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Economia degli intermediari finanziari Prof. La Torre Mario TAGLIONE GIORGIO A.A. 2011/2012 ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI Prof. La Torre Mario A.A 2011/2012

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ECONOMIA DEGLI

INTERMEDIARI FINANZIARI

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Parte I - Concetti fondamentali

1. Il sistema finanziario e il sistema reale

2. I saldi finanziari settoriali e l’intermediazione finanziaria

3. La struttura del sistema finanziario

4. L’intermediazione finanziaria: teorie e rischi tipici

Parte II - Mercati e Strumenti finanziari

5. I mercati

6. Mercati valutari

7. Gli strumenti

8. I depositi bancari e postali

9. Gli strumenti creditizi di finanziamento a breve termine

10. Il finanziamento dei fabbisogni a medio-lungo termine

Parte III - Attività di intermediazione ed intermediari finanziari

11. L’intermediazione creditizia

12. L’intermediazione mobiliare

13. L’intermediazione assicurativa e i fondi pensione

Parte IV - Controlli e concorrenza

14. La regolamentazione nel sistema finanziario: politiche di controllo e Autorità

15. La politica monetaria e il controllo del credito

16. Le innovazioni regolamentari e la vigilanza del sistema finanziario

17. Le Disposizioni di vigilanza prudenziali per le banche e gli intermed iari

finanziari non bancari

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05-03-2012 SISTEMA FINANZIARIO E SISTEMA REALE

Il sistema economico è un insieme di soggetti, strumenti, attività e regole strettamente

interrelati tra di loro ed al suo interno vengono scambiati beni, servizi e forza lavora dando

vita al sistema reale ed in contropartita viene trasferita moneta od altri strumenti finanziari la

cui complessiva gestione da luogo al sistema finanziario.

La struttura finanziaria dell’economia individua l’insieme dei circuiti di trasferimento di

risorse connessi al comportamento finanziario degli agenti economici.

La crescita del sistema economico è strettamente legata agli investimenti realizzati in un

determinato arco di tempo ed il cui volume dipende dalla capacità dei soggetti di

accumulazione del risparmio. Il processo di trasferimento delle risorse è necessario in

quanto nel sistema economico vede la contemporanea presenza di soggetti con

caratteristiche diverse:

- I soggetti in avanzo finanziario (surplus) che sono disposti a scambiare potere di

acquisto attuale contro potere di acquisto futuro e con un vantaggio economico in

linea con il rischio corso;

- I soggetti in disavanzo finanziario (deficit) che presentano un mancato potere di

acquisto da colmare attraverso il reperimento di risorse esterne purché il loro costo sia

inferiore al rendimento atteso dagli investimenti.

Il sistema finanziario realizza il trasferimento di disponibilità finanziarie da un operatore ad

un altro. Oltre a questa definizione possono essere fornite delle altre che vanno ad

accentuare o a focalizzarsi sulle diverse funzioni che il sistema finanziario assolte.

Occorre però distinguere la ricchezza finanziaria dalla ricchezza reale. La ricchezza

finanziaria (attività finanziaria) rappresenta un rapporto di credito-debito tra due operatori.

In altre parole, ciò che per un operatore costituisce un credito per il secondo operatore

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costituisce un debito e viceversa. Si ha dunque una simmetria della ricchezza finanziaria. Per

le forme di ricchezza reale non si ha un rapporto credito-debito ma una ricchezza reale fa

capo ad un solo operatore e non si ha una “contropartita” per un altro operatore. Vi possono

essere anche combinazioni tra ricchezza reale e ricchezza finanziaria (ad esempio, un

immobile acquistato tramite la concessione di un mutuo bancario).

La situazione di un qualsiasi operatore può essere schematizzata come:

Le attività finanziarie (AF), che sono l’oggetto dei processi di produzione e di scambio che

avvengono all’interno di un sistema finanziario, nascono dal temporaneo trasferimento di

potere d’acquisto da un soggetto ad un altro, con contestuale impegno di quest’ultimo alla

restituzione ad una scadenza futura.

Le attività finanziarie esprimono quindi un rapporto di credito/debito, cioè un rapporto in cui

le prestazioni di entrambe le parti in causa sono espresse in moneta e hanno diverse

scadenze temporali.

Di conseguenza, all’attività finanziaria nel bilancio di un operatore corrisponde una passività

finanziaria (PF) nel bilancio di un altro operatore.

Si noti come una caratteristica fondamentale delle attività finanziarie è il tempo che separa le

due prestazioni, da cui deriva una componente di rischio, che tipicamente si collega a

qualunque evento futuro.

Le attività reali (AR) sono beni (di solito materiali) che sono in grado di produrre altri beni;

esse esprimono un rapporto di proprietà ed entrano nel bilancio di un solo operatore.

La parte sinistra del bilancio contiene il totale delle attività dell’operatore (finanziarie e

reali) cioè la sua ricchezza lorda; la parte destra contiene le passività.

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Il capitale netto (CN) è la differenza tra attività e passività ed esprime la ricchezza netta.

Normalmente questa grandezza è positiva, cioè il valore delle attività supera il valore dei

debiti.

Il sistema finanziario ed il sistema reale sono tra loro collegati tramite:

1 – il rapporto tra beni, servizi e forza lavoro con la contropartita dei mezzi di pagamento. I

beni, i servizi e la forza lavoro riguardano il sistema reale mentre i mezzi di pagamento sono

propri del sistema finanziario;

2 – la relazione tra il reddito nazionale Y ed il PIL (Y=PIL) che a sua volta significa che C +

S = C + I ed infine che il risparmio S è uguale agli investimenti I (S = I). Gli investimenti

riguardano sia le attività finanziarie che la ricchezza reale. Le due grandezze si influenzano

vicendevolmente;

3 – la relazione PQ = MV ossia che i prezzi moltiplicati per le quantità devono essere uguali

alla moneta moltiplicata per la sua velocità di circolazione. Ovviamente il membro a sinistra

(PQ) riguarda il sistema reale mentre il membro a destra (MV) riguarda il sistema

finanziario.

Il sistema finanziario influenza, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi:

- Le decisioni di distribuzione del reddito fra consumo e risparmio;

- Le decisioni di investimento delle unità in surplus;

- Le decisioni di finanziamento delle unità in deficit.

Nel rapporto tra il sistema reale ed il sistema finanziario vi è un rapporto molto stretto ma

ancora non è chiaro se un sistema è in grado di influenzare l’altro o se essi si influenzano

vicendevolmente.

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Nella recente evoluzione dei moderni sistemi economici il volume degli strumenti emessi e

negoziati le quantità intermediate dagli operatori e la tipologia dei servizi offerti mostrano

dei valori in crescita spesso a discapito dell’economia reale. In altre parole molti soggetti

che tradizionalmente operano nel sistema reale, preferiscono ora gli impieghi finanziari a

discapito di investimenti produttivi.

Il sistema finanziario è in grado di operare solo se e quando esiste un’adeguata economia

reale e se non vi siano fattori esogeni che possano interferire creando condizioni negative le

quali impediscono o rendono più difficoltoso l’ordinato sviluppo del sistema economico nel

suo complesso.

Il sistema finanziario ed il sistema reale si condizionano tra di loro anche con riguardo al

ciclo economico. I cicli rappresentano una fluttuazione che caratterizza l’intero sistema

economico. Ciascun ciclo consiste in espansioni, recessioni, contrazioni e riprese e questa

sequenza è ricorrente (ma non è standardizzabile nella sua periodicità) e può avere un arco

temporale sia di poco più di un anno sia di molti anni.

Un ciclo evidenzia i seguenti elementi:

- Una tendenza di fondo (trend) che coglie l’andamento di lungo periodo;

- Una componente ciclica (congiuntura) caratterizzata da frequenti oscillazioni dovute

al susseguirsi di periodi di crescita e di flessione, il cui andamento è influenzato dal

trend;

- Una componente stagionale che si sovrappone frequentemente alla componente

ciclica;

- Una componente accidentale che individua movimenti imprevedibili e puramente

occasionali che influenzano fattori stagionali, cicli e trend.

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Per quanto concerne le fasi del ciclo economico, si possono evidenziare come già anticipato:

- Recessione: si ha recessione quando per due trimestri consecutivi si ha una crescita

negativa del Pil. Fase del ciclo economico caratterizzata da rallentamento dell'attività

produttiva accompagnato da debolezza dei consumi, aumento della disoccupazione e,

spesso, da un più basso tasso di Inflazione. È meno grave della depressione;

- Ripresa: fase del ciclo economico corrispondente alla crescita del Pil dal punto

minimo fino al raggiungimento del punto di contatto con la curva di Trend. È una

breve fase durante la quale l’economia, dopo un rallentamento o una recessione, fa

registrare un’inversione di segno anche se con risultati ancora negativi;

- Espansione: fase di crescita caratterizzata da una forte accelerazione e saturazione

dell’attività produttiva senza che vi sia un surriscaldamento dei prezzi;

- Rallentamento: fase in cui la non si ha una crescita o si ha in misura modesta senza

che vi sia una recessione.

Un’altra modalità di studio dei cicli economici riguarda il fatto re temporale e si può

distinguere:

- L’ampiezza, ossia la differenza di livello tra due punti di svolta successivi;

- La durate e l’alternanza, ossia la lunghezza dell’intervallo temporale tra il massimo

del ciclo del periodo precedente e quello del periodo successivo;

- La ricorrenza delle alternanze;

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- Il profilo, cioè la forma del ciclo che può differenziarli anche per il diverso rapporto

tra fasi di espansione e di recessione, la pendenza, il ritmo di

accelerazione/decelerazione.

Il Governo di un paese e la politica economica dovrebbero agire sui cicli economici,

soprattutto nelle fasi negative del ciclo, con riguardo alla loro ampiezza, alla durata, alla

diffusione, alla ricorrenza ed al profilo dei cicli economici. Tuttavia, al giorno d’oggi, non

si hanno più dei cicli non sincronizzati tra i vari paesi che consentivano performance più

attenuate sia nelle fasi favorevoli che nelle fasi sfavorevoli del ciclo ma con l’apertura

internazionale e l’intensificarsi degli scambi, si è avuta anche una sincronizzazione dei vari

cicli economici e quindi diviene difficile pensare che ogni paese possa intervenire

autonomamente ed in modo non coordinato nelle sue azioni di politica economica.

Il sistema bancario rappresenta la componente più importante del sistema finanziario. La

definizione di banca individua il suo ruolo di intermediario tra i soggetti che producono

avanzi finanziari e soggetti che manifestano disavanzi finanziari mentre la componente

estera ha un ruolo mutevole nel tempo.

La baca svolge un ruolo fondamentale dedicandosi in via sistematica ed organizzata alla

copertura degli sbilanci che si verificano nella dinamica dei saldi finanziari degli operato

economici che in genere vengono raggruppati in base dell’omogeneità dei comportamenti e

delle caratteristiche istituzionali in quattro macrosettori:

- Le famiglie, che presentano una posizione strutturale di avanzo finanziario;

- Le imprese, che presentano una posizione struttura di disavanzo finanziario e con

propensione all’assunzione di debiti;

- La pubblica amministrazioni anch’essa in condizioni di disavanzo finanziario dettata

dall’esigenza di sostenere investimenti pubblici;

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- L’estero, la cui condizione finanziaria viene rappresentata nella bilancia dei

pagamenti.

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06-03-2012 INNOVAZIONE FINANZIARIA

L’innovazione finanziaria riguarda l’introduzione di nuovi strumenti finanziari che

assolvono in modo nuovo almeno una delle tre funzioni del sistema finanziario che sono:

1. Generare risorse a titolo di credito/debito

2. Fornire liquidità al sistema

3. Creare canali per trasferire/distribuire il rischio.

Un esempio di innovazione finanziaria può essere fornito dagli Euro bond i quali sono titoli

di Stato che verrebbero emessi congiuntamente dagli Stati europei i quali si ripartirebbero

anche i proventi derivanti la vendita di tali titoli. Tramite l’emissione di Euro bond da parte

dell’Unione Europea, si generano risorse a titolo di debito con le quali si dovrebbe risanare il

sistema economico. Gli Euro bond sono ancora in fase di studio da parte dell’UE.

Esempi più concreti che hanno costituito in passato innovazione finanziaria possono essere i

CCT, le ABS, i derivati.

I CCT (certificati di credito del Tesoro) sono stati introdotti negli anni ’70 come titoli a tasso

variabile. Gli anni ’70 sono stato un periodo di elevata inflazione per l’Italia e quindi gli

operatori non erano più invogliati ad acquistare un titolo a tasso fisso come quelli che

venivano offerti fino a quel momento dallo Stato e l’innovazione finanziaria propria di

questi titoli è stata l’introduzione del tasso variabile e quindi la possibilità di avere un

rendimento indicizzato.

La cartolarizzazione è la cessione di attività o beni di una società definita

tecnicamente originator, attraverso l'emissione ed il collocamento di titoli obbligazionari. Il

credito viene ceduto a terzi, e il rimborso dovrebbe garantire la restituzione del capitale e

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delle cedole di interessi indicate nell'obbligazione. Se il credito diviene inesigibile, chi

compra titoli cartolarizzati perde sia gli interessi che il capitale versato.

Nella cartolarizzazione dei crediti si identificano due costruzioni:

a. Dualistica: l'operazione è formata da due distinti contratti (cessione di credito del

creditore originario alla società di cartolarizzazione più contratto di finanziamento

ossia un mutuo erogato dalla società ai sottoscrittori dei titoli emessi dalla società di

cartolarizzazione), uniti da un collegamento legale.

b. Monistica: tra i due momenti c'è un nesso talmente stretto da farla ritenere unica cioè

un contratto avente un'unitaria causa quale la cartolarizzazione.

Soggetti del contratto sono il creditore originario, cedente, e i sottoscrittori dei titoli. La

società di cartolarizzazione è quindi il tramite attraverso il quale si attua la cessione di

crediti dal cedente ai portatori dei titoli. Con la cartolarizzazione non vi è garanzia della

solvenza del debitore ceduto e i rischi gravano sui portatori dei titoli.

I derivati inizialmente nascono come strumenti di gestione del rischio. In genere il rischio

viene coperto utilizzando un derivato con effetto opposto rispetto all’operazione che si vuole

coprire.

Gli strumenti finanziari innovativi sono quindi quelli che cercano di migliorare l'efficienza

agendo su uno dei tre punti citati. Abbiamo:

1. credit/equity generating instruments ne sono es. il tasso indicizzato sulle obbligazioni

pubbliche;

2. liquidity enhanching instruments es.: la titolarizzazione degli attivi che ha dato la

possibilità di creare liquidità da uno strumento che generalmente non ne disponeva;

3. risk-trasferring instruments ne sono es. gli strumenti derivati.

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La teoria REGULATORY DIALECTIC (KANE, EISENDEIS): si pone l'accento sulla

vigilanza: la necessità primaria è quella di rispondere agli obblighi di vigilanza. Sono quindi

strumenti innovativi tutti quelli che cercano e riescono ad eludere gli obblighi di vigilanza.

Teoria di Ribsinsky(1995)

Ribsinsky ha analizzato l'evoluzione dei sistemi finanziari individuando tre fasi.

1. BANK ORIENTED STAGE, sono i sistemi finanziari meno evoluti di tipo banco

centrico ossia che vedono come centro del sistema le banche. È un sistema ben

delineato e gli strumenti tipici sono i prodotti bancari. Gli strumenti sono: mutui e

prestiti in generale. Si parla di prestiti in Pool (prestiti sindacati) quando un

affidamento e quindi un prestito di importo troppo elevato viene diviso tra più banche

al fine di diversificare il rischio.

2. MARKET ORIENTED STAGE: è un sistema che vede la comparsa degli intermediari

finanziari e che è di tipo mercatocentrico. I confini di tale sistema tendono a perdere la

loro definizione e tendono a coprire un numero più vasto di operatori. Si ha quindi la

formazione del mercato di capitali. Si parla di BACKUP FACILITIES , cioè le

imprese possono emettere obbligazioni. Ci sono dei vincoli: le banche organizzano le

emissioni, e si impegnano ad acquistare le quote non piazzate.

3. STRONGLY MARKET ORIENTED STAGE: è un sistema basato interamente sul

mercato e quindi è un sistema mercatocentrico puro. In questa fase non si ha più il

bisogno di intermediazione delle banche che invece forniscono servizi di consulenza e

assistenza. Si ritorna verso una forma di credito diretto dove gli intermediari hanno la

funzione di gestire e garantire il credito.

I tre livelli del sistema finanziario corrispondo ad una diversa operatività degli intermediari

finanziari che è andata espandendosi nel corse del tempo.

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08-03-2012 SALDI FINANZIARI

Il saldo finanziario esprime la differenza tra attività finanziarie e passività finanziarie. Ogni

operatore economico ha il proprio saldo finanziario che può essere positivo (si parla allora di

surplus finanziario) oppure negativo (si parla di deficit finanziario).

Y - C = S SF = S – I

S > I ∆AF > ∆PF

∆AF < ∆PF

I saldi finanziari consentono di studiare la distribuzione della ricchezza, il collegamento tra

sistema finanziario e sistema reale ed il collegamento che c’è tra I vari soggetti presenti nel

sistema finanziario.

I soggetti aggregati sono le famiglie, le imprese, lo Stato e l’estero ed i saldi finanziari dei

soggetti aggregati vengono chiamati saldi finanziari aggregati.

S = 100

Acquisto immobili = 30

Mutuo = 15

Acquisto titoli = 85

∆AF - ∆PF = 85 - 15 = 70

In questo caso, tra le attività finanziarie figurano solamente I titoli acquistati e tra le

passività finanziarie solamente il mutuo. All’analogo risultato si giunge ragionando in

termini di risparmio ed investimento.

S – I = 100 – 30 = 70

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In questo caso, il risparmio è costituito dalla differenza tra il reddito Y e le spese per i

consumi C ed è pari a 100 mentre tra gli investimenti vi è l’acquisto dell’immobile.

Il rapporto tra economia reale e sistema finanziario è evidente in quanto il valore dato dalla

differenza S – I viene impiegato nell’acquisto di attività finanziarie (anche se venisse

detenuto sotto forma di moneta, essa costituirebbe comunque un attività finanziaria).

L’esistenza di un sistema finanziario in cui è possibile avere un accesso al credito consente

un investimento/consumo migliore in quando è possibile reperire delle risorse necessarie per

il consumo se le risorse proprie non sono momentaneamente sufficienti per poi rimborsare il

prestito ottenuto e mantenere lo stesso livello di consumi se si ha l’aspettativa di veder

crescere il proprio reddito. Il sistema finanziario consente anche ai soggetti in surplus un

impiego differenziato tra le varie attività finanziarie che si possono reperire nel sistema

finanziario.

L’acquisto di attività finanziarie finanzia l’economia reale in quanto se si pone ad esempio

l’acquisto di titoli di una società o la sottoscrizione di un prestito obbligazionario, è lecito

pensare che quella società che aveva bisogno di reperire risorse, lo stesse facendo per

l’acquisto di beni reali o per nuovi investimenti e proprio in quest’ultimo caso vi è anche lo

stimolo per l’economia reale impartito dal sistema finanziario.

Anche il risparmio stesso, come detto in precedenza, è determinato dall’economia reale in

quanto è dato dalla parte restante di reddito tolte le risorse necessarie per i consumi ed il

reddito deriva dall’economia reale.

Quando si parla di scelte finanziarie occorre tener presente che esse sono dettate da

molteplici determinanti.

TEORIA DEL CICLO VITALE

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Secondo questa teoria, gli individui pianificano le loro decisioni di consumo e di risparmio

lungo ampi periodi con l'intento di allocare il loro consumo in modo soddisfacente nel corso

dell'intera vita.

Il risparmio è dunque essenzialmente una conseguenza del desiderio degli individui di

assicurarsi il consumo nella vecchiaia.

Fino al momento dell'inizio della sua vita lavorativa, l'individuo trae le sue entrate dalla

famiglia. Reddito e consumi sono sovrapponibili.

Con l'entrata nel mondo del lavoro l'individuo consuma la quasi totalità del suo reddito

arrivando persino a indebitarsi. I progressi di carriera e di reddito colmeranno il gap e

consentiranno di destinare quote crescenti di guadagno al risparmio. Quest'ultimo darà i suoi

frutti (pensione integrativa, polizza vita ecc.) quando sopraggiungerà il pensionamento e con

esso la fase calante del reddito: il ricorso alle attività finanziarie accumulate permetterà

all'individuo di mantenere costante (o quasi) il suo livello di consumo.

CL = YN

C = YN/ L e poiché S = Y – C si ha S = Y L – N/L

Dove: Y è il reddito, L gli anni vissuti, N l’età lavorativa, S il risparmio.

Il risparmio accumulato è uguale ad una frazione del reddito corrispondete alla quota di vita

passata in pensione. Le scelte sono influenzate dalla vita attesa, dal trade-off

rischio/rendimento, le aspettative economiche, la cultura, ecc.

Le famiglie, soprattutto in Italia, hanno strutturalmente un saldo finanziario positivo mentre

le imprese hanno strutturalmente un saldo finanziario in passivo. Le imprese hanno tale

situazione strutturale in quanto utilizzano molto il concetto di leva finanziaria e quindi

hanno la convenienza ad operare in tale situazione finanziario. Il saldo finanziario

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dell’aggregato imprese va dunque esaminato in un ottica qualitativa e non meramente

quantitativa ma tenendo conto anche del trend di tale saldo finanziario.

Se il risparmio interno non è sufficiente per effettuare gli investimenti programmati lo si può

reperire all’estero creando però un deficit nella bilancia dei pagamenti che può causare uno

squilibrio del sistema economico se protratto per un tempo considerevole e/o oltre una certa

misura.

Le decisioni finanziarie delle famigli e delle imprese vengo altresì influenzate dalle

informazioni sia nella loro quantità sia nella qualità delle informazioni stesse.

Si definisce informazione ogni dato riferito alla singola attività finanziaria ed al suo

emittente oppure all’economia nel suo complesso.

Si possono avere informazioni specifiche, generiche, pubbliche o private. Le informazioni

possono essere fornite da vari soggetti con una frequenza ed un’attendibilità variabile. Un

ruolo molto importante in tema di informazioni è dato dalle agenzie di rating le quali

forniscono giudizi sia sulle singole imprese che per gli stati.

I saldi finanziari vengono determinati da un trasferimento di risorse tra soggetti in surplus

verso soggetti in deficit che può avvenire secondo metodi diversi.

Il sistema finanziario si basa soprattutto sul credito diretto con il quale un operatore in

surplus finanziario cede risorse ad un operatore in deficit finanziario senza che vi sia

l’operato di un intermediario finanziario. Il soggetto in surplus in questo modo si fa carico

dell’intero rischio dato dalla mancata restituzione del credito concesso mentre nel caso del

credito indiretto, con la presenza dell’intermediario finanziario che si occupa di far

incontrare i due soggetti oppure accorpando il surplus di più soggetti per far fronte a

richieste di risorse ingenti, il rischio non fa più capo ai soggetti in surplus ma viene in parte

trasferito all’intermediario finanziario. L’intermediario finanziario ha una capacità migliore

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e più efficiente nella gestione di questo rischio ed inoltre avrà anche una remunerazione

maggiore per aver sopportato tale rischio.

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12-03-2012 TEORIE E MODELLI DI INTERMEDIAZIONE

L’attività svolta da mercati ed intermediari finanziari facilità la mobilità dei capitali in

quanto incide positivamente sulla disponibilità di informazioni, liquidità e negoziabilità

degli strumenti, possibilità per tutti gli operatori di trovare la desiderata combinazione di

rischio/rendimento.

Un sistema economico perfetto, per poter funzionare, non avrebbe bisogno di alcun

intermediario finanziario in quanto tutti gli scambi dovrebbero potersi concludere in modo

diretto ed autonomo tra i vari soggetti.

L’inevitabile presenza di limiti e di vincoli del trasferimento diretto tra soggetti in surplus e

soggetti in deficit genera spazi economici per l’inserimento degli intermediari finanziari la

cui capacità di ridurre le imperfezioni dovrebbe consentire di accrescere qualità e numero di

scambi offrendo margini di convenienza superiori al costo che l’attività di intermediazione

comporta.

Un’attività di intermediazione creditizia ha bisogno di uno spazio economico in cui inserirsi

in modo tale da trovare la sua giustificazione economica. Se tale spazio economico non

esistesse, sarebbe da preferire il modello di credito diretto a discapito del modello di credito

indiretto.

1- Scelte in assenza di intermediario finanziario;

Nel periodo 1, ad un certo livello di reddito Y corrisponde un certo livello di consumo C1

che viene condizionato dal reddito e dall’ammontare dei risparmi. Il risparmio in questo caso

può essere utilizzato per aumentare i consumi nel periodo 2 dove si possono effettuare dei

consumi per un valore maggiore al reddito del periodo.

2- Presenza di intermediari;

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Nel periodo 1, grazie alla presenza di intermediari finanziari e quindi con l’accesso al

credito, è possibile aumentare i propri consumi indipendentemente dal livello di reddito del

periodo ma nel periodo 2 i consumi dovranno essere ridotti per ripagare il prestito ottenuto

nel periodo 1.

C1P – Y1 = ammontare del prestito ottenuto

Y2 – C2P = quota di reddito

necessaria per ripagare il prestito

3- Scelte in presenza di intermediari;

Il costo del prestito determina

l’inclinazione della retta per cui ad un

costo di intermediazione maggiore

corrisponde un’inclinazione

della retta maggiore e viceversa.

COSTO OPPORTUNITA’ DELL’INTERMEDIAZIONE

La riduzione dei molteplici costi, diretti e indiretti, connessi alla conclusione di qualsiasi

transazione rappresenta una delle principali funzioni attribuite all’intermediario finanziario

in quanto la sua attività si esprime nella capacità di assorbire tutto o parte dei costi che

gravano su una transazione finanziaria riducendo i costi rispetto a quelli che le parti

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dovrebbero sostenere nell’ipotesi di conclusione di uno scambio diretto ed autonomo

rendendo in questo modo lo scambio più conveniente.

La mancata conclusione di uno scambio diretto è imputabile a molteplici imperfezioni ma in

particolare a costi che vengono genericamente definiti come “costi di transazione” e che

possono essere ricondotti a tre tipologie:

1- Search cost,sono costi associata alla ricerca di una controparte;

2- Verification cost, sono i costi connessi all’attività di reperimento delle informazioni

sulla controparte e sulla sua solvibilità;

3- Monitoring cost, sono costi che riguardano il monitoraggio della controparte e sulla

sua capacità di restituire il prestito ottenuto alla scadenza.

In presenza di costi di transazione (T) nel modello di credito diretto, la situazione delle

controparti può essere schematizzata nel modo seguente:

Rs = ritorno dell’investitore = R – Ts

R = tasso di interesse; Ts = costo sostenuto dall’investitore;

Rb = costo del debitore = R + Tb

R = tasso di interesse; Tb = costo sostenuto da debitore.

Intendendo per spread la differenza tra il ritorno del venditore ed il costo sostenuto dal

debitore nel credito diretto si ha:

Spread = Rb – Rs

Ipotizzando che:

R = 5 ; Ts = 2 ; Tb = 2

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Si ha:

Rs = 3 ; Rb = 7

Spread= 7 – 3 = 4

L’esistenza di tale differenziale crea spazio economico per l’intermediari creditizio che può

operare ad un costo minore (es. C = 1) ottenendo così dei benefici maggiori sia per

l’investitore che per il debitore.

Rs = 5 – 1 = 4 ; Rb = 5 + 1 = 6 ; Spread = 6 – 4 = 2

L’intervento di un intermediario finanziario ha senso se riduce i costi. I costi che ci

sarebbero se non vi fosse la presenza dell’intermediario finanziario ed i costi dopo la sua

entrata devono essere maggiori dei costi da esso sostenuti.

Gli intermediari finanziari non devi per forza ripartire i benefici tra investitore e debitore ma

tali vantaggi possono essere ripartiti a favore dell’uno o dell’altro anche se l’etica

suggerirebbe una soluzione equa di ripartizione.

ASIMMETRIE INFORMATIVE

L’asimmetria informativa è la condizione di mercato in cui alcuni soggetti dispongono di

un’informazione che altri non hanno, cioè quando l’informazione completa è presenta solo

su un lato del mercato. L’asimmetria informativa determina un vantaggio conoscitivo basato

sul prezzo, sulla qualità e quindi sul rapporto qualità/prezzo. Ciò condiziona le definizioni

contrattuali. A causa dell’asimmetria informativa e della razionalità limitata non si è

sperimentalmente in grado di stabilire un contratto completo, il quale per definizione

prevede e descrive tutte le contingenze che possano emergere durante la relazione

contrattuale, e assicura l’esecuzione dei termini contrattuali. Già di per sé poi il contratto fa

passare da una condizione di conflitto potenziale ad una condizione di conflitto effettivo, che

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dalla sfera privata passa alla sfera pubblica, in particolar modo nel caso di mancato

adempimento degli accordi contrattuali.

L’asimmetria informativa può essere frutto di una scelta razionale in cui l’agente informato

incentivi il mantenimento dell’imperfezione, aumentando conseguentemente i costi di

acquisizione dell’informazione per l’agente non informato. Il potere conoscitivo è dunque

potere economico-contrattuale, in quanto l’agente informato conosce la disponibilità a

pagare dell’agente non informato: ciò permette quindi di influenzare i prezzi e la

distribuzione di reddito.

In generale l’asimmetria informativa produce un comportamento opportunistico che si

manifesta in due fenomeni principali:

selezione avversa

moral hazard

La selezione avversa è una condizione di mercato dovuta ad asimmetria informativa pre-

contrattuale (anche detta pre-transazione), in cui la selezione dei venditori non è ottimale.

Ciò determina un fallimento del mercato riducendone le dimensioni o eliminandolo

completamente, impedendo comunque la realizzazione di scambi socialmente efficienti.

Tutto ciò è dovuto ad un’asimmetria informativa tale che i potenziali acquirenti non

acquistano prodotti di cui non riescano a percepire correttamente la qualità; ciò comporta

una diminuzione dei prezzi, costringendo i venditori di prodotti di alta qualità ad uscire dal

mercato: è così che solo la selezione avversa di venditori di bassa qualità resta nel mercato.

Akerlof esemplifica le conseguenze dell'asimmetria informativa con il caso

del mercato delle auto usate. Il mercato offre sia auto usate in buono stato sia auto in cattive

condizioni (dei "bidoni" o, nel gergo americano, "limoni"). La persona interessata

all'acquisto non conosce nulla in anticipo, né se l'auto è buona, né se l'auto è un bidone.

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L'ipotesi migliore sulla quale si baserà l'acquirente è che l'auto sia di media qualità, per cui

sarà disposto a pagarla il giusto prezzo per un'auto di media qualità.

Il proprietario di un'auto di qualità elevata, quindi, non riuscirà a venderla ad un prezzo così

elevato da ritenere conveniente la vendita. Di conseguenza, i proprietari di auto in buono

stato non cercheranno di piazzare i propri beni sul mercato delle auto usate. Il ritiro dei

mezzi buoni riduce il livello qualitativo medio delle auto presenti nel mercato, determinando

una revisione al ribasso delle aspettative sulla qualità delle auto da parte dei compratori. A

loro volta, i proprietari di auto moderatamente buone decideranno di abbandonare il

mercato, e via discorrendo. Il risultato è che in un mercato nel quale si riscontra asimmetria

informativa nei confronti della qualità, mostra caratteristiche simili a quelle descritte

dalla Legge di Gresham: il cattivo costringe il buono ad allontanarsi.

Supponiamo di poter usare un numero q per indicare la qualità di un'auto usata, dove q è

uniformemente distribuita nell' intervallo [0,1]. La qualità media di un' auto usata sul

mercato è pertanto uguale a 1/2.

Ci sono innumerevoli acquirenti in cerca di un'automobile che sono pronti a pagare il prezzo

di (3/2)q per auto la cui qualità è q. Ci sono inoltre commercianti pronti a vendere auto di

qualità q a prezzi q. Se la qualità potesse essere osservabile, il prezzo delle auto usate si

troverebbe quindi tra un valore q e (3/2)q, le auto sarebbero vendute e tutti risulterebbero più

soddisfatti.

Se la qualità di un' automobile non è osservabile dagli acquirenti, allora ad essi sembrerà

ragionevole stimare la qualità di un'auto offerta definendo una qualità media di tutte le

automobili. Sulla base di questa valutazione, la disponibilità a pagare per qualunque auto

ricevuta sarà uguale a (3/2)(q_avg), dove q_avg sta per la qualità media di automobile.

Supponiamo ora che il prezzo di equilibrio del mercato sia un certo prezzo p dove p>0. A

questo prezzo tutti i proprietari di auto con qualità inferiore a p vorranno vendere la loro

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auto. Poiché la qualità è distribuita uniformemente tra 0 e p, la qualità media delle auto in

vendita al prezzo p sarà solamente p/2.

Sappiamo che per un'auto di qualità p/2, gli acquirenti saranno disposti a pagare solo

(3/2)(p/2) = (3/4)p. Perciò al prezzo p nessuna automobile potrà essere venduta (perché

p>(3/4)p). Poiché p è un prezzo arbitrario, è dimostrato che non sarà venduta nessuna auto a

qualsiasi prezzo non negativo. Il mercato delle auto usate collassa nel caso di asimmetria

informativa.

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13-03-2012 L’ATTIVITA’ BANCARIA – TUB E TUF

L’attività bancaria viene definita dall’articolo 10 del testo unico bancario (decreto legislativo

395/93) il quale afferma che “la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del

credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere di impresa.”

Al successivo articolo 11 viene definita anche la raccolta del risparmio. “Ai fini del presente

decreto legislativo è raccolta del risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso,

sia sotto forma di depositi sia sotto altra forma.

2. La raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle banche.

[…] non costituisce raccolta del risparmio tra il pubblico quella effettuata:

a) presso soci e dipendenti;

b) presso società controllanti, controllate o collegate.

Il divieto del comma 2 non si applica:

a) agli Stati comunitari, agli organismi internazionali ai quali aderiscono uno o più

Stati comunitari, agli enti pubblici territoriali ai quali la raccolta del risparmio è

consentita in base agli ordinamenti nazionali degli Stati comunitari;

b) agli Stati extracomunitari e ai soggetti esteri abilitati da speciali disposizioni del

diritto italiano;

c) alle società per azioni e in accomandita per azioni per la raccolta effettuata, nei

limiti previsti dal codice civile, mediante l'emissione di obbligazioni;

d) alle società cooperative per la raccolta effettuata mediante l'emissione di

obbligazioni;

e) alle società e agli enti con titoli negoziati in un mercato regolamentato per la

raccolta effettuata mediante titoli anche obbligazionari;

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f) Ecc.

La raccolta del risparmio ha la caratteristica essenziale dell’obbligo di rimborso alla

scadenza. Tale raccolta può essere effettuata anche con altri metodi diversi dai depositi ma

persiste l’obbligo di rimborso anche per le forme diverse dai depositi.

Per “raccolta diffusa” si intende il fatto che la raccolta di risparmio è rivolta ad un numero

elevato di potenziali investitori e con forme di contrattazione standardizzata.

La raccolta di risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi delle banche come sancito

dal comma 2 dell’art 11 TUB. Il testo unico bancario però non definisce l’attività di

“esercizio del credito” e l’individuazione di tale attività è stata affidata alla dottrina la quale

ha individuato tale attività come le operazioni di prestito, il leasing, il rilascio di garanzie ed

i crediti di firma.

L’attività bancaria riguarda l’esercizio congiunto della raccolta di risparmio e dell’esercizio

del credito che è un’attività che può essere esercitata congiuntamente solamente dalle

banche e non dagli altri intermediari finanziari i quali possono esercitare una sola delle due

attività e non entrambe congiuntamente. In genere, l’attività più diffusa presso gli

intermediari diversi dalle banche è quella di esercizio del credito.

L’art. 106 recita: “L’esercizio nei confronti del pubblico delle attività di concessione di

finanziamenti sotto qualsiasi forma, e di negoziazione e gestione in valuta sono riservate ad

intermediari finanziari autorizzati iscritti in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia

Oltre alla attività di cui al comma 1 gli intermediari finanziari possono prestare servizi di

pagamento a condizione che siano a ciò autorizzati ai sensi dell’articolo 114 –novies,

comma 4 e iscritti nel relativo albo nonché prestare servizi di investimento se autorizzati ai

sensi dell’art. 18 comma 3 del D.Lgsl. 58/98.

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Gli intermediari finanziari possono altresì esercitare le altre attività a loro eventualmente

consentite dalla legge nonché attività connesse e strumentali nel rispetto delle disposizioni

dettate dalla Banca d’Italia”

Con la riforma del Testo Unico Bancario si è avuto un riordino della regolamentazione e

dell’assetto dei controlli a cui sono sottoposti gli intermediari finanziari con l’obiettivo di

assicurare la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati e rafforzare la stabilità

complessiva del sistema finanziario.

Prima della riforma, gli intermediari non bancari godevano di una vigilanza meno invasiva

di quella applicata alle banche. Con la riforma è stato costituito un Albo unico degli

intermediari vigilati ed è venuta meno la distinzione tra intermediari iscritti all’elenco

speciale ed i soggetti iscritti all’elenco generale. L’autorizzazione all’esercizio dell’attività

può essere concessa sia ad intermediari di nuova costituzione sia ad intermediari già esistenti

previa verifica da parte della Banca d’Italia che riguardano in particolare la natura giuridica

dell’intermediario e il suo capitale.

Gli intermediari inoltre possono solamente concedere credito e ciò consiste il core business

dell’intermediario ma non possono effettuare la raccolta di risparmio presso il pubblico.

Vengono individuate anche altre attività collaterali o connesse che per evitare che tali

attività espongano gli intermediari a nuove tipologie di rischio, lo schema di Banca d’Italia

prevede che queste siano svolte solo in via subordinata.

I nuovi intermediari finanziari sono soggetti a requisiti organizzativi, amministrativi e

patrimoniale secondo il principio di proporzionalità.

Il Testo unico sulla finanza (TUF), ufficialmente Testo unico delle disposizioni in materia di

intermediazione finanziaria è il Decreto legislativo n°58/1998 che opera un'armonizzazione,

un coordinamento ed un'integrazione delle norme in materia di mercati finanziari che si

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erano andate accumulando tra la fine degli anni '80 e la prima metà degli anni '90. Il TUF è

entrato in vigore il 1º luglio 1998.

Una delle maggiori innovazioni del TUF è la creazione delle Società di gestione del

risparmio (SGR), come intermediari finanziari autorizzati a svolgere il servizio di gestione

di patrimoni mobiliari sia su base individuale sia su base collettiva. Nasce così anche

in Italia la figura del gestore unico, già presente negli altri Paesi europei.

L’art. 1 del T.U. Finanza (D.Lgs. 58/98) definisce la natura dei servizi di investimento e

dell’attività di gestione collettiva del risparmio ed i soggetti ad essi abilitati.

Costituiscono servizi di investimento le seguenti attività che abbiano ad oggetto strumenti

finanziari:

- negoziazione per conto proprio

- negoziazione per conto terzi

- collocamento, con o senza preventiva sottoscrizione o acquisto a fermo, ovvero

assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente

- gestione su base individuale di portafogli di investimento per c/terzi

- ricezione e trasmissione di ordini nonché mediazione

- consulenza in materia di investimenti

- gestione dei sistemi multilaterali di negoziazione

A questi si aggiungono servizi accessori: custodia e amministrazione di strumenti finanziari,

locazione di cassette di sicurezza, finanziamenti strumentali, servizi connessi all’emissione e

collocamento di strumenti finanziari.

La gestione collettiva del risparmio si realizza attraverso:

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- la promozione, istituzione e organizzazione di FCI e l’amministrazione dei rapporti

con i partecipanti

- la gestione del patrimonio degli OICR (FCI e SICAV) e di Fondi

- Pensione, di propria o altrui istituzione.

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15-03-2012 I MERCATI FINANZIARI

Il mercato finanziario è il luogo fisico o figurato in cui vengono scambiati gli strumenti

finanziari e la tipologia di strumenti finanziari che vengono scambiati al suo interno

classifica il mercato stesso.

Gli strumenti sono i contratti aventi per oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria che

vengono scambiati con l’ausilio degli intermediari i quali costituiscono le istituzioni atte alla

mediazione finanziaria. Un ulteriore elemento caratterizzante il mercato finanziario è

l’ordinamento il quale assurge il compito di regolare l’attività di tale mercato.

Gli strumenti finanziari scambiati nel mercato finanziario possono essere inizialmente

classificati in:

- Strumenti di partecipazione, sono degli strumenti che consento di partecipare in

maniera più o meno ampia al rischio di impresa che si sostanzia nella partecipazione

agi utili e/o alle perdite di una società, un tipico esempio di tali strumenti è costituito

dalle azioni;

- Strumenti di indebitamento, sono degli strumenti che hanno una natura opposta a

quella delle azioni, per le azioni infatti si ha una quota di capitale societario mentre

per tali strumenti (es. obbligazioni) si sottoscrive una quota di debito;

- Strumenti assicurativi, gli strumenti assicurativi sono degli strumenti che hanno il

compito di eliminare o quanto meno limitare il rischio. Va distinto il rischio puro dal

rischio finanziario, il rischio puro infatti riguarda un evento totalmente negativo (es.

incidente) mentre il rischio finanziario può avere anche una natura positiva (es.

partecipare alle perdite ma anche agli utili di una società).

Un ulteriore classificazione fondamentale per distinguere il mercato consiste nella

distinzione tra mercato primario e mercato secondario.

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Il mercato primario è il mercato in cui avviene la prima quotazione degli strumenti

finanziari, per tutte le successive quotazioni si fa ricorso al mercato secondario. In altre

parole, sul mercato primario vengono negoziati strumenti di nuova emissione mentre sul

mercato secondario vengono negoziati strumenti già emessi in precedenza.

Gli strumenti finanziari sono contratti che hanno per oggetto la realizzazione dello scambio

finanziario attraverso il trasferimento delle risorse finanziarie tra investitori e prenditori di

fondi, la classificazione degli strumenti amplia le opportunità di scambio fra i soggetti.

Queste le principali caratteristiche in base alle quali si distingue.

La natura dei diritti incorporati:

- Strumenti che incorporano sia diritti di proprietà sia di credito (titoli rappresentativi del

patrimonio di una società di capitali): con riferimento ai titoli azionari ci sono i diritti

amministrativi (diritto di voto, di impugnativa per la tutela delle minoranze, di recesso e di

opzione) e quelli di credito (diritto di partecipazione ai Dividendi, al rimborso del

patrimonio della società).

- Strumenti che incorporano esclusivamente diritti di credito: ovvero il diritto di ottenere

prestazioni economico-finanziari come il pagamento a scadenza prefissata di una

remunerazione a titolo d’interesse (tasso fisso o variabile) o il rimborso del capitale a termini

prefissati; tale tipo di strumenti attribuiscono al prenditore un controllo minore sulla

disponibilità delle risorse finanziarie ricevute e nessuna discrezionalità per la dimensione

dell’onere finanziario sostenuto, mentre il finanziatore e favorito da una maggiore rigidità

contrattuale che determina con maggiore chiarezza le prestazioni del debitore.

- Strumenti che incorporano il diritto discrezionale e/o l’obbligazione di comprare/vendere a

termine un’attività finanziaria.

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Gli strumenti finanziari di partecipazione e/o di credito possono diventare oggetto di altri

contratti definiti strumenti a titoli derivati che si distinguono in:

- Strumenti che incorporano esclusivamente obbligazioni reciproche a termine;

- Strumenti che contengono il diritto discrezionale (opzione) di una delle due parti di

acquistare o vendere a termine nei confronti dell’altra parte, titolare della contrapposta

obbligazione, una data attività finanziaria; nella prassi si distinguono contratti in cui:

o l’opzione può essere esercitata solo ad una scadenza prestabilita;

o l’opzione può essere esercitata entro una scadenza prestabilita;

A differenza dei precedenti strumenti, le opzioni si caratterizzano per l’asimmetria fra i

contraenti e per quella ex-ante dei possibili esiti contrattuali.

- Trasferibilità: e un aspetto tecnico contrattuale assai rilevante, dato che consente la

circolazione degli strumenti finanziari successivamente alla loro emissione. La

trasferibilità rende uno strumento finanziario un mezzo di pagamento;

- Negoziabilità: e il requisito tecnico e formale della trasferibilità che consente

l’effettivo trasferimento del titolo di proprietà e/o di credito, tale requisito e favorito

da standardizzazione e divisibilità. La negoziabilità dipende anche da condizioni

esterne come la quotazione dello strumento finanziario;

- Liquidità: e intesa come convertibilità in moneta e dipende sia dalla negoziabilità che

dalla durata residua dello strumento finanziario; a tale concetto va poi affiancato

quello di capacita monetarie intesa come l’idoneità di un certo strumento ad essere

usato direttamente come mezzo di pagamento o comunque ad essere convertito in

moneta con costi, rischi e tempi praticamente nulli.

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- La convertibilità: ossia la trasformazione di uno strumento finanziario in un altro o di

alcune clausole contrattuali;

- La valuta di denominazione: definita dal contratto sottostante, e quella in cui sono

pagati/incassati i flussi monetari;

- Costo di produzione e costo d’uso;

- Complessità e scomponibilità;

- Il regime fiscale.

Gli strumenti ibridi partecipativi sono strumenti finanziari con caratteristiche giuridiche

ed economiche intermedie tra l’azione e l’obbligazione, e per questo qualificati come

ibridi. Per l’emissione di tali strumenti devono ricorrere particolari condizioni e devono

essere rispettati specifici requisiti.

L’efficienza dei mercati finanziari può essere esaminata secondo tre aspetti quali:

- L’efficienza allocativa-funzionale: concerne gli aspetti istituzionali, organizzativi ed

operativi che consentono agli intermediari di individuare i progetti migliori da

finanziare. Si realizza quando i fabbisogni delle unità che effettuano gli scambi

risultano soddisfatti e non si ritiene necessario procedere ad un’ulteriore

ridistribuzione delle risorse finanziarie. Il mercato finanziario ha consentito agli

operatori di perseguire in maniera ottimale i propri obiettivi di finanziamento e

impiego;

- L’efficienza informativa: riguarda le relazioni tra prezzi ed informazioni. Si realizza

quando i prezzi riflettono in modo corretto tutte le informazioni disponibili ed è

funzione dell’intensità della informazione e della velocità con cui è incorporata nel

prezzo. L’efficienza informativa a sua volta può essere distinta in:

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o Efficienza debole: i prezzi incorporano soltanto informazioni di tipo storico;

o Efficienza semi-forte: i prezzi riflettono tutte le informazioni disponibili sul

mercato. Gli investitori istituzionali non possono battere il mercato;

o Efficienza forte: i prezzi sono la risultante di tutte le informazioni disponibile di

tipo storico, prospettico, di dominio sia pubblico che privato;

- Efficienza tecnico – operativa: esprime la capacità di un mercato finanziario di

realizzare la funzione di contenimento dei costi di transazione e di agevolare gli

scambi finanziari. Tale forma di efficienza viene misurata su 4 parametri quali:

o Ampiezza, con riferimento alla presenza nel mercato finanziario di ordini di

acquisto e vendita di importi elevati in corrispondenza dei diversi possibili

livelli di prezzo;

o Spessore, riferito alla presenza nel mercato di numerosi ordini di

acquisto/vendita;

o Immediatezza, con riferimento al tempo necessario per realizzare le transazioni;

o Elasticità, riferita alla capacità di immettere rapidamente nuovi ordini sul

mercato per riequilibrare un temporaneo squilibrio tra domanda e offerta.

L’efficienza informativa e l’efficienza tecnico-operativa sono strettamente collegati in

quanto se si hanno a disposizione delle informazioni complete e diffuse si è anche in grado

di migliorare il funzionamento del mercato in termini operativi che a sua volta si traduce in

un miglioramento dell’allocazione delle risorse ossia nell’efficienza allocativa.

I mercati finanziari possono essere distinti come mercati ad asta (order driven) oppure in

mercati market making. La differenza tra le due tipologie di mercato riguarda sia la

procedura di negoziazione adottata.

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Nei mercati order driven, il pricing e il risultato di un processo order driver (i flussi di ordini

di acquisti e vendite vengono incrociati su base di priorita di prezzo e di tempo), i prezzi

negoziati si muovono al rialzo/ribasso in funzione del prevalere di ordini di acquisto/vendita.

Vi è la figura del broker finanziario il quale accoglie gli ordini di acquisto e di vendita senza

incidere sul prezzo.

Nel market making, il pricing si svolge con un processo del tipo quote driver, ovvero

l’organizzazione del mercato prevede la presenza di intermediari che operano come dealer e

con una specifica funzione di market making, cioè di quotazione dei titoli (l’intermediario

espone le proposte di prezzo e le quantità a cui e disposto a comprare o vendere).

La classificazione più importante e maggiormente utilizzata per i mercati finanziari li

distingue in:

- Mercato assicurativo, nel quale gli operatori si coprono dai rischi pure mediante la

stipula di appositi contratti con operatori specializzati;

- Mercato creditizio, nel quale gli intermediari specializzati riescono a soddisfare le

divergenti esigenze degli scambisti ricorrendo ad operazioni di raccolta ed erogazione

di prestiti;

- Mercato mobiliare, nel quale trovano esecuzione tutte le operazioni aventi ad oggetto

titoli destinati a circolare tra gli operatori.

I mercati mobiliari svolgono le funzioni di finanziamento attraverso l’emissione ed il

collocamento dei titoli, il pricing degli strumenti negoziati, l’aumento della liquidità degli

scambi, la riduzione dei costi di transazione ed il trasferimento della proprietà delle società

per azioni.

In relazione alla tipologia degli strumenti negoziati, anche i mercati mobiliari si distinguono

in mercato monetario, obbligazionario, azionario e degli strumenti derivati.

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Il mercato monetario è il mercato nel quale si compiono transazioni aventi ad oggetto titoli

di mercato monetario ossia titoli con scadenza non superiore ai 12 mesi. I requisiti di

funzionalità del mercato monetario sono la breve scadenza nominale dei titoli, l’elevata

negoziabilità, impersonalità dei rapporti tra emittente e sottoscrivente. Il mercato monetario

ed il mercato dei cambi differiscono per l’oggetto delle transazioni ma sono molto simili con

riguardo alle dimensione, alla funzione centrale svolta dalle banche al suo interno, il ruolo

dei dealer-market maker e l’intervento delle Autorità monetarie.

Nel mercato obbligazionario le transazioni hanno per oggetto titoli di debito emessi da

imprese, intermediari finanziari ed emittenti sovrani.

Nel mercato azionario le transazioni hanno per oggetto le azioni ed altri titoli rappresentativi

di partecipazione al capitale delle imprese.

Nel mercato degli strumenti derivati, oggetto di transazioni sono le differenti tipologie di

strumenti derivati.

Per quanto riguarda la natura istituzionale, i mercati mobiliari possono essere regolamentati

o non regolamentati in relazione alla presenza di una specifica disciplina che attiene alle

condizioni di accesso di emittenti ed intermediari, obbligo di trasparenza e meccanismi di

pricing.

Un mercato regolamentato deve fornire ai partecipanti alcuni servizi fondamentali come

stabilire le regole di svolgimento delle contrattazioni ed attivare il meccanismo di

formazione dei prezzi, predisporre le strutture necessarie alla liquidazione delle

contrattazione, formare norme di corporate governance per assicurare il buon funzionamento

del sistema.

I mercati non regolamentati, detti anche over the counter, si caratterizzano per assenza di

norme e procedure standardizzate ma non di meccanismi di autoregolamentazione gestiti

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dagli operatori stessi e pertanto sono adatti alla negoziazione di strumenti ad alta

personalizzazione o ad elevata fungibilità.

In relazione alla struttura organizzativa ed alla determinazione dei prezzi, l’elemento

caratterizzante è costituito dai sistemi di esecuzione degli ordini. In tale ottica i mercati

possono essere a ricerca autonoma, di broker, di dealer, con market maker, ad asta ed ad asta

con market maker.

Nei mercati a ricerca autonoma, compratori e venditori sei cercano reciprocamente e

formano un accordo interagendo direttamente tra di loro.

Nei mercati di broker, l’intermediario svolge unicamente il compito di ricerca della

controparte e quindi non assume nessuna posizione sui titoli negoziati senza dare garanzie

né sui tempi ne sulle modalità di esecuzione degli ordini. La funzione del broker è una

funzione di tipo informativo e di riduzione dei tempi di individuazione dei prezzi. I mercati

di broker sono frequenti nel caso di strumenti con caratteristiche di unicità e

personalizzazione.

Nei mercati di dealer (quote driven), l’intermediario svolge una funzione di ricerca della

controparte ma può anche assumere una propria posizione sui titoli negoziati. Tipicamente,

il dealer si dichiara disposto ad acquistare/vendere i titoli all’interno di un determinato

intervallo di prezzi. I dealer, al contrario dei broker, non sono indifferenti al livello dei

prezzi.

Nei mercati con market maker, il dealer, al fine di aumentare la liquidità degli scambi,

diventa uno specialista assumendosi l’impegno sistematico a rendere note le condizioni di

prezzo alle quali è disposto ad acquistare o vendere un determinato titolo.

Nei mercati ad asta (order driven) la negoziazione avviene direttamente tra i trader che non

possono scegliere la controparte poiché i flussi di ordini di acquisto e vendita vengono

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ordinati sulla base di priorità di prezzo e di tempo. Se la negoziazione avviene “alle grida”

gli intermediari trasmettono a voce gli ordini dei clienti e la conclusione del contratto è in

forma verbale; se la negoziazione è telematica, l’incrocio degli ordini e la conclusione dei

contratti avvengono tramite meccanismi telematici con notevole risparmio di tempo e con

maggiori opportunità di conclusione dei contratti. Nell’asta a chiamata, si giunge ad un solo

prezzo di chiusura ed è perciò adatta a titoli poco trattati, nell’asta continua, al contrario, le

contrattazioni avvengono durante l’intera giornata e quindi in ogni momento gli intermediari

immettono nel book ordini di acquisto e vendita mentre l’esecuzione avviene non appena

appare un ordine compatibile in attesa di incrocio. Nell’asta continua esistono dunque tanti

prezzi quanti sono gli incroci.

A questo punto si può rilevare che nel mercato primario, ricerca autonoma e collocamento

diretta ad opera dell’emittente sono costosi e il prezzo è fissato su base bilaterale. Pertanto si

ricorre: ai broker nel caso di emissioni per volumi non elevati da concludere in tempi non

lungi ed in presenza di relazioni bilaterali stabili tra emittente ed intermediario; al dealer per

emissioni di importo elevato il cui prezzo viene determinato in funzione del livello della

richiesta.

Nel mercato secondario, la ricerca autonoma non è conveniente a causa sia dei costi di

transazione si dall’assenza di garanzie circa l’ottenimento delle condizioni migliori possibili.

La presenza esclusiva dei broker presenta vantaggi come l’individuazione della controparte

e segretezza sul committente e degli svantaggi come la non uniformità dei prezzi.

I dealer assicurano regolarità e frequenza degli scambi svolgendo un’indispensabile funzione

di liquidità e di immediatezza per gli investitori. Il costo della prestazione dell’intermediario

è rappresentato dal bid-ask spread mentre il prezzo è funzione della concorrenza tra

intermediari e dell’informativa ex ante ed ex post.

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Il passaggio da dealer a market maker dipende dai volumi trattati, dal taglio medio delle

negoziazioni, dal livello medio dello spread, dagli incentivi offerti dalle società di gestione

dei mercati.

Qualunque sia il mercato di riferimento e/o le sue modalità di pricing, gli scambi finanziari

si realizzano attraverso alcune fasi quali:

1- Ammissione alla contrattazione: l’istituzione regolatrice degli scambi e l’organo di

vigilanza preposto provvedono alla verifica delle condizioni per l’ingresso nel

mercato regolamento dell’emittente e degli strumenti da negoziare.

2- Conferimento dell’ordine: il soggetto interessato a realizzare una determinata

operazione incarica l’intermediario abilitato. Il cliente fornisce le istruzioni relative

all’operazione che intende effettuare e le varie caratteristiche.

3- Esecuzione dell’ordine: l’intermediario assume l’impegno all’esecuzione

dell’operazione finanziaria nei tempi ed alle condizioni richieste dal cliente.

L’intermediario provvede ad individuare la controparte ed a definire le clausole

contrattuali.

4- Liquidazione: ha l’obbiettivo di definire gli obblighi delle controparti circa le

operazioni concluse. Viene effettuata con tempistiche diverse in base allo strumento

finanziario negoziato. La liquidazione può essere:

a. Lorda: ogni operazione viene considerata in maniera singola e liquidata come

tale;

b. Netta: viene determinato un saldo tra operazioni di acquisto e vendita ed il

risultato di tale saldo è oggetto di liquidazione.

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5- Regolamento: una volta determinati gli obblighi reciproci, il regolamento delle

operazioni può avvenire in due modalità:

a. Rolling settlement: le operazioni realizzate in una stessa giornata saranno

liquidate e regolate entro un numero di giorni prestabilito;

b. Account settlement: tutte le transazioni riferite ad un certo orizzonte temporale

saranno liquidate e regolate in una sola giornata.

IL MERCATO PRIMARIO DEI TITOLI DI STATO

In italia, tutte le aste di collocamento dei titoli di Stato vengono gestite dalla Banca d’italia

in presenza di un funzionario del Ministero dell’Economia in veste di garante e controllore.

Ogni operatore autorizzato a partecipare all’asta può presentare un massimo di tre domande

per ogni titolo offerto, entro le 11 del giorno dell’asta. Ogni partecipante può correggere più

volte la propria domanda entro il termine anzidetto. Vengono prese in considerazione solo le

ultime tre richieste pervenute. Al termine di tale fase, viene predisposto un prospetto

riepilogativo dove vengono riportate le domande “in chiaro” (le domanda vengono

presentate in forma anonima) degli operatori che intendo partecipare all’asta ordinate in

modo decrescente di prezzo.

Possono partecipare all’asta solo i soggetti abilitati in base a caratteristiche prestabilite e tali

soggetti sono:

- Le banche italiane;

- Le banche comunitarie;

- Le società di intermediazione mobiliare;

- Le imprese di investimento.

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Tra i soggetti abilitati non vi è la Banca d’Italia in quanto nell’UE è vietato in qualsiasi

forma il finanziamento diretto del debito pubblico dello Stato da parte delle banche centrali

nazionali tramite l’emissione di prestito o la sottoscrizione di titoli di debito nel mercato

primario.

Anche i privati e le imprese non possono partecipare direttamente all’asta del mercato

primario ma possono farlo rivolgendosi ad uno degli intermediari finanziari i quali nel

formulare le loro proposte terranno conto anche delle richieste dei clienti a cui

successivamente cederanno i titoli acquistati.

Il Ministero dell’Economia utilizza due differenti modalità di emissione mediate asta: le aste

competitive (per il collocamento dei BOT) e le aste marginali (per gli altri titoli).

ASTA COMPETITIVA

Nell’asta competitiva, il prezzo di aggiudicazione dei titoli corrisponde al prezzo indicato

nel momento dell’ultima formulazione della domanda per ogni operatore.

Le domanda vengono soddisfatte a partire da quelle formulate al prezzo più alto procedendo

poi ad aggiudicare le altre fino al completo esaurimento della quantità offerta in modo da

realizzare le condizioni più convenienti per l’emittente per l’ammontare effettivamente

richiesto.

La comunicazione relativa all’emissione dei titoli avviene tramite pubblicazione sulla GU di

un apposito decreto ministeriale. Successivamente gli operatori autorizzate a partecipare alle

aste faranno pervenire le proprie domande di sottoscrizione le quali dovranno contenere la

quantità di titoli che intendo acquistare unitamente al prezzo proposto.

Ogni operatore può presentare un massimo di 3 richieste le quali devono essere differenziate

nel prezzo di almeno 1/100 di punto e la richiesta minima è di 1,5 milioni di euro mentre la

richiesta massima è pari al quantitativo offerto dal Ministero.

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Una volta esaurita tale procedura si calcola un prezzo medio ponderato delle domande

aggiudicatarie in funzione del quale è possibile determinare per ciascuna tipologia di BOT

(trimestrale, semestrale o annuale) il rispettivo rendimento in capitalizzazione semplice ed in

ragione annua.

Per impedire che si verifichino dei comportamenti speculativi, vengono escluse

automaticamente le offerte troppo basse o troppo elevate tramite il calcolo di un prezzo di

esclusione al di sotto del quale le domande degli operatori, pure rispettando gli altri requisiti

non sono prese in considerazione ed un prezzo di massimo definito come prezzo massimo

ammissibile dove avviene la medesima esclusione.

ASTA MARGINALE

L’asta marginale prevede che i richiedenti rimasti aggiudicatari paghino tutti lo stesso

prezzo (prezzo marginale). Il prezzo marginale viene determinato soddisfacendo le offerte a

partire da quelle presentate al prezzo più alto fino a quando la quantità domandata non è pari

a quella offerta.

Il prezzo dell’ultima domanda che rimane aggiudicataria anche pro quota determina il

prezzo marginale. In questa tipologia di asta vi è quindi un onere aggiuntivo per il Ministero

dell’Economia in termini di rendimento riconosciuto all’investitore in quanto

l’aggiudicazione avviene al prezzo più basso tra quelli proposti dai sottoscrittori risultati

aggiudicatari.

Come nell’asta competitiva, ogni operatore può presentare un massimo di 3 richieste

differenziate nel prezzo di almeno 1/100 di punto ma in questo caso la richiesta minima è di

500 000 euro.

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19-03-2012 RENDIMENTO DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI

Il rendimento è l’insieme dei “frutti” prodotti da un valore mobiliare in rapporto al capitale

investito e con riferimento alla durata dell’investimento. I frutti variano in relazione alla

tipologia dei titoli i quali possono essere con cedola o senza cedola. Oltre alla durata,

l’ammontare dell’investimento ed il tasso d’interesse, per valutare il rendimento si deve

tener conto anche della variazione nella capacità di acquisto della moneta.

I titoli di debito (o titoli obbligazionari) sono titoli di massa che costituiscono frazioni uguali

di un prestito unitario. Il soggetto in surplus finanziario, acquistando un titolo di debito,

diviene creditore dell’emittente per l’importo nominale indicato sul titolo maggiorato degli

interessi che matureranno nel lasso di tempo che intercorre tra il momento dell’acquisto del

titolo e la sua scadenza.

Il soggetto emittente del titolo, può decidere quale regime finanziario adottare scegliendo

tra:

- Regime finanziario di interesse semplice, il rendimento viene calcolato sul capitale

impiegato proporzionalmente al tempo di durata dell’investimento (gli interessi

maturati non contribuiscono alla formazione dei nuovi interessi);

- Regime finanziario di interesse composto, il rendimento viene calcolato ipotizzando

che gli interessi maturati durante il periodo di durata dell’investimento vadano a

contribuire alla formazione dei nuovi interessi (capitalizzazione degli interessi).

BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)

I Bot sono titoli privi di cedola con durata di 3,6 o 12 mesi trattati sul mercato monetario.

Sono emessi sotto la pari (PA) quindi ad un prezzo inferiore al loro valore nominale (VN) ed

il collocamento avviene due volte al mese mediante il meccanismo dell’asta competitiva.

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Gli investitori possono acquistare i BOT per un taglio minimo di 1000 euro o multipli di tale

cifra.

La remunerazione del BOT è data dalla differenza tra il suo prezzo di acquisto (PA) che è

sempre inferiore al suo valore nominale e quest’ultimo (VN).

I BOT sono titoli sprovvisti di cedola (zero-coupon) ed è uno strumento adatto alle esigenze

di investimento di breve periodo per risparmiatori che mostrano un’elevata avversione al

rischio.

Il rendimento dei BOT può essere calcolato sia con il regime finanziario di interesse

semplice sia con il regime finanziario di interesse composto.

Secondo il regime di interesse semplice si ha:

Secondo il regime di interesse composto si ha:

Al prezzo di acquisto dei BOT si ha l’aggravio delle ritenute fiscali e delle commissioni che

vengono effettuate “a monte”. Il rendimento pertanto varia sia con riguardo alla convenzione

adottata per quanto riguarda il tempo prima ancora che sulle ritenute e le commissioni.

Tenendo conto delle sole ritenute fiscali, si ha dunque:

Ed aggiungendo a quest’ultime le commissioni:

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CTZ (Certificati del Tesoro Zero-coupon)

I CTZ sono titoli privi di cedola con durata pari a 24 mesi. Presentano una struttura molto

simile a quella dei BOT e vengono collocati in corrispondenza delle aste di fine mese

assieme ai BOT. Il meccanismo d’asta per la loro emissione avviene tramite l’asta

marginale.

Anche in questo caso la remunerazione dei CTZ è data dalla differenza tra il prezzo di

acquisto ed il valore di rimborso.

Per il calcolo del rendimento, nei CTZ si utilizza il regime dell’interesse composto e la

ritenuta viene applicata “a valle” e pertanto si ha:

RENDIMENTO DEI TITOLI A TASSO FISSO CON CEDOLA PERIODICA

BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)

I BTP sono titoli di debito a lungo termini con durata di 3, 5, 10, 15 e 30 anni. Pagano

cedole semestrali a un tasso cedolare fisso che viene stabilito al momento dell’emissione e

rimane invariato sino alla scadenza.

I BTP sono dei titoli che rispondono alle esigenze di investimento di risparmiatori con bassa

propensione al rischio e un ampio orizzonte temporale di riferimento. Garantiscono flussi

cedolari certi e di ammontare predeterminato e il livello di liquidità del mercato consente

agevolmente la loro negoziazione prima della scadenza.

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TASSO DI RENDIMENTO EFFETTIVO A SCADENZA (TRES)

Il TRES quel tasso di attualizzazione che, in regime di capitalizzazione composta, consente

di uguagliare il prezzo (tel quel) di acquisto alla sommatoria del valore attuale dei flussi di

cassa del titolo. L’indicatore (TRES) rappresenta senza dubbio l’indicatore di rendimento

più completo, in quanto considera tutte le componenti di reddito rappresentate da:

- Le cedole incassate nel periodo di vita residuo del titolo;

- Gli interessi maturati dal reinvestimento delle cedole;

- La differenza tra il valore di rimborso del titolo e il prezzo di acquisto

-

- P = prezzo dell’obbligazione;

- Fk = flussi prodotti dall’asset;

- (1 + r) = tasso di attualizzazione

- Tk = durata investimento

Nel caso dell’obbligazione, il prezzo è noto in quanto stabilito sul mercato come anche per i

flussi (cedole) ed quindi occorre trovare il tasso R che renda valida l’equazione:

IL RATEO CEDOLARE

È frequente che un titolo venga scambiato sul mercato prima della sua scadenza e nel caso di

un coupon bond si ha spesso la non coincidenza tra il momento della vendita ed il momento

dell’accreditamento della cedola.

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Al momento dell’acquisto, l’investitore deve riconoscere al venditore non solo il valore

capitale del titolo (corso secco) che il mercato richiede in quel momento per la promessa di

un futuro flusso da rimborsare ad opera dell’emittente ma anche una somma per gli interessi

matura dalla data di acquisto che pur se di competenza del venditore non sarà pagata prima

della data di stacco della cedola previsto per la successiva data di godimento.

Il calcolo del rateo cedolare, aggiungo al corso secco, va a definire il prezzo tel quel che

l’acquirente dovrà riconoscere al precedente proprietario del titolo. Se ciò non avvenisse,

l’acquirente si approprierebbe di un interesse spettante di diritto al venditore.

Esempio:

1.

a. Prezzo di emissione = 95

b. Valore nominale = 100

c. Cedola annuale = 5 %

d. Durata 10 anni

2.

a. Prezzo di emissione = 95

b. Valore nominale = 100

c. Cedola semestrale = 2,5 %

d. Durata 10 anni

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e. Data di emissione = 01/05/2005

f. Cedola annuale = 5%

g. Prezzo di acquisto = 95

h. Corso secco = 105

i. Acquisto sul mercato secondario = 31/08/2011

j. Valore nominale = 100

k. Giorni cedolari già maturati = 123 gg

l. Durata del titolo = 10 anni

m. Tempo residuale = 3 anni e 8 mesi

20-03-2012 INDICATORI DI RISCHIO DEI TITOLI OBBLIGAZIONARI

Il rischio è definibile come la probabile registrazione/manifestazioni di una perdita al

verificarsi di un evento pregiudizievole. Il rischio di interesse è riconducibile all’incertezza

circa l’evoluzione futura dei tassi di interesse e comprende il rischio di volatilità (o di

prezzo) ed il rischio di reinvestimento. Tale fattispecie di rischio è connessa all’impatto sulle

posizioni in titoli obbligazionari a tasso fisso.

RISCHIO DI VOLATILITA O I PREZZO

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Il rischio di volatilità o dire prezzo è definito come la variazione istantanea misurata in

termini relativi al prezzo tel quel originato da una variazione inattesa dei tassi di rendimento

a scadenza.

Ipotizzando un titolo obbligazionario con rendimento del 4% ed tasso di interesse del 5%, si

ha:

Se si verificasse un aumento dei tassi di interesse del 2% il prezzo del titolo sarebbe:

Come si può osservare, l’aumento del tasso di interesse ha comportato una variazione

negativa del corso secco pari a:

RELAZIONE RISCHIO-RENDIMENTO

Essa identifica l’equazione generale per cui ad un maggior rischio corrisponde un maggior

guadagno. In altre parole si afferma che maggiore è il rischio, inteso come variabilità del

rendimento di un’attività finanziaria, e maggiore sarà il rendimento nel lungo periodo.

All’aumentare dei tassi si riduce il valore legato al prezzo di questo titolo a tasso fisso.

Ciò non vuol dire che all’aumentare del prezzo di un azione il suo valore si riduce ma questo

è vero per i titolo obbligazionari a tasso fisso come i BOT.

A parità di condizioni, maggiore è il prezzo di negoziazione del titolo minore è il suo TRES

e da ciò è possibile dedurre che i titoli di debito sono esposti ad un rischio di tasso di

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interesse da cui derivano le oscillazioni di prezzo e questo è tanto più vero quanto più è

lunga la vita residua del titolo.

Questa valutazione di rischiosità è sintetizzata nella duration. La duration misura il tempo

necessario per rientrare dall’investimento effettuato. In altre parole indica in quanto tempo

l’investitore recupererà il prezzo pagato per l’acquisto del titolo di debito. La presenza di

cedole intermedie di un titolo consente di accelerare il processo di rientro mentre per i titoli

zero-coupon l’unico flusso in entrata si ha alla scadenza del titolo ed in questi casi la

duration coincide con la durata effettiva dell’investimento.

La duration viene calcolata come:

Dove: tk = scadenza del flusso k-esimo; Fk = flusso k-esimo; (1+r)tk =tasso di

attualizzazione; P = prezzo tel quel.

Esempio:

a. Prezzo di rimborso del titolo = 100

b. TRES = 0,05

c. Cedola annuale = 0,05

d. Durata titolo 5 anni

e. Corso secco = 110

22-03-2012 MERCATO FINANZIARIO ED OPERATIVITA’ DEL MERCATO

AZIONARIO

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L'azione è un titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una società che possono

essere scambiate sul mercato azionario. Il mercato secondario dei titoli azionari in Italia

viene gestito da una società quale la Borsa Italiana Spa.

TIPOLOGIE DI AZIONI

Azioni ordinarie: sono le azioni che assegnano diritti patrimoniali quali il diritto al

dividendo, diritto al rimborso del capitale in caso di scioglimento della società e il diritto di

opzione in caso di aumento del capitale; assegnano anche diritti amministrativi, tipicamente

quello di voto nell'assemblea ordinaria e straordinaria della società.

Azioni privilegiate: sono azioni nominative che assicurano all'azionista la precedenza nella

ripartizione degli utili e nel rimborso del capitale all'atto dello scioglimento della società.

Dati questi privilegi i portatori di azioni privilegiate subiscono delle limitazioni nel diritto di

voto, che è precluso nelle assemblee ordinarie, mentre è concesso in quelle straordinarie.

Attribuiscono inoltre ai loro possessori diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività

sociale in un determinato settore. Nell'eventualità in cui le azioni privilegiate conferiscano al

titolare il pieno diritto di voto, queste prendono il nome di "azioni preferenziali". Le azioni

privilegiate possono essere emesse anche da società "non quotate".

Azioni di risparmio: sono azioni prive del diritto di voto nell'assemblea ma privilegiate nella

distribuzione del dividendo, poiché la società emittente deve distribuire utili ai titolari di

queste azioni fino ad almeno il 5% del valore nominale delle azioni stesse. Sono,

solitamente, destinate ai piccoli risparmiatori che cercano più il rendimento

dell'investimento che l'esercizio del diritto di voto. Le azioni di risparmio possono essere

emesse unicamente da società con azioni quotate in Borsa, sui mercati regolamentati, sia

italiani, sia di altri paesi dell'Unione Europea.

Azioni a voto limitato: sono azioni che subiscono una limitazione del diritto di voto fino alla

sua totale soppressione.

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Azioni correlate: sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell'attività

sociale in un determinato settore. Non concedono comunque diritto al dividendo se non sulla

base di utili risultanti dal bilancio complessivo della società.

Azioni postergate: sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle perdite.

L'azione dunque subisce la perdita solo dopo il totale annullamento delle altre azioni. E

possibile quindi creare azioni postergate nella partecipazione alla copertura delle perdite.

Questo tipo di azioni non è ammesso alle contrattazioni di borsa ed inoltre non garantisce il

diritto di voto in assemblea a meno che non sia esplicitamente previsto dall'atto costitutivo o

dallo statuto della società

Azioni di godimento: sono azioni assegnate come rimborso all'ex azionista nel caso in cui le

sue azioni siano state annullate per via di una riduzione del capitale sociale per esuberanza.

Esse attribuiscono un diritto di partecipazione agli utili futuri ma non rappresentano una

quota di capitale sociale e sono postergate rispetto alle altre categorie di soci. Gli utili

saranno corrisposti a questa categoria di azioni solo successivamente alla remunerazione di

tutte le altre categorie di azioni nella misura dell'interesse legale, e anche in caso di

scioglimento della società il diritto alla liquidazione di un eventuale attivo residuale sarà

postergato rispetto alle altre categorie di azioni. Alle azioni di godimento è negato il diritto

di voto. Esse scaturiscono dalla differenza di valore che intercorre tra il valore nominale

dell'azione e il valore reale della stessa; l'azione all'atto del rimborso ha un valore di gran

lunga superiore a quello originario (valore nominale) e per la differenza vengono attribuite

queste azioni di godimento.

MIFID (MARKETS IN FINANCIAL INSTRUMENTS DIRECTIVE)

MiFID (Markets in Financial Instruments Directive) è il nome con cui è nota

la direttiva europea con la quale si è inteso costituire la costruzione di un mercato

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finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Unione Europea (UE) e si

inquadra nel più ampio Piano di Azione per i Servizi Finanziari (FSAP), varato nel 1999.

La direttiva risponde all'esigenza di creare un terreno competitivo uniforme tra tutti gli

intermediari finanziari dell'Unione europea, senza però pregiudicare la necessaria protezione

degli investitori e la libertà di svolgimento dei servizi di investimento in tutta la Comunità.

Gli obiettivi di fondo della direttiva MiFID sono:

a- la tutela degli investitori, differenziata a seconda del diverso grado di esperienza

finanziaria;

b- l'integrità dei mercat;

c- il rafforzamento dei meccanismi concorrenziali, con l'abolizione dell'obbligo di

concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati;

d- l'efficienza dei mercati, finalizzata anche a ridurre il costo dei servizi offerti;

e- il miglioramento dei sistemi di governance delle imprese di investimento ed una

migliore gestione dei conflitti di interesse

Nell'ottica di stimolare la concorrenza e di garantire migliori condizioni agli investitori, la

direttiva abolisce l'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati, ed

introduce nuove forme di scambio, quali il mercato over the counter (OTC), i Sistemi

multilaterali di negoziazione e gli Internalizzatori Sistematici (IS).

I Mercati Over the Counter (mercati OTC) sono mercati caratterizzati dal fatto di non avere i

requisiti riconosciuti ai mercati regolamentati. Sono mercati la cui negoziazione si svolge al

di fuori dei circuiti borsistici ufficiali.

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I mercati OTC sono quindi il complesso delle operazioni di compravendita di titoli che non

figurano nei listini di borsa, la cui funzionalità è organizzata da alcuni attori, e le cui

caratteristiche dei contratti che vengono negoziati non sono standardizzate.

I mercati OTC vengono utilizzati per le transazioni all'ingrosso tra intermediari istituzionali.

Le contrattazioni avvengono in maniera informale, attraverso conversazioni bilaterali tra le

parti (domanda e offerta), in maniera telefonica o telematica.

La definizione di sistema multilaterale di negoziazione corrisponde all'organizzazione

telematica gestita da un'impresa di investimento che consente l'incontro al suo interno e in

base a regole non discrezionali di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a

strumenti finanziari.

L'internalizzatore sistematico (IS) è un soggetto che in modo organizzato, frequente e

sistematico negozia per conto proprio eseguendo gli ordini del cliente al di fuori di un

mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione.

Secondo quanto stabilito dalla Direttiva europea MiFID l'attività di internalizzazione

sistematica è una particolare modalità di prestazione del servizio di negoziazione per conto

proprio. In quanto servizio di investimento soggetto a riserva di attività, esso può essere

svolto solo dagli intermediari autorizzati.

La Borsa Italiana Spa è una società che si occupa dell'organizzazione, della gestione e del

funzionamento del mercato finanziario italiano.

La Borsa vigila sul corretto svolgimento delle negoziazioni, definisce i requisiti e le

procedure di ammissione e di permanenza sul mercato per le società emittenti, definisce i

requisiti e le procedure di ammissione per gli intermediari, gestisce l'informativa delle

società quotate. Borsa Italiana organizza e gestisce il mercato italiano utilizzando un sistema

di negoziazione completamente elettronico per l'esecuzione degli scambi in tempo reale.

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I mercati inizialmente gestiti da Borsa Italiana sono:

A- il mercato di Borsa, suddiviso in Mercato telematico azionario (Mta), Mercato delle

obbligazioni e dei titoli di stato (Mot), Mercato telematico dei contratti a premio

(Mpr);

B- il Mercato ristretto per la quotazione di piccole e medie imprese;

C- l'Idem mercato dei derivati azionari.

Borsa Italiana nasce dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 1998 si occupa

dell’organizzazione, della gestione e del funzionamento dei mercati finanziari. A partire dal

1° ottobre 2007 è diventata effettiva l'integrazione tra il Gruppo Borsa Italiana ed il Gruppo

London Stock Exchange, che ha dato vita al mercato leader in Europa per quanto riguarda

gli scambi azionari, gli scambi di ETF, di covered warrant e certificates così come di

strumenti del reddito fisso.

Il sistema di contrattazione gestito dalla Borsa Italiana si suddivide in diversi mercati:

1. MTA (Mercato Telematico Azionario) dove vengono scambiati i titoli azionari quotati

in borsa, il mercato si divide in 3 classi principali e una residuale in base a criteri

di capitalizzazione e liquidità dei titoli (Blue Chip, segmento Star e Standard):

a. Large Cap (o Blue Chip) comprendente le prime 40 imprese maggiormente

capitalizzate e con maggiore grado di liquidità. Indice relativo: FTSE MIB.

b. Mid Cap comprendente le successive 60 imprese per capitalizzazione e grado di

liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Mid Cap.

c. Small Cap comprendente le altre imprese non facenti parte delle prime cento

imprese, che superano i criteri di liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Small

Cap.

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d. Micro Cap comprendente le altre imprese non facenti parte dei precedenti

gruppi, che non superano i criteri di liquidità. Indice relativo: FTSE Italia Micro

Cap.

2. STAR, comprende imprese che rispondono a particolari criteri di trasparenza,

governance e liquidità (con capitalizzazione tra i 40 mn euro e i 1000 mn euro). Indice

relativo: FTSE Italia STAR.

3. segmento MTA International dove trovano posto le contrattazioni dei titoli azionari di

imprese già quotate in borse dell'Unione Europea.

4. MIV (Mercato Telematico degli Investment Vehicles), è un mercato regolamentato

dedicato ai veicoli di investimento.

5. AIM Italia rivolto alle piccole imprese che ha sostituito il precedente Mercato

Expandi

6. MAC mercato alternativo dei capitali

7. IDEM (Italian Derivatives Market) in questo mercato sono negoziati contratti relativi

agli strumenti derivati quali futures, minifutures e opzioni relativi ai titoli che

rientrano nell'indice S&P/MIB

8. SEDEX dove vengono negoziati covered warrant, leverage

certificates, certificates della categoria investment

9. MOT (Mercato Telematico delle obbligazioni e dei Titoli di Stato) in questo mercato

vengono negoziati i titoli di Stato

10. ETF Plus è un mercato dedicato alla negoziazione degli strumenti finanziari che

replicano l'andamento di mercato quali ETF (Exchange traded funds), ETC (Exchange

traded commodities), ETF strutturati.

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FLOTTANTE E CAPITALIZZAZIONE

Con il termine flottante si indica il numero di azioni circolanti, emesse da una società, non

rappresentative della parte di capitale che costituisce partecipazione di controllo, disponibili

per la negoziazione in Borsa. Oltre che rappresentare una parte della capitalizzazione

dell’azienda il flottante è anche uno dei parametri utili alla valutazione di un titolo.

Il flottante rappresenta la parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato

azionario. Nel computo di questa quota non si tiene conto delle partecipazioni azionarie di

controllo, di quelle vincolate da patti parasociali e di quelle soggette a vincoli alla

trasferibilità (come clausole di lock-up) di durata superiore ai 6 mesi. Non si tiene conto

delle partecipazioni azionarie superiori ad una determinata soglia, anche le eventuali di

minoranza non riferibili al controllo, salvo che Borsa Italiana, su istanza motivata

dell’emittente, valutate la tipologia dell’investitore e le finalità del possesso, non accordi una

deroga al riguardo.

Il valore del flottante non corrisponde alla capitalizzazione dell'azienda quotata.

La capitalizzazione risulta essere infatti il valore, al prezzo di mercato, di tutte quelle azioni

che l'azienda ha emesso. In altri termini, il valore del flottante è parte della capitalizzazione.

Se il flottante si trovasse a coincidere con la capitalizzazione, tutte le azioni emesse

dall'azienda a quel punto sarebbero in mano al

mercato, e quindi oggetto di contrattazione e non più

detenute dal soggetto dominante.

Borsa Italiana richiede alle società specifici requisiti

in termini di flottante minimo per l’ammissione a

quotazione: si richiede un flottante minimo pari al

25% del capitale per le azioni negoziate nei segmenti

di Borsa e del 10% per le azioni negoziate su

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Expandi (comunque non inferiore a 750.000 euro). Una volta ammessa a quotazione, la

società deve mantenere il requisito relativo al flottante; infatti, la carenza di negoziazioni sul

proprio titolo può comportare la revoca dell’ammissione a quotazione. Le azioni con un

flottante di poco superiore al 25% e caratterizzate da bassi volumi di scambio sono dette

“titoli sottili”.

Un’ulteriore soglia è poi prevista per il Segmento Titoli con Alti Requisti, lo STAR nel

quale confluiscono le aziende a media capitalizzazione, o cosiddette “medium cap” (titoli

con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardo di euro). In tale segmento si

obbligano le aziende a quotarsi con un flottante iniziale pari al 35% della capitalizzazione

post-quotazione.

Per poter accedere al segmento STAR è necessario avere un flottante pari almeno al 35%,

mentre per rimanere su tale segmento il flottante non deve scendere sotto la soglia del 20%,

requisito quest’ultimo che va rispettato insieme ad altri relativi alla “corporate governance”

e all’informativa societaria verso il pubblico.

La seduta di Borsa è articolata in più momenti:

asta di apertura

negoziazione continua

asta di chiusura

L'asta di apertura e quella di chiusura corrispondono al "vecchio mercato a chiamata" attuato

con mezzi elettronici. Gli ordini di ciascun titolo che affluiscono si cumulano (non hanno

esecuzione immediata); scaduto il termine per la presentazione delle proposte o le

applicazioni , il "banditore" elettronico individua il prezzo a cui si concludono tutti gli ordini

compatibili. In sintesi, l'apertura determina una quotazione che è espressione del totale della

domanda e dell'offerta presente nel mercato entro una determinata ora.

L'asta si articola in tre diverse fasi:

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pre-asta o preapertura,

validazione,

apertura.

Nella preapertura il sistema accoglie le proposte, le ordina e determina, per ciascun titolo, il

prezzo teorico di apertura che varia con l'affluire di nuovi ordini. L'operatore autorizzato può

inserire proposte a prezzo di apertura o con limite che possono essere modificate o

cancellate fino al termine della fase.

Il sistema calcola e aggiorna:

1- il prezzo teorico d'apertura che corrisponde al prezzo al quale è negoziabile la

maggiore quantità del titolo.

Il sistema ordina le varie proposte e le cumula come segue.

Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu perché è quello che consente la maggiore quantità di

scambio ( 5000 titoli).

2- A parità di quantità scambiata, il prezzo teorico d'apertura è quello che produce la

minore differenza fra il volume degli acquisti e delle vendita (il prezzo che lascia il

minore ineseguito).

Si consideri il seguente caso:

Due sono i prezzi che muovono la stessa quantità; 5,9 e 6 eu consentono la negoziazione di

5000 azioni , tuttavia mentre il prezzo di 6 eu lascia un ineseguito di 2000, il prezzo di 5,9

genera una differenza tra domanda ed offerta di 3000. Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu.

3- A parità di quantità scambiata e di ineseguito, il prezzo teorico d'apertura è quello più

vicino al prezzo di riferimento precedente ¹.

La situazione del "book" è la seguente:

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Il prezzo teorico d'apertura è 5,9 eu perché , a parità di quantità negoziata (5000 azioni) e di

ineseguito ( 2000 azioni), è più vicino al prezzo di riferimento.

4- al prezzo che in presenza di pari quantità, di ineseguito e di differenza dal prezzo di

riferimento, risulta essere il maggiore.

Il prezzo teorico d'apertura è 6 eu perché, a parità di quantità scambiata ( 5000 azioni) , di

ineseguito ( 2000 azioni) e di vicinanza al prezzo di riferimento ( +/-0,05), è il maggiore.

Non è possibile avere il prezzo teorico d'apertura se:

5- il book è vuoto

6- si hanno proposte a prezzo limitato solo da un lato del mercato. In tal caso le proposte

passano alla fase della continua con il loro prezzo e la priorità temporale originaria.

7- si hanno proposte a prezzo d'apertura (APE) da un solo lato del mercato. Tali proposte

passano alla continua e assumono il prezzo di controllo ( prezzo di riferimento del

giorno precedente)

8- si hanno proposte a prezzo d'apertura e a prezzo limitato in un solo lato del mercato.

In tale ipotesi , le prime passano alla continua assumendo il prezzo con limite migliore

della propria parte del mercato e le seconde mantengono il proprio prezzo.

9- se i prezzi limitati dei due lati del mercato non consentono la conclusione di contratti (

caso in cui il più alto prezzo in acquisto è inferiore al minore prezzo di vendita).

Si noti che nella situazione contraria ( il miglior prezzo in acquisto è maggiore del minor

prezzo di vendita) si ha una normale apertura.

Infine qualora siano presenti su entrambi i lati del "book" solo proposte APE , il sistema

determina un prezzo teorico di apertura che corrisponde a quello di riferimento del giorno

prima.

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La fase successiva alla pre-asta è quella della validazione del prezzo teorico. In tale periodo

non è possibile immettere nuove proposte ne modificare o cancellare quelle esistenti. Perché

il prezzo sia considerato valido dal sistema deve essere soddisfatta la condizione che:

• la differenza tra prezzo teorico e quello di riferimento non deve superare una

percentuale stabilita ( attualmente il 10%.per le azioni, il 5% per le obbligazioni

convertibili).

Se il prezzo non è validato viene riattivata la fase di pre-asta per un tempo stabilito dalla

BORSA spa e le proposte con prezzo limitate vengono trasferite alla continua con il loro

prezzo e la priorità originari, le applicazioni passano anch'esse alla continua e assumono il

miglior prezzo presente sul mercato.

Validato il prezzo si procede con l'abbinamento delle proposte. Nell'apertura i contratti sono

conclusi ad un unico prezzo , quello di apertura, fino ad esaurimento delle quantità

disponibili e tenuto conto della priorità di prezzo e di tempo. Nel caso non vi sia coincidenza

tra domanda ed offerta, la ripartizione avviene come segue:

a. le proposte APE assumono il prezzo d'apertura,

b. le proposte del lato minore del mercato sono interamente soddisfatte,

c. le proposte del lato maggiore del mercato sono eseguite in misura parziale

iniziando da quelle che hanno un prezzo superiore a quelle di apertura (priorità

di prezzo).

prezzo d'apertura = 6 eu; quantità scambiata = 5000; le proposte con il simbolo * sono

escluse dall'abbinamento e passano alla continua (salvo clausole limitative)

la proposta in vendita di 3000 al prezzo di 6,0 eu è eseguita parzialmente , il residuo di 2000

è trasferito con il prezzo e la priorità originaria, alla continua.

TIPOLOGIA DI ORDINI

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Nel mercato azionario vi è la possibilità di eseguire varie tipologie di ordini. In base alla

proposta si possono distinguere ordini come:

1- Con limite di prezzo;

2- Senza limite di prezzo;

3- Tutto o niente (TON). Una condizione secondo la quale, se la transazione non può

essere eseguita per intero immediatamente, l'ordine è cancellato, ha una bassa priorità

perché messo in coda;

4- Esegui e cancella (EEC). Valido finché eseguito, per poi esser cancellato, ordine

giornaliero (daily).

Gli ordini, normalmente, s’intendono validi solo nelle ore di mercato aperto (Market Hours).

Tutti gli intermediari, però, consentono anche di partecipare alle contrattazioni che talvolta

si svolgono prima del tradizionale suono della campana che annuncia l'apertura ufficiale dei

mercati (Before the Bell) e dopo quello che annuncia la chiusura (After Hours). Tali

contrattazioni possono avvenire su circuiti telematici privati, nei quali gli scambi possono

essere poco equilibrati, fuorvianti e quindi più rischiosi. Ragion per cui, a chi intende agire

al di fuori delle ore di mercato aperto, è richiesto un esplicito consenso per operare nelle

Extended Hours.

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26-03-2012 MERCATO FINANZIARIO STRUTTURA ED OPERATIVITA’

La quotazione in Borsa, attraverso la ricapitalizzazione dell’impresa, consente di disporre di

un canale di finanziamento alternativo al debito bancario. Si possono infatti ottenere risorse

finanziarie a più riprese, grazie alla possibilità di richiedere aumenti di capitale successivi al

momento della quotazione. Di conseguenza, la maggiore solidità finanziaria può accrescere

la stessa capacità di credito dell’impresa nei confronti del sistema bancario.

Dal punto di vista dei rapporti commerciali, le società quotate in Borsa possono migliorare

la posizione di affidabilità nei confronti sia dei clienti, sia dei fornitori. In questo senso,

migliora anche la visibilità dell’impresa e dei suoi prodotti, senza bisogno di aumentare le

spese di marketing e promozione. Il miglioramento dell’immagine è anche dovuto al fatto

che una società quotata deve rispettare un quadro di regole in materia di gestione aziendale

che se da un lato non è ben visto dalle imprese a controllo familiare a causa della maggiore

trasparenza delle attività, dall’altro, con la progressiva “istituzionalizzazione” dell’impresa,

è un’opportunità per sviluppare le competenze interne e operare in un mercato più ampio.

Lo studio di Borsa Italiana evidenzia come una maggiore presenza di società alimentari nel

listino consentirebbe tra l’altro agli investitori di accrescere le probabilità di ottenere

rendimenti più alti, considerando che la performance dei pochi titoli alimentari oggi quotati

è stata, in questi ultimi anni, al di sopra della media. Sebbene la scarsità dei dati a

disposizione non consenta di dimostrare che la quotazione è in grado di migliorare la

redditività delle imprese, si può tuttavia affermare che l’utilizzo del capitale di rischio

consente una maggiore flessibilità nel finanziamento dei progetti di investimento,

rafforzando lo spazio di manovra delle imprese per quanto riguarda la definizione delle

strategie.

Se dunque l’autofinanziamento non riesce a garantire un patrimonio sufficiente a sviluppare

i progetti di investimento e l’ulteriore indebitamento rischia di indebolirne il profilo

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finanziario, le imprese alimentari possono essere ancora più motivate delle grandi a ricorrere

al mercato borsistico per raccogliere le risorse finanziarie ritenute necessarie alla

realizzazione delle strategie di consolidamento e sviluppo della loro attività.

Gli indici azionari sono la sintesi del valore del paniere di titoli azionari che rappresentano. I

movimenti dell’indice sono una buona approssimazione del variare nel tempo della

valorizzazione dei titoli compresi nel portafoglio. Esistono differenti metodologie di calcolo

degli indici, a seconda della ponderazione che viene attribuita alle azioni del paniere.

Si distingue tra:

Indici equally weighted: questi sono caratterizzati dall’uguaglianza dei fattori di

ponderazione per tutti i titoli che compongono l'indice. Non importa

la capitalizzazione delle società incluse, perché tutti i titoli dell’indice hanno il

medesimo peso;

Indici price weighted: in questo caso il peso associato ad ogni titolo varia in funzione

del suo prezzo (se il prezzo di un titolo aumenta più degli altri, automaticamente

aumenta anche il suo peso all'interno dell'indice). Essi sono molto semplici da

calcolare in quanto sono dati dalla semplice somma dei prezzi dei titoli che

compongono l'indice. Tali indici, tuttavia, hanno lo svantaggio di non rispecchiare

correttamente l’andamento dell’intero portafoglio: infatti vengono rappresentati

maggiormente i titoli più “costosi”, a prescindere dal numero di azioni presenti e dalle

dimensioni della società;

Indici value weighted: Questi risolvono i problemi dei precedenti in quanto il peso di

ciascun titolo risulta proporzionale alla sua capitalizzazione di borsa. Al contrario

delle altre metodologie di calcolo, in questo caso gli indici vengono aggiustati e

rettificati a seguito di operazioni societarie quali frazionamenti, raggruppamenti,

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pagamento di dividendi straordinari, scissioni, assegnazioni gratuite o nuove

emissioni a pagamento.

Il metodo di calcolo più utilizzato per il calcolo degli indici di borsa è il metodo value

weight.

INDICI DI BORSA ITALIANA Spa

La serie di indici FTSE Italia è stata costruita per rappresentare l’andamento delle società

quotate sui mercati di Borsa Italiana. Gli indici FTSE Italia sono stati realizzati utilizzando

gli standard di FTSE riconosciuti a livello mondiale e utilizzati dagli investitori

internazionali, in grado di offrire una rappresentazione strutturata e integrata dei settori di

mercato grazie alla classificazione internazionale ICB (Industry Classification Benchmark).

Le principali caratteristiche metodologiche sono un filtro per la liquidità, un livello minimo

di flottante e l’inclusione di una sola tipologia di azione per società. Viene inoltre applicata

una regola legata alla nazionalità per cui le azioni estere non possono essere inserite negli

indici, ad eccezione del FTSE MIB e del FTSE Italia All-Share. La metodologia di calcolo

dell’indice FTSE MIB rimarrà la stessa dell’indice S&P/MIB e a partire dal 1° giugno 2009

Borsa Italiana non calcolerà più gli indici Mibtel, Midex, Mex, Mib Settoriale, Mib R, All

Stars. Sempre a partire dal 1° giugno 2009 futures e opzioni su indice scambiati sul

mercato IDEM di Borsa Italiana – London Stock Exchange Group – adotteranno il FTSE

MIB.

La Serie di Indici FTSE Italia è stata studiata per rappresentare le prestazioni delle società

italiane quotate nei mercati di Borsa Italiana, fornendo agli investitori un insieme completo e

complementare di indici che misurano le prestazioni dei principali settori industriali e

segmenti di mercato.

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Indice Descrizione

FTSE MIB È composto dai 40 titoli più liquidi e capitalizzati sul

listino della Borsa Italiana. L'indice FTSE MIB è anche il

sottostante di Futures, miniFutures ed opzioni, quotati sul

mercato IDEM di Borsa Italiana.

Le società che rientrano nei panieri dell'indice FTSE MIB

vengono negoziate anche nel comparto After Hours.

Per maggiori informazioni sugli orari consulta l'orario

delle negoziazioni.

FTSE Italia Mid Cap È composto dalle prime 60 azioni per capitalizzazione e

liquidità successive alle società che compongono l'indice

FTSE MIB.

FTSE Italia Small

Cap

È composto da tutte le altre azioni, al di fuori dell'indice

FTSE MIB e di quello FTSE Italia Mid Cap.

FTSE Italia Micro

Cap

È composto da tutte le azioni la cui capitalizzazione di

mercato è minore del valore più piccolo dei costituenti

FTSE MIB, che non sono nell'Indice FTSE Italia All-

Share.

FTSE Italia All–

Share

Comprende tutti gli elementi costituenti degli indici FTSE

MIB, FTSE Italia Mid Cap ed FTSE Italia Small Cap.

FTSE Italia STAR Comprende le azioni delle società appartenenti nel

segmento STAR del mercato MTA.

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27-03-2012 IL VALORE DELLE AZIONI E INDICI DI REDDITIVITA’

I titoli azionari sono strumenti finanziari che rappresentano la partecipazione al capitale di

una società.

I titoli azionari attribuiscono al possessore diritti di natura sia patrimoniale che

amministrativa. Tra i diritto di natura patrimoniale rientra la partecipazione al risultato

economico realizzato dall’impresa solo in caso di risultato economico positivo e in

proporzione al numero di azioni possedute. I diritti di natura amministrativa riguardano la

partecipazione all’amministrazione della società e quindi nell’esercizio del voto nelle

assemblee ordinarie e straordinarie, l’impugnazione delle deliberi assembleari contrarie alla

legge o allo statuto, l’esame dei bilanci prima dell’assemblea convocata per l’approvazione.

Il diritto amministrativo assegnato ad un azione si sostanzia principalmente nella scelta del

modello di corporate governance di cui si vuole fornire la società.

Le società di capitali possono scegliere tra tre diversi sistemi di governo:

ordinario, tipico della tradizione italiana si applica in assenza di diversa scelta

statutaria e prevede la presenza di un consiglio di amministrazione ed di un collegio

sindacale indipendente dal CDA;

monistico, tipico della tradizione anglosassone è così denominato in quanto prevede la

presenza di un solo organo, il consiglio di amministrazione, che nomina al suo interno

il comitato per il controllo.

dualistico, tipico della tradizione tedesca, è così denominato in quanto

l'amministrazione della società è ripartita tra due diversi organi: il consiglio di

gestione e il consiglio di sorveglianza.

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Le azioni societarie possono assumere diversi valori contemporaneamente ed è opportuno

sottolineare:

a. Il valore nominale, è dato dal rapporto tra il numero di azioni ed il capitale sociale;

b. Il valore contabile, dato dal rapporto tra il numero di azioni in circolazione del il

patrimonio netto;

c. Il valore di mercato (o prezzo), dato dall’incontro tra domanda ed offerta del titolo e

risente oltre che dello stato attuale dell’impresa anche delle prospettive future di

reddito.

Vi sono 4 indicatori con i quali si va ad analizzare il rendimento delle azioni e sono:

1. Dividend yeld, rapporto dividendo-prezzo corrisponde al rapporto tra

l'ultimo dividendo annuo per azione corrisposto agli azionisti o annunciato e il prezzo

in chiusura dell'anno di un'azione ordinaria. Esso è utilizzato come indicatore del

rendimento immediato indipendentemente dal corso del titolo azionario.

2. Price earning, è il rapporto fra il prezzo corrente di un'azione al momento del calcolo

dell'indicatore, scelto di solito nel listino della borsa nazionale coi maggiori volumi

scambiati, e l'utile atteso per ogni azione. Indica altresì il tempo necessario per il

rimborso dell’investimento effettuato tramite gli utili societari.

3. Il rapporto prezzo/cash-flow, esprime il tempo necessario affinché la somma investita

in azioni ritorni all’investitore sotto forma dai cash flow. Il cash flow rappresenta

il flusso di liquidità generato dalla società nel corso di un determinato periodo, e si

ottiene aggiungendo all’utile netto della società gli ammortamenti e accantonamenti.

a. Capitalizzazione / (Utile netto+Ammortamenti+Accantonamenti)

oppure

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b. Prezzo Azione / ((Utile netto+Ammortamenti+Accantonamenti) / Numero

azioni in circolazione)

4. Price To Book Value (o Prezzo su Valore di Libro), è il rapporto tra la

capitalizzaizone complessiva di una società (numero di azioni per prezzo di una

singola azione) in un determinato istante e il patrimonio netto di quella società. In

questo modo si ha un’idea di quanto il mercato valuta il patrimonio netto di

un’azienda; ovvero se il multiplo vi venisse pari ad 1, significa che la capitalizzazione

è esattamente pari al patrimonio netto, quindi evidentemente il mercato crede che la

società non valga molto più del suo patrimonio netto. Se il multiplo è sotto 1 (quindi

capitalizzazione minore del patrimonio netto) il mercato addirittura valuta la società

meno del suo patrimonio netto, al contrario sopra 1 (quindi con capitalizzaizone

superiore al patrimonio netto),evidentemente il mercato valuta positivamente questa

società, tanto che è disposta a pagare più del patrimonio netto.

Il rendimento di un titolo è legato ad un fattore altamente incerto sia nell’ammontare sia

nella sua costanza quale il dividendo che varia di anno in anno in base alla presenza o meno

di un utile aziendale ed alle decisioni in merito alla ripartizione di tale utile.

Per ottenere un unità di misura che esprima in maniera sintetica il rendimento di un anno

derivante dalla detenzione di un titolo azionario si può ricorre alla nozione di tasso di

rendimento annuo calcolato come:

Il capital gain è il guadagno generato dalla differenza fra il prezzo di vendita ed il prezzo di

acquisto di un titolo.

CAPITAL GAIN = (P1 - P0)

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Se il titolo fosse detenuto in portafoglio per un periodo di tempo superiore ad un anno, ogni

flusso percepito andrebbe pesato per il periodo di tempo nel quale si è manifestato. In tali

circostanze si dovrebbe definire il tasso di rendimento come quel tasso che consente di

eguagliare al prezzo pagato in zero tutti i flussi di cassa futuri generati dal titolo.

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29-03-2012 INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA

L’intermediazione creditizia rappresenta, insieme a quella mobiliare ed a quella assicurativa,

uno dei tre tipi di intermediazioni a cui si fa riferimento parlando di sistemi finanziari.

L’intermediazione creditizia agevola il trasferimento di risorse finanziare nello spazio e nel

tempo tramite il cosiddetto “circuito indiretto”. Il trasferimento delle risorse finanziare può

avvenire con il concorso di uno o più intermediari (doppia o tripla intermediazione). Il ruolo

assolto dall’intermediazione creditizia varia nei diversi sistemi finanziari ma assolve

comunque ad un ruolo centrale in tutti i sistemi.

Nel partecipare al circuito indiretto, i soggetti che svolgono intermediazione creditizia

interpongono il loro bilancio tra datori e prenditori di risorse finanziarie. Gli intermediari

assumo impegni nei confronti dei datori di fondi e posizioni di credito nei confronti dei

prestatori di fondi e pertanto, nell’attivo dello stato finanziario figurano gli impieghi ossia

l’insieme degli strumenti graditi ai prenditori di fondi in termini di costo, rischio e scadenza,

e nel passivo figurano le fonti ossia l’insieme degli strumenti graditi ai datori di fondi in

termini di rendimento, rischio e scadenza.

L’intermediazione creditizia comporta che vi sia una trasformazione di scadenza, di rischio e

di liquidità che ricade sotto la responsabilità degli intermediari che frappongono il proprio

stato patrimoniale ed il proprio sistema di risorse tra gli scambisti. I contratti sono mutevoli

e possono essere adattati alle esigenze della domanda e dell’offerta di risorse finanziarie ed

anche la ricerca della controparte generalmente viene condotta su base individuale e ciò si

traduce in contratti fortemente personalizzati. I contratti si fondano su informazioni

specifiche sulla qualità dei contraenti e l’attività di intermediazione creditizia contribuisce a

limitare la presenza di asimmetrie informative che possono verificarsi tra prestatori e datori

di fondi.

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Un ulteriore elemento fondamentale negli scambi creditizi riguarda la fiducia reciproca sia

tra gli operatori sia tra gli operatori e gli intermediari. La fiducia si sostanzia nella solvibilità

degli intermediari ed è oggetto di controlli e di diffusione di informazione pubblica da parte

delle Autorità che in tal modo mirano a mantenere un livello adeguato di fiducia e a

consentire lo svolgimento delle attività di intermediazione creditizia.

La personalizzazione dei contratti, la natura delle informazione e la fiducia sono elementi

che caratterizzano il concetto di relazione da cui il concetto di relationship banking. Il

relationship banking è caratterizzato nelle sue forme pure dalla non trasferibilità degli

strumenti utilizzati ed è stato affiancato (cedendo anche molto spazio) dal trasaction banking

basato sulla trasformazione degli attivi rappresentati da prestiti attraverso diversi

meccanismi come l’accettazione, il factornig e la cartolarizzazione.

L’attività di intermediazione creditizia soddisfa i bisogni in investimento, di finanziamento e

di gestione degli incassi e dei pagamenti lasciando all’intermediazione mobiliare ed a quella

assicurativa la funzione di copertura dai rischi finanziari e dai rischi puri.

Tutti i tipi di intermediari creditizi soddisfano il bisogno di finanziamento nei confronti di

differenti categorie di operatori economico. In Italia si sono sviluppati intermediari

specializzati nel credito agrario, fondiario, industriali ed in finanziamenti erogati a

specifiche regioni o a specifici settori. La peculiarità di questi intermediari si trova dal lato

dell’attivo essendo il passivo strumentale a tale attività e composto da strumenti finanziari di

mercato.

Lo svolgimento della funzione monetaria è affidata esclusivamente alla banca e non può

essere esercitata da altri intermediari finanziari. Tale funzione iniseme alle funzioni di

trasferimento di risorse e di trasformazione e gestione del rischio conferisce alla banca un

ruolo centrale tra flussi complessi caratterizzati da molteplici relazioni con diversi tipi di

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clienti ed oggetto di particolare attenzione da parte delle Autorità di controllo e degli

innumerevoli stakeholder.

Il servizio di liquidità offerto mediante i propri depositi e la partecipazione ai sistemi di

pagamento ed il servizio di finanziamento offerto tramite i prestiti, svolti congiuntamente,

rendono la banca l’intermediario più importante e più centrale nel sistema finanziario.

La banca assume la forma di imprese e in quanto tale è tenuta anch’essa alla redazione di un

bilancio. Il bilancio costituisce un sistema complesso e integrato di informazioni la cui

finalità principale è quella di fornire a terzi (azionisti, creditori, mercato, ecc.) una

rappresentazione della situazione aziendale (patrimoniale, economica e finanziaria) che

consenta di formulare valutazioni corrette sullo stato di salute dell’impresa e di prendere

coerenti decisioni economiche.

Le banche hanno una forma tecnica di bilancio diversa da quella delle altre imprese non

bancarie. Questo per tenere conto delle loro particolarità e cioè, in buona sostanza, del fatto

che le vendite delle banche sono costituite da interessi attivi e commissioni, mentre gli

acquisti sono sostituiti dagli interessi passivi, nonché del fatto che tra le attività ci sono gli

impieghi bancari e tra le passività i depositi (in senso largo), potendo quindi affermare che i

debiti delle banche sono moneta.

Il bilancio bancario è accompagnato dalla Relazione sulla gestione del Consiglio di

amministrazione e dalla Relazione del Collegio sindacale. Tra poco diventerà obbligatoria

anche la Certificazione del bilancio da parte di una società di revisione.

I documenti che compongono il bilancio bancario sono i seguenti:

Stato Patrimoniale

Conto Economico

e poi in subordine:

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Prospetto della redditività complessiva

Prospetto delle variazioni del patrimonio netto (per gli ultimi due esercizi)

Rendiconto finanziario (con lo schema di Riconciliazione)

Nota integrativa

a sua volta composta dall’elenco di tabelle e considerazioni di seguito esposto:

parte A – Politiche contabili

parte B – Informazioni sullo stato patrimoniale

parte C – Informazioni sul conto economico

parte D – Redditività complessiva

parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura

parte F – Informazioni sul patrimonio

parte G – Operazioni di aggregazione riguardanti imprese o rami d’azienda

parte H – Operazioni con parti correlate

parte I – Accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali

parte L – Informativa di settore

STATO PATRIMONIALE al ../../….

Attivo Passivo e patrimonio netto

10 Cassa e disponibilità liquid 10 Debiti verso banche

20 Attività finanziarie detenute

per la negoziazione

20 Debiti verso clientela

30 Attività finanziarie valutate al

fair value

30 Titoli in circolazione

40 Attività finanziarie disponibili

per la vendita

40 Passività finanziarie di

negoziazione

50 Attività finanziarie detenute 50 Passività finanziarie valutate

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sino alla scadenza al fair value

60 Crediti verso banche 60 Derivati di copertura

70 Crediti verso clientela 70 Adeguamento di valore delle

passività finanziarie oggetto di

copertura generica (+/-)

80 Derivati di coperura 80 Passività fiscali:

90 Adeguamento di valore delle

attività finanziarie oggetto di

copertura generica (+/-)

a) correnti

100 Partecipazioni b) differite

110 Attività materiali 90 Passività associate ad attività

in via di dismissione

120 Attività immateriali: 100 Altre passività

- avviamento 110 Trattamento di fine rapporto

del personale

130 Attività fiscali: 120 Fondi per rischi e oneri:

a) correnti a) quiescenza e obblighi simili

b) anticipate b) altri fondi

140 Attività non correnti e gruppi

di attività in via di dismissione

130 Riserve da valutazione

150 Altre attività 140 Azioni rimborsabili

150 Strumenti di capitale

160 Riserve

170 Sovrapprezzi di emissione

180 Capitale

190 Azioni proprie (-)

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200 Utile (Perdita) d'esercizio (+/-

)

Totale

dell'attivo

Totale del passivo e del patrimonio netto

In evidenza le seguenti voci:

la 70 delle attività, che esprime il totale complessivo degli impieghi (prestiti) netti

della banca verso i clienti

la 20 delle passività, che indica il totale complessivo dei depositi intrattenuti con i

clienti

Sono queste le voci che bisogna guardare nel patrimonio della banca per capire la misura

della sua attività di intermediazione nell’ambito del mercato dei capitali.

CONTO ECONOMICO anno ….

10 Interessi attivi e proventi assimilati

20 Interessi passivi e oneri assimilati

30 Margine di interesse

40 Commissioni attive

50 Commissioni passive

60 Commissioni nette

70 Dividendi e proventi simili

80 Risultato netto dell'attività di negoziazione

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90 Risultato netto dell'attività di copertura

100 Utili (perdite) da cessione o riacquisto di:

a) crediti

b) attività finanziarie disponibili per la vendita

c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza

d) passività finanziarie

110 Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair

value

120 Margine di intermediazione

130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di:

a) crediti

b) attività finanziarie disponibili per la vendita

c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza

d) altre operazioni finanziarie

140 Risultato netto della gestione finanziaria

150 Spese amministrative:

a) spese per il personale

b) altre spese amministrative

160 Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri

170 Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali

180 Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali

190 Altri oneri/proventi di gestione

200 Costi operativi

210 Utili (Perdite) delle partecipazioni

220 Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e

immateriali

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230 Rettifiche di valore dell'avviamento

240 Utili (Perdite) da cessione di investimenti

250 Utile (Perdita) della operatività corrente al lordo delle imposte

260 Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente

270 Utile (Perdita) della operatività corrente al netto delle imposte

280 Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle

imposte

290 Utile (Perdita) d'esercizio

In evidenza le seguenti voci:

10 – è il totale degli interessi maturati a favore della banca sui finanziamenti

20 – è il totale degli interessi pagati dalla banca ai depositanti

30 – si tratta della famosa “forbice” bancaria, cioè della differenza fra interessi attivi

sui prestiti e passivi sui depositi, che fornisce un primo giudizio circa la bontà

dell’attività di pura intermediazione posta in essere dalla banca

40 – è l’entità dei ricavi derivanti dal settore dei servizi offerti dalla banca ai propri

clienti

da 70 a 110 – sono i risultati della complessiva attività in strumenti finanziari

realizzata, nell’esercizio considerato, dalla banca. Ci sono quindi sia i rendimenti delle

azioni in portafoglio (dividendi), sia il risultato globale del trading compiuto, il quale

spesso, soprattutto quando i mercati sono turbolenti, presenta un saldo negativo,

esprimendo pertanto una perdita sull’attività di compravendita dei titoli che

ovviamente riduce l’utile finale della banca

120 – per quanto detto il Margine di intermediazione sintetizza il risultato economico

complessivo delle attività:

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di intermediazione creditizia (raccolta e prestiti)

in servizi bancari

in strumenti finanziari

130 e 140 – alla voce 130 ci sono tutte le svalutazioni di crediti e titoli contabilizzate

come costo d’esercizio, le quali per una banca possono essere di rilevante entità. La

voce 140 mostra di conseguenza il risultato complessivo della gestione finanziaria al

netto di queste svalutazioni

da 150 a 190 e 200 – le voci che vanno da 150 a 190 sono le classiche voci che si

trovano in un qualsiasi conto economico anche di aziende non bancarie: costi per il

personale, per le spese amministrative, per gli ammortamenti e per tutte le altre spese

sostenute nell’anno. La voce 200 è il loro totale

250 – è l’utile (o la perdita) prima delle imposte

290 – è l’utile (o la perdita) finale dell’esercizio al netto delle imposte dovute.

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02-04-2012 STRUMENTI DI PAGAMENTO

Gli strumenti di pagamento sono dei servizi che gli istituti di pagamento offrono alla loro

clientela, composta da persone fisiche e persone giuridiche, la quale ha necessità di

effettuare dei trasferimenti di denaro.

La clientela può essere scomposta in due settori: la clientela al dettaglio (o retail), composta

generalmente da soggetti priva e piccole aziende; la clientela corporate, costituita da

aziende di maggiori dimensioni e che hanno un ingente bisogno di servizi di pagamento.

La differenza tra le due tipologie di clientela è data dalla frequenza con la quale richiede

servizi di pagamento ed sull’ammontare di tali operazioni. La clientela corporate ha

necessità di ingenti somme e di un frequente utilizzi di tali somme mentre ciò non vale per la

clientela retail.

Per poter parlare di strumento di pagamento è necessario innanzitutto che tale strumento sia

accettato come mezzo di pagamento e perché tale strumento possa essere accettato, è

necessario che vi sia una rete capillare per il suo utilizzo. L’utilizzo di determinati strumenti

di pagamento hanno un costo costituito generalmente dalle commissioni che spesso ne

condizionano la diffusione. La domanda di strumenti di pagamento viene dalla famiglie,

dalle imprese e dalla pubblica amministrazione mentre l’offerta dei servizi di pagamento

viene dagli istituti di pagamento quali le banche o le poste con il comparto bancoposta.

I servizi di pagamento si suddividono in:

1- Documentali, prevedono necessariamente la presenza di documenti cartacei per il

completamento del loro processo produttivo (assegni bancari, assegni circolari e

vaglia cambiari).

a. L’assegno bancario è un titolo di credito che contiene l’ordine incondizionato

da parte del traente rivolto alla banca (trattaria) di pagare a vista una somma

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determinata all’ordine proprio o di un terzo. In base alla normativa

antiriciclaggio, su ogni assegno è riportata la clausola “non trasferibile” (che

può essere indicata anche con un doppio sbarramento) volta ad evitare la girata

degli assegni bancari agevolando la tracciabilità del denaro. Esso è uno

strumento di pagamento che rientra tra gli ordini di addebitamento e pertanto

l’accettazione di un assegno in pagamento espone il prenditore al rischio di

mancata copertura. Il creditore che accetta un assegno si basa su un duplice

rapporto di fiducia, nei confronti del debitore ritenendo che questi abbia le

disponibilità necessarie e della banca trattaria, ritenendo che questa adempia

correttamente al trasferimento di quanto dovuto.

b. L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine emesso da banche

autorizzate, pagabile a vista presso tutti gli sportelli della banca emittente. Esso

rappresenta una promessa di pagamento fatta dalla banca a favore di un terzo e

pertanto è sempre nominativo. Esso costituisce un ordine di addebitamento che

espone il prenditore ad un ridotto rischio di controparte visto che l’obbligato

principale è la banca che lo ha emesso. Il beneficiario dell’assegno resta

comunque esposto al rischio di mancato pagamento dovuto all’eventualità che

il titolo ricevuto risulti rubato o smarrito.

c. Il vaglia cambiario è un titolo di credito all’ordine, emesso dalla Banca d’Italia,

che contiene la promessa incondizionata di pagare a vista una somma

determinata presso qualsiasi sportello dell’istituto emittente. Si tratta di uno

strumento molto simile all’assegno circolare con una diffusione limitata che

viene utilizzato in genere dagli enti pubblici per operazioni di pagamento.

2- Completamente automatizzati, sono strumenti che non necessitano di documenti

cartacei per poter completare le transazioni. Essi sono:

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a. Bancogiro, è un operazione con la quale si ha un trasferimento di denaro da un

contocorrente ad un altro contocorrente. Tale strumento presuppone che vi sia

un rapporto di c/c con la banca.

b. Bonifico, anche se nel linguaggio comune il bonifico viene assimilato al

bancogiro, per il bonifico non c’è la necessità di un rapporto di c/c con la banca.

Per importi superiori ad € 999, in attuazione alla normativa sulla limitazione

alla circolazione del contante, lo sportellista può segnalare tale operazione se

fatta in contanti ed ha anche le facoltà di chiedere informazioni supplementari

su tale operazione.

c. Disposizioni di pagamento, sono degli ordini di pagamento che vengono dati

dal correntista alla banca che possono avvenire con diversi strumenti.

3- Servizi di incasso, sono servizi che vengono offerti ad un soggetto creditore e sono:

a. Ri.Ba., è uno strumento finanziario usato per la gestione aziendale, aperto a

tutti, con cui il creditore dichiara di aver ricevuto una somma di denaro versata

a mezzo banca a saldo di una determinata fattura e autorizza la banca alla

riscossione dell’importo indicato, secondo le istruzioni impartite dal cliente

b. RID, (rapporto interbancario diretto) è un servizio di incasso crediti basato su

un'autorizzazione continuativa conferita dal debitore alla propria banca di

accettare gli ordini di addebito provenienti da un creditore.

c. MAV, (Pagamento Mediante Avviso) è un bollettino particolarmente adatto

per i soggetti che devono incassaresomme frazionate come quote condominiali

o rate scolastiche. Generalmente viene emesso da alcuni enti pubblici quali

scuole, amministrazioni locali, comuni ma anche da condomini e società

finanziarie che gestiscono il credito al consumo.

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4- Carte di pagamento, La categorizzazione principale delle carte di pagamento è quella

che le distingue in base al momento in cui al titolare della carta vengono addebitati i

fondi spesi o prelevati. In questo senso, esistono tre tipi di carte:

a. Carte prepagate ("pay before"). Al titolare di queste carte i fondi vengono

addebitati nel momento in cui vengono "caricati" sul conto collegato alla carta,

quindi ancor prima di essere spesi. Il programma di carte prepagate più diffuso

in Italia è Postepay, emessa dalla divisione BancoPosta di Poste Italiane.

b. Carte di debito ("pay now"), comunemente note in Italia come carte

"bancomat", dal nome del principale circuito di prelievo e pagamento a cui si

appoggiano. Al titolare di queste carte i fondi spesi o prelevati vengono

addebitati sul proprio conto corrente bancario nel momento stesso in cui

vengono spesi o prelevati (o comunque entro poche ore).

c. Carte di credito ("pay later"). Con queste carte il titolare si avvantaggia di una

certa dilazione tra il momento in cui spende o preleva ed il momento in cui i

fondi gli verranno addebitati dall'istituto finanziario emittente. Le carte di

credito propriamente dette sono quelle che offrono una vera e propria linea di

credito, il cui pagamento è rateizzabile secondo varie modalità, a fronte del

pagamento mensile di una rata minima

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03-04-2012 MERCATI VALUTARI

Il mercato valutario è quel insieme dei luoghi fisici e dei circuiti telematici dove vengono

scambiate le principali valute internazionali e le quotazioni delle divise con i relativi tassi di

cambio. Il mercato dei cambi, detto più comunemente “Forex” (Foreign exchange market),

è un mercato finanziario over-the-counter, non regolamentato, decentralizzato, dove sono

scambiate le valute.

Il foreign exchange market è di gran lunga il più grosso mercato nel mondo, in termini di

valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra grosse istituzioni bancarie,

banche centrali, speculatori valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati

finanziari ed istituzioni. L'attività di scambio che ha luogo nei mercati fx globali ammonta a

più di 1.900 miliardi di dollari al giorno (in media).

Il mercato fx è un mercato monetario interbancario o tra altre controparti, creato

nel 1971 quando cominciarono ad apparire tassi di cambio fluttuanti.

Inizialmente banche, multinazionali e imprese commerciali, che conducevano business al di

fuori del territorio nazionale, e quindi generavano ricavi in differenti valute, operavano

nel mercato forex solo per proteggere i profitti dalle fluttuazioni dei prezzi. Con l'aumentare

dei volumi è stato necessario garantire maggiore liquidità perché le transazioni avessero

luogo e il mercato è stato aperto anche agli speculatori. Le dinamiche sono quindi cambiate

e si possono distinguere ora diversi partecipanti del mercato, ognuno dei quali entra nel

mercato con motivazioni e obiettivi diversi.

Le banche attive nel mercato forex sono le responsabili della maggioranza delle transazioni

effettuate. Queste banche, avendo la possibilità di conoscere le posizioni dei loro grossi

clienti, si trovano in una posizione di vantaggio perché mediante queste informazioni

possono posizionarsi nel mercato sapendo di avere a supporto dei grossi ordini che hanno la

capacità di influenzare il mercato delle valute.

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Tutti i business che svolgono attività al di fuori dei confini nazionali che comprendono

transazioni in una diversa valuta hanno un interesse nel mercato valutario. I flussi di capitale

devono essere stimati e il rischio accuratamente bilanciato in modo tale da stilare i budget e

le previsioni aziendali.

Se un'azienda europea ha necessità di fare un grosso acquisto in Yen in 6 mesi, ma teme un

apprezzamento dello Yen, potrà andare short EUR/JPY.

In questo modo se l'Euro effettivamente si indebolisce il maggior costo dei prodotti

giapponesi verrà bilanciato dai guadagni nel mercato delle valute. Se invece l'Euro dovesse

guadagnare, l'azienda risparmierà sull'acquisto delle merci ma subirà perdite

nell'investimento. Questo processo annulla quindi il rischio di impatto sul business delle

variazioni dei tassi di cambio.

In conclusione le imprese, attraverso le banche, cercano principalmente di proteggersi e non

di guadagnare nel mercato forex.

Tra i soggetti che intervengono nel mercato valutario, di particolare rilevanza è il compito

delle banche centrali è quello di supportare la politica monetaria del governo e di mantenere

la stabilità della moneta cercando di evitare eccessive oscillazioni.

Gli strumenti utilizzati dalle banche centrali per intervenire sul mercato sono essenzialmente

3:

1. Acquistando o vendendo la propria moneta nel tentativo di rinforzarla o indebolirla

2. Tagliando o aumentando i tassi di interesse

3. Minacciando di intervenire nel mercato che molte volte è sufficiente ad ottenere gli

effetti desiderati senza ricorrere ad un intervento vero e proprio.

Le risorse delle banche centrali sono molto vaste e ogni loro movimento, o presunto tale,

viene immediatamente percepito come un segnale molto forte dagli speculatori e può

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causare grossi sbalzi nel mercato. L'efficacia di questi interventi è altissima quando i prezzi

si discostano molto dai fondamentali di mercato e le banche centrali possono aiutare a

ristabilire un equilibrio.

Una categoria molto varia e comprende tutti quegli operatori del mercato delle valute che

operano nel breve periodo cercando di sfruttare le loro conoscenze e abilità per ottenere

profitti dal mercato è la categoria degli speculatori. In questa categoria ci sono gli Hedge

Fund di cui tanto si sente parlare ultimamente che vengono etichettati come una delle cause

della crisi dei mercati finanziari. Nella stessa categoria ci sono anche altri istituti finanziari

tra cui, come detto in precedenza, anche le banche con i loro Prop Desk.

La ragione di esistere degli speculatori è sì quella di generare profitti dal mercato forex, ma

così facendo svolgono la fondamentale funzione di fornire liquidità al mercato.

I Broker ed i Dealer sono operatori di mercato i quali forniscono un servizio ai clienti

garantendo l’accesso al mercato a chi non può permettersi di farlo direttamente attraverso

una banca. Non operano quindi per conto proprio ma sono degli intermediari per conto di

terzi. Solitamente i clienti dei broker sono i trader privati e i piccoli investitori, ma anche gli

speculatori istituzionali possono utilizzarli per sfruttare opportunità di arbitraggio oppure per

non accedere al mercato forex in modo diretto mantenendo quindi l'anonimato sulle proprie

posizioni.

Modalità di esecuzione delle contrattazioni

Inter Dealer Direct

Voice Broker

Customer Direct

Electronic Methods

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o broking system

o multibank trading system

o single bank trading system

I principali canali dell’electronic method sono:

ICAP: è il cosiddetto voice broker su cui sono attivi prevalentemente i brokers

Reuters Dealing: è il tradizionale sistema Reuters

Bloomberg: è una piattaforma multi dealer, in forte sviluppo, che sta rapidamente

assorbendo quote di mercato, anche a scapito di

EBS

EBS: si tratta del sistema, una volta innovativo, ma ormai maturo, di trading

elettronico sul circuito interbancario;

Trade web: modalità di negoziazione tramite Internet

Piattaforme peer-to-peer multi dealer (Fxall, Currenex, 360): si tratta di piattaforme in

cui un potenziale operatore ha accesso, in un sistema con una sorta di asta competitiva

ai migliori 4/5 best bid e best offer tra cui il prezzo migliore. Sono diverse da quelle

piattaforme, quali quelle rese disponibili da soggetti quali Barclays e Citi, che danno

accesso alle quotazioni, e alle possibilità di negoziazione, solo con tali istituzioni.

Definizione economica (Samuelson)

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il tasso di cambio esprime, in termini di moneta nazionale, il prezzo dell’unità monetaria

estera e quindi il tasso di cambio misura il potere di acquisto di una moneta espresso in

termini di un’altra di moneta.

Definizione valutaria (ex Art. 3 DPR 148/88)

1- Operazioni in cambi sono quelle relative alla trasformazione di una valuta in un’altra

a pronti, a termine o con opzione;

2- per operazioni di cambio a pronti si intendono le trasformazioni di una valuta in

un’altra con regolamento fino a due giorni lavorativi;

3- per operazioni di cambio a termine si intendono le trasformazioni di una valuta in

un’altra con regolamento dal terzo giorno lavorativo

METODO DI DETERMINAZIONE DEL CAMBIO

INCERTO PER CERTO (Price quotation system)

numero di unità di valuta nazionale necessari per acquistare una unità di valuta estera ossia il

prezzo della valuta estera in termini di valuta nazionale ossia quantità incerta di valuta

nazionale che corrisponde ad una quantità certa (1,10,100,1000) di valuta estera.

CERTO PER INCERTO (volume quotation system)

Il numero di unità di valuta estera corrispondenti ad una unità di valuta nazionale ossia

prezzo di una unità di valuta nazionale in termini di valuta estera ossia quantità certa

(1,10,100,1000) di valuta nazionale corrispondente ad una quantità incerta di valuta estera.

INCERTO PER CERTO:

USD/YEN = 111.22 Un dollaro costa 111.22 yen.

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CERTO PER INCERTO:

EUR/USD = 1,2297 Un euro corrisponde a 1,2297 dollari

GBP/USD = 1,7838 Una sterlina corrisponde a 1,7838 dollari

CROSS RATE

Date n valute, per ciascuna di esse saranno definiti n-1 cambi bilaterali di se stessa contro

tutte le altre, per un totale di n (n-1) cambi. Tuttavia, basta conoscere n-1 cambi per

determinare tutti gli altri.

Esempio:

EUR/USD = cambio euro/dollaro = 1,2297

USD/CHF = cambio dollaro/franco svizzero = 1,2651

Il cambio EUR/CHF risulta pari a:

USD/JPY = cambio dollaro/yen = 111,22

USD/CHF = cambio dollaro/franco svizzero = 1,2651

Il cambio CHF/JPY risulta pari a:

In pratica negli arbitraggi su cambi intervengono dei costi di transazione che rendono più

complesso il calcolo dei cross-rate.

Esempio:

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Spot EUR/ USD = 1,2295/1,2299

Questo tipo di quotazione significa che l’offerente è disposto a acquistare 1 euro ad un

prezzo di 1,2295 dollari (DENARO-BID), mentre è disposto ad vendere un euro al prezzo di

1,2299 dollari (LETTERA-ASK). La differenza fra 1,2295 e 1,2299 pari a 0,0004 (4 pips) è

detta spread denaro/lettera.

Il tasso di cambio nominale misura il valore esterno di una valuta in termini monetari.

Il tasso di cambio reale, ottenuto tenendo conto oltre che del tasso di cambio nominale del

differenziale d’inflazione rappresenta un indicatore di competitività internazionale.

Entrambi i tassi di cambio nominale e reale possono essere espressi in termini bilaterali o

multilaterali. In quest’ultimo caso si parla di TASSO DI CAMBIO EFFETTIVO.

Il tasso di cambio effettivo è una misura sintetica del valore, in termini nominali o reali,

della moneta di un paese nei confronti dei suoi principali partner commerciali.

Il tasso di cambio nominale bilaterale non è altro che il tasso di cambio di una valuta nei

confronti di un altra.

Il tasso di cambio reale bilaterale misura il grado di competitività di un certo paese nei

confronti di uno specifico partner commerciale. Un aumento del tasso di cambio reale

comporta una riduzione della competitività del paese in quanto i prezzi relativi tendono a

diventare meno vantaggiosi.

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12-04-2012 OPERAZIONI DI RACCOLTA FONDI

I depositi di denaro costituiscono la fondamentale operazione di provvista fondi effettuata

dalle panche nell'esercizio della loro attività. Tale provvista di fondi costituisce

un'operazione passiva per la banca la quale diventa debitrice verso i depositanti ai quali

dovranno essere restituiti i capitali depositati comprensiti degli interessi maturati.

I depositi rappresentano operazioni di raccolta di tippo originario in quanti praticati

direttamente con la clientela e la banca acquista la diponibilità del denaro ricevuto e può

utilizzarlo in operazioni di impiego fondi che sono fruttifere per la banca stessa e

vantaggiose per il sistema economico.

Coloro che ricorrono ai depositi bancari possono avere differenti esigenze ed appartenere a

categorie diverse. Una prima categoria è costituita da i soggetti che depositano presso le

banche importi di entità modesta in previsione di necessità future ed in genere si tratta di

fondi che rimangono depositati per un arco di tempo esteso. Una seconda categria è

costituita da coloro che versano presso le banche i risparmi o i capitali in attena di destinarli

in forme più redditizie di investimento. Sono fondi che la banca ha a disposizione per un

arco di tempo limitato. Un'ultima categoria riguarda i soggetti che depositano in banca la

parte prevalente dei propri servizi di cassa e vista la natura transitiva di tali rapporti, tali

depositi sono poco stabili in quanto continuamente movimentati da operazioni di versamento

e di prelievo.

Le banche svolgono l’attività di raccolta fondi impiegando forme tecniche diverse:

I fondi di conto corrente che sono caratterizzati da una notevole dinamicità poiché,

privati ed imprese, li utilizzano per le proprie esigenze di liquidità. Infatti, le somme

depositate sui conti correnti possono essere prelevate dai titolari del conto a vista e

senza alcuna limitazione;

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I depositi a risparmio libero che sono contraddistinti da una minore dinamicità rispetto

ai fondi di conto corrente poiché sono utilizzati dai risparmiatori soprattutto per

formare il risparmio nel tempo anche se le somme ivi depositate sono prelevabili a

vista da parte dei loro titolari;

I depositi vincolati e i certificati di deposito nei quali confluiscono risparmi

caratterizzati da una certa staticità poiché i loro titolari non possono chiederne il

rimborso se non alle scadenze stabilite;

I prestiti obbligazionari, anch’essi caratterizzati da stabilità trattandosi di titoli che

vengono rimborsati in base ad un piano di ammortamento stabilito a priori, e

contraddistinti anche da una scadenza medio-lunga,

I quattro gruppi di operazioni di raccolta fondi sono caratterizzati da una scadenza via via

sempre maggiore.

Il conto corrente viene utilizzato sia da soggetti privati che dalle aziende. I primi lo

adoperano principalmente per la canalizzazione dello stipendio, l'addebito delle utenze e

come forma di risparmio. Le aziende lo utilizzano per convogliare i flussi di incassi e

pagamenti nazionali ed internazionali.

Il titolare di un conto corrente semplice può prelevare la somma solo alla scadenza, mentre

nel conto corrente di corrispondenza il correntista ha l'esigibilità a vista delle somme in esso

depositate.

Nel caso in cui la banca abbia un rapporto di fiducia con il cliente e ne riceva garanzie

economiche, essa può concedergli il fido bancario, che permette di avere scoperti in linea

capitale nei limiti prestabiliti.

Il deposito a risparmio è la forma più tradizionale di raccolta del risparmio da parte

degli Istituti di credito. Destinato essenzialmente al privato cittadino, il deposito a risparmio

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viene utilizzato soprattutto come destinazione temporanea del denaro, onde evitare la

custodia personale di somme anche consistenti in contanti, in attesa di un utilizzo dello

stesso, sia per le necessità quotidiane che per eventuali investimenti in forme diverse più

redditizie.

Il deposito a risparmio è caratterizzato solitamente dalla presenza, per la registrazione delle

operazioni effettuate, del cosiddetto libretto, un documento rilasciato dalla banca al

depositante sul quale vengono registrate progressivamente le diverse operazioni e la cui

presentazione allo sportello è necessaria per l'effettuazione delle operazioni stesse.

Un libretto a risparmio può essere sia nominativo che al portatore:

nel caso di un libretto nominativo, lo stesso riporta le generalità di uno o più

titolari, i quali sono i soli ad avere facoltà di operare (salvo il caso in cui sia stata

rilasciata una delega ad un terzo), e contempla la possibilità di stabilire limiti

operativi, quali ad esempio la necessità della firma congiunta di più titolari, ovvero di

uno dei titolari e di almeno uno degli altri, essendo strettamente necessaria la presenza

del primo.

nel caso di un libretto al portatore, lo stesso può essere distinto dagli altri, oltre

che da un numero progressivo assegnato dalla banca, anche da una denominazione,

che può anche essere di fantasia; l'operatività in questo caso è consentita a chiunque

presenti materialmente allo sportello il libretto stesso. Nei libretti al

portatore l'importo non potrà essere pari o superiore a 1.000,00 euro.

Pur essendo stato concepito per l'utilizzo da parte delle persone fisiche, è consentita

l'intestazione nominativa di un deposito a risparmio anche ad enti e società regolarmente

costituiti (persone giuridiche).

Un deposito a risparmio può essere libero oppure vincolato:

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un deposito libero presenta una possibilità illimitata di operare da parte del

titolare o del portatore, senza alcun limite che non sia quello dell'effettiva

disponibilità.

un deposito vincolato appone sulle somme depositate un vincolo temporale,

ovvero la necessità che i fondi rimangano depositati per un certo lasso di tempo prima

di poter essere prelevati dal titolare o dal portatore; a fronte di questa limitazione, le

banche concedono un tasso d'interesse superiore a quello sul deposito libero.

Contrariamente al conto corrente di corrispondenza, il deposito a risparmio non contempla la

possibilità di emettere assegni a valere sulla disponibilità, e non consente di operare, anche

solo con sconfinamenti temporanei, in maniera tale da rendere negativo il saldo contabile del

deposito.

Il deposito a risparmio ha avuto a partire dagli anni settanta una certa evoluzione, onde poter

meglio andare incontro alle mutate necessità della clientela bancaria. In particolare:

è stato progressivamente consentito il deposito di assegni tratti a favore del

titolare, sempre con la clausola del salvo buon fine, contrariamente a quanto avveniva

in passato, quando l'operatività era consentita esclusivamente per contanti.

accanto a questo, è stata attivata la possibilità di ricevere bonifici accreditati sul

deposito stesso e registrati sull'apposito libretto in un momento successivo, ovvero

alla prima presentazione dello stesso allo sportello; tipico esempio di questo tipo di

utilizzo è l'accredito della retribuzione o della pensione.

è possibile inoltre utilizzare il deposito a risparmio per l'addebito periodico di

pagamenti ripetitivi, quali utenze, rate di finanziamenti o canoni di locazione.

è stata estesa anche ai depositi a risparmio la possibilità di essere utilizzati

come base tecnica per altre operazioni bancarie, in particolare operazioni in titoli:

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l'acquisto e la vendita di titoli (quasi sempre ad esclusione delle azioni), il ricevimento

del controvalore del titolo all'atto del rimborso o delle cedole periodiche

rappresentative degli interessi, richiede ad oggi la presenza di un rapporto

bancario d'appoggio, essendo ormai la quasi totalità dei titoli dematerializzati, ossia

non esistendo più il titolo cartaceo rappresentante la quota di una società per

azioni (azione) oppure la quota di un debito contratto da un'emittente (obbligazione).

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16-03-2012 I DEPOSITI BANCARI E POSTALI

Il deposito rappresenta una delle forme più semplici di impego del risparmio e si costituisce

tramite il versamento presso una banca o presso le poste di una somma di denaro a fronte

della quale la banca o le poste assumono una posizione debitori.

Tra le varie tipologie di depositi offerti dagli intermediari finanziari è possibile distinguere

in ogni caso una componente di remunerazione da una componente di servizio. La

componente di remunerazione è costituita dagli interessi maturati sulle somme depositate

che tengono conto delle somme depositate e del periodo di permanenza del deposito. La

componente di servizio è costituita dall’opportunità per il depositante di utilizzare il deposito

per effettuare pagamenti e ricevere incassi.

I depositi nei quali prevale la componente di remunerazione vengono definiti depositi a

risparmio o depositi tempo. Le somme depositate in tali depositi sono destinate ad essere

impiegate in tale deposito per un determinato periodo di tempo anche se permane una certa

componente di servizio.

I depositi nei quali prevale la componente di servizio vengono definiti depositi a carattere

monetario o depositi moneta ed tale tipologia di depositi si caratterizza per il fatto che le

somme depositate sono a disposizione del depositante e formano così oggetto di servizi di

pagamento.

A seconda dell’emittente, i depositi si dividono in: depositi bancari, emessi da istituti

bancari; depositi postali, emessi da Poste Italiane S.p.A.

DEPOSITI A RISPARMIO

I depositi a risparmio si costituiscono tramite il deposito di una somma di denaro presso uno

sportello bancario o postale a fronte dell’emissione di un documento quale il libretto di

risparmio.

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Nel libretto di risparmio vengo annotate le operazioni di prelievo o versamento effettuate sul

deposito. Per il deposito, l’emittente corrisponde un interesse proporzionale alle somme

depositate ed al tempo di permanenza delle somme sul deposito. Gli interessi maturati

vengono annotati periodicamente sul libretto in occasione della prima operazione successiva

alla data di calcolo.

I libretti di deposito possono essere nominativi o al portatore. Per i libretti nominativi vi è

l’indicazione di uno o più intestatari mentre nei libretti al portatore non vi è nessuna

intestazione e quindi vi è l’impossibilità di risalire al proprietario. Nel caso dei libretti

nominativi, le somme depositate possono essere movimentate solamente dall’intestatario o

dai sui delegati o eredi e può accogliere sia versamenti in contati che in altra natura senza

limiti di importo e può anche essere ceduto rispettando le formalità previste per la cessione

del credito. Nel caso dei libretti al portatore, il trasferimento del libretto avviene con la

semplice consegna fisica del libretto che legittima il possessore ad incassare le somme

presenti sul deposito. Il possessore del libretto è legittimato a riscuotere il credito in esso

iscritto ma tale libretto può essere alimentato solamente da versamenti in contanti e non può

presentare un saldo superiore ai 5000 euro.

Altra distinzione necessaria riguarda la distinzione tra libretti bancari e libretti postali. I

libretti bancari possono essere tenuti esclusivamente presso lo sportello che ha emesso il

libretto stesso ad eccezione dei libretti circolari sui quali è possibile effettuare operazioni

presso tutti gli sportelli dell’ente emittente. I libretti postali sono di norma circolari.

I depositi, in relazione al periodo per il quale le somme sono depositate e quindi destinate a

rimanere sul libretto, si possono distinguere in depositi a risparmio libero ed in depositi a

risparmio vincolati. I depositi a risparmio liberi sono caratterizzati da una possibilità di

effettuare versamenti e prelevamenti in qualsiasi momento e senza limite di importo. Al

contrario, i depositi vincolati sono caratte3rizzati dall’impossibilità di non eseguire

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prelevamenti per un certo periodo di tempo e tale vincolo può essere a scadenza fissa se

viene pattuita una data prima della quale non possono essere eseguiti prelevamenti, oppure a

scadenza indeterminata se le sommo possono essere prelevate ma solo dopo un certo periodo

di preavviso.

Nei depositi, per il computo degli interessi va distinta la data valuta, ossia la data a partire

dalla quale le somme depositate iniziano a produrre interessi e le somme prelevate cessano

di produrre interessi, e la data contabile, ossia la data nella quale vengono effettuate le

operazioni di prelevamento e di versamento.

I versamenti in contanti iniziano a produrre interessi dal giorno stesso in cui viene effettuata

l’operazione ed in questo caso la data valuta coincide con la data contabile. I versamenti di

assegni emessi da altri istituti, ad esempio, quando ammessi, iniziano a maturare interessi

alcuni giorno dopo la data di effettuazione dell’operazione e quindi non si ha la coincidenza

della data valuta con la data contabile. Per i prelevamenti, la data valuta coincide con la data

di effettuazione dell’operazione.

Gli interessi vengono calcolati tenendo in considerazione il capitale, il tempo di permanenza

sul deposito del capitale ed il tasso di interesse.

Gli interessi maturati possono essere capitalizzati dall’emittente con una certa periodicità ed

a seguito della capitalizzazione gli interessi diventano parte del capitale e quindi fruttiferi

anch’essi di interessi. A carico del depositante possono essere previste delle spese per la

tenuta del deposito e gli interessi sono assoggettati a ritenuta fiscale nella misura del 27%.

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Il rendimento effettivo del deposito, a causa delle spese e della ritenuta fiscale risulta

inferiore rispetto al rendimento nominale espresso dal tasso di interesse. Quando la valuta è

posticipata rispetto al versamento, inoltre, è posticipato anche il momento a partire dal quale

vengono conteggiati gli interessi sulle somme depositate con conseguenze negative sul

rendimento.

Per l’emittente, i depositi rappresentano una forma di raccolta relativamente poco costosa, i

depositi liberi sono caratterizzati da un rischio di prelievo accentuato mentre i depositi

vincolati rappresentano una forma di raccolta più stabile ma anche più costosa.

CERTIFICATI DI DEPOSITO

I certificati di deposito possono essere emessi dalle sole banche e non dal sistema postale.

Tramite la sottoscrizione di un certificato di deposito, l’investitore deposita presso la banca

una somma sulla quale viene costituito un vincolo temporale di durata breve o medio durate

il quale il cliente non può effettuare prelievi o versamenti salvo l’incasso di eventuali

interessi periodici ed il rimborso alla scadenza.

Vi sono certificati di deposito con cedola i quali a fronte del versamento iniziale del valore

nominale l’investitore incassa periodicamente gli interessi ed ottiene alla scadenza il

rimborso del capitale investito, ed i certificati di deposito zero coupon i quali non prevedono

il pagamento di cedole ma si ha una remunerazione data dalla differenza tra il prezzo di

rimborso ed il prezzo di emissione che è inferiore al prezzo di rimborso.

I certificati di deposito con cedole possono essere a tasso fisso o a tasso variabile. Nel caso

di cedole a tasso fisso, il tasso viene determinato al momento della sottoscrizione e le cedole

corrisposte sono tutte di uguale ammontare. Nel caso delle cedole con tasso variabile, il

tasso sul deposito dipende dal tasso di interesse corrisposto su altre attività e pertanto le

cedole possono avere (ed in genere hanno) importo diverso.

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Ai certificati di deposito viene corrisposto un interesse superiore rispetto ai depositi liberi

ma anche in questo caso occorre tenere in considerazione le spese di emissione, i bolli sul

contratto, le spese per il rilascio dei documenti di sintesi e la ritenuta fiscale del 27%.

Il rendimento dei certificati di deposito sarà diverso a seconda che si tratti di certificati di

deposito con cedola oppure di certificati di deposito zero coupon. Nel primo caso, il

rendimento deriva dalla cedole incassate che possono essere destinate al consumo oppure

reinvestire in altri strumenti finanziari, nel caso degli zero coupon, il rendimento deriva

dallo scarto tra il prezzo di emissione ed il prezzo di rimborso.

Per la banca, i certificati di deposito rappresentano una forma di raccolta stabile anche se ciò

si traduce in un incremento del costo della raccolta.

ESEMPIO

1)

Certificato di deposito con cedola semestrale

Valore nominale €10 000

Tasso di interesse 1,45 %

Spese €15 alla scadenza

Cedola lorda = (C x gg x i)/365 = (10 000 x 181 x 0,0145)/365 = 71, 9 cedola lorda

Ritenuta fiscale = 71, 9 x 27% = 19,41

71,9 – 19,41 = 52,49 cedola netta

10 000 + 52,49 – 15 = 10 037,49 guadagno netto complessivo

Rendimento

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2)

Certificato di deposito zero coupon

Valore rimborso €15 000

Mesi 18

Spese €15

Esborso €14 697

Interesse = 15 000 – 14 697 = 303

Ritenuta fiscale = 303 x 27% = 81,81

Somma a scadenza = 15 000 + 303 – 81,81 = 14 903,19

Guadagno netto = 14 903,19 – 14 698 = 206,19

Una nuova tipologia di certificato di deposito sono i certificati di deposito “corridori” i quali

assicurano il rimborso del capitale, garantiscono una cedola minima e prevedono la

corresponsione di un premio alla scadenza qualora il parametro di riferimento si mantenga in

un dato range di oscillazione.

La cedola minima garantita non è molto elevata ed è un titolo a carattere speculativo in

quanto un’elevata volatilità del parametro determina un rendimento effettivo inferiore a

quello medio del mercato e la speculazione è data sulla stabilità di un intervallo prestabilito.

ESEMPIO

Certificato corridor con cedola legata al rapporto $/€

Durata 12 mesi

Valore nominale € 3 000

Tasso di interesse : 8% per i giorni in cui il cambio è nell’intervallo 0,88 – 0,95; 1% negli altri gironi.

Versamento iniziale €3 000

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Se il cambio non si mantiene nel range per 28 giorni (esempio):

Interessi lordi = [(3000 x 8 x 337) / 36 500] = 221,56

Interessi lordi = [(3000 x 1 x 28) / 36 500] = 2,30

Totale interessi lordi = 221,56 + 2,30 = 223,89

Ritenuta fiscale = 223,89 x 27% = 60,45

Interessi netti = 223,89 – 60,45 =163,44

Importo percepito a scadenza = 3 000 + 163,44 = 3 163,44

Rendimento effettivo = (163,44 x 36 500) / (3000 x 365) = 5,448 %

PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI

Le operazioni pronti contro termine sono una particolare forma di deposito che si configura

come una doppia transazione di titoli. Le somme investite dal risparmiatore vengono pagate

alla banca a fronte di un acquisto temporaneo di titoli e la vendita dei medesimi titoli alla

banca stessa viene fissata al momento dell’investimento.

I pronti contro termine sono un contratto tramite il quale un soggetto vende a pronti ad un

altro soggetto una certa quantità di titoli con l’impegno di riacquistare alla scadenza

concordata una medesima quantità di titoli della stessa specie al prezzo prestabilito.

Per l’investitore, il rendimento dell’operazione deriva dalla differenza tra il prezzo di

vendita a termine ed il prezzo di acquisto a pronti. Il prezzo a termine viene stabilito

aggiungendo al prezzo a pronti gli interessi maturati per il periodo di durata dell’operazione

(in genere tale periodo varia da 1 a 12 mesi) calcolati al tasso di interesse concordato con la

banca.

Il rendimento effettivo dell’operazione può essere differente dal tasso di interesse

concordato per l’eventuale presenza di spese addebitate al cliente. L’investitore non può

disporre delle somme investite nell’acquisto dei titoli fino alla scadenza dell’operazione

ossia fino a quando non rientrerà in possesso del capitale investito.

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Le operazioni pronti contro termine garantisco, per l’emittente, una disponibilità stabile di

risorse fino alla scadenza contrattuale configurandosi in tal modo come una forma di

raccolta con un rischio sostanzialmente nullo ma con un costo superiore rispetto ad altre

forme di raccolta.

CONTII CONRRENTI DI CORRISPONDENZA PASSIVI

La funzione principale del deposito sotto forma di conto corrente è quella di rendere

possibili operazioni di incasso e di pagamento e di mantenere scorte liquide atte a gestire la

tesoreria di cassa. Il conto corrente passivo viene costituito tramite il deposito di una somma

a fronte della quale il depositante firma una lettera-contratto contenente le condizioni

generali del rapporto con l’emittente.

Il conto corrente può essere alimentato tramite versamenti di varia natura che aumentano il

saldo a credito del depositante ed il correntista può disporre delle somme depositate, nei

limiti dei fondi disponibili, tramite prelevamenti in contanti oppure tramite l’utilizzo dei

diversi strumenti di pagamento. Il conto corrente si configura quindi come uno strumento “a

vista”.

Sulle somme depositate sul conto corrente, l’emittente corrisponde al depositante un

interesse i quali sono riassunti all’interno della documentazione inviata periodicamente al

correntista che è composta dall’estratto conto, dalla staffa e dal prospetto competenze e

spese.

L’estratto conto contiene informazioni sul saldo liquido disponibile sul conto ed un ripilogo

dei movimenti effettuati. Si compone di cinque colonne quali: data di registrazione, data di

valuta, dare, avere, descrizione dell’operazione. L’estratto conto consente al cliente di

controllare le operazioni effettuate e di avere conoscenza della situazione del suo conto

corrente.

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Nel conto corrente sonno presenti tre tipi di saldo:

1- Saldo liquido, può avere segno positivo o negativo e viene determinato ordinando i

diversi movimenti in base alla data di valuta assegnata. Il saldo liquido è il saldo

utilizzato per il calcolo degli interessi creditori o debitori di pertinenza di uno

specifico rapporto di conto corrente.

2- Saldo contabile, viene determinato ordinando i diversi movimenti in base alla data di

contabilizzazione.

3- Saldo disponibile, viene determinato in base alla data di disponibilità. Il cliente potra

disporre di una determinata somma giacente sul conto corrente soltanto nel momento

in cui si ha la maturazione della disponibilità.

La staffa è un documento che riclassifica le operazioni ordinandolo per valute ed è il

documento con il quale si procede al computo degli interessi. Per calcolare gli interessi, una

volta riordinate le operazione in base alla valuta, si calcolano i giorni che intercorrono tra

due diversi saldi. Una volta calcolati i saldi in base alle valute ed i giorni che intercorrono tra

due diversi saldi vengono calcolati i numeri ossia il prodotto di ciascun saldo per i giorni.

Una volta calcolati i numeri, si procede a calcolare il totale dei numeri dare ed il totale dei

numeri avere. I numeri determinati in tale modo vengono utilizzati per il calcolo degli

interessi (totale numeri x tasso di interesse creditore).

Il prospetto competenze e spese riassume tutte le spese addebitate dall’emittente al cliente,

l’imposta di bollo sul conto corrente e gli interessi a credito o a debito del cliente netti della

relativa ritenuta fiscale.

Il cliente, grazie allo strumento del conto corrente e grazie ai documenti di sintesi, usufruisce

di un servizio di custodia del proprio fondo di cassa e di registrazione contabile delle

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transazioni effettuate. Il depositante, a fronte di tali servizi, è tenuto a corrispondere alla

banca spese per la tenuta del conto e spese per ogni operazione effettuata.

Il rendimento ottenuto dal depositante non coincide con il tasso di interesse nominale

applicato al conto corrente in quanto l’applicazione dei giorni valuta ad alcune forme di

versamento (ed a volte dei giorni banca), riducono l’interesse effettivamente percepito dal

depositante con la conseguenza che il tasso di interesse effettivo risulta inferiore al tasso

nominale.

Può verificarsi il caso in cui si produca uno scoperto per valuta ossia una situazione in cui il

correntista figura temporaneamente a debito della banca con un saldo dare e quisto può

accadere perché i versamenti, in genere, hanno valuta successiva rispetto alla data di

effettuazione dell’operazione mentre i prelevamenti hanno valuta coincidente con la data di

effettuazione dell’operazione. La remunerazione netta per l’investitore risente anche delle

spese addebitate.

I conti correnti sono caratterizzati da un massi grado di disponibilità delle somme depositate

assicurata dalla possibilità di utilizzare i diversi mezzi di pagamento messi a disposizione

dell’emittente e dalla possibilità di prelevamento in contanti.

Il conto corrente rappresenta il più diffuso ed ingente strumento di raccolta per l’emittente

ed ha un costo esiguo per lo stesso. Data tale caratteristica, sono diffuse diverse tipologie di

conti correnti in grado di garantire la raccolta di fondi anche di importo assai limitato.

Per conti convenzionati si intendono conti correnti accesi ad un determinato gruppo di

correntisti (dipendenti di società, pensionati di un ente, iscritti ad una associazione, ecc), che

usufruiscono di condizioni e tassi uniformi e che in particolare su una e l’altra gli vengono

garantite condizioni di favore quindi migliori rispetto a quelli spuntabili singolarmente. Le

agevolazioni, in genere, riguardano i costi di scritturazione e di liquidazione di periodo, oltre

che la possibilità di ottenere un costo a forfait per le suddette operazioni di scrittura o servizi

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accessori quali emissioni di carte debito o credito, ecc., per quanto concerne gli interessi

vengono applicate condizioni più favorevoli ai convenzionati per lo più sugli interessi attivi

e infine negli ultimi tempi si è assistito anche all’introduzione di condizioni favorevoli su

particolari servizi che interessano nello specifico la categoria a cui si rivolge il conto

convenzionato.

I conci correnti a target, sono dei conti predisposti dalla banche per rispondere alle esigenze

di una particolare categoria di clienti indotti ad identificarsi nelle caratteristiche del prodotto

offerti. Anche se molto simile ai conti correnti convenzionati, i conti correnti a target

presentano dei servizi accessori più mirati e personalizzati ed una minore flessibilità poiché i

segmenti target sono predefiniti.

I conti correnti abbinati a contratti assicurativi sono dei conti correnti associati a delle

polizze come la morte accidentale del correntista con il versamento agli eredi di un

indennizzo pari al saldo o un multiplo di esso oppure polizze contro rischi di infortuni e

malattie, responsabilità civile, furti, ecc.

I conci correnti in valuta hanno la caratteristica di essere indicizzati in una valuta di

riferimento in cui si registrano addebitamenti ed accreditamenti ed il tasso di interesse è

legato all’andamento della valuta di riferimento.

I conti di liquidità (o conti di investimento o conti fondo) sono un prodotto misto che

prevede l’abbinamento di u conto corrente di corrispondenza il quale ha delle caratteristiche

di liquidità, con uno strumento di investimento in quote di fondi comuni di investimento

ottenendo in tal modo maggiore redditività delle disponibilità monetarie.

I conti correnti di servizio sono degli strumenti con una remunerazione nulla o molto

contenuta per le somme depositate giustificate dall’assenza di spese di gestione e dalla

possibilità di effettuare un numero significativo di operazioni gratuitamente oppure dietro il

pagamento di una commissione forfettaria di importo contenuto. Date tali caratteristiche, è

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un conto utilizzato prevalentemente come strumento di pagamento e di gestione della

liquidita e rimuove la tradizionale e prioritaria contrattazione tra banca e cliente del tasso di

interesse in quanto oggetto di negoziazione è il numero di operazioni gratuito o la

commissione forfettaria.

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17-04-2012 STRUMENTI DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE

CREDITIZIA

Tra gli strumenti con cui la banca attua la sua attività di intermediazione creditizia assume

un ruolo centrale l’apertura di credito che consiste in un contratto con cui la banca

s’impegna a tenere a disposizione di un cliente, per un certo tempo o a tempo indeterminato,

una somma di denare che il cliente stesso potrà utilizzare più volte mediante una pluralità di

atti, senza che sussista per il cliente l’obbligo di utilizzare il credito e senza che sia

necessario stipulare di volta in volta altri contratti.

L’apertura di credito è un contratto scritto e consensuale in quanto si perfeziona senza che la

somma messa a disposizione venga realmente utilizzata. Il contratto di partura di credito è

sempre preceduto da un’istruttoria con la quale la banca accerta la correttezza, la solvibilità

e la potenzialità economico-patrimoniali del richedente.

La gestione dell’impresa è caratterizzata da un costante fabbisogno finanziario per poter

sviluppare la sua attività di crescita e di sviluppo in generale. Tale attività di sviluppo deve

essere alimentata da investimenti i quali posso essere effettuati sia in capitale fisso (impianti,

immobili) che in capitale circolante (crediti alla clientela). Gli investimenti in capitale fisso

presentano dei caratteri di salutarietà o di eccezionalità mentre i fabbisogni di capitale

circolante sono molto frequenti all’interno di un’impresa e questo si traduce in un diverso

grado di prevedibilità del fabbisogno finanziario. Per gli investimenti in capitale fisso, data

la sporadicità di tali investimenti, la prevedibilità del fabbisogno è quantificabile sia in

termine di esborso sia in termini di tempisitca. Meno prevedibili sono gli investimenti in

capitale circolante in quanto sono quantificabili solamente in termini di trend.

L’imprevedibilità del fabbisogno del capitale circolante è uno dei problemi che assume

maggior rilievo nella finanza di imprese e viene mitigato dall’ottenimento del credito di

fornitura che si ottiene tramite l’ottenimento di dilazioni da parte dei fornitori o la

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concessione di dilazioni ai clienti. Tuttavia, non è raro il verificarsi che per brevi periodi il

saldi tra flussi monetari in entrata ed uscita sia deficitario per via dei diversi periodi di

dilazione concessi/ottenuti. La situazione di deficit viene fronteggiata tramite la domanda

nei confronti delle banche di forme di finanziamento e può nel dettagio il fabbisogno

finanziario si traduce nella richiesta di una domanda di margine di liquidità supplementare

rispetto a quella generata dalla gestione corrente e si sostanzia in un apertura di credito in

conto corrente. Un altro modo per far fronte al fabbisongo finanziario consiste nella richiesta

di un finanziamento collegato alla smobilizzo dei crediti di fornitura che viene attuato

tramite operazionei di sconto di portafoglio cambiario o di anticipo su ricevute bancarie o

fatture.

Le aperture di credito costituiscono le principali operazioni di finanziamento effettuate dalle

banche e possono essere classificate in base a diversi elementi:

a- Riguardo alle forme di utilizzazione del credito si distinguono le aperture di credito

per cassa dalle aperture di credito per firma.

i. Con le aperture di crediti per cassa, la banca s’impegna a concedere un

prestito monetario che può essere utilizzato con uno o più prelevamenti.

L’apertura di crediti per cassa può essere semplice o in conto corrente. È

semplice quando il cliente può utilizzare il credito ricevuto una volta

sola, sia pure con uno o più prelevamenti, ma non gli e consentito il

ripristino del credito mediante successivi versamenti. L’apertura di

credito è detta in conto corrente quando il cliente può ripristinare la sua

diponibilità e quindi riutilizzare più volte il credito via via reintegrato,

ii. Con le aprture di credito per firma la banca s’impegna a concedere un

prestito non momentario. Tale prestito si sostanzia con “il prestito” della

prorpia firma per accettazione di tratte, per avvalli e per fideiussioni.

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L’operazione bancaria di sconto è il contratto con cui un cliente cede alla banca un credito

verso terzi non ancora scaduto, rivecendo in cambio l’importo diminuito dello sconto

commerciale e delle commissioni.

L’importo ceduto dal cliente è il valore nominale del credito, mentre quello pagato dall’ente

creditizio è denominato netto ricavo. La cessione del credito avviene salvo buon fine e ciò si

traduce nel fatto che il cliente ha l’obbligo di rispondere nel caso di inadempienza da parte

del debitore. Lo sconto può riguardare titoli di credito o altri documenti.

Con l’operazione di sconto cambiario, la banca anticipa ad un suo cliente il valore attuale di

cambiali con scadenza futura che il cliente trasferisce alla banca tramite girata. Tale

operazione è andata in disuso in quanto le imprese utilizzano altri strumenti per riscuotere i

proprio crediti sia perchè evitano l’imposta di bollo sia perchè non figurano come obbligati

cambiari.

L’operazioni di sconto rappresenta per l’impresa cliente un’operazione di smobilizzo e

risulta complementare e concorrente alle altre operazioni di finanziamento. Per la banca tale

operazione rappresenta un’operazione di impiego fondi .

Le fasi dell’operazioni consistono nella presentazione all’Ufficio Portafogli degli effetti allo

sconto i quali vengono presentati unitamente alla compilazione e presentazione di un

apposito modello (distinta di presentazione degi effetti allo sconto).

Nella distinta, il cliente deve riportare per ciascun effetto l’importo, l’obbligato principale, il

luogo di pagamento e la data di sacdenza. Il limite massimo per quanto riguarda l’importo

degli effetti presentati è la cifra di casteletto accordata con la banca. L’ufficio portafogli,

previo esame formale degli effetti presentati, invia i medesimi all’ufficio fidi che decide in

merito alla loro accettazione o rifiuto sulla base della solvibilità degli obbligati cambiari.

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Perchè una cambiale si possa definire bancabile deve avere tutti i requisiti per essere

ammessa allo sconto. Tali requisiti sono stabiliti dalla Banca D’Italia e sono: la natura

commerciale, la presenza di almento due firme di persone solvibili, la scadenza non

superiore ai 6 mesi, l’assenza di clausole che limitino l’esercizio dei diritti cambiari, la

pagabilità su na piazza bancabile.

Il calo che si è manifestato nell’uso delle cambiali ha fatto diminaire l’importanza pratica

dell’operazione bancaria di sconto di portafoglio commerciale che attualmente è un

operazione che viene svolta molto raramente.

L’esigenza delle imprese di smobilizzare i credti commerciali ha dato origine e sviluppo a

nuove forme di finanziamento alternative. Le operazioni di smobilizzo altrenative allo

sconto oggi sono principalmente il portafoglio salvo buon fine, gli anticipi su fatture, la

cartolarizzazione dei crediti e le cessioni di crediti commerciali alle societa di factoring.

Le aperture di credti per portafoglio s.b.f. possono essere concesse secondo varie modalita

che omportano notevoli differenze per quanto concerne le procedure, i rischi assunti ed i

costi che gravano sulla clientela. La forma di portafoglio s.b.f. pià utlizzata riguarda il

portafoglio s.b.f. con dispobilità immedita e si sostanzia con l’accredito delle ricevute

bancarie presentate all’incasso s.b.f. in un conto anciticpo su cui maturano interessi con

liquidazione trimestrale. Le ricevute bancarie che vengono via via presentati alla banca dal

cliente affidato, se rientrano nel castelletto, vengono accredtitate dalla banca nel conto

anticipo con valuta adeguata e subito girate al conto corrente di corrispondenza con valuta in

giornata. Le commissioni edi diritti d’incasso sono addebitati direttamente in conto corrente

di corrispondenza.

L'iter dell'incasso elettronico a mezzo Ri.Ba può essere articolato nei seguenti punti:

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1. I clienti presentano alla propria banca i dati relativi ai crediti da incassare avvalendosi

di supporti informatici, avendo cura di specificare la banca del debitore, con relativi

codici ABI e CAB, presso la quale domiciliare il pagamento.

2. La banca assuntrice provvede ad inviare le Ri.Ba, attraverso la rete telematica

interbancaria, alle varie banche domiciliatarie.

3. Queste ultime provvedono, a loro volta, a stampare e spedire l'avviso di scadenza al

domicilio del debitore.

4. La comunicazione di esito (pagamento o insoluto) delle ricevute avviene sempre, tra

la banca assuntrice e le banche domiciliatarie, tramite rete interbancaria. Il cliente può

quindi conoscere in tempi brevi le eventuali insolvenze dei clienti, iniziando

tempestivamente le opportune azioni di recupero.

5. Quando il servizio Ri.Ba è abbinato all'incasso con la condizione s.b.f. con

disponibilità immediata, la banca ha un lasso temporale, il cosiddetto termine di

stornabilità, entro il quale deve addebitare nel c/c di corrispondenza del cliente le

ricevute insolute; decorso il termine le Ri.Ba vengono considerate andate a buon fine

e gli importi accreditati non possono essere più distolti dai c/c.

Con l’entrata in vigore del Testo unico le banche intervengono in modo completo nel

processo di finanziamento delle imprese. I vincoli della vecchia legge bancaria del 1936

sono stati rimossi el’operatività si è spinta oltre il breve termine. L’investimento in capitale

fisso rappresenta per l’impresa il momento dell’acquisizione di fattori produttivi permanenti

e non temporanei quali le materie prime.

I capitali fissi non esauriscono la loro utilità immediatamente ma la “cedono” lentamente nel

corso del tempo. Dal punto di vista economico l’investimento in capitale fisso non comporta

un costo immediato per l’impresa e di importo pari all’acquisto ma una distribuzione del

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costo totale attraverso il processo di ammortamento. Questo è coerente con la valenza

pluriennale dell’investimento in quanto se il capitale fisso acquistato partecipa più volte al

processo produttivo o amministrativo dell’impresa è corretto che il costo di tale fattore

venga imputato a più esercizi. Dal punto di vista finanziario l’acquisizione di capitali fissi

produce un’uscita di cassa immediata pari al costo del bene. Se l’impresa ricorresse ad una

fonte esterna l’esborso diverrebbe graduale. Gli investimenti in capitale fisso producono

ricadute significative sulle scelte di finanziamento che l’impresa deve compiere. La forma di

copertura dovrà necessariamente presentare alcuni requisiti di base quali la scadenza:

1- la scadenza protratta oltre il breve termine.

2- il piano di rientro programmato e coerente con i flussi in entrata previsti.

L’investimento in capitale fisso può essere: a titolo definitivo, basato sul’acuqto della

proprietà del bene oggetto di investimento; a titolo temporaneo, l’impresa desidera disporre

del bene per un arco di tempo più o meno lungo ma senza acquistarne la proprietà.

La forma tecnica di finanziamento per l’investimento in capitale fisso più utilizzata nel

medio lungo termine è il muto. Il muto è uno strumento complesso che si fonda su una

pluralità di negozi giuridici quali il conto corrente di corrispondenza e l’assicurazione.

La restituzione della somma prestata dalla banca con il contratto di mutuo e il pagamento

degli interessi maturati durante il periodo del prestito può assumere forme differenti.

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19-04-2012 STRUMENTI DI POLITICA MONETARIA

La politica monetaria è l'insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi adottati per

modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi

prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.

La politica monetaria deve concentrarsi sul medio periodo e la sua azione deve essere

sostenuta da politiche di bilancio, da politiche strutturali orientate a garantire l’efficiente

funzionamento dei mercatie da un comportamento responsabile di coloro che partecipano

alle trattative salariali.

La politica di bilancio fa riferimento alle manovre fiscali e di spesa pubblica attuate tramite

il bilancio dello Stato con la finalità di incedere sulle cariabili macroeconomiche obiettivo.

La principale autorità competente per la politica di bilancio è il Parlamento e per quanto

riguarda gli Stati appartenenti all’UEM (unione europea monetaria), essi sono soggetti ad

alcuni vincoli in materia di politica di bilancio in virtà del Trattato istitutivo dell’UE e del

Patto di stabilità e crescita.

L’unione economica e monetaria è costituita dai paesi dell’Unione Europea che hanno adotta

l’eruo come moneta. La realizzazione di un’unione momnetaria richiede che tutti i Paesi

aderenti abbiano situazioni economico-finanziarie compatibili tra loro al fine di non

generare tensioni sulla futura moneta.

L’attuazione della politica monetaria univa è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle

Banche Centrali) previsto dall’art.107 del trattato di Maastricht. Il SEBC è

un’organizzazione complessa nata dall’esigenza di attuare una politica monetaria unico in

più Paesi, ognuno dei quali resta autonomo in materia di politica fiscale. Il SEBC è

costituito: dalla BCE la quale ha i poteri decisionali in materia di politica monetaria unica;

dalle banche centrali nazionli dei paesi aderenti all’UEM con compiti operativi di attuazione

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della politica monetaria; dalle banche centrali dei paesi dell’UE ma che non adottano la

moneta unica con un ruolo consultivo.

All’interno del SEBC vi è l’eurosistema formato dai soli paesi partecipanti all’UEM ai quali

vengono rivolte le politiche monetarie attuate dalla BCE. La necessità di generare questa

nuova aggregazione quale l’eurosistema, come già detto, nasce dalla non coincidenza tra

Paesi partecipanti all’UE e Paesi aderenti all’UEM. Poichè vi partecipano anche le banche

dei Paesi che non adottano l’eruo, il SEBC non può essere l’organizzazione alla quale

conferire la responsablità della politica monetaria che risulta affidata alla BCE la quale ha il

compito di gestire la politica monetaria europea e di assicurare il boun funzionamento del

sistema dei pagamenti.

Obbiettivo fondamentale dell’Eurosistema è assicurare il mantenimento della stabilità dei

prezzi nell’area euro, in moda da preservare il potere di acquisto della moneta unica e tale

stabilità dei prezzi viene attuata agendo principalmente sul tasso di inflazione il quale è stato

stabilito intorno al 2%. Il legame tra moneta ed inflazione è esplicitato nell’equazione degli

scambi di Fisher in base alla quale il valore totale delle transazioni è pari al volume di

moneta necessario per coprirle che a sua volta è dato dalla quantità di moneta in circolazione

per la sua velocità di circolazione.

M x V = P x T

Data la difficoltà di misurare il numero di transazioni, molti economisti hanno ritenuto

opportuno sostituire il numero di transazioni T con il reddito reale Y partendo dal

presupposto che vi è proporzionalità tra reddito reale e numero di transazioni. Per cui si ha:

M x V = P x Y

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Imponendo che k=1/V, si ha la funzione di domanda di moneta che evidenzia come a parità

di velocità di circolazione e di reddito reale il livello dei prezzi varia in funzione della

quantità di moneta.

M = k P T

La BCE è in grado di controllare l’offerta di moenta tramite il controllo della base

monetaria. L’offerta monetaria dipende direttamente dalla base monetaria e dalle

propensioni del pubblico e delle banche a detenere liquidità rispetto ai depositi. In formule si

ha:

Dove p esprime la propensione del pubblico a detenere moneta legale rispoetto ai depositi e

b la propensione delle banche a detenere riserve rispetto ai depositi.

La BCE mira a conseguire due obbiettivi immediti: influenzare i tassi di interesse di mercato

ed avviare il meccanismo di trasmissione; segnalare il prorpio orientamento agli operatori

economici i cui comportamenti dovrebbero essere coerenti. La Bce nell’assolvere tali

compiti opera in conformità del princio di economia di mercato aperta ed in libera

concorrenza favorendo un’effeciente allocazione delle risorse.

Gli strumenti che ha a disposizione la BCE sono:

1. Operazioni di mercato aperto, le operazioni di mercato aperto giocano un ruolo

essenziale nella manovra dei tassi d’interesse, nella gestione delle condizioni di

liquidità nel mercato monetario e permettono al SEBC di rendere evidenti i propri

orientamenti di politica monetaria.Tali operazioni possono essere distinte in diversi

tipi:

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a. Operazioni di rifinanziamento principale. Le operazioni di rifinanziamento

principali rivestono un ruolo essenziale per la politica monetaria del SEBC:

esse infatti permettono un agevole controllo dei tassi d’interesse e permettono il

rifinanziamento del settore bancario. Sono effettuate dalle singole Banche

centrali nazionali mediante aste standard che si tengono con una frequenza

settimanale: le richieste immesse dalle controparti sono aggregate a livello

europeo ed è la BCE a decretare quali risultano aggiudicatarie

b. Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine. Le operazioni di

rifinanziamento a più lungo termine forniscono liquidità a più lungo termine al

sistema finanziario; sono poste in essere a livello decentrato dalle singole

Banche centrali nazionali mediante aste mensili a tasso variabile. A differenza

delle operazioni di rifinanziamento principali, con questo tipo di operazioni il

SEBC non intende dare indicazioni al mercato.

c. Operazioni di fine tuning. Le operazioni temporanee di fine tuning permettono

al SEBC di controllare l’evoluzione dei tassi ed intervenire sulle fluttuazioni

inattese della liquidità. Poiché presuppongono rapidità di esecuzione e

flessibilità di mezzi, tali operazioni non hanno né frequenza né scadenza

regolare e sono effettuate mediante aste veloci o procedure bilaterali.

d. Operazioni strutturali. Le operazioni di tipo strutturale sono poste in essere

quando il SEBC vuole modificare la propria posizione strutturale nei confronti

del sistema finanziario. Possono essere costituite da emissioni di certificati di

debito della BCE, acquisti o vendite definitive.

2. Operazioni su iniziativa delle controparti. A differenza delle operazioni di mercato

aperto, quelle su iniziativa delle controparti (cd. standing facilities) sono attivate dalle

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istituzioni creditizie abilitate ad operare con il SEBC.I principali requisiti richiesti

alle controparti sono:

a. essere intermediari finanziari assoggettati al regime di riserva obbligatoria;

b. disporre di una situazione finanziaria solida;

c. essere sottoposti alla supervisione di una Autorità di vigilanza dell’Unione

Europea;

d. soddisfare particolari criteri operativi quali la possibilità tecnica di accedere al

sistema telematico delle aste.

Le controparti abilitate hanno la possibilità di accedere a due tipi di operazioni:

a. Rifinanziamento marginale Le operazioni di rifinanziamento

marginale permettono alle controparti di ottenere liquidità a brevissimo termine

(overnight) dalle Banche centrali nazionali a fronte di attività stanziabili.

Possono consistere in compravendite di titoli con patto di riacquisto (la

proprietà del titolo è trasferita al creditore e contestualmente le parti

concordano di procedere all’operazione inversa e di ritrasferire il titolo al

debitore il primo giorno lavorativo successivo) o in prestiti con garanzia reale

ad un giorno e con esse le banche possono soddisfare bisogni temporanei di

liquidità. Il tasso d’interesse a cui si compiono le operazioni rappresenta un

"tetto" per i tassi del mercato overnight. Per poter attivare tali operazioni, così

come richiesto dall’art. 18 dello Statuto del SEBC, le controparti devono

presentare adeguate garanzie collaterali (le cd. attività stanziabili o eligible

assets) distinte in:

a.i. attività stanziabili di primo livello, costituite da attività in euro

negoziabili che soddisfano i requisiti generali specificati dalla BCE;

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a.ii. attività stanziabili di secondo livello, costituite da titoli (non

necessariamente negoziabili) di particolare rilevanza per i mercato

bancari e monetari nazionali.

Le operazioni di rifinanziamento marginali sono assimilabili alle anticipazioni

(ordinarie e straordinarie) con cui la Banca d’Italia svolgeva la sua funzione di

prestatore d’ultima istanza. A differenza delle anticipazioni a scadenza fissa, però,

le marginal lending facilities non necessitano dell’assenso dell’Istituto centrale (vi si

può accedere in qualsiasi momento della giornata lavorativa) e sono illimitate; rispetto

alle anticipazioni ordinarie, la maggiore differenza consiste nel fatto che l’accesso alle

operazioni di rifinanziamento marginali è teoricamente illimitato.

b. Operazioni di deposito Le operazioni di deposito permettono alle controparti di

impiegare al margine le eccedenze di liquidità mediante

depositi overnight presso le Banche centrali nazionali. In occasione dei depositi

non è prevista alcuna garanzia reale e la remunerazione del deposito avviene ad

un tasso prefissato: tale tasso costituisce il "pavimento" dei tassi sul

mercato overnight.I tassi d’interesse fissati e resi noti dal SEBC per le

operazioni su iniziativa delle controparti costituiscono i due valori (massimo e

minimo) dei tassi d’interesse sul mercato overnight: questi ultimi possono

perciò oscillare solo all’interno del "corridoio" individuato dal SEBC e fungono

da guida per l’intera struttura dei tassi di mercato nell’area dell’euro.

3. Riserva Obbligatoria. erzo ed ultimo strumento attivabile dal Sistema Europeo delle

Banche Centrali è la manovra della riserva obbligatoria. Sfruttando la possibilità

offerta dall’art 19 dello Statuto del SEBC, a tutte le istituzioni creditizie operanti

nell’area dell’euro è stato imposto di mantenere una riserva minima presso le Banche

centrali nazionali, riserva calcolata applicando un coefficiente alle passività nel

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bilancio delle istituzioni creditizie: l’obbligo si considera soddisfatto se l’istituzione

creditizia mantiene una riserva media giornaliera, calcolata nell’arco di un mese,

almeno pari all’ammontare di riserva dovuto. È dunque possibile movimentare l'intera

riserva purché a fine giornata il conto riserva/regolamento (il conto su cui la banca

mantiene le proprie riserve pressa la Banca centrale) non presenti saldi negativi.

L'aggregato soggetto a riserva comprende le seguenti passività: depositi, titoli, di

debito emessi, titoli dal mercato monetario. Sono invece escluse le passività nei

confronti della BCE e delle Banche centrali dei paesi dell'area-euro nonché delle

banche soggette alla riserva obbligatoria del SEBC; con cadenza mensile la BCE

pubblica un elenco delle istituzioni soggette al sistema di riserva obbligatoria.

L'aggregato soggetto a riserva si compone di due parti:

b.i. la prima comprende depositi a vista e overnight; depositi con scadenza

predeterminata fino a due anni; depositi rimborsabili con preavviso fino a

due anni; titoli emessi con scadenza predeterminata fino a due anni;

strumenti di raccolta a breve termine (money market papers). Su questa

prima parte è dovuta una riserva nella misura del 2%;

b.ii. la seconda comprende depositi con scadenza predeterminata oltre i due

anni; depositi rimborsabili con preavviso oltre i due anni; pronti contro

termine passivi; titoli emessi con scadenza predeterminata oltre i due

anni. Su questa seconda parte non è dovuta nessuna riserva (aliquota

dello 0%) ma essa contribuisce al calcolo della franchigia.

Per non penalizzare eccessivamente le banche minori, è infatti previsto che

dall'importo così determinato si sottragga una detrazione fissa, pari a 100mila euro.

Tale detrazione si applica per ogni singola banca assoggettata agli obblighi di riserva

anche se questa si avvale della facoltà della riserva indiretta: le banche, infatti,

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possono adempiere agli obblighi della riserva obbligatoria attraverso una banca

intermediaria; la banca intermediaria è responsabile, congiuntamente alle banche

intermedie, del rispetto di obblighi di riserva da parte di queste ultime.

Le riserve minime obbligatorie sono remunerate al tasso medio delle operazioni di

rifinanziamento principali durante il periodo di riferimento.

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23-04-2012 IL MUTUO

Il mutuo è il contratto col quale una parte consegna all’altra una determinata quantità di

denaro o di altre cose fungibili e l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa

specie e qualità (art 1813 c.c.).

Con il termine muto, si intende far riferimento ad un contratto di finanziamento a medio-

lungo termine di carattere monetario in cui è previsto che il rimborso del prestito non

avvenga in un’unica soluzione ma gradualmente nel tempo mediante un rimborso a rate.

Si tratta di un’operazione destinata a soddisfare bisogni finanziari di medio-lungo periodo

che i prenditori di fondi posso manifestare in particolari fasi del loro ciclo di vita o in

corrispondenza di determinati investimenti. In alcuni casi si ha, infatti, l’esigenza di dover

mobilitare ingenti risorse i cui benefici sono destinati a maturare in un arco di tempo

abbastanza lungo ed il muto ben si presta a soddisfare tali esigenze.

Il muto si presume a titolo oneroso ed il costo di tale finanziamento è espresso da un tasso di

interesse il quale può essere:

- fisso, quando è indipendente dalle condizioni di mercato;

- variabile, quando viene previsto un adeguamento del tasso di interesse alle condizioni

di mercato. Uno dei tassi di riferimento più noti è l’Euribor il quale è una media

ponderata dei tassi ai quali le banche dei Paesi dell’Unione Monetaria Europea si

concedono prestiti. L’indicizzazione alle condizioni di mercato può essere più o meno

intensa in quanto si deve considerare che:

o in alcuni casi può essere fissato un tetto massimo oltre il quale, anche in

presenza di una situazione di mercato che lo imporrebbe, il tasso di interesse

applicato non possa essere maggiore di tale tetto;

o l’adeguamento alle condizioni di mercato dipende dalla frequenza con la quale

vengono previsti tali adeguamenti;

o l’indicizzazione può riguardare sia gli interessi che l’importo del capitale preso

a prestito.

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- misto, si tratta di una soluzione in base alla quale il cliente avrà la facoltà di mutare il

tasso da fisso a variabile e viceversa a seconda delle sue esigenze, previsioni o

situazioni di mercato.

Uno dei principali profili sui quali è possibile intervenire per caratterizzare un’operazione di

mutuo e renderla maggiormente adatta alle esigenze di un privato o di un’impresa è quello

del piano di rimborso. Il piano di rimborso può essere articolato con diverse modalità.

Una prima soluzione è un piano di rimborso che preveda la facoltà del cliente di rimborsare

in qualsiasi momento il finanziamento concesso ma vista la sua onerosità tale soluzione

viene poco praticata. Una seconda soluzione è il rimborso graduale del prestito a scadenze

prestabilite mediante il pagamento di rate periodiche. Tale soluzione richiede che vi sia la

redazione di un piano di ammortamento in cui vengano messe in evidenza in corrispondenza

di ogni scadenza:

1- i flussi per il cliente, sia in entrata che in uscita, composti da una quota capitale ed una

quota interessi;

2- il debito estinto fino a tale data;

3- il debito residuo a tale data.

Il piano di ammortamento può essere redatto secondo lo schema italiano o francese. Lo

schema italiano prevede che la quota capitale venga tenuta costante nel tempo. Oltre alla

quota capitale va tenuta in considerazione anche la quota interessi ed essendo questi

calcolati di volta in volta sulla somma a disposizione, l’importo della quota interessi avrà un

andamento decrescente che va ad influenzare l’importo delle rate. Una soluzione più

utilizzata è il piano di ammortamento francese il quale prevede il pagamento di una rata

sempre costante dando così al cliente la possibilità di pianificare in misura precisa l’importo

dei propri esborsi che risultato tutti dello stesso importo.

Il piano di rimborso può variare in quanto la banca può concedere al cliente la facoltà di

rimborsare anticipatamente le somme ancora dovute rispetto al piano di ammortamento

concordato. Anche il prenditore di fondi può valutare positivamente una simile possibilità

che permetterebbe di risparmiare in tal modo il pagamento di interessi per i periodi

successivi.

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Per soddisfare le esigenze delle imprese di avere il più velocemente possibile a disposizione

la somma richiesta, una banca può mettere a disposizione del richiedente una certa somma

definibile pre-finanziamento in attesa dell’erogazione del prestito richiesto. Tale importo

può servire a far fronte alla necessità di avvio del progetto di investimento che non risultano

differibili. Si tratta di un finanziamento a breve termine e non autonomo in quanto viene

erogato in funzione della concessione di un finanziamento di maggior rilievo.

Per favorire il cliente nel rimborso del capitale preso a prestito, la banca ed il cliente

possono concordare un periodo di pre-ammortamento. Una volta erogata dal finanziatore la

somma convenuta, si può prevedere che trascorra un certo periodo prima che inizi il

rimborso del finanziamento.

Durante l’esecuzione del contratto di mutuo, non è raro che il prenditore di fondi sia in

particolari situazione che lo inducano a richiedere alla banca di rinegoziare le condizioni del

prestito. Può accadere che le condizioni del prestito non siano più coerenti con la situazione

di mercato o con la situazione economico-finanziaria del soggetto finanziato. La banca ha la

possibilità o meno di aderire a tale proposta che potrebbe comportare non solo la revisione

del tasso di interesse applicato ma anche una diversa modulazione del piano di rimborso.

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26-04-2012 IL LEASING FINANZIARIO

Il leasing finanziario è un contratto mediate il quale un soggetto (locatore) a fronte del

pagamento di canoni periodici, concede ad un altro soggetto (locatario) sia l’utilizzo di un

bene per un certo periodo dia la facoltà al termine di tale periodo di acquistare il bene stesso

ad un prezzo stabilito fin dall’origine.

Per operazioni di locazione finanziario si intendo no le operazioni di locazione di beni

mobili ed immobili acquistati o fatti costruire dal locatore, su scelta ed individuazione del

conduttore, che ne assume tutti i rischi e con la facoltà per quest’ultimo di divenire

proprietario dei beni locati al termine della locazione, dietro versamento di un prezzo

prestabilito.

L’impresa utilizzatore individua un bene di cui necessita il quale viene acquistato e quindi

pagato dalla società di leasing che ne diviene proprietario. Il bene in questione però viene

consegnato al locatario il quale si è impegnata a corrispondere un canone al proprietario del

bene per tutta la durata del contratto di leasing. Al termine di tale periodo, il locatore avrò la

facoltà di divenire proprietario del bene riscattandone la proprietà dalla società di leasing

pagando un prezzo in genere molto contenuto.

Si tratta dunque di un’operazione di finanziamento ed i canoni rappresentano da un lato il

rimborso del capitale prestato e, dall’altro, la remunerazione del capitale preso a prestito.

La principale garanzia offerta alla società di leasing si può riscontrare nella proprietà del

bene acquistato o fatto costruire il quale rimane di sua proprietà fino al momento eventuale

in cui l’utilizzatore opterà per il riscatto del bene. Talvolta vengono richieste ulteriori

garanzie le quali possono essere fideiussioni o ipoteche su immobili.

Il contratto di leasing può essere strutturato secondo differenti modalità di rimborso. La

successione dei pagamenti e la loro combinazione determinano il paino di rimborso del

leasing. Si posso individuare almeno due fasi quali:

1- fase dei canoni, che a sua volta si divide in :

a. Fase iniziale, in genere riguarda il primo pagamento ed è abbastanza agevole

riscontrare o il pagamento cumulativo ed in via anticipata di n certo numero di

canoni o il pagamento di un maxicanone iniziale di importo differente da tutti

gli altri.

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b. Fase intermedia, solitamente parte dalla seconda data di pagamento ed è quelle

più tipica in cui è previsto il pagamento in successione di canoni di uguale

importo.

c. Fase finale, interessa l’ultimo o gli ultimi pagamenti periodici e può essere

caratterizzata dal pagamento di canoni o di un solo canone di importo

maggiorato rispetto a quelli della fase intermedia.

2- Fase del riscatto, è quella fase in cui può essere esercitata la relativa opzione e pagato

il prezzo convenuto, consentendo al locatario di divenire proprietario del bene

utilizzato. Il prezzo da pagare viene di solito fissato pari ad una percentuale

dell’importo finanziato identificabile nel prezzo del bene messo a disposizione.

LEASING OPERATIVO

Nel leasing operativo si ha un operazione non finalizzata all’acquisto di un bene e quindi

non è configurabile come un operazione di finanziamento per l’acquisizione della proprietà

di beni.

I soggetti dell’operazione non sono più tre come nel leasing finanziario ma solamente due

ossia il fornitore del bene e l’impresa utilizzatrice. Il profilo dell’acquisto in tale contratto è

solo secondario ed eventuale ed i canoni che sono a fronte del solo utilizzo del bene possono

risultare sensibilmente più bassi rispetto a quelli prevedibili nell’ipotesi di leasing

finanziario.

Sarà solo eventuale la previsione contrattuale di un prezzo d’opzione per l’acquisto del bene

al termine del contratto. Se vi è tale facoltà, il prezzo di riscatto sarà in linea con il valore di

mercato del bene e se il locatario lo riterrà opportuno lo potrà riscattare altrimenti il bene

tornerà nelle disponibilità del fornitore.

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05-05-2012 IMPRESE DI ASSICURAZIONE

Tutti gli operatori economici sono chiamati ad agire in codizioni di incertezza e rischio.

Parlando di rischio è opportuno innanzitutto introdurre qualche distinzione individuando:

- I rischi speculativi o finanziari, riguardano la variabilità del risultato atteso da un

determinato investimento. Tale rischio può avere sia un’accezione favorevole o

sfavorevole. Si pensi al caso di un acquirente di un titolo azinario il quale può vedere

il suo titolo apprezzarsi o deprezzarsi nel periodo di detenzione di tale titolo.

- I rischi puri o assicurativi, tali rischi producono conseguenze esclusivamente negative

che si traduono in un danno per i soggetti colpiti.

- I rischi demografici, sono legati ad eventi attinenti alla vita umana quali la morte o la

sopravvivenza ad una certa data.

Ciascun soggetto può decidere se gestire in modo autonomo il rischio oppure trasferirlo ad

altri soggetti trasformandolo. Un soggetto sarà incline a gestire in modo autonomo il rischio

se ritiene che l’evento sia poco probabile o che i suoi effetti siano di modesta entità ma tali

supposizioni possono anche derivare da un’errata percezione del rischio. Quando invece un

soggetto ritiene che il rischio sia troppo oneroso, può trasformarlo trasferendolo ad altri

soffetti. I rischio speculativi possono essere annullati o quanto meno mitigati tramite la

realizzazione di strategie di copertura che comportano il ricorso a strumenti finanziari

derivati. I rischi puri e demotrafici, invece, sono oggetto tipico dell’attività assicurativa

attraverso la quale i rischi individuali vengono trasformati in frazioni di rischio collettivo

tramite il risk pooling.

L’art 1882 del codice civile definisce l’assicurazione come “il contratto col quale

l’assicuratore, verso pagamento di un premio, si obbliga a rivalere l’assicurato, entro i

limiti convenuti, del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero a pagare un capitale o

una rendita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana”.

Dalla definizione data dal codice civile è possibile ricavare la distinzione tra: il ramo danni,

al quale appartengono tutti i prodotti assicurativi indirizzati a compensare gli effetti di eventi

negativi sui beni, sui soggetti o sul patrimoni; ed il ramo vita, il quale comprende tutti i

prodotti destinati ad erogare coperture connesse ad eventi legati alla vita umana.

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Un elemento caratterizzante le imprese di assicurazione riguarda l’inversione del ciclo

produttivo per cui i ricavi, costituiti dai premi, vengono incassati prima del sostenimento di

costi, rappresentati dagli indennizzi pagati agli assicurati. Le imprese di assicurazione

godono, pertanto, di un’ingente massa di risorse finanziarie che possono essere investite sul

mercato per intervalli di tempo coerenti con gli impegni assunti nei confronti degli

assicurati. Nel calcolo del premio sarà necessario tenere conto del pagamento anticipato e

riconoscere al cliente il valore temporale del denaro.

L’attivita di tali intermediari si concretizza nel soddisfacimento del bisogno di fronteggiare i

rischi puri delle unita di domanda attraverso il processo assicurativo.

Tale processo si caratterizza per la non coincidenza tra il momento in cui avviene la

manifestazione monetaria degli impegni degli assicurati (pagamento anticipato del premio) e

quello delle imprese di assicurazioni (risarcimento dei sinistri), in modo che una compagnia

in attivita acquisisca sempre risorse finanziarie in anticipo rispetto ai propri impegni

(inversione del ciclo costi-ricavi). I premi sono, quindi, investiti ed il loro rendimento e

stimato e riconosciuto all’assicurato fin dal momento del pagamento del premio, che viene

calcolato in modo che il suo montante consenta alla compagnia di coprire gli impegni

assunti. Le basi tecniche del procedimento assicurativo comprendono:

un’ipotesi statistica: riguardante l’ammontare, il numero e la distribuzione temporale

delle somme che dovranno essere corrisposte agli assicurati;

un’ipotesi finanziaria: riguardante il rendimento dei mercati finanziari.

Tali ipotesi devono essere necessariamente ben definite e rispettate per rendere rigorosa

l’attuazione del processo assicurativo, se cio non avviene, la compagnia e esposta ad un

rischio di volatilita del risultato economico. In caso di sottostima dell’ipotesi statistica, la

compagnia conseguira un risultato economico inferiore a quello previsto, cosi come nel caso

contrario (stima statistica piu alta e stima finanziaria piu bassa) il premio assumerebbe un

importo superiore a quello del mercato e porterebbe ad una minore competitivita

dell’impresa. Se invece il premio e stato correttamente calcolato, la compagnia di

assicurazione dovrebbe chiudere sempre con un margine operativo lordo prossimo allo zero;

per raggiungere invece un risultato netto positivo, essa deve vendere il prodotto assicurativo

ad un prezzo (premio di tariffa) superiore a quello stimato sulla base del processo

assicurativo (premio puro) aggiungendo a quest’ultimo:

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i costi di distribuzione e le quote di competenza dei costi operativi;

un ragionevole margine per tutelarsi dalla possibilita di scostamenti sfavorevoli tra

ipotesi adottate ed effettivo andamento dei sinistri e dei mercati in cui si sono investiti

i premi;

un margine di utile.

L’attività assicurativa è consentita solamente alla compagnie di assicurazione le quali

possono rivestire la forma giuridica delle società di capitali o della muta assicruatrice.

Per ottenre l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività assicurativa, l’Autorità di vigilanza

(ISVAP) verifica i seguenti elementi:

- L’assetto della gavernance e della struttura organizzativa: riguarda le caratteristiche

relative alle procedure di selezione ed assunzione dei rischi ed alle modalità di

gestione dei sinistri, la struttura di controllo interno e lo sviluppo potenziale

dell’attività futura;

- L’idoneità dei soggetti che ricoprono un ruolo all’interno dell’impresa i quali devno

possedere i requisiti di onorabilità e professionalità;

- Il requisito di patrimonializzazione, per poter operare, le imprese di assicurazione

necessitano di un livello patrimoniale minimo atto a fronteggiare un’eventuale

maggiore intensità o frequenza dei sinistri.

Una volta che l’autorizzazione è stata rilasciata o riconosciuta dall’ISVAP, l’impresa è

iscritta di diritto nell’Albo delle imprese.

I caratteri distintivi dell’attività assicurativa si rispecchiano nelle poste dello stato

patrimoniale e del conto economico delle compagnie. Per le imprese di assicurazione, il

cuore del bilancio è il passivo dello stato patrimonale ed in particolare la riserva

matematica la quale individua gli impegni assunti nei confronti degli assicurati con la

sottoscrizione delle polizze vita. La riserva matematica si calcola tenendo conto di tutti

gli elementi che incidono sull’entità dei diritti e degli obblighi della compagnia. Tali

valori vengono stimati ed il legislatore prevede che tali stime siano formulate nel rispetto

del principio di prudenzialità.

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Anche il capitale proprio riveste una funzione economica fondamentale per le imprese di

assicurazione in quanto, in caso di insufficienza delle riserve matematiche il capitale

funge da presidio di sicurezza ed il legislatore ne fissa un limite minimo.

Nel campo assicurativo, il rappoto tra il capitale di terzi ed il capitale propiro, che

normalmente identifica la leva finanziaria, viene definito leva assicurativa in quanto è il

rapporto tra l’insieme delle riserve tecniche ed il capitale proprio. Per le compagnie

assicurative, il valore di tale leva risulta elevato e ne deriva che esse fanno uno scarso

ricorso all’indebitamento verso altri intermediari.

Per quanto rigaurda l’attivo dello stato patrimoniale, esso è formato prevalentamente

dagli investimenti effettutati con i premi raccolti e può essere visto come un portafoglio

investimenti. La struttura di tale portafoglio investimenti deve rispettare il principio

generale di coerenza con le caratteristiche delle riserve tecniche.

Il conto economico è diviso in due sezioni successive:

- Il conto tecnico, destinato ad accogliere tutti i ricavi ed i costi caratteristici della

gestione dei rischi e dà origine al margine di conto tecnico;

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- Il conto non tecnico, evidenzia le oprerazioni straordinarie e le oprerazioni di gestione

del capitale proprio della compagnia.

La principale fonte di ricavo per la compagnia è la raccolta dei premi effettuata nel corso

dell’esercizio a cui si accompagnano i proventi originati dalla gestione del portafoglio

investimenti. La principale voce di costo è relativa alla voce oneri per sisinistri ossia per i

capitali maturati e per le rendite erogate in relazione alle polizze in essere o scadute.

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07/14/15 -05-2012 REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA

Il sistema finanziario e una parte dell’economia sottoposta a diverse forme di controllo da

parte dei pubblici poteri. Le ragioni possono ricondursi a 4 punti principali.

- La funzione monetaria e il governo monetario dell’economia: la moneta e costituita,

oltre che da quella legale (emessa dalla banca centrale), dalla moneta scritturale (o

bancaria), ossia da speciali forme di debito delle banche comunemente accettate come

mezzo di pagamento e che rappresentano la componente piu importante dell’offerta di

moneta.Esistono due aspetti di interesse generale che spiegano l’esigenza e l’utilita

del controllo delle banche:

o per ragioni di sicurezza, stabilita ed efficienza,

o per regolare la quantita di moneta a disposizione dell’economia e/o per governare

altre grandezze chiave (tasso di interesse e di cambio) della politica monetaria.

- La tutela del risparmio e la protezione degli investitori: il trasferimento del risparmio

comporta un interesse generale nel rafforzare la fiducia del risparmiatore nei confronti

dei prenditori di fondi; fra essi, per primi, gli intermediari finanziari. E opportuno

quindi fissare regole cui devono sottostare questi ultimi che offrono forme di

Investimento ai risparmiatori.

- L’esternalità negativa: se si considerano le banche come debitori, allora la crisi e

l’insolvenza assumono un rilievo che va al di la della tutela dell’interesse del singolo

investitore, in quanto una crisi bancaria puo provocare esternalita negative per il

sistema economico sotto forma di contagio verso altre istituzioni finanziarie, sfiducia

e panico dei depositanti, determinando instabilita nella stessa economia reale.

- Asimmetria informativa e fallimento del mercato: il rapporto creditore-debitore e

intrinsecamente caratterizzato da un difetto di informazione a danno del creditore, che

comporta un limite alla selezione efficace dei prenditori di fondi, essendo

l’informazione insufficiente a stabilire una graduatoria di rischio ed il prezzo del

credito in funzione del rischio stesso. Si determina conseguentemente un livello

medio dei prezzi che non discrimina in base alla qualita del prenditore: i migliori

pagano prezzi troppo alti e la fascia di qualita piu bassa paga un prezzo insufficiente.

Si arriva in tal modo a determinare il fallimento del mercato. Qui nasce l’interesse

delle pubbliche autorita a fissare regole per rafforzare lo spessore e la qualita delle

informazioni disponibili agli investitori (criterio della trasparenza).

Esistono interventi a diversi livelli dei poteri dello Stato:

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- legislativo: normativa primaria per creare regole per le aree componenti il sistema

finanziario (area bancaria, mobiliare e assicurativa);

- esecutivo: interventi del governo con politiche di indirizzo a livello tecnico;

- amministrativo: autorita di controllo indipendenti con competenze specifiche che

- operano attraverso politiche e strumenti di regolamentazione e vigilanza.

La gerarchia non e univoca: la ragione principale e che la banca centrale e vista come

istituzione cui spetta la “tutela del valore della moneta”.

LE AUTORITA’ DI CONTROLLO DEL SISTEMA FINANZIARIO

LA BANCA D’ITALIA

E la banca centrale a cui fanno capo la funzione di controllo della moneta e del credito e la

funzione di vigilanza sul sistema bancario. Nasce nel 1893 come risultato di una fusione tra

la Banca Nazionale del Regno, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito.

Intorno alla funzione di istituto di emissione, essa sviluppa una serie di altre attivita che la

trasformano nella piu complessa figura di “banca centrale”, determinando il passaggio dalla

forma giuridica privata a quella di istituto di diritto pubblico. Le attivita che svolge possono

essere classificate in 4 aree funzionali:

- come istituto di emissione: esercita un ruolo centrale nel sistema dei pagamenti e

nell’organizzazione dei servizi tecnici alla base del sistema stesso (compensazione,

coordinamento e regolamento delle iniziative interbancarie);

- come banca centrale: ha dato attuazione alla politica commerciale con diversi

strumenti con l’obiettivo di dare stabilita alla moneta (da notare che dal 1999 le

funzioni principali di politica monetaria sono passate alla Banca Centrale Europea);

- come organo di vigilanza: determina stabilita ed efficienza del sistema, funzioni

queste che si integrano con gli interventi di altri organi (Consob, Isvap);

- come organo di tutela della concorrenza: la Banca ha il compito di sorvegliare la

condotta di mercato delle istituzioni finanziarie e di accertare eventuali situazioni e

comportamenti potenzialmente o effettivamente lesivi della concorrenza, anche queste

funzioni si integrano con l’attivita di altre istituzioni (Autorita garante della

concorrenza e del mercato).

LA CONSOB (COMMISSIONE NAZIONALE PER LA SOCIETA’ E LA BORSA)

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Ha il compito di controllare (regolamenta, autorizza e vigila) il settore mobiliare. E stata

istituita nel 1974 e svolge un’attivita orientata alla tutela degli investitori e al miglioramento

dell’efficienza e della trasparenza del mercato. Le attivita si articolano in:

- regolamentazione: in merito a prestazione di servizi di investimento da parte di

intermediari, a obblighi informativi delle societa quotate e alle offerte al pubblico di

strumenti finanziari;

- autorizzazione: pubblicazione delle offerte pubbliche, istituzione di nuovi mercati

regolamentati;

- vigilanza: riguarda le societa di gestione di mercati regolamentati, la trasparenza delle

negoziazioni, la correttezza di comportamento di intermediari/promotori finanziari e

delle informazioni fornite al mercato;

- monitoraggio: riguarda eventuali anomalie nell’andamento delle negoziazioni (insider

trading e aggiotaggio).

Le aree di intervento della Consob sono:

- la sollecitazione all’investimento: offerta o messaggio promozionale finalizzati alla

vendita o sottoscrizione di prodotti finanziari;

- gli obblighi di trasparenza degli emittenti di strumenti finanziari quotati;

- i mercati regolamentati ed i soggetti che li gestiscono.

L’ISVAP (ISTITUTO PER LA VIGILANZA SULLE ASSICURAZIONI PRIVATE E DI

INTERESE COLLETTIVO)

Questo esercita il controllo del mercato e delle imprese di assicurazione attraverso le sue

funzioni di regolamentazione, vigilanza e di autorizzazione. Nasce con la legge 576/82

assorbendo parte delle funzioni del Ministero dell’industria, con i compiti di:

- vigilanza: sulla gestione tecnica, finanziaria e patrimoniale delle imprese di

assicurazione per verificare l’osservanza della normativa;

- analisi e ricerca: sempre sul settore assicurativo sia per controllare le tariffe sia come

supporto tecnico al Ministero dell’industria;

- tutela della concorrenza: effettuata insieme con l’Autorita garante ma in modo diverso

da quanto accade per la Banca d’Italia (la Banca prende provvedimenti sentito il

parere dell’Autorita, mentre per il settore assicurativo e l’Autorita che decide sentito il

parere dell’Isvap).

LA COVIP (COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE)

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Assicura la funzionalita del sistema di previdenza complementare, vigilando sulla corretta e

trasparente gestione dei fondi pensione. E prevista dal d.lg. 124/93 che istituisce i fondi

pensione. Tale vigilanza integra quella effettuata dal Ministero del lavoro e dalla previdenza

sociale. Tale attivita comporta rapporti e scambi di informazioni con le altre Autorita di

controllo, in particolare con l’Autorita garante della concorrenza e con gli enti di controllo

degli intermediari che possono assumere la funzione di gestione per conto dei fondi

pensione (Banche, Sim, Imprese assicurative). La complessita del sistema di controlli fa

sorgere il problema del coordinamento e dell’integrazione delle competenze e delle funzioni

delle diverse autorita, quando queste hanno poteri di intervento sullo stesso oggetto. La

situazione diventa complessa perche i confini tra aree di attivita non sono netti. Per ordinare

i rapporti, anche sul piano informativo, occorre stabilire un campo definito per ciascuna

autorita basandosi su diversi criteri di ripartizione analizzando le aree di intervento della

vigilanza:

- istituzionale: in base alle categorie di soggetti vigilati,

- funzionale: per tipo di attivita svolta,

- per finalita di vigilanza.

REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA DEL SISTEMA FINANZIARIO

Con il termine ordinamento ci si riferisce a tutte le attivita e le istituzioni che si riferiscono

al paradigma (mercati/strumenti/intermediari), in altre parole si intende l’insieme delle

norme volte a disciplinare le attivita e le istituzioni dell’intermediazione finanziaria in un

dato contesto politico-amministrativo che in genere coincide con lo Stato o, in un contesto

piu ampio come l’attuale, con l’UE attraverso le direttive comunitarie. Secondo

l’impostazione di queste ultime, l’intermediazione e disciplinata per segmenti o tipologie di

attivita con un corrispondente ordinamento specifico L’obiettivo dell’UE e il concetto di

mercato unico dei servizi finanziari con cui sia consentita la libera circolazione di persone,

informazioni, capitali, merci e servizi. L’azione comunitaria e volta quindi a realizzare un

sufficiente livello di armonizzazione fra ordinamenti vigenti negli Stati. Il modello scelto

dall’UE puo dirsi “baricentrico” rispetto agli ordinamenti nazionali, i fondamenti sono:

- non specializzazione dei tipi di intermediari per tipi di attivita svolta secondo un

modello di banca universale;

- attribuzione delle attivita di investimento collettivo in valori mobiliari, a titolo di

riserva, a organizzazioni specializzate;

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- regolazione del grado di separazione tra banca e impresa industriale sia a monte

(partecipazioni industriali nel capitale bancario) sia a valle (partecipazione del capitale

bancario in quello industriale).

Nel recepimento/attuazione sono riconosciuti alcuni gradi di discrezionalita, quest’ultima,

pero, non puo essere utilizzata in modo “opportunistico” e non puo contrastare il principio di

armonizzazione minima. Proprio l’armonizzazione minima e la condizione necessaria

affinche gli ordinamenti nazionali possano condividere i principi di “liberta di prestazione di

servizio” e di “liberta di stabilimento”: tali principi si realizzano tramite il criterio del mutuo

riconoscimento (ogni ordinamento deve riconoscere la possibilita di ogni intermediario

esterno ma comunitario di operarvi).

LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA

La classificazione adottata si basa sulla natura degli interventi e tiene conto delle finalita cui

ogni strumento in primis si rivolge.

- Vigilanza strutturale: e un approccio alla regolamentazione e si propone di

determinare la configurazione di mercato piu idonea a produrre la migliore

combinazione tra: dimensione e mix produttivo dei singoli intermediari

(posizionamento del livello minimo dei costi medi) e alto grado di soddisfazione per

gli utilizzatori finali. Le due finalita non sono necessariamente compatibili. Il

fondamento principale di tale schema e costituito dall’assunto che vi sia una relazione

significativa tra la struttura del mercato, il comportamento degli intermediari e le

performance degli stessi e del mercato. La vigilanza strutturale si propone di regolare

la struttura dell’offerta in un determinato mercato per massimizzare la dialettica

competitiva. A tal fine, gli strumenti significativi sono: entrata nel mercato; assetto

organizzativo degli intermediari operanti; gamma delle attivita che puo svolgere

ciascun intermediario; i requisiti degli azionisti degli intermediari e l’assetto di

controllo societario; gli interventi amministrativi su quantita e prezzi degli

intermediari.

- Vigilanza prudenziale: sono strumenti attinenti la forma dei “criteri di gestione”, ai

quali gli intermediari devono attenersi, finalizzati inoltre al controllo e alla

delimitazione dei rischi. Qui la vigilanza si concentra sul rispetto delle regole di

mercato. Gli interventi, infatti, evitano di condizionare direttamente il mercato, ma

esprimono le regole del gioco su come si debba operare: sono regole oggettive e

neutrali, trasparenti e stabilite ex-ante, in modo da essere una forma di

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incentivo/veicolo per gli intermediari. I principali strumenti sono: i coefficienti di

bilancio applicati agli intermediari; l’adeguatezza organizzativa con riguardo alla

dimensione delle risorse tecniche, manageriali e professionali e alla presenza di

strumenti operativi che consentano il rispetto del principio di indipendenza

organizzativa e gestionale; i requisiti di onorabilita, di competenza e di esperienza.

- Vigilanza informativa (fair play regulation): comprende tutti gli strumenti di

comunicazione ed informazione che possono contribuire alle asimmetrie informative

tipiche dell’attivita finanziaria. Si applicano: le operazioni finanziarie basate su un

primo livello di valutazione economica del rischio; gli emittenti i titoli oggetto

dell’operazione; gli intermediari nei confronti di emittenti ed investitori; gli

intermediari nei confronti delle autorita di vigilanza; gli organismi responsabili del

funzionamento e della gestione dei mercati mobiliari. Il risultato finale atteso da

questi interventi di vigilanza informativa si colloca nell’area di trasparenza e

correttezza informativa assunta come basilare per contratti il cui pricing si attiene ai

requisiti di efficienza del mercato. L’importanza di tali interventi si apprezza se si

parte dall’ipotesi che investitori e creditori si trovino in una condizione di svantaggio

informativo rispetto ai soggetti finanziati.

- Vigilanza protettiva: si tratta di strumenti che gestiscono situazioni di crisi degli

intermediari con l’esigenza di far fronte al principio fondamentale della tutela del

risparmiatore. L’importanza della gestione accurata delle situazioni di crisi si ricollega

al problema delle esternalita che, comportando una sfiducia generalizzata verso il

sistema finanziario, determinerebbe costi per l’economia reale. Ci sono 2 principali

ambiti di intervento:

o quelli destinati alla prevenzione, tra cui: i flussi di documentazione statistica tra

intermediari e organo di vigilanza (allarme preventivo), le situazioni di

illiquidita delle banche affrontate con interventi di rifinanziamento della banca

centrale, le situazioni di difficolta piu seria che possono comportare

provvedimenti come l’amministrazione straordinaria;

o quelli che, quando la crisi e irreversibile, provvedono alla messa in liquidazione

dell’intermediario.