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A proposito di affettività Materiali di approfondimento per gli alunni di 3 media Contenuti IO - IMPARIAMO A CONOSCERCI E AD ACCETTARCI LA FAMIGLIA - TEATRO DELLE RELAZIONI AFFETTIVE GLI ALTRI - IL GRUPPO DEI PARI: BANCO DI PROVA DELL'AFFETTIVITÀ 1. IMPARIAMO A CONOSCERCI E AD ACCETTARCI 1.1. L'età dei cambiamenti Ogni età della nostra vita comporta dei cambiamenti a cui dobbiamo adattarci, tuttavia nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza avvengono trasformazioni così radicali del corpo, del modo di pensare e di comportarsi da rendere questo periodo difficile e pieno di contraddizioni, ma anche affascinante, unico e irripetibile. È il momento in cui inizia la pubertà: quella grande metamorfosi del nostro corpo che da bambini ci trasformerà in adulti, attraverso una maturazione fisiologica che ci renderà capaci di procreare. Questa maturazione è accompagnata da un forte scatto di crescita in peso e in altezza, dallo sviluppo degli organi sessuali e da quello dei caratteri sessuali secondari. Si verificano infatti profondi cambiamenti a livello fisico: nelle ragazze cresce la peluria sotto le ascelle e nella zona pubica, si sviluppa il seno e compare la prima mestruazione (menarca); nei ragazzi avviene un forte aumento delle masse muscolari, si sviluppano i peli in molte parti del corpo (viso, membra, petto, addome), cambia il timbro della voce e avviene la prima emissione di seme. Diventare uomini e donne non significa soltanto cambiare esteriormente, ma anche interiormente. Il marasma che sconvolge il nostro corpo comporta continui adattamenti della nostra mente e del modo di pensare a noi stessi e agli altri.

Affettività - materiali per l'approfondimento

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Affettività - materiali per l'approfondimento, riservato agli alunni di 3a media

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A proposito di affettività

Materiali di approfondimento per gli alunni di 3 media

Contenuti

IO - IMPARIAMO A CONOSCERCI E AD ACCETTARCI LA FAMIGLIA - TEATRO DELLE RELAZIONI AFFETTIVE GLI ALTRI - IL GRUPPO DEI PARI: BANCO DI PROVA

DELL'AFFETTIVITÀ

1. IMPARIAMO A CONOSCERCI E AD ACCETTARCI

1.1. L'età dei cambiamentiOgni età della nostra vita comporta dei cambiamenti a cui dobbiamo adattarci, tuttavia nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza avvengono trasformazioni così radicali del corpo, del modo di pensare e di comportarsi da rendere questo periodo difficile e pieno di contraddizioni, ma anche affascinante, unico e irripetibile.

È il momento in cui inizia la pubertà: quella grande metamorfosi del nostro corpo che da bambini ci trasformerà in adulti, attraverso una maturazione fisiologica che ci renderà capaci di procreare.

Questa maturazione è accompagnata da un forte scatto di crescita in peso e in altezza, dallo sviluppo degli organi sessuali e da quello dei caratteri sessuali secondari. Si verificano infatti profondi cambiamenti a livello fisico:

nelle ragazze cresce la peluria sotto le ascelle e nella zona pubica, si sviluppa il seno e compare la prima mestruazione (menarca); nei ragazzi avviene un forte aumento delle masse muscolari, si sviluppano i peli in molte parti del corpo (viso, membra, petto, addome), cambia il timbro della voce e avviene la prima emissione di seme.

Diventare uomini e donne non significa soltanto cambiare esteriormente, ma anche interiormente. Il marasma che sconvolge il nostro corpo comporta continui adattamenti della nostra mente e del modo di pensare a noi stessi e agli altri. Queste riflessioni si associano al bisogno di costruirci una nuova identità personale. Lasciare la vecchia identità infantile e darsene una nuova caratterizzata da maggiore autonomia può disorientare. Abbiamo perciò bisogno di fare delle continue prove confrontandoci con gli altri. In questa fase possono esserci di aiuto gli amici o i coetanei con cui ci identifichiamo e che hanno i nostri stessi problemi. Anche perché il confronto con i nostri. familiari non ci basta più: il nostro maggiore desiderio è adesso avventurarci nel mondo extra-familiare, legarci ad altre persone e prepararci a una vita affettiva intensa e appagante.

1. 2. Il nostro corpo che cambiaUno dei primi cambiamenti che ci troviamo ad affrontare nell'adolescenza è quello che riguarda il nostro corpo. Sotto alcuni aspetti questo cambiamento rappresenta una grande conquista sociale e ci riempie di orgoglio: finalmente stiamo diventando grandi, non siamo più dei bambini dipendenti dai genitori. Per altri aspetti la rapida crescita significa la perdita delle certezze e delle stabilità che

ci eravamo costruiti sino ad allora: non siamo più come prima, tutto ciò che prima era dato per scontato adesso ci disorienta, e questa sensazione da un lato ci affascina e dall'altro ci spaventa.Le emozioni e i sentimenti più frequenti che si provano nell'adolescenza esprimono il disagio di chi non si sente più bambino ma neanche adulto. Vediamo il nostro corpo cambiare giorno dopo giorno: a volte ci appare gradevole, altre volte lo specchio ci restituisce un'immagine lontana da quella ideale che abbiamo di noi stessi, che è per lo più legata ai modelli di bellezza ai quali vorremmo assomigliare, come essere magri, scattanti, belli.L'incertezza per quello che sarà l'aspetto definitivo del nostro corpo ci può stimolare a voler bruciare le tappe, a voler diventare adulti in fretta oppure ad aver paura di crescere, a rifiutare i cambiamenti che stanno avvenendo. In questa situazione di confusione diventa fondamentale per noi essere accettati dagli amici e dalle amiche. Se ci sembra che il nostro corpo ci impedisce di stare bene con loro possono nascere delle preoccupazioni. Capita, infatti, di sentirci inferiori rispetto a compagni più sviluppati o che consideriamo più attraenti fisicamente: il seno che non cresce, le mestruazioni che non arrivano, la barba che non spunta; siamo troppo grassi o troppo magri…Insomma, se non somigliamo ancora ai nostri modelli di bellezza possiamo diventare impazienti sui tempi del nostro sviluppo ed esasperarci riguardo al nostro aspetto fisico. È importante perciò accettarsi e imparare a trovarsi bene con il proprio corpo senza cercare di cambiarlo seguendo, ad esempio, pericolose diete dimagranti o mangiando in modo incontrollato per prendere peso. Se ci troviamo in questa situazione è importante che ci confidiamo con qualcuno di cui abbiamo fiducia, stiamo infatti rischiando la nostra salute e minacciando il nostro benessere generale. In altri casi invece, possiamo essere soddisfatti dal nostro aspetto fisico e trovarci comunque in difficoltà nella vita di gruppo o nei rapporti con l'altro sesso, perché non siamo ancora abituati a vederci già così adulti fisicamente e abbiamo bisogno di un altro po' di tempo.

1. 3. Alla ricerca del nostro nuovo «sé»In questi anni cruciali della nostra vita capita di riflettere su noi stessi più profondamente di quando eravamo ancora bambini. Il nostro orizzonte di conoscenza di noi stessi e del mondo si allarga a vista d'occhio. Cominciamo a pensare al futuro e confrontando passato e presente diventiamo consapevoli che i nostri sogni non si realizzeranno magicamente come abbiamo pensato da bambini, ma che potremo realizzare i nostri progetti futuri solo attraverso un duro e costante impegno. La rappresentazione che abbiamo di noi stessi adesso è perciò molto più dettagliata di quella che avevamo nell'infanzia. Ci sforziamo di definire un'ampia gamma di possibili noi stessi: chi siamo, come vorremmo essere, come dobbiamo essere, come speriamo di diventare. Ognuno di noi pensa quindi di sé nei termini del sé reale (come sono), del sé ideale (come mi piacerebbe essere) e del sé normativo (come dovrei essere). Dal confronto tra il nostro «sé ideale» e quello «reale» possiamo capire quanto amiamo, accettiamo e rispettiamo noi stessi, che sono i presupposti fondamentali per confrontarci con il mondo esterno senza pregiudizi né paure.L'insieme dei giudizi che maturiamo su noi stessi, sulle nostre capacità e abilità, si chiama stima di sé o autostima. Se abbiamo un buon livello di autostima affronteremo qualsiasi compito con più sicurezza e fiducia nelle nostre capacità, mentre se è basso possiamo essere assaliti dalla sfiducia e da un forte senso di incapacità,È importante perciò imparare a volerci bene e ad accettarci anche se sbagliamo, anche se non siamo bellissimi e bravissimi come ci vorrebbero gli altri o come vorremmo idealmente noi stessi. La nostra bellezza e saggezza può nascere proprio dal comprendere che tutto ciò che è per noi l'ideale, può essere un metro di confronto per migliorarci, può essere il motore della nostra volontà di realizzazione, ma non somiglierà mai del tutto alla realtà.

1. 4. Alla conquista della nostra identitàCi accade di pensare a noi stessi come non avevamo mai fatto prima, da soli nella nostra stanza o con gli altri cerchiamo di capire i cambiamenti che stanno avvenendo dentro di noi e nel nostro

corpo, scopriamo il mondo intorno con occhi nuovi. Fantastichiamo sul futuro, facciamo e disfacciamo mille progetti. A volte siamo convinti di essere in un modo, altre volte ci rendiamo conto di essere esattamente l'opposto. Diventa allora una necessità mettere ordine a tutti questi aspetti di noi stessi e riunire in un unico quadro le nostre esperienze precedenti, i cambiamenti fisici e psicologici che stiamo vivendo e i nostri tentativi di fare dei progetti per il futuro.

Avvertiamo il bisogno di darci un'identità che ci permetta di confrontarci con gli amici, di impegnarci in un rapporto intimo con un'altra persona, di decidere cosa vogliamo fare del nostro futuro.

Ma che cosa significa darci un'identità? Acquisire la propria identità significa armonizzare, dare una coerenza e un valore positivo a tutti gli aspetti di noi stessi. Significa diventare consapevoli di essere sempre la stessa persona anche se siamo cambiati e di essere un individuo unico, diverso da tutti gli altri, con il suo personale modo di relazionarsi con il mondo. Il confronto con quello che gli altri pensano di noi ci darà poi conferma o meno delle nostre azioni, scelte e impegni. Il modo in cui ci vedono gli altri e quello in cui ci vediamo noi si alimentano a vicenda, sono due facce della stessa medaglia:

la nostra identità sociale e la nostra identità personale non possono vivere e crescere l'una senza l'altra. La nostra identità non è un fatto privato, ma vuole essere riconosciuta!

1. 5. Riconosciamo la nostra identità sessualeInterrogarsi sulla propria identità significa anche porsi delle domande sull'essere maschio o femmina, ossia sulla propria identità sessuale. Dal momento in cui nasciamo, ognuno di noi viene riconosciuto come maschio o femmina, ci viene così attribuita l'appartenenza a un determinato sesso attraverso l'osservazione dei organi genitali esterni. Nel primo istante della nostra vita quindi è già definita la nostra sessualità biologica e questo riconoscimento rappresenta l'inizio di un percorso che segna tutta la nostra vita: è il primo passo per la formazione dell'identità sessuale.Attraverso gli organi genitali quindi ci distinguiamo in maschi e femmine, si parla così di genere maschile e femminile, intendendo con il termine che riguarda il modo di comportarsi appropriato per i due sessi. Questo vuol dire che insieme agli aspetti biologici naturali, che differenziano l'uomo e la donna dal punto di vista genetico e anatomico, si aggiungono gli aspetti culturali che consistono nel diverso modo in cui l'ambiente si relaziona alle persone in base al loro sesso. Sulla base di queste caratteristiche, il bambino incomincia a ricevere un'educazione «diversa» a secondo se è maschio o è femmina, viene esposto a differenti influenze circa gli atteggiamenti che riguardano il suo ruolo sessuale e inizia a identificarsi con gli altri che appartengono al suo stesso sesso. Le differenze tipiche nel modo di essere donna e uomo, quindi, non nascono insieme a noi, ma le apprendiamo dall'ambiente sociale e culturale in cui viviamo. Nelle diverse società occidentali del mondo moderno i ruoli sessuali sono oggi molto simili e la differenza fra i due sessi che per tanto tempo è stata data per scontata viene messa in discussione e considerata ingiusta. Per anni le donne hanno subito il ruolo sessuale che le educava ad essere solo madri, mogli, casalinghe, sottoposte all'autorità maschile ed escluse dalla vita pubblica. Attualmente molti Paesi, tra cui l'Italia, hanno cercato di porre sullo stesso piano l'uomo e la donna inserendo nella loro legge più importante, la Costituzione, il principio dell'uguaglianza tra i due sessi. E se ancora oggi le donne sono in alcuni settori della vita sociale escluse o subordinate all'uomo, tutti considerano questa situazione irrazionale e ingiusta.

1.6. Riconoscersi donnaLa consapevolezza della propria identità sessuale per le ragazze matura profondamente di solito con la prima mestruazione, che rappresenta una tappa significativa del passaggio dalla bambina alla donna.Da sempre la prima mestruazione costituisce per ogni ragazza un momento importante, la manifestazione della conquistata maturità: sentiamo che adesso siamo entrate a pieno titolo nel mondo delle donne, le mestruazioni attestano la nostra capacità di diventare madri.

Fin dall'inizio, tuttavia, e spesso ancor prima della loro comparsa, le mestruazioni influenzano in modo determinante la vita psichica di una ragazza. Alcune si trovano troppo presto a dover «fare i conti» con questo appuntamento mensile. Altre, invece, se in ritardo rispetto alle coetanee, possono attendere con ansia e preoccupazione il momento in cui diventeranno «signorine». Con la comparsa delle mestruazioni il graduale processo di trasformazione del corpo femminile continua e si intensifica. Alle trasformazioni fisiche si accompagnano profondi cambiamenti del modo di pensare, di conoscere la realtà e di vivere l'affettività. È questa l'età dei «complessi», delle insicurezze, della paura che il nuovo corpo non sia quello desiderato o desiderabile, dei cambiamenti d'umore improvvisi e apparentemente immotivati, delle prime cotte e della scoperta della tenerezza.

1.7. Riconoscersi uomoCome si accorgono i ragazzi dell'avvenuta maturazione sessuale? Uno dei segni più evidenti è dato dalla produzione di spermatozoi e dalla loro emissione. Ciò può avvenire durante il sonno, attraverso i cosiddetti «sogni bagnati», ovvero l'emissione dello sperma derivata da sogni dal contenuto sessuale. Non bisogna comunque restare turbati dall'eccitazione notturna perché è un processo fisiologico normale che sfugge al controllo della nostra volontà. L'emissione di sperma, cioè l'eiaculazione, ci segnala la nostra potenziale fertilità, la capacità di diventare padre. I ragazzi tendono di solito a mantenere segrete queste prime manifestazioni della loro raggiunta maturità sessuale e non ne parlano nemmeno con i coetanei. Tuttavia le improvvise eccitazioni sessuali sono un fenomeno normale dell'adolescenza che si verifica allo stesso modo per tutti i ragazzi. A volte ci possiamo sentire in colpa o in imbarazzo per le manifestazioni di eccitamento che avvengono al minimo stimolo, come ad esempio può accadere durante un semplice contatto fisico o guardando immagini che stimolano il desiderio sessuale. Nonostante ciò bisogna imparare ad accettare queste manifestazioni improvvise come espressioni di un nostro nuovo modo di percepire il corpo e di provare emozioni.

BoxCaratteri sessuali: sono i segni e le qualità proprie di ciascun sesso. Identificano e distinguono i maschi e le femmine. Si dividono in primari, (ormoni dalle ghiandole genitali e dagli organi genitali dell'uomo e della donna, e secondari, che caratterizzano l'individuo come uomo o come donna. Nel maschio, dopo la pubertà, i più evidenti caratteri sessuali secondari sono: la barba, la voce profonda, il forte sviluppo muscolare. Nella femmina: lo sviluppo del seno, il bacino largo e tondeggiante.

Pregiudizio: tendenza a formarsi delle opinioni prestabilite e negative verso persone o gruppi di persone che si differenziano da noi per genere sessuale, nazionalità, preferenze sessuali, colore della pelle o religione. Ad esempio, molti uomini ritengono, tuttora, le donne incapaci di svolgere attività che richiedono capacità dirigenziali, artistiche o intellettuali. È, come dice il termine, un giudizio che viene formulato prima di avere gli elementi necessari per conoscere una determinata situazione. Il pregiudizio, perciò, è un pensiero che non si fonda sull'osservazione oggettiva della realtà, ma sull'ignoranza, sull'apparenza, sul «sentito dire» o su abitudini consolidate.

Costituzione: legge fondamentaledi un Paese, che delinea le sue caratteristiche essenziali e contiene i valori e le norme cui deve uniformarsi sia la condotta dei cittadini sia quella dei governanti. La Costituzione è quindi una specie di «carta d'identità» di un Paese, in cui si può leggere il progetto che questo intende perseguire per il benessere del popolo che vive all'interno dei suoi confini.

2. NOI E GLI ALTRI: ALLA SCOPERTA DELL'AFFETTIVITÀ

2.1. Il corpo: veicolo dell'affettivitàIl corpo è il nostro mezzo di comunicazione più immediato, attraverso il corpo instauriamo relazioni con gli altri e con l'ambiente. Il nostro corpo esprime noi stessi: non è solo uno strumento per dire quello che sentiamo e pensiamo, siamo noi stessi nel corpo e il corpo stesso parla. Per comunicare infatti non usiamo solo le parole, ma anche lo sguardo, il sorriso, le mani, le posizioni del corpo, il modo di vestirsi dicono qualcosa di noi agli altri. A volte ci serviamo di queste comunicazioni silenziose per prendere le distanze oppure per invogliare l'altro ad avvicinarsi. Possiamo anche inviare messaggi con il corpo senza rendercene conto; spesso il corpo rivela più delle parole e anticipa il pensiero.Il corpo è dunque un ponte tra noi e gli altri, percorrerlo ci permette di imparare a conoscere noi stessi e gli altri, di accettare la nostra unicità e quella altrui, di vivere con serenità le esperienze affettive. Essere in armonia con il proprio corpo, avvicinarsi ad esso scoprendo progressivamente le sensazioni che può dare, significa soprattutto riconoscersi nelle proprie emozioni e nei propri sentimenti.

2.2. Emozioni e sentimenti: i colori dell'affettivitàSin dalla nascita abbiamo bisogno di instaurare dei legami affettivi che ci facciano sentire legati in modo stabile a persone, luoghi e cose. Tutta la nostra esistenza è permeata di affettività e ogni individuo tende a cercare i propri i simili e creare con loro dei rapporti affettivi.

Ma che cos'è l'affettività? E come si esprime? L'affettività è la capacità di aprirsi, di entrare in intimità, di ascoltare gli altri, di creare vincoli, di parlare con il cuore, di farsi conoscere e riconoscere l'esistenza dell'altro.

Esprimiamo questo bisogno di dare e avere affetto soprattutto attraverso il nostro corpo: se vogliamo bene a qualcuno, cerchiamo di avvicinarci a quella persona, le sorridiamo, le possiamo stringere la mano, abbracciarla, accarezzarla, baciarla. L'affetto implica perciò la ricerca della vicinanza, lo scambio, il desiderio, ma spesso comporta anche la gelosia, la collera, la sofferenza.Ognuna di queste espressioni affettive è colorata da una molteplicità di emozioni e di sentimenti: dalla gioia al dispiacere, dall'antipatia all'attrazione, dall'amicizia all'amore o all'odio ecc. Emozioni e sentimenti fanno parte della nostra vita di tutti i giorni. La nostra vita acquista colore proprio grazie al carattere positivo o negativo di tutto ciò che ci accade. Si va dalle piccole emozioni di tutti i giorni, con il loro carico di tensioni e soddisfazioni, alle grandi emozioni che nascono dall'incontro con mondi nuovi. Così come si passa dai piccoli sentimenti a quelli forti e improvvisi che possono cambiare il nostro modo di essere e di affrontare la vita. Emozioni e sentimenti vissuti intensamente lasciano un segno profondo nel nostro animo e possono costituire una svolta nel nostro modo di concepire noi stessi e l'esistenza.

Ma che cosa sono e come si manifestano emozioni e sentimenti? Le emozioni sono reazioni affettive molto intense che di solito insorgono improvvisamente e generano una reazione fisica.

L'etimologia ci dice molto su questo aspetto dinamico e di tensione verso l'esterno dell'emozione, infatti la parola deriva dal latino emotionem, da emotus, participio passato di emovere, smuovere, scuotere. Quando proviamo collera o gioia ci sentiamo smuovere qualcosa dentro che si può manifestare con l'aumento del battito cardiaco, mal di pancia, raffreddamento improvviso o accaldamento.Le emozioni svolgono una funzione importante perché ci permettono di comunicare all'esterno quello che proviamo: se siamo felici, lo sguardo è disteso, sorridiamo, ci sentiamo rilassati e appagati; se siamo incolleriti l'espressione del viso è tesa, le labbra strette e le sopracciglia sono aggrottate. Tutti questi indizi ci aiutano a comprendere gli stati emotivi delle altre persone, ma ci comunicano anche la presenza di un evento particolarmente significativo per noi stessi. Se, ad esempio, un nostro compagno di classe, a cui siamo particolarmente affezionati, ci viene a salutare

perché andrà a vivere in un'altra città e ci sentiamo improvvisamente tristi, questa tristezza ci sta segnalando che siamo molto affezionati a lui. Vi sono quindi emozioni positive e negative: l'importante è dominarle, controllarle in modo intelligente e sereno.

I sentimenti sono reazioni affettive meno immediate delle emozioni, anche se più durature e stabili. Possiamo definirli delle emozioni diluite nel tempo: perciò la paura può diventare angoscia, la collera diventare odio, la simpatia trasformarsi in amicizia.

A differenza delle emozioni che sono visibili, dallo sguardo, dal volto, dalla voce, dai comportamenti, i sentimenti restano nascosti, come sono nascosti i nostri pensieri. Rappresentano il tono emotivo delle esperienze che viviamo o l'aspetto intimo del nostro rapporto con il mondo e con gli altri. Possiamo anche andare in cerca di emozioni forti attraverso il divertimento, l'eccitazione, la novità, il piacere ecc.; i sentimenti invece dobbiamo costruirli e, successivamente, difenderli.

LE EMOZIONI DI BASEIra Si può definire anche come collera, rabbia, ostilità, arriva al suo grado estremo all'odio e alla violenza.Paura Si manifesta con stati d'ansia e agitazione, timore, preoccupazione, ma at massimo grado diviene vero e proprio panico e fobia.Disgusto Si esprime a livello verbale con termini quali schifo, ripugnanza. Ma il disgusto si può provare non solo per un cattivo odore o sapore, bensì anche per condizioni e accadimenti della vita che provocano in noi sdegno.Gioia Sinonimo attenuato di felicità è quotidianamente chiamata contentezza, divertimento, soddisfazione per poi arrivare ad un livello più alto che è l'euforia e al grado estremo entusiasmo maniacale.Tristezza Esatto opposto della gioia, è una sofferenza interiore, espressione anche di delusione, malinconia e nei casi più gravi diviene depressione.Sorpresa È stupore, meraviglia addirittura shock.

2.3. Il legame affettivoQuando viviamo uno scambio di emozioni e sentimenti positivi con qualcuno allora significa che abbiamo creato un rapporto affettivo. Essere legati affettivamente vuol dire provare tutti quei sentimenti positivi che si praticano quando si vuole bene a qualcuno, come l'attaccamento, la tenerezza, la dedizione e la gratitudine. Aver bisogno di affetto implica infatti la richiesta di vicinanza, di comprensione e di conforto. Nel corso della nostra vita i rapporti affettivi sono molteplici e si manifestano sotto varie forme. Il primo legame che si instaura è quello tra madre e figlio, poi progressivamente il rapporto si estende anche al padre e agli altri familiari, ma già nei primi anni di scuola le relazioni affettive si allargano ai maestri, ai compagni di classe, per poi giungere nell'età dell'adolescenza all'esigenza fondamentale di rendersi autonomi sul piano dei sentimenti dalla famiglia, di entrare a far parte del mondo degli adulti e avere i propri legami di amicizia e di amore.I legami affettivi ci aiutano a orientarci nella vita: è stando insieme a chi conta per noi che impariamo a conoscere noi stessi, sviluppiamo autoconsapevolezza e diventiamo capaci di compiere scelte importanti per la nostra vita. In un legame affettivo di solito c'è tra le persone una buona dose di somiglianza, per cui ci piace fare le stesse cose e di conseguenza riusciamo a stare molto tempo insieme. Tuttavia ci sono anche molte diversità che permettono a l'uno di compensare l'altro.I legami affettivi possono essere caratterizzati da stima e comprensione reciproca, da confidenza e sincerità, da attrazione e innamoramento, da gelosia e possessività. Vi sono insomma tantissimi modi di sentirsi legati affettivamente, ma ogni legame implica l'incontro tra due persone, che dall'età dell'adolescenza si può manifestare sotto forma di amicizia, innamoramento e amore.

2.4. L'amicizia

Un'importante occasione di crescita nell'età adolescenziale è l'incontro con l'altro: l'amico o l'amica del cuore, che ha il nostro stesso modo di pensare, che ci affascina per il suo aspetto e la sua personalità, che soprattutto ci ispira fiducia. Ma come nasce un'amicizia? Normalmente nasce per caso, per simpatia, quando interessano le stesse cose, si condividono delle esperienze, si hanno gli stessi gusti: questo di solito però è solo il punto di partenza. Da qui si inizia, ma si va avanti se si condividono gli stessi valori, se c'è insomma un'affinità di sentimenti e di idee. Ecco che allora ci rendiamo conto di una cosa importante: l'amicizia è una relazione che nasce in modo naturale, ma per sopravvivere deve diventare una relazione intenzionale, cioè qualcosa che vogliamo coltivare, che richiede sforzo e tempo, su cui siamo disposti a impegnarci e a mettere in gioco tutto di noi stessi. Affinché l'amicizia possa crescere è infatti necessaria una condivisione di emozioni più profonda: è importante «mettersi nei panni altrui» ed essere capaci di un sentimento di empatia.Ma che significa provare empatia? Provare empatia significa essere capaci di comprendere i sentimenti e le preoccupazioni degli altri e assumere il loro punto di vista. Ad esempio, se un nostro amico, o un'amica, ha avuto inaspettatamente un brutto voto a un compito in classe e per questo si sente giù di morale, noi sentiamo precisamente quello che sta provando come se stesse capitando a noi stessi, ci immedesimiamo talmente nella sua delusione che cerchiamo di trasmettergli tutta la nostra comprensione e di infondergli fiducia nelle sue capacità. Provare empatia vuol dire identificarsi intensamente con l'altro, riuscire ad apprezzare il modo in cui l'altro guarda il mondo circostante, provare la sensazione di essere un tutt'uno e desiderare di mettere in comune la reciproca intimità. Il rapporto di amicizia è caratterizzato quindi da una particolare intimità tra due persone. Ma che cos'è l'intimità tra due persone? E come si manifesta? Intimità significa semplicemente vicinanza, affettiva prima di tutto, ma vuol dire anche che si hanno gli stessi interessi e gusti , che si desidera passare molto tempo insieme e che in quei momenti il tempo vola, non basta mai. Il rapporto di amicizia ci permette di avvicinarci tanto a un'altra persona, acquistando così la capacità di vederci attraverso gli occhi dell'altro: il nostro amico è colui di cui ci fidiamo e per il quale desideriamo ogni bene possibile, difenderlo diventa in qualche modo una difesa di noi stessi. L'amicizia ci aiuta ad aumentare la stima di noi stessi, ci fa sentire che valiamo come persone. Attraverso l'amicizia possiamo prepararci alla tappa successiva, l'amore, in cui diventa centrale il desiderio di intimità nei confronti dell'altro sesso.

2.5. L'innamoramento e l'amoreL'innamoramento è una vera e propria rivelazione: all'improvviso una persona fra le tante che ci circondano emerge improvvisamente dalle altre e assume un'importanza esclusiva nei nostri pensieri, nelle nostre fantasie. Le parole in questa fase iniziale contano poco: l'innamoramento è fatto di sguardi più o meno furtivi, di messaggi più o meno espliciti. Riuscire a catturare lo sguardo dell'altro diventa indice di attenzione, di interesse, di un legame che si sta creando, ci rassicura nel nostro bisogno di essere visti, desiderati. Come ogni espressione affettiva, anche l'innamoramento si rivela attraverso precisi sintomi, per cui chi ci conosce bene si rende immediatamente conto che siamo innamorati. La mente viene costantemente occupata dal nostro oggetto d'amore, che diventa una sorta di pensiero ossessivo, scompaiono le tensioni e le ansie per le preoccupazioni quotidiane, si assumono ora atteggiamenti entusiastici ed esaltati, ora ci aggiriamo attorno con un'aria trasognata e distratta. Il nostro corpo reagisce in modo incontrollato quando siamo vicini alla persona di cui siamo innamorati, si accelera il battito cardiaco, si altera il ritmo respiratorio, avvertiamo una certa leggerezza alla testa che a volte diventa una vera e propria vertigine. Formare una coppia è una vera e propria e rivoluzione, un avvenimento straordinario colorato da emozioni intensissime. Attenzione, però, a non confondere mai il «Noi» che nasce dalla coppia con una perdita della nostra identità in quella dell'altro: l'unione di due persone è soprattutto reciprocità, che significa donarsi liberamente e continuamente l'uno all'altro cercando di sintonizzare i propri passi. L'altro non è un nostro possesso: l'amore ci spinge ad essere noi stessi, ognuno nella coppia è impegnato e sostenuto dall'altro nella scoperta del proprio sé. La nostra comunione con l'altro non

deve mai diventare una perdita della nostra dignità e della nostra integrità, ma tutti questi aspetti devono confluire nel nostro sentirci insieme. Se proseguiamo per questa strada di libertà e di rispetto l'uno verso l'altro, il rapporto amoroso cresce nel tempo e diventa qualcosa di assolutamente speciale e unico: desideriamo vederci, toccarci, raccontarci le esperienze passate, realizzare una vicinanza corporea sempre più intima. Ognuno dei due abbandona il proprio modo di vivere e cerca di immaginare un futuro nuovo in cui sia compreso anche l'altro. Le ragazze vivono il rapporto amoroso come qualcosa che le fa sentire desiderabili, che le rassicura sulle loro capacità seduttive e le rende importanti agli occhi degli altri. I ragazzi, invece, vivono questa esperienza come una conferma delle proprie capacità di corteggiamento e della propria virilità. Spesso può accadere che quello che ci sembrava un amore eterno si esaurisce, per lasciare il posto a un nuovo amore, non meno intenso e passionale del precedente. Questo percorso può ripetersi fino alla conclusione del periodo adolescenziale, quando le scelte affettive tenderanno a diventare più stabili e durature.Nel rapporto amoroso possono essere presenti anche forti rischi di disagio, di conflitto, di gelosia, di sofferenza. Un amore non corrisposto o un abbandono sono eventi dolorosi nella nostra vita sentimentale, ma bisogna cercare di reagire in modo costruttivo. Non sempre i risultati in amore dipendono dal nostro impegno, anche le delusioni e i momenti difficili possono educarci sentimentalmente. Possiamo, infatti, diventare consapevoli che c'è qualcosa in noi che non piace e cercare di modificare i nostri comportamenti; oppure renderci conto che probabilmente la persona che abbiamo investito del nostro affetto non è realmente adatta a noi. Può accadere che non siano stati il desiderio fisico e l'affetto a spingerci verso l'altro: possiamo essere attratti da qualcuno proprio perché preferisce un'altra persona a noi, oppure perché è molto corteggiato, o ancora perché tutti i nostri amici si sono fidanzati e non vogliamo restare isolati allora cerchiamo di innamorarci a tutti i costi. Costruire una relazione amorosa significa trovare un compromesso positivo tra i nostri desideri e quelli dell'altro, se cerchiamo nel partner una risposta a tutti i nostri problemi finiremo col soffocarlo e compromettere il rapporto.I sentimenti di amicizia e di amore costituiscono comunque un'esperienza fondamentale del nostro percorso di crescita e continueranno a svolgere un ruolo fondamentale anche nelle fasi successive della vita, aiutandoci a superare ostacoli e difficoltà.

2.6. L'amore per i nostri eroiNell'adolescenza accade spesso a noi ragazzi e ragazze di perdere la testa per qualche rockstar, per dei divi del cinema o dello sport. Queste figure ci appaiono modelli perfetti, caratterizzate da tutte le qualità che per noi dovrebbe avere il nostro oggetto d'amore: belli, ricchi, famosi, trasgressivi, sensibili, onnipotenti e così via. Presi dalla frenesia cominciamo a collezionare foto del nostro mito, ci tappezziamo la camera con la sua immagine: per noi è qualcosa che ci appartiene, che ci somiglia, che ci parla di noi stessi e in particolare di come vorremmo essere. Nella nostra fantasia infatti questi eroi positivi rappresentano simbolicamente l'ideale di perfezione di noi stessi che vorremmo raggiungere. L'amore per il nostro mito non ha per oggetto l'individuo maschio o femmina in sé per sé, ma l'insieme dei simboli che questi rappresenta per noi. Attraverso questo amore mitizzato esprimiamo il nostro bisogno di identificarci in una figura ideale priva dei difetti, un essere eccezionale dotato di tutte le qualità positive che noi vorremmo avere e che molte volte costituisce la prima figura estranea alla famiglia su cui investiamo il nostro affetto.È un'esperienza normale che prelude di solito i nostri successivi innamoramenti reali fino a maturare nella capacità adulta di vivere l'amore, ma non deve protrarsi troppo nel tempo, altrimenti rischiamo di perdere il nostro senso della realtà. Con la crescita queste figure ideali vengono di solito sostituite da amori veri e concreti, i nostri miti perdono il loro valore e finiscono con il diventarci sempre più indifferenti.

2.7. La sessualità

Quando il legame affettivo e amoroso si colora di tonalità sempre più calde e desideriamo una vicinanza fisica sempre più intima, vogliamo sentirci l'uno parte dell'altro, in una ricerca di completezza del nostro corpo e del nostro essere, allora significa che stiamo vivendo delle esperienze che trovano la loro espressione nella sessualità. La sessualità comprende in sé tutte quelle espressioni dell'affettività di cui abbiamo parlato finora: le sensazioni del corpo, le emozioni, i sentimenti, la relazione tra un «Io» e un «Tu» che diventano un «Noi». Ma che cos'è allora la sessualità? Quando diciamo questa parola abbiamo immediatamente la percezione di qualcosa di imbarazzante, di cui è meglio tacere, di proibito o addirittura di scandaloso. Cominciamo allora a sfatare una leggenda che tende a distaccare l'uomo dalla sua sessualità… La storia dell'uomo coincide ed è in continua relazione con quella della sua sessualità. Tutti i cambiamenti che avvengono nella cultura, nella società, determinano mutamenti anche nel modo di vivere la vita sessuale, che a sua volta influenza tutti gli altri aspetti della vita umana. Ogni cultura attribuisce alla funzione biologica della sessualità valori diversi che tendono a stabilire norme di comportamento diverse per la donna e per l'uomo. Abbiamo fatto quindi un passo avanti: la sessualità non è qualcosa al di fuori della nostra vita, che si può evitare o nascondere, ma ne fa parte integrante. Parlare di sessualità e di amore significa tenere conto di ciò che siamo e di come siamo venuti al mondo, perché la sessualità tocca tutte le dimensioni della vita:

la dimensione biologica e naturale, che appena nati ci dice che siamo maschi e femmine e in base a questo si delinea per noi un differente percorso di sviluppo fisico e di maturazione sessuale;la dimensione culturale, che influenza il nostro modo di comportarci da maschi o da femmine;la dimensione relazionale-affettiva, che richiede il coinvolgimento di altri esseri umani e ci aiuta a diventare una donna o un uomo consapevoli delle nostre differenze, ma alla ricerca di unità e reciprocità;la dimensione ludica, che significa coinvolgimento giocoso, comunicazione, scambio;la dimensione riproduttiva, che consiste nel generare la vita, nella procreazione che è la dimensione più profonda e significativa della presenza al mondo di ogni essere vivente.

Equilibrare tutte queste dimensioni significa crescere, cioè capire quello che sta succedendo al nostro corpo, al nostro modo di sentire ed esprimere emozioni e sentimenti, al nostro modo di comunicare e percepire le risposte che ci vengono dagli altri. La sessualità è quindi un bene individuale da coltivare e da proteggere, un'espansione della persona e del suo modo di essere che, per potersi esprimere pienamente, richiede due condizioni: il coinvolgimento di altre persone e il trasformare tale coinvolgimento in una parte del nostro progetto di vita. Il modo in cui viviamo la nostra sessualità, gli scopi che con essa vogliamo raggiungere, devono perciò essere coerenti con il nostro progetto di vita, che si potrà realizzare solo nella misura in cui ciascuno di noi è pronto a lasciare una parte dei propri fini per aderire a quelli dell'altro.

La sessualità e la relazione affettivaNella relazione amorosa chiediamo al partner soprattutto conferme: chi sono io? Che cosa sono per te? Il partner rappresenta il nostro punto di riferimento, lo specchio che riflette noi stessi, che può confermare o meno i nostri bisogni e per farlo può usare due canali di comunicazione: le parole e il modo di vivere la sessualità.In questo modo nuovo comunicare che è la sessualità influiscono tutte le esperienze che abbiamo vissuto sin dalla nascita e che hanno accompagnato la nostra crescita: come siamo stati accuditi, quanto ci hanno accarezzati, baciati, coccolati, se la relazione con le figure adulte più vicine è stata affettuosa e rassicurante. Un buon rapporto con il nostro corpo, vivere esperienze di amicizia e di affetto possono agire positivamente sul nostro sviluppo sessuale. Se infatti abbiamo avuto un'educazione rigida e repressiva può succedere che proviamo dei sensi di colpa o di vergogna verso alcuni aspetti della sessualità, possiamo sentire perciò più bisogno di altri di essere rassicurati

dal nostro partner attraverso un contatto corporeo giocoso, fatto di lunghi preliminari amorosi che ci confermino il suo amore per noi.La fiducia nell'amore del partner è fondamentale ai fini di un'armoniosa intesa di coppia, questa ricerca di rassicurazione si esprime attraverso la comunicazione verbale e attraverso il contatto corporeo. Il benessere sessuale non equivale perciò alla capacità di avere rapporti sessuali completi con una persona dell'altro sesso, ma rappresenta qualcosa di fondamentale della vita, che si può realizzare solo se in armonia con le nostre scelte e i nostri desideri. Vivere la nostra sessualità con consapevolezza e serenità significa capire che è qualcosa che non si limita alla funzione genitale e procreativa, ma che è soprattutto gioco, scambio, comunicazione e coinvolgimento reciproco. Attraverso il contatto con l'altro impariamo a conoscere delle sensazioni corporee e delle emozioni del tutto nuove: la pelle sfiorata, i capelli accarezzati, le labbra che si toccano, le mani che si cercano. Nell'esperienza della sessualità la nostra corporeità viene coinvolta interamente attraverso molteplici percezioni sensoriali ed emotive, come il contatto della pelle, la vista e l'olfatto. Una miriade di sensazioni ci dicono se il corpo dell'altro ci piace, se ci è caro, se il contatto ci da piacere. Il comportamento giocoso nella relazione amorosa attraverso i preliminari sessuali ci aiuta a familiarizzare con questo nuovo modo di comunicare: fare la lotta, abbracciarsi, camminare a braccetto, baciarsi, coccolarsi, sono tutti modi per capire le risposte che il nostro corpo ci dà a contatto con l'altro. Non deve essere per forza il ragazzo a condurre il gioco, come impone uno stereotipo culturale che vuole il maschio attivo e la donna passiva, ognuno dei due può fare richiesta esplicita all'altro di carezze o baci. Dare e ricevere piacere presuppone la capacità di comunicare attraverso il corpo, sapendo ascoltare i desideri dell'altro e sapendo trasmettere i propri. Anche quando è più forte il desiderio fisico ad avvicinarci a una persona, anziché l'affetto che proviamo, dobbiamo sempre rispettare i tempi dell'altro e assicurarci del suo consenso. La sessualità assume un valore importante nella relazione amorosa perché ci permette di comunicare al di là delle parole, che possono creare malintesi specialmente quando le usiamo come difesa dalle nostre emozioni e dai nostri sentimenti. Attraverso la sessualità impariamo a sentire i tempi dell'altro e a trovare il modo giusto per provare entrambi la gioia dell'intimità fisica. Le sensazioni di piacere che ci comunica il gioco amoroso possono spingerci a continuare le nostre esplorazioni fino a giungere all'evento che segna l'inizio della vita sessuale relazionale: la famosa «prima volta», che può essere vissuta positivamente, ma può anche essere frustrante, deludente, soprattutto se non è stata scelta consapevolmente o non è ancora adeguatamente sostenuta da una buona base di affettività. Impariamo perciò ad ascoltarci e a dialogare con noi stessi, proteggendo la nostra sessualità da esperienze cui non siamo ancora pronti e che senza essere sostenute dal loro giusto valore affettivo e morale potrebbero farci molto male.

4. LA FAMIGLIA: TEATRO DELLE RELAZIONI AFFETTIVE

4. 1. Noi e loro: adolescenti e genitoriL'età che stiamo vivendo è caratterizzata da un forte desiderio di autonomia, che implica la messa in discussione dei modelli acquisiti nell'infanzia i quali, per essere trasformati, devono essere contestati. Siamo infatti nell'età della impulsività, della trasgressione, dell'imitazione, della vulnerabilità fisica e psichica, della protesta. Cambia il nostro atteggiamento verso i genitori: a volte ci sembrano insopportabili, noiosi e antiquati, tuttavia il loro punto di vista è importante. Insomma, possiamo adattarci od opporci, ma non possiamo proprio fare a meno di loro. Viviamo un'agitazione continua tra voglia di indipendenza e bisogno di protezione.Se capita infatti che sono i nostri genitori a stimolarci all'autonomia, ne siamo intimoriti oppure pensiamo che non si interessano abbastanza di noi, perché in fondo non siamo ancora pronti ad assumerci le nostre nuove responsabilità.Lo scontro o l'incontro, o tutti e due insieme, diventano allora una forma di esercizio, in cui misuriamo fin dove arriva la nostra capacità di autonomia. Stiamo cercando di diventare adulti come loro e vorremmo essere capiti, sostenuti o criticati, ma non ignorati! Abbiamo le nostre opinioni, le nostre idee, che possono concordare o no con quelle dei genitori, ma che sentiamo comunque nostre. Il nostro bisogno di autonomia si esprime soprattutto nella ricerca di nuovi «spazi», cui nessun adulto abbia libero accesso: vogliamo chiuderci nella nostra stanza a pensare, a scrivere il diario personale, a parlare al telefono con gli amici, ad ascoltare musica che di solito i nostri genitori non sopportano. Ci piace stare ore chiusi in bagno a guardarci allo specchio, a pettinarci in modi diversi. Vogliamo indossare abiti che a volte ai nostri genitori non piacciono, vogliamo il motorino, vogliamo uscire e andare alle feste.È facile, perciò, che i nostri genitori ora tendano a intromettersi: anche per loro questa è una fase difficile; hanno paura di perdere il controllo su di noi, di vederci man mano allontanare e restare soli. È perfettamente naturale e inevitabile, quindi, che nascano tensioni e controversie tra noi e loro. Tuttavia, costruire la nostra nuova identità comporta anche delle sfide alle regole e alle scelte di vita dei nostri genitori: non possiamo imprigionare i nostri sogni nelle loro aspettative e nelle loro paure. Da parte nostra è importante, però, riconoscere che la vita non è fatta solo di rivendicazioni dei diritti, ma anche dell'esercizio dei doveri e che non cresceremo mai se tutto quello che chiediamo ai nostri genitori non comporta qualche sacrificio anche per noi.Questo è un periodo difficile in famiglia non solo per noi, ma per i nostri fratelli o sorelle, per i nostri genitori, tuttavia ricco di potenzialità di crescita per ciascuno. Contrasti, conflitti, incomprensioni coinvolgono genitori e figli in un confronto continuo in cui imparano a conoscere nuovi aspetti di loro stessi e degli altri. Questo periodo della nostra vita può diventare così una grande occasione di vivere un'esperienza di cambiamento comune, quasi alla pari tra noi e loro.

4.2. Crescere insieme: genitori e figliNel modo di relazionarci ai genitori i nostri rapporti con padre e madre cambiano a seconda se siamo maschi o femmine.

Noi ragazze abbiamo di solito una maggiore intimità nei confronti di nostra madre, la sentiamo più disponibile al dialogo e sensibile ai nostri problemi. Trascorriamo più tempo con lei e siamo meno inibite nella comunicazione. Il più delle volte il rapporto con nostro padre è difficile, perché percepiamo la figura paterna come lontana e disinteressata ai nostri sentimenti. Inoltre, a noi ragazze capita di sentirci trattate dal padre come se fossimo ancora delle bambine, perché lui ci vede così e si ostina a negare i cambiamenti avvenuti. Noi ragazzi siamo di solito meno propensi al dialogo e a confidare i nostri problemi più intimi. Con nostro padre instauriamo di solito una relazione poco calorosa e gli chiediamo soprattutto consigli che riguardano le nostre attività pratiche. Con nostra madre, invece, siamo portati a confidarci su questioni intime, anche se comunque non riusciamo a sentirla amica, perché il più delle volte ci sembra invadente e troppo premurosa.

Nel periodo adolescenziale conflitti e difficoltà con entrambi i genitori sono piuttosto frequenti e sono una delle conseguenze dei nostri tentativi di allontanarci da loro.In genere, però, noi ragazzi e ragazze siamo portati a percepire i conflitti come segni di interesse e di cura da parte dei nostri genitori, mentre quando si mostrano permissivi e ci fanno fare tutto quello che vogliamo siamo portati a pensare che non ci vogliono molto bene e che ci lasciano liberi solo per sbarazzarsi un po' di noi. La maggior parte dei conflitti tra noi e i nostri genitori riguardano la disponibilità e l'uso del denaro, l'orario del rientro serale, il modo di vestirci, anche se la loro più grande paura nasce dalle nostre possibili relazioni sentimentali e, perciò, cercano di controllarle. Il modo in cui i genitori si comportano con noi può essere improntato quindi all'accettazione o al controllo. L'accettazione consiste nell'apprezzarci per quello che siamo, valorizzando le nostre qualità senza pretendere che assomigliamo a loro. Il controllo consiste, invece, nel guidarci e sostenerci, dandoci dei consigli.È molto importante per noi diventare consapevoli dello stile educativo che adottano i nostri genitori, perché non solo ci aiuta a conoscere noi stessi, ma ci permette anche di capire i meccanismi che scattano tra noi e loro quotidianamente e porre dei rimedi. In base a quanto è presente la dimensione dell'accettazione e del controllo all'interno della relazione con i nostri genitori, avremo perciò i seguenti stili educativi:

l'autorevolezza implica la presenza in modo elevato sia del controllo che dell'accettazione. I genitori autorevoli sono responsabili nei confronti dei figli, fungono da sostegno e da guida. Sono sensibili ai bisogni degli adolescenti e fanno loro delle richieste in relazione alle abilità. Incoraggiano il dialogo e tendono a chiarire i motivi delle concessioni e delle punizioni, spingono i figli nel percorso verso l'autonomia dando responsabilità consone alle loro capacità. Avere genitori autorevoli aiuta i ragazzi a sviluppare senso critico, sicurezza e buona capacità di ambientamento;l'autorità implica la presenza di elevato controllo, ma di scarsa accettazione. I genitori autoritari tentano di plasmare il figlio a seconda di un loro ideale, senza accettarlo per quello che è ed esprimono valutazioni e giudizi ogni volta che il figlio si allontana dal modello previsto. Scoraggiano il dialogo perché pretendono di essere ubbiditi senza discussione alcuna. I figli di genitori autoritari tendono a diventare ansiosi e frustrati, sviluppano una bassa stima di sé e hanno difficoltà di adattamento; il permissivismo implica la presenza di elevata accettazione ma scarso controllo. I genitori permissivi non puniscono e non avanzano pretese, non guidano i figli nelle loro scelte e ne soddisfano i desideri anche se sono privi di senso. Accettano i ragazzi per quello che sono, senza proporre modelli di comportamento. I figli, a loro volta, considerano i genitori distanti e privi di interessi nei loro confronti, si sentono privi di sostegno nei momenti difficili.

La relazione che si sviluppa tra genitori e figli è influenzata anche dalla società e dai valori che vi predominano: non esiste un modo di rapportarsi ai figli considerato universalmente giusto, ma questo dipende dal contesto sociale e storico in cui la famiglia è inserita.

5. IL GRUPPO DEI PARI:BANCO DI PROVA DELL'AFFETTIVITÀ

5.1. Il bello della vita di gruppoNessuno può vivere solo: si nasce all'interno di un gruppo e nella vita non si fa che passare da un gruppo all'altro. La famiglia, la scuola, gli amici, il lavoro rappresentano i luoghi dove si sperimentano i rapporti con i gruppi. La vita di gruppo è soprattutto un modo per trovare solidarietà e confronto con persone che sentiamo simili a noi e che condividono i nostri stessi problemi.In particolare alla nostra età sentiamo l'esigenza di stare insieme ai nostri coetanei, di condividere stessi desideri e problemi poiché stiamo attraversando una identica fase del ciclo di vita dell'uomo. Il gruppo degli amici coetanei diventa perciò per noi particolarmente importante: il suo peso è maggiore di quello della famiglia, anzi spesso è come se diventasse un'altra famiglia che sta accanto a quella «vera» in modo, più o meno, conflittuale. Nel gruppo ci sentiamo più foni e meno soli: il rapporto e il confronto con i nostri pari ci permette di esplorare il mondo attorno e di valutare in modo autonomo, al di là del controllo degli adulti, il nostro comportamento e le nostre scelte. Riusciamo più facilmente che in famiglia a esprimere le nostre idee e i nostri sentimenti: nel gruppo mettiamo alla prova la nostra capacità di vivere insieme agli altri e di creare legami affettivi, di sentirci accettati, di cooperare per il raggiungimento di determinati scopi, di lasciare da parte l'«Io» per privilegiare il «Noi».Il gruppo eli coetanei rappresenta un momento di aggregazione fondamentale in cui si forma la nostra identità sociale e mettiamo le basi per imparare a partecipare alla comunità degli adulti: per essere accettati come membri di un gruppo dobbiamo infatti condividerne scopi e regole, contribuire alla realizzazione di progetti collettivi, prendere in considerazione punti di vista differenti dal nostro e accettare dei limiti. Ognuno considera il gruppo come qualcosa di proprio: uno spazio in cui si possono avere legami affettivi con altri, in cui si sente di contare come persona. Il gruppo diventa lo spazio in cui ci differenziamo dai nostri genitori, cercando una nostra specifica identità attraverso la relazione con i coetanei, che diventano modelli con cui confrontarci per scoprire somiglianze e differenze da noi stessi.Questo non accade quando siamo ancora bambini. Alla fine dell'infanzia infatti abbiamo di solito l'«amico del cuore», che è generalmente una persona del nostro stesso sesso con cui formiamo una coppia. Nell'amico del cuore ricerchiamo le caratteristiche positive attribuite nell'infanzia ai genitori: ci rassicura e ci vuole bene in modo incondizionato ed esclusivo. In questa fase i ragazzi amici si dedicano maggiormente ad attività insieme, in cui possono mettere alla prova le proprie abilità fisiche e intellettive; mentre le ragazze amiche tendono ad evitare la competizione e ad appartarsi per parlare molto tra loro, scambiandosi segreti e confidenze. Poi, crescendo, il gruppo inizia a sostituire l'amico del cuore o accade che noi e il nostro amico più stretto partecipiamo alla vita dello stesso gruppo. Le relazioni stabilite nell'infanzia sono infatti messe in discussione dalle nostre nuove esigenze: non abbiamo più bisogno di scrivere diari sulla nostra solitudine, perché vediamo che i nostri coetanei stanno vivendo la nostra stessa esperienza; tendiamo perciò ad approfondire le relazioni con loro. Talvolta il gruppo può imporci delle regole troppo rigide, diventando un ostacolo alla conoscenza di altre persone, in questo caso dobbiamo stare attenti e sfuggire al ricatto, alla dipendenza, aprendoci ad altre relazioni e costruendoci nuove amicizie.

5.2. II gruppo dei pariL'espressione gruppo dei pari indica un raggruppamento di adolescenti della stessa fascia di età, che intrattengono tra loro rapporti intensi e caratterizzati da una continua frequenza, fondati sulla condivisione di esperienze, interessi e valori.I gruppi dei pari dal momento in cui formano fino alla tarda adolescenza vanno incontro a un'evoluzione che segue di solito due tappe fisse, che vanno dalla formazione di gruppi formali a quella di gruppi informali.

I gruppi formali nascono di solito intorno ad attività concrete di carattere diverso, come ad esempio quelle sportive, religiose, culturali ecc., e prevedono la partecipazione alla vita di gruppo di figure adulte (allenatori, sacerdoti, educatori ecc.).I membri del gruppo sono uniti dalla motivazione a raggiungere determinati obiettivi e condividono uno spazio fisico di incontro (palestra, parrocchia, scuola ecc.). Ad esempio, nei gruppi sportivi l'obiettivo da raggiungere è un certo grado di preparazione fisica che permetta di partecipare e ottenere buoni risultati in specifiche gare, sotto la guida di un adulto-allenatore. Siccome questi gruppi si costituiscono intorno ad attività e valori molto diversi fra loro, può accadere che un adolescente sia inserito in differenti tipi di gruppi formali. Inoltre, la partecipazione a un gruppo formale non esclude la possibilità di far parte contemporaneamente di un gruppo di amici nato spontaneamente. I gruppi informali sono quelli che si formano in modo spontaneo o naturale, spesso senza perseguire delle attività specifiche. L'unione del gruppo si basa soprattutto sull'intensità dei rapporti fra i vari membri e sulla condivisione del tempo libero e del divertimento.Un gruppo informale è di solito formato da un ristretto numero di componenti, in genere non superiore a venti, per cui la comunicazione tra i membri è particolarmente vivace. Sono composti il più delle volte da maschi e femmine, con una leggera prevalenza dei primi. Gli appartenenti al gruppo condividono la stessa provenienza sociale, la condizione scolastica, il look esteriore, il linguaggio, i modi di comunicare e di comportarsi. Nei gruppi informali prevale il sentimento del «Noi» al posto di «Io», cioè si crea un'identità collettiva in cui «ognuno riconosce i suoi», che va al di sopra di quella individuale. Le attività più importanti diventano lo stare insieme e il parlarsi. Per tutti gli appartenenti al gruppo è fondamentale avere rapporti con gli altri membri e questo è garantito solamente dal fatto di frequentarsi in modo continuativo. L'esperienza del gruppo informale di solito si esaurisce progressivamente per lasciare spazio ai rapporti di coppia.

5. 3. Le regole del gruppoLa vita di gruppo ci permette di sperimentare ruoli adulti in modo naturale e senza impegni definitivi, offrendoci la possibilità di scoprire l'importanza di rispettare determinate regole e norme sociali condivise.In ogni gruppo infatti si stabiliscono differenti ruoli fra i membri e si costruiscono delle regole interne, anche quando si tratta di un'aggregazione nata spontaneamente fra amici. Quando un gruppo si costituisce assume un nome, dei soprannomi per molti membri, un gergo proprio, modi di vestire particolari e delle regole di condotta che vincolano il comportamento dei membri all'interno o al di fuori dal gruppo. Le norme di un gruppo sono le idee condivise dagli appartenenti sui comportamenti appropriati che ciascun membro deve assumere. Quando un soggetto entra in un gruppo di coetanei, deve riuscire a percepire le norme esistenti nel gruppo e farle proprie. Il potere di un gruppo dipende dall’accettazione o meno da parte dei membri delle sue norme.In questo modo le norme vengono assimilate dai membri del gruppo, così come un bambino assume gli atteggiamenti della famiglia in cui è nato.Ma come riesce un gruppo influenzare il comportamento di un suo componente? L'influenza del gruppo si manifesta attraverso l'approvazione o la disapprovazione di un comportamento del membro stesso, in base alle regole del gruppo. Comprendere le esigenze degli altri e sentirsi accettati da loro diventa fondamentale nella vita di gruppo: quando le norme del gruppo sono state assimilate da un nuovo appartenente, questi non riceve approvazione soltanto dal gruppo, ma anche da se stesso, perché si sente accettato ed è soddisfatto del proprio comportamento. Quando il membro, invece, pur accettando le norme del gruppo, non è in grado di controllarle, riceverà una risposta negativa e di rifiuto sia dai membri del gruppo che da se stesso.Il rispetto di queste regole di comportamento sostiene la vita del gruppo e ne permette la continuità.