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MARTEDÌ 9 GIUGNO 2009 2 Dove è meglio vivere? «A Vancouver» E a Helsinki si sta meglio che a Roma isognerebbe vivere a Vancouver, non importa se la cittadina canadese ha un clima così imprevedibile che «quando esci di casa al mattino ti porti l’ombrello e gli occhiali da sole», come recita un detto locale. Conta poco anche il freddo (che lì non manca), perché Vancouver è la città più vivibile del mondo, dice il centro studi dell’Economist. Ieri è uscita la classifica di vivibilità 2009, elaborata in base a 30 fattori di qualità della vita: dalla sanità alla stabilità politica, considerando anche cultura, ambiente, educazione, infrastrutture. L’Italia ha Roma, che fa una figura barbina: solo 52ª. Anche a Milano (50ª) si vive meglio. C’è di più:Vienna e l’insospettabile Melbourne sono seconda e terza, la mitica Parigi solo 17ª, New York 56ª. E tra le prime dieci migliori città in cui vivere si trovano la gelida Helsinki (7ª), le svizzere Ginevra e Zurigo (8ª e 9ª) e un’altra australiana, Sidney (9ª a pari merito). Può lasciare perplessi. Ma chi non vuole sorprese guardi alla fine della lista. I tristi campioni di invivibilità planetaria sono Algeri, la bengalese Dhaka e Harare, in Zimbabwe. B Un programma informatico in grado di far comunicare i bambini con disabilità grave. Lo hanno sviluppato gli informatici dell’università di Aberdeen (Scozia): consiste in un software in grado di registrare e archiviare le informazioni che il bambino riceve in aula e di trasformarle in una sorta di diario scolastico, in assoluta autonomia. Dalla Scozia, tecnologia in aiuto dei piccoli disabili ome è andata a scuola oggi? È una domanda che milioni di genitori fanno ogni giorno ai propri figli, ma per qualche bambino non è così facile rispondere. E così scienziati scozzesi hanno messo a punto una tecnologia in grado di aiutare i piccoli con disabilità grave a comunicare più facilmente al ritorno da scuola. Il sistema - che si chiama "Come è andata oggi a scuola?" - è in grado di registrare e archiviare le informazioni a scuola per poi "immagazzinarle" a parte. Gli inventori lo hanno già testato due piccoli studenti colpiti da paralisi cerebrale. «Il sistema consente di supportare una narrazione interattiva - ha spiegato uno dei progettisti - per rispondere alle domande in modo rapido». C Un romeno di 26 anni è stato sopreso nella tarda serata di domenica mentre stava tentando di rubare un autobus di linea parcheggiato nel centro del paese di Sacrofano, in provincia di Roma. I carabinieri della Compagnia di Formello sono intervenuti dopo la segnalazione di un cittadino che aveva notato l’uomo aggirarsi con fare sospetto nel parcheggio dei bus. Ubriaco prova a rubare autobus per andare a casa uando i militi sono arrivati, il romeno - evidentemente ubriaco - stava cercando di ingranare la marcia per partire. Il ladro, ammanettato per essere processato per direttissima, s’è giustificato spiegando che doveva recarsi a Prima Porta dove lo attendevano gli amici. Se non l’avessero fermato, in quello stato avrebbe potuto scatenare incidenti a catena. Da escludere che il romeno si sia ispirato al protagonista del film "La canzone di Carla" di Ken Loach, un autista di autobus che ruba il mezzo per amore. Al giudice potrà provare a dire che, invece dell’auto, aveva deciso di "prendere il mezzo pubblico"... Q giù su Consiglieri Giuseppe Camadini Francesco Ceriotti Franco Dalla Sega Paolo Mascarino Domenico Pompili Paola Ricci Sindoni Luigi Roth Direttore Generale Paolo Nusiner Registrazione Tribunale di Milano n. 227 del 20/6/1968 Servizio Clienti Vedi recapiti in penultima pagina - Abbonamenti 800820084 - Arretrati (02) 6780.362 - Informazioni 800268083 Redazione di Milano Piazza Carbonari, 3 20125 Milano Centralino telefonico (02) 6780.1 (32 linee) Segreteria di redazione (02) 6780.510 Redazione di Roma Vicolo dei Granari, 10 /A 00186 Roma Telefono: (06) 68.82.31 Telefax: (06) 68.82.32.09 Edizioni Teletrasmesse C.S.Q Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria, 52 Erbusco (Bs)T. (030)7725511 STEC, Roma via Giacomo Peroni, 280 Tel. (06) 41.88.12.11 TI.ME. Srl Strada Ottava / Zona Industriale 95121 Catania Centro Stampa L’UNIONE EDITORIALE SpA Via Omodeo - Elmas (CA) Tel. (070) 60131 Distribuzione: A & G Marco SpA. P.za Mapelli 60 20099 Sesto San Giovanni (MI) Poste Italiane Spedizione in A. P. - D.L. 352/2003 conv. L. 46/2004, art.1, c.1, DCB Milano AVVENIRE Nuova Editoriale Italiana SpA Piazza Carbonari, 3 MILANO Centralino: (02) 6780.1 Presidente Marcello Semeraro Vice Presidente Lorenzo Ornaghi LA TIRATURA DEL 7/6/2009 È STATA DI 133.863 COPIE ISSN 1120-6020 FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI CERTIFICATO ADS n. 6351 del 4-12-2008 La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 GIORNALE QUOTIDIANO DI ISPIRAZIONE CATTOLICA PER AMARE QUELLI CHE NON CREDONO Direttore responsabile: Dino Boffo Vicedirettori: Tiziano Resca - Marco Tarquinio Schieramenti e possedimenti Poderi. Presi i "dati" e dati i "presi", gli schieramenti bipolari sono concentrati sulle rispettive "tenute", insomma sui pos- sedimenti elettorali. Al netto delle astensioni. Valutano ferti- lità e coltivazioni, corsi d’acqua e terre aride, ipoteche e clien- tele. Boschi e cascine sono protetti dagl’incendi? Talk show. Dice Emma Marcegaglia: «La ricreazione è finita». Mhmmm. Sgranocchiano, scambiano, sgraffignano merende e merendine. Strepitando. Strategie. Di Pietro rinuncia al cognome sul simbolo Idv. For- se inalbererà un numero-nome: Otto. Richiamo alla nuova per- centuale e soprattutto a Von Bismarck. tagliarcorto di Dino Basili CONTRO OGNI PREVISIONE ILVOTO DI DOMENICA Ha perso il fanatismo. Un Libano più maturo G IORGIO F ERRARI STUPEFACENTI IMPRECISIONI DELLO STORICO MELLONI Le leggi razziali fasciste non entrarono mai in Vaticano G IUSEPPE D ALLA T ORRE edele a quella vocazione magico-onirica che si tramanda dalle Mille e una notte ai giorni nostri, il Medio Oriente non cessa di stupire e di ribaltare ogni pronostico basato sulla fredda ragione cara all’Occidente. Fino a un minuto prima della chiusura delle urne, da Gerusalemme a Teheran, da Damasco a Washington si dava quasi per scontato che gli sciiti di Amal e di Hezbollah insieme ai cristiani del generale Aoun avrebbero conquistato la maggioranza parlamentare alle elezioni che si sono svolte domenica in Libano, cambiando così il volto del Paese e il profilo geopolitico di questa regione. Non è accaduto. La coalizione guidata dal leader sunnita Saad Hariri ha mantenuto il proprio vantaggio scompaginando clamorosamente le profezie che assegnavano al blocco vincitore l’esiguo margine di appena due seggi: al raggruppamento 14 Marzo (sunniti, cristiani di Gemayel e di Geagea, drusi di Jumblatt) vanno 71 dei 128 seggi disponibili, all’Alleanza 8 Marzo (Hezbollah, Amal, cristiani di Aoun) soltanto 57, pur confermandosi ciascuno leader del proprio blocco confessionale. Come leggere questo risultato? Innanzitutto, come una prova di maturità del Paese. L’affluenza alle urne è stata elevatissima e i tempi di voto si sono ridotti per la prima volta a un solo giorno, così come la campagna elettorale – sostanzialmente priva di incidenti di rilievo – ha assunto i caratteri di una modernità (grazie anche al massiccio ricorso al marketing elettorale e ai faccia a faccia televisivi) che eravamo abituati ad assegnare in esclusiva al mondo occidentale. Ma il Libano non a caso è Paese di frontiera. Frontiera culturale, religiosa e dunque anche politica, dove si scontrano e si amalgamano confessioni, ideologie ed etnie differenti, tali da farne una democrazia sui generis e un prezioso laboratorio sociale. Per questo Beirut suscita appetiti ed apprensioni, che vanno dal mal dissimulato disegno iraniano di farne un avamposto armato ai confini di Israele al più ruspante bisogno siriano di controllare questa ricca provincia affacciata sull’Occidente, fino alla necessità strategica per Stati Uniti, Arabia Saudita, Paesi arabi moderati (e ovviamente in testa a tutti Tel Aviv) di mantenere alla guida del Paese un governo di sensibilità filo- occidentale. Per perseguire entrambi i progetti occorre denaro, un fiume di denaro, che finora è sgorgato copioso da Damasco e Teheran, come dalle casse degli emiri del Golfo e dal Congresso americano. L’ultima parola tuttavia l’hanno detta gli elettori. Al sud e nei distretti sciiti, Hezbollah e Amal hanno fatto il pieno di voti com’era nelle previsioni, ma la sentenza elettorale si è decisa a Beirut e a Zahle, roccaforte cristiana. È qui che il partito di Aoun, cristiano ma filo siriano, ha perso consensi e in pratica ha fatto perdere le elezioni a tutto il blocco dell’8 Marzo. Ora non mancheranno le polemiche e forse qualche violenza a ridosso del voto, e formare il nuovo governo – si presume di unità nazionale – non sarà impresa lieve. Tuttavia abbiamo l’impressione che qualcosa, in piccola ma già significativa misura, si sia sgretolato nel fronte integralista lasciando il posto a un più maturo bisogno di democrazia: conquista nella quale non riusciamo a veder estraneo l’appello alla salvaguardia dell’identità libanese fatto alla vigilia del voto dal patriarca maronita Sfeir. Non a caso numerosi giornali arabi hanno titolato: «Ha perso il fanatismo e ha vinto il Libano». È una verità, scomoda forse per taluni, ma incancellabile per tutti. F avvero molto profondo e illuminante, nonostante la brevità, il discorso di Benedetto XVI che ha preceduto l’Angelus di domenica scorsa, festa della Trinità. Diceva il medievale Riccardo di san Vittore che, essendo impossibile essere felici da soli, e dato che Dio è la felicità assoluta, è ragionevole pensare che Dio non sia in se stesso una sola Persona, bensì che sia una comunione amorosa di Persone. In modo simile e complementare, il Papa ha spiegato che Dio «Non vive in una splendida solitudine», bensì è una realtà di amore in cui «Tre Persone […] sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo». E, come ogni Persona divina è Relazione sussistente, così (anche dal punto di vista della fisica), sia nel macro- universo (i pianeti, le stelle, le galassie), sia nel micro-universo (le cellule, gli atomi, le particelle elementari), «In tutto ciò che esiste», ovviamente in modo diverso, «è in un certo senso impresso il "nome" della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione». Ma Benedetto XVI ha sottolineato (nella logica dei De Trinitate; si pensi per esempio, a s. Agostino) che è soprattutto nell’uomo che si rintraccia il rinvio al Dio Uno e Trino: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati». E, se nei discorsi di Pasqua il Papa aveva attinto dalla fisica, dicendo che l’uomo in comunione con Dio può portare «il giorno di Dio» nelle notti della storia e sperimentare una «nuova forza di gravità» (quella della verità e dell’amore), domenica, con una suggestiva analogia, tratta dalla biologia, ha aggiunto che «l’essere umano porta nel proprio "genoma" la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore». In tal modo, Benedetto XVI non solo ha indicato (ovviamente in breve) un argomento in favore della ragionevolezza della Trinità, ma ha altresì esposto una teologia da cui ricavare indicazioni esistenziali cruciali per l’essere umano. In effetti, l’infelicità è una condizione di solitudine durevole e continuativa: è vero che abbiamo bisogno di momenti in cui stare da soli, ma un uomo che non intrattiene mai relazioni significative con alcuno è terribilmente infelice. Ci sono uomini soli che vivono in pace con se stessi, ma la loro è meramente una condizione di assenza di turbamento, di eliminazione delle possibili ferite che possono derivare dagli altri. Tuttavia, se forse è abbastanza chiaro che essere amati da qualcuno (e da Qualcuno) è necessario per essere felici, invece è molto meno chiaro che venire amati non è una condizione sufficiente per la felicità, che ci sfugge se non imitiamo le Persone divine, che si amano reciprocamente e amano l’uomo, ci sfugge se non amiamo a nostra volta: dunque, per essere felici, anche noi dobbiamo amare anzitutto Dio, e, poi, gli altri. Ma l’incomprensione diffusissima e anche la difficoltà, che determina il fallimento di molti rapporti amicali, affettivi e coniugali, riguarda proprio l’amore, che non è solo e principalmente trasporto, attrazione, "stare bene insieme" (tutte cose che possono sovente venir meno e su cui è errato incentrare i rapporti interpersonali), bensì consiste nel volere e cercare il bene dell’altro, nel donarsi, come fa quel Dio-Trinità che, lo ha ricordato il Papa domenica, è amore «che incessantemente si dona». D n Vaticano venne recepita la legislazione razziale italiana del 1938? Sembra insinuarlo Alberto Melloni in un articolo pubblicato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera, nel quale recensisce un libro sullo Stato della Città del Vaticano, che peraltro uscirà solo a fine mese. L’articolo contiene varie inesattezze, come quella – peraltro veniale – secondo cui lo Stato vaticano, istituito il 7 giugno 1929 a seguito dei Patti lateranensi, avrebbe una superficie «di pochi chilometri quadrati», mentre in realtà il territorio vaticano risulta meno di mezzo chilometro quadrato (per la precisione 0,49 kmq); un territorio volutamente ridottissimo: solo quanto bastasse – come ebbe a dire Pio XI ai parroci romani l’11 febbraio 1929, lo stesso giorno della firma dei Patti lateranensi – a sostegno della sovranità e a garanzia dell’indipendenza della Santa Sede, come in san Francesco «quel tanto di corpo che bastava per tenersi unita l’anima». Lo stesso dicasi per il richiamo al cosiddetto «scandalo Ior», di cui nel libro in questione non si direbbe nulla. E in effetti questo Istituto con lo Stato vaticano non ha niente a che vedere, trattandosi di una istituzione che appartiene invece al novero degli enti centrali della Chiesa. Ma l’affermazione secondo cui, nel libro citato, «la recezione per le leggi razziali avrebbe meritato una disanima che il volume non fa», è davvero singolare e poggia su un duplice, erroneo I presupposto. Il primo è quello che riguarda la recezione automatica, nell’ordinamento giuridico del piccolo Stato, della legislazione italiana. Invero la legge vaticana sulle fonti del 1929, ora sostituita da una nuovissima di Benedetto XVI, previde sì la recezione di leggi italiane, ancorché non di tutte; ma solo delle leggi in quel momento vigenti in Italia: leggi in buona parte ancora di origine liberale, come il codice civile Pisanelli del 1865 e il codice penale Zanardelli del 1889. La recezione riguardava, dunque, fonti normative ben cognite al legislatore vaticano e, quindi, non contrastanti con valori e principi incompatibili con la dottrina cattolica. Si trattò, per dirla col linguaggio tecnico dei giuristi, di un ampio – ma non integrale – rinvio fisso o materiale al diritto positivo italiano, e non di un rinvio mobile, cioè aperto alla recezione delle leggi che nel tempo sarebbero intervenute, come appunto quelle in materia razziale. Tant’è vero che in Vaticano non furono mai recepiti, ad esempio, il codice penale fascista del 1930 o quello civile del 1942. L’altro errore è non considerare che la base dell’ordinamento giuridico vaticano è costituita dal diritto canonico, il quale è strutturalmente chiuso alla recezione di valori giuridici esterni che fossero in contrasto con il diritto divino, come diceva il codice canonico del 1917 e come chiaramente ripete oggi il can. 22 del codice canonico vigente. Un analogo stesso filtro era poi nella legge vaticana sulle fonti del diritto del 1929 (così come in quella ora in vigore), la quale all’art. 3 disponeva che le leggi ed i regolamenti emanati dal Regno d’Italia fino a quel momento fossero osservati in Vaticano in via suppletiva, sempre che «non sieno contrari ai precetti di diritto divino né ai principi generali del diritto canonico». Dunque un doppio filtro, sicché una legislazione odiosa e certamente in contrasto con il diritto divino, quale fu quella che l’Italia si diede nel 1938, non avrebbe comunque potuto trovare ingresso nell’ordinamento vaticano. Melloni dirà – come si può desumere da quanto afferma nell’articolo – che queste sono «tecnicalità». Sarà pure: tuttavia esse toccano una sostanza che i giuristi, ma credo anche gli storici, non possono ignorare. A PARTIRE DALLA TRINITÀ IL P APA DÀ INDICAZIONI FASCINOSE Mistero ragionevole che spiega come siamo fatti G IACOMO S AMEK L ODOVICI Tre rocciatori in azione sul monte Buckhan, in Sud Corea (Epa) LA FOTO LA VIGNETTA Un’arrampicata che mette i brividi

2 9 GIUGNO 2009 MARTEDÌ - cattolici-liberali.com · piccoli studenti colpiti da paralisi cerebrale. «Il sistema consente di supportare una narrazione interattiva - ha spiegato uno

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MARTEDÌ9 GIUGNO 20092

Dove è meglio vivere? «A Vancouver»E a Helsinki si sta meglio che a Roma

isognerebbe vivere aVancouver, non

importa se la cittadinacanadese ha un clima cosìimprevedibile che «quandoesci di casa al mattino tiporti l’ombrello e gliocchiali da sole», comerecita un detto locale.Conta poco anche il freddo(che lì non manca), perchéVancouver è la città piùvivibile del mondo, dice ilcentro studi dell’Economist.Ieri è uscita la classifica divivibilità 2009, elaborata inbase a 30 fattori di qualitàdella vita: dalla sanità allastabilità politica,considerando anche cultura,ambiente, educazione,

infrastrutture. L’Italia haRoma, che fa una figurabarbina: solo 52ª. Anche aMilano (50ª) si vive meglio.C’è di più: Vienna el’insospettabile Melbournesono seconda e terza, lamitica Parigi solo 17ª, NewYork 56ª. E tra le prime diecimigliori città in cui vivere sitrovano la gelida Helsinki(7ª), le svizzere Ginevra eZurigo (8ª e 9ª) e un’altraaustraliana, Sidney (9ª a parimerito). Può lasciareperplessi. Ma chi non vuolesorprese guardi alla finedella lista. I tristi campioni diinvivibilità planetaria sonoAlgeri, la bengalese Dhaka eHarare, in Zimbabwe.

BUn programmainformatico in gradodi far comunicare ibambini condisabilità grave. Lohanno sviluppato gliinformaticidell’università diAberdeen (Scozia):consiste in unsoftware in grado diregistrare earchiviare leinformazioni che ilbambino riceve inaula e ditrasformarle in unasorta di diarioscolastico, inassoluta autonomia.

Dalla Scozia, tecnologiain aiuto dei piccoli disabili

ome èandata a

scuola oggi? Èuna domanda chemilioni di genitorifanno ogni giornoai propri figli, maper qualchebambino non è

così facile rispondere. E così scienziati scozzesihanno messo a punto una tecnologia in grado diaiutare i piccoli con disabilità grave acomunicare più facilmente al ritorno da scuola.Il sistema - che si chiama "Come è andata oggi ascuola?" - è in grado di registrare e archiviare leinformazioni a scuola per poi "immagazzinarle"a parte. Gli inventori lo hanno già testato duepiccoli studenti colpiti da paralisi cerebrale. «Ilsistema consente di supportare una narrazioneinterattiva - ha spiegato uno dei progettisti - perrispondere alle domande in modo rapido».

C Un romeno di 26anni è stato sopresonella tarda serata didomenica mentrestava tentando dirubare un autobus dilinea parcheggiatonel centro del paesedi Sacrofano, inprovincia di Roma. Icarabinieri dellaCompagnia diFormello sonointervenuti dopo lasegnalazione di uncittadino che avevanotato l’uomoaggirarsi con faresospetto nelparcheggio dei bus.

Ubriaco prova a rubare autobus per andare a casa

uando imiliti sono

arrivati, ilromeno -evidentementeubriaco - stavacercando diingranare lamarcia per

partire. Il ladro, ammanettato per essereprocessato per direttissima, s’è giustificatospiegando che doveva recarsi a Prima Portadove lo attendevano gli amici. Se nonl’avessero fermato, in quello stato avrebbepotuto scatenare incidenti a catena. Daescludere che il romeno si sia ispirato alprotagonista del film "La canzone di Carla"di Ken Loach, un autista di autobus cheruba il mezzo per amore. Al giudice potràprovare a dire che, invece dell’auto, avevadeciso di "prendere il mezzo pubblico"...

Qgiùsu

Consiglieri Giuseppe CamadiniFrancesco Ceriotti Franco Dalla SegaPaolo MascarinoDomenico PompiliPaola Ricci SindoniLuigi Roth

Direttore GeneralePaolo Nusiner

Registrazione Tribunale di Milanon. 227 del 20/6/1968

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LA TIRATURA DEL 7/6/2009 È STATA DI 133.863 COPIE

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Schieramentie possedimenti

Poderi. Presi i "dati" e dati i "presi", gli schieramenti bipolarisono concentrati sulle rispettive "tenute", insomma sui pos-sedimenti elettorali. Al netto delle astensioni. Valutano ferti-lità e coltivazioni, corsi d’acqua e terre aride, ipoteche e clien-tele. Boschi e cascine sono protetti dagl’incendi?Talk show. Dice Emma Marcegaglia: «La ricreazione è finita».Mhmmm. Sgranocchiano, scambiano, sgraffignano merendee merendine. Strepitando.Strategie. Di Pietro rinuncia al cognome sul simbolo Idv. For-se inalbererà un numero-nome: Otto. Richiamo alla nuova per-centuale e soprattutto a Von Bismarck.

tagliarcortodi Dino Basili

CONTRO OGNI PREVISIONE ILVOTO DI DOMENICA

Ha perso il fanatismo.Un Libano più maturo

GIORGIO FERRARI

STUPEFACENTI IMPRECISIONI DELLO STORICO MELLONI

Le leggi razziali fascistenon entrarono mai in Vaticano

GIUSEPPE DALLA TORRE

edele a quella vocazionemagico-onirica che sitramanda dalle Mille e

una notte ai giorni nostri, ilMedio Oriente non cessa distupire e di ribaltare ognipronostico basato sulla freddaragione cara all’Occidente.

Fino a un minuto prima della chiusura delleurne, da Gerusalemme a Teheran, da Damascoa Washington si dava quasi per scontato che glisciiti di Amal e di Hezbollah insieme aicristiani del generale Aoun avrebberoconquistato la maggioranza parlamentare alleelezioni che si sono svolte domenica inLibano, cambiando così il volto del Paese e ilprofilo geopolitico di questa regione.Non è accaduto. La coalizione guidata dalleader sunnita Saad Hariri ha mantenuto ilproprio vantaggio scompaginandoclamorosamente le profezie che assegnavanoal blocco vincitore l’esiguo margine di appenadue seggi: al raggruppamento 14 Marzo(sunniti, cristiani di Gemayel e di Geagea,drusi di Jumblatt) vanno 71 dei 128 seggidisponibili, all’Alleanza 8 Marzo (Hezbollah,Amal, cristiani di Aoun) soltanto 57, purconfermandosi ciascuno leader del proprioblocco confessionale. Come leggere questo risultato? Innanzitutto,come una prova di maturità del Paese.L’affluenza alle urne è stata elevatissima e itempi di voto si sono ridotti per la prima voltaa un solo giorno, così come la campagnaelettorale – sostanzialmente priva di incidentidi rilievo – ha assunto i caratteri di unamodernità (grazie anche al massiccio ricorsoal marketing elettorale e ai faccia a facciatelevisivi) che eravamo abituati ad assegnarein esclusiva al mondo occidentale.Ma il Libano non a caso è Paese di frontiera.Frontiera culturale, religiosa e dunque anchepolitica, dove si scontrano e si amalgamanoconfessioni, ideologie ed etnie differenti, talida farne una democrazia sui generis e unprezioso laboratorio sociale. Per questo Beirutsuscita appetiti ed apprensioni, che vanno dalmal dissimulato disegno iraniano di farne unavamposto armato ai confini di Israele al piùruspante bisogno siriano di controllare questaricca provincia affacciata sull’Occidente, finoalla necessità strategica per Stati Uniti, ArabiaSaudita, Paesi arabi moderati (e ovviamente intesta a tutti Tel Aviv) di mantenere alla guidadel Paese un governo di sensibilità filo-occidentale. Per perseguire entrambi i progettioccorre denaro, un fiume di denaro, che finoraè sgorgato copioso da Damasco e Teheran,come dalle casse degli emiri del Golfo e dalCongresso americano.L’ultima parola tuttavia l’hanno detta glielettori. Al sud e nei distretti sciiti, Hezbollah eAmal hanno fatto il pieno di voti com’era nelleprevisioni, ma la sentenza elettorale si è decisaa Beirut e a Zahle, roccaforte cristiana. È quiche il partito di Aoun, cristiano ma filo siriano,ha perso consensi e in pratica ha fatto perderele elezioni a tutto il blocco dell’8 Marzo. Oranon mancheranno le polemiche e forsequalche violenza a ridosso del voto, e formareil nuovo governo – si presume di unitànazionale – non sarà impresa lieve. Tuttaviaabbiamo l’impressione che qualcosa, inpiccola ma già significativa misura, si siasgretolato nel fronte integralista lasciando ilposto a un più maturo bisogno di democrazia:conquista nella quale non riusciamo a vederestraneo l’appello alla salvaguardiadell’identità libanese fatto alla vigilia del votodal patriarca maronita Sfeir. Non a casonumerosi giornali arabi hanno titolato: «Haperso il fanatismo e ha vinto il Libano». È unaverità, scomoda forse per taluni, maincancellabile per tutti.

F avvero moltoprofondo eilluminante,

nonostante la brevità, ildiscorso di BenedettoXVI che ha precedutol’Angelus di domenicascorsa, festa della Trinità.

Diceva il medievale Riccardo di san Vittoreche, essendo impossibile essere felici dasoli, e dato che Dio è la felicità assoluta, èragionevole pensare che Dio non sia in sestesso una sola Persona, bensì che sia unacomunione amorosa di Persone. In modosimile e complementare, il Papa ha

spiegato che Dio «Nonvive in una splendidasolitudine», bensì è unarealtà di amore in cui«Tre Persone […] sonoun solo Dio perché ilPadre è amore, il Figlioè amore, lo Spirito èamore. Dio è tutto esolo amore, amorepurissimo». E, comeogni Persona divina è

Relazione sussistente, così (anche dalpunto di vista della fisica), sia nel macro-universo (i pianeti, le stelle, le galassie), sianel micro-universo (le cellule, gli atomi, leparticelle elementari), «In tutto ciò cheesiste», ovviamente in modo diverso, «è inun certo senso impresso il "nome" dellaSantissima Trinità, perché tutto l’essere,fino alle ultime particelle, è essere inrelazione, e così traspare il Dio-relazione». Ma Benedetto XVI ha sottolineato (nellalogica dei De Trinitate; si pensi peresempio, a s. Agostino) che è soprattuttonell’uomo che si rintraccia il rinvio al DioUno e Trino: «La prova più forte che siamo

fatti ad immagine della Trinità è questa:solo l’amore ci rende felici, perché viviamoin relazione per amare e viviamo peressere amati». E, se nei discorsi di Pasquail Papa aveva attinto dalla fisica, dicendoche l’uomo in comunione con Dio puòportare «il giorno di Dio» nelle notti dellastoria e sperimentare una «nuova forza digravità» (quella della verità e dell’amore),domenica, con una suggestiva analogia,tratta dalla biologia, ha aggiunto che«l’essere umano porta nel proprio"genoma" la traccia profonda della Trinità,di Dio-Amore». In tal modo, BenedettoXVI non solo ha indicato (ovviamente inbreve) un argomento in favore dellaragionevolezza della Trinità, ma ha altresìesposto una teologia da cui ricavareindicazioni esistenziali cruciali per l’essereumano. In effetti, l’infelicità è unacondizione di solitudine durevole econtinuativa: è vero che abbiamo bisognodi momenti in cui stare da soli, ma unuomo che non intrattiene mai relazionisignificative con alcuno è terribilmenteinfelice. Ci sono uomini soli che vivono inpace con se stessi, ma la loro è meramente

una condizione di assenza di turbamento,di eliminazione delle possibili ferite chepossono derivare dagli altri.Tuttavia, se forse è abbastanza chiaro cheessere amati da qualcuno (e da Qualcuno)è necessario per essere felici, invece èmolto meno chiaro che venire amati non èuna condizione sufficiente per la felicità,che ci sfugge se non imitiamo le Personedivine, che si amano reciprocamente eamano l’uomo, ci sfugge se non amiamo anostra volta: dunque, per essere felici,anche noi dobbiamo amare anzitutto Dio,e, poi, gli altri. Ma l’incomprensionediffusissima e anche la difficoltà, chedetermina il fallimento di molti rapportiamicali, affettivi e coniugali, riguardaproprio l’amore, che non è solo eprincipalmente trasporto, attrazione,"stare bene insieme" (tutte cose chepossono sovente venir meno e su cui èerrato incentrare i rapportiinterpersonali), bensì consiste nel volere ecercare il bene dell’altro, nel donarsi,come fa quel Dio-Trinità che, lo haricordato il Papa domenica, è amore «cheincessantemente si dona».

D

n Vaticanovennerecepita la

legislazionerazzialeitaliana del1938? Sembrainsinuarlo

Alberto Melloni in un articolopubblicato nei giorni scorsisul Corriere della Sera, nelquale recensisce un libro sulloStato della Città del Vaticano,che peraltro uscirà solo a finemese. L’articolo contiene varieinesattezze, come quella –peraltro veniale – secondo cuilo Stato vaticano, istituito il 7giugno 1929 a seguito dei Pattilateranensi, avrebbe unasuperficie «di pochi chilometriquadrati», mentre in realtà ilterritorio vaticano risultameno di mezzo chilometroquadrato (per la precisione0,49 kmq); un territoriovolutamente ridottissimo:solo quanto bastasse – comeebbe a dire Pio XI ai parrociromani l’11 febbraio 1929, lostesso giorno della firma deiPatti lateranensi – a sostegnodella sovranità e a garanziadell’indipendenza della SantaSede, come in san Francesco«quel tanto di corpo chebastava per tenersi unital’anima». Lo stesso dicasi peril richiamo al cosiddetto«scandalo Ior», di cui nel libroin questione non si direbbenulla. E in effetti questoIstituto con lo Stato vaticanonon ha niente a che vedere,trattandosi di una istituzioneche appartiene invece alnovero degli enti centrali dellaChiesa. Ma l’affermazionesecondo cui, nel libro citato,«la recezione per le leggirazziali avrebbe meritato unadisanima che il volume nonfa», è davvero singolare epoggia su un duplice, erroneo

I presupposto. Il primo è quelloche riguarda la recezioneautomatica, nell’ordinamentogiuridico del piccolo Stato,della legislazione italiana.Invero la legge vaticana sullefonti del 1929, ora sostituitada una nuovissima diBenedetto XVI, previde sì larecezione di leggi italiane,ancorché non di tutte; ma solodelle leggi in quel momentovigenti in Italia: leggi in buonaparte ancora di origineliberale, come il codice civilePisanelli del 1865 e il codicepenale Zanardelli del 1889. Larecezione riguardava, dunque,fonti normative ben cognite allegislatore vaticano e, quindi,non contrastanti con valori eprincipi incompatibili con ladottrina cattolica. Si trattò,per dirla col linguaggiotecnico dei giuristi, di unampio – ma non integrale –rinvio fisso o materiale aldiritto positivo italiano, e nondi un rinvio mobile, cioèaperto alla recezione delleleggi che nel tempo sarebberointervenute, come appuntoquelle in materia razziale.Tant’è vero che in Vaticano

non furono mai recepiti, adesempio, il codice penalefascista del 1930 o quellocivile del 1942. L’altro errore ènon considerare che la basedell’ordinamento giuridicovaticano è costituita dal dirittocanonico, il quale èstrutturalmente chiuso allarecezione di valori giuridiciesterni che fossero incontrasto con il diritto divino,come diceva il codicecanonico del 1917 e comechiaramente ripete oggi il can.22 del codice canonicovigente. Un analogo stessofiltro era poi nella leggevaticana sulle fonti del dirittodel 1929 (così come in quellaora in vigore), la quale all’art.3 disponeva che le leggi ed iregolamenti emanati dalRegno d’Italia fino a quelmomento fossero osservati inVaticano in via suppletiva,sempre che «non sienocontrari ai precetti di dirittodivino né ai principi generalidel diritto canonico». Dunqueun doppio filtro, sicché unalegislazione odiosa ecertamente in contrasto con ildiritto divino, quale fu quellache l’Italia si diede nel 1938,non avrebbe comunquepotuto trovare ingressonell’ordinamento vaticano.Melloni dirà – come si puòdesumere da quanto affermanell’articolo – che queste sono«tecnicalità». Sarà pure:tuttavia esse toccano unasostanza che i giuristi, macredo anche gli storici, nonpossono ignorare.

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