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319 Archeologia Postmedievale 17, 2013, pp. 00-00 Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata di tecniche e sequenze istoriative su due frammenti litici con graffiti protostorici da Piancogno (Valcamonica, BS) Alberto Marretta*, Angelo Martinotti**, Mauro Colella** 1. Introduzione Questa ricerca si propone di presentare i risultati preliminari conseguiti nello sviluppo e nell’appli- cazione in campo dell’arte rupestre di una nuova procedura documentativa specificamente cali- brata per complessi realizzati in tecnica a graffito, caratterizzati da elevata densità di segni e conse- guenti fenomeni di sovrapposizione. Come noto la sovrapposizione costituisce, assieme al confronto dei soggetti con reperti appartenenti al record archeologico, all’indagine di iconografie e contenuti e – con minore attesa di diagnosti- cità – alla definizione della cifra stilistica, uno degli elementi di conoscenza basilari nella deter- minazione di una collocazione cronologica e, in prospettiva più ampia, nella costruzione di una articolazione diacronica locale di una tradizione d’arte rupestre figurativa 1 . In sede di pubblicazione scientifica dei rari complessi cronologicamente fondanti, in cui l’accumulo di interventi istoria- tivi ha prodotto una stratificazione di soggetti significativi, si dimostra essenziale produrre della sequenza relativa e dell’articolazione in fasi delle attività una descrizione ed una illustrazione chiare, esaustive e dettagliate, modellate su criteri quanto più possibile obiettivi e condivisi, onde cumulare nel tempo dossiers metodologicamente omogenei di edizioni di complessi chiave che fungano da base di riferimento per proposte di affinamento, aggiornamento o revisione dei sistemi cronologici areali. Per l’arte rupestre preistorica della Valcamo- nica, pur vigendo da tempo svariate costruzioni crono-stilistiche tra loro più o meno simili, un progetto del genere è ancora lontano dal prender forma, avendo visto finora la luce solo pochi lavori monografici, certo validi e meritori, alcuni dei quali alquanto datati 2 . * Centro Ricerche Antropologiche Alpi Centrali (craac). ** Dipartimento Valcamonica e Lombardia – Centro Ca- muno di Studi Preistorici. 1 Anati 1975; de Marinis 1992, p. 170. 2 Ad iniziare dal pionieristico, metodologicamente em- brionale lavoro di Anati 1960, passando per il più evoluto di Sansoni 1980, per concludere con il recentissimo e approfondito di Arcà 2005. Mentre nella tecnica a picchiettatura la sovrap- posizione si esplica nella coincidenza di più o meno ampie aree o porzioni lavorate di due o più figure, nel caso del tratto graffito, per sua natura di spes- sore notevolmente esiguo 3 , il contatto tra i segni si risolve in singoli punti, nei quali una linea interseca un’altra. Il carattere infinitesimale dell’intersezione, in particolare se accompagnato da un affollamento di figure che moltiplica esponenzialmente la quan- tità di tangenze, rende estremamente difficoltosa e inefficace la restituzione documentativa dei dati di sovrapposizione sul piano grafico, soprattutto in quella più diffusa forma di documentazione scientifica dell’arte rupestre che è il rilievo ma- nuale a contatto, nel quale tale informazione può “perdersi” in caso di pubblicazione di superfici di dimensioni cospicue compresse per esigenze editoriali in riproduzioni di formato contenuto 4 . Si è optato pertanto di rivisitare i tradizionali metodi di realizzazione del rilievo a contatto su foglio di polivinilcloruro trasparente (pvc varietà Cristal”) alla luce delle più recenti risorse infor- matiche, ed affiancare alla documentazione grafica una documentazione schematica che riportasse, in maniera indipendente ed in forma sinottica, sintetica e astratta, l’insieme di informazioni – op- portunamente ordinato ed interpretato – relativo ai rapporti di sovrapposizione tra elementi figurativi. A tale scopo si è scelto di trarre ispirazione dal modello metodologico-documentativo sviluppato in seno allo scavo archeologico, finalizzato a pro- porre dell’articolazione stratigrafica di un sito sia la restituzione grafica, attraverso i classici strumenti iconografici rappresentati da piante e sezioni, sia l’elaborazione schematica, attraverso il “diagramma stratigrafico”, in particolare nella versione più diffu- samente adottata, nota come “Matrix di Harris” 5 . Come campione di studio su cui calibrare e spe- rimentare il nuovo pacchetto metodologico sono stati scelti due frammenti litici erratici provenienti dal territorio di Piancogno (BS), nella bassa Valca- 3 Eccetto casi di polissoir, qui non presi in considerazione. 4 Anati 1974. 5 Harris 2000.

Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata di tecniche e sequenze istoriative su due frammenti litici con graffiti protostorici da Piancogno (Valcamonica,

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Archeologia Postmedievale17, 2013, pp. 00-00

Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata di tecniche e sequenze istoriative su due frammenti litici

con graffiti protostorici da Piancogno (Valcamonica, BS)Alberto Marretta*, Angelo Martinotti**, Mauro Colella**

1. IntroduzioneQuesta ricerca si propone di presentare i risultati preliminari conseguiti nello sviluppo e nell’appli-cazione in campo dell’arte rupestre di una nuova procedura documentativa specificamente cali-brata per complessi realizzati in tecnica a graffito, caratterizzati da elevata densità di segni e conse-guenti fenomeni di sovrapposizione.Come noto la sovrapposizione costituisce, assieme al confronto dei soggetti con reperti appartenenti al record archeologico, all’indagine di iconografie e contenuti e – con minore attesa di diagnosti-cità – alla definizione della cifra stilistica, uno degli elementi di conoscenza basilari nella deter-minazione di una collocazione cronologica e, in prospettiva più ampia, nella costruzione di una articolazione diacronica locale di una tradizione d’arte rupestre figurativa 1. In sede di pubblicazione scientifica dei rari complessi cronologicamente fondanti, in cui l’accumulo di interventi istoria-tivi ha prodotto una stratificazione di soggetti significativi, si dimostra essenziale produrre della sequenza relativa e dell’articolazione in fasi delle attività una descrizione ed una illustrazione chiare, esaustive e dettagliate, modellate su criteri quanto più possibile obiettivi e condivisi, onde cumulare nel tempo dossiers metodologicamente omogenei di edizioni di complessi chiave che fungano da base di riferimento per proposte di affinamento, aggiornamento o revisione dei sistemi cronologici areali. Per l’arte rupestre preistorica della Valcamo-nica, pur vigendo da tempo svariate costruzioni crono-stilistiche tra loro più o meno simili, un progetto del genere è ancora lontano dal prender forma, avendo visto finora la luce solo pochi lavori monografici, certo validi e meritori, alcuni dei quali alquanto datati 2.

* Centro Ricerche Antropologiche Alpi Centrali (craac).** Dipartimento Valcamonica e Lombardia – Centro Ca-

muno di Studi Preistorici.1 Anati 1975; de Marinis 1992, p. 170.2 Ad iniziare dal pionieristico, metodologicamente em-

brionale lavoro di Anati 1960, passando per il più evoluto di Sansoni 1980, per concludere con il recentissimo e approfondito di Arcà 2005.

Mentre nella tecnica a picchiettatura la sovrap-posizione si esplica nella coincidenza di più o meno ampie aree o porzioni lavorate di due o più figure, nel caso del tratto graffito, per sua natura di spes-sore notevolmente esiguo 3, il contatto tra i segni si risolve in singoli punti, nei quali una linea interseca un’altra. Il carattere infinitesimale dell’intersezione, in particolare se accompagnato da un affollamento di figure che moltiplica esponenzialmente la quan-tità di tangenze, rende estremamente difficoltosa e inefficace la restituzione documentativa dei dati di sovrapposizione sul piano grafico, soprattutto in quella più diffusa forma di documentazione scientifica dell’arte rupestre che è il rilievo ma-nuale a contatto, nel quale tale informazione può “perdersi” in caso di pubblicazione di superfici di dimensioni cospicue compresse per esigenze editoriali in riproduzioni di formato contenuto 4.Si è optato pertanto di rivisitare i tradizionali metodi di realizzazione del rilievo a contatto su foglio di polivinilcloruro trasparente (pvc varietà “Cristal”) alla luce delle più recenti risorse infor-matiche, ed affiancare alla documentazione grafica una documentazione schematica che riportasse, in maniera indipendente ed in forma sinottica, sintetica e astratta, l’insieme di informazioni – op-portunamente ordinato ed interpretato – relativo ai rapporti di sovrapposizione tra elementi figurativi. A tale scopo si è scelto di trarre ispirazione dal modello metodologico-documentativo sviluppato in seno allo scavo archeologico, finalizzato a pro-porre dell’articolazione stratigrafica di un sito sia la restituzione grafica, attraverso i classici strumenti iconografici rappresentati da piante e sezioni, sia l’elaborazione schematica, attraverso il “diagramma stratigrafico”, in particolare nella versione più diffu-samente adottata, nota come “Matrix di Harris” 5.Come campione di studio su cui calibrare e spe-rimentare il nuovo pacchetto metodologico sono stati scelti due frammenti litici erratici provenienti dal territorio di Piancogno (BS), nella bassa Valca-

3 Eccetto casi di polissoir, qui non presi in considerazione.4 Anati 1974.5 Harris 2000.

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Alberto Marretta, Angelo Martinotti, Mauro Colella

monica, attualmente conservati nell’edificio muni-cipale e già oggetto di pubblicazione preliminare, con metodologie tradizionali, nel lavoro del 1993 di A. Priuli dedicato all’area 6.La selezione è stata dettata da una serie di motivi di ordine sia pratico che contingente. Entrambi i pezzi riportano un notevole affollamento di segni e una conseguente fitta serie di punti d’intersezio-ne, di cui molti coinvolgenti figurazioni di rilievo cronologico in quanto suscettibili di riscontro archeologico. L’intreccio di incisioni lineari ripe-tutamente secantesi rende particolarmente ardua la discriminazione delle varie figurazioni accumulate e la distinzione dei rapporti relativi, e soprattut-to la loro comprensibilità e rappresentabilità in sede di riproduzione grafica, come si ha modo di constatare nei limiti riscontrati nel pur valido e accurato rilievo a contatto prodotto nella prima pubblicazione, in cui – per ovvie limitazioni della tecnica del rilevamento manuale – non appaiono le sovrapposizioni e le variazioni dello spessore dei tratti. È stata inoltre notata tra i due frammenti una sostanziale omogeneità tecnica e tematica delle istoriazioni, con ricorrenza di soggetti comuni, cui si contrappone una evidente differenza di ni-tidezza dei tratti e di interpretabilità dei punti di sovrapposizione, dipendenti da ragioni di qualità e conservazione dei supporti litici. Infine, la pos-sibilità di raffronto con materiale documentativo tradizionale già pubblicato avrebbe permesso una valutazione diretta ed indipendente di limiti, van-taggi e potenzialità della metodologia.

2. Descrizione litologica ed iconografica dei campioni di studio

I frammenti litici, di dimensioni rispettivamente di 39,7×16,2×8,6 cm (fr. 1) e 51,2×17×25 cm (fr. 2), sono due scheggioni di arenaria permiana di varietà differente, appartenente alla locale Formazione di Wengen localizzata nel versante occidentale nel tratto iniziale della bassa Valcamonica, tra i comuni di Darfo/Boario Terme e Piancogno 7.Il frammento 1, a matrice sabbiosa con granulo-metria sub-millimetrica percepibile ad occhio nudo, di colore nocciola grigiastro, ha struttura ta-bulare con le due facce principali piane e parallele, solidali ai piani di sfaldamento, e presenta margini di frattura smussati, indicativi di una condizione

6 Priuli 1993, pp. 94-95, 118-121.7 Casati, Pace 1972.

di antica erraticità. La levigatezza e regolarità della superficie istoriata, assieme alla evidente consun-zione dimostrata dalle incisioni, è compatibile con le circostanze di rinvenimento, in reimpiego nella lastricatura di un sentiero di versante, e con usura da calpestio, come indicato in pubblicazione 8. Il frammento 2, di tessitura finissima di colore gial-lo virante al camoscio e patina discontinua rosso corallo, ha una struttura lamellare e reca una sola faccia levigata, lievemente concava, riportante le incisioni; i restanti lati mostrano spigoli vivi e piani di sfaldamento chiaramente recenti, ad andamento irregolare subparallelo. L’aspetto concorda con le notizie relative ad un recente distacco del pezzo (anni ’80) da parete verticale aggettante, a seguito di una repentina degenerazione naturale della stabilità della sede 9.La faccia principale del frammento 1 è istoriata con una composizione in gran parte figurativa re-alizzata a graffito, stilisticamente e tematicamente omogenea, organizzata in relazione ad una lunga figura di lancia con enorme cuspide fiammata ed alette nel tratto prossimale, che attraversa orizzon-talmente per tutta la sua lunghezza la superficie incisa. Sopra e attorno alla lancia si dispongono in ordinata teoria figure cuspidate molto allungate, flesse verso destra nella metà inferiore con ampio angolo ottuso, identificabili come rappresentazioni molto stilizzate e sommarie di coltelli infoderati di tipo Introbio (fine II-I sec. a.C.) o Lovere (I-II sec. d.C.) – il primo con terminazione del fodero a puntale ancoriforme 10. Si intercalano alla serie due figure rovesciate di asce a manico rettilineo e grande lama lunata a taglio espanso, confrontabili a livello materiale con il tipo cosiddetto Hellebardenaxt (“ascia-alabarda”: II sec. a.C.-I sec. d.C.) caratte-ristico dell’area centroalpina e ben noto sul piano figurativo sia in complessi graffiti di altre rocce in situ di Piancogno, sia, come incisione a martellina, nel grande polo dei dintorni di Capo di Ponte, soprattutto in alcune aree alte del comprensorio di Paspardo (Dos Sottolajolo, In Vall) 11 (figg. 1-2).Il secondo frammento riporta una fitta ed intricata composizione di segni perlopiù non o pseudo-figu-

8 Priuli 1993, pp. 94.9 Informazione raccolta su cortese testimonianza del sig. Pie-

rangelo Richini, che ringraziamo. Il distacco da parete «in tempi relativamente recenti» è riportato anche in Priuli 1993, p. 118.

10 Fossati 1989. Da ultima: Solano 2005.11 Sul tema figurativo e i confronti archeologici si veda il

datato, ma ancora valido: van Berg-Osterrieth 1974. Su Piancogno: Priuli 1993. Su Paspardo: Simões de Abreu et al. 1988; Fossati 1998.

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Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata su due frammenti litici da Piancogno

(BS), loc. Annunciata. Frammento litico 1; 2. Piancogno (BS), loc. Annunciata. Rilievo digitale vettoriale del frammento 1.

rativi, consistenti nella maggioranza in linee rette, verticali o oblique di varia lunghezza e spessore. All’interno dell’intreccio di tratti si riescono ad isolare tre iscrizioni in caratteri camuni (“s1 e b r” a grandi dimensioni nel quadrante sinistro inferiore; “φ r s2 s1” nel settore destro e il più piccolo “s1 [/χ?] a u p [/l?] i” in prossimità dello spigolo destro in bas-so 12), due stelle a cinque punte, una miniaturistica

orizzontale di Hellebardenaxt con manico serpeg-giante, testa a peduncolo protruso e ampia lama

fodero di coltello tipo Introbio-Lovere con puntale

pentagonali con asse verticale mediano, molto allungate, interpretabili sulla base di confronti con esemplari più felicemente riusciti (r. “delle Spade” di Piancogno) come riproduzioni molto stilizza-

12 1990, pp. 53-58; 1998, pp. 113-120.

gladius romano 13. Concludono il pannello, su una cuspide protrusa, due probabili lance a lama fogliata e una sigla di tre caratteri camuni (“l [/p?] t χ”) 14 ( 3-4).

3. La procedura documentativa

3.1 Documentazione fotogra ca e analisi microscopica

Come primo passo documentativo si è disposta la -

te dettagliata 15. Pur avendo ormai a disposizione fotocamere digitali con elevate risoluzioni in uscita (12-15 Megapixel), alcuni tests prelimina-ri hanno rivelato l’impossibilità di riconoscere

13 1993, pp. 130-140.14 Quest’ultima sfuggita al rilievo di 1993.15 Per un recente esempio dell’applicazione di un in

parte simile a quello qui presentato: et al. 2008.

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loc. Ca’ de Doss. Frammento litico 2; 4. Piancogno (BS), loc. Ca’ de Doss. Rilievo digitale vettoriale del frammento 2.

è quindi optato per un fotomosaico delle intere

con obiettivo macro realizzati a luce radente sia naturale (ottenuta orientando adeguatamente le

16. Il risultato di questa sequenza di operazioni è una

-

16 utilizzando una fotocamera digitale Canon 40D con obiettivo Canon Compact Macro Lens 50 mm 1:2.5.

mente superiore rispetto a quanto raggiungibile

2, ottenuta dalla giunzione di 192 macro, ha di-mensioni di 11370×5778 pixels, corrispondenti a circa 65,7 Megapixel ( 3). Il raddrizzamento

di ottenere un’immagine metricamente conforme,

impostare una eventuale analisi quantitativa dei

La relativa snellezza del sistema adottato garantisce la riproducibilità del procedimento, con minimi

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Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata su due frammenti litici da Piancogno

adattamenti logistici e tecnici relativi al grado di accessibilità e di illuminazione, anche su rocce all’aperto.Il workflow adottato ha consentito inoltre di ov-viare alla resa indistinta dello spessore dei tratti e all’assenza di indicazione delle sovrapposizioni ac-cusate, per limiti intrinseci, dalla tecnica di rilievo manuale. Per quest’ultimo aspetto, l’utilizzo di un microscopio digitale con range di ingrandimento variabile tra 60-200x ha permesso di individuare ed analizzare direttamente sui pezzi i punti di in-tersezione fra i tratti graffiti pertinenti agli elementi figurati, consentendo l’accurata discernibilità nei tratti dei caratteri formali utili al riconoscimento dell’ordine di sovrapposizione.

3.2 Considerazioni sulla tecnica incisoria e criteri di determinazione dell’ordine di sovrapposizione

L’osservazione microscopica ha supportato una contestuale serie di indagini sistematiche e parti-colareggiate sulla morfologia e le caratteristiche di dettaglio dei tratti incisi.Ovviamente, il campione esaminato – benché alta-mente rappresentativo – non consente di esaurire l’intera casistica né la fenomenologia della tecnica istoriativa a graffito, argomenti che comprendono un’ampia variabilità di fattispecie correlata alla varietà di strumenti e modalità incisorii, di qua-lità e conservazione dei supporti. Le osservazioni di seguito proposte, lontane dal voler risultare esaustive e definitive, ambiscono solo a proporre alcuni termini di riferimento desunti da un esem-pio particolare, suscettibili di ulteriori discussioni e verifiche circostanziate condotte in riferimento ad altri casi, soprattutto con l’appoggio di prove sperimentali, essenziali nello stabilire punti fermi in un campo empiricamente sondabile quale è lo studio delle tecniche istoriative. L’auspicio è di con-tribuire almeno in parte, attraverso considerazioni generali ed empiriche valutazioni, ad esplicitare alcuni criteri utili alla determinazione del rapporto di sovrapposizione tra figurazioni graffite, sottra-endola almeno in parte – in quanto elemento di carattere fisico e quindi oggettivamente acquisibile – all’arbitrio della dialettica astratta ed opinabile dei pareri.Sia sul frammento 2, dove i particolari si stagliano con particolare nitidezza grazie all’ottimale qualità e conservazione del supporto (fig. 5), sia sul fram-mento 1, eroso e di grana grossolana quindi meno indicativo, i solchi incisi hanno larghezze oscillanti tra le frazioni di millimetro e i due millimetri, con

profondità direttamente proporzionate e sezioni variabili tra profili a V, semicircolari e rettangolari con fondo piano.Gli strumenti impiegati agivano attraverso punte fini, di elevata durezza e notevole regolarità, indub-biamente di materiale metallico e dotate di vertici discretamente (per i solchi ad U e rettangolari) o molto (per i solchi a V) affilati, di forma conica (punteruolo, bulino) o piatta e di esigua larghezza (coltello?). La regolarità dell’andamento e della profondità dei solchi suggerisce che il segno era tracciato con relativa rapidità e pressione minima e costante, in una singola o al limite un paio di passate, mediante attrezzo di discrete dimensioni e peso, agevolmente impugnabile. La relativa tenerezza, la notevole regolarità superficiale e l’omogeneità tessiturale del litotipo garantivano risultati eccellenti, con sforzo trascurabile. I solchi a sezione rettangolare, presenti esclusivamente sul frammento 2 con larghezze notevoli, mostrano tal-volta sul fondo piano crestine rilevate a spigolo vivo con andamento solidale al solco, ipoteticamente riconducibili ad irregolarità o difetti (tacche) sul filo di cuspidi piatte usate “a scalpello” (fig. 5c-d).La massima attenzione è stata riservata ai dettagli morfologici dei punti di intersezione tra linee, le cui caratteristiche sono apparse fin da subito chiaramente visibili e intuitivamente interpretabili in termini di rapporto di posizione relativa. Nei casi di coppie di tratti secanti, uno, anche se di profondità minore, appare sempre chiaramente proseguire all’interno del fondo del secondo, in-terrompendone la continuità per mezzo di brevi creste parallele trasversali, la cui distanza è rappor-tata alla larghezza della linea secante (fig. 5a-b). La presenza, nel fondo di un solco, di segni attribuibili ad un secondo incrociante è chiaro indice della preesistenza del primo 17.Sul frammento 2 ricorrono anche alcuni esempi di convergenza/confluenza di tratti all’interno di altri, senza vera e propria resezione. Nel caso in cui il tratto innestantesi sul preesistente sia di larghezza inferiore, si osserva la sua prosecuzione (più o meno protratta) all’interno del solco più ampio del secondo; nel caso opposto, il solco del

17 Nel caso in esame, dove i solchi hanno profondità confrontabile e il supporto è tenero, è impossibile che un tratto tracciato sopra un altro non lasci segni all’interno del solco di quest’ultimo, oltrepassandolo senza “tagliarlo”. Ciò potrebbe invece accadere nelle eventualità di notevole profondità ed esigua larghezza del solco secato (una linea à polissoir) e di contestuale estrema superficialità del tratto secante, risultato di un traccia-mento rapido e leggero, tale da impedire la penetrazione della punta nel fondo del solco preesistente.

324

Alberto Marretta, Angelo Martinotti, Mauro Colella

fig. 5 – Piancogno (BS), loc. Ca’ de Doss. Macrofotografie da microscopio ottico digitale di dettagli delle istoriazioni del frammento 2.

preesistente appare troncato all’altezza del punto di diramazione e completamente obliterato dalla prosecuzione del solco del primo (fig. 5a).Le osservazioni sistematiche collezionate sul fram-mento 2 permettono di puntualizzare con evidenza paradigmatica una batteria di criteri basilare nella determinazione dei rapporti di sovrapposizione tra linee graffite, batteria purtroppo non estensibile automaticamente e nella sua interezza a casi non delineantisi – per limiti di qualità e conservazione del supporto – con analogo grado di definizione e chiarezza.

3.3 Tecnica del rilievo vettoriale e comparazione con i sistemi tradizionali

Il rilievo a contatto tradizionale effettuato sui campioni negli anni ’80 scopriva già il fianco agli indubbi limiti della tecnica, soprattutto nel do-cumentare segni graffiti di spessore assai ridotto coinvolti in sovrapposizioni multiple. Ancora non superabili, infatti, sono molti problemi legati all’e-secuzione manuale, dall’irreperibilità sul mercato di markers ad inchiostro indelebile con punte inferiori a 0,6 mm alla fisiologica inadeguatezza della mano umana (anche allenata) nel riprodurre fedelmente con identico andamento e spessore, soprattutto quando si tratti di operare su scale ridotte, linee

regolari già esistenti. È evidente che il tracciamento antico, con punta litica o metallica, era compiuto con rapidità, spontaneità e relativa sicurezza, attra-verso gesti difficilmente riproducibili con analoga libertà dal rilevatore moderno, impegnato nel meticoloso, non spontaneo ricalco di ogni linea. I rilievi pubblicati, pur ragguardevoli per precisione, dimostrano chiaramente l’impossibilità di replicare al meglio le differenze di tratto e le sovrapposizioni, elementi cruciali che possono essere più efficace-mente resi con il trasferimento in campo digitale dell’intero percorso documentativo.Il tracciamento vettoriale diretto dei segni sulla base del fotomosaico ha consentito di apportare numerosi affinamenti alla tecnica del rilievo rispet-to al tradizionale metodo manuale. Tra i vantaggi si possono citare la possibilità di tracciamento estremamente preciso ad ogni livello d’ingrandi-mento; la completa modificabilità ed adattabilità della morfologia delle linee digitali (dimensioni, terminazioni ecc.), tale da rispettare al massimo l’aderenza all’originale; l’utilizzo del colore, di con-venzioni e soluzioni grafiche o di differenti layers per rendere visivamente discernibili le sovrapposi-zioni; la possibilità di collegare l’apparato grafico digitale così prodotto ad un database relazionale dei segni e dei rapporti relativi individuati; l’agevole scalabilità ed editabilità del rilievo, in ogni fase

325

Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata su due frammenti litici da Piancogno

18.

3.4

La concezione e l’elaborazione di una forma di restituzione schematica, sintetica dei dati di sovrapposizione tra i segni – in alternativa ed in

rilievo digitale – sono state ricalcate sul model-lo ideale dell’Harris Matrix, ottimizzato per la gestione e la documentazione interpretata della

19.Pionieristici tentativi di trasferimento pedissequo

erano già stati proposti negli ultimi anni da ri-cercatori appartenenti alle tradizioni di ricerca anglosassoni, con risultati variabili, nel complesso modesti e capaci di valorizzare solo in parte le potenzialità documentative della metodica aggre-gata 20. Ovviamente, l’applicazione di una risorsa concepita per la registrazione e la visualizzazione

in sé) ad una situazione coinvolgente relazioni puntiformi d’intersezione tra linee ha richiesto un congruo adeguamento in termini sia concettuali che formali.Il primo passo è consistito nel pervenire ad una ade-guata formalizzazione sintetica, o “quantizzazione” dell’informazione di sovrapposizione, come stadio preliminare per la futura gestione e il trattamento con strumenti informatici. Si è stabilito così di as-

ed ordinato alle entità oggetto di analisi, in questo caso i punti di intersezione tra linee. Potendo

n punti di tangenza con altri segni, la forma più economica ed esaustiva di designazione è consistita nell’assegnare ad ogni punto una coordinata bino-mia in cifre arabe (n dot), in cui al numero del

n ) è coniugato il numero del punto (ndot

all’ordine di posizione relativo, dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, all’interno del

18 Precedenti applicazioni di vettorializzazione dell’arte rupestre sono consistite nel ritracciamento di rilievi a contatto eseguiti con tecnica tradizionale, e non nel tracciamento diretto dei segni incisi:

2009.19 2000.20 1993; 1997.

sovrapposizione, dedotta dai criteri stabiliti nell’os-

elencata in forma testuale all’interno di un catalogo analitico delle istoriazioni, al termine delle singole

la coppia di binomi con gli operatori di confronto di maggiore (>) e minore (<), rispettivamente indi-canti sovrapposizione e sottoposizione. Il dato di

può così essere formalizzato testualmente attraverso una stringa alfanumerica del tipo n x.ndot > < n y.ndot; da questo complesso di informazioni,

-cazione i dati di sovrapposizione essenziali ( 6).L’intero complesso di dati di sovrapposizione è

assumendo i segni principali come caselle numerate organizzate nel tessuto delle relazioni reciproche

diagramma di scavo 21

diretta è reso dall’incolonnamento e dal raccordo con tratto verticale dei simboli, con un ordine di posizione inverso rispetto alla successione di

sovrapponentesi, posteriori, e progressivamente scalate verso il basso le unità via via sottoposte. Si è inoltre scelto di distinguere attraverso la forma

-ta) da quelli dei segni aniconici (casella circolare), onde rendere immediata la successione dei diversi tipi di attività.

21

326

Annunciata. Diagramma

composizione �gurata del frammento 1.

Nei casi di elevata densità di segni secondari, evi-

si è reso necessario operare una drastica screma-tura degli elementi da integrare nell’elaborazione schematica, privilegiando assieme all’acquisizione

–cronologici – la selezione di solo quelle linee non

intermedie, avrebbero permesso di stabilire relazio-

Per la costruzione di questo diagramma elemen-tare, i dati essenziali di sovrapposizione sono stati inseriti nel software open source “Graphviz” 22, un

22 Per informazioni: http://www.graphviz.org/.

-zioni strutturate utilizzato anche per l’editazione dell’Harris Matrix di scavo 23, il quale ha provvedu-to automaticamente a generare ed ottimizzare dal

( 7-8).

4. Interpretazione delle composizioni istoriate

I Matrix rupestri delle composizioni dei due frammenti mostrano sostanziali convergenze di fondo nell’ordine di successione degli interventi istoriativi. Analogamente a quanto accade nel Matrix -logia relativa solo i rapporti sequenziali verticali delle unità, mentre non ha valore alcuno – se non

diagramma – la disposizione su registri orizzontali, non intesa a suggerire in alcun modo sincronie o articolazioni in fasi.Contrariamente al Matrix di scavo, in cui è possibi-

reperti inclusi 24, nel diagramma rupestre non è possibile operare coerenti suddivisioni cronolo-giche all’interno della sequenza, in virtù del fatto che i criteri distintivi disponibili in campo rupestre – caratteristiche dimensionali e qualitative del segno, tecnica e strumento utilizzato, usura, stile

– sono eccessivamente approssimativi e

23 Un esempio di tale applicazione: http://www.iosa.it/content/harris–matrix–graphviz (URL consultato il 23.04.2011).

24 2000, pp. 129-140.

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Un’esperienza di procedura documentativa e analitica informatizzata su due frammenti litici da Piancogno

ambigui, cronologicamente non quantificabili né confrontabili in termini assoluti.Licenziata questa pregiudiziale, appare chiaro dai grafici rupestri come raffigurazioni e segni non figurativi – due forme di espressione in apparenza opposte per concezione e finalità – si susseguono alternandosi e associandosi, senza apparenti ordini, distinzioni o soluzioni di continuità, sulla stessa superficie. Figurazioni del tutto analoghe, per soggetto e fattura, come i coltelli tipo Introbio-Lovere nel frammento 1 o le iscrizioni e le stelle a cinque punte sul frammento 2, si ripresentano più volte nelle successioni di sovrapposizione diretta, a diversi livelli della colonna di relazioni verticali.Queste considerazioni congiunte implicano im-portanti corollari che si ripercuotono sia sul piano esegetico che su quello cronologico.In campo interpretativo, i due campioni dimostrano come gli interventi figurativi e quelli aniconici (o “schematici”) si accompagnino inscindibilmente nelle stesse attività istoriative, sottendendo un’inti-ma connessione, al momento di oscura natura, con ogni verosimiglianza voluta dagli stessi autori. È difficile sondare più in profondità la natura dell’as-sociazione tra questi due fenomeni espressivi, la cui combinazione concorre a creare complessi di basso impegno, di esecuzione e fruizione occasionali, frut-to di attività espressive in larga misura estemporanee. Per contro, la presenza eminente, tematicamente coerente di (pochi e) precisi elementi simbolici significanti qualificano queste composizioni come proiezioni “secondarie” (volendo eludere il più ba-nale aggettivo “minori”), semplificate e sintetiche, di un immaginario più ampio e strutturato, evocato in forme dimesse, destinate a manifestazioni e ad occasioni informali, non ufficiali.Ugualmente incisive sono le ripercussioni sulla cronologia. La presenza di segni e figure affini, per contenuto e fattura, in vari punti delle sequenze cumulative depone a favore di una successione nel tempo degli interventi istoriativi estremamente serrata, esauritasi senza code di rilievo in un arco di tempo contenuto, difficilmente quantificabile in termini assoluti, circoscrivibile all’interno di una, al massimo due generazioni. Lo sviluppo cronologicamente circoscritto rende queste due composizioni quanto di più simile vi è in campo d’arte rupestre a dei complessi chiusi 25.

25 Una superficie rupestre (porzione emergente del letto roccioso basale) interessata da attività umane difficilmente rie-sce a sottrarsi in maniera prolungata, mediante seppellimento permanente, alla possibilità di successive manipolazioni, essendo parte di un ambiente, quello montano di versante, notoria-

L’aggancio alla cronologia assoluta avviene infine sul piano dell’indagine iconografica, attraverso i tradizionali criteri comparativistici, nei casi in esame favoriti dalla presenza di figure di manu-fatti identificabili a livello archeologico. Come anticipato (par. 2), gli elementi diagnostici sono costituiti dalle figure di asce-alabarde, presenti con due esemplari (nn. 3, 22) sul frammento 1 e con uno (n. 20) sul frammento 2, e le figure di coltelli infoderati tipo Introbio-Lovere, presenti in sette esemplari sul frammento 1 (nn. 4, 15, 16, 20, 24, 26 e 28) e in uno (n. 18) sul frammento 2.La somma degli elementi di conoscenza raccolti assegna l’esecuzione di entrambe le composizioni ad altrettanti momenti temporalmente circoscritti, inclusi nella finestra cronologica che la datazione archeologica dei manufatti diagnostici riprodotti indica essere compresa tra gli estremi della fine del II sec. a.C e della metà del I sec. d.C. Impossibile, per via dei coltelli, un rialzamento dell’estremo inferiore; improbabile, invece, una perpetuazione del simbolismo dell’Hellebardenaxt – una delle armi tipiche di quell’élite guerriera indigena centroalpina protagonista delle lotte contro Roma – nell’im-maginario della profondamente e precocemente romanizzata Valcamonica protoimperiale oltre un paio di generazioni dalla conquista di P. Silio Nerva nel 16 a.C.L’associazione dei soggetti principali descrive un contesto tematico appartenente al patrimonio fi-gurativo espresso dal mondo guerriero: non solo le figurazioni di armi, scelte tra le più rappresentative della locale panoplia, ma anche le stelle a cinque punte e soprattutto le iscrizioni epicoriche ricorro-no nell’arte rupestre camuna della tarda protostoria in frequente associazione con soggetti di ambito guerriero, avvalorando la concreta suggestione della pertinenza della pratica scrittoria alle prerogative ideologiche della locale élite armata 26.

mente caratterizzato da un rapporto tra processi erosivi e deposizionali nel migliore dei casi equilibrato, quando non sbilanciato verso i primi. Anche in Valcamonica negli ultimi seimila anni le rocce sono rimaste prevalentemente esposte per lunghi periodi, coprendosi e liberandosi ritmicamente dalla sottile coltre di sedimenti, e ricevendo in antico reiterate e prolungate attenzioni da parte dell’uomo, anche a distanza di millenni, durante tutto il ciclo istoriativo camuno. Per defini-zione, quindi, ogni complesso istoriato è da ritenersi in linea di principio un complesso aperto.

26 Martinotti 2009, pp. 335-337. Un ulteriore caso di associazione fra scrittura e armi in analogo orizzonte cronologico è rappresentato dai complessi rupestri di Berzo Demo-loc. Loa: Solano, Marretta 2009.

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Alberto Marretta, Angelo Martinotti, Mauro Colella

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Summaryxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx The present paper sets out a new documentary approach applicable to multiphase rock art panels produced with the scratching technique as a pre-requisite for the analysis of chronology and interpretation of the depicting actions. As a standard test for defining and calibrating the method two small fragments of stone from Piancogno (BS) showing complex compositions of figurative and abstract scratch-ing overlapping each other were chosen. The several cases of intersection between the lines have suggested a special workflow aimed to obtain a suitable organization and presentation of the high quantity of gathered data, involving those steps: preliminary investigation with a digital microscope, digital photo-mosaic of the engraved surfaces to obtain a high-resolution image, digital vector tracing of the figures, comparison and checking against the traditional hand-made tracing. The sequence of superimposi-tions is finally conceptualized through a stratigraphic diagram modeled on the Harris Matrix, which processes a sequence of stratigraphic positions (above, below) between signs.

Key words: Protohistory, Rock-Art, Valcamonica, Methodology.

RiassuntoIl contributo delinea un nuovo approccio documentativo appli-cabile a complessi rupestri incisi a carattere multifasico, eseguiti con tecnica a graffito, quale premessa per uno studio della cro-nologia e dell’interpretazione degli interventi istoriativi. Come campione sperimentale su cui definire e calibrare le metodologie sono stati scelti due frammenti litici provenienti da Piancogno (BS) che presentano complesse composizioni di segni figurativi e astratti realizzati a graffito con punte di diverse dimensioni, sovrapponentisi fra loro. I numerosissimi casi di intersezione hanno imposto la sperimentazione di un apposito workflow documentale, funzionale all’ordinamento ed alla restituzione editoriale della fitta serie di informazioni: analisi preliminare con microscopio digitale, fotomosaico digitale ad alta risoluzione delle superfici incise, tracciamento vettoriale delle raffigurazioni, comparazione con rilievo a contatto tradizionale. La sequenza delle sovrapposizioni, oltre che su rilievo, è stata resa attraverso un diagramma stratigrafico concettualmente modellato sul Matrix di Harris che processa una sequenza di relazioni di posizione stratigrafica (sotto, sopra) tra segni.

Parole chiave: Protostoria, Arte Rupestre, Valcamonica, Metodologia.