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AIPI - XXI Congresso Est-Ovest/Nord-Sud. Frontiere, passaggi, incontri culturali 27-30 agosto 2014 Sezione 8 Spostamenti, interferenze, Conflitti A. Interazioni linguistiche, letterarie e culturali Francesco Luisi (Università di Parma) e Franco Musarra (Università di Lovanio) Cognome Univers ità Titolo Commento 1 1 Francesco Luisi [email protected] t Università di Parma Italia Il Quattrocento musicale italiano: relazioni tra cultura umanistica e cultura fiamminga 2 Mary Luisi, Università L’Aquila Contaminazioni linguistiche nel repertorio musicale del Ms. Parigi Nazionale Vm7 676 (1502)'' 3 Musarra, Franco Franco.musarra@ arts.kuleuven.b e Università di Lovanio Belgio I ragguagli di Parnaso nella traduzione di P. C. Hooft 4 Radoš- Perković krperkov@ffz g.hr Zagabri a Croazia Il dialogo ottavo del trattato Irene, ovvero della bellezza di Michele (Miho) Monaldi 5 Fabio Russo (040.9498111 - cell. 348.8237518) fabiorusso1616@ gmail.com Università di Trieste Confini spazio-temporali e loro possibile superamento nelle esperienze pittoriche e poetiche del Quattro-Cinquecento (Leonardo), ed etnico-religiosi nella civiltà del Salento (Otranto 1480)

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AIPI - XXI CongressoEst-Ovest/Nord-Sud. Frontiere, passaggi, incontri culturali

27-30 agosto 2014

Sezione 8

Spostamenti, interferenze, Conflitti

A. Interazioni linguistiche, letterarie e culturaliFrancesco Luisi (Università di Parma) e Franco Musarra (Università di Lovanio)

Cognome Università Titolo Commento

11

Francesco [email protected]

Università di ParmaItalia

Il Quattrocento musicale italiano: relazioni tra cultura umanistica e cultura fiamminga

2 Mary Luisi,

Università L’Aquila Contaminazioni linguistiche nel repertorio musicale del Ms. Parigi Nazionale Vm7 676 (1502)''

3 Musarra, [email protected]

Università di Lovanio

Belgio

I ragguagli di Parnaso nella traduzione di P. C. Hooft

4 Radoš-Perković[email protected]

ZagabriaCroazia

Il dialogo ottavo del trattato Irene, ovvero della bellezza di Michele (Miho) Monaldi

5 Fabio Russo(040.9498111 - cell. 348.8237518)[email protected]

Università di Trieste

Confini spazio-temporali e loro possibile superamento nelle esperienze pittoriche e poetiche del Quattro-Cinquecento (Leonardo), ed etnico-religiosi nella civiltà del Salento (Otranto 1480)

6 Alfio [email protected]

(Treviso)Italia

Lodewyk Toeput / Il Pozzoserrato / Pozzo da Treviso da Anversa a Treviso, solo andata

Proposta spostata da sessione 3

7 Alicija Raczyńskaalicja . raczynska @ gma il . com , alicjaraczynska @ umk . pl

Università Niccolò Copernico Torún

Polonia

Esperienze di un umanista catalano a Napoli. Analisi di alcuni elementi autobiografici nella poesia di Benedetto Gareth detto il Cariteo

Proposta spostata da sessione 3

8 Maura [email protected]

U di Zagabria / Accademia di Musica Croazia

Il capovolgimento del melodramma verdiano nelle traduzioni dei libretti d’opera

Proposta spostata da sessione 2

9 Eliana Moscara Moscovic [email protected]

Università Juraj Dobrila Pola

Croazia

Latitudini mitteleuropee nella tradizione poetica triestina

Proposta spostata da sessione 1

[email protected]

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Maura FilippiUniversità degli Studi di ZagabriaAccademia di [email protected]

ABSTRACT

Il capovolgimento del melodramma verdiano nelle traduzioni dei libretti d'opera

Il periodo del Risorgimento risveglia una forte identità nazionale e nasce il desiderio di avere una propria lingua, che si faccia sentire nel tempio della cultura, quello più importante - il teatro. A Zagabria nell’Ottocento ci furono due teatri che segnarono il secolo, fino alla costruzione del Teatro Nazionale di Zagabria che sino ad oggi è il principale teatro dell’Opera. La musica ha sempre assolto il ruolo di cittadina del mondo, e l’Italia fu da sempre la tappa obbligatoria per la formazione musicale dei compositori e così la diffusione del melodramma come tipo di spettacolo - il più complesso in assoluto per la contemporanea presenza di poesia, musica, danza e scenografia, prese atto nell’Opera croata. Arrivarono sulle scene le prime opere di Verdi (Trovatore, 1871; Ernani, 1871; Rigoletto 1873), ma non furono mai date in lingua originale bensì tradotte in lingua croata. Il melodramma italiano per più di un secolo fu ascoltato e percepito in croato, fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Tanti secoli di dramma in musica per l’Italia, ma novità assoluta per Zagabria e per i letterati – traduttori – interpreti - mediatori dei libretti d’opera. Chi furono questi traduttori? Come sono state le loro traduzioni delle opere di Verdi, seguirono almeno una delle particolarità del linguaggio verdiano, che cosa ne disse la critica, come furono vissuti i personaggi verdiani in scena dal pubblico croato (data la traduzione delle didascalie)? Per l’emigrazione di una melodia da un testo all’altro che non passa senza conseguenze sul piano linguistico, visto che ne può risultare accentuata la tendenza a battere forte su parole vuote, preposizioni, congiunzioni, sedi atone, come cambiò la musica? Fu riconosciuto l’arduo lavoro di Verdi, che esercitava un forte controllo linguistico sul prodotto fornitogli dai suoi librettisti al punto di potersi considerare una sorta di coautore di testi? Oggi è inconcepibile eseguire un’opera che non sia in lingua originale, ma la domanda principale che si pone è quanto se ne sa del melodramma di Verdi in un paese che ha tradotto la poesia, parafrasato i personaggi, cambiato la musica e i gesti, e che negli ultimi trent’anni canta le sillabe che si trovano sotto le note?

NOTIZIA BIO – BIBLIOGRAFICA

Sono laureata in lingua e letteratura italiana e spagnola e dottoranda in linguistica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Zagabria. Dal 2006 lavoro come Docente di lingua straniera comunitaria ad indirizzo specialistico - italiano presso l'Accademia di Musica dell'Università degli Studi di Zagabria e come Docente d'italiano nella scuola di lingue straniere „Nova Varšavska. Mi occupo del melodramma italiano, il mio lavoro è rivolto alla problematica della traduzione dei libretti d’opera. Altri campi del mio interesse sono la linguistica contrastiva e la fraseologia. Ho partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ho pubblicato Dal parlato al canto- lo studio della prosodia dell'italiano come seconda lingua degli studenti di canto (Zagreb - 2011) in pubblicazione il manuale universitario L’italiano con i libretti d’opera (Zagreb - 2013).

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Alfio CENTIN

Lodewyk Toeput / Il Pozzoserrato / Pozzo da Treviso da Anversa a Treviso, solo andata

[email protected]

Abstract

Pittore fiammingo nato ad Antwerpen nel 1550 circa, morto a Treviso nel 1604/5, si stabilisce nella città veneta nel 1582, dopo essere passato per Venezia alla scuola del Tintoretto, del Veronese, del Tiziano. Da Venezia si sposta a Firenze, a Roma, torna a Venezia e finalmente a Treviso dove lavora moltissimo qualificandosi come uno dei creatori del paesaggio manieristico di gusto nordico combinato con la luminosità della pittura veneta. Esempio di attaccamento alle radici native apprese alla scuola di Martin de Vos ma sensibilizzate da un modo “altro” di rappresentare la scena pittorica. La sua vicenda autobiografia sta nell'aver trasmesso in un ambiente di emigrazione a lui estraneo il suo input nordico, averli messi a contatto e aver ottenuto qualcosa che prima non c'era, con duttilità, adattamento, senza perdere la sua individualità evitando una perdita identitaria e culturale. La ricostruzione di una sua identità abitabile non si legge in documenti letterari che, purtroppo, non ha lasciato, ma nella sua vasta opera pittorica tranquilla e non prepotente come quella di altri fiamminghi come Rubens o Van Dyck.

Francesco Luisi (Università di Parma)[email protected]

Il Quattrocento musicale italiano: relazioni tra cultura umanistica e cultura fiamminga

Abstract:Considerando in modo specifico lo sviluppo del gusto musicale in Italia nel Quattrocento tra

movimentazione intellettuale e aspirazioni del mondo cortese, la relazione prenderà in considerazione l’apparente contrapposizione dello stile musicale polifonico contrappuntistico – espressione della cultura franco-fiamminga penetrata massicciamente in Italia come condizione irrinunciabile dell’esecuzione plurivocalistica – con lo stile musicale monodico accompagnato assunto in sede di rinascita della poesia per musica – filiazione indiretta della cultura umanistica italiana. In realtà non si trattò di scontro ma di confronto tra due diverse concezioni compositive che convissero negli stessi ambienti aulici per tutto il secolo e oltre, producendo forme di contaminazione stilistica e formale che rappresentano un esempio straordinario di scambio e di integrazione culturale. Situazione peraltro accettata e teorizzata ai più alti livelli negli ambienti intellettuali coevi, partendo da considerazioni di ordine estetico legate a principi di comunicazione e di ricezione musicale. Si dimostrerà come lo sviluppo successivo maturato sotto l’influenza della teorizzazione poetico-letteraria promossa da Pietro Bembo e Gian Giorgio Trissino abbia realizzato un prodotto musicale, il madrigale, che molto deve alla tecnica di composizione fiamminga e, in misura altrettanto decisiva, all’ariosità del canto accompagnato di tradizione italiana.

Mary Luisi(Università L’Aquila)

Contaminazioni linguistiche nel repertorio musicale del Ms Parigi-Nazionale, Vm7 676 (1502)

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Il codice musicale Gr. Rés. Vm7 676 della Biblioteca Nazionale di Parigi, datato 1502, offre un repertorio musicale di eccezionale ricchezza, costituito da brani che presentano una grande varietà, sia sul piano delle strutture formali che sul versante del contenuto poetico.

Nonostante nel manoscritto si riveli preponderante la patina padana, le composizioni tramandate forniscono significativi esempi di commistione linguistica: elementi lombardi e toscani si uniscono a più rari meridionalismi e a qualche provenzalismo, senza dismettere del tutto grafie e lessico latineggianti. Ma merita in particolar modo sottolineare che la silloge contiene alcune intonazioni su testi che presentano situazioni di evidente plurilinguismo. La relazione prenderà in esame questi testi, e attraverso l’analisi poetico-musicale di tali composizioni evidenzierà come gli aspetti morfologici, sintattici e lessicali rivelino informazioni utili per la definizione di un manufatto complesso, in cui le influenze d’oltralpe non solo si manifestano sul piano prettamente musicale, ma vengono attestate anche sul fronte linguistico-letterario.

Eliana Moscarda Mirković

Università Juraj Dobrila di Pola (Croazia) - Dipartimento di studi in lingua italiana

Indirizzo postale: I.M. Ronjgova 1, 52100 Pola-Pula (Croazia)

Indirizzo email: [email protected]

Numero di telefono: 00385/0915423066

Latitudini mitteleuropee nella tradizione poetica triestina

Abstract:La letteratura triestina è stata da sempre connotata da una forte specificità geografica e linguistica. Soprattutto la letteratura in dialetto triestino rappresenta un particolare capitolo della storia della cultura letteraria italiana, un filone assai ampio e rilevante anche quantitativamente rispetto alla produzione generale. Il dialetto di Trieste costituisce un medium che ha avuto la forza, talvolta, di unire e superare le divisioni etniche e linguistiche, come nel caso della poesia in dialetto di Carolus L. Cergoly (Trieste, 1908-1987), in cui il vernacolo è uno degli ingredienti di un più complesso impasto di tipo plurilinguistico. Quello di Cergoly è un lessico composito, il punto d’arrivo di una lunga sperimentazione in dialetto, che lo porta a definire l’immagine di Trieste attraverso un linguaggio brioso, ricco di agglomerati vivaci, velato di una patina letteraria che non propone però mai immagini convenzionali. Nella produzione lirica cergolyana il linguaggio permette di recuperare brandelli di memoria e di storia, ma è prettamente tessitura artistica. Il poeta assume il triestino come elemento linguistico composito, polivalente, capace di suonare più corde liriche rispetto alla fissità del lessico letterario tradizionale. Il suo è un utilizzo del dialetto nel senso di difesa di un’identità individuale, di una tradizione culturale, legato ad un tipo di cultura da recuperare con un accurato lavoro anche di ricerca filologica. La scelta del dialetto non discende però da una precisa tradizione, ma dalla ricerca di un linguaggio poetico raffinato e puro, inusuale, linguaggio della coscienza, scaturito da sfere astoriche, ancestrali, senza tempo né luogo, lingua tesa ai ricordi, ai sogni e alle realtà perdute, lingua di situazioni mitizzate contro un’attualità in crisi. Dal momento che il dialetto viene rielaborato e usato come lingua, il poeta lo amplia, lo plasma, lo reinventa, lo incanala in una struttura ritmica e metrica divenuta forma espressiva, lingua poetica con le stesse possibilità della lingua nazionale, soggetta quindi ad ogni sperimentazione.

Cergoly ha inventato un lessico attraverso il quale si fa portavoce di una Trieste dispersa nel vorticoso scorrere del tempo, pronta a cogliere i ricordi di un tempo non dominato dall’ossessione dei confini e volta ad assorbire suggestioni di un mondo in cui il richiamo va al sogno della Mitteleuropa.

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Franco MusarraUniversità di LovanioI ragguagli di Parnaso nella traduzione di P. C. Hooft

Riassunto:L’opera di Traiano Boccalini è stata tradotta all’inizio del Seicento dal poeta olandese P. C. Hooft. Tenendo conto anche della sua corrispondenza si cercherà di ipotizzare il perché della scelta e definire il peso che la letteratura italiana hanno avuto nella sua formazione. Veder: SOMMERVOGEL, P.C..----, 1939 Nicolaas Jarichides Wieringa: een zeventiensde-eeuws vertaler van Boccalini,

Barclai, Leti, e.a. PH D dissertation Assen, van Gorcum & Comp.

Alicja RACZYŃSKA

(Università Niccolò Copernico di Toruń, Polonia)

Esperienze di un umanista catalano a Napoli. Analisi di alcuni elementi autobiografici nella poesia di Benedetto Gareth detto il Cariteo

alicja . raczynska @ gmail . com , alicjaraczynska @ umk . pl

Benedetto Gareth detto il Cariteo, nato a Barcellona verso il 1450, fu uno dei membri della Porticus Pontaniana (poi l’Accademia Pontaniana) diretta da Giovanni Pontano. Lasciata la sua patria, arrivò a Napoli probabilmente nel 1470. Scrisse le poesie in volgare toscaneggiante. I suoi grandi modelli poetici erano, oltre ai classici latini, Dante, Petrarca e gli stilnovisti. Il capolavoro del Cariteo è il canzoniere intitolato Endimione, una raccolta di sonetti, ballate, madrigali, canzoni e sestine indirizzati in gran parte alla misteriosa Luna. L’obiettivo del mio intervento sarà l’analisi degli elementi autobiografici nelle opere del Cariteo. Nella poesia dell’umanista catalano si possono rintracciare dei riferimenti ad alcuni fatti della sua vita, alla corte aragonese e alla Porticus Pontaniana. Mirerò anche ad analizzare come il Cariteo percepisce e descrive la sua patria adottiva – Napoli.

dr. sc. Katja Radoš-Perković Dipartimento di italianistica Facoltà di lettere e filosofia Università di Zagabriae-mail: [email protected]

Il dialogo ottavo del trattato Irene ovvero della bellezza di Michele (Miho) Monaldi

Il trattato Irene, ovvero della bellezza di Michele (Miho) Monaldi (1540-1592), poeta, filosofo e matematico rinascimentale croato, fu pubblicato postumo nel 1599 dal figliastro di Monaldi Maro Battitore. Uno dei capitoli-dialoghi di questo vasto trattato elabora moltoesaustivamente la concezione filosofica della musica, e in particolare della bellezza della musica. Il saggio si propone di esporre i punti salienti delle riflessioni teoriche di Monaldi:

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l’aspetto matematico della perfezione delle proporzioni armoniche dei principali intervalli, il ritmo che si affianca al ritmo planetario, sulla differenza tra la voce e la musica strumentale, nonché tra il canto e il parlato. Tutti questi e altri aspetti vengono analizzati dal punto di vista della bellezza che emanano, della relazione col divino e della semplicità o complessità del tipo di bellezza contenuto. Si prenderà in particolare analisi i costrutti linguistici che accompagnano questo specifico genere di testo.

Katja Radoš-Perković è ricercatrice di letteratura italiana presso il Dipartimento di italianistica dell’ Università di Zagabria, si occupa in particolare di traduttologia, librettistica e teatrologia. Nel luglio 2011 ha discusso la tesi di dottorato sulle traduzioni e gli adattamenti goldoniani croati. Ha partecipato a numerosi convegni in Croazia e all’estero ed ha pubblicato una decina di saggi scientifici legati alla goldonistica croata, ai libretti d’opera italiani e alla traduzione per il teatro.

Fabio Russo,(040.9498111 - cell. 348.8237518)[email protected]

Confini spazio-temporali e loro possibile superamento nelle esperienze pittoriche e poetiche del Quattro-Cinquecento (Leonardo), ed etnico-religiosi nella civiltà del Salento (Otranto 1480) fra le due sponde dell’Adriatico

Il lavoro si svolge su due piste consimili che s’intrecciano sul motivo di scambio fra esperienze di periodi storici diversi, come di un’area geografico-culturale con altra attigua o distante. Il limite, il confine che indica lo specifico di un movimento o di una situazione, delineando i termini del (determinando il) problema critico relativo, mostra anche la precarietà di connotazioni troppo rigide, fisse, improponibili a una trasmigrazione proficua di fermenti e stimoli, perciò di riprese in altra area quanto in altro periodo. Coordinate temporali e spaziali a volte non molto adeguate dànno un’inquadratura poco appropriata al tema in esame.

*L’idea di pittura in Leonardo si dispone in una scrittura dal taglio nuovo (rispetto a quello dello stesso Boccaccio), prorompente ardito, che non può non agganciare il rapporto problematico poesia-pittura-musica-scene di teatro nel secondo Cinquecento e nel Seicento (Vasari, Giordano Bruno, Federigo Della Valle, Carlo de Dottori), dai Manieristi ai Barocchi, poi pure sino nel Settecento pieno e ultimo, ove si pensi alle esigenze contrapposte di spazialità per la pittura e di temporalità per la poesia rilevate dal Lessing nel suo Laocoonte

*La Puglia, e ancor più il Salento, ha influssi e relazioni se non tanto con la cultura d’Oltralpe, certo con quella d’Oltremare, l’Adriatico: gli Albanesi intraprendenti insediati nei cortili, le corti, dei Mesagnanesi, i Ragusei usurai in quelle, corti, dei Campanella a Lecce, per l’apporto oltre che di Dalmati, pure di Greci, Ebrei, persino Genovesi, Fiorentini. Da qui il fortunato sviluppo di Lecce (originariamente “Liccie”) con un piano urbanistico di recente crescita (rispetto al Medio Evo). Influssi e relazioni nel tempo non tanto lontano, i Normanni, Federico II, prima Quinto Ennio a Rudiae, e ancora il sostrato vivo della presenza greca, o più lontano, la civiltà antica dei Messapi con le loro grandi mura, tra l’altro, di cui emblematico oggi Muro Leccese.

*Ora a modo di raccordo, Otranto 1480. La difficile Pace con i Turchi, dopo il compatto sacrificio di Ottocento Beati Martiri, oggi Santi, a difesa dell’integrità cristiana del luogo e della via interna verso Roma ed esterna lungo l’Adriatico verso il centro di Loreto, e quindi verso Venezia, sta come un avamposto straordinario di civiltà e di cultura (più tardi, sulla costa greca la città di Parga con i suoi profughi incalzati dai Turchi). Illuminanti I Commentarii di Piccolomini umanista e Papa, intermediario accorto fra Romanità e Impero, e oggi la grande ricerca articolata di Padre Floriano Grimaldi su Loreto e le due coste dirimpettaie dell’Adriatico. Il nuovo spirito di intraprendenza sociale ed artistica creativa di Piccolomini, aperto all’idea rinascimentale di vita, si mostra

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emblematico tanto più nelle idee di Leonardo sulla pittura, ma non solo, e in certa produzione etico-religiosa specie teatrale del Cinquecento, italiano ed europeo.

Fabio Russo. Laureato in Letteratura Italiana all’Università di Trieste (Paolo Rolli e il gusto inglese, 1962), ha cercato sempre analisi di tipo storico-testuale comparato e interdisciplinare particolarmente per il Sei-Settecento e l’Otto-Novecento, nonché per il Fantastico, la Traduzione, il rapporto Mito-Società. I suoi lavori si articolano su aree tematiche quali Leopardi e Rilke, Leopardi e Valéry riguardo la lingua, Leopardi politico e la Felicità, Guicciardini e la Spagna, Mito e Archetipi in Antonio Conti, Bruno in Leopardi?, Strategie dell’Adriatico (Antonio de Giuliani e Trieste), Bruno Leopardi Biagio Marin e il Tempo, Adriatico e Albanesi, Rilke e l’Amore nella linea Leopardi-Tasso-Petrarca, Mito e Teatro nel Seicento e Federigo Della Valle, Pirandello e la Coscienza, Tecchi e Stuparich in dialogo con il Centro Europa, Immagini di città (Palermo). Leonardo Sinisgalli e l’assetto di spazi urbani (AIPI, ‘12), e altri ancora legati a Centri studio e Istituti italiani ed esteri, cui collabora.

Małgorzata Ewa TrzeciakUniversità di VarsaviaFacoltà di Linguistica [email protected]

Giovan Battista Fagiuoli alla corte di Sobieski: testimonianze e ricordi inediti

L’intervento si propone di presentare le esperienze e le impressioni del viaggio in Polonia del poeta satirico fiorentino Giovan Battista Fagiuoli in base alle sue lettere e ai suoi scritti inediti e rari. Fagiuoli giunse in Polonia nel 1690 come segretario del Nunzio Apostolico Andrea Santa Croce e rimase nel regno del re Giovanni III Sobieski, vincitore della storica battaglia di Vienna del 1683, fino al 1691, avendo la possibilità di conoscere il quadro completo della realtà polacca di quei tempi, dall’ambiente reale ai ceti sociali più umili.

Mi propongo, in particolare, di approfondire il tema della cultura e dei costumi polacchi sulla base delle osservazioni affidate al suo diario inedito, conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, in cui Fagiuoli annotava giornalmente tutto quello che lo colpiva, lo meravigliava e disgustava durante il suo soggiorno nel regno dei Sarmati europei: dai banchetti e spettacoli di corte alle esecuzioni capitali in piazza. Questo interessante diario, in genere trascurato dalla critica, rappresenta una ricca fonte di informazioni sulla cultura polacca; inoltre l’incontro di Fagiuoli con la cultura polacca gli ispirò anche una serie di composizioni liriche in forma di lettera agli amici, Francesco Redi e Antonio Magliabechi, piene di divertente ironia e sarcasmo. Per Fagiuoli, che non viaggiava per curiosità e piacere, ma era un viaggiatore per necessità costretto ad affrontare la realtà nuova per la sua difficile situazione economica, l’unica soddisfazione era, infatti, la corrispondenza con gli amici nella quale traspare tutta la sua vena satirica alimentata dalle esperienze vissute in esilio, che finora non sono mai state approfondite in forma organica.

Małgorzata Ewa Trzeciak è ricercatrice di Lingua e Letteratura italiana presso l’Università di Varsavia. Si è occupata del pensiero estetico di Giacomo Leopardi e dei rapporti tra il romanticismo polacco e quello italiano. La sua tesi di dottorato di ricerca, “L’esperienza estetica nello Zibaldone di pensieri di Giacomo Leopardi” è stata pubblicata da Aracne Editrice nel 2013; tra gli altri suoi saggi: “Leopardi e Mickiewicz: l’amor patrio, l’identità nazionale e il mito di Kościuszko” (Kwartalnik neofilologiczny 2012); “Giacomo Leopardi e il genio del bello”, (Kwartalnik neofilologiczny, 2011); “L’artista genio o l’uomo senza contenuto? Gli esiti della rivoluzione romantica”, Cracovia, 2009, Wydawnictwo Uniwersytetu Jagiellońskiego.

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B Movimento e stasi nella letteratura italiana in età moderna

Pasquale Guaragnella, Univ. di [email protected]

Cognome/Nome Università/Paese Titolo Commento1 Kilibarda, Vesna U del Montenegro

MontenegroTemi italianistici di Lazar

Tomanovic2 Łukaszewicz,

[email protected]

U di BreslaviaPolonia

Il contributo di Wojciech Bogusławski alla fortuna del teatro italiano

NON VIENE. DA CANCELLARE

3 Trzeciak, Małgorzata Ewa

U di Varsavia Polonia

Giovan Battista Fagiuoli alla corte di Sobieski: testimonianze e ricordi inediti

4 Maślanka-Soro, [email protected]

U Jagellonica di Cracovia Polonia

Il mito di Antigone nella tragedia omonima di Alfieri e la sua interpretazione in chiave intertestuale

5 Mędrzak-Conway, [email protected]

Università di Varsavia

Zeno a New York: la fortuna della narrativa di Italo Svevo negli Stati Uniti

6 Pirvu, Elenapival @clicknet.ro

U di Craiova

Romenia

Aspetti della ricezione di Torquato Tasso in Romania

7 Salsano, [email protected]

Università di Roma III

Io, altro, altrove: viaggio ed emigrazione tra spettacolo e coscienza (da Sull’Oceano di De Amicis a orizzonti letterari del Novecento)

Proposta spostata dalla sessione 3

8 Santurbano, Andrea

Univ. federal de Santa CatarinaBrasile

Illustri sconosciuti: Alessandro Varaldo e Lucio D’Ambra in Brasile

9 Sirtori, Marco U di BergamoItalia

Sfortune del romanzo storico italiano in Europa

10

Szkarosi, Endre U di BudapestUngheria

Alcuni aspetti della poesia italiana del Secondo Novecento sia in contesto ungherese che in un ambito più largo

11

Wataghin, L. Traduzioni brasiliane della letteratura italiana nella seconda metà del Novecento

12

Inzerillo, Giovanni

LiaFava [email protected]

Rosario Castelli

U di PalermoItalia

Università LUMSA

Università di Catania

La geografia letteraria di Paolo Ruffilli. Ippolito Nievo nella magnifica Palermo. Per una questione geografica della storia

Alla ricerca di una definizione della vita due poetiche a confronto: Pirandello e Svevo

La palma va a nord: Leonaro Sciascia, il iritto e gli „eroi della sesta giornata“

Proposta spostata da sessione 1

Nuova proposta in sotituzione della precedente

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Antonio Di [email protected]

R. Lavopa

Pasquale [email protected]

Università di Catania

Università di Bari

Università di Bari

Per un „orientalismo“ virtuoso: Giuseppe Lanza del Vasto tra Giua e Shiva

«Si ragiona oggi, e si ciancia». Le „Lettere accademiche“ di Antonio Genovesi

Fenoglio

1 Vesna Kilibarda (U del Montenegro/Montenegro)Temi italianistici di Lazar TomanovicProposta

Un forte interessameno, la devozione e anzi l’amore per la letteratura, cultura e storia italiane ha segnato tutta la vita, sia quella privata che quella professionale, di Lazar Tomanovic (1845-1932), giornalista e scrittore, storico e politico, assiduo collaboratore ed editore di giornali e riviste montenegrine, fertile traduttore dall’italiano e il più noto divulgatore della cultura italiana in Montenegro nell’epoca a cavallo tra l’Otto e il Novecento. Percorrendo le tappe essenziali di questa sua passione, sveliamo in un’ottica specifica un filone della storia culturale del Montenegro, e di gran parte dell’area adriatico-balcanica circostante. E non solo, nelle sue traduzioni dei versi di Petrarca, Foscolo, Carrer e Leopardi e del romanzo di Guerrazzi e nei numerosi contributi dedicati alla letteratura italiana usciti per lo più nelle riviste montenegrine d’epoca, seguiamo gli echi poco conosciuti degli autori italiani in un piccolo paese dell’altra sponda dell’Adriatico in cui grazie alle tradizionali relazioni tra i due paesi slavi la letteratura russa fu la più nota e la più presente di tutte le letterature straniere. Grazie proprio all’attività di Tomanovic ed alle sue simpatie letterarie personali, la letteratura italiana per il numero di traduzioni ed i contributi vari pubblicati sul tema in Montenegro si classifica subito dopo la letteratura russa.

2 Justyna Łukaszewicz (U di Breslavia / Polonia)Il contributo di Wojciech Bogusławski alla fortuna del teatro italiano [email protected]

PropostaNella mia comunicazione vorrei concentrarmi sulla ricezione del teatro italiano nella Polonia

del secolo dei Lumi. Il Settecento, spesso chiamato, specialmente rispetto alla cultura polacca, il secolo del teatro, è stato un momento forte della fortuna del teatro italiano in Europa. Senza dubbio la presenza dell’opera e della commedia italiana sui teatri europei del Settecento costituisce uno dei fenomeni fondamentali per lo sviluppo dell’identità culturale italiana.

In trent’anni del regno di Stanislao Augusto (1764-1795), a Varsavia si sono susseguite varie compagnie italiane, esibendosi per oltre la metà di quel tempo sulla scena del Teatro Nazionale grazie a imprenditori (spesso italiani), attori (italiani e polacchi) e traduttori. L’opera buffa, in buona parte

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con libretti goldoniani1, trionfava a Varsavia in italiano e poi anche in polacco, soprattutto grazie alle traduzioni ed allestimenti di Wojciech Bogusławski.

Bogusławski, direttore di teatri, regista, attore, cantante, autore, adattatore e traduttore, è il più importante tra i numerosi operatori polacchi della zona di confine tra l’Italia e la Polonia in quell’epoca. 24 delle sue opere drammatiche hanno origini italiane, tra cui Dla miłości zmyślone szaleństwo, adattamento del Finto pazzo per amore (con la musica di Antonio Sacchini e il libretto di Tommaso Mariani)2 e Axur, król Ormus, adattamento di Axur, re d’Ormus (con la musica di Antonio Salieri e il libretto di Lorenzo Da Ponte, a partire da Tarare di Beaumarchais). In quest’ultimo si può osservare come la cultura italiena è un modello da seguire ed utilizzare, ma anche da uguagliare e forse anche sorpassare3.

In base ad alcune delle mie pubblicazioni precedenti e a nuovi lavori che sto svolgendo, vorrei presentare al congresso di Bari l’attività e l’opera di traduttore-adattatore di questo grande protagonista della fortuna del teatro italiano in Polonia tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.

3 Małgorzata Ewa Trzeciak (U di Varsavia / Polonia)SPOSTATA sezione 8Giovan Battista Fagiuoli alla corte di Sobieski: testimonianze e ricordi inediti

PropostaL’intervento si propone di presentare le esperienze e le impressioni del viaggio in Polonia del poeta satirico

fiorentino Giovan Battista Fagiuoli in base alle sue lettere e ai suoi scritti inediti e rari. Fagiuoli giunse in Polonia nel 1690 come segretario del Nunzio Apostolico Andrea Santa Croce e rimase nel regno del re Giovanni III Sobieski, vincitore della storica battaglia di Vienna del 1683, fino al 1691, avendo la possibilità di conoscere il quadro completo della realtà polacca di quei tempi, dall’ambiente reale ai ceti sociali più umili.

Mi propongo, in particolare, di approfondire il tema della cultura e dei costumi polacchi sulla base delle osservazioni affidate al suo diario inedito, conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, in cui Fagiuoli annotava giornalmente tutto quello che lo colpiva, lo meravigliava e disgustava durante il suo soggiorno nel regno dei Sarmati europei: dai banchetti e spettacoli di corte alle esecuzioni capitali in piazza. Questo interessante diario, in genere trascurato dalla critica, rappresenta una ricca fonte di informazioni sulla cultura polacca; inoltre l’incontro di Fagiuoli con la cultura polacca gli ispirò anche una serie di composizioni liriche in forma di lettera agli amici, Francesco Redi e Antonio Magliabechi, piene di divertente ironia e sarcasmo. Per Fagiuoli, che non viaggiava per curiosità e piacere, ma era un viaggiatore per necessità costretto ad affrontare la realtà nuova per la sua difficile situazione economica, l’unica soddisfazione era, infatti, la corrispondenza con gli amici nella quale traspare tutta la sua vena satirica alimentata dalle esperienze vissute in esilio, che finora non sono mai state approfondite in forma organica.

4 Maria Maślanka-Soro (U Jagellonica di Cracovia / Polonia)

Il mito di Antigone nella tragedia omonima di Alfieri e la sua interpretazione in chiave intertestuale [email protected]

PropostaNelle varie riletture critiche dell’Antigone alfieriana ce ne sono poche e non nuovissime (di

Nicola Matera del 1893 e di Vincenzo Ulargiu del 1935) che abbiano come testo di riferimento l’Antigone di Sofocle. La ragione principale di questa situazione credo sia dovuta soprattutto alla notizia che l’Astigiano ci dà nella Vita (IV, 2): “L’Antigone, prima non imbrattata di origine osotica mi venne fatta leggendo iol XII libro di Stazio nella traduzione su mentovata, del Bentivoglio”. Sappoiamo, però, che nonostante questa esplicita affermazione, oltre alla Tebaide di Stazio Alfieri

1 Vedi tra l’altro J. Łukaszewicz, Carlo Goldoni w polskim Oświeceniu, Wydawnictwo Uniwersytetu Wrocławskiego, Wrocław, 1997.

2 J. Łukaszewicz, “Dla miłości zmyślone szaleństwo” : libretto włoskiej opery komicznej w przekładzie Wojciecha Bogusławskiego”, Wiek Oświecenia, 29, 2013, pp. 137-162.

3 J. Łukaszewicz, Continuation et rupture dans le domaine de la traduction théâtrale vers le polonais autour de 1795 : Wojciech Bogusławski et son Axur, in via di pubblicazione.

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aveva presente, nel momento della stesura della sua pièce, anche l’Antigone di Jean de Rotrou e quella di Sofocle, conosciuta nel compendio fattone da Pierre Brumoy.

L’intervento ha come obiettivo l’analisi intertestuale dei principali aspetti del mito di Antigone in Alfieri sullo sfondo della tradizione letteraria.

5 Marta Mędrzak-Conway Università di [email protected]

Zeno a New York: la fortuna della narrativa di Italo Svevo negli Stati Uniti”

AbstractL'intervento si propone di riempire un grande „vuoto”, ossia di analizzare la ricezione delle

opere di Italo Svevo negli Stati Uniti. Il fatto che la fortuna di Svevo in America sia abbastanza negletta dalla critica stupisce dato che l'autore triestino riscosse un grande successo oltreoceano, dove rimane amato fino ad oggi.

L'autrice analizzerà brevemente le traduzioni in inglese delle opere di Svevo, puntando su alcune differenze nelle prime traduzioni e quelle recenti, dopodiché passerà alle recensioni delle opere di Svevo, in inglese, pubblicate negli Stati Uniti nel periodo prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Inoltre, per capire meglio il modo in cui l'opera sveviana si inseriva nell'ambito culturale americano, l'intervento farà un resoconto della corrispondenza tra gli editori americani e la moglie dello (già defunto) scrittore, dove si discuteva – tra altro – le strategie della pubblicazione, nonché la ricezione da parte del pubblico.

Nella seconda parte si passerà alla questione mai studiata, bensì assai significante, ovvero l'influsso che Svevo svolse sugli scrittori ebreo-americani, sia quelli del dopoguerra, sia alcuni autori del XXI secolo. Svevo nei certi circoli degli intellettuali americani degli anni 50/60 fu uno dei loro “dei”. È interessante capire il perché di tale successo, nonché rintracciare la presenza sveviana nella cultura americana.

La domanda dell'intervento è: si può incontrare Zeno a New York?

6 Elena Pîrvu (U di Craiova / Romania)Aspetti della ricezione di Torquato Tasso in Romaniapival @clicknet.ro

PropostaNel suo celebre Paralelism, costituito da due parti: Paralelism între limba rumână şi italiană (‘Parallelismo fra le lingue romena e italiana’), del 1840, e Paralelism între dialectele român şi italian. Partea II. Forma sau gramatica acestor două dialecte (‘Parallelismo fra i dialetti romeno e italiano. Parte II. Forma o grammatica di questi dialetti’), del 1841, Ion Heliade Rădulescu (1802-1872), personalità complessa e contraddittoria, fondatore del primo giornale della Valacchia e della prima rivista letteraria romena, che segnò con la sua attività quasi tutti i campi dell’attività culturale della sua epoca (lingua, letteratura, politica culturale, politica propriamente detta), conclude la parte introduttiva del suo Paralelism con le parole: “Se i secoli le [alla cultura romena] daranno un Dante, un Tasso, un Metastasio, un Alfieri, si vedrà che cosa sapranno [i romeni] farne. Si tolgano dal francese, italiano e spagnolo i termini delle scienze e delle arti che queste lingue hanno preso dalla lingua greca, si tolgano anche le parole che hanno prese da altri popoli, e si vedrà se possono rimanere con il capitale e la capacità che ha la lingua del popolo romeno” (pp. 249-250), il che significa che al tempo i rispettivi autori erano conosciuti e apprezzati nei Principati Romeni.

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Tuttavia, la prima traduzione integrale della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso in romeno è firmata da Atanasie N. Pâcleanu e risale al 1852. Ion Heliade Rădulescu stesso ne tradurrà un frammento, che sarà pubblicato nel 1880.

La mia relazione si propone quindi di presentare la ricezione di Torquato Tasso in Romania, passando in rassegna le traduzioni delle sue opere nonché gli articoli e i saggi a lui dedicati.

Notizia bio-biobliograficaElena Pîrvu (1965) è professore ordinario alla Facoltà di Lettere dell’Università di Craiova

(Romania), dove insegna lingua italiana e storia della lingua. Ha pubblicato, tra l’altro, i seguenti volumi: I verbi ausiliari in italiano (Bucarest, 2000; alla

base, tesi di dottorato), Gramatica limbii italiene (Bucarest, 2001 e 2006), Morfologia italiana (Bucarest, 2003; Craiova 2012), L’uso del congiuntivo in romeno e in italiano (Craiova, Società Dante Alighieri/Aius, 2008).

Ha tradotto in romeno, tra l’altro, i volumi: Bizantinismo e mondo slavo di Konstantin Leontiev (Bucarest, 1999); Poesie (L’opera poetica completa) di Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) (Craiova, 1999); Grammatica Italiana. Italiano comune e lingua letteraria di Luca Serianni, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi (Cluj-Napoca, 2004), L’italiano letterario nella storia di Francesco Bruni (Cluj-Napoca, 2006); Dialetto, dialetti e italiano di Carla Marcato (Cluj-Napoca, 2008).

Ha tenuto lezioni e conferenze all’Università Ca’ Foscari di Venezia, all’Università degli Studi di Torino, all’Università degli Studi di Udine, all’Università degli Studi di Macerata, all’Università “San Clemente d’Ocrida” di Sofia (Bulgaria) e all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.

Ha coordinato l’organizzazione dei seguenti convegni internazionali: Giorgio Bassani, la 10 ani de la moarte, del 14-15 aprile 2010; La lingua e la letteratura italiana in Europa, dell’18-19 ottobre 2010; L’italiano nel mondo, a 150 anni dall’Unità d’Italia, del 16-17 settembre 2011; Discorso, identità e cultura nella lingua e nella letteratura italiana, del 21-22 settembre 2012; Discorso e cultura nella lingua e nella letteratura italiana, del 20-21 settembre 2013.

7 Roberto Salsano (Università di Roma III)

[email protected]

Io, altro, altrove: viaggio ed emigrazione tra spettacolo e coscienza (da Sull’Oceano di De Amicis a orizzonti letterari del Novecento)

PropostaL’intervento individua componenti tematiche e formali di Sull’oceano di De Amicis atte a

render conto di come una prospettiva di scrittura, a suo modo orientata in senso politico e culturale, non impedisca l’emergere di elementi referenziali del dramma migratorio italiano visualizzabile entro uno spaccato dove il rapporto io-altro, io-altrove, possa imporsi come campo di peculiari accezioni ideologiche e letterarie.

D’altra parte si ipotizza quale impatto immaginativo e coscienziale la condizione, generale, del viaggio, del distacco e del contatto tra persone e civiltà, possa offrire alla letteratura ed ai suoi peculiari strumenti operativi nel raggio di una Weltanschauung che approda, superando l’orizzonte culturale e letterario deamicisiano, al Novecento: a un Vittorini o a un Pavese.

Notizia bio-bibliografica (da sessione 3)Roberto Salsano, professore associato in Letteratura Italiana presso l’Università di Roma Tre, si è laureato nel 1972 presso l’Università “La Sapienza” (ove si è anche specializzato in “Filologia moderna”) ottenendo 110 e lode e avendo come relatore Natalino Sapegno. Nei suoi saggi critici si è occupato, fra l’altro, di autori quali Domenico Cavalca, Dante, Alfieri, Poggi e la poetica drammaturgica primosettecentesca, Leopardi, Manzoni, Verga, Pirandello, Rosso di San Secondo, i futuristi, Calvino, Michelstaedter e molti altri fino ad autori viventi. Ha pubblicato 22 monografie in volume, tra le quali: L’immagine e la smorfia. Rosso di San Secondo e dintorni, Pirandello. Scrittura e

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alterità, Trittico futurista. Buzzi Marinetti Settimelli, Scrittori critici, Michelstaedter tra D’Annunzio, Pirandello e il mondo della vita.

8 Andrea Santurbano (Universidade Federal de Santa Catarina / Brasile)

Illustri sconosciuti: Alessandro Varaldo e Lucio D’Ambra in Brasile

PropostaL’esperienza nel gruppo di ricerca sulla “Literatura italiana traduzida no Brasil: 1900-1950”

ha consentito di riscoprire e ripensare nomi di autori che marcarono un’epoca, benché siano oggi pressoché dimenticati. È il caso, tra gli altri, di Alessandro Varaldo, uno dei creatori del romanzo giallo in Italia, e di Lucio D’Ambra, autore di una vasta opera e scrittore di punta della Mondadori. A partire da questi esempi, sarà possibile tracciare un breve quadro dei flussi culturali, dello sviluppo del mercato editoriale, dell’assiduità della prassi traduttoria e della ricezione della letteratura italiana in Brasile negli anni ’30.

9 Marco Sirtori (??)Sfortune del romanzo storico italiano in Europa

PropostaL'intervento prende spunto dalle note vicende del capolavoro manzoniano in Francia, dove,

per opera di traduttori dell'area cattolica più intransigente, I promessi sposi vengono proposti in forma mutilata e sottoposti a gravi distorsioni ideologiche. Il fenomeno, già indagato da Mariella Colin come matrice della sfortuna del romanzo italiano in Francia, suggerisce di estendere l'indagine alle traduzioni di Manzoni e dei "manzoniani" (d'Azeglio, Grossi, Cantù) verso altre lingue (inglese, tedesco, spagnolo).

10 Endre Szkarosi (U di Budapest / Ungheria)Titolo ??PropostaHo già espresso prima la mia ferma volontà di partecipare al Convegno, e adesso

confermo la mia intenzione.La mia relazione entrerebbe nella tematica della sezione 9, in quanto vorrei analizzare alcuni

aspetti della ricezione della poesia italiana del Secondo Novecento sia in contesto ungherese che in un ambito più largo.

Benché non sono ancora membro dell'organizzazione AIPI, ho già espresso la mia volontà di adesione in una lettera scritta alla professoressa in Olanda (mi pare), all'indirizzo segnato nel circolare di prima. Risposta non ho avuto finora.

Prego Loro di segnarmi, cosa devo fare per poter partecipare al Convegno di Agosto 2014.Grazie della Loro attenzione, auguri per l'anno nuovo,

Notizia bio-bibliograficaprof. Endre SzkarosiUniversità ELTE di Budapest

Direttore del programma di dottorato in italòianistica

11 L. Wataghin (?? / BrasileTraduzioni brasiliane della letteratura italiana nella seconda metà del Novecento#

PropostaL´intervento presenta a grandi linee i primi due anni dell´esperienza del gruppo di ricerca

“Letteratura Italiana Tradotta in Brasile”, che riunisce ricercatori dell´Universidade de São Paulo

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(USP) e dell´Universidade Federal de Santa Catarina (UFSC), per poi concentrarsi su momenti specifici della fortuna della letteratura italiana (romanzo e novelle) in Brasile nella seconda metà del Novecento.

Notizia bio-bibliografica

12 Giovanni Inzerillo (U di Palermo / Italia)

La geografia letteraria di Paolo Ruffilli. Ippolito Nievo nella magnifica Palermo. Per una questione geografica della storia

Proposta e Notizia bio-bibliografica (si veda sessione 1)

13 Lia Fava [email protected]

Alla ricerca di una definizione della vita due poetiche a confronto: Svevo e Pirandello

Nella seconda metà dell’800 con l’avvento della modernità l’individuo comincia ad avvertire il disagio derivante dalla complessità della società e del mondo, avvertendo al contempo in modo singolare la propria fragilità, relatività e piccolezza. Nasce una nuova riflessione sulla condizione umana e sul senso della vita a fronte della nuova organizzazione industriale ed economica della realtà. Anche la letteratura dà voce a tutto ciò come nuovo oggetto di approfondimento, di racconto e di espressione poetica, ma sarà necessario elaborare anche nuove poetiche, attraverso nuovi scambi e interazioni linguistiche e culturali, da parte di scrittori e pensatori che riflettano sul rapporto tra forme e vita. In Italia Svevo e Pirandello, anche alla luce degli studi di Simmel, Benjamin ed altri, si impegnano nell’elaborazione di nuovi linguaggi letterari e nuove poetiche.

Curriculum breve

Lia Fava Guzzetta professoressa ordinaria di Letteratura Italiana Moderna e Con temporanea presso la LUMSA di Roma, ha insegnato per anni Letteratura Italiana presso l'università di Messina. Èstata visiting professor presso le Università di Lovanio. Anversa, Utrecht, e nella University of California, Berkeley. Ha fatto parte di commissioni di dottorato presso le università di Trento, Leuven, Lovain La Neuve, Zurigo. Ha diretto il Centro di ricerca “Humanitas” della LUMSA ed il Corso di laurea specialistica in Produzione culturale e comunicazione. Fa parte, in collaborazione con l’Università di Udine e di Bologna, del gruppo di ricerca sugli inediti pirandelliani del fondo Torre Gherson, che si riferiscono all’ultimo periodo parigino della vita dello scrittore, ancora poco indagata. Ha organizzato numerosi convegni nazionali ed internazionali. Dirige la collana Segni del Moderno per la Casa editrice Metauro di Pesaro che ha pubblicato quattro volumi miscellanei dal 2004 al 2010. Suoi saggi in rivista di particolare interesse su Ugo Betti, Gianna Manzini, Italo Svevo, Leopardi, Verga, Pirandello, Quasimodo, Loris Jacopo Bononi, Bonaviri. Tomasi di Lampedusa, Andrea Camilleri, Giuseppe Occhiato, Melo Freni e sulla storia di prestigiose riviste del Novecento come <Solaria>, <La Ronda> e <La Raccolta>. Sue significative pubblicazioni in volume: “Solaria” e la narrativa italiana intorno al 1930, Longo editore, Ravenna 1974; Gianna Manzini, La nuova Italia, Firenze 1974; Il primo romanzo di Italo Svevo, D'Anna, Firenze-Messina 1992; Percorsi di scrittura letteraria nel '900 italiano,Giardini,Pisa, L’età romantica e il romanzo storico in Italia( con Giorgio Petrocchi e altri) Bonacci, Roma, 1988. Nell'ultimo decennio ha partecipato a numerose pubblicazioni miscellanee, per gli Editori: Cesati di Firenze, Metauro di Pesaro, Forum di Udine, “Il calamo” di Roma, Liguori di Napoli, Rubbettino di Soveria Mannelli ( Catanzaro) etc. Ha recentemente pubblicato una edizione moderna dei romanzi “patriottici” di Giovanni Verga, I carbonari della

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montagna,Sulle lagune, frammenti di Amore e patria, Metauro, Pesaro 2012, con una sua “Introduzione” e con le “Note ai testi” a sua cura.

Mgr Giulia CilloniUniversità di VarsaviaFacoltà di Linguistica ApplicataIstituto di Culturologia e Linguistica Antropocentrica

Ada Negri e Maria Konopnicka: un dialogo tra anime affini – riflessioni sulla traduzione polacca di Fatalità e Tempeste

ABSTRACTNella mappa letteraria polacca l’Italia occupa indiscutibilmente un posto fondamentale come inesauribile fonte di ispirazione sia a livello paesaggistico, storico che letterario. A testimoniare tale interesse sono le numerose traduzioni polacche di opere italiane.

Sotto quest’aspetto Maria Konopnicka, celebre letterata polacca del secondo Ottocento, svolse un ruolo rilevante, in quanto diede un notevole contributo alla popolarizzazione della letteratura italiana in Polonia, traducendo opere di Edmondo De Amicis, Gabriele D’Annunzio e Ada Negri.

La traduzione delle liriche di quest’ultima costituisce l’oggetto della relazione proposta. Nel 1901 Maria Konopnicka tradusse i due primi volumi della poetessa milanese, Fatalità e Tempeste. Il desiderio di approfondire questo argomento scaturì inizialmente dall’incredibile affinità tra le biografie delle due scrittrici, sia in termini di personalità, pensiero e orientamento ideologico, che di interessi artistici. Non stupisce pertanto il particolare interesse che Maria Konopnicka nutriva per Ada Negri, riccamente testimoniato nella sua corrispondenza privata, nella quale non solo espresse più volte la sua grande stima per l’opera della poetessa italiana, ma descrisse puntualmente il lavoro a questa traduzione.

Nell’analisi ci si vorrà focalizzare sulle strategie traslative adottate da Maria Konopnicka, la quale nonostante sotto molti aspetti si identificasse con l’arte della poetessa italiana, non sempre rimase fedele all’originale, avvicinandolo a volte alla sua poetica “individuale”. Infine verrà dimostrato come tali scelte influenzarono la ricezione delle liriche negriane in Polonia.

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Borkowska, G., Cudzoziemki. Studia o polskiej prozie kobiecej, Warszawa 1996.

Dłuska, M., Pod znakiem sylabotonizmu. Rzecz o wierszu Konopnickiej, in: Pozytywizm, t. I, Wrocław 1950.

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Gurgul, M., Echa włoskie w prasie polskiej (1860-1939), Kraków 2006.

Górski, K., M. Konopnicka. Korespondencja 1879-1910, Warszawa 1972.

Leo, J., Konopnicka i współczesny jej świat literacki, Warszawa 1969.

Magnone, L., Maria Konopnicka. Lustra i symptomy, Warszawa 2010.

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Negri, A., Fatalità, Milano 1892.

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