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A.I.D.I.A. – Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti Presidente Sezione Genova – arch. Rosa Gandolfo
Viale Bernabò Brea 63 A/1 – 16131 Genova tel. e fax 010 3990607- cell. 3404136464 - e-mail: [email protected]
Genova, 17 settembre 2010
Sono Rosita Gandolfo, architetto, presidente della sezione di Genova dell’AIDIA, Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti.
Ringrazio la Preside della facoltà di Ingegneria di Genova, Dott.ssa Paola Girdinio, per averci dato l’opportunità di realizzare questo convegno nell’ambito dei festeggiamenti per i 140 anni della Fondazione della Regia Scuola Navale di Genova e per la sua preziosissima collaborazione.
La scelta di organizzare questo convegno,
L’INGEGNERIA AL FEMMINILE è stata fatta per mettere in luce quali opportunità può offrire la tecnologia come strumento di valorizzazione e promozione della presenza e del ruolo professionale delle donne ed evidenziare l’importanza dell’investimento, da parte delle istituzioni, nella formazione tecnico-scientifica come chiave per la crescita dell’intero Paese.
Per realizzarsi in una professione, in generale in tutte le professioni, bisogna avere chiaro che, soprattutto una donna, deve sempre dare il meglio di se stessa, deve condurre il proprio lavoro con competenza, serietà, vivacità intellettuale.
…E deve puntare al raggiungimento dell’obiettivo che si prefigge nella maniera migliore, senza concedersi sconti, nei limiti della deontologia e della serietà professionale.
Con questo spirito è nata l’associazione di cui faccio parte da oltre 25 anni, l’AIDIA
Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti nata nel 1956 e distribuita un po’ su tutto il territorio italiano. Ha contribuito, come molte associazioni femminili, ai progressi di questi ultimi cinquant’anni delle donne nel campo del lavoro, in particolare della libera professione, favorendo scambi culturali e professionali, valorizzando il pensiero e il lavoro della donna in questi specifici settori. Promuove convegni, tavole rotonde, corsi di formazione e iniziative anche in campo legislativo e non ultimo cerca di eliminare la discriminazione uomo/donna e favorire la parità, perché niente meglio di una collaborazione sinergica può portare ai migliori risultati. Ringrazio per questo le colleghe AIDIA, non solo di Genova, ma anche di Torino, Milano, Roma e Brescia che hanno voluto dare il loro contributo, con la loro presenza e la loro testimonianza, alla realizzazione di questo convegno.
Prof. Anna Maria Parodi Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria
Porto anzitutto i saluti cordiali a tutti i partecipanti da parte del Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, la Dott.ssa Anna Maria Dominici, che ringrazia vivamente il Presidente dell’AIDIA e la Preside della Facoltà di Ingegneria di Genova, promotori del convegno, per l'invito ad intervenire, e si rammarica di non aver potuto partecipare personalmente, a causa dei numerosi impegni connessi all'avvio del nuovo anno scolastico, particolarmente complesso, anche in relazione alle innovazioni e trasformazioni recentemente introdotte nella scuola, specie inerenti al riordino dell'istruzione secondaria di II grado. Il Direttore Generale mi ha incaricato di esprimere il suo grande apprezzamento per l'interessante iniziativa, concernente tematiche di grande attualità, quali la promozione del ruolo professionale delle donne ed una ripresa forte della formazione tecnico-scientifica come elemento strategico per lo sviluppo del Paese. Temi ambedue di grande rilevanza, anche nell'attività dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria ed in generale per il mondo della scuola.
Un mondo dove, come si sa, la presenza femminile è prevalente, sia ai livelli dirigenziali che in tutti i settori del personale, ed ha modo di esprimere la sua professionalità, nonché il suo specifico apporto in termini di sensibilità, creatività e capacità di dedizione, nello svolgimento del compito educativo e formativo, presupposto di una reale promozione delle risorse umane, nella prospettiva della partecipazione responsabile alla vita civile e del contributo costruttivo di ciascuno alla crescita dell'intero Paese. Un compito delicato e difficile, ma sempre appassionante.
Per quanto riguarda il tema della formazione tecnico-scientifica, in questi anni è stata sottolineata con sempre maggior chiarezza, sia all’interno di scuola e università che da parte della realtà produttiva e imprenditoriale, l'esigenza di un’adeguata promozione della cultura scientifica e del rilancio dell'istruzione e formazione tecnica e professionale, nel quadro della odierna "società della conoscenza" e dello sviluppo tecnologico che la caratterizza, in relazione alla "strategia di Lisbona" delineata dall'Unione Europea ed alle nuove sfide del contesto economico, sociale, culturale contemporaneo.
Le innovazioni e riforme in atto nella scuola italiana si ricollegano a tali esigenze attraverso le loro linee portanti, quali: l'innovazione della didattica nell'ambito dell'apprendimento per competenze, promuovendo la didattica laboratoriale e un diffuso utilizzo delle nuove tecnologie; il potenziamento della cultura scientifica; un più stretto collegamento con l'Università e l'Alta Formazione, con il mondo del lavoro (stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro) e col territorio (ad es. con la presenza, nei comitati tecnico-scientifici degli istituti tecnici e professionali, di rappresentanti del mondo delle imprese presenti in zona).
Nel campo, in particolare, della promozione della cultura scientifica e dell'orientamento in quest'ambito, l'USR per la Liguria è impegnato da lungo tempo ed intensamente, sia con l'adesione ad iniziative nazionali come il "Progetto Lauree scientifiche", sia partecipando alla promozione e realizzazione di iniziative territoriali, quali:
� Il Protocollo interistituzionale CREST (Coordinamento Regionale per l'Educazione Scientifica e Tecnologica).
� Il Progetto GLUES (Gruppo di Lavoro Università & Scuola), promosso con le Facoltà di Ingegneria e di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Ateneo di Genova; l’iniziativa coinvolge docenti di materie scientifiche provenienti da diverse tipologie di scuole secondarie superiori e da docenti delle materie di base del primo anno delle due facoltà, favorendo il raccordo tra i due livelli di istruzione, e si propone di: - costruire strumenti e quadri di riferimento "operativi" per una riflessione critica sugli obiettivi
e l'impostazione della programmazione dei curricoli, al fine di prevenire e contrastare le difficoltà diffuse nello studio delle discipline scientifiche e di favorire la preparazione scientifica di base anche da parte di chi non proseguirà gli studi;
- progettare e sperimentare attività e percorsi didattici per le classi terze e quarte della scuola superiore, ideati in forma condivisa da docenti dei due livelli di istruzione, con collegamenti alle discipline umanistiche.
Nell'anno in corso sono anche stati costruiti congiuntamente dei TEST preliminari di ingresso per Scienze e Ingegneria.
Concludo, ringraziando per l’attenzione, con l’auspicio e la fiduciosa certezza che prosegua e si rafforzi la proficua collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria con Università, istituzioni, enti e imprese liguri, allo scopo di promuovere il successo formativo dei nostri allievi, in particolare della componente femminile, ma indistintamente di tutti i nostri giovani, contributo fondamentale per uno sviluppo reale e duraturo della regione e del Paese
“Emma Strada e le altre”.
Gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia.
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino,
Genova, 17 settembre 2010
Emma Strada è la prima donna che si laurea in ingegneria (civile) in Italia nel settembre del 1908 al
Regio Politecnico di Torino.
La Scuola era nata due anni prima, nel 1906, dalla fusione della Scuola d’applicazione per
gl’ingegneri con il Regio Museo Industriale che rispettivamente, dopo la legge Casati, dal 1859 e
dal 1862 cooperavano per la formazione degli ingegneri a Torino.
Emma Strada visse l’infanzia e l’adolescenza in un periodo di mutamenti della società, della
famiglia e del costume, in un momento decisivo della storia d'Italia, quando la formazione dello
stato nazionale e l'industrializzazione stavano dando l’avvio al processo di modernizzazione.
Emma ricevette forti stimoli dal padre, Ernesto, ingegnere civile, laureato alla Scuola di
applicazione nel 1878, proveniente da una famiglia nobile della Lomellina. Egli aveva esercitato la
libera professione per tutta la sua esistenza, e fu sicuramente “esempio” da emulare da parte della
giovane Emma. Oltre all’attività dello studio tecnico che lo impegnò nella progettazione,
costruzione e perizie, fu per un periodo consigliere provinciale a Torino quindi addentro alle
problematiche politico-edilizie della Torino d’inizio secolo. Molto dedito alla famiglia, ma
scuramente di spirito “progressista”, fu lui a stimolare la giovane, e a supportare la decisione della
figlia di intraprendere il corso degli studi in Ingegneria.
Gli stimoli culturali ricevuti in famiglia fecero sì che la giovane Emma decidesse di iscriversi già al
Liceo Classico Massimo d’Azeglio – scelta abbracciata dalle famiglie dei ceti più progressisti e che
erano intenzionate a proseguire gli studi presso l’Università - dove conseguì la maturità nel 1903.
Lo stesso anno la Strada si iscrisse al biennio propedeutico di “Scienze per l’ingegneria” presso
l’Università degli Studi di Torino.
Nel biennio da lei frequentato insegnavano “maestri” come Enrico D’Ovidio, docente di Algebra e
Geometria analitica , Giuseppe Peano, docente di Calcolo infinitesimale, il prof. Gino Fano che
impartiva lezioni di Geometria proiettiva. Gli studenti, dovevano, secondo il regolamento della
Scuola, ottenere la licenza in Scienze Fisico-matematiche ed un certificato di profitto sufficiente nel
Disegno d’Ornato e di Architettura, (in quegli anni insegnate da Carlo Ceppi) per potersi poi
iscrivere al triennio del Regio Politecnico.
Questi due anni furono importanti dal punto di vista formativo, in quanto la giovane iniziò a
confrontarsi con lo studio di materie prettamente “tecniche” che sarebbero poi state approfondite
nel corso di studi presso il Regio Politecnico dove conseguì la laurea nel 1908 e a pieni voti e fu
classificata terza su 62 iscritti al corso.
I “maestri” presso il Regio Politecnico furono personaggi come Camillo Guidi, docente di Elementi
di statica grafica e scienza delle costruzioni, Cesare Penati; professore di Macchine a vapore e ferrovie,
Angelo Reycend insegnante di Architettura, Nicodemo Jadanza, insegnante di Geometria applicata.
Di seguito sono elencati gli esami sostenuti ed i voti conseguiti nel triennio di studi al Politecnico.
PRIMO ANNO 1905-1906 VOTO
Chimica docimastica
7 giugno 1906
100/100
Meccanica razionale
27 giugno.1906
100/100
Geologia
4 luglio 1907
100/100
Geometria descrittiva
applicata
13 luglio1906
88/100
Architettura
26 luglio 1906
75/100
Geodesia teoretica
13 novembre 1906
90/100
SECONDO ANNO 1906 - 1907 VOTO
Elementi di statica grafica
e scienza delle costruzioni
21 giugno 1907
95/100
Materie giuridiche
27 giugno 1907
100/100
Geometrica pratica
17luglio 1907
100/100
Fisica Tecnica
16 agosto 1907 98/100
98/100
Architettura
15 ottobre1907
85/100
Meccanica applicata e
idraulica
26 ottobre 1907
100/100
TERZO ANNO 1907-1908 VOTO
Costruzioni stradali e
idrauliche
15 giugno 1908
97/100
Economia e estimo rurale
26 giugno 1908
95/100
Architettura
7 luglio 1908
88/100
Tecnologia meccanica
20 luglio 1908
90/100
Macchine a vapore e 100/100
ferrovie
24 agosto 1908
Il suo primo “lavoro” da neolaureata, lo realizzò a Ollomont in Valle d’Aosta dove si stava
progettando una “galleria di ribasso” per drenare l’acqua da una miniera di pirite cuprifera.
Successivamente si trasferì in Calabria (1909-10) dove si occupò della costruzione della ferrovia
“auto-moto-funicolare” di Catanzaro che la vide impegnata per un anno nello studio, progettazione,
calcoli, rilievi e costruzione della “galleria in curva e in pendenza con un tratto sotto l’abitato” che
doveva congiungere Catanzaro a Sala su un percorso di 7 km. Insieme al padre e al fratello diventò
anche azionista della società tramvie di Catanzaro. Durante la sua permanenza al Sud, nell’impresa
paterna, si occupò anche della costruzione del ramo calabro dell’acquedotto pugliese.
Negli anni 1909-1915 fu assistente straordinaria del prof. Luigi Pagliani, docente e direttore del
Gabinetto di Igiene Industriale presso l’Università di Torino. Il prof. Pagliani insegnava agli
studenti del Regio Politecnico “Igiene applicata all’ingegneria”, cattedra che sino all’anno prima era
stata occupata da Effren Magrini, figura di spicco nel dibattito socio economico dei primi del ‘900,
docente insieme a Luigi Einaudi presso il Laboratorio di Economia Politica fondato dal prof.
Cognetti de Martiis.
La collaborazione con il Politecnico si interruppe nel 1915, anno in cui morì il padre Ernesto ed
Emma Strada, insieme al fratello Eugenio, ereditò quanto formava il patrimonio morale e materiale
dello studio paterno continuando l’attività professionale.
Nel 1925 le venne affidato l’incarico di progettare e dirigere le operazioni di scavo di una miniera
d’oro vicino a Macugnaga, nei pressi del Monte Rosa.
Prima della Seconda Guerra Mondiale le fu affidato l’incarico di studiare l’elaborazione e la messa
a punto di un processo di fabbricazione del gas di petrolio liquido, utilizzando i gas di butano e di
propano che fino ad allora erano considerati sottoprodotti di scarto delle raffinerie di petrolio. Il
processo fu sperimentato con un impianto a Marghera, avrebbe dovuto continuare con la
costruzione di condotti alle spese della città di Torino, ma per mancanza di fondi, l’appalto
dell’impresa andò ad un gruppo di capitalisti milanesi.
Nel 1957, insieme ad Anna Enrichetta Amour, Laura Lange, Ines del Tetto, Lidia Lanzi, Adelina
Racheli, Vittoria Ilardi e Alessandra Bonfanti, costituì l’A.I.D.I.A. - Associazione Italiana donne
Ingegnere e Architetto con l’intento di promuovere scambi di idee a scopo culturale e professionale,
valorizzando il lavoro delle donne nel campo della scienza e delle tecniche, favorire l'assistenza
reciproca nel campo della professione, coltivare legami culturali e professionali con analoghe
associazioni italiane ed estere. Fu la prima presidente dell’Associazione e si adoperò attivamente
fino all’anno della sua morte nelle manifestazioni culturali e sociali dell’Associazione,
organizzando conferenze, anche di carattere internazionale. Durante il secondo Convegno
Nazionale dell’A.I.D.I.A. che si tenne a Torino, Emma Strada introdusse il tema del dibattito
"Affermazioni e possibilità delle donne nel campo della tecnica".
Nel 1971 accettò la proposta di organizzare a Torino la “III Conferenza internazionale di donne
ingegneri e scienziate”, sostenuta dalle colleghe inglesi e americane del WES - Society of Women
Engineers i cui temi proposti erano: “Programmare il progresso” e “Doveri professionali e familiari
delle donne”. La conferenza purtroppo si svolse senza la presenza dell’ing. Emma Strada, che morì
il 26 settembre 1970.
Oltre che per la sua intensa attività professionale Emma Strada va anche ricordata per il suo
carattere generoso e disponibile. Fu una donna forte e volitiva e con la sua forza d’animo riuscì a
fronteggiare le grandissime difficoltà socio - culturali che la sua scelta di essere donna in carriera
destò nell’ambiente familiare e sociale.
Negli anni che seguono la laurea di Emma Strada, e sino agli anni Cinquanta circa, la presenza
femminile al Politecnico di Torino fu sporadica, quasi casuale. Nell’arco di una cinquantina di anni
si laurearono solo una cinquantina di donne.
Tra loro, le “prime” a conseguire il diploma di laurea in discipline fino ad allora solo appannaggio
maschile si ricordano Ines del Tetto, 1911, prima donna ingegnere chimico, Teresita Cotto, 1912,
prima donna ingegnere meccanico, Giovanna Cavagnari, 1926, prima donna ingegnere
elettrotecnico, Giuseppina Audisio, 1930, prima donna architetto, Laura Lange, 1933, prima donna
ingegnere Civile Edile, Anna Maria Demichelis, 1948, prima donna ingegnere civile e trasporti,
Anna Nuvoli di Grinzane, 1951, prima donna ingegnere elettrico, Angelica Frisa, 1957, prima
donna ingegnere minerario, Maria Grazia Cerri, 1962, prima donna ingegnere Aeronautico, Maria
Angela Gallarate, 1965, prima donna ingegnere elettronico, per arrivare a Lorenza Saitta laureatasi
con 110 e lode nel 1969 prima donna ingegnere nucleare. La prima donna ingegnere gestionale si
laurea a Torino nel 1995.
Negli anni '50 - '60 mentre continuava a crescere il numero dei laureati maschi, quello delle
colleghe femmine restava pressoché invariato, la società del boom industriale dimostrava di
diventare sempre più una società maschile. Mentre a livello di altre professioni la donna riuscì ad
avere un grande inserimento in attività un tempo solo appartenute agli uomini, la figura della
"donna-ingegnere" continuò ad essere purtroppo fortemente debole.
Solo dagli anni Sessanta del Novecento si iniziò a riscontrare un incremento evidente, anche se la
crescita si ebbe in particolare sul fronte della laurea in architettura. La figura professionale della
donna architetto iniziava a prender piede, e diventava una possibile nicchia di sbocco professionale,
che si consolidò poi dalla fine degli anni Settanta, e stabilmente negli anni Ottanta.
Nel 1969 la prima laureata in ingegneria nucleare darà l’avvio ad una nuova figura professionale
legata all’impiego dell’ingegnere nel campo dell’ingegneria elettrica da fonte nucleare.
Solo negli anni Ottanta, con le nuove riforme sociali, la donna ingegnere iniziò ad assumere un
ruolo consono ai nuovi paradigmi delle pari opportunità con le nuove figure dell’ingegnere
elettronico, informatico e negli anni Novanta gestionale, che meno seguivano gli schemi di una
professione solo maschile e si adattavano maggiormente alla figura di “ingegnere dei sistemi” che
opera al di fuori dell’officina. I dati cambiano sensibilmente dopo gli anni Duemila, nel 2010 si
riscontra una percentuale di laureate superiore al 57 per le studentesse della facoltà di architettura e
intorno al 24 per le studentesse delle facoltà di ingegneria.
Ingegneria per le donne e donne per l’ingegneria
Sintesi
Affronto il tema riferendomi al mondo delle grandi imprese ed istituzioni, ambito nel quale si è
sviluppata la mia esperienza lavorativa a partire dall’inizio degli anni ’80 (Azienda Trasporti
Milanese, Aziende Romane per la mobilità ATAC e COTRAL, Ferrovie dello Stato, Banca
Mondiale).
1. Ingegneria per le donne (nelle imprese)
• E’ noto che per le donne è difficile fare carriera (per motivi di vario ordine, ivi compresi
quelli pratici, come il doppio ruolo ma, purtroppo, anche un buon grado di arretratezza
culturale);
• E’ noto (studi e confronti di vario genere in Italia e all’estero) che addirittura a parità di
ruolo le donne percepiscono salari inferiori. Ciò è tanto più facile per i ruoli manageriali per
i quali lo stipendio è in buona misura individuale;
• In un contesto così difficile, le donne devono dotarsi di strumenti ‘forti’ per farsi valere;
• Una laurea ‘pesante’ quale quella in ingegneria può costituire uno strumento utile per
sopravvivere e avanzare nelle aziende, compensando almeno in parte l’handicap legato al
sesso di appartenenza;
• La laurea in ingegneria, con la cultura trasversale che fornisce, apre infatti anche a molti
incarichi di carattere manageriale non strettamente collegati all’ingegneria di carattere
classico.
• Nella mia personale esperienza, la laurea in ingegneria è stata spesso il principale (se non
addirittura unico) sostegno anche grazie al riconoscimento che nel mondo del lavoro le
viene generalmente riservato.
2. Donne per l’ingegneria (e per le imprese)
• Concetti come quelli della azienda-grande famiglia nella quale si entra ragazzi e si esce
lasciando magari il testimone ai figli sono stati (giustamente) superati;
• Si sta però sempre più instaurando un rapporto contrattuale tipicamente mercenario fra
dipendenti e azienda. Ciò vale soprattutto per i ruoli in carriera, per i quali non esistono orari
di lavoro, né garanzie di nessun tipo;
• In questo contesto, si rischia di perdere alcuni dei valori forti che hanno fatto delle aziende,
specie nel XX secolo, un elemento importante per lo sviluppo armonico della società, come
la sicurezza economica, l’amore per il proprio lavoro, il senso di appartenenza,
l’appagamento e l’orgoglio per il proprio ruolo, la possibilità di pianificare la famiglia;
persendo questi valori, le aziende perdono quello straordinario vantaggio che deriva da una
forza lavoro;
• Le donne possono svolgere un ruolo importante per evitare che tutto ciò vada perso. Vale
soprattutto per coloro che hanno avuto la possibilità di diventare manager (e fra queste le
donne ingegnere) soprattutto se sono state capaci di non cancellare le doti di umanità che
vengono alle donne mediamente riconosciute, che sono in parte innate e in parte magari
indotte dall’educazione ricevuta;
• Queste doti tipicamente femminili, che sono state considerate uno svantaggio nel rapporto
fra donne e ingegneria (e in generale, nelle aziende, managerialità) sono secondo me oggi un
fattore vincente per le aziende, specie per quelle a indirizzo tecnico che costituiscono una
quota importante del mondo del lavoro nell’industria e nei servizi;
• In questo senso le donne possono (e debbano) dare un contributo specifico a quel particolare
mondo dell’ingegneria che costituisce una parte importante della managerialità aziendale.
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
EmmaEmma StradaStradaPrima donna ingegnere in Prima donna ingegnere in
Italia,Italia,5 settembre 19085 settembre 1908
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
La Stampa, Torino, 7 settembre 1908
«Emma Strada, sabato scorso, al nostro Istituto Superiore
Politecnico ha conseguito a pieni voti la laurea in ingegneria civile.
La signorina Strada è così la prima donna-ingegnere che si conti in Italia e ha appena altre due o tre colleghe all’estero».
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada, ultima in piedi a destra insieme alla madre, al padre ed alcuni dei suoi fratelli, 1904
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada insieme ad un gruppo di amici al patinoire del Valentino, 1906
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Documento di iscrizione di Emma Strada alla Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada studentessa al Regio Politecnico di Torino, 1905
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Esami sostenuti e voti conseguiti da Emma Strada nel triennio 1905 - 1908
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Programma del corso di Igiene applicata allProgramma del corso di Igiene applicata all’’ingegneria, Regio Politecnico di Torino, Annuario dal 1906 ingegneria, Regio Politecnico di Torino, Annuario dal 1906 al 1911, Tipografia G. U. Cassone, Torino 1911al 1911, Tipografia G. U. Cassone, Torino 1911
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada con il padre Ernesto, 1910 circa
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada con un amico in viaggio verso l’isola d’Elba, 1909
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada nelle cave di Rio Marina, 1909
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Pranzo commemorativo degli ex-allievi del Regio Politecnico, 1920 circa
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Emma Strada, prima presidente A.I.D.I.A. negli anni Sessanta
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
In alto da sinistra verso destra: Emma Strada, Ines
Deltetto, Teresita Cotto, Teresa Bertino, Dina
Delilla, Romilda Gagliardi, Giovanna Cavagnari, Eleonora Figna, Anna
Enrichetta Amour, Laura Lange, Ada Bursi, Rosita Peverelli, Olga Caminati, Anna Demichelis, Vittoria
Ilardi.
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Elenco donne laureate al Politecnico di Torino dal 1908 al 1951
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Elenco donne laureate al Politecnico di Torino dal 1908 al 1951
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
Curve rappresentanti il numero delle donne ingegnere ed architetto laureatesi al Politecnico di Torino Anni 1900-1979
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1900/1901 1907/1908 1914/1915 1921/1922 1928/1929 1935/1936 1947/1948 1954/1955 1961/1962 1968/1969 1975/1976
DONNE ARCH. DONNE ING.
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
GRAFICO RAFFIGURANTE LE CURVE DEI LAUREATI MASCHI E FEMMINE INGEGNERI E ARCHITETTI NEGLI ANNI 1900 - 1979
0
100
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300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
DONNE UOMINI
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
LAUREATI IN ARCHITETTURA E INGEGNERIA ANNI 1980 - 2010
LAUREATI ARCHITETTURA LAUREATI INGEGNERIA LAUREATI ARCHITETTURA LAUREATI INGEGNERIA
totali donne % totali donne % totali donne % totali donne %
1980 475 131 27,58 1980 700 25 3,57 1995 489 254 51,94 1995 1203 122 10,14
1981 392 115 29,34 1981 633 20 3,16 1996 504 246 48,81 1996 1283 157 12,24
1982 437 144 32,95 1982 646 22 3,41 1997 623 321 51,52 1997 1451 190 13,09
1983 409 124 30,32 1983 620 24 3,87 1998 669 343 51,27 1998 1624 210 12,93
1984 459 149 32,46 1984 607 26 4,28 1999 795 385 48,43 1999 1793 246 13,72
1985 443 140 31,60 1985 582 26 4,47 2000 748 368 49,20 2000 1967 317 16,12
1986 573 189 32,98 1986 554 28 5,05 2001 744 391 52,55 2001 1904 282 14,81
1987 257 102 39,69 1987 536 35 6,53 2002 779 412 52,89 2002 2339 367 15,69
1988 284 123 43,31 1988 573 35 6,11 2003 991 541 54,59 2003 2829 514 18,17
1989 314 144 45,86 1989 573 25 4,36 2004 1097 634 57,79 2004 3216 586 18,22
1990 326 170 52,15 1990 627 41 6,54 2005 1159 650 56,08 2005 3491 662 18,96
1991 302 135 44,70 1991 649 28 4,31 2006 1100 630 57,27 2006 3406 637 18,70
1992 379 189 49,87 1992 777 64 8,24 2007 1018 597 58,64 2007 3267 682 20,88
1993 373 190 50,94 1993 794 70 8,82 2008 1016 591 58,17 2008 3185 648 20,35
1994 409 204 49,88 1994 918 85 9,26 2009 1133 631 55,69 2009 3282 686 20,90
2010 609 353 57,96 2010 1785 397 22,24
“Emma Strada e le altre” gli sviluppi dell’ingegneria al femminile dalla prima donna ingegnere in Italia
Margherita Bongiovanni, Centro Museo e Documentazione Storica del Politecnico di Torino
PERSONALE DOCENTE E TECNICO AMMINISTRATIVO IN SERVIZIO AL POLITECNICO DI TORINO AL 23 GIUGNO 2010
PERSONALE DO+TA IN SERVIZIO AL 29/06/2010
Conteggio di Matricola Facoltà Sex
Architettura Ingegneria Totale
Ruolo Fascia M F M F M F
Personale Docente Ordinari 32 16 199 12 259
Associati 37 15 156 38 246
Ricercatori 45 40 193 81 359
Ruolo ad esaurimento 4 1 5
Personale Docente Totale 114 71 552 132 869
Personale TA Dirigente 2 2 4
Dirigente a contratto 3 4 7
Collab. Esperto linguistico 1 6 7
Categoria EP 17 8 25
Categoria D 154 218 372
Categoria C 190 212 402
Categoria B 20 32 52
Personale TA Totale 387 482 869
Totale 114 71 552 132 387 482 1.738
La partecipazione delle La partecipazione delle donne: un problema donne: un problema
dell'industriadell'industria
Giovanna GabettaGiovanna GabettaAIDIA Associazione Italiana Donne Ingegnere e AIDIA Associazione Italiana Donne Ingegnere e
Architetto, Milano, ItaliaArchitetto, Milano, ItaliaEE--mail: [email protected]: [email protected]
Le nuove sfideLe nuove sfide
Aumento Aumento –– qualitativo e quantitativo qualitativo e quantitativo –– della della quantitquantitàà di informazioni a disposizione scegliere di informazioni a disposizione scegliere in tempi ragionevoli e distinguere quello che in tempi ragionevoli e distinguere quello che serve serve Aumento del numero delle persone che studiano Aumento del numero delle persone che studiano migliore utilizzo del contributo di tuttimigliore utilizzo del contributo di tuttiProblemi sempre piProblemi sempre piùù complessi. Un cervello da complessi. Un cervello da solo non basta pisolo non basta piùù
PER NON PARLARE DELLA CRISI ECONOMICA
La diversitLa diversitàà èè un vantaggio per il business?un vantaggio per il business?
Se Se èè gestita bene!gestita bene!
The reasonable man adapts himself to the world; the unreasonable one persists in trying to adapt the world to
himself. Therefore all progress depends on the unreasonable man
George Bernard Shaw, Man and Superman (1903) "Maxims for Revolutionists"
E le donne?
Le donne sono ragionevoliLe donne sono ragionevoliEducate ad essere ragionevoliEducate ad essere ragionevoli
Qualcuno lo ha capito
Ma è di questo che c’è bisogno?
Aumento di donne in posizioni intermedie
La scienziata di ieri e lLa scienziata di ieri e l’’ingegnere di oggiingegnere di oggi
Ci sono molte giovani preparate e determinatema i loro problemi restano quelli di sempre
Cosa sta succedendo?Cosa sta succedendo?
Stiamo tornando indietro su molti punti...Stiamo tornando indietro su molti punti...••OrarioOrario••Carico di lavoroCarico di lavoro••Valore del lavoroValore del lavoro
••Le aziende tendono ad essere Le aziende tendono ad essere regimi totalitari, autoreferenzialiregimi totalitari, autoreferenziali
Ci sono pochi posti per molti Ci sono pochi posti per molti concorrenticoncorrenti
••Escludere le donne in questo contesto Escludere le donne in questo contesto rappresenta forse un modo comodo per rappresenta forse un modo comodo per
avere meno graneavere meno grane
••Ma Ma èè una mossa sbagliata!!una mossa sbagliata!!
Occorre trovare idee nuoveOccorre trovare idee nuovePer esempio...Per esempio...
Usare il potere delle madri: il potere di chi dUsare il potere delle madri: il potere di chi dààpotere agli altri potere agli altri -- il potere come responsabilitil potere come responsabilitàà
Mantenere i ruoli di responsabilitMantenere i ruoli di responsabilitàà per tempi per tempi definitidefiniti
Trovare sistemi di condivisione della Trovare sistemi di condivisione della responsabilitresponsabilitàà tra persone competentitra persone competenti
Applicare regole trasparenti, chiare e condiviseApplicare regole trasparenti, chiare e condivise
Applicare meccanismi di controlloApplicare meccanismi di controllo
Per concluderePer concludere
Mi aspetto un ruolo delle associazioni, e Mi aspetto un ruolo delle associazioni, e soprattutto della nostra associazionesoprattutto della nostra associazione
Farsi promotrici dei principi Farsi promotrici dei principi ““del del femminilefemminile”” nelle organizzazioninelle organizzazioni
•• Possiamo smettere di Possiamo smettere di essere ragionevoli? (prima essere ragionevoli? (prima
che sia troppo tardi)che sia troppo tardi)
La partecipazione delle donne: un problema dell'industria
Giovanna Gabetta AIDIA Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetto, Milano, Italia
E-mail: [email protected]
Riassunto Forse sono un po' ripetitiva, ma in questo mio intervento vorrei continuare a parlare del tema dell'utilizzo del femminile da parte delle organizzazioni. Si parla spesso delle statistiche che ci dicono che le donne fanno meno carriera degli uomini, e che non riescono a partecipare ai livelli decisionali; sono dati che migliorano lentamente, ma non sembra che ci sia una prospettiva di cambiamento drastico in tempi brevi. Io vorrei andare un po' oltre e fare una analisi che veda non tanto la prospettiva delle donne, ma quella della società. Le donne infatti sono abbastanza contente delle posizioni che riescono ad ottenere; non sono obbligate come gli uomini a sentirsi realizzate solo sulla base della carriera in una azienda. La famiglia, i figli, anche semplicemente preparare un buon pranzo dà loro una certa soddisfazione. E' forse per questa ragione che nelle organizzazioni ci si dimentica di loro. La mia esperienza dopo ormai più di 30 anni di lavoro in aziende industriali è che per ogni posto di responsabilità anche minima ci sono molti pretendenti; e nel fare la selezione, poter tenere da parte a priori una fetta di persone che non hanno pretese è un bel sollievo! Tutto questo si applica ancora meglio alla situazione in Italia, dove mancano per tradizione delle procedure trasparenti di selezione - anche questo è un discorso già detto più volte. E qui si andrebbe lontano, perchè da una parte si dovrebbe parlare di meritocrazia, ma dall'altra chi stabilisce che cosa è il merito e come lo si può verificare? Negli ultimi anni la situazione si è ulteriormente complicata; il mondo sta diventando sempre più complesso, e non tanto nel senso che la vita sia più difficile, ma soprattutto per la quantità di strumenti di comunicazione, di notizie e di informazioni a cui siamo in grado di accedere. E' un mondo che cambia molto in fretta e che richiede la capacità di saper utilizzare al meglio i contributi di tutti. Un mondo per il quale escludere le donne, invece di rappresentare una via di comodo, un modo per avere meno grane, potrebbe diventare una mossa sbagliata che impedisce di raggiungere una parte considerevole di risultati. Se nella società civile, nelle famiglie, si è capito che occorre utilizzare ed apprezzare il contributo di tutti, nelle aziende si mantiene una organizzazione verticistica e gerarchica che è ormai vecchia e obsoleta; occorre rivedere una serie di concetti, tra cui ad esempio quello di responsabilità e quello di decisione, ed essere pronti a cambiarli. E' interessante discuterne e cercare di capire che cosa potrebbero fare le donne, o meglio il femminile, per un serio progresso - che per altro in questo momento, nel nostro paese, sembra molto lontano.
Introduzione In molte organizzazioni, e la mia esperienza personale si riferisce al lavoro in grandi aziende italiane, la cultura dominante rimane quella maschile. Si può segnalare una maggiore partecipazione delle donne, e alcune lodevoli affermazioni di principio da parte delle aziende, ma non si ha l'impressione che ci sia un vero cambiamento culturale, oppure che sia molto lento. In realtà, il cambiamento non è facile e forse mantenere vivo il dibattito su questi argomenti è già un primo passo. Senza illudersi che tutto possa avvenire automaticamente. D'altro canto, il mondo intorno a noi sta cambiando molto in fretta. Ad esempio, aumentano in modo vertiginoso le informazioni a disposizione, i mezzi di comunicazione, le conoscenze diffuse. La tecnologia produce strumenti sempre nuovi in tempi brevissimi, e il nostro
cervello non riesce ad evolversi alla stessa velocità: i suoi tempi sono i secoli e i millenni. Questo produce sfide e problematiche molto importanti da gestire. In questo articolo vorrei cercare di proporre qualche riflessione sul possibile ruolo della cultura e della creatività femminile nelle aziende. E' vero che la partecipazione delle donne aumenta in molti settori, ma la cultura femminile viene valorizzata, oppure continua ad essere considerata di serie B? Si parla molto di meritocrazia, ma chi decide che cosa è il merito? Purtroppo in questo momento storico ho l'impressione che ci stiamo illudendo di fare passi avanti verso una maggiore partecipazione delle donne; mentre in realtà si stanno facendo anche molti passi indietro, perché le regole delle organizzazioni restano maschili e il femminile resta poco valutato. Ma il problema non è delle donne. Siamo in una situazione in cui occorre sfruttare al meglio tutte le risorse. La partecipazione delle donne, e soprattutto il migliore utilizzo delle modalità e delle risorse femminili, sono necessari per la sopravvivenza ed il successo delle organizzazioni. Non viceversa. Le donne hanno altre priorità, non hanno bisogno di fare carriera in azienda e di posizioni di potere.
E la creatività femminile? E' molto difficile definire la creatività, per non parlare della creatività femminile che spesso è nascosta, e spesso riguarda le piccole cose della vita di ogni giorno[1]. Non ci si può aspettare che le donne abbiano molta creatività, fino a quando culturalmente sono costrette in ruoli e in spazi ben definiti. Prendiamo per esempio la famosa definizione di George Bernard Shaw: "The reasonable man adapts himself to the world; the unreasonable one persists in trying to adapt the world to himself. Therefore all progress depends on the unreasonable man"[2]. Si adatta alle donne? Le donne sono ragionevoli, purtroppo e fin troppo direi io, soprattutto sul lavoro: educate ad essere ragionevoli. Qualcuno lo ha capito, e forse ne sta approfittando. L'aumento del numero di donne in posizioni di potere intermedie nelle organizzazioni potrebbe avere anche questo significato: il migliore utilizzo di un buon numero di persone che si adatta alla gerarchia e svolge molto bene un ruolo organizzativo, senza prendere iniziative o interferire con le strategie, che sono stabilite da altri. Tutto bene, ma è proprio di questo che c’è bisogno? Guardandosi intorno, direi che non è proprio così: il mondo sta cambiando… e molto in fretta. I metodi di lavoro sono sempre più “elettronici”; quando passo nei corridoi del palazzo di uffici in cui lavoro, vedo dentro ogni stanza persone che invariabilmente guardano fisso nello schermo di un computer. Trenta anni fa, quando ho iniziato a lavorare, si vedeva ad ogni scrivania una persona che leggeva, una che scriveva, alcuni che discutevano... ora tutto questo si fa tramite il PC, spesso senza alzare gli occhi. E' una modalità al femminile? Oppure le donne potrebbero favorire la comunicazione con stili più “personali”? La quantità di informazioni a disposizione aumenta in modo vertiginoso. Se una volta si poteva fare una ricerca bibliografica e in una settimana avere a disposizione lo "stato dell'arte" su un argomento nuovo per noi, oggi si inserisce la parola in un motore di ricerca tipo Google... e qui cominciano i guai, perché si trovano diverse migliaia di documenti, se non milioni, e a questo punto stabilire cosa potrebbe interessare, leggerlo (e capirlo!) diventa un affare serio, soprattutto in termini di tempo. Qui si inserisce la capacità – di solito maschile – di pensare in grande. Si afferma di sapere tutto dopo aver letto – o meglio sorvolato - due o tre documenti. Con enormi rischi quando si deve poi prendere una decisione. Aumenta la scolarizzazione; quindi tante persone sono competenti, e le loro competenze dovrebbero essere utilizzate. Invece la gerarchia di tipo verticistico fa sì che solo poche persone possano partecipare alle decisioni. Questo è un punto cruciale. Oggi nella mia azienda si assumono solo laureati, e si selezionano i primi della classe. A quanti di loro, a prescindere dal genere, si potrà garantire uno sviluppo di carriera soddisfacente? La diffusione della scolarità dovrebbe essere un dato positivo, ma poi deve essere utilizzata al meglio. Per ora
sembra che in Italia si preferisca rendere la scuola più selettiva, forse per diminuire il numero di concorrenti. A pensarci bene, anche questa è una modalità maschile, di competizione. Nonostante i mezzi di comunicazione sempre più veloci e sofisticati, chi lavora è sempre più in affanno, ma non si pensa a condividere il lavoro. I sogni degli anni settanta di un maggiore tempo libero sembrano tramontati, nonostante la disoccupazione diffusa. L'elenco potrebbe continuare a lungo. Ad esempio, l'economia non è più quella di una volta, quando era legata direttamente alla produzione di un bene tangibile; adesso il valore di una azienda o di un bene in borsa dipende dalle rilevazioni statistiche, dalle notizie più diverse... e intanto la distribuzione delle risorse cambia e con lei gli equilibri a livello mondiale, ma forse la finanza non se ne accorge. E molte altre cose che dovrebbero essere reali, sono invece diventate intangibili o - perlomeno - di carta. Qui le donne dovrebbero intervenire, portare un contributo concreto, magari semplicemente il punto di vista della "massaia”. Insomma, direi che sappiamo risolvere molti problemi semplici, ma quelli che non sappiamo risolvere sono estremamente complessi. E forse non ce ne rendiamo conto, abbiamo quel sentimento di onnipotenza (anche in questo caso, è una caratteristica maschile!) che ci impedisce di confrontarci con i nostri limiti oggettivi. Non ne usciremo, se non impareremo a lavorare insieme, a trasmettere la conoscenza (modalità femminili?). Non è facile: siamo da millenni abituati a competere… E' una sfida estremamente importante e forse non ce ne rendiamo conto abbastanza. Se non vogliamo scivolare verso un aumento dei conflitti, a dispetto di tante affermazioni teoriche, dobbiamo cambiare molte cose. Tra l'altro, dobbiamo valorizzare ed utilizzare la creatività e la cultura femminile, che sono in grado di lavorare seguendo i cicli naturali e curano la trasmissione del sapere e il migliore utilizzo delle risorse.
Cosa fanno le grandi aziende? Nei siti web delle grandi aziende si trovano affermazioni di principio sulla importanza delle persone, la valorizzazione delle diversità, la partecipazione delle donne, la salvaguardia dell'ambiente... non dobbiamo pensare che siano solo atteggiamenti di facciata! Tanti si stanno rendendo conto che occorre fare qualcosa, ma forse non si percepisce del tutto la reale portata del cambiamento e le resistenze che devono essere superate. Ci sono segnali d'altra parte che le aziende tendono sempre più ad essere regimi totalitari, dove le decisioni sono in mano a pochi privilegiati, scelti con metodi autoreferenziali. Il management delle società per azioni spesso si comporta come facevano i "padroni" del passato, ma non si assume nessun tipo di rischio. E intanto molte cose stanno cambiando. Venti anni fa scrivevo tutto a mano e impiegavo circa un mese a scrivere un rapporto (tra stesure, correzioni, revisioni del capo, battitura da parte della segretaria...) oggi in un paio di giorni scrivo un documento, anche grazie al "taglia e incolla". Ma i documenti prodotti sono sempre di più e sempre di più quelli che vengono richiesti; si arriva alla sera senza aver completato tutto quello che avremmo dovuto. D'altro canto mi sembra che raramente si abbia il tempo di leggere e capire; se rileggo con attenzione qualche scritto trovo spesso che la qualità (intesa come linguaggio, sequenza logica delle affermazioni, facilità di comprensione, ecc.) tende a peggiorare... forse c'è troppa fretta e poca cura, o forse semplicemente sono io che divento vecchia e capisco meno di una volta! Questo lavoro così veloce e superficiale ha sempre meno valore. Tanti segnali ce lo fanno pensare, eppure sento poche voci che si levano per difendere la dignità del lavoro. Non è questione di flessibilità: lentamente, abbiamo permesso che le persone possano essere sottopagate, costrette ad orari lunghissimi, e forse tutto questo serve soprattutto a difendere una serie di privilegi che rimangono riservati a pochi. Ad esempio, ho visto un aumento delle rigidità sull'orario di lavoro, che vengono imposte soprattutto ai giovani. Chi arriva in ritardo di 5 minuti deve recuperare mezz'ora; il recupero non è valido al di fuori di certi orari; tutto va giustificato su un apposito programma su cui i
miei colleghi che non sono quadri spendono un certo numero di minuti ogni giorno. Trent'anni fa al CISE, ci limitavamo a una firma su un foglio che veniva poi controfirmato dal capo una volta alla settimana, con un gran risparmio di tempo e di energia, oltre che con una invidiabile libertà soprattutto per chi aveva impegni di famiglia. Eppure, allora la media delle presenze era di 24 ore all'anno in più per persona.
E la meritocrazia? Da un po’ di tempo a questa parte si parla spesso di meritocrazia. Se ne parla secondo me in modo maschile, sottintendendo: “Io sono molto bravo, e la mia bravura non viene ricompensata abbastanza”. Oppure: “Io sì che saprei risolvere tutti i problemi” (tipica attitudine da Superman). Io la vedo in modo un po' diverso. Intanto, la meritocrazia esiste, eccome. E aumenta. Ci sono pochi posti per molti concorrenti, la sproporzione tra gli stipendi più alti e quelli più bassi è sempre maggiore. Quindi, pochi hanno meriti che molti altri non hanno. Spesso non sappiamo quali siano questi meriti, ma sono sicuramente meriti molto importanti, perché danno diritto a privilegi notevoli. Perciò io credo che non ci serva la meritocrazia, in questo senso maschile. Ci serve la valorizzazione delle capacità di tutte le persone, nel senso più femminile e materno. Insegnare al bambino a stare in piedi da solo in modo che si stacchi da noi. Naturalmente, un'azienda non è una mamma. Ma dovremmo ragionare sul merito, e farlo in modo trasparente. Occorre prima di tutto definire bene cosa è il merito. Quindi, occorre avere chiaro l'obiettivo da raggiungere e con quali mezzi lo si vuole raggiungere. Vanno definiti e comunicati chiaramente i criteri di valutazione, e devono essere incoraggiati e resi trasparenti tutti i tipi di verifica. Un altro segnale inquietante: oggi mi sembra che chi parla di meritocrazia alla fine si limita a suggerire di premiare chi è bravo a scuola. E gli studi che dimostrano che la bravura a scuola non è sufficiente? E i lavori delle donne (ricordo Bice Fubini ad esempio) sui metodi di valutazione, in cui si dimostrava che i criteri sono di solito maschili? E tutto il dibattito su questi temi? Occorre anche evitare che il merito sia una scusa per mancare di rispetto al lavoro e alle persone. In un’azienda ogni persona deve essere utilizzata al meglio, non si possono impegnare troppe energie in una sterile competizione, perché avremo sempre più bisogno del contributo di tutti per affrontare problemi sempre più complessi. Il potere e la responsabilità non possono essere solo privilegio. Ai tempi di mio padre, c'era un ingegnere ogni cento dipendenti, o forse più. L'ingegnere per forza di cose doveva fare carriera e prendere le decisioni, gli altri lo seguivano. E non è detto che tutto funzionasse al meglio, ma le alternative erano poche. Oggi una grande azienda come quella in cui lavoro assume solo ingegneri, e soltanto i migliori (i migliori a scuola, naturalmente). Eppure, la struttura gerarchica è più o meno la stessa. Si cerca di sopperire creando ciclicamente posizioni in più, e moltiplicando le riorganizzazioni. Ma troppe persone restano escluse, sottoutilizzate e insoddisfatte. Dato che le donne in generale hanno meno aspirazioni, o meglio aspirazioni spesso diverse, mi sembra proprio che qualcuno abbia pensato che escludere le donne in questo contesto rappresenti un modo comodo per avere meno grane. Ma è una mossa sbagliata! In questo modo sprechiamo una certa quantità di risorse, proprio quelle che derivano dalle diversità, e non ci rendiamo conto che serve ben altro. Abbiamo bisogno di idee e prospettive diverse, ma diverse in modo radicale, che permettano per esempio di utilizzare al meglio il femminile. Nella società civile, nelle famiglie, si cominciano a capire i vantaggi che si hanno quando si riesce ad utilizzare ed apprezzare il contributo di tutti, mentre nelle aziende si mantiene una organizzazione gerarchica ormai obsoleta; occorre rivedere una serie di concetti, tra cui quello di responsabilità e quello di decisione, ed essere pronti a cambiarli. Gli studi, le idee, i suggerimenti non mancano. Ma la diversità può essere un vantaggio per una azienda? La
risposta non è così immediata. Considerando che i gruppi omogenei abbiano un certo livello di prestazioni, ci sono gruppi eterogenei che ottengono risultati migliori, e altri che ottengono risultati peggiori: tutto dipende dall’organizzazione, dal management come schematizzato in Figura 1 [3].
Figura 1: Risultati di gruppi omogenei ed eterogenei
Purtroppo ho l'impressione che negli ultimi anni il management delle grande aziende non abbia dato buona prova di sé, in un contesto che invece diventava sempre più difficile. E' facile proclamare l’accettazione delle diversità, mentre un reale cambiamento della cultura aziendale richiede tempo e impegno. Significa sviluppare un nuovo approccio, che porterebbe automaticamente alla valorizzazione delle donne e delle altre diversità [4]. Secondo me, le statistiche sulla occupazione femminile dovrebbero essere viste non tanto come "piattaforma rivendicativa", ma anche e soprattutto come indicatori delle performance di una azienda.
Cosa si può fare? Sappiamo da tempo che il femminile, con il suo andamento ciclico e una diversa concezione del potere, è una risorsa importante. Il femminile ci potrebbe suggerire dei metodi per utilizzare il potere delle madri: il potere di chi dà potere agli altri - il potere come responsabilità. E’ un concetto che abbiamo già sentito spesso in molti contesti, ma che oggi sembra passato di moda. Si potrebbero trovare tantissime idee, provo a elencarne qualcuna: ••• Mantenere i ruoli di responsabilità per tempi definiti, in genere brevi: penso ai consoli
romani, che erano in due e comandavano a mesi alterni. In questo modo si salvaguarda la necessità di collaborare, e quella che alla fine la decisione vada assunta con responsabilità.
••• Cambiare le modalità con cui si prendono le decisioni, evitando le modalità che accentuano l'arbitrio e la prevaricazione, e invece favorendo la condivisione delle responsabilità tra le molte persone competenti.
••• Applicare regole trasparenti, chiare e condivise, che possano essere verificate, con meccanismi di controllo alla portata di tutti. I mezzi informatici ci aiutano, ma posso anche creare confusione; Occorre saperli usare!
Porre un limite superiore ai compensi; non solo per giustizia sociale, per riconoscere un livello minimo di rispetto al contributo di tutti, ma anche perché chi aspira a posizioni di responsabilità deve farlo per passione ed entusiasmo e non solo per denaro. Credo che in questo contesto possa essere utile cercare di far rinascere, magari in forme diverse rispetto al passato, un qualche tipo di movimento delle donne. Anche se le modalità di azione potrebbero essere altre, l'obiettivo resta sicuramente, come dicevo sopra, molto
radicale, perché ci serve un cambiamento importante e vero. In molto casi, dobbiamo cercare di smettere di essere ragionevoli, e puntare piuttosto a diventare "ragionanti", a proporre argomenti di discussione. Occorre, come diceva Bruno Bettelheim, mantenere "un cuore vigile"[5]. E occorre riconoscere il valore del femminile, che troppo spesso anche noi donne dimentichiamo. Mi aspetto un ruolo importante della partecipazione, della politica, delle associazioni, proprio legato al fatto che le persone diventano più colte e più consapevoli. Le associazioni sono adatte a sperimentare nuove forme, più democratiche, di organizzazione. E invece, sembra che le associazioni femminili, e non solo loro, perdano terreno in termini di partecipazione e di visibilità, come se ci si vergognasse di essere portatrici di una qualche diversità. Come abbiamo detto, per trasformare le diversità in opportunità vincenti, occorre una buona organizzazione e un buon management. Non si tratta di far lavorare di più le persone, ma di sfruttare al massimo il loro potenziale senza costringerle ad adattarsi ad una struttura troppo rigida. E' più facile lavorare con gruppi omogenei, ma per risolvere i problemi complessi occorre fare uno sforzo. Occorre saper utilizzare i gruppi eterogenei, che se gestiti bene permettono di ottenere risultati migliori.
In conclusione In conclusione, lo scarso coinvolgimento delle donne è uno svantaggio per le aziende, che per affrontare i problemi complessi dovrebbero favorire un migliore utilizzo delle diversità e degli approcci al femminile. Anche le donne dovrebbero evitare di adattarsi in modo acritico a regole e mentalità che non sono le loro. Attraverso la politica e le associazioni, dovrebbero farsi promotrici dei principi “del femminile” nei confronti delle organizzazioni. Possiamo smettere di essere ragionevoli, prima che sia troppo tardi? Speriamo di sì.
Bibliografia [1] Clarissa Pinkola Estés, "Donne che corrono coi lupi", Frassinelli, 2000 [2] "Gli uomini ragionevoli si adattano al modo che li circonda. Gli uomini irragionevoli
pretendono che il mondo si adatti a loro. Tutto il progresso si deve agli uomini irragionevoli" George Bernard Shaw, Man and Superman (1903) "Maxims for Revolutionists"
[3] Rapporto finale del progetto Women in Science and Technology – The Business Perspective, EUR 22065, 2006
[4] “Troppi Nobel negati alla presunte streghe” articolo di Nicolas Witkwski su TuttoScienze, la Stampa, 28 maggio 2008
[5] Bruno Bettelheim, "Il cuore vigile: autonomia individuale e società di massa", Adelphi, 1988.
La presenza femminile nelle facoltà di Ingegneria, le iniziative dell’Ateneo
Genovese, azioni di supporto e progetti di generegenere
Prof.ssa Paola Girdinio
Il contesto di genere dal punto di vista occupazionale
� Le donne rappresentano il :
� 51,4% della popolazione italiana
� 28% delle forze di lavoro,
� 38% degli occupati
� 53% delle persone in cerca d’occupazione.
• Gli uomini costituiscono il:• Gli uomini costituiscono il:
� 48,6% della popolazione
� 48% delle forze di lavoro
� 63% degli occupati
� 47% delle persone in cerca occupazione
1. Scolarizzazione superiore della popolazione giovane trai 25-34 anni:
L’ Italia nei confronti tra paesi si trova in fondo alla graduatoria;2. Il tasso di scolarizzazione delle donne è superiore a quello degli uomini
Si evidenzia il sorpasso delle donneNelle ultime due generazioni
la rappresentanza politica delle donne nelle istituzioni molto bassa
se confrontata con quella di altri paesi ;
Scarsa rappresentanza anche negli organismi scientifici.
presenza % donne comitati
scientifici sul totale
%
NORVEGIA 48,3
SVEZIA 47SVEZIA 47
FRANCIA 26,7
SVIZZERA 20,4
GERMANIA 17,1
ITALIA 12,8
POLONIA 7,2
fonte ocse 2006
Occupazione
Tasso di occupazione femminile tra i più bassi
Donne e carriera nella media europea
Donne lavoro e famiglia
Svantaggio territoriale del sud
differenze retributive delle donne su uomini, % in meno
ISRAELE 37,6
PORTOGALLO 36,8
ITALIA 33,3
POLONIA 28,9
TURCHIA 28,5
Differenze retributive
TURCHIA 28,5
FINLANDIA 27,1
FRANCIA 22,7
GERMANIA 18,2
SVEZIA 17,2
BULGARIA 15,3
DANIMARCA 11,1
fonte ocse 2006
DONNE ISCRITTE SU TOTALE IMMATRICOLATI % per
area
ITALIA
FACOLTA'
SCIENTIFICHE 2004/05 2005/06
ing civile 26,6 24,9
ing industriale 17,1 18,7
fisica 30,7 32,1
informatica 12,3 12,5
DONNE ISCRITTE SU TOTALE IMMATRICOLATI %
confronti internazionali
%
ISCRITTE ING MEDICINA
AUSTRIA 54 21 68
ITALIA 57 28 65
FINLANDIA 54 19 84
REGNO UNITO 57 19 79
Donne e università
informatica 12,3 12,5
sc. Naturali 43,9 47,4
sc.biologiche 68,2 68,8
chimica 40,9 46,9
matematica 51,9 53
PORTOGALLO 56 26 77
SPAGNA 54 28 75
SVIZZERA 46 14 68
EU/EST 55 28 81
In Italia le donne che frequentano
facoltà scientifiche sono il 57% del totale iscritte.Ingegneria è ancora “ maschile “
Siamo nelle prime posizioni
nei confronti internazionali
DONNE LAUREATE SUL TOTALE % PER AREE DISCIPLINARE
INGEGNERIA MEDICINA CHIMICA ECO-GIURIDICA SC. UMANE
GERMANIA 22 62 48 49 70
FRANCIA 26 56 50 60 77
Bassa in tutta Europa la % di ingegneri donna: in Italia su 100 ing. laureati solo 29 sono donne.
ITALIA 29 64 56 56 81
REGNO UNITO 21 75 50 56 67
POLONIA 30 69 66 68 78
SPAGNA 31 78 55 62 74
GIAPPONE 11 57 32 37 68
TURCHIA 24 61 44 43 53
USA 22 78 54 55 68
fonte ocse 2007
donne occupate nei settori
tecnico scientifico %
%
POLONIA 60,7
AUSTRALIA 58,1
FINLANDIA 54,6
USA 52,3
donne e carriera universitaria per areeINGEGNERI
A MEDICINA ECO-GIURIDICA SC. UMANE
GERMANIA 3,8 5,8 8 16,3
FRANCIA 5,6 15,3 17 30
ITALIA 6,1 11,1 17,1 29,4
La carriera in Università è ancora riservata
agli uomini un po’ in tutta Europa soprattutto
nelle facoltà scientifiche.
GERMANIA 50,8
FRANCIA 47,8
CANADA 57,8
REGNO UNITO 48,2
ITALIA 46,8
SVIZZERA' 45,3
COREA 40,1
fonte ocse 2007
ITALIA 6,1 11,1 17,1 29,4
REGNO UNITO 4,9 22 21,2 17,2
SVEZIA 7,1 15,3 19,7 25,8
fonte ocse 2007
Il n. dei brevetti legati al settore tecnologico intestati
a donne sono bassissimi;
• Usa 5%
• Giappone 3%
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
ISCRITTI
1091 iscritti
M = 796 F = 295M = 796
72,96%
F = 295
27,04%
73%
27%
femmine
maschi
CORSO Ntot. % M % M/796 F % F/295 F/ Ntot.
BIOMEDICA 67 6,14 29 3,64 38 12,88 56,72
CHIMICA 60 5,50 34 4,27 26 8,81 43,33
CIVILE E AMBIENTALE 105 9,62 68 8,54 37 12,54 35,24
DELL’AMBIENTE 43 3,94 25 3,14 18 6,10 41,86
DELLE TELECOMUNICAZIONI 28 2,57 25 3,14 3 1,02 10,71
EDILE – ARCHITETTURA* 57 5,22 32 4,02 25 8,47 43,86
ELETTRICA 29 2,66 24 3,02 5 1,69 17,24
ELETTRONICA 56 5,13 51 6,41 5 1,69 8,93
GESTIONALE 62 5,68 32 4,02 30 10,17 48,39
INFORMATICA 105 9,62 91 11,43 14 4,75 13,33
MECCANICA 173 15,86 157 19,72 16 5,42 9,25
MECCANICA (SP) 36 3,30 30 3,77 6 2,03 16,67
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
RIPARTIZIONE PER CORSI DI STUDIO
MECCANICA (SP) 36 3,30 30 3,77 6 2,03 16,67
NAUTICA 155 14,21 111 13,94 44 14,92 28,39
NAVALE 115 10,54 87 10,93 28 9,49 24,35
* Corso di Studio a numero programmato 1091 796 295 27,04
Andamento iscrizioni femminili
in Facoltà
A.A. %F
2000/01 20,00%
2001/02 18,54%
2002/03 19,59%
2003/04 16,75%
2004/05 20,02%
2005/06 20,38%
2006/07 21,07%
2007/08 20,56%
2008/09 23,85%
2009/10 27,04%
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
RIPARTIZIONE PER DIPLOMA DI MATURITA’
MATURITA’ N. % M % M/796 F % F/295
Altra scuola superiore 70,64
20,25
51,69
Altri Istituti Professionali 141,28
131,63
10,34
Altri Istituti Tecnici 60,55
30,38
31,02
Artistico 201,83
60,75
144,75
Classico 797,24
354,40
4414,92
Conseguita all’estero 827,52
688,54
144,75
Geometra 89 77 12Geometra 898,16
779,67
124,07
Linguistico 242,20
50,63
196,44
Professionale Industriale 171,56
162,01
10,34
Scientifico 59354,35
43154,15
16254,92
Tecnico Commerciale 201,83
121,51
82,71
Tecnico Industriale 1019,26
9311,68
82,71
Tecnico Nautico 393,57
354,40
41,36
1091 796 295
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
RIPARTIZIONE PER VOTAZIONE DI MATURITA’
MATURITA’ N. M. con voto ≥ 90/100 M. con voto< 90/100 F. con voto ≥ 90/100 F. con voto< 90/10
Altra scuola superiore 7 0 2 2 3
Altri Istituti Professionali 14 2 11 0 1
Altri Istituti Tecnici 6 0 3 0 3
Artistico 20 1 5 5 9
Classico 79 9 26 16 28
Conseguita all’estero 82 - - - -
Geometra 89 14 63 2 10
Linguistico 24 0 5 8 11
Professionale Industriale 17 2 14 0 1
Scientifico 593 84 347 60 102
Tecnico Commerciale 20 4 8 3 5
Tecnico Industriale 101 17 76 2 6
Tecnico Nautico 39 1 24 0 4
1009 144 584 98 183
Totale M
Voto≥ 90/100144/(776-68) = 20,3%
Totale F
Voto≥ 90/10098/(295-14) = 34,9%
Totale M+F
Voto≥ 90/100(144+98)/1009 = 24,0%
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
a.a. '03-'04 a.a. '04-'05 a.a. '05-'06 a.a. '06-'07 a.a. '07-'08 a.a. '08-'09 a.a. '09-'10
Totale studenti
iscritti al 1° anno842 939 839 878 924 1019 1091
Totale maschi 701 751 668 693 734 776 796
Totale femmine 141 188 171 185 190 243 295
Liguria 719 755 681 718 708 739 780
Totale fuori
regione
123
14,6%
Tot. Stud.
184
19,6%
Tot. Stud.
158
18,83%
Tot. Stud.
160
18,22%
Tot. Stud.
216
23,38%
Tot. Stud.
280
27,48%
Tot. Stud.
311
28,51%
Tot. Stud.
Studenti
provenienti dal
40
4,75%
52
5,54%
37
4,41%
47
5,35%
50
5,41%
75
7,36%
79
7,24%provenienti dal
Liceo Classico
4,75%
Tot. Stud.
5,54%
Tot. Stud.
4,41%
Tot. Stud.
5,35%
Tot. Stud.
5,41%
Tot. Stud.
7,36%
Tot. Stud.
7,24%
Tot. Stud.
Studenti
provenienti dal
Liceo Scientifico
406
48,22%
Tot. Stud.
513
54,63%
Tot. Stud.
459
54,71%
Tot. Stud.
468
53,30%
Tot. Stud.
499
54,00%
Tot. Stud.
524
51,42%
Tot. Stud.
593
54,35%
Tot. Stud.
Studenti
provenienti da Ist.
Tecnici
Industriale
163
19,36%
Tot. Stud.
148
15,76%
Tot. Stud.
101
12,04%
Tot. Stud.
139
15,83%
Tot. Stud.
119
12,88%
Tot. Stud.
126
12,37%
Tot. Stud.
101
9,26%
Tot. Stud.
Studenti
provenienti da
Istituti per
Geometri
71
8,43%
Tot. Stud.
79
8,41%
Tot. Stud.
88
10,49%
Tot. Stud.
81
9,23%
Tot. Stud.
72
7,79%
Tot. Stud.
66
6,48%
Tot. Stud.
89
8,16%
Tot. Stud.
STATISTICA ISCRITTI 1°ANNO FACOLTA’ DI INGEGNERIAA.A. 2009/10
IN SINTESI
Variaz. %
'03-'04 / '04-'05
Variaz. %
'04-'05 / '05-'06
Variaz. %
'05-'06 / '06-'07
Variaz. %
'06-'07 / '07-'08
Variaz. %
'07-'08 / '08-'09
Variaz. %
'08-'09 / '09-'10
Totale studenti iscritti al 1°
anno*+ 11,52% -10,65% + 4,65% + 5,24% + 10,28% + 7,07%
Totale maschi + 7,13% -11,05% + 3,74% + 5,92% + 5,72% + 2,58%
Totale femmine + 33,33% -9,04% + 8,19% + 2,70% + 27,89% + 21,40%
Liguria + 5,01% -9,80% + 5,43% - 1,39% + 4,38% + 5,55%Liguria + 5,01% -9,80% + 5,43% - 1,39% + 4,38% + 5,55%
Totale fuori regione +49,59% -14,13% + 1,27% + 35% + 29,63% + 11,07%
Studenti provenienti dal Liceo
Classico+ 30% -28,85% + 27,03% + 6,38% + 50% + 5,33%
Studenti provenienti dal Liceo
Scientifico+ 26,35% -10,53% + 1,96% + 6,62% + 5,01% + 13,17%
Studenti provenienti da Ist.
Tecnici Industriale-9,2% -31,76% + 37,62% - 14,39% + 5,88% - 19,84%
Studenti provenienti da Istituti
per Geometri+11,27% +11,39% - 7,95% - 11,11% - 8,33% + 34,85%
STATISTICA ISCRITTI IN ATENEO A.A. 2009/10
FACOLTA’ TOTALE ISCRITTI FEMMINE %
ARCHITETTURA 2580 1539 59,65
ECONOMIA 4049 1888 46,63
FARMACIA 1207 855 70,84
GIURISPRUDENZA 4208 2750 65,35
INGEGNERIA 4817 1111 23,06
INTERFACOLTA’ 3589 1737 48,40
LETTERE EFILOSOFIALETTERE EFILOSOFIA 3216 2018 62,75
LINGUE E LETT.STRANIERA 2701 2181 80,75
MEDICINA E CHIRURGIA 6233 3818 61,25
SCIENZE DELLA FORMAZIONE 3840 3136 81,67
SCIENZE MAT. FIS. NAT. 2638 1201 45,53
SCIENZE POLITICHE 1929 922 47,80
TOTALE 41007 23156 56,47
DOCENTI IN SERVIZIO PRESSO L’ATENEO GENOVESE AL 31/08/2010
RUOLO TOTALE DOCENTI DONNE %
ASSISTENTI ruolo ad esaurimento 6 0 0,00
PROFESSORI DI I FASCIA 467 98 20,99
PROFESSORI DI II FASCIA 456 144 31,58
RICERCATORI 558 280 50,18
TOTALE 1487 522 35,10
RUOLO TOTALE DOCENTI DONNE %
ASSISTENTI ruolo ad esaurimento 1 0 0,00
PROFESSORI DI I FASCIA 95 9 5,29
PROFESSORI DI II FASCIA 98 15 15,3
RICERCATORI 73 33 45,2
TOTALE 267 57 21,34
GRAZIE della vostra GRAZIE della vostra attenzione!attenzione!attenzione!attenzione!
SSttaatAggiornate al
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
19
50
19
53
19
55
19
56
19
57
19
58
19
59
19
60
19
61
Statistiche Donne – Aggiorna
attiissttiicchhee IInnggeeggnneerrii DDOONNNNEE Aggiornate al 14 settembre 2010
Iscritte per anno di Età
N° ISCRITTE Anno nascita età
1 1950 60
2 1953 57
2 1955 55
2 1956 54
2 1957 53
7 1958 52
2 1959 51
6 1960 50
5 1961 49
6 1962 48
9 1963 47
4 1964 46
5 1965 45
9 1966 44
8 1967 43
7 1968 42
10 1969 41
21 1970 40
34 1971 39
35 1972 38
35 1973 37
39 1974 36
45 1975 35
36 1976 34
30 1977 33
43 1978 32
39 1979 31
30 1980 30
38 1981 29
43 1982 28
16 1983 27
10 1984 26
19
61
19
62
19
63
19
64
19
65
19
66
19
67
19
68
19
69
19
70
19
71
19
72
19
73
19
74
19
75
19
76
iornate al 14 settembre 2010
19
76
19
77
19
78
19
79
19
80
19
81
19
82
19
83
19
84
Iscritte per anno e Luog
Anno di Laurea SEZIONE A
1975
1978
1979
1980
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Statistiche Donne – Aggiorna
Iscritte per anno e Luogo di Laurea
di Laurea SEZIONE A n° Sede di Laurea SEZIONE A
1 BARI
1 BERGAMO
1 BOLOGNA
3 BRESCIA 433
2 CAGLIARI
3 CATANIA
7 COSENZA
5 GENOVA
2 MESSINA
5 MILANO
3 MODENA
6 NAPOLI
5 PADOVA
7 PALERMO
4 PARMA
7 PAVIA
9 PERUGIA
9 PISA
22 TRENTO
31 TRIESTE
26
31
33
40
35
40
38
48
43
38
38
24
iornate al 14 settembre 2010
n°
1
2
2
433
1
1
2
1
2
85
1
1
8
4
5
14
1
1
1
1
Anno di Laurea SEZ
1997
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Statistiche Donne – Aggiorna
di Laurea SEZIONE B n° Sede di laurea - SEZIONE B
1 BERGAMO
1 BRESCIA
1 CASTELLANZA (Va)
1 LINARES
1 PARMA
1 PAVIA
2 SIVIGLIA
3
2
1
iornate al 14 settembre 2010
n°
1
8
1
1
1
1
1
AERONAUTICA
AEROSPAZIALE
AMBIENTALE
BIOMEDICA
CHIMICA
CIVILE
DELLE TELECOMUNICAZIONI
EDILE
EDILE
ELETTRICA
ELETTRONICA
ELETTROTECNICA
GESTIONALE
INFORMATICA
MECCANICA
PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO
TECNOLOGIE INDUSTRIALI
AMBIENTALE
CIVILE
EDILE
GESTIONALE
INFRASTRUTTURE
MECCANICA
MECCANICA
PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO
TECNICA INDUSTRIALE
Statistiche Donne – Aggiorna
Iscritte per Tipologia di Laurea
LAUREA SEZIONE A n°
AERONAUTICA 1
AEROSPAZIALE 2
AMBIENTALE 4
BIOMEDICA 1
CHIMICA 7
CIVILE 306
DELLE TELECOMUNICAZIONI 2
EDILE 5
EDILE-ARCHITETTURA 44
ELETTRICA 3
ELETTRONICA 31
ELETTROTECNICA 2
GESTIONALE 56
INFORMATICA 3
MECCANICA 41
PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO 57
TECNOLOGIE INDUSTRIALI 2
LAUREA SEZIONE B n°
AMBIENTALE 1
4
1
GESTIONALE 3
INFRASTRUTTURE 1
MECCANICA 1
MECCANICA - GESTIONALE 1
PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO 1
TECNICA INDUSTRIALE 1
iornate al 14 settembre 2010
Iscritte per Tipologia di Attività Lavorativa
NON CONOSCIUTA
DIPENDENTE AZ. PRIVATA
DIPENDENTE AZIENDA PRIVATA
DIPENDENTE AZIENDA PUBBLICA
IMPRENDITORE
IMPRENDITORE
INSEGNANTE
INSEGNANTE
LIBERO PROFESSIONISTA
RICERCATORE UNIVERSITARIO
0
50
100
150
200
250
300
Statistiche Donne – Aggiorna
Iscritte per Tipologia di Attività Lavorativa
Occupazione SEZIONE A n°
NON CONOSCIUTA 132
DIPENDENTE AZ. PRIVATA-LIB.PROF. 5
DIPENDENTE AZIENDA PRIVATA 132
DIPENDENTE AZIENDA PUBBLICA 17
IMPRENDITORE 1
IMPRENDITORE - LIB.PROF. 1
INSEGNANTE 6
INSEGNANTE - LIBERO PROFESSIONISTA 5
LIBERO PROFESSIONISTA 266
RICERCATORE UNIVERSITARIO 2
attività lavorativa
iornate al 14 settembre 2010
n° iscritte
NON CONO
DIPENDENTE AZIENDA PRIVATA
DIPENDENTE AZIENDA PUBBLICA
LIBERO PROFESSIONISTA
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Statistiche Donne – Aggiorna
Occupazione SEZIONE B n°
NON CONOSCIUTA 3
DIPENDENTE AZIENDA PRIVATA 1
DIPENDENTE AZIENDA PUBBLICA 2
LIBERO PROFESSIONISTA 8
Attività lavorativa
n° iscritte
iornate al 14 settembre 2010
Statistiche Donne – Aggiorna
N° totale e % iscritte
Uomini 3.523
Donne 581
Totale 4104
86%
14%
iornate al 14 settembre 2010
Uomini
Donne