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36 VENERDÌ4 DICEMBRE 2015La Guida
Erbe officinali? Un amore a prima vistaPer Barbara una passione e un lavoro
Sue le ricette sull’agenda La Guida 2016
“L’amore per la natura è ilfilo conduttore della mia vi-ta”. Barbara Milanesio, 35 an-ni, erborista e naturopata, hail sorriso contagioso di chi vi-ve esattamente la vita che hasempre sognato. A lei si devo-no le ricette sull’uso delle erbedelle nostre montagne pubbli-cate una a settimana sull’A-genda 2016 della Guida cheviene data in omaggio a tuttigli abbonati al giornale.
Quando parla con passio-ne delle piante che cresconospontaneamente nei prati enei boschi delle nostre monta-gna, lo sguardo di Barbara si illumina.
“Già da bambina mia ma-dre mi portava a raccoglie-re le erbe nei campi - ricorda-, sono �glia di contadini e hosempre avuto una grande pas-sione per la natura e gli ani-mali. Nell’adolescenza pur-troppo mi sono allontanataun po’ da questo mondo perpoi ritornarci dopo il diplomain Ragioneria”.
Come è nato l’interesse perle piante of�cinali?
“Durante gli studi superio-ri ho scoperto la chimica, una
materia che mi piaceva tantis-simo, ma che avrei voluto ab-binare di più all’ambiente na-turale. Quando è arrivato ilmomento di scegliere l’Uni-versità, mi hanno parlato del-la specializzazione in Tecni-che Erboristiche, facoltà diFarmacia di Savigliano. E’stato amore a prima vista”.
Il tirocinio al Parco natu-rale delle Alpi Marittime, nelgiardino botanico Valderiain località Terme di Valdieri,è stata la conferma di averintrapreso la strada giusta.
“Questa esperienza mi haaperto molte porte, ho potu-to avvicinarmi al mondo del-la coltura delle erbe utilizzatein montagna, studiarle atten-tamente da vicino per scoprir-ne le caratteristiche e le pecu-liarità”.
Nel 2010, in collaborazionecon il Parco, Barbara ha scrit-to un libro “Le piante of�cina-li delle Alpi Marittime” (Bluedizioni), che illustra 33 dellepiù conosciute e utilizzate er-be che crescono in montagna,in Valle Gesso in particolare,ma anche in tutte le altre zo-ne montane del cuneese. Per
ogni pianta è presente una de-scrizione botanica con i prin-cipi attivi e le proprietà far-macologiche attualmente stu-diate e una parte dedicata allericette per utilizzarle.
Un percorso di studi cheha continuato anche nellaquotidianità e che vuole tra-smettere agli altri.
“Continuo a studiare lepiante ogni giorno, non solodal punto di vista delle com-posizioni chimiche, ma so-prattutto del loro possibi-le utilizzo. Per sensibilizzarele persone organizzo dei cor-si informativi degli incontriper la preparazione di cosme-tici e saponi naturali. Ovvia-mente non si diventa erbori-sti, ma si può scoprire che sevoglio farmi un’ottima fritta-ta posso andare in un prato eraccogliere tarassaco, silene(i cosiddetti “sciupet”) e pian-taggine, che se ho la tosse pos-so farmi una tisana di primu-la e viola, per non parlare del-la malva, una pianta selvaticache nelle nostre montagne èda sempre utilizzata per pro-blemi di in�ammazione”.
L’uso delle erbe selvatiche è una tradizione antica nellenostre valli, è questa la pas-sione che la spinge?
“Sono convinta che se unapersona è consapevole diquante sono le proprietà di
queste piante e di come puòusarle, ne giova la salute. Ol-tre a studiare le loro caratte-ristiche, vado a intervistare glianziani per sapere come ve-nivano utilizzate; sono loro ilnostro sapere, se nessuno siinforma o chiede tutto questogrande patrimonio di cono-scenza andrà perso”.
Da 5 anni, oltre alla suaprofessione da naturopataspecializzata in ri�essologiaplantare, Barbara gestiscecon Giancarlo il Bed & Bre-akfast “Notte Stellata” a Ga-iola.
“Ho trasformato la mia pas-sione in un lavoro e mi riten-go molto fortunata – dice sor-ridendo - Non è una profes-sione semplice, però sono fe-lice e soddisfatta perché vi-vo a contatto con la natu-ra. Al giorno d’oggi le perso-ne sono molto stressate e an-siose, la vita frenetica ci portaad essere sempre di corsa. Gliincontri sulla raccolta e l’uti-lizzo delle erbe spontanee vo-gliono essere un invito a risco-prire il contatto con la natu-ra. Ritrovare la calma facendouna passeggiata alla scoper-ta delle nostre piante, maga-ri accompagnati da famigliae bambini, ci aiuta a rilassar-ci e ritornare ai ritmi di unavolta, quando, è vero manca-vano tante cose, ma non c’e-
ra questo affanno continuo equest’ansia di correre… dove poi?”.
Chi volesse mettersi in con-tatto può visitare il sito in-ternet www.bebnottestella-ta.com o scrivere direttamen-te alla mail [email protected]
Monica Arnaudo
Nella foto in alto Barbara Milanesiodavanti al suo Bed & Breakfast.Qui sopra la copertinadell’agenda La Guida 2016che viene data in omaggioagli abbonati e al cui internoci sono le ricettesull’uso delle erbe of�cinalidelle nostre montagne.
Una vita trascorsa fra la borgata Dragoniere di Sam-peyre e la baita all’alpeggio. Antonio (Toni) Carlotti e Do-menica Paseri si sono mossi poco, nella loro vita: “Una vol-ta siamo stati a Milano, un’al-tra in Liguria al mare. Poi sia-mo stati sempre qui, perché c’erano le bestie da guarda-re!”.
Dove siete nati?Domenica Paseri: “So-
no nata a Vallone Ricchiar-di, una borgata di Sampeyre oggi disabitata, il 25 gennaio 1943”.
Toni Carlotti: “Sono na-to sotto il Colle del Prete, a Chiambetta, il 3 settembre 1935 in una baita, i miei era-no all’alpeggio”.
La vostra infanzia?Domenica: “Ho giocato po-
co, non c’era nulla! Già da bambina andavo al pascolo, i miei erano contadini a Vallo-ne, eravamo tre sorelle, io so-no l’ultima”.
Toni: “Da metà aprile � no al 20 settembre i miei andavano alla baita a Chiambetta, all’al-peggio, con le bestie. C’erano due sorelle che vivevano lassù tutto l’anno con il fratello cie-co, “Giuantoni” Fina, che suo-nava la � sarmonica e il violi-no e cantava. Abbiamo canta-to insieme tante volte davanti alla baita, all’aperto: lassù fa-cevamo le nostre veglie”.
Quando avete iniziato a lavorare?
“Da bambini abbiamo ini-ziato ad andare al pascolo e aiutavamo a tagliare il � eno. In quegli anni avevamo tre mucche, un asino, una capra, un agnellino nero. Era una vita dura”.
Avete conosciuto la pover-tà?
“La fame no, la povertà sì. Soldi ce ne erano ben pochi e bisognava mettere sempre qualcosa in disparte, per gli imprevisti della vita”.
Il Natale?Domenica: “Lo festeggia-
vamo con niente! Gesù Bam-bino ci portava una bambo-lina o due ovetti di zucchero, una manciata di castagne e di nocciole”.
Dove vi siete conosciuti?Domenica ride: “Ci cono-
scevamo già da bambini, ma la simpatia è nata più avan-ti. Toni aveva tante fidanza-te e prima non mi guarda-va! Quando mi sono sposa-ta, avevo 19 anni e lui 27. Ci siamo sposati il 15 settembre 1962, nelle chiesa di Santo Stefano, sopra Rore”.
Avete fatto una bella fe-sta?
“Sì, e don Celestino Testa prima della cerimonia ha det-to ai suonatori: “Adesso per favore smettetela di suonare, che andiamo in chiesa!”. Sia-
mo stati � danzati sei mesi, ci piacevamo”.
Domenica, lei aveva altri pretendenti?
“Se una ragazza non ha ammiratori, vuol dire che c’è qualcosa che non va!”.
Il viaggio di nozze?Toni ride: “Due giorni dopo
le nozze siamo andati all’al-peggio a “meire de Fino”! Ho insegnato a Domenica i no-stri sentieri sperduti …”.
Come si vive a Dragonie-re?
“Bene, anche se oggi non c’è più nessuno. Quest’inver-no siamo in tre persone. Ci piace molto, è il mio mon-
do!”.Quanti � gli avete avuto?“Due figli: Chiaffredo (che
non c’è più) e Giovanni Bat-tista”.
Cosa è successo a Chiaf-fredo?
Domenica: “Era andato nell’orto a prendere un por-ro per il minestrone, è scivo-lato e ha battuto la testa. Era il 26 ottobre 2014. Toni arri-vava con le mucche, c’era del trambusto e ha visto Chiaf-fredo per terra”.
Toni: “Mi sono avvicinato a lui, Chiaffredo mi ha fatto ca-pire con un segno che aveva male alla testa e mi ha detto:
“Non vedrò più le mie ama-te montagne”. L’ambulanza lo ha portato a Cuneo, dove è morto dopo due giorni. Aveva 51 anni, era un buono ed era felice di vivere qui”.
Come è cambiata per voi la vita?
Toni: “Cambia tutto! È un dolore enorme, che toglie la voglia di vivere”.
Domenica: “Ci è mancata la terra sotto i piedi! Noi sia-mo senza patente, abbiamo sbagliato a non prenderla, ma non immaginavamo che nostro figlio sarebbe morto prima di noi”.
Nel momento del grande
dolore cosa avete capito?“Vogliamo ringraziate tutte
le persone e i tanti amici che ci sono stati vicini, e che non credevamo di avere”.
La morte di vostro figlio come vi ha cambiati?
“È duro. Non abbiamo più voglia di ridere di scherzare, né di andare a ballare le dan-ze occitane. Ora comprendia-mo bene il dolore degli altri”.
E gli animali?Toni: “Sono stati la nostra
vita, mai ho pensato di anda-re a lavorare in fabbrica! Qui a Dragoniere abbiamo tra-scorso una vita serena”.
Domenica: “Io sarei andata volentieri a tenere le bestie in pianura, ma Toni non ha vo-luto. Ma se ti sposi, devi se-guire tuo marito!”.
Al mattino, quando vi sve-gliate?
Domenica: “Ringrazio No-stro Signore che ci concede ancora qualche giorno di vi-ta”.
Pregate?Toni: “Una volta di sera e di
mattino, oggi di meno”.Domenica: “Io recito tutti i
giorni il Rosario”.Credete in Dio?“Sappiamo che Dio c’è, ma
oggi che è morto nostro � glio Chiaffredo facciamo fatica. Nostro � glio era una persona giusta, perché è morto?”.
Alberto Burzio
Un’esistenza di lavoro fra la borgata Dragoniere di Sampeyre e la baita di Chiambetta per l’alpeggio estivo. “Sappiamo che Dio c’è, ma ora che abbiamo perso nostro figlio facciamo fatica”
Quando “il Natale si festeggiava con niente”: “Toni” Carlotti e la moglie Domenica raccontano l’amore per la montagna e le sorprese, anche dolorose, di una lunga vita
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36 VENERDÌ 4 DICEMBRE 2015 La Guida
Erbe officinali? Un amore a prima vistaPer Barbara una passione e un lavoro
Sue le ricette sull’agenda La Guida 2016
“L’amore per la natura è ilfilo conduttore della mia vi-ta”. Barbara Milanesio, 35 an-ni, erborista e naturopata, hail sorriso contagioso di chi vi-ve esattamente la vita che hasempre sognato. A lei si devo-no le ricette sull’uso delle erbedelle nostre montagne pubbli-cate una a settimana sull’A-genda 2016 della Guida cheviene data in omaggio a tuttigli abbonati al giornale.
Quando parla con passio-ne delle piante che cresconospontaneamente nei prati enei boschi delle nostre monta-gna, lo sguardo di Barbara si illumina.
“Già da bambina mia ma-dre mi portava a raccoglie-re le erbe nei campi - ricorda-, sono �glia di contadini e hosempre avuto una grande pas-sione per la natura e gli ani-mali. Nell’adolescenza pur-troppo mi sono allontanataun po’ da questo mondo perpoi ritornarci dopo il diplomain Ragioneria”.
Come è nato l’interesse perle piante of�cinali?
“Durante gli studi superio-ri ho scoperto la chimica, una
materia che mi piaceva tantis-simo, ma che avrei voluto ab-binare di più all’ambiente na-turale. Quando è arrivato ilmomento di scegliere l’Uni-versità, mi hanno parlato del-la specializzazione in Tecni-che Erboristiche, facoltà diFarmacia di Savigliano. E’stato amore a prima vista”.
Il tirocinio al Parco natu-rale delle Alpi Marittime, nelgiardino botanico Valderiain località Terme di Valdieri,è stata la conferma di averintrapreso la strada giusta.
“Questa esperienza mi haaperto molte porte, ho potu-to avvicinarmi al mondo del-la coltura delle erbe utilizzatein montagna, studiarle atten-tamente da vicino per scoprir-ne le caratteristiche e le pecu-liarità”.
Nel 2010, in collaborazionecon il Parco, Barbara ha scrit-to un libro “Le piante of�cina-li delle Alpi Marittime” (Bluedizioni), che illustra 33 dellepiù conosciute e utilizzate er-be che crescono in montagna,in Valle Gesso in particolare,ma anche in tutte le altre zo-ne montane del cuneese. Per
ogni pianta è presente una de-scrizione botanica con i prin-cipi attivi e le proprietà far-macologiche attualmente stu-diate e una parte dedicata allericette per utilizzarle.
Un percorso di studi cheha continuato anche nellaquotidianità e che vuole tra-smettere agli altri.
“Continuo a studiare lepiante ogni giorno, non solodal punto di vista delle com-posizioni chimiche, ma so-prattutto del loro possibi-le utilizzo. Per sensibilizzarele persone organizzo dei cor-si informativi degli incontriper la preparazione di cosme-tici e saponi naturali. Ovvia-mente non si diventa erbori-sti, ma si può scoprire che sevoglio farmi un’ottima fritta-ta posso andare in un prato eraccogliere tarassaco, silene(i cosiddetti “sciupet”) e pian-taggine, che se ho la tosse pos-so farmi una tisana di primu-la e viola, per non parlare del-la malva, una pianta selvaticache nelle nostre montagne èda sempre utilizzata per pro-blemi di in�ammazione”.
L’uso delle erbe selvatiche è una tradizione antica nellenostre valli, è questa la pas-sione che la spinge?
“Sono convinta che se unapersona è consapevole diquante sono le proprietà di
queste piante e di come puòusarle, ne giova la salute. Ol-tre a studiare le loro caratte-ristiche, vado a intervistare glianziani per sapere come ve-nivano utilizzate; sono loro ilnostro sapere, se nessuno siinforma o chiede tutto questogrande patrimonio di cono-scenza andrà perso”.
Da 5 anni, oltre alla suaprofessione da naturopataspecializzata in ri�essologiaplantare, Barbara gestiscecon Giancarlo il Bed & Bre-akfast “Notte Stellata” a Ga-iola.
“Ho trasformato la mia pas-sione in un lavoro e mi riten-go molto fortunata – dice sor-ridendo - Non è una profes-sione semplice, però sono fe-lice e soddisfatta perché vi-vo a contatto con la natu-ra. Al giorno d’oggi le perso-ne sono molto stressate e an-siose, la vita frenetica ci portaad essere sempre di corsa. Gliincontri sulla raccolta e l’uti-lizzo delle erbe spontanee vo-gliono essere un invito a risco-prire il contatto con la natu-ra. Ritrovare la calma facendouna passeggiata alla scoper-ta delle nostre piante, maga-ri accompagnati da famigliae bambini, ci aiuta a rilassar-ci e ritornare ai ritmi di unavolta, quando, è vero manca-vano tante cose, ma non c’e-
ra questo affanno continuo equest’ansia di correre… dove poi?”.
Chi volesse mettersi in con-tatto può visitare il sito in-ternet www.bebnottestella-ta.com o scrivere direttamen-te alla mail [email protected]
Monica Arnaudo
Nella foto in alto Barbara Milanesiodavanti al suo Bed & Breakfast.Qui sopra la copertinadell’agenda La Guida 2016che viene data in omaggioagli abbonati e al cui internoci sono le ricettesull’uso delle erbe of�cinalidelle nostre montagne.
Una vita trascorsa fra laborgata Dragoniere di Sam-peyre e la baita all’alpeggio.Antonio (Toni) Carlotti e Do-menica Paseri si sono mossipoco, nella loro vita: “Una vol-ta siamo stati a Milano, un’al-tra in Liguria al mare. Poi sia-mo stati sempre qui, perchéc’erano le bestie da guarda-re!”.
Dove siete nati?Domenica Paseri: “So-
no nata a Vallone Ricchiar-di, una borgata di Sampeyreoggi disabitata, il 25 gennaio1943”.
Toni Carlotti: “Sono na-to sotto il Colle del Prete, aChiambetta, il 3 settembre1935 in una baita, i miei era-no all’alpeggio”.
La vostra infanzia?Domenica: “Ho giocato po-
co, non c’era nulla! Già dabambina andavo al pascolo, imiei erano contadini a Vallo-ne, eravamo tre sorelle, io so-no l’ultima”.
Toni: “Da metà aprile �no al20 settembre i miei andavanoalla baita a Chiambetta, all’al-peggio, con le bestie. C’eranodue sorelle che vivevano lassùtutto l’anno con il fratello cie-co, “Giuantoni” Fina, che suo-nava la � sarmonica e il violi-no e cantava. Abbiamo canta-to insieme tante volte davantialla baita, all’aperto: lassù fa-cevamo le nostre veglie”.
Quando avete iniziato alavorare?
“Da bambini abbiamo ini-ziato ad andare al pascolo eaiutavamo a tagliare il �eno.In quegli anni avevamo tremucche, un asino, una capra,un agnellino nero. Era unavita dura”.
Avete conosciuto la pover-tà?
“La fame no, la povertà sì.Soldi ce ne erano ben pochie bisognava mettere semprequalcosa in disparte, per gliimprevisti della vita”.
Il Natale?Domenica: “Lo festeggia-
vamo con niente! Gesù Bam-bino ci portava una bambo-lina o due ovetti di zucchero,una manciata di castagne e dinocciole”.
Dove vi siete conosciuti?Domenica ride: “Ci cono-
scevamo già da bambini, mala simpatia è nata più avan-ti. Toni aveva tante fidanza-te e prima non mi guarda-va! Quando mi sono sposa-ta, avevo 19 anni e lui 27. Cisiamo sposati il 15 settembre1962, nelle chiesa di SantoStefano, sopra Rore”.
Avete fatto una bella fe-sta?
“Sì, e don Celestino Testaprima della cerimonia ha det-to ai suonatori: “Adesso perfavore smettetela di suonare,che andiamo in chiesa!”. Sia-
mo stati �danzati sei mesi, cipiacevamo”.
Domenica, lei aveva altripretendenti?
“Se una ragazza non haammiratori, vuol dire che c’èqualcosa che non va!”.
Il viaggio di nozze?Toni ride: “Due giorni dopo
le nozze siamo andati all’al-peggio a “meire de Fino”! Hoinsegnato a Domenica i no-stri sentieri sperduti …”.
Come si vive a Dragonie-re?
“Bene, anche se oggi nonc’è più nessuno. Quest’inver-no siamo in tre persone. Cipiace molto, è il mio mon-
do!”.Quanti �gli avete avuto?“Due figli: Chiaffredo (che
non c’è più) e Giovanni Bat-tista”.
Cosa è successo a Chiaf-fredo?
Domenica: “Era andatonell’orto a prendere un por-ro per il minestrone, è scivo-lato e ha battuto la testa. Erail 26 ottobre 2014. Toni arri-vava con le mucche, c’era deltrambusto e ha visto Chiaf-fredo per terra”.
Toni: “Mi sono avvicinato alui, Chiaffredo mi ha fatto ca-pire con un segno che avevamale alla testa e mi ha detto:
“Non vedrò più le mie ama-te montagne”. L’ambulanzalo ha portato a Cuneo, dove èmorto dopo due giorni. Aveva51 anni, era un buono ed erafelice di vivere qui”.
Come è cambiata per voila vita?
Toni: “Cambia tutto! È undolore enorme, che toglie lavoglia di vivere”.
Domenica: “Ci è mancatala terra sotto i piedi! Noi sia-mo senza patente, abbiamosbagliato a non prenderla,ma non immaginavamo chenostro figlio sarebbe mortoprima di noi”.
Nel momento del grande
dolore cosa avete capito?“Vogliamo ringraziate tutte
le persone e i tanti amici checi sono stati vicini, e che noncredevamo di avere”.
La morte di vostro figliocome vi ha cambiati?
“È duro. Non abbiamo piùvoglia di ridere di scherzare,né di andare a ballare le dan-ze occitane. Ora comprendia-mo bene il dolore degli altri”.
E gli animali?Toni: “Sono stati la nostra
vita, mai ho pensato di anda-re a lavorare in fabbrica! Quia Dragoniere abbiamo tra-scorso una vita serena”.
Domenica: “Io sarei andatavolentieri a tenere le bestie inpianura, ma Toni non ha vo-luto. Ma se ti sposi, devi se-guire tuo marito!”.
Al mattino, quando vi sve-gliate?
Domenica: “Ringrazio No-stro Signore che ci concedeancora qualche giorno di vi-ta”.
Pregate?Toni: “Una volta di sera e di
mattino, oggi di meno”.Domenica: “Io recito tutti i
giorni il Rosario”.Credete in Dio?“Sappiamo che Dio c’è, ma
oggi che è morto nostro �glioChiaffredo facciamo fatica.Nostro �glio era una personagiusta, perché è morto?”.
Alberto Burzio
Un’esistenza di lavoro fra la borgata Dragoniere di Sampeyre e la baita di Chiambetta per l’alpeggio estivo. “Sappiamo che Dio c’è, ma ora che abbiamo perso nostro figlio facciamo fatica”
Quando “il Natale si festeggiava con niente”: “Toni” Carlotti e la moglie Domenicaraccontano l’amore per la montagna e le sorprese, anche dolorose, di una lunga vita
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