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Brusuglio è in subbuglio Via Brusuglio 72, 20161 Milano [email protected] CIPE Ma noi, siamo quello che fac- ciamo o siamo quello che sem- briamo? Cosa ci definisce come uomi- ni? Un’appartenenza politica, un’ideale di pensiero, una fede calcistica, un taglio di capel- li? Oppure quello in cui ulti- mamente crediamo, ciò che ci muove e che da vita alle nostre azioni? Quindi se …. Amiamo il nostro paese Siamo credenti Ci brillano gli occhi quando ve- diamo il tricolore Ci emozioniamo quando sentia- mo l’inno Crediamo in quello che faccia- mo Ci piace stare con la gente Amiamo il dialogo se costrutti- vo Crediamo la disciplina come valore Crediamo nella famiglia per come ce l’hanno mostrata mam- ma e papà, oppure i nonni e an- cora altri prima di loro ….Qualcosa ci impedisce di co- struire qualcosa di buono e di essere felici? Sono dell’idea che bisogna cambiare le cose e sono pronto a collaborare con tutti quelli che vogliano mettersi in gioco per farlo. Un tizio cantava: “If you wanna make the world a bet- ter place take a look at yourself and then make a change” Noi come associazione desideriamo cambiare e migliorare ciò che abbiamo intorno, per rendere Affori un posto più vivibile. Ci vorrà tempo, ma siamo convinti che in qualcosa riusciremo. Ci piacerebbe diventare un pun- to di riferimento per tutta Af- fori, vorremmo creare un am- bito dove potersi confrontare serenamente e dove trovare le soluzioni possibili, per rende- re migliore il nostro quartiere. …“I’m starting with the man in the mirror I’m asking him to change his ways”. Cerchiamo di mettere da parte invidie, stupide gelosie, ranco- ri. Finiamola di vivere da provin- ciali, tutti insieme dobbiamo e possiamo crescere, per un bene comune... Affori Non vi piacerebbe vivere in un ambiente dove le persone sono più serene o felici? Stare in un quartiere pulito, or- dinato, disciplinato, sicuro. Siamo stati figli, siamo genitori e diventeremo nonni, siamo uo- mini, cerchiamo di vivere de- gnamente. “Se no che gente saremmo” Piccola riflessione OPEN DAY 3-4-5 FEBBRAIO Dalle 16:30 alle 18:30 L’asilo nido accoglie bambini dai 3 mesi ai 3 anni AREA GIOCHI ESTERNA CUCINA INTERNA LABORATORIO DI INGLESE LABORATORIO DI PSICOMOTRICITÀ PIGIAMA PARTY BRUSUGLIO IN SUBBUGLIO Gennaio-Febbraio Numero 1

A foris numero 1

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Pubblicazione dell'Associazione "Brusuglio è in Subbuglio", Affori, Milano

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Page 1: A foris numero 1

Vito

Perché bisogna giudicare una persona in base a una appartenenza politica, a un’ideale diverso dal pro-prio, perché ha un’altra fede calcistica, perché ha ca-pelli lunghi o corti?

Quindi cosa sono se……..

Amo il mio paeseMi piace l’ordineMi piace la disciplinaCredo in DioMi brillano gli occhi quando vedo il tricoloreMi emoziono quando sento il nostro innoAdoro i colori neroazzurriRispetto chi mi rispettaCredo ciecamente nella famiglia intesa come uomo e donnaCredo in quello che faccioAmo il mio lavoroMi piace stare con la genteImpazzisco per la musicaMi piace leggereAmo ascoltare la naturaAdoro la vita, dono più prezioso che il Signore ci ha ragalato

Numero 1

BRUSUGLIO IN SUBBUGLIO

Piccola riflessioneMa…………

Non mi piacciono i presuntuosiNon sopporto l’inciviltàDisprezzo chi disprezza la nostra bandieraDetesto chi sputa sulle nostre origini “cristiane”Non capisco chi non ama la vitaNon mi piace la maleducazioneOdio i terroristiNon mi piacciono i prepotenti

Sono dell’idea che bisogna cambiare le cose e mi chiedo quanti di voi hanno davvero il desiderio di

-

cambiamento.Noi come associazione desideriamo cambiare molte cose e siamo convinti che con il tempo ci riusciremo.Noi vorremmo diventare un punto di riferimento per tutta Affori, dove ci si possa confrontare serenamente e civilmente, per cercare tutte le soluzioni possibili, per ridare luce, gioia, serenità

Brusuglio è in subbuglioVia Brusuglio 72, 20161 [email protected]

CIPE

Ma noi, siamo quello che fac­ciamo o siamo quello che sem­briamo? Cosa ci definisce come uomi­ni? Un’appartenenza politica, un’ideale di pensiero, una fede calcistica, un taglio di capel­li? Oppure quello in cui ulti­mamente crediamo, ciò che ci muove e che da vita alle nostre azioni?

Quindi se …. Amiamo il nostro paeseSiamo credentiCi brillano gli occhi quando ve­diamo il tricoloreCi emozioniamo quando sentia­mo l’innoCrediamo in quello che faccia­moCi piace stare con la genteAmiamo il dialogo se costrutti­voCrediamo la disciplina come valore

Crediamo nella famiglia per come ce l’hanno mostrata mam­ma e papà, oppure i nonni e an­cora altri prima di loro

….Qualcosa ci impedisce di co­struire qualcosa di buono e di essere felici? Sono dell’idea che bisogna cambiare le cose e sono pronto a collaborare con tutti quelli che vogliano mettersi in gioco per farlo. Un tizio cantava: “If you wanna make the world a bet­ter place take a look at yourself and then make a change” Noi come associazione desideriamo cambiare e migliorare ciò che abbiamo intorno, per rendere Affori un posto più vivibile. Ci vorrà tempo, ma siamo convinti che in qualcosa riusciremo. Ci piacerebbe diventare un pun­to di riferimento per tutta Af­fori, vorremmo creare un am­bito dove potersi confrontare

serenamente e dove trovare le soluzioni possibili, per rende­re migliore il nostro quartiere. …“I’m starting with the man in the mirror I’m asking him to change his ways”.

Cerchiamo di mettere da parte invidie, stupide gelosie, ranco­ri.Finiamola di vivere da provin­ciali, tutti insieme dobbiamo e possiamo crescere, per un bene comune... AfforiNon vi piacerebbe vivere in un ambiente dove le persone sono più serene o felici?Stare in un quartiere pulito, or­dinato, disciplinato, sicuro.Siamo stati figli, siamo genitori e diventeremo nonni, siamo uo­mini, cerchiamo di vivere de­gnamente.

“Se no che gente saremmo”

Vito

Perché bisogna giudicare una persona in base a una appartenenza politica, a un’ideale diverso dal pro-prio, perché ha un’altra fede calcistica, perché ha ca-pelli lunghi o corti?

Quindi cosa sono se……..

Amo il mio paeseMi piace l’ordineMi piace la disciplinaCredo in DioMi brillano gli occhi quando vedo il tricoloreMi emoziono quando sento il nostro innoAdoro i colori neroazzurriRispetto chi mi rispettaCredo ciecamente nella famiglia intesa come uomo e donnaCredo in quello che faccioAmo il mio lavoroMi piace stare con la genteImpazzisco per la musicaMi piace leggereAmo ascoltare la naturaAdoro la vita, dono più prezioso che il Signore ci ha ragalato

Numero 1

BRUSUGLIO IN SUBBUGLIO

Piccola riflessioneMa…………

Non mi piacciono i presuntuosiNon sopporto l’inciviltàDisprezzo chi disprezza la nostra bandieraDetesto chi sputa sulle nostre origini “cristiane”Non capisco chi non ama la vitaNon mi piace la maleducazioneOdio i terroristiNon mi piacciono i prepotenti

Sono dell’idea che bisogna cambiare le cose e mi chiedo quanti di voi hanno davvero il desiderio di

-

cambiamento.Noi come associazione desideriamo cambiare molte cose e siamo convinti che con il tempo ci riusciremo.Noi vorremmo diventare un punto di riferimento per tutta Affori, dove ci si possa confrontare serenamente e civilmente, per cercare tutte le soluzioni possibili, per ridare luce, gioia, serenità

Brusuglio è in subbuglioVia Brusuglio 72, 20161 [email protected]

Piccola riflessione

OPEN DAY 3-4-5 FEBBRAIO Dalle 16:30 alle 18:30

Notizie in breve

-AREA gIOCHI ESTERNA-CUCINA INTERNA

-LABORATORIO DI INgLESE

-PIgIAMA PARTY

L’asilo nido accoglie bambini dai 3 mesi ai 3 anniAREA GIOCHI ESTERNA

CUCINA INTERNALABORATORIO DI INGLESE

LABORATORIO DI PSICOMOTRICITÀPIGIAMA PARTY

Vito

Perché bisogna giudicare una persona in base a una appartenenza politica, a un’ideale diverso dal pro-prio, perché ha un’altra fede calcistica, perché ha ca-pelli lunghi o corti?

Quindi cosa sono se……..

Amo il mio paeseMi piace l’ordineMi piace la disciplinaCredo in DioMi brillano gli occhi quando vedo il tricoloreMi emoziono quando sento il nostro innoAdoro i colori neroazzurriRispetto chi mi rispettaCredo ciecamente nella famiglia intesa come uomo e donnaCredo in quello che faccioAmo il mio lavoroMi piace stare con la genteImpazzisco per la musicaMi piace leggereAmo ascoltare la naturaAdoro la vita, dono più prezioso che il Signore ci ha ragalato

Numero 1

BRUSUGLIO IN SUBBUGLIO

Piccola riflessioneMa…………

Non mi piacciono i presuntuosiNon sopporto l’inciviltàDisprezzo chi disprezza la nostra bandieraDetesto chi sputa sulle nostre origini “cristiane”Non capisco chi non ama la vitaNon mi piace la maleducazioneOdio i terroristiNon mi piacciono i prepotenti

Sono dell’idea che bisogna cambiare le cose e mi chiedo quanti di voi hanno davvero il desiderio di

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cambiamento.Noi come associazione desideriamo cambiare molte cose e siamo convinti che con il tempo ci riusciremo.Noi vorremmo diventare un punto di riferimento per tutta Affori, dove ci si possa confrontare serenamente e civilmente, per cercare tutte le soluzioni possibili, per ridare luce, gioia, serenità

Brusuglio è in subbuglioVia Brusuglio 72, 20161 [email protected]

Gennaio-Febbraio  Numero 1

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Un’americana ad AfforiKRISTY

Luca, Luigi and Marcello. Three Men. Three men that for almost 10 years were my “chauffeur” to work, three bus drivers. Every morning, rain or shine, they were ready escort me from Via Astesani to Piazza Macciachini, or if it was the night shift, carefully bring me home. I was one of many passen-gers, as they were three of many drivers. What made our “relation-ship” different?The exchange of names. Instead of my Drivers they became “Luca, Luigi and Marcello” and I became “Kristy”.

It is a wonderful thing to exchange a smile or hello to a “often seen” stranger, but add their name to this greeting and for that brief second the encounter is unique, personal.

Author Dale Carnegie wrote, “A persons name is the most impor-tant sound in any language. It is a way to make someone feel impor-tant.”Don’t we all want to feel impor-tant?

A few months ago, I called a Ho-

tel in Amsterdam, as to check on room availability. I asked the con-cierges name and presented my-self. That trip never came to be, but I remembered my refreshing conversation with “Philip”.At Christmas we decided to try to get to Amsterdam again. It came naturally to call my new hotel ma-nager “friend”.The lovely part of this story is that when I called, quite soon after my “hello”, Philip asked “is this Kri-sty?”Perhaps it was the Milan area-co-de, or my ever so present “Dan Peterson” accent, but whatever the reason, his remembering my name made my heart smile.

We often refer to people as the “red head” or the “tall one” or even “the Americana”. An exchange of na-mes takes just a minute, why not?

It has been a while now that when I

I try to make an effort to read peo-ple’s name tags or ask the waiters or waitresses name. Sometimes people are surprized at the curious question, but I have never had

anyone bothered by the gesture of then calling them by their name.

In this “Viaggio” of life, people will come and go out of our story, however it is my experience that the pages are richer, if just for a moment, the encounter is persona-lized by knowing the name of each person.

On the Greek Island of Santorini, there is a beautiful white Villa ne-stled in the rocks of the once vol-cano.It is now the biggest or most beau-tiful home, and perhaps would go unnoticed by most. However, be-ars one of my most treasured gifts on it’s wall, it was named after me,Villa Kristy. Senza parole.

Luca, Luigi and Marcello are no longer my “chauffeurs”, because I often choose the much faster Metro as transportation. But when their buses pass my “way”, there is not a time that an exchange of “ciao” with names occurs. Perhaps this is too personal for some, but it sure makes this American “girl” feel good

Luca, Luigi and Marcello. Three Men. Three men that for almost 10 years were my “chauffeur” to work, three bus drivers. Every morning, rain or shine, they were ready escort me from Via Astesani to Piazza Macciachini, or if it was the night shift, carefully bring me home. I was one of many passengers, as they were three of many drivers. What made our “relationship” different?The exchange of names. Instead of my Drivers they became “Luca, Luigi and Marcello” and I became “Kristy”.

It is a wonderful thing to exchange a smile or hello to a “often seen” stranger, but add their name to this greeting and for that brief second the encounter is unique, personal.

Author Dale Carnegie wrote, “A persons name is the most important sound in any language. It is a way to make someone feel important.”Don’t we all want to feel important?

A few months ago, I called a Hotel in Amsterdam, as to check on room availability. I asked the concierges name and presented myself. That trip never came to be, but I remembered my refreshing conversation with “Philip”.

At Christmas we decided to try to get to A m s t e r d a m again. It came naturally to call my new hotel manager “friend”.The lovely part of this story is that when I called, quite soon after my “hello”, Philip asked “is this Kristy?”Perhaps it was the Milan areacode, or my ever so present “Dan Peterson” accent, but whatever the reason, his remembering my name made my heart smile.

We often refer to people as the “red head” or the “tall one” or even “the Americana”. An exchange of names takes just a minute, why not?

It has been a while now that when I am in public officesor a restaurant I try to make an effort to read people’s name tags or ask the waiters or waitresses name. Sometimes people are surprized at the curious question, but I have never had anyone bothered by the gesture of then calling them by their name.

In this “Viaggio” of life, people will come and go out of our story,

however it is my experience that the pages are richer, if just for a moment, the encounter is personalized by knowing the name of each person.

On the Greek Island of Santorini, there is a beautiful white Villa nestled in the rocks of the once volcano.It is not the biggest or most beautiful home, and perhaps would go unnoticed by most. However, bears one of my most treasured gifts on it’s wall, it was named after me,Villa Kristy. Senza parole.

Luca, Luigi and Marcello are no longer my “chauffeurs”, because I often choose the much faster Metro as transportation. But when their buses pass my “way”, there is not a time that an exchange of “ciao” with names occurs. Perhaps this is too personal for some, but it sure makes this American “girl” feel good.

Un’americana ad AfforiKRISTY

Specialitàcaffèpolignanesevia Astesani, 43Milano

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Intervista ...al gestore della palestra

È vero che la gente viene qui per farsi la tartaruga ma i risultati sono lenti a venire? Ovvero che motivazioni spingono a venire in palestra e con quale motivazione è consigliabile venire in palestra per poi non ritrovarsi delusi? Assolutamente vero, una delle ri­chieste che ci fanno in palestra al momento di iniziare ad allenarsi è anche questa, naturalmente qual­siasi motivazioni ti spinga ad ini­ziare un allenamento è valida.L’ importante è sempre fissare degli obiettivi raggiungibili nel tempo, per evitare di rimanere delusi, è importante prefiggeretraguardi realistici in base anche alle proprie capacità, al tempo di cui si dispone e tante variabili che fanno di ogni iscritto una persona differente dal­l’altra.Non è pensabile venire in palestra a maggio dopo un anno sul divano e sperare di far girare gli sguardi in spiaggia a luglio; co­munque l’apparire, un buon aspetto fisico,la tartaruga, sono il risultato di uno stile di vita sano, costanza e tanto impegno. Ma in confidenza puoi dirmelo ora. Quella volta che da queste parti furono av-vistate le 4 tartarughe Ninja si trattava in realtà di quattro atti-visti di via Bellerio in divisa ver-de che venivano ad allenarsi qui da te? Ahahahah, mi era venuto il dubbio che non fossero reali super eroi, ma qui noi siamo abituati a non fare troppe domande. Se mol-ti uomini in usano la scusa del calcetto per tradire la moglie, quanti usano la tua palestra per

lo stesso scopo? … scusa, l’uso del termine scopo è casuale. Si­curamente può essere stata una scusa utilizzata da qualcuno per coprire qualche “defezione”, ma attenzione a non usarla troppo per­ché potrebbe diventare comodo anche per le mogli, la parola tra­dimento è maschile solo di genere. Hai mai pensato di creare nella palestra dei separé per questi tuoi clienti fedifraghi? Così se vengono a fare qui le loro cose di sesso almeno rimangono fede-li alla palestra. Creare uno spazio apposta potrebbe essere un’idea ma la possibilità di avere marito e moglie divisi da un separè non è carina. Ci sono donne che prati-cano qui da te il pugilato? E uo-mini che fanno l’uncinetto? Par-lami della boxe femminile e se la faresti fare volentieri a tua figli. Assolutamente sì, ci sono molte donne che praticano il pugilato

e sport da contatto in genere, noi spingiamo sempre molto le ragaz­ze ad intraprendereun’esperienza del genere perché oltre ad essere allenante fisicmente aiuta a scopri­re potenzialità del proprio corpo sconosciute, aumenta l’autostima e la conoscenza nelle proprie ca­pacità; inoltre oggi essere in grado per lo meno di provare a difendersi è molto importante.Domanda di Cinema. Toro Scatenato, Rocky e Million Dollar Baby, quale di questi filmscegli? C’è un filmsul-la Boxe, anche ol tre a questi tre citati, che secondo te a fatto bene al movimento? C’è invece un fil-msulla boxe che non ti è piaciuto e ha fatto bene al movimento del tuo stomaco? Tutti e tre i filmhan­no in comune il tema del pugilato anche se sicuramente con temati­che e punti di vista differenti, a me personalmente sono piaciuti tutti, penso che sicuramente un film­

può avere un impatto positivo sul pubblico e una spinta per iscriver­si in palestra. Rocky sicuramente vista la popolarità del filme degli interpreti è stata la pellicola che più di tutte ha avuto questo ef­fetto. Personalmente non ricordo nessun filmsul pugilato che mi ab­bia creato dei “fastidi”. C’è mai stato chi è venuto qui da te con la foto del suo principale, o del suo capoufficio,chiedendoti di poterla attaccare sul sacco per essere motivati a dare pugni più forti? In una attività in palestra si può convogliare un lato vio-lento evitando che si esprima in luoghi non idonei?Sai, non mi sembra bello tirare un pugno in chiesa durante la messa quando ti chiedono di scambiare un se-gno di pace. Direi proprio di sì, in palestra c’è qualcuno che ap­penderebbe volentieri la foto del capoufficio,suocera o compagno/a al sacco come stimolo per colpire più forte, a parte gli scherzi son convinto che la pratica di qualsiasi sport da ring, arte marziale o disci­plina che preveda un contatto, in questo caso il pugilato, aiuti a sfo­gare le proprie energie in luoghi idonei, aumenta inoltre la fiduciain se stessi e diminuisce l’aggressi­vità, ricordatevi che i più grandi campioni sono persone molto umi­

li, consce delle pro­prie ca­pacità. Se uno sale sul ring e sopra-pensiero lo scam-bia per il cubo di una discoteca e balla si

può capire che non è portato al pugilato? Essendo la Boxe uno sport che può mettere una perso-na nelle condizioni di poter fare molto male, ti sei mai trovato ne dilemma di non volere qual-cuno perché psicologicamente non lo vedevi idoneo? “Ballare” sul ring potrebbe essere sinonimo di un buon movimento di gambe, certo che se si limitasse a ballare potrebbe essere un problema, ma il pugilato è sicuramente una di­sciplina aperta a tutti soprattutto dal punto di vista amatoriale. I no­stri maestri, di qualsiasi disciplina si tratti, sono i primi a spiegare ai propri allievi che ciò che si impa­ra in palestra si utilizza in palestra e nel nostro piccolo speriamo di

contribuire a creare dei bravi atleti sotto tutti i punti di vista. La boxe ha molto spesso tolto ragazzi dalla strada mentre il ciclismo ha sempre messo i ragazzi sulla strada … Una battuta per dire che prati-care lo sport fa bene sempre, sia per l’importanza dell’attività fisicasia per la crescita umana dell’individuo e sia per il benefi-ciosociale che ne consegue, qua-lunque sport.È importante fare sport per un ragazzo, ma oggi più di ieri c’è lo spettro del do-ping con i pericoli che compor-ta. Come lo si combatte? In certi ambienti pare impossibile argi-narlo. Purtroppo quello che dici rispecchia la realtà e soprattutto l’ambito amatoriale non è immune da questo problema anzi si ritiene sia in forte espansione negli ultimi anni, la causa e le ragioni del feno­meno sono molteplici, il principa­le per quanto mi riguarda è uno, la stupidità, ed quindi nostro compi­to insegnare e far capire soprattutto ai giovani che l’allenamento è un sacrificiorivolto alla salute fisicae mentale e non al raggiungimento di risultati effimeri,ignorando la pericolosità che l’utilizzo di certe sostanze può provocare.

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Come sottolinea Pietro, lo sport e lo sforzo fisico in generale aiuta­no ad esercitare gradualmente la nostra forza di volontà, e quindi la resilienza; il limite sta solo den­tro di noi, ed il modo migliore per rendersene conto è correre 3 minu­ti in più rispetto al solito! Secon­do lo psicologo tendiamo spesso a sottovalutare le nostre capacità, ci “autoconteniamo” per paura di fallire, e la nostra società non aiuta di certo, fornendoci una mole spropositata di attrezzature, supporti, rimedi, di cui le persone diventano dipendentiCarla porta invece la sua esperien­za nel deserto, a dimostrazione del fatto che, anche nelle più avverse condizioni, la nostra mente è in grado di spingerci avanti.. Portare “più in là” il nostro limite, è un concetto su cui insiste molto.

Il deserto l’ha costretta a mettersi in gioco, a volte in modo un po’ brutale in effetti, ma questa esperienza l’ha cambiata nel profondo.Se vissute in maniera positive le sfide non solo si possono superare, ma generano terreno fertile per conoscere noi stessi, e gestire la sofferenza in modo costruttivo. Il disagio, sia esso del corpo o della mente, può diventare un trampolino di lancio per essere più forti.. lo so lo so.. detta così sembra una frase fatta, una banalizzazione della sofferenza, ma alla luce del fatto che ad affermare ciò è stata una donna che ha attraversato a piedi il deserto del Sahara egiziano, in compagnia di Fabio Pasinetti (ma­ratoneta non vedente).. bè, acqui­

La Resilienza Nello Sport e Nella Vita. è questo il nome della conferenza quanto mai interessante ed attuale a cui ho partecipato poche settimane fa, in onore del Citybook di Milano. A spiegarci l’importanza di questa parola poco conosciuta c’erano Carla Perrotti (prima donna ad aver percorso i deserti di tutto il mondo a piedi in solitaria), e Pietro Trabucchi (psicologo ed atleta).

Cos’è la relilienza? Si tratta di una sorta di resistenza psicologica, una capacità di far fronte agli ostacoli; è come un muscolo e si può allenare, ed in questo caso la miglior palestra è la quotidianità, e le sfide grandi e piccole a cui essa ci sottopone.

Page 5: A foris numero 1

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L’angoloDEL PENSATORE

E ORA CON L’ESSELUNGA ….AFFORI PRO­VINCIA !! Cioè, non è per dire… due fermate su una sola linea di metropolitana non ce le ha mica nessuno a Milano… E neanche fuori. Quindi se hanno fatto provincia Monza e la Brianza … perché non Affori e Comasina? La sigla sulle targhe: AC. Ma si in fondo scusate, cosa manca? Abbiamo la stazione ferroviaria, abbiamo un hub autostradale qui dietro a Cormano (notoriamente provincia di Affori), abbiamo un bel parco, abbiamo un sito grande interesse storico: Villa Litta, abbiamo la via del centro con la pavimentazione in nobile pietra, c’è il mercato rionale che blocca il traffico in più vie una volta la settimana e udite udite… abbiamo anche l’Esselunga in formato XXL. Essì perché nessuna località può ambire allo status di provincia, senza ospitare un punto vendita della catena “clicca il pomodoro”, in effetti ce ne era una anche prima …ma in confronto a questa, era una vera scorreggia: Parcheggio multipiano condizionato, con tanto di guardie giurate a protezione delle righe bianche che delimitano i posti auto. Addetto allo smistamento sotterraneo carrelli dotato di visore agli infrarossi per il riordino notturno. Finto Ausiliario del traffico impegnato a monitorare l’accesso e l’uscita su Pellegrino Rossi, secondo i meglio informati è un agente speciale sotto copertura con il compito di rilevare la velocità delle auto sul kilometro e mezzo di rampe d’accesso ai parcheggi. Doppia rampa di scale mobili con portata oraria di 28.000 persone, dotate di calcolo automatico delle kalorie nel vostro carrello (solo per i possessori di FidatyCard platinum).

Ascensori e montacarichi tipo quelli presenti sulla USS Lincoln, potrebbero sollevare un F18 Hornet, invece vanno su e giù con la vecchina ed i suoi 50 grammi di prosciutto cotto riposti nel carrello. Ingressi pedonali a livello strada degni dell’Hallianz Arena, si dice che la Maracanà ne stiano installando di simili. Banco assistenza clienti e punto fidaty card da far invidia a quello Alitalia di Fiumicino, dietro ci lavorano in diciotto: si va dal vicedirettore di area (con scrivania in mogano, sedia in pelle e pianta di ficus annessa) allo stagista che tiene nota degli ingressi orari rigorosamente a mente; dal mega esperto di sistemi ED, per proteggere i quali, il buon Caprotti ha assunto il più famoso tra gli hacker della zona, all’abate amanuense in grado di compilare i libri mastri in caso di black out. Si va dalle signorine cui hanno indotto una paresi alla mandibola per sorridere sempre, a quelle simil bulldog addette al banco reclami.E cosa dire dei 60.000 mq di area d’ingresso al coperto per il transito clienti? Vi trovano posto rispettivamente: panchine (2800 posti a sedere), piante (3200 ad alto fusto), una tendopoli da 1000 posti con cucina da campo della protezione civile, cinema multiplex 3D ed anfiteatro romano per le rappresentazioni teatrali. Leggevo tra l’altro, che Ryanair sta trattando per farci atterrare voli provenienti dalle maggiori capitali europee.

Dimentico qualcosa? Ah si l’area dedicata al supermercato…. Bah…. un angolo sul fondo dello stabile….

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Afforismidi Henry Zaffa (l’unico comico che può fare aforismi essendo nato ad Affori) Ma il Manzoni,da Milano andando a Cormano, a suo tempo, s’è mai fermato in via Brusuglio? ... Magari anche solo per un caffè dal Cipe.

I Cinquantenni sono giovani scartati Quando ho raggiunto i cinquant’anni mi sono sentito sano come un pesce, meglio ancora, sano come un salmone! E come i salmoni mi sono comportato: ho risalito la corrente delle acque e imboccato al contrario quel ramo del lago, visto che vivevo nella manzoniana Pescarenico di Lecco. Son tornato ad Affori, dove sono nato, per procreare un bellissimo bambino che frequenta felicemente l’asilo nido di via Brusuglio. Per il momento mi sono solo riprodotto come i salmoni, per morire c’è tempo; va bene come i salmoni ma non autolesionisti fino a questo punto, magari oltre. Del resto, a cinquant’anni, noi uomini scopriamo la seconda gioventù. In molti casi questo significa che scopriamo di nuovo le ragazzine, over 18 naturalmente. Molti pensano che avere di fianco un partner giovane, faccia ringiovanire come per magia. E così, specialmente noi uomini, usciamo ufficialmente con “la nipote”, facendoci ridere dietro da tutto il mondo, salvo la consorte che non sa nulla, forse.

Comunque anche le donne hanno scoperto una seconda gioventù, grazie al chirurgo plastico e al toy boy, ma loro sono più oneste … fingono di meno, non lo chiamano nipote, lo chiamano Toy Boy, tradotto, in sintesi, vibratore! Le donne sono oneste, gli danno il nome che merita, mica si presentano dicendo questo è il mio nipotino o il mio segretario, no. TOY BOY, meno efficiente del vibratore, d’accordo, però alla fine ordina la pizza e porta giù anche la pattumiera! Noi uomini, invece,

anziché ricorrere al chirurgo plastico, pratichiamo sport per restare in forma! Bene, che ci vuole? Sono tornato ad Affori, dove sono nato, che ci vuole a ritrovare i vecchi amici per organizzare una partita di calcio come ai vecchi tempi? Appunto, vecchi tempi. Ho cercato nelle facce del quartiere di riconoscere i miei amici di allora ma non ci sono riuscito! Ho visto uno, mi sembrava di conoscerlo, l’ho abbracciato: “Ciao! Ma tu sei Palermo, quello che all’oratorio era soprannominato il cinese per via degli occhi a mandorla! Ti ricordi di me? io sono Henry! Ma si dai! Quello che ogni tanto mi chiamavate «il Pirla»!”. La risposta: “Ci cledo signole che la chiamavano “il Pilla”, pelchè io sono velamente cinese e non mi chiamo Palelmo, anzi, a Palelmo non ci sono nemmeno mai stato! Vuole venile a plendele caffè nel mio Bal?”, che figura! “No grazie, fa niente!” e sono rimasto lì, come un Pilla! Qualcun’altro a malapena l’ho riconosciuto, ma erano i più “ciula” a giocare a pallone e, soprattutto, non li frequentavo allora perché mai dovrei frequentarli ora? Allora ho deciso, se non si può contare sugli amici, che non esistono più o sono irriconoscibili, faccio uno sport che si possa praticare da soli: faccio “Jogging”, sì “Jogging”, che ci vuole? Vivo vicino al “Parco delle Favole”, che si chiama appunto “Parco delle Favole” perché c’è chi crede alla favola che rimarrà un parco con gli alberi e non lo trasformeranno mai in strada di congiunzione tra la via Pellegrino Rossi e la Milano­Meda, cosa mi manca? Mi mancano solo le scarpette adeguate e via! Sono andato da Decathlon, ho chiesto le scarpe da “Jogging” e mi hanno riso in faccia! “Guardi che non sono così vecchio, posso ancora correre!” “Sì, Lei non sarà vecchio ma è il termine che è obsoleto, Jogging, lo usava mio nonno una volta, adesso si dice Running” “Running?” “Sì, Running… correre!” “Ha ragione, per essere più specifici; Mi fa provare per favore un paio scarpe da “Vada da

via al culing”? No Carling, culing”. Comunque ho sempre odiato correre: vent’anni fa dopo dieci di minuti di corsa mi si gonfiavano le palle … adesso dopo trecento metri si gonfia il ginocchio. Sono sacrifici. Ma i cinquantenni, pur di restare giovani, sono pronti a tutti i sacrifici, e guardate che arrivano a sacrifici notevoli! Per esempio si comprano la cabrio, un’auto, a meno che tu non viva a Miami in Florida, completamente inutile. Come comprare una slitta a Nairobi. Gli uomini che scelgono la cabrio sono uomini in grado di sostenere anche delle scelte drastiche. Il cinquantenne che si presenta al bar di Vito in via Brusuglio (tanto per citare un bar) tutte le sere con la cabrio è un uomo coraggioso, che ha deciso di rinunciare per sempre al parrucchino, che ha accettato di farsi

prendere ogni volta per il culo dagli amici e che quando finalmente, grazie alla cabrio, riesce a cuccare una ragazza, di solito è una cinquantenne come lui che appena salita in macchina fa: “Bella la cabrio! però ti dispiace chiudere il tettuccio che soffro di cervicale?”. A proposito di cervicale, sono rimasto anchilosato sul computer e mi tocca fermarmi per andare dal mio fisioterapista, continuerò a scrivervi su come si sta da cinquantenni ad Affori la prossima volta, sperando che ci sia ancora il Parco delle Favole integro. Giusto una curiosità, il mio fisioterapista è un cinese che aveva un bar e adesso ha aperto un centro di salute, solo salute e non bellezza perché gli ricorda il Bar, si fa chiamare «Palelmo» e quando gli citofono lo sento esclamare: “Apli, è allivato «il Pilla»!”, e io mi sento giovane!

CHI È HENRY ZAFFA

Comico monologhista milanese nato ad Affori e tornato di recente a vivere ad Affori. È tra i fondatori del primo laboratorio milanese di cabaret, il celeberrimo Scaldasole e vincitore di diversi festval di Cabaret tra cui il Festival Grottammare, Cesena Ridens, il festival di Rapallo “La Pepita d’oro” e il Festival Anacapri; nel 2007 riceve a Cervia il “Premio Walter Chiari” come vetrina nuovi comici. Tra le partecipazioni TV : 1999, Raitre: Gnu, programma ideato da Bruno Voglino 2005, Canale 5: Zelig OFF 2005-2007, Raitre: Glob, presentato da Enrico Bertolino propone un cabaret originale e schietto, che affronta i luoghi comuni dei media, giocando abilmente sul “doppio significato” dei titoli di giornali, specialmente quelli sportivi come La Gazzetta dello Sport.

“CERVELLI IN FUGA ” è il suo nuovo spettacolo comico in cui si esibirà il 4 febbraio per ora di cena presso il ristorante Bistrot, via Amoretti 94, Milano.

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CENA SARDA SU PRENOTAZIONE

ANTIPASTO IL MATTARELLOGNOCCHETTI SARDI

MAIALETTO AL FORNO CON PATATE SEADAS

MIRTO VINO DELLA CASA

IL MATTARELLO

Michelangelo

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Un’americana ad AfforiKRISTY

Luca, Luigi and Marcello. Three Men. Three men that for almost 10 years were my “chauffeur” to work, three bus drivers. Every morning, rain or shine, they were ready escort me from Via Astesani to Piazza Macciachini, or if it was the night shift, carefully bring me home. I was one of many passen-gers, as they were three of many drivers. What made our “relation-ship” different?The exchange of names. Instead of my Drivers they became “Luca, Luigi and Marcello” and I became “Kristy”.

It is a wonderful thing to exchange a smile or hello to a “often seen” stranger, but add their name to this greeting and for that brief second the encounter is unique, personal.

Author Dale Carnegie wrote, “A persons name is the most impor-tant sound in any language. It is a way to make someone feel impor-tant.”Don’t we all want to feel impor-tant?

A few months ago, I called a Ho-

tel in Amsterdam, as to check on room availability. I asked the con-cierges name and presented my-self. That trip never came to be, but I remembered my refreshing conversation with “Philip”.At Christmas we decided to try to get to Amsterdam again. It came naturally to call my new hotel ma-nager “friend”.The lovely part of this story is that when I called, quite soon after my “hello”, Philip asked “is this Kri-sty?”Perhaps it was the Milan area-co-de, or my ever so present “Dan Peterson” accent, but whatever the reason, his remembering my name made my heart smile.

We often refer to people as the “red head” or the “tall one” or even “the Americana”. An exchange of na-mes takes just a minute, why not?

It has been a while now that when I

I try to make an effort to read peo-ple’s name tags or ask the waiters or waitresses name. Sometimes people are surprized at the curious question, but I have never had

anyone bothered by the gesture of then calling them by their name.

In this “Viaggio” of life, people will come and go out of our story, however it is my experience that the pages are richer, if just for a moment, the encounter is persona-lized by knowing the name of each person.

On the Greek Island of Santorini, there is a beautiful white Villa ne-stled in the rocks of the once vol-cano.It is now the biggest or most beau-tiful home, and perhaps would go unnoticed by most. However, be-ars one of my most treasured gifts on it’s wall, it was named after me,Villa Kristy. Senza parole.

Luca, Luigi and Marcello are no longer my “chauffeurs”, because I often choose the much faster Metro as transportation. But when their buses pass my “way”, there is not a time that an exchange of “ciao” with names occurs. Perhaps this is too personal for some, but it sure makes this American “girl” feel good

EL DUENTE

“A foris” prende consistenza e vigore; foglio di zona non ripiegato su se stesso ma aperto al mondo, come il quartiere, da sempre pienamente integrato nel tessuto sociale che lo circonda. In questo contesto cerchiamo di dar vita ad un piccolo spazio turistico­culturale, assegnando a quest’ultima parola non il senso di mera erudizione ma di curiosità, di appagamento interiore, di riflessione e stimolo per la nostra mente affaticata, troppo affaticata, dalle preoccupazioni ed incombenze che chi ci governa elargisce a piene mani. Perciò linguaggio semplice e discorsivo, esposizione concisa, come si conviene ad una chiacchierata fra amici.

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In questo primo incontro si tratterà la mostra svoltasi a palazzo reale su Auguste Rodin (1840­1917). Diciamo subito che è stato un evento eccezionale: la più completa esposizione su questo artista tenuta fuori dalla Francia, realizzata in collaborazione con il museo Rodin di Parigi.

La mostra apre con le prime ope­re in stile neoclassico, precise e minuziose nei particolari. Ma la vera rivoluzione dell’artista sta nell’imprimere al bianco marmo di Carrara un realismo

completamente innovatore per l’epoca, dovuto al senso di movimento e alla vitalità data alle sue sculture. Rodin apre alla modernità con un altro aspetto: la sensualità dei corpi, molto spesso avviluppati uno nell’altro, o negli altri, quasi a confondersi.

Profondo estimatore e studioso di Michelangelo, per noi milanesi quasi emblematico per l’ispirazione che egli trasse dalla Pietà Rondanini* (dal nome della famiglia che la possedette per tanti anni). Fu questa l’opera che diede un’ulteriore svolta allo stile di Rodin: l’ “incompiuto”, che dà alle figure l’impressione di rimanere imprigionate all’ infinito nella pietra.

Dalle precedenti brevi righe constatiamo che l’esposizione di opere ottocentesche permette alla nostra mente di spaziare su e giù nei secoli e passare dall’arte alla gestione del bene pubblico. Queste opportunità dobbiamo cercarle e “sfruttarle”.

* Opera divenuta proprietà del Comune di Milano ( o forse sarebbe più corretto dire dei suoi cittadini) dal dopoguerra, quando un sindaco lungimirante Virgilio FERRARI (credo opportuno ricordare con nome e cognome

amministratori che hanno avuto iniziative illuminate) decise l’acquisizione del capolavoro e per ottenerla ricorse anche ad una sottoscrizione popolare. Iniziativa apprezzata, coronata dal successo e che fece sentire i cittadini milanesi protagonisti e partecipi di un’iniziativa sociale e culturale straordinaria. È così che l’esposizione di opere ottocentesche permette alla nostra mente di spaziare su e giù nei secoli e passare dall’arte alla gestione del bene pubblico. Queste opportunità dobbiamo cercarle e “sfruttarle”.

El Duende

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Stiamo organizzando degli eventi molto  im-portanti e ambiziosi.Vi saranno comunicati entro…………

Lo studio del commercialista Roberto Cremonini con effetto dal primo di aprile si trasferirà da via Zanoli 3 in via Brusuglio 62.

IMPORTANTE:Stiamo organizzando una manifestazione di pro-testa sulla sicurezza del quartiere.Siamo stufi e molto arrabbiati dei continui furti nel-le nostre case e nelle nostre attività commerciali.Basta, vogliamo più sicurezza è un nostro diritto e bisogna farci sentire con tutti i mezzi che ab-biamo.Vi aggiorneremo sulla nostra pagina facebook o se volete potete passare nella nostra sede in via brusuglio 72 BAR CIPE.

Affori era un antico ducato, già citato negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” (in cui appare compreso nella pieve di Bruzzano).

Dell’antico abitato rimangono tracce medievali e rinascimentali come la torre di guardia in via Osculati (secolo XIV), che faceva parte del complesso dell’antica chiesa di Santa Giustina.

Nucleo principale del borgo, parte del quale tuttora esistente come centro storico, si costituiva presso la strada attualmente composta da via Taccioli e da via Cialdini.

All’epoca tale strada era secondaria rispetto ad altre due vie più importanti (realizzate in epoca romana) che collegano Milano con Como: l’attuale Bovisasca, deputata al traffico militare, e l’attuale via Giuditta Pasta in corrispondenza di Bruzzano, destinata al traffico civile.

L’importanza secondaria della strada condizionò lo sviluppo e l’importanza del borgo di Affori, che rimase a lungo in ombra, dipendente dai centri abitativi limitrofi. Questo aspetto si riflette anche nella vita ecclesiastica di Affori che, in modo insolito, era diviso tra due plebane: una alle dipendenze della pieve di Bruzzano, l’altra a quelle di Bollate.

Notizie in breveNumeri utili: AMSA 800332299“Aiutateci  a  mantenere  pulito  il  nostro quartiere”.Dovrebbe essere una priorità vedere le nostre stra-de pulite. L’amsa collabora molto con noi, quando chiamo rispondono operatori sempre molto genti-li. Fate anche voi la stessa cosa, prima di lasciare qualsiasi cosa in strada, chiamate e loro vi diran-no il giorno del ritiro.Per gli escrementi che si trovano spesso sui nostri marciapiedi, nei prossimi giorni apriranno un cor-so di “slalom”……. ATTENZIONE: se continuate ad essere incivili, porteremo i vostri escrementi nel-le vostre case.“SI, E’ UNA MINACCIA”Un po’ di rispetto, non per voi, ma per tutte le per-sone, come noi, che vorrebbero sentire il profumo dei fiori, delle piante e non “odori terrificanti”.Grazie per l’eventuale collaborazione.

Ricordi natalizi:

le babbe...

...la banda

Storia di Affori Attorno alla fine del secolo XIII, secondo quanto scritto da Goffredo Da Bussero nel “Liber notitiae Sanctorum Mediolani” del 1285, il territorio di Affori contava otto chiese, di cui cinque dipendevano dalla pieve di Bruzzano e tre da quella di Bollate.

L’economia dell’area era prevalentemente agricola, con numerose cascine che sfruttavano tutto l’anno l’acqua delle risorgive per l’irrigazione, consentendo una coltura a marcite. Diffusa era anche la coltivazione del gelso, in­coraggiata nel contado milanese dagli Sforza e soprattutto da Lo­dovico il Moro, e il conseguente allevamento di bachi da seta.

Una corrente etimologica ipotizza che il nome Affori derivi da Ad forum, che potrebbe indicare la presenza di un antico mercato.

Secondo altri deriverebbe invece dalla presenza e abbondanza d’ac­qua (Ad fontem, alla fonte) data dalle risorgive, ipotesi avvalorata dall’antica dicitura Affoni per indicare il paese.

Un’altra ipotesi riguarda l’origine dall’espressione latina medievale

“Sancta Iustina a foris” (“Santa Giustina di fuori”) per indicare la chiesa, intendendo “fuori Milano” per distinguerla da un’altra Santa Giustina (altare dell’antica chiesa di Sant’Agata a Milano presso Porta Romana).

“Foris” quindi come “al di fuori”, non solo dalla città vecchia delimitata dalle mura romane ma anche dalla “Cerchia dei Corpi Santi” (i paesi immediatamente attorno a Milano), un’etimologia quindi simile a quella di termini come “chiese foranee” e “vicario foraneo”. Il termine, contratto in “ad forem” da cui il successivo “Affori”, sarebbe poi passato ad indicare il borgo attorno a tale chiesa.

Da rilevare che il toponimo Affori è attestato anche come nome di una cascina di Boffalora sopra Ticino, e parrebbe connesso con un cognome identico, diffuso nella zona. Storia, topografia, aspetti della vita quotidiana di Affori sono noti grazie a resoconti redatti dai parroci di Affori, e in particolare da Alessandro Astesani (14 luglio 1762, Fagnano Olona 18 novembre 1831, Affori; sacerdote, scrittore, archeologo)

Stampato con la collaborazine di Sady Francinett i

stampatori in Milano dal 1920

20161 milano - via casarsa, 5 tel. 02.64.57.329e-mail: [email protected] www.sadyfrancinetti.it

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