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SPED. IN Abb. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 DCb MILANO 15 anni di AMS l’epatite B in ematologia la scoperta del DNA compie 60 anni 021 telefonini: un rischio per la salute? MAGGIO 2013 • numero 021 • anno IX Periodico di A.M.S. onlus Divisione di Ematologia Ospedale Niguarda Ca’ Granda • Milano www.malattiedelsangue.org PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL’ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE

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15 anni di AMS

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la scoperta del DNA compie 60 anni021

telefonini:un rischioper la salute?

MAGGIO 2013 • numero 021 • anno IXPeriodico di A.M.S. onlus Divisione di EmatologiaOspedale Niguarda Ca’ Granda • Milanowww.malattiedelsangue.org

PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL’ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE

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SOSTIENICI CON IL 5 X MILLESe hai un reddito imponibile, puoi aiutarci senza che ciò ti costi un euro.Il 5 per mille è una parte delle imposte che devi comunque pagare.

Oggi puoi decidere di donarlo aA.M.S. - ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE - ONLUSDivisione di Ematologia - Ospedale Ca’ Granda - Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 Milano

che dal 1998 si occupa di migliorare le possibilità di guarigione e la qualità dellavita dei pazienti affetti da malattie del sangue e del sistema linfatico (leucemie,

linfomi, mielosi, anemie, malattie emorragiche, malattie trombotiche).

Il 5 per mille funziona in modo simile all’8 per mille Basta mettere una firma nella sezione apposita, come sotto indicato,della dichiarazione dei redditi indicando il numero di codice fiscale

dell’Associazione Malattie del Sangue

Importante: se non metti la firma, la cifra verrà comunque prelevatadall’Agenzia delle Entrate, e sarà destinata ad altri usi.

A.M.S.ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUEPer la promozione della ricerca e per il progressonel trattamento delle leucemie e delle altre malattie del sangueONLUS D.L. 04/12/97 n. 460/97 art. 10 comma 8Iscritta al Registro Regionale del VolontariatoSezione provinciale di Milano MI-567 – Decreto n° 754 del 15/04/2011telefono:02-6444.4025 - telefono + fax:02-6425.891 - e-mail: [email protected]

C/o Divisione di Ematologia - Ospedale di Niguarda - Ca’ Granda - Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 MILANO - Tel./Fax 02/64.25.891 C.F. 97225150156 - C/C POSTALE 42.49.72.06 - BANCA INTESA SAN PAOLO Filiale 2100 Mi - IBAN: IT 73 C 03069 09400 000048982157

BANCA POPOLARE DI MILANO Ag. 15 Mi - IBAN: IT 63 D 05584 01615 000000043254

Anche nella dichiarazione dei redditi dell’anno 2012

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rubriche

sommarioA.M.S. onlusOspedale NiguardaCa’ GrandaPiazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoCod. Fiscale: 97225150156telefono e fax: 02.6425-891

www.malattiedelsangue.org

Redazione Ufficio [email protected]

Direttore Responsabile:Michele Nichelatti

Direttore Scientifico:Enrica Morra

Redazione:Silvia CantoniFrancesco baudoromina GalimbertiAntonino GrecoGiuliana MutiAnna Maria NosariAlessandra trojani

Grafica e impaginazione:Andrea Albanese

Foto:istockphoto.comStampa: Maingraf srl

vicolo ticino, 9 - 20091bresso (Mi)www.maingraf.it

Editore:AMS – Associazione Malattiedel Sangue ONLUSregistro periodicidel tribunale di Milanon.646 del 17 novembre 2003rivista periodica pubblicata daA.M.S. onlusStampata in italia - 30/07/2005Copyright©2005 by A.M.S.Piazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoSped.in Abb.Post. D.L. 353/2003(conv.in L.27/02/2004 n.46) Art. 1comma 2 DCb Milano

2la nostra salutel’ epatite B in ematologiadi Mauro Turrini

bella storiail racconto di Romina

di Paola D’Amico 3abc genetica

la scoperta del DNA compie 60 anniuna pietra miliare della biologia

di Alessandra Trojani 9

editorialequindici anni al nostro fiancodi Enrica Morra

10 a scuola di scienzain classe con i piccoli che raccolgono i tappidi Milena Lodola

12lo sport nel sangueEdwin Moses

Così bravo che fa quasi rabbia ...di Walker

14focus saluteintervista al professor Ferdinando Bersani

telefonini: un rischio per la salute?

021

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leggi Ematos sul tuo smartphoneo tablet, e consulta l’archivio di tuttii numeri precedenti

MAGGIO 2013 sommariofoto copertina : Matejay - iStockphoto.com

tecnologia amica ......................................................................................................... 7in punta di forchetta................................................................................................. 8da rivedere da riascoltare .................................................................................11tesori nascosti............................................................................................................. 21letti per voi .................................................................................................................... 22fumetti .............................................................................................................................. 23giochi per la mente................................................................................................ 28AMS news .............................................................................................................. 24-27

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ematos • 020

Per i medici del reparto di Ematologial’obiettivo era poter dare un’assistenza dialto livello a tutti i pazienti ematologici einsieme poter applicare con tempestività

l’innovazione terapeutica che i progressi della ri-cerca cominciavano a fornire. Ricordo l’effettoche mi avevano fatto, appena arrivata a Niguardanell’ estate del 1994, le camere di degenza ancoraa 6 letti destinate ai ricoveri di pazienti con leuce-mie, linfomi e mielomi. Erano già noti i rischi diinfezioni collegate a cure sempre più intensiveper superare la malignità delle malattie ematolo-giche e già si sapeva quanto fosse importante peril buon esito delle cure la possibilità di isolare ipazienti a maggior rischio in ambienti appropria-ti. I diversi traslochi degli anni successivi, finaliz-zati ad ottenere per i nostri pazienti degli spazisempre più accoglienti e idonei per la cura dellamalattia, testimoniano l’entusiasmo e la capar-bietà di tutto il personale dell’Ematologia nelconvincere i responsabili amministrativi del-l’azienda e della regione a realizzare un repartospecialistico di eccellenza a Niguarda. Potendocontare su specialisti ematologi, biologi e infer-mieri di alto livello professionale, si lavorò sodo

per il miglioramento continuo nell’assistenza, fa-cendo corsi di aggiornamento per il personale,delineando gruppi di lavoro dedicati alle specifi-che patologie, promuovendo discussioni colle-giali di casi clinici, lavorando sulla qualità e il ri-schio clinico, e favorendo contatti scientifici a li-vello nazionale e internazionale.Fu su queste basi che nel 1998 nacque l’Associa-zione Malattie del Sangue (AMS), con lo scopo diaggregare forze esterne disposte ad aiutarci nellanostra mission. Il primo nucleo di AMS cominciò da subito a so-stenere con forza la mission dell’Ematologia diNiguarda: coniugare efficacemente la qualità del-l’assistenza e la ricerca per l’ innovazione terapeu-tica. Con l’aiuto di AMS nasceva nel 2002 il labo-ratorio di terapia cellulare per la manipolazionedelle cellule staminali per il trapianto di midollo.Grazie ad AMS i nuovi locali messi a disposizionedall’Amministrazione dell’ospedale Niguarda po-tevano acquisire arredi e attrezzature di avan-guardia. Un altro fondamentale impegno di AMS è statoquello di supportare la formazione di giovani me-dici e ricercatori: avevamo infatti bisogno di pre-

parare nuove professionalità idonee a garantireper il futuro una continuità assistenziale e tera-peutica di alto livello per i pazienti ematologicidel nostro ospedale e della nostra regione. I numeri parlano da soli: AMS si è fatta carico neisuoi primi 15 anni di vita di ben 49 borse di studioe 80 contratti annuali per medici e biologi; ha fi-nanziato con proprie risorse le scuole di specializ-zazione di Ematologia di 2-3 giovani medici ognianno. L’assistenza infermieristica è stata potenzia-ta e sostenuta per garantire anche nei periodicritici un alto livello di cura. E’ degli ultimi 5 anni lacreazione di una Clinical Trial Unit, formata dauna squadra di data manager. E’ un supporto ne-cessario per i numerosissimi studi clinici con far-maci innovativi che hanno cambiato in modostraordinario la storia dei nostri pazienti affetti damalattie una volta inguaribili.

(*) Presidente AMS(Copyright A.M.S.)

L’idea di creare un’associazione che potesse aiutare un grande ospedale come Niguarda, per

realizzare una grande Ematologia come meritava Milano, era nata una sera del 1997 al casel-

lo di Porta Vittoria parlando con un gruppo di amici del Rotary Milano Scala.

di Enrica Morra (*)

editoriale

quindici anni al nostro fianco

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Es’è chiuso dopo un trapianto dimidollo, donato da un fratello piùgiovane ma compatibile comepuò esserlo solo un  “gemello”. Ciparla di una “scatola dei ri -

cordi”  che rappresenta un ideale punto dipartenza della sua nuova vita: “La malattiam’ha cambiata, perché ho imparato a ve-dere la vita a trecentossessanta gradi, intutte le sue sfaccettature, a rompere la rigi-dità degli schemi, ad accettare il presente agodere di ogni bel momento. E mi ha cam-biata, perché ha fatto evaporare personeche credevo amiche e mi ha aperto gli oc-

di Paola D’Amico

bella storia

il racconto di Romina

“Ho una scatola dei ricordi dove custodisco i bigliettini con i pen-sieri più belli d’amicizia e d’affetto, quelli che non mi sarei maiaspettata di ricevere”. Romina Galimberti è una giovane donna,dinamica, piena di vita e d’interessi. Il tunnel della malattia è, oggi,solo un capitolo della sua vita, che s’è aperto una mattina di di-ciassette anni fa, prepotente e devastante.

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4 ematos • 021

chi su amici che non credevo d’avere”.La scatola dei ricordi custodisce i loropensieri, i bigliettini fatti recapitare neimomenti di disperazione, quando la vi-ta era appesa a un filo. E lei, Romina,sembrava così lontana, chiusa in unastanza d’isolamento del settore trapian-ti. Il tempo smorza i ricordi, cancella lepaure, trasforma le emozioni. Ma ci so-no piccoli dettagli che possono ripor-tarti indietro nel tempo, come in un fla-shback. Il ciondolino a forma di gecodel Walter, l’infermiere “che quandoavevo la mucosite dopo il trapianto ve-niva da me e mi ordinava pollo con lepatate. Mangia, diceva, devi mangiare,finché non mi scendevano le lacrimedagli occhi per il tanto ridere”. E, poi,quel rumore, “uooouooouooo”, dei po-tenti aspiratori per il ricambio continuodell’aria nella sezione trapianti. “Ancoraoggi non lo sopporto, allora si stava oree ore in quella stanza d’isolamento dasoli e quel rumore t’accompagnava inogni istante delle giornate che non fini-vano mai”.Romina dice di avere due date di nasci-ta: “Sono nata il 24 febbraio del ’67, mala vera nascita è datata 23 aprile del ’98,il giorno del trapianto”. Dal giorno dellasua nuova vita ha deciso di darsi degliobiettivi. “Piccini, come imparare a nuo-tare, andare a scuola di cucina, giocarea Burraco con la mamma”. E insieme  or-ganizzare tornei che aiutano anch’essil’associazione AMS. Al medico, il dottorCairoli, che l’aveva seguita nel trapiantodi midollo, chiese se poteva prendereun cane una volta tornata a casa. E’  arri-vato così Matisse, il primo dei tre, checon Milly e Katy compone un simpaticotrio di quattro zampe. Diciassette annifa, quando da Como la trasferirono nelreparto di Ematologia di Niguarda, Ro-mina avrebbe voluto fuggire. “Il dottorLonghi, appena chiara la diagnosi dileucemia linfoblastica acuta, mi disseche mi avrebbe affidato ad una perso-na, la dottoressa Morra, alla qualeavrebbe affidato la sua stessa vita. Ma ilreparto di allora era un luogo impres-sionante”. AMS ha contribuito a cam-biarlo. Si considera una donna fortuna-ta. “Ho un marito, Antonio, che mi è sta-to sempre accanto, una famiglia affet-tuosa, tanti nuovi interessi e, soprattut-to, la voglia di aiutare chi sta attraver-sando la mia stessa esperienza”.

(Copyright A.M.S.)

Dopo questo studio seguirono spora-diche segnalazioni negli anni ’80 (tracui la dimostrazione nel 1985 dell’esi-stenza di infezioni da Hbv “occulte”),

tuttavia il concetto della riattivazione del vi-rus dell’epatite b non ha suscitato interessese non negli ultimi anni, quando è maturatauna migliore comprensione dei meccanismiche portano alla latenza virale, è divenuta

possibile una più precisa misurazione dellaviremia da Hbv e, soprattutto, sono stati in-trodotti in terapia potenti farmaci biologi eimmunosoppressori.in italia si stima vi sianoalmeno 900.000 portatori cronici di Hbv eun numero imprecisato, ma stimato nell’or-dine di qualche milione, di individui con in-fezione occulta. Si tratta per lo più di pa-zienti con oltre 50 anni di età, infettati prima

di Mauro turrini

la nostra salute

Medico, Contrattista EmatologoSC di Ematologia Ospedale Niguarda Ca' Granda, Milano

Una delle prime segnalazioni dell’importanza del virus del-

l’epatite B nei pazienti sottoposti a chemioterapia per malattia

ematologica risale al 1975, quando è stata riportata l’inattesacomparsa di una grave epatite B in un paziente immunocom-

promesso, il cui profilo di base indicava un contatto pregresso e

apparentemente risolto con HBV

l’ epatite B in ematologia

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della campagna di vaccinazione quandol’Hbv era endemico sul territorio nazionale.in ambito ematologico si stima che più diun quinto dei pazienti sia un portatore oc-culto di Hbv e fino a un decimo siano porta-tori cronici del virus.

COME SI RICERCA IL vIRuS

Oltre a poter valutare direttamente la pre-senza del DNA virale, con l’esame del san-gue è possibile ricercare specifici “frammen-ti” del virus (tra cui il cosiddetto antigeneHBs) e/o anticorpi prodotti dal sistema im-munitario e diretti verso i differenti compo-nenti dell’Hbv (anticorpi chiamati anti-HBso anti-HBc). in base alle combinazioni diquesti esami, è possibile riconoscere 4 distin-te classi di pazienti:soggetto naive o vaccinato: tutti gli esami

sono negativi (mai venuto a contatto con ilvirus) o risultano presenti unicamente gli an-ticorpi anti-Hbs (“memoria” immunitaria del-la vaccinazione); portatore attivo: sono presenti l’antigeneHbs ed elevati livelli di DNA virale, mentre so-no assenti gli anticorpi specifici e vi è un qua-dro clinico di epatite conclamata;portatore inattivo: è un paziente che hacontratto l’infezione come nel caso prece-dente, ma nel quale il virus è presente a con-centrazioni così basse da risultare incapacedi suscitare una malattia manifesta;portatore occulto: un individuo che ha ap-parentemente eliminato il virus dall’organi-smo, con assenza del DNA virale e dell’anti-gene Hbs agli esami del sangue e comparsadi difese anticorpali rappresentate da anti-Hbs e anti-Hbc.

I PAzIENtI A RISCHIO

i portatori inattivi e i portatori occulti rappre-sentano un gruppo di pazienti potenzial-mente a rischio di complicanze legate al vi-rus dell’epatite b. in entrambi i casi, il pazien-te è portatore di un virus tendenzialmente“quiescente”, il quale può tuttavia riattivarsiqualora il sistema immunitario risulti indebo-lito dalla malattia sottostante o da una con-comitante terapia immunosoppressiva.

LA RIAttIvAzIONE vIRALE

Per riattivazione virale si intende la ricom-parsa di un quadro infiammatorio del fegatoin un paziente portatore “silente” del virus b,caratterizzato clinicamente da una brusca ri-comparsa di elevati livelli di Hbv-DNA asso-ciato a segni di malattia attiva come l’incre-

l’ epatite B in ematologiaVirus dell'epatite B - from the CDC Public Health Image Library

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mento delle transaminasi. Nel paziente im-munodepresso, il danno epatico da riattiva-zione si può manifestare in due distinti mo-menti: uno molto precoce (nella fase di im-muno-soppressione), dovuto all’intensa re-plicazione virale con danno diretto del fega-to, e uno tardivo (nella fase di immuno-rico-stituzione), legato alla ricomparsa di una cor-retta risposta immunitaria dopo il terminedelle chemioterapie. L’evoluzione della riatti-vazione può variare da una forma lieve pres-soché asintomatica e a risoluzione sponta-nea fino a un grave quadro di epatite fulmi-nante.

I fAttORI DI RISCHIO

La possibilità che si realizzi la riattivazionedell’Hbv dipende principalmente dal tipo di

immunosoppressione legato alla malattiaematologica di base e dai farmaci utilizzatiin corso di trattamento. tra questi, quello chesicuramente ha avuto il maggior impatto intermini di riacutizzazioni virali è risultato es-sere il rituximab, capace di causare una for-te soppressione del sistema immunitario percirca 6-12 mesi. Altre terapie più comune-mente chiamate in causa includono alemtu-zumab, fludarabina, antracicline e corticoste-roidi e il rischio di riattivazione aumenta incaso di terapie di combinazione.Complessivamente, si stima che il rischio diriattivazione nei soggetti portatori occulti siapari a circa il 20% in corso di terapie con ritu-ximab o altri agenti fortemente immunosop-pressivi, mentre scenda al di sotto del 3%per le normali chemioterapie. Nei pazientiportatori inattivi il rischio di riattivazione è

più elevato, potendo raggiungere anche il50% a seconda dei trattamenti eseguiti.

PREvENIRE LA RIAttIvAzIONE

La prevenzione della riattivazione del virusdell’epatite b ha cominciato a essere oggettodi intenso dibatto nella comunità scientificaa partire dal 2008, quando diverse societàmediche hanno raccomandato l’attuazionedei test di screening per tutti i pazienti sot-toposti a chemioterapia. Nei pazienti porta-tori inattivi e portatori occulti candidati a te-rapie immunosoppressive, il farmaco cardinenella profilassi dell’epatite b è la lamivudina,un agente antivirale economico e ben tolle-rato in grado di ridurre il rischio di riattivazio-ne e di complicanze epatiche di oltre il 90%rispetto ai soggetti non sottoposti a tale pro-filassi. Nei pazienti trattati con terapie a bas-so potenziale immunosoppressivo (adesempio chemioterapie senza l’uso di rituxi-mab, ecc.), in considerazione del più basso ri-schio di riattivazione, è invece raccomanda-to solo uno stretto monitoraggio dei marca-tori virali a cadenza almeno trimestrale. En-trambi questi approcci, prevenendo le com-plicanze da Hbv e garantendo una maggioraderenza al programma terapeutico, hannodimostrato di essere in grado di migliorare,in ultima analisi, anche la risposta complessi-va alla chemioterapia.

LA PROfILASSI

Attualmente in ambito ematologico vieneconsigliato di proseguire la profilassi antivira-le per almeno 12-18 mesi dalla fine del tratta-mento immunosoppressivo, allo scopo dievitare i danni tardivi al fegato causati dallaricomparsa della risposta immunitaria al ter-mine delle chemioterapie.Ad oggi, grazie alle migliori conoscenze deimeccanismi di replicazione virale e degli ef-fetti dei farmaci immunosoppressori utilizza-ti nella pratica clinica, è possibile attuare unaccurato approccio diagnostico, terapeuticoe di monitoraggio ai pazienti portatori di taleinfezione, allo scopo di fornire un iter di curasempre più individualizzato e all’avanguar-dia.

(Copyright A.M.S.)

la nostra salute - l’epatite b in ematologia

Oggi, grazie alle migliori conoscenze dei mec-canismi di replicazione virale e degli effetti deifarmaci immunosoppressori utilizzati nellapratica clinica, è possibile attuare un accura-to approccio diagnostico

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7 ematos • 021

SEttANtAMILA vOCABOLI IN CAMPO MEDICO

Lessico Medico è una App svilup-pata interamente in italia. in

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misurazione che verrà poi salvata al primo collegamento con l’applicazione iHealth myvitals, chequindi può avvenire in un secondo tempo. L’applicazione iHealth myvitals è compatibile sia conAndroid che con iOS; recentemente è stata aggiornata e ottimizzata anche per iPad. iHealth myvitalsconsente di registrare lo storico delle misurazioni della PA e di condividere i risultati via email con ilproprio medico. Lo sfigmomanometro iHealth da polso bP7 è distribuito in esclusiva per l’italia daGiMA, ed è in vendita a circa 80€.

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8 ematos • 021

di Paola D’Amico

in punta di forchetta

Questa prima tappa di un viaggio alla riscoperta di farine alternative è dedicata al miglio

riscopriamo il miglio

Si copre il recipiente e si porta a cottura per7-8 minuti a fiamma media. Si spegne lafiamma e si lascia che l’acqua venga intera-mente assorbita.

fOCACCIA CON vERDuRE

Miglio già cotto, riporlo in una casseruola emescolarlo con verdure saltate in padellasminuzzate (cipolle zucchine carote), ag-giungere 1 uovo intero oppure 2 a secondadella consistenza che volete ottenere, qual-che pezzetto di formaggio di capra, un pizzi-co di sale (e pepe per chi lo ama), versare inuna teglia da pizza con carta da forno l’impa-sto. infornare a 200° per 30 minuti.

CROCCHEttE DI MIGLIO (PRESENzA DI GLutINE)

ingredienti: 250gr. di miglio, sale, alcuni ra-metti di prezzemolo, 1 cipolla, 2 cucchiai difarina integrale di frumento, 1 cucchiaio difiocchi di frumento, 1 uovo, un paio di cuc-chiai di tamari o shoyu, pangrattato integra-le, olio extra vergine di oliva.

Cuocete il miglio come indicato nella ricettabase. Quando è cotto e raffreddato aggiun-gete un cucchiaio di acqua calda, schiaccia-telo bene con una forchetta e aggiungete 4-5 cucchiai di prezzemolo tritato, la cipollasbucciata e finemente tritata, la farina di fru-mento, i fiocchi, il bianco dell’uovo sbattuto,un paio di cucchiai di tamari o shoyu, infinesalate. Lavorate l’impasto fino ad ottenereuna pasta molto compatta, formate poi dellecrocchette che, dopo aver passato nel tuorlod’uovo, rotolerete nel pangrattato. A questopunto scottatele in olio caldo fino a quandonon saranno ben dorate. Servitele accompa-gnate da verdure saltate o da legumi. il mi-glio vanta inoltre un buon potere aggluti-nante, che lo rende adatto alla preparazionedi crocchette e sformati senza ricorrere alleuova. Poco consigliabile invece l'uso dellafarina, perché irrancidisce facilmente. Datoche i granelli non sono duri, si possono tri-tare tranquillamente in casa con un maci-nacaffè. (Copyright A.M.S.)

te, indicato quindi perchi soffre di acidità distomaco.il chicco di miglio è an-che ricco di amido e so-stanze minerali (ferro,magnesio, fosforo, sili-cio, zinco, folina). Haun’azione energizzantee anche stimolante sul-la pelle, e sullo smaltodei denti.Le proteine del Migliocontengono in partico-lare aminoacidi solfora-ti, che favoriscono laformazione della chera-tina, sostanza che si tro-va nella cute e nei suoiannessi come unghie ecapelli, dei quali pro-muove la vitalità e labellezza.Contiene inoltre acidosilìcico, che fornisce ilminerale silicio, molto

utile per l'elasticità e il vigore di tutto l'appa-rato osteoarticolare, e per la robustezza deicapelli e delle unghie.Diuretico ed energizzante, il miglio è consi-gliato in fitoterapia per contrastare lo stress,l'anemia, la depressione e la stanchezza, inparticolare quella di origine intellettuale.100 grammi = 356 kcal.

IL MIGLIO IN CuCINA

Si può usare per fare torte, sformati, croc-chette, biscotti o minestre come qualsiasi al-tro cereale. È facile e rapido da cucinare.Prima della cottura il miglio in chicchi va la-vato molto accuratamente con acqua fred-da, fino a che l’acqua non risulterà limpida, edopo va sistemato in un colino a scolare.L'ammollo non serve.il miglio si tosta a fuoco basso in una casse-ruola, senza condimenti, rimestando.Si aggiunge poi una quantità doppia di ac-qua calda (1 tazza di miglio, 2 di acqua), cheprima è stata portata ad ebollizione.

Èun cereale che oggi conosciamo comebecchime per volatili ma ha qualità chelo rendono un alimento interessanteper l’uomo ed è molto antico. in italia èstato ritrovato in tombe del Neolitico.

Originario dell’Asia Centro Orientale, era colti-vato anche dagli Egizi; nel Medioevo venivaconsiderato un ottimo sostituto della carnenei periodi di astinenza prescritti dalla Chiesae, grazie alla sua conservabilità, veniva imma-gazzinato per periodi molto lunghi. venezia,per esempio, riuscì a resistere all’assedio deigenovesi, nel 1378, anche grazie alle scorte dimiglio stoccate nei suoi magazzini. Per secolila polenta di miglio fu alimento nelle popola-zioni del Nord italia, fino all’arrivo del mais.

Cosa non contieneglutine, è dunque adatto anche per i celiaci

Cosa contienevitamine del gruppo A e b, lecitina e colinache lo rendono facile da digerire.È l’unico cereale con un effetto alcalinizzan-

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9 ematos • 021

Si comprese che il DNA è una molecolacomposta da 2 filamenti che formanouna lunghissima catena a doppia eli-ca attorcigliata su se stessa, con l’ec-cezionale proprietà di potersi duplica-

re, e dare origine a due molecole identicheper un numero indefinito di volte.La scoperta ha aperto uno scenario di infini-te ricerche: difficile immaginare un argo-mento più interessante di quello mirato acomprendere come siamo fatti, in che modosiamo diversi gli uni dagli altri, perché la sto-ria di ognuno di noi è anche legata al nostroDNA: unico su circa 7 miliardi.E’ come se in un libricino piccolo qualche mi-lionesimo di millimetro, fosse scritto tutto ciòche siamo. E la scienza ha fatto miracoli: haletto il libricino non solo dell’uomo, ma an-che quello di altre specie viventi, ha impara-to a tagliare il DNA in pezzi ed a ricucirlo, amodificarlo e ridisegnarlo, a ripararlo quandoè difettoso, e rifarlo ex-novo.Ma c’è molto di più! Dobbiamo pensare alDNA come a un’entità molto dinamica.

il DNA umano è per oltre il 98% identico aquello dello scimpanzé e del topo, e per il70% uguale a quello del moscerino dellafrutta (Drosophila melanogaster), il famosoinsetto tanto studiato nei laboratori, proprioperché ha molti geni in comune con quelliumani. Come possiamo allora essere così diversi datante specie, se condividiamo con alcune diesse gran parte del DNA?Lo spiega il National Human Genome rese-arch institute che ha lanciato Encode, la nuo-va enciclopedia del genoma umano, che nelsettembre 2012 ha prodotto i primi risultatiche mostrano, utilizzando ingegnosi modellimatematici, che il DNA è una struttura moltodinamica: immaginiamo una squadra forma-ta da circa 20.000 giocatori (geni) regolata daqualche centinaio di arbitri (proteine). Ed èproprio attraverso le continue scoperte sulDNA che si scoprono i meccanismi biologicidi molte malattie e tumori, per curarli con te-rapie già efficaci e strategie innovative.

(Copyright A.M.S.)

di Alessandra trojani

abc genetica

Biologo, Specialista in Genetica Medica - SC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano

E’ sorpendente pensare che il DNA sia stato scoperto solo 60 anni fa. Già dopo la seconda metà

dell’800, alcuni scienziati avevano individuato una molecola (la più piccola unità chimica di una

sostanza) portatrice delle informazioni genetiche, ma fu solo nel 1953 che sulla rivista Nature, Ja-

mes Watson e Francis Crick riportarono la scoperta del DNA. Nove anni dopo, i due scienziati rice-

vettero il premio Nobel per la medicina: la scoperta del DNA rappresentò una pietra miliare nella

storia della biologia.

riscopriamo il migliouna pietra miliare della biologiala scoperta del DNA compie 60 anni

illustrazione: Michael Ströck - licenza GNU 1.2

Difficile immaginare un argomento più inte-ressante di quello mirato a comprendere co-me siamo fatti, in che modo siamo diversi gliuni dagli altri

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10 ematos • 021

di Milena Lodola

a scuola di scienza

Da qualche anno, con Alessandra Trojani, come me biologa del Laboratorio di ricerca dell’Ematologia, ho cominciatoun viaggio nelle scuole milanesi, impegnate nella raccolta tappi, per raccontare l’importanza della loro iniziativa. Laraccolta dei tappi permette infatti sia di diminuire la quantità di rifiuti di plastica da smaltire sia di sostenere la ricerca.In questi incontri abbiamo cercato di aprire ai ragazzi una finestra sul mondo della biologica e della genetica, spiegan-do in modo semplice la funzione della cellula e del DNA e il loro ruolo nelle malattie ematologiche.

in classe con i piccoli che raccolgono i tappi

La cellula è la“cosa” viventepiù piccola in

grado diprovvedere alla suastessa esistenza.Esistono diversitipi di cellule checompongono ognistruttura di tuttigli organismiviventi, animali evegetali. In naturatroviamo ancheesseri viventiunicellulari,composti cioè da una solacellula: i batteri.Le cellule animali e quellevegetali sono simili, ma nonuguali tra loro. Tutte le cellulehanno la membrana, ilcitoplasma e il nucleo e, solo inquelle vegetali troviamo ancheuna parete, più esterna rispettoalla membrana, per conferireresistenza alla cellula stessa.La membrana è il rivestimentoesterno della cellula, lastruttura che la protegge, e nellostesso momento la mette incomunicazione con il mondo chela circonda. Il citoplasma è unaspecie di “minestra” in cui sono

presenti gli organelli,indispensabile alla sua vitacome ad esempio i mitocondri,le strutture per la produzionedell'energia e, nelle cellulevegetali, i cloroplasti, gliorgani addetti alla fotosintesiclorofilliana. Il nucleo è ilcuore e il cervello dellacellula, la cassaforte in cui èil DNA è custodito, nonché lasede dove avviene la suaduplicazione e la suatrascrizione in un'altramolecola, l'RNA che esce dalnucleo stesso e può essere lostampo per la produzione delleproteine.

illustrazione: MesserWoland and Szczepan1990 - licenza GNU 1.2

1- La cellula

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11 ematos • 021

Splendidi tappeti musicali concui Battisti veste i testi diPasquale Panella, per un risulta-to entusiasmante. Quarto al-bum della serie (che si chiuderà

nel 1994 con Hegel) e penultimo album inassoluto, prima della morte del cantauto-re di Poggio Bustone. Si tratta forse del mi-

glior Battisti di sempre: ascoltate, per esempio Ecco i negozi, oppu-re La metro eccetera, o Tutte le pompe, e vi accorgerete di essere lon-tani mille anni e mille miglia dai soliti stilemi della collaborazionecon Mogol, anche dal punto di vista musicale. La musica, in appa-renza fredda (molto techno) e retrò, veste delle composizioni er-metiche di Panella (che non è un paroliere, perché di mestiere fa

proprio il poeta), piene di virtuosismi lingui-stici, acrobazie semantiche, ablativi assoluti,con risultati talvolta acidi, come ne I sacchidella posta, ma anche gonfie di svariate cita-zioni (Però il rinoceronte, ad esempio, cita laparabola biblica dei talenti), così che occorreleggerle attentamente per cogliere tutte lesfumature di ciascuna composizione. D’altra parte, si può immagi-nare facilmente che risultato possa scaturire da un Battisti in formastrepitosa che mette in musica dei versi come :per lei un sovrano avrebbe rinunciatoa nascere, e un cammello si è lanciatoin una cruna d'ago, smascherandol'acrobata di sabbia in sé sopito

a cura di Gary baldida rivedere da riascoltare

Cosa succederà alla ragazza – Lucio Battisti - (COLuMBIA, 1992)

Dura ben due ore e quaranta minuti questo ritrattosplendido ma impietoso dell’America anni 70, giratoda un grande Maestro del cinema come Robert Al-tman (1925-2006). Non esiste un protagonista: ce nesono ben 24 ad intrecciare le loro storie, che si dipa-

nano in modo più o meno casuale nella città di Nashville, nell’ar-co dei cinque giorni in cui si svolge il festival della musica coun-try. tutti i protagonisti si ritro-vano poi nella scena finale,che è nel contempo tragica eironica ed uno stimolo a riflet-tere. Imbottito di interpreti divaglio e caratterizzato da unacolonna sonora magnifica,zeppo di fuori campo sonori evisivi, è considerato dall’Ame-rican film Institute una dellemigliori 100 opere nella storiadel cinema mondiale (per laprecisione, è il 59mo migliorfilm di tutti i tempi). Oltre adun Oscar e un Golden Globe (ealle numerose relative nomi-nations), Nashville ha vinto in-numerevoli premi in moltissime altre rassegne cinematografiche,e nel dicembre 1992 è stato dichiarato patrimonio del popolo

americano, per motivi culturali, storici edestetici, dal National film Registry della Li-breria del Congresso. Il film non è mai statodoppiato in italiano, neppure quando èuscito nei cinema (in Italia è arrivato nel1976) ma soltanto sottotitolato. Anche laversione DvD è disponibile solo con sottoti-toli, ma ne vale la pena.

Pendulum è il sesto ed ultimo al-bum prodotto dai CreedenceClearwater Revival (o CCR,come preferivano farsi chia-mare i quattro ragazzi di El

Cerrito) nella formazione originale (StuCook, Doug Clifford, John fogerty e tomfogerty). è l’album che segue la loro fa-mosissima esibizione al festival di Woodstock (alle 3 del mat-tino, roba eroica), e che probabilmente segna anche la finedell’epoca d’oro dello swamp rock, misto di bluegrass, soul,rhythm ‘n blues e rock, tipico del sud degli uSA. DopoPendulum, infatti, ci sarà l’addio alla band di tom fogerty,che si dedicherà alla carriera di solista e di produttore, masenza grande fortuna: tra l’altro, morirà di AIDS, a causa di

una trasfusione infetta, nel1990. Le vendite del vinile, asuo tempo, furono da record(l’album raggiunse più di 1 mi-lione e 200 mila copie), senzacontare che i due singoli Haveyou ever seen the rain? (un innocontro la guerra del vietnam) eHey tonight (un pezzo decisa-mente più rockabilly) raggiun-sero entrambi la vetta della hit

parade uSA. Dopo l’uscita di tom, i CCR non furono più glistessi, anche se tentarono di continuare in tre con l’albumMardi gras (‘72), ma senza molto seguito, anche perché di lìa breve, Stu Cook, il bassista con gli occhiali lascerà a sua vol-ta per mettersi a fare l’avvocato nel texas. Pendulum è un al-bum indispensabile per capire i Creedence, e per capire co-sa è lo swamp rock, in pratica, per capire un’epoca bellissi-ma e che non tornerà mai più.

PendulumCreedence Clearwater Revival(fANtASy RECORDS, 1970)

Nashvilledi Robert Altman (PARAMOuNt PICtuRES, 1975)

ASCOLTA UN BRANO

GUARDA IL TRAILER

ASCOLTA UN BRANO

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ematos • 021

di Walker

lo sport nel sangue

Nom de plume per onorare il neozelandese John Walker (nomen omen),oro nei 1500 alle Olimpiadi di Montreal FO

TO di Jerem

y Gilbert

CC GNU

Free Docum

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n Lice

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USA del 76 nei 400 ostacoli:l’idea di partecipare ai trialsgli era venuta, quasi per sfi-zio, solo un anno prima.

tra l’altro, fino all’ultimo momento, Mosesnon aveva alcuna particolare vocazione per i400 ostacoli, visto che si faceva altrettantoonore anche nei 110 ostacoli e nei 400 piani.La scelta era stata fatta dal suo allenatore Le-roy Walker, dopo averlo visto partecipare aduna gara in Florida agli inizi del 76: solo inquella data Moses ha trovato la sua strada.Un ritardo del genere nella scelta ha fattoconsiderare a lungo Moses una specie di og-getto misterioso da parte dei media e dellastampa. Quasi senza farsene accorgere, Moses vince itrials olimpici in 48.30 s, stabilendo il nuovorecord nazionale, e guadagnandosi il getto-ne per le Olimpiadi di Montreal. Anche aMontreal, Moses si fa conoscere subito: vincela medaglia d’oro (guarda il vi-deo qui a lato) e stabilisce il nuo-vo record mondiale ed olimpicocon un eccellente 47:63. il suo sti-le è unico: infatti, grazie alle sueleve lunghe, che gli consentonoun passo di corsa pari a 2 metri e95 centimetri (il passo medio diun uomo adulto è 175 cm) e dimantenerlo per tutta la gara, è ilprimo atleta che riesce a coprirela distanza tra un ostacolo e l’al-tro in soli 13 passi, anziché i 14che tutti gli altri hanno sempreusato: questo gli consente di su-perare l’ostacolo in modo molto

più naturale, usando sempre la medesimagamba di appoggio.

LE DuE LAuREE ED IL LAvORO COME INGEGNERE AEROSPAzIALE

Dopo la vittoria olimpica, Moses resta unaspecie di oggetto misterioso, a dispetto delrecord. in particolare, la sua scelta di tornareall’università per terminare gli studi, lo tienelontano da molte occasioni di gara, e quindiviene giudicato come una specie di meteora,e la sua vittoria viene considerata dalla stam-pa USA solo una bella sorpresa e niente più. in realtà, Moses si impone una rigida discipli-na di studi che gli farà raggiungere una bril-lante laurea in fisica ed una in ingegneria ae-rospaziale. Lo studio gli piace così tanto chegli impegni dei meeting di atletica vengonodiradati, e lui stesso si trasferisce in California,perché trova impiego come ingegnere pres-

oppure digita sul tuo browserhttp://www.youtube.com/watch?v=01DaMyrys20

Chissà quante volte sono stati usati dei

termini superlativi per parlare di questo

campionissimo, che per ben 10 anni

consecutivi ha vinto tutte le gare dei 400

ostacoli (la sua specialità) che ha corso.

Ma c’è poco da fare, Edwin Moses è

davvero una persona eccezionale,

sotto tutti i punti di vista.

Edwin Corley Moses nasce il 31 ago-sto 1955 a Dayton, in Ohio, secondodi tre figli. il padre irving è docentedi matematica in un liceo, ma è sta-to anche allenatore della squadra di

football americano dell’Università del Ken-tucky, mentre la madre Gladys è ispettorescolastico: ambedue i genitori sono vegani ecresceranno i figli abituandoli a questo stiledi vita ed alimentazione. L’ambiente fami-gliare ha molta influenza su Edwin e sugli al-tri due fratelli, irving Jr. e vincent, che cresco-no con molta voglia di studiare e con un for-tissimo amore verso lo sport. Già da bambi-no Edwin, quando non legge i libri di mate-matica del padre e quando non suona il sas-sofono, mostra una particolare predilezioneper l’atletica, in cui inizia a cimentarsi moltopresto, eccellendo nelle gare sulle 180 yardee sulle 440 yarde ad ostacoli.

LA vOCAzIONE PER I 400 OStACOLI EIL PRIMO ORO OLIMPICO A MONtREAL

Studiare gli piace, e quando è il momento discegliere, non ha dubbi: si iscrive al More-house College di Atlanta. Nel frattempo, vi-sto che anche l’atletica continua a piacergli,e che è diventato un ragazzone di 188 cmper 74 kg di peso, si allena utilizzando lestrutture delle scuole pubbliche di Atlanta (ilMorehouse College all’epoca non aveva pi-ste di atletica) per prepararsi ai trials olimpici

tramite questo QR code guarda sul tuo smartphoneil video della finale dei 400ostacoli dei Giochi Olimpicidi Montreal 1976

12

rabbia ...Così bravo che fa quasi

Edwin Moses

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13 ematos • 021

so la General Dynamics, una società che pro-duce componentistica per i sistemi di difesaaerea e sottomarina: lavorerà per questa so-cietà fino al 1979. Per tutto questo periodo,Moses correrà (e vincerà) i 400 ostacoli da di-lettante “puro”, essendo a tutti gli effetti un la-voratore dipendente regolarmente stipen-diato.

LA SERIE StREPItOSA DI 122 vIttORIE CONSECutIvE

Nonostante la ferrea disciplina imposta dalritmo degli studi, nel 1977, Moses riesce amigliorare il suo record mondiale, abbassan-dolo a 47:45, ma lui stesso non si piace moltoe ammette che talvolta corre impegnandosipoco. Subisce una sconfitta dal tedesco Ha-rald Schmidt, in un meeting di atletica a ber-

lino, il 26 agosto, ma a partire da quella data,e fino al 4 giugno 1987 (si tratta di un perio-do lungo 9 anni, 9 mesi e 9 giorni, alla facciadi chi non crede alla cabala), Moses non per-derà più nessuna gara, e inanellerà una seriestrepitosa di 122 vittorie consecutive. Mainessuno, nella storia dello sport ha saputo fa-re altrettanto, e per questo Moses viene da

molti considerato l’atleta più forte di tutti itempi.

Nel frattempo, una bella ragazza te-desca, Myrella bordt, che lavora a

berlino come costumista teatrale,si è innamorata di Edwin, al pun-to da dichiarare alle amiche diessere sicura che sposerà quel-l’uomo. Myrella inizia a fre-quentare gli stadi per conosce-

re Edwin, e alla fine ci riuscirà,nel corso di un meeting di atletica nel 1980: ilsuo amore è corrisposto, e i due si sposano lostesso anno (divorzieranno poi nel 1991).Con il matrimonio, nel 1980, arriva anche ilterzo record mondiale: uno splendido 43:17,ottenuto in un meeting svoltosi in giugno al-l’arena di Milano. Moses corre con particolarerabbia, quella sera, perché ha avuto confer-ma del boicottaggio americano alle olimpia-di di Mosca, che sarebbero iniziate entro unpaio di mesi, e questo gli sarebbe costato ilsecondo oro olimpico, dato che al mondonessuno era in grado di batterlo.Per il suo secondo oro, avrebbe dovuto at-tendere le olimpiadi di Los Angeles del 1984,ma prima avrebbe avuto il tempo per il quar-to record mondiale: 47:02, stavolta, un tem-po da fantascienza (che sarà superato solonel 1992), ottenuto in un meeting a Coblen-

za, in Germania, il 31 agosto 1983, il giornodel suo 28mo compleanno. A Los Angeles,Moses è ormai una star internazionale: è luiche pronuncia il giuramento degli atleti du-

rante la cerimonia di apertura dei giochi,ed inizia a comportarsi da leader della

squadra, soprattutto prendendo dellenette pubbliche posizioni contro il do-ping. Dopo Los Angeles, Edwin continua lasua incredibile collezione di vittorie:per altri tre anni vince tutte le gare cui

partecipa, e la fantastica serie si inter-rompe solo nel 1987 a Madrid, ad opera

del ventunenne connazionale Danny Har-ris. Forse la sconfitta in gara è una liberazio-

ne, perché consente a Moses di tornare aconcentrarsi sulla corsa e non sulla vittoria: difatto, dopo la sconfitta, riprende a vincere, esi prende anche una bella rivincita nei con-fronti dello stesso Harris, che batte nella garache vale la medaglia d’oro dei CampionatiMondiali di atletica svoltisi a roma pochesettimane dopo il meeting di Madrid.

vIALE DEL tRAMONtO?

A 33 anni suonati, Moses si rende conto cheè ora di ritirarsi dalle piste, e lo fa dopo averevinto la medaglia di bronzo alle olimpiadi deiSeoul nel 1988, con il tempo ancora eccezio-nale, data l’età, di 47:56. Nel complesso, aparte i due ori alle Olimpiadi, vale la pena ri-cordare i tre ori della Coppa del Mondo (Düs-seldorf 77, Montreal 79, roma 81), i due oridel Campionato del Mondo (Helsinki 83 eroma 87), e l’oro nei Goodwill Games (Mosca86), a coronamento di una carriera sportivaeccezionale. Nel 1989, Moses diventa membro dell’U.S.Olympic Committee, e del board olimpicoche si occupa della lotta al doping. Ma la vo-glia di continuare a gareggiare non lo mollamai: gli piacciono gli sport invernali, in parti-colare il bob a due, e comincia ad allenarsiassieme al suo amico brian Shimer, olimpio-nico della specialità. Sembra uno scherzo,ma non lo è: Moses, in coppia con Shimer,partecipa alla Coppa del Mondo di bob adue che si tiene a Winterberg (Germania) nel1990, e vince una incredibile medaglia dibronzo, giusto per dimostrare che quando faqualcosa, la fa sul serio. Oggi Moses continua la sua attività di lavoroin ambito olimpico, soprattutto nel settoredella lotta al doping, nel cui ambito ha pro-posto e sviluppato dei nuovi test, sia per gliatleti professionisti, sia per i dilettanti. Nelfrattempo, tanto per non perdere l’abitudine,ha preso una terza laurea, stavolta in Econo-mia, alla Pepperdine University. E’ così bravoche fa quasi rabbia…

(Copyright A.M.S.)

rabbia ...Così bravo che fa quasi

Edwin Moses

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focus salute

14 ematos • 021

Le radiazioni elettromagnetiche modifi-cano il normale funzionamento dei tessu-ti e delle cellule? In che modo?innanzi tutto va detto che le radiazioni elettro-magnetiche si distendono su un amplissimocampo di frequenze (il cosiddetto spettro elet-tromagnetico), da zero (campi statici) alle fre-quenze dei raggi X e gamma; quelle che qui ciinteressano appartengono a quella parte del-lo spettro con frequenze più basse delle cosid-dette radiazioni ionizzanti, come appunto iraggi X e gamma. Queste radiazioni vengonodette Non ionizzanti (Nir), perché non hannoenergia sufficiente a strappare gli elettroni daatomi o molecole; quelle che attualmente in-teressano di più l’opinione pubblica sono lecosiddette radiofrequenze, di cui fanno partele microonde, soprattutto quelle legate alle te-lecomunicazioni, e i campi a bassissima fre-quenza (ELF); oggi c’è anche un crescente in-teresse per i campi statici che sono usati in va-rie circostanze, per esempio nelle apparec-chiature di rMN usate in diagnostica. Fattequeste precisazioni, partendo dalle radiofre-quenze, l’effetto più noto e ben studiato èquello termico. Lo conosciamo tutti perchéormai in quasi ogni casa si utilizza il forno a mi-croonde con cui riscaldiamo i cibi. Qui l’effettoè essenzialmente dovuto al fatto che le ondeelettromagnetiche che vengono assorbitenella materia dissipano la loro energia in calo-re, aumentando i moti atomici e molecolari (e,quindi, la temperatura). E’chiaro che se l’au-mento della temperatura è sufficientementealto, può dare luogo ad effetti nocivi sul meta-

bolismo cellulare, fino ad arrivare, per aumen-ti elevati,alla morte cellulare, mentre quandol’aumento è piccolo (per intenderci pochi de-cimi di grado) l’effetto è largamente compen-sato. Quando, per esempio, noi siamo espostialla radiazione solare, durante una passeggia-ta, è indubbio che vi sia un aumento di tempe-ratura almeno nei tessuti immediatamenteesposti, come la pelle; fortunatamente, peruna normale esposizione lo scambio di caloretra corpo e ambiente è sufficiente per un ade-guata compensazione dell’aumento di tem-peratura; va però precisato che, a causa dellafrequenza più bassa di quella luminosa (e,quindi, la lunghezza d’onda maggiore), le mi-croonde (per esempio, quelle di un forno a mi-croonde o del telefonino) possono penetrarepiù in profondità; i nostri tessuti e le nostre cel-lule contengono atomi e molecole che porta-

intervista al professor Ferdinando bersani

telefonini: un rischio per la salute?Ferdinando Bersani, fisico, da oltre quarant’anni è Docente di

Fisica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università

di Bologna. Si è interessato di alcuni aspetti della fisica

applicati alla microbiologia ed alla virologia, occupandosi, tra

l’altro della struttura dei ribosomi, e raggiungendo alcuni

importanti risultati

Da ben 28 anni, in particolare, si occu-pa in modo sistematico degli effettidei campi elettromagnetici (CEM)su cellule, tessuti ed organismi. Hacompiuto ricerche sugli effetti dei

CEM a frequenza molto bassa (cioè, quelli confrequenza tipica a 50 Hz utilizzata nelle retielettriche), sui cosiddetti CEM pulsati (ormailargamente usati nella terapia in particolare incampo ortopedico), e soprattutto degli effettidei CEM ad alta frequenza (spesso chiamaticampi a radiofrequenza), ovvero di quelli deltipo usato nella telefonia cellulare: in questosettore, lavorando con vari colleghi e collabo-ratori, ha ottenuto alcuni interessanti risultatiche sono stati pubblicati su importanti rivisteinternazionali.il professor bersani è stato tra i fondatori dellaEuropean bioElectromagnetics Association(EbEA), così come anche di un Centrointeruniversitario (iCEmb) che raccoglie moltidegli studiosi che si interessano dell’argo-mento, ed è diventato anche il Direttore della“international School on bioelectromagnetics– Alessandro Chiabrera”, voluta dall’EbEA,presso il Centro “Ettore Majorana” di Erice. E’ sta-to l’organizzatore del 3rd World Congress ofElectromagnetics in biology and Medicine,svoltosi a bologna nel 1998. Abbiamo posto al professor bersani alcunedomande sui possibili rischi che possono de-rivare dall’uso dei telefoni cellulari, in partico-lare alla luce della recente sentenza dellaCassazione, di cui abbiamo parlato nel prece-dente numero di Ematos.

Ferdinando Bersani

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focus salute

15 ematos • 021

no una carica elettrica (ioni) o hanno le carat-teristiche di un dipolo. Per comprendere co-me i nostri tessuti si possano riscaldare al se-guito dell’irraggiamento basta pensare chenoi siamo fatti in buona parte di acqua, che èun forte dipolo che risponde molto bene aqueste frequenze (questo è il motivo per cui ilpollo si riscalda di più del piattino di porcella-na su cui è appoggiato). va anche detto peròche gli effetti termici richiedono potenze ele-vate che solo eccezionalmente si trovano nel-l’ambiente in cui viviamo (il forno a microon-de ha delle porte sigillate che non permetto-no alla radiazione di uscire). Questo è anche ilcaso delle radiofrequenze usate nelle teleco-municazioni dove le potenze cui siamo espo-sti sono per lo più trascurabili; quindi, salvo chenon si sia vicinissimi ad antenne molto poten-ti, l’effetto termico è trascurabile. Nella vitaquotidiana la sorgente che utilizziamo più vi-cina al corpo è senz’altro il telefonino; quandolo teniamo vicino all’orecchio, una parte del-l’energia irradiata penetra nella testa e interes-sa anche una parte del tessuto cerebrale nellazona temporale; tuttavia le potenze in giocosono tali che, anche stando molti minuti inconversazione, l’elevazione di temperatura èal massimo di qualche decimo di grado, tenu-to anche conto che il sangue è un efficacissi-mo scambiatore di calore.

Dunque, non ci dobbiamo preoccupare? La cosa è oggetto di controversia, perché, ne-gli ultimi anni, sono emersi effetti biologici an-che in regimi che possiamo dire “non termici”,cioè sotto la soglia termica (teniamo presenteche fino ad un certo apporto di potenza perunità di peso o massa corporea e per unità ditempo, il cosiddetto SAr, il corpo è in grado dicompensare attraverso la termoregolazione).Proprio su questi effetti “non termici”, si sta fo-calizzando l’attenzione degli studiosi, sebbe-ne gli effetti osservati nel campo delle radio-

intervista al professor Ferdinando bersani

telefonini: un rischio per la salute?

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focus salute

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frequenze non siano sempre ripetibili e daqualcuno messi addirittura in discussione, an-che perché i loro meccanismi d’azione ci sonoancora oscuri. E’chiaro tuttavia che essi vada-no studiati a fondo, perché,come detto, corri-spondono alla situazione più frequente nellaesposizione della popolazione.Per quanto riguarda i campi a bassa frequen-ze, per le intensità delle sorgenti che normal-mente abbiamo intorno, le cellule e i tessutisono soggetti ad un effetto termico assoluta-mente trascurabile, per cui, se ci sono effettibiologici, sono di tipo “non termico”. Ora, è in-dubbio che tutta l’evidenza accumulata inquesti trent’anni, sembra assicurarci che alcu-ni effetti sulla fisiologia cellulare ci siano ( a ca-rico di varie funzioni,replicazione, espressionegenica, apoptosi ecc.), anche se spesso non ri-levanti. Questo fa pensare che, in ogni caso,anche per le frequenze più alte, tener conto dipossibili effetti non termici, è sicuramente ra-gionevole. Quanto poi ai meccanismi di que-sti effetti, spesso si invocano le deboli correntielettriche indotte dai campi nei tessuti; tutta-via recentemente sono stati postulati deimeccanismi diversi e più sottili, che qui non èil caso di illustrare, e che potrebbero spiegareanche eventuali effetti di campi statici.A questo punto mi preme però sottolineareuna importante distinzione tra effetti biologi-ci e effetti dannosi, importante soprattutto perla valutazione del rischio.Un effetto biologico può essere del tutto com-pensabile dai meccanismi del nostro organi-smo e non rappresentare nulla di dannoso.Dopotutto, la maggior parte degli agenti chi-mici e fisici con cui entriamo in contatto, pro-duce un qualche effetto biologico, ma non perquesto li mettiamo tutti nella lista nera.ripetendo l’esempio già citato, quando fac-ciamo una passeggiata sotto il sole, la luce pro-duce degli effetti sulle cellule del nostro orga-nismo, ma non per questo li riteniamo neces-sariamente dannosi; anzi, questo esempiopuò essere utile per chiarire un aspetto impor-tante, e cioè il rapporto rischio/beneficio. tuttinoi sappiamo che l’esposizione al sole puòavere anche effetti positivi (es. la maggior pro-duzione di vitamina D), così come esposizioniprolungate possono danneggiare le cellule oaumentare il rischio di melanoma; forse perquest’ultimo aspetto dobbiamo rinunciare alsole? Sarebbe assai più nocivo per la nostra sa-lute restare sempre al buio! Un altro aspetto èla dose e le modalità di somministrazione.Anche la sostanza più utile all’organismo può

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essere nociva: nonc’è sostanza più utiledel glucosio comefonte di energia perl’organismo, ma pro-viamo ad assumereun chilogrammo diglucosio e andremoin coma iperglicemico; analogamente, l’ac-qua, se assunta d’un colpo in quantità eccessi-ve può causare uno shock osmotico. Morale:non ha molto senso chiedersi se i campi elet-tromagnetici siano dannosi o no, ma piuttostoci dobbiamo chiedere quali tipi di campo elet-tromagnetico (frequenza, intensità, tipo di se-gnale) e in che condizioni di esposizione pos-sano essere nocivi.

Dato che i telefoni cellulari usano le micro-onde, conosciamo qualche rischio specifi-co da microonde?Dal punto di vista del rischio, sono stati valuta-ti diversi aspetti, come eventuali effetti geno-tossici (rotture cromosomiche, danni al DNAecc.), effetti sulla crescita cellulare e su vari al-tri parametri; per esempio, attualmente, il miogruppo di ricerca a bologna, sta studiando siaeffetti sul DNA, sia effetti su cellule nervose a li-vello elettrofisiologico. Questo genere di stu-di si esegue con le consuete modalità (comeper qualunque agente): esperimenti in vitro sucellule ed esperimenti in vivo su animale,mentre gli esperimenti diretti sull’uomo sonolimitati per ragioni etiche. Per sopperire a que-sta mancanza, soccorrono gli studi epidemio-logici che prendono in considerazione situa-zioni già presenti di fatto, come l’esposizionedi campioni di persone che abitano vicino adun’antenna o alle linee ad alta tensione, rispet-to a campioni di controllo “non esposti” (in ge-nere si sceglie un livello minimo di campo co-me discriminatorio, visto che ormai siamo tut-ti, in modo più o meno accentuato, esposti). Più in generale, i telefoni cellulari e i cordlesssono un rischio per la salute?La risposta a questa domanda è unpo’ la prosecuzione della pre-cedente. in effetti, a dispet-to di quanto affermato davari iper-allarmisti, una ri-sposta sicura non la pos-siamo dare in base aglistudi in vitro e in vivo. Gliindizi provengono es-senzialmente dagli studiepidemiologici che si stan-

no compiendo da anni. il più esteso e ultimonel tempo è stato lo studio interphone, che hariunito lo sforzo di tredici nazioni, focalizzatosui tumori cerebrali. interphone è stato coor-dinato dall'Agenzia internazionale per laricerca sul Cancro (iArC) di Lione (afferenteall'Organizzazione Mondiale della Sanità).Questo studio non ha evidenziato alcun au-mento del rischio di glioma, meningioma oneurinoma del nervo acustico (diversi tipi ditumori intracranici) negli utilizzatori di telefo-ni cellulari rispetto ai non utilizzatori, né incre-menti del rischio all'aumentare degli anni tra-scorsi dall'inizio dell'uso (fino a 10-13 anni), delnumero totale di chiamate effettuate, o delleore totali d'uso. Solo nei soggetti nella catego-ria più elevata di tempo totale d'uso (che inclu-deva meno del 10% del totale degli utilizzato-ri), è stato osservato un incremento del rischiodi glioma, in particolare tra gli utilizzatori re-centi (coloro che avevano iniziato ad utilizza-re il cellulare da 1-4 anni), piuttosto che trautenti di medio e lungo periodo (4-9 anni e 10anni o più, rispettivamente). Gli autori stessisottolineano che questo risultato va interpre-tati con prudenza, per vari motivi metodologi-ci. Purtroppo i limiti metodologici e i fattori diconfondimento sono spesso presenti in que-sto tipo di studi, e le conclusioni sonospesso interlocutorie, a meno chenon siano suffragate dai datidella sperimentazionedi laboratorio. vaa n c h e

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detto che le conclu-s ioni uf f ic ia l i d iinterphone sono statecontestate da altri stu-diosi, tendenzialmen-te allarmisti, che si ap-poggiano su dati piùfavorevoli alle loro tesi.

Ad esempio, i ricercatori del gruppo svedeseguidato da Hardell, analizzando una serie distudi da loro effettuati, giungono alla conclu-sione che l’uso prolungato del telefonino e deicordless per oltre dieci anni, aumenta sensibil-mente il rischio di glioma e neurinoma. Questistudiosi si fanno portavoce dell’opportunità diusare il cellulare solo quando necessario,usando possibilmente il vivavoce o gli aurico-lari. Nel 2011, l’Agenzie internazionale per lostudio del Cancro (iArC) di Lione, in base agliindizi epidemiologici, ha classificato i campi aradiofrequenza come “possibili cancerogeni”(categoria 2b), come aveva fatto nel 2001 perquanto riguarda le basse frequenze in cui glistudi epidemiologici mostravano una sensibi-le correlazione tra i vivere in vicinanza a lineead alta tensione e le leucemie infantili. Nel ca-so delle radiofrequenze la decisione è statapresa sulla base degli indizi citati sui tumori ce-rebrali. va detto che “possibile cancerogeno” èuna classificazione molto debole, rispetto a“probabile cancerogeno”, e certifica solo lapresenza di indizi, che richiedono un appro-

A dispetto di quanto affermato da vari iper-al-larmisti, una risposta sicura non la possiamodare in base agli studi in vitro e in vivo. Gli indi-zi provengono essenzialmente dagli studi epi-demiologici che si stanno compiendo da anni

focus - telefonini: un rischio per la salute?

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fondimento. Comunque su questo argomen-to ci sono molte fonti informazione e vari sitiinternet, che possono essere utilmente con-sultati, alcuni molto autorevoli come un sitodell’istituto Superiore di Sanità dedicato all’ar-gomento e vari siti di agenzie ArPA. bisognaperò aver un po’ di senso critico nel consultaremolti dei siti dedicati, perché su questo argo-mento si dice tutto e di più.

Pareri molto contrastanti, quindi…Sì, perché i dati sono ancora insufficienti perstabilire alcune certezze, e, in questi casi, cia-scuno interpreta in base ai propri schemi,spesso ideologici o preconcetti. in particolare

si potrebbe dire che ci siano, grosso modo, dueschieramenti, uno che raccoglie anche moltidegli studiosi del mondo ufficiale della scien-za, che tendono ad una posizione prudente, inattesa di maggiori dati, e gruppi di iper-allar-misti, che tendono spesso verso posizioni unpo’ estreme, spesso arrivando ad accusare la ri-cerca ufficiale di essere condizionata da inte-ressi privati. Abbiamo recentemente visto al-l’opera questi opposti schieramenti, anche invarie trasmissioni televisive.

E lei cosa ne pensa?Naturalmente, la mia classificazione dicotomi-ca è eccessivamente semplificatrice.Comunque, sono in questo campo da moltianni e ritengo che la maggior parte degli stu-diosi, molti dei quali conosco personalmente,sia in buona fede, ed animata da genuino de-siderio di veder chiaro nella faccenda. Nonescludo certo pressioni lobbystiche, ma, ripe-to, nel complesso, ritengo fermamente che laricerca in questo campo possa fare alla fineemergere verità e punti di convergenza. Perquanto riguarda il mio caso personale, possoassicurare che non ho mai avuto pressioni dialcun genere, almeno finora, e cerco di man-tenere una posizione il più possibile neutralee imparziale.

E il “principio di precauzione”?E’ un discorso lungo e complesso. Partiamo dauna considerazione, che cioè la maggior par-te delle persone chiede alla scienza certezzeche in molti casi non può dare, e vede solo ne-ro o bianco; sembra che le situazioni interme-die non le tolleri, e già il concetto di probabili-tà le è ostico, benché l’incertezza sia proprio lacifra prevalente della vita quotidiana. Moltospesso mi sono sentito chiedere: “ma, insom-ma, questi benedetti campi fanno bene o ma-le?” A domande così manichee è difficile con-trobattere con distinguo, facendo presenteche ogni cosa ha il più delle volte un doppioaspetto: un farmaco molto efficace è spesso

pieno di controindicazioni, gli effetti termicidei campi elettromagnetici possono essere si-curamente dannosi, ma anche benefici, quan-do , per esempio, vengono usati nella terapia

dei tumori mediante ipertermia o in tanti altricasi. Ma il peggio è quando ti chiedono: “primadi mettere sul mercato un prodotto come ilcellulare, non dovremmo aspettare che lascienza ci dia la certezza che sia innocuo?” E’una richiesta assurda, perché mentre in casispecifici essa può dire, al positivo, che un agen-te è nocivo (per esempio il fumo per il polmo-ne), è pressoché impossibile che escluda“ogni” rischio; gli studi epidemiologici sonostati, per esempio, prevalentemente focalizza-ti sul cancro, ma nessuno può escludere che icampi possano favorire altre patologie (chesono migliaia). E’ evidente che questo punto divista sarebbe totalmente paralizzante per l’af-

fermazione di ogni prodottotecnologico. Ciò che si puòfare, a parte alcuni test stan-dard di base, è procedere nel-la ricerca, stando attenti agliindizi che possono emergereanche dagli ambienti extra-scientifici. Nel caso dei CEM,per esempio, alcune ricerchesono state eseguite con l’in-tento di verificare con meto-do rigoroso se la cosiddetta “ipersensibilità ai campi elet-tromagnetici” proclamata da

varie persone è qualcosa di oggettivabile o èsolo frutto di una percezione soggettiva.tornando al Principio di Precauzione, io sonofavorevole (in accordo con una indicazionedella Comunità Europea), purché lo si appli-

Ferdinando Bersani

Il problema delle stazioni radiobase mi pare moltomarginale rispetto al cellulare, a dispetto dei tanti co-mitati cittadini che si sono opposti alla loro installazio-ne in certi luoghi, perché le intensità di campo sono diregola molto basse

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rimento generale; in più si citano obbiettivi diqualità nella direzione di minimizzare le espo-sizioni per quanto è possibile (una sorta di ap-plicazione del principio ALArA: “As Low Asreasonably Achievable”). Da questo punto divista, la legislazione italiana è tra le più garan-tiste. tuttavia, le controversie anche su questopunto si sprecano, e i più allarmisti vorrebbe-ro far scendere ulteriormente i limiti. A mio av-viso questa posizione è, per ora, molto irragio-nevole, anche perché abbassare significa an-che creare ulteriore motivo di apprensione;

già adesso ho visto richieste angosciate dichiarimento perché le misure effettuate inambienti di lavoro erano ai limiti dei 6 volt permetro! Non dimentichiamo che è molto facileche i CEM, proprio perché invisibili e ormai ubi-quitari si prestano ad una sorta di caccia allestreghe, o alla ricerca di monatti di manzonia-na memoria, attribuendo loro le cause dei pro-pri disturbi; in molti casi i disturbi proclamatisono estremamente generici e aspecifici (maldi testa, senso di stanchezza ecc.), e del tuttocomprensibili nella vita stressante di oggi. C’è

stato un caso in cui disturbi diquesto genere sono stati im-putati alla supposta attivazio-ne di un’antenna, che era in-vece era inattiva. E’ doveroso precisare che que-ste norme non si applicano al-le condizioni che normal-mente si hanno usando il cel-lulare, ed in cui la dose assor-bita può superare i valori chesono alla base dei limiti di

focus salute

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chi sulla base di ragionevoli indizi. Personal-mente, dunque, ritengo che vada utilizzato,ma “saggiamente”, soprattutto (e qui sono indisaccordo con vari colleghi) per il cellulare,che oggi viene usato da una buona fetta del-la popolazione mondiale. Non solo, ma, al dilà di provvedimenti ufficiali, ritengo sia im-portante una educazione capillare all’uso delcellulare in base a criteri di semplice buonsenso, tra cui: utilizzarlo quando è necessarioe per tempi molto limitati, utilizzare perquanto possibile, gli auricolari; non utilizzarlomentre si guida, evitare di darlo in modo in-controllato ai bambini ecc.

E le stazioni radiobase?il problema delle stazioni radiobase, cioè i si-stemi di antenne ricetrasmittenti che servo-no la telefonia mobile in aree specifiche det-te “celle”, mi pare molto marginale rispetto alcellulare, a dispetto dei tanti comitati cittadi-ni che si sono opposti alla loro installazionein certi luoghi, perché le intensità di camposono di regola molto basse e, anche da re-centi monitoraggi, entro i limiti prescritti dal-la legge. Naturalmente i problemi delle sta-zioni radiobase è quello delle esposizioni alungo termine su cui sappiamo ancora poco,mi sembra che rispetto al cellulare, sia unapreoccupazione assai minore.

Cosa dice la legislazione italiana?Le legislazioni dei vari paesi sono ispirate a nor-me suggerite dalla Comunità Europea, a suavolta ispirate ai suggerimento di un Comitatointernazionale di Esperti (iCNirP). i criteri su cuisono costruiti i limiti suggeriti sono basati su-gli effetti noti, in pratica quelli termici, cui poisi applica un coefficiente di riduzione abba-stanza arbitrario, spesso condizionato dacompromessi politici, con l’intento di garantir-si anche verso possibili ma non chiaramenteidentificati effetti non termici. i limiti sono ori-ginariamente stabiliti in base a considerazionidosimetriche, per esempio non superare 0.08watt per kg, nel caso peggiore, per l’esposizio-ne della popolazione. L’italia ha semplificatomolto le tabelle europee e ha introdotto, un ul-teriore limite di si-curezza (livello diattenzione) per leesposizioni in de-terminati am-bienti dove si so-sta, di regola, peroltre quattro ore.Si tratta dei famo-si 6 volt per metroche in pratica so-no diventati il rife-

focus - telefonini: un rischio per la salute?

il complesso degli studi finora effettuati nonsembra indicare un rischio importante; vi so-no solo alcuni indizi epidemiologici, non suf-fragati in maniera forte dalla sperimenta-zione “in vivo”e “in vitro”.

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prodotto di pressioni esterne. Questa sistema-tica logica del sospetto è al tempo stesso am-biguamente ingenua e astuta, perché in mol-ti casi inverificabile (“la calunnia è un venticel-lo…” recita la celebre aria del barbiere diSiviglia). L’analisi va compiuta analizzando peresteso i lavori scientifici pubblicati in un certoperiodo; cosa che viene fatta da vari comitatiinternazionali e dall’Organizzazione Mondialeper la Sanità, le cui conclusioni appaiono su re-port ufficiali. Ma non bisogna neanche caderenell’estremo opposto, e cioè nel pensare chese finora gli studi non danno certezza di rischiosignificativo, questo non possa essere trovatoin futuro. Per esempio la maggior parte deglistudi epidemiologi incentrati sulla cancero-genesi riguardano un periodo inevitabilmen-te limitato di tempo (dopotutto la telefoniacellulare è in uso comune solo da una ventinad’anni), e ben sappiamo che la cancerogenesipuò in alcuni casi avere un tempo di latenza didecenni, basti pensare al mesotelioma daasbesto. Si stima che oggi il numero di utentidel cellulare si aggiri attorno ai sei miliardi, e siain continua crescita. Anche un piccolo rischioin termini di probabilità potrebbe tradursi ma-gari dopo anni in un notevole effetto globale.Questo è sufficiente per trattenerci dal fare af-fermazioni perentorie, e richiede che gli studivadano avanti. va anche detto che, al di fuoridel problema wireless, i CEM sono ubiquitari eapplicati nei più vari campi, dall’industria allamedicina. Studiare la loro interazione con gliorganismi viventi è quindi importante, sia a li-vello di base, sia per le possibili applicazioni an-che benefiche già largamente testimoniate inambito clinico, sia per i problemi connessi al ri-schio da esposizione.

(Copyright A.M.S.)

esposizione. tuttavia vengono seguite dellenorme costruttive perché anche nel caso peg-giore non si superi un determinato valore,considerato come accettabile.

Una recente sentenza della Corte diCassazione, attribuisce in via definitiva unnesso causa-effetto tra l’uso prolungato ditelefoni cellulari e cordless e l’insorgenzadi un  tipo particolare di tumore chiamato“neurinoma del ganglio di Gasser”…  Personalmente ritengo che gli studi epide-miologici attuali vanno, al più, considerati co-me indiziari, ma non tali da stabilire un nessocausale tra esposizione e neurinoma, neanchein termini di alta probabilità; nel caso specificopoi le conclusioni sono basate sugli studi delgià citato Hardell, che non sono suffragate daaltri studi indipendenti, e in contrasto con leconclusioni dello studio interphone. Moltopretestuoso mi pare il giudizio di dipendenzada pressioni lobbystiche di interphone, tutteda dimostrare e, a mio avviso, abbastanza im-probabili, vista la partecipazione di tredici na-

zioni. Non voglio, si badi bene, escludere chela patologia si sia instaurata in seguito all’usodel cellulare, voglio solo dire che allo stato at-tuale delle cose, non si può parlare di alta pro-babilità. Del resto, se così fosse, lo iArC si sareb-be pronunciato classificando i campi a radio-frequenza come “probabili cancerogeni”, non“possibili”. ritengo in conclusione che la sen-tenza costituisca una forzatura interpretativa,molto discutibile, soprattutto in relazione al-l’origine multifattoriale di questo tipo di pato-logia. introducendo un precedente del gene-re si rischia che, d’ora in avanti, una persona cuiviene diagnosticato un neurinoma, possa co-munque imputare l’insorgenza del tumore al-l’uso del cellulare (almeno come concausa),intentando denuncie e operazioni legali deltutto arbitrarie.

L'uso dei telefoni cellulari è diffusissimoanche nei ragazzi molto giovani…Come dicevo prima, non abbiamo prove inquesto senso, ma molti sono personalmentefavorevole ad una posizione di prudenza par-ticolare nei bambini dove il cervello è ancorain formazione. Personalmente ritengo utileuna capillare educazione personale all’uso diquesti mezzi, anche nei bambini e soprattuttonei ragazzi adolescenti.

Lei sembra avere una posizione abbastan-za tranquillizzante nei confronti dell’usodelle tecnologie wireless… Non vorrei essere frainteso su questo punto;quello che possiamo dire è che il complessodegli studi finora effettuati non sembra indica-re un rischio importante; vi sono solo alcuni in-dizi epidemiologici, non suffragati in manieraforte dalla sperimentazione “in vivo”e “in vitro”.in questo genere di studi così complessi edelusivi, non si può citare, come fanno alcuneassociazioni, solo i singoli lavori che possanosostenere le proprie tesi, eludendo quelli chele contraddicono, denunciate a priori come il

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Sono favorevole ad una posizione di pruden-za particolare nei bambini dove il cervello èancora in formazione. Personalmente ritengoutile una capillare educazione personale al-l’uso di questi mezzi, soprattutto nei ragazziadolescenti

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focus salute

Il dipinto è lì dal Xvii secolo. rappresentala Madonna de’ tencitt, protettrice deicarbonai (tencitt appunto ossia “ragazzisporchi”) ed è un ex voto che l’abate del-la corporazione dei carbonari, bernardo

Catone, commissionò ad un pittore rimastoanonimo, come segno di ringraziamento allaMadonna per averli risparmiati dalla terribileepidemia di peste, scoppiata nel 1630, la pe-ste dei Promessi Sposi del Manzoni (1626-1631). il quartiere dei carbonai, Santo Stefa-no, fu preservato dal terribile contagio. E latela fu apposta sulla facciata di Ca’ tencitt do-ve essi alloggiavano. Per decenni dimentica-ta, chiusa dietro ante di legno, veniva espo-sta per la festa dell’Assunta a Ferragosto. L’af-fresco è stato restaurato all’inizio degli anniNovanta quando un avvocato, dopo essersisalvato da un incidente stradale, decise disdebitarsi per la grazia ricevuta e con il bene-stare della Soprintendenza, ha riportato la te-la agli antichi fasti. .

(Copyright A.M.S.)

tesori nascosti

Un po’ nascosto, in una piccola stradina del centro di Milano, via Laghetto, c’è

una tela alta quasi due metri, con la Madonna che tiene sotto il proprio manto

i santi Sebastiano, trafitto dalle frecce del martirio, Carlo (Borromeo, futuro car-

dinale) e Rocco con il cane che gli lecca le piaghe della lebbra.

la Madonna dei Tencitt

vecchia Milano

VIA LAGHETTOha questo toponimo, perché per quasi 500anni l’area ha accolto le acque del Navigliofino a formare un porticciolo. Lo fececostruire Gian Galeazzo visconti dal 1388,per agevolare il trasporto del marmo diCandoglia, necessario per la costruzione delDuomo, che arrivava in pesantissimi bloc-chi percorrendo il ticino e il NaviglioGrande, giungendo fino al laghetto diSant’Eustorgio.

TENCINtencin = da tenc (bruno, scuro) , da tencindel laghetto a tencitt il passo è breve

tramite questo QR code si ottiene la posizioneGoogleMaps del luogo

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letti per voi di Paola e Michele

forse l’opera poetica più nota di D’Annunzio, terzo libro del-la serie delle Laudi, dopo Maya ed Elettra, e che come i pre-cedenti ricava il titolo dal nome di una stella delle Pleiadi;l’edizione del 1995 (13ma ristampa, 2005) è curata dafederico Roncoroni, ed esce con il patrocinio della fonda-

zione “Il vittoriale degli Italiani”. Il testo comprende tutte le 88 poesieoriginali (scritte tra il 1899 e il 1903), stampate non nell’ordine crono-logico di scrittura, ma nell’ordine immaginato dal poeta per descrive-re l’evoluzione delle situazioni che egli vive nel corso di una estate,che oltre a costituire un fil rouge in cui si dipanano le sue esperienze,rappresenta anche la metafora del meriggio della sua esistenza(D’Annunzio aveva esattamente quarant’anni quando la raccolta uscìper la prima volta per i tipi di treves). Le poesie vanno da una serie dirichiami alle origini della letteratura italiana, fino al decadentismo piùspinto, quasi espressionista, mai osato da alcun italiano prima di allo-ra (ma neppure dopo, se vogliamo). Spiccano per importanza e per

bellezza La sera fiesolana, e il ca-polavoro assoluto La pioggia nelpineto, ambientata a Marina diPisa durante una pioggia estiva,in cui il vate vive assieme alla suaErmione (trasfigurazione del-l’amata Eleonora Duse, per laquale la poesia è stata scritta)una metamorfosi da panismopuro che li trasforma da perso-ne in vegetali; merita una men-zione anche la lirica I pastori, senon altro perché tutti, più o me-no, l’abbiamo studiata al liceo.La raccolta va assolutamenteletta nell’ordine in cui le poesiesono scritte per poterne ap-prezzare interamente la portata; tuttavia, volendo ricordare alcune li-riche più di spicco, oltre alle tre già menzionate, vale la pena citare iquattroDitirambi (la spina dorsale di tutta l’opera), Il fanciullo, Furit ae-stus, Innanzi l’alba e Versilia.

Alcyonedi Gabriele D’AnnunzioOSCAR MONDADORI (8,80 €)

Breve storia di (quasi) tuttoBill Bryson - SAGGIStICA tEA (9,00 €)

èE’ un piccolo li-bro che dal1960, data dellaprima edizione,viene ristampa-

to con costante seguitoda parte dei lettori. è ilracconto comico dellascoperta e dell’uso, daparte di uomini primitivi,del fuoco, della lancia, delmatrimonio. Roy Lewis la-vorò come giornalista peril times e l’Economist. Ecome corrispondente del-l’Economist da paesi delCommonwealth si trova-va in Africa – dove il suo racconto è ambientato – intornoalla metà degli anni Cinquanta. Qui, per la prima volta, vi-de le pitture preistoriche rupestri ritrovate in alcune caver-ne. Da questo, come dalle riflessioni seguite allo smantel-lamento del governo coloniale britannico in Africa, trassemateria per questo libro.

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di Roy LewisGLI ADELPHI (7,50 €) u

n viaggio alla scoperta dell'universo in cui viviamo eun'eccezionale guida al mondo scientifico contempora-neo. Quello che scrive l’autore sulla quarta di copertinaè quanto di più motivante (per molti) alla lettura del li-bro: «Mentre ero in volo sul Pacifico e guardavo pigra-

mente dal finestrino l'oceano illuminato dalla luna, mi si presentò al-la mente, con una forza piuttosto inquietante, la consapevolezza dinon sapere nulla dell'unico pianeta sul quale mi sarebbe mai capita-to di vivere.» Quanto è grande, infatti, il nostro pianeta? Come è fatto? Quali leggine governano il moto, la natura e i fenomeni? Per colmare questa la-cuna, Bill Bryson decide di partire per un viaggio molto diverso daquelli che ci ha raccontato nei suoi libri: un viaggio nel mondo del sa-pere scientifico, per narrarci la storia dell'universo e farci compren-dere, senza inutili difficoltà, la teoria della relatività e le sue conse-

guenze, i segreti del Big Bang, le leg-gi dell'evoluzionismo, la comparsadell'uomo sulla terra, la doppia eli-ca del DNA e molto altro. Con unascrittura sempre ironica, e senzamai rinunciare al gusto dell'aned-doto e della battuta, Bryson ci fa in-contrare le personalità che hannofatto e stanno facendo la storia del-la scienza, lasciandoci alla fine lasensazione di conoscere meglio ilmondo in cui viviamo, ma anchequella, piacevolissima, di avere let-to un «romanzo» ricco di sorprese ecuriosità.

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fumetti

Elena Zini

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AMS news

15 anni di AMS

a cura di Marco brusati e Flavia Mammoliti

foto di Nicola Vaglia

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il 16 marzo scorso, in occasione del quindicesimo compleanno di AMS, icollaboratori e gli ex collaboratori sponsorizzati dall'Associazione si sonoritrovati per una piccola festa a Niguarda. L'evento è stato arricchito dauna "Session di riprese foto e video", per far conoscere le esperienze e ipercorsi professionali dei partecipanti a partire dalla loro stessa voce. inoccasione della cena di raccolta fondi del 10 maggio sarà presentato ilcortometraggio su AMS e i protagonisti della sua storia.

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AMS news

in memoria di Walter

Su una colonna a fianco della recep-tion del reparto è stata posta una tar-ga “In memoria di Walter Fontanaper il sostegno alla formazione medi-ca specialistica in ambito trapianto-

logico per il Centro Trapianti di midollo”.Principale sponsor dell'iniziativa è la“Flexform” di Monza, il cui titolare, GiancarloGalimberti, era presente con la figlia Rominache, quindici anni fa, proprio al Niguarda,aveva subìto il trapianto di midollo. Alla“posa” della targa è intervenuto anche ildirettore generale del nososcomio milanese,Walter Bergamaschi. “Grazie per il sostegnoche non da oggi Cancro Primo Aiuto dà alnostro ospedale e a questo reparto in partico-lare - ha detto Bergamaschi - Porre una targavuol essere un segno della riscoperta degliospedali come un patrimonio che, soprattut-

Dall'edizione di quest'anno, tenutasi il7 Aprile scorso, l'AMS è tra le Onlusaderenti al Charity Program del-l'evento. Sono state due le prime staf-fette che hanno corso per l'AMS e

hanno scelto di iscriversi tramite l'Associazione,devolvendo così parte della quota di iscrizione asostegno della Ricerca in ambito ematologico. Il nostro grazie va in particolare alle squadre “Ra-diotaxi 8585” e “Run for good – Runners Capriole-se” che con entusiasmo e passione hanno rispostoal nostro appello a correre per noi.L'appuntamento è per l'edizione 2014 della Mara-tona, allenatevi e preparatevi a correre per l'AMS!Sarà una bella esperienza di sport e solidarietà chefarà bene a voi e alla ricerca!

AMS Onlus tra le Charities della Milano City Marathon

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Cena di Raccolta FondiVenerdì 10 Maggio, ore 20.30, c/o Hotel Holiday Inn Assago -Tangenziale Ovest Km 19Quest'anno AMS compie 15 anni, compleanno che festeggeremo tuttiinsieme in occasione della “Cena annuale”. Un appuntamento con i pro-tagonisti di 15 anni di risultati e impegno continuo. È richiesto un con-tributo di € 65 a persona, a sostegno delle attività della Struttura diEmatologia del Niguarda.Per informazioni e prenotazioni contattaci al numero 02.6425891 oscrivi a [email protected]

Torneo di BurracoSabato 11 Maggio, ore 20.30, c/o Palazzetto dello Sport di Cabiate invia Paolo VIUna bella occasione di gioco e divertimento, ma anche di sostegno allostaff medico dell'Ematologia del Niguarda ed alle attività di ricerca pro-mosse dall'AMS. Per maggiori informazioni sulla modalità d'iscrizionescrivi ad [email protected]

Camminata del SorrisoSomaglia. Domenica 2 giugno, ritrovo ore 9:00 c/o Gargatano (LO)Con il patrocinio del comune di Somaglia, quest'anno prenderà il via laCamminata del Sorriso organizzata dagli amici del Lodigiano. Sonoprevisti due percorsi: uno da 3 Km e uno da 6 Km, fino alle rive del Po.Il pettorale costa € 5 comprensivi di ristoro, gadget e lotteria.Saranno premiati il partecipante più vecchio, il più giovane e il gruppopiù numeroso. Portate anche gli amici a quattro zampe! Per informazioni e modalità d'iscrizione scrivi a [email protected]

Camminata del SorrisoAlbese con Cassano. Domenica 9 giugno, ritrovo ore 9.00 c/o Piazzadelle Feste (via Cristoforo Colombo)Il testimone passa dalla provincia di Lodi a quella di Como: laCamminata del Sorriso di Albese con Cassano giunge quest'anno allaquarta edizione.Alle 9.30 partirà un serpentone che passeggerà tra vie, giardini eboschi. I percorsi previsti saranno due: uno da 7 Km e uno da 10 Km.Il pettorale costa € 5 o € 10 con maglietta ricordo; per i bambini al disotto dei 10 anni € 5 con maglietta. Sarà previsto un servizio di ristoroin collaborazione con la Pro Loco.

Una Primavera ricca di appuntamenti... Con AMS!Con la bella stagione e aumentano le occa-sioni di incontrarsi per condividere quantorealizzato dall'Associazione e per rivedere voltiamici, col gusto di ritrovarsi sempre unitidallo scopo comune.

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giochi per la mente a cura di Nafor Zabolog

SUDOKU

SUDOKU

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Per aiutare l'Associazione Malattie del Sangue a conseguire i suoi scopi associativi puoidiventare socio sostenitore, versando un contributo associativo annuo libero.

Puoi anche diventare socio benemerito contribuendo ai progetti di ricercadell'Associazione o all'acquisto di attrezzature necessarie al raggiungimento degli scopiassociativi.

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con versamento sul c/c postale n. 42.49.72.06 intestato ad Associazione Malattie del Sangue

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