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TEST NORCO, SHIMANO SELLE ITALIA, KENDA DT SWISS, MAXXIS DEPORVILLAGE, MET HOT SPOT VAL DI SOLE VALLE D’AOSTA REPORTAGE SELLARONDA BIKE DAY GREAT DAYS-LIVIGNO ALIMENTAZIONE CAFFEINA IN ESTATE TECNICHE DI GUIDA I SALTI GRANFONDO TOUR TRANSALP, SIBILLINI PINARELLO, FAUSTO COPPI, LIOTTO MARATONA DLES DOLOMITES LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL NOVITÀ BMC, SPECIALIZED CANNONDALE MAVIC, BIANCHI € 6,00 PERIODICITÀ: ANNUARIO 4ACTIONMEDIA DATA DI USCITA: 1 AGOSTO 2019 POSTE ITALIANE SPA • SPEDIZIONE A.P. D.L.353/2003 (CONV. IN LEGGE 27.02.2004 N°46) ART. 1 COMMA 1 LO/MI • TAXE PERCUE (TASSA RISCOSSA) ROAD · MTB · EBIKE GRAVEL · URBAN ROAD · MTB · EBIKE G G G GRAVEL · URBAN ROAD MTB EBIKE G GRAVEL URBAN

TEST HOT SPOT REPORTAGE ALIMENTAZIONE TECNICHE

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TESTNORCO, SHIMANO

SELLE ITALIA, KENDADT SWISS, MAXXIS

DEPORVILLAGE, MET

HOT SPOTVAL DI SOLE

VALLE D’AOSTA

REPORTAGESELLARONDA BIKE DAY

GREAT DAYS-LIVIGNO

ALIMENTAZIONECAFFEINA IN ESTATE

TECNICHEDI GUIDA

I SALTI

GRANFONDOTOUR TRANSALP, SIBILLINIPINARELLO, FAUSTO COPPI, LIOTTOMARATONA DLES DOLOMITES LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL

NOVITÀBMC, SPECIALIZED

CANNONDALEMAVIC, BIANCHI

€ 6,00

PERIODICITÀ: ANNUARIO • 4ACTIONMEDIA • DATA DI USCITA: 1 AGOSTO 2019POSTE ITALIANE SPA • SPEDIZIONE A.P. D.L.353/2003 (CONV. IN LEGGE 27.02.2004 N°46) ART. 1 COMMA 1 LO/MI • TAXE PERCUE (TASSA RISCOSSA)

ROAD · MTB · EBIKE GRAVEL · URBANROAD · MTB · EBIKE GGGGRAVEL · URBANROAD MTB EBIKE GGRAVEL URBAN

4 Editoriale

6 News road e mountain bike

8 News eBike e urban

10 Endurance: BIM 24H MTB

12 Professionisti: Internazionali d’Italia Series

18 Gli Italiani delle Marathon

20 Campionati Italiani XCO

22 Campionati Italiani DH

24 World Cup MTB a Vallnord e Les Gets

32 Coppa del Mondo Trials in Val di Sole

34 E-Enduro #4 Val di Pejo

36 EWS #4 Val di Fassa e #5 Les Orres

TECNICA

FOCUS 40 Gli strati fanno la differenza… anche in estate

TEST 42 Norco Sight A1 29’’

48 Shimano XTR M9100

52 Selle Italia SLR Boost Superflow

54 Kenda Booster Pro

56 DT Swiss XR1501 Spline One 25

58 Maxxis Rekon Race

60 Deporvillage Orion e Draco

62 Met Parachute MCR

NOVITÀ 64 Bianchi T-Tronik

67 Bianchi Methanol CV FS

68 BMC Roadmachine One Bike Collection

72 BMC Alpenchallenge AMP Road

74 Cannondale Topstone

78 Cannondale Moterra e Habit NEO

82 Specialized Turbo Creo SL

84 Mavic Allroad Pro Carbon SL

ZOOM 88 Italian Bike Festival

90 Nalini AIS Centenario 2.0 e AIS Marmotte 2.0

92 Stages Dash M50 e L50

93 Selle SMP Dynamic

94 Mantis

95 Giant Contend

REPORTAGE

96 SellaRonda Bike Day

100 Adrenalina su 2 ruote anche per i più piccoli in Val di Sole

102 Valle d’Aosta da amare

104 Great Days 2019: benvenuti nel Piccolo Tibet

EVENTI

108 Tour Transalp

112 GF dei Sibillini La Cicloturistica 2019

113 GF Pinarello

114 La Fausto Coppi Officine Mattio

116 Maratona dles Dolomites

118 Gran Fondo Liotto città di Vicenza

120 La Leggendaria Charly Gaul

RUBRICHE

124 Tecniche di guida: introduzione ai salti

126 Alimentazione: caffeina in estate

4bicyclesommario2

editoriale

Il ciclismo è uno sport che da sempre viene

accostato a imprese epiche, al fascino dei

territori e dei popoli, a un agonismo talvolta

esasperato. È una disciplina che ha una storia di

lunga durata alle spalle: qualche volta questa è

un peso, ma non la si può dimenticare e mettere

da parte. Le eBike, le biciclette con assistenza

alla pedalata, fanno parte della modernità,

della crescita tecnologica di cui il ciclismo

è il primo testimone, oltre che un fattore

che fa avvicinare tanti marchi extrasettore.

Un’opportunità, investimenti, lavoro, certo,

ma si registra pure una certa riluttanza da

parte dei “puristi” ad accettare e a capire

le bici con il motorino. Eppure ci dobbiamo

confrontare con questi mezzi che sono in un

certo senso il futuro, un segmento di mercato

già oggi trainante per tutto il settore delle due

ruote. Road eBike ed eMTB concettualmente

sono diverse tra loro: le seconde hanno

una connotazione maggiormente turistica,

le si trova in punti vendita che offrono

anche il servizio di noleggio, specialmente

nelle località di montagna. Rispetto alle

mountain bike tradizionali si pongono – e

vengono interpretate – come un’alternativa,

un’occasione di divertimento e un passatempo

vero e proprio. La eRoad deve invece trovare

una sua giusta collocazione nella mente dei

ciclisti, ma si percepisce una nota stonata

quando è paragonata alla tradizionale

bici da strada. Entrambe rappresentano

un’opportunità enorme per tutti. La differenza

la fa l’interpretazione umana, spesso poco

equilibrata, che vede la specialissima come

lo strumento simbolo dell’agonismo. I

modelli road supportati dall’unità elettrica,

così come le eBike in genere, ampliano il

bacino d’utenza, permettono di pedalare

controllando la fatica, fanno divertire. Dare

un’interpretazione agonistica a una eBike da

strada è una forzatura, così come stilare una

classifica delle bici con assistenza alla pedalata.

In questo momento storico, pensiamo che le

priorità siano la sicurezza dei partecipanti nelle

granfondo e un rinnovamento (obbligatorio)

dell’educazione di tutti gli attori della strada, di

chi guida i mezzi a motore, dei ciclisti e dei

pedoni, nessuno escluso.

4Bicycle Team

foto Polini: Carlo Mari

OPPORTUNITÀE IGNORANZA

4

LIV AVAIL ADVANCEDÈ la bici endurance

di Liv dedicata alle

donne, con un design

compatto per essere

leggera, decisa e fluida

nella guida, non solo

per le lunghe uscite

del fine settimana,

non sfigurando anche

nelle granfondo. Avail

Advanced è dotata

di un telaio full carbon con carbonio Advanced-Grade, sviluppato

secondo il concetto 3F Liv (Fit, Form, Function). Sarà disponibile in taglie

dalla XXS fino alla L, con una componentistica dedicata.

liv-cycling.com

VISION METRON 5DMetron 5D è uno dei sistemi

manubrio integrati più rigidi

che il mercato è in grado di

offrire: sviluppato per essere

aerodinamico, ha lanciato un

nuovo concept nella categoria.

È completamente full carbon,

con una curvatura in avanti pari

a 10°. Questo design permette di

avere una migliore e più naturale

posizione dei polsi, agevolando

l’apertura dei gomiti, a favore

di una migliore respirazione.

Il passaggio di cavi e guaine

è interno, con apposite guide

che consentono il cablaggio

per il cambio elettronico. I pesi

variano dai 396 ai 430,5 grammi

in base a larghezza e lunghezza

dello stem.

visiontechusa.com

CAMPIONATI EUROPEI UEC 2020 A TRENTOSono stati presentati a Milano

i Campionati Europei di

ciclismo su strada per il 2020,

si svolgeranno a Trento dal 9

al 13 settembre. Nella regione

trentina sono attesi più di 800

atleti del Continente e ci saranno

in palio 13 titoli da assegnare tra

uomini, donne e team. In una strategia vincente, rivolta alla promozione

delle attività, della cultura e del territorio, rientra anche la rassegna

continentale UEC del 2020. Un’enorme copertura mediatica per un

impatto importante, in termini di immagine, dei messaggi che possono

essere veicolati. Perché questo? Perché la rassegna europea coinvolge

quasi 50 nazioni, con una visibilità garantita (in diretta) che va oltre i 60

Paesi: la differita aumenta in modo esponenziale la copertura mediatica.

Il programma dei Campionati Europei di Ciclismo su strada 2020 prevede

per mercoledì 9 settembre le cronometro individuali donne e uomini

Junior e il Team relay (crono a squadre uomini/donne); seguiranno

giovedì 10 le crono individuali donne Élite, donne Under 23, uomini Under

23 e uomini Élite. Si passerà quindi alle prove in linea: venerdì 11 per donne

Junior, uomini Junior e donne Under 23; sabato per uomini Under 23 e

donne Élite, e gran finale la domenica con gli uomini Élite.

uec.ch | trentino.com

BEND36 PER IL CORPO DELL’ATLETABend36 è il nuovo brand di prodotti per il corpo che nasce dalla

collaborazione tra Alberto Contador e Ivan Basso. Prende il nome dai 36

tornanti della Passo dello Stelvio. La gamma completa include formule

differenziate per uomo e donna, tutte testate e certificate da istituti di

ricerca di stampo internazionale.

bend36.com

BRIKO CEREBELLUM ONECerebellum One firmato da

Briko è il primo casco al mondo

dotato di intelligenza artificiale

integrata, una sorta di cervelletto

per la sicurezza attiva e passiva.

Cerebellum One ha in dotazione

una complessa struttura hardware, completamente integrata sotto la

calotta, dove è presente un microprocessore che a sua volta include un

radar, due videocamere full HD (una anteriore e una posteriore), oltre a

un multisensore GPS e un giroscopio. Il casco di Briko si interfaccia con

gli smartphone iOs e Android, oltre a portare in dote il doppio protocollo

di trasmissione dati Ant+ e Bluetooth. Lo caratterizza una serie di funzioni

di sicurezza: l’avviso a terzi in caso di incidente, luce di posizione e alert

in caso di disidratazione, oltre allo specchietto retrovisore che si attiva sul

telefonino. Il suo prezzo di listino è di 499 euro.

briko.com

BH BIKES... NON SOLO BICIL’azienda dei Paesi Baschi non

produce solo biciclette, e da

qualche stagione ha una propria

linea di calzature tecniche,

road e MTB, un segmento

che raggiunge una nuova

dimensione in termini di design

e performance. Esordiscono

i modelli Evo ed Evo Sock,

con strutture leggere e rigide,

due prodotti race oriented. La

suola full carbon è dotata di

alcuni inserti anti scivolo che

proteggono la fibra composita,

con rinforzi sia sulla punta sia sul

tallone. La tomaia ha dei microfori

per una ventilazione costante del

piede, supportata da due rotori

Atop per la chiusura. La versione

Ultralight Sock ha una sorta

di calzino, utile per l’off-road ma con una visione che si rivolge anche al

gravel. L’ago della bilancia si ferma a 600 grammi per il modello standard,

650 g per la Sock, con prezzi rispettivamente di 169,90 e 199,90 euro.

bhbikes.com

road / mountain bikenews6

LA NUOVA ERA DI YAMAHA MOTORS NELLE E-MTBYamaha introduce ufficialmente

la nuova unità di supporto PW-

X2, sviluppata per le eMTB

più performanti, e la serie PW-

ST, quest’ultima dedicata alle

trekking bike. La prima nasce dalla

piattaforma PW-X migliorando il

feeling di assistenza alla pedalata

in termini di erogazione della

potenza, di naturalezza del

supporto ed equilibrio nei tratti

più tecnici. Il motore Yamaha

si basa su un sistema di lettura

a quattro sensori che prende il

nome di Quad Sensor System, con una centralina che sfrutta un complicato

algoritmo per la guida e il controllo. Differente invece l’unità PW-ST Series,

focalizzata a un’assistenza meno rivolta alla prestazione massima e più al

piacere di guida, con una modalità automatica ampiamente sfruttabile da

tutte le categorie di appassionati della bicicletta.

yamaha-motor.eu

ebike / urbannews

GLI ITALIANI E LE DUE RUOTEDa una recente e

interessante ricerca

dedicata al rapporto

degli italiani con la

bicicletta condotta

dall’Osservatorio di

Sara Assicurazioni,

c o m p a g n i a

assicuratrice ufficiale

dell’Automobile Club

d’Italia e top sponsor del Giro d’Italia, emergono alcuni importanti spunti di

riflessione legati in particolare al tema della sicurezza. Più di un italiano su due

(57%) non rispetta le norme della strada, soprattutto andando contromano,

procedendo a zig-zag nel traffico o distraendosi e parlando al cellulare,

mettendo a rischio la sua incolumità e quella degli altri. Il 27% poi non usa

fari e adeguati dispositivi di segnalazione e protezione e l’11% girare con un

mezzo non in perfette condizioni, con freni usurati o faretti non funzionanti.

Un ulteriore 5% ritiene che sia estremamente pericoloso anche il trasporto

di carichi eccessivi sulle due ruote. Tra le paure dei ciclisti, al primo posto

quella per le automobili (60%), a seguire i pedoni, spesso indisciplinati

e distratti, e gli animali che vagano liberi, le motociclette e da ultimo le

altre bici. Più di un italiano su tre quando pensa alla bici si preoccupa della

propria incolumità, ben più che dei furti e degli atti vandalici. E a ragion

veduta, visto che solo nel 2017 nel nostro Paese sono stati 17.521 gli incidenti

stradali che hanno coinvolto ciclisti, di cui 254 con esiti fatali (dati ACI/Istat),

la maggior parte su strade urbane. Le due ruote sono comunque preferite

da un italiano su due (43%) perché sono un mezzo ecologico, che offre la

possibilità di spostarsi e percorrere brevi o lunghe distanze senza incidere

sull’ambiente, ha effetti sul benessere individuale… Insomma, è ideale per

la città e consente un netto risparmio rispetto all’auto.

sara.it

AGGIORNAMENTO SHIMANO STEPS EMTBÈ stato rilasciato un

aggiornamento per

il firmware Shimano

Steps dedicato

alle eMTB, per la

personalizzazione della

modalità Eco. Questa

nuova possibilità di

customizzazione rende

le unità Steps eMTB E8000 e E7000 ancora più versatili. Inoltre, con

le ultime versioni dell’unità elettrica abbinate agli aggiornamenti del

firmware è possibile customizzare i livelli di assistenza delle tre modalità

Boost, Trail ed Eco.

shimano.com

BH EVO LIFESTYLE, STILE URBANODa oltre 10 anni tra

i protagonisti del

panorama eBike, BH

Bikes è sempre più

attiva nel settore della

mobilità urbana con una

vasta gamma di modelli

a pedalata assistita. Al

vertice del catalogo

eBike troviamo BH EVO

Lifestyle Cross Pro e BH

EVO Lifestyle Jet Pro

(con tubo orizzontale

più basso), in cui il

brand spagnolo ha

riversato tutto il suo

know how in termini di tecnologia. Dal design accattivante, grazie al

sistema Turn & Slide “TS System” di BH Bikes integrano perfettamente la

batteria nel tubo diagonale, permettendone una più facile estrazione,

e a tutto vantaggio di una morbidezza delle linee del frame. In virtù di

una capacità di 600 Wh della batteria, che alimenta anche il compatto

display LCD estraibile e una luce Spanninga da 60 lux, queste pedelec

possono raggiungere un’autonomia di 125 km. Il motore posteriore

aumenta la coppia del 20% fino ad arrivare a un equivalente di 140

Nm nei motori a movimento centrale, ed eroga potenza nel modo più

dolce possibile grazie all’uso di nuovi sensori. Immancabili i parafanghi

Curana e i portapacchi posteriori, forcella ammortizzata e freni a disco.

Un modulo GPS opzionale permette poi di localizzare la bici in qualsiasi

momento. Due le taglie disponibili per BH EVO Lifestyle Cross Pro e BH

EVO Lifestyle Jet Pro, entrambe al prezzo di 3.099,90 euro.

bhbikes.com

BICI SOCCORSO DI CROCE VIOLA MILANOA metà giugno la

Pubblica Assistenza

milanese ha dato il via

al nuovo servizio di

ambulanza su due ruote:

una flotta di 4 mountain

bike Scott opera ora

nella zona Dergano-

Bovisa prestando il primo

soccorso ai cittadini

in affiancamento alle

ambulanze, arrivando a

garantire la copertura del

servizio anche al Parco

Nord, molto frequentato

durante la giornata, nei

weekend e in particolare

nel periodo estivo.

Questa iniziativa coniuga la necessità di un mezzo agile ed ecologico,

ma ugualmente capace di garantire interventi sanitari professionali e

tempestivi alla città, con le competenze dei volontari di Croce Viola. Le

bici sono equipaggiate con tutta l’attrezzatura sanitaria occorrente per

la gestione del primo soccorso tra cui defibrillatore, ossigeno, zaino

contenente i materiali per la medicazione.

croceviola.org

8

ALLA SCOPERTA DELLA RIVIERA ROMAGNOLA CON BOSCH EBIKEBosch eBike System, nell’ottica di promuove il cicloturismo e stimolare

gli appassionati delle due ruote a viaggiare in sella alla loro bici, è anima

di vari progetti e attivazioni su diverse aree del territorio italiano. Grazie

alla collaborazione con Fondazione aMisano, ente di promozione

turistica, e Santa Monica SpA, proprietaria di Misano World Circuit, è

ora protagonista di experience e tour guidati per scoprire il territorio

della Riviera Romagnola, in particolare di Misano Adriatico e dei comuni

limitrofi Cattolica, Bellaria Igea Marina, Rimini, Riccione. Partendo dagli

hotel della Riviera in sella alle eBike, si pedala accompagnati da guide

appositamente formate e riservate a gruppi di 15-40 persone, con la

possibilità di conoscere la storia del Misano World Circuit, di scoprire i

luoghi “off-limit” durante le gare come la struttura operativa, il paddock

e la sala stampa, la terrazza panoramica e la pit lane.

bosch-ebike.com/it/ | misano.net

ÉLYSÉE DI BRINKE SI EVOLVEÉlysée Evo è la versione evoluta 2019 della Élysée 2, modello top della

gamma Brinke dedicata alle City eBike. Lo scavalco basso rimane il

tratto distintivo di questa versatile pedelec, adatta sia all’uomo sia alla

donna. Due le versioni a catalogo: con cambio tradizionale Shimano

Alivio 9v o automatico di ultima generazione Shimano Nexus Di2 5v. La

componentistica rende entrambe adatte anche al cicloturismo, oltre

che all’impiego urbano, a partire dalla nuova motorizzazione Shimano

Steps e6100, costruita intorno al movimento centrale, che permette

di raggiungere una velocità di 25 km/h con un’autonomia fino a 150

km. La batteria Shimano 36V 14Ah (500Wh) si ricarica al 100% in sole

5 ore, dell’80% in 2 ore. Installata sul portapacchi, si estrae facilmente

e non ostacola il montaggio di borse a tasca, cestini da portapacchi

o seggiolini per i bambini. Silenziosa, stabile e sicura, si giova anche

dei potenti freni a disco idraulico Shimano e delle gomme Schwalbe

Big Ben con cerchi a doppia camera 700C. Il sensore Torque attiva il

motore in base alla pressione che il ciclista esercita sul pedale, mentre

la cadenza contribuisce a garantire una pedalata fluida.

brinkebike.com

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MASSIMO CECCARELLIE LA BIM 24H MTBNel 2010 Massimo, titolare insieme alla moglie

Stefania dell’Hotel Augusta di Bellaria-Igea Marina,

inizia a pensare a qualcosa di diverso da offrire al

turista sportivo e alla popolazione locale: “Insieme

a un gruppo di amici ho voluto sviluppare un

progetto che rendesse Bellaria-Igea Marina una

vera e propria destinazione sportiva, cercando

tra i segmenti non ancora inflazionati come il

calcio per esempio, già estremamente attivo. Il

torneo di beach volley esisteva da anni, il mondo

running era già avviato, e c’era quindi la volontà di

collaborare con chi era partito prima. Nel ciclismo

su strada c’erano già state alcune granfondo.

L’idea era perciò di non ripetere esperienze del

passato, che magari non hanno funzionato in

modo particolare, ma creare qualcosa di nuovo

partendo da zero. E così abbiamo pensato a un

evento che potesse distinguerci rispetto ad altri

organizzatori, ovvero la…”

… BIM 24H MTBBELLARIA-IGEA MARINA Nasce ufficialmente nel 2015 come gara di

endurance MTB. Un po’ di timore da parte degli

organizzatori all’inizio, la prova è ancora giovane,

ma il mondo corre, e così anche la 24H è

cresciuta molto velocemente. In Romagna sino

a pochi anni fa si parlava quasi esclusivamente

di bici da strada, mentre gli organizzatori hanno

deciso di uscire dalla zona di comfort dettata

dalla pratica road per proporre qualcosa di

diverso. La BIM 24H MTB diventa così una gara

a sé, in cui tutto si svolge vicino al mare, una

location facilmente raggiungibile da tutti, che

trasforma completamente il terzo weekend di

settembre di Bellaria-Igea Marina, con il clou

dell’evento dalle 12:00 del sabato alle 12:00 della

domenica, durante le quali si svolge la 24H.

3.000 metri quadri di villaggio aperto a tutti,

numerose attività rivolte alle famiglie in modo da

poter trascorrere una parte della giornata poco

distante dal mare e raggiungibile in pochi minuti.

Sullo stesso percorso il venerdì sera va in scena

la USO Night Walking, aperta a tutti, coordinata

dalla società Dinamo di Bellaria, punto di

riferimento per gli appassionati di Running della

Riviera Romagnola.

2015, A SETTEMBRE LA 1ª EDIZIONE Il progetto della 1ª edizione ha quasi

dell’incredibile. Massimo Ceccarelli, insieme

a tutto lo staff organizzativo, aveva diffuso la

notizia della gara a maggio, proprio per evitare

di essere “fotocopiati” da altri. L’amministrazione

si era subito resa disponibile, valutando

positivamente il valore dell’evento, e così erano

partiti. A distanza di un anno la Regione Romagna

aveva reso noto che obiettivo futuro primario

sarebbe stato quello di diventare sempre di più

destinazione bike, garantendo un ulteriore salto

di qualità. L’obiettivo dell’amministrazione era

quello di superare le presenze della regione

Trentino, viste le incredibili potenzialità che

l’Emilia Romagna offriva. Conclude Ceccarelli:

“Come comitato organizzatore ci siamo sempre

rivolti alla parte politica in modo propositivo e

abbiamo ottenuto ottimi risultati, in quanto siamo

accomunati da doti di intraprendenza e voglia di

fare che ci hanno più volte contraddistinto”.

NASCE IL CONSORZIO TURISTICOBIM IN HOLIDAY 365Vista la bontà dell’operazione BIM 24H MTB,

alcuni operatori si rendono conto dell’importanza

di “fare team” e poter operare coesi verso

obiettivi comuni. Così nel 2017 nasce il Consorzio

Turistico BIM in Holiday 365 che, dopo solo due

anni, offre la possibilità di scoprire e conoscere

il territorio Emiliano Romagnolo, non solo dal

punto di vista balneare, ma anche culturale,

enogastronomico, sportivo e del turismo

collegato agli eventi/fiere durante tutto l’arco

dell’anno. Il progetto “Romagna Experience”

ha come scopo proprio quello di far vivere

un’esperienza unica e indimenticabile grazie alle

attività che possono essere svolte e alla qualità

dei servizi che vengono offerti. Il Consorzio

permette anche di attuare un’importante azione

di promozione di tutto il territorio, in fiere di

settore in Italia e all’estero.

bim24hmtb.it

MOUNTAIN BIKE

IN ATTESA DI VIVERE LE GRANDI EMOZIONI CHE ANIMERANNO BELLARIA-IGEA MARINA NEL WEEKEND DEL 21-22 SETTEMBRE, ABBIAMO RIPERCORSO INSIEME A MASSIMO CECCARELLI, UNA DELLE ANIME DELLA BIM 24H MTB, LA STORIA DI QUELLO CHE È DIVENTATO IN BREVE TEMPO IL PRINCIPALE EVENTO ENDURANCE OFF-ROAD DELLA ROMAGNA

di Daniele Milano Pession || foto: BIM 24H MTB

10

BIM 24H MTB,LE ORIGINI

Quella 2019 è stata un’edizione di

Internazionali d’Italia Series fra le più belle

e combattute degli ultimi anni. Lo dimostra la

qualità degli atleti al via, ma anche l’intensità dei

duelli a cui si è assistito nel corso di tre mesi di

competizioni. Tutto si è deciso sabato 22 giugno

nell’ultima prova, La Thuile MTB, disputata in

una giornata serena dopo la pioggia della

notte precedente: un evento al suo esordio

internazionale nel mondo del cross country, ma

che già viene indicato come candidato per una

Coppa del Mondo nel prossimo futuro, merito

di un percorso bello, impegnativo e tecnico,

disegnato con maestria da Enrico Martello, ma

anche dell’accoglienza del centro valdostano,

abituato all’atmosfera dei grandi eventi.

All’atto conclusivo si è giunti con esiti ancora

apertissimi in almeno tre categorie: se infatti

il padrone di casa Andreas Emanuele Vittone

(V.C. Monte Tamaro) era il grande favorito

fra gli Junior Uomini, la sfida sul filo dei punti

fra Stephane Tempier (Bianchi Countervail) e

Gerhard Kerschbaumer (Torpado-Ursus), fra

Martina Berta (Torpado-Ursus) ed Eva Lechner

(Torpado-Südtirol) fra le Donne Open e fra Letizia

Motalli (KTM-Protek-Dama) e Letizia Marzani

(Merida Italia Team) nella categoria Donne Junior

è stata il leitmotiv delle cinque tappe, e solo lo

spettacolare epilogo di La Thuile MTB ha potuto

decretare i nuovi re di Internazionali d’Italia. E non

sono mancati i colpi di scena.

Jordan Sarrou ha tenuto testa a Kerschbaumer fino all’ultima tornata, ma ha poi dovuto arrendersi all’altoatesino

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI12

I CAMPIONI ITALIANI RIBALTANO I VERDETTI NELL’ULTIMA PROVA IN VALLE D’AOSTA E CONQUISTANO LA CLASSIFICA GENERALE: KERSCHBAUMER DOMINA SU SARROU E BERTOLINI; ALLA LECHNER BASTA UN TERZO POSTO DIETRO A RICHARDS E FERRAND-PREVOT

di Cristiano Guarco || foto: Mario Pierguidi e Michele Mondini

INTERNAZIONALI D’ITALIA SERIESFESTA TRICOLORE A LA THUILE

APOTEOSI DI KERSCHBAUMERÈ dall’edizione 2018 di Internazionali d’Italia

Series che in Gerhard Kerschbaumer (Torpado-

Ursus) è cambiato qualcosa. I successi di

Pineto e Chies d’Alpago lo consegnarono

a una dimensione e a una consapevolezza

diversa, quella che lo portò a vincere in Coppa

del Mondo ad Andorra e fino alla medaglia

d’argento mondiale dopo il testa a testa

con Schurter. A La Thuile MTB il capofila del

ranking mondiale ha offerto una prestazione

da vero numero 1, imponendosi di forza in

una gara spettacolare e di livello altissimo, in

cui la grande qualità tecnica del tracciato ha

incontrato il desiderio degli atleti di fornire una

prestazione di assoluto spessore. È così tornato

in vetta a Internazionali d’Italia Series sette anni

dopo. Partito da secondo in classifica generale,

Kerschbaumer sapeva di dover attaccare per

recuperare su Stephane Tempier (Bianchi-

Countervail), e non si è fatto pregare quando

Gioele Bertolini (Santa Cruz-FSA) ha accelerato

nelle primissime battute, seguito oltre che

dall’altoatesino anche da Jordan Sarrou (Absolut

Absalon) e Maxime Marotte (Cannondale). A

partire dal primo giro, Kerschbaumer ha assunto

l’iniziativa imponendo un ritmo forsennato: a

cedere è stato prima Marotte, poi due giri più

tardi Bertolini, e infine alla penultima tornata

anche Sarrou. Nel frattempo, già nel terzo

giro Tempier era costretto ad alzare bandiera

bianca, frenato da un guasto alla catena. Per il

francese rimane il secondo posto in classifica

generale, seguito dal compagno di squadra

Nadir Colledani, nono.

“È stata una gara bella e veramente dura, di

livello altissimo – racconta Kerschbaumer – già

ieri avevo visionato il circuito e mi era piaciuto

moltissimo, ma onestamente non mi aspettavo

che Sarrou e soprattutto Bertolini fossero così

forti oggi. Torno sul trono di Internazionali

d’Italia Series, ma oggi rispetto al 2012 siamo su

un pianeta diverso: sono stati tre mesi di gare

ad alto livello, chiusi da questa La Thuile MTB

degna di una Coppa del Mondo”.

“Cosa è cambiato dall’anno scorso? Sono più

sereno, più convinto. So di poter andare forte,

13

Gerhard Kerschbaumer, con il successo a La Thuile,

conquista gli Internazionali d’Italia Series

di fare la differenza in salita. I risultati sono

solo la conseguenza”. In casa Torpado-Ursus

la festa è doppia, grazie al successo fra gli

Under 23 di Juri Zanotti.

RIBALTONE FRA LE DONNECome fra gli uomini Open, anche in campo

femminile le leader del circuito non sono

riuscite a difendere le maglie dall’ultimo

assalto delle loro rivali. La gara Donne Open ha

assistito allo splendido assolo di Evie Richards

(Nazionale Britannica), che ha lasciato sfogare

nelle prime battute prima Chiara Teocchi

(Bianchi Countervail) e poi Pauline Ferrand-

Prevot (Canyon-SRAM) – al comando fino a

metà gara – per prendere la testa della corsa

nella terza tornata e imporsi con autorità nella

prima edizione dell’evento valdostano. “In avvio

continuavo a perdere posizioni, mi sono fatta

un po’ prendere dal panico. Di solito tendo a

partire forte, stavolta invece ho dovuto ritrovare

la calma e risalire da dietro, e forse è stata

questa la chiave del successo. Sono veramente

contenta, è un piacere aver scritto il mio nome

sulla prima edizione di questa splendida gara”.

Dietro alla britannica ha concluso la

campionessa francese (a 1’16”), in chiara crescita

di condizione: “Oggi sono andata al comando

un po’ troppo presto, e sono arrivata con poco

gas nel finale. Ma il percorso è quello giusto”.

Al terzo posto a 1’57” Eva Lechner, che supera

così Martina Berta (settima) e conquista la

classifica di Internazionali d’Italia Series per

la prima volta in carriera. “Dopo tanti anni, ho

avuto modo di tornare a gareggiare in Italia

con regolarità, e di poter puntare a questo

titolo importante. È stata una battaglia lunga e

serrata, ma sono davvero soddisfatta”. Per la

valdostana Berta rimane la gioia per il successo

nella categoria Donne Under 23.

Fra le Donne Junior, nella prova valida per

le UCI Junior Series, è stata gara nella gara:

l’austriaca Mona Mitterwallner (Austria) non ha

lasciato scampo alle avversarie, imponendosi

con grande vantaggio, ma alle sue spalle

Letizia Marzani è riuscita in una grande

rimonta fino al secondo posto davanti a

Cornelia Holland (Austria), strappando i punti

necessari per sfilare la maglia a Letizia Motalli

(ottava) di una sola lunghezza.

14

Pauline Ferrand-Prevot ha dettato il ritmo nella prima parte di gara

Evie Richards ha fatto sua la prima edizione della La Thuile MTB

JUNIOR SERIESSotto il sole di La Thuile c’era il meglio dello

scenario Junior Mondiale alla partenza della

prova di UCI Junior Series di sabato 22 giugno,

apertura dell’ultima giornata della stagione di

Internazionali d’Italia Series.

In tanti attendevano il numero 1 al mondo

Aldridge, altri puntavano sull’atleta di casa

Vittone – in maglia di leader di Internazionali

d’Italia Series – ma l’esigente e spettacolare

tracciato disegnato da Enrico Martello, reso

più insidioso dalle piogge notturne, richiedeva

gambe, testa e manico nell’affrontare le

ripide discese di La Thuile MTB.

E così dalla lotteria esce il nome che non ti

aspetti: Davide Toneatti (Jam’s Bike Team Buja)

conquista la prima gioia in una gara di UCI

Junior Series, lui che negli anni si è messo in

luce soprattutto nella versione invernale del

fuoristrada, sugli anelli del ciclocross. Secondo

posto per Andrea Colombo (V.C. Monte

Tamaro), che aveva condotto nelle fasi iniziali,

terzo Baumann (V.C. Monte Tamaro), settima

piazza per il loro compagno di squadra Vittone,

che si consola con il successo nella classifica di

Internazionali d’Italia Series davanti a Emanuele

Huez e allo stesso Colombo. Quinta piazza di

giornata per l’attesissimo scozzese Aldridge.

internazionaliditaliaseries.it

PILA È PRONTA PER L’EUROPEO GIOVANILE XCOfoto Campionati Italiani Assoluti 2018: Pila Spa

Dopo aver ospitato a fine luglio i funamboli della DH per l’IXS European

Downhill Cup, Pila si conferma uno dei maggiori scenari off-road a livello

internazionale: sul suo nuovo anello di cross country, omologato per

competizioni XCO, dal 20 al 24 agosto si assegneranno i titoli Europei

Giovanili UEC (UEC Mountain Bike Youth European Championships), questa

volta per il livello agonistico di categoria 13/16 anni, dopo che nel 2018 furono

gli Under 23 a contendersi il primato proprio a Pila. Gli atleti si sfideranno su un

percorso di circa 4,5 km, con 111 m di dislivello positivo, costellato da ostacoli

di vario tipo. Sono attesi circa 600 concorrenti e un totale di 2.500 presenze

tra pubblico e addetti ai lavori. Al via delle varie prove si schiereranno ben

170 squadre, incluse le Nazionali. In occasione dei Campionati Europei, da

martedì 21 a sabato 24 agosto, la telecabina Aosta-Pila sarà in funzione, con

orario continuato, dalle ore 8:00 alle ore 18:00.

pila.it

16

Andreas Emanuele Vittone ha giocato in casa, e con il 7° posto di giornata ha confermato la leadership tra gli Junior

Il podio Uomini Elite

Il podio Junior Uomini

Il podio Donne Open

Il podio Junior Donne

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

LA SIRENTE BIKE MARATHON INCORONA PORRO E FUMAGALLIGiornata memorabile ad Aielli per lo

svolgimento della 3ª Sirente Bike Marathon,

targata Avezzano Mtb e Gruppo Alpini Aielli,

che ha assegnato nell’ultimo weekend

di giugno le maglie di campioni italiani. I

pronostici sono stati tutti rispettati. Nella gara

regina sulla distanza di 110 chilometri, che si

è disputata nello scenario del Parco Velino

Sirente, Samuele Porro (Team Trek-Selle San

Marco-Tonello) ha conquistato il suo quarto

successo tricolore da indiscusso dominatore. Il

comasco, al primo successo stagionale in una

marathon, ha relegato sui gradini più bassi del

podio avversari di tutto rispetto come Daniele

Mensi (Soudal Leecougan Mtb Racing Team) e

Juri Ragnoli (Scott Racing Team).

Reduce dal prestigioso successo nella Hero

Sudtirol Dolomites, Mara Fumagalli (Focus XC

Italy Team) ha ribadito la sua superiorità, e si è

riconfermata campionessa italiana di specialità,

con un arrivo in solitaria, imponendosi con un

netto vantaggio su Elena Gaddoni (Cicli Taddei)

e Maria Cristina Nisi (Team New Bike 2008).

Tra gli amatori hanno vestito la maglia tricolore

di categoria Monica Petruccioli (Elite Master

donna), Silvia Scipioni (Master donna 1),

Simona Cè (Master donna 2), Luca Accordi

(Elite Sport), Andrea Bravin (M1), Luigi Ferritto

(M2), Mirco Balducci (M3), Filippo Ceci (M4),

Fabrizio Pezzi (M5), Enrico Bontempi (M6),

Leonardo Arici (M7+).

MARA FUMAGALLI REGINAIN NORVEGIALa Nazionale italiana era tra le favorite al

Campionato Europeo Marathon corso sabato

6 luglio a Kvam-Lillehammer, e le attese non

sono state tradite. Ai meno 2 dal traguardo, la

recente campionessa italiana Mara Fumagalli

ha innestato il turbo ed è andata a vincere con

un vantaggio di 15” sull’impegnativo tracciato di

70 km. Alle sue spalle si sono piazzate la slovena

Blaza Pintaric e la svedese Jennie Stenerhag.

“Mara Fumagalli ha finalmente raccolto, anche

in campo internazionale, i risultati che merita –

ha affermato il CT Mirko Celestino – Al via mi ha

confidato: se mi trovo avanti non tiro per tutta la

gara e mi gioco le carte sull’ultima salita. Così è

stato!”. Gli Azzurri hanno condotto i giochi nella

prova maschile di 90 km, che si è rivelata una

sfida a eliminazione: Longo e Longa si sono

sacrificati nella prima parte, Ragnoli nell’ultima

ora è stato autore di un’azione che ha stanato

i migliori dal gruppo, e sullo strappo finale, dei

cinque al comando, tre erano italiani. Tiago

Ferreira ha impresso una progressione alla

quale ha risposto soltanto Porro. Il campione

italiano ha però poi dovuto cedere il successo

al portoghese, accontentandosi di un

pregevole argento. Ottimi anche i piazzamenti

di Daniele Mensi 4°, Fabian Rabensteiner 5° e

Juri Ragnoli 6°.

18

NEL GIRO DI UNA SETTIMANA SONO STATI ASSEGNATI I TITOLI TRICOLORI ED EUROPEI DELLA SPECIALITÀ MARATHON. IN ENTRAMBI GLI APPUNTAMENTI SAMUELE PORRO E MARA FUMAGALLI IN GRANDE SPOLVERO

della redazione || foto: C.O. Sirente Bike, UEC/BettiniPhoto©2019

GLI ITALIANI DELLE MARATHON

Samuele Porro conquista l’Italiano alla Sirente Bike Marathon

Tiago Ferreira la spunta allo sprint su Samuele Porro all’Europeo Marathon La gioia di Mara Fumagalli sul podio europeo

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

SI INIZIA CON IL TEAM RELAYLa rassegna tricolore di Chies d’Alpago è stata

aperta venerdì 19 luglio con la prova Team

Relay, dove la bresciana KTM Protek Dama ha

sbaragliato la concorrenza: Emanuele Huez,

Letizia Motalli, Serena Calvetti, Domenico

Valerio e Mirko Tabacchi si sono imposti

con oltre 5’ sul Team Lapierre Trentino Alè

di Martino Fruet e il Gs Lupi Valle d’Aosta.

Tra i giovani si erano intanto già laureati

campioni italiani i valdostani dell’Xco Project

(Etienne Grimod, Giulia Challancin, Filippo

Agostinicchio, Alessio Cina ed Elisa Nigro). Tra

gli Amatori successo dei lombardi del Pavan

Free Bike (Cristian Boffelli, Cristian Vaira, Karin

Tosato, Ivan Zulian e Renato Cortiana) davanti

a Lissone Mtb e Team Bsr.

IL MOMENTO D’ORODI KERSCHBAUMERReduce dai recenti successi negli Internazionali

d’Italia e dalle ottime prestazioni in Coppa

del Mondo, Gerhard si è presentato ai nastri

di partenza dell’Alpago Bike Funtastic 2019

come il grande favorito. I gemelli goriziani

Daniele e Luca Braidot (Carabinieri) sono

riusciti a contenerlo fino al penultimo giro,

quando Kerschbaumer si è lanciato da solo

verso il traguardo. Si è così laureato per il terzo

anno di seguito campione italiano con 54” su

Daniele Braidot e 1’ su Luca.

LA BERTA TRA LE GRANDIHa preso il via tra le Elite, pur essendo ancora

Under 23, ed è riuscita ad avere ragione di

avversarie titolate come le compagne di

squadra Eva Lechner e Chiara Teocchi (Centro

Sportivo Esercito). Martina Berta ha dominato

la gara di Lamosano fin dalle fasi iniziali: “Non

mi aspettavo di rimanere sola già al primo

giro, sono andata via in discesa. Visto che

non rientravano, ho proseguito da sola” ha

affermato al traguardo.

GLI ALTRI CAMPIONI ITALIANITra gli Under 23 uomini successo per Gioele

De Cosmo (Team Trek Selle San Marco Tonello)

davanti ad Alessio Agostinelli (Superbike Bravi

Platform) e Simone Avondetto (Silmax), che ha

anticipato in vista della volata finale, mentre tra

le Under 23 doppietta per il Team Rudy Project

con Giorgia Marchet a precedere Giada Specia

e Greta Seiwald (Santa Cruz). Emanuele Andreas

Vittone (Monte Tamaro) e Nicole Pesse (Pila

Bike Planet) sono i nuovi tricolori Juniores.

La domenica è stata la volta della Coppa Italia

giovanile e degli amatori, anch’essi scesi in

campo alla conquista della maglia di campione

italiano. A vestirla sono stati: Valentina Garattini

(Woman 1), Simona Cè (Woman 2), Corinne

Casati (Elite Woman Sport), Roberto Baccanelli

(Elite Master), Renato Cortiana (M1), Alberto

Riva (M2), Mirco Balducci (M3), Oscar Lazzaroni

(M4), Fabrizio Pezzi (M5), Giovanni Bartesaghi

(M6) e Renzo Valentini (M7).

mtbalpago.it

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L’ALTOATESINO DEL TEAM TORPADO URSUS HA FATTO TRIS A LAMOSANO DI CHIES D’ALPAGO, IN UN LUNGO WEEKEND DI GARE CHE HA RICHIAMATO 1.000 BIKER. MARTINA BERTA SBARAGLIA TRA LE ELITE; GIOELE DE COSMO E GIORGIA MARCHET CAMPIONI ITALIANI UNDER 23

della redazione || foto: Alessandro Billiani

KERSCHBAUMER E BERTATRICOLORI XCO

Gerard Kerschbaumer lanciato verso il tris tricolore

Il podio Elite Donne

Loris Revelli domina il Campionato Italiano siglando il nuovo record sulla Trick Wood di Sestola

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

Un cielo azzurro ha accompagnato tutta

la giornata di gara e il sole ha scaldato

l’entusiasmo degli atleti, dopo le qualifiche

all’insegna del meteo variabile. A Sestola (MO) si

sviluppa il percorso di gara Trick Wood, sempre

molto apprezzato dai piloti per le caratteristiche

tecniche e per il fondo di terra che, se in ottime

condizioni, garantisce una tenuta perfetta. La

partenza si trova a quota 1.420 m in località Pian

del Falco, e con i suoi 420 metri di dislivello il

tracciato si è rivelato molto tecnico fin dal giorno

delle qualifiche, quando, ancora umido dalla

pioggia della notte precedente, ha messo in

difficoltà più di qualche corridore nei tratti ripidi

e nelle contropendenze finali. Durante le finali

si è progressivamente asciugato, permettendo

agli atleti una maggior interpretazione delle

traiettorie con l’obiettivo comune di segnare

il miglior tempo. Caratteristica unica di Sestola

è l’arrivo in centro al paese, attrazione per

il pubblico che ha goduto di questo clima

adrenalinico reso ancora più infuocato dal valore

delle maglie in palio.

I PODI MASCHILICon il tempo di 2’11”833 si aggiudica il titolo di

campione italiano DH 2019 Loris Revelli: l’atleta del

team Cingolani è riuscito a migliorare nettamente

la prestazione del giorno precedente, facendo

segnare il tempo record della pista. Una gara

corsa sul filo di pochi secondi, come testimonia

il secondo posto di Davide Palazzari (team

Scoutbike.com) per soli 1”390 millesimi. Terzo

miglior tempo per il campione italiano 2017

Francesco Colombo (team Scoutbike.com):

sebbene con una buona run abbia segnato il

crono di 2’14”378, ha dovuto accontentarsi del

terzo gradino del podio. Tra gli Juniores vince uno

scatenatissimo ed emozionato Lorenzo Migliorini

(Dueruoteforlì Rideforfun), che sale su gradino più

alto del podio con il tempo di 2’20”443. L’atleta

toscano si è imposto precedendo Lorenzo Folco

(Tub Racing) di soli 0.938 secondi. Chiude il podio

Luca Conte, atleta del team FRRD Golfo Dianese.

Davide Cappello (team Scoutbike.com)

conferma la performance del giorno precedente

conquistando la maglia tricolore nella categoria

Allievi, chiudendo la run finale con un ottimo

2’24”791. Al secondo posto Filippo Rossi (Team

Kona Bike Center Cimone) a 6” di distacco,

mentre al terzo Fabio Levra (Team VTT Arnad). La

categoria Esordienti vede imporsi un figlio d’arte,

Andrea Bonanomi (Team Bmx Garlate), che fa

segnare un ottimo 2’37”869, lasciandosi alle spalle

Nicholas Fugazza (Team Bmx Garlate) e il fratello

Riccardo Bonanomi (Team Bmx Garlate).

… E QUELLI FEMMINILITra le donne agoniste il miglior tempo, 2’31”755,

è di Eleonora Farina (Giangis’ Team Free Bike

Erbusco), e permette alla trentina di mantenere

la maglia tricolore conquistata l’anno scorso.

Veronika Widmann (Bmx Team Alto Adige

Sudtirol), prima nelle qualifiche, si vede

scavalcare durante la finale da Alia Marcellini

(Team After Skull Rogue Racing) ed è costretta

ad accontentarsi del terzo gradino del podio.

Lelia Tasso (Bikers Petosino Scuola Mtb)

vince tra le donne Juniores, confermandosi

22

IL NUOVO RECORD DI LORIS REVELLI SUL TRICK WOOD DI SESTOLA GLI VALE IL TITOLO DI CAMPIONE ITALIANO, PRIMATO CHE ELEONORA FARINA RICONFERMA ANCHE QUEST’ANNO

di Cristiano Guarco || foto: Bulk Mmedia/Gravitalia

REVELLI E FARINA TRICOLORI DH

campionessa italiana di categoria. Chiudono il

podio Carola Lucrezia Favoino (Team Lapierre

Trentino Alé) e Samanta Pesenti (Team Zanolini

Bike). I complimenti vanno anche all’unica

donna Esordiente, Sofia Priori Viale (Ponente

Gravity Team), e a Giulia Sandrin (Asd 360 Mtb)

Allieva: entrambe hanno fatto registrare tempi

di tutto rispetto nella manche di gara.

I TITOLI AMATORILa campionessa italiana di categoria uscente

Bruna Benedusi (Raptors Bike Asd) si conferma

ancora una volta la migliore tra le donne

Amatori, con un ottimo 3’19”339. Precede

Giuliana Gollini del team Kona Bike Center

Cimone e la compagna di squadra Chiara

Panesi (Raptors Bike Asd). Alberto Filisetti (Guidi

Rosas Bike asd) migliora di gran lunga il tempo

fatto segnare durante le qualifiche grazie a

una run priva di sbavature. Con i suoi 2’24”113

sbaraglia la concorrenza e si aggiudica il miglior

crono tra gli uomini agonisti e di categoria Elite

Sport. Emanuele Grimani (Pavind Bike Team)

vince nella categoria Master1, mentre un

costante Fabrizio Dragoni (Alessibici) in quella

Master2. Il velocissimo Michele Berrera (Team

BMT Valsassina Mad Bros) guadagna il primo

posto tra i Master3, per lui doppia festa visto

che è diventato papà da pochi giorni.

Nella Master4 si impone Oscar Colombo

(team Scoutbike.com), mentre nella

Master5 il miglior tempo spetta a Danilo

Piergiovanni (Team Rabbit). Graziano Sala

(Team Morotti) conferma la maglia tricolore

vinta l’anno precedente, questa volta tra i

Master6, mentre per la Master 7/8 si ripete

l’inossidabile Ernesto Pedroni, portacolori del

Team Pedroni Cycles Racing Team.

Classifiche complete qui: gravitalia.it/blog/

wp-content/uploads/2019/06/finali_sestola_

ci_2019.pdf

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Eleonora Farina riconferma il titolo tricolore I campioni italiani DH 2019

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

Decine di migliaia di fan lungo i tracciati DH

e XCO hanno creato un’atmosfera superba

che gli atleti hanno ricambiato con prestazioni

di altissimo livello. La maggior parte dei favoriti

non ha mostrato alcun segno di debolezza

riuscendo a scrivere nuovi capitoli nei libri di

storia di questo sport.

1. SPETTACOLARE, RICCA DI SUSPENSE, SECCA E POLVEROSALo scorso fine settimana a Vallnord si sono

svolte sei gare in totale: Short Track, Downhill

e Cross Country - femminile e maschile - che

hanno premiato il pubblico con un pieno di

azione di prima classe. Anche il meteo è stato

favorevole: un perfetto cielo terso, abbinato

alle temperature elevate, ha reso i tracciati -

già ripidi e impegnativi - asciutti e polverosi,

alzando il livello della sfida. Nonostante - o

forse, grazie a - queste condizioni difficili,

ogni singola competizione è stata la più

emozionante e spettacolare possibile. L’aria

rarefatta a 1.900 m di quota è stata la ciliegina

sulla torta che ha spinto gli atleti oltre i loro

limiti, creando così un weekend di Coppa del

Mondo unico nel suo genere.

2. DH: IL RECORD DI ATHERTON E LO SHOW DI HOFFMANN, MENTRE BRUNI VINCE DI UN SOFFIOIl primo acuto in discesa è arrivato da Nina

Hoffmann già alle qualifiche del venerdì. Alla sua

seconda stagione di Coppa, la giovane stella

tedesca ha prodotto la run più veloce sulla pista

più ripida dell’anno, nonostante la britannica

Rachel Atherton abbia girato in modo pulito e

impeccabile. Nina ormai si è affermata tra le élite

della downhill, giocando un ruolo importante alle

finali del sabato. Dopo diverse cadute in qualifica,

la vincitrice di Leogang e naturale favorita Tracey

Hannah ha aperto le danze il sabato. Anche

se è scivolata poche centinaia di metri prima

del traguardo, l’australiana ha comunque fatto

segnare un crono importante, almeno sino a

quando è scesa Rachel Atherton. Con sole tre

atlete ancora in corsa, la britannica si è seduta

sulla hot seat provvisoria con un vantaggio di 7,1”

su Tracey. La penultima a scendere era Marine

Cabirou, che ha chiuso la sua run adrenalinica

al secondo posto, tra Atherton e Hannah. A

quel punto tutti gli occhi erano puntati su Nina

Hoffmann. La tedesca non ha deluso, tenendo

lo stesso ritmo di Rachel nei primi intertempi, ma

24

I MIGLIORI INTERPRETI DELLA DISCESA E DEL CROSS COUNTRY HANNO DI NUOVO FATTO DI VALLNORD (ANDORRA) IL PUNTO DI RIFERIMENTO MONDIALE PER LA MOUNTAIN BIKE, ENTUSIASMANDO IL PUBBLICO PRESENTE E GLI SPETTATORI DI RED BULL TV - CHE TRASMETTE LE DIRETTE - CON GARE DI GRANDE SUSPENSE

di Cristiano Guarco

foto: Red Bull Content Pool, Giessegi

VALLNORD – ANDORRA, 5-7 LUGLIOGli atleti hanno battagliato su tracciati ripidi e impegnativi

Marine Cabirou si è inserita nella lotta per la vittoria

tra Rachel Atherton e Tracey Hannah

Loic Bruni ha regalato ai francesi l’ennesimo successo in Coppa

WORLD CUP MTB

poi una caduta ha messo fine alle sue speranze

di un podio. La giovane tedesca non si è persa

d’animo, risalendo in sella nonostante una

scarpa fosse ancora agganciata al pedale: non

preoccupandosi di una potenziale mancanza

di grip, ha chiuso la sua discesa con le calze

sui pedali, tagliando il traguardo tra gli applausi

del pubblico e delle rivali. La celebrazione di

questa folle corsa ha quasi messo in secondo

piano la gara dei record di Rachel Atherton: la

sua seconda vittoria in questa stagione è anche

il suo 74° podio in Coppa. Se la prova femminile

è stata emozionante, quella maschile non è

stata da meno. I ragazzi francesi hanno mostrato

ancora una volta a tutti che sono quelli da

battere in discesa quest’anno. Solo Troy Brosnan

è riuscito a tenere il passo di Loic Bruni, insieme

a Loris Vergier e Amaury Pierron. L’australiano

è arrivato terzo alle spalle del vittorioso Bruni e

del secondo classificato Vergier, conquistando

per la quarta volta su quattro gare il gradino

più basso del podio. Le run più entusiasmanti e

folli sono state quelle del nostro Johannes von

Klebesberg e del britannico Danny Hart, che

sono scesi rispettivamente in jeans e shorts.

3. XCC: TATTICHE PERFETTE E GARE EMOZIONANTICon l’arrivo in vista, Jolanda Neff era in terza

posizione, dietro la campionessa del mondo

Kate Courtney e Alessandra Keller, prima in quel

momento. Era tempo che l’elvetica aprisse il gas:

con sette podi già conquistati quest’anno - 3 volte

seconda, altrettante terza, una vittoria - Jolanda

è stata finalmente in grado di aggiungere al suo

curriculum anche un trionfo nello Short Track

di Coppa del Mondo. Si trattava della seconda

vittoria svizzera in XCC e della prima gara con

due atlete elvetiche sui primi due gradini del

podio, con la connazionale Keller seconda e la

statunitense Courtney terza. Nella sfida maschile,

Henrique Avancini ha colto l’occasione e ha

approfittato dell’assenza del dominatore Mathieu

Van del Poel: il brasiliano ha controllato la gara

dalla testa e ha spremuto le ultime energie nello

sprint finale, lasciando Nino Schurter al secondo

posto e Maxime Marotte al terzo.

4. XCO: INSEGUIMENTI MOZZAFIATO E UNA VITTORIA STORICADiverse salite spietate, tra cui la più lunga della

Coppa del Mondo, soprannominata The Wall,

attendevano gli atleti del Cross Country Olimpico

(XCO). La sfida in alta quota (2.000 m) ha messo

in difficoltà anche i più esperti. La campionessa

svizzera Jolanda Neff è partita senza forzare

proprio per questo motivo, transitando a 47

secondi dalla vetta dopo il primo giro. Questo

approccio ha però portato una battaglia tra

atlete di generazioni differenti che non si vedeva

da anni. La vincitrice della World Cup XCO 2018

ha lottato con le unghie e con i denti riuscendo a

superare quasi 30 concorrenti sino al quinto giro.

A meno di due tornate dal termine, si è ritrovata

dietro ad Anne Terpstra. Il duello per il gradino

più alto è iniziato, ma l’atleta svizzera ha perso

le sue speranze per una vittoria dopo che la

giovane rivale olandese ha scatenato un breve

e rapido contrattacco per tenere la più esperta

Neff lontana. Terpstra ha così scritto il suo nome

nei libri di storia, come la prima donna olandese

a vincere una Coppa del Mondo XCO.

Nino Schurter ha vissuto in una situazione

molto simile. Il campione del mondo in carica

e vincitore della Coppa 2018 è stato costretto al

centro del gruppo dopo una caduta al primo

giro, dovendo lottare come la connazionale

Neff per tornare in testa. Mentre inseguiva il

podio, Schurter si è ritrovato a battagliare con

il compagno di squadra Mathias Flueckiger

(vincitore ad Albstadt) e il trionfatore dello

Short Track Henrique Avancini. Dopo una

battaglia durata quasi quattro giri, l’esperienza

di Schurter è stata fondamentale per superare

Mathias Flueckiger, leader fino a quel momento,

regalando al talento elvetico la sua prima vittoria

in questa stagione e riducendo il divario tra lui

e Julien Absalon, detentore del record di 33

vittorie in Coppa, a soli due trionfi.

25

Nonostante una foratura, Nino Schurter è riuscito

a vincere la sua prima prova WC di quest’anno

Grandi emozioni e spettacolo

nella prova di Short Track

Il britannico Danny Hart ha sfoggiato un look

originale scendendo in shorts

Anne Terpstra è la prima olandese a conquistare

una prova di World Cup

Anne Terpstra all’attacco di Jolanda Neff

Jolanda Neff, già vincitrice dell’XCC, dopo aver rimontato quasi 30 posizioni,

ha duellato con Anne Terpstra nelle ultime tornate della prova XCO

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI26

Senza mostrare alcun segno di fatica dopo

l’estenuante gara ad alta quota di Vallnord,

gli assi della downhill hanno continuato a

migliorare le rispettive run mentre i protagonisti

del cross country hanno aperto il gas come se

il weekend precedente non fosse esistito.

1. UN ECCITANTE RITORNO ALLE RADICIIl ritorno della Coppa del Mondo MTB

nell’iconica destinazione alpina francese è

stato impressionante. La folla transalpina –

che ha celebrato la festa nazionale lungo i

tracciati di gara – ha allietato e spinto gli atleti

TORNANDO A LES GETS DOPO 14 ANNI D’ASSENZA DAL CIRCUITO DI COPPA DEL MONDO, I DISCESISTI E GLI XCER HANNO AFFASCINATO NUOVAMENTE TUTTI GLI APPASSIONATI

di Cristiano Guarco

foto: Red Bull Content Pool, Giessegi

LES GETS – FRANCIA, 12-14 LUGLIO

Con la Atherton fuori dai giochi per infortunio, Tracey Hannah ha tenuto a bada le altre contendenti alla vittoria

Amaury Pierron lanciato verso il successo il giorno prima della festa nazionale francese

28

al massimo delle loro prestazioni, creando

un ambiente unico. Le sfide tecniche non

potevano essere più impegnative per i

protagonisti della DH e dell’XC: le discese

a velocità folle e i salti enormi attraverso

i pascoli alpini, così come le formidabili

possibilità di sorpasso sull’anello cross

country, che distinguono Les Gets dalle

altre sedi di Coppa, hanno alzato il livello

della sfida in entrambe le discipline. La

ciliegina sulla torta è stata il terreno asciutto

e polveroso.

2. DH: HANNAH RADDOPPIA - TRE MOSCHETTIERI INARRESTABILIIl weekend è iniziato con brutte notizie per

la downhill: Rachel Atherton si è spezzata il

tendine d’Achille durante le prove perdendo

il resto della stagione di Coppa del Mondo.

Con altre due top rider – Myriam Nicole e

Tahnée Seagrave – già ferme per infortuni,

Tracey Hannah rimane l’unica a essere sempre

salita sul podio in World Cup DH. A Les Gets

l’australiana è stata all’altezza del suo ruolo di

favorita, ma la seconda fila di atlete con Marine

Cabirou (Francia), Mariana Salazar (El Salvador)

e soprattutto Nina Hoffmann (Germania) ha

dimostrato grande ambizione e convinzione…

non sarà facile per Tracey Hannah quest’anno.

Il giorno prima della presa della Bastiglia, festa

nazionale, i tre moschettieri hanno inscenato

una nuova Rivoluzione Francese: Amaury

Pierron ha vinto, Loic Bruni è arrivato secondo

e Loris Vergier quinto. Solo il britannico Laurie

Greenland e l’australiano Troy Brosnan – terzo

e quarto – sono riusciti a evitare una clamorosa

tripletta, ma alla fine la festa francese ha avuto

comunque luogo.

3. XCC: NON C’È PIÙ TEMPO PER IL RECUPERO - BRANDAU PEDALA TRA GLI ATLETI DI PUNTAQuattro sono stati i giorni a disposizione

degli atleti per recuperare dopo le estenuanti

gare di alta quota a Vallnord, viaggiando dai

Pirenei alle Alpi. Queste circostanze non sono

sembrate un problema per i protagonisti dello

Short Track, che hanno impostato un ritmo

infernale sin dall’inizio delle competizioni

femminile e maschile. Dopo cinque dei setti

giri previsti, Kate Courtney (USA) ha aumentato

ulteriormente il passo, lasciando le sue

avversarie nella polvere, superando la leader

provvisoria Elisabeth Brandau (Germania) e

assicurandosi la vittoria. In questa stagione la

tedesca aveva già preso il comando un paio

di volte, ma fino a Les Gets non era stata in

grado di produrre una prestazione al top per

tutta la gara. Questa volta solo Pauline Ferrand-

Prévot (Francia) è stata abbastanza veloce

per superare la 33enne Brandau, chiudendo

seconda nella gara di casa. Nella lotta per il

terzo posto, la tedesca ha battuto la tre volte

vincitrice della Coppa del Mondo Jolanda Neff

in un finale mozzafiato.

In campo maschile, il dominatore ha fatto il suo

ritorno: Mathieu Van der Poel si è assicurato

il sua terzo successo nello Short Track su

altrettante tappe, dimostrando che, anche

se non ha corso a Vallnord, una volta in gara

dà sempre il massimo. Il fenomeno olandese

ha approfittato di un problema di Henrique

Avancini (Brasile) per superare il vincitore di

Vallnord e dominare lo sprint finale.

Con Mariana Salazar e Nina Hoffmann, Marine

Cabirou ha dato filo da torcere a Tracey Hannah

Il britannico Laurie Greenland è riuscito a

strappare la 3ª piazza ai transalpini

Loris Vergier, con il 5° posto, ha completato il predominio francese

Dopo il successo a Vallnord, Loic Bruni sale sul secondo gradino del podio

29

4. XCO: I CAMPIONI DEL MONDO ANCORA UNA VOLTA SUL GRADINO PIÙ ALTOKate Courtney (USA) e Nino Schurter (Svizzera)

hanno dimostrato la loro forza fin dall’inizio. La vittoria

della statunitense non è mai stata in discussione: la

campionessa del mondo in carica ha forzato nel primo

giro mantenendo il vantaggio acquisito sino alla fine delle

sette tornate previste. Conquista la sua terza vittoria XCO

dell’anno e la quinta complessiva in Coppa, incluse le due

XCC di questa stagione. L’emozione è arrivata ancora

una volta dalla svizzera Jolanda Neff: dopo una partenza

lenta nella gara della settimana precedente, questa volta

l’elvetica ha iniziato con un ritmo elevatissimo. Dopo il

naturale calo di prestazioni, ha prodotto un’altra rimonta

sensazionale finendo nuovamente dietro a Courtney. Lo

spunto più interessante della giornata è arrivato però

da Elisabeth Brandau, che ha chiuso al terzo posto,

stabilendo il nuovo record personale.

Nella competizione maschile Nino Schurter ha mostrato

una forma impressionante. La vittoria del 33enne è stata il

risultato di un’emozionante sfida a eliminazione ai massimi

livelli. Giro dopo giro, il gruppo di testa si è ridotto da

otto a due atleti. Dopo che Ondrej Cink (Rep. Ceca) e

Henrique Avancini si sono arresi al penultimo giro, la lotta

era tra Schurter e il nostro Gerhard Kerschbaumer. Lo

sprint finale ha visto però primeggiare lo svizzero, che

ha conquistato la sua 32ª vittoria in Coppa del Mondo,

a una sola lunghezza dal record del mito francese Julien

Absalon. Nonostante il suo ritorno sul palcoscenico

principale, Van der Poel è finito nelle retrovie non

riuscendo mai a tenere il ritmo del gruppo di testa,

finendo al 16° posto dopo aver battuto Manuel Fumic

(Germania) nello sprint finale.

Amaury Pierron festeggia con due tifosi

la vittoria nella prova di casa

Henrique Avancini ha lottato per la vittoria fino al penultimo giro

30

5. COPPA DEL MONDO: I MIGLIORI ALLUNGANO METTENDO PRESSIONE SUGLI INSEGUITORIÈ stato un fine settimana perfetto per i leader di Coppa del Mondo,

tutti in grado di estendere il proprio vantaggio. Tracey Hannah (1.040

punti) ha celebrato la sua seconda vittoria nella stagione beneficiando

dell’infortunio di Rachel Atherton. Marine Cabirou (840 punti) segue

nella generale di Coppa. In campo maschile, Loic Bruni (965 punti) ha

ampliato il suo vantaggio: dopo tre vittorie in questa stagione, precede

di 110 lunghezze il connazionale Amaury Pierron – due trionfi per lui nel

2019 – appaiato in seconda posizione da Troy Brosnan (855).

Vincendo le gare XCC e XCO, Kate Courtney (1.265 punti) ha festeggiato

un altro weekend perfetto dopo aver già conquistato entrambi gli

eventi di Albstadt. Segue Jolanda Neff (1.090), poi Anne Tepstra (815),

più distaccata ma in crescita Elisabeth Brandau (625 punti).

Nino Schurter, vincitore uscente della Coppa, ha fatto un grande passo

in avanti verso la sua settima affermazione assoluta in World Cup,

riuscendo a pareggiare il detentore del record Julien Absalon. Con 1.160

punti precede Henrique Avancini (915), teoricamente ancora in corsa.

Ottima prova per il tricolore Kerschbaumer, battuto allo sprint da Schurter

Una gara tutta d’attacco per Jolanda Neff

Nino Schurter ha sbaragliato uno a uno tutti gli avversariL’iridata Kate Courtney è stata la dominatrice incontrastata nella prova femminile

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

VAL DI SOLE, EVOLUZIONI MOZZAFIATOE GIOCHI DI EQUILIBRIODopo lo spettacolo della Coppa del Mondo di Cross Country e Downhill

e la rassegna iridata di Four-Cross, in Val di Sole è tempo di riallacciare

i caschetti per la Coppa del Mondo di Trials, in programma dal 23 al 25

agosto a Vermiglio. La valle trentina si prepara ad accogliere i funamboli

della bicicletta nel nuovo Bike Trial di Vermiglio, inaugurato in occasione

dei Mondiali di specialità del 2016.

Come tre anni fa, anche stavolta il meglio del movimento internazionale

si appresta a sfidarsi nel polmone verde adiacente ai Laghetti di San

Leonardo, un sito di grande bellezza e fascino, apprezzato da atleti,

tecnici e spettatori. Il Trial Park di Vermiglio sfrutta proprio le risorse

naturali presenti nella piana di San Leonardo. I percorsi sono in gran

parte naturali, arricchiti da ostacoli offerti dal territorio, come le rocce del

torrente, o difficoltà completamente artificiali, come le opere d’arte in

legno realizzate da Lino Mosconi e Giorgio Tomaselli.

Per gli atleti, il grande obiettivo è non mettere il piede a terra: è questo il

sale della competizione negli eventi di Trial. Lo scorso anno, nella prima

storica tappa di Coppa del Mondo ospitata dalla Val di Sole, si è imposto

lo spagnolo Alejandro Montalvo nella categoria Uomini Elite 20”, mentre il

transalpino Nicolas Vallee e la tedesca Nina Reichenbach hanno prevalso

rispettivamente nelle categorie Uomini Elite 26” e Donne Elite.

Anche quest’anno i campioni non mancheranno per la chiusura dell’estate

del ciclismo in Val di Sole, una stagione ricchissima nel segno delle due

ruote che proietta il territorio verso un nuovo grande appuntamento con

l’iride: i Campionati del Mondo di MTB del 2021.

valdisolebikeland.com

32

DOPO AVER OSPITATO LA COPPA DEL MONDO DI CROSS COUNTRY E DOWNHILL E LA RASSEGNA IRIDATA DI FOUR-CROSS, LA VALLE TRENTINA SI PREPARA AD ACCOGLIERE GLI ACROBATI DELLA BICICLETTA DAL 23 AL 25 AGOSTO NEL NUOVO TRIAL PARK DI VERMIGLIO

foto: Mauro Mariotti

LARGO AI FUNAMBOLIIN VAL DI SOLE ARRIVA LA COPPA DEL MONDO DI TRIALS

eMTBPROFESSIONISTI

Questo quarto round e-Enduro disputato in

Val di Pejo è stato prima di tutto una gara

spettacolare, con trail incredibili e al tempo

stesso molto tecnici. Già dal venerdì molti

e-rider erano presenti sui percorsi della Pejo

Trail Arena, immersa nel Parco Nazionale dello

Stelvio, sapientemente fettucciati dallo “sherpa”

Race-Events Luca Bortolotti, per godersi i

fantastici panorami e visionare tutte le prove

speciali. Come da previsione meteo, la giornata

del sabato si è aperta all’insegna del maltempo,

con forti piogge e un calo drastico delle

temperature. Questo non ha però impedito le

prove percorso, che sono andate avanti tutta la

giornata, compresa la “Social Ride” organizzata

da Marco Aurelio Fontana con il supporto

di Red Bull sui tracciati di gara. Verso metà

pomeriggio il sole è comparso a Peio per la

felicità di organizzatori, espositori e visitatori, che

finalmente hanno potuto aggirarsi nell’Area Expo

in cui erano presenti gli stand di Specialized,

Brose, Vittoria, Rullo/Suntour, Haibike, Ridewill,

Atala, Mr.Wolf e Focus Scuderia Fontana.

DAVIDE SOTTOCORNOLA E JESSICA BORMOLINI LASCIANO IL SEGNODomenica mattina la bella giornata e le miti

temperature hanno portato il buon umore tra

gli iscritti pronti a darsi battaglia nella Pejo Trail

34

LA PENULTIMA PROVA DEL CIRCUITO NAZIONALE DI E-ENDURO, DISPUTATA IL 22 E 23 GIUGNO, È STATA PIENA DI COLPI DI SCENA. LE FORTI PIOGGE CADUTE IL SABATO HANNO PROBABILMENTE CONDIZIONATO LA GARA DI MOLTI ATLETI, COSTRINGENDOLI AL RITIRO O CAUSANDO RALLENTAMENTI DOVUTI A PROBLEMI ELETTRICI E MECCANICI

di Cristiano Guarco || foto: Mario Pierguidi/e-Enduro

E-ENDURO #4 VAL DI PEJO

Il modo migliore di dissetarsi… Ristoro da re in Val di Pejo Anche il mitico Pippo Marani in gara

Arena. Già dalle prime PS la gara sembrava

saldamente in mano a un velocissimo Andrea

Garibbo (Haibike Factory Italia) davanti a Nicola

Casadei (Sig. Lupo ASD) e Davide Sottocornola

(Cicobikes-DSB). Molti i ritiri tra gli atleti iscritti

già da PS1 a causa di problemi alle eBike, ed

è proprio durante l’ultima prova che Garibbo

è costretto ad abbandonare per un problema

meccanico. Anche Casadei accusa un forte

ritardo per noie elettriche al motore che lo

costringono a pedalare senza assistenza tutte le

speciali tre e quattro, spianando così la strada a

un velocissimo Davide Sottocornola, seguito da

Marco Aurelio Fontana (Focus Scuderia Fontana)

in grande spolvero e di Simone Martinelli

(Cicobikes-DSB). Tra le donne dominio assoluto

di Jessica Bormolini (Sig. Lupo ASD) davanti a

Federica Amelio (Haibike Factory Italia) e Chiara

Pastore (Team Locca).

Tra i giovani vittoria di Dario Benini (Team Benini

Novara) su Federico Migliorin (Cicobikes-DSB-

Nonsolofango) e Pietro Olmo Garavelli (Team

Locca). La classifica Team viene conquistata da

(Cicobikes-DSB-Nonsolofango).

Manca solo l’appuntamento del 19-20 ottobre

a Spotorno (SV) che sostituisce Varazze,

“promossa” a ultima tappa della serie e-Enduro

International Series dopo il forfait di Loano (in

programma il 5-6 ottobre).

e-enduro.it

35

Jessica Bormolini domina in campo femminile

Gara difficile per tutti, cerchi compresi

Davide Sottocornola vince e prende il comando della classifica Marco Aurelio Fontana finalmente sul podio, 2° assoluto

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

L’ambientazione unica delle Dolomiti fassane si

è riflessa nella gara, con Richie Rude (Yeti/Fox

Shox Factory Team) che si è presentato al via per la

prima volta questa stagione, dopo la sospensione

per doping. Lo statunitense ha mostrato tutta la

sua intenzione di tornare protagonista assoluto già

dalla prima prova speciale, la prima delle quattro

– su cinque – conquistate nell’evento italiano delle

Enduro World Series. Solo il campione in carica

Sam Hill (Team Chain Reaction Cycles Mavic) è

sembrato in grado di metterlo in discussione,

ma si è dovuto accontentare del secondo posto

finale, davanti al francese Florian Nicolai (Canyon

Factory Racing). Peccato invece per il bergamasco

Marcello Pesenti (Marchisio Bici), che per tutta la

competizione era riuscito a mantenersi nella top

ten maschile. Purtroppo una caduta sulle prime

curve dell’ultima speciale gli è costata la gara,

facendolo piombare indietro alla 40ª posizione,

miglior risultato comunque tra gli italiani al via.

In campo femminile la francese Isabeau

Courdurier (Intense Mavic Collective) ha mostrato

ancora una volta la sua posizione dominante nella

disciplina, lasciando solo una PS alla canadese

Andreane Lanthier Nadeau (Rocky Mountain/Race

Face Enduro Team), seconda a 34”, al suo miglior

risultato in carriera. L’atleta israeliana Noga Korem

36

LA MET VAL DI FASSA EWS SI È SVOLTA IL 29 GIUGNO IN QUOTA SULLE DOLOMITI ITALIANE, CON CINQUE PROVE SPECIALI IN UNA SOLA GIORNATA, CORSE IN UNO DEGLI SCENARI PIÙ INCREDIBILI AL MONDO. E RICHIE RUDE È TORNATO AL SUCCESSO

di Cristiano Guarco || foto: Nicola Damonte/Val di Fassa

Gli scenari unici delle Dolomiti

Richie Rude torna al successo in campo maschileContinua il dominio di Isabeau Courdurier in campo femminile

ENDURO WORLD SERIES #4VAL DI FASSA

(GT Factory Racing) chiude il podio femminile al

terzo posto. Antoine Vidal (Commencal Vallnord

Enduro Racing Team) ha continuato la sua striscia

vincente nella categoria U21, con Brady Stone e

Nils Heiniger che non sono riusciti a eguagliare il

suo ritmo piazzandosi rispettivamente secondo e

terzo. La canadese Lucy Schick ha conquistato il

suo primo successo in EWS nella sfida femminile

U21, con Leah Maunsell al secondo posto e Polly

Henderson al terzo. Il trentino Martino Fruet ha

deliziato il pubblico di casa conquistando la

vittoria Master, con Cedric Ravanel (Commencal

Vallnord Enduro Racing Team) in seconda e

Karim Amour (Miranda Racing Team) in terza

piazza. Louise Paulin, svedese che vive da anni a

Finale Ligure, si è imposta nella categoria Master

Women, con Alba Wunderlin e Birgit Braumann

rispettivamente al secondo e terzo posto. Il

Canyon Factory Racing è emerso come Team del

giorno, con Yeti/Fox Shox Factory Racing e Pivot

Factory Racing a completare il podio.

GRANDE SUCCESSO PER LAVAL DI FASSAAttraverso le cinque prove speciali del percorso

gara, un tracciato alpino completo e divertente,

la Val di Fassa ha potuto mostrare al mondo bike

tutto il proprio splendore anche grazie agli impianti

di risalita che regalano un punto di vista privilegiato

delle Dolomiti. I biker sono transitati dalla Conca del

Belvedere con vista che spazia dal Catinaccio fino

al gruppo del Sella, passando per il Sassolungo, le

zone Ciasates e Ciampac per poi concludere con

la speciale 5, l’iconica Tutti Frutti: 6,55 km, 1.000 m

di dislivello in discesa per un totale di 13 minuti di

show e adrenalina pura, che dalla cresta del Col

Rodella scende a valle per entrare direttamente in

paese costeggiando il Rio Antermont. È proprio

nelle acque di questo rio che, al rientro dalle prove

nei giorni scorsi, gli atleti hanno trovato refrigerio

dalle alte temperature, mostrando così un aspetto

insolito per Canazei. “Ospitare nel nostro territorio

una Enduro World Series è un’emozione unica, ma

la soddisfazione più grande è ricevere così tanti

complimenti da tutti. Il percorso che ci ha portato

qui oggi è stato lungo, ma grazie al supporto

e alla sinergia di tutte le realtà coinvolte in valle

siamo riusciti in questo che a tutti gli effetti è un

sogno” ha dichiarato William Basilico, responsabile

Fassabike e direttore gara. “È la prima volta per noi

qui in Val di Fassa ed è stato uno dei migliori eventi

che abbiamo fatto. È stato un grande weekend

che festeggia il nostro cinquantesimo evento, e

il feedback dei rider sul percorso e l’accoglienza

della comunità sono stati semplicemente fantastici.

Non vediamo l’ora di tornare”. Queste invece le

parole Chris Ball, managing director EWS.

37

Marcello Pesenti in grande spolvero, peccato per la caduta nell’ultima PS

Un tracciato molto vario e ricco di situazioni differenti in Val di FassaL’ultima speciale con arrivo nel centro di Canazei

MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI

Situata sulle alture di Hautes-Alpes, la

stazione sciistica di Les Orres ha ospitato

una competizione drammatica che ha visto

cambiare continuamente leader in campo

maschile. Dopo le quattro speciali del

primo giorno, Adrien Dailly (Team Lapierre)

ha deliziato il pubblico di casa guidando

la gara, con soli 2 secondi di vantaggio su

Eddie Masters (Pivot Factory Racing), seguito

a 1 secondo da Richie Rude (Yeti/Fox Shox

Factory Racing). La domenica mattina una

tempesta ha colpito il resort, costringendo

all’annullamento della quinta PS, la prima

della giornata. Le restanti tre speciali sono

state più che sufficienti per regalare un’azione

coinvolgente: Masters è riuscito a tagliare

il traguardo finale con quattro decimi di

vantaggio su Rude, conquistando la sua

prima vittoria nelle EWS. Dailly ha completato

il podio al terzo posto, con il connazionale

Florian Nicolai (Canyon Factory Racing) che

mantiene il comando della serie.

La gara femminile ha visto nuovamente la

francese Isabeau Courdurier (Intense Mavic

Collective) controllare le sue avversarie

dall’inizio, lasciando due PS a Raphaele

Richter. La 21enne tedesca, che non correva

in Enduro World Series dal 2017, è tornata alla

grande occupando il secondo gradino del

podio. Mirana Miller (Kona Factory Racing)

ha dato prova di una buona condizione per

tutto il fine settimana, piazzandosi sul gradino

più basso del podio. Courdurier estende il

suo vantaggio nella serie, a sole tre gare dalla

conclusione.

Nella categoria U21 Men è Antoine Vidal

(Commencal Vallnord Enduro Racing Team)

a dominare ancora una volta, consolidando

ulteriormente la sua leadership. Secondo

il neozelandese Brady Stone, terzo invece

38

LA TAPPA FRANCESE EWS, DISPUTATA IL 7 LUGLIO, PASSERÀ ALLA STORIA COME UNA DELLE GARE PIÙ COMBATTUTE DI TUTTI I TEMPI. IL SUCCESSO VA ALLA SORPRESA MASTERS E ALLA SEMPRE PIÙ DOMINANTE COURDURIER

di Cristiano Guarco || foto: MadDogBoris/Maxxis

Ed Masters alla sua prima vittoria in EWS

La tedesca Raphale Richter stupisce con un’incredibile 2ª posizione in campo femminileSecondo posto per un redivivo Richie Rude

ENDURO WORLD SERIES #5LES ORRES (FRA)

Francescu Camoin (Specialized Racing

Team). Nella U21 Women Lucy Schick ha vinto,

ripetendo il successo in Italia del weekend

precedente, con Leah Maunsell al secondo

posto e Harriet Harnden al terzo.

Karim Amour (Miranda Racing Team) ha lottato

duramente per la vittoria dei Master Men,

con Cedric Ravanel (Commencal Vallnord

Enduro Racing Team) che ha perso la prima

posizione per meno di mezzo secondo,

con il nostro Bruno Zanchi al terzo posto.

Louise Paulin (Ibis Cycles Enduro Race Team),

svedese che vive in Italia a Finale Ligure, si è

aggiudicata la vittoria delle Master Women,

seguita da Alba Wunderlin in seconda e Suvi

Vacker in terza posizione.

La Canyon Factory Racing è stata nominata

Team of the Day, e ora è anche in testa alla

classifica a squadre.

enduroworldseries.com

39

xxxx

Il podio maschile

Florian Nicolai mantiene il comando della series

Miranda Miller, sempre costante per tutto il weekend, chiude terza

Il podio femminile

Non di rado, il vero problema quando si

esce in bici durante la stagione invernale

non è rappresentato dalle temperature basse

o dal meteo, bensì spesso dalla mancanza

di stimoli e dalla difficoltà nel trovare

motivazioni. L’abbigliamento tecnico che

usiamo oggi ci permette di affrontare lunghe

uscite in sella, con un buon comfort e qualità

del training, anche con valori del termometro

prossimi allo zero. In proporzione, le

difficoltà maggiori si incontrano in primavera

e nella stagione molto calda, quando è

necessario assecondare eventuali sbalzi di

temperatura e la termoregolazione corporea.

Nei mesi primaverili il pericolo maggiore

è rappresentato dall’escursione, magari

dopo aver affrontato una salita a tutta, per

poi scendere e incontrare un muro d’aria

più fredda che ci può debilitare. Ciò può

accadere anche nelle giornate più calde se

siamo in montagna. I capi tecnici di ultima

generazione sono sempre più destinati a

un impiego specifico, e proprio per questo

performano al meglio se usati nel modo

corretto: diventa inutile acquistare una

giacca, uno smanicato ma anche una shirt

costosi se poi non siamo capaci di sfruttarli

al meglio. Diciamo che sarebbe sufficiente

leggere con attenzione l’etichetta esplicativa,

quanto meno informarsi sulle capacità

dell’indumento.

VEST CON TECNOLOGIA WINDBLOCIl termine “Windbloc” identifica il capo ma

anche il core con cui è stato sviluppata la

membrana, ovvero protezione dall’aria frontale.

Un capo vest (uno smanicato) costruito con

Windbloc è windproof e water repellent, non

sacrifica il comfort grazie a una buona elasticità

e permette al tempo stesso di espellere

l’umidità e il calore prodotti durante l’attività

fisica. A prescindere dall’indumento, il tessuto

è facilmente comprimibile e può essere

di ALBERTO FOSSATI(responsabile redazione tecnica Road) || foto: redazione tecnica e Michael Faiss

roadFocus tecnico

VESTIRSI A “CIPOLLA” NON PASSA MAI DI MODA, E POLARTEC HA PRESO ALLA LETTERA QUESTO VECCHIO ADAGIO FACENDONE UN CORE AZIENDALE E SVILUPPANDO NUOVI TESSUTI PER CAPI TECNICI. SOFTSHELL E POWER SHIELD PRO, WINDBLOC PER LA PROTEZIONE, DELTA E POWER STRETCH O POWER STRETCH PRO: LA COMBINAZIONE OTTIMALE NON HA LIMITI, CON IL CALDO MA ANCHE CON TEMPERATURE PIÙ BASSE

40

GLI STRATI FANNOLA DIFFERENZA… ANCHE IN ESTATE

nascosto all’interno di una tasca della shirt. Lo

smanicato è in certo senso uno dei simboli del

ciclista moderno, a prescindere dalla stagione

e dal meteo. Questo equipaggiamento è utile

in inverno come strato aggiuntivo alla giacca

più calda, in primavera ma anche in estate,

indossato prima di affrontare una discesa alpina.

GIACCA CON TECNOLOGIAPOWER SHIELD PROTessuto con peso e spessore maggiore

rispetto a Windbloc, Power Shield Pro è rivolto

al mantenimento della temperatura corporea

ottimale. Non è uno schermo protettivo come

Windbloc, ecco perché i due capi potrebbero

trovare un naturale abbinamento nel corso

delle giornate invernali più fredde e ventose.

La struttura di Power Shield Pro è

particolarmente traspirante, agevolando

la fuoriuscita dell’umidità verso l’esterno.

Un’adeguata maglia intima, di buona qualità,

l’utilizzo di un indumento con tecnologia

Power Shield Pro e all’occorrenza un vest con

membrana Windbloc permettono di allenarsi

con qualità, comfort, con un peso ridotto,

limitando l’utilizzo di capi inutili.

SHIRT CON TESSUTO DELTAE POWER STRETCHLe due tecnologie sono abbinate per ottenere un

capo dal peso contenuto, elastico e confortevole,

dalla compressione adeguata in base alla zona

del corpo ma anche traspirante, aggettivo

quest’ultimo che dovrebbe essere un must per le

maglie estive. Rispetto ai due tessuti che abbiamo

descritto in precedenza, Delta (cooling fabric) e

Power Stretch hanno un solo strato (Windbloc e

Power Shield Pro ne hanno tre) e sono posizionati

nelle zone strategiche della maglia. Una shirt con

queste due tecnologie non avrà nessun potere

di schermatura nei confronti del vento gelido,

o di uno scroscio di pioggia, ma permette di

rimanere asciutti, caldi e in totale comfort quando

è accoppiata con un capo protettivo.

SALOPETTE CON TESSUTO DELTAE POWER STRETCH PROSe il concetto Delta è uguale a quello utilizzato

per la maglia, con un tessuto fresco, traspirante e

senza frizioni sulla pelle, cambia la longevità tra i

progetti Power Stretch e Power Stretch Pro, con

il secondo più durevole. Simili per struttura, con

un’elasticità in quattro direzioni, la versione Pro

deve essere in grado di supportare e sopportare

le maggiori pressioni a cui è soggetta una

salopette, sfregamenti e continui movimenti una

volta che si pedala, garantendo al tempo stesso

una traspirabilità ottimale.

LE NOSTRE CONSIDERAZIONIOgni capo d’abbigliamento moderno ha

peculiarità proprie, caratteristiche uniche, è in

grado di fornire prestazioni che devono essere

capite per poterlo sfruttare al pieno delle

potenzialità. Il valore aggiunto e fondamentale,

che gioca anche a vantaggio della performance

dell’atleta, è la capacità di abbinare più prodotti

di categorie differenti. Utilizzare correttamente un

indumento tecnico permette di elevare la qualità

della prestazione atletica, con maggiore e migliore

comfort sul breve, medio e lungo periodo, oltre

a preservare uno stato di salute e benessere

ottimali. Il segmento dei capi tecnici sviluppati per

lo sport è una delle categorie che più si è evoluta

nelle ultime stagioni e i tessuti Polartec ne sono

un esempio, disponibili nelle collezioni di brand

leader come Santini SMS, Sportful, Castelli, Rapha,

Dotout, Giordana, Mavic ecc…

polartec.com

41

NORCO

Con un prezzo di 3.899 € e un montaggio

che comprende una trasmissione di classe

SRAM Eagle GX/NX, una forcella Rock Shox

Pike da 150 mm e un ammortizzatore Fox Float

DPX2, questa Norco Sight A1 ha anche un buon

rapporto qualità/prezzo. Non è tutto oro quel

che luccica, ma sicuramente si tratta di una delle

trail bike più capaci e divertenti del mercato,

che strizza l’occhio ai sentieri a pendenza

negativa. Norco propone due allestimenti della

versione in alluminio della piattaforma Sight,

in ogni caso declinata nelle due versioni 29”

e 27,5”, che si differenziano anche per il travel

delle sospensioni, rispettivamente di 130/150

e 140/160 mm per posteriore/anteriore. Per

la prima – oggetto del nostro test – sono

disponibili tre taglie (M, L, e XL) mentre per la

seconda sono ben cinque (da XS a XL).

Norco usa una sospensione posteriore

a quadrilatero articolato, con giunto sui

foderi bassi, un design tradizionale con

qualche accorgimento per ottenere un

comportamento stabile e un feeling giocoso

su una grande varietà di terreni. Il perno

principale è sulla linea catena della corona

singola, in verticale sull’asse del movimento

centrale, con un carro asimmetrico dai foderi

bassi con lunghezza proporzionale sulle varie

taglie per mantenere le stesse caratteristiche di

riding sulle varie misure.

Tra gli altri elementi caratteristici del telaio

troviamo la biella superiore in due pezzi avvitati,

e il passaggio ottimizzato dei cavi all’interno

delle tubazioni con ampie feritoie d’ingresso in

zona tubo sterzo (per facilitare le operazioni di

manutenzione ordinaria e straordinaria).

Accanto alla nostra Sight A1 il catalogo Norco

offre la sorella minore Sight A2 a un prezzo di

3.399 €, mentre i tre allestimenti in carbonio

hanno prezzi al pubblico compresi tra 4.399

e 6.299 euro.

MOUNTAIN BIKETEST42

IL TOP DI GAMMA DELLA SERIE IN ALLUMINIO SI PRESENTA COME UNA BIAMMORTIZZATA A TUTTO TONDO CAPACE DI FONDERE UNA GUIDA CHE ISPIRA FIDUCIA IN DISCESA, ANCHE SU QUELLE PIÙ TECNICHE, CON UNA PEDALABILITÀ PIÙ CHE DISCRETA

SIGHT A1 29”testo e foto: Cristiano Guarco

Non è tutto oro quel che luccica,

ma sicuramente si tratta di una delle

trail bike più capaci e divertenti del

mercato, che strizza l’occhio ai sentieri a pendenza negativa

43

norco.com

COSA MIGLIORAREGeometria non per tutti, peso sopra la media.

PREGIGrande confidenza nella guida, divertente e sicura in

discesa, buon rapporto qualità/prezzo.

MISURE TELAIOTAGLIA: M

ORIZZONTALE VIRTUALE: 604 MM

PIANTONE: 435 MM

FODERI BASSI: 430 MM

ALTEZZA BB: 340 MM

ANGOLO STERZO: 66,5°

ANGOLO SELLA: 73,9°

REACH: 427 MM

STACK: 614 MM

44

SCHEDATECNICA

TELAIO Norco Sight Aluminum, 130 mm

AMMORTIZZATORE Fox Float DPX2 Performance

FORCELLA Rock Shox Pike RC Charger 2 Debonair, 150 mm

GUARNITURA Truvativ Descendant 6K DUB, 30d

CAMBIO SRAM GX Eagle 12v

COMANDI SRAM NX Eagle 1x

PACCO PIGNONI SRAM NX Eagle PG-1230, 11-50d

FRENI SRAM Guide R, 180/180 mm

RUOTE WTB ST i29 TCS 2.0/DT Swiss 370 Boost

COPERTURE Maxxis Minion DHF/DHR II 2,5" WT Exo TR

ATTACCO Alloy 6061 35 mm, 60 mm

PIEGA Race Face Turbine R 35 mm, 800 mm

MANOPOLE SDG Stage 1 Lock-On

SERIE STERZO FSA #57 E

REGGISELLA TranzX YSP12JL Stealth Dropper, 125 mm

SELLA SDG Fly MTN Cr-Mo

TAGLIE M, L, XL

PESO RILEVATO 15 kg

PREZZO 3.899 euro

PRODUTTORE Norco

CAMPO DI UTILIZZOUna trail bike dal montaggio di qualità, offerta a un prezzo

competitivo nel settore. Adatta a un utilizzo vario, regala tanto

divertimento senza grande impegno da parte del biker, sempre

sicuro e a proprio agio su una bici che dà il meglio in discesa, in

particolare sui sentieri più fluidi e scorrevoli.

45

ABBIGLIAMENTOMaglia Bikefree, shorts O’Neal

CASCO/OCCHIALILazer

SCARPENorthwave

46

ASSETTO IN SELLAAvere solo tre taglie, da M a XL, per la 29er

obbliga il biker a scegliere con oculatezza

la giusta misura. In ogni caso il feeling è

buono, almeno per chi è abituato alle MTB

di stampo enduro, chi arriva invece dal cross

country e vuole avvicinarsi alle trail bike può

trovarsi un po’ spaesato, almeno all’inizio.

Infatti il tubo sterzo corto (94 mm) permette

di abbassare il manubrio – con rise ridotto a

20 mm – giocando con gli spessori al di sotto

dello stem per caricare in modo opportuno

la ruota anteriore nella guida. La larghezza è

importante – 800 mm – ma questo almeno

consente di accorciarlo secondo le preferenze

dell’utilizzatore. Nel complesso, complice

anche la lunghezza dei foderi bassi ottimizzata

secondo le diverse taglie e una geometria

progressiva ma non troppo, la posizione sulla

bici è equilibrata ma soprattutto produttiva

nella guida attiva.

FINITUREBuone ma non eccezionali. Avremmo

preferito trovare una protezione al di sotto

del tubo obliquo in zona movimento centrale,

oltre quelle fondamentali al di sopra e al di

sotto dei foderi dal lato trasmissione per

minimizzare i potenziali danni dalle oscillazioni

della catena. In ogni caso il telaio in alluminio

è ben fatto e solido.

GRAFICHESono essenziali, con pochi accorgimenti

grafici sopra il top tube e dietro al piantone

sella, oltre al nome del brand impresso

ai lati dell’obliquo. Un minimalismo

che può piacere o meno ai biker

interessati a questo tipo di trail bike

dal comportamento al contrario

aggressivo…

ASSEMBLAGGIODa una parte abbiamo

sospensioni di gamma

media, ma comunque

dalle performance

elevate, dall’altra una

trasmissione con

alcuni elementi

entry level come

il comando del cambio e il pacco pignoni. Nel

mezzo ci stanno le ruote di qualità con cerchi

WTB tubeless ready a largo canale (29 mm

interno) e mozzi DT Swiss. In ogni caso è un

mix funzionale allo scopo: divertimento a 360°

con una particolare attenzione alla discesa. Il

telescopico TranzX ha sorpreso in positivo per

regolarità e fluidità nel funzionamento.

IN SALITALa sospensione a quadrilatero è piacevolmente

neutra, bilanciando le richieste di salita e

discesa. Il peso di 15 kg – pedali inclusi – è

sopra la media della categoria, anche se gli

ammortizzatori rimangono composti quando

si arrampica, a parte quando si spinge forte

sui pedali: il retrotreno diventa molto attivo,

obbligando a chiudere l’ammo su asfalto. La

corona da 30 e il pignone grande da 50 denti

offrono un’ottima combinazione sulle salite

ripide, sebbene l’angolo sella da 73,9° – poco

verticale secondo gli standard moderni –

obblighi il biker a pedalare in punta sella per

non perdere la trazione, comunque ottima

grazie al lavoro svolto dagli pneumatici Maxxis

da 2,5” di sezione con tassellatura aggressiva.

IN DISCESAQuesta Sight A1 29” ispira grande confidenza

nella guida, in particolare quando la pendenza

è negativa. La geometria è progressiva ma

non estrema – sterzo da 66,5° con forcella

da 150 mm di travel, reach da 427/453/475

mm sulle tre taglie M/L/XL – aiutando in ogni

caso a tenere la bici in traiettoria in ogni tipo

di curva, anche quelle più piatte. L’altezza del

movimento centrale contenuta in 340 mm, con

BB Drop di -33 mm, e il carro cortissimo (430

mm sulla M, altrimenti 435 e 440 mm per L e

XL) contribuiscono a spingere veramente forte

sui percorsi flow. Il combo degli pneumatici

è realmente efficace, non solo per le naturali

attitudini discesistiche – Minion DHF e DHR 2

si trovano su molte bici da enduro e DH – ma

anche per la pressoché perfetta accoppiata

con i cerchi a largo profilo: ispirano sicurezza

ovunque, con l’ammortizzatore posteriore che

entra prepotentemente in gioco quando si

tratta si tenere il retrotreno incollato al terreno

sui fondi più scabrosi.

A essere pignoli, avremmo preferito una

tripla mescola all’anteriore, ma non possiamo

lamentarci su una trail bike.

IN FRENATABuoni ma non eccelsi gli SRAM Guide R

con rotori da 180 mm all’anteriore e al

posteriore. La potenza è discreta, così come

la modulabilità, peccano solo di resistenza

alla fatica sulle discese più lunghe e tortuose,

anche e soprattutto per l’assenza di un rotore

da 200 mm all’anteriore, più indicato per una

trail biker con spiccate doti discesistiche

come questa Sight A1.

COMFORTNel complesso sopra la media, sia in salita

sia in discesa. La sospensione posteriore dal

feeling morbido e gli pneumatici ad ampio

volume – gonfiati a pressioni relativamente

basse – insieme al cockpit ben congegnato

agevolano il controllo del mezzo, oltre a

donare un’apprezzata comodità nell’incedere,

su ogni tipo di terreno.

STABILITÀAnche in questo caso siamo ben sopra

le necessità della categoria, con la bici

che permette di divertirsi richiedendo un

impegno non eccessivamente elevato,

mantenendosi naturalmente stabile sui

sentieri veloci e sconnessi.

ONTHETRAIL

47

Il bilanciere posteriore della trasmissione

Shimano XTR M9100 non perde un colpo, in

salita, in discesa, sui terreni smossi, la catena

sale e scende anche quando è sotto il massimo

sforzo, non è più necessario alleggerire la

pedalata durante le fasi di cambiata. A questo

aggiungiamo che le dodici velocità con una

corona singola anteriore permettono di avere

una gestione ottimale dei rapporti per situazioni

molto differenti tra loro.

Era da un po’ che rincorrevamo questa prova,

il test di uno dei prodotti simbolo della MTB,

la trasmissione XTR di Shimano 12v presentata

ufficialmente nell’estate 2018. Lo abbiamo

fatto utilizzando una delle biciclette full XC

più moderne, la BMC Fourstroke, simbolo di

una disciplina che si evolve e cambia pelle.

In un certo senso l’XTR di nuova generazione

segue proprio questo filone: dalla tecnica

estremizzata, abbina alla leggerezza la

robustezza, l’affidabilità e una serie di soluzioni

SHIMANO

mountain bikeTEST48

ABBIAMO PROVATO L’ULTIMA RELEASE A 12 VELOCITÀ E CON MONOCORONA ANTERIORE DI SHIMANO XTR. UNA TRASMISSIONE DA GARA, CON FUNZIONAMENTO MECCANICO CHE HA RAGGIUNTO LIVELLI DI PRECISIONE E SUPPORTO ALLA PRESTAZIONE INEDITI FINO A ORA

XTR M9100

della redazione tecnica, con la collaborazione di Sergio Viola || foto: Matteo Malaspina

che permettono di avere un prodotto che,

nonostante non ci sia elettronica, riesce ad

assecondare in tutto e per tutto l’atleta durante

la competizione. Il focus? Il cambio deve

essere sempre efficiente, in grado di garantire

la sua azione che si pedali su un percorso

piatto e compatto tanto quanto su una discesa

con rocce e drop, sotto sforzo e con frizioni

minimizzate, in modo che il pilota non si debba

confrontare con i limiti della tecnica e della

tecnologia. Una guarnitura con corona singola

da 34 denti, un pacco pignoni con scala 10/45,

impianto frenante con dischi da 160 mm di

diametro (anteriore e posteriore). Abbiamo

utilizzato la Fourstroke con la trasmissione

Shimano in contesti molti diversi tra loro,

anche in competizione, e abbiamo cercato di

focalizzare al meglio ogni sfaccettatura.

IN SALITAPartiamo dal presupposto che l’XTR a 12v

è totalmente differente dalla precedente

generazione, sia per l’aggiunta di un pignone,

sia perché si rivolge maggiormente all’impiego

della corona singola anteriore, limitando al

tempo stesso gli spazi vuoti (ci riferiamo allo

sviluppo metrico) tra i pignoni posteriori,

ma anche a una funzionalità del sistema

completamente stravolta. A colpire è l’estrema

fluidità dal pignone più basso, fino al 45: lo

sforzo necessario per attivare la leva del cambio

è il medesimo. Da sempre le trasmissioni MTB

sono state caratterizzate da una certa durezza

negli ultimi due pignoni, tale aspetto è stato

quasi totalmente bypassato. Non solo, non è

più necessario alleggerire la pedalata per far

risalire la catena, si può continuare a spingere

con forza, anche su terreni particolarmente

esigenti, rocciosi, e la cambiata non risente

minimamente dei continui saltellamenti che

arrivano dal basso. Rispetto a una cassetta XTR

11v old generation, la nuova 12v che abbiamo

provato a tratti è più rumorosa, probabilmente

per via della combinazioni di materiali differenti

e di una struttura più magra di ogni pignone.

Nel complesso, invece, tutto il sistema cambio

ci è parso più silenzioso rispetto al passato,

anche nei momenti in cui ci siamo trovati a fare

i conti con fango, pioggia e terreni rocciosi.

Con la leva per la risalita della catena si

possono cambiare fino a quattro rapporti con

una sola azione, ognuna di queste separata

e percepibile dalla precedente e dalla

successiva per via dello scatto del selettore

interno. La leva per la discesa permette di

agire su un rapporto alla volta. Questa, a

nostro parere, può risultare piccola e necessita

di un posizionamento corretto, con giusta

angolazione al manubrio: da sottolineare però

che funziona in due direzioni, avanti e indietro.

Con questa soluzione di rapporti ci siamo

trovati a nostro agio, anche se riteniamo che la

corona doppia abbia sempre molti lati positivi.

Un paio di uscite con il fango ci hanno rovinato

la livrea delle pedivelle in alluminio, struttura

che invece è sembrata immune a colpi, sassi e

urti contro le radici.

IN DISCESAMolto simile il nostro giudizio in discesa, anche

quando si “scarrella” verso il basso in modo

violento: la catena ingaggia nell’immediato

i pignoni, fino al 10, il più piccolo. Proprio in

questo caso, rispetto ad altre trasmissioni

49

mtb.shimano.com

presenti sul mercato, presupponendo una

corretta lunghezza della catena, il bilanciere

non si arriccia su se stesso, è sempre in

tensione con una linea catena ottimale tra

pignoni e corona. La struttura del cambio è

rigidissima (molto importante anche in ottica di

impiego su MTB full), lo si vede e percepisce;

il suo movimento è ben protetto per via di

un braccetto che sporge – non troppo – al

di fuori del frame della bici. Durante le ore di

sella e i tanti km percorsi la catena non è mai

uscita dalla corona e dalle pulegge, segno

di un supporto ottimale del design dei denti.

Siamo favorevoli all’impiego di una guida

(chain device), un aiuto in più che non guasta

ai fini della sicurezza. Menzione di merito per la

lunghezza e il grip delle leve del cambio, facili

da raggiungere a prescindere dall’inclinazione,

con i punti di contatto dove è difficile perdere

il grip, aspetto che diventa di primaria

importanza quando si affrontano single track

esigenti e lunghi. Rispetto a un manettino con

leve lisce, questo XTR è decisamente superiore

in termini di feeling.

50

IN CONCLUSIONEXTR 12v è un sistema di generazione

superiore, che dai precedenti eredita il nome,

l’affidabilità della trasmissione dell’impianto

frenante, un design tanto elegante quanto

aggressivo, facendo evolvere le prestazioni.

Un’affermazione banale? No, perché quello

che cambia rispetto al passato – e lo si

percepisce soprattutto nei frangenti più

difficoltosi – è la creazione di un prodotto

che sfrutta tanti piccoli dettagli in modo

che il biker abbia tutto a portata di mano.

La trasmissione e il suo funzionamento si

sono adeguate alle esigenze del pilota, e

non il contrario. XTR 12v ha raggiunto un

grado di personalizzazione e configurazione

difficilmente riscontrabile sul mercato (nella

categoria trasmissioni meccaniche), dove la

precisione non è più il valore aggiunto ma

parte integrante del pacchetto.

51

Selle Italia SLR non poteva mancare nel

panorama delle selle corte, un genere di

prodotto che non è solo una moda e una

meteora, confermando la crescita e l’interesse

del mercato. Uno dei modelli storici del marchio

veneto diventa anche Boost, ampliando la

categoria, perché la versione tradizionale viene

mantenuta. SLR Boost Kit Carbonio Superflow

(con telaio dal diametro di 7x9 mm) oggetto della

nostra prova è lunga 248 mm (la SLR standard è

di 275 mm) ed è disponibile in due larghezze:

130 mm (IDMatch S3) e 145 mm (IDMatch L3). La

sua costruzione, in particolare dei due tubolari

in carbonio e della scocca, riprende quella

del modello tradizionale. I primi due sono ben

centrati alla sella, diversi se paragonati alla SP-

01 e a buona parte delle proposte corte che il

mercato offre, oltre ad avere il piano d’appoggio

in un pezzo unico. L’ampio canale di scarico

Superflow – è comunque disponibile anche

una release senza foro – è stato arricchito nella

parte anteriore e in quella posteriore. Sulla punta

è presente una sorta di svasatura, che tende a

smorzare la differenza tra il Superflow e l’unione

dei due lati; posteriormente si vede il piatto in

materiale composito privo di foam. La sella è

dritta, con un impercettibile incavo nella sezione

mediana, e le alette riprendono a pieno il design

della SLR standard, capace di offrire un supporto

ottimale alla pedalata, senza creare frizioni. Il

prezzo di listino è di 299,90 euro.

LE NOSTRE IMPRESSIONIPrima di tutto è necessario dire che la SLR Boost è

la prima sella, tra tutte quelle che abbiamo avuto

l’occasione di testare, che permette di avere

uno scarrellamento molto simile a quello dei

modelli con lunghezza standard. Un dettaglio?

Un valore, perché una sella ben posizionata, che

ripaga l’occhio anche sotto il profilo dell’estetica,

è un fattore che conta molto nell’approccio di

un amatore (e non solo tra gli amatori). Proprio

l’arretramento di una sella corta, dovuto alla

mancanza della porzione anteriore, è un po’ il

limite di questa categoria. Una volta montata

sul seatpost, a parità di arretramento con una

standard, un modello corto sembra più arretrato,

sebbene non sia così. Il telaio della SLR Boost,

perfettamente centrato sul punto anatomico

SELLE ITALIA

roadTEST52

ABBIAMO TESTATO ALLA MARATONA DLES DOLOMITES UNA DELLE ULTIME NATE IN CASA SELLE ITALIA, UN MODELLO CORTO CHE AMPLIA E IN PARTE RINNOVA LA STORICA SLR. DUE LE VERSIONI IDMATCH DISPONIBILI, L3 E S3, PER UNA PROPOSTA CHE SI RIVOLGE A UNA CATEGORIA DI UTILIZZATORI RACE ORIENTED

SLR BOOST SUPERFLOW

della redazione tecnica || foto: redazione tecnica | Maratona dles Dolomites: Freddy Planinschek

della sella, permette di smorzare questo aspetto:

una volta montata, sembra una “normale”. Dal

punto di vista prestazionale, considerando la

categoria IDMatch S3, questa Boost si avvicina più

alla SLR lunga. La sua parte centrale è più morbida

ed elastica rispetto a una SLR Superflow, a tutto

vantaggio del comfort sulle medie e lunghe

percorrenze. La punta permette un’inclinazione

maggiore, verso il basso, del busto del corridore,

se paragonata a una SP-01, e sempre rispetto a

quest’ultima risulta più stabile, per via dei due

lati non indipendenti. Il risultato, a nostro parere,

è un prodotto che si avvicina molto ai modelli

standard, senza gli ingombro frontale, capace

di trasmettere un feeling immediato fin dalle

prime pedalate. Bella da vedere, semplice da

posizionare, nonostante sia categorizzata come

un prodotto racing, non è per nulla estrema,

anzi. La soluzione di costruirla con un foam dallo

spessore ridotto, abbinato a una scocca elastica,

limita il surriscaldamento (il Superflow amplifica

questo concetto) e non stravolge l’altezza sella

per via di uno schiacciamento limitato. Dalla

punta fino alla zona in cui si allarga, la SLR Boost

garantisce una stabilità ottimale ed evita gli

spostamenti in sella anche sotto il massimo sforzo

(presupponendo una biomeccanica corretta e

adeguata). Con questo modello ci siamo spinti

un po’ oltre, con la volontà di dimostrare che

una “corta” può diventare un punto di riferimento

persino per le competizioni che prevedono tanti

chilometri di salita. Granfondo La Fausto Coppi,

Maratona dles Dolomites ma anche Granfondo

del Mont Ventoux… tutti eventi dove è necessario

avere il massimo supporto, dal mezzo e dai suoi

componenti.

53

selleitalia.com

Kenda è costantemente uno dei riferimenti

del settore off-road, nonostante i tempi del

mitico Johnny T. siano piuttosto lontani. Se dici

Kenda, la prima cosa che ti viene in mente è

la gomma tassellata, uno pneumatico sempre

affidabile, dotato di una scorrevolezza e

di una velocità di altissimo livello, con un

corner grip da Coppa del Mondo. Pensate al

modello Nevagal, una copertura storica per

Kenda, eppure sempre attuale ed emulata

da molti. L’XC però sta cambiando in modo

profondo, con esso i biker, i mezzi, i tracciati.

Ecco che nasce Booster Pro, uno pneumatico

da competizione, veloce, dall’elevato grip

in diverse situazioni di guida e al tempo

stesso leggero. La carcassa è da 120 TPI, con

una mescola single compound. Le versioni

disponibili sono due, SCT e TR, entrambe

tubeless ready, entrambe disponibili con

diametro da 29 pollici. La differenza è che

SCT ha un rinforzo aggiunto sui lati e sul

tallone d’ingaggio al cerchio. Questo si

tramuta anche in una leggera differenza

di peso: TR ha un valore dichiarato di 601

grammi per gomma, SCT di 673 g (29x2,20).

La tassellatura centrale è una sorta di lisca

di pesce, con tasselli non eccessivi nelle

dimensioni e un disegno che fa collimare

la scorrevolezza con la trazione, oltre a

garantire equilibrio quando il terreno cambia

conformazione. Diversa invece la tassellatura

ai lati, che alterna tacchetti con un singolo

incavo ad altri con doppio intaglio. Questa

soluzione garantisce il medesimo feeling

dello pneumatico su terreni molto duri e su

manti con roccia non compatta, smossa.

LE NOSTRE IMPRESSIONICi piace parlare di una sorta di continuità, di

quel family feeling che caratterizza buona

parte degli pneumatici Kenda delle discipline

maggiormente rivolte alla performance, XCO

e XCM in particolare. Per un pilota, avere una

gomma Kenda significa contare su buone

doti di scorrevolezza, trazione, tenuta in

curva ottimale e affidabilità, oltre che su un

mantenimento delle caratteristiche sul lungo

termine: sono infatti pneumatici longevi e

duraturi. Booster Pro 29x2,2 è facilissima da

montare al cerchio e tallonare, un aspetto

sempre apprezzabile, per il meccanico

professionista ma anche per gli amanti

KENDA

MOUNTAIN BIKETEST54

NESSUN COMPROMESSO, NESSUNA MEZZA MISURA, IL NUOVO KENDA BOOSTER È UNA GOMMA DA GARA SPECIFICA PER IL CROSS COUNTRY. TRAZIONE E SCORREVOLEZZA SONO LE SUE CARATTERISTICHE PRINCIPALI, E OFFRE IL MEGLIO DI SÉ SU TERRENI DURI OPPURE ROCCIOSI

BOOSTER PRO

della redazione tecnica

del fai da te: al primo gonfiaggio, anche

senza lattice, è ermetica. La forma dello

pneumatico garantisce scorrevolezza nella

porzione centrale, unita a un buon grip, con

una battuta a terra non eccessiva e al tempo

stesso un’ampia sezione che aggredisce il

terreno in fase di cornering. Il suo contesto

ideale è lo smosso asciutto, anche con rocce

e detriti. I tacchetti laterali e centrali risultano

quasi pastosi al tatto. Paga qualcosa quando

il fango diventa importante, nella sezione

centrale, mentre i lati scaricano bene e

velocemente. Un altro dettaglio che vale la

pena sottolineare è il fatto che non subisce il

cambio di consistenza del manto sottostante,

un ulteriore vantaggio per chi ha una guida

veloce e aggressiva.

55

kendatire.com rms.it

Nel corso delle stagioni abbiamo visto

crescere il cross country, in particolare

sotto il profilo tecnico, con tracciati sempre più

esigenti, a volte estremi, e non solo in Coppa del

Mondo. Questo ha obbligato a un’evoluzione

dei materiali, di bici e componenti, che hanno

sfruttato parte del know how sviluppato in

precedenza per l’enduro, DH e All Mountain:

le bici full, i manubri extra large, per non

dimenticare i seatpost telescopici, gomme con

sezioni abbondati e ruote con cerchi allargati.

Le DT Swiss Spline XR con canale interno da

25 mm ne sono un esempio: ruote leggere

e robuste al tempo stesso, con cerchio in

alluminio; in più di un’occasione le troviamo

montate su bici full per l’XCO e l’XCM. DT

SWISS XR1501 Spline One 25 ha il cerchio in

lega leggera con predisposizione naturale alla

gomma tubeless, già dotato di flap interno: il

modello è disponibile con diametri 27,5” e

29er, perno passante da 100 oppure 110 mm

DT SWISS

MOUNTAIN BIKETEST56

L’XCO MODERNO È UNA DISCIPLINA SEMPRE PIÙ TECNICA, IN UN CERTO SENSO MOLTO VICINA ALL’ENDURO. I TRACCIATI SONO PIÙ ESIGENTI, NON SOLO RIGUARDO ALLE DISCESE MA ANCHE PER LE SALITE, E TUTTO QUESTO OBBLIGA A SCELTE BEN PRECISE DA PARTE DEI PILOTI. ECCO CHE IL CERCHIO CON CANALE INTERNO DA 25 MILLIMETRI DIVENTA LA BASE SU CUI LAVORARE

XR1501SPLINE ONE 25

della redazione tecnica con la collaborazione di Sergio Viola || foto: Matteo Malaspina

anteriore, 142 oppure Boost posteriore. Il canale

interno misura 25 mm, per un totale di 29 se si

considerano i lati esterni. I nippli sono esterni

con raggi DT Competition incrociati in terza,

ovvero qualche grammo sacrificato a favore

di grande robustezza, equilibrio e longevità.

Il mozzo è di natura Spline 240, con Ratchet

System per il posteriore. Il peso dichiarato è di

1.521 grammi la coppia. ll prezzo del modello in

test è di 968 euro.

LE NOSTRE IMPRESSIONIAlcune considerazioni avanzate nella

descrizione di questa ruota portano a pensare

a un prodotto orientato al training intenso, a una

ruota che alcuni considerano “da allenamento”.

Tutto vero, anche se categorizzarla in questo

modo sminuisce le reali qualità di questa

Spline con cerchio maggiorato. Come buona

parte dei modelli Spline, anche la XR 25 è

dotata di una buona risposta alle sollecitazioni,

ai cambi di ritmo e alle progressioni, non

è estrema in termini di rigidità, per quanto

riguarda cerchio e raggiatura, diventando un

prodotto che difficilmente perde in trazione,

anche sui terreni più complicati. Escursione

della forcella e sezione della gomma a parte,

l’anteriore è davvero facile, agile e stabile

nelle fasi di cornering in appoggio esterno.

A nostro parere la gommatura ideale è

proprio quella che abbiamo usato durante

la prova, con sezione da 2,25. Potremmo

pensare anche a uno pneumatico da 2,10, ma

sarebbe necessario prevedere un prodotto

abbondantemente tassellato ai bordi: il rischio

è quello di avere un canale interno da 25

mm che modifichi la forma di una copertura

dalla sezione ridotta. Passando al retrotreno,

il valore aggiunto è il mozzo, con un Ratchet

System che ingaggia nell’immediato ed è di

facile manutenzione. Oltre al pacchetto, entra

in gioco la raggiatura (raggi a testa dritta), con

una sorta di incrocio in terza che nasce dal

mozzo Spline: la testa dei profilati in acciaio

è inserita all’interno di piccole asole ai lati del

mozzo, non vere e proprie flange, soluzione

che permette di limitare la dispersione di

energie e rigidità. Questa Spline è concepita

per un utilizzo intenso, per un impiego cross

country aggressivo ma anche marathon,

specialità dove il comfort non guasta mai.

57

dtswiss.com

Questa copertura – sviluppata in

collaborazione con il campione Nino

Schurter – presenta un design preso in prestito

della progenitrice, ma con tasselli più piccoli,

più corti ma soprattutto più bassi. Il risultato

è uno pneumatico dedicato al posteriore

– davanti è consigliato uno più aggressivo

– che scorre in modo incredibilmente

veloce, perfetto per le competizioni su fondi

compatti e asciutti.

Al momento Maxxis offre la Rekon Race in due

sezioni, 2,25” e 2,35”, sempre per diametro

ruota 29er (rispettivi prezzi di 51 e 53 € di

listino). Entrambe condividono la protezione

sui fianchi Exo che, a fronte di una leggera

penalizzazione sul peso – rispettivamente 670

e 710 g – permette di pedalare più tranquilli in

allenamento e sui campi gara. Lo pneumatico

è a fianchi pieghevoli, con carcassa a 120 TPI e

a doppia mescola. Ovviamente la costruzione

è tubeless ready, garantendo la perfetta

tenuta sui cerchi compatibili a patto di usare

l’indispensabile liquido sigillante interno. Noi

siamo riusciti a montare perfettamente la

gomma con il solo aiuto della tradizionale

pompa da pavimento.

DESIGNMaxxis considera Rekon Race come uno

pneumatico semi-slick, anche se in realtà è

più un modello di ultimissima generazione,

congegnato per un utilizzo molto specifico:

terreni veloci e asciutti. I tasselli centrali sono

bassi e ravvicinati, mentre quelli laterali sono più

alti per garantire al tempo stesso una bassissima

resistenza al rotolamento in rettilineo e un buon

grip laterale mordendo il terreno in curva, senza

dimenticare un’altrettanto buona capacità di

smorzare le vibrazioni. Analizzando la gamma

Maxxis dedicata al cross country, i tasselli della

Rekon Race presentano un’altezza assimilabile

a quelli di Aspen e Ikon, rispettivamente pensati

per terreni più insidiosi e fondi misti. La gomma

in prova si distingue però per la dimensione dei

tasselli, la più piccola di questo gruppo ristretto

pensato per le competizioni XC.

Rekon Race è in sostanza uno pneumatico

direzionale – è facile intuirlo osservando

il design del battistrada – da posteriore

o al limite da scegliere in coppia su fondi

eccezionalmente veloci. Nel montaggio

comunque viene in aiuto il tradizionale segno

presente sul fianco, con il nome completo

collocato sul lato trasmissione.

MAXXIS

MOUNTAIN BIKETEST58

LA GOMMA DI MAXXIS SI PRESENTA COME EVOLUZIONE DELLA NOTA REKON, ULTIMA NATA DELLA LUNGA E APPREZZATA SERIE DI COPERTURE XC

REKON RACEtesto e foto: Cristiano Guarco

ON THE TRAILAbbinare questa gomma con la più versatile

Rekon all’anteriore è una buona scelta,

così come Aspen o Ikon (nel nostro caso)

a seconda delle particolari condizioni del

tracciato di gara. Il feeling al retrotreno è

stato positivo: Rekon Race realizza le sue

promesse di modello veloce, molto veloce.

La scorrevolezza è semplicemente ai massimi

livelli nella categoria, anche su asfalto. I terreni

duri sono il pane per i suoi denti, dando

assolutamente il meglio. Anche su rocce e

radici asciutte non si scompone più di tanto,

merito del buon volume interno che porta a

quella deformazione necessaria per trovare

il giusto grip. Pure in curva le sensazioni sono

state positive: i tasselli laterali si aggrappano

con efficacia, con una transizione prevedibile e

fluida da quelli centrali.

In condizioni umide il gioco si fa duro,

soprattutto in presenza di radici scivolose.

Qui entra in scena la tecnica di guida del

biker, ma fino a un certo punto: è realmente

difficile lottare con efficacia quando si hanno

a disposizione tasselli centrali così bassi e

compatti. Non riescono infatti a penetrare con

incisività nel terreno, stessa situazione quando

si incontrano fondi cedevoli e smossi.

In sostanza, siamo in presenza di uno

pneumatico studiato per esigenze molto

specifiche, eccellendo in condizioni di gara

veloci, come dimostrano le numerose vittorie

in Coppa del Mondo di Nino Schurter.

59

maxxis.com ciclopromo.com

DPV, acronimo di Deporvillage, identifica la

linea di accessori dell’azienda spagnola

che ha l’obiettivo di offrire una buona qualità

a un prezzo contenuto, con caratteristiche

tecniche di alto livello, senza sacrificare un

design accattivante. Orion e Draco sono

due caschi molto differenti tra loro; la forma

e il concept che esprimono al solo impatto

visivo lo confermano: Orion è un modello

aero, a tratti estremizzato, chiuso, compatto,

aggressivo, mentre Draco è ben ventilato,

molto attuale nel design, non sacrifica le

caratteristiche di penetrazione dello spazio,

ma è comodo e più versatile rispetto al

fratello Orion.

DPV ORIONÈ costruito grazie alla tecnologia In-Mold, con

una calotta esterna quasi completamente

chiusa: sono presenti quattro piccole asole

frontali e fori più grandi nella parte posteriore.

L’aria in entrata viene spinta all’interno,

veicolata grazie a dei canali appositi ed

espulsa verso il retro, portando con sé

calore e umidità prodotti durante lo sforzo.

Le imbottiture minimali sono antibatteriche.

Il cinturino con buckle classico è forato. Il

sistema di ritenzione è completato dalla

gabbia (settabile in altezza) e dal rotore che

regola la larghezza, posizionati nella zona

cervicale. Orion è disponibile in due taglie

– S/M, L/XL – e due colorazioni – bianco

oppure nero – a un costo di 79 euro.

DPV DRACOPiù versatile e trasversale rispetto a Orion, non

sacrifica però completamente gli aspetti legati a

un’aerodinamica ottimizzata e ricercata. Anche in

questo caso la costruzione è In-Mold, ma Draco

adotta una struttura più aperta, con le classiche

asole frontali, laterali, superiori e posteriori per

DEPORVILLAGE

ROADTEST60

IL PORTALE E-COMMERCE SPAGNOLO DEPORVILLAGE LANCIA UFFICIALMENTE UNA PROPRIA LINEA DI ACCESSORI ED EQUIPAGGIAMENTI, TRA CUI ANCHE I CASCHI CONTRASSEGNATI DAL MARCHIO DPV. ORION E DRACO SONO DUE MODELLI AL TOP DEL LISTINO, IL PRIMO CON UNA FORTE CONNOTAZIONE AERODINAMICA, IL SECONDO PIÙ TRADIZIONALE E AERATO

ORION E DRACO

della redazione tecnica

l’ingresso e la fuoriuscita dell’aria. Le imbottiture

sono con trattamento antibatterico; il sistema

di ritenzione con rotore è regolabile in altezza

ed è completato dalle fibbie con bloccaggio

tradizionale (come Orion). Draco è disponibile

in taglia unica e due colorazioni, bianco oppure

rosso, al prezzo di 79 euro.

LE NOSTRE IMPRESSIONIL’impatto estetico dice molto delle

caratteristiche principali dei due caschi, perché

se Draco è tradizionale, Orion, una volta

indossato, colpisce per la comodità: risulta

quasi impercettibile. Come si può immaginare,

non c’è partita in fatto di ventilazione, in

quanto Draco è ben aerato, assolutamente

versatile, sebbene le imbottiture spesse

tendano a trattenere il sudore. È un casco dalla

calzata profonda, in un certo senso old style,

ma comunque confortevole e ben saldo una

volta che è stato regolato.

Apprezzabile è proprio il settaggio in altezza

del rotore posteriore e della gabbia, in modo

che il tutto non crei fastidi alla zona cervicale.

Draco non è certo un modello da usare per

le lunghe salite, durante le calde e soleggiate

giornate estive, ma il suo comfort ci ha

sorpreso. Ha una calzata più alta rispetto a

Orion, con uno stacco maggiore sulle orecchie

e sulla zona temporale.

Questo dettaglio permette di utilizzare

differenti tipologie di occhiali e lascia libere

zone della testa dove si tende a sudare molto.

Ottimale anche in questo caso il sistema

di regolazione e ritenzione, ampiamente

personalizzabile. Il rapporto qualità/prezzo è

ottimale, permette a tutti di avere accesso a un

prodotto fondamentale per la sicurezza, in cui

anche l’occhio vuole la sua parte.

61

deporvillage.it

Il nome Parachute è noto agli appassionati di

mountain bike, soprattutto quelli che praticano

enduro. Infatti, è uno dei primi caschi integrali

appositamente progettati per le necessità della

disciplina: un pacchetto versatile, abbastanza

leggero e aerato da essere indossato anche

nelle fasi pedalate, e con tutta quella protezione

necessaria per aggredire i sentieri nelle speciali

in discesa. Il pioniere dei caschi integrali da

enduro, già certificato ASTM (per la massima

sicurezza della mentoniera), si evolve nel rispetto

degli attuali standard della specialità, ma senza

rinnegare il suo passato: Met Parachute MCR -

questo il nome del nuovo modello - è sempre

innovativo, versatile e sicuro.

DESIGNIl produttore italiano Met Helmets ha basato il

casco sul sistema proprietario Magnetic Chinbar

Release (MCR), stabilendo un nuovo standard

per i caschi integrali convertibili da enduro

con certificazione ASTM. È un sistema facile da

usare e assolutamente sicuro, trasformando

istantaneamente il casco da integrale ad aperto.

La tecnologia Met è in attesa di brevetto, e nasce

da una collaborazione con FidLock®, brand noto

per i suoi sistemi di blocco con azionamento

magnetico/meccanico (cinghietto sotto gola per

i caschi, fissaggio della borraccia al telaio, ecc…).

La visiera in plastica iniettata si piega - senza

rompersi - sulla calotta del casco in caso di

urto, una caratteristica unica che aiuta a gestire

le forze di rotazione trasferite al collo in caso

d’incidente. Inoltre è regolabile su due posizioni

fisse per consentire la collocazione sicura e

stabile della mascherina o degli occhiali. Il casco

è fornito con due coppie di guanciali, di diverso

spessore, per trovare il fit e il comfort perfetti.

Sono intercambiabili con facilità oltre a poterli

lavare con tutta tranquillità.

Parachute MCR non si fa mancare la regolazione

Boa FS1® sulla nuca, con step micrometrici - 1

mm a click - per assicurare la migliore vestibilità

possibile. Il sistema avvolge a 360° tutta la testa per

evitare qualsiasi punto di pressione, ottimizzando

così il comfort. Il cinghietto sottogola invece

è realizzato da Fidlock® per la massima facilità

e rapidità nell'utilizzo grazie al sicuro sistema

magnetico/meccanico.

Proprio la sicurezza è portata a un livello superiore

mediante l’integrazione della tecnologia

MIPS-C2® che separa il guscio e l’imbottitura con

un sottile strato di plastica a basso attrito (LFL).

Questo è fissato con 3-4 elastomeri in gomma,

permettendo al casco di ruotare sulla testa

in caso di urto, reindirizzando così il dannoso

movimento rotatorio e minimizzando i potenziali

danni cerebrali. Ovviamente non può mancare

la certificazione ASTM F1952-15 / F2032-15 per

la calotta e per la mentoniera, così da garantire

il massimo della sicurezza sia in modalità aperta

sia in quella integrale. Tutti i caschi Met Helmets

vantano una ventilazione efficace. Qui troviamo

21 prese d’aria con canalizzazioni interne che

lavorano in sinergia con la mentoniera dalle

ampie aperture, per massimizzare il flusso sia alle

basse sia alle alte velocità.

Questo Parachute MCR in sintesi: 3 taglie (S

52-56, M 56-58, L 58-61 cm); peso di 840/455

g (taglia M, integrale/aperto); certificazioni

EN 1078:2012 + A1:2012 | AS/NZS 2063:2008 |

U.S. CPSC 1203 | ASTM 1952-15 / ASTM 2032

15; prezzo: 330 €; in dotazione borsa per il

trasporto, coppia di guanciali supplementare,

custodia rigida (opzionale); 6 colorazioni.

MET

MOUNTAIN BIKETEST62

IN PROVA L’ULTIMO PASSO NELL’EVOLUZIONE DEL MODELLO PARACHUTE DI MET HELMETS DEDICATO ALLA DISCIPLINA ENDURO, ORA CON MENTONIERA REMOVIBILE E CON IL SUPPORTO DELLE TECNOLOGIE BOA E MIPS

PARACHUTE MCRtesto e foto: Cristiano Guarco

ON THE TRAILMet Parachute MCR è progettato per trasformarsi

realmente in due caschi, senza compromessi.

Quello integrale, con mentoniera montata, ha

un look moderno e aggressivo, offrendo una

protezione a tutto tondo. Una volta smontata la

mentoniera, appare in tutto e per tutto come un

modello all-mountain/enduro di Met Helmets.

Abbiamo avuto la possibilità di provarlo in

diversi ambiti e condizioni climatiche differenti,

per una valutazione il più possibile accurata.

Esteticamente, in versione aperta, ricorda il

classico Roam, ma le similitudini si fermano qui.

Infatti la regolazione sulla nuca è impreziosita

dal sistema Boa, anche se la calzata ci ha

soddisfatto in pieno: come altri caschi dotati di

protezione MIPS, non è così profonda, sebbene

il casco rimanga stabilmente fissato sulla testa

del biker anche su sentieri molto sconnessi

percorsi ad andature sostenute. In ogni caso, in

questa configurazione sostituisce in tutto e per

tutto un normale modello aperto.

Una volta montata la mentoniera, la sensazione

cambia: il feeling è quello di un vero e proprio

integrale, con la calzata che torna a un livello

eccellente. La disponibilità di due guanciali

permette di adattarlo comodamente a ogni

tipologia di viso, aspetto molto gradito.

Il sistema MCR funziona, anche se bisogna

prenderci la mano: le operazioni di montaggio/

smontaggio non sono così immediate, almeno

all’inizio. Dopo alcuni tentativi si acquisisce il

movimento corretto per ancorare la mentoniera

al casco e fissarla in modo definitivo ruotando

i due pomelli corrispondenti a fine corsa. In

ogni caso, rimane molto più facile e intuitivo

smontarla che montarla senza togliere il casco.

Il fissaggio è stabilissimo, con un impatto

estetico realmente impercepibile anche per

gli occhi più allenati.

Passiamo a uno degli aspetti più critici per un

casco, soprattutto integrale, la ventilazione:

è sempre sopra la media, grazie alle ampie

feritoie nella zona frontale che penalizzano

in modo minimo la respirazione. Ottima la

canalizzazione sulla testa, anche alle elevate

temperature estive. Met Parachute MCR

è sempre molto comodo nel complesso,

con le imbottiture che non danno fastidio,

assorbendo il sudore con successo.

Ciliegina sulla torta, le aperture in

corrispondenza delle orecchie che, oltre

a contribuire a dissipare il calore in modo

efficace, permettono di avere un’eccellente

percezione dei suoni ambientali.

Nel complesso è un casco integrale

convertibile che eccelle in ogni ambito, dal

look alla sicurezza passando per la vestibilità e

il comfort, destinato a piacere a tutti i biker che

ricercano prodotti all’ultimo grido per estetica e

tecnologia applicata al mountain biking.

63

met-helmets.com

Quando tradizione ed esperienza di

oltre 130 anni incontrano l’innovazione

nel segno dell’ispirazione, l’esito è sempre

emozionante. Bianchi è orgogliosa di

presentare Lif-E, il nuovo programma di

mobilità elettrica intelligente. Lif-E è per

l’azienda di Treviglio molto più di una

nuova gamma di prodotti: è un mondo che

rispecchia un nuovo stile di vita e un nuovo

modello di mobilità.

“Per Bianchi questo è un momento carico

di significato ed emozioni” esordisce il CEO

Fabrizio Scalzotto. “Bianchi Lif-E non è solo una

nuova gamma di eBike che segna un cambio

di posizionamento della nostra presenza nel

comparto della pedalata assistita: è soprattutto

una filosofia di vita che parla di mobilità

alternativa, di nuove abitudini, di salute, di

progresso, di benessere… Lif-E si rivolge a

un pubblico nuovo, persone per le quali il

ciclismo è l’elemento di uno stile di vita nel

quale si riconoscono, e in cui si riflette la loro

visione del mondo. I modelli Bianchi Lif-E sono

pronti a collocarsi a tutti i livelli del mercato

eBike, ma mai come in questo caso il prodotto

è solo un nuovo inizio”.

Bianchi presenta 17 nuovi modelli (collezione

2020) Lif-E: la famiglia T-Tronik (Performer,

Rebel, Sport) dedicata al mondo eMTB, e

la famiglia e-Spillo (Active, Luxury, Classic,

L’ICONICO MARCHIO ITALIANO BIANCHI PRESENTA LA NUOVA FAMIGLIA DI EBIKE CHIAMATA LIF-E, BEN 17 MODELLI AL CUI VERTICE SI COLLOCANO LE TRE EMTB T-TRONIK DALL’ANIMA SPORTIVA

di Cristiano Guarco || foto: Bianchi

BIANCHIT-TRONIK

EMBTnovità

BIANCHI.COM

64

City) pensata per il segmento City-Trekking.

Dell’universo Lif-E fa parte anche Long Island,

introdotta da Bianchi a inizio 2019, e ora

proposta nella nuova colorazione nera.

L’INCONTRO FRA UOMO E MACCHINAAlla base di Bianchi Lif-E c’è il pensiero che il

futuro sarà caratterizzato dall’interfaccia uomo-

macchina: una connessione da sviluppare

per incrementare il potenziale di ciascun

componente, una vera e propria umanità

aumentata. I pilastri del progetto Lif-E sono

viaggio e turismo consapevole, sicurezza e

benessere, tecnologia e trasparenza. L’obiettivo

è rendere il mondo un posto migliore dove

vivere grazie alla mobilità sostenibile, di cui le

eBike rappresentano un elemento cardine.

T-TRONIK: EMTB DALL’ANIMA SPORTIVAL’innovazione in Bianchi è stato un elemento

costante della sua inimitabile storia: nella

prima metà del secolo scorso, grazie anche

al suo background motoristico, il brand fu

infatti pioniere nell’abbinamento di telai di

biciclette, creando i primi velocipedi a motore,

poi evoluti in vere e proprie motociclette.

Oggi è fiero di presentare un nuovo motore

Made in Italy a marchio Bianchi, che fa il suo

debutto sull’innovativa famiglia T-Tronik. La

tradizione Bianchi incontra l’innovazione del

motore elettrico con il quale T-Tronik irrompe

nell’era della pedalata assistita elettrica, per

raggiungere nuove vette di divertimento in bici

all’aria aperta. Questa gamma può contare su

tre modelli: Performer, Rebel, Sport.

T-TRONIK PERFORMEREsternamente, questa aggressiva eBike appare

come un’autentica bellezza italiana tutta in

carbonio. Il telaio, con triangolo anteriore in

fibra e carro posteriore in alluminio, combina

leggerezza e rigidità. Il comparto sospensioni

prevede 150/160 mm di escursione sull’anteriore

e 140 mm sul posteriore, per garantire

scorrevolezza e maggior facilità di guida sui

trail più sfidanti. La T-Tronik Performer è spinta

dal motore Shimano Steps E8000. Grazie alla

capace batteria da 630 Wh, è possibile pedalare

ancora più a lungo e spingersi più lontano,

sfruttando al meglio i tre livelli di assistenza, ora

completamente personalizzabili tramite App

per smartphone dopo l’ultimo e tanto atteso

aggiornamento. Grazie alle quattro diverse

taglie (15”, 17”, 19”, 21”), e con la possibilità di

montare differenti combinazioni di ruote 29x2,6”

o 27,5x2,8”, tutti possono trovare il proprio setup

ideale. Tramite un flip-chip posto sull’attacco

dell’ammortizzatore posteriore, è possibile

regolare facilmente l’altezza del movimento

e prepararsi al meglio per il prossimo trail.

Queste le principali quote geometriche per

la taglia L/19” (setup High/Low BB): reach di

464/456 mm, stack di 636/641 mm, carro lungo

450/453 mm, interasse lungo 1.229/1.231 mm, BB

Drop di 27/36 mm, angolo sterzo di 66/65,3°,

angolo sella di 75/74,3°. Il sistema Fox Live Valve

porterà invece a un livello di guida superiore

grazie a un costante monitoraggio e settaggio

della sospensione (telaio compatibile). La

T-Tronik Performer - disponibile da novembre

2019 - ha tre allestimenti, questa in sintesi la

9.1 X01 Eagle 12v che si colloca al vertice della

gamma: sospensioni Fox (forcella Float 36

Factory eBike da 160 mm e ammo Float DPS

Factory), trasmissione SRAM X01 Eagle 1x12v con

pacco pignoni 11-50d, freni a disco Shimano

XT M8120 a quattro pistoni, con rotori da 203

mm, ruote DT Swiss H1700 Spline 29 con canale

interno da 30 mm e compatibili tubeless ready,

pneumatici Kenda Hellkat 29x2,6”, cockpit

Tec in alluminio con standard 35 mm (attacco

lungo 50 mm e piega larga 780 mm), reggisella

telescopico Fox Transfer Factory (100 mm per la

taglia 15”, 125 mm per la 17”, 150 mm per 19/21”),

sella Fi’zi:k Taiga S-Alloy.

T-TRONIK REBELBianchi T-Tronik Rebel è sinonimo di lunghe

giornate sui sentieri ed escursioni in collina.

Il cuore di ogni eMTB che si rispetti è un

motore performante, e da questo punto di

vista T-Tronik Rebel può contare su una vera

belva, il nuovissimo motore centrale Bianchi

(250 W, 85 Nm) assistito dalla batteria integrata

realizzata su misura (630 Wh). La capacità di

quest’ultima salta subito all’occhio, con buona

ragione: Bianchi ha infatti dedicato particolare

attenzione all’autonomia della sua nuova

eMTB, per garantire ai rider continuità di

prestazione, senza dover rinunciare anzitempo

a una lunga giornata in sella. Cinque livelli di

assistenza consentono di regolare la potenza

in base alle necessità (50%, 100%, 200%, 300%,

400%): sempre a tutta per affrontare quelle

interminabili strade sterrate, e solo un tocco al

comando remoto per i tratti di salita più tecnici.

Con 140/150 mm di escursione anteriore e 140

mm di escursione posteriore, T-Tronik Rebel è

progettata per affrontare qualsiasi ostacolo, il

robusto e affidabile telaio in alluminio non teme

certo lunghe giornate di salti e ripidi sentieri.

Quattro sono le taglie, come la sorella maggiore

65

T-Tronik Performer, con cui condivide anche la

compatibilità con ruote 29x2,6” e 27,5”x2,8”. Tre

sono gli allestimenti di T-Tronik Rebel (9.3 XT/

SLX 12v, 9.2 NX/SX Eagle 12v, 9.1 NX/SX Eagle

12v), disponibile da luglio 2019.

T-TRONIK SPORTNon esistono più sentieri troppo impegnativi,

grazie alla potenza e alla solidità di T-Tronik Sport,

una eMTB pronta a confrontarsi con qualsiasi

tipo di prova. La pedalata assistita è garantita

dalla nuova unità motore centrale Bianchi,

ottimizzata con un setup specifico per MTB al

fine di ottimizzare l’assetto su superfici sconnesse

e fuoristrada. Il motore da 250 W è alimentato

da una batteria da 418 Wh o 504 Wh, e mette

a disposizione cinque potenti livelli di assistenza.

Il display heads-up consente di monitorare tutti

i dati più significativi come velocità, potenza e

livello della batteria, oltre che di variare il livello

di assistenza, dal 50 al 400 per cento. Visualizzare

l’energia prodotta rispettivamente dall’atleta e dal

motore aiuta anche a gestire lo sforzo in vista del

percorso, e a decidere quindi quando spingere

o rimanere più conservativi. Grazie ai 120 mm di

escursione della sospensione anteriore, la hardtail

T-Tronik Sport corre senza sforzo sulle superfici

sconnesse, assorbendo la maggior parte delle

vibrazioni e gli urti provenienti dal terreno per

assicurare una pedalata fluida e agevole. Le

ampie coperture da 2,3” contribuiscono al

comfort complessivo. La coppia di ruote da 29”

conferisce alla T-Tronik Sport ancora più trazione,

soprattutto su terreni polverosi e sabbiosi. Il telaio

è costruito in alluminio, tutti i cavi vi scorrono

internamente, ben protetti dal fango e dai detriti

sollevati dalle ruote e, al contempo, conferendo

alla bici un look pulito ed elegante. T-Tronik Sport

è disponibile in due allestimenti - 9.1 Deore 10v e

9.2 Altus 9v - da luglio 2019.

66

Bianchi presenta Methanol CV FS, la sua

nuova mountain bike full-suspension racing.

Già protagonista in Coppa del Mondo nella sua

versione front, questa Methanol CV FS apre

la più recente generazione di mountain bike

Bianchi, con un pedigree da gara che anima

ogni fibra: un mezzo pronto a divorare radici,

rock garden e discese insidiose.

MIGLIOR CONTROLLOLa nuova geometria presenta foderi orizzontali

più corti, un reach maggiore e un angolo del

tubo sterzo maggiormente aperto, che la

rendono la scelta ideale per ogni specialista

del cross-country. Le sospensioni hanno invece

travel di 100 mm all’anteriore e al posteriore.

La nuova Methanol CV full-suspension non

soltanto migliora la performance in pedalata,

ma cambia il modo di affrontare i percorsi.

Discese tecniche ardite diventano scorrevoli

grazie al sistema Bianchi CV: l’uso del

Countervail, il materiale in carbonio con una

speciale architettura delle fibre e una resina

viscoelastica, permette di cancellare fino all’80%

delle vibrazioni, migliorando quindi il controllo

dopo le sollecitazioni, l’After Shock Control.

NUOVO TELAIO IN CARBONIOIl nuovissimo telaio in carbonio è strutturato

esclusivamente per trasmissioni 1x, così

da contenere al minimo il peso, ed è

disponibile in misure 15”, 17”, 19” e 21”. Come

d’obbligo per una bici top di gamma da

competizione, il frame è caratterizzato dal

passaggio interno dei cavi ed è compatibile

con reggisella telescopico. Methanol CV FS

monta pneumatici fino a 29x2.4” e ha un asse

posteriore Boost 12x148TA. La rigidità del telaio,

combinata con la capacità del sistema Bianchi

CV di eliminare le vibrazioni, garantisce la

miglior trazione per fare la differenza in salita,

scomparire fra gli alberi, migliorare primati e

disegnare le linee migliori.

CONFIGURAZIONE TRAILLa nuova Methanol CV FS viene proposta in

due differenti modelli Trail Full Suspension,

che prendono il nome di Methanol CV FST.

La bicicletta è assemblata con forcella Fox

34 SC da 120 mm, ruote DT Swiss M Series,

reggisella telescopico e manubrio riser

largo 760 mm. Il travel rimane di 100 mm

al posteriore, facendone un mezzo adatto

anche alle granfondo più tecniche e per un

utilizzo alquanto vario, dagli allenamenti alle

escursioni non competitive.

GEOMETRIA RINNOVATA PER LA BIAMMORTIZZATA DA CROSS COUNTRY DI BIANCHI, PER ANDARE ANCORA PIÙ VELOCE E TROVARSI A SUO AGIO ANCHE SUI TRACCIATI PIÙ DIFFICILI

di Cristiano Guarco || foto: Bianchi

BIANCHIMETHANOL CV FS

MOUNTAIN BIKEnovità

BIANCHI.COM

67

LA BMC ROADMACHINE, LA ENDURANCE PER ECCELLENZA DEL BRAND SVIZZERO, INCONTRA IL DNA DELLE BICI DA COMPETIZIONE

della redazione tecnica || foto action: BMC/schønauer

BMCROADMACHINE ONE BIKE COLLECTION

Roadnovità

La BMC Roadmachine nasce come punto

di riferimento della gamma endurance,

una bici che, fin dalla sua prima versione, è

stata pensata secondo alcuni punti cardine

di BMC in termini di design e costruzione

del carbonio. Versatile e scorrevole,

ora la Roadmachine diventa ancora più

veloce e strizza l’occhio alle competizioni

endurance. Il frame è un monoscocca in

carbonio di stampo Premium con laminatura

appositamente progettata per il segmento

endurance (adottando sempre il protocollo

TCC - Tuned Complance Concept). Il valore

alla bilancia del telaio (misura 54) si attesta

a 895 grammi (dichiarati). Ogni taglia ha una

BMC-SWITZERLAND.COM

68

geometria propria, così come si differenzia

l’utilizzo del carbonio, in modo da avere la

stessa performance tecnica a prescindere

dalla misura del telaio; sei quelle disponibili:

47, 51, 54, 56, 58 e 61. BMC Roadmachine ha

i freni a disco con perni passanti da 12x100

mm anteriore e 12x142 mm posteriore, con

supporti integrati per le pinze, aerodinamici

ed eleganti. La scatola del movimento

centrale è di matrice PF86, zona in cui è

previsto anche il guida catena che permette

di proteggere il carbonio in questa sezione.

Il supporto del deragliatore è amovibile

in caso d’impiego del monocorona. La

ROADMACHINE 01 ONE

69

ROADMACHINE 02 TWO ROADMACHINE 02 THREE

ROADMACHINE 01 TWO ROADMACHINE 01 THREE

ROADMACHINE 01 FOUR ROADMACHINE 02 ONE

70

zona dello sterzo è conica da 1”1/8-1”1/2. Le

tubazioni prevedono il passaggio interno di

cavi e guaine con soluzione DTi. Il seatpost

è full carbon con design dedicato a D, dal

profilo tronco posteriore. Questo prevede

una leggera flessione, voluta in fase di

progettazione e possibile grazie alla fibra di

carbonio, che asseconda il movimento del

ciclista durante la pedalata, influendo in modo

positivo su stabilità e comfort: il suo peso è di

160 grammi dichiarati. Il reggisella ha un off-

set di 1,5 mm. La chiusura è completamente

integrata nel telaio, efficiente ed elegante.

Molta, d’altro canto, l’integrazione: questa

BMC porta in dote l’Integrated Cockpit con

attacco manubrio ICS, che in questa nuova

versione è disponibile fino a 10 misure diverse

con inclinazione a 0° oppure 12°: lo stem è in

alluminio, facilmente regolabile e sostituibile

nonostante il passaggio dei cavi; include

anche gli spessori. La forcella ha gli steli dritti,

è full carbon con tecnologia ICS, ovvero con

canotto piatto, per un peso dichiarato di 380

grammi (canotto non tagliato). Interessante

sottolineare l’ampio passaggio ruota di

forcella e carro posteriore, con possibilità di

montare pneumatici fino a 33 mm di sezione.

ALLESTIMENTI E VERSIONIBMC Roadmachine è disponibile in due

versioni differenti, 01 e 02 (la 01 anche come

frame kit). Tra le due la distinzione principale

riguarda la forcella: un modulo di carbonio

leggermente diverso porta il peso della 02

a 410 grammi. Roadmachine01 è disponibile

con quattro allestimenti: One su base SRAM

eTap AXS e ruote Enve SES, Two con Shimano

Dura-Ace Di2 e ruote Mavic Ksyrium Pro

Carbon SL, Three con trasmissione SRAM

Force AXS e ruote DT Swiss, infine Four con

Shimano Ultegra Di2 e ruote DT Swiss. Quattro

le livree grafiche e due i moduli frame kit.

Per la BMC Roadmachine02, disponibile a

catalogo solo con allestimento (no frame kit),

colorazioni e allestimenti sono tre: One con

trasmissione Shimano Ultegra Di2 e ruote DT

Swiss, Two, con trasmissione Shimano Ultegra

meccanico e ruote DT Swiss con cerchio in

alluminio (tutte le precedenti sono con rim in

carbonio), Three con trasmissione Shimano

105 e ruote Shimano.

ROADMACHINE 01 FRAME KIT

71

NASCE LA BICI ROAD PERFORMANCE DI BMC CON ASSISTENZA ALLA PEDALATA. LEGGERA E SUPPORTATA DALL’ULTIMA GENERAZIONE DI SHIMANO STEPS, FRAME FULL CARBON, MANEGGEVOLE E CONFORTEVOLE, CON UNA SOSPENSIONE MICRO TRAVEL DA 10 MM E UNA POSIZIONE IN SELLA MOLTO NATURALE, SENZA ESTREMIZZAZIONI

della redazione tecnica || foto: BMC/schønauer

BMCALPENCHALLENGE AMP ROAD

eBikenovità

BMC-SWITZERLAND.COM

72

Le immagini ci mostrano una

bici road con DNA BMC,

sviluppata per integrare l’unità

elettrica di assistenza alla

pedalata, motore centrale e

batteria in posizione verticale sul

piantone. Il progetto si basa sul

concept di offrire una eRoad in

grado di trasmettere un feeling

ottimale, peso contenuto,

la maneggevolezza di una

specialissima tradizionale e la

comodità sulle lunghe distanze.

Il frame è un monoscocca in

carbonio Premium che include

la sospensione posteriore di

natura Micro Travel Technology,

con un’escursione di 10 mm,

ottimale anche per un utilizzo

rivolto a strade bianche, per

fare un esempio. L’unità di

supporto è la Shimano Steps

con batteria 504 Wh. Il telaio

ha la sola predisposizione ai

freni a disco, ciò include i perni

passanti, anteriore e posteriore,

rispettivamente da 12x100 mm

e 12x142 mm. La forcella con

steli dritti è completamente in

carbonio Premium, sviluppata

appositamente per la piattaforma

Alpenchallenge, e permette il

passaggio di coperture fino a 42

mm di sezione (38 se vengono

montati dei parafanghi), stesso

concetto adottato per il carro

posteriore. Passiamo al cockpit,

con l’Integrated Cockpit System

in dotazione alla versione LTD,

che permette di montare un

device GPS con mini cam. Le

taglie disponibili sono tre: small

(51-54), medium (56-58) e large

(61-63), ognuna con reach e

stack molto rivolti all’endurance.

Tre anche gli allestimenti, LTD,

One e Two.

73

ALPENCHALLENGE AMP ROAD LTD

ALPENCHALLENGE AMP ROAD ONE

ALPENCHALLENGE AMP ROAD TWO

CANNONDALE PRESENTA LA NUOVA TOPSTONE, UNA BICICLETTA CHE CONFERMA L’INTERESSE E LA CRESCITA DEL SEGMENTO GRAVEL. UN MEZZO CHE PROPONE SOLUZIONI INNOVATIVE IN TERMINI DI TECNOLOGIA E APPROCCIO. CANNONDALE TOPSTONE, COMODA SU ASFALTO, È UNA VERA BOMBA IN OFF-ROAD

della redazione tecnica || foto: redazione tecnica e Simone Mescolini

CANNONDALETOPSTONE

gravelnovità

Categorizzare il gravel come una disciplina

“solo” turistica non è corretto, perché è si

avventura, voglia di evadere, desiderio in qualche

modo di andare in mezzo alla natura e lontano

dal traffico, ma è anche voglia di percorrere più

velocemente un sentiero, una strada bianca, una

via non asfaltata, rispetto a una MTB. E poi c’è

anche la volontà di spostare sempre più i limiti.

Che piaccia oppure no, fa parte del pensiero

umano e dello sport: salute, benessere, libertà,

ma anche ricerca della prestazione, sia rivolta

alla competizione, sia per misurarsi con se stessi.

Tutto questo ha reso necessario far evolvere la

bicicletta gravel, non più un compromesso ma

uno strumento appositamente dedicato. Proprio

da qui nasce il progetto Topstone, pensato per

lo stradista che vuole una bici veloce ma anche

stabile e confortevole, sviluppata tenendo

conto delle necessità del biker che si cimenta

con facilità lungo le discese che normalmente

affronta con la MTB.

IL TELAIOIl frame kit è sviluppato sulla base della

geometria endurance, infatti, se si mettono a

confronto i valori di reach e stack con quelli

della Synapse, si noteranno molte cose in

comune. Il telaio è un full carbon costruito con

carbonio Ballistec Carbon modulo standard

(non è stato usato l’alto modulo Hi-Mod), con

la sospensione KingPin che diventa una sorta di

cuore dell’intera piattaforma. Ci piace definire

KingPin come una specie di dissipatore che

fa lavorare il carro posteriore combinando

la flessione del triangolo anteriore. Il pivot è

posizionato circa a metà del piantone, con i due

foderi obliqui che si uniscono al seat-tube con il

sistema Cannondale LockR thru-axle (un perno

passante con cuscinetti) utilizzato anche per le

MTB del band. L’azione del KingPin, combinata

con la struttura e l’orientamento delle fibre

di carbonio, oltre al design di piantone e

tubazione orizzontale, permette una sorta di

CANNONDALE.COM

74

compressione (verso l’interno del triangolo

principale) che arriva fino a 30 mm, una vera e

propria sospensione attiva che non smette mai

di lavorare. Inoltre, ogni taglia ha un suo design

specifico, in modo che il potere dissipante e di

ammortizzazione sia il medesimo a prescindere

dalla misura della bici. Intuitivo, efficace, dal

feeling immediato e versatile, non prevede

nessun settaggio iniziale e limita molti aspetti

legati alla manutenzione di un ammortizzatore

tradizionale. Alcune immagini che abbiamo

inserito in questa presentazione mettono in

luce la differenza di forme che esiste tra una

taglia small (che prevede per esempio i foderi

obliqui dritti e la base del piantone in linea con

la scatola centrale) e le più grandi (che hanno

gli stay superiori curvati verso il perno passante

della ruota e una svasatura abbondante alla

base del seat-tube). La scatola del movimento

centrale ha una larghezza di 83 millimetri, come

il modello SuperX, da cui parte una tubazione

obliqua abbondante e voluminosa, gradevole

alla vista, che si sfina man mano che scorre

verso l’alto. Il canotto sella ha un diametro da

27,2 mm, utilizza di base il full carbon Save,

ma è possibile montare anche il modello

telescopico. La vite per il serraggio è posta al di

sotto del fazzoletto di rinforzo tra orizzontale e

verticale. Anche per questo il passaggio di cavi

è guaine è interno ai tubi. Avantreno, con la sua

forcella, e retrotreno hanno delle asole per il

montaggio di portapacchi per il bike packing

ed eventuali parafanghi. In aggiunta, il profilato

orizzontale ha due viti che permettono di

installare un supporto aggiuntivo per un’altra

borsa viaggio. Nulla è lasciato al caso anche

in merito alle ruote: standard, la Topstone

prevede le 700 con gomme da 40 mm di

sezione, ma è possibile prevedere delle

650b (27,5”), e in tal caso la tolleranza per gli

pneumatici aumenta, con la possibilità di

montare coperture fino a 48 mm di larghezza.

Rimanendo nel comparto ruote, la Topstone ha

i perni passanti da 12x100 mm anteriore, 12x142

mm per la ruota posteriore, entrambi con

soluzione Speedrelease. Altro dettaglio degno

di nota è la possibilità di smontare il supporto

per il deragliatore attraverso due brugole, il che

permette di usare, eventualmente, una corona

singola senza ulteriori ingombri. Cinque le

taglie disponibili: XS, S, M, L, XL.

GLI ALLESTIMENTISono cinque in totale, con un modello specifico

per le donne, ma andiamo con ordine,

partendo da quello più costoso, equipaggiato

con trasmissione SRAM Force eTap AXS. Questo

è proposto a un prezzo di 5.499 euro e prevede

le nuove ruote Hollowgram con cerchio in

carbonio e naturale predisposizione tubeless,

oltre al Save handlebar, il medesimo usato

per la Synapse (attacco in alluminio, piega in

carbonio). La colorazione è una combinazione

tra nero e rosso lucidi. Si passa al modello con

trasmissione Ultegra RX, con cambio posteriore

dotato di frizione, forse il più corsaiolo e gravel

oriented dal punto di vista dell’impatto estetico.

Blue e verde cangianti con il nuovo logo

del marchio in giallo, trasmissione Shimano

Ultegra (così come l’impianto frenante), ruote

Hollowgram in carbonio, cockpit in alluminio

(con possibilità di montare la piega con apertura

di 12°) e una nuova guarnitura Hollowgram con

corone in un unico pezzo con combinazione

46/30. Questa versione è proposta a un prezzo

di 3.799 euro. Passiamo all’allestimento Ultegra

RX2, che si contraddistingue per la colorazione

agave, elegante e raffinata, una sorta di verde

acqua brillante, con un prezzo al pubblico di

2.999 euro. Questa prevede trasmissione e

freni Shimano Ultegra, cockpit in alluminio,

ruote WTB tubeless ready e una guarnitura

tradizionale in alluminio. Topstone CRB 105 si

basa sulla trasmissione Shimano 105 11v di ultima

generazione, con impianto frenante idraulico

della stessa piattaforma. Trasmissione e freni a

parte, l’allestimento è lo stesso della RX2, con

un prezzo di 2.599 euro, con colorazione total

75

black. Topstone Women’s, specifica per le donne (taglie XS, S, M) con

livrea nera e i loghi in rosa, ha una trasmissione Shimano Ultegra RX,

con equipaggiamento uguale ai due modelli descritti in precedenza; il

prezzo è di 2.599 euro. Tutte le versioni hanno i dischi freno con 160 mm

di diametro e prevedono come extra il sensore da montare alla ruota

sviluppato da Cannondale con la collaborazione di Garmin. Quest’ultimo

è configurabile con la app di Cannondale, memorizza una serie di dati

utili per l’utente ma anche per il negoziante, oltre a immagazzinare circa

900 ore di attività in bici.

76

IL BRAND AMERICANO ALZA L’ASTICELLA DELLA SUA OFFERTA EMTB RINNOVANDO COMPLETAMENTE LA MOTERRA E INTRODUCENDO LA NUOVISSIMA HABIT NEO

di Cristiano Guarco || foto: Ale di Lullo, Fake Wenzel, Cristiano Guarco

CANNONDALEMOTERRAE HABIT NEO

EMTBnovità

Cannondale crede nel fenomeno delle MTB a

pedalata assistita e, complice l’introduzione

del rinnovato motore Bosch Performance

Line CX, ha lanciato la più recente versione

della rinomata Moterra, affiancata dall’inedita

Habit NEO. Sono due eMTB di ultimissima

generazione, pensate rispettivamente per

impieghi enduro e trail, anche se nel modo della

pedalata assistita queste definizioni sono ormai

riduttive. Infatti, complice anche il supporto del

motore e la struttura molto più solida rispetto

a una MTB tradizionale – “analogica”, come

definita durante la presentazione Cannondale

– i limiti si spostano in un senso e nell’altro,

soprattutto per quelle bici dall’impronta più

ludica. Così abbiamo da una parte (Moterra)

una eMTB per chi ama soprattutto divertirsi

in discesa, dall’altra un mezzo totale per le

uscite di tutti i giorni (Habit NEO). Entrambe

sono progettate per assicurare il massimo del

godimento nella guida oltre a prestazioni di

alto livello su ogni tipo di sentiero, da quelli più

scorrevoli e fluidi sino ai trail più impervi e ripidi.

Vediamo ora come sono fatte le nuove eMTB

di casa Cannondale, già in vendita.

MOTERRALa più recente versione della Cannondale

Moterra abbandona completamente il design

originale che aveva contraddistinto la prima

release, già “ammorbidito” dalla successiva

grazie all’integrazione della batteria PowerTube

500 di Bosch. Ora siamo in presenza di una

modernissima eMTB che condivide il design

con la sorellina Habit NEO, compreso quello

della sospensione posteriore a quadrilatero

articolato con giunto sui foderi bassi. Questa

Moterra è pensata per dare il meglio sulle

discese accidentate e sulle salite tecniche di

alta montagna, senza dimenticare una grande

soddisfazione e una notevole disinvoltura sui

terreni più tranquilli. Il travel posteriore di 160

mm è pareggiato all’anteriore, per una eBike

che si presenta molto equilibrata grazie anche

alla geometria “progressiva ma non troppo”

per ruote da 29” con pneumatici da 2,6” (solo la

taglia XS monta le 27,5”, per mantenere le stesse

proporzioni per i biker meno alti).

Il telaio ha una costruzione mista, con

triangolo anteriore e biella in carbonio, e

carro posteriore in alluminio. La sospensione

presenta un design Proportional Response,

già introdotto sulle ultime full suspended di

Cannondale: collocazione mirata degli snodi

CANNONDALE.COM

78

principali per ottenere lo stesso feeling – salita,

discesa, frenata – su ogni taglia per ogni biker,

indipendentemente dall’altezza e dal peso. A

supporto di questo approccio, troviamo cockpit

con attacco corto e piega larga per il massimo

controllo in ogni condizione, perfettamente

abbinati alla geometria con reach relativamente

lungo e stack proporzionalmente alto (anche

per Habit NEO). Elemento in comune con

Habit NEO è il supporto integrato specifico

per il motore Bosch, per abbassare il centro

di gravità e utilizzare foderi corti del carro,

a tutto vantaggio della qualità nella guida.

Non mancano protezioni in alluminio, uno

smontaggio rapido della capace batteria

Bosch PowerTube 625, perni sovradimensionati

LockR, e il supporto per il portaborraccia.

Quattro sono le taglie – da S a XL – con una

geometria attuale e a tutto tondo: angoli sterzo

e sella di 66° e 75°, reach di 430/448/470/495

mm, stack di 585/619/629/638 mm, carro

lungo 450 mm, movimento centrale alto 362

mm (351 mm per la XS da 27,5”), interasse di

1.184/1.221/1.247/1.276 mm.

Quattro saranno gli allestimenti, tra cui

l’aggressiva Moterra SE, che alza la posta in

gioco grazie alla forcella a doppia piastra Rock

Shox Boxxer da 180 mm, all’ammortizzatore

Super Deluxe Select, e agli pneumatici Maxxis

Assegai, tutti elementi di chiara impronta

gravity. I prezzi vanno da 4.999 (Moterra 3) a

7.999 € (Moterra 1) passando per i 6.999 € di

Moterra SE e 5.999 € di Moterra 2.

HABIT NEOLa Habit NEO si presenta come una trail bike

agile, scattante e versatile che scatena il

divertimento sui singletrack veloci e scorrevoli

e in grado di poter affrontare tutto quello che

la montagna ha in serbo. Il look è chiaramente

ereditato dalla versione “analogica”, così come

il feeling nella guida: sospensione posteriore

da 130 mm, forcella da 140 mm di travel, ruote

da 29” con pneumatici da 2,6”. Nel complesso

79

appare proprio come una eMTB nata per le

pedalate di tutti i giorni, capace di esaltarsi sui

tracciati più scorrevoli e veloci, in mano a tutti

i tipi di biker.

Le caratteristiche tecniche sono condivise con

la più capace Moterra: triangolo in carbonio

Ballistec e carro in alluminio SmartForm

C1, geometria progressiva, sospensione

ottimizzata Proportional Response su tutte le

taglie (da XS a XL).

Questi i dati salienti della geometria: angoli sterzo

e sella di 66,5° e 75°, reach di 425/445/470/495

mm, stack di 605/614/623/633 mm, carro lungo

455 mm, movimento centrale alto 342 mm,

interasse lungo 1.181/1.205/1.234/1.263 mm.

Quattro sono gli allestimenti, con prezzi da

4.499 € per Habit NEO 4 a 7.999 € per Habit

NEO 1, passando per 4.999 e 5.999 € dei

modelli intermedi Habit NEO 3 e Habit NEO 2.

DUE PAROLE SU BOSCHMoterra e Habit NEO sfruttano la nuova unità

di trasmissione e batterie Bosch. Il motore

Performance Line CX, più leggero e compatto

(andate a rileggervi la nostra anteprima on

line e sul numero di luglio 2019) garantisce

un supporto ancora più efficace, capace

di superare qualsiasi salita con fluidità e

naturalezza da primato. Con 250 W di potenza

e 75 Nm di coppia, in abbinamento alle

batterie Powertube da 500 Wh (su Moterra 3

e su Habit NEO 3 e 4) e 625 Wh (di serie su tutti

gli altri allestimenti di Moterra e Habit NEO),

totalmente integrate ma facilmente rimovibili,

relega i problemi di autonomia al passato.

Come verificato nel nostro primo approccio,

sfruttando l’ancora più efficace modalità

eMTB – che modula il supporto alla pedalata

dal 100% al 340% secondo le richieste del

biker – si raggiungono tranquillamente i 1.000

m di dislivello positivo con circa il 50% della

batteria da 625 Wh (su entrambe le eBike).

80

SPECIALIZED PRESENTA IL SUO PRIMO MODELLO TURBO COMPLETAMENTE DEDICATO AL SETTORE ROAD, COSÌ LEGGERO CHE SEMBRA NON AVERE UN’UNITÀDI SUPPORTO ALLA PEDALATA. TRE LE VERSIONI DISPONIBILI: S-WORKS, EXPERT CARBON ED EXPERT CARBON EVO

della redazione tecnica || foto: Ortiz per Specialized

SPECIALIZEDTURBO CREO SL

EROADnovità

A prescindere dalla versione e dall’allestimento,

le caratteristiche tecniche parlano di una

bicicletta con supporto alla pedalata dal peso

veramente contenuto: il modello S-Works fa

segnare 12,2 kg, il più leggero della categoria!

Dal punto di vista estetico, a un primo impatto

Specialized Turbo Creo SL ricorda la Roubaix e,

una volta messa su strada, ha la maneggevolezza

di una Diverge con le risposte di una Tarmac.

Creo SL ha l’obiettivo di essere prima di tutto

divertente, versatile e moderna.

IL PROGETTOIl frame è costruito completamente in fibra

di carbonio Fact 11r, adottando il concetto

geometrico Open Road Geometry, che

potremmo definire come una geometria

endurance. La piattaforma Creo nasce

“solo” per i freni a disco. In precedenza

abbiamo citato il modello Roubaix, non solo

perché il design della Creo è facilmente

accostabile alla bici pensata per il pavé, ma

perché proprio la eRoad adotta la forcella

con sistema ammortizzante Future Shock

2.0, confermando il medesimo concetto di

versatilità e trasversalità di impiego: road,

strade bianche e gravel. L’unità elettrica è

Specialized SL11, con motore integrato nella

sezione centrale del frame, con una batteria

da 320Wh (tutte le versioni con guarnitura

monocorona 46 denti). Quest’ultima è

integrata nella tubazione obliqua, offre

un’autonomia fino a 130 km, e può essere

ricaricata completamente in poco più di 2 ore

SPECIALIZED.COM

82

e mezza. Ma non basta, la versione S-Works

è dotata di un Range Extender (opzionale

sugli altri allestimenti), una sorta di batteria

supplementare esterna che prende il posto

della seconda borraccia (tubazione del

piantone), capace di offrire un’autonomia

aggiuntiva di 65 km e 160Wh. Volendo

concentrarsi sulla potenza e sulla gestione

dell’unità elettrica, i tecnici di Specialized,

grazie anche al know how proveniente dalle

eMTB, hanno messo a punto la app Missione

Control che permette di personalizzare la

gestione dell’erogazione dell’energia. Le tre

modalità di assistenza alla pedalata (Eco, Sport

e Turbo Eco) sono personalizzabili, con i dati

della prestazione che possono essere valutati

ed eventualmente condivisi. Ogni modalità

consente di combinare lo sforzo fisico con il

supporto del motore elettrico: Eco offre il 30%

di assistenza, Sport il 60%, Turbo supporta in

modo totale con un’espressione pari a 240

watt. Le taglie disponibili sono cinque: small,

medium, large, X-large, XX-large. I prezzi: ci

vogliono 12.500 euro per il modello S-Works e

8.499 euro per le due versioni Expert.

IN CONCLUSIONESpecialized, grazie al modello Turbo Creo,

sdogana definitivamente la categoria delle

eRoad, che in un certo senso va a completare il

segmento delle bici con supporto alla pedalata,

affiancando le eMTB. La piattaforma Turbo Creo,

molto moderna in termini di approccio tecnico

e tecnologico, è da considerarsi un esempio di

versatilità che, con una “sola” bici, permette di

affrontare in tutta sicurezza percorsi sterrati e

strade in asfalto. La gestione dell’unità elettrica

e della personalizzazione delle modalità

tramite app è un plus non da poco. Proprio

la customizzazione, oltre a essere divertente

(non solo per gli smanettoni dell’informatica)

permette diverse configurazioni in previsione

del terreno e della planimetria del tracciato,

oppure anche in funzione della tipologia di

utilizzatore. In questo modo pure la gestione

dello sforzo e della fatica assumono contorni

diversi. Inoltre il motore eroga in modo

regolare, in totale sincronia con la pedalata,

senza strappi improvvisi, per un feeling ottimale

della performance.

83

TURBO CREO SL EXPERT CARBON EVO TURBO CREO SL S-WORKS

TURBO CREO SL EXPERT CARBON

Il brand francese, universalmente riconosciuto

come uno dei leader nel mondo delle ruote da

ciclismo, completa la gamma Allroad specifica

per il gravel con il primo set in carbonio. Arrivano

le serie Allroad Pro Carbon SL con quattro

configurazioni WTS (Wheel Tires System) per il

kit di ruote e pneumatici dedicati, due diametri

(700 e 650+) con sezioni specifiche per i cerchi,

e tre scelte per le gomme. Ovviamente, e non

potrebbe essere altrimenti vista l’esperienza

maturata da Mavic nel campo sin dalle origini, la

piena compatibilità UST tubeless. Il tutto porta

l’offerta dell’interfaccia tra bici e terreno a un

livello superiore.

MAVIC ALLROAD PRO CARBON SL/SL+La famiglia di ruote con cerchi in carbonio si

fonda su due modelli, uno nel tradizionale

diametro 700c del mondo road (i classici 28”)

e l’altro nel recente 650+ conosciuto anche

Road Plus. Sfruttano gli stessi mozzi con assi

passanti anteriore e posteriore da 12 mm, con

terminali facilmente adattabili a ogni standard,

da quick release a 15 mm (anteriore con mozzo

largo 100 mm, posteriore 12x135/142 o QR).

L’innesto per i freni a disco invece usa il sistema

Center Lock a ghiera calettata di Shimano. Ci

soffermiamo sul mozzo posteriore, che sfrutta

la ruota libera Instant Drive 360 sviluppata da

Mavic: due cricchetti a 40 denti (ingaggio di

MAVIC HA AMPLIATO LA SUA GAMMA ALLROAD FOCALIZZATA SUL GRAVEL CON UNA SERIE DI NUOVISSIME E AFFASCINANTI RUOTE IN CARBONIO

di Cristiano Guarco || foto: Cristiano Guarco, Antonin Biez - Focal 77

MAVICALLROADPRO CARBON SL

GRAVELnovità

MAVIC.COM

84

9°), con una singola molla, intorno a un assale

da 17 mm, con quattro cuscinetti a sfera sigillati

sovradimensionati, protetti da un sigillo a

labirinto e con smorzatore delle vibrazioni e

del rumore in gomma. È disponibile per mozzi

Shimano HG a 11 velocità, Campagnolo oppure

SRAM XDR. Entrambe le ruote sono basate su

24 raggi a lama in acciaio, una scelta fatta per

garantire la qualità nella guida - a partire dalla

lettura del terreno unita a un’elevata rigidità

laterale - in ogni situazione. Come da tradizione,

ogni ruota presenta un raggio colorato con

l’inconfondibile giallo Mavic.

Arriviamo al cuore pulsante delle ruote Allroad

Pro Carbon SL, i cerchi in carbonio con struttura

e disposizione delle fibre studiate presso i

laboratori della sede in Annecy. Presentano

un design hookless (senza uncino) UST, con

sezione differenziata in base al diametro: 23

mm per 700c, ottimizzata per pneumatici

da 30 a 40 mm; 26 mm per Road Plus, per

un accoppiamento perfetto con gomme da

40 mm sino a 52 mm (2 pollici). I cerchi sono

asimmetrici, per un bilanciamento migliore della

tensione dei raggi, soprattutto al posteriore tra

il lato trasmissione e quello del freno a disco.

Passiamo alle gomme, al momento disponibili

sono in versione 700c: Yksion Elite Allroad

sono a catalogo con sezione di 30, 35 (di

serie per il kit WTS ruote/pneumatici) o 40

mm. Arriverà anche la versione 650+ da 47

mm. Lo stile è semislick, con battistrada che

presenta profonde scanalature, con schema

asimmetrico per montaggio dedicato

all’anteriore o al posteriore secondo il verso di

rotazione (scorrevolezza o trazione).

LA GIUSTA COMBINAZIONE PER OGNI UTILIZZOIl mondo del gravel biking è fatto di sfumature,

oltre a essere in costante evoluzione. Si passa

da impieghi in prevalenza su strade secondarie

dall’asfalto irregolare con tratti urbani su

ciottolato, con una tipica impronta road, a

quello di smaccata origine USA, orientata al

bikepacking (viaggi in autonomia) e all’avventura

su ogni tipo di fondo: dalle strade bianche ai

singletrack costellati di rocce e radici, passando

per le carrarecce con fondo di terra compatta.

Sintetizzando, pneumatico da 30 mm per

asfalto/ciottolato, da 35 mm per strade ghiaiate

e sterrate, 40 mm per sterrati e sentieri più

impegnativi, finendo con il setup 650x47 mm

per un impiego che sconfina nel mountain

biking. Ovviamente queste misure non sono

imposte, si tratta sempre di sfumature che

comprendono l’attitudine del ciclista alla guida,

con compromessi inevitabili tra scorrevolezza,

trazione (su asciutto e bagnato), comfort, inerzia

e dinamica nella guida.

In aiuto all’utilizzatore viene l’app Mavic

sviluppata per dispositivi mobile Android e iOS,

per trovare la giusta messa a punto del sistema

ruote/gomme (la pressione delle seconde) in

base al terreno affrontato (prevalenza di asfalto,

misto, prevalenza di off-road).

85

LE NOSTRE IMPRESSIONIAbbiamo pedalato per due giorni nella

regione occitana di Aveyron (nel cuore di Midi-

Pirenei), un luogo incantevole per scenari e

ambientazioni, perfetto per sfruttare a dovere

le capacità di una moderna bicicletta gravel

equipaggiata con il nuovo set di ruote Mavic

Allroad Pro Carbon SL 700c con pneumatici

Yksion Elite XL da 35 mm di sezione.

A nostra disposizione la nuova Wish One SUB

(Sport Utility Bike) per due giorni di intense

e inebrianti pedalate su ogni tipo di fondo

e situazioni: asfalto dal liscio delle strade

principali a quello irregolare delle secondarie;

strade bianche propriamente dette; carrarecce

di terra compatta; interpoderali fuori e dentro

a fitti boschi, con affioramenti di rocce e radici.

Questa bicicletta, di cui leggerete anche il

nostro test in breve successivamente, è uno

strano ma interessante ibrido tra “race bike”

e vera e propria gravel: geometria compatta,

con telaio in acciaio basato su moderne

tubazioni Columbus Spirit, dal carro capace

di smorzare le vibrazioni e con un anteriore

vivace che richiede una guida attenta da parte

di ciclisti esperti.

Ci concentriamo sul nuovo set di ruote e

gomme Mavic Allroad che, oltre ad avere un

look di grande impatto, offre importanti ricadute

sul campo. Come promesso, la particolare

costruzione - dal cerchio in carbonio ai mozzi

passando per i raggi - offre una combinazione

ottimizzata tra rigidità laterale elevata e quella

“vertical compliance” che possiamo tradurre in

italiano come “capacità di lettura del terreno”:

uno smorzamento di vibrazioni e urti che

provengono dal suolo, per donare sia comfort

sia trazione nella pedalata e in frenata. Queste

ruote, oltre che leggere - poco meno di 1

chilo e mezzo per il setup 700c - sono anche

scorrevoli e intuitive nella guida, segno che

lo staff di ingegneri e designer di Mavic ha

svolto a dovere il proprio compito meritandosi

l’agognata promozione.

Le ruote, ma soprattutto le gomme, sono state

messe a dura prova nella nostra due giorni in

terra francese, dove non ci siamo fatti mancare

nulla, aprendo sempre il gas, fregandocene del

fondo affrontato e delle possibili conseguenze,

in particolare sui cerchi. L’esame è stato

superato a pieni voti, ribadiamo il concetto,

ora che introduciamo anche la componente

86

“pneumatici”: nella versione da 35 mm, offrono

il giusto mix tra le variabili in ballo - resistenza al

rotolamento, trazione (su asciutto e bagnato),

comfort, inerzia e dinamica nella guida -

per un impiego realmente a 360°. I fianchi

- costruzione a 120 TPI con inserto protettivo

antiforatura in poliammide da tallone a tallone

- sono solidi senza pericolose deformazioni

sotto i carichi elevati in curva, oltre ad aver

mostrato un’apprezzata resistenza agli usi e

abusi della guida off-road. Fondamentale il

supporto offerto dalla configurazione UST

nativa, una delle più gradite novità degli ultimi

anni nel mondo road.

Il battistrada a mescola singola, con profonde

scanalature direzionali, morde con naturalezza

il terreno, oltre a scaricare con relativa efficacia

i detriti (non abbiamo potuto valutare la

performance in condizioni di umido trovandoci

a pedalare in giorni eccezionalmente caldi con

terreni al limite del polveroso). Esistono soluzioni

di derivazione smaccata dal mondo MTB con

potenziale superiore sui fondi più sconnessi, in

ogni caso non possiamo lamentarci di queste

Yksion Elite Allroad, soprattutto dopo aver

raggiunto la messa a punto ideale in base alle

specifiche esigenze.

CONCLUSIONINel complesso non possiamo che promuovere

questo set di alta gamma Mavic dedicato al

mondo Allroad, una definizione che va al di là

di quella più specifica del gravel, infatti in base

al setup scelto l’appassionato può facilmente

trovare la giusta combinazione per i propri

gusti: 30 mm per correre veloci e in sicurezza

su asfalto e ciottolati; 35 mm per sconfinare

con naturalezza e soddisfazione sulle ghiaiate e

sulle sterrate; 40 mm per aggredire i terreni più

ostici. Il tutto con il grande supporto di un set di

ruote leggere, performanti, versatili, dal giusto

mix tra rigidità e comfort.

87

Il più grande evento dedicato alla bicicletta in

tutte le sue forme tornerà a Rimini dal 13 al 15

settembre, all’interno dell’affascinante location

del Parco Fellini, dopo il successo, ben oltre le

aspettative, dell’edizione 2018.

Il village ospiterà più di 200 aziende del settore

e sarà ancora più grande dello scorso anno.

In aggiunta all’area limitrofa al Parco Fellini, si

estenderà attraverso il Lungomare Tintori fino al

rinnovato Piazzale Kennedy, per un totale di più

di 40.000 mq. La formula della manifestazione

resterà invariata, e prevede l’accesso gratuito,

aperto a tutti, così come la possibilità di testare

in anteprima tutte le novità rivolte al 2020. È

necessario però iscriversi on line attraverso il

form disponibile sul sito Internet (http://bit.ly/IBF-

registrati) o presentandosi in segreteria il giorno

dell’evento. Speciali Vip Pass permetteranno

a chi lo vorrà di vivere l’esperienza di Italian

Bike Festival da protagonista e di accedere a

contenuti esclusivi e aree riservate.

Il fulcro della manifestazione rimarrà

ancora una volta l’area test, che da sempre

caratterizza questo format. La rotonda di Parco

zoom88

ITALIAN BIKEFESTIVAL

Fellini si trasformerà in un circuito off-road,

all’interno del quale si potranno pedalare le

MTB ed eMTB. Ci saranno come d’abitudine

anche degli appositi tracciati interni all’area

dell’evento, dove sarà possibile pedalare sulle

bici da strada, urban e road eBike.

Novità di quest’anno, l’inserimento nel

programma di uno speciale show in notturna

dei campioni dell’e-Enduro International Series,

che si esibiranno proprio all’interno del circuito

test off-road. Per gli appassionati di cicloturismo,

invece, domenica 15 settembre si svolgerà la

primissima edizione della Malatestiana, la prova

cicloturistica di circa 100 km aperta a Road

Bike, MTB ed eBike che attraverserà gli storici

territori della Signoria di Rimini in due tracciati

altamente suggestivi.

Il contemporanea con Italian Bike Festival,

per la precisione dal 14 al 18 settembre, l’Apt

Servizi Emilia Romagna, in collaborazione

con il Consorzio Terrabici, organizzerà la 4ª

edizione del Fam Trip & Workshop “Emilia-

Romagna Cycling Networking Event” che si

pone come obiettivo principale lo scouting

della destinazione Emilia Romagna Cycling,

le strutture e i servizi dei bike hotels di

Terrabici, insieme alle eccellenze e le tipicità

dell’entroterra della Regione. 10 Tour Operator

provenienti da tutta Europa specializzati nel

mondo bike sono stati selezionati da APT

Servizi, con un target legato al prodotto

cicloturistico slow eBike. Questi potranno

incontrare i numerosi stakeholders del

mondo cycling presenti in occasione della

presentazione di nuovi modelli di eBike, negli

ultimi anni molto utilizzate anche nei tour

cicloturistici dalle travel companies.

89

bikeevents.com

Dopo aver presentato i capi AIS Naranco 2.0 e

AIS Tourmalet 2.0, Nalini ci propone la maglia

AIS Centenario 2.0 e il bib short AIS Marmotte 2.0.

La maglia, dal look moderno, trae ispirazione dalle

tendenze grafiche in uso nel modo della moda. È

dotata di un innovativo tessuto in microfibra con

trattamento Quick-drying, che rende molto più

veloce la fase di asciugatura. Il bib short, dal taglio

anatomico e realizzato in Lycra Sport, offre un

ottimo sostegno muscolare. Entrambi i capi sono

concepiti per assecondare le richieste dei ciclisti

più esigenti. Entriamo nello specifico.

AIS CENTENARIO 2.0Questa maglia abbina soluzioni tecniche di

altissimo livello a un comfort che non ha pari, il

tutto arricchito da grafiche moderne ad elevata

visibilità. È soffice al tatto, quasi impercettibile,

ma sempre perfettamente aderente al corpo.

Il tessuto Quick-Drying è abbinato a pannelli

microforati, posteriore e laterali, in modo

da garantire un’elevata traspirabilità. La zip

roadzoom

NALINI CON IL COMPLETO AIS CENTENARIO 2.0 E AIS MARMOTTE 2.0 UNISCE CONTENUTI TECNICI A GRAFICHE MODERNE E ALLA MODA. LA JERSEY CENTENARIO È REALIZZATA CON INNOVATIVO TESSUTO IN MICROFIBRA QUICK-DRYING E MARMOTTE È IL BIBSHORT CHE PROTEGGE DAI RAGGI UV

della redazione tecnica || foto: Nalini

90

NALINI

lunga sulla parte frontale integra una piccola

patella sottolampo, assicurando la perfetta

scorrevolezza della zip e un minimo di protezione

quando è necessario. Il fondo della manica è

a taglio vivo, moderno ed aderente, mentre

il fondo posteriore della maglia presenta una

fascia elastica con silicone a elevato grip: la shirt

è così perfettamente aderente al busto anche

quando ci si trova in posizione aerodinamica

sulla bici. Le tasche posteriori sono quattro in

totale, di cui una in tessuto idrorepellente con zip

invisibile. Quattro le varianti di colore disponibili.

AIS MARMOTTE 2.0Il bibshort Marmotte 2.0 è ergonomico, con

taglio specifico per adeguarsi al meglio

alla posizione in sella, garantendo comfort

ma anche stabilità. Questa salopette è

costruita grazie alla Lycra Sport, dotata di

una notevole elasticità; offre protezione dai

raggi UV e un supporto muscolare che va a

favore della performance. La traspirabilità e la

compressione completano le caratteristiche

tecniche di un pantaloncino al top della

collezione. Il valore aggiunto è il fondello a

densità 100, sviluppato per l’anatomia maschile,

capace di adeguarsi al design della salopette e

che, come scritto in precedenza, assicura una

corretta posizione sulla sella. Le bretelle sono

in rete strech, per una traspirazione ottimale

anche in condizioni di caldo limite. Le cuciture

sono piatte, in grado di garantire comfort e

minimizzare fastidi e rischi di abrasioni, inoltre

sono presenti dei loghi rifrangenti. Il fondo

gamba ha un elastico in microfibra e una

piccola fascia di silicone grippante, per essere

perfettamente aderente al muscolo.

91

nalini.com

Dopo la presentazione ufficiale di fine

2018, ecco finalmente disponibili i

nuovi bike device di Stages: non solo

dei bike computer, ma veri e propri

dispositivi per il training di qualità, GPS,

completamente customizzabili, dotati

dell’innovativa tecnologia EverBrite

High Resolution Color Screen. Dash

M50 e L50 nascono dalla piattaforma

device di Stages, che fin dal primo

modello è stata caratterizzata da

un’ampia disponibilità di dati, doppia

interfaccia (Bluetooth e Ant+) e dalla

possibilità di montare il dispositivo in

modo orizzontale oppure verticale

rispetto alla piega manubrio. Ora il

bike GPS si evolve ulteriormente. In

particolare il display, il primo della

categoria a utilizzare la tecnologia

EverBrite introdotta da Stages, che

consiste in uno schermo a colori ad alta

risoluzione, chiaro, limpido, antiriflesso.

Questa soluzione è integrata anche

all’interno delle mappe (specifiche

per il bike), in modo che l’utilizzatore

abbia una definizione dei percorsi e

delle indicazioni mai raggiunta fino a

ora. I file memorizzabili sono di tipo

FIT, GPX e TCX. Il layout delle varie

schermate è totalmente configurabile.

Stages M50 ha dimensioni di 45x30

mm (con montaggio verticale rispetto

al manubrio), con un’autonomia di

12,5 ore, mentre L50 (con montaggio

orizzontale rispetto al manubrio) di

55x40 mm con 14 ore circa. Stages

M50 ha un prezzo di listino di 239 euro,

mentre M50 di 299 euro, entrambi

compatibili con il portale di valutazione

dati Stages Link. Rimane in gamma

anche il modello L10, proposto a un

prezzo di 149 euro.

zoom92

stagescycling.eu

STAGESDASH M50 E L50

Selle SMP è un’azienda simbolo della

categoria delle selle e del ciclismo, un

marchio che, dopo 72 anni, è ancora capace

di essere costantemente all’avanguardia:

le Selle SMP sono uniche per design e

performance. Il modello Dynamic è versatile,

deriva dalla Forma ma con una leggera

imbottitura per un comfort supplementare.

È adatto ad atleti con il bacino medio-

largo. Dal punto di vista tecnico, Dynamic è

indicata per un impiego stradale, off-road

e per il triathlon, con una sottile imbottitura

sviluppata grazie a un elastomero espanso. Il

rivestimento è in vera pelle per la livrea nera,

in microfibra per i modelli colorati. Lo scafo

è in Nylon12 caricato al carbonio, mentre il

telaio è disponibile in acciaio Inox oppure

in carbonio unidirezionale. I pesi variano dai

290 g (standard), ai 245 g (CRB). Dynamic è

disponibile anche nella grafica 70years che

celebra la storia di Selle SMP.

zoom 93

sellesmp.com

SELLE SMPDYNAMIC

© 2017 Ronny Kiaulehn

Mantis nasce come stazione tecnica di ricarica

per le eBike, ma si evolve e diventa un punto

tecnico di assistenza per la bicicletta a 360°. Di

dimensioni compatte, è dotata di accessori e attrezzi

per la manutenzione base delle due ruote. Mantis è

pensata per essere posizionata per esempio nei luoghi

pubblici, oppure nei campeggi, nei bike hotel e negli

spot a elevato interesse turistico, dove un supporto di

assistenza diventa un valore aggiunto molto apprezzato

dal cliente. Trovate le colonnine Mantis con prese

Schuko per eBike in 50 punti di assistenza in Trentino, al

Bike Park Carosello 3000 di Livigno, ma anche al Dolomiti

Paganella Bike, oppure al Museo Ferrari di Maranello.

Per i dispositivi Android e iOs è possibile scaricare la

app Mantis Stands che permette di individuare il punto

di assistenza tecnica Mantis più vicino.

zoom94

mantis-stands.it

MANTISUNA STAZIONE GENIALE

Giant ha presentato la nuova serie di bici in

alluminio, un segmento completamente

rinnovato in vista del 2020. I modelli Contend

si sviluppano intorno a due tipologie di lega, la

Aluxx SL e la Aluxx, entrambe votate a esprimere

massimo equilibrio, maneggevolezza e una

posizione di guida che non sacrifichi il comfort.

Alcune delle soluzioni tecniche arrivano dalle

piattaforme Giant maggiormente indirizzate

alla ricerca della performance. Ci riferiamo per

esempio alla forcella in carbonio Advanced che

equipaggia buona parte delle bici Contend, al

reparto dello sterzo OverDrive e alla tubazione

obliqua MegaDrive, senza dimenticare la

scatola del movimento centrale PowerCore.

Il seatpost D-Fuse offre un buon grado di

elasticità e dissipazione delle vibrazioni negative

provenienti dal terreno. Sui modelli Contend è

possibile montare le ruote Giant con sistema

tubeless. La gamma Giant Contend è disponibile

con freni tradizionali oppure disc brakes.

roadzoom 95

giant-bicycles.com

GIANTCONTEND

Il SellaRonda Bike Day 2019 è un’occasione

ghiotta e ha un duplice obiettivo: pedalare

nelle Dolomiti, all’interno dell’anello SellaRonda

(in senso contrario rispetto alla Maratona dles

Dolomites), farlo con una eBike con supporto

Bosch. Ma cos’é oggi il SellaRonda Bike Day? Un

evento che è una vera festa per la bicicletta e

per i suoi protagonisti, in un contesto magnifico

e unico nel suo genere, con strade chiuse al

traffico e un’organizzazione che ha poco da

imparare e molto da trasmettere. Il Bike Day

offre quattro service point che assicurano

anche assistenza meccanica, tutti gli incroci

presidiati da Forze dell’Ordine e pubblica

sicurezza (quattro punti di assistenza e ristoro,

talvolta, non si trovano sul tracciato lungo

di una granfondo!). SellaRonda Bike Day è

un momento di condivisione e di sport, alla

scoperta di una disciplina come il ciclismo

che, lo ripetiamo in continuazione, continua a

evolvere e modificarsi, e che finalmente allarga

i propri orizzonti. Il Bike Day è un’opportunità:

la possibilità di provare e pedalare, per

esempio, una bici con assistenza alla pedalata.

Un genere di mezzo che è un punto di

riferimento per l’off-road ma che nel settore

strada deve ancora trovare una collocazione

precisa. Il SellaRonda di Selva di Val Gardena

non è una manifestazione competitiva, non ha

classifica e cronometraggio, e unisce per un

giorno tutto l’universo della bicicletta: stradisti,

biker, pedalatori della domenica, giovani e

vecchi, uomini, donne e bambini… Il comune

denominatore diventa il sorriso.

IL NOSTRO SELLARONDA BIKE DAY 2019Già da qualche giorno le previsioni meteo

non lasciavano molto spazio a interpretazioni

soggettive e speranze, con l’unica giornata

di pioggia proprio per sabato 22 giugno. Una

pioggia non battente, ma sufficiente a coprire

i panorami che le Dolomiti offrono. Ma, si sa,

poter essere qui in Val Gardena è già motivo

di gioia. Il nostro viaggio dalla pianura ci porta

all’Hotel Tyrol di Selva di Val Gardena; il motivo

principale è pedalare su una bicicletta con unità

di supporto Bosch e affrontare la 14ª edizione

del SellaRonda Bike Day. Perché no, quale

occasione migliore per capire sempre più un

segmento che cresce in modo esponenziale,

quello delle eBike, un vero traino per il settore.

Nelle zone montane le “bici con il motorino”

sono ormai un punto fermo per i negozi che

affittano attrezzature sportive, in inverno e nella

stagione estiva. Ma focalizziamoci sull’evento

bike. Come d’abitudine, il SellaRonda Bike

Day parte dalla piazza principale di Selva alle

9:00 del sabato per affrontare l’anello di 58

km con poco più di 1.600 m di dislivello. Si

EBIKEreportage96

SELLARONDABIKE DAYSIAMO NELLE DOLOMITI, IN UNO DEI CONTESTI AMBIENTALI CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA, UN LUOGO PER LA VACANZA, PER PRATICARE SPORT, DOVE POTER GODERE DEI PIACERI DELLA TAVOLA. UN TERRITORIO CHE È SEMPLICEMENTE… “TUTTO”

della redazione tecnica || foto: redazione tecnica, C.O., Lorenza Cerbini, Hotel Tyrol

pedala verso il Passo Sella, successivamente il

Pordoi, per scendere ad Arabba e cimentarsi

con il Campolongo, il più breve. La discesa

successiva porta a Corvara, sconfinando in Alta

Badia, per attaccare il Gardena da Colfosco e

tornare il Val Gardena, a Selva. Questo anello

è anche la prima parte di una delle granfondo

più famose e ambite tra gli amatori, la Maratona

dles Dolomites, che però lo affronta in senso

contrario: si parte da Corvara e si trova sotto

le ruote per primo il Passo Campolongo;

il Passo Gardena è l’ultimo ed è anche lo

spartiacque per i tre tracciati, corto, medio e

lungo. Il SellaRonda Bike Day è tecnicamente

impegnativo ma accessibile, perché, se è

vero che la salita è sempre dura, il contesto

naturalistico e l’interpretazione fanno la

differenza: ognuno può approcciare la strada a

suo modo, non c’è agonismo, e i più preparati

danno supporto ai meno allenati (ma c’è anche

chi si misura in vista della MdD del 7 luglio). Si

pedala con qualsiasi mezzo, l’importante è che

le ruote siano in grado di girare nel senso di

marcia. La pioggia caduta nella notte concede

una pausa durante le prime due ascese, per poi

riprendere allo scollinamento del Pordoi, ma

non fa freddo e questo aiuta. Qualche scorcio

di azzurro si fa largo tra le nubi, sufficiente per

imprimere sui volti dei partecipanti tanti sorrisi,

si fanno battute e si sdrammatizza. L’amore per

la montagna è anche questo. Il meteo bizzarro

in zone come queste, il temporale, la giornata

uggiosa si accettano e si trova il lato positivo. Una

vacanza nelle Dolomiti è sempre un momento

di qualità che nella vita in città è difficile trovare.

Forse è anche per questo motivo che in piccoli

paesini tra i monti trovi gente che arriva da tutto

il mondo, ognuno con il suo obiettivo. Per un

granfondista è difficile immaginare un evento

senza classifica agonistica capace di richiamare

12.000 persone, anche extra continente, eppure

il SellaRonda Bike Day è anche questo.

97

PERCHÉ CON UNA EBIKEChe piaccia oppure no, con le eBike è necessario

confrontarsi, per capire, approfondire.

Poter pedalare con una bicicletta assistita

elettricamente, all’interno di un tracciato che

normalmente affrontiamo con la specialissima

da strada, non è cosa da poco. Per noi è mettere

a confronto due mondi tanto diversi per storia e

interpretazione, quanto simili per ciò che sono

in grado di offrire. La pedelec ha aperto un

nuovo orizzonte per una disciplina che per due

secoli è rimasta ovattata, una sorta di lobby, uno

sport definito “della gente” ma non accessibile

a tutti perché faticoso, a volte estremo, che non

chiede di pagare il biglietto quando vedi passare

i corridori, che ti regala i gadget quando transita

il Giro d’Italia, che ti permette di fare i selfie

con i tuoi beniamini prima dello start ufficiale

della corsa. Eppure il ciclismo è sempre stato

avvolto da una sorta di aura: bello e per certi

versi impossibile, talvolta è stato vittima tanto

della sua storia quanto dei suoi racconti. La eBike

amplia e fa aumentare il numero degli utenti che

pedalano, lo dicono i numeri, ed è uno di quegli

strumenti che ha permesso di considerare la bici

come simbolo di turismo: non tutti sono disposti

ad ammazzarsi di fatica per fare una salita, le

due ruote non sono solo estremizzazione,

non tutti vogliono l’epico a tutti i costi. In primis

viene il divertimento: pedalare su una eBike non

significa “non fare fatica”, una bici con il sistema

Bosch non ha l’acceleratore come una moto, ma

permette di controllare lo sforzo senza smettere

di pedalare. L’agonista vero, stradista oppure

biker, ha come focus principale la performance,

del suo fisico ma anche del mezzo meccanico,

un approccio che si porterà anche nel mondo

eBike. Chi è abituato a competere utilizzerà

il supporto alla pedalata al minimo delle

potenzialità, perché deve avere la gamba in

tiro, solo per fare un esempio; per sfruttare le

funzioni con maggiore wattaggio nel momento

in cui vuole provare le brezza della velocità in

salita, per farne un altro. Ma l’agonista pedalerà

sempre con vigore. Chi è atleticamente meno

preparato avrà l’opportunità di stare con l’amico

più prestante, però dovrà imparare a gestire

l’autonomia della batteria. Per sfruttare a pieno

una eBike è necessario conoscere la modalità

con cui è meglio pedalare in quella situazione

e naturalmente “quanta fatica si vuole fare”. Ma si

può andare anche in soglia con una eBike? Si va

anche in fuori soglia se si vuole, perché portarsi

dietro una cargo bike di oltre 25 kg, in modalità

Eco (che prevede un minimo supporto dell’unità

98

elettrica) durante l’ascesa del Passo Campolongo

è come fare le sfr con i mattoni nello zaino.

La bici con la pedalata assistita diventa anche

motivo e strumento di condivisione, la possibilità

di trasmettere la propria esperienza sul mezzo

meccanico, di ascoltare le emozioni di chi

pedala senza un affanno eccessivo, godendosi

le strade chiuse al traffico e sognando i canederli

accompagnati da una bella Weissbier, o un bel

bicchiere di rosso, perché una sosta allo Chalet

Gerard sul Gardena si deve fare. Ecco un’altra

piacevole sorpresa: proprio lo chalet è uno

dei punti turistici selezionati da Bosch; ne sono

presenti altri nel comprensorio dolomitico e in

diverse zone turistiche, dove è stata posizionata

una colonnina di ricarica gratuita per le batterie

delle unità elettriche Bosch. Alla fine della

giornata in bici, il consumo calorico segna 1.900

kcal; nutrirsi con gusto e senza sacrifici diventa

la giusta conclusione di una giornata magnifica,

divertente e istruttiva.

tyrolhotel.itchalet-gerard.comsellarondabikeday.com

99

La passione per le due ruote nasce sin da

piccoli, magari sulle orme di papà. La pratica

della mountain bike in sicurezza richiede

però l’acquisizione di skills tecniche e di una

padronanza del mezzo che si può imparare solo

con la pratica. l Kids Bike Park sono il luogo ideale

per far apprendere ai bambini le basi tecniche

per una corretta guida della bicicletta, puntando

soprattutto sullo svago, sul divertimento.

ValdiSoleBikeLand, aperta alle esigenze di tutti

coloro che vogliono coltivare la passione per le

due ruote, dai biker in erba ai funamboli della

discesa, senza trascurare le esigenze delle

famiglie, conta apposite aree dove i più piccoli

possono prendere confidenza con la mountain

bike, in tutta sicurezza.

KIDS BIKE PARK PELLIZZANOQuesto parco MTB per ragazzi si trova a pochi

passi dal BiciGrill, lungo la pista ciclabile. Un

comodo tapis roulant porta i bambini alla

partenza dei due percorsi allestiti: il più facile,

contrassegnato con il colore blu, presenta

cambi di direzione e piccole bumps; quello

più difficile, contraddistinto dal rosso, include

un salto e due paraboliche più impegnative.

Completa l’area un circuito pianeggiante

attorno ai due piccoli laghetti presenti nella

zona, dove i più giovani potranno divertirsi

in sicurezza muovendo i primi passi con le

balance bike. Per la stagione 2019 è stata

inoltre inserita una nuova Pump Track lunga

65 m lineari. Per ulteriori approfondimenti vi

rimandiamo all’indirizzo web:

http://outdoor.valdisole.net/IT/Kids-Bike-

Park-Pellizzano/

reportageMOUNTAIN BIKE100

ADRENALINA SU 2 RUOTEANCHE PER I PIÙ PICCOLI IN

VAL DI SOLEPOTEVA UNA REALTÀ IMPORTANTE COME VALDISOLEBIKELAND NON PENSARE A SPAZI SICURI PER IL DIVERTIMENTO DEI BIKER IN ERBA?

foto: Centro Bike Val di Sole

KIDS BIKE PARK FOLGARIDAAll’interno del Folgarida Sport Village si

possono muovere le prime pedalate nel

mondo della mountain bike e apprendere al

meglio le tecniche della disciplina, seguiti da

istruttori professionisti, a disposizione di grandi

e piccoli, in totale sicurezza sugli sterrati dello

skill park. Il tracciato è semplice, composto

da paraboliche e gobbe adatte a tutti i

ragazzi. Si può facilmente risalire alla partenza

grazie a un tapis roulant lungo 60 metri. Per

approfondimenti: http://outdoor.valdisole.net/

IT/Kids-Bike-Park-Folgarida/

KIDS BIKE PARK COMMEZZADURALa nuovissima e divertente Pump Track di

Commezzadura si affaccia direttamente

sulla pista ciclopedonale, nella splendida

cornice del parco fluviale. In questo scenario

è a disposizione dei più piccoli un circuito

chiuso di MTB con gobbe, paraboliche. Il

divertimento è garantito!

ALTRE STRUTTURE IN VALLELa Val di Sole mette a disposizione di grandi

piccoli altre due strutture dove muovere i

primi passi nel mondo della mountain bike.

Nel cuore dei campi gara della Coppa del

Mondo di MTB, lo Skill Park Commezzadura

offre la possibilità migliorare le proprie doti

di guida percorrendo i tratti tecnici del

tracciato cross country, del four cross e la

parte finale della pista downhill mondiale.

Gobbe, paraboliche, rockgarden, drop e

discese impegnative sono il miglior terreno

d’allenamento per diventare biker provetti.

Più votato ai neofiti della disciplina, allo Skill

Park Ponte di Legno è allestito un campo

pratica dove poter migliorare in totale

sicurezza le capacità di guida e di equilibrio

su fondo sterrato, grazie a passaggi tecnici e

apposite strutture.

valdisolebikeland.com

101

Celebriamo l’estate con la gioia che ancora

abbiamo negli occhi e nel cuore dopo un

mese dall’aver cavalcato gli splendidi sentieri

della Valle d’Aosta, una regione spettacolare

incastonata tra i più noti quattromila delle Alpi,

dove Italia, Francia e Svizzera si toccano. Con

la sua vasta rete di rifugi immersi nella natura

selvaggia d’alta quota, un facile accesso ai sentieri

alpini e alle tracce lavorate dei bike park grazie

agli impianti di risalita direttamente dal centro

della città – compreso il capoluogo Aosta – è

realmente possibile girare in questa regione per

settimane, sperimentando ogni giorno un nuovo

itinerario o una nuova rete di trail. Non stiamo

scherzando, già conoscevamo la Val d’Aosta

per le nostre frequentazioni passate, tra pedalate

ludiche ed eventi agonistici di ogni tipo e livello

– dagli Italiani XC e DH di Pila alla Maxi Avalanche

di Cervinia, passando per le Enduro World Series

di La Thuile – ma l’ultima due giorni, di cui avete

già letto sul numero di luglio 2019, ha alzato

ulteriormente l’asticella, ma soprattutto ampliato

il range di quanto è possibile in sella alla propria

MTB. Non conta che sia uno scattante e leggero

mountain bikereportage102

VALLE D’AOSTA DA AMARE

SIAMO NEL CUORE DELLA STAGIONE ESTIVA, CON I MIGLIORI MESI PER LA QUALITÀ DEL RIDING. UN PERIODO IDEALE PER I VIAGGI, L’AVVENTURA E L’ESPLORAZIONE IN SELLA ALL’AMATA MOUNTAIN BIKE

testo e foto: Cristiano Guarco

modello da cross country, un’arma da discesa,

o un versatile e comunque capace mezzo da

enduro, perché qui – e lo ribadiamo, non stiamo

esagerando – tutto è possibile, per tutti, dai

principianti ai più esperti, senza dimenticare gli

amanti dell’avventura dura e pura. Ciliegina sulla

torta? La possibilità di vivere una regione ricca

di storia, tradizioni e cultura, compresa quella

enogastronomica, nell’angolo nordoccidentale

della nostra amata Penisola: vini (rossi e bianchi),

fontina valdostana, il superlativo lardo d’Arnad,

ecc… in qualsiasi ordine di preferenza.

PER ORGANIZZARE LE VOSTRE VACANZEE AVVENTURE IN VALLE D’AOSTA:

lovevda.it/it/sport/bicicletta-e-mountain-bike/percorsi-in-mountain-bike

aostavalleyfreeride.com

103

Dal 12 al 14 luglio sono andati in scena i Great

Days 2019: un evento di tre giorni creato per

celebrare insieme la bellezza della montagna

e l’amore per uno degli sport outdoor che

più appassiona, la mountain bike. La rete

sentieristica del Mountain Park Carosello 3000

a Livigno è stata la vera protagonista, ecco nel

dettaglio cosa è accaduto.

BENVENUTI A LIVIGNOIl tutto inizia venerdì 12 luglio con la Sunset

Ride: i partecipanti hanno potuto beneficiare di

una risalita a 3.000 metri di quota con le ultime

luci del giorno. Dopo l’irrinunciabile foto di

gruppo alla Freedom Eagle (scultura simbolo

dell’Outdoor che rivisita il logo di Carosello

3000), tutti si sono avviati in gruppo per una

discesa di 1.000 metri di dislivello sui sentieri

Coast to Coast, H-Dream (Hutr) e Blueberry

Line. Nel mezzo uno stop in una suggestiva

location con vista sul lago di Livigno dove i

partecipanti sono stati accolti da un aperitivo

con prodotti tipici della valle, durante il quale

sono state presentate le iniziative del weekend.

Dopo è arrivato il momento della festa di

benvenuto al Marco’s Pub: cena a base

di gustose carni a km 0, a cui è seguita

la proiezione del video “Transnaples”, un

progetto di Hans Rey che intende mostrare

la bellezza di andare in mountain bike persino

nei dintorni delle grandi metropoli (Napoli in

questo caso). Al termine del film l’atmosfera

è stata riscaldata dalle note rock-blues della

band Rock’n’Roll Kamikaze.

RIDING E STRATEGIASabato 13 luglio è la giornata della Tutti Frutti

Team Challenge: chi ha detto che un evento bike

debba per forza essere basato su adrenalina

e velocità? Nella Tutti Frutti Team Challenge

contano più astuzia e immaginazione: un mix

tra caccia al tesoro e orienteering dove le

squadre di partecipanti, dotati di una speciale

mappa del percorso di 45 km, hanno dovuto

trovare oggetti e persone, superare prove

e concorrere a contest fotografici, il tutto

utilizzando le storie di Instagram.

Scovare una mucca di razza Highlander,

fare un bagno nel fiume Spöl e raggiungere

l’innevato view-point del Madonon sono

solo alcune delle prove che si sono dovute

affrontare durante la Team Challenge. La sfida

MOUNTAIN BIKEreportage104

GREAT DAYS 2019: BENVENUTI NEL PICCOLO TIBETLE PAROLE SIMBOLO DELL’EVENTO ORGANIZZATO NEL MOUNTAIN PARK CAROSELLO 3000 DI LIVIGNO SONO STATE TRE: NATURA, SPORT E AMICIZIA.UN PROGRAMMA FITTO, CON TANTO RIDING, ESCURSIONI, FESTE, E LA CACCIA AL TESORO IN MTB SUL CELEBRE PERCORSO “TUTTI FRUTTI”

di Cristiano Guarco || foto: Carosello 3000 Mountain Park

era anche quella di trovare Wally: il famoso

personaggio con la maglietta a righe bianche

e rosse, che ha fatto la sua prima apparizione

durante la Tutti Frutti Team Challenge, e che

tornerà a girare sui sentieri di Carosello 3000 in

alcuni weekend dell’estate. Chi lo individuerà

dovrà essere agile con il proprio smartphone,

perché la foto più originale verrà premiata con

particolari accessori MTB.

Arriva poi la sera con l’immancabile après-

bike e le premiazioni: se durante tutta la parte

sportiva il drink ufficiale dell’evento è stato la

bevanda wellness Holy, a fine giornata ci si è

rilassati all’après-bike sorseggiando la birra

artigianale 1816, prodotta a Livigno nel noto

Birrificio e spillata direttamente dalla botte da

500 litri, installata su un vintage van di marca

Volkswagen. E poi musica e momenti d’ilarità

mentre tutti i team in gara salivano sul palco per

conoscere il loro punteggio e ricevere i premi,

tra cui gli accessori FTPro.

NATURA E AMICIZIASi chiude il 14 luglio, con i tour MTB ancora

protagonisti: la domenica mattina è stata

dedicata al riding accompagnati dalle guide di

Bike Livigno. Un enduro ride dove i partecipanti

hanno avuto anche la possibilità di provare

un tratto del nuovo sentiero The Bomb, un

trail quasi interamente realizzato a mano che

verrà ufficialmente aperto al pubblico i primi di

agosto. E l’eMTB tour Wild Goat, durante il quale

ci si è addentrati nella selvaggia Val Federia alla

scoperta di singletrail d’altri tempi.

I partecipanti ai tour si sono poi ritrovati alla Baita

del Plascianet per il Party nel bosco: una festa

di fine evento con grigliata all’aria aperta, nella

quale ci si è divertiti insieme in un ambiente

informale di amicizia. Il tutto circondati dalla

105

106

natura e dalla musica unplugged chitarra e

violino degli amici dello YetiDuo.

VARIE ED EVENTUALIAlla manifestazione erano presenti: la

campionessa italiana di Enduro Jessica

Bormolini, orgoglio di Livigno, attualmente

impegnata nella riconferma del titolo nazionale,

ma anche in competizione per la corona del

mondiale WES (World E-bike Series); l’atleta

paraolimpico svizzero Murat Pelit insieme ai

ragazzi di Ti-Rex Sport, un’associazione che si

occupa di stimolare le persone con disabilità

motoria alla pratica di sport outdoor quali lo

sci, il wake-board e naturalmente la mountain

bike; il pioniere della MTB Hans Rey che

molto ha contribuito allo sviluppo di Livigno

come destinazione bike riconosciuta a livello

internazionale e ha recentemente disegnato

il Tutti Frutti Epic Tour, un itinerario realizzabile

in giornata che comprende la più bella e

accessibile sentieristica del Mountain Park

Carosello 3000.

I Great Days di Livigno danno a tutti i biker

appuntamento per l’estate 2020 (le date

usciranno a breve) con nuovi ospiti e un

programma ancora più avvincente all’insegna

di natura, sport e amicizia.

carosello3000.com/it/

107

AGONISMOLa Transalp è pur sempre una gara, per

cui quando ho un numero attaccato alla

schiena e alla bici non riesco a non dare

il 1.000% delle mie possibilità. La prima

tappa da Innsbruck a Bressanone è dunque

l’emblema assoluto della competizione, dove

la possibilità della conquista della maglia di

leader costituisce un appagante traguardo

per molti dei partecipanti.

PAESAGGI & PERCORSOAlla partenza della seconda frazione da

Bressanone e Caldaro le energie sono ancora

più che buone, e per questo motivo è il giorno

adatto per godersi qualche paesaggio alpino:

Passo Pennes e San Genesio rappresentano

per me un itinerario inedito, e la giornata

climaticamente perfetta (così come l’intera

settimana, anche un filo più calda del previsto)

mi permette di godere appieno dello

spettacolo. Per chi è novizio delle Alpi - ma

anche per chi ci vive - questo evento lascia

sempre a bocca aperta, e ogni anno riserva

qualche “perla”.

roadreport108

TOUR TRANSALP HIGHLIGHTSDOPO ALCUNE PARTECIPAZIONI, SI HA LA CHIARA CONSAPEVOLEZZA CHE NON CI SI LIMITERÀ A PORTARE A COMPIMENTO GLI 800 KM E 18.600 M DI DISLIVELLO PREVISTI DAL PERCORSO, MA CHE SI TORNERÀ A CASA CON UN BAGAGLIO BEN PIÙ GRANDE E RICOLMO DI ALTRE EMOZIONI. ED È PROPRIO BASANDOSI SU QUESTE ULTIME CHE IL NOSTRO RICCARDO ZACCHI CI RACCONTA LA SUA SETTIMANA A CAVALLO DELLE ALPI: OGNUNA DELLE SETTE TAPPE È LO SPUNTO PER FAR EMERGERE UN DIVERSO ASPETTO, UN’IMPRESSIONE O UNO STATO D’ANIMO

di Riccardo Zacchi || foto: Uwe Geissler/Tour Transalp

FATICAE qui cominciano i dolori… Nonostante un accorciamento della frazione da Caldaro a Bormio (causa

frana e strada interrotta sul Gavia), la salita del Tonale mi riserva un’imprevista crisi nera: fa parte

del gioco, in questa corsa puoi stare bene per cinque giorni di fila e poi spegnerti all’improvviso;

il compagno di team in questi casi è fondamentale, perché, oltre ad aiutarti fisicamente, cerca di

supportarti a livello morale per tentare di limitare i danni. La fatica è anche il fil rouge di tutta la settimana

e, siccome giorno dopo giorno la stanchezza è sempre maggiore e ignorarla risulta impossibile, la

serena e consapevole convivenza con essa sembra essere l’unica soluzione percorribile!

SODDISFAZIONELa Bormio-Livigno vale doppio per me, in

quanto è la tappa “di casa” e sono davvero

contento di poterla percorrere dopo

l’annullamento causa maltempo durante

l’edizione 2017. Alla partenza ero un po’

preoccupato per via della crisi del giorno

prima, ma già dall’Umbrail ho intuito di avere

buone gambe e di potermi divertire come

si deve (forse grazie al tifo dei molti amici

che ho ritrovato sui tornanti dello Stelvio);

l’arrivo in Plaza Placheda, dopo circa 140 km e

3.500 m di dislivello, mi ha regalato emozioni

fortissime, le stesse che ho riscontrato

negli occhi degli altri concorrenti dopo

essere riusciti a concludere la tappa regina

del Tour. Abbracci e scambi reciproci di

congratulazione la fanno da padrone.

109

RISPETTOCome non attribuire questo significato alla tappa caratterizzata dal Mortirolo da Mazzo? Questa

impervia scalata merita appunto rispetto e riguardo: chi osa troppo nei primi chilometri paga

a caro prezzo questa esuberanza, e la salita diventa un vero e proprio calvario; la gestione

dello sforzo è la chiave di volta della giornata, poiché se si riesce a salvare qualche energia

sulle micidiali rampe del passo poi nel pezzo di falsopiano a seguire si riesce a fare più velocità

guadagnando parecchio tempo. Rispetto per il percorso, per la natura e per le persone attorno a

sé sono gli ingredienti base della Transalp.

SOLIDARIETÀUn salto di catena, quello che mi è

successo nella sesta giornata, un altro

genere di imprevisto meccanico o fisico

sono sempre all’agguato: i componenti

del team devono essere solidali l’uno con

l’altro e riuscire ad aiutarsi reciprocamente

in questi frangenti. Non serve prendersela,

arrabbiarsi o demotivarsi, bisogna solo reagire

razionalmente e cercare una soluzione da

mettere in atto congiuntamente. Grazie

Christian per avermi ricordato quanto sia

fondamentale questo aspetto.

110

AMICIZIALa tappa e la giornata conclusiva sono la raffigurazione di questo sentimento: sia in gara che

nel post ci si sente tutti più uniti, felici e consapevoli di aver raggiunto insieme lo stesso ambito

traguardo, il tempo impiegato non ha importanza in questo momento. I sette “aspetti” finora

descritti non hanno fatto altro che accomunarci ulteriormente, e sono convinto che siano stati

vissuti, ciascuno nella sua maniera e misura, da ogni concorrente. Non è un caso che dopo ogni

partecipazione alla Transalp la mia rubrica telefonica si arricchisca piacevolmente di qualche

contatto!

FESTASette giorni, sette facce della Transalp… Ma

forse sto tralasciando qualcosa di unico e

particolare nel mondo granfondistico. Ecco la

tanto attesa - quanto ben voluta - ottava tappa

di Riva del Garda, dove bici-integratori-chip

vengono messi da parte per lasciare spazio

a un ricco barbecue, qualche birretta, musica

e sane risate fino a tarda notte in riva al lago,

sognando già il Tour Transalp 2020.

Grazie ragazzi!

111

Siamo a Caldarola un anno dopo. Dall’aria

frizzante si intuiscono le marachelle che il

meteo ha combinato nello Stivale molti chilometri

al di sopra. La via principale del paese è preda

di striscioni, gonfiabili, e le celebri antenne di KS

sono pronte per i primi partenti alla francese;

un bel gruppo prenderà il via alle 8:30 con

una sorta di cerimonia ufficiale, ma ai fini delle

graduatorie e dei Campionati quello che conta

sono le marcature in partenza e all’arrivo e i due

tratti cronometrati. Su questa formula possiamo

spendere alcune parole. Intanto è piaciuta anche

agli agonisti puri, i cui nomi si scorrono nella

parte alta delle classifiche, che per una volta

non hanno neppure disdegnato di fermarsi a un

ristoro. La maggior parte dei partecipanti (oltre

850 per gli organizzatori) ha approfittato di una

splendida giornata non troppo esasperata e di un

territorio che è una continua scoperta. La prima

salita la conoscevamo già dalla scorsa edizione,

ma non avevamo approfittato di uno dei nuovi

tratti asfaltati che abbiamo incontrato spesso. Un

chiaro segno della volontà di ricostruire che solo

il giorno prima ci era sembrata un sogno. Certo si

attraversano ancora borghi devastati e cumuli di

macerie transennate da grate, però piccoli passi

in avanti si vedono: impalcature, gru e segni di

edilizia residenziale in corso, più mezzi pesanti

e ruspe civili e meno militari, strade già messe

in sicurezza da reti e funi di acciaio. Tornando

alla nostra pedalata, dopo pochi chilometri sulla

statale, per oltre 3 ore ci siamo immersi in una

natura sconvolgente per bellezza e forza nella sua

alternanza di cucuzzoli glabri e boschi fittissimi,

il rumore dei ruscelli resi invisibili dalle pareti

rocciose, lo stupore per l’apparire dell’altopiano

di Colfiorito dopo aver percorso una dolce salita

apparentemente verso il nulla. Il Parco dei Sibillini

è assolutamente pari in bellezza ad altri territori

più reclamizzati, selvaggio in larga parte, con una

presenza dell’uomo millenaria nei suoi borghi

arroccati e con le sue chiese romaniche. La

rinascita di questo territorio non può che passare

da iniziative come quella a cui partecipiamo,

che ci fa conoscere un’Italia meravigliosa e a

misura d’uomo. Sul tracciato, presidiati gli incroci

da Protezione Civile e Associazione Carabinieri.

Ristori ben posizionati e assolutamente tentatori,

con l’ultimo presso l’Agriturismo Le Casette

che ha provocato parecchi collassi con carne

alla brace e vino in quantità. Dopo l’arrivo, la

tradizionale Cocomerata ha preceduto un pasta

party organizzato con cucina mobile che ha

ulteriormente denotato il livello organizzativo

della banda dei fratelli Giustozzi. La GF dei Sibillini

non si rassegna e rilancia, noi sapremo aiutare

questa splendida gente a rialzarsi pedalando più

spesso nella loro bella natura?

PERCORSI: 137 km, 2.266 m disl. • 90,75 km, 1.354

m disl. • 75,47 km, 1.051 m disl.

FINISHER: GF 547 • MF 252 • Fondo 16

granfondodeisibillini.it

roadreport

CLASSIFICA (TRATTI CRONOMETRATI)GRANFONDO UOMINI1. Leonardo Presta Uc Petrignano

2. Mattia Fraternali Scott Team Granfondo

3. David Squarta Uc Petrignano

GRANFONDO FEMMINILE1. Debora Morri Team del Capitano

2. Gloria Paoli Team Ciclismo 2014

3. Cinzia Zacconi New Mario Pupilli

MEDIOFONDO MASCHILE1. Gianluca Berti Ciclismo Montecchio

2. Fabio Tarquini Tormatic Pedale Settempedano

3. Luca Fantozzi 360 Bike Team

MEDIOFONDO FEMMINILE1. Azzurra D’Intino Pedale Elettrico

2. Orietta Schiavoni Giuliodori Renzo - Bike Club

3. Sonia Paolinelli Team Ponte Cycling - Born to Win

112

GF DEI SIBILLINI LA CICLOTURISTICA 201923 GIUGNO | CALDAROLA (MC)

di Enrico Monti || foto GF: Play Full

Per la 23ª edizione della GF Pinarello si torna

a un tracciato più impegnativo e suggestivo,

sia in termini altimetrici che di percorrenza.

In verità, con queste temperature, stare un

po’ meno in bici non fa poi così male, ma

certamente la tradizione e la nuova posizione

nel calendario, immediatamente prima della

MdM, possono giustificare un’oretta e passa

in più in sella! Oramai Fausto ci ha abituato

a un livello organizzativo e a un’accoglienza

che ha pochi eguali nel panorama italiano;

Treviso è veramente un bel salotto in cui

trascorrere la vigilia tra un panino e una birra

gentilmente offerti dagli sponsor, e anche la

temperatura tutto sommato, se non si staziona

in pieno sole, è sopportabile. Veloci e precise

le operazioni pre gara, e ci piace veramente

molto l’idea della nuova segnaletica stradale

della distanza minima per superare una bici,

stampata nel dorsale: da clonare! Al mattino

seguente ci viene male alla testa nel contare la

distesa di FP12 presenti in griglia, viene voglia

di fare uno scambio ma non si può… Tracciato

di avvicinamento leggermente diverso dal

solito alla prima asperità sul Montello che

spolpa il gruppo, poi dopo qualche saliscendi

ci si divide con un “uomo-freccia” che urla e

sbraccia dove andare, con tanto di cartellone

appeso! Per il Lungo tutto sommato si resta

in buon numero e ci si appresta al S. Boldo.

Tra noi scorrazzano le moto dell’assistenza

meccanica, presto impegnate a fondo. La

frecciatura del percorso non permette errori,

e ci piace salire sulle recenti scritte del Giro

e guardare i murales che incitano lo Squalo.

Veramente bella questa parte di tracciato,

zero auto fino alla sommità del Nevegal,

fondo ottimo, panorami rilassanti e diversi

tratti ombreggiati che ristorano le nostre salite.

Abbiamo apprezzato anche i numerosi ristori

con annessa assistenza meccanica, altro fiore

all’occhiello della GFP19: si vede che il buon

Fausto è un ciclista e sa cosa ci vuole per

renderci felici. Un po’ meno negli ultimi 60

km: una deviazione ci regala anche Arfanta e

altimetria e chilometraggio salgono; sarebbe

nulla se non ci fossero 36 gradi… All’arrivo

il perdono è concesso: cocomero e bibite

fresche, birra e pasta con secondo, caffè…

manca il gelato ma ci pensiamo noi! Torniamo

a casa con la medaglia al collo e tante belle

emozioni, arrivederci!

PERCORSI: 175 km 2.500 m disl.

115 km, 1.050 m disl.

FINISHER: GF 865 • MF 1.468 • eBike 5

lapinarello.com

roadreport

CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Federico Pozzetto Asd Cicli Copparo 5:17:04

2. Freddy Giovany Malaver Alarcon Team Terenzi 5:18:44

3. Luca Chiesa Scott Team Granfondo 5:20:19

GRANFONDO FEMMINILE1. Erika Jesenko Somec Mg.K Vis Lgl 5:33:38

2. Claudia Padoan Asd Iperlando 5:56:22

3. Odette Bertolin Asd Zerotest 6:06:09

MEDIOFONDO MASCHILE1. Matej Lovse Slovenia 3:03:34

2. Alessandro Motta Highroad Team 3:03:34

3. Salvatore Chiodo Team Velociraptor 3:03:35

MEDIOFONDO FEMMINILE1. Chiara Ciuffini Team Isolmant Specialized 3:12:23

2. Michela Gorini Team Fausto Coppi Fermignano 3:16:39

3. Alessia Bortoli Team Argon 18 Hicari Stemax 3:16:40

113

GF PINARELLO30 GIUGNO | TREVISO

di Enrico Monti || foto: DIGITALMOVIE

Quando su una rivista si racconta di un

evento si tiene un approccio il più possibile

neutro. Tuttavia pedalare è la nostra passione, ed

è naturale che ci siano alcuni eventi cui siamo

particolarmente affezionati. Nello specifico,

l’evento cui siamo affezionati è la Granfondo

Fausto Coppi - Officine Mattio. Per questo

ci siamo recati a Cuneo, nella centralissima

piazza Galimberti gremita di stand e attività.

Si va dalla palestra di arrampicata gestita dagli

Alpini alle pedalate per bambini e adulti tra

le vie della città. Qui abbiamo ritirato il pacco

gara contenente la maglia tecnica by GSG da

indossare obbligatoriamente durante l’evento.

Unici esentati i due atleti professionisti del team

Novo Nordisk (le cui divise sono fornite proprio

da GSG) e l’Élite cuneese Erika Magnaldi.

A CUNEO, RICORDANDO FAUSTOLa grafica bianco celeste della maglia della 32ª

edizione rimanda a Fausto Coppi, di cui ricorre il

centenario della nascita, e in particolare ai 70 anni

dalla celebre impresa nella tappa Cuneo-Pinerolo,

vinta da Fausto in 9h19’55” per distacco dopo una

lunga fuga solitaria. È proprio questo riferimento

cronometrico a dare il nome alla mostra, visitabile

fino al 15 settembre, che celebra il campione e

l’impresa. Un percorso audiovisivo, diversi cimeli

e un’ampia esposizione di bici che copre 100 anni

di evoluzione delle due ruote. Se poi si arriva a

Cuneo in una bella e torrida giornata come quella

che ci ha accolto, vale la pena passeggiare tra i

porticati di via Roma o i locali che si affacciano sul

torrente Gesso che, insieme allo Stura, abbraccia

la città. Qui ci si può trattenere degustando un

gelato o le numerose specialità locali. Si va dal

formaggio, alla carne, ai vini. Per concludere la

giornata abbiamo preso parte alla Cerimonia

delle Nazioni, il tradizionale benvenuto ai ciclisti

stranieri provenienti quest’anno da ben 37 Paesi,

alla presenza di ambasciatori e rappresentanti

della stampa italiana e internazionale. Un modo

di far conoscere questo territorio tanto in Italia

quanto all’estero.

DOVEROSI COMPLIMENTI AL C.O.E qui permetteteci di spendere delle parole di

elogio per il comitato organizzatore presieduto

da Emma Mana e Davide Lauro. Un comitato che,

in una logica dei piccoli passi, molto concreta,

molto cuneese, ha visto anche quest’anno un

aumento degli iscritti con il raggiungimento del

numero chiuso, portato dai 2.600 del 2018 ai 2.800

di quest’anno. Pochi 200? Non lo crediamo, anzi

un segnale in controtendenza in un momento

in cui altre manifestazioni faticano a mantenere i

propri numeri. Merito di un C.O. che, sostenuto

dalle istituzioni locali, interviene attivamente per

la valorizzazione e la preservazione del territorio

in cui opera. Basti pensare alla campagna

#salviamolestradedimontagna che ogni anno

raccoglie fondi e investe ore di lavoro per il

mantenimento delle strade su cui si svolge la

manifestazione.

PARTENZA AZZECCATAStart alle 7:00 con temperature in calo rispetto

ai giorni precedenti ma decisamente estive. Ad

aumentare la sensazione di disagio, una cappa

di nubi che certo ripara dal sole, ma rende più

pesante l’aria densa di umidità. Come sempre,

griglia unica, e proprio per questo la manifestazione

non fa parte di alcun circuito che privilegi i propri

abbonati nell’assegnazione dei dorsali. Anche

se, a dire il vero, la Fausto Coppi di un circuito fa

parte, insieme ad alcune granfondo transalpine, a

testimonianza della sua vocazione internazionale.

Griglia unica che apprezziamo, come uno dei

modi migliori per gestire la convivenza tra gli animi

più agonistici e quelli meno: chi vuol fare la gara

non ha che da entrarvi molto presto, chi viceversa

non ha intenzioni battagliere, tra cui i molti stranieri,

può arrivare con maggiore agio. Altra peculiarità

di questa granfondo è la divisione tra i percorsi già

un paio di chilometri dopo il via, appena si supera

il viadotto sullo Stura.

roadreport114

LA FAUSTO COPPIOFFICINE MATTIO 30 GIUGNO | CUNEO

di Davide Sanzogni || foto: Sara Carena

AVVIO PRUDENTEll Fauniera fa paura, e sul medio l’andatura ne tiene

conto, al contrario di quanto avviene nel lungo,

dove si va subito forte e si arriva all’imbocco della

prima salita già tirati. Se la si guarda sull’altimetria,

l’ascesa verso il Santuario di Valmala sembra poca

cosa in confronto al Fauniera, ma si tratta di circa

tre quarti d’ora di impegno. È abbastanza regolare

e segue una tecnica discesa. Chi ne ha sale con

il rapportone, gli altri cercano il loro passo. Ben

diverso il carattere della seconda erta alla Piatta

Soprana, più irregolare, e il caldo inizia a mordere.

Arrivare al ristoro per riempire le borracce è

come raggiungere un’oasi nel deserto.

FAUNIERA: PARADISO E INFERNOE il peggio deve ancora venire, anche se non

sembra, dato che la strada che porta a Pradleves

corre veloce. C’è modo di rifiatare prima del

Fauniera. Affrontare questa salita è un viaggio

lungo, in media un paio d’ore. Bisogna gestirsi e

non guardare gli altri. Sei solo tu e la montagna, al

massimo un branco di bovini che muggisce con

vigore guardandoci passare. Tutto il resto cessa di

esistere, e quando si giunge in vetta l’emozione

è forte anche a motivo del pubblico presente

che aspetta, batte le mani, incita. Ma il Fauniera,

detto non a caso anche Colle dei Morti, sa essere

terribile. Gli atleti impegnati sul medio lo hanno

approcciato a un orario in cui le temperature

erano sopportabili e le nebbie mattutine in

sollevamento regalavano suggestivi scorci. Al

contrario, sul lungo lo si percorre quando il sole

picchia come un martello sul nastro d’asfalto. L’afa

è opprimente e tu sei lì, che friggi a fuoco lento.

Lento come la tua andatura. Santifichi ogni ristoro

predisposto dall’organizzazione (quest’anno

si è aggiunto quello in corrispondenza del

recentemente inaugurato Rifugio Fauniera) ed

approfitti anche di quelli offerti da chi ha una

casetta sulla salita, come avviene a Chiotti, o dai

team locali. Passato il Santuario di Castelmagno,

la strada concede una breve tregua prima di

riprendere a inerpicarsi. Si inizia a intuire il passo,

poi lo si vede, ma è ancora lontano. Gli ultimi 2 km

scorrono così lenti che ti trovi fermo al ristoro di

vetta senza nemmeno tirare i freni. Poche decine

di secondi, senza nemmeno scendere dalla bici,

e i gentilissimi volontari prendono le borracce e le

restituiscono piene, accompagnate da un sorriso.

NUOVAMENTE FINISHER!Una coca o un caffè non guastano in vista

della discesa del Fauniera che, da qualunque

versante la si affronti, richiede attenzione. Vuoi

per il manto stradale irregolare, vuoi per la sede

abbastanza stretta e le curve decise. Anche se c’è

la tentazione di imitare le gesta del “Falco” Paolo

Savoldelli, sempre meglio ricordarsi che la bici ha

anche i freni e che quello che abbiamo perso o

guadagnato salendo non verrà stravolto da una

discesa accorta. Al termine di questa, aiuta trovarsi

in un gruppetto per risparmiare un energia in vista

dell’ascesa alla Madonna del Colletto. L’inizio

dell’ultima reale asperità di giornata è contornato

da ali di folla che con energia batte le mani e

scandisce un ipnotico: “Bravi, alé, bravi, alé!”. A

chi ha ancora forza viene quasi naturale buttare

giù un dente e allungare per offrire “spettacolo”.

Per gli altri si tratta di gestirsi ed eventualmente

fermarsi un’ultima volta al ristoro in vetta prima

del rientro a Cuneo. Si fa velocità se si è in un

plotoncino e c’è accordo. Il viale alberato lungo

il fiume Gesso annuncia l’approssimarsi dell’arrivo.

Rapida sequenza di curve per transitare sotto un

arco, prima di impostare la volata in sicurezza

o di congratulandosi con i compagni di fatiche

degli ultimi chilometri. Anche quest’anno ci siamo

sudati la medaglia da finisher. Come sempre

ripartiamo da Cuneo con negli occhi, nelle

orecchie e nel cuore il calore di questa gente.

Torneremo anche il prossimo anno ad affrontare

il Fauniera, sperando nella sua clemenza.

PERCORSI: 177 km, 4.125 m disl.

111 km, 2.500 m di disl.

FINISHER: GF 625 • MF 1.503

faustocoppi.net

CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Ricardo Pichetta SC Vigor Cycling Team 5:39:04

2. Paolo Castelnovo Asd Team MP Filtri 5:42:14

3. Fabio Cini Asd Cicli Copparo 5:42:14

GRANFONDO FEMMINILE1. Monica Bonfanti Rodman Azimut Squadra Corse 6:56:02

2. Chiara Costamagna Rodman Azimut Squadra Corse 7:14:07

3. Anna Maria Nunia SC Vigor Cycling Team 7:15:50

MEDIOFONDO MASCHILE1. Pietro Bartolomeo Castellino Asd La Veloboves 3:37:22

2. Aldo Ghiron Asd Dotta Bike 3:41:20

3. Alain Seletto Asd Ciclistica Ospedaletti Bicisport 3:41:20

MEDIOFONDO FEMMINILE1. Annalisa Prato Team De Rosa Santini 3:57:57

2. Samantha Arnaudo Cicli Pepino 4:08:32

3. Olga Cappiello Team De Rosa Santini 4:10:13

115

Cos’é la Maratona delle Dolomiti? Un evento

unico nel suo genere, e quando parliamo

di evento non ci riferiamo solo alla GF della

domenica, ma a tutto quello che significa e mette

in mostra questa manifestazione.

Alla Maratona dles Dolomites la “pedalata”

domenicale (pedalata sì, non ci siamo

sbagliati, perché per buona parte dei

partecipanti si tratta della possibilità di andare

in bici in un contesto ambientale unico) è solo

un tassello che completa un’offerta turistico-

sportiva di prima categoria. Partendo da

questa premessa, tornati da Corvara, abbiamo

voluto condividere con voi lettori alcune

considerazioni sull’evento dell’Alta Badia.

LA MARATONA È PRIMA DI TUTTO UNA VETRINA…… per ogni ciclista, per i marchi e gli sponsor che

espongono nel Villaggio, per i territori coinvolti

nella manifestazione ma anche per i tantissimi

vip che presenziano (numerosissimi, e non

solo ex campioni della bicicletta o dello sport

in generale). Questa vetrina si trasforma in uno

spot, in un biglietto da visita da presentare e

vendere al mondo. La MdD è una manifestazione

amatoriale trasmessa in tv in cinque continenti.

Le immagini mozzafiato, i video, le riprese tv, qui

nelle Dolomiti, promuovono il ciclismo, e anche

chi solitamente non si interessa della bici rimane

a bocca aperta, estasiato. Essere un attore di

questa festa è già un successo.

LA MARATONA È UNO STRUMENTO DI BUSINESS CHE MUOVE CAPITALI INGENTI…… prima di tutto per il territorio che vive di turismo:

provate a immaginare e quantificare cosa

comporta un evento di questa portata! Il prezzo

del pettorale è forse la voce minore nel budget,

perché a questo è necessario aggiungere il

costo dell’ospitalità (mangiare e dormire), i

piccoli vizi che uno si toglie quando è in vacanza,

eventuali moglie e figli al seguito, considerando

che buona parte delle persone che vanno alla

Maratona trascorrono come minimo alcuni giorni

di ferie (la soluzione più gettonata è dal venerdì

al lunedì), le spese di viaggio per raggiungere

le Dolomiti e altre (inevitabili) voci soggettive. Si

fanno sacrifici, eppure essere alla Maratona è un

obiettivo. Per molti la Maratona è “la vacanza”.

Avete visto la caratura delle aziende presenti,

anche extra-settore?

LA MARATONA È UNA MACCHINA ORGANIZZATIVA PERFETTA…Cura ogni dettaglio e, edizione dopo edizione,

offre sempre nuovi spunti e migliorie. Dalla

selezione dei partecipanti fino ad arrivare

alla distribuzione dei pettorali, passando per

l’organizzazione delle tabelle orarie per la

chiusura delle strade, dove la bicicletta è padrona

per un giorno. Gestione dell’ingresso in griglia,

partenza, passaggio sui passi, primo transito

da Corvara, ristori e finale di gara: la MdD è un

evento da cui si può sempre imparare qualcosa.

Qualcuno potrebbe dire: “Beh, molto semplice

con le risorse e la quantità di personale che

hanno a disposizione”; vero solo in parte, perché

i collaboratori li devi gestire, istruire e motivare, li

devi coinvolgere nel progetto, renderli partecipi.

Tutto ciò non è per nulla semplice. È necessario

capire e far capire a chi ti sta vicino che la

roadreport116

MARATONADLES DOLOMITES 7 LUGLIO | ALTA BADIA (BZ)

della redazione tecnica || foto: Freddy Planinschek, Alex Moling e Manuel Glira

gente che viene alla Maratona dles Dolomites si

aspetta un evento eccezionale, spende ingenti

somme di denaro e vuole indietro emozioni. La

Maratona è anche questo.

LA MARATONA È CONDIVISIONE E PARITÀ…

Condivisione: è una giornata in cui anche i selfie

non hanno nulla di banale e scontato, in cui

l’autoproclamazione diventa giusta e in alcuni

casi degna di album fotografico, momenti più

o meno seri che vale la pena ricordare e che,

anche a distanza di tanti anni, saranno capaci di

ricreare forti emozioni. Chi ha vissuto l’evento

2019 avrà notato ciclisti e accompagnatori di

colore, tanti orientali, per un totale di 72 nazioni

rappresentate. Altro aspetto da sottolineare:

non esiste al mondo un evento trasmesso

in diretta per sei ore! Parità: la Maratona dles

Dolomites (il ciclismo e lo sport in genere) per

qualche ora appiattisce le differenze. Che tu

sia operaio, minatore, ingegnere aerospaziale,

un evento come questo mette tutti sullo stesso

piano (vip a parte).

LA MARATONA È UNA GARA DA CUI SI ACCETTANO MOLTE COSE…Passare sotto l’arco dello start a 10/15/20 minuti

dalla partenza ufficiale (ore 6:30) è una cosa

che alla Maratona dles Dolomites accetti di

buon grado. Pedalare al primo passaggio sulla

salita del Campolongo e mettere il piede a

terra per via del traffico è un fatto che capisci

e assecondi. Programmare la sosta ai ristori allo

scollinamento dei passi è normale qui. In molte

altre granfondo (quasi tutte) tutto ciò sarebbe

considerato inaccettabile.

LA MARATONA È RISPETTO DELLE REGOLE…Il comitato organizzatore della MdD è da sempre

attento, a tratti severo, per far sì che le regole

vengano rispettate: regole per una migliore

convivenza, per quello che dovrebbe essere un

“normale rispetto” dell’ambiente, del prossimo,

ma anche delle norme per la sicurezza di tutti.

Questo ci piace, parecchio, perché chi è abituato

a vivere di “fagianate” (per usare un termine

ciclistico) qui non ha molto spazio.

LA MARATONA È UN MONDO DI VOLONTARI E UNA COMUNITÀ…… un territorio e un comprensorio completamente

coinvolti, a conferma dell’unione che esiste tra la

gente di questa comunità (quella ladina e del

comprensorio dolomitico) a tratti distaccata

e distante dal modo di vivere a cui molti di noi

sono abituati. Tutto quello che si fa in questi

luoghi lo si fa con un occhio costantemente

rivolto alla comunità di cui si fa parte, al territorio,

all’ambiente, perché il rispetto delle azioni va

rivolto prima di tutto verso l’ambiente in cui si vive.

E anche da questo dobbiamo imparare.

maratona.it

117

21 anni di passione per il ciclismo da parte

della famiglia Liotto vengono valorizzati

con diverse novità: innanzitutto l’arrivo al

Santuario del Monte Berico accanto al Museo

della Resistenza Italiana; la modifica dei

percorsi, con l’inserimento della famigerata

“Salita dell’Aquila”; un ricco pomeriggio

del sabato destinato ai più piccoli con

l’interessantissima idea del “Meccanico per

un giorno” con il buon Pierangelo in veste

di insegnante per far apprendere i rudimenti

necessari a trarsi d’impaccio in caso di guai

meccanici. Lo spostamento della data lascia

purtroppo il segno, e alla fine solo poco più

di 600 atleti usufruiranno dello splendido

trattamento destinatoci. Perché la prima cosa

che vogliamo dire è che non si può non

notare lo sforzo profuso dai fratelli Liotto,

organizzatori per pura passione: raramente

ci siamo sentiti così coccolati e tutelati fin

dalle prime battute, a partire dal sontuoso

pacco gara. Davvero impressionante lo

schieramento di volontari lungo il percorso e

oltre un’ora di chiusura totale del traffico nella

maggior parte delle strade (siamo al top della

sicurezza vista quest’anno); numerose le moto

staffette che nella prima parte della prova

hanno guidato i gruppi principali; visibile e

ben presente l’assistenza meccanica; ristori

ben posizionati e fornitissimi; bike party

sorvegliato e sicuro con l’utilizzo di marca e

contromarca numerata. Ma la cosa che ci ha

veramente stupito è stato il percorso: certo

impegnativo, con strappi a doppia cifra e

la Salita dell’Aquila che ha mietuto cosce e

polpacci. Ma dopo pochi chilometri dalla

partenza ci siamo ritrovati quasi in un regno

incantato per il nostro sport, in mezzo a

colline a tratti selvagge, su strade ben asfaltate

e simili alle mulattiere alpine, borghi abitati da

tranquilli signori che osservavano divertiti il

copioso zampillare del nostro sudore ridendo

e incoraggiando. Insomma, un tracciato

sotto l’aspetto del logorio da traffico a zero

stress! Molto ben studiato anche il nuovo

arrivo sopra Vicenza, senza i rischi e i pericoli

di trenate in pieno centro. Il meteo alla fine

ha avuto pietà di noi, e l’ultima ora è stata

affrontata sotto un cielo ovattato, con una

bella brezza ristoratrice. Indubbiamente un

peccato correre qui in pochi, secondo noi

questa GF, una delle più belle di questo 2019,

merita una degna valorizzazione.

PERCORSI: 125 km, 2.500 m disl.

90 km, 1.600 m disl.

FINISHER: GF 145 • MF 482

granfondoliotto.it

roadreport

CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Carlo Muraro Argon 18 - Hicari - Stemax 3:30:22

2. Federico Pozzetto Asd Cicli Copparo 3:30:23

3. Marco Spada Asd Gianluca Faenza Team 3:30:27

GRANFONDO FEMMINILE1. Michela Bergozza KTM Asd Scatenati 3:56:30

2. Claudia Padoan Equipe Corse Iperlando 4:30:50

3. Eleonora Vavassori Team Armistizio Zerolite 4:33:34

MEDIOFONDO MASCHILE1. Riccardo Zanrossi Highroad Team Asd 2:30:31

2. Alessandro Bianchin Spezzotto Bike Team Morgantini World Asd 2:32:30

3. Alessandro Motta Highroad Team Asd 2:32:53

MEDIOFONDO FEMMINILE1. Alessia Bortoli Argon 18 - Hicari – Stemax 2:46:14

2. Luisella Montebelli Team del Capitano Asd 3:01:50

3. Elena Pancari Team Loda Millennium 3:04:35

118

GRAN FONDO LIOTTOCITTÀ DI VICENZA7 LUGLIO | VICENZA

di Enrico Monti || foto: giovizz.it

MOLTO PIÙ DI UNA GRANFONDOLa Leggendaria Charly Gaul di Trento, che

quest’anno giunge alla 14ª edizione, non

si esaurisce nei due percorsi proposti alla

domenica, ovvero quello granfondo che in 140

km colleziona oltre 3.700 metri di dislivello e il

medio che in soli 57 km ne conta poco meno di

2.000. È infatti preceduta nel tardo pomeriggio

di venerdì da una prova a cronometro valida,

come la GF stessa, per la qualificazione ai

Mondiali Cicloamatori UCI. Al sabato si svolge

invece La Moserissima, manifestazione

ciclostorica con bici e abbigliamento d’epoca

che si snoda tra i vigneti della Val d’Adige.

Naturalmente con il numero 1 prende il via

lo sceriffo Francesco Moser, che da sempre

si divide tra la bici e la cura della vigna di

famiglia. Venire dunque a Trento già al venerdì,

partecipare alla prova contro il tempo, godere

del giusto stacco offerto al sabato magari per

conoscere i dintorni o Trento stessa, con le visite

organizzate dalla locale Azienda di Promozione

Turistica, per poi partecipare alla manifestazione

della domenica, è certamente il modo migliore

per apprezzare questi luoghi.

Per chi non avesse a disposizione questo

tempo, come noi del resto, va ricordato che

è necessario comunque recarsi a Trento entro

sabato sera alle 20:00 per il ritiro dei pacchi gara.

Alla domenica infatti non è ufficialmente possibile

tale operazione. È anche vero che Trento,

comodamente raggiungibile in autostrada,

è comunque abbastanza incuneata tra le

montagne da giustificare il pernotto in una delle

tante strutture, convenzionate e non, presenti

nei dintorni. Giunti quindi a Trento sabato sera,

abbiamo ritirato il pacco gara quasi interamente

composto da prodotti locali e pochissima carta,

cosa che ci piace molto. Giusto le informazioni

relative alla manifestazione. Una bella cena in

uno dei tanti locali del centro è il miglior viatico

per una riposante nottata. C’è solo l’imbarazzo

della scelta, dato che Trento per molti mesi

all’anno è anche una vivace città universitaria e il

clima mite, estivo, invoglia a stare all’aperto.

GIÀ LA PARTENZA È UN EVENTOLa sveglia arriva presto, ma non troppo, dato

che la partenza sarà alle 8:00 in punto. E per

questo la colazione è un po’ più leggera del

solito, visto che lo start è in centro e non c’è

da affrontare un lungo trasferimento. Trento

è una piccola città, molto bike friendly, che si

attraversa facilmente da un capo all’altro su

una delle tante ciclabili. Giungere nella bella

Piazza Duomo è questione di pochi minuti, e

qui ci accoglie un turbinio di lingue e divise

sconosciute, vista anche la natura internazionale

della manifestazione. Pochi indossano la maglia

dell’evento, riservata ai 500 più veloci a iscriversi,

roadreport120

LA LEGGENDARIACHARLY GAUL

14 LUGLIO, TRENTO-MONTE BONDONE

di Davide Sanzogni || foto: Newspower.it

come pure per i più veloci iscritti al singolo

evento era dedicata la personalizzazione con il

cognome sul dorsale. Ecco, veniamo ai dorsali.

Essendo una manifestazione appartenente alle

UCI Gran Fondo World Series, i partecipanti

sono suddivisi per Age Group. Ogni fascia d’età

è identificata da un diverso colore del numero,

in modo che sia agevole riconoscere i propri

“rivali”, e raggruppata in una specifica griglia.

L’attesa scorre piacevolmente sotto il sole che

illumina la piazza rendendo la temperatura mite.

Un contrappasso di cui tenere conto quando si

partecipa alla Charly Gaul.

La manifestazione infatti ricorda la vittoria

dell’“angelo della montagna”, come venne poi

chiamato, avvenuta l’8 giugno del 1956 in una

giornata di tregenda. Di segno opposto invece

il clima che gli amatori trovano di norma ai primi

di luglio. Giornate calde, spesso terse, dove

non di rado si passano i 30 gradi.

IL TROPPO AGONISMO CI METTE LO ZAMPINODieci minuti prima delle 8:00 prendono il

via alcune bici storiche e poi arriva il nostro

momento. Le griglie vengono compattate

e si parte. Ci sono alcuni rallentamenti per

svariate ragioni. Avere davanti il plotoncino

delle donne, in molti casi in attesa del

sopraggiungere dei propri gregari, non aiuta.

Non giovano nemmeno alcune curve e tratti in

sanpietrini nei primi 2 km. Ma anche noi amatori

ci mettiamo del nostro. Certo, il testuale appello

“ad andare piano” rivoltoci dalle autorità ci ha

fatto sorridere. Ma è vero pure che le strade

sono in ottime condizioni, e per noi sono stati

mobilitati quasi 1.000 volontari. A questo punto

la sicurezza dipende da noi. Purtroppo, quando

usciti dalla città si imbocca un’ampia strada

in direzione di Lavis, ecco che una piccola

distrazione genera una caduta, proprio nelle

prime posizioni. Schiviamo un paio di persone

e relative bici. Per fortuna sembra che stiano

bene, ma probabilmente dovranno cambiare i

cellulari carambolati sull’asfalto.

121

L’ONDA GREENIn breve giungiamo all’imbocco della salita che

porta a Villa di Giovo. Dura in media una mezz’ora

e frammenta il plotone in tanti gruppetti. È

piuttosto irregolare dato che si sale affrontando

ripidi strappi inframmezzati da tratti più facili, se

non addirittura in contropendenza. Per fortuna si

svolge in gran parte all’ombra, e in ogni caso il

primo ristoro idrico è pronto allo scollinamento

per passarci delle bottigliette d’acqua già

aperte. Da bere al volo o per integrare la

borraccia se si preferisce, ma da gettare come

tutti gli altri rifiuti solo nelle green-zone. Ecco, ci

piace dire che qualcosa sta cambiando nella

zucca dei corridori. O forse il fatto di correre in

un luogo pulito e ordinato rende più timorosi

gli zozzoni nel farsi riconoscere per quello che

sono. In larga misura abbiamo visto partecipanti

gettare bicchieri, bottiglie e involucri dei gel

nelle aree predisposte o riporli nelle proprie

tasche. Abbiamo visto addirittura partecipanti

ringraziare i volontari impegnati a ripulire di

continuo tali zone. C’è ancora una, piccola

speranza di non essere additati come una

manica di sporcaccioni dalle popolazioni che ci

ospitano ogni weekend.

LO SPETTACOLO DEL BONDONEBuona la cornice di pubblico. Forse non

numerosa come altrove, ma almeno non

abbiamo avuto a che fare con automobilisti

arrabbiati. Nonostante le chiusure fossero

importanti, e reali, visto il presidio di polizia locale

coinvolto. E stiamo parlando di strade chiuse per

ore. Nel frattempo la gara prosegue, e una veloce

discesa ci riporta sul fondo della valle dell’Adige.

Ripercorriamo stavolta in direzione Trento la

medesima strada affrontata poco prima. Arrivati

in città, salutiamo i concorrenti del medio che

scaleranno il Bondone dal versante di Sardagna.

I lunghisti invece si trovano invece sotto le ruote

il versante del Bondone che per Garniga Terme

porta a Viotte. È una salita lunga, che richiede più

di un’ora, e che si può dividere in due parti. La

prima piuttosto irregolare, a tratti dura ed esposta

al sole, in cui per fortuna non mancano i ristori.

La seconda più regolare all’interno dell’ombrosa

foresta demaniale del Bondone. Un bene da

tutelare prezioso per tutti, ma oggi soprattutto per

i ciclisti. Per chi non guarda solo la strada che ha di

fronte gli scorci sono suggestivi. In basso la città di

Trento. A oriente, la Valsugana, un’importante valle

pensile che si affaccia sull’ampia valle dell’Adige.

Infine, nei pressi dello scollinamento, l’occhio può

spaziare verso le Dolomiti di Brenta.

LA VALLE DEI LAGHILa successiva discesa è ancora più veloce della

precedente, e passare gli 80 km/h non è difficile

in diversi frangenti. Solo tra Cavedine e Vigo

incontriamo una breve rimonta. Giunti infine nella

Valle dei Laghi, chiamata così per i numerosi

specchi d’acqua che la costellano, attraversiamo

una suggestiva distesa di sassi bianchi che fa

un po’ Mont Ventoux. Costeggiando i laghi

conviene essere in un gruppetto per dividersi

il lavoro, soprattutto perché qui il vento, a

quest’ora, spira regolarmente contro. Non manca

un punto di ristoro e spazio per recuperare, poi

nei pressi di Vezzano la strada riprende a salire.

Ma è ancora presto per proseguire da soli. Vari

strappi si susseguono mentre le temperature,

come da programma, hanno ormai raggiunto i

30 gradi. Così non è affatto sgradita una doccia

improvvisata da alcuni abitanti del luogo con un

paio di canne dell’acqua.

LA SFIDA FINALEIl seguente attraversamento di Terlago, se

affrontato con lo spirito giusto e con un po’ di

prudenza, è un’interessante variazione. Una sorta

di gimkana urbana tra le strette vie del piccolo

borgo. Altri due strappi assai ignoranti in fatto di

pendenze, e finalmente inizia la salita del Bondone

dal versante di Sopramonte. Da qui in poi ognuno

sale del proprio ritmo ma, attenzione, si tratta di

fare 16 km di ascesa, potenzialmente tutti sotto il

sole, tanto che l’organizzazione ha predisposto

ben tre ristori lungo il percorso. Per fortuna

durante l’edizione di quest’anno, nel pomeriggio,

si sono formate alcune innocue nuvole che da

un certo punto in poi hanno schermato un po’ il

sole. Prenderla troppo forte vuol dire rischiare di

saltare. Al contrario, se si sale troppo piano, specie

con rapporti non adatti, si rischia di imballarsi.

Bisogna conoscersi e non guardare cosa fanno

roadreportage122

gli altri, nemmeno quelli del medio e i primi del

lungo che già hanno imboccato, fuori gara, in

senso opposto la strada in discesa verso Trento.

Negli ultimi 5 km la pendenza si fa più dolce e

si assapora l’arrivo. Ormai è fatta. C’è anche lo

spazio per uno sprint agli ultimi 100 metri. Passati i

tappeti è possibile consegnare la bici al bike park,

recuperare la sacca con il cambio per la doccia

se precedentemente affidata all’organizzazione,

e soprattutto rifocillarsi al pasta party. Qui all’arrivo,

a Vason, si svolgono anche tutte le premiazioni.

Per noi è tempo di affrontare l’ultima, divertente,

discesa che ci riporterà a Trento e salutare la città

e i suoi dintorni, che meritano sicuramente di

essere visitati di nuovo per una piccola vacanza,

anche ciclistica, perché no?

PERCORSI: 141 km, 4.000 m disl.

57 km, 2.000 m disl.

FINISHER: GF 673 • MF 850

laleggendariacharlygaul.it

CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Tommaso Elettrico Asd Team Cps Cycling 4:36:42

2. Oscar Rivera Tovar Team Terenzi 4:36:45

3. Paolo Castelnovo Asd Team Mp Filtri 4:36:50

GRANFONDO FEMMINILE1. Erika Jesenko Somec Mg.K Vis Lgl 5:02:43

2. Manuela Sonzogni Team Isolmant-Specialized 5:14:56

3. Simona Parente Team Isolmant-Specialized 5:19:56

MEDIOFONDO MASCHILE1. Sergei Pomoshnikov Asd Colli Berici 2:01:42

2. Antonio Surian Scott Team Granfondo 2:01:53

3. Filippo Calliari Biemme Garda Sport S.S.D.R.L 2:01:59

MEDIOFONDO FEMMINILE1. Chiara Ciuffini Team Isolmant-Specialized 2:21:48

2. Jessica Leonardi Biemme Garda Sport S.S.D.R.L. 2:21:48

3. Olga Cappiello Team De Rosa Santini 2:23:45

123

1 - Sguardo lontano e distensione delle gambe

L’IMPORTANZA DELLO SGUARDOCome ormai da tradizione in questa rubrica,

iniziamo dagli errori comuni che tutti

commettiamo: il nostro cervello non è stato

progettato per andare in bici, di conseguenza ci

suggerisce spesso, per non dire sempre, la cosa

più sbagliata da fare, soprattutto nel momento

in cui dobbiamo recuperare una situazione di

pericolo. Come già scritto in altre occasioni,

anche per il salto tutto parte dallo sguardo: è

la cosa più utile da imparare, ma anche la più

difficile. Prendiamo per esempio una rampa che

ci porterà a staccare le ruote da terra. Durante la

fase di decollo, il cervello ci suggerisce di fissare

la rampa per capire come “salterò”, invece è

fondamentale proiettare lo sguardo avanti, molto

avanti, soprattutto se la velocità è elevata, per

capire dove atterrerò. Guardare la rampa non solo

è pericoloso perché non abbiamo la visione della

zona d’atterraggio, ma anche controproducente

perché mi troverò sempre in ritardo rispetto a

quello che sta succedendo. Se studio la rampa

durante la sua percorrenza, mi troverò ad alzare

lo sguardo non appena stacco le ruote da terra e

sarò quindi “un passo indietro” rispetto al fatto che

sto per atterrare.

LA FASE DI STUDIOLa rampa va quindi analizzata prima di arrivarci

per capire se ci lancerà in alto oppure in lungo,

se c’è un punto migliore per prenderla, se

conviene scegliere una traiettoria piuttosto

che un’altra. Inoltre, uno sguardo a cosa c’è

dopo il salto è decisamente utile per regolare

la velocità in base a quello che troverò sul mio

cammino; per esempio, se scorgo una curva

verso destra, è probabile che convenga saltare

verso sinistra, in modo poi da avere la traiettoria

giusta per la curva che arriverà sotto le nostre

ruote in men che non si dica. Se durante la fase

di avvicinamento al salto ho analizzato la rampa

e ho deciso come prenderla, posso poi fidarmi

delle informazioni immagazzinate nel cervello e

affrontarla in tutta tranquillità iniziando a studiare

cosa mi aspetta dopo l’atterraggio. Durante la

percorrenza della rampa devo quindi guardare

lontano per capire cosa mi aspetta e non essere

in ritardo: in due parole la mia guida diventa

proattiva invece che passiva. Come si nota nella

figura 1, Lorenzo, durante la fase di decollo, sta già

guardando cosa dovrà affrontare dopo quella

di atterraggio. Durante la fase di decollo, studio

l’atterraggio e, non appena stacco le ruote da

terra, il mio sguardo deve proiettarsi più avanti

della zona di “landing”, come direbbero gli inglesi.

Fidiamoci ancora una volta delle informazioni già

immagazzinate per l’atterraggio e analizziamo

quello che ci aspetta dopo. Atterrare con gli occhi

puntati per terra significa solitamente infossarsi,

ovvero sbattere violentemente al suolo subendo il

contraccolpo che inevitabilmente ci farà oscillare

per qualche metro, con una notevole perdita di

trazione e controllo.

LA VELOCITÀDopo aver analizzato la parte riguardante lo

sguardo, cerchiamo di capire una seconda

problematica: la velocità. Si pensa che per saltare

di più ne serva una maggiore; è assolutamente

vero che una maggiore velocità ci porterà a

eseguire un salto più alto e più lungo, ma ancora

una volta, per saltare meglio e affrontare il tutto

con maggiore sicurezza e divertimento, conviene

andare un filo più piano, lasciando il tempo al

cervello di elaborare le migliaia di informazioni sul

decollo, la fase aerea, l’atterraggio, il tipo di terreno

che troviamo sulla rampa e soprattutto quello

che incontreremo non appena le nostre ruote

toccheranno terra. Spesso capita di accelerare

per arrivare alla rampa più veloci, per poi frenare

durante la percorrenza della rampa stessa perché

ci accorgiamo di essere arrivati un po’ troppo

forte. Conviene frenare un po’ prima e affrontarla

in accelerazione, e soprattutto in tranquillità.

Quest’ultima lascia lo spazio mentale per fare

le cose giuste, prevenire errori che potrebbero

costarci cari e, in ogni caso, essere più in grado

di correggere comportamenti della bici che non

avevamo previsto.

NON TIRARE SU LA BICI!Questo è un altro errore comune compiuto allo

scopo di saltare più in alto: sollevare il manubrio,

a meno di non voler fare qualche trick in volo, non

solo è inutile, ma anche pericoloso. Per chi ha i

pedali con gli agganci, inoltre, non conviene mai

tirare su con le gambe; si ritiene che facendolo la

bici vada più in alto ma, se ci pensiamo a mente

fredda, di quanto… 10 centimetri? Forse 20? Con

il rischio enorme che le gambe non si alzino allo

stesso modo facendo oscillare pericolosamente la

bike da un lato, con il rischio di un atterraggio poco

ortodosso. Tirare su con le gambe, se si affronta

la rampa nel modo corretto, è totalmente inutile.

LA POMPATALa tecnica giusta è accucciarsi piegando gambe

e braccia, poi spingere sui pedali verso il basso

per tornare in posizione eretta. Questa tecnica

di chiama anche pompata, e rende la fase di

decollo non solo più sicura, ma anche molto più

efficace. Potremmo prendere il salto con meno

velocità e ottenere comunque una “curva di volo”

decisamente più ampia. Pompare sulla rampa

evita inoltre un altro grosso problema che spesso

ci troviamo ad affrontare quando siamo inermi

sulla bici oppure effettuiamo manovre strane

come tirare su con i pedali: il famoso cappottone.

Pensiamo a cosa succede sulla rampa se non

facciamo assolutamente niente: la forcella inizia

per forza di cose a comprimersi, visto che deve

assorbire la salita. Appena essa si è compressa,

inizia la sua fase di estensione, alleggerendo il

davanti e portando peso sul dietro. Se ho anche

l’ammortizzatore, questo inizierà a lavorare

all’arrivo sulla rampa (è il suo compito) e assorbirà

anche lo spostamento di pesi dovuto alla forcella

arrivata alla sua massima estensione; in pratica,

ci troveremo a fine rampa con tutto il peso sul

dietro, peso che l’ammortizzatore compensa

scalciandoci pericolosamente in avanti. Inoltre,

la ruota anteriore avrà perso il contatto con il

terreno e tenderà ad aumentare ancora l’effetto

della “scalciata”. Come dicevamo prima, occorre

quindi accucciarsi per poi spingere sui pedali

durante la fase di decollo: così facendo, entrambe

le sospensioni si comprimeranno e rilasceranno

la loro “forza” in estensione facendoci staccare le

due ruote contemporaneamente e regalandoci

la sensazione di volare in modo sicuro e

efficace. Come si può notare sempre in figura 1,

Lorenzo estende completamente le gambe per

decollare. Se pensiamo a come saltiamo a piedi,

non ci sono molte differenze: ci accucciamo

e poi sprigioniamo la forza sulle gambe; in bici

dobbiamo fare esattamente la stessa cosa, senza

inventarsi altro. Salteremo più alto e più lungo, e

soprattutto in modo sicuro.

COSA C’È DI PIÙ BELLO DI STACCARE LE RUOTE DA TERRA? FORSE NIENTE! BISOGNA PERÒ SAPERLO FARE: SALTARE CON LA TECNICA GIUSTA INFATTI NON SOLO AUMENTA LA SICUREZZA, MA CI REGALA UN DIVERTIMENTO MAGGIORE

INTRODUZIONE AI SALTI

A.M.I. – Scuola NazionaleMaestri di Mountain Bike | 346.0098005 | fax 059.5960793

[email protected]

A.M.I. – AssociazioneMountain Bike Italia | 335.6687343 | fax 059.5961740

[email protected] | amibike.com

di Roberto Brunetti (Istruttore Nazionale) || foto: AMIBIKE

124 mountain bikeTecniche di guida

2 - Imer vola anche a bassissima velocità

L’ATTERRAGGIOSe alla fine della rampa ci troviamo con le gambe

distese, abbiamo un altro grosso vantaggio:

arrivare all’atterraggio con tutta l’estensione degli

ammortizzatori naturali (gambe e braccia) per

poter assorbire l’impatto con il suolo. Atterrare con

le gambe piegate significa invece ammortizzare

meno, creando più “rimbalzi” o comunque

oscillazioni delle nostre sospensioni, con

conseguente perdita di trazione e direzionalità.

Nella figura 2, Imer dimostra la tecnica base:

tenere le gambe (e le braccia) ben distese per

tutta la fase di volo, arrivando così all’impatto

con tutti gli ammortizzatori in proprio possesso,

pronti per comprimersi al contatto con il suolo.

Nel momento dell’impatto cercheremo quindi

di assorbire il colpo con le gambe, sempre

guardando avanti per affrontare il passaggio

successivo.

3 - Atterraggio

Come si nota in Figura 3, Mario, partecipante al

corso Freeride AMIBIKE, assorbe l’impatto al suolo

piegando quasi completamente le gambe (e le

braccia), per poi ritornare nella posizione base per

affrontare la curva successiva. Anche nella Figura

4, Imer dimostra come assorbire l’impatto con il

terreno e come prepararsi (date un occhiato al suo

sguardo) per il salto successivo. È già accucciato,

pronto a distendersi sulla rampa successiva e a

godersi un altro volo.

4 - Atterraggio

Ci fermiamo qui, ricordando di guardare sempre

più avanti, di entrare nei salti a velocità più bassa

e di effettuare le operazioni descritte con la

dovuta calma, senza dare colpi sui pedali, senza

tirarli su, senza avere fretta. Il salto perfetto arriva

con il tempo, provando più volte; diamoci

sempre l’agio di apprendere e andiamo per gradi

perché, se si mettono in pratica tecniche nuove,

occorre consentire al cervello di farle proprie e di

regalarci l’emozione di volare senza inutili rischi. A

settembre e ottobre AMIBIKE propone due corsi

freeride (sia Base che Pro) in cui verranno trattate

in modo approfondito queste tecniche, poi

messe in pratica su diverse tipologie di salti. Per

informazioni, consultare il calendario sul sito

amibike.com

I PROSSIMI EVENTI• 12-15 settembre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Montale (PT) - Agriturismo il Frantoio

di Colle Alberto

• 26-29 settembre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike ad Affi (VR) - Hotel Garda

• 10-13 ottobre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Grosseto (GR)

• 17-20 ottobre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Pavullo - Hotel Vandelli

• 24-27 ottobre: Corso Accompagnatori ottobre a S. Sofia (FC)

A.S.D. GC AVIS SASSOFERRATO

L’A.S.D. Gruppo Ciclistico Avis di Sassoferrato,

Centro Nazionale AMIBIKE, svolge attività

cicloturistica nella zona montana dell’Appennino

Umbro-Marchigiano. Sassoferrato è un comune

riconosciuto come uno dei Borghi più Belli

d’Italia, incastonato nell’entroterra della provincia

di Ancona, a circa un’ora dalle spiagge del Mare

Adriatico e del Parco del Conero, a dieci minuti

dalle Grotte di Frasassi e vicinissimo ai Parchi della

Gola della Rossa, del Monte Cucco e al gruppo

del Monte Catria, in un territorio particolarmente

favorevole all’uso della mountain bike. Territorio

pieno di arte, cultura, panorami unici, cibo

buono e genuino, aria pulita, fiumi, abbazie e

tanti percorsi da esplorare liberamente o insieme

agli Accompagnatori targati Amibike. È possibile

prenotare, presso il Centro Nazionale, lezioni

individuali e collettive per chi si avvicina al pianeta

MTB o per chi è già esperto e vuole approfondire

le tecniche di guida. Le escursioni sono delle vere

e proprie esperienze, l’obiettivo è di far vivere

qualcosa di nuovo, di epico, trasformare i profumi

e gli scenari che queste terre regalano in emozioni,

ci si immerge poi in degustazioni autentiche

di prodotti artigianali locali tanto da entrare in

contatto con gli agricoltori e gli artigiani che amano

questi territori incontaminati e paradisiaci e che

li vivono lentamente. Non c’è fretta, si gusta ogni

pedalata, con passione e amore. L’A.S.D. Gruppo

Ciclistico Avis di Sassoferrato propone itinerari

che si sposano con birrifici, paste e pane fatti a

mano con metodi tradizionali, salumifici, centri di

produzione di spumanti, miele, formaggi e poi

visite all’interno di abbazie templari site in scenari

estremamente suggestivi, oppure escursioni

epiche come il Tramonto al Monte Strega (quota

1.278 m slm) e al Monte Catria (quota 1.701 m slm).

Sul sito Internet, la pagina Facebook o il profilo

Instagram vengono pubblicati periodicamente

gli eventi in programma e ripetibili anche su

prenotazione.

Informazioni: gcavissassoferrato.itFB: /Gruppo ciclistico AVIS Sassoferrato – Centro Nazionale Amibiketel. 331.9010043 (Massimiliano)

125

LA CAFFEINASostanza che ha un impiego molto vasto nel

mondo dello sport, la caffeina invade anche la

vita di tutti i giorni grazie al boom di bevande

energetiche che riempiono i frigo dei bar e dei

supermercati. Aumenta la forza di contrazione,

attiva il sistema nervoso centrale, accelera la

mobilizzazione dei grassi a livello addominale,

riduce il senso di stanchezza legata allo sforzo.

Visti tutti questi effetti, riassunti nella parola

“stimolante”, la caffeina è stata considerata

doping fino al 2005 e poi depennata dall’elenco

delle sostanze proibite dalla WADA (World

Antidoping Agency).

COME AGISCE?La concentrazione massima di caffeina si ritrova

nel sangue circa 45 minuti dopo averla assunta,

ma i primi effetti si sentono già dopo 15 minuti.

SPESSO DEMONIZZATA QUANDO IL CLIMA È PARTICOLARMENTE CALDO, QUESTA SOSTANZA È PERÒ PRESENTE IN NUMEROSE BEVANDE E INTEGRATORI. COME DOBBIAMO COMPORTARCI?

CAFFEINA INESTATE: LUOGHI COMUNI E VERITÀ

126 alimentazione

in collaborazione con la dott.ssa Annalisa Faè, R&D ProAction

foto apertura: Giuseppe Giuliano / Red Bull Content Pool

Essendo eliminata lentamente (tenendo conto

di tutte le variabili individuali), mantiene il suo

effetto per diverse ore dopo l’assunzione.

Diversi studi scientifici parlano di riduzione del

dolore nel quadricipite dopo 30 minuti di attività

molto intensa al cicloergometro, suggeriscono

quindi un effetto sulla percezione del dolore

e dello sforzo. I probabili fattori connessi al

miglioramento sono tre:

• l’effetto sulla stanchezza e sul senso di fatica;

• la mobilitazione dei grassi, quindi un ulteriore

fonte energetica a lunga durata;

• l’aumento dell’assorbimento di zuccheri a

livello del piccolo intestino.

E I CRAMPI?Non ci sono studi che correlino direttamente

l’uso di caffeina all’insorgenza di crampi.

Possiamo però dire che la caffeina ha un effetto

diuretico e diaforetico, quindi la perdita di

liquidi in una persona già disidratata può essere

il fattore scatenante il crampo. Concludendo,

difendiamo la caffeina, a livelli di assunzione

ragionati: circa 3 mg/kg di peso corporeo,

ricordando che il quantitativo massimo

giornaliero è di 400 mg di caffeina al giorno,

e ribadiamo l’importanza dell’idratazione nello

sport e nella vita di tutti i giorni.

DIMENTICAVO… IL CAFFÈ?Il classico espresso contiene in media 80 mg di

caffeina e molte altre sostanze che “attenuano”

l’effetto della caffeina pura.

127

REDAZIONE direttore responsabile Marco Melloni

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art director Gianpaolo Ragno

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redazione Silvia Toia

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redazione tecnica Alberto Fossati

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con la preziosa collaborazione di

Giovanni Camorani, Enrico Monti, Enzo Piccinni, Riccardo Zacchi, Davide

Sanzogni, Giulio Galleschi, Costantino Bogani, Eros Grazioli, Piero Cassius,

Francesco Gaboardi, Susanna Agnello, Emanuele Pini, Gionata Caimi

foto BMC: Schønauer

MENSILE DI CICLISMO N. 8 • AGOSTO 2019 4ACTIONMEDIA consiglio di amministrazione Achille Palma (presidente)

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