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IDRAULICA PUBBLICAZIONE PERIODICA DI INFORMAZIONE TECNICO-PROFESSIONALE 01.97 12 CALEFFI SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - PUBBLICITÀ 50% NOVARA L’ARIA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO I nuovi disaeratori per l’eliminazione delle microbolle

Aerul in instalati Caleffi.pdf

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IDRAULICAPUBBLICAZIONE PERIODICA DI INFORMAZIONE TECNICO-PROFESSIONALE

01.97

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L’ARIA NEGLI IMPIANTIDI RISCALDAMENTOI nuovi disaeratori per l’eliminazionedelle microbolle

SOMMARIO

IDRAULICA2

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L’ARIA NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTOProcesso di formazione, danni provocati e metodi di eliminazione

PANORAMAFunzionamento, impiego, installazione e caratteristiche del nuovodisaeratore Caleffi per impianti di riscaldamento

DECRETO LEGGE 31 DICEMBRE 1996, N. 670 “PROROGA DI TERMINI” per l’adeguamento degli impianti aisensi della Legge n. 46/90

PANORAMAImpiego, caratteristiche ed esempi d’installazione del flussostatoCaleffi serie 626

INFORMAZIONI PRATICHEAmmortizzatore del colpo d’ariete per sottolavelli e sottolavabi

INFORMAZIONI PRATICHERaccordi a diametro autoadattabile per tubi in materiale plastico

PANORAMALa nuova gamma di disconnettori flangiati Caleffi a zona dipressione ridotta controllabile

Direttore responsabile: Mario Tadini Responsabile di Redazione: Fabrizio GuidettiHanno collaborato a questo numero: Mario Doninelli, Marco Doninelli, Paolo Barcellini, Stefanacci & Ciarlo Fotografi, Gianrico Matli

IDRAULICA Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Novara al n. 26/91 in data 28/9/91Editore: Tipolitografia La Moderna srl - Novara Stampa: Tipolitografia La Moderna - Novara

NOTIZIARIO DI

IMPIANTISTICA

IDRAULICA 3

Per molti anni l’aria presente negli impiantidi riscaldamento ha creato serie difficoltà. Molti installatori ricordano ancora come unaspecie di incubo le bolle che bloccavano lacircolazione di un calorifero o di interecolonne e possono raccontare lunghe storiesui tentativi messi in atto per rimuoverle.Gli impianti che richiedevano più impegnoe abilità erano quelli a circolazionenaturale. Infatti per “rimuovere” le loro bolle non eradisponibile “la forza” delle pompe ebisognava ricorrere soprattutto a trucchidel mestiere: ad esempio, dove c’era unabolla si riscaldavano a fiamma i tubi,oppure li si colpiva ripetutamente con unmartello fasciato.

È solo agli inizi degli anni Sessanta, conl’affermarsi dei circuiti a vaso chiuso e deidispositivi automatici di sfiato, chel’eliminazione delle bolle dagli impiantidiventa un problema facilmente risolvibile.E questo indubbio successo porta un po’tutti a ritenere che ormai l’aria negli impiantisia qualcosa di sicuramente controllabile equindi non più temibile.

In realtà non è così. Problemi di corrosione,rumorosità e rapido degrado degli organi diregolazione ci stanno sempre più mettendoin evidenza che l’aria è un avversario digran lunga più pericoloso del previsto eche negli impianti ad acqua non solo sidevono eliminare le bolle d’aria, ma sidevono eliminare anche le “microbolle”. Ed è proprio questo il tema dell’articolo chesegue.

L’aria presente negli impianti diriscaldamento ad acqua può avere diverseorigini: (1) può essere derivata dall’ariasciolta nell’acqua fredda di riempimento o direintegro, oppure (2) può essere aria nonespulsa in fase di riempimento dell’impiantoe (3) può essere anche aria entrata duranteil funzionamento dell’impianto.

L’aria sciolta nell’acqua fredda diriempimento o di reintegro si libera soloquando si riscalda l’acqua dell’impianto. Laquantità di quest’aria è tutt’altro chetrascurabile. Ad esempio in un impianto da1000 l (più o meno un impianto da 100.000kcal/h) riscaldando l’acqua di riempimentoda 20 a 80°C, alla pressione costante di 2bar, si liberano 17-18 litri di aria (ved. fig. 1).

fig. 1 - diagramma di solubilità dell’arianell’acqua

L’aria negli impianti di riscaldamento(Ing. Mario e Marco Doninelli dello studio tecnico S.T.C.)

Provenienza dell’ariapresente negli impianti diriscaldamento ad acqua

max

di l

itri d

'aria

per

m3

d'a

cqua

(l/m

3 )

Temperatura dell'acqua °C

0 20 40 60 80 100 120 140 1600

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

55

180

1 bar

2 bar

3 bar 4 bar 5 bar 6 bar 7 bar 8 bar

IDRAULICA4

L’aria non espulsa in fase di riempimentodell’impianto è invece quella che rimane nellaparte superiore dei radiatori, in sacche nonsfiatate oppure in tratti di tubazione orizzontale(ved. fig. 2).

fig. 2 - esempi di aria non espulsa in fase diriempimento dell’impianto

L’aria che entra durante il funzionamentodell’impianto è infine quella che può entrareattraverso la superficie libera di un vaso aperto,oppure può filtrare attraverso i sistemi di sfogo,le guarnizioni ed i raccordi se l’impianto lavorain depressione.Quest’ultimo caso si verifica quando la sommafra la pressione statica dell’impianto e ladepressione dinamica indotta dalla pompa ènegativa. Ed è una possibilità che puòrealizzarsi, soprattutto nelle parti più altedell’impianto, cioè dove la pressione statica èpiù bassa.In genere per capire se un impianto stalavorando in depressione basta aprire lavalvolina del calorifero più alto e vedere seesce acqua o entra aria.

Negli impianti a vaso aperto il funzionamento indepressione dell’impianto non è facile daeliminare e solitamente si ricorre a questiinterventi:

· se posta sul ritorno, si fa installare la pompa sull’andata (si ripartisce in tal modo più convenientemente la depressione indotta dalla pompa stessa);

· se possibile, si fa innalzare il livello del vaso aperto (si aumenta così la pressione statica dell’impianto).

Negli impianti a vaso chiuso il funzionamento indepressione dell’impianto è invece facile daeliminare in quanto è dovuto solo ad unapressione di caricamento insufficiente o aperdite non reintegrate.Per evitare zone di depressione è in genereconsigliabile caricare questi impianti con unapressione (Hcar) non inferiore a quella che siottiene sommando fra loro la pressioneidrostatica (Hst) e la prevalenza della pompa(Hp).

fig. 3 - pressioni da considerare in un impiantoa vaso chiuso

Hp

Hcar

Hst

IDRAULICA 5

L’aria si manifesta negli impianti ad acqua sottoforma di bolle e microbolle.

Le bolle possono essere di forme e dimensionivarie e misurano non meno di mezzo millimetro.Le microbolle invece sono a forma sferica ehanno diametri compresi fra 0,02 e 0,10 mm.

Si dividono in due gruppi: quelle di caldaia equelle di cavitazione.

· Le microbolle di caldaia si formano sulle superfici di separazione fra acqua e camera di combustione (ved. fig. 4).

· Le microbolle di cavitazione si sviluppano dove i filetti del fluido (vedere scheda cavitazione) raggiungono velocità molto elevate: ad esempio dove ci sono le giranti delle pompe, o dove ci sono forti strozzature provocate da valvole di taratura, da autoflow o da valvole termostatiche (ved. fig. 5).

Forme sotto cui si manifestal’aria negli impianti diriscaldamento ad acqua

Sostanzialmente noti sono i danni che possonoessere provocati dalle bolle d’aria negli impianti diriscaldamento ad acqua, e cioè:· parziali blocchi della circolazione,· rumorosità delle elettropompe,· rumorosità (per gorgoglio) dei corpi scaldanti,· ridotta resa termica dei terminali (radiatori,

ventilconvettori, aerotermi, batterie, ecc...).

Meno noti sono invece i danni provocati dallemicrobolle: danni che possono essere cosìsuddivisi e riassunti:

1. danni causati dalle microbolle di caldaia:· surriscaldamenti localizzati della camera di

combustione,· forti fenomeni corrosivi;

2. danni causati dalle microbolle di cavitazione:· danni meccanici alle giranti delle pompe,· danni meccanici ai dispositivi e alle valvole

che esercitano forti strozzature sul fluido, · forti vibrazioni dell’impianto,· rumori del tipo a scoppiettio o a colpi di

martello.

Per evitare questi danni bisogna dotare gliimpianti di sistemi atti a separare e ad eliminare,almeno in parte, l’aria presente nell’acqua.

I sistemi normalmente utilizzati possono dividersiin due gruppi: quelli per le bolle e quelli per lemicrobolle.

Si tratta di sistemi ben differenziati fra loro inquanto i mezzi utilizzati per eliminare le bolle nonpossono eliminare le microbolle.

fig. 4 - rappresentazione microbolle di caldaia fig. 5 - rappresentazione microbolle dicavitazione

Danni provocati dalle bollee dalle microbolle

IDRAULICA6

Si possono suddividere in (1) sistemi a tubi disfiato e in (2) sistemi a sfogo meccanico.

Sistemi a tubi di sfiato

Sono sistemi possibili solo con impianti a vasoaperto. Si realizzano con percorsi della rete didistribuzione in grado di far raccogliere l’arianei punti più alti dell’impianto. L’aria cosìraccolta si elimina poi con tubi di sfiato collegatial vaso di espansione (ved. fig. 6).Sono sistemi che devono essere realizzati conmolta attenzione anche nei dettagli. Bisogna,ad esempio, dare pendenze non inferiori all’1%ai tubi orizzontali, realizzare curve “dolci” edevitare l’accavallarsi dei tubi.

fig. 6 - Schema per eliminazione bolle con tubidi sfiato

Questi sistemi sono stati adottati fino agli inizidegli anni Sessanta. È stato l’affermarsi deicircuiti a vaso chiuso a renderli praticamenteinutilizzabili. Ormai sono difficili da vedereanche in impianti “vecchi”, dato che anche inquesti impianti sono stati generalmentesostituiti con sistemi a sfogo meccanico.

Sistemi a sfogo meccanico

Sono sistemi possibili sia con impianti a vasoaperto sia con impianti a vaso chiuso. Sirealizzano predisponendo appositi dispositivi disfogo nei punti dove le bolle d’aria possonoraccogliersi e ristagnare.

fig. 7 - Schema per eliminazione bolle condispositivi a sfogo meccanico

I dispositivi di sfogo possono essere di tipomanuale o automatico e sono suddivisibili neiseguenti gruppi:

· separatori d’aria, servono a ridurre la velocità di circolazione dell’acqua e quindi a facilitare la separazione delle bolle d’aria;

· disaeratori automatici, da porsi dove serve eliminare grandi quantità d’aria (ad esempio sui collettori di centrale);

· valvole automatiche di sfogo aria (i jolly) da installare, ad esempio, su colonne, collettori e caldaie;

· valvole igroscopiche di scarico aria per radiatori;

· valvole manuali di scarico aria per radiatori.

Sistemi utilizzati pereliminare le bolle d’aria

IDRAULICA 7

Sono sistemi basati sull’uso di dispositivi moltopiù complessi di quelli che servono ad eliminarele bolle. D’altra parte uno solo di questidispositivi basta a trattare tutta l’acquadell’impianto.Strutturalmente i dispositivi per eliminare lemicrobolle sono costituiti da due parti: quellaattiva e quella passiva.

· La parte attiva è quella in cui si formano le microbolle. È costituita essenzialmente da superfici metalliche configurate in modo da creare nell’acqua una forte turbolenza (cioè forti variazioni di velocità e forti depressioni “in loco”) al fine di far sviluppare microbolle.

· La parte passiva è invece quella che provvede all’eliminazione dell’aria. Essa consente alle microbolle di fondersi fra loro e trasformarsi così in bolle. Una valvola automatica di sfiato provvede poi alla loro eliminazione.

La funzione di un disaeratore di microbolle èquella di disaerare l’acqua che lo attraversa inmodo continuo.È in tal modo possibile mantenere incircolazione acqua molto povera d’aria.

Esigenze di risparmio energetico e di comforttermico ci portano sempre più verso impianti ingrado di consentire un buon controllo delleportate: cioè verso impianti con valvole ditaratura, autoflow e valvole modulanti di tipotermostatico, termoelettrico o motorizzato. Ed è in questi impianti (di riscaldamento e dicondizionamento) che possono verificarsi gravifenomeni di cavitazione quando i dispositivi cheregolano la portata costringono il fluido a passarein sezioni molto strette (vedere schedacavitazione).Per evitare o almeno per tener sottocontrollo talifenomeni è consigliabile, e spessoindispensabile, disporre di acqua ben disaerata:cosa che si può ottenere solo dotando gli impiantidi un disaeratore di microbolle.

D’altra parte poter disporre di acqua bendisaerata serve anche ad evitare la corrosione equindi il degrado delle caldaie. Consente inoltre diassorbire (e successivamente eliminare) le bolleannidate in zone difficili o “in crisi” dell’impianto,come ad esempio quelle annidate nei meandri diun impianto a pannelli o quelle non eliminate daun “jolly” sporco.Va considerato anche che l’installazione di undisaeratore di microbolle richiede un costorelativamente contenuto, specie se si confrontatale costo con quello dell’impianto o con quellodei possibili danni conseguenti ad unadisaerazione insufficiente dell’acqua.

Tutti questi rilievi e considerazioni ci inducono aritenere che ormai spingere a livello di microbollela disaerazione dell’acqua negli impianti sia unascelta generalmente utile e in molti casi obbligata.E di certo non è una di quelle scelte un po’gratuite e “di moda” che talvolta anche nel nostrosettore sono presentate come indispensabili eche il tempo, buon giudice, boccia poi in modoinappellabile.Eliminare le microbolle da un impianto è unascelta che può consentirci di risolvere in modorelativamente semplice molti e difficili problemi(vedere quelli legati alla cavitazione). Ed è una scelta infine che ci consente diottimizzare il corretto funzionamento e la duratadegli impianti, vale a dire due fondamentaliobiettivi tecnici del nostro lavoro.

Osservazioni generali inmerito all’uso deidisaeratori di microbolle

Sistemi utilizzati pereliminare le microbolled’aria

PARTE PASSIVAin cui si provvedealla eliminazionedell’aria

PARTE ATTIVAin cui si formanole microbolle

IDRAULICA8

CAVITAZIONE

La cavitazione non è sicuramente un fenomeno intuitivo, anzi è un fenomenotalmente strano che per anni ha messo seriamente in difficoltà tecnici escienziati.I primi a dover fare i conti con le stranezze di questo fenomeno sono stati iprogettisti di centrali idroelettriche e di navi.In particolare i progettisti di navi non riuscivano a capire per quale motivo,quando le eliche superavano un certo numero di giri, si verificavanoall’improvviso tre fenomeni del tutto inaspettati: (1) rumori molto intensi, (2)vibrazioni capaci di far oscillare di qualche centimetro la poppa delle navi, (3)forte usura, e spesso anche rottura, delle eliche.Solo dopo attenti studi, necessari anche per vincere una certa incredulità, si èriusciti a capire che queste stranezze erano dovute a semplici bollicine d’aria:bollicine che gli scienziati chiamano “cave d’aria”, da cui il termine cavitazione.Tali bollicine si formano quando un’elica gira nell’acqua ad alta velocità inquanto dietro le pale dell’elica si creano zone di depressione che favorisconola vaporizzazione dell’acqua.Al di fuori di tali zone, le bollicine non possono resistere a lungo e quandoimplodono (implodere è il contrario di esplodere) generano una forte e rapidasuccessione di urti. Si è valutato che la pressione originata dall’implosione diuna bollicina può raggiungere “in loco” fino a mille atmosfere, il che giustifica inmodo esauriente il motivo per cui venivano fatte oscillare anche navi di grandidimensioni.

Chiarito il mistero, i progettisti di navi hanno tenuto sotto controllo gli effettidella cavitazione costruendo eliche con materiali più resistenti e con profili piùidonei ad evitare forti depressioni dietro le pale.

Fenomeni di cavitazione si possono avere anche negli impianti idrotermici,soprattutto dove l’acqua è costretta a fluire attraverso passaggi molto stretti: adesempio attraverso una valvola di taratura o una valvola termostatica in fase dichiusura.In questi casi le bollicine si formano per le forti depressioni che si determinanonelle zone di “strangolamento” del fluido. Tali bollicine implodono poi quando ilflusso ridiventa normale.

L’entità della cavitazione generata da una riduzione di sezione dipendeessenzialmente da due fattori:· le pressioni in gioco,· il livello di disaerazione dell’acqua.Ecco perchè spingere a livello di microbolle la disaerazione dell’acqua puòservire a minimizzare i pericoli della cavitazione, e spesso può servire anche arisolverli completamente.

DISAERATORE

Serie 551

Progettato perottenere una totaledisaerazionedell’acqua

Evita danni allecaldaie

Previene i fenomenidi cavitazionee rumorosità

Ottimizza ilrendimento deicorpi scaldanti

PN 10

Brevettato

certificazione

ISO 9001

··

··

·

··

IDRAULICA10

PANORAMA

Funzionamento

Il dispositivo DISCAL Caleffi siavvale dell’azione combinata di più principifisici. La parte attiva è costituita da un insiemedi superfici metalliche che costituisconoun’ordinata struttura reticolare di elementi asviluppo rettangolare. Questi sono disposti araggiera e posizionati all’interno del corpo inmodo tale da intercettare il flusso dell’acqua egenerare una notevole turbolenza. I motivorticosi determinano variazioni di velocità epressione che permettono la liberazione dellemicrobolle che, per effetto della forza diattrazione molecolare, tendono ad accumularsisulla superficie della struttura metallica.Le bolle si assommano aumentando di volumefino a che la spinta idrostatica vince la forza diadesione alla struttura, quindi si liberano esalgono verso l’alto ove è situata la camerad’aria, il cui volume è regolato dal galleggianteche provvede a comandare la valvola di sfiatoe quindi ad espellere l’eccesso d’aria. Lanotevole altezza del cuscino d’aria fa sì chel’acqua si trovi sempre ad una distanza disicurezza della valvola di sfiato la cui efficienzapuò mantenersi invariata nel tempo.

Impiego

L’impiego del disaeratoreDISCAL è particolarmente indicato in:- impianti di riscaldamento centralizzati- impianti di condizionamento e refrigerazione- impianti di riscaldamento a pannelli radianti.

Installazione

La valvola va installata in posizione verticale,preferibilmente a monte della pompa.

Corretta installazione in presenza di unimpianto con valvola a tre vie.

Installazione su un circuito dicondizionamento.

DISAERATORE CALEFFI SERIE 551

CHILLER

PANORAMA

Caratteristiche tecniche

Pressione massima d’esercizio: 10 barTemperatura massima d’esercizio: 120°CAttacchi filettati: 3/4” - 1” - 1 1/4” - 1 1/2”Attacchi flangiati: DN 50 - DN 65; PN 10

Caratteristiche costruttive

- Versione filettata: corpo costruito in ottone P Cu Zn 40 Pb2.

- Versione flangiata: corpo costruito in acciaio verniciato con polveri epossidiche.

- Tenute in gomma Etilene-propilene.- Elemento separatore in acciaio inossidabile.

La particolare costruzione del disaeratoreDISCAL permette di effettuare operazioni dimanutenzione e di pulizia senza doverrimuovere il dispositivo dall’impianto, inparticolare:

- L’accessibilità agli organi inmovimento che comandanolo sfiato dell’ariasi ottienesemplicemente rimuovendoil coperchio superiore(tutti i modelli).

- Per l’eventuale pulizia è sufficiente svitare la campana superiore, alla quale l’elementoseparatore risulta fissatoin maniera solidale (solo modelli filettati).

DISAERATORE CALEFFI SERIE 551

DNl/minm3/h

3/4”22,71,36

DN 65238,7214,32

La velocità massima raccomandata del fluidonella tubazione è di ~ 1,2 m/s. La tabellasottoriportata indica le portate massime perrispettare tale condizione.

Messa in opera e puliziadei disaeratori flangiati

Il disaeratore flangiato è dotato di un rubinetto(A) con la duplice funzione di scaricare grandiquantità di aria durante il riempimentodell’impianto e di eliminare eventuali impuritàche galleggiano al livello dell’acqua.Nella parte inferiore va installata una valvola asfera per lo spurgo di eventuali depositi sulfondo del disaeratore.

A

1 1/4”57,853,47

1 1/2”90,365,42

1”35,182,11

DN 50141,208,47

IDRAULICA 11

IDRAULICA12

... omissis ...

7. Differimento di termini in materia di sicurezza di impiantied edifici.

... omissis ...

4. Gli impianti per il trasporto e l’utilizzazione del gasall’interno di edifici esistenti alla data di entrata in vigoredella legge 5 marzo 1990, n. 46, sono adeguati, ai sensidella legge stessa, entro i termini fissati, in relazione alle

diverse tipologie e alla vetustà degli impianti stessi, conregolamento da emanarsi ai sensi dell’articolo 17, comma1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta delMinistro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, ecomunque entro il 31 dicembre 1999. Con il medesimoregolamento sono individuati i requisiti di sicurezza perl’adeguamento secondo il criterio della compatibilità conle caratteristiche e le strutture degli edifici esistenti.

... omissis ...

Art. 1(Ambito di applicazione)

1. Sono soggetti all’applicazione della presente legge iseguenti impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile:a) gli impianti di produzione, di trasporto, didistribuzione e di utilizzazione dell’energia elettricaall’interno degli edifici a partire dal punto di consegnadell’energia fornita dall’ente distributore;b) gli impianti radiotelevisivi ed elettronici in genere, leantenne e gli impianti di protezione da scaricheatmosferiche;c) gli impianti di riscaldamento e di climatizzazioneazionati da fluido liquido, aeriforme, gassoso e diqualsiasi natura o specie;d) gli impianti idrosanitari nonchè quelli di trasporto, ditrattamento, di uso, di accumulo e di consumo di acquaall’interno degli edifici a partire dal punto di consegnadell’acqua fornita dall’ente distributore;e) gli impianti per il trasporto e l’utilizzazione di gas allostato liquido o aeriforme all’interno degli edifici a partiredal punto di consegna del combustibile gassoso fornitodall’ente distributore;f) gli impianti di sollevamento di persone o di cose permezzo di ascensori, di montacarichi, di scale mobili esimili;g) gli impianti di protezione antincendio.

2. Sono altresì soggetti all’applicazione della presentelegge gli impianti di cui al comma 1. lettera a), relativiagli immobili adibiti ad attività produttive, al commercio,al terziario e ad altri usi.

Il 31 dicembre 1996 è stato pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 305, il Decreto Legge 31 dicembre1996, n. 670 “ Proroga di termini”.Tale Decreto sposta al 31 dicembre 1997 il termine per l’adeguamento degli impianti di riscaldamento,idrosanitari, antincendio, ecc., già realizzati alla data di entrata in vigore della Legge n. 46/90 (marzo1990).Slitta, invece, al 31 dicembre 1999 il termine per l’adeguamento degli impianti destinati al trasporto eall’utilizzazione del gas all’interno degli edifici.Per questi ultimi, in particolare, il decreto n. 670 stabilisce quanto segue:

Ricordiamo che l’ambito di applicazione dellalegge 5 marzo 1990, n. 46 “Norme per lasicurezza degli impianti”, è il seguente:

... omissis ...

1. Per edifici adibiti ad uso civile, ai fini del comma 1dell’articolo 1 della legge 5 marzo 1990 n. 46, di seguitodenominata “legge”, si intendono le unità immobiliari ole parti di esse destinate ad uso abitativo, a studioprofessionale o a sede di persone giuridiche private,associazioni, circoli o conventi e simili.

... omissis ...

5. Per impianto del gas a valle del punto di consegna siintende l’insieme delle tubazioni e dei loro accessori dalmedesimo punto di consegna all’apparecchioutilizzatore, l’installazione ed i collegamenti delmedesimo, le predisposizioni edili e/o meccaniche perla ventilazione del locale dove deve essere installatol’apparecchio, le predisposizioni edili e/o meccanicheper lo scarico all’esterno dei prodotti della combustione.

... omissis ...

Riportiamo infine dall’art. 1 del DPR 6 dicembre1991, n. 447 “Regolamento di attuazione dellaLegge 5 marzo 1990, n. 46, in materia disicurezza degli impianti” le definizioni diedificio adibito ad uso civile e di impianto delgas:

NORMATIVEDA CONOSCERE

Decreto Legge 31 dicembre 1996, n. 670“PROROGA DI TERMINI”

certificazione

ISO 9001

TAPPO PER RADIATORIcon valvola di sfogo aria

Serie 507

Meccanismo di guida del galleggiantecon sagoma anti incrostazione

Sistema di scarico tipo Robocal

Provvisto di filtro di protezione

Tappo igroscopico di sicurezza fornitodi serie

Modello depositato

······

NUOVO AERCAL

IDRAULICA14

PANORAMA

Impiego

Il flussostato viene utilizzato ogniqualvolta si renda necessario rilevare lapresenza o la mancanza di flusso in vari tipi diimpianti:

- impianti di riscaldamento;- impianti di condizionamento;- impianti idrosanitari con scambiatori

istantanei;- impianti di pompaggio;- impianti di trattamento delle acque;- sistemi di immissione additivi;- sistemi e impianti di processo in genere.

Svolge le seguenti funzioni:

- controllo di apparecchiature, quali:pompe, bruciatori, compressori, refrigeratori, valvole motorizzate;

- attivazione di dispositivi di segnalazione;- attivazione di dispositivi di allarme;- regolazione di apparecchiature per il

dosaggio di additivi per acqua.

Esempio di impiego del flussostato suimpianti termici

Negli impianti di riscaldamento il flussostato hail compito di provocare lo spegnimento delbruciatore qualora sia insufficiente o venga amancare la circolazione del fluido vettore nelcircuito caldaia.La mancanza o l’insufficienza di circolazionepregiudica l’intervento di dispositivi disicurezza e protezione sensibili allatemperatura quali termostati, valvole di scaricotermico e valvole di intercettazione delcombustibile.

L’art. 5.4 del capitolo R.3.B. della raccolta R,edizione 88 prescrive:“Negli impianti di riscaldamento con vaso diespansione chiuso in cui la circolazione èassicurata mediante elettropompe, l’apporto dicalore deve essere automaticamente interrottoin caso di arresto delle pompe di circolazione”.

Esempio di impiego delflussostato su un impianto direfrigerazione

Il flussostato trova utile impiegosu macchine in genere dove lacircolazione dell’acqua sia ritenutaindispensabile per il corretto funzionamentodelle apparecchiature stesse.Un esempio tipico è rappresentato dal gruppofrigorifero indicato in figura.

I due flussostati intervengono per interrompereil funzionamento del compressore nel caso siverifichi una delle seguenti condizioni:- insufficiente o nulla portata d’acqua di

raffreddamento nel condensatore (pericolo di surriscaldamento)

- insufficiente o nulla portata d’acqua refrigerata (pericolo di formazione di ghiaccio sull’evaporatore e di ritorno di liquido sull’aspirazione del compressore).

Esempio di impiego del flussostato su unimpianto idrosanitario

Negli impianti per la produzione istantanea diacqua calda sanitaria con scambiatori dicalore, il flussostato ha il compito dicomandare la pompa e permettere lacircolazione dell’acqua nel circuito primariodello scambiatore quando c’è richiestadell’utenza.

FLUSSOSTATO CALEFFI SERIE 626

F

CONDENSATORE

EVAPORATORE

COMPRESSORE

VALVOLA DIESPANSIONE

SECONDARIOCONDENSATORE

SECONDARIOEVAPORATORE

F

F UTILIZZO

F

IDRAULICA 15

PANORAMA

Caratteristiche costruttive

Il particolare più sollecitato nel flussostato è ilsoffietto metallico che separa lacomponentistica elettrica dall’idraulica. Perrenderlo più robusto, affidabile ed impiegabilecon ogni tipo di fluido il soffietto e le parti adesso collegate sono completamente costruite inacciaio inossidabile.

Le saldature tra soffietto e asta di comandosono eseguite con il metodo TIG.

Il coperchio isolante di protezione posto sulmicrointerruttore evita il pericolo di contattiaccidentali durante l’operazione di taratura.

La classe di protezione IP 54 assicura ilfunzionamento in ambienti particolarmenteumidi e polverosi.

Il contatto elettrico in scambio permetteindifferentemente l’attivazione o la disinserzionedi un qualsiasi dispositivo elettrico alla portatadi intervento.

La vite ditaraturapermette diregolare confacilità il puntodi intervento.

- Corpo in ottone P-Cu Zn40 Pb2

- Soffietto in acciaio inox AISI 316L

- Supporti interni,asta di comando,palette e viteria in acciaio inox AISI 304

- O-Ring di tenuta tra corpo e portasoffietto in EPDM

- Protezione microinterruttore e coperchio in Policarbonato autoestinguente classe V-0.

Caratteristiche tecniche

- Pressione massimad’esercizio: 10 bar

- Temperatura massima del fluido: 120°C

- Temperatura minima del fluido: -30°C- Temperatura ambiente massima: 55°C- Attacco alla tubazione: 1”- Adatto per tubazioni: da 1” a 8”

Installazione

L’apparecchio ècorredato da unaserie di lamelle,da usare per idiversi diametridelle tubazioni,particolarmentedimensionate perpermettere unaagevoleinstallazione e laminima perdita dicarico.

Il flussostato va installato sulla tubazione inposizione possibilmente orizzontale,attenendosi al senso del flusso indicato dallafreccia posta sul coperchio e sulla parteesterna del corpo.Per il correttofunzionamento della lamellaoccorreinstallare il flussostatorispettandola quotaindicata nel disegno.

FLUSSOSTATO CALEFFI SERIE 626

80 m

m

8"-DN200

1"

1 1/4"1 1/2"2"

2 1/2"

6"-DN150

5"-DN125

4"-DN100

3"-DN 80

DN175

IDRAULICA16

INFORMAZIONI

PRATICHE

Per ottenere migliori risultati contro il colpod’ariete è opportuno che l’installazione degliammortizzatori serie 525 sia accompagnatadall’adozione dei seguenti provvedimenti:

• Installazione all’ingresso della rete di distribuzione di un riduttore di pressione.

Quest’ultimo deve mantenere la pressione nell’impianto ad un valore pari a 3 ÷ 4 bar, valore che si ritiene ottimale sia per l’efficienza dell’ammortizzatore sia per il buon funzionamento della componentistica idrosanitaria.

• Riduzione della velocità dell’acqua nelle tubazioni.

Da ottenersi in primo luogo attraverso il corretto dimensionamento della rete costituente l’impianto.

• L’anticolpo d’ariete serie 525 deve essere installato il più vicino possibile al dispositivo che provoca l’arresto rapido del flusso d’acqua.

Può essere installato sia in posizione orizzontale che in posizione verticale.

Questo apparecchio, realizzato con attacchistandardizzati alle connessioni presenti neisottolavabi e nei sottolavelli, è costruito in mododa poter essere inserito nella zona più vicinaalla fonte che provoca l’onda d’urto.

Gli attacchi sono compatibili a quantonormalmente impiegato nelle installazionicomuni:

- dal lato miscelatore un attacco 3/8” maschio con un foro di passaggio interno Ø 10 mm per ospitare sia il flessibile che il tubo di rame

- dal lato impianto una calotta mobile da 3/8” per il collegamento con la valvola o la curva 3/8” maschio.

Gli attacchi disposti radialmente al pistoneammortizzatore consentono la rotazione dellostesso a seconda della necessità di spazio.

Per l’installazione dell’anticolpo d’ariete persottolavelli e sottolavabi, è necessario ricavareuno spazio di circa 5÷6 cm. tra i tubi di rame ela parte filettata dei rubinetti d’intercettazione.

Installazione

AMMORTIZZATORE DEL COLPOD’ARIETE PER SOTTOLAVELLI ESOTTOLAVABI SERIE 525 CALEFFI

L’ammortizzatore Caleffi, a differenza deidispositivi di tipo pneumatico, non richiedealcun intervento di manutenzione.

IDRAULICA 17

INFORMAZIONI

PRATICHE

La grande varietà di tubi in materialeplastico presente sul mercato el’ampiezza delle tolleranze ammessehanno imposto un ripensamento sulmetodo di accoppiamento dei raccordi aserraggio meccanico.Il nuovo progetto risponde all’esigenzadell’installatore di avere a disposizioneun raccordo flessibile e adattabile a piùdiametri di tubo.Mantenendo le dimensioni nominali deiraccordi attualmente in commercio, lanuova soluzione costruttiva permette diutilizzare lo stesso raccordo per tubiaventi differenze sul diametro esternofino a 2 mm, e sul diametro interno fino a0,5 mm. La serie completa garantiscel’accoppiamento con tubi aventiØ esterno compreso tra 12 e 20 mm eØ interno tra 8 e 16.

Per la correttaapplicazione di tubimultistrato con barrierain alluminio, tutti iraccordi DARCALsono provvisti di unisolamento in gomma dielettrica cheimpedisce la corrosione provocata dallecorrenti vaganti.

RACCORDI CALEFFI SERIE 680 A DIAMETRO AUTOADATTABILEPER TUBI IN MATERIALE PLASTICO

Il profilo interno ad

effetto Venturi consente

una perdita di carico

inferiore del 20%

rispetto a passaggi di

pari diametro

23 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,523 p.1,5

3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”3/4”

17,5-18,019,0-19,519,0-19,519,5-10,010,5-11,010,5-11,011,5-12,011,5-12,012,5-13,013,5-14,017,5-18,018,5-19,019,0-19,519,0-19,519,5-10,010,5-11,011,5-12,010,5-11,011,5-12,012,5-13,012,5-13,013,5-14,014,5-15,015,5-16,0

12-1412-1414-1614-1614-1616-1814-1616-1816-1816-1812-1412-1412-1414-1614-1614-1614-1616-1816-1816-1818-2018-2018-2018-20

Ø internoØ Ø esterno

181818181818181818181818181818181818181818181818

Ø Attacco

18

PANORAMA

Disconnettore a zona dipressione ridottacontrollabile.Attacchi flangiati: DN 65,DN 80 e DN 100.PN 10.In bronzo.

Caratteristiche tecniche deldisconnettore serie 575

- Attacchi flangiati: DN 65, DN 80 e DN 100; PN 10

- Pressione massima d'esercizio: 10 bar- Temperatura massima del fluido: 65°C- Fluido d'impiego: acqua potabile- Prese di pressione: a monte, intermedia, a

valle- Dispositivo di sicurezza positiva conforme

NORMA UNI 9157 · concessione n. D 026 - Certificati di omologazione:

Costruzione

Il corpo, il coperchio e lacomponentistica internasono in bronzo Cu85 Sn 5Zn5 Pb5.Le aste, le boccole discorrimento dei ritegni, lasede di scarico e le mollesono in acciaio inossidabile. Tutte le parti in gomma sonorealizzate in materialeomologato per usoalimentare.

NUOVO DISCONNETTOREFLANGIATO CALEFFISERIE 575

IDRAULICA

ANTIPOLLUTION

Schema d’installazione

NOVITÀNOVITÀ

PN 10DN 100

CALEFFI

L L L

4

32

0,50

B=0,

50 a

1,5

0H

H

SUOLO, PAVIMENTO, PASSERELLA

Scarico verso fognatura1 valvola di intercettazione2 filtro3 disconnettore4 valvola di intercettazione

fognaturaa galleria

tubo

1

COLLETTORI PER IMPIANTI APANNELLI RADIANTI

certificazione

ISO 9001

Intercettazione con valvole a sfera

Filtrazione

Stabilizzazione dinamica della portata AUTOFLOW

Indicazione temperatura entrata

Indicazione temperatura ritorno anelli

Regolazione ON-OFF anelli

Taratura graduata degli anelli

Connessione con raccordi brevettati DARCAL

Funzioni della SERIE 668: ········

IDRAULICA

CA

LE

FF

I S

.P.A

. 2

80

10

F

ON

TA

NE

TO

D

'AG

OG

NA

(N

O)

S

.S.2

29

T

EL.

(03

22

) 8

49

1 R

.A.

F

AX

0

32

2-8

63

30

5

DISCONNETTORIa difesa della rete idrica

certificazione

ISO 9001

ANTIPOLLUTION

DEUTSCHERVERBAND

DESGA

S-U

ND

WAS

SE

RFACHES E.V.

DV WDZertifizierung

SVGWSSIGEW

G E P R U F T..

UK WFBSLISTED