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TESTNORCO, SHIMANO
SELLE ITALIA, KENDADT SWISS, MAXXIS
DEPORVILLAGE, MET
HOT SPOTVAL DI SOLE
VALLE D’AOSTA
REPORTAGESELLARONDA BIKE DAY
GREAT DAYS-LIVIGNO
ALIMENTAZIONECAFFEINA IN ESTATE
TECNICHEDI GUIDA
I SALTI
GRANFONDOTOUR TRANSALP, SIBILLINIPINARELLO, FAUSTO COPPI, LIOTTOMARATONA DLES DOLOMITES LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL
NOVITÀBMC, SPECIALIZED
CANNONDALEMAVIC, BIANCHI
€ 6,00
PERIODICITÀ: ANNUARIO • 4ACTIONMEDIA • DATA DI USCITA: 1 AGOSTO 2019POSTE ITALIANE SPA • SPEDIZIONE A.P. D.L.353/2003 (CONV. IN LEGGE 27.02.2004 N°46) ART. 1 COMMA 1 LO/MI • TAXE PERCUE (TASSA RISCOSSA)
ROAD · MTB · EBIKE GRAVEL · URBANROAD · MTB · EBIKE GGGGRAVEL · URBANROAD MTB EBIKE GGRAVEL URBAN
4 Editoriale
6 News road e mountain bike
8 News eBike e urban
10 Endurance: BIM 24H MTB
12 Professionisti: Internazionali d’Italia Series
18 Gli Italiani delle Marathon
20 Campionati Italiani XCO
22 Campionati Italiani DH
24 World Cup MTB a Vallnord e Les Gets
32 Coppa del Mondo Trials in Val di Sole
34 E-Enduro #4 Val di Pejo
36 EWS #4 Val di Fassa e #5 Les Orres
TECNICA
FOCUS 40 Gli strati fanno la differenza… anche in estate
TEST 42 Norco Sight A1 29’’
48 Shimano XTR M9100
52 Selle Italia SLR Boost Superflow
54 Kenda Booster Pro
56 DT Swiss XR1501 Spline One 25
58 Maxxis Rekon Race
60 Deporvillage Orion e Draco
62 Met Parachute MCR
NOVITÀ 64 Bianchi T-Tronik
67 Bianchi Methanol CV FS
68 BMC Roadmachine One Bike Collection
72 BMC Alpenchallenge AMP Road
74 Cannondale Topstone
78 Cannondale Moterra e Habit NEO
82 Specialized Turbo Creo SL
84 Mavic Allroad Pro Carbon SL
ZOOM 88 Italian Bike Festival
90 Nalini AIS Centenario 2.0 e AIS Marmotte 2.0
92 Stages Dash M50 e L50
93 Selle SMP Dynamic
94 Mantis
95 Giant Contend
REPORTAGE
96 SellaRonda Bike Day
100 Adrenalina su 2 ruote anche per i più piccoli in Val di Sole
102 Valle d’Aosta da amare
104 Great Days 2019: benvenuti nel Piccolo Tibet
EVENTI
108 Tour Transalp
112 GF dei Sibillini La Cicloturistica 2019
113 GF Pinarello
114 La Fausto Coppi Officine Mattio
116 Maratona dles Dolomites
118 Gran Fondo Liotto città di Vicenza
120 La Leggendaria Charly Gaul
RUBRICHE
124 Tecniche di guida: introduzione ai salti
126 Alimentazione: caffeina in estate
4bicyclesommario2
editoriale
Il ciclismo è uno sport che da sempre viene
accostato a imprese epiche, al fascino dei
territori e dei popoli, a un agonismo talvolta
esasperato. È una disciplina che ha una storia di
lunga durata alle spalle: qualche volta questa è
un peso, ma non la si può dimenticare e mettere
da parte. Le eBike, le biciclette con assistenza
alla pedalata, fanno parte della modernità,
della crescita tecnologica di cui il ciclismo
è il primo testimone, oltre che un fattore
che fa avvicinare tanti marchi extrasettore.
Un’opportunità, investimenti, lavoro, certo,
ma si registra pure una certa riluttanza da
parte dei “puristi” ad accettare e a capire
le bici con il motorino. Eppure ci dobbiamo
confrontare con questi mezzi che sono in un
certo senso il futuro, un segmento di mercato
già oggi trainante per tutto il settore delle due
ruote. Road eBike ed eMTB concettualmente
sono diverse tra loro: le seconde hanno
una connotazione maggiormente turistica,
le si trova in punti vendita che offrono
anche il servizio di noleggio, specialmente
nelle località di montagna. Rispetto alle
mountain bike tradizionali si pongono – e
vengono interpretate – come un’alternativa,
un’occasione di divertimento e un passatempo
vero e proprio. La eRoad deve invece trovare
una sua giusta collocazione nella mente dei
ciclisti, ma si percepisce una nota stonata
quando è paragonata alla tradizionale
bici da strada. Entrambe rappresentano
un’opportunità enorme per tutti. La differenza
la fa l’interpretazione umana, spesso poco
equilibrata, che vede la specialissima come
lo strumento simbolo dell’agonismo. I
modelli road supportati dall’unità elettrica,
così come le eBike in genere, ampliano il
bacino d’utenza, permettono di pedalare
controllando la fatica, fanno divertire. Dare
un’interpretazione agonistica a una eBike da
strada è una forzatura, così come stilare una
classifica delle bici con assistenza alla pedalata.
In questo momento storico, pensiamo che le
priorità siano la sicurezza dei partecipanti nelle
granfondo e un rinnovamento (obbligatorio)
dell’educazione di tutti gli attori della strada, di
chi guida i mezzi a motore, dei ciclisti e dei
pedoni, nessuno escluso.
4Bicycle Team
foto Polini: Carlo Mari
OPPORTUNITÀE IGNORANZA
4
LIV AVAIL ADVANCEDÈ la bici endurance
di Liv dedicata alle
donne, con un design
compatto per essere
leggera, decisa e fluida
nella guida, non solo
per le lunghe uscite
del fine settimana,
non sfigurando anche
nelle granfondo. Avail
Advanced è dotata
di un telaio full carbon con carbonio Advanced-Grade, sviluppato
secondo il concetto 3F Liv (Fit, Form, Function). Sarà disponibile in taglie
dalla XXS fino alla L, con una componentistica dedicata.
liv-cycling.com
VISION METRON 5DMetron 5D è uno dei sistemi
manubrio integrati più rigidi
che il mercato è in grado di
offrire: sviluppato per essere
aerodinamico, ha lanciato un
nuovo concept nella categoria.
È completamente full carbon,
con una curvatura in avanti pari
a 10°. Questo design permette di
avere una migliore e più naturale
posizione dei polsi, agevolando
l’apertura dei gomiti, a favore
di una migliore respirazione.
Il passaggio di cavi e guaine
è interno, con apposite guide
che consentono il cablaggio
per il cambio elettronico. I pesi
variano dai 396 ai 430,5 grammi
in base a larghezza e lunghezza
dello stem.
visiontechusa.com
CAMPIONATI EUROPEI UEC 2020 A TRENTOSono stati presentati a Milano
i Campionati Europei di
ciclismo su strada per il 2020,
si svolgeranno a Trento dal 9
al 13 settembre. Nella regione
trentina sono attesi più di 800
atleti del Continente e ci saranno
in palio 13 titoli da assegnare tra
uomini, donne e team. In una strategia vincente, rivolta alla promozione
delle attività, della cultura e del territorio, rientra anche la rassegna
continentale UEC del 2020. Un’enorme copertura mediatica per un
impatto importante, in termini di immagine, dei messaggi che possono
essere veicolati. Perché questo? Perché la rassegna europea coinvolge
quasi 50 nazioni, con una visibilità garantita (in diretta) che va oltre i 60
Paesi: la differita aumenta in modo esponenziale la copertura mediatica.
Il programma dei Campionati Europei di Ciclismo su strada 2020 prevede
per mercoledì 9 settembre le cronometro individuali donne e uomini
Junior e il Team relay (crono a squadre uomini/donne); seguiranno
giovedì 10 le crono individuali donne Élite, donne Under 23, uomini Under
23 e uomini Élite. Si passerà quindi alle prove in linea: venerdì 11 per donne
Junior, uomini Junior e donne Under 23; sabato per uomini Under 23 e
donne Élite, e gran finale la domenica con gli uomini Élite.
uec.ch | trentino.com
BEND36 PER IL CORPO DELL’ATLETABend36 è il nuovo brand di prodotti per il corpo che nasce dalla
collaborazione tra Alberto Contador e Ivan Basso. Prende il nome dai 36
tornanti della Passo dello Stelvio. La gamma completa include formule
differenziate per uomo e donna, tutte testate e certificate da istituti di
ricerca di stampo internazionale.
bend36.com
BRIKO CEREBELLUM ONECerebellum One firmato da
Briko è il primo casco al mondo
dotato di intelligenza artificiale
integrata, una sorta di cervelletto
per la sicurezza attiva e passiva.
Cerebellum One ha in dotazione
una complessa struttura hardware, completamente integrata sotto la
calotta, dove è presente un microprocessore che a sua volta include un
radar, due videocamere full HD (una anteriore e una posteriore), oltre a
un multisensore GPS e un giroscopio. Il casco di Briko si interfaccia con
gli smartphone iOs e Android, oltre a portare in dote il doppio protocollo
di trasmissione dati Ant+ e Bluetooth. Lo caratterizza una serie di funzioni
di sicurezza: l’avviso a terzi in caso di incidente, luce di posizione e alert
in caso di disidratazione, oltre allo specchietto retrovisore che si attiva sul
telefonino. Il suo prezzo di listino è di 499 euro.
briko.com
BH BIKES... NON SOLO BICIL’azienda dei Paesi Baschi non
produce solo biciclette, e da
qualche stagione ha una propria
linea di calzature tecniche,
road e MTB, un segmento
che raggiunge una nuova
dimensione in termini di design
e performance. Esordiscono
i modelli Evo ed Evo Sock,
con strutture leggere e rigide,
due prodotti race oriented. La
suola full carbon è dotata di
alcuni inserti anti scivolo che
proteggono la fibra composita,
con rinforzi sia sulla punta sia sul
tallone. La tomaia ha dei microfori
per una ventilazione costante del
piede, supportata da due rotori
Atop per la chiusura. La versione
Ultralight Sock ha una sorta
di calzino, utile per l’off-road ma con una visione che si rivolge anche al
gravel. L’ago della bilancia si ferma a 600 grammi per il modello standard,
650 g per la Sock, con prezzi rispettivamente di 169,90 e 199,90 euro.
bhbikes.com
road / mountain bikenews6
LA NUOVA ERA DI YAMAHA MOTORS NELLE E-MTBYamaha introduce ufficialmente
la nuova unità di supporto PW-
X2, sviluppata per le eMTB
più performanti, e la serie PW-
ST, quest’ultima dedicata alle
trekking bike. La prima nasce dalla
piattaforma PW-X migliorando il
feeling di assistenza alla pedalata
in termini di erogazione della
potenza, di naturalezza del
supporto ed equilibrio nei tratti
più tecnici. Il motore Yamaha
si basa su un sistema di lettura
a quattro sensori che prende il
nome di Quad Sensor System, con una centralina che sfrutta un complicato
algoritmo per la guida e il controllo. Differente invece l’unità PW-ST Series,
focalizzata a un’assistenza meno rivolta alla prestazione massima e più al
piacere di guida, con una modalità automatica ampiamente sfruttabile da
tutte le categorie di appassionati della bicicletta.
yamaha-motor.eu
ebike / urbannews
GLI ITALIANI E LE DUE RUOTEDa una recente e
interessante ricerca
dedicata al rapporto
degli italiani con la
bicicletta condotta
dall’Osservatorio di
Sara Assicurazioni,
c o m p a g n i a
assicuratrice ufficiale
dell’Automobile Club
d’Italia e top sponsor del Giro d’Italia, emergono alcuni importanti spunti di
riflessione legati in particolare al tema della sicurezza. Più di un italiano su due
(57%) non rispetta le norme della strada, soprattutto andando contromano,
procedendo a zig-zag nel traffico o distraendosi e parlando al cellulare,
mettendo a rischio la sua incolumità e quella degli altri. Il 27% poi non usa
fari e adeguati dispositivi di segnalazione e protezione e l’11% girare con un
mezzo non in perfette condizioni, con freni usurati o faretti non funzionanti.
Un ulteriore 5% ritiene che sia estremamente pericoloso anche il trasporto
di carichi eccessivi sulle due ruote. Tra le paure dei ciclisti, al primo posto
quella per le automobili (60%), a seguire i pedoni, spesso indisciplinati
e distratti, e gli animali che vagano liberi, le motociclette e da ultimo le
altre bici. Più di un italiano su tre quando pensa alla bici si preoccupa della
propria incolumità, ben più che dei furti e degli atti vandalici. E a ragion
veduta, visto che solo nel 2017 nel nostro Paese sono stati 17.521 gli incidenti
stradali che hanno coinvolto ciclisti, di cui 254 con esiti fatali (dati ACI/Istat),
la maggior parte su strade urbane. Le due ruote sono comunque preferite
da un italiano su due (43%) perché sono un mezzo ecologico, che offre la
possibilità di spostarsi e percorrere brevi o lunghe distanze senza incidere
sull’ambiente, ha effetti sul benessere individuale… Insomma, è ideale per
la città e consente un netto risparmio rispetto all’auto.
sara.it
AGGIORNAMENTO SHIMANO STEPS EMTBÈ stato rilasciato un
aggiornamento per
il firmware Shimano
Steps dedicato
alle eMTB, per la
personalizzazione della
modalità Eco. Questa
nuova possibilità di
customizzazione rende
le unità Steps eMTB E8000 e E7000 ancora più versatili. Inoltre, con
le ultime versioni dell’unità elettrica abbinate agli aggiornamenti del
firmware è possibile customizzare i livelli di assistenza delle tre modalità
Boost, Trail ed Eco.
shimano.com
BH EVO LIFESTYLE, STILE URBANODa oltre 10 anni tra
i protagonisti del
panorama eBike, BH
Bikes è sempre più
attiva nel settore della
mobilità urbana con una
vasta gamma di modelli
a pedalata assistita. Al
vertice del catalogo
eBike troviamo BH EVO
Lifestyle Cross Pro e BH
EVO Lifestyle Jet Pro
(con tubo orizzontale
più basso), in cui il
brand spagnolo ha
riversato tutto il suo
know how in termini di tecnologia. Dal design accattivante, grazie al
sistema Turn & Slide “TS System” di BH Bikes integrano perfettamente la
batteria nel tubo diagonale, permettendone una più facile estrazione,
e a tutto vantaggio di una morbidezza delle linee del frame. In virtù di
una capacità di 600 Wh della batteria, che alimenta anche il compatto
display LCD estraibile e una luce Spanninga da 60 lux, queste pedelec
possono raggiungere un’autonomia di 125 km. Il motore posteriore
aumenta la coppia del 20% fino ad arrivare a un equivalente di 140
Nm nei motori a movimento centrale, ed eroga potenza nel modo più
dolce possibile grazie all’uso di nuovi sensori. Immancabili i parafanghi
Curana e i portapacchi posteriori, forcella ammortizzata e freni a disco.
Un modulo GPS opzionale permette poi di localizzare la bici in qualsiasi
momento. Due le taglie disponibili per BH EVO Lifestyle Cross Pro e BH
EVO Lifestyle Jet Pro, entrambe al prezzo di 3.099,90 euro.
bhbikes.com
BICI SOCCORSO DI CROCE VIOLA MILANOA metà giugno la
Pubblica Assistenza
milanese ha dato il via
al nuovo servizio di
ambulanza su due ruote:
una flotta di 4 mountain
bike Scott opera ora
nella zona Dergano-
Bovisa prestando il primo
soccorso ai cittadini
in affiancamento alle
ambulanze, arrivando a
garantire la copertura del
servizio anche al Parco
Nord, molto frequentato
durante la giornata, nei
weekend e in particolare
nel periodo estivo.
Questa iniziativa coniuga la necessità di un mezzo agile ed ecologico,
ma ugualmente capace di garantire interventi sanitari professionali e
tempestivi alla città, con le competenze dei volontari di Croce Viola. Le
bici sono equipaggiate con tutta l’attrezzatura sanitaria occorrente per
la gestione del primo soccorso tra cui defibrillatore, ossigeno, zaino
contenente i materiali per la medicazione.
croceviola.org
8
ALLA SCOPERTA DELLA RIVIERA ROMAGNOLA CON BOSCH EBIKEBosch eBike System, nell’ottica di promuove il cicloturismo e stimolare
gli appassionati delle due ruote a viaggiare in sella alla loro bici, è anima
di vari progetti e attivazioni su diverse aree del territorio italiano. Grazie
alla collaborazione con Fondazione aMisano, ente di promozione
turistica, e Santa Monica SpA, proprietaria di Misano World Circuit, è
ora protagonista di experience e tour guidati per scoprire il territorio
della Riviera Romagnola, in particolare di Misano Adriatico e dei comuni
limitrofi Cattolica, Bellaria Igea Marina, Rimini, Riccione. Partendo dagli
hotel della Riviera in sella alle eBike, si pedala accompagnati da guide
appositamente formate e riservate a gruppi di 15-40 persone, con la
possibilità di conoscere la storia del Misano World Circuit, di scoprire i
luoghi “off-limit” durante le gare come la struttura operativa, il paddock
e la sala stampa, la terrazza panoramica e la pit lane.
bosch-ebike.com/it/ | misano.net
ÉLYSÉE DI BRINKE SI EVOLVEÉlysée Evo è la versione evoluta 2019 della Élysée 2, modello top della
gamma Brinke dedicata alle City eBike. Lo scavalco basso rimane il
tratto distintivo di questa versatile pedelec, adatta sia all’uomo sia alla
donna. Due le versioni a catalogo: con cambio tradizionale Shimano
Alivio 9v o automatico di ultima generazione Shimano Nexus Di2 5v. La
componentistica rende entrambe adatte anche al cicloturismo, oltre
che all’impiego urbano, a partire dalla nuova motorizzazione Shimano
Steps e6100, costruita intorno al movimento centrale, che permette
di raggiungere una velocità di 25 km/h con un’autonomia fino a 150
km. La batteria Shimano 36V 14Ah (500Wh) si ricarica al 100% in sole
5 ore, dell’80% in 2 ore. Installata sul portapacchi, si estrae facilmente
e non ostacola il montaggio di borse a tasca, cestini da portapacchi
o seggiolini per i bambini. Silenziosa, stabile e sicura, si giova anche
dei potenti freni a disco idraulico Shimano e delle gomme Schwalbe
Big Ben con cerchi a doppia camera 700C. Il sensore Torque attiva il
motore in base alla pressione che il ciclista esercita sul pedale, mentre
la cadenza contribuisce a garantire una pedalata fluida.
brinkebike.com
9
MASSIMO CECCARELLIE LA BIM 24H MTBNel 2010 Massimo, titolare insieme alla moglie
Stefania dell’Hotel Augusta di Bellaria-Igea Marina,
inizia a pensare a qualcosa di diverso da offrire al
turista sportivo e alla popolazione locale: “Insieme
a un gruppo di amici ho voluto sviluppare un
progetto che rendesse Bellaria-Igea Marina una
vera e propria destinazione sportiva, cercando
tra i segmenti non ancora inflazionati come il
calcio per esempio, già estremamente attivo. Il
torneo di beach volley esisteva da anni, il mondo
running era già avviato, e c’era quindi la volontà di
collaborare con chi era partito prima. Nel ciclismo
su strada c’erano già state alcune granfondo.
L’idea era perciò di non ripetere esperienze del
passato, che magari non hanno funzionato in
modo particolare, ma creare qualcosa di nuovo
partendo da zero. E così abbiamo pensato a un
evento che potesse distinguerci rispetto ad altri
organizzatori, ovvero la…”
… BIM 24H MTBBELLARIA-IGEA MARINA Nasce ufficialmente nel 2015 come gara di
endurance MTB. Un po’ di timore da parte degli
organizzatori all’inizio, la prova è ancora giovane,
ma il mondo corre, e così anche la 24H è
cresciuta molto velocemente. In Romagna sino
a pochi anni fa si parlava quasi esclusivamente
di bici da strada, mentre gli organizzatori hanno
deciso di uscire dalla zona di comfort dettata
dalla pratica road per proporre qualcosa di
diverso. La BIM 24H MTB diventa così una gara
a sé, in cui tutto si svolge vicino al mare, una
location facilmente raggiungibile da tutti, che
trasforma completamente il terzo weekend di
settembre di Bellaria-Igea Marina, con il clou
dell’evento dalle 12:00 del sabato alle 12:00 della
domenica, durante le quali si svolge la 24H.
3.000 metri quadri di villaggio aperto a tutti,
numerose attività rivolte alle famiglie in modo da
poter trascorrere una parte della giornata poco
distante dal mare e raggiungibile in pochi minuti.
Sullo stesso percorso il venerdì sera va in scena
la USO Night Walking, aperta a tutti, coordinata
dalla società Dinamo di Bellaria, punto di
riferimento per gli appassionati di Running della
Riviera Romagnola.
2015, A SETTEMBRE LA 1ª EDIZIONE Il progetto della 1ª edizione ha quasi
dell’incredibile. Massimo Ceccarelli, insieme
a tutto lo staff organizzativo, aveva diffuso la
notizia della gara a maggio, proprio per evitare
di essere “fotocopiati” da altri. L’amministrazione
si era subito resa disponibile, valutando
positivamente il valore dell’evento, e così erano
partiti. A distanza di un anno la Regione Romagna
aveva reso noto che obiettivo futuro primario
sarebbe stato quello di diventare sempre di più
destinazione bike, garantendo un ulteriore salto
di qualità. L’obiettivo dell’amministrazione era
quello di superare le presenze della regione
Trentino, viste le incredibili potenzialità che
l’Emilia Romagna offriva. Conclude Ceccarelli:
“Come comitato organizzatore ci siamo sempre
rivolti alla parte politica in modo propositivo e
abbiamo ottenuto ottimi risultati, in quanto siamo
accomunati da doti di intraprendenza e voglia di
fare che ci hanno più volte contraddistinto”.
NASCE IL CONSORZIO TURISTICOBIM IN HOLIDAY 365Vista la bontà dell’operazione BIM 24H MTB,
alcuni operatori si rendono conto dell’importanza
di “fare team” e poter operare coesi verso
obiettivi comuni. Così nel 2017 nasce il Consorzio
Turistico BIM in Holiday 365 che, dopo solo due
anni, offre la possibilità di scoprire e conoscere
il territorio Emiliano Romagnolo, non solo dal
punto di vista balneare, ma anche culturale,
enogastronomico, sportivo e del turismo
collegato agli eventi/fiere durante tutto l’arco
dell’anno. Il progetto “Romagna Experience”
ha come scopo proprio quello di far vivere
un’esperienza unica e indimenticabile grazie alle
attività che possono essere svolte e alla qualità
dei servizi che vengono offerti. Il Consorzio
permette anche di attuare un’importante azione
di promozione di tutto il territorio, in fiere di
settore in Italia e all’estero.
bim24hmtb.it
MOUNTAIN BIKE
IN ATTESA DI VIVERE LE GRANDI EMOZIONI CHE ANIMERANNO BELLARIA-IGEA MARINA NEL WEEKEND DEL 21-22 SETTEMBRE, ABBIAMO RIPERCORSO INSIEME A MASSIMO CECCARELLI, UNA DELLE ANIME DELLA BIM 24H MTB, LA STORIA DI QUELLO CHE È DIVENTATO IN BREVE TEMPO IL PRINCIPALE EVENTO ENDURANCE OFF-ROAD DELLA ROMAGNA
di Daniele Milano Pession || foto: BIM 24H MTB
10
BIM 24H MTB,LE ORIGINI
Quella 2019 è stata un’edizione di
Internazionali d’Italia Series fra le più belle
e combattute degli ultimi anni. Lo dimostra la
qualità degli atleti al via, ma anche l’intensità dei
duelli a cui si è assistito nel corso di tre mesi di
competizioni. Tutto si è deciso sabato 22 giugno
nell’ultima prova, La Thuile MTB, disputata in
una giornata serena dopo la pioggia della
notte precedente: un evento al suo esordio
internazionale nel mondo del cross country, ma
che già viene indicato come candidato per una
Coppa del Mondo nel prossimo futuro, merito
di un percorso bello, impegnativo e tecnico,
disegnato con maestria da Enrico Martello, ma
anche dell’accoglienza del centro valdostano,
abituato all’atmosfera dei grandi eventi.
All’atto conclusivo si è giunti con esiti ancora
apertissimi in almeno tre categorie: se infatti
il padrone di casa Andreas Emanuele Vittone
(V.C. Monte Tamaro) era il grande favorito
fra gli Junior Uomini, la sfida sul filo dei punti
fra Stephane Tempier (Bianchi Countervail) e
Gerhard Kerschbaumer (Torpado-Ursus), fra
Martina Berta (Torpado-Ursus) ed Eva Lechner
(Torpado-Südtirol) fra le Donne Open e fra Letizia
Motalli (KTM-Protek-Dama) e Letizia Marzani
(Merida Italia Team) nella categoria Donne Junior
è stata il leitmotiv delle cinque tappe, e solo lo
spettacolare epilogo di La Thuile MTB ha potuto
decretare i nuovi re di Internazionali d’Italia. E non
sono mancati i colpi di scena.
Jordan Sarrou ha tenuto testa a Kerschbaumer fino all’ultima tornata, ma ha poi dovuto arrendersi all’altoatesino
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI12
I CAMPIONI ITALIANI RIBALTANO I VERDETTI NELL’ULTIMA PROVA IN VALLE D’AOSTA E CONQUISTANO LA CLASSIFICA GENERALE: KERSCHBAUMER DOMINA SU SARROU E BERTOLINI; ALLA LECHNER BASTA UN TERZO POSTO DIETRO A RICHARDS E FERRAND-PREVOT
di Cristiano Guarco || foto: Mario Pierguidi e Michele Mondini
INTERNAZIONALI D’ITALIA SERIESFESTA TRICOLORE A LA THUILE
APOTEOSI DI KERSCHBAUMERÈ dall’edizione 2018 di Internazionali d’Italia
Series che in Gerhard Kerschbaumer (Torpado-
Ursus) è cambiato qualcosa. I successi di
Pineto e Chies d’Alpago lo consegnarono
a una dimensione e a una consapevolezza
diversa, quella che lo portò a vincere in Coppa
del Mondo ad Andorra e fino alla medaglia
d’argento mondiale dopo il testa a testa
con Schurter. A La Thuile MTB il capofila del
ranking mondiale ha offerto una prestazione
da vero numero 1, imponendosi di forza in
una gara spettacolare e di livello altissimo, in
cui la grande qualità tecnica del tracciato ha
incontrato il desiderio degli atleti di fornire una
prestazione di assoluto spessore. È così tornato
in vetta a Internazionali d’Italia Series sette anni
dopo. Partito da secondo in classifica generale,
Kerschbaumer sapeva di dover attaccare per
recuperare su Stephane Tempier (Bianchi-
Countervail), e non si è fatto pregare quando
Gioele Bertolini (Santa Cruz-FSA) ha accelerato
nelle primissime battute, seguito oltre che
dall’altoatesino anche da Jordan Sarrou (Absolut
Absalon) e Maxime Marotte (Cannondale). A
partire dal primo giro, Kerschbaumer ha assunto
l’iniziativa imponendo un ritmo forsennato: a
cedere è stato prima Marotte, poi due giri più
tardi Bertolini, e infine alla penultima tornata
anche Sarrou. Nel frattempo, già nel terzo
giro Tempier era costretto ad alzare bandiera
bianca, frenato da un guasto alla catena. Per il
francese rimane il secondo posto in classifica
generale, seguito dal compagno di squadra
Nadir Colledani, nono.
“È stata una gara bella e veramente dura, di
livello altissimo – racconta Kerschbaumer – già
ieri avevo visionato il circuito e mi era piaciuto
moltissimo, ma onestamente non mi aspettavo
che Sarrou e soprattutto Bertolini fossero così
forti oggi. Torno sul trono di Internazionali
d’Italia Series, ma oggi rispetto al 2012 siamo su
un pianeta diverso: sono stati tre mesi di gare
ad alto livello, chiusi da questa La Thuile MTB
degna di una Coppa del Mondo”.
“Cosa è cambiato dall’anno scorso? Sono più
sereno, più convinto. So di poter andare forte,
13
Gerhard Kerschbaumer, con il successo a La Thuile,
conquista gli Internazionali d’Italia Series
di fare la differenza in salita. I risultati sono
solo la conseguenza”. In casa Torpado-Ursus
la festa è doppia, grazie al successo fra gli
Under 23 di Juri Zanotti.
RIBALTONE FRA LE DONNECome fra gli uomini Open, anche in campo
femminile le leader del circuito non sono
riuscite a difendere le maglie dall’ultimo
assalto delle loro rivali. La gara Donne Open ha
assistito allo splendido assolo di Evie Richards
(Nazionale Britannica), che ha lasciato sfogare
nelle prime battute prima Chiara Teocchi
(Bianchi Countervail) e poi Pauline Ferrand-
Prevot (Canyon-SRAM) – al comando fino a
metà gara – per prendere la testa della corsa
nella terza tornata e imporsi con autorità nella
prima edizione dell’evento valdostano. “In avvio
continuavo a perdere posizioni, mi sono fatta
un po’ prendere dal panico. Di solito tendo a
partire forte, stavolta invece ho dovuto ritrovare
la calma e risalire da dietro, e forse è stata
questa la chiave del successo. Sono veramente
contenta, è un piacere aver scritto il mio nome
sulla prima edizione di questa splendida gara”.
Dietro alla britannica ha concluso la
campionessa francese (a 1’16”), in chiara crescita
di condizione: “Oggi sono andata al comando
un po’ troppo presto, e sono arrivata con poco
gas nel finale. Ma il percorso è quello giusto”.
Al terzo posto a 1’57” Eva Lechner, che supera
così Martina Berta (settima) e conquista la
classifica di Internazionali d’Italia Series per
la prima volta in carriera. “Dopo tanti anni, ho
avuto modo di tornare a gareggiare in Italia
con regolarità, e di poter puntare a questo
titolo importante. È stata una battaglia lunga e
serrata, ma sono davvero soddisfatta”. Per la
valdostana Berta rimane la gioia per il successo
nella categoria Donne Under 23.
Fra le Donne Junior, nella prova valida per
le UCI Junior Series, è stata gara nella gara:
l’austriaca Mona Mitterwallner (Austria) non ha
lasciato scampo alle avversarie, imponendosi
con grande vantaggio, ma alle sue spalle
Letizia Marzani è riuscita in una grande
rimonta fino al secondo posto davanti a
Cornelia Holland (Austria), strappando i punti
necessari per sfilare la maglia a Letizia Motalli
(ottava) di una sola lunghezza.
14
Pauline Ferrand-Prevot ha dettato il ritmo nella prima parte di gara
Evie Richards ha fatto sua la prima edizione della La Thuile MTB
JUNIOR SERIESSotto il sole di La Thuile c’era il meglio dello
scenario Junior Mondiale alla partenza della
prova di UCI Junior Series di sabato 22 giugno,
apertura dell’ultima giornata della stagione di
Internazionali d’Italia Series.
In tanti attendevano il numero 1 al mondo
Aldridge, altri puntavano sull’atleta di casa
Vittone – in maglia di leader di Internazionali
d’Italia Series – ma l’esigente e spettacolare
tracciato disegnato da Enrico Martello, reso
più insidioso dalle piogge notturne, richiedeva
gambe, testa e manico nell’affrontare le
ripide discese di La Thuile MTB.
E così dalla lotteria esce il nome che non ti
aspetti: Davide Toneatti (Jam’s Bike Team Buja)
conquista la prima gioia in una gara di UCI
Junior Series, lui che negli anni si è messo in
luce soprattutto nella versione invernale del
fuoristrada, sugli anelli del ciclocross. Secondo
posto per Andrea Colombo (V.C. Monte
Tamaro), che aveva condotto nelle fasi iniziali,
terzo Baumann (V.C. Monte Tamaro), settima
piazza per il loro compagno di squadra Vittone,
che si consola con il successo nella classifica di
Internazionali d’Italia Series davanti a Emanuele
Huez e allo stesso Colombo. Quinta piazza di
giornata per l’attesissimo scozzese Aldridge.
internazionaliditaliaseries.it
PILA È PRONTA PER L’EUROPEO GIOVANILE XCOfoto Campionati Italiani Assoluti 2018: Pila Spa
Dopo aver ospitato a fine luglio i funamboli della DH per l’IXS European
Downhill Cup, Pila si conferma uno dei maggiori scenari off-road a livello
internazionale: sul suo nuovo anello di cross country, omologato per
competizioni XCO, dal 20 al 24 agosto si assegneranno i titoli Europei
Giovanili UEC (UEC Mountain Bike Youth European Championships), questa
volta per il livello agonistico di categoria 13/16 anni, dopo che nel 2018 furono
gli Under 23 a contendersi il primato proprio a Pila. Gli atleti si sfideranno su un
percorso di circa 4,5 km, con 111 m di dislivello positivo, costellato da ostacoli
di vario tipo. Sono attesi circa 600 concorrenti e un totale di 2.500 presenze
tra pubblico e addetti ai lavori. Al via delle varie prove si schiereranno ben
170 squadre, incluse le Nazionali. In occasione dei Campionati Europei, da
martedì 21 a sabato 24 agosto, la telecabina Aosta-Pila sarà in funzione, con
orario continuato, dalle ore 8:00 alle ore 18:00.
pila.it
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Andreas Emanuele Vittone ha giocato in casa, e con il 7° posto di giornata ha confermato la leadership tra gli Junior
Il podio Uomini Elite
Il podio Junior Uomini
Il podio Donne Open
Il podio Junior Donne
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
LA SIRENTE BIKE MARATHON INCORONA PORRO E FUMAGALLIGiornata memorabile ad Aielli per lo
svolgimento della 3ª Sirente Bike Marathon,
targata Avezzano Mtb e Gruppo Alpini Aielli,
che ha assegnato nell’ultimo weekend
di giugno le maglie di campioni italiani. I
pronostici sono stati tutti rispettati. Nella gara
regina sulla distanza di 110 chilometri, che si
è disputata nello scenario del Parco Velino
Sirente, Samuele Porro (Team Trek-Selle San
Marco-Tonello) ha conquistato il suo quarto
successo tricolore da indiscusso dominatore. Il
comasco, al primo successo stagionale in una
marathon, ha relegato sui gradini più bassi del
podio avversari di tutto rispetto come Daniele
Mensi (Soudal Leecougan Mtb Racing Team) e
Juri Ragnoli (Scott Racing Team).
Reduce dal prestigioso successo nella Hero
Sudtirol Dolomites, Mara Fumagalli (Focus XC
Italy Team) ha ribadito la sua superiorità, e si è
riconfermata campionessa italiana di specialità,
con un arrivo in solitaria, imponendosi con un
netto vantaggio su Elena Gaddoni (Cicli Taddei)
e Maria Cristina Nisi (Team New Bike 2008).
Tra gli amatori hanno vestito la maglia tricolore
di categoria Monica Petruccioli (Elite Master
donna), Silvia Scipioni (Master donna 1),
Simona Cè (Master donna 2), Luca Accordi
(Elite Sport), Andrea Bravin (M1), Luigi Ferritto
(M2), Mirco Balducci (M3), Filippo Ceci (M4),
Fabrizio Pezzi (M5), Enrico Bontempi (M6),
Leonardo Arici (M7+).
MARA FUMAGALLI REGINAIN NORVEGIALa Nazionale italiana era tra le favorite al
Campionato Europeo Marathon corso sabato
6 luglio a Kvam-Lillehammer, e le attese non
sono state tradite. Ai meno 2 dal traguardo, la
recente campionessa italiana Mara Fumagalli
ha innestato il turbo ed è andata a vincere con
un vantaggio di 15” sull’impegnativo tracciato di
70 km. Alle sue spalle si sono piazzate la slovena
Blaza Pintaric e la svedese Jennie Stenerhag.
“Mara Fumagalli ha finalmente raccolto, anche
in campo internazionale, i risultati che merita –
ha affermato il CT Mirko Celestino – Al via mi ha
confidato: se mi trovo avanti non tiro per tutta la
gara e mi gioco le carte sull’ultima salita. Così è
stato!”. Gli Azzurri hanno condotto i giochi nella
prova maschile di 90 km, che si è rivelata una
sfida a eliminazione: Longo e Longa si sono
sacrificati nella prima parte, Ragnoli nell’ultima
ora è stato autore di un’azione che ha stanato
i migliori dal gruppo, e sullo strappo finale, dei
cinque al comando, tre erano italiani. Tiago
Ferreira ha impresso una progressione alla
quale ha risposto soltanto Porro. Il campione
italiano ha però poi dovuto cedere il successo
al portoghese, accontentandosi di un
pregevole argento. Ottimi anche i piazzamenti
di Daniele Mensi 4°, Fabian Rabensteiner 5° e
Juri Ragnoli 6°.
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NEL GIRO DI UNA SETTIMANA SONO STATI ASSEGNATI I TITOLI TRICOLORI ED EUROPEI DELLA SPECIALITÀ MARATHON. IN ENTRAMBI GLI APPUNTAMENTI SAMUELE PORRO E MARA FUMAGALLI IN GRANDE SPOLVERO
della redazione || foto: C.O. Sirente Bike, UEC/BettiniPhoto©2019
GLI ITALIANI DELLE MARATHON
Samuele Porro conquista l’Italiano alla Sirente Bike Marathon
Tiago Ferreira la spunta allo sprint su Samuele Porro all’Europeo Marathon La gioia di Mara Fumagalli sul podio europeo
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
SI INIZIA CON IL TEAM RELAYLa rassegna tricolore di Chies d’Alpago è stata
aperta venerdì 19 luglio con la prova Team
Relay, dove la bresciana KTM Protek Dama ha
sbaragliato la concorrenza: Emanuele Huez,
Letizia Motalli, Serena Calvetti, Domenico
Valerio e Mirko Tabacchi si sono imposti
con oltre 5’ sul Team Lapierre Trentino Alè
di Martino Fruet e il Gs Lupi Valle d’Aosta.
Tra i giovani si erano intanto già laureati
campioni italiani i valdostani dell’Xco Project
(Etienne Grimod, Giulia Challancin, Filippo
Agostinicchio, Alessio Cina ed Elisa Nigro). Tra
gli Amatori successo dei lombardi del Pavan
Free Bike (Cristian Boffelli, Cristian Vaira, Karin
Tosato, Ivan Zulian e Renato Cortiana) davanti
a Lissone Mtb e Team Bsr.
IL MOMENTO D’ORODI KERSCHBAUMERReduce dai recenti successi negli Internazionali
d’Italia e dalle ottime prestazioni in Coppa
del Mondo, Gerhard si è presentato ai nastri
di partenza dell’Alpago Bike Funtastic 2019
come il grande favorito. I gemelli goriziani
Daniele e Luca Braidot (Carabinieri) sono
riusciti a contenerlo fino al penultimo giro,
quando Kerschbaumer si è lanciato da solo
verso il traguardo. Si è così laureato per il terzo
anno di seguito campione italiano con 54” su
Daniele Braidot e 1’ su Luca.
LA BERTA TRA LE GRANDIHa preso il via tra le Elite, pur essendo ancora
Under 23, ed è riuscita ad avere ragione di
avversarie titolate come le compagne di
squadra Eva Lechner e Chiara Teocchi (Centro
Sportivo Esercito). Martina Berta ha dominato
la gara di Lamosano fin dalle fasi iniziali: “Non
mi aspettavo di rimanere sola già al primo
giro, sono andata via in discesa. Visto che
non rientravano, ho proseguito da sola” ha
affermato al traguardo.
GLI ALTRI CAMPIONI ITALIANITra gli Under 23 uomini successo per Gioele
De Cosmo (Team Trek Selle San Marco Tonello)
davanti ad Alessio Agostinelli (Superbike Bravi
Platform) e Simone Avondetto (Silmax), che ha
anticipato in vista della volata finale, mentre tra
le Under 23 doppietta per il Team Rudy Project
con Giorgia Marchet a precedere Giada Specia
e Greta Seiwald (Santa Cruz). Emanuele Andreas
Vittone (Monte Tamaro) e Nicole Pesse (Pila
Bike Planet) sono i nuovi tricolori Juniores.
La domenica è stata la volta della Coppa Italia
giovanile e degli amatori, anch’essi scesi in
campo alla conquista della maglia di campione
italiano. A vestirla sono stati: Valentina Garattini
(Woman 1), Simona Cè (Woman 2), Corinne
Casati (Elite Woman Sport), Roberto Baccanelli
(Elite Master), Renato Cortiana (M1), Alberto
Riva (M2), Mirco Balducci (M3), Oscar Lazzaroni
(M4), Fabrizio Pezzi (M5), Giovanni Bartesaghi
(M6) e Renzo Valentini (M7).
mtbalpago.it
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L’ALTOATESINO DEL TEAM TORPADO URSUS HA FATTO TRIS A LAMOSANO DI CHIES D’ALPAGO, IN UN LUNGO WEEKEND DI GARE CHE HA RICHIAMATO 1.000 BIKER. MARTINA BERTA SBARAGLIA TRA LE ELITE; GIOELE DE COSMO E GIORGIA MARCHET CAMPIONI ITALIANI UNDER 23
della redazione || foto: Alessandro Billiani
KERSCHBAUMER E BERTATRICOLORI XCO
Gerard Kerschbaumer lanciato verso il tris tricolore
Il podio Elite Donne
Loris Revelli domina il Campionato Italiano siglando il nuovo record sulla Trick Wood di Sestola
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
Un cielo azzurro ha accompagnato tutta
la giornata di gara e il sole ha scaldato
l’entusiasmo degli atleti, dopo le qualifiche
all’insegna del meteo variabile. A Sestola (MO) si
sviluppa il percorso di gara Trick Wood, sempre
molto apprezzato dai piloti per le caratteristiche
tecniche e per il fondo di terra che, se in ottime
condizioni, garantisce una tenuta perfetta. La
partenza si trova a quota 1.420 m in località Pian
del Falco, e con i suoi 420 metri di dislivello il
tracciato si è rivelato molto tecnico fin dal giorno
delle qualifiche, quando, ancora umido dalla
pioggia della notte precedente, ha messo in
difficoltà più di qualche corridore nei tratti ripidi
e nelle contropendenze finali. Durante le finali
si è progressivamente asciugato, permettendo
agli atleti una maggior interpretazione delle
traiettorie con l’obiettivo comune di segnare
il miglior tempo. Caratteristica unica di Sestola
è l’arrivo in centro al paese, attrazione per
il pubblico che ha goduto di questo clima
adrenalinico reso ancora più infuocato dal valore
delle maglie in palio.
I PODI MASCHILICon il tempo di 2’11”833 si aggiudica il titolo di
campione italiano DH 2019 Loris Revelli: l’atleta del
team Cingolani è riuscito a migliorare nettamente
la prestazione del giorno precedente, facendo
segnare il tempo record della pista. Una gara
corsa sul filo di pochi secondi, come testimonia
il secondo posto di Davide Palazzari (team
Scoutbike.com) per soli 1”390 millesimi. Terzo
miglior tempo per il campione italiano 2017
Francesco Colombo (team Scoutbike.com):
sebbene con una buona run abbia segnato il
crono di 2’14”378, ha dovuto accontentarsi del
terzo gradino del podio. Tra gli Juniores vince uno
scatenatissimo ed emozionato Lorenzo Migliorini
(Dueruoteforlì Rideforfun), che sale su gradino più
alto del podio con il tempo di 2’20”443. L’atleta
toscano si è imposto precedendo Lorenzo Folco
(Tub Racing) di soli 0.938 secondi. Chiude il podio
Luca Conte, atleta del team FRRD Golfo Dianese.
Davide Cappello (team Scoutbike.com)
conferma la performance del giorno precedente
conquistando la maglia tricolore nella categoria
Allievi, chiudendo la run finale con un ottimo
2’24”791. Al secondo posto Filippo Rossi (Team
Kona Bike Center Cimone) a 6” di distacco,
mentre al terzo Fabio Levra (Team VTT Arnad). La
categoria Esordienti vede imporsi un figlio d’arte,
Andrea Bonanomi (Team Bmx Garlate), che fa
segnare un ottimo 2’37”869, lasciandosi alle spalle
Nicholas Fugazza (Team Bmx Garlate) e il fratello
Riccardo Bonanomi (Team Bmx Garlate).
… E QUELLI FEMMINILITra le donne agoniste il miglior tempo, 2’31”755,
è di Eleonora Farina (Giangis’ Team Free Bike
Erbusco), e permette alla trentina di mantenere
la maglia tricolore conquistata l’anno scorso.
Veronika Widmann (Bmx Team Alto Adige
Sudtirol), prima nelle qualifiche, si vede
scavalcare durante la finale da Alia Marcellini
(Team After Skull Rogue Racing) ed è costretta
ad accontentarsi del terzo gradino del podio.
Lelia Tasso (Bikers Petosino Scuola Mtb)
vince tra le donne Juniores, confermandosi
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IL NUOVO RECORD DI LORIS REVELLI SUL TRICK WOOD DI SESTOLA GLI VALE IL TITOLO DI CAMPIONE ITALIANO, PRIMATO CHE ELEONORA FARINA RICONFERMA ANCHE QUEST’ANNO
di Cristiano Guarco || foto: Bulk Mmedia/Gravitalia
REVELLI E FARINA TRICOLORI DH
campionessa italiana di categoria. Chiudono il
podio Carola Lucrezia Favoino (Team Lapierre
Trentino Alé) e Samanta Pesenti (Team Zanolini
Bike). I complimenti vanno anche all’unica
donna Esordiente, Sofia Priori Viale (Ponente
Gravity Team), e a Giulia Sandrin (Asd 360 Mtb)
Allieva: entrambe hanno fatto registrare tempi
di tutto rispetto nella manche di gara.
I TITOLI AMATORILa campionessa italiana di categoria uscente
Bruna Benedusi (Raptors Bike Asd) si conferma
ancora una volta la migliore tra le donne
Amatori, con un ottimo 3’19”339. Precede
Giuliana Gollini del team Kona Bike Center
Cimone e la compagna di squadra Chiara
Panesi (Raptors Bike Asd). Alberto Filisetti (Guidi
Rosas Bike asd) migliora di gran lunga il tempo
fatto segnare durante le qualifiche grazie a
una run priva di sbavature. Con i suoi 2’24”113
sbaraglia la concorrenza e si aggiudica il miglior
crono tra gli uomini agonisti e di categoria Elite
Sport. Emanuele Grimani (Pavind Bike Team)
vince nella categoria Master1, mentre un
costante Fabrizio Dragoni (Alessibici) in quella
Master2. Il velocissimo Michele Berrera (Team
BMT Valsassina Mad Bros) guadagna il primo
posto tra i Master3, per lui doppia festa visto
che è diventato papà da pochi giorni.
Nella Master4 si impone Oscar Colombo
(team Scoutbike.com), mentre nella
Master5 il miglior tempo spetta a Danilo
Piergiovanni (Team Rabbit). Graziano Sala
(Team Morotti) conferma la maglia tricolore
vinta l’anno precedente, questa volta tra i
Master6, mentre per la Master 7/8 si ripete
l’inossidabile Ernesto Pedroni, portacolori del
Team Pedroni Cycles Racing Team.
Classifiche complete qui: gravitalia.it/blog/
wp-content/uploads/2019/06/finali_sestola_
ci_2019.pdf
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Eleonora Farina riconferma il titolo tricolore I campioni italiani DH 2019
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
Decine di migliaia di fan lungo i tracciati DH
e XCO hanno creato un’atmosfera superba
che gli atleti hanno ricambiato con prestazioni
di altissimo livello. La maggior parte dei favoriti
non ha mostrato alcun segno di debolezza
riuscendo a scrivere nuovi capitoli nei libri di
storia di questo sport.
1. SPETTACOLARE, RICCA DI SUSPENSE, SECCA E POLVEROSALo scorso fine settimana a Vallnord si sono
svolte sei gare in totale: Short Track, Downhill
e Cross Country - femminile e maschile - che
hanno premiato il pubblico con un pieno di
azione di prima classe. Anche il meteo è stato
favorevole: un perfetto cielo terso, abbinato
alle temperature elevate, ha reso i tracciati -
già ripidi e impegnativi - asciutti e polverosi,
alzando il livello della sfida. Nonostante - o
forse, grazie a - queste condizioni difficili,
ogni singola competizione è stata la più
emozionante e spettacolare possibile. L’aria
rarefatta a 1.900 m di quota è stata la ciliegina
sulla torta che ha spinto gli atleti oltre i loro
limiti, creando così un weekend di Coppa del
Mondo unico nel suo genere.
2. DH: IL RECORD DI ATHERTON E LO SHOW DI HOFFMANN, MENTRE BRUNI VINCE DI UN SOFFIOIl primo acuto in discesa è arrivato da Nina
Hoffmann già alle qualifiche del venerdì. Alla sua
seconda stagione di Coppa, la giovane stella
tedesca ha prodotto la run più veloce sulla pista
più ripida dell’anno, nonostante la britannica
Rachel Atherton abbia girato in modo pulito e
impeccabile. Nina ormai si è affermata tra le élite
della downhill, giocando un ruolo importante alle
finali del sabato. Dopo diverse cadute in qualifica,
la vincitrice di Leogang e naturale favorita Tracey
Hannah ha aperto le danze il sabato. Anche
se è scivolata poche centinaia di metri prima
del traguardo, l’australiana ha comunque fatto
segnare un crono importante, almeno sino a
quando è scesa Rachel Atherton. Con sole tre
atlete ancora in corsa, la britannica si è seduta
sulla hot seat provvisoria con un vantaggio di 7,1”
su Tracey. La penultima a scendere era Marine
Cabirou, che ha chiuso la sua run adrenalinica
al secondo posto, tra Atherton e Hannah. A
quel punto tutti gli occhi erano puntati su Nina
Hoffmann. La tedesca non ha deluso, tenendo
lo stesso ritmo di Rachel nei primi intertempi, ma
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I MIGLIORI INTERPRETI DELLA DISCESA E DEL CROSS COUNTRY HANNO DI NUOVO FATTO DI VALLNORD (ANDORRA) IL PUNTO DI RIFERIMENTO MONDIALE PER LA MOUNTAIN BIKE, ENTUSIASMANDO IL PUBBLICO PRESENTE E GLI SPETTATORI DI RED BULL TV - CHE TRASMETTE LE DIRETTE - CON GARE DI GRANDE SUSPENSE
di Cristiano Guarco
foto: Red Bull Content Pool, Giessegi
VALLNORD – ANDORRA, 5-7 LUGLIOGli atleti hanno battagliato su tracciati ripidi e impegnativi
Marine Cabirou si è inserita nella lotta per la vittoria
tra Rachel Atherton e Tracey Hannah
Loic Bruni ha regalato ai francesi l’ennesimo successo in Coppa
WORLD CUP MTB
poi una caduta ha messo fine alle sue speranze
di un podio. La giovane tedesca non si è persa
d’animo, risalendo in sella nonostante una
scarpa fosse ancora agganciata al pedale: non
preoccupandosi di una potenziale mancanza
di grip, ha chiuso la sua discesa con le calze
sui pedali, tagliando il traguardo tra gli applausi
del pubblico e delle rivali. La celebrazione di
questa folle corsa ha quasi messo in secondo
piano la gara dei record di Rachel Atherton: la
sua seconda vittoria in questa stagione è anche
il suo 74° podio in Coppa. Se la prova femminile
è stata emozionante, quella maschile non è
stata da meno. I ragazzi francesi hanno mostrato
ancora una volta a tutti che sono quelli da
battere in discesa quest’anno. Solo Troy Brosnan
è riuscito a tenere il passo di Loic Bruni, insieme
a Loris Vergier e Amaury Pierron. L’australiano
è arrivato terzo alle spalle del vittorioso Bruni e
del secondo classificato Vergier, conquistando
per la quarta volta su quattro gare il gradino
più basso del podio. Le run più entusiasmanti e
folli sono state quelle del nostro Johannes von
Klebesberg e del britannico Danny Hart, che
sono scesi rispettivamente in jeans e shorts.
3. XCC: TATTICHE PERFETTE E GARE EMOZIONANTICon l’arrivo in vista, Jolanda Neff era in terza
posizione, dietro la campionessa del mondo
Kate Courtney e Alessandra Keller, prima in quel
momento. Era tempo che l’elvetica aprisse il gas:
con sette podi già conquistati quest’anno - 3 volte
seconda, altrettante terza, una vittoria - Jolanda
è stata finalmente in grado di aggiungere al suo
curriculum anche un trionfo nello Short Track
di Coppa del Mondo. Si trattava della seconda
vittoria svizzera in XCC e della prima gara con
due atlete elvetiche sui primi due gradini del
podio, con la connazionale Keller seconda e la
statunitense Courtney terza. Nella sfida maschile,
Henrique Avancini ha colto l’occasione e ha
approfittato dell’assenza del dominatore Mathieu
Van del Poel: il brasiliano ha controllato la gara
dalla testa e ha spremuto le ultime energie nello
sprint finale, lasciando Nino Schurter al secondo
posto e Maxime Marotte al terzo.
4. XCO: INSEGUIMENTI MOZZAFIATO E UNA VITTORIA STORICADiverse salite spietate, tra cui la più lunga della
Coppa del Mondo, soprannominata The Wall,
attendevano gli atleti del Cross Country Olimpico
(XCO). La sfida in alta quota (2.000 m) ha messo
in difficoltà anche i più esperti. La campionessa
svizzera Jolanda Neff è partita senza forzare
proprio per questo motivo, transitando a 47
secondi dalla vetta dopo il primo giro. Questo
approccio ha però portato una battaglia tra
atlete di generazioni differenti che non si vedeva
da anni. La vincitrice della World Cup XCO 2018
ha lottato con le unghie e con i denti riuscendo a
superare quasi 30 concorrenti sino al quinto giro.
A meno di due tornate dal termine, si è ritrovata
dietro ad Anne Terpstra. Il duello per il gradino
più alto è iniziato, ma l’atleta svizzera ha perso
le sue speranze per una vittoria dopo che la
giovane rivale olandese ha scatenato un breve
e rapido contrattacco per tenere la più esperta
Neff lontana. Terpstra ha così scritto il suo nome
nei libri di storia, come la prima donna olandese
a vincere una Coppa del Mondo XCO.
Nino Schurter ha vissuto in una situazione
molto simile. Il campione del mondo in carica
e vincitore della Coppa 2018 è stato costretto al
centro del gruppo dopo una caduta al primo
giro, dovendo lottare come la connazionale
Neff per tornare in testa. Mentre inseguiva il
podio, Schurter si è ritrovato a battagliare con
il compagno di squadra Mathias Flueckiger
(vincitore ad Albstadt) e il trionfatore dello
Short Track Henrique Avancini. Dopo una
battaglia durata quasi quattro giri, l’esperienza
di Schurter è stata fondamentale per superare
Mathias Flueckiger, leader fino a quel momento,
regalando al talento elvetico la sua prima vittoria
in questa stagione e riducendo il divario tra lui
e Julien Absalon, detentore del record di 33
vittorie in Coppa, a soli due trionfi.
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Nonostante una foratura, Nino Schurter è riuscito
a vincere la sua prima prova WC di quest’anno
Grandi emozioni e spettacolo
nella prova di Short Track
Il britannico Danny Hart ha sfoggiato un look
originale scendendo in shorts
Anne Terpstra è la prima olandese a conquistare
una prova di World Cup
Anne Terpstra all’attacco di Jolanda Neff
Jolanda Neff, già vincitrice dell’XCC, dopo aver rimontato quasi 30 posizioni,
ha duellato con Anne Terpstra nelle ultime tornate della prova XCO
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI26
Senza mostrare alcun segno di fatica dopo
l’estenuante gara ad alta quota di Vallnord,
gli assi della downhill hanno continuato a
migliorare le rispettive run mentre i protagonisti
del cross country hanno aperto il gas come se
il weekend precedente non fosse esistito.
1. UN ECCITANTE RITORNO ALLE RADICIIl ritorno della Coppa del Mondo MTB
nell’iconica destinazione alpina francese è
stato impressionante. La folla transalpina –
che ha celebrato la festa nazionale lungo i
tracciati di gara – ha allietato e spinto gli atleti
TORNANDO A LES GETS DOPO 14 ANNI D’ASSENZA DAL CIRCUITO DI COPPA DEL MONDO, I DISCESISTI E GLI XCER HANNO AFFASCINATO NUOVAMENTE TUTTI GLI APPASSIONATI
di Cristiano Guarco
foto: Red Bull Content Pool, Giessegi
LES GETS – FRANCIA, 12-14 LUGLIO
Con la Atherton fuori dai giochi per infortunio, Tracey Hannah ha tenuto a bada le altre contendenti alla vittoria
Amaury Pierron lanciato verso il successo il giorno prima della festa nazionale francese
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al massimo delle loro prestazioni, creando
un ambiente unico. Le sfide tecniche non
potevano essere più impegnative per i
protagonisti della DH e dell’XC: le discese
a velocità folle e i salti enormi attraverso
i pascoli alpini, così come le formidabili
possibilità di sorpasso sull’anello cross
country, che distinguono Les Gets dalle
altre sedi di Coppa, hanno alzato il livello
della sfida in entrambe le discipline. La
ciliegina sulla torta è stata il terreno asciutto
e polveroso.
2. DH: HANNAH RADDOPPIA - TRE MOSCHETTIERI INARRESTABILIIl weekend è iniziato con brutte notizie per
la downhill: Rachel Atherton si è spezzata il
tendine d’Achille durante le prove perdendo
il resto della stagione di Coppa del Mondo.
Con altre due top rider – Myriam Nicole e
Tahnée Seagrave – già ferme per infortuni,
Tracey Hannah rimane l’unica a essere sempre
salita sul podio in World Cup DH. A Les Gets
l’australiana è stata all’altezza del suo ruolo di
favorita, ma la seconda fila di atlete con Marine
Cabirou (Francia), Mariana Salazar (El Salvador)
e soprattutto Nina Hoffmann (Germania) ha
dimostrato grande ambizione e convinzione…
non sarà facile per Tracey Hannah quest’anno.
Il giorno prima della presa della Bastiglia, festa
nazionale, i tre moschettieri hanno inscenato
una nuova Rivoluzione Francese: Amaury
Pierron ha vinto, Loic Bruni è arrivato secondo
e Loris Vergier quinto. Solo il britannico Laurie
Greenland e l’australiano Troy Brosnan – terzo
e quarto – sono riusciti a evitare una clamorosa
tripletta, ma alla fine la festa francese ha avuto
comunque luogo.
3. XCC: NON C’È PIÙ TEMPO PER IL RECUPERO - BRANDAU PEDALA TRA GLI ATLETI DI PUNTAQuattro sono stati i giorni a disposizione
degli atleti per recuperare dopo le estenuanti
gare di alta quota a Vallnord, viaggiando dai
Pirenei alle Alpi. Queste circostanze non sono
sembrate un problema per i protagonisti dello
Short Track, che hanno impostato un ritmo
infernale sin dall’inizio delle competizioni
femminile e maschile. Dopo cinque dei setti
giri previsti, Kate Courtney (USA) ha aumentato
ulteriormente il passo, lasciando le sue
avversarie nella polvere, superando la leader
provvisoria Elisabeth Brandau (Germania) e
assicurandosi la vittoria. In questa stagione la
tedesca aveva già preso il comando un paio
di volte, ma fino a Les Gets non era stata in
grado di produrre una prestazione al top per
tutta la gara. Questa volta solo Pauline Ferrand-
Prévot (Francia) è stata abbastanza veloce
per superare la 33enne Brandau, chiudendo
seconda nella gara di casa. Nella lotta per il
terzo posto, la tedesca ha battuto la tre volte
vincitrice della Coppa del Mondo Jolanda Neff
in un finale mozzafiato.
In campo maschile, il dominatore ha fatto il suo
ritorno: Mathieu Van der Poel si è assicurato
il sua terzo successo nello Short Track su
altrettante tappe, dimostrando che, anche
se non ha corso a Vallnord, una volta in gara
dà sempre il massimo. Il fenomeno olandese
ha approfittato di un problema di Henrique
Avancini (Brasile) per superare il vincitore di
Vallnord e dominare lo sprint finale.
Con Mariana Salazar e Nina Hoffmann, Marine
Cabirou ha dato filo da torcere a Tracey Hannah
Il britannico Laurie Greenland è riuscito a
strappare la 3ª piazza ai transalpini
Loris Vergier, con il 5° posto, ha completato il predominio francese
Dopo il successo a Vallnord, Loic Bruni sale sul secondo gradino del podio
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4. XCO: I CAMPIONI DEL MONDO ANCORA UNA VOLTA SUL GRADINO PIÙ ALTOKate Courtney (USA) e Nino Schurter (Svizzera)
hanno dimostrato la loro forza fin dall’inizio. La vittoria
della statunitense non è mai stata in discussione: la
campionessa del mondo in carica ha forzato nel primo
giro mantenendo il vantaggio acquisito sino alla fine delle
sette tornate previste. Conquista la sua terza vittoria XCO
dell’anno e la quinta complessiva in Coppa, incluse le due
XCC di questa stagione. L’emozione è arrivata ancora
una volta dalla svizzera Jolanda Neff: dopo una partenza
lenta nella gara della settimana precedente, questa volta
l’elvetica ha iniziato con un ritmo elevatissimo. Dopo il
naturale calo di prestazioni, ha prodotto un’altra rimonta
sensazionale finendo nuovamente dietro a Courtney. Lo
spunto più interessante della giornata è arrivato però
da Elisabeth Brandau, che ha chiuso al terzo posto,
stabilendo il nuovo record personale.
Nella competizione maschile Nino Schurter ha mostrato
una forma impressionante. La vittoria del 33enne è stata il
risultato di un’emozionante sfida a eliminazione ai massimi
livelli. Giro dopo giro, il gruppo di testa si è ridotto da
otto a due atleti. Dopo che Ondrej Cink (Rep. Ceca) e
Henrique Avancini si sono arresi al penultimo giro, la lotta
era tra Schurter e il nostro Gerhard Kerschbaumer. Lo
sprint finale ha visto però primeggiare lo svizzero, che
ha conquistato la sua 32ª vittoria in Coppa del Mondo,
a una sola lunghezza dal record del mito francese Julien
Absalon. Nonostante il suo ritorno sul palcoscenico
principale, Van der Poel è finito nelle retrovie non
riuscendo mai a tenere il ritmo del gruppo di testa,
finendo al 16° posto dopo aver battuto Manuel Fumic
(Germania) nello sprint finale.
Amaury Pierron festeggia con due tifosi
la vittoria nella prova di casa
Henrique Avancini ha lottato per la vittoria fino al penultimo giro
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5. COPPA DEL MONDO: I MIGLIORI ALLUNGANO METTENDO PRESSIONE SUGLI INSEGUITORIÈ stato un fine settimana perfetto per i leader di Coppa del Mondo,
tutti in grado di estendere il proprio vantaggio. Tracey Hannah (1.040
punti) ha celebrato la sua seconda vittoria nella stagione beneficiando
dell’infortunio di Rachel Atherton. Marine Cabirou (840 punti) segue
nella generale di Coppa. In campo maschile, Loic Bruni (965 punti) ha
ampliato il suo vantaggio: dopo tre vittorie in questa stagione, precede
di 110 lunghezze il connazionale Amaury Pierron – due trionfi per lui nel
2019 – appaiato in seconda posizione da Troy Brosnan (855).
Vincendo le gare XCC e XCO, Kate Courtney (1.265 punti) ha festeggiato
un altro weekend perfetto dopo aver già conquistato entrambi gli
eventi di Albstadt. Segue Jolanda Neff (1.090), poi Anne Tepstra (815),
più distaccata ma in crescita Elisabeth Brandau (625 punti).
Nino Schurter, vincitore uscente della Coppa, ha fatto un grande passo
in avanti verso la sua settima affermazione assoluta in World Cup,
riuscendo a pareggiare il detentore del record Julien Absalon. Con 1.160
punti precede Henrique Avancini (915), teoricamente ancora in corsa.
Ottima prova per il tricolore Kerschbaumer, battuto allo sprint da Schurter
Una gara tutta d’attacco per Jolanda Neff
Nino Schurter ha sbaragliato uno a uno tutti gli avversariL’iridata Kate Courtney è stata la dominatrice incontrastata nella prova femminile
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
VAL DI SOLE, EVOLUZIONI MOZZAFIATOE GIOCHI DI EQUILIBRIODopo lo spettacolo della Coppa del Mondo di Cross Country e Downhill
e la rassegna iridata di Four-Cross, in Val di Sole è tempo di riallacciare
i caschetti per la Coppa del Mondo di Trials, in programma dal 23 al 25
agosto a Vermiglio. La valle trentina si prepara ad accogliere i funamboli
della bicicletta nel nuovo Bike Trial di Vermiglio, inaugurato in occasione
dei Mondiali di specialità del 2016.
Come tre anni fa, anche stavolta il meglio del movimento internazionale
si appresta a sfidarsi nel polmone verde adiacente ai Laghetti di San
Leonardo, un sito di grande bellezza e fascino, apprezzato da atleti,
tecnici e spettatori. Il Trial Park di Vermiglio sfrutta proprio le risorse
naturali presenti nella piana di San Leonardo. I percorsi sono in gran
parte naturali, arricchiti da ostacoli offerti dal territorio, come le rocce del
torrente, o difficoltà completamente artificiali, come le opere d’arte in
legno realizzate da Lino Mosconi e Giorgio Tomaselli.
Per gli atleti, il grande obiettivo è non mettere il piede a terra: è questo il
sale della competizione negli eventi di Trial. Lo scorso anno, nella prima
storica tappa di Coppa del Mondo ospitata dalla Val di Sole, si è imposto
lo spagnolo Alejandro Montalvo nella categoria Uomini Elite 20”, mentre il
transalpino Nicolas Vallee e la tedesca Nina Reichenbach hanno prevalso
rispettivamente nelle categorie Uomini Elite 26” e Donne Elite.
Anche quest’anno i campioni non mancheranno per la chiusura dell’estate
del ciclismo in Val di Sole, una stagione ricchissima nel segno delle due
ruote che proietta il territorio verso un nuovo grande appuntamento con
l’iride: i Campionati del Mondo di MTB del 2021.
valdisolebikeland.com
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DOPO AVER OSPITATO LA COPPA DEL MONDO DI CROSS COUNTRY E DOWNHILL E LA RASSEGNA IRIDATA DI FOUR-CROSS, LA VALLE TRENTINA SI PREPARA AD ACCOGLIERE GLI ACROBATI DELLA BICICLETTA DAL 23 AL 25 AGOSTO NEL NUOVO TRIAL PARK DI VERMIGLIO
foto: Mauro Mariotti
LARGO AI FUNAMBOLIIN VAL DI SOLE ARRIVA LA COPPA DEL MONDO DI TRIALS
eMTBPROFESSIONISTI
Questo quarto round e-Enduro disputato in
Val di Pejo è stato prima di tutto una gara
spettacolare, con trail incredibili e al tempo
stesso molto tecnici. Già dal venerdì molti
e-rider erano presenti sui percorsi della Pejo
Trail Arena, immersa nel Parco Nazionale dello
Stelvio, sapientemente fettucciati dallo “sherpa”
Race-Events Luca Bortolotti, per godersi i
fantastici panorami e visionare tutte le prove
speciali. Come da previsione meteo, la giornata
del sabato si è aperta all’insegna del maltempo,
con forti piogge e un calo drastico delle
temperature. Questo non ha però impedito le
prove percorso, che sono andate avanti tutta la
giornata, compresa la “Social Ride” organizzata
da Marco Aurelio Fontana con il supporto
di Red Bull sui tracciati di gara. Verso metà
pomeriggio il sole è comparso a Peio per la
felicità di organizzatori, espositori e visitatori, che
finalmente hanno potuto aggirarsi nell’Area Expo
in cui erano presenti gli stand di Specialized,
Brose, Vittoria, Rullo/Suntour, Haibike, Ridewill,
Atala, Mr.Wolf e Focus Scuderia Fontana.
DAVIDE SOTTOCORNOLA E JESSICA BORMOLINI LASCIANO IL SEGNODomenica mattina la bella giornata e le miti
temperature hanno portato il buon umore tra
gli iscritti pronti a darsi battaglia nella Pejo Trail
34
LA PENULTIMA PROVA DEL CIRCUITO NAZIONALE DI E-ENDURO, DISPUTATA IL 22 E 23 GIUGNO, È STATA PIENA DI COLPI DI SCENA. LE FORTI PIOGGE CADUTE IL SABATO HANNO PROBABILMENTE CONDIZIONATO LA GARA DI MOLTI ATLETI, COSTRINGENDOLI AL RITIRO O CAUSANDO RALLENTAMENTI DOVUTI A PROBLEMI ELETTRICI E MECCANICI
di Cristiano Guarco || foto: Mario Pierguidi/e-Enduro
E-ENDURO #4 VAL DI PEJO
Il modo migliore di dissetarsi… Ristoro da re in Val di Pejo Anche il mitico Pippo Marani in gara
Arena. Già dalle prime PS la gara sembrava
saldamente in mano a un velocissimo Andrea
Garibbo (Haibike Factory Italia) davanti a Nicola
Casadei (Sig. Lupo ASD) e Davide Sottocornola
(Cicobikes-DSB). Molti i ritiri tra gli atleti iscritti
già da PS1 a causa di problemi alle eBike, ed
è proprio durante l’ultima prova che Garibbo
è costretto ad abbandonare per un problema
meccanico. Anche Casadei accusa un forte
ritardo per noie elettriche al motore che lo
costringono a pedalare senza assistenza tutte le
speciali tre e quattro, spianando così la strada a
un velocissimo Davide Sottocornola, seguito da
Marco Aurelio Fontana (Focus Scuderia Fontana)
in grande spolvero e di Simone Martinelli
(Cicobikes-DSB). Tra le donne dominio assoluto
di Jessica Bormolini (Sig. Lupo ASD) davanti a
Federica Amelio (Haibike Factory Italia) e Chiara
Pastore (Team Locca).
Tra i giovani vittoria di Dario Benini (Team Benini
Novara) su Federico Migliorin (Cicobikes-DSB-
Nonsolofango) e Pietro Olmo Garavelli (Team
Locca). La classifica Team viene conquistata da
(Cicobikes-DSB-Nonsolofango).
Manca solo l’appuntamento del 19-20 ottobre
a Spotorno (SV) che sostituisce Varazze,
“promossa” a ultima tappa della serie e-Enduro
International Series dopo il forfait di Loano (in
programma il 5-6 ottobre).
e-enduro.it
35
Jessica Bormolini domina in campo femminile
Gara difficile per tutti, cerchi compresi
Davide Sottocornola vince e prende il comando della classifica Marco Aurelio Fontana finalmente sul podio, 2° assoluto
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
L’ambientazione unica delle Dolomiti fassane si
è riflessa nella gara, con Richie Rude (Yeti/Fox
Shox Factory Team) che si è presentato al via per la
prima volta questa stagione, dopo la sospensione
per doping. Lo statunitense ha mostrato tutta la
sua intenzione di tornare protagonista assoluto già
dalla prima prova speciale, la prima delle quattro
– su cinque – conquistate nell’evento italiano delle
Enduro World Series. Solo il campione in carica
Sam Hill (Team Chain Reaction Cycles Mavic) è
sembrato in grado di metterlo in discussione,
ma si è dovuto accontentare del secondo posto
finale, davanti al francese Florian Nicolai (Canyon
Factory Racing). Peccato invece per il bergamasco
Marcello Pesenti (Marchisio Bici), che per tutta la
competizione era riuscito a mantenersi nella top
ten maschile. Purtroppo una caduta sulle prime
curve dell’ultima speciale gli è costata la gara,
facendolo piombare indietro alla 40ª posizione,
miglior risultato comunque tra gli italiani al via.
In campo femminile la francese Isabeau
Courdurier (Intense Mavic Collective) ha mostrato
ancora una volta la sua posizione dominante nella
disciplina, lasciando solo una PS alla canadese
Andreane Lanthier Nadeau (Rocky Mountain/Race
Face Enduro Team), seconda a 34”, al suo miglior
risultato in carriera. L’atleta israeliana Noga Korem
36
LA MET VAL DI FASSA EWS SI È SVOLTA IL 29 GIUGNO IN QUOTA SULLE DOLOMITI ITALIANE, CON CINQUE PROVE SPECIALI IN UNA SOLA GIORNATA, CORSE IN UNO DEGLI SCENARI PIÙ INCREDIBILI AL MONDO. E RICHIE RUDE È TORNATO AL SUCCESSO
di Cristiano Guarco || foto: Nicola Damonte/Val di Fassa
Gli scenari unici delle Dolomiti
Richie Rude torna al successo in campo maschileContinua il dominio di Isabeau Courdurier in campo femminile
ENDURO WORLD SERIES #4VAL DI FASSA
(GT Factory Racing) chiude il podio femminile al
terzo posto. Antoine Vidal (Commencal Vallnord
Enduro Racing Team) ha continuato la sua striscia
vincente nella categoria U21, con Brady Stone e
Nils Heiniger che non sono riusciti a eguagliare il
suo ritmo piazzandosi rispettivamente secondo e
terzo. La canadese Lucy Schick ha conquistato il
suo primo successo in EWS nella sfida femminile
U21, con Leah Maunsell al secondo posto e Polly
Henderson al terzo. Il trentino Martino Fruet ha
deliziato il pubblico di casa conquistando la
vittoria Master, con Cedric Ravanel (Commencal
Vallnord Enduro Racing Team) in seconda e
Karim Amour (Miranda Racing Team) in terza
piazza. Louise Paulin, svedese che vive da anni a
Finale Ligure, si è imposta nella categoria Master
Women, con Alba Wunderlin e Birgit Braumann
rispettivamente al secondo e terzo posto. Il
Canyon Factory Racing è emerso come Team del
giorno, con Yeti/Fox Shox Factory Racing e Pivot
Factory Racing a completare il podio.
GRANDE SUCCESSO PER LAVAL DI FASSAAttraverso le cinque prove speciali del percorso
gara, un tracciato alpino completo e divertente,
la Val di Fassa ha potuto mostrare al mondo bike
tutto il proprio splendore anche grazie agli impianti
di risalita che regalano un punto di vista privilegiato
delle Dolomiti. I biker sono transitati dalla Conca del
Belvedere con vista che spazia dal Catinaccio fino
al gruppo del Sella, passando per il Sassolungo, le
zone Ciasates e Ciampac per poi concludere con
la speciale 5, l’iconica Tutti Frutti: 6,55 km, 1.000 m
di dislivello in discesa per un totale di 13 minuti di
show e adrenalina pura, che dalla cresta del Col
Rodella scende a valle per entrare direttamente in
paese costeggiando il Rio Antermont. È proprio
nelle acque di questo rio che, al rientro dalle prove
nei giorni scorsi, gli atleti hanno trovato refrigerio
dalle alte temperature, mostrando così un aspetto
insolito per Canazei. “Ospitare nel nostro territorio
una Enduro World Series è un’emozione unica, ma
la soddisfazione più grande è ricevere così tanti
complimenti da tutti. Il percorso che ci ha portato
qui oggi è stato lungo, ma grazie al supporto
e alla sinergia di tutte le realtà coinvolte in valle
siamo riusciti in questo che a tutti gli effetti è un
sogno” ha dichiarato William Basilico, responsabile
Fassabike e direttore gara. “È la prima volta per noi
qui in Val di Fassa ed è stato uno dei migliori eventi
che abbiamo fatto. È stato un grande weekend
che festeggia il nostro cinquantesimo evento, e
il feedback dei rider sul percorso e l’accoglienza
della comunità sono stati semplicemente fantastici.
Non vediamo l’ora di tornare”. Queste invece le
parole Chris Ball, managing director EWS.
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Marcello Pesenti in grande spolvero, peccato per la caduta nell’ultima PS
Un tracciato molto vario e ricco di situazioni differenti in Val di FassaL’ultima speciale con arrivo nel centro di Canazei
MOUNTAIN BIKEPROFESSIONISTI
Situata sulle alture di Hautes-Alpes, la
stazione sciistica di Les Orres ha ospitato
una competizione drammatica che ha visto
cambiare continuamente leader in campo
maschile. Dopo le quattro speciali del
primo giorno, Adrien Dailly (Team Lapierre)
ha deliziato il pubblico di casa guidando
la gara, con soli 2 secondi di vantaggio su
Eddie Masters (Pivot Factory Racing), seguito
a 1 secondo da Richie Rude (Yeti/Fox Shox
Factory Racing). La domenica mattina una
tempesta ha colpito il resort, costringendo
all’annullamento della quinta PS, la prima
della giornata. Le restanti tre speciali sono
state più che sufficienti per regalare un’azione
coinvolgente: Masters è riuscito a tagliare
il traguardo finale con quattro decimi di
vantaggio su Rude, conquistando la sua
prima vittoria nelle EWS. Dailly ha completato
il podio al terzo posto, con il connazionale
Florian Nicolai (Canyon Factory Racing) che
mantiene il comando della serie.
La gara femminile ha visto nuovamente la
francese Isabeau Courdurier (Intense Mavic
Collective) controllare le sue avversarie
dall’inizio, lasciando due PS a Raphaele
Richter. La 21enne tedesca, che non correva
in Enduro World Series dal 2017, è tornata alla
grande occupando il secondo gradino del
podio. Mirana Miller (Kona Factory Racing)
ha dato prova di una buona condizione per
tutto il fine settimana, piazzandosi sul gradino
più basso del podio. Courdurier estende il
suo vantaggio nella serie, a sole tre gare dalla
conclusione.
Nella categoria U21 Men è Antoine Vidal
(Commencal Vallnord Enduro Racing Team)
a dominare ancora una volta, consolidando
ulteriormente la sua leadership. Secondo
il neozelandese Brady Stone, terzo invece
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LA TAPPA FRANCESE EWS, DISPUTATA IL 7 LUGLIO, PASSERÀ ALLA STORIA COME UNA DELLE GARE PIÙ COMBATTUTE DI TUTTI I TEMPI. IL SUCCESSO VA ALLA SORPRESA MASTERS E ALLA SEMPRE PIÙ DOMINANTE COURDURIER
di Cristiano Guarco || foto: MadDogBoris/Maxxis
Ed Masters alla sua prima vittoria in EWS
La tedesca Raphale Richter stupisce con un’incredibile 2ª posizione in campo femminileSecondo posto per un redivivo Richie Rude
ENDURO WORLD SERIES #5LES ORRES (FRA)
Francescu Camoin (Specialized Racing
Team). Nella U21 Women Lucy Schick ha vinto,
ripetendo il successo in Italia del weekend
precedente, con Leah Maunsell al secondo
posto e Harriet Harnden al terzo.
Karim Amour (Miranda Racing Team) ha lottato
duramente per la vittoria dei Master Men,
con Cedric Ravanel (Commencal Vallnord
Enduro Racing Team) che ha perso la prima
posizione per meno di mezzo secondo,
con il nostro Bruno Zanchi al terzo posto.
Louise Paulin (Ibis Cycles Enduro Race Team),
svedese che vive in Italia a Finale Ligure, si è
aggiudicata la vittoria delle Master Women,
seguita da Alba Wunderlin in seconda e Suvi
Vacker in terza posizione.
La Canyon Factory Racing è stata nominata
Team of the Day, e ora è anche in testa alla
classifica a squadre.
enduroworldseries.com
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xxxx
Il podio maschile
Florian Nicolai mantiene il comando della series
Miranda Miller, sempre costante per tutto il weekend, chiude terza
Il podio femminile
Non di rado, il vero problema quando si
esce in bici durante la stagione invernale
non è rappresentato dalle temperature basse
o dal meteo, bensì spesso dalla mancanza
di stimoli e dalla difficoltà nel trovare
motivazioni. L’abbigliamento tecnico che
usiamo oggi ci permette di affrontare lunghe
uscite in sella, con un buon comfort e qualità
del training, anche con valori del termometro
prossimi allo zero. In proporzione, le
difficoltà maggiori si incontrano in primavera
e nella stagione molto calda, quando è
necessario assecondare eventuali sbalzi di
temperatura e la termoregolazione corporea.
Nei mesi primaverili il pericolo maggiore
è rappresentato dall’escursione, magari
dopo aver affrontato una salita a tutta, per
poi scendere e incontrare un muro d’aria
più fredda che ci può debilitare. Ciò può
accadere anche nelle giornate più calde se
siamo in montagna. I capi tecnici di ultima
generazione sono sempre più destinati a
un impiego specifico, e proprio per questo
performano al meglio se usati nel modo
corretto: diventa inutile acquistare una
giacca, uno smanicato ma anche una shirt
costosi se poi non siamo capaci di sfruttarli
al meglio. Diciamo che sarebbe sufficiente
leggere con attenzione l’etichetta esplicativa,
quanto meno informarsi sulle capacità
dell’indumento.
VEST CON TECNOLOGIA WINDBLOCIl termine “Windbloc” identifica il capo ma
anche il core con cui è stato sviluppata la
membrana, ovvero protezione dall’aria frontale.
Un capo vest (uno smanicato) costruito con
Windbloc è windproof e water repellent, non
sacrifica il comfort grazie a una buona elasticità
e permette al tempo stesso di espellere
l’umidità e il calore prodotti durante l’attività
fisica. A prescindere dall’indumento, il tessuto
è facilmente comprimibile e può essere
di ALBERTO FOSSATI(responsabile redazione tecnica Road) || foto: redazione tecnica e Michael Faiss
roadFocus tecnico
VESTIRSI A “CIPOLLA” NON PASSA MAI DI MODA, E POLARTEC HA PRESO ALLA LETTERA QUESTO VECCHIO ADAGIO FACENDONE UN CORE AZIENDALE E SVILUPPANDO NUOVI TESSUTI PER CAPI TECNICI. SOFTSHELL E POWER SHIELD PRO, WINDBLOC PER LA PROTEZIONE, DELTA E POWER STRETCH O POWER STRETCH PRO: LA COMBINAZIONE OTTIMALE NON HA LIMITI, CON IL CALDO MA ANCHE CON TEMPERATURE PIÙ BASSE
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GLI STRATI FANNOLA DIFFERENZA… ANCHE IN ESTATE
nascosto all’interno di una tasca della shirt. Lo
smanicato è in certo senso uno dei simboli del
ciclista moderno, a prescindere dalla stagione
e dal meteo. Questo equipaggiamento è utile
in inverno come strato aggiuntivo alla giacca
più calda, in primavera ma anche in estate,
indossato prima di affrontare una discesa alpina.
GIACCA CON TECNOLOGIAPOWER SHIELD PROTessuto con peso e spessore maggiore
rispetto a Windbloc, Power Shield Pro è rivolto
al mantenimento della temperatura corporea
ottimale. Non è uno schermo protettivo come
Windbloc, ecco perché i due capi potrebbero
trovare un naturale abbinamento nel corso
delle giornate invernali più fredde e ventose.
La struttura di Power Shield Pro è
particolarmente traspirante, agevolando
la fuoriuscita dell’umidità verso l’esterno.
Un’adeguata maglia intima, di buona qualità,
l’utilizzo di un indumento con tecnologia
Power Shield Pro e all’occorrenza un vest con
membrana Windbloc permettono di allenarsi
con qualità, comfort, con un peso ridotto,
limitando l’utilizzo di capi inutili.
SHIRT CON TESSUTO DELTAE POWER STRETCHLe due tecnologie sono abbinate per ottenere un
capo dal peso contenuto, elastico e confortevole,
dalla compressione adeguata in base alla zona
del corpo ma anche traspirante, aggettivo
quest’ultimo che dovrebbe essere un must per le
maglie estive. Rispetto ai due tessuti che abbiamo
descritto in precedenza, Delta (cooling fabric) e
Power Stretch hanno un solo strato (Windbloc e
Power Shield Pro ne hanno tre) e sono posizionati
nelle zone strategiche della maglia. Una shirt con
queste due tecnologie non avrà nessun potere
di schermatura nei confronti del vento gelido,
o di uno scroscio di pioggia, ma permette di
rimanere asciutti, caldi e in totale comfort quando
è accoppiata con un capo protettivo.
SALOPETTE CON TESSUTO DELTAE POWER STRETCH PROSe il concetto Delta è uguale a quello utilizzato
per la maglia, con un tessuto fresco, traspirante e
senza frizioni sulla pelle, cambia la longevità tra i
progetti Power Stretch e Power Stretch Pro, con
il secondo più durevole. Simili per struttura, con
un’elasticità in quattro direzioni, la versione Pro
deve essere in grado di supportare e sopportare
le maggiori pressioni a cui è soggetta una
salopette, sfregamenti e continui movimenti una
volta che si pedala, garantendo al tempo stesso
una traspirabilità ottimale.
LE NOSTRE CONSIDERAZIONIOgni capo d’abbigliamento moderno ha
peculiarità proprie, caratteristiche uniche, è in
grado di fornire prestazioni che devono essere
capite per poterlo sfruttare al pieno delle
potenzialità. Il valore aggiunto e fondamentale,
che gioca anche a vantaggio della performance
dell’atleta, è la capacità di abbinare più prodotti
di categorie differenti. Utilizzare correttamente un
indumento tecnico permette di elevare la qualità
della prestazione atletica, con maggiore e migliore
comfort sul breve, medio e lungo periodo, oltre
a preservare uno stato di salute e benessere
ottimali. Il segmento dei capi tecnici sviluppati per
lo sport è una delle categorie che più si è evoluta
nelle ultime stagioni e i tessuti Polartec ne sono
un esempio, disponibili nelle collezioni di brand
leader come Santini SMS, Sportful, Castelli, Rapha,
Dotout, Giordana, Mavic ecc…
polartec.com
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NORCO
Con un prezzo di 3.899 € e un montaggio
che comprende una trasmissione di classe
SRAM Eagle GX/NX, una forcella Rock Shox
Pike da 150 mm e un ammortizzatore Fox Float
DPX2, questa Norco Sight A1 ha anche un buon
rapporto qualità/prezzo. Non è tutto oro quel
che luccica, ma sicuramente si tratta di una delle
trail bike più capaci e divertenti del mercato,
che strizza l’occhio ai sentieri a pendenza
negativa. Norco propone due allestimenti della
versione in alluminio della piattaforma Sight,
in ogni caso declinata nelle due versioni 29”
e 27,5”, che si differenziano anche per il travel
delle sospensioni, rispettivamente di 130/150
e 140/160 mm per posteriore/anteriore. Per
la prima – oggetto del nostro test – sono
disponibili tre taglie (M, L, e XL) mentre per la
seconda sono ben cinque (da XS a XL).
Norco usa una sospensione posteriore
a quadrilatero articolato, con giunto sui
foderi bassi, un design tradizionale con
qualche accorgimento per ottenere un
comportamento stabile e un feeling giocoso
su una grande varietà di terreni. Il perno
principale è sulla linea catena della corona
singola, in verticale sull’asse del movimento
centrale, con un carro asimmetrico dai foderi
bassi con lunghezza proporzionale sulle varie
taglie per mantenere le stesse caratteristiche di
riding sulle varie misure.
Tra gli altri elementi caratteristici del telaio
troviamo la biella superiore in due pezzi avvitati,
e il passaggio ottimizzato dei cavi all’interno
delle tubazioni con ampie feritoie d’ingresso in
zona tubo sterzo (per facilitare le operazioni di
manutenzione ordinaria e straordinaria).
Accanto alla nostra Sight A1 il catalogo Norco
offre la sorella minore Sight A2 a un prezzo di
3.399 €, mentre i tre allestimenti in carbonio
hanno prezzi al pubblico compresi tra 4.399
e 6.299 euro.
MOUNTAIN BIKETEST42
IL TOP DI GAMMA DELLA SERIE IN ALLUMINIO SI PRESENTA COME UNA BIAMMORTIZZATA A TUTTO TONDO CAPACE DI FONDERE UNA GUIDA CHE ISPIRA FIDUCIA IN DISCESA, ANCHE SU QUELLE PIÙ TECNICHE, CON UNA PEDALABILITÀ PIÙ CHE DISCRETA
SIGHT A1 29”testo e foto: Cristiano Guarco
Non è tutto oro quel che luccica,
ma sicuramente si tratta di una delle
trail bike più capaci e divertenti del
mercato, che strizza l’occhio ai sentieri a pendenza negativa
43
norco.com
COSA MIGLIORAREGeometria non per tutti, peso sopra la media.
PREGIGrande confidenza nella guida, divertente e sicura in
discesa, buon rapporto qualità/prezzo.
MISURE TELAIOTAGLIA: M
ORIZZONTALE VIRTUALE: 604 MM
PIANTONE: 435 MM
FODERI BASSI: 430 MM
ALTEZZA BB: 340 MM
ANGOLO STERZO: 66,5°
ANGOLO SELLA: 73,9°
REACH: 427 MM
STACK: 614 MM
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SCHEDATECNICA
TELAIO Norco Sight Aluminum, 130 mm
AMMORTIZZATORE Fox Float DPX2 Performance
FORCELLA Rock Shox Pike RC Charger 2 Debonair, 150 mm
GUARNITURA Truvativ Descendant 6K DUB, 30d
CAMBIO SRAM GX Eagle 12v
COMANDI SRAM NX Eagle 1x
PACCO PIGNONI SRAM NX Eagle PG-1230, 11-50d
FRENI SRAM Guide R, 180/180 mm
RUOTE WTB ST i29 TCS 2.0/DT Swiss 370 Boost
COPERTURE Maxxis Minion DHF/DHR II 2,5" WT Exo TR
ATTACCO Alloy 6061 35 mm, 60 mm
PIEGA Race Face Turbine R 35 mm, 800 mm
MANOPOLE SDG Stage 1 Lock-On
SERIE STERZO FSA #57 E
REGGISELLA TranzX YSP12JL Stealth Dropper, 125 mm
SELLA SDG Fly MTN Cr-Mo
TAGLIE M, L, XL
PESO RILEVATO 15 kg
PREZZO 3.899 euro
PRODUTTORE Norco
CAMPO DI UTILIZZOUna trail bike dal montaggio di qualità, offerta a un prezzo
competitivo nel settore. Adatta a un utilizzo vario, regala tanto
divertimento senza grande impegno da parte del biker, sempre
sicuro e a proprio agio su una bici che dà il meglio in discesa, in
particolare sui sentieri più fluidi e scorrevoli.
45
ASSETTO IN SELLAAvere solo tre taglie, da M a XL, per la 29er
obbliga il biker a scegliere con oculatezza
la giusta misura. In ogni caso il feeling è
buono, almeno per chi è abituato alle MTB
di stampo enduro, chi arriva invece dal cross
country e vuole avvicinarsi alle trail bike può
trovarsi un po’ spaesato, almeno all’inizio.
Infatti il tubo sterzo corto (94 mm) permette
di abbassare il manubrio – con rise ridotto a
20 mm – giocando con gli spessori al di sotto
dello stem per caricare in modo opportuno
la ruota anteriore nella guida. La larghezza è
importante – 800 mm – ma questo almeno
consente di accorciarlo secondo le preferenze
dell’utilizzatore. Nel complesso, complice
anche la lunghezza dei foderi bassi ottimizzata
secondo le diverse taglie e una geometria
progressiva ma non troppo, la posizione sulla
bici è equilibrata ma soprattutto produttiva
nella guida attiva.
FINITUREBuone ma non eccezionali. Avremmo
preferito trovare una protezione al di sotto
del tubo obliquo in zona movimento centrale,
oltre quelle fondamentali al di sopra e al di
sotto dei foderi dal lato trasmissione per
minimizzare i potenziali danni dalle oscillazioni
della catena. In ogni caso il telaio in alluminio
è ben fatto e solido.
GRAFICHESono essenziali, con pochi accorgimenti
grafici sopra il top tube e dietro al piantone
sella, oltre al nome del brand impresso
ai lati dell’obliquo. Un minimalismo
che può piacere o meno ai biker
interessati a questo tipo di trail bike
dal comportamento al contrario
aggressivo…
ASSEMBLAGGIODa una parte abbiamo
sospensioni di gamma
media, ma comunque
dalle performance
elevate, dall’altra una
trasmissione con
alcuni elementi
entry level come
il comando del cambio e il pacco pignoni. Nel
mezzo ci stanno le ruote di qualità con cerchi
WTB tubeless ready a largo canale (29 mm
interno) e mozzi DT Swiss. In ogni caso è un
mix funzionale allo scopo: divertimento a 360°
con una particolare attenzione alla discesa. Il
telescopico TranzX ha sorpreso in positivo per
regolarità e fluidità nel funzionamento.
IN SALITALa sospensione a quadrilatero è piacevolmente
neutra, bilanciando le richieste di salita e
discesa. Il peso di 15 kg – pedali inclusi – è
sopra la media della categoria, anche se gli
ammortizzatori rimangono composti quando
si arrampica, a parte quando si spinge forte
sui pedali: il retrotreno diventa molto attivo,
obbligando a chiudere l’ammo su asfalto. La
corona da 30 e il pignone grande da 50 denti
offrono un’ottima combinazione sulle salite
ripide, sebbene l’angolo sella da 73,9° – poco
verticale secondo gli standard moderni –
obblighi il biker a pedalare in punta sella per
non perdere la trazione, comunque ottima
grazie al lavoro svolto dagli pneumatici Maxxis
da 2,5” di sezione con tassellatura aggressiva.
IN DISCESAQuesta Sight A1 29” ispira grande confidenza
nella guida, in particolare quando la pendenza
è negativa. La geometria è progressiva ma
non estrema – sterzo da 66,5° con forcella
da 150 mm di travel, reach da 427/453/475
mm sulle tre taglie M/L/XL – aiutando in ogni
caso a tenere la bici in traiettoria in ogni tipo
di curva, anche quelle più piatte. L’altezza del
movimento centrale contenuta in 340 mm, con
BB Drop di -33 mm, e il carro cortissimo (430
mm sulla M, altrimenti 435 e 440 mm per L e
XL) contribuiscono a spingere veramente forte
sui percorsi flow. Il combo degli pneumatici
è realmente efficace, non solo per le naturali
attitudini discesistiche – Minion DHF e DHR 2
si trovano su molte bici da enduro e DH – ma
anche per la pressoché perfetta accoppiata
con i cerchi a largo profilo: ispirano sicurezza
ovunque, con l’ammortizzatore posteriore che
entra prepotentemente in gioco quando si
tratta si tenere il retrotreno incollato al terreno
sui fondi più scabrosi.
A essere pignoli, avremmo preferito una
tripla mescola all’anteriore, ma non possiamo
lamentarci su una trail bike.
IN FRENATABuoni ma non eccelsi gli SRAM Guide R
con rotori da 180 mm all’anteriore e al
posteriore. La potenza è discreta, così come
la modulabilità, peccano solo di resistenza
alla fatica sulle discese più lunghe e tortuose,
anche e soprattutto per l’assenza di un rotore
da 200 mm all’anteriore, più indicato per una
trail biker con spiccate doti discesistiche
come questa Sight A1.
COMFORTNel complesso sopra la media, sia in salita
sia in discesa. La sospensione posteriore dal
feeling morbido e gli pneumatici ad ampio
volume – gonfiati a pressioni relativamente
basse – insieme al cockpit ben congegnato
agevolano il controllo del mezzo, oltre a
donare un’apprezzata comodità nell’incedere,
su ogni tipo di terreno.
STABILITÀAnche in questo caso siamo ben sopra
le necessità della categoria, con la bici
che permette di divertirsi richiedendo un
impegno non eccessivamente elevato,
mantenendosi naturalmente stabile sui
sentieri veloci e sconnessi.
ONTHETRAIL
47
Il bilanciere posteriore della trasmissione
Shimano XTR M9100 non perde un colpo, in
salita, in discesa, sui terreni smossi, la catena
sale e scende anche quando è sotto il massimo
sforzo, non è più necessario alleggerire la
pedalata durante le fasi di cambiata. A questo
aggiungiamo che le dodici velocità con una
corona singola anteriore permettono di avere
una gestione ottimale dei rapporti per situazioni
molto differenti tra loro.
Era da un po’ che rincorrevamo questa prova,
il test di uno dei prodotti simbolo della MTB,
la trasmissione XTR di Shimano 12v presentata
ufficialmente nell’estate 2018. Lo abbiamo
fatto utilizzando una delle biciclette full XC
più moderne, la BMC Fourstroke, simbolo di
una disciplina che si evolve e cambia pelle.
In un certo senso l’XTR di nuova generazione
segue proprio questo filone: dalla tecnica
estremizzata, abbina alla leggerezza la
robustezza, l’affidabilità e una serie di soluzioni
SHIMANO
mountain bikeTEST48
ABBIAMO PROVATO L’ULTIMA RELEASE A 12 VELOCITÀ E CON MONOCORONA ANTERIORE DI SHIMANO XTR. UNA TRASMISSIONE DA GARA, CON FUNZIONAMENTO MECCANICO CHE HA RAGGIUNTO LIVELLI DI PRECISIONE E SUPPORTO ALLA PRESTAZIONE INEDITI FINO A ORA
XTR M9100
della redazione tecnica, con la collaborazione di Sergio Viola || foto: Matteo Malaspina
che permettono di avere un prodotto che,
nonostante non ci sia elettronica, riesce ad
assecondare in tutto e per tutto l’atleta durante
la competizione. Il focus? Il cambio deve
essere sempre efficiente, in grado di garantire
la sua azione che si pedali su un percorso
piatto e compatto tanto quanto su una discesa
con rocce e drop, sotto sforzo e con frizioni
minimizzate, in modo che il pilota non si debba
confrontare con i limiti della tecnica e della
tecnologia. Una guarnitura con corona singola
da 34 denti, un pacco pignoni con scala 10/45,
impianto frenante con dischi da 160 mm di
diametro (anteriore e posteriore). Abbiamo
utilizzato la Fourstroke con la trasmissione
Shimano in contesti molti diversi tra loro,
anche in competizione, e abbiamo cercato di
focalizzare al meglio ogni sfaccettatura.
IN SALITAPartiamo dal presupposto che l’XTR a 12v
è totalmente differente dalla precedente
generazione, sia per l’aggiunta di un pignone,
sia perché si rivolge maggiormente all’impiego
della corona singola anteriore, limitando al
tempo stesso gli spazi vuoti (ci riferiamo allo
sviluppo metrico) tra i pignoni posteriori,
ma anche a una funzionalità del sistema
completamente stravolta. A colpire è l’estrema
fluidità dal pignone più basso, fino al 45: lo
sforzo necessario per attivare la leva del cambio
è il medesimo. Da sempre le trasmissioni MTB
sono state caratterizzate da una certa durezza
negli ultimi due pignoni, tale aspetto è stato
quasi totalmente bypassato. Non solo, non è
più necessario alleggerire la pedalata per far
risalire la catena, si può continuare a spingere
con forza, anche su terreni particolarmente
esigenti, rocciosi, e la cambiata non risente
minimamente dei continui saltellamenti che
arrivano dal basso. Rispetto a una cassetta XTR
11v old generation, la nuova 12v che abbiamo
provato a tratti è più rumorosa, probabilmente
per via della combinazioni di materiali differenti
e di una struttura più magra di ogni pignone.
Nel complesso, invece, tutto il sistema cambio
ci è parso più silenzioso rispetto al passato,
anche nei momenti in cui ci siamo trovati a fare
i conti con fango, pioggia e terreni rocciosi.
Con la leva per la risalita della catena si
possono cambiare fino a quattro rapporti con
una sola azione, ognuna di queste separata
e percepibile dalla precedente e dalla
successiva per via dello scatto del selettore
interno. La leva per la discesa permette di
agire su un rapporto alla volta. Questa, a
nostro parere, può risultare piccola e necessita
di un posizionamento corretto, con giusta
angolazione al manubrio: da sottolineare però
che funziona in due direzioni, avanti e indietro.
Con questa soluzione di rapporti ci siamo
trovati a nostro agio, anche se riteniamo che la
corona doppia abbia sempre molti lati positivi.
Un paio di uscite con il fango ci hanno rovinato
la livrea delle pedivelle in alluminio, struttura
che invece è sembrata immune a colpi, sassi e
urti contro le radici.
IN DISCESAMolto simile il nostro giudizio in discesa, anche
quando si “scarrella” verso il basso in modo
violento: la catena ingaggia nell’immediato
i pignoni, fino al 10, il più piccolo. Proprio in
questo caso, rispetto ad altre trasmissioni
49
mtb.shimano.com
presenti sul mercato, presupponendo una
corretta lunghezza della catena, il bilanciere
non si arriccia su se stesso, è sempre in
tensione con una linea catena ottimale tra
pignoni e corona. La struttura del cambio è
rigidissima (molto importante anche in ottica di
impiego su MTB full), lo si vede e percepisce;
il suo movimento è ben protetto per via di
un braccetto che sporge – non troppo – al
di fuori del frame della bici. Durante le ore di
sella e i tanti km percorsi la catena non è mai
uscita dalla corona e dalle pulegge, segno
di un supporto ottimale del design dei denti.
Siamo favorevoli all’impiego di una guida
(chain device), un aiuto in più che non guasta
ai fini della sicurezza. Menzione di merito per la
lunghezza e il grip delle leve del cambio, facili
da raggiungere a prescindere dall’inclinazione,
con i punti di contatto dove è difficile perdere
il grip, aspetto che diventa di primaria
importanza quando si affrontano single track
esigenti e lunghi. Rispetto a un manettino con
leve lisce, questo XTR è decisamente superiore
in termini di feeling.
50
IN CONCLUSIONEXTR 12v è un sistema di generazione
superiore, che dai precedenti eredita il nome,
l’affidabilità della trasmissione dell’impianto
frenante, un design tanto elegante quanto
aggressivo, facendo evolvere le prestazioni.
Un’affermazione banale? No, perché quello
che cambia rispetto al passato – e lo si
percepisce soprattutto nei frangenti più
difficoltosi – è la creazione di un prodotto
che sfrutta tanti piccoli dettagli in modo
che il biker abbia tutto a portata di mano.
La trasmissione e il suo funzionamento si
sono adeguate alle esigenze del pilota, e
non il contrario. XTR 12v ha raggiunto un
grado di personalizzazione e configurazione
difficilmente riscontrabile sul mercato (nella
categoria trasmissioni meccaniche), dove la
precisione non è più il valore aggiunto ma
parte integrante del pacchetto.
51
Selle Italia SLR non poteva mancare nel
panorama delle selle corte, un genere di
prodotto che non è solo una moda e una
meteora, confermando la crescita e l’interesse
del mercato. Uno dei modelli storici del marchio
veneto diventa anche Boost, ampliando la
categoria, perché la versione tradizionale viene
mantenuta. SLR Boost Kit Carbonio Superflow
(con telaio dal diametro di 7x9 mm) oggetto della
nostra prova è lunga 248 mm (la SLR standard è
di 275 mm) ed è disponibile in due larghezze:
130 mm (IDMatch S3) e 145 mm (IDMatch L3). La
sua costruzione, in particolare dei due tubolari
in carbonio e della scocca, riprende quella
del modello tradizionale. I primi due sono ben
centrati alla sella, diversi se paragonati alla SP-
01 e a buona parte delle proposte corte che il
mercato offre, oltre ad avere il piano d’appoggio
in un pezzo unico. L’ampio canale di scarico
Superflow – è comunque disponibile anche
una release senza foro – è stato arricchito nella
parte anteriore e in quella posteriore. Sulla punta
è presente una sorta di svasatura, che tende a
smorzare la differenza tra il Superflow e l’unione
dei due lati; posteriormente si vede il piatto in
materiale composito privo di foam. La sella è
dritta, con un impercettibile incavo nella sezione
mediana, e le alette riprendono a pieno il design
della SLR standard, capace di offrire un supporto
ottimale alla pedalata, senza creare frizioni. Il
prezzo di listino è di 299,90 euro.
LE NOSTRE IMPRESSIONIPrima di tutto è necessario dire che la SLR Boost è
la prima sella, tra tutte quelle che abbiamo avuto
l’occasione di testare, che permette di avere
uno scarrellamento molto simile a quello dei
modelli con lunghezza standard. Un dettaglio?
Un valore, perché una sella ben posizionata, che
ripaga l’occhio anche sotto il profilo dell’estetica,
è un fattore che conta molto nell’approccio di
un amatore (e non solo tra gli amatori). Proprio
l’arretramento di una sella corta, dovuto alla
mancanza della porzione anteriore, è un po’ il
limite di questa categoria. Una volta montata
sul seatpost, a parità di arretramento con una
standard, un modello corto sembra più arretrato,
sebbene non sia così. Il telaio della SLR Boost,
perfettamente centrato sul punto anatomico
SELLE ITALIA
roadTEST52
ABBIAMO TESTATO ALLA MARATONA DLES DOLOMITES UNA DELLE ULTIME NATE IN CASA SELLE ITALIA, UN MODELLO CORTO CHE AMPLIA E IN PARTE RINNOVA LA STORICA SLR. DUE LE VERSIONI IDMATCH DISPONIBILI, L3 E S3, PER UNA PROPOSTA CHE SI RIVOLGE A UNA CATEGORIA DI UTILIZZATORI RACE ORIENTED
SLR BOOST SUPERFLOW
della redazione tecnica || foto: redazione tecnica | Maratona dles Dolomites: Freddy Planinschek
della sella, permette di smorzare questo aspetto:
una volta montata, sembra una “normale”. Dal
punto di vista prestazionale, considerando la
categoria IDMatch S3, questa Boost si avvicina più
alla SLR lunga. La sua parte centrale è più morbida
ed elastica rispetto a una SLR Superflow, a tutto
vantaggio del comfort sulle medie e lunghe
percorrenze. La punta permette un’inclinazione
maggiore, verso il basso, del busto del corridore,
se paragonata a una SP-01, e sempre rispetto a
quest’ultima risulta più stabile, per via dei due
lati non indipendenti. Il risultato, a nostro parere,
è un prodotto che si avvicina molto ai modelli
standard, senza gli ingombro frontale, capace
di trasmettere un feeling immediato fin dalle
prime pedalate. Bella da vedere, semplice da
posizionare, nonostante sia categorizzata come
un prodotto racing, non è per nulla estrema,
anzi. La soluzione di costruirla con un foam dallo
spessore ridotto, abbinato a una scocca elastica,
limita il surriscaldamento (il Superflow amplifica
questo concetto) e non stravolge l’altezza sella
per via di uno schiacciamento limitato. Dalla
punta fino alla zona in cui si allarga, la SLR Boost
garantisce una stabilità ottimale ed evita gli
spostamenti in sella anche sotto il massimo sforzo
(presupponendo una biomeccanica corretta e
adeguata). Con questo modello ci siamo spinti
un po’ oltre, con la volontà di dimostrare che
una “corta” può diventare un punto di riferimento
persino per le competizioni che prevedono tanti
chilometri di salita. Granfondo La Fausto Coppi,
Maratona dles Dolomites ma anche Granfondo
del Mont Ventoux… tutti eventi dove è necessario
avere il massimo supporto, dal mezzo e dai suoi
componenti.
53
selleitalia.com
Kenda è costantemente uno dei riferimenti
del settore off-road, nonostante i tempi del
mitico Johnny T. siano piuttosto lontani. Se dici
Kenda, la prima cosa che ti viene in mente è
la gomma tassellata, uno pneumatico sempre
affidabile, dotato di una scorrevolezza e
di una velocità di altissimo livello, con un
corner grip da Coppa del Mondo. Pensate al
modello Nevagal, una copertura storica per
Kenda, eppure sempre attuale ed emulata
da molti. L’XC però sta cambiando in modo
profondo, con esso i biker, i mezzi, i tracciati.
Ecco che nasce Booster Pro, uno pneumatico
da competizione, veloce, dall’elevato grip
in diverse situazioni di guida e al tempo
stesso leggero. La carcassa è da 120 TPI, con
una mescola single compound. Le versioni
disponibili sono due, SCT e TR, entrambe
tubeless ready, entrambe disponibili con
diametro da 29 pollici. La differenza è che
SCT ha un rinforzo aggiunto sui lati e sul
tallone d’ingaggio al cerchio. Questo si
tramuta anche in una leggera differenza
di peso: TR ha un valore dichiarato di 601
grammi per gomma, SCT di 673 g (29x2,20).
La tassellatura centrale è una sorta di lisca
di pesce, con tasselli non eccessivi nelle
dimensioni e un disegno che fa collimare
la scorrevolezza con la trazione, oltre a
garantire equilibrio quando il terreno cambia
conformazione. Diversa invece la tassellatura
ai lati, che alterna tacchetti con un singolo
incavo ad altri con doppio intaglio. Questa
soluzione garantisce il medesimo feeling
dello pneumatico su terreni molto duri e su
manti con roccia non compatta, smossa.
LE NOSTRE IMPRESSIONICi piace parlare di una sorta di continuità, di
quel family feeling che caratterizza buona
parte degli pneumatici Kenda delle discipline
maggiormente rivolte alla performance, XCO
e XCM in particolare. Per un pilota, avere una
gomma Kenda significa contare su buone
doti di scorrevolezza, trazione, tenuta in
curva ottimale e affidabilità, oltre che su un
mantenimento delle caratteristiche sul lungo
termine: sono infatti pneumatici longevi e
duraturi. Booster Pro 29x2,2 è facilissima da
montare al cerchio e tallonare, un aspetto
sempre apprezzabile, per il meccanico
professionista ma anche per gli amanti
KENDA
MOUNTAIN BIKETEST54
NESSUN COMPROMESSO, NESSUNA MEZZA MISURA, IL NUOVO KENDA BOOSTER È UNA GOMMA DA GARA SPECIFICA PER IL CROSS COUNTRY. TRAZIONE E SCORREVOLEZZA SONO LE SUE CARATTERISTICHE PRINCIPALI, E OFFRE IL MEGLIO DI SÉ SU TERRENI DURI OPPURE ROCCIOSI
BOOSTER PRO
della redazione tecnica
del fai da te: al primo gonfiaggio, anche
senza lattice, è ermetica. La forma dello
pneumatico garantisce scorrevolezza nella
porzione centrale, unita a un buon grip, con
una battuta a terra non eccessiva e al tempo
stesso un’ampia sezione che aggredisce il
terreno in fase di cornering. Il suo contesto
ideale è lo smosso asciutto, anche con rocce
e detriti. I tacchetti laterali e centrali risultano
quasi pastosi al tatto. Paga qualcosa quando
il fango diventa importante, nella sezione
centrale, mentre i lati scaricano bene e
velocemente. Un altro dettaglio che vale la
pena sottolineare è il fatto che non subisce il
cambio di consistenza del manto sottostante,
un ulteriore vantaggio per chi ha una guida
veloce e aggressiva.
55
kendatire.com rms.it
Nel corso delle stagioni abbiamo visto
crescere il cross country, in particolare
sotto il profilo tecnico, con tracciati sempre più
esigenti, a volte estremi, e non solo in Coppa del
Mondo. Questo ha obbligato a un’evoluzione
dei materiali, di bici e componenti, che hanno
sfruttato parte del know how sviluppato in
precedenza per l’enduro, DH e All Mountain:
le bici full, i manubri extra large, per non
dimenticare i seatpost telescopici, gomme con
sezioni abbondati e ruote con cerchi allargati.
Le DT Swiss Spline XR con canale interno da
25 mm ne sono un esempio: ruote leggere
e robuste al tempo stesso, con cerchio in
alluminio; in più di un’occasione le troviamo
montate su bici full per l’XCO e l’XCM. DT
SWISS XR1501 Spline One 25 ha il cerchio in
lega leggera con predisposizione naturale alla
gomma tubeless, già dotato di flap interno: il
modello è disponibile con diametri 27,5” e
29er, perno passante da 100 oppure 110 mm
DT SWISS
MOUNTAIN BIKETEST56
L’XCO MODERNO È UNA DISCIPLINA SEMPRE PIÙ TECNICA, IN UN CERTO SENSO MOLTO VICINA ALL’ENDURO. I TRACCIATI SONO PIÙ ESIGENTI, NON SOLO RIGUARDO ALLE DISCESE MA ANCHE PER LE SALITE, E TUTTO QUESTO OBBLIGA A SCELTE BEN PRECISE DA PARTE DEI PILOTI. ECCO CHE IL CERCHIO CON CANALE INTERNO DA 25 MILLIMETRI DIVENTA LA BASE SU CUI LAVORARE
XR1501SPLINE ONE 25
della redazione tecnica con la collaborazione di Sergio Viola || foto: Matteo Malaspina
anteriore, 142 oppure Boost posteriore. Il canale
interno misura 25 mm, per un totale di 29 se si
considerano i lati esterni. I nippli sono esterni
con raggi DT Competition incrociati in terza,
ovvero qualche grammo sacrificato a favore
di grande robustezza, equilibrio e longevità.
Il mozzo è di natura Spline 240, con Ratchet
System per il posteriore. Il peso dichiarato è di
1.521 grammi la coppia. ll prezzo del modello in
test è di 968 euro.
LE NOSTRE IMPRESSIONIAlcune considerazioni avanzate nella
descrizione di questa ruota portano a pensare
a un prodotto orientato al training intenso, a una
ruota che alcuni considerano “da allenamento”.
Tutto vero, anche se categorizzarla in questo
modo sminuisce le reali qualità di questa
Spline con cerchio maggiorato. Come buona
parte dei modelli Spline, anche la XR 25 è
dotata di una buona risposta alle sollecitazioni,
ai cambi di ritmo e alle progressioni, non
è estrema in termini di rigidità, per quanto
riguarda cerchio e raggiatura, diventando un
prodotto che difficilmente perde in trazione,
anche sui terreni più complicati. Escursione
della forcella e sezione della gomma a parte,
l’anteriore è davvero facile, agile e stabile
nelle fasi di cornering in appoggio esterno.
A nostro parere la gommatura ideale è
proprio quella che abbiamo usato durante
la prova, con sezione da 2,25. Potremmo
pensare anche a uno pneumatico da 2,10, ma
sarebbe necessario prevedere un prodotto
abbondantemente tassellato ai bordi: il rischio
è quello di avere un canale interno da 25
mm che modifichi la forma di una copertura
dalla sezione ridotta. Passando al retrotreno,
il valore aggiunto è il mozzo, con un Ratchet
System che ingaggia nell’immediato ed è di
facile manutenzione. Oltre al pacchetto, entra
in gioco la raggiatura (raggi a testa dritta), con
una sorta di incrocio in terza che nasce dal
mozzo Spline: la testa dei profilati in acciaio
è inserita all’interno di piccole asole ai lati del
mozzo, non vere e proprie flange, soluzione
che permette di limitare la dispersione di
energie e rigidità. Questa Spline è concepita
per un utilizzo intenso, per un impiego cross
country aggressivo ma anche marathon,
specialità dove il comfort non guasta mai.
57
dtswiss.com
Questa copertura – sviluppata in
collaborazione con il campione Nino
Schurter – presenta un design preso in prestito
della progenitrice, ma con tasselli più piccoli,
più corti ma soprattutto più bassi. Il risultato
è uno pneumatico dedicato al posteriore
– davanti è consigliato uno più aggressivo
– che scorre in modo incredibilmente
veloce, perfetto per le competizioni su fondi
compatti e asciutti.
Al momento Maxxis offre la Rekon Race in due
sezioni, 2,25” e 2,35”, sempre per diametro
ruota 29er (rispettivi prezzi di 51 e 53 € di
listino). Entrambe condividono la protezione
sui fianchi Exo che, a fronte di una leggera
penalizzazione sul peso – rispettivamente 670
e 710 g – permette di pedalare più tranquilli in
allenamento e sui campi gara. Lo pneumatico
è a fianchi pieghevoli, con carcassa a 120 TPI e
a doppia mescola. Ovviamente la costruzione
è tubeless ready, garantendo la perfetta
tenuta sui cerchi compatibili a patto di usare
l’indispensabile liquido sigillante interno. Noi
siamo riusciti a montare perfettamente la
gomma con il solo aiuto della tradizionale
pompa da pavimento.
DESIGNMaxxis considera Rekon Race come uno
pneumatico semi-slick, anche se in realtà è
più un modello di ultimissima generazione,
congegnato per un utilizzo molto specifico:
terreni veloci e asciutti. I tasselli centrali sono
bassi e ravvicinati, mentre quelli laterali sono più
alti per garantire al tempo stesso una bassissima
resistenza al rotolamento in rettilineo e un buon
grip laterale mordendo il terreno in curva, senza
dimenticare un’altrettanto buona capacità di
smorzare le vibrazioni. Analizzando la gamma
Maxxis dedicata al cross country, i tasselli della
Rekon Race presentano un’altezza assimilabile
a quelli di Aspen e Ikon, rispettivamente pensati
per terreni più insidiosi e fondi misti. La gomma
in prova si distingue però per la dimensione dei
tasselli, la più piccola di questo gruppo ristretto
pensato per le competizioni XC.
Rekon Race è in sostanza uno pneumatico
direzionale – è facile intuirlo osservando
il design del battistrada – da posteriore
o al limite da scegliere in coppia su fondi
eccezionalmente veloci. Nel montaggio
comunque viene in aiuto il tradizionale segno
presente sul fianco, con il nome completo
collocato sul lato trasmissione.
MAXXIS
MOUNTAIN BIKETEST58
LA GOMMA DI MAXXIS SI PRESENTA COME EVOLUZIONE DELLA NOTA REKON, ULTIMA NATA DELLA LUNGA E APPREZZATA SERIE DI COPERTURE XC
REKON RACEtesto e foto: Cristiano Guarco
ON THE TRAILAbbinare questa gomma con la più versatile
Rekon all’anteriore è una buona scelta,
così come Aspen o Ikon (nel nostro caso)
a seconda delle particolari condizioni del
tracciato di gara. Il feeling al retrotreno è
stato positivo: Rekon Race realizza le sue
promesse di modello veloce, molto veloce.
La scorrevolezza è semplicemente ai massimi
livelli nella categoria, anche su asfalto. I terreni
duri sono il pane per i suoi denti, dando
assolutamente il meglio. Anche su rocce e
radici asciutte non si scompone più di tanto,
merito del buon volume interno che porta a
quella deformazione necessaria per trovare
il giusto grip. Pure in curva le sensazioni sono
state positive: i tasselli laterali si aggrappano
con efficacia, con una transizione prevedibile e
fluida da quelli centrali.
In condizioni umide il gioco si fa duro,
soprattutto in presenza di radici scivolose.
Qui entra in scena la tecnica di guida del
biker, ma fino a un certo punto: è realmente
difficile lottare con efficacia quando si hanno
a disposizione tasselli centrali così bassi e
compatti. Non riescono infatti a penetrare con
incisività nel terreno, stessa situazione quando
si incontrano fondi cedevoli e smossi.
In sostanza, siamo in presenza di uno
pneumatico studiato per esigenze molto
specifiche, eccellendo in condizioni di gara
veloci, come dimostrano le numerose vittorie
in Coppa del Mondo di Nino Schurter.
59
maxxis.com ciclopromo.com
DPV, acronimo di Deporvillage, identifica la
linea di accessori dell’azienda spagnola
che ha l’obiettivo di offrire una buona qualità
a un prezzo contenuto, con caratteristiche
tecniche di alto livello, senza sacrificare un
design accattivante. Orion e Draco sono
due caschi molto differenti tra loro; la forma
e il concept che esprimono al solo impatto
visivo lo confermano: Orion è un modello
aero, a tratti estremizzato, chiuso, compatto,
aggressivo, mentre Draco è ben ventilato,
molto attuale nel design, non sacrifica le
caratteristiche di penetrazione dello spazio,
ma è comodo e più versatile rispetto al
fratello Orion.
DPV ORIONÈ costruito grazie alla tecnologia In-Mold, con
una calotta esterna quasi completamente
chiusa: sono presenti quattro piccole asole
frontali e fori più grandi nella parte posteriore.
L’aria in entrata viene spinta all’interno,
veicolata grazie a dei canali appositi ed
espulsa verso il retro, portando con sé
calore e umidità prodotti durante lo sforzo.
Le imbottiture minimali sono antibatteriche.
Il cinturino con buckle classico è forato. Il
sistema di ritenzione è completato dalla
gabbia (settabile in altezza) e dal rotore che
regola la larghezza, posizionati nella zona
cervicale. Orion è disponibile in due taglie
– S/M, L/XL – e due colorazioni – bianco
oppure nero – a un costo di 79 euro.
DPV DRACOPiù versatile e trasversale rispetto a Orion, non
sacrifica però completamente gli aspetti legati a
un’aerodinamica ottimizzata e ricercata. Anche in
questo caso la costruzione è In-Mold, ma Draco
adotta una struttura più aperta, con le classiche
asole frontali, laterali, superiori e posteriori per
DEPORVILLAGE
ROADTEST60
IL PORTALE E-COMMERCE SPAGNOLO DEPORVILLAGE LANCIA UFFICIALMENTE UNA PROPRIA LINEA DI ACCESSORI ED EQUIPAGGIAMENTI, TRA CUI ANCHE I CASCHI CONTRASSEGNATI DAL MARCHIO DPV. ORION E DRACO SONO DUE MODELLI AL TOP DEL LISTINO, IL PRIMO CON UNA FORTE CONNOTAZIONE AERODINAMICA, IL SECONDO PIÙ TRADIZIONALE E AERATO
ORION E DRACO
della redazione tecnica
l’ingresso e la fuoriuscita dell’aria. Le imbottiture
sono con trattamento antibatterico; il sistema
di ritenzione con rotore è regolabile in altezza
ed è completato dalle fibbie con bloccaggio
tradizionale (come Orion). Draco è disponibile
in taglia unica e due colorazioni, bianco oppure
rosso, al prezzo di 79 euro.
LE NOSTRE IMPRESSIONIL’impatto estetico dice molto delle
caratteristiche principali dei due caschi, perché
se Draco è tradizionale, Orion, una volta
indossato, colpisce per la comodità: risulta
quasi impercettibile. Come si può immaginare,
non c’è partita in fatto di ventilazione, in
quanto Draco è ben aerato, assolutamente
versatile, sebbene le imbottiture spesse
tendano a trattenere il sudore. È un casco dalla
calzata profonda, in un certo senso old style,
ma comunque confortevole e ben saldo una
volta che è stato regolato.
Apprezzabile è proprio il settaggio in altezza
del rotore posteriore e della gabbia, in modo
che il tutto non crei fastidi alla zona cervicale.
Draco non è certo un modello da usare per
le lunghe salite, durante le calde e soleggiate
giornate estive, ma il suo comfort ci ha
sorpreso. Ha una calzata più alta rispetto a
Orion, con uno stacco maggiore sulle orecchie
e sulla zona temporale.
Questo dettaglio permette di utilizzare
differenti tipologie di occhiali e lascia libere
zone della testa dove si tende a sudare molto.
Ottimale anche in questo caso il sistema
di regolazione e ritenzione, ampiamente
personalizzabile. Il rapporto qualità/prezzo è
ottimale, permette a tutti di avere accesso a un
prodotto fondamentale per la sicurezza, in cui
anche l’occhio vuole la sua parte.
61
deporvillage.it
Il nome Parachute è noto agli appassionati di
mountain bike, soprattutto quelli che praticano
enduro. Infatti, è uno dei primi caschi integrali
appositamente progettati per le necessità della
disciplina: un pacchetto versatile, abbastanza
leggero e aerato da essere indossato anche
nelle fasi pedalate, e con tutta quella protezione
necessaria per aggredire i sentieri nelle speciali
in discesa. Il pioniere dei caschi integrali da
enduro, già certificato ASTM (per la massima
sicurezza della mentoniera), si evolve nel rispetto
degli attuali standard della specialità, ma senza
rinnegare il suo passato: Met Parachute MCR -
questo il nome del nuovo modello - è sempre
innovativo, versatile e sicuro.
DESIGNIl produttore italiano Met Helmets ha basato il
casco sul sistema proprietario Magnetic Chinbar
Release (MCR), stabilendo un nuovo standard
per i caschi integrali convertibili da enduro
con certificazione ASTM. È un sistema facile da
usare e assolutamente sicuro, trasformando
istantaneamente il casco da integrale ad aperto.
La tecnologia Met è in attesa di brevetto, e nasce
da una collaborazione con FidLock®, brand noto
per i suoi sistemi di blocco con azionamento
magnetico/meccanico (cinghietto sotto gola per
i caschi, fissaggio della borraccia al telaio, ecc…).
La visiera in plastica iniettata si piega - senza
rompersi - sulla calotta del casco in caso di
urto, una caratteristica unica che aiuta a gestire
le forze di rotazione trasferite al collo in caso
d’incidente. Inoltre è regolabile su due posizioni
fisse per consentire la collocazione sicura e
stabile della mascherina o degli occhiali. Il casco
è fornito con due coppie di guanciali, di diverso
spessore, per trovare il fit e il comfort perfetti.
Sono intercambiabili con facilità oltre a poterli
lavare con tutta tranquillità.
Parachute MCR non si fa mancare la regolazione
Boa FS1® sulla nuca, con step micrometrici - 1
mm a click - per assicurare la migliore vestibilità
possibile. Il sistema avvolge a 360° tutta la testa per
evitare qualsiasi punto di pressione, ottimizzando
così il comfort. Il cinghietto sottogola invece
è realizzato da Fidlock® per la massima facilità
e rapidità nell'utilizzo grazie al sicuro sistema
magnetico/meccanico.
Proprio la sicurezza è portata a un livello superiore
mediante l’integrazione della tecnologia
MIPS-C2® che separa il guscio e l’imbottitura con
un sottile strato di plastica a basso attrito (LFL).
Questo è fissato con 3-4 elastomeri in gomma,
permettendo al casco di ruotare sulla testa
in caso di urto, reindirizzando così il dannoso
movimento rotatorio e minimizzando i potenziali
danni cerebrali. Ovviamente non può mancare
la certificazione ASTM F1952-15 / F2032-15 per
la calotta e per la mentoniera, così da garantire
il massimo della sicurezza sia in modalità aperta
sia in quella integrale. Tutti i caschi Met Helmets
vantano una ventilazione efficace. Qui troviamo
21 prese d’aria con canalizzazioni interne che
lavorano in sinergia con la mentoniera dalle
ampie aperture, per massimizzare il flusso sia alle
basse sia alle alte velocità.
Questo Parachute MCR in sintesi: 3 taglie (S
52-56, M 56-58, L 58-61 cm); peso di 840/455
g (taglia M, integrale/aperto); certificazioni
EN 1078:2012 + A1:2012 | AS/NZS 2063:2008 |
U.S. CPSC 1203 | ASTM 1952-15 / ASTM 2032
15; prezzo: 330 €; in dotazione borsa per il
trasporto, coppia di guanciali supplementare,
custodia rigida (opzionale); 6 colorazioni.
MET
MOUNTAIN BIKETEST62
IN PROVA L’ULTIMO PASSO NELL’EVOLUZIONE DEL MODELLO PARACHUTE DI MET HELMETS DEDICATO ALLA DISCIPLINA ENDURO, ORA CON MENTONIERA REMOVIBILE E CON IL SUPPORTO DELLE TECNOLOGIE BOA E MIPS
PARACHUTE MCRtesto e foto: Cristiano Guarco
ON THE TRAILMet Parachute MCR è progettato per trasformarsi
realmente in due caschi, senza compromessi.
Quello integrale, con mentoniera montata, ha
un look moderno e aggressivo, offrendo una
protezione a tutto tondo. Una volta smontata la
mentoniera, appare in tutto e per tutto come un
modello all-mountain/enduro di Met Helmets.
Abbiamo avuto la possibilità di provarlo in
diversi ambiti e condizioni climatiche differenti,
per una valutazione il più possibile accurata.
Esteticamente, in versione aperta, ricorda il
classico Roam, ma le similitudini si fermano qui.
Infatti la regolazione sulla nuca è impreziosita
dal sistema Boa, anche se la calzata ci ha
soddisfatto in pieno: come altri caschi dotati di
protezione MIPS, non è così profonda, sebbene
il casco rimanga stabilmente fissato sulla testa
del biker anche su sentieri molto sconnessi
percorsi ad andature sostenute. In ogni caso, in
questa configurazione sostituisce in tutto e per
tutto un normale modello aperto.
Una volta montata la mentoniera, la sensazione
cambia: il feeling è quello di un vero e proprio
integrale, con la calzata che torna a un livello
eccellente. La disponibilità di due guanciali
permette di adattarlo comodamente a ogni
tipologia di viso, aspetto molto gradito.
Il sistema MCR funziona, anche se bisogna
prenderci la mano: le operazioni di montaggio/
smontaggio non sono così immediate, almeno
all’inizio. Dopo alcuni tentativi si acquisisce il
movimento corretto per ancorare la mentoniera
al casco e fissarla in modo definitivo ruotando
i due pomelli corrispondenti a fine corsa. In
ogni caso, rimane molto più facile e intuitivo
smontarla che montarla senza togliere il casco.
Il fissaggio è stabilissimo, con un impatto
estetico realmente impercepibile anche per
gli occhi più allenati.
Passiamo a uno degli aspetti più critici per un
casco, soprattutto integrale, la ventilazione:
è sempre sopra la media, grazie alle ampie
feritoie nella zona frontale che penalizzano
in modo minimo la respirazione. Ottima la
canalizzazione sulla testa, anche alle elevate
temperature estive. Met Parachute MCR
è sempre molto comodo nel complesso,
con le imbottiture che non danno fastidio,
assorbendo il sudore con successo.
Ciliegina sulla torta, le aperture in
corrispondenza delle orecchie che, oltre
a contribuire a dissipare il calore in modo
efficace, permettono di avere un’eccellente
percezione dei suoni ambientali.
Nel complesso è un casco integrale
convertibile che eccelle in ogni ambito, dal
look alla sicurezza passando per la vestibilità e
il comfort, destinato a piacere a tutti i biker che
ricercano prodotti all’ultimo grido per estetica e
tecnologia applicata al mountain biking.
63
met-helmets.com
Quando tradizione ed esperienza di
oltre 130 anni incontrano l’innovazione
nel segno dell’ispirazione, l’esito è sempre
emozionante. Bianchi è orgogliosa di
presentare Lif-E, il nuovo programma di
mobilità elettrica intelligente. Lif-E è per
l’azienda di Treviglio molto più di una
nuova gamma di prodotti: è un mondo che
rispecchia un nuovo stile di vita e un nuovo
modello di mobilità.
“Per Bianchi questo è un momento carico
di significato ed emozioni” esordisce il CEO
Fabrizio Scalzotto. “Bianchi Lif-E non è solo una
nuova gamma di eBike che segna un cambio
di posizionamento della nostra presenza nel
comparto della pedalata assistita: è soprattutto
una filosofia di vita che parla di mobilità
alternativa, di nuove abitudini, di salute, di
progresso, di benessere… Lif-E si rivolge a
un pubblico nuovo, persone per le quali il
ciclismo è l’elemento di uno stile di vita nel
quale si riconoscono, e in cui si riflette la loro
visione del mondo. I modelli Bianchi Lif-E sono
pronti a collocarsi a tutti i livelli del mercato
eBike, ma mai come in questo caso il prodotto
è solo un nuovo inizio”.
Bianchi presenta 17 nuovi modelli (collezione
2020) Lif-E: la famiglia T-Tronik (Performer,
Rebel, Sport) dedicata al mondo eMTB, e
la famiglia e-Spillo (Active, Luxury, Classic,
L’ICONICO MARCHIO ITALIANO BIANCHI PRESENTA LA NUOVA FAMIGLIA DI EBIKE CHIAMATA LIF-E, BEN 17 MODELLI AL CUI VERTICE SI COLLOCANO LE TRE EMTB T-TRONIK DALL’ANIMA SPORTIVA
di Cristiano Guarco || foto: Bianchi
BIANCHIT-TRONIK
EMBTnovità
BIANCHI.COM
64
City) pensata per il segmento City-Trekking.
Dell’universo Lif-E fa parte anche Long Island,
introdotta da Bianchi a inizio 2019, e ora
proposta nella nuova colorazione nera.
L’INCONTRO FRA UOMO E MACCHINAAlla base di Bianchi Lif-E c’è il pensiero che il
futuro sarà caratterizzato dall’interfaccia uomo-
macchina: una connessione da sviluppare
per incrementare il potenziale di ciascun
componente, una vera e propria umanità
aumentata. I pilastri del progetto Lif-E sono
viaggio e turismo consapevole, sicurezza e
benessere, tecnologia e trasparenza. L’obiettivo
è rendere il mondo un posto migliore dove
vivere grazie alla mobilità sostenibile, di cui le
eBike rappresentano un elemento cardine.
T-TRONIK: EMTB DALL’ANIMA SPORTIVAL’innovazione in Bianchi è stato un elemento
costante della sua inimitabile storia: nella
prima metà del secolo scorso, grazie anche
al suo background motoristico, il brand fu
infatti pioniere nell’abbinamento di telai di
biciclette, creando i primi velocipedi a motore,
poi evoluti in vere e proprie motociclette.
Oggi è fiero di presentare un nuovo motore
Made in Italy a marchio Bianchi, che fa il suo
debutto sull’innovativa famiglia T-Tronik. La
tradizione Bianchi incontra l’innovazione del
motore elettrico con il quale T-Tronik irrompe
nell’era della pedalata assistita elettrica, per
raggiungere nuove vette di divertimento in bici
all’aria aperta. Questa gamma può contare su
tre modelli: Performer, Rebel, Sport.
T-TRONIK PERFORMEREsternamente, questa aggressiva eBike appare
come un’autentica bellezza italiana tutta in
carbonio. Il telaio, con triangolo anteriore in
fibra e carro posteriore in alluminio, combina
leggerezza e rigidità. Il comparto sospensioni
prevede 150/160 mm di escursione sull’anteriore
e 140 mm sul posteriore, per garantire
scorrevolezza e maggior facilità di guida sui
trail più sfidanti. La T-Tronik Performer è spinta
dal motore Shimano Steps E8000. Grazie alla
capace batteria da 630 Wh, è possibile pedalare
ancora più a lungo e spingersi più lontano,
sfruttando al meglio i tre livelli di assistenza, ora
completamente personalizzabili tramite App
per smartphone dopo l’ultimo e tanto atteso
aggiornamento. Grazie alle quattro diverse
taglie (15”, 17”, 19”, 21”), e con la possibilità di
montare differenti combinazioni di ruote 29x2,6”
o 27,5x2,8”, tutti possono trovare il proprio setup
ideale. Tramite un flip-chip posto sull’attacco
dell’ammortizzatore posteriore, è possibile
regolare facilmente l’altezza del movimento
e prepararsi al meglio per il prossimo trail.
Queste le principali quote geometriche per
la taglia L/19” (setup High/Low BB): reach di
464/456 mm, stack di 636/641 mm, carro lungo
450/453 mm, interasse lungo 1.229/1.231 mm, BB
Drop di 27/36 mm, angolo sterzo di 66/65,3°,
angolo sella di 75/74,3°. Il sistema Fox Live Valve
porterà invece a un livello di guida superiore
grazie a un costante monitoraggio e settaggio
della sospensione (telaio compatibile). La
T-Tronik Performer - disponibile da novembre
2019 - ha tre allestimenti, questa in sintesi la
9.1 X01 Eagle 12v che si colloca al vertice della
gamma: sospensioni Fox (forcella Float 36
Factory eBike da 160 mm e ammo Float DPS
Factory), trasmissione SRAM X01 Eagle 1x12v con
pacco pignoni 11-50d, freni a disco Shimano
XT M8120 a quattro pistoni, con rotori da 203
mm, ruote DT Swiss H1700 Spline 29 con canale
interno da 30 mm e compatibili tubeless ready,
pneumatici Kenda Hellkat 29x2,6”, cockpit
Tec in alluminio con standard 35 mm (attacco
lungo 50 mm e piega larga 780 mm), reggisella
telescopico Fox Transfer Factory (100 mm per la
taglia 15”, 125 mm per la 17”, 150 mm per 19/21”),
sella Fi’zi:k Taiga S-Alloy.
T-TRONIK REBELBianchi T-Tronik Rebel è sinonimo di lunghe
giornate sui sentieri ed escursioni in collina.
Il cuore di ogni eMTB che si rispetti è un
motore performante, e da questo punto di
vista T-Tronik Rebel può contare su una vera
belva, il nuovissimo motore centrale Bianchi
(250 W, 85 Nm) assistito dalla batteria integrata
realizzata su misura (630 Wh). La capacità di
quest’ultima salta subito all’occhio, con buona
ragione: Bianchi ha infatti dedicato particolare
attenzione all’autonomia della sua nuova
eMTB, per garantire ai rider continuità di
prestazione, senza dover rinunciare anzitempo
a una lunga giornata in sella. Cinque livelli di
assistenza consentono di regolare la potenza
in base alle necessità (50%, 100%, 200%, 300%,
400%): sempre a tutta per affrontare quelle
interminabili strade sterrate, e solo un tocco al
comando remoto per i tratti di salita più tecnici.
Con 140/150 mm di escursione anteriore e 140
mm di escursione posteriore, T-Tronik Rebel è
progettata per affrontare qualsiasi ostacolo, il
robusto e affidabile telaio in alluminio non teme
certo lunghe giornate di salti e ripidi sentieri.
Quattro sono le taglie, come la sorella maggiore
65
T-Tronik Performer, con cui condivide anche la
compatibilità con ruote 29x2,6” e 27,5”x2,8”. Tre
sono gli allestimenti di T-Tronik Rebel (9.3 XT/
SLX 12v, 9.2 NX/SX Eagle 12v, 9.1 NX/SX Eagle
12v), disponibile da luglio 2019.
T-TRONIK SPORTNon esistono più sentieri troppo impegnativi,
grazie alla potenza e alla solidità di T-Tronik Sport,
una eMTB pronta a confrontarsi con qualsiasi
tipo di prova. La pedalata assistita è garantita
dalla nuova unità motore centrale Bianchi,
ottimizzata con un setup specifico per MTB al
fine di ottimizzare l’assetto su superfici sconnesse
e fuoristrada. Il motore da 250 W è alimentato
da una batteria da 418 Wh o 504 Wh, e mette
a disposizione cinque potenti livelli di assistenza.
Il display heads-up consente di monitorare tutti
i dati più significativi come velocità, potenza e
livello della batteria, oltre che di variare il livello
di assistenza, dal 50 al 400 per cento. Visualizzare
l’energia prodotta rispettivamente dall’atleta e dal
motore aiuta anche a gestire lo sforzo in vista del
percorso, e a decidere quindi quando spingere
o rimanere più conservativi. Grazie ai 120 mm di
escursione della sospensione anteriore, la hardtail
T-Tronik Sport corre senza sforzo sulle superfici
sconnesse, assorbendo la maggior parte delle
vibrazioni e gli urti provenienti dal terreno per
assicurare una pedalata fluida e agevole. Le
ampie coperture da 2,3” contribuiscono al
comfort complessivo. La coppia di ruote da 29”
conferisce alla T-Tronik Sport ancora più trazione,
soprattutto su terreni polverosi e sabbiosi. Il telaio
è costruito in alluminio, tutti i cavi vi scorrono
internamente, ben protetti dal fango e dai detriti
sollevati dalle ruote e, al contempo, conferendo
alla bici un look pulito ed elegante. T-Tronik Sport
è disponibile in due allestimenti - 9.1 Deore 10v e
9.2 Altus 9v - da luglio 2019.
66
Bianchi presenta Methanol CV FS, la sua
nuova mountain bike full-suspension racing.
Già protagonista in Coppa del Mondo nella sua
versione front, questa Methanol CV FS apre
la più recente generazione di mountain bike
Bianchi, con un pedigree da gara che anima
ogni fibra: un mezzo pronto a divorare radici,
rock garden e discese insidiose.
MIGLIOR CONTROLLOLa nuova geometria presenta foderi orizzontali
più corti, un reach maggiore e un angolo del
tubo sterzo maggiormente aperto, che la
rendono la scelta ideale per ogni specialista
del cross-country. Le sospensioni hanno invece
travel di 100 mm all’anteriore e al posteriore.
La nuova Methanol CV full-suspension non
soltanto migliora la performance in pedalata,
ma cambia il modo di affrontare i percorsi.
Discese tecniche ardite diventano scorrevoli
grazie al sistema Bianchi CV: l’uso del
Countervail, il materiale in carbonio con una
speciale architettura delle fibre e una resina
viscoelastica, permette di cancellare fino all’80%
delle vibrazioni, migliorando quindi il controllo
dopo le sollecitazioni, l’After Shock Control.
NUOVO TELAIO IN CARBONIOIl nuovissimo telaio in carbonio è strutturato
esclusivamente per trasmissioni 1x, così
da contenere al minimo il peso, ed è
disponibile in misure 15”, 17”, 19” e 21”. Come
d’obbligo per una bici top di gamma da
competizione, il frame è caratterizzato dal
passaggio interno dei cavi ed è compatibile
con reggisella telescopico. Methanol CV FS
monta pneumatici fino a 29x2.4” e ha un asse
posteriore Boost 12x148TA. La rigidità del telaio,
combinata con la capacità del sistema Bianchi
CV di eliminare le vibrazioni, garantisce la
miglior trazione per fare la differenza in salita,
scomparire fra gli alberi, migliorare primati e
disegnare le linee migliori.
CONFIGURAZIONE TRAILLa nuova Methanol CV FS viene proposta in
due differenti modelli Trail Full Suspension,
che prendono il nome di Methanol CV FST.
La bicicletta è assemblata con forcella Fox
34 SC da 120 mm, ruote DT Swiss M Series,
reggisella telescopico e manubrio riser
largo 760 mm. Il travel rimane di 100 mm
al posteriore, facendone un mezzo adatto
anche alle granfondo più tecniche e per un
utilizzo alquanto vario, dagli allenamenti alle
escursioni non competitive.
GEOMETRIA RINNOVATA PER LA BIAMMORTIZZATA DA CROSS COUNTRY DI BIANCHI, PER ANDARE ANCORA PIÙ VELOCE E TROVARSI A SUO AGIO ANCHE SUI TRACCIATI PIÙ DIFFICILI
di Cristiano Guarco || foto: Bianchi
BIANCHIMETHANOL CV FS
MOUNTAIN BIKEnovità
BIANCHI.COM
67
LA BMC ROADMACHINE, LA ENDURANCE PER ECCELLENZA DEL BRAND SVIZZERO, INCONTRA IL DNA DELLE BICI DA COMPETIZIONE
della redazione tecnica || foto action: BMC/schønauer
BMCROADMACHINE ONE BIKE COLLECTION
Roadnovità
La BMC Roadmachine nasce come punto
di riferimento della gamma endurance,
una bici che, fin dalla sua prima versione, è
stata pensata secondo alcuni punti cardine
di BMC in termini di design e costruzione
del carbonio. Versatile e scorrevole,
ora la Roadmachine diventa ancora più
veloce e strizza l’occhio alle competizioni
endurance. Il frame è un monoscocca in
carbonio di stampo Premium con laminatura
appositamente progettata per il segmento
endurance (adottando sempre il protocollo
TCC - Tuned Complance Concept). Il valore
alla bilancia del telaio (misura 54) si attesta
a 895 grammi (dichiarati). Ogni taglia ha una
BMC-SWITZERLAND.COM
68
geometria propria, così come si differenzia
l’utilizzo del carbonio, in modo da avere la
stessa performance tecnica a prescindere
dalla misura del telaio; sei quelle disponibili:
47, 51, 54, 56, 58 e 61. BMC Roadmachine ha
i freni a disco con perni passanti da 12x100
mm anteriore e 12x142 mm posteriore, con
supporti integrati per le pinze, aerodinamici
ed eleganti. La scatola del movimento
centrale è di matrice PF86, zona in cui è
previsto anche il guida catena che permette
di proteggere il carbonio in questa sezione.
Il supporto del deragliatore è amovibile
in caso d’impiego del monocorona. La
ROADMACHINE 01 ONE
69
ROADMACHINE 02 TWO ROADMACHINE 02 THREE
ROADMACHINE 01 TWO ROADMACHINE 01 THREE
ROADMACHINE 01 FOUR ROADMACHINE 02 ONE
70
zona dello sterzo è conica da 1”1/8-1”1/2. Le
tubazioni prevedono il passaggio interno di
cavi e guaine con soluzione DTi. Il seatpost
è full carbon con design dedicato a D, dal
profilo tronco posteriore. Questo prevede
una leggera flessione, voluta in fase di
progettazione e possibile grazie alla fibra di
carbonio, che asseconda il movimento del
ciclista durante la pedalata, influendo in modo
positivo su stabilità e comfort: il suo peso è di
160 grammi dichiarati. Il reggisella ha un off-
set di 1,5 mm. La chiusura è completamente
integrata nel telaio, efficiente ed elegante.
Molta, d’altro canto, l’integrazione: questa
BMC porta in dote l’Integrated Cockpit con
attacco manubrio ICS, che in questa nuova
versione è disponibile fino a 10 misure diverse
con inclinazione a 0° oppure 12°: lo stem è in
alluminio, facilmente regolabile e sostituibile
nonostante il passaggio dei cavi; include
anche gli spessori. La forcella ha gli steli dritti,
è full carbon con tecnologia ICS, ovvero con
canotto piatto, per un peso dichiarato di 380
grammi (canotto non tagliato). Interessante
sottolineare l’ampio passaggio ruota di
forcella e carro posteriore, con possibilità di
montare pneumatici fino a 33 mm di sezione.
ALLESTIMENTI E VERSIONIBMC Roadmachine è disponibile in due
versioni differenti, 01 e 02 (la 01 anche come
frame kit). Tra le due la distinzione principale
riguarda la forcella: un modulo di carbonio
leggermente diverso porta il peso della 02
a 410 grammi. Roadmachine01 è disponibile
con quattro allestimenti: One su base SRAM
eTap AXS e ruote Enve SES, Two con Shimano
Dura-Ace Di2 e ruote Mavic Ksyrium Pro
Carbon SL, Three con trasmissione SRAM
Force AXS e ruote DT Swiss, infine Four con
Shimano Ultegra Di2 e ruote DT Swiss. Quattro
le livree grafiche e due i moduli frame kit.
Per la BMC Roadmachine02, disponibile a
catalogo solo con allestimento (no frame kit),
colorazioni e allestimenti sono tre: One con
trasmissione Shimano Ultegra Di2 e ruote DT
Swiss, Two, con trasmissione Shimano Ultegra
meccanico e ruote DT Swiss con cerchio in
alluminio (tutte le precedenti sono con rim in
carbonio), Three con trasmissione Shimano
105 e ruote Shimano.
ROADMACHINE 01 FRAME KIT
71
NASCE LA BICI ROAD PERFORMANCE DI BMC CON ASSISTENZA ALLA PEDALATA. LEGGERA E SUPPORTATA DALL’ULTIMA GENERAZIONE DI SHIMANO STEPS, FRAME FULL CARBON, MANEGGEVOLE E CONFORTEVOLE, CON UNA SOSPENSIONE MICRO TRAVEL DA 10 MM E UNA POSIZIONE IN SELLA MOLTO NATURALE, SENZA ESTREMIZZAZIONI
della redazione tecnica || foto: BMC/schønauer
BMCALPENCHALLENGE AMP ROAD
eBikenovità
BMC-SWITZERLAND.COM
72
Le immagini ci mostrano una
bici road con DNA BMC,
sviluppata per integrare l’unità
elettrica di assistenza alla
pedalata, motore centrale e
batteria in posizione verticale sul
piantone. Il progetto si basa sul
concept di offrire una eRoad in
grado di trasmettere un feeling
ottimale, peso contenuto,
la maneggevolezza di una
specialissima tradizionale e la
comodità sulle lunghe distanze.
Il frame è un monoscocca in
carbonio Premium che include
la sospensione posteriore di
natura Micro Travel Technology,
con un’escursione di 10 mm,
ottimale anche per un utilizzo
rivolto a strade bianche, per
fare un esempio. L’unità di
supporto è la Shimano Steps
con batteria 504 Wh. Il telaio
ha la sola predisposizione ai
freni a disco, ciò include i perni
passanti, anteriore e posteriore,
rispettivamente da 12x100 mm
e 12x142 mm. La forcella con
steli dritti è completamente in
carbonio Premium, sviluppata
appositamente per la piattaforma
Alpenchallenge, e permette il
passaggio di coperture fino a 42
mm di sezione (38 se vengono
montati dei parafanghi), stesso
concetto adottato per il carro
posteriore. Passiamo al cockpit,
con l’Integrated Cockpit System
in dotazione alla versione LTD,
che permette di montare un
device GPS con mini cam. Le
taglie disponibili sono tre: small
(51-54), medium (56-58) e large
(61-63), ognuna con reach e
stack molto rivolti all’endurance.
Tre anche gli allestimenti, LTD,
One e Two.
73
ALPENCHALLENGE AMP ROAD LTD
ALPENCHALLENGE AMP ROAD ONE
ALPENCHALLENGE AMP ROAD TWO
CANNONDALE PRESENTA LA NUOVA TOPSTONE, UNA BICICLETTA CHE CONFERMA L’INTERESSE E LA CRESCITA DEL SEGMENTO GRAVEL. UN MEZZO CHE PROPONE SOLUZIONI INNOVATIVE IN TERMINI DI TECNOLOGIA E APPROCCIO. CANNONDALE TOPSTONE, COMODA SU ASFALTO, È UNA VERA BOMBA IN OFF-ROAD
della redazione tecnica || foto: redazione tecnica e Simone Mescolini
CANNONDALETOPSTONE
gravelnovità
Categorizzare il gravel come una disciplina
“solo” turistica non è corretto, perché è si
avventura, voglia di evadere, desiderio in qualche
modo di andare in mezzo alla natura e lontano
dal traffico, ma è anche voglia di percorrere più
velocemente un sentiero, una strada bianca, una
via non asfaltata, rispetto a una MTB. E poi c’è
anche la volontà di spostare sempre più i limiti.
Che piaccia oppure no, fa parte del pensiero
umano e dello sport: salute, benessere, libertà,
ma anche ricerca della prestazione, sia rivolta
alla competizione, sia per misurarsi con se stessi.
Tutto questo ha reso necessario far evolvere la
bicicletta gravel, non più un compromesso ma
uno strumento appositamente dedicato. Proprio
da qui nasce il progetto Topstone, pensato per
lo stradista che vuole una bici veloce ma anche
stabile e confortevole, sviluppata tenendo
conto delle necessità del biker che si cimenta
con facilità lungo le discese che normalmente
affronta con la MTB.
IL TELAIOIl frame kit è sviluppato sulla base della
geometria endurance, infatti, se si mettono a
confronto i valori di reach e stack con quelli
della Synapse, si noteranno molte cose in
comune. Il telaio è un full carbon costruito con
carbonio Ballistec Carbon modulo standard
(non è stato usato l’alto modulo Hi-Mod), con
la sospensione KingPin che diventa una sorta di
cuore dell’intera piattaforma. Ci piace definire
KingPin come una specie di dissipatore che
fa lavorare il carro posteriore combinando
la flessione del triangolo anteriore. Il pivot è
posizionato circa a metà del piantone, con i due
foderi obliqui che si uniscono al seat-tube con il
sistema Cannondale LockR thru-axle (un perno
passante con cuscinetti) utilizzato anche per le
MTB del band. L’azione del KingPin, combinata
con la struttura e l’orientamento delle fibre
di carbonio, oltre al design di piantone e
tubazione orizzontale, permette una sorta di
CANNONDALE.COM
74
compressione (verso l’interno del triangolo
principale) che arriva fino a 30 mm, una vera e
propria sospensione attiva che non smette mai
di lavorare. Inoltre, ogni taglia ha un suo design
specifico, in modo che il potere dissipante e di
ammortizzazione sia il medesimo a prescindere
dalla misura della bici. Intuitivo, efficace, dal
feeling immediato e versatile, non prevede
nessun settaggio iniziale e limita molti aspetti
legati alla manutenzione di un ammortizzatore
tradizionale. Alcune immagini che abbiamo
inserito in questa presentazione mettono in
luce la differenza di forme che esiste tra una
taglia small (che prevede per esempio i foderi
obliqui dritti e la base del piantone in linea con
la scatola centrale) e le più grandi (che hanno
gli stay superiori curvati verso il perno passante
della ruota e una svasatura abbondante alla
base del seat-tube). La scatola del movimento
centrale ha una larghezza di 83 millimetri, come
il modello SuperX, da cui parte una tubazione
obliqua abbondante e voluminosa, gradevole
alla vista, che si sfina man mano che scorre
verso l’alto. Il canotto sella ha un diametro da
27,2 mm, utilizza di base il full carbon Save,
ma è possibile montare anche il modello
telescopico. La vite per il serraggio è posta al di
sotto del fazzoletto di rinforzo tra orizzontale e
verticale. Anche per questo il passaggio di cavi
è guaine è interno ai tubi. Avantreno, con la sua
forcella, e retrotreno hanno delle asole per il
montaggio di portapacchi per il bike packing
ed eventuali parafanghi. In aggiunta, il profilato
orizzontale ha due viti che permettono di
installare un supporto aggiuntivo per un’altra
borsa viaggio. Nulla è lasciato al caso anche
in merito alle ruote: standard, la Topstone
prevede le 700 con gomme da 40 mm di
sezione, ma è possibile prevedere delle
650b (27,5”), e in tal caso la tolleranza per gli
pneumatici aumenta, con la possibilità di
montare coperture fino a 48 mm di larghezza.
Rimanendo nel comparto ruote, la Topstone ha
i perni passanti da 12x100 mm anteriore, 12x142
mm per la ruota posteriore, entrambi con
soluzione Speedrelease. Altro dettaglio degno
di nota è la possibilità di smontare il supporto
per il deragliatore attraverso due brugole, il che
permette di usare, eventualmente, una corona
singola senza ulteriori ingombri. Cinque le
taglie disponibili: XS, S, M, L, XL.
GLI ALLESTIMENTISono cinque in totale, con un modello specifico
per le donne, ma andiamo con ordine,
partendo da quello più costoso, equipaggiato
con trasmissione SRAM Force eTap AXS. Questo
è proposto a un prezzo di 5.499 euro e prevede
le nuove ruote Hollowgram con cerchio in
carbonio e naturale predisposizione tubeless,
oltre al Save handlebar, il medesimo usato
per la Synapse (attacco in alluminio, piega in
carbonio). La colorazione è una combinazione
tra nero e rosso lucidi. Si passa al modello con
trasmissione Ultegra RX, con cambio posteriore
dotato di frizione, forse il più corsaiolo e gravel
oriented dal punto di vista dell’impatto estetico.
Blue e verde cangianti con il nuovo logo
del marchio in giallo, trasmissione Shimano
Ultegra (così come l’impianto frenante), ruote
Hollowgram in carbonio, cockpit in alluminio
(con possibilità di montare la piega con apertura
di 12°) e una nuova guarnitura Hollowgram con
corone in un unico pezzo con combinazione
46/30. Questa versione è proposta a un prezzo
di 3.799 euro. Passiamo all’allestimento Ultegra
RX2, che si contraddistingue per la colorazione
agave, elegante e raffinata, una sorta di verde
acqua brillante, con un prezzo al pubblico di
2.999 euro. Questa prevede trasmissione e
freni Shimano Ultegra, cockpit in alluminio,
ruote WTB tubeless ready e una guarnitura
tradizionale in alluminio. Topstone CRB 105 si
basa sulla trasmissione Shimano 105 11v di ultima
generazione, con impianto frenante idraulico
della stessa piattaforma. Trasmissione e freni a
parte, l’allestimento è lo stesso della RX2, con
un prezzo di 2.599 euro, con colorazione total
75
black. Topstone Women’s, specifica per le donne (taglie XS, S, M) con
livrea nera e i loghi in rosa, ha una trasmissione Shimano Ultegra RX,
con equipaggiamento uguale ai due modelli descritti in precedenza; il
prezzo è di 2.599 euro. Tutte le versioni hanno i dischi freno con 160 mm
di diametro e prevedono come extra il sensore da montare alla ruota
sviluppato da Cannondale con la collaborazione di Garmin. Quest’ultimo
è configurabile con la app di Cannondale, memorizza una serie di dati
utili per l’utente ma anche per il negoziante, oltre a immagazzinare circa
900 ore di attività in bici.
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IL BRAND AMERICANO ALZA L’ASTICELLA DELLA SUA OFFERTA EMTB RINNOVANDO COMPLETAMENTE LA MOTERRA E INTRODUCENDO LA NUOVISSIMA HABIT NEO
di Cristiano Guarco || foto: Ale di Lullo, Fake Wenzel, Cristiano Guarco
CANNONDALEMOTERRAE HABIT NEO
EMTBnovità
Cannondale crede nel fenomeno delle MTB a
pedalata assistita e, complice l’introduzione
del rinnovato motore Bosch Performance
Line CX, ha lanciato la più recente versione
della rinomata Moterra, affiancata dall’inedita
Habit NEO. Sono due eMTB di ultimissima
generazione, pensate rispettivamente per
impieghi enduro e trail, anche se nel modo della
pedalata assistita queste definizioni sono ormai
riduttive. Infatti, complice anche il supporto del
motore e la struttura molto più solida rispetto
a una MTB tradizionale – “analogica”, come
definita durante la presentazione Cannondale
– i limiti si spostano in un senso e nell’altro,
soprattutto per quelle bici dall’impronta più
ludica. Così abbiamo da una parte (Moterra)
una eMTB per chi ama soprattutto divertirsi
in discesa, dall’altra un mezzo totale per le
uscite di tutti i giorni (Habit NEO). Entrambe
sono progettate per assicurare il massimo del
godimento nella guida oltre a prestazioni di
alto livello su ogni tipo di sentiero, da quelli più
scorrevoli e fluidi sino ai trail più impervi e ripidi.
Vediamo ora come sono fatte le nuove eMTB
di casa Cannondale, già in vendita.
MOTERRALa più recente versione della Cannondale
Moterra abbandona completamente il design
originale che aveva contraddistinto la prima
release, già “ammorbidito” dalla successiva
grazie all’integrazione della batteria PowerTube
500 di Bosch. Ora siamo in presenza di una
modernissima eMTB che condivide il design
con la sorellina Habit NEO, compreso quello
della sospensione posteriore a quadrilatero
articolato con giunto sui foderi bassi. Questa
Moterra è pensata per dare il meglio sulle
discese accidentate e sulle salite tecniche di
alta montagna, senza dimenticare una grande
soddisfazione e una notevole disinvoltura sui
terreni più tranquilli. Il travel posteriore di 160
mm è pareggiato all’anteriore, per una eBike
che si presenta molto equilibrata grazie anche
alla geometria “progressiva ma non troppo”
per ruote da 29” con pneumatici da 2,6” (solo la
taglia XS monta le 27,5”, per mantenere le stesse
proporzioni per i biker meno alti).
Il telaio ha una costruzione mista, con
triangolo anteriore e biella in carbonio, e
carro posteriore in alluminio. La sospensione
presenta un design Proportional Response,
già introdotto sulle ultime full suspended di
Cannondale: collocazione mirata degli snodi
CANNONDALE.COM
78
principali per ottenere lo stesso feeling – salita,
discesa, frenata – su ogni taglia per ogni biker,
indipendentemente dall’altezza e dal peso. A
supporto di questo approccio, troviamo cockpit
con attacco corto e piega larga per il massimo
controllo in ogni condizione, perfettamente
abbinati alla geometria con reach relativamente
lungo e stack proporzionalmente alto (anche
per Habit NEO). Elemento in comune con
Habit NEO è il supporto integrato specifico
per il motore Bosch, per abbassare il centro
di gravità e utilizzare foderi corti del carro,
a tutto vantaggio della qualità nella guida.
Non mancano protezioni in alluminio, uno
smontaggio rapido della capace batteria
Bosch PowerTube 625, perni sovradimensionati
LockR, e il supporto per il portaborraccia.
Quattro sono le taglie – da S a XL – con una
geometria attuale e a tutto tondo: angoli sterzo
e sella di 66° e 75°, reach di 430/448/470/495
mm, stack di 585/619/629/638 mm, carro
lungo 450 mm, movimento centrale alto 362
mm (351 mm per la XS da 27,5”), interasse di
1.184/1.221/1.247/1.276 mm.
Quattro saranno gli allestimenti, tra cui
l’aggressiva Moterra SE, che alza la posta in
gioco grazie alla forcella a doppia piastra Rock
Shox Boxxer da 180 mm, all’ammortizzatore
Super Deluxe Select, e agli pneumatici Maxxis
Assegai, tutti elementi di chiara impronta
gravity. I prezzi vanno da 4.999 (Moterra 3) a
7.999 € (Moterra 1) passando per i 6.999 € di
Moterra SE e 5.999 € di Moterra 2.
HABIT NEOLa Habit NEO si presenta come una trail bike
agile, scattante e versatile che scatena il
divertimento sui singletrack veloci e scorrevoli
e in grado di poter affrontare tutto quello che
la montagna ha in serbo. Il look è chiaramente
ereditato dalla versione “analogica”, così come
il feeling nella guida: sospensione posteriore
da 130 mm, forcella da 140 mm di travel, ruote
da 29” con pneumatici da 2,6”. Nel complesso
79
appare proprio come una eMTB nata per le
pedalate di tutti i giorni, capace di esaltarsi sui
tracciati più scorrevoli e veloci, in mano a tutti
i tipi di biker.
Le caratteristiche tecniche sono condivise con
la più capace Moterra: triangolo in carbonio
Ballistec e carro in alluminio SmartForm
C1, geometria progressiva, sospensione
ottimizzata Proportional Response su tutte le
taglie (da XS a XL).
Questi i dati salienti della geometria: angoli sterzo
e sella di 66,5° e 75°, reach di 425/445/470/495
mm, stack di 605/614/623/633 mm, carro lungo
455 mm, movimento centrale alto 342 mm,
interasse lungo 1.181/1.205/1.234/1.263 mm.
Quattro sono gli allestimenti, con prezzi da
4.499 € per Habit NEO 4 a 7.999 € per Habit
NEO 1, passando per 4.999 e 5.999 € dei
modelli intermedi Habit NEO 3 e Habit NEO 2.
DUE PAROLE SU BOSCHMoterra e Habit NEO sfruttano la nuova unità
di trasmissione e batterie Bosch. Il motore
Performance Line CX, più leggero e compatto
(andate a rileggervi la nostra anteprima on
line e sul numero di luglio 2019) garantisce
un supporto ancora più efficace, capace
di superare qualsiasi salita con fluidità e
naturalezza da primato. Con 250 W di potenza
e 75 Nm di coppia, in abbinamento alle
batterie Powertube da 500 Wh (su Moterra 3
e su Habit NEO 3 e 4) e 625 Wh (di serie su tutti
gli altri allestimenti di Moterra e Habit NEO),
totalmente integrate ma facilmente rimovibili,
relega i problemi di autonomia al passato.
Come verificato nel nostro primo approccio,
sfruttando l’ancora più efficace modalità
eMTB – che modula il supporto alla pedalata
dal 100% al 340% secondo le richieste del
biker – si raggiungono tranquillamente i 1.000
m di dislivello positivo con circa il 50% della
batteria da 625 Wh (su entrambe le eBike).
80
SPECIALIZED PRESENTA IL SUO PRIMO MODELLO TURBO COMPLETAMENTE DEDICATO AL SETTORE ROAD, COSÌ LEGGERO CHE SEMBRA NON AVERE UN’UNITÀDI SUPPORTO ALLA PEDALATA. TRE LE VERSIONI DISPONIBILI: S-WORKS, EXPERT CARBON ED EXPERT CARBON EVO
della redazione tecnica || foto: Ortiz per Specialized
SPECIALIZEDTURBO CREO SL
EROADnovità
A prescindere dalla versione e dall’allestimento,
le caratteristiche tecniche parlano di una
bicicletta con supporto alla pedalata dal peso
veramente contenuto: il modello S-Works fa
segnare 12,2 kg, il più leggero della categoria!
Dal punto di vista estetico, a un primo impatto
Specialized Turbo Creo SL ricorda la Roubaix e,
una volta messa su strada, ha la maneggevolezza
di una Diverge con le risposte di una Tarmac.
Creo SL ha l’obiettivo di essere prima di tutto
divertente, versatile e moderna.
IL PROGETTOIl frame è costruito completamente in fibra
di carbonio Fact 11r, adottando il concetto
geometrico Open Road Geometry, che
potremmo definire come una geometria
endurance. La piattaforma Creo nasce
“solo” per i freni a disco. In precedenza
abbiamo citato il modello Roubaix, non solo
perché il design della Creo è facilmente
accostabile alla bici pensata per il pavé, ma
perché proprio la eRoad adotta la forcella
con sistema ammortizzante Future Shock
2.0, confermando il medesimo concetto di
versatilità e trasversalità di impiego: road,
strade bianche e gravel. L’unità elettrica è
Specialized SL11, con motore integrato nella
sezione centrale del frame, con una batteria
da 320Wh (tutte le versioni con guarnitura
monocorona 46 denti). Quest’ultima è
integrata nella tubazione obliqua, offre
un’autonomia fino a 130 km, e può essere
ricaricata completamente in poco più di 2 ore
SPECIALIZED.COM
82
e mezza. Ma non basta, la versione S-Works
è dotata di un Range Extender (opzionale
sugli altri allestimenti), una sorta di batteria
supplementare esterna che prende il posto
della seconda borraccia (tubazione del
piantone), capace di offrire un’autonomia
aggiuntiva di 65 km e 160Wh. Volendo
concentrarsi sulla potenza e sulla gestione
dell’unità elettrica, i tecnici di Specialized,
grazie anche al know how proveniente dalle
eMTB, hanno messo a punto la app Missione
Control che permette di personalizzare la
gestione dell’erogazione dell’energia. Le tre
modalità di assistenza alla pedalata (Eco, Sport
e Turbo Eco) sono personalizzabili, con i dati
della prestazione che possono essere valutati
ed eventualmente condivisi. Ogni modalità
consente di combinare lo sforzo fisico con il
supporto del motore elettrico: Eco offre il 30%
di assistenza, Sport il 60%, Turbo supporta in
modo totale con un’espressione pari a 240
watt. Le taglie disponibili sono cinque: small,
medium, large, X-large, XX-large. I prezzi: ci
vogliono 12.500 euro per il modello S-Works e
8.499 euro per le due versioni Expert.
IN CONCLUSIONESpecialized, grazie al modello Turbo Creo,
sdogana definitivamente la categoria delle
eRoad, che in un certo senso va a completare il
segmento delle bici con supporto alla pedalata,
affiancando le eMTB. La piattaforma Turbo Creo,
molto moderna in termini di approccio tecnico
e tecnologico, è da considerarsi un esempio di
versatilità che, con una “sola” bici, permette di
affrontare in tutta sicurezza percorsi sterrati e
strade in asfalto. La gestione dell’unità elettrica
e della personalizzazione delle modalità
tramite app è un plus non da poco. Proprio
la customizzazione, oltre a essere divertente
(non solo per gli smanettoni dell’informatica)
permette diverse configurazioni in previsione
del terreno e della planimetria del tracciato,
oppure anche in funzione della tipologia di
utilizzatore. In questo modo pure la gestione
dello sforzo e della fatica assumono contorni
diversi. Inoltre il motore eroga in modo
regolare, in totale sincronia con la pedalata,
senza strappi improvvisi, per un feeling ottimale
della performance.
83
TURBO CREO SL EXPERT CARBON EVO TURBO CREO SL S-WORKS
TURBO CREO SL EXPERT CARBON
Il brand francese, universalmente riconosciuto
come uno dei leader nel mondo delle ruote da
ciclismo, completa la gamma Allroad specifica
per il gravel con il primo set in carbonio. Arrivano
le serie Allroad Pro Carbon SL con quattro
configurazioni WTS (Wheel Tires System) per il
kit di ruote e pneumatici dedicati, due diametri
(700 e 650+) con sezioni specifiche per i cerchi,
e tre scelte per le gomme. Ovviamente, e non
potrebbe essere altrimenti vista l’esperienza
maturata da Mavic nel campo sin dalle origini, la
piena compatibilità UST tubeless. Il tutto porta
l’offerta dell’interfaccia tra bici e terreno a un
livello superiore.
MAVIC ALLROAD PRO CARBON SL/SL+La famiglia di ruote con cerchi in carbonio si
fonda su due modelli, uno nel tradizionale
diametro 700c del mondo road (i classici 28”)
e l’altro nel recente 650+ conosciuto anche
Road Plus. Sfruttano gli stessi mozzi con assi
passanti anteriore e posteriore da 12 mm, con
terminali facilmente adattabili a ogni standard,
da quick release a 15 mm (anteriore con mozzo
largo 100 mm, posteriore 12x135/142 o QR).
L’innesto per i freni a disco invece usa il sistema
Center Lock a ghiera calettata di Shimano. Ci
soffermiamo sul mozzo posteriore, che sfrutta
la ruota libera Instant Drive 360 sviluppata da
Mavic: due cricchetti a 40 denti (ingaggio di
MAVIC HA AMPLIATO LA SUA GAMMA ALLROAD FOCALIZZATA SUL GRAVEL CON UNA SERIE DI NUOVISSIME E AFFASCINANTI RUOTE IN CARBONIO
di Cristiano Guarco || foto: Cristiano Guarco, Antonin Biez - Focal 77
MAVICALLROADPRO CARBON SL
GRAVELnovità
MAVIC.COM
84
9°), con una singola molla, intorno a un assale
da 17 mm, con quattro cuscinetti a sfera sigillati
sovradimensionati, protetti da un sigillo a
labirinto e con smorzatore delle vibrazioni e
del rumore in gomma. È disponibile per mozzi
Shimano HG a 11 velocità, Campagnolo oppure
SRAM XDR. Entrambe le ruote sono basate su
24 raggi a lama in acciaio, una scelta fatta per
garantire la qualità nella guida - a partire dalla
lettura del terreno unita a un’elevata rigidità
laterale - in ogni situazione. Come da tradizione,
ogni ruota presenta un raggio colorato con
l’inconfondibile giallo Mavic.
Arriviamo al cuore pulsante delle ruote Allroad
Pro Carbon SL, i cerchi in carbonio con struttura
e disposizione delle fibre studiate presso i
laboratori della sede in Annecy. Presentano
un design hookless (senza uncino) UST, con
sezione differenziata in base al diametro: 23
mm per 700c, ottimizzata per pneumatici
da 30 a 40 mm; 26 mm per Road Plus, per
un accoppiamento perfetto con gomme da
40 mm sino a 52 mm (2 pollici). I cerchi sono
asimmetrici, per un bilanciamento migliore della
tensione dei raggi, soprattutto al posteriore tra
il lato trasmissione e quello del freno a disco.
Passiamo alle gomme, al momento disponibili
sono in versione 700c: Yksion Elite Allroad
sono a catalogo con sezione di 30, 35 (di
serie per il kit WTS ruote/pneumatici) o 40
mm. Arriverà anche la versione 650+ da 47
mm. Lo stile è semislick, con battistrada che
presenta profonde scanalature, con schema
asimmetrico per montaggio dedicato
all’anteriore o al posteriore secondo il verso di
rotazione (scorrevolezza o trazione).
LA GIUSTA COMBINAZIONE PER OGNI UTILIZZOIl mondo del gravel biking è fatto di sfumature,
oltre a essere in costante evoluzione. Si passa
da impieghi in prevalenza su strade secondarie
dall’asfalto irregolare con tratti urbani su
ciottolato, con una tipica impronta road, a
quello di smaccata origine USA, orientata al
bikepacking (viaggi in autonomia) e all’avventura
su ogni tipo di fondo: dalle strade bianche ai
singletrack costellati di rocce e radici, passando
per le carrarecce con fondo di terra compatta.
Sintetizzando, pneumatico da 30 mm per
asfalto/ciottolato, da 35 mm per strade ghiaiate
e sterrate, 40 mm per sterrati e sentieri più
impegnativi, finendo con il setup 650x47 mm
per un impiego che sconfina nel mountain
biking. Ovviamente queste misure non sono
imposte, si tratta sempre di sfumature che
comprendono l’attitudine del ciclista alla guida,
con compromessi inevitabili tra scorrevolezza,
trazione (su asciutto e bagnato), comfort, inerzia
e dinamica nella guida.
In aiuto all’utilizzatore viene l’app Mavic
sviluppata per dispositivi mobile Android e iOS,
per trovare la giusta messa a punto del sistema
ruote/gomme (la pressione delle seconde) in
base al terreno affrontato (prevalenza di asfalto,
misto, prevalenza di off-road).
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LE NOSTRE IMPRESSIONIAbbiamo pedalato per due giorni nella
regione occitana di Aveyron (nel cuore di Midi-
Pirenei), un luogo incantevole per scenari e
ambientazioni, perfetto per sfruttare a dovere
le capacità di una moderna bicicletta gravel
equipaggiata con il nuovo set di ruote Mavic
Allroad Pro Carbon SL 700c con pneumatici
Yksion Elite XL da 35 mm di sezione.
A nostra disposizione la nuova Wish One SUB
(Sport Utility Bike) per due giorni di intense
e inebrianti pedalate su ogni tipo di fondo
e situazioni: asfalto dal liscio delle strade
principali a quello irregolare delle secondarie;
strade bianche propriamente dette; carrarecce
di terra compatta; interpoderali fuori e dentro
a fitti boschi, con affioramenti di rocce e radici.
Questa bicicletta, di cui leggerete anche il
nostro test in breve successivamente, è uno
strano ma interessante ibrido tra “race bike”
e vera e propria gravel: geometria compatta,
con telaio in acciaio basato su moderne
tubazioni Columbus Spirit, dal carro capace
di smorzare le vibrazioni e con un anteriore
vivace che richiede una guida attenta da parte
di ciclisti esperti.
Ci concentriamo sul nuovo set di ruote e
gomme Mavic Allroad che, oltre ad avere un
look di grande impatto, offre importanti ricadute
sul campo. Come promesso, la particolare
costruzione - dal cerchio in carbonio ai mozzi
passando per i raggi - offre una combinazione
ottimizzata tra rigidità laterale elevata e quella
“vertical compliance” che possiamo tradurre in
italiano come “capacità di lettura del terreno”:
uno smorzamento di vibrazioni e urti che
provengono dal suolo, per donare sia comfort
sia trazione nella pedalata e in frenata. Queste
ruote, oltre che leggere - poco meno di 1
chilo e mezzo per il setup 700c - sono anche
scorrevoli e intuitive nella guida, segno che
lo staff di ingegneri e designer di Mavic ha
svolto a dovere il proprio compito meritandosi
l’agognata promozione.
Le ruote, ma soprattutto le gomme, sono state
messe a dura prova nella nostra due giorni in
terra francese, dove non ci siamo fatti mancare
nulla, aprendo sempre il gas, fregandocene del
fondo affrontato e delle possibili conseguenze,
in particolare sui cerchi. L’esame è stato
superato a pieni voti, ribadiamo il concetto,
ora che introduciamo anche la componente
86
“pneumatici”: nella versione da 35 mm, offrono
il giusto mix tra le variabili in ballo - resistenza al
rotolamento, trazione (su asciutto e bagnato),
comfort, inerzia e dinamica nella guida -
per un impiego realmente a 360°. I fianchi
- costruzione a 120 TPI con inserto protettivo
antiforatura in poliammide da tallone a tallone
- sono solidi senza pericolose deformazioni
sotto i carichi elevati in curva, oltre ad aver
mostrato un’apprezzata resistenza agli usi e
abusi della guida off-road. Fondamentale il
supporto offerto dalla configurazione UST
nativa, una delle più gradite novità degli ultimi
anni nel mondo road.
Il battistrada a mescola singola, con profonde
scanalature direzionali, morde con naturalezza
il terreno, oltre a scaricare con relativa efficacia
i detriti (non abbiamo potuto valutare la
performance in condizioni di umido trovandoci
a pedalare in giorni eccezionalmente caldi con
terreni al limite del polveroso). Esistono soluzioni
di derivazione smaccata dal mondo MTB con
potenziale superiore sui fondi più sconnessi, in
ogni caso non possiamo lamentarci di queste
Yksion Elite Allroad, soprattutto dopo aver
raggiunto la messa a punto ideale in base alle
specifiche esigenze.
CONCLUSIONINel complesso non possiamo che promuovere
questo set di alta gamma Mavic dedicato al
mondo Allroad, una definizione che va al di là
di quella più specifica del gravel, infatti in base
al setup scelto l’appassionato può facilmente
trovare la giusta combinazione per i propri
gusti: 30 mm per correre veloci e in sicurezza
su asfalto e ciottolati; 35 mm per sconfinare
con naturalezza e soddisfazione sulle ghiaiate e
sulle sterrate; 40 mm per aggredire i terreni più
ostici. Il tutto con il grande supporto di un set di
ruote leggere, performanti, versatili, dal giusto
mix tra rigidità e comfort.
87
Il più grande evento dedicato alla bicicletta in
tutte le sue forme tornerà a Rimini dal 13 al 15
settembre, all’interno dell’affascinante location
del Parco Fellini, dopo il successo, ben oltre le
aspettative, dell’edizione 2018.
Il village ospiterà più di 200 aziende del settore
e sarà ancora più grande dello scorso anno.
In aggiunta all’area limitrofa al Parco Fellini, si
estenderà attraverso il Lungomare Tintori fino al
rinnovato Piazzale Kennedy, per un totale di più
di 40.000 mq. La formula della manifestazione
resterà invariata, e prevede l’accesso gratuito,
aperto a tutti, così come la possibilità di testare
in anteprima tutte le novità rivolte al 2020. È
necessario però iscriversi on line attraverso il
form disponibile sul sito Internet (http://bit.ly/IBF-
registrati) o presentandosi in segreteria il giorno
dell’evento. Speciali Vip Pass permetteranno
a chi lo vorrà di vivere l’esperienza di Italian
Bike Festival da protagonista e di accedere a
contenuti esclusivi e aree riservate.
Il fulcro della manifestazione rimarrà
ancora una volta l’area test, che da sempre
caratterizza questo format. La rotonda di Parco
zoom88
ITALIAN BIKEFESTIVAL
Fellini si trasformerà in un circuito off-road,
all’interno del quale si potranno pedalare le
MTB ed eMTB. Ci saranno come d’abitudine
anche degli appositi tracciati interni all’area
dell’evento, dove sarà possibile pedalare sulle
bici da strada, urban e road eBike.
Novità di quest’anno, l’inserimento nel
programma di uno speciale show in notturna
dei campioni dell’e-Enduro International Series,
che si esibiranno proprio all’interno del circuito
test off-road. Per gli appassionati di cicloturismo,
invece, domenica 15 settembre si svolgerà la
primissima edizione della Malatestiana, la prova
cicloturistica di circa 100 km aperta a Road
Bike, MTB ed eBike che attraverserà gli storici
territori della Signoria di Rimini in due tracciati
altamente suggestivi.
Il contemporanea con Italian Bike Festival,
per la precisione dal 14 al 18 settembre, l’Apt
Servizi Emilia Romagna, in collaborazione
con il Consorzio Terrabici, organizzerà la 4ª
edizione del Fam Trip & Workshop “Emilia-
Romagna Cycling Networking Event” che si
pone come obiettivo principale lo scouting
della destinazione Emilia Romagna Cycling,
le strutture e i servizi dei bike hotels di
Terrabici, insieme alle eccellenze e le tipicità
dell’entroterra della Regione. 10 Tour Operator
provenienti da tutta Europa specializzati nel
mondo bike sono stati selezionati da APT
Servizi, con un target legato al prodotto
cicloturistico slow eBike. Questi potranno
incontrare i numerosi stakeholders del
mondo cycling presenti in occasione della
presentazione di nuovi modelli di eBike, negli
ultimi anni molto utilizzate anche nei tour
cicloturistici dalle travel companies.
89
bikeevents.com
Dopo aver presentato i capi AIS Naranco 2.0 e
AIS Tourmalet 2.0, Nalini ci propone la maglia
AIS Centenario 2.0 e il bib short AIS Marmotte 2.0.
La maglia, dal look moderno, trae ispirazione dalle
tendenze grafiche in uso nel modo della moda. È
dotata di un innovativo tessuto in microfibra con
trattamento Quick-drying, che rende molto più
veloce la fase di asciugatura. Il bib short, dal taglio
anatomico e realizzato in Lycra Sport, offre un
ottimo sostegno muscolare. Entrambi i capi sono
concepiti per assecondare le richieste dei ciclisti
più esigenti. Entriamo nello specifico.
AIS CENTENARIO 2.0Questa maglia abbina soluzioni tecniche di
altissimo livello a un comfort che non ha pari, il
tutto arricchito da grafiche moderne ad elevata
visibilità. È soffice al tatto, quasi impercettibile,
ma sempre perfettamente aderente al corpo.
Il tessuto Quick-Drying è abbinato a pannelli
microforati, posteriore e laterali, in modo
da garantire un’elevata traspirabilità. La zip
roadzoom
NALINI CON IL COMPLETO AIS CENTENARIO 2.0 E AIS MARMOTTE 2.0 UNISCE CONTENUTI TECNICI A GRAFICHE MODERNE E ALLA MODA. LA JERSEY CENTENARIO È REALIZZATA CON INNOVATIVO TESSUTO IN MICROFIBRA QUICK-DRYING E MARMOTTE È IL BIBSHORT CHE PROTEGGE DAI RAGGI UV
della redazione tecnica || foto: Nalini
90
NALINI
lunga sulla parte frontale integra una piccola
patella sottolampo, assicurando la perfetta
scorrevolezza della zip e un minimo di protezione
quando è necessario. Il fondo della manica è
a taglio vivo, moderno ed aderente, mentre
il fondo posteriore della maglia presenta una
fascia elastica con silicone a elevato grip: la shirt
è così perfettamente aderente al busto anche
quando ci si trova in posizione aerodinamica
sulla bici. Le tasche posteriori sono quattro in
totale, di cui una in tessuto idrorepellente con zip
invisibile. Quattro le varianti di colore disponibili.
AIS MARMOTTE 2.0Il bibshort Marmotte 2.0 è ergonomico, con
taglio specifico per adeguarsi al meglio
alla posizione in sella, garantendo comfort
ma anche stabilità. Questa salopette è
costruita grazie alla Lycra Sport, dotata di
una notevole elasticità; offre protezione dai
raggi UV e un supporto muscolare che va a
favore della performance. La traspirabilità e la
compressione completano le caratteristiche
tecniche di un pantaloncino al top della
collezione. Il valore aggiunto è il fondello a
densità 100, sviluppato per l’anatomia maschile,
capace di adeguarsi al design della salopette e
che, come scritto in precedenza, assicura una
corretta posizione sulla sella. Le bretelle sono
in rete strech, per una traspirazione ottimale
anche in condizioni di caldo limite. Le cuciture
sono piatte, in grado di garantire comfort e
minimizzare fastidi e rischi di abrasioni, inoltre
sono presenti dei loghi rifrangenti. Il fondo
gamba ha un elastico in microfibra e una
piccola fascia di silicone grippante, per essere
perfettamente aderente al muscolo.
91
nalini.com
Dopo la presentazione ufficiale di fine
2018, ecco finalmente disponibili i
nuovi bike device di Stages: non solo
dei bike computer, ma veri e propri
dispositivi per il training di qualità, GPS,
completamente customizzabili, dotati
dell’innovativa tecnologia EverBrite
High Resolution Color Screen. Dash
M50 e L50 nascono dalla piattaforma
device di Stages, che fin dal primo
modello è stata caratterizzata da
un’ampia disponibilità di dati, doppia
interfaccia (Bluetooth e Ant+) e dalla
possibilità di montare il dispositivo in
modo orizzontale oppure verticale
rispetto alla piega manubrio. Ora il
bike GPS si evolve ulteriormente. In
particolare il display, il primo della
categoria a utilizzare la tecnologia
EverBrite introdotta da Stages, che
consiste in uno schermo a colori ad alta
risoluzione, chiaro, limpido, antiriflesso.
Questa soluzione è integrata anche
all’interno delle mappe (specifiche
per il bike), in modo che l’utilizzatore
abbia una definizione dei percorsi e
delle indicazioni mai raggiunta fino a
ora. I file memorizzabili sono di tipo
FIT, GPX e TCX. Il layout delle varie
schermate è totalmente configurabile.
Stages M50 ha dimensioni di 45x30
mm (con montaggio verticale rispetto
al manubrio), con un’autonomia di
12,5 ore, mentre L50 (con montaggio
orizzontale rispetto al manubrio) di
55x40 mm con 14 ore circa. Stages
M50 ha un prezzo di listino di 239 euro,
mentre M50 di 299 euro, entrambi
compatibili con il portale di valutazione
dati Stages Link. Rimane in gamma
anche il modello L10, proposto a un
prezzo di 149 euro.
zoom92
stagescycling.eu
STAGESDASH M50 E L50
Selle SMP è un’azienda simbolo della
categoria delle selle e del ciclismo, un
marchio che, dopo 72 anni, è ancora capace
di essere costantemente all’avanguardia:
le Selle SMP sono uniche per design e
performance. Il modello Dynamic è versatile,
deriva dalla Forma ma con una leggera
imbottitura per un comfort supplementare.
È adatto ad atleti con il bacino medio-
largo. Dal punto di vista tecnico, Dynamic è
indicata per un impiego stradale, off-road
e per il triathlon, con una sottile imbottitura
sviluppata grazie a un elastomero espanso. Il
rivestimento è in vera pelle per la livrea nera,
in microfibra per i modelli colorati. Lo scafo
è in Nylon12 caricato al carbonio, mentre il
telaio è disponibile in acciaio Inox oppure
in carbonio unidirezionale. I pesi variano dai
290 g (standard), ai 245 g (CRB). Dynamic è
disponibile anche nella grafica 70years che
celebra la storia di Selle SMP.
zoom 93
sellesmp.com
SELLE SMPDYNAMIC
© 2017 Ronny Kiaulehn
Mantis nasce come stazione tecnica di ricarica
per le eBike, ma si evolve e diventa un punto
tecnico di assistenza per la bicicletta a 360°. Di
dimensioni compatte, è dotata di accessori e attrezzi
per la manutenzione base delle due ruote. Mantis è
pensata per essere posizionata per esempio nei luoghi
pubblici, oppure nei campeggi, nei bike hotel e negli
spot a elevato interesse turistico, dove un supporto di
assistenza diventa un valore aggiunto molto apprezzato
dal cliente. Trovate le colonnine Mantis con prese
Schuko per eBike in 50 punti di assistenza in Trentino, al
Bike Park Carosello 3000 di Livigno, ma anche al Dolomiti
Paganella Bike, oppure al Museo Ferrari di Maranello.
Per i dispositivi Android e iOs è possibile scaricare la
app Mantis Stands che permette di individuare il punto
di assistenza tecnica Mantis più vicino.
zoom94
mantis-stands.it
MANTISUNA STAZIONE GENIALE
Giant ha presentato la nuova serie di bici in
alluminio, un segmento completamente
rinnovato in vista del 2020. I modelli Contend
si sviluppano intorno a due tipologie di lega, la
Aluxx SL e la Aluxx, entrambe votate a esprimere
massimo equilibrio, maneggevolezza e una
posizione di guida che non sacrifichi il comfort.
Alcune delle soluzioni tecniche arrivano dalle
piattaforme Giant maggiormente indirizzate
alla ricerca della performance. Ci riferiamo per
esempio alla forcella in carbonio Advanced che
equipaggia buona parte delle bici Contend, al
reparto dello sterzo OverDrive e alla tubazione
obliqua MegaDrive, senza dimenticare la
scatola del movimento centrale PowerCore.
Il seatpost D-Fuse offre un buon grado di
elasticità e dissipazione delle vibrazioni negative
provenienti dal terreno. Sui modelli Contend è
possibile montare le ruote Giant con sistema
tubeless. La gamma Giant Contend è disponibile
con freni tradizionali oppure disc brakes.
roadzoom 95
giant-bicycles.com
GIANTCONTEND
Il SellaRonda Bike Day 2019 è un’occasione
ghiotta e ha un duplice obiettivo: pedalare
nelle Dolomiti, all’interno dell’anello SellaRonda
(in senso contrario rispetto alla Maratona dles
Dolomites), farlo con una eBike con supporto
Bosch. Ma cos’é oggi il SellaRonda Bike Day? Un
evento che è una vera festa per la bicicletta e
per i suoi protagonisti, in un contesto magnifico
e unico nel suo genere, con strade chiuse al
traffico e un’organizzazione che ha poco da
imparare e molto da trasmettere. Il Bike Day
offre quattro service point che assicurano
anche assistenza meccanica, tutti gli incroci
presidiati da Forze dell’Ordine e pubblica
sicurezza (quattro punti di assistenza e ristoro,
talvolta, non si trovano sul tracciato lungo
di una granfondo!). SellaRonda Bike Day è
un momento di condivisione e di sport, alla
scoperta di una disciplina come il ciclismo
che, lo ripetiamo in continuazione, continua a
evolvere e modificarsi, e che finalmente allarga
i propri orizzonti. Il Bike Day è un’opportunità:
la possibilità di provare e pedalare, per
esempio, una bici con assistenza alla pedalata.
Un genere di mezzo che è un punto di
riferimento per l’off-road ma che nel settore
strada deve ancora trovare una collocazione
precisa. Il SellaRonda di Selva di Val Gardena
non è una manifestazione competitiva, non ha
classifica e cronometraggio, e unisce per un
giorno tutto l’universo della bicicletta: stradisti,
biker, pedalatori della domenica, giovani e
vecchi, uomini, donne e bambini… Il comune
denominatore diventa il sorriso.
IL NOSTRO SELLARONDA BIKE DAY 2019Già da qualche giorno le previsioni meteo
non lasciavano molto spazio a interpretazioni
soggettive e speranze, con l’unica giornata
di pioggia proprio per sabato 22 giugno. Una
pioggia non battente, ma sufficiente a coprire
i panorami che le Dolomiti offrono. Ma, si sa,
poter essere qui in Val Gardena è già motivo
di gioia. Il nostro viaggio dalla pianura ci porta
all’Hotel Tyrol di Selva di Val Gardena; il motivo
principale è pedalare su una bicicletta con unità
di supporto Bosch e affrontare la 14ª edizione
del SellaRonda Bike Day. Perché no, quale
occasione migliore per capire sempre più un
segmento che cresce in modo esponenziale,
quello delle eBike, un vero traino per il settore.
Nelle zone montane le “bici con il motorino”
sono ormai un punto fermo per i negozi che
affittano attrezzature sportive, in inverno e nella
stagione estiva. Ma focalizziamoci sull’evento
bike. Come d’abitudine, il SellaRonda Bike
Day parte dalla piazza principale di Selva alle
9:00 del sabato per affrontare l’anello di 58
km con poco più di 1.600 m di dislivello. Si
EBIKEreportage96
SELLARONDABIKE DAYSIAMO NELLE DOLOMITI, IN UNO DEI CONTESTI AMBIENTALI CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA, UN LUOGO PER LA VACANZA, PER PRATICARE SPORT, DOVE POTER GODERE DEI PIACERI DELLA TAVOLA. UN TERRITORIO CHE È SEMPLICEMENTE… “TUTTO”
della redazione tecnica || foto: redazione tecnica, C.O., Lorenza Cerbini, Hotel Tyrol
pedala verso il Passo Sella, successivamente il
Pordoi, per scendere ad Arabba e cimentarsi
con il Campolongo, il più breve. La discesa
successiva porta a Corvara, sconfinando in Alta
Badia, per attaccare il Gardena da Colfosco e
tornare il Val Gardena, a Selva. Questo anello
è anche la prima parte di una delle granfondo
più famose e ambite tra gli amatori, la Maratona
dles Dolomites, che però lo affronta in senso
contrario: si parte da Corvara e si trova sotto
le ruote per primo il Passo Campolongo;
il Passo Gardena è l’ultimo ed è anche lo
spartiacque per i tre tracciati, corto, medio e
lungo. Il SellaRonda Bike Day è tecnicamente
impegnativo ma accessibile, perché, se è
vero che la salita è sempre dura, il contesto
naturalistico e l’interpretazione fanno la
differenza: ognuno può approcciare la strada a
suo modo, non c’è agonismo, e i più preparati
danno supporto ai meno allenati (ma c’è anche
chi si misura in vista della MdD del 7 luglio). Si
pedala con qualsiasi mezzo, l’importante è che
le ruote siano in grado di girare nel senso di
marcia. La pioggia caduta nella notte concede
una pausa durante le prime due ascese, per poi
riprendere allo scollinamento del Pordoi, ma
non fa freddo e questo aiuta. Qualche scorcio
di azzurro si fa largo tra le nubi, sufficiente per
imprimere sui volti dei partecipanti tanti sorrisi,
si fanno battute e si sdrammatizza. L’amore per
la montagna è anche questo. Il meteo bizzarro
in zone come queste, il temporale, la giornata
uggiosa si accettano e si trova il lato positivo. Una
vacanza nelle Dolomiti è sempre un momento
di qualità che nella vita in città è difficile trovare.
Forse è anche per questo motivo che in piccoli
paesini tra i monti trovi gente che arriva da tutto
il mondo, ognuno con il suo obiettivo. Per un
granfondista è difficile immaginare un evento
senza classifica agonistica capace di richiamare
12.000 persone, anche extra continente, eppure
il SellaRonda Bike Day è anche questo.
97
PERCHÉ CON UNA EBIKEChe piaccia oppure no, con le eBike è necessario
confrontarsi, per capire, approfondire.
Poter pedalare con una bicicletta assistita
elettricamente, all’interno di un tracciato che
normalmente affrontiamo con la specialissima
da strada, non è cosa da poco. Per noi è mettere
a confronto due mondi tanto diversi per storia e
interpretazione, quanto simili per ciò che sono
in grado di offrire. La pedelec ha aperto un
nuovo orizzonte per una disciplina che per due
secoli è rimasta ovattata, una sorta di lobby, uno
sport definito “della gente” ma non accessibile
a tutti perché faticoso, a volte estremo, che non
chiede di pagare il biglietto quando vedi passare
i corridori, che ti regala i gadget quando transita
il Giro d’Italia, che ti permette di fare i selfie
con i tuoi beniamini prima dello start ufficiale
della corsa. Eppure il ciclismo è sempre stato
avvolto da una sorta di aura: bello e per certi
versi impossibile, talvolta è stato vittima tanto
della sua storia quanto dei suoi racconti. La eBike
amplia e fa aumentare il numero degli utenti che
pedalano, lo dicono i numeri, ed è uno di quegli
strumenti che ha permesso di considerare la bici
come simbolo di turismo: non tutti sono disposti
ad ammazzarsi di fatica per fare una salita, le
due ruote non sono solo estremizzazione,
non tutti vogliono l’epico a tutti i costi. In primis
viene il divertimento: pedalare su una eBike non
significa “non fare fatica”, una bici con il sistema
Bosch non ha l’acceleratore come una moto, ma
permette di controllare lo sforzo senza smettere
di pedalare. L’agonista vero, stradista oppure
biker, ha come focus principale la performance,
del suo fisico ma anche del mezzo meccanico,
un approccio che si porterà anche nel mondo
eBike. Chi è abituato a competere utilizzerà
il supporto alla pedalata al minimo delle
potenzialità, perché deve avere la gamba in
tiro, solo per fare un esempio; per sfruttare le
funzioni con maggiore wattaggio nel momento
in cui vuole provare le brezza della velocità in
salita, per farne un altro. Ma l’agonista pedalerà
sempre con vigore. Chi è atleticamente meno
preparato avrà l’opportunità di stare con l’amico
più prestante, però dovrà imparare a gestire
l’autonomia della batteria. Per sfruttare a pieno
una eBike è necessario conoscere la modalità
con cui è meglio pedalare in quella situazione
e naturalmente “quanta fatica si vuole fare”. Ma si
può andare anche in soglia con una eBike? Si va
anche in fuori soglia se si vuole, perché portarsi
dietro una cargo bike di oltre 25 kg, in modalità
Eco (che prevede un minimo supporto dell’unità
98
elettrica) durante l’ascesa del Passo Campolongo
è come fare le sfr con i mattoni nello zaino.
La bici con la pedalata assistita diventa anche
motivo e strumento di condivisione, la possibilità
di trasmettere la propria esperienza sul mezzo
meccanico, di ascoltare le emozioni di chi
pedala senza un affanno eccessivo, godendosi
le strade chiuse al traffico e sognando i canederli
accompagnati da una bella Weissbier, o un bel
bicchiere di rosso, perché una sosta allo Chalet
Gerard sul Gardena si deve fare. Ecco un’altra
piacevole sorpresa: proprio lo chalet è uno
dei punti turistici selezionati da Bosch; ne sono
presenti altri nel comprensorio dolomitico e in
diverse zone turistiche, dove è stata posizionata
una colonnina di ricarica gratuita per le batterie
delle unità elettriche Bosch. Alla fine della
giornata in bici, il consumo calorico segna 1.900
kcal; nutrirsi con gusto e senza sacrifici diventa
la giusta conclusione di una giornata magnifica,
divertente e istruttiva.
tyrolhotel.itchalet-gerard.comsellarondabikeday.com
99
La passione per le due ruote nasce sin da
piccoli, magari sulle orme di papà. La pratica
della mountain bike in sicurezza richiede
però l’acquisizione di skills tecniche e di una
padronanza del mezzo che si può imparare solo
con la pratica. l Kids Bike Park sono il luogo ideale
per far apprendere ai bambini le basi tecniche
per una corretta guida della bicicletta, puntando
soprattutto sullo svago, sul divertimento.
ValdiSoleBikeLand, aperta alle esigenze di tutti
coloro che vogliono coltivare la passione per le
due ruote, dai biker in erba ai funamboli della
discesa, senza trascurare le esigenze delle
famiglie, conta apposite aree dove i più piccoli
possono prendere confidenza con la mountain
bike, in tutta sicurezza.
KIDS BIKE PARK PELLIZZANOQuesto parco MTB per ragazzi si trova a pochi
passi dal BiciGrill, lungo la pista ciclabile. Un
comodo tapis roulant porta i bambini alla
partenza dei due percorsi allestiti: il più facile,
contrassegnato con il colore blu, presenta
cambi di direzione e piccole bumps; quello
più difficile, contraddistinto dal rosso, include
un salto e due paraboliche più impegnative.
Completa l’area un circuito pianeggiante
attorno ai due piccoli laghetti presenti nella
zona, dove i più giovani potranno divertirsi
in sicurezza muovendo i primi passi con le
balance bike. Per la stagione 2019 è stata
inoltre inserita una nuova Pump Track lunga
65 m lineari. Per ulteriori approfondimenti vi
rimandiamo all’indirizzo web:
http://outdoor.valdisole.net/IT/Kids-Bike-
Park-Pellizzano/
reportageMOUNTAIN BIKE100
ADRENALINA SU 2 RUOTEANCHE PER I PIÙ PICCOLI IN
VAL DI SOLEPOTEVA UNA REALTÀ IMPORTANTE COME VALDISOLEBIKELAND NON PENSARE A SPAZI SICURI PER IL DIVERTIMENTO DEI BIKER IN ERBA?
foto: Centro Bike Val di Sole
KIDS BIKE PARK FOLGARIDAAll’interno del Folgarida Sport Village si
possono muovere le prime pedalate nel
mondo della mountain bike e apprendere al
meglio le tecniche della disciplina, seguiti da
istruttori professionisti, a disposizione di grandi
e piccoli, in totale sicurezza sugli sterrati dello
skill park. Il tracciato è semplice, composto
da paraboliche e gobbe adatte a tutti i
ragazzi. Si può facilmente risalire alla partenza
grazie a un tapis roulant lungo 60 metri. Per
approfondimenti: http://outdoor.valdisole.net/
IT/Kids-Bike-Park-Folgarida/
KIDS BIKE PARK COMMEZZADURALa nuovissima e divertente Pump Track di
Commezzadura si affaccia direttamente
sulla pista ciclopedonale, nella splendida
cornice del parco fluviale. In questo scenario
è a disposizione dei più piccoli un circuito
chiuso di MTB con gobbe, paraboliche. Il
divertimento è garantito!
ALTRE STRUTTURE IN VALLELa Val di Sole mette a disposizione di grandi
piccoli altre due strutture dove muovere i
primi passi nel mondo della mountain bike.
Nel cuore dei campi gara della Coppa del
Mondo di MTB, lo Skill Park Commezzadura
offre la possibilità migliorare le proprie doti
di guida percorrendo i tratti tecnici del
tracciato cross country, del four cross e la
parte finale della pista downhill mondiale.
Gobbe, paraboliche, rockgarden, drop e
discese impegnative sono il miglior terreno
d’allenamento per diventare biker provetti.
Più votato ai neofiti della disciplina, allo Skill
Park Ponte di Legno è allestito un campo
pratica dove poter migliorare in totale
sicurezza le capacità di guida e di equilibrio
su fondo sterrato, grazie a passaggi tecnici e
apposite strutture.
valdisolebikeland.com
101
Celebriamo l’estate con la gioia che ancora
abbiamo negli occhi e nel cuore dopo un
mese dall’aver cavalcato gli splendidi sentieri
della Valle d’Aosta, una regione spettacolare
incastonata tra i più noti quattromila delle Alpi,
dove Italia, Francia e Svizzera si toccano. Con
la sua vasta rete di rifugi immersi nella natura
selvaggia d’alta quota, un facile accesso ai sentieri
alpini e alle tracce lavorate dei bike park grazie
agli impianti di risalita direttamente dal centro
della città – compreso il capoluogo Aosta – è
realmente possibile girare in questa regione per
settimane, sperimentando ogni giorno un nuovo
itinerario o una nuova rete di trail. Non stiamo
scherzando, già conoscevamo la Val d’Aosta
per le nostre frequentazioni passate, tra pedalate
ludiche ed eventi agonistici di ogni tipo e livello
– dagli Italiani XC e DH di Pila alla Maxi Avalanche
di Cervinia, passando per le Enduro World Series
di La Thuile – ma l’ultima due giorni, di cui avete
già letto sul numero di luglio 2019, ha alzato
ulteriormente l’asticella, ma soprattutto ampliato
il range di quanto è possibile in sella alla propria
MTB. Non conta che sia uno scattante e leggero
mountain bikereportage102
VALLE D’AOSTA DA AMARE
SIAMO NEL CUORE DELLA STAGIONE ESTIVA, CON I MIGLIORI MESI PER LA QUALITÀ DEL RIDING. UN PERIODO IDEALE PER I VIAGGI, L’AVVENTURA E L’ESPLORAZIONE IN SELLA ALL’AMATA MOUNTAIN BIKE
testo e foto: Cristiano Guarco
modello da cross country, un’arma da discesa,
o un versatile e comunque capace mezzo da
enduro, perché qui – e lo ribadiamo, non stiamo
esagerando – tutto è possibile, per tutti, dai
principianti ai più esperti, senza dimenticare gli
amanti dell’avventura dura e pura. Ciliegina sulla
torta? La possibilità di vivere una regione ricca
di storia, tradizioni e cultura, compresa quella
enogastronomica, nell’angolo nordoccidentale
della nostra amata Penisola: vini (rossi e bianchi),
fontina valdostana, il superlativo lardo d’Arnad,
ecc… in qualsiasi ordine di preferenza.
PER ORGANIZZARE LE VOSTRE VACANZEE AVVENTURE IN VALLE D’AOSTA:
lovevda.it/it/sport/bicicletta-e-mountain-bike/percorsi-in-mountain-bike
aostavalleyfreeride.com
103
Dal 12 al 14 luglio sono andati in scena i Great
Days 2019: un evento di tre giorni creato per
celebrare insieme la bellezza della montagna
e l’amore per uno degli sport outdoor che
più appassiona, la mountain bike. La rete
sentieristica del Mountain Park Carosello 3000
a Livigno è stata la vera protagonista, ecco nel
dettaglio cosa è accaduto.
BENVENUTI A LIVIGNOIl tutto inizia venerdì 12 luglio con la Sunset
Ride: i partecipanti hanno potuto beneficiare di
una risalita a 3.000 metri di quota con le ultime
luci del giorno. Dopo l’irrinunciabile foto di
gruppo alla Freedom Eagle (scultura simbolo
dell’Outdoor che rivisita il logo di Carosello
3000), tutti si sono avviati in gruppo per una
discesa di 1.000 metri di dislivello sui sentieri
Coast to Coast, H-Dream (Hutr) e Blueberry
Line. Nel mezzo uno stop in una suggestiva
location con vista sul lago di Livigno dove i
partecipanti sono stati accolti da un aperitivo
con prodotti tipici della valle, durante il quale
sono state presentate le iniziative del weekend.
Dopo è arrivato il momento della festa di
benvenuto al Marco’s Pub: cena a base
di gustose carni a km 0, a cui è seguita
la proiezione del video “Transnaples”, un
progetto di Hans Rey che intende mostrare
la bellezza di andare in mountain bike persino
nei dintorni delle grandi metropoli (Napoli in
questo caso). Al termine del film l’atmosfera
è stata riscaldata dalle note rock-blues della
band Rock’n’Roll Kamikaze.
RIDING E STRATEGIASabato 13 luglio è la giornata della Tutti Frutti
Team Challenge: chi ha detto che un evento bike
debba per forza essere basato su adrenalina
e velocità? Nella Tutti Frutti Team Challenge
contano più astuzia e immaginazione: un mix
tra caccia al tesoro e orienteering dove le
squadre di partecipanti, dotati di una speciale
mappa del percorso di 45 km, hanno dovuto
trovare oggetti e persone, superare prove
e concorrere a contest fotografici, il tutto
utilizzando le storie di Instagram.
Scovare una mucca di razza Highlander,
fare un bagno nel fiume Spöl e raggiungere
l’innevato view-point del Madonon sono
solo alcune delle prove che si sono dovute
affrontare durante la Team Challenge. La sfida
MOUNTAIN BIKEreportage104
GREAT DAYS 2019: BENVENUTI NEL PICCOLO TIBETLE PAROLE SIMBOLO DELL’EVENTO ORGANIZZATO NEL MOUNTAIN PARK CAROSELLO 3000 DI LIVIGNO SONO STATE TRE: NATURA, SPORT E AMICIZIA.UN PROGRAMMA FITTO, CON TANTO RIDING, ESCURSIONI, FESTE, E LA CACCIA AL TESORO IN MTB SUL CELEBRE PERCORSO “TUTTI FRUTTI”
di Cristiano Guarco || foto: Carosello 3000 Mountain Park
era anche quella di trovare Wally: il famoso
personaggio con la maglietta a righe bianche
e rosse, che ha fatto la sua prima apparizione
durante la Tutti Frutti Team Challenge, e che
tornerà a girare sui sentieri di Carosello 3000 in
alcuni weekend dell’estate. Chi lo individuerà
dovrà essere agile con il proprio smartphone,
perché la foto più originale verrà premiata con
particolari accessori MTB.
Arriva poi la sera con l’immancabile après-
bike e le premiazioni: se durante tutta la parte
sportiva il drink ufficiale dell’evento è stato la
bevanda wellness Holy, a fine giornata ci si è
rilassati all’après-bike sorseggiando la birra
artigianale 1816, prodotta a Livigno nel noto
Birrificio e spillata direttamente dalla botte da
500 litri, installata su un vintage van di marca
Volkswagen. E poi musica e momenti d’ilarità
mentre tutti i team in gara salivano sul palco per
conoscere il loro punteggio e ricevere i premi,
tra cui gli accessori FTPro.
NATURA E AMICIZIASi chiude il 14 luglio, con i tour MTB ancora
protagonisti: la domenica mattina è stata
dedicata al riding accompagnati dalle guide di
Bike Livigno. Un enduro ride dove i partecipanti
hanno avuto anche la possibilità di provare
un tratto del nuovo sentiero The Bomb, un
trail quasi interamente realizzato a mano che
verrà ufficialmente aperto al pubblico i primi di
agosto. E l’eMTB tour Wild Goat, durante il quale
ci si è addentrati nella selvaggia Val Federia alla
scoperta di singletrail d’altri tempi.
I partecipanti ai tour si sono poi ritrovati alla Baita
del Plascianet per il Party nel bosco: una festa
di fine evento con grigliata all’aria aperta, nella
quale ci si è divertiti insieme in un ambiente
informale di amicizia. Il tutto circondati dalla
105
natura e dalla musica unplugged chitarra e
violino degli amici dello YetiDuo.
VARIE ED EVENTUALIAlla manifestazione erano presenti: la
campionessa italiana di Enduro Jessica
Bormolini, orgoglio di Livigno, attualmente
impegnata nella riconferma del titolo nazionale,
ma anche in competizione per la corona del
mondiale WES (World E-bike Series); l’atleta
paraolimpico svizzero Murat Pelit insieme ai
ragazzi di Ti-Rex Sport, un’associazione che si
occupa di stimolare le persone con disabilità
motoria alla pratica di sport outdoor quali lo
sci, il wake-board e naturalmente la mountain
bike; il pioniere della MTB Hans Rey che
molto ha contribuito allo sviluppo di Livigno
come destinazione bike riconosciuta a livello
internazionale e ha recentemente disegnato
il Tutti Frutti Epic Tour, un itinerario realizzabile
in giornata che comprende la più bella e
accessibile sentieristica del Mountain Park
Carosello 3000.
I Great Days di Livigno danno a tutti i biker
appuntamento per l’estate 2020 (le date
usciranno a breve) con nuovi ospiti e un
programma ancora più avvincente all’insegna
di natura, sport e amicizia.
carosello3000.com/it/
107
AGONISMOLa Transalp è pur sempre una gara, per
cui quando ho un numero attaccato alla
schiena e alla bici non riesco a non dare
il 1.000% delle mie possibilità. La prima
tappa da Innsbruck a Bressanone è dunque
l’emblema assoluto della competizione, dove
la possibilità della conquista della maglia di
leader costituisce un appagante traguardo
per molti dei partecipanti.
PAESAGGI & PERCORSOAlla partenza della seconda frazione da
Bressanone e Caldaro le energie sono ancora
più che buone, e per questo motivo è il giorno
adatto per godersi qualche paesaggio alpino:
Passo Pennes e San Genesio rappresentano
per me un itinerario inedito, e la giornata
climaticamente perfetta (così come l’intera
settimana, anche un filo più calda del previsto)
mi permette di godere appieno dello
spettacolo. Per chi è novizio delle Alpi - ma
anche per chi ci vive - questo evento lascia
sempre a bocca aperta, e ogni anno riserva
qualche “perla”.
roadreport108
TOUR TRANSALP HIGHLIGHTSDOPO ALCUNE PARTECIPAZIONI, SI HA LA CHIARA CONSAPEVOLEZZA CHE NON CI SI LIMITERÀ A PORTARE A COMPIMENTO GLI 800 KM E 18.600 M DI DISLIVELLO PREVISTI DAL PERCORSO, MA CHE SI TORNERÀ A CASA CON UN BAGAGLIO BEN PIÙ GRANDE E RICOLMO DI ALTRE EMOZIONI. ED È PROPRIO BASANDOSI SU QUESTE ULTIME CHE IL NOSTRO RICCARDO ZACCHI CI RACCONTA LA SUA SETTIMANA A CAVALLO DELLE ALPI: OGNUNA DELLE SETTE TAPPE È LO SPUNTO PER FAR EMERGERE UN DIVERSO ASPETTO, UN’IMPRESSIONE O UNO STATO D’ANIMO
di Riccardo Zacchi || foto: Uwe Geissler/Tour Transalp
FATICAE qui cominciano i dolori… Nonostante un accorciamento della frazione da Caldaro a Bormio (causa
frana e strada interrotta sul Gavia), la salita del Tonale mi riserva un’imprevista crisi nera: fa parte
del gioco, in questa corsa puoi stare bene per cinque giorni di fila e poi spegnerti all’improvviso;
il compagno di team in questi casi è fondamentale, perché, oltre ad aiutarti fisicamente, cerca di
supportarti a livello morale per tentare di limitare i danni. La fatica è anche il fil rouge di tutta la settimana
e, siccome giorno dopo giorno la stanchezza è sempre maggiore e ignorarla risulta impossibile, la
serena e consapevole convivenza con essa sembra essere l’unica soluzione percorribile!
SODDISFAZIONELa Bormio-Livigno vale doppio per me, in
quanto è la tappa “di casa” e sono davvero
contento di poterla percorrere dopo
l’annullamento causa maltempo durante
l’edizione 2017. Alla partenza ero un po’
preoccupato per via della crisi del giorno
prima, ma già dall’Umbrail ho intuito di avere
buone gambe e di potermi divertire come
si deve (forse grazie al tifo dei molti amici
che ho ritrovato sui tornanti dello Stelvio);
l’arrivo in Plaza Placheda, dopo circa 140 km e
3.500 m di dislivello, mi ha regalato emozioni
fortissime, le stesse che ho riscontrato
negli occhi degli altri concorrenti dopo
essere riusciti a concludere la tappa regina
del Tour. Abbracci e scambi reciproci di
congratulazione la fanno da padrone.
109
RISPETTOCome non attribuire questo significato alla tappa caratterizzata dal Mortirolo da Mazzo? Questa
impervia scalata merita appunto rispetto e riguardo: chi osa troppo nei primi chilometri paga
a caro prezzo questa esuberanza, e la salita diventa un vero e proprio calvario; la gestione
dello sforzo è la chiave di volta della giornata, poiché se si riesce a salvare qualche energia
sulle micidiali rampe del passo poi nel pezzo di falsopiano a seguire si riesce a fare più velocità
guadagnando parecchio tempo. Rispetto per il percorso, per la natura e per le persone attorno a
sé sono gli ingredienti base della Transalp.
SOLIDARIETÀUn salto di catena, quello che mi è
successo nella sesta giornata, un altro
genere di imprevisto meccanico o fisico
sono sempre all’agguato: i componenti
del team devono essere solidali l’uno con
l’altro e riuscire ad aiutarsi reciprocamente
in questi frangenti. Non serve prendersela,
arrabbiarsi o demotivarsi, bisogna solo reagire
razionalmente e cercare una soluzione da
mettere in atto congiuntamente. Grazie
Christian per avermi ricordato quanto sia
fondamentale questo aspetto.
110
AMICIZIALa tappa e la giornata conclusiva sono la raffigurazione di questo sentimento: sia in gara che
nel post ci si sente tutti più uniti, felici e consapevoli di aver raggiunto insieme lo stesso ambito
traguardo, il tempo impiegato non ha importanza in questo momento. I sette “aspetti” finora
descritti non hanno fatto altro che accomunarci ulteriormente, e sono convinto che siano stati
vissuti, ciascuno nella sua maniera e misura, da ogni concorrente. Non è un caso che dopo ogni
partecipazione alla Transalp la mia rubrica telefonica si arricchisca piacevolmente di qualche
contatto!
FESTASette giorni, sette facce della Transalp… Ma
forse sto tralasciando qualcosa di unico e
particolare nel mondo granfondistico. Ecco la
tanto attesa - quanto ben voluta - ottava tappa
di Riva del Garda, dove bici-integratori-chip
vengono messi da parte per lasciare spazio
a un ricco barbecue, qualche birretta, musica
e sane risate fino a tarda notte in riva al lago,
sognando già il Tour Transalp 2020.
Grazie ragazzi!
111
Siamo a Caldarola un anno dopo. Dall’aria
frizzante si intuiscono le marachelle che il
meteo ha combinato nello Stivale molti chilometri
al di sopra. La via principale del paese è preda
di striscioni, gonfiabili, e le celebri antenne di KS
sono pronte per i primi partenti alla francese;
un bel gruppo prenderà il via alle 8:30 con
una sorta di cerimonia ufficiale, ma ai fini delle
graduatorie e dei Campionati quello che conta
sono le marcature in partenza e all’arrivo e i due
tratti cronometrati. Su questa formula possiamo
spendere alcune parole. Intanto è piaciuta anche
agli agonisti puri, i cui nomi si scorrono nella
parte alta delle classifiche, che per una volta
non hanno neppure disdegnato di fermarsi a un
ristoro. La maggior parte dei partecipanti (oltre
850 per gli organizzatori) ha approfittato di una
splendida giornata non troppo esasperata e di un
territorio che è una continua scoperta. La prima
salita la conoscevamo già dalla scorsa edizione,
ma non avevamo approfittato di uno dei nuovi
tratti asfaltati che abbiamo incontrato spesso. Un
chiaro segno della volontà di ricostruire che solo
il giorno prima ci era sembrata un sogno. Certo si
attraversano ancora borghi devastati e cumuli di
macerie transennate da grate, però piccoli passi
in avanti si vedono: impalcature, gru e segni di
edilizia residenziale in corso, più mezzi pesanti
e ruspe civili e meno militari, strade già messe
in sicurezza da reti e funi di acciaio. Tornando
alla nostra pedalata, dopo pochi chilometri sulla
statale, per oltre 3 ore ci siamo immersi in una
natura sconvolgente per bellezza e forza nella sua
alternanza di cucuzzoli glabri e boschi fittissimi,
il rumore dei ruscelli resi invisibili dalle pareti
rocciose, lo stupore per l’apparire dell’altopiano
di Colfiorito dopo aver percorso una dolce salita
apparentemente verso il nulla. Il Parco dei Sibillini
è assolutamente pari in bellezza ad altri territori
più reclamizzati, selvaggio in larga parte, con una
presenza dell’uomo millenaria nei suoi borghi
arroccati e con le sue chiese romaniche. La
rinascita di questo territorio non può che passare
da iniziative come quella a cui partecipiamo,
che ci fa conoscere un’Italia meravigliosa e a
misura d’uomo. Sul tracciato, presidiati gli incroci
da Protezione Civile e Associazione Carabinieri.
Ristori ben posizionati e assolutamente tentatori,
con l’ultimo presso l’Agriturismo Le Casette
che ha provocato parecchi collassi con carne
alla brace e vino in quantità. Dopo l’arrivo, la
tradizionale Cocomerata ha preceduto un pasta
party organizzato con cucina mobile che ha
ulteriormente denotato il livello organizzativo
della banda dei fratelli Giustozzi. La GF dei Sibillini
non si rassegna e rilancia, noi sapremo aiutare
questa splendida gente a rialzarsi pedalando più
spesso nella loro bella natura?
PERCORSI: 137 km, 2.266 m disl. • 90,75 km, 1.354
m disl. • 75,47 km, 1.051 m disl.
FINISHER: GF 547 • MF 252 • Fondo 16
granfondodeisibillini.it
roadreport
CLASSIFICA (TRATTI CRONOMETRATI)GRANFONDO UOMINI1. Leonardo Presta Uc Petrignano
2. Mattia Fraternali Scott Team Granfondo
3. David Squarta Uc Petrignano
GRANFONDO FEMMINILE1. Debora Morri Team del Capitano
2. Gloria Paoli Team Ciclismo 2014
3. Cinzia Zacconi New Mario Pupilli
MEDIOFONDO MASCHILE1. Gianluca Berti Ciclismo Montecchio
2. Fabio Tarquini Tormatic Pedale Settempedano
3. Luca Fantozzi 360 Bike Team
MEDIOFONDO FEMMINILE1. Azzurra D’Intino Pedale Elettrico
2. Orietta Schiavoni Giuliodori Renzo - Bike Club
3. Sonia Paolinelli Team Ponte Cycling - Born to Win
112
GF DEI SIBILLINI LA CICLOTURISTICA 201923 GIUGNO | CALDAROLA (MC)
di Enrico Monti || foto GF: Play Full
Per la 23ª edizione della GF Pinarello si torna
a un tracciato più impegnativo e suggestivo,
sia in termini altimetrici che di percorrenza.
In verità, con queste temperature, stare un
po’ meno in bici non fa poi così male, ma
certamente la tradizione e la nuova posizione
nel calendario, immediatamente prima della
MdM, possono giustificare un’oretta e passa
in più in sella! Oramai Fausto ci ha abituato
a un livello organizzativo e a un’accoglienza
che ha pochi eguali nel panorama italiano;
Treviso è veramente un bel salotto in cui
trascorrere la vigilia tra un panino e una birra
gentilmente offerti dagli sponsor, e anche la
temperatura tutto sommato, se non si staziona
in pieno sole, è sopportabile. Veloci e precise
le operazioni pre gara, e ci piace veramente
molto l’idea della nuova segnaletica stradale
della distanza minima per superare una bici,
stampata nel dorsale: da clonare! Al mattino
seguente ci viene male alla testa nel contare la
distesa di FP12 presenti in griglia, viene voglia
di fare uno scambio ma non si può… Tracciato
di avvicinamento leggermente diverso dal
solito alla prima asperità sul Montello che
spolpa il gruppo, poi dopo qualche saliscendi
ci si divide con un “uomo-freccia” che urla e
sbraccia dove andare, con tanto di cartellone
appeso! Per il Lungo tutto sommato si resta
in buon numero e ci si appresta al S. Boldo.
Tra noi scorrazzano le moto dell’assistenza
meccanica, presto impegnate a fondo. La
frecciatura del percorso non permette errori,
e ci piace salire sulle recenti scritte del Giro
e guardare i murales che incitano lo Squalo.
Veramente bella questa parte di tracciato,
zero auto fino alla sommità del Nevegal,
fondo ottimo, panorami rilassanti e diversi
tratti ombreggiati che ristorano le nostre salite.
Abbiamo apprezzato anche i numerosi ristori
con annessa assistenza meccanica, altro fiore
all’occhiello della GFP19: si vede che il buon
Fausto è un ciclista e sa cosa ci vuole per
renderci felici. Un po’ meno negli ultimi 60
km: una deviazione ci regala anche Arfanta e
altimetria e chilometraggio salgono; sarebbe
nulla se non ci fossero 36 gradi… All’arrivo
il perdono è concesso: cocomero e bibite
fresche, birra e pasta con secondo, caffè…
manca il gelato ma ci pensiamo noi! Torniamo
a casa con la medaglia al collo e tante belle
emozioni, arrivederci!
PERCORSI: 175 km 2.500 m disl.
115 km, 1.050 m disl.
FINISHER: GF 865 • MF 1.468 • eBike 5
lapinarello.com
roadreport
CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Federico Pozzetto Asd Cicli Copparo 5:17:04
2. Freddy Giovany Malaver Alarcon Team Terenzi 5:18:44
3. Luca Chiesa Scott Team Granfondo 5:20:19
GRANFONDO FEMMINILE1. Erika Jesenko Somec Mg.K Vis Lgl 5:33:38
2. Claudia Padoan Asd Iperlando 5:56:22
3. Odette Bertolin Asd Zerotest 6:06:09
MEDIOFONDO MASCHILE1. Matej Lovse Slovenia 3:03:34
2. Alessandro Motta Highroad Team 3:03:34
3. Salvatore Chiodo Team Velociraptor 3:03:35
MEDIOFONDO FEMMINILE1. Chiara Ciuffini Team Isolmant Specialized 3:12:23
2. Michela Gorini Team Fausto Coppi Fermignano 3:16:39
3. Alessia Bortoli Team Argon 18 Hicari Stemax 3:16:40
113
GF PINARELLO30 GIUGNO | TREVISO
di Enrico Monti || foto: DIGITALMOVIE
Quando su una rivista si racconta di un
evento si tiene un approccio il più possibile
neutro. Tuttavia pedalare è la nostra passione, ed
è naturale che ci siano alcuni eventi cui siamo
particolarmente affezionati. Nello specifico,
l’evento cui siamo affezionati è la Granfondo
Fausto Coppi - Officine Mattio. Per questo
ci siamo recati a Cuneo, nella centralissima
piazza Galimberti gremita di stand e attività.
Si va dalla palestra di arrampicata gestita dagli
Alpini alle pedalate per bambini e adulti tra
le vie della città. Qui abbiamo ritirato il pacco
gara contenente la maglia tecnica by GSG da
indossare obbligatoriamente durante l’evento.
Unici esentati i due atleti professionisti del team
Novo Nordisk (le cui divise sono fornite proprio
da GSG) e l’Élite cuneese Erika Magnaldi.
A CUNEO, RICORDANDO FAUSTOLa grafica bianco celeste della maglia della 32ª
edizione rimanda a Fausto Coppi, di cui ricorre il
centenario della nascita, e in particolare ai 70 anni
dalla celebre impresa nella tappa Cuneo-Pinerolo,
vinta da Fausto in 9h19’55” per distacco dopo una
lunga fuga solitaria. È proprio questo riferimento
cronometrico a dare il nome alla mostra, visitabile
fino al 15 settembre, che celebra il campione e
l’impresa. Un percorso audiovisivo, diversi cimeli
e un’ampia esposizione di bici che copre 100 anni
di evoluzione delle due ruote. Se poi si arriva a
Cuneo in una bella e torrida giornata come quella
che ci ha accolto, vale la pena passeggiare tra i
porticati di via Roma o i locali che si affacciano sul
torrente Gesso che, insieme allo Stura, abbraccia
la città. Qui ci si può trattenere degustando un
gelato o le numerose specialità locali. Si va dal
formaggio, alla carne, ai vini. Per concludere la
giornata abbiamo preso parte alla Cerimonia
delle Nazioni, il tradizionale benvenuto ai ciclisti
stranieri provenienti quest’anno da ben 37 Paesi,
alla presenza di ambasciatori e rappresentanti
della stampa italiana e internazionale. Un modo
di far conoscere questo territorio tanto in Italia
quanto all’estero.
DOVEROSI COMPLIMENTI AL C.O.E qui permetteteci di spendere delle parole di
elogio per il comitato organizzatore presieduto
da Emma Mana e Davide Lauro. Un comitato che,
in una logica dei piccoli passi, molto concreta,
molto cuneese, ha visto anche quest’anno un
aumento degli iscritti con il raggiungimento del
numero chiuso, portato dai 2.600 del 2018 ai 2.800
di quest’anno. Pochi 200? Non lo crediamo, anzi
un segnale in controtendenza in un momento
in cui altre manifestazioni faticano a mantenere i
propri numeri. Merito di un C.O. che, sostenuto
dalle istituzioni locali, interviene attivamente per
la valorizzazione e la preservazione del territorio
in cui opera. Basti pensare alla campagna
#salviamolestradedimontagna che ogni anno
raccoglie fondi e investe ore di lavoro per il
mantenimento delle strade su cui si svolge la
manifestazione.
PARTENZA AZZECCATAStart alle 7:00 con temperature in calo rispetto
ai giorni precedenti ma decisamente estive. Ad
aumentare la sensazione di disagio, una cappa
di nubi che certo ripara dal sole, ma rende più
pesante l’aria densa di umidità. Come sempre,
griglia unica, e proprio per questo la manifestazione
non fa parte di alcun circuito che privilegi i propri
abbonati nell’assegnazione dei dorsali. Anche
se, a dire il vero, la Fausto Coppi di un circuito fa
parte, insieme ad alcune granfondo transalpine, a
testimonianza della sua vocazione internazionale.
Griglia unica che apprezziamo, come uno dei
modi migliori per gestire la convivenza tra gli animi
più agonistici e quelli meno: chi vuol fare la gara
non ha che da entrarvi molto presto, chi viceversa
non ha intenzioni battagliere, tra cui i molti stranieri,
può arrivare con maggiore agio. Altra peculiarità
di questa granfondo è la divisione tra i percorsi già
un paio di chilometri dopo il via, appena si supera
il viadotto sullo Stura.
roadreport114
LA FAUSTO COPPIOFFICINE MATTIO 30 GIUGNO | CUNEO
di Davide Sanzogni || foto: Sara Carena
AVVIO PRUDENTEll Fauniera fa paura, e sul medio l’andatura ne tiene
conto, al contrario di quanto avviene nel lungo,
dove si va subito forte e si arriva all’imbocco della
prima salita già tirati. Se la si guarda sull’altimetria,
l’ascesa verso il Santuario di Valmala sembra poca
cosa in confronto al Fauniera, ma si tratta di circa
tre quarti d’ora di impegno. È abbastanza regolare
e segue una tecnica discesa. Chi ne ha sale con
il rapportone, gli altri cercano il loro passo. Ben
diverso il carattere della seconda erta alla Piatta
Soprana, più irregolare, e il caldo inizia a mordere.
Arrivare al ristoro per riempire le borracce è
come raggiungere un’oasi nel deserto.
FAUNIERA: PARADISO E INFERNOE il peggio deve ancora venire, anche se non
sembra, dato che la strada che porta a Pradleves
corre veloce. C’è modo di rifiatare prima del
Fauniera. Affrontare questa salita è un viaggio
lungo, in media un paio d’ore. Bisogna gestirsi e
non guardare gli altri. Sei solo tu e la montagna, al
massimo un branco di bovini che muggisce con
vigore guardandoci passare. Tutto il resto cessa di
esistere, e quando si giunge in vetta l’emozione
è forte anche a motivo del pubblico presente
che aspetta, batte le mani, incita. Ma il Fauniera,
detto non a caso anche Colle dei Morti, sa essere
terribile. Gli atleti impegnati sul medio lo hanno
approcciato a un orario in cui le temperature
erano sopportabili e le nebbie mattutine in
sollevamento regalavano suggestivi scorci. Al
contrario, sul lungo lo si percorre quando il sole
picchia come un martello sul nastro d’asfalto. L’afa
è opprimente e tu sei lì, che friggi a fuoco lento.
Lento come la tua andatura. Santifichi ogni ristoro
predisposto dall’organizzazione (quest’anno
si è aggiunto quello in corrispondenza del
recentemente inaugurato Rifugio Fauniera) ed
approfitti anche di quelli offerti da chi ha una
casetta sulla salita, come avviene a Chiotti, o dai
team locali. Passato il Santuario di Castelmagno,
la strada concede una breve tregua prima di
riprendere a inerpicarsi. Si inizia a intuire il passo,
poi lo si vede, ma è ancora lontano. Gli ultimi 2 km
scorrono così lenti che ti trovi fermo al ristoro di
vetta senza nemmeno tirare i freni. Poche decine
di secondi, senza nemmeno scendere dalla bici,
e i gentilissimi volontari prendono le borracce e le
restituiscono piene, accompagnate da un sorriso.
NUOVAMENTE FINISHER!Una coca o un caffè non guastano in vista
della discesa del Fauniera che, da qualunque
versante la si affronti, richiede attenzione. Vuoi
per il manto stradale irregolare, vuoi per la sede
abbastanza stretta e le curve decise. Anche se c’è
la tentazione di imitare le gesta del “Falco” Paolo
Savoldelli, sempre meglio ricordarsi che la bici ha
anche i freni e che quello che abbiamo perso o
guadagnato salendo non verrà stravolto da una
discesa accorta. Al termine di questa, aiuta trovarsi
in un gruppetto per risparmiare un energia in vista
dell’ascesa alla Madonna del Colletto. L’inizio
dell’ultima reale asperità di giornata è contornato
da ali di folla che con energia batte le mani e
scandisce un ipnotico: “Bravi, alé, bravi, alé!”. A
chi ha ancora forza viene quasi naturale buttare
giù un dente e allungare per offrire “spettacolo”.
Per gli altri si tratta di gestirsi ed eventualmente
fermarsi un’ultima volta al ristoro in vetta prima
del rientro a Cuneo. Si fa velocità se si è in un
plotoncino e c’è accordo. Il viale alberato lungo
il fiume Gesso annuncia l’approssimarsi dell’arrivo.
Rapida sequenza di curve per transitare sotto un
arco, prima di impostare la volata in sicurezza
o di congratulandosi con i compagni di fatiche
degli ultimi chilometri. Anche quest’anno ci siamo
sudati la medaglia da finisher. Come sempre
ripartiamo da Cuneo con negli occhi, nelle
orecchie e nel cuore il calore di questa gente.
Torneremo anche il prossimo anno ad affrontare
il Fauniera, sperando nella sua clemenza.
PERCORSI: 177 km, 4.125 m disl.
111 km, 2.500 m di disl.
FINISHER: GF 625 • MF 1.503
faustocoppi.net
CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Ricardo Pichetta SC Vigor Cycling Team 5:39:04
2. Paolo Castelnovo Asd Team MP Filtri 5:42:14
3. Fabio Cini Asd Cicli Copparo 5:42:14
GRANFONDO FEMMINILE1. Monica Bonfanti Rodman Azimut Squadra Corse 6:56:02
2. Chiara Costamagna Rodman Azimut Squadra Corse 7:14:07
3. Anna Maria Nunia SC Vigor Cycling Team 7:15:50
MEDIOFONDO MASCHILE1. Pietro Bartolomeo Castellino Asd La Veloboves 3:37:22
2. Aldo Ghiron Asd Dotta Bike 3:41:20
3. Alain Seletto Asd Ciclistica Ospedaletti Bicisport 3:41:20
MEDIOFONDO FEMMINILE1. Annalisa Prato Team De Rosa Santini 3:57:57
2. Samantha Arnaudo Cicli Pepino 4:08:32
3. Olga Cappiello Team De Rosa Santini 4:10:13
115
Cos’é la Maratona delle Dolomiti? Un evento
unico nel suo genere, e quando parliamo
di evento non ci riferiamo solo alla GF della
domenica, ma a tutto quello che significa e mette
in mostra questa manifestazione.
Alla Maratona dles Dolomites la “pedalata”
domenicale (pedalata sì, non ci siamo
sbagliati, perché per buona parte dei
partecipanti si tratta della possibilità di andare
in bici in un contesto ambientale unico) è solo
un tassello che completa un’offerta turistico-
sportiva di prima categoria. Partendo da
questa premessa, tornati da Corvara, abbiamo
voluto condividere con voi lettori alcune
considerazioni sull’evento dell’Alta Badia.
LA MARATONA È PRIMA DI TUTTO UNA VETRINA…… per ogni ciclista, per i marchi e gli sponsor che
espongono nel Villaggio, per i territori coinvolti
nella manifestazione ma anche per i tantissimi
vip che presenziano (numerosissimi, e non
solo ex campioni della bicicletta o dello sport
in generale). Questa vetrina si trasforma in uno
spot, in un biglietto da visita da presentare e
vendere al mondo. La MdD è una manifestazione
amatoriale trasmessa in tv in cinque continenti.
Le immagini mozzafiato, i video, le riprese tv, qui
nelle Dolomiti, promuovono il ciclismo, e anche
chi solitamente non si interessa della bici rimane
a bocca aperta, estasiato. Essere un attore di
questa festa è già un successo.
LA MARATONA È UNO STRUMENTO DI BUSINESS CHE MUOVE CAPITALI INGENTI…… prima di tutto per il territorio che vive di turismo:
provate a immaginare e quantificare cosa
comporta un evento di questa portata! Il prezzo
del pettorale è forse la voce minore nel budget,
perché a questo è necessario aggiungere il
costo dell’ospitalità (mangiare e dormire), i
piccoli vizi che uno si toglie quando è in vacanza,
eventuali moglie e figli al seguito, considerando
che buona parte delle persone che vanno alla
Maratona trascorrono come minimo alcuni giorni
di ferie (la soluzione più gettonata è dal venerdì
al lunedì), le spese di viaggio per raggiungere
le Dolomiti e altre (inevitabili) voci soggettive. Si
fanno sacrifici, eppure essere alla Maratona è un
obiettivo. Per molti la Maratona è “la vacanza”.
Avete visto la caratura delle aziende presenti,
anche extra-settore?
LA MARATONA È UNA MACCHINA ORGANIZZATIVA PERFETTA…Cura ogni dettaglio e, edizione dopo edizione,
offre sempre nuovi spunti e migliorie. Dalla
selezione dei partecipanti fino ad arrivare
alla distribuzione dei pettorali, passando per
l’organizzazione delle tabelle orarie per la
chiusura delle strade, dove la bicicletta è padrona
per un giorno. Gestione dell’ingresso in griglia,
partenza, passaggio sui passi, primo transito
da Corvara, ristori e finale di gara: la MdD è un
evento da cui si può sempre imparare qualcosa.
Qualcuno potrebbe dire: “Beh, molto semplice
con le risorse e la quantità di personale che
hanno a disposizione”; vero solo in parte, perché
i collaboratori li devi gestire, istruire e motivare, li
devi coinvolgere nel progetto, renderli partecipi.
Tutto ciò non è per nulla semplice. È necessario
capire e far capire a chi ti sta vicino che la
roadreport116
MARATONADLES DOLOMITES 7 LUGLIO | ALTA BADIA (BZ)
della redazione tecnica || foto: Freddy Planinschek, Alex Moling e Manuel Glira
gente che viene alla Maratona dles Dolomites si
aspetta un evento eccezionale, spende ingenti
somme di denaro e vuole indietro emozioni. La
Maratona è anche questo.
LA MARATONA È CONDIVISIONE E PARITÀ…
Condivisione: è una giornata in cui anche i selfie
non hanno nulla di banale e scontato, in cui
l’autoproclamazione diventa giusta e in alcuni
casi degna di album fotografico, momenti più
o meno seri che vale la pena ricordare e che,
anche a distanza di tanti anni, saranno capaci di
ricreare forti emozioni. Chi ha vissuto l’evento
2019 avrà notato ciclisti e accompagnatori di
colore, tanti orientali, per un totale di 72 nazioni
rappresentate. Altro aspetto da sottolineare:
non esiste al mondo un evento trasmesso
in diretta per sei ore! Parità: la Maratona dles
Dolomites (il ciclismo e lo sport in genere) per
qualche ora appiattisce le differenze. Che tu
sia operaio, minatore, ingegnere aerospaziale,
un evento come questo mette tutti sullo stesso
piano (vip a parte).
LA MARATONA È UNA GARA DA CUI SI ACCETTANO MOLTE COSE…Passare sotto l’arco dello start a 10/15/20 minuti
dalla partenza ufficiale (ore 6:30) è una cosa
che alla Maratona dles Dolomites accetti di
buon grado. Pedalare al primo passaggio sulla
salita del Campolongo e mettere il piede a
terra per via del traffico è un fatto che capisci
e assecondi. Programmare la sosta ai ristori allo
scollinamento dei passi è normale qui. In molte
altre granfondo (quasi tutte) tutto ciò sarebbe
considerato inaccettabile.
LA MARATONA È RISPETTO DELLE REGOLE…Il comitato organizzatore della MdD è da sempre
attento, a tratti severo, per far sì che le regole
vengano rispettate: regole per una migliore
convivenza, per quello che dovrebbe essere un
“normale rispetto” dell’ambiente, del prossimo,
ma anche delle norme per la sicurezza di tutti.
Questo ci piace, parecchio, perché chi è abituato
a vivere di “fagianate” (per usare un termine
ciclistico) qui non ha molto spazio.
LA MARATONA È UN MONDO DI VOLONTARI E UNA COMUNITÀ…… un territorio e un comprensorio completamente
coinvolti, a conferma dell’unione che esiste tra la
gente di questa comunità (quella ladina e del
comprensorio dolomitico) a tratti distaccata
e distante dal modo di vivere a cui molti di noi
sono abituati. Tutto quello che si fa in questi
luoghi lo si fa con un occhio costantemente
rivolto alla comunità di cui si fa parte, al territorio,
all’ambiente, perché il rispetto delle azioni va
rivolto prima di tutto verso l’ambiente in cui si vive.
E anche da questo dobbiamo imparare.
maratona.it
117
21 anni di passione per il ciclismo da parte
della famiglia Liotto vengono valorizzati
con diverse novità: innanzitutto l’arrivo al
Santuario del Monte Berico accanto al Museo
della Resistenza Italiana; la modifica dei
percorsi, con l’inserimento della famigerata
“Salita dell’Aquila”; un ricco pomeriggio
del sabato destinato ai più piccoli con
l’interessantissima idea del “Meccanico per
un giorno” con il buon Pierangelo in veste
di insegnante per far apprendere i rudimenti
necessari a trarsi d’impaccio in caso di guai
meccanici. Lo spostamento della data lascia
purtroppo il segno, e alla fine solo poco più
di 600 atleti usufruiranno dello splendido
trattamento destinatoci. Perché la prima cosa
che vogliamo dire è che non si può non
notare lo sforzo profuso dai fratelli Liotto,
organizzatori per pura passione: raramente
ci siamo sentiti così coccolati e tutelati fin
dalle prime battute, a partire dal sontuoso
pacco gara. Davvero impressionante lo
schieramento di volontari lungo il percorso e
oltre un’ora di chiusura totale del traffico nella
maggior parte delle strade (siamo al top della
sicurezza vista quest’anno); numerose le moto
staffette che nella prima parte della prova
hanno guidato i gruppi principali; visibile e
ben presente l’assistenza meccanica; ristori
ben posizionati e fornitissimi; bike party
sorvegliato e sicuro con l’utilizzo di marca e
contromarca numerata. Ma la cosa che ci ha
veramente stupito è stato il percorso: certo
impegnativo, con strappi a doppia cifra e
la Salita dell’Aquila che ha mietuto cosce e
polpacci. Ma dopo pochi chilometri dalla
partenza ci siamo ritrovati quasi in un regno
incantato per il nostro sport, in mezzo a
colline a tratti selvagge, su strade ben asfaltate
e simili alle mulattiere alpine, borghi abitati da
tranquilli signori che osservavano divertiti il
copioso zampillare del nostro sudore ridendo
e incoraggiando. Insomma, un tracciato
sotto l’aspetto del logorio da traffico a zero
stress! Molto ben studiato anche il nuovo
arrivo sopra Vicenza, senza i rischi e i pericoli
di trenate in pieno centro. Il meteo alla fine
ha avuto pietà di noi, e l’ultima ora è stata
affrontata sotto un cielo ovattato, con una
bella brezza ristoratrice. Indubbiamente un
peccato correre qui in pochi, secondo noi
questa GF, una delle più belle di questo 2019,
merita una degna valorizzazione.
PERCORSI: 125 km, 2.500 m disl.
90 km, 1.600 m disl.
FINISHER: GF 145 • MF 482
granfondoliotto.it
roadreport
CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Carlo Muraro Argon 18 - Hicari - Stemax 3:30:22
2. Federico Pozzetto Asd Cicli Copparo 3:30:23
3. Marco Spada Asd Gianluca Faenza Team 3:30:27
GRANFONDO FEMMINILE1. Michela Bergozza KTM Asd Scatenati 3:56:30
2. Claudia Padoan Equipe Corse Iperlando 4:30:50
3. Eleonora Vavassori Team Armistizio Zerolite 4:33:34
MEDIOFONDO MASCHILE1. Riccardo Zanrossi Highroad Team Asd 2:30:31
2. Alessandro Bianchin Spezzotto Bike Team Morgantini World Asd 2:32:30
3. Alessandro Motta Highroad Team Asd 2:32:53
MEDIOFONDO FEMMINILE1. Alessia Bortoli Argon 18 - Hicari – Stemax 2:46:14
2. Luisella Montebelli Team del Capitano Asd 3:01:50
3. Elena Pancari Team Loda Millennium 3:04:35
118
GRAN FONDO LIOTTOCITTÀ DI VICENZA7 LUGLIO | VICENZA
di Enrico Monti || foto: giovizz.it
MOLTO PIÙ DI UNA GRANFONDOLa Leggendaria Charly Gaul di Trento, che
quest’anno giunge alla 14ª edizione, non
si esaurisce nei due percorsi proposti alla
domenica, ovvero quello granfondo che in 140
km colleziona oltre 3.700 metri di dislivello e il
medio che in soli 57 km ne conta poco meno di
2.000. È infatti preceduta nel tardo pomeriggio
di venerdì da una prova a cronometro valida,
come la GF stessa, per la qualificazione ai
Mondiali Cicloamatori UCI. Al sabato si svolge
invece La Moserissima, manifestazione
ciclostorica con bici e abbigliamento d’epoca
che si snoda tra i vigneti della Val d’Adige.
Naturalmente con il numero 1 prende il via
lo sceriffo Francesco Moser, che da sempre
si divide tra la bici e la cura della vigna di
famiglia. Venire dunque a Trento già al venerdì,
partecipare alla prova contro il tempo, godere
del giusto stacco offerto al sabato magari per
conoscere i dintorni o Trento stessa, con le visite
organizzate dalla locale Azienda di Promozione
Turistica, per poi partecipare alla manifestazione
della domenica, è certamente il modo migliore
per apprezzare questi luoghi.
Per chi non avesse a disposizione questo
tempo, come noi del resto, va ricordato che
è necessario comunque recarsi a Trento entro
sabato sera alle 20:00 per il ritiro dei pacchi gara.
Alla domenica infatti non è ufficialmente possibile
tale operazione. È anche vero che Trento,
comodamente raggiungibile in autostrada,
è comunque abbastanza incuneata tra le
montagne da giustificare il pernotto in una delle
tante strutture, convenzionate e non, presenti
nei dintorni. Giunti quindi a Trento sabato sera,
abbiamo ritirato il pacco gara quasi interamente
composto da prodotti locali e pochissima carta,
cosa che ci piace molto. Giusto le informazioni
relative alla manifestazione. Una bella cena in
uno dei tanti locali del centro è il miglior viatico
per una riposante nottata. C’è solo l’imbarazzo
della scelta, dato che Trento per molti mesi
all’anno è anche una vivace città universitaria e il
clima mite, estivo, invoglia a stare all’aperto.
GIÀ LA PARTENZA È UN EVENTOLa sveglia arriva presto, ma non troppo, dato
che la partenza sarà alle 8:00 in punto. E per
questo la colazione è un po’ più leggera del
solito, visto che lo start è in centro e non c’è
da affrontare un lungo trasferimento. Trento
è una piccola città, molto bike friendly, che si
attraversa facilmente da un capo all’altro su
una delle tante ciclabili. Giungere nella bella
Piazza Duomo è questione di pochi minuti, e
qui ci accoglie un turbinio di lingue e divise
sconosciute, vista anche la natura internazionale
della manifestazione. Pochi indossano la maglia
dell’evento, riservata ai 500 più veloci a iscriversi,
roadreport120
LA LEGGENDARIACHARLY GAUL
14 LUGLIO, TRENTO-MONTE BONDONE
di Davide Sanzogni || foto: Newspower.it
come pure per i più veloci iscritti al singolo
evento era dedicata la personalizzazione con il
cognome sul dorsale. Ecco, veniamo ai dorsali.
Essendo una manifestazione appartenente alle
UCI Gran Fondo World Series, i partecipanti
sono suddivisi per Age Group. Ogni fascia d’età
è identificata da un diverso colore del numero,
in modo che sia agevole riconoscere i propri
“rivali”, e raggruppata in una specifica griglia.
L’attesa scorre piacevolmente sotto il sole che
illumina la piazza rendendo la temperatura mite.
Un contrappasso di cui tenere conto quando si
partecipa alla Charly Gaul.
La manifestazione infatti ricorda la vittoria
dell’“angelo della montagna”, come venne poi
chiamato, avvenuta l’8 giugno del 1956 in una
giornata di tregenda. Di segno opposto invece
il clima che gli amatori trovano di norma ai primi
di luglio. Giornate calde, spesso terse, dove
non di rado si passano i 30 gradi.
IL TROPPO AGONISMO CI METTE LO ZAMPINODieci minuti prima delle 8:00 prendono il
via alcune bici storiche e poi arriva il nostro
momento. Le griglie vengono compattate
e si parte. Ci sono alcuni rallentamenti per
svariate ragioni. Avere davanti il plotoncino
delle donne, in molti casi in attesa del
sopraggiungere dei propri gregari, non aiuta.
Non giovano nemmeno alcune curve e tratti in
sanpietrini nei primi 2 km. Ma anche noi amatori
ci mettiamo del nostro. Certo, il testuale appello
“ad andare piano” rivoltoci dalle autorità ci ha
fatto sorridere. Ma è vero pure che le strade
sono in ottime condizioni, e per noi sono stati
mobilitati quasi 1.000 volontari. A questo punto
la sicurezza dipende da noi. Purtroppo, quando
usciti dalla città si imbocca un’ampia strada
in direzione di Lavis, ecco che una piccola
distrazione genera una caduta, proprio nelle
prime posizioni. Schiviamo un paio di persone
e relative bici. Per fortuna sembra che stiano
bene, ma probabilmente dovranno cambiare i
cellulari carambolati sull’asfalto.
121
L’ONDA GREENIn breve giungiamo all’imbocco della salita che
porta a Villa di Giovo. Dura in media una mezz’ora
e frammenta il plotone in tanti gruppetti. È
piuttosto irregolare dato che si sale affrontando
ripidi strappi inframmezzati da tratti più facili, se
non addirittura in contropendenza. Per fortuna si
svolge in gran parte all’ombra, e in ogni caso il
primo ristoro idrico è pronto allo scollinamento
per passarci delle bottigliette d’acqua già
aperte. Da bere al volo o per integrare la
borraccia se si preferisce, ma da gettare come
tutti gli altri rifiuti solo nelle green-zone. Ecco, ci
piace dire che qualcosa sta cambiando nella
zucca dei corridori. O forse il fatto di correre in
un luogo pulito e ordinato rende più timorosi
gli zozzoni nel farsi riconoscere per quello che
sono. In larga misura abbiamo visto partecipanti
gettare bicchieri, bottiglie e involucri dei gel
nelle aree predisposte o riporli nelle proprie
tasche. Abbiamo visto addirittura partecipanti
ringraziare i volontari impegnati a ripulire di
continuo tali zone. C’è ancora una, piccola
speranza di non essere additati come una
manica di sporcaccioni dalle popolazioni che ci
ospitano ogni weekend.
LO SPETTACOLO DEL BONDONEBuona la cornice di pubblico. Forse non
numerosa come altrove, ma almeno non
abbiamo avuto a che fare con automobilisti
arrabbiati. Nonostante le chiusure fossero
importanti, e reali, visto il presidio di polizia locale
coinvolto. E stiamo parlando di strade chiuse per
ore. Nel frattempo la gara prosegue, e una veloce
discesa ci riporta sul fondo della valle dell’Adige.
Ripercorriamo stavolta in direzione Trento la
medesima strada affrontata poco prima. Arrivati
in città, salutiamo i concorrenti del medio che
scaleranno il Bondone dal versante di Sardagna.
I lunghisti invece si trovano invece sotto le ruote
il versante del Bondone che per Garniga Terme
porta a Viotte. È una salita lunga, che richiede più
di un’ora, e che si può dividere in due parti. La
prima piuttosto irregolare, a tratti dura ed esposta
al sole, in cui per fortuna non mancano i ristori.
La seconda più regolare all’interno dell’ombrosa
foresta demaniale del Bondone. Un bene da
tutelare prezioso per tutti, ma oggi soprattutto per
i ciclisti. Per chi non guarda solo la strada che ha di
fronte gli scorci sono suggestivi. In basso la città di
Trento. A oriente, la Valsugana, un’importante valle
pensile che si affaccia sull’ampia valle dell’Adige.
Infine, nei pressi dello scollinamento, l’occhio può
spaziare verso le Dolomiti di Brenta.
LA VALLE DEI LAGHILa successiva discesa è ancora più veloce della
precedente, e passare gli 80 km/h non è difficile
in diversi frangenti. Solo tra Cavedine e Vigo
incontriamo una breve rimonta. Giunti infine nella
Valle dei Laghi, chiamata così per i numerosi
specchi d’acqua che la costellano, attraversiamo
una suggestiva distesa di sassi bianchi che fa
un po’ Mont Ventoux. Costeggiando i laghi
conviene essere in un gruppetto per dividersi
il lavoro, soprattutto perché qui il vento, a
quest’ora, spira regolarmente contro. Non manca
un punto di ristoro e spazio per recuperare, poi
nei pressi di Vezzano la strada riprende a salire.
Ma è ancora presto per proseguire da soli. Vari
strappi si susseguono mentre le temperature,
come da programma, hanno ormai raggiunto i
30 gradi. Così non è affatto sgradita una doccia
improvvisata da alcuni abitanti del luogo con un
paio di canne dell’acqua.
LA SFIDA FINALEIl seguente attraversamento di Terlago, se
affrontato con lo spirito giusto e con un po’ di
prudenza, è un’interessante variazione. Una sorta
di gimkana urbana tra le strette vie del piccolo
borgo. Altri due strappi assai ignoranti in fatto di
pendenze, e finalmente inizia la salita del Bondone
dal versante di Sopramonte. Da qui in poi ognuno
sale del proprio ritmo ma, attenzione, si tratta di
fare 16 km di ascesa, potenzialmente tutti sotto il
sole, tanto che l’organizzazione ha predisposto
ben tre ristori lungo il percorso. Per fortuna
durante l’edizione di quest’anno, nel pomeriggio,
si sono formate alcune innocue nuvole che da
un certo punto in poi hanno schermato un po’ il
sole. Prenderla troppo forte vuol dire rischiare di
saltare. Al contrario, se si sale troppo piano, specie
con rapporti non adatti, si rischia di imballarsi.
Bisogna conoscersi e non guardare cosa fanno
roadreportage122
gli altri, nemmeno quelli del medio e i primi del
lungo che già hanno imboccato, fuori gara, in
senso opposto la strada in discesa verso Trento.
Negli ultimi 5 km la pendenza si fa più dolce e
si assapora l’arrivo. Ormai è fatta. C’è anche lo
spazio per uno sprint agli ultimi 100 metri. Passati i
tappeti è possibile consegnare la bici al bike park,
recuperare la sacca con il cambio per la doccia
se precedentemente affidata all’organizzazione,
e soprattutto rifocillarsi al pasta party. Qui all’arrivo,
a Vason, si svolgono anche tutte le premiazioni.
Per noi è tempo di affrontare l’ultima, divertente,
discesa che ci riporterà a Trento e salutare la città
e i suoi dintorni, che meritano sicuramente di
essere visitati di nuovo per una piccola vacanza,
anche ciclistica, perché no?
PERCORSI: 141 km, 4.000 m disl.
57 km, 2.000 m disl.
FINISHER: GF 673 • MF 850
laleggendariacharlygaul.it
CLASSIFICAGRANFONDO MASCHILE1. Tommaso Elettrico Asd Team Cps Cycling 4:36:42
2. Oscar Rivera Tovar Team Terenzi 4:36:45
3. Paolo Castelnovo Asd Team Mp Filtri 4:36:50
GRANFONDO FEMMINILE1. Erika Jesenko Somec Mg.K Vis Lgl 5:02:43
2. Manuela Sonzogni Team Isolmant-Specialized 5:14:56
3. Simona Parente Team Isolmant-Specialized 5:19:56
MEDIOFONDO MASCHILE1. Sergei Pomoshnikov Asd Colli Berici 2:01:42
2. Antonio Surian Scott Team Granfondo 2:01:53
3. Filippo Calliari Biemme Garda Sport S.S.D.R.L 2:01:59
MEDIOFONDO FEMMINILE1. Chiara Ciuffini Team Isolmant-Specialized 2:21:48
2. Jessica Leonardi Biemme Garda Sport S.S.D.R.L. 2:21:48
3. Olga Cappiello Team De Rosa Santini 2:23:45
123
1 - Sguardo lontano e distensione delle gambe
L’IMPORTANZA DELLO SGUARDOCome ormai da tradizione in questa rubrica,
iniziamo dagli errori comuni che tutti
commettiamo: il nostro cervello non è stato
progettato per andare in bici, di conseguenza ci
suggerisce spesso, per non dire sempre, la cosa
più sbagliata da fare, soprattutto nel momento
in cui dobbiamo recuperare una situazione di
pericolo. Come già scritto in altre occasioni,
anche per il salto tutto parte dallo sguardo: è
la cosa più utile da imparare, ma anche la più
difficile. Prendiamo per esempio una rampa che
ci porterà a staccare le ruote da terra. Durante la
fase di decollo, il cervello ci suggerisce di fissare
la rampa per capire come “salterò”, invece è
fondamentale proiettare lo sguardo avanti, molto
avanti, soprattutto se la velocità è elevata, per
capire dove atterrerò. Guardare la rampa non solo
è pericoloso perché non abbiamo la visione della
zona d’atterraggio, ma anche controproducente
perché mi troverò sempre in ritardo rispetto a
quello che sta succedendo. Se studio la rampa
durante la sua percorrenza, mi troverò ad alzare
lo sguardo non appena stacco le ruote da terra e
sarò quindi “un passo indietro” rispetto al fatto che
sto per atterrare.
LA FASE DI STUDIOLa rampa va quindi analizzata prima di arrivarci
per capire se ci lancerà in alto oppure in lungo,
se c’è un punto migliore per prenderla, se
conviene scegliere una traiettoria piuttosto
che un’altra. Inoltre, uno sguardo a cosa c’è
dopo il salto è decisamente utile per regolare
la velocità in base a quello che troverò sul mio
cammino; per esempio, se scorgo una curva
verso destra, è probabile che convenga saltare
verso sinistra, in modo poi da avere la traiettoria
giusta per la curva che arriverà sotto le nostre
ruote in men che non si dica. Se durante la fase
di avvicinamento al salto ho analizzato la rampa
e ho deciso come prenderla, posso poi fidarmi
delle informazioni immagazzinate nel cervello e
affrontarla in tutta tranquillità iniziando a studiare
cosa mi aspetta dopo l’atterraggio. Durante la
percorrenza della rampa devo quindi guardare
lontano per capire cosa mi aspetta e non essere
in ritardo: in due parole la mia guida diventa
proattiva invece che passiva. Come si nota nella
figura 1, Lorenzo, durante la fase di decollo, sta già
guardando cosa dovrà affrontare dopo quella
di atterraggio. Durante la fase di decollo, studio
l’atterraggio e, non appena stacco le ruote da
terra, il mio sguardo deve proiettarsi più avanti
della zona di “landing”, come direbbero gli inglesi.
Fidiamoci ancora una volta delle informazioni già
immagazzinate per l’atterraggio e analizziamo
quello che ci aspetta dopo. Atterrare con gli occhi
puntati per terra significa solitamente infossarsi,
ovvero sbattere violentemente al suolo subendo il
contraccolpo che inevitabilmente ci farà oscillare
per qualche metro, con una notevole perdita di
trazione e controllo.
LA VELOCITÀDopo aver analizzato la parte riguardante lo
sguardo, cerchiamo di capire una seconda
problematica: la velocità. Si pensa che per saltare
di più ne serva una maggiore; è assolutamente
vero che una maggiore velocità ci porterà a
eseguire un salto più alto e più lungo, ma ancora
una volta, per saltare meglio e affrontare il tutto
con maggiore sicurezza e divertimento, conviene
andare un filo più piano, lasciando il tempo al
cervello di elaborare le migliaia di informazioni sul
decollo, la fase aerea, l’atterraggio, il tipo di terreno
che troviamo sulla rampa e soprattutto quello
che incontreremo non appena le nostre ruote
toccheranno terra. Spesso capita di accelerare
per arrivare alla rampa più veloci, per poi frenare
durante la percorrenza della rampa stessa perché
ci accorgiamo di essere arrivati un po’ troppo
forte. Conviene frenare un po’ prima e affrontarla
in accelerazione, e soprattutto in tranquillità.
Quest’ultima lascia lo spazio mentale per fare
le cose giuste, prevenire errori che potrebbero
costarci cari e, in ogni caso, essere più in grado
di correggere comportamenti della bici che non
avevamo previsto.
NON TIRARE SU LA BICI!Questo è un altro errore comune compiuto allo
scopo di saltare più in alto: sollevare il manubrio,
a meno di non voler fare qualche trick in volo, non
solo è inutile, ma anche pericoloso. Per chi ha i
pedali con gli agganci, inoltre, non conviene mai
tirare su con le gambe; si ritiene che facendolo la
bici vada più in alto ma, se ci pensiamo a mente
fredda, di quanto… 10 centimetri? Forse 20? Con
il rischio enorme che le gambe non si alzino allo
stesso modo facendo oscillare pericolosamente la
bike da un lato, con il rischio di un atterraggio poco
ortodosso. Tirare su con le gambe, se si affronta
la rampa nel modo corretto, è totalmente inutile.
LA POMPATALa tecnica giusta è accucciarsi piegando gambe
e braccia, poi spingere sui pedali verso il basso
per tornare in posizione eretta. Questa tecnica
di chiama anche pompata, e rende la fase di
decollo non solo più sicura, ma anche molto più
efficace. Potremmo prendere il salto con meno
velocità e ottenere comunque una “curva di volo”
decisamente più ampia. Pompare sulla rampa
evita inoltre un altro grosso problema che spesso
ci troviamo ad affrontare quando siamo inermi
sulla bici oppure effettuiamo manovre strane
come tirare su con i pedali: il famoso cappottone.
Pensiamo a cosa succede sulla rampa se non
facciamo assolutamente niente: la forcella inizia
per forza di cose a comprimersi, visto che deve
assorbire la salita. Appena essa si è compressa,
inizia la sua fase di estensione, alleggerendo il
davanti e portando peso sul dietro. Se ho anche
l’ammortizzatore, questo inizierà a lavorare
all’arrivo sulla rampa (è il suo compito) e assorbirà
anche lo spostamento di pesi dovuto alla forcella
arrivata alla sua massima estensione; in pratica,
ci troveremo a fine rampa con tutto il peso sul
dietro, peso che l’ammortizzatore compensa
scalciandoci pericolosamente in avanti. Inoltre,
la ruota anteriore avrà perso il contatto con il
terreno e tenderà ad aumentare ancora l’effetto
della “scalciata”. Come dicevamo prima, occorre
quindi accucciarsi per poi spingere sui pedali
durante la fase di decollo: così facendo, entrambe
le sospensioni si comprimeranno e rilasceranno
la loro “forza” in estensione facendoci staccare le
due ruote contemporaneamente e regalandoci
la sensazione di volare in modo sicuro e
efficace. Come si può notare sempre in figura 1,
Lorenzo estende completamente le gambe per
decollare. Se pensiamo a come saltiamo a piedi,
non ci sono molte differenze: ci accucciamo
e poi sprigioniamo la forza sulle gambe; in bici
dobbiamo fare esattamente la stessa cosa, senza
inventarsi altro. Salteremo più alto e più lungo, e
soprattutto in modo sicuro.
COSA C’È DI PIÙ BELLO DI STACCARE LE RUOTE DA TERRA? FORSE NIENTE! BISOGNA PERÒ SAPERLO FARE: SALTARE CON LA TECNICA GIUSTA INFATTI NON SOLO AUMENTA LA SICUREZZA, MA CI REGALA UN DIVERTIMENTO MAGGIORE
INTRODUZIONE AI SALTI
A.M.I. – Scuola NazionaleMaestri di Mountain Bike | 346.0098005 | fax 059.5960793
A.M.I. – AssociazioneMountain Bike Italia | 335.6687343 | fax 059.5961740
[email protected] | amibike.com
di Roberto Brunetti (Istruttore Nazionale) || foto: AMIBIKE
124 mountain bikeTecniche di guida
2 - Imer vola anche a bassissima velocità
L’ATTERRAGGIOSe alla fine della rampa ci troviamo con le gambe
distese, abbiamo un altro grosso vantaggio:
arrivare all’atterraggio con tutta l’estensione degli
ammortizzatori naturali (gambe e braccia) per
poter assorbire l’impatto con il suolo. Atterrare con
le gambe piegate significa invece ammortizzare
meno, creando più “rimbalzi” o comunque
oscillazioni delle nostre sospensioni, con
conseguente perdita di trazione e direzionalità.
Nella figura 2, Imer dimostra la tecnica base:
tenere le gambe (e le braccia) ben distese per
tutta la fase di volo, arrivando così all’impatto
con tutti gli ammortizzatori in proprio possesso,
pronti per comprimersi al contatto con il suolo.
Nel momento dell’impatto cercheremo quindi
di assorbire il colpo con le gambe, sempre
guardando avanti per affrontare il passaggio
successivo.
3 - Atterraggio
Come si nota in Figura 3, Mario, partecipante al
corso Freeride AMIBIKE, assorbe l’impatto al suolo
piegando quasi completamente le gambe (e le
braccia), per poi ritornare nella posizione base per
affrontare la curva successiva. Anche nella Figura
4, Imer dimostra come assorbire l’impatto con il
terreno e come prepararsi (date un occhiato al suo
sguardo) per il salto successivo. È già accucciato,
pronto a distendersi sulla rampa successiva e a
godersi un altro volo.
4 - Atterraggio
Ci fermiamo qui, ricordando di guardare sempre
più avanti, di entrare nei salti a velocità più bassa
e di effettuare le operazioni descritte con la
dovuta calma, senza dare colpi sui pedali, senza
tirarli su, senza avere fretta. Il salto perfetto arriva
con il tempo, provando più volte; diamoci
sempre l’agio di apprendere e andiamo per gradi
perché, se si mettono in pratica tecniche nuove,
occorre consentire al cervello di farle proprie e di
regalarci l’emozione di volare senza inutili rischi. A
settembre e ottobre AMIBIKE propone due corsi
freeride (sia Base che Pro) in cui verranno trattate
in modo approfondito queste tecniche, poi
messe in pratica su diverse tipologie di salti. Per
informazioni, consultare il calendario sul sito
amibike.com
I PROSSIMI EVENTI• 12-15 settembre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Montale (PT) - Agriturismo il Frantoio
di Colle Alberto
• 26-29 settembre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike ad Affi (VR) - Hotel Garda
• 10-13 ottobre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Grosseto (GR)
• 17-20 ottobre: Corso Accompagnatori MTB-E-Bike a Pavullo - Hotel Vandelli
• 24-27 ottobre: Corso Accompagnatori ottobre a S. Sofia (FC)
A.S.D. GC AVIS SASSOFERRATO
L’A.S.D. Gruppo Ciclistico Avis di Sassoferrato,
Centro Nazionale AMIBIKE, svolge attività
cicloturistica nella zona montana dell’Appennino
Umbro-Marchigiano. Sassoferrato è un comune
riconosciuto come uno dei Borghi più Belli
d’Italia, incastonato nell’entroterra della provincia
di Ancona, a circa un’ora dalle spiagge del Mare
Adriatico e del Parco del Conero, a dieci minuti
dalle Grotte di Frasassi e vicinissimo ai Parchi della
Gola della Rossa, del Monte Cucco e al gruppo
del Monte Catria, in un territorio particolarmente
favorevole all’uso della mountain bike. Territorio
pieno di arte, cultura, panorami unici, cibo
buono e genuino, aria pulita, fiumi, abbazie e
tanti percorsi da esplorare liberamente o insieme
agli Accompagnatori targati Amibike. È possibile
prenotare, presso il Centro Nazionale, lezioni
individuali e collettive per chi si avvicina al pianeta
MTB o per chi è già esperto e vuole approfondire
le tecniche di guida. Le escursioni sono delle vere
e proprie esperienze, l’obiettivo è di far vivere
qualcosa di nuovo, di epico, trasformare i profumi
e gli scenari che queste terre regalano in emozioni,
ci si immerge poi in degustazioni autentiche
di prodotti artigianali locali tanto da entrare in
contatto con gli agricoltori e gli artigiani che amano
questi territori incontaminati e paradisiaci e che
li vivono lentamente. Non c’è fretta, si gusta ogni
pedalata, con passione e amore. L’A.S.D. Gruppo
Ciclistico Avis di Sassoferrato propone itinerari
che si sposano con birrifici, paste e pane fatti a
mano con metodi tradizionali, salumifici, centri di
produzione di spumanti, miele, formaggi e poi
visite all’interno di abbazie templari site in scenari
estremamente suggestivi, oppure escursioni
epiche come il Tramonto al Monte Strega (quota
1.278 m slm) e al Monte Catria (quota 1.701 m slm).
Sul sito Internet, la pagina Facebook o il profilo
Instagram vengono pubblicati periodicamente
gli eventi in programma e ripetibili anche su
prenotazione.
Informazioni: gcavissassoferrato.itFB: /Gruppo ciclistico AVIS Sassoferrato – Centro Nazionale Amibiketel. 331.9010043 (Massimiliano)
125
LA CAFFEINASostanza che ha un impiego molto vasto nel
mondo dello sport, la caffeina invade anche la
vita di tutti i giorni grazie al boom di bevande
energetiche che riempiono i frigo dei bar e dei
supermercati. Aumenta la forza di contrazione,
attiva il sistema nervoso centrale, accelera la
mobilizzazione dei grassi a livello addominale,
riduce il senso di stanchezza legata allo sforzo.
Visti tutti questi effetti, riassunti nella parola
“stimolante”, la caffeina è stata considerata
doping fino al 2005 e poi depennata dall’elenco
delle sostanze proibite dalla WADA (World
Antidoping Agency).
COME AGISCE?La concentrazione massima di caffeina si ritrova
nel sangue circa 45 minuti dopo averla assunta,
ma i primi effetti si sentono già dopo 15 minuti.
SPESSO DEMONIZZATA QUANDO IL CLIMA È PARTICOLARMENTE CALDO, QUESTA SOSTANZA È PERÒ PRESENTE IN NUMEROSE BEVANDE E INTEGRATORI. COME DOBBIAMO COMPORTARCI?
CAFFEINA INESTATE: LUOGHI COMUNI E VERITÀ
126 alimentazione
in collaborazione con la dott.ssa Annalisa Faè, R&D ProAction
foto apertura: Giuseppe Giuliano / Red Bull Content Pool
Essendo eliminata lentamente (tenendo conto
di tutte le variabili individuali), mantiene il suo
effetto per diverse ore dopo l’assunzione.
Diversi studi scientifici parlano di riduzione del
dolore nel quadricipite dopo 30 minuti di attività
molto intensa al cicloergometro, suggeriscono
quindi un effetto sulla percezione del dolore
e dello sforzo. I probabili fattori connessi al
miglioramento sono tre:
• l’effetto sulla stanchezza e sul senso di fatica;
• la mobilitazione dei grassi, quindi un ulteriore
fonte energetica a lunga durata;
• l’aumento dell’assorbimento di zuccheri a
livello del piccolo intestino.
E I CRAMPI?Non ci sono studi che correlino direttamente
l’uso di caffeina all’insorgenza di crampi.
Possiamo però dire che la caffeina ha un effetto
diuretico e diaforetico, quindi la perdita di
liquidi in una persona già disidratata può essere
il fattore scatenante il crampo. Concludendo,
difendiamo la caffeina, a livelli di assunzione
ragionati: circa 3 mg/kg di peso corporeo,
ricordando che il quantitativo massimo
giornaliero è di 400 mg di caffeina al giorno,
e ribadiamo l’importanza dell’idratazione nello
sport e nella vita di tutti i giorni.
DIMENTICAVO… IL CAFFÈ?Il classico espresso contiene in media 80 mg di
caffeina e molte altre sostanze che “attenuano”
l’effetto della caffeina pura.
127
REDAZIONE direttore responsabile Marco Melloni
art director Gianpaolo Ragno
redazione Silvia Toia
redazione tecnica Alberto Fossati
Cristiano Guarco
relazioni esterne Gionata Caimi
Emanuele Pini
photographer Matteo Malaspina, Sara Carena
con la preziosa collaborazione di
Giovanni Camorani, Enrico Monti, Enzo Piccinni, Riccardo Zacchi, Davide
Sanzogni, Giulio Galleschi, Costantino Bogani, Eros Grazioli, Piero Cassius,
Francesco Gaboardi, Susanna Agnello, Emanuele Pini, Gionata Caimi
foto BMC: Schønauer
MENSILE DI CICLISMO N. 8 • AGOSTO 2019 4ACTIONMEDIA consiglio di amministrazione Achille Palma (presidente)
Tiziano Magni (vice presidente)
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