al suo oyabun 親分, superiore, attraverso lo scambio di tazze di sake 酒, le sakazuki o

ochoko 御猪口, diventando un suo kobun 子分, sottoposto. Il rito, dalle origini molto

antiche, veniva già utilizzato dai clan bakuto e tekiya, ed è regolato da rigide norme da

rispettare. Il rituale è praticato nella casa dello oyabun, in cui si riuniscono tutti i

membri dell’ikka; con gli aspiranti yakuza sono presenti due oyabun di clan affiliati, con

la funzione di torimochinin 取持ち人 o azukarinin 預人, ovvero garanti o intermediari

per la cerimonia tra oyabun e kobun. La sakazuki-shiki è fissata di norma in un giorno

considerato propizio a una divinità di riferimento, con lo scopo di conferire al rituale un

significato religioso, e per ottenere la protezione divina della divinità festeggiata.

Sebbene lo svolgimento della cerimonia vari a seconda del kumi 組, ovvero il clan che

lo organizza, tradizionalmente oyabun e aspirante kobun sono situati faccia a faccia

dinnanzi al sanbō 三方, un piccolo vassoio usato nei rituali per contenere le offerte, su

cui sono posti due pesci cotti e due vaschette, una di riso, e una di sale. I torimochinin

sistemano cerimoniosamente il pesce, e riempiono le tazze di sake, aggiungendo scaglie

di pesce e sale, si girano verso l’aspirante kobun e lo ammoniscono riguardo ai suoi

doveri:

Having drunk from the oyabun’s cup and he from yours, you now owe loyalty to

the ikka [family] and devotion to your oyabun. Even should your wife and children

starve, even at the cost of your life, your duty is now to the ikka and oyabun.15

Oppure:

From now on you have no other occupation until the day you die. The oyabun is

your only parent; follow him through fire and flood.16

Al kobun viene poi consegnata la happi 法被, una giacca in cotone con sopra ricamato il

simbolo del kumi, e lo oyabun presenta una spada come stendardo, su cui è ricamato il

simbolo dell’ikka. Al kobun viene assegnato un nuovo nome che, scritto su un emaki 絵

巻, viene appeso in una sala insieme a quelli di tutti gli altri membri. Lo oyabun termina

a questo punto la cerimonia esclamando:

15 Cfr. Hiroaki IWAI, “Delinquent Groups and Organized Crime”, Sociological Review Monograph, Routledge & Kegan Paul, London, 1966, Vol. 10, p. 388. 16 Cfr. Hiroaki IWAI, 1966, op. cit, p. 388.

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E’ come avere un figlio naturale.17

La sakazuki-shiki non è utilizzata solo per l’ingresso di un kobun in un ikka, ma anche

per celebrare promozioni, trattati di pace, e unioni tra kumi. È notevole notare che la

cerimonia della sakazuki-shiki non nasce con la yakuza, ma è impiegata solitamente nel

celebrare il matrimonio secondo il rituale Shintō. Il matrimonio Shintō si configura in

modo simile per certi versi all’applicazione della sakazuki-shiki utilizzata come rito per

celebrare l’unione di due kumi. Infatti, oltre a indicare l’unione di una coppia, il rituale

del matrimonio ha la funzione di unire le famiglie degli sposi. Avendo un significato più

religioso, la figura del torimochinin è assente, mentre al suo posto troviamo un

sacerdote che, all’inizio della cerimonia, purifica tutti i presenti. Successivamente gli

sposi pronunciano i loro voti che, come nel caso della yakuza non sono rigidamente

decisi, sebbene la formula più diffusa sia la seguente:

今日 の 吉日 に 私共 は 御神前 で

kyou no kisajitsu ni watakushidomo wa goshinmae de

In questo giorno fortunato, noi davanti alle divinità

結婚式 を 挙げます

kekkonshiki o agemasu

Celebriamo un matrimonio

今後 御神徳 を 戴きまして

kongo goshintoku o itadakimashite

Dopo aver ricevuto la virtù divina oggi

相和 し 相敬 し 夫婦 の 道 を 守り 苦楽 を とも に し 平和な 生

活 を 営んで

aiwa shi aikei shi huuhu no michi o mamori kuraku o tomo ni shi heiwana seikatsu o itonande

17 Cfr. Manuela FLORE, “Yakuza: tra politica e affari”, http://www.storiadigitale.it/book/e-contemporanea/yakuza-tra-politica-e-affari, 2008.

Page 15: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

13

Praticheremo una vita di mutuale pace, insieme proteggeremo con la gioia e con il dolore la

strada della coppia, il rispetto reciproco e il nostro insieme.

子孫 繁栄 の 途 を 開き 終生 変わらぬことを お誓い 致します

shison hanei no michi o hiraki shuusei kawaranukoto o ochikai itashimasu

Facciamo un voto di non deviare dalla strada della prospera discendenza per tutta la vita.

何卒 幾久しく 御守護 下さいますよう

nanitozo ikuhisashiku goshugo kudasaimasuyou

Per favore, proteggeteci sempre

お願い 申し上げます

onegai moushiagemasu

Vi preghiamo.

茲 に 謹んで 誓詞 を 奉ります

koko ni tsutsushinde seishi o tatematsurimasu

Qui, umilmente onoriamo questo voto.

Dopo lo scambio reciproco di tali promesse, la coppia inizia un rituale chiamato san-

san-kudo 三々九度 ovvero lo scambio delle sakazuki che in questo caso avviene fino a

nove volte.18 Nel matrimonio Shintō le famiglie degli sposi non sono girate verso i

coniugi, ma si osservano reciprocamente e, come accade nella cerimonia yakuza in caso

di unione di due o più kumi, anche loro partecipano allo scambio delle ochoko. Si può

notare che, sebbene vi siano differenze tra le due cerimonie, la yakuza, che come è stato

detto cominciò a utilizzare questo rituale con l’avvento dei clan bakuto e tekiya,

introdusse questa cerimonia molto probabilmente per dare alla ikka una conformazione

più familiare, per creare un legame più stretto che unisse i membri di un kumi

indissolubilmente fino alla morte.

18 Cfr. http://www.associatedcontent.com/article/1356122/a_look_at_shinto_weddings_pg2.html?cat=41

Page 16: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

14

IL BUSHIDŌ NELLA YAKUZA

Tra gli elementi del Giappone classico che più hanno influito sul codice della yakuza, il

Bushidō è senz’altro quello che più ha avuto impatto sul ninkyōdō 任侠道, letteralmente

via della cavalleria, cioè il regolamento interno della criminalità organizzata giapponese.

Prima di approfondire gli elementi più caratteristici che hanno avuto un’influenza nella

condotta dei “samurai moderni”, per usare un’espressione cara alla yakuza, è necessario

illustrare gli aspetti di cui questo codice cavalleresco orientale si occupa.

La parola Bushidō 武士道 deriva dal termine guerriero, bushi 武士, e strada, dō 道, e

indica il codice di condotta che i samurai 侍 e i bushi erano tenuti a seguire, dando

importanza ai valori della frugalità, lealtà, padronanza delle arti marziali, e onore nella

morte. Cominciò a svilupparsi tra il IX e il XII secolo, ma trovò maggiore diffusione a

partire dalla fine del XII secolo, segnata dal bakufu 幕府, letteralmente il governo della

tenda, di Kamakura 鎌倉, che prese il nome dalla città scelta da Minamoto no Yoritomo

源頼朝, il primo shōgun 諸軍 del periodo Kamakura (1185 – 1333), per instaurarvi il

suo governo. Con il primo governo militare, in Giappone si sviluppò una filosofia tesa

ad assistere la classe militare, portando allo sviluppo nel campo religioso del

Buddhismo Zen (già esistente ma meno diffuso), e allo sviluppo dell’etica del Bushidō.

Il termine vero e proprio nacque molto più tardi, nel XVI secolo, verso la fine del

periodo Muromachi (1336 – 1573). Tale codice rimase comunque non scritto e in

perenne evoluzione, così come descritto dalle parole di Nitobe Inazō 新渡戸稲造 (1

Settembre 1862 – 15 Ottobre 1933) nel libro “Bushidō – Samurai Ethics and the Soul of

Japan”:

Bushidō, then, is the code of moral principles which the samurai were required or

instructed to observe […] More frequently it is a code unuttered and unwritten […]

It was an organic growth of decades and centuries of military career.19

Sotto lo shogunato Tokugawa (1600 – 1868), alcuni aspetti del Bushidō vennero

formalizzati e inseriti nel sistema di leggi feudali giapponesi. In questo codice

confluiscono molti aspetti di più religioni e filosofie dell’Asia Orientale, riunendo così

sotto un unico nome, ideologie provenienti da Buddhismo, Shintō, e Confucianesimo,

da cui derivano le sette virtù che lo caratterizzano: giustizia o integrità (gi 義), coraggio

19 Cfr. Inazo NITOBE, BUSHIDO: Samurai Ethics and the Soul of Japan, Dover Publications Inc, Mineola, New York, 2004, pp. 6-7.

Page 17: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

15

(yū 勇), benevolenza (jin 仁), rispetto (rei 礼), onestà (makoto 誠), onore (meiyo 名誉),

e lealtà (chūgi 忠義).

Le sette virtù alla base del Bushidō sono parte integrante del codice che la yakuza si

impegna a seguire. È interessante investigare in quale modo queste qualità si riflettono

nelle bōryokudan 暴力団, organizzazioni gangster giapponesi.

Come è stato accennato nel primo capitolo, la yakuza ha adottato sin dalle sue origini il

concetto di giri 義理, che letteralmente potrebbe essere tradotto con ragione, ri 理,

giusta o della giustizia, gi 義. Il giri è un concetto vasto, così descritto da Nitobe Inazō:

In its original and unalloyed sense, it meant duty, pure and simple,- hence, we

speak of the Giri we owe to parents, to superiors, to inferiors, to society at large

[…] Giri is duty; for what else is duty than what Right Reason demands and

commands us to do?20

In un certo senso il giri include già le altre virtù che costituiscono il Bushidō. La yakuza

da sempre ha accostato questo sentimento al ninjō 人情, la compassione, portando

questi concetti con sé, e intendendo dimostrare alla società di non essere inutili, come

pretende il nome, ma di essere in grado di provare compassione per i più deboli e per gli

svantaggiati, aiutandoli. Una delle regole del codice etico della mafia giapponese è

quella di non nuocere ai katagi-no-shū 堅気の衆, le “persone rispettabili”, i civili.21

Kakuji Inagawa, oyabun della Inagawa-kai, la terza famiglia yakuza più grande in

Giappone, in un’intervista del 1984, dichiarò a riguardo dei concetti di giri e ninjō:

The yakuza are trying to pursue the road of chivalry and patriotism. That’s our

biggest difference with the American Mafia, it’s our sense of giri and ninjō. The

yakuza try to take care of all society if possible, even if it takes 1 million yen to

help a single person.22

Ricevendo il sostegno della Sumiyoshi-kai, la seconda famiglia yakuza più importante

in Giappone, la quale dichiarò:

In the winter we give the sunny half of the street to the common people because we

survive on their work. In the summer we yakuza walk on the sunny side, to give

them the cool, shaded half. If you look at our actions, you can see our strong

commitment to giri-ninjō.23

20 Cfr. Inazo NITOBE, 2004, op. cit, p. 18 21 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 328. 22 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 18. 23 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 18.

Page 18: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

16

A ogni modo il giri non è l’unico carattere che il Bushidō ha portato nella yakuza.

Difatti il sistema oyabun/kobun è probabilmente la maggiore testimonianza dell’impatto

che il codice dei guerrieri ha avuto sul codice dei criminali giapponesi. L’intera

organizzazione interna della yakuza è fondata sul concetto confuciano di famiglia, e sui

rapporti confuciani tra padre e figlio, fratello maggiore e fratello minore, e tra amico e

amico, rifacendosi alla virtù confuciana della pietà filiale. Il pensiero confuciano, che

fece il suo ingresso in Giappone nel VII secolo, è uno dei concetti che hanno contribuito

alla fondazione del Bushidō, che essendo prima di tutto un’etica per i guerrieri militari,

esaltava l’obbedienza alle autorità superiori, così come era inteso nei cinque rapporti

confuciani originali. I clan yakuza si pongono innanzitutto come famiglia, ie 家, anche

dette ikka. Al fine della successione, la ie criminale usa il concetto tradizionale feudale

detto ichizoku-roto 一族ろと, o gruppo allargato, una forma utilizzata nel passato dalle

famiglie agricole che accoglievano numerosi vassalli, i quali in cambio della

benevolenza ricevuta, assicuravano al padre di famiglia la loro fedeltà incodizionata.24

Ecco che la ie diventa un’organizzazione nella quale contano più i legami instaurati

tramite la sakazuki-shiki che i legami biologici; una società che unisce tutti i membri

con lo scopo di operare nell’interesse della famiglia. L’oyabun è al vertice di questa

famiglia dalla struttura piramidale. Sebbene l’oyabun sia a capo della famiglia e a lui

spettino tutte le decisioni, le questioni economiche sono seguite da un suo vice, il saiko

komon 最古顧問, ovvero il consigliere anziano, a cui fanno riferimento a volte anche

centinaia di uomini. Il saiko komon, insieme al sōhonbuchō 総本部長, ovvero il capo

della sede della organizzazione, il wakagashira 若頭, e il fukuhonbuchō 副本部長,

l’assistente del kumichō 組長, il boss del clan, formano il saiko-kanbu-kai 最古幹部会,

il comitato direzionale della famiglia. I membri di questo organo sono pari tra loro, e si

attengono al rapporto che Confucio aveva prefigurato per quello tra amici. Sotto il

consiglio vi sono poi i komon 顧問, consiglieri; i kumichōhisho 組長秘書, segretari;

kaikei 会計, contabili; e i wakagashirahosa 若頭補佐, gli assistenti del caposede. Al

penultimo gradino della piramide appaiono lo shateigashira 舎弟頭, il capo dei giovani

fratelli, e gli shateigashirahosa 舎弟頭補佐, i suoi assistenti. Infine abbiamo gli shatei

舎弟, i fratelli giovani, e i wakashu 若衆 o chimpira チンピラ, i giovani delinquenti. 25

24 Cfr. Manuela FLORE, 2008, op. cit. 25 Cfr. Manuela FLORE, 2008, op. cit.

Page 19: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

17

In questa complessa piramide, tutti i membri conoscono esattamente la propria

posizione, sono consapevoli del loro status e agiscono compatti, senza allontanarsi da

ciò che gli è permesso, per il bene della ikka e dell’oyabun a cui hanno giurato fedeltà

fino alla morte. Il rapporto di diseguaglianza è indicato con un linguaggio numerico

basato su un sistema frazionario di cui alcuni esempi sono: 2/10, 3/10, 4/10, 6/10. In

questo linguaggio, 10 indica il rango più alto, mentre la prima cifra indica lo status più

basso. In situazioni in cui i componenti sono entrati nella ikka nello stesso periodo,

occupando lo stesso grado, questi si identificano tra loro con un rapporto di 5/10, e si

chiamano tra loro kyōdai 兄弟, fratello, piuttosto che shatei (fratello più giovane) o

aniki 兄貴, fratello maggiore.26 Come si è potuto osservare finora, la struttura yakuza è

strettamente legata ai rigidi rapporti confuciani: essendo il rapporto tra oyabun e kobun

caratterizzato dalla pietà filiale, come il figlio promette di assistere con tutte le sue forze

il padre, l’oyabun promette di proteggerlo e assisterlo, generando così un onere

psicologico detto on 恩, debito. La necessità di saldare questo on fa leva sul kobun, che

seguendo le virtù del Bushidō, è legato al suo superiore dalla virtù della lealtà (chūgi),

da quella dell’onore (meiyo), e dal senso di giri, mostrando una dedizione tale da

arrivare al migawari 身代わり, l’autosacrificio, per cui il figlio è pronto a uccidersi o

ad andare in prigione al posto del padre. Il meiyo che si sviluppa all’interno della yakuza

è noto con il nome di kao 顔, faccia, orgoglio. Per proteggere il proprio kao, i kobun,

come gli oyabun stessi, devono attenersi alle rigide norme che controllano il mondo del

crimine organizzato giapponese. Proteggere il proprio kao non equivale solo ad attenersi

ai regolamenti e rimanere nei limiti del proprio status, ma anche a proteggere il kao dei

propri oyabun. In caso di una ferita od offesa da parte di terzi al proprio superiore, un

kobun è obbligato ad agire per vendicare il suo oyabun, sia per riabilitare il kao del suo

superiore nel mondo della yakuza, sia per difendere il proprio kao, dimostrando le

proprie capacità come subordinato alla ikka di appartenenza. Questo modo di vedere

l’onore continua la tradizione dei samurai di vendicare il proprio signore.

Venendo meno al proprio onore o alla propria lealtà, dimostrando assenza di giri, la

conseguenza più grave in cui si può incorrere è l’espulsione dal proprio kumi. In questo

caso, all’espulsione di un membro da una ikka, il nome del membro espulso viene

diffuso a tutte le altre, insieme al motivo dell’espulsione, non lasciando altra scelta

26 Cfr. Manuela FLORE, 2008, op. cit.

Page 20: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

18

all’allontanato, se non quella di ricorrere allo yubitsume 指詰め, il rituale che prevede

l’amputazione della falange del dito mignolo. Questo rituale, anche chiamato yubi o

tobasu 指を飛ばす, far volare il dito, ha come altri rituali yakuza, origini remote. In

principio veniva usato dai bakuto nei confronti di chi non era in grado di saldare i debiti

di gioco. Sebbene questo impiego appartenga a un’immagine poco romantica della

yakuza, all’interno dell’organizzazione il rituale è utilizzato con un altro scopo. Lo

yubitsume era infatti caratteristico anche nella tradizione dei samurai, con un preciso

significato. Il mignolo, secondo la tradizione schermistica del Giappone è il dito che ha

la presa più forte sul manico della spada; perciò indebolirlo equivaleva per la yakuza a

indebolire la persona che ha commesso l’errore di agire autonomamente, senza tenere in

considerazione il bene della ikka, dei suoi superiori, e persino dei suoi pari, rendendolo

più dipendente dalla protezione offerta dal kumi. Oggi l’amputazione avviene ancora

secondo il rito tradizionale. Sotto lo sguardo dell’oyabun, il colpevole poggia un

tovagliolo bianco su un tavolo, sopra la quale pone la mano, con il palmo rivolto verso

il tavolo; procede quindi al taglio della punta del dito, con un coltello o un tanto 短刀,

una delle tradizionali spade corte dei samurai. Dopo il taglio, il responsabile avvolge la

falange del dito nel tovagliolo, e lo consegna all’oyabun o, in caso di sua assenza, lo

invia al superiore in segno di pentimento. Lo yubitsume ha un’enorme importanza

all’interno della yakuza, tanto che l’oyabun non può rifiutare la concessione di perdono,

avendo il kobun dimostrato tanta lealtà e senso del dovere. Nel caso le infrazioni si

susseguano, il rituale può essere ripetuto amputando la seconda falange del dito. In

un’indagine condotta nel 1993, risultò che il 45% dei membri della yakuza commise

uno yubitsume, e almeno il 15% ne commise più di uno. 27

Infine, un altro tratto caratteristico che lega la yakuza al Bushidō è la manifestazione del

coraggio o yū. Il modo più evidente per uno yakuza di manifestare il proprio coraggio è

avere un irezumi 入れ墨 , un tatuaggio, che ricopra la maggior parte del corpo.

L’irezumi in questo senso è indice di pazienza e prova tangibile di resistenza al dolore e

di coraggio. Ancora oggi i criminali prediligono il metodo tradizionale, molto più

doloroso di quello moderno, per dimostrare la loro forza d’animo, mascolinità, coraggio,

e disciplina. L’irezumi, oltre a dimostrare lo yū di uno yakuza, è utilizzato anche per

27 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. 14.

Page 21: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

19

evidenziare il legame di fratellanza tra i simili; infatti, è comune vedere due yakuza con

lo stesso disegno tatuato.

Abbiamo illustrato come la yakuza, oltre tre secoli dopo le sue origini, continui a essere

legata alle tradizioni e ai costumi. La sua adesione al Bushidō, dimostrata in più modi e

sotto varie forme, fu il motivo principale per cui criminali come Shimizu no Jirochō non

vennero mai completamente ostracizzati dai cittadini, ma sempre acclamati, o almeno

tollerati, proprio per la loro indole volta a difendere il proprio kao e ad aiutare i

katagi-no-shū.

Page 22: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

20

L’USO DEGLI IREZUMI NELLA YAKUZA

Nella storia del Giappone il tatuaggio risale all’epoca Kofun 古墳 (250 – 538 d.C.), che

prende il nome dalle tombe a tumulo che caratterizzano il relativo periodo storico. Nei

kofun vennero ritrovate delle haniwa 埴輪, statuette votive, con dei segni sul viso.

Anche alcune cronache cinesi del 297 d.C. descrivono il popolo giapponese con il viso e

il corpo tatuato.28 Più tardi, durante il periodo Sengoku 戦国時代 (1478 – 1605),

ovvero degli Stati combattenti, il tatuaggio era usato dai guerrieri per rendere

distinguibile il proprio clan di appartenenza. Nel XVI secolo era abitudine per le geisha

芸者 tatuarsi il nome dell’amante prediletto nella parte interna del braccio o in quella

della coscia. Nel 1720 lo shogunato Tokugawa instaurò l’usanza del bokukei 墨刑,

ovvero un sistema codificato di tatuaggi, per il quale a ogni crimine e a ogni località

corrispondeva un tatuaggio diverso, così che guardando l’irezumi di un criminale fosse

possibile capirne la provenienza e il crimine commesso. Con l’applicazione di questa

legge, il termine irezumimono 入れ墨者, persone tatuate, divenne sinonimo di criminale.

Lo irezumi come tatuaggio artistico venne adottato dai bakuto e dai tekiya, che lo

utilizzarono come mezzo per coprire o rendere meno evidente il bokukei. Fu in seguito

che l’irezumi divenne simbolo di pazienza, coraggio, resistenza al dolore, e disciplina. Il

processo lungo e doloroso a cui un individuo si sottomette, quando decide di tatuarsi

con il metodo tradizionale, evidenzia la natura dello yakuza che, mostrando il suo

irezumi, mostra non solo il suo coraggio, ma la sua fedeltà permamente al clan.

Il procedimento con cui si disegna il tatuaggio è lungo e particolarmente laborioso.

Questa prova inizia con il disegno sulla pelle del cliente dei contorni dell’opera che si

intende tatuare con inchiostro ricavato dalla fuliggine dell’olio di semi di girasole, e già

questa fase può durare più di una sessione. Successivamente il maestro tatuatore, detto

horishi 彫物師 , procede a tatuare i contorni sulla pelle del cliente, utilizzando un

pennello costituito da un manico di legno con un numero variabile di aghi da due a dieci,

a seconda della complessità. Dopo aver delineato i contorni, si procede, per un numero

28 Cfr. Donald RICHIE, Ian BURUMA, The Japanese Tattoo, Weather Hill, Tōkyō, Giappone, 1991, p. 11.

Page 23: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

21

di sessioni indefinito, al completamento del tatuaggio tramite la colorazione, utilizzando

solitamente i pennelli con un numero di aghi superiori a quattro.

Quello che più colpisce di questi tatuaggi sono proprio i soggetti. Gli irezumimono sono

soliti tatuarsi soggetti da cui si sentono rappresentati, o che possano dare loro forza o la

virtù di cui sentono di avere più bisogno. Alcuni, piuttosto che tatuarsi un’immagine,

scelgono di farsi scrivere sulla pelle una preghiera.

Figura 1. Devotion

Nella figura 1 sono rappresentate due figure buddhiste. La prima, sulla sinistra è

Kannon 観音, il Bodhisattva della compassione e della misericordia. In questo ritratto la

Page 24: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

22

dea siede in posizione meditativa su un loto e forma con le mani il Dhyana mudra,

dell’equilibrio assoluto. La testa è avvolta da un’aureola purificatrice di fiamme. La

figura sulla destra, invece, ha tatuato sulla schiena Fudo-myō 不動明王 (in sanscrito

Acala), letteralmente Re Immovibile, uno dei cinque Myō 明王 , re della saggezza,

guardiani del Buddhismo e protettori dei Cinque Grandi Buddha. Secondo la Scuola

Shingon 真言宗, i Cinque Grandi Re della Saggezza sono manifestazioni irate dei

Cinque Buddha; in particolare, Fudo-myō sarebbe la manifestazione del Buddha

Dainichi (Vairocana), spesso associato direttamente al concetto di vacuità. In questa

rappresentazione siede su un trono di fiamme, con una spada nella mano destra per

colpire i demoni, e un rosario nella mano sinistra per incatenarli.29

Figura 2. Benten with fan

Il tatuaggio nella Figura 2 rappresenta la divinità Benzaiten 弁財天 . Il culto di

Benzaiten in Giappone risale al sesto secolo, con l’arrivo della traduzione cinese del

29 Cfr. Sandi FELLMAN, 1986, op. cit, p. 49.

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23

Sūtra della Luce Dorata, nel quale una sezione è dedicata alla dea originalmente

chiamata Sarasvatī. Benzaiten, che successivamente verrà abbreviato in Benten, è la dea

Hindu di tutto ciò che scorre: acqua, parole, eloquenza, musica, e conoscenza.

Successivamente entrò a far parte della mitologia giapponese, come unico membro

femminile degli Shichi Fukujin 七福神 , le sette divinità della fortuna. In questa

immagine è ritratta con un serpente marino e un ventaglio cinese.30

Figura 3. Water

Nella fotografia del tatuaggio della Figura 3 si trovano più temi. Sulla gamba destra, è

ritratto Kintarō 金太郎, un eroe del folklore giapponese, che combatte con una carpa

30 Cfr. Sandi FELLMAN, 1986, op. cit, p. 65.

Page 26: Analisi Preliminare delle Influenze Etico-Religiose Giapponesi sul codice della Yakuza

24

gigante. Questi due soggetti sono entrambi molto ricorrenti negli irezumi. Kintarō, il

bambino dalla forza umana che crescendo diventa il samurai di Minamoto no Yorimitsu

源頼光 (948 – 29 Agosto 1021), è spesso ritratto nei tatuaggi per indicare che il

portatore, come l’eroe del folklore, è forte e leale. Anche la carpa giapponese, koi 鯉, è

un simbolo del coraggio e della forza impetuosa, in quanto il pesce nuota contro le

correnti, risalendo le cascate, al fine, secondo una leggenda cinese, di poter attraversare

la “Porta del Drago”, diventando così un drago e ottenendo l’immortalità. Sulla gamba

sinistra si trova, oltre ad una carpa e a un pesce gatto, un verso del Sūtra del Loto

(Saddharmapuṇḍarīka-sūtra), che nella traduzione giapponese è detto Myōhō Renge

Kyō 妙法蓮華経.

Figura 4. Wind and Lightning

Al momento in cui è stato fotografato il tatuaggio visualizzato sulla Figura 4, l’opera era

ancora incompleta. Tale affermazione può essere fatta sulla base di due elementi. Il

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25

braccio destro non è monocromatico come il resto del tatuaggio, e soprattutto è raro in

Giappone trovare irezumimono che mostrino un disegno privo di colore, poichè

verrebbero definite “incomplete”. 31 In questa immagine vi sono due elementi che finora

non sono stati incontrati. Sulla gamba destra vi è il simbolo del clan yakuza di

appartenenza, in questo caso il Sakaume-Gumi 酒梅組 (in Figura 5), un clan minore

con base ad Osaka大坂.

Inoltre al centro del petto si può notare un medaglione con un segno stilizzato al centro.

Il disegno all’interno è una stilizzazione codificata di un suihanki 炊飯器, una pentola

per cucinare il riso, dal significato implicito:

He who eats from the same pot is a brother.32

Oltre all’iconografia yakuza, questo tatuaggio ritrae Fūjin 風神 , il dio del vento,

presente sia nella mitologia Shintō, sia in quella buddhista esoterica (mikkyō 密教),

come uno dei dodici Deva, Jūniten 十二天 , le divinità delle dodici direzioni che hanno

la funzione, secondo la tradizione mikkyō, di protezione dei monasteri della dottrina.

Nell’irezumi, Fūjin ha in mano la tradizionale sacca dei venti, con cui è sempre

raffigurato, e combatte contro il drago della pioggia.33

Oltre ai temi presi in considerazione, ve ne sono molti altri ricorrenti sugli irezumimono.

Uno dei più diffusi è il fiore di ciliegio. Questo, oltre a essere il simbolo del Giappone, è

simbolo dei samurai e dei guerrieri, perché rappresenta la caducità e la natura effimera

della vita, un concetto strettamente legato alla dottrina Zen del Buddhismo. Come è

stato possibile vedere, il Buddhismo, nelle molteplici forme che hanno preso piede in

31 Cfr. Donald RICHIE, Ian BURUMA, 1991, op. cit, p. 96. 32 Cfr. Sandi FELLMAN, 1986, op. cit, p. 105. 33 Cfr. Sandi FELLMAN, 1986, op. cit, p. 105.

Figura 5. Daimon della Sakaume-gumi

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26

Giappone, quali il Buddhismo Esoterico (mikkyō) e lo Zen, è spesso punto di

riferimento per i soggetti degli irezumi, che non solo si riferiscono alle sue figure

leggendarie, ma anche, come nel caso della terza immagine, alle dottrine scritte.34

34 Cfr. Manuela FLORE, 2008, op. cit.

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27

CONCLUSIONI

Attraverso l’analisi intrapresa finora è evidente che la yakuza attribuisce un’enorme

importanza al passato. Dal presente studio è emerso che la yakuza non si riferisce solo

alle tradizioni nate con i bakuto e i tekiya, ma trova legami saldi e profondi già nel

periodo in cui i samurai rivestivano un ruolo di fondamentale importanza per il

Giappone; ad esempio, l’intero sistema strutturale della yakuza si richiama a quello già

in uso nel Giappone feudale. Inoltre il percorso individuale di un membro di una ikka è

permeato da valori tradizionali, dalla sakazuki-shiki, che ricalca la cerimonia del

matrimonio secondo il rituale Shintō, alla rigida osservanza del Bushidō, consolidando

legami di fratellanza e fede attraverso l’irezumi, e approfondendo il rapporto con

l’oyabun, verso il quale un membro rimane legato attraverso un profondo senso di

rispetto e lealtà fino alla morte. Il patriottismo che ogni affiliato yakuza prova è reso

evidente dalla fedeltà verso l’imperatore, e dall’impegno a non danneggiare i cittadini

civili fino alla collaborazione con la polizia per i crimini divenuti di dominio pubblico.

Un altro esempio di nazionalismo della yakuza è l’influenza che la criminalità

organizzata ha esercitato sulla politica del XX secolo, cercando di indirizzare il governo

verso scelte mirate ad ampliare il potere del Giappone in Asia. La yakuza non è

un’organizzazione che richiama direttamente la religione, tuttavia, da quanto è emerso

da questo studio, è lecito pensare che abbia trovato negli elementi religiosi ed etici del

Giappone antico un codice e un sistema di valori che lega e amalgama i clan, sia a

livello strutturale interno, sia a livello esterno, venendo accettata, spesso anche tollerata,

dalla popolazione giapponese.

La yakuza si pone come una casta fuorilegge, che pur vivendo di criminalità, preferisce

essere caratterizzata dalla disciplina che la regola, dalla presunta discendenza dai

samurai, dalla visibile determinazione di essere pronta a perdere denaro piuttosto che il

proprio kao. La sua influenza nella storia del Giappone moderno è notevole, ma nel suo

codice, il ninkyōdō, sopravvive il retaggio di un Giappone antico, che sembra voler

ricordare che i suoi affiliati, come i connazionali, sono legati alla tradizione.

L’espressione di Kaplan che definisce gli esponenti di questa organizzazione criminale

come:

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Samurai in business suits,35

già citata nell’introduzione, enfatizza il legame alla tradizione Giapponese.

35 Cfr. David E. KAPLAN, Alec DUBRO, 2003, op. cit, p. xviii.

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29

GLOSSARIO

ANIKI 兄貴: Letteralmente significa fratello maggiore; è un appellativo utilizzato

nella yakuza per rivolgersi a un membro di grado superiore che non sia l’oyabun.

AZUKARININ 預人: Termine usato per indicare gli intermediari che partecipano

alla sakazuki-shiki.

BAKUFU 幕府: Letteralmente “governo della tenda”, indica il governo presieduto

dallo shogun.

BAKUTO 博徒: Giocatori d’azzardo o organizzatori di bische, indica una delle prime

categorie che costituirono la yakuza.

BORYOKUDAN 暴力団: “Gruppi violenti”, è uno dei termini utilizzati per indicare

i clan yakuza.

BUSHI 武士: guerrieri militari del Giappone feudale.

BUSHIDŌ 武士道: Il codice etico e morale dei guerrieri giapponesi.

CHIMPIRA チンピラ: Giovani delinquenti. Costuiscono il rango più basso della

gerarchia yakuza.

EMAKI 絵巻: Rotolo di carta su cui viene scritto il nome del nuovo membri di un

clan yakuza.

FUKUHONBUCHŌ 副本部長: Assistente del kumichō.

GIRI 義理: Senso di dovere e lealtà presente nel bushidō.

HANAFUDA 花札: Gioco di carte giapponese, dal quale punteggio 8-9-3 deriva il

termine yakuza.

HAPPI 法被: Giacca di cotone su cui è cucito lo stemma o il nome del clan di

appartenenza.

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HATAMOTO-YAKKO 旗本奴: “Servi dello shōgun” samurai che rimasti senza

padrone, nel periodo Tokugawa si univano in gruppi con cui esercitavano brigantaggio

nei paesi.

ICHIZOKU-ROTO 一族ろと : Concetto feudale di famiglia intesa come gruppo

allargato.

IE 家: Famiglia.

IKKA 一家: Termine usato per indicare una famiglia di yakuza.

IREZUMI 入れ墨 : Tatuaggio giapponese, letteralmente vuol dire “inchiostro

inserito”.

JINJA 神社: Santuario Shintō, di solito dedicato a una divinità.

KABUKI-MONO かぶき物 : Sinonimo di hatamoto-yakko, il termine indica la

natura deviata dei samurai che, vestendosi in modo eccentrico, effettuavano

brigantaggio nei paesi.

KAIKEI 会計: I contabili di un clan yakuza.

KAO 顔: Letteralmente “faccia”, indica il senso dell’onore e dell’orgoglio di uno

yakuza.

KATAGI-NO-SHU 堅気の衆: “Persone rispettabili”, i civili, in contrapposizione

alla yakuza.

KOBUN 子分: Un membro sottoposto ad un oyabun.

KOMON 顧問: Consigliere.

KUMI 組: Termine utilizzato per indicare un clan yakuza.

KUMICHŌ 組長: Leader di un clan yakuza.

KUMICHOHISHO 組長秘書: Indica i segretari di un clan yakuza.

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KUROMAKU 黒幕: Persone che da dietro le quinte influenzano la scena politica.

KYODAI 兄弟: “Fratello”, usato per indicare uno yakuza dello stesso grado.

MACHI-YAKKO 町奴: “Servi della città”, gruppi di persone che si riunivano per

proteggere i paesi dagli attacchi degli hatamoto-yakko.

MATATABI-MONO 股旅物: Racconti sui bakuto erranti.

MATSURI 祭: Termine giapponese utilizzato per indicare festività.

MIGAWARI 身代わり: Letteralmente “Sostituto”, descrive l’atto di un kobun che

prendendosi la colpa di un superiore sconta una pena al suo posto.

NINJŌ 人情: Compassione, sentimenti umani.

NINKYŌDŌ 任侠道: “Via del cavaliere”, il codice della yakuza fondato sul bushidō.

OCHOKO 御猪口: Piccola tazza per sake.

ON 恩: Senso di onere psicologico che il kobun sviluppa verso l’oyabun.

OYABUN 親分: Il “padre” di una famiglia yakuza.

RONIN 浪人: Samurai senza padrone.

SAIKO-KANBU-KAI 最古幹部会: Comitato direzionale di una ikka.

SAIKO KOMON 最古顧問: Il consigliere più anziano di un clan yakuza.

SAKAZUKI 杯: Tazza cerimoniale per il sake.

SAKAZUKI-SHIKI 杯式: Cerimonia d’ingresso per nuovi membri di un clan yakuza.

SAKE 酒: Bevanda alcolica giapponese derivata dalla fermentazione del riso.

SAMURAI 侍: Militari del Giappone feudale fedeli a un daimyō, un signore feudale.

SAN-SAN-KUDO 三々九度: Rituale utilizzato nel matrimonio Shintō, nel quale gli

sposi si scambiano delle tazze di sake fino a nove volte.

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SHATEI 舎弟: “Fratello minore”, utilizzato in una ikka per indicare un membro

appena entrato.

SHATEIGASHIRA 舎弟頭: Il capo degli shatei.

SHATEIGASHIRAHOSA 舎弟頭補佐: Gli assistenti dello shateigashira.

SHINTŌ 神道: “Via dei kami”, religione basata sulla venerazione degli spiriti noti

come kami.

SHŌGUN 諸軍: Letteralmente “Generale”, dal 1192 divenne il titolo che designava il

capo del governo militare, il bakufu.

SŌHONBUCHŌ 総本部長: Il capo della sede di un clan yakuza.

TANTŌ 短刀: Una spada corta indossata dai samurai con utilizzo principalmente

cerimoniale.

TEKIYA 的屋: Mercanti itineranti giapponesi che diedero vita, insieme ai bakuto alla

yakuza.

TENNŌ 天王: L’imperatore del Giappone.

TORIMOCHININ 取持ち人 : Termine usato per indicare gli intermediari che

partecipano alla sakazuki-shiki.

TSUJI-GIRI 辻斬 : Pratica utilizzata in passato da samurai che consisteva nel

provare l’efficacia di una nuova spada su passanti inermi.

YAKUZA ヤクザ: Indica sia la criminalità organizzata giapponese che un membro di

quest’ultima.

YUBITSUME 指詰め : Pratica utilizzata dalla yakuza che consiste nel tagliarsi

l’ultima falange del mignolo per chiedere il perdono del proprio oyabun.

WAKAGASHIRA 若頭: Il responsabile dei wakashu, i giovani yakuza.

WAKAGASHIRAHOSA 若頭補佐: Assistenti del wakagashira.

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WAKASHU 若衆: Termine utilizzato per i giovani delinquenti o chimpira, sotto la

responsabilità di un wakagashira, un membro della yakuza.

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BIBLIOGRAFIA

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2009.

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Inc, Mineola, New York, 2004.

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Milano, 2011.

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LISTA DELLE ILLUSTRAZIONI

Pagina 21, “Figura 1, Devotion”, foto tratta dal libro in Bibliografia: FELLMAN, Sandi,

The Japanese Tattoo, Abbeville Press Publishers, Hong Kong, 1986, p. 48.

Pagina 22, “Figura 2, Benten with fan”, foto tratta dal libro in Bibliografia: FELLMAN,

Sandi, 1986, op. cit, p. 64.

Pagina 23, “Figura 3, Water”, foto tratta dal libro in Bibliografia: FELLMAN, Sandi,

1986, op. cit, p. 60.

Pagina 24, “Figura 4, Wind and Lightning”, foto tratta dal libro in Bibliografia:

FELLMAN, Sandi, 1986, op. cit, p. 104.

Pagina 25, “Figura 5, Daimon of Sakaume-gumi”, foto tratta dal sito

http://en.wikipedia.org/wiki/Sakaume-gumi.