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Una vita trascorsa fra la borgata Dragoniere di Sam- peyre e la baita all’alpeggio. Antonio (Toni) Carlotti e Do- menica Paseri si sono mossi poco, nella loro vita: “Una vol- ta siamo stati a Milano, un’al- tra in Liguria al mare. Poi sia- mo stati sempre qui, perché c’erano le bestie da guarda- re!”. Dove siete nati? Domenica Paseri: “So- no nata a Vallone Ricchiar- di, una borgata di Sampeyre oggi disabitata, il 25 gennaio 1943”. Toni Carlotti: “Sono na- to sotto il Colle del Prete, a Chiambetta, il 3 settembre 1935 in una baita, i miei era- no all’alpeggio”. La vostra infanzia? Domenica: “Ho giocato po- co, non c’era nulla! Già da bambina andavo al pascolo, i miei erano contadini a Vallo- ne, eravamo tre sorelle, io so- no l’ultima”. Toni: “Da metà aprile fino al 20 settembre i miei andavano alla baita a Chiambetta, all’al- peggio, con le bestie. C’erano due sorelle che vivevano lassù tutto l’anno con il fratello cie- co, “Giuantoni” Fina, che suo- nava la fisarmonica e il violi- no e cantava. Abbiamo canta- to insieme tante volte davanti alla baita, all’aperto: lassù fa- cevamo le nostre veglie”. Quando avete iniziato a lavorare? “Da bambini abbiamo ini- ziato ad andare al pascolo e aiutavamo a tagliare il fieno. In quegli anni avevamo tre mucche, un asino, una capra, un agnellino nero. Era una vita dura”. Avete conosciuto la pover- tà? “La fame no, la povertà sì. Soldi ce ne erano ben pochi e bisognava mettere sempre qualcosa in disparte, per gli imprevisti della vita”. Il Natale? Domenica: “Lo festeggia- vamo con niente! Gesù Bam- bino ci portava una bambo- lina o due ovetti di zucchero, una manciata di castagne e di nocciole”. Dove vi siete conosciuti? Domenica ride: “Ci cono- scevamo già da bambini, ma la simpatia è nata più avan- ti. Toni aveva tante fidanza- te e prima non mi guarda- va! Quando mi sono sposa- ta, avevo 19 anni e lui 27. Ci siamo sposati il 15 settembre 1962, nelle chiesa di Santo Stefano, sopra Rore”. Avete fatto una bella fe- sta? “Sì, e don Celestino Testa prima della cerimonia ha det- to ai suonatori: “Adesso per favore smettetela di suonare, che andiamo in chiesa!”. Sia- mo stati fidanzati sei mesi, ci piacevamo”. Domenica, lei aveva altri pretendenti? “Se una ragazza non ha ammiratori, vuol dire che c’è qualcosa che non va!”. Il viaggio di nozze? Toni ride: “Due giorni dopo le nozze siamo andati all’al- peggio a “meire de Fino”! Ho insegnato a Domenica i no- stri sentieri sperduti …”. Come si vive a Dragonie- re? “Bene, anche se oggi non c’è più nessuno. Quest’inver- no siamo in tre persone. Ci piace molto, è il mio mon- do!”. Quanti figli avete avuto? “Due figli: Chiaffredo (che non c’è più) e Giovanni Bat- tista”. Cosa è successo a Chiaf- fredo? Domenica: “Era andato nell’orto a prendere un por- ro per il minestrone, è scivo- lato e ha battuto la testa. Era il 26 ottobre 2014. Toni arri- vava con le mucche, c’era del trambusto e ha visto Chiaf- fredo per terra”. Toni: “Mi sono avvicinato a lui, Chiaffredo mi ha fatto ca- pire con un segno che aveva male alla testa e mi ha detto: “Non vedrò più le mie ama- te montagne”. L’ambulanza lo ha portato a Cuneo, dove è morto dopo due giorni. Aveva 51 anni, era un buono ed era felice di vivere qui”. Come è cambiata per voi la vita? Toni: “Cambia tutto! È un dolore enorme, che toglie la voglia di vivere”. Domenica: “Ci è mancata la terra sotto i piedi! Noi sia- mo senza patente, abbiamo sbagliato a non prenderla, ma non immaginavamo che nostro figlio sarebbe morto prima di noi”. Nel momento del grande dolore cosa avete capito? “Vogliamo ringraziate tutte le persone e i tanti amici che ci sono stati vicini, e che non credevamo di avere”. La morte di vostro figlio come vi ha cambiati? “È duro. Non abbiamo più voglia di ridere di scherzare, né di andare a ballare le dan- ze occitane. Ora comprendia- mo bene il dolore degli altri”. E gli animali? Toni: “Sono stati la nostra vita, mai ho pensato di anda- re a lavorare in fabbrica! Qui a Dragoniere abbiamo tra- scorso una vita serena”. Domenica: “Io sarei andata volentieri a tenere le bestie in pianura, ma Toni non ha vo- luto. Ma se ti sposi, devi se- guire tuo marito!”. Al mattino, quando vi sve- gliate? Domenica: “Ringrazio No- stro Signore che ci concede ancora qualche giorno di vi- ta”. Pregate? Toni: “Una volta di sera e di mattino, oggi di meno”. Domenica: “Io recito tutti i giorni il Rosario”. Credete in Dio? “Sappiamo che Dio c’è, ma oggi che è morto nostro figlio Chiaffredo facciamo fatica. Nostro figlio era una persona giusta, perché è morto?”. Alberto Burzio Un’esistenza di lavoro fra la borgata Dragoniere di Sampeyre e la baita di Chiambetta per l’alpeggio estivo. “Sappiamo che Dio c’è, ma ora che abbiamo perso nostro figlio facciamo fatica” Quando “il Natale si festeggiava con niente”: “Toni” Carlotti e la moglie Domenica raccontano l’amore per la montagna e le sorprese, anche dolorose, di una lunga vita 36 VENERDÌ 4 DICEMBRE 2015 La Guida

36 La Guida 4 DICEMBRE 2015 INTERVISTE Nella foto in alto Barbara Milanesio Erbe officinali… · Erbe officinali? Un amore a prima vista Per Barbara una passione e un lavoro Sue

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36 VENERDÌ4 DICEMBRE 2015La Guida

Erbe officinali? Un amore a prima vistaPer Barbara una passione e un lavoro

Sue le ricette sull’agenda La Guida 2016

“L’amore per la natura è ilfilo conduttore della mia vi-ta”. Barbara Milanesio, 35 an-ni, erborista e naturopata, hail sorriso contagioso di chi vi-ve esattamente la vita che hasempre sognato. A lei si devo-no le ricette sull’uso delle erbedelle nostre montagne pubbli-cate una a settimana sull’A-genda 2016 della Guida cheviene data in omaggio a tuttigli abbonati al giornale.

Quando parla con passio-ne delle piante che cresconospontaneamente nei prati enei boschi delle nostre monta-gna, lo sguardo di Barbara si illumina.

“Già da bambina mia ma-dre mi portava a raccoglie-re le erbe nei campi - ricorda-, sono �glia di contadini e hosempre avuto una grande pas-sione per la natura e gli ani-mali. Nell’adolescenza pur-troppo mi sono allontanataun po’ da questo mondo perpoi ritornarci dopo il diplomain Ragioneria”.

Come è nato l’interesse perle piante of�cinali?

“Durante gli studi superio-ri ho scoperto la chimica, una

materia che mi piaceva tantis-simo, ma che avrei voluto ab-binare di più all’ambiente na-turale. Quando è arrivato ilmomento di scegliere l’Uni-versità, mi hanno parlato del-la specializzazione in Tecni-che Erboristiche, facoltà diFarmacia di Savigliano. E’stato amore a prima vista”.

Il tirocinio al Parco natu-rale delle Alpi Marittime, nelgiardino botanico Valderiain località Terme di Valdieri,è stata la conferma di averintrapreso la strada giusta.

“Questa esperienza mi haaperto molte porte, ho potu-to avvicinarmi al mondo del-la coltura delle erbe utilizzatein montagna, studiarle atten-tamente da vicino per scoprir-ne le caratteristiche e le pecu-liarità”.

Nel 2010, in collaborazionecon il Parco, Barbara ha scrit-to un libro “Le piante of�cina-li delle Alpi Marittime” (Bluedizioni), che illustra 33 dellepiù conosciute e utilizzate er-be che crescono in montagna,in Valle Gesso in particolare,ma anche in tutte le altre zo-ne montane del cuneese. Per

ogni pianta è presente una de-scrizione botanica con i prin-cipi attivi e le proprietà far-macologiche attualmente stu-diate e una parte dedicata allericette per utilizzarle.

Un percorso di studi cheha continuato anche nellaquotidianità e che vuole tra-smettere agli altri.

“Continuo a studiare lepiante ogni giorno, non solodal punto di vista delle com-posizioni chimiche, ma so-prattutto del loro possibi-le utilizzo. Per sensibilizzarele persone organizzo dei cor-si informativi degli incontriper la preparazione di cosme-tici e saponi naturali. Ovvia-mente non si diventa erbori-sti, ma si può scoprire che sevoglio farmi un’ottima fritta-ta posso andare in un prato eraccogliere tarassaco, silene(i cosiddetti “sciupet”) e pian-taggine, che se ho la tosse pos-so farmi una tisana di primu-la e viola, per non parlare del-la malva, una pianta selvaticache nelle nostre montagne èda sempre utilizzata per pro-blemi di in�ammazione”.

L’uso delle erbe selvatiche è una tradizione antica nellenostre valli, è questa la pas-sione che la spinge?

“Sono convinta che se unapersona è consapevole diquante sono le proprietà di

queste piante e di come puòusarle, ne giova la salute. Ol-tre a studiare le loro caratte-ristiche, vado a intervistare glianziani per sapere come ve-nivano utilizzate; sono loro ilnostro sapere, se nessuno siinforma o chiede tutto questogrande patrimonio di cono-scenza andrà perso”.

Da 5 anni, oltre alla suaprofessione da naturopataspecializzata in ri�essologiaplantare, Barbara gestiscecon Giancarlo il Bed & Bre-akfast “Notte Stellata” a Ga-iola.

“Ho trasformato la mia pas-sione in un lavoro e mi riten-go molto fortunata – dice sor-ridendo - Non è una profes-sione semplice, però sono fe-lice e soddisfatta perché vi-vo a contatto con la natu-ra. Al giorno d’oggi le perso-ne sono molto stressate e an-siose, la vita frenetica ci portaad essere sempre di corsa. Gliincontri sulla raccolta e l’uti-lizzo delle erbe spontanee vo-gliono essere un invito a risco-prire il contatto con la natu-ra. Ritrovare la calma facendouna passeggiata alla scoper-ta delle nostre piante, maga-ri accompagnati da famigliae bambini, ci aiuta a rilassar-ci e ritornare ai ritmi di unavolta, quando, è vero manca-vano tante cose, ma non c’e-

ra questo affanno continuo equest’ansia di correre… dove poi?”.

Chi volesse mettersi in con-tatto può visitare il sito in-ternet www.bebnottestella-ta.com o scrivere direttamen-te alla mail [email protected]

Monica Arnaudo

Nella foto in alto Barbara Milanesiodavanti al suo Bed & Breakfast.Qui sopra la copertinadell’agenda La Guida 2016che viene data in omaggioagli abbonati e al cui internoci sono le ricettesull’uso delle erbe of�cinalidelle nostre montagne.

Una vita trascorsa fra la borgata Dragoniere di Sam-peyre e la baita all’alpeggio. Antonio (Toni) Carlotti e Do-menica Paseri si sono mossi poco, nella loro vita: “Una vol-ta siamo stati a Milano, un’al-tra in Liguria al mare. Poi sia-mo stati sempre qui, perché c’erano le bestie da guarda-re!”.

Dove siete nati?Domenica Paseri: “So-

no nata a Vallone Ricchiar-di, una borgata di Sampeyre oggi disabitata, il 25 gennaio 1943”.

Toni Carlotti: “Sono na-to sotto il Colle del Prete, a Chiambetta, il 3 settembre 1935 in una baita, i miei era-no all’alpeggio”.

La vostra infanzia?Domenica: “Ho giocato po-

co, non c’era nulla! Già da bambina andavo al pascolo, i miei erano contadini a Vallo-ne, eravamo tre sorelle, io so-no l’ultima”.

Toni: “Da metà aprile � no al 20 settembre i miei andavano alla baita a Chiambetta, all’al-peggio, con le bestie. C’erano due sorelle che vivevano lassù tutto l’anno con il fratello cie-co, “Giuantoni” Fina, che suo-nava la � sarmonica e il violi-no e cantava. Abbiamo canta-to insieme tante volte davanti alla baita, all’aperto: lassù fa-cevamo le nostre veglie”.

Quando avete iniziato a lavorare?

“Da bambini abbiamo ini-ziato ad andare al pascolo e aiutavamo a tagliare il � eno. In quegli anni avevamo tre mucche, un asino, una capra, un agnellino nero. Era una vita dura”.

Avete conosciuto la pover-tà?

“La fame no, la povertà sì. Soldi ce ne erano ben pochi e bisognava mettere sempre qualcosa in disparte, per gli imprevisti della vita”.

Il Natale?Domenica: “Lo festeggia-

vamo con niente! Gesù Bam-bino ci portava una bambo-lina o due ovetti di zucchero, una manciata di castagne e di nocciole”.

Dove vi siete conosciuti?Domenica ride: “Ci cono-

scevamo già da bambini, ma la simpatia è nata più avan-ti. Toni aveva tante fidanza-te e prima non mi guarda-va! Quando mi sono sposa-ta, avevo 19 anni e lui 27. Ci siamo sposati il 15 settembre 1962, nelle chiesa di Santo Stefano, sopra Rore”.

Avete fatto una bella fe-sta?

“Sì, e don Celestino Testa prima della cerimonia ha det-to ai suonatori: “Adesso per favore smettetela di suonare, che andiamo in chiesa!”. Sia-

mo stati � danzati sei mesi, ci piacevamo”.

Domenica, lei aveva altri pretendenti?

“Se una ragazza non ha ammiratori, vuol dire che c’è qualcosa che non va!”.

Il viaggio di nozze?Toni ride: “Due giorni dopo

le nozze siamo andati all’al-peggio a “meire de Fino”! Ho insegnato a Domenica i no-stri sentieri sperduti …”.

Come si vive a Dragonie-re?

“Bene, anche se oggi non c’è più nessuno. Quest’inver-no siamo in tre persone. Ci piace molto, è il mio mon-

do!”.Quanti � gli avete avuto?“Due figli: Chiaffredo (che

non c’è più) e Giovanni Bat-tista”.

Cosa è successo a Chiaf-fredo?

Domenica: “Era andato nell’orto a prendere un por-ro per il minestrone, è scivo-lato e ha battuto la testa. Era il 26 ottobre 2014. Toni arri-vava con le mucche, c’era del trambusto e ha visto Chiaf-fredo per terra”.

Toni: “Mi sono avvicinato a lui, Chiaffredo mi ha fatto ca-pire con un segno che aveva male alla testa e mi ha detto:

“Non vedrò più le mie ama-te montagne”. L’ambulanza lo ha portato a Cuneo, dove è morto dopo due giorni. Aveva 51 anni, era un buono ed era felice di vivere qui”.

Come è cambiata per voi la vita?

Toni: “Cambia tutto! È un dolore enorme, che toglie la voglia di vivere”.

Domenica: “Ci è mancata la terra sotto i piedi! Noi sia-mo senza patente, abbiamo sbagliato a non prenderla, ma non immaginavamo che nostro figlio sarebbe morto prima di noi”.

Nel momento del grande

dolore cosa avete capito?“Vogliamo ringraziate tutte

le persone e i tanti amici che ci sono stati vicini, e che non credevamo di avere”.

La morte di vostro figlio come vi ha cambiati?

“È duro. Non abbiamo più voglia di ridere di scherzare, né di andare a ballare le dan-ze occitane. Ora comprendia-mo bene il dolore degli altri”.

E gli animali?Toni: “Sono stati la nostra

vita, mai ho pensato di anda-re a lavorare in fabbrica! Qui a Dragoniere abbiamo tra-scorso una vita serena”.

Domenica: “Io sarei andata volentieri a tenere le bestie in pianura, ma Toni non ha vo-luto. Ma se ti sposi, devi se-guire tuo marito!”.

Al mattino, quando vi sve-gliate?

Domenica: “Ringrazio No-stro Signore che ci concede ancora qualche giorno di vi-ta”.

Pregate?Toni: “Una volta di sera e di

mattino, oggi di meno”.Domenica: “Io recito tutti i

giorni il Rosario”.Credete in Dio?“Sappiamo che Dio c’è, ma

oggi che è morto nostro � glio Chiaffredo facciamo fatica. Nostro � glio era una persona giusta, perché è morto?”.

Alberto Burzio

Un’esistenza di lavoro fra la borgata Dragoniere di Sampeyre e la baita di Chiambetta per l’alpeggio estivo. “Sappiamo che Dio c’è, ma ora che abbiamo perso nostro figlio facciamo fatica”

Quando “il Natale si festeggiava con niente”: “Toni” Carlotti e la moglie Domenica raccontano l’amore per la montagna e le sorprese, anche dolorose, di una lunga vita

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36 VENERDÌ 4 DICEMBRE 2015 La Guida

Erbe officinali? Un amore a prima vistaPer Barbara una passione e un lavoro

Sue le ricette sull’agenda La Guida 2016

“L’amore per la natura è ilfilo conduttore della mia vi-ta”. Barbara Milanesio, 35 an-ni, erborista e naturopata, hail sorriso contagioso di chi vi-ve esattamente la vita che hasempre sognato. A lei si devo-no le ricette sull’uso delle erbedelle nostre montagne pubbli-cate una a settimana sull’A-genda 2016 della Guida cheviene data in omaggio a tuttigli abbonati al giornale.

Quando parla con passio-ne delle piante che cresconospontaneamente nei prati enei boschi delle nostre monta-gna, lo sguardo di Barbara si illumina.

“Già da bambina mia ma-dre mi portava a raccoglie-re le erbe nei campi - ricorda-, sono �glia di contadini e hosempre avuto una grande pas-sione per la natura e gli ani-mali. Nell’adolescenza pur-troppo mi sono allontanataun po’ da questo mondo perpoi ritornarci dopo il diplomain Ragioneria”.

Come è nato l’interesse perle piante of�cinali?

“Durante gli studi superio-ri ho scoperto la chimica, una

materia che mi piaceva tantis-simo, ma che avrei voluto ab-binare di più all’ambiente na-turale. Quando è arrivato ilmomento di scegliere l’Uni-versità, mi hanno parlato del-la specializzazione in Tecni-che Erboristiche, facoltà diFarmacia di Savigliano. E’stato amore a prima vista”.

Il tirocinio al Parco natu-rale delle Alpi Marittime, nelgiardino botanico Valderiain località Terme di Valdieri,è stata la conferma di averintrapreso la strada giusta.

“Questa esperienza mi haaperto molte porte, ho potu-to avvicinarmi al mondo del-la coltura delle erbe utilizzatein montagna, studiarle atten-tamente da vicino per scoprir-ne le caratteristiche e le pecu-liarità”.

Nel 2010, in collaborazionecon il Parco, Barbara ha scrit-to un libro “Le piante of�cina-li delle Alpi Marittime” (Bluedizioni), che illustra 33 dellepiù conosciute e utilizzate er-be che crescono in montagna,in Valle Gesso in particolare,ma anche in tutte le altre zo-ne montane del cuneese. Per

ogni pianta è presente una de-scrizione botanica con i prin-cipi attivi e le proprietà far-macologiche attualmente stu-diate e una parte dedicata allericette per utilizzarle.

Un percorso di studi cheha continuato anche nellaquotidianità e che vuole tra-smettere agli altri.

“Continuo a studiare lepiante ogni giorno, non solodal punto di vista delle com-posizioni chimiche, ma so-prattutto del loro possibi-le utilizzo. Per sensibilizzarele persone organizzo dei cor-si informativi degli incontriper la preparazione di cosme-tici e saponi naturali. Ovvia-mente non si diventa erbori-sti, ma si può scoprire che sevoglio farmi un’ottima fritta-ta posso andare in un prato eraccogliere tarassaco, silene(i cosiddetti “sciupet”) e pian-taggine, che se ho la tosse pos-so farmi una tisana di primu-la e viola, per non parlare del-la malva, una pianta selvaticache nelle nostre montagne èda sempre utilizzata per pro-blemi di in�ammazione”.

L’uso delle erbe selvatiche è una tradizione antica nellenostre valli, è questa la pas-sione che la spinge?

“Sono convinta che se unapersona è consapevole diquante sono le proprietà di

queste piante e di come puòusarle, ne giova la salute. Ol-tre a studiare le loro caratte-ristiche, vado a intervistare glianziani per sapere come ve-nivano utilizzate; sono loro ilnostro sapere, se nessuno siinforma o chiede tutto questogrande patrimonio di cono-scenza andrà perso”.

Da 5 anni, oltre alla suaprofessione da naturopataspecializzata in ri�essologiaplantare, Barbara gestiscecon Giancarlo il Bed & Bre-akfast “Notte Stellata” a Ga-iola.

“Ho trasformato la mia pas-sione in un lavoro e mi riten-go molto fortunata – dice sor-ridendo - Non è una profes-sione semplice, però sono fe-lice e soddisfatta perché vi-vo a contatto con la natu-ra. Al giorno d’oggi le perso-ne sono molto stressate e an-siose, la vita frenetica ci portaad essere sempre di corsa. Gliincontri sulla raccolta e l’uti-lizzo delle erbe spontanee vo-gliono essere un invito a risco-prire il contatto con la natu-ra. Ritrovare la calma facendouna passeggiata alla scoper-ta delle nostre piante, maga-ri accompagnati da famigliae bambini, ci aiuta a rilassar-ci e ritornare ai ritmi di unavolta, quando, è vero manca-vano tante cose, ma non c’e-

ra questo affanno continuo equest’ansia di correre… dove poi?”.

Chi volesse mettersi in con-tatto può visitare il sito in-ternet www.bebnottestella-ta.com o scrivere direttamen-te alla mail [email protected]

Monica Arnaudo

Nella foto in alto Barbara Milanesiodavanti al suo Bed & Breakfast.Qui sopra la copertinadell’agenda La Guida 2016che viene data in omaggioagli abbonati e al cui internoci sono le ricettesull’uso delle erbe of�cinalidelle nostre montagne.

Una vita trascorsa fra laborgata Dragoniere di Sam-peyre e la baita all’alpeggio.Antonio (Toni) Carlotti e Do-menica Paseri si sono mossipoco, nella loro vita: “Una vol-ta siamo stati a Milano, un’al-tra in Liguria al mare. Poi sia-mo stati sempre qui, perchéc’erano le bestie da guarda-re!”.

Dove siete nati?Domenica Paseri: “So-

no nata a Vallone Ricchiar-di, una borgata di Sampeyreoggi disabitata, il 25 gennaio1943”.

Toni Carlotti: “Sono na-to sotto il Colle del Prete, aChiambetta, il 3 settembre1935 in una baita, i miei era-no all’alpeggio”.

La vostra infanzia?Domenica: “Ho giocato po-

co, non c’era nulla! Già dabambina andavo al pascolo, imiei erano contadini a Vallo-ne, eravamo tre sorelle, io so-no l’ultima”.

Toni: “Da metà aprile �no al20 settembre i miei andavanoalla baita a Chiambetta, all’al-peggio, con le bestie. C’eranodue sorelle che vivevano lassùtutto l’anno con il fratello cie-co, “Giuantoni” Fina, che suo-nava la � sarmonica e il violi-no e cantava. Abbiamo canta-to insieme tante volte davantialla baita, all’aperto: lassù fa-cevamo le nostre veglie”.

Quando avete iniziato alavorare?

“Da bambini abbiamo ini-ziato ad andare al pascolo eaiutavamo a tagliare il �eno.In quegli anni avevamo tremucche, un asino, una capra,un agnellino nero. Era unavita dura”.

Avete conosciuto la pover-tà?

“La fame no, la povertà sì.Soldi ce ne erano ben pochie bisognava mettere semprequalcosa in disparte, per gliimprevisti della vita”.

Il Natale?Domenica: “Lo festeggia-

vamo con niente! Gesù Bam-bino ci portava una bambo-lina o due ovetti di zucchero,una manciata di castagne e dinocciole”.

Dove vi siete conosciuti?Domenica ride: “Ci cono-

scevamo già da bambini, mala simpatia è nata più avan-ti. Toni aveva tante fidanza-te e prima non mi guarda-va! Quando mi sono sposa-ta, avevo 19 anni e lui 27. Cisiamo sposati il 15 settembre1962, nelle chiesa di SantoStefano, sopra Rore”.

Avete fatto una bella fe-sta?

“Sì, e don Celestino Testaprima della cerimonia ha det-to ai suonatori: “Adesso perfavore smettetela di suonare,che andiamo in chiesa!”. Sia-

mo stati �danzati sei mesi, cipiacevamo”.

Domenica, lei aveva altripretendenti?

“Se una ragazza non haammiratori, vuol dire che c’èqualcosa che non va!”.

Il viaggio di nozze?Toni ride: “Due giorni dopo

le nozze siamo andati all’al-peggio a “meire de Fino”! Hoinsegnato a Domenica i no-stri sentieri sperduti …”.

Come si vive a Dragonie-re?

“Bene, anche se oggi nonc’è più nessuno. Quest’inver-no siamo in tre persone. Cipiace molto, è il mio mon-

do!”.Quanti �gli avete avuto?“Due figli: Chiaffredo (che

non c’è più) e Giovanni Bat-tista”.

Cosa è successo a Chiaf-fredo?

Domenica: “Era andatonell’orto a prendere un por-ro per il minestrone, è scivo-lato e ha battuto la testa. Erail 26 ottobre 2014. Toni arri-vava con le mucche, c’era deltrambusto e ha visto Chiaf-fredo per terra”.

Toni: “Mi sono avvicinato alui, Chiaffredo mi ha fatto ca-pire con un segno che avevamale alla testa e mi ha detto:

“Non vedrò più le mie ama-te montagne”. L’ambulanzalo ha portato a Cuneo, dove èmorto dopo due giorni. Aveva51 anni, era un buono ed erafelice di vivere qui”.

Come è cambiata per voila vita?

Toni: “Cambia tutto! È undolore enorme, che toglie lavoglia di vivere”.

Domenica: “Ci è mancatala terra sotto i piedi! Noi sia-mo senza patente, abbiamosbagliato a non prenderla,ma non immaginavamo chenostro figlio sarebbe mortoprima di noi”.

Nel momento del grande

dolore cosa avete capito?“Vogliamo ringraziate tutte

le persone e i tanti amici checi sono stati vicini, e che noncredevamo di avere”.

La morte di vostro figliocome vi ha cambiati?

“È duro. Non abbiamo piùvoglia di ridere di scherzare,né di andare a ballare le dan-ze occitane. Ora comprendia-mo bene il dolore degli altri”.

E gli animali?Toni: “Sono stati la nostra

vita, mai ho pensato di anda-re a lavorare in fabbrica! Quia Dragoniere abbiamo tra-scorso una vita serena”.

Domenica: “Io sarei andatavolentieri a tenere le bestie inpianura, ma Toni non ha vo-luto. Ma se ti sposi, devi se-guire tuo marito!”.

Al mattino, quando vi sve-gliate?

Domenica: “Ringrazio No-stro Signore che ci concedeancora qualche giorno di vi-ta”.

Pregate?Toni: “Una volta di sera e di

mattino, oggi di meno”.Domenica: “Io recito tutti i

giorni il Rosario”.Credete in Dio?“Sappiamo che Dio c’è, ma

oggi che è morto nostro �glioChiaffredo facciamo fatica.Nostro �glio era una personagiusta, perché è morto?”.

Alberto Burzio

Un’esistenza di lavoro fra la borgata Dragoniere di Sampeyre e la baita di Chiambetta per l’alpeggio estivo. “Sappiamo che Dio c’è, ma ora che abbiamo perso nostro figlio facciamo fatica”

Quando “il Natale si festeggiava con niente”: “Toni” Carlotti e la moglie Domenicaraccontano l’amore per la montagna e le sorprese, anche dolorose, di una lunga vita

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