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I 6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14 SPECIALI Per l’approfondimento di aspetti significativi della progettazione e della realizzazione delle costruzioni metalliche

Sicurezza antincendio di strutture in acciaio: nuova progettazione e valutazione dell’edilizia esistente

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I6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

SPECIALI

Per l’approfondimento di aspetti significativi

della progettazione e della realizzazione

delle costruzioni metalliche

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II

SPEC

IALI

6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

Sicurezza antincendio

di strutture in acciaio:nuova progettazione

e valutazione dell’edilizia esistente

Emidio Nigro, Antonio Bilotta,Iolanda Del Prete, Donatella de Silva

Le verifiche dei requisiti minimi di resistenza al fuoco delle costru-

zioni civili sono previste nelle Norme Tecniche per le Costruzioni

al fine di garantire, in condizioni di incendio, la sicurezza degli oc-

cupanti e delle squadre di soccorso nonché un danneggiamento

strutturale limitato. Infatti, in presenza di incendio i materiali strut-

turali subiscono un degrado delle proprietà meccaniche (resisten-

ze e rigidezza) per effetto delle alte temperature con conseguente

diminuzione di capacità portante rispetto alle condizioni ordinarie.

I continui aggiornamenti normativi testimoniano l’elevato impat-

to sociale del tema della sicurezza in condizioni d’incendio delle

strutture di nuova progettazione, sia a destinazione industriale e

commerciale che ad uso civile.

D’altra parte, un forte interesse socio-economico caratterizza an-

che la sicurezza delle strutture esistenti. Infatti, la presenza di attivi-

tà sempre più critiche dal punto di vista antincendio e la notevole

urbanizzazione che caratterizza i moderni centri abitati ha portato

ad una maggiore consapevolezza dell’importanza di interveni-

re sul costruito, attraverso attività di valutazione e adeguamen-

to dello stesso. Sebbene non sempre sia possibile applicare con

speditezza le normative nazionali antincendio ad edifici esistenti,

appare chiaro che l’approccio prestazionale sia particolarmente

indicato per la valutazione della sicurezza antincendio di strutture

in acciaio, eventualmente dotate di sistemi di protezione passiva

o attiva.

Di seguito si richiamano le fasi salienti dell’approccio generale di

verifica strutturale in condizioni di incendio per edifici di nuova

progettazione e si delineano i criteri per la possibile estensione

delle procedure ad edifici esistenti.

APPROCCIO PRESTAZIONALEPer le verifiche dei requisiti minimi di resistenza al fuoco delle

costruzioni civili, nell’attuale quadro normativo sono previsti l’ap-

proccio prescrittivo e quello prestazionale [1].

Il primo prevede una serie di regole e prescrizioni da rispettare

qualora si voglia garantire una prefissata resistenza al fuoco con

immediatezza e semplicità di calcolo (metodi tabellari [2], speri-

mentali ed analitici) e con riferimento alla curva di incendio stan-

dard; il secondo consente una analisi più dettagliata del fenomeno

incendio (modelli di “incendio naturale” ed analisi termica o analisi

termo-fluidodinamica), a cui abbinare procedure di calcolo più so-

fisticate per la modellazione strutturale (modelli di calcolo avan-

zati) [3].

Gli obiettivi fissati di sicurezza strutturale antincendio determina-

no le richieste di prestazione, individuate nei seguenti 5 livelli di

prestazione [4]:

- Livello I: Nessun requisito specifico di resistenza al fuoco dove le

conseguenze della perdita dei requisiti stessi siano accettabili o

dove il rischio di incendio sia trascurabile.

- Livello II: Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per

un periodo sufficiente all’evacuazione degli occupanti in luogo

sicuro all’esterno della costruzione.

- Livello III: Mantenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per

un periodo congruo con la gestione dell’emergenza (1).

- Livello IV: Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo

la fine dell’incendio, un limitato danneggiamento della costru-

zione.

- Livello V: Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la

fine dell’incendio, il mantenimento della totale funzionalità della

costruzione stessa.

Sulla base delle prestazioni richieste è possibile definire scelte

strategiche di progetto che, ammettendo l’innesco dell’incendio,

siano finalizzate a mitigarne le conseguenze in termini di perdite

finanziarie e a tutelare la salvaguardia di occupanti e squadre di

soccorso [5]. Dal punto di vista progettuale è necessario interveni-

re prevalentemente sul layout dell’edificio (compartimentazione),

sulla prestazione delle strutture portanti, sulla scelta dei singoli

prodotti da costruzione utilizzati e dei sistemi di protezione attiva

adottati.

Dal punto di vista operativo, l’approccio si articola in due fasi [6]:

nella prima fase, detta di “Analisi preliminare” o analisi qualitativa,

sono formalizzati i passaggi che conducono ad individuare quali

sono i livelli di prestazione cui riferirsi in relazione agli obiettivi

di sicurezza da perseguire e le condizioni più rappresentative del

rischio al quale l’attività è esposta (scenari di incendio); al termine

della prima fase, a seguito dell’approvazione degli scenari di in-

cendio di progetto da parte dei Vigili del Fuoco, si passa alla fase

di “Analisi quantitativa” degli effetti dell’incendio in relazione agli

obiettivi assunti, confrontando i risultati ottenuti con i livelli di

(1) Nel nuovo Codice di Prevenzione Incendi in corso di emanazione da parte del Ministero dell’Interno il Livello di prestazione III è lievemente modificato nel seguente “man-

tenimento dei requisiti di resistenza al fuoco per un periodo congruo con la durata dell’incendio”.

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III6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

Fig. 1 - Albero degli eventi per la definizione degli scenari di incendio – FRA

prestazione già individuati e definendo il

progetto da sottoporre a definitiva appro-

vazione.

SCENARI D’INCENDIO

L’applicazione dell’approccio prestazionale

è caratterizzato dalla definizione dello sce-

nario di incendio, ovvero la descrizione qua-

litativa dell’evoluzione di un incendio che

individua gli eventi chiave che lo caratte-

rizzano e lo differenziano dagli altri incen-

di. Lo scenario è generalmente individuato

da quattro fasi: innesco, crescita, incendio

pienamente sviluppato, decadimento.

Lo scenario rappresenta una particolare

combinazione di eventi associati a fattori

quali: tipo d’incendio; condizioni di ventila-

zione interna; condizioni ambientali ester-

ne; prestazione dei sistemi di protezione

antincendio; tipo, grandezza e posizione

della sorgente dell’incendio; distribuzione

e tipologia del combustibile; densità del

carico d’incendio; estinzione dell’incendio;

stato delle porte; rottura delle finestre.

Chiaramente gli scenari possibili in un edifi-

cio sono innumerevoli, per cui è importan-

te identificare un numero finito di scenari

che siano rappresentativi delle situazioni

di rischio più significative per l’edificio in

esame. Tra questi scenari si scelgono quelli

di progetto, che possono essere modella-

ti attraverso adeguati modelli di incendio

necessari per le analisi del comportamento

termo-meccanico delle strutture.

Tra le diverse metodologie disponibili per

la definizione degli scenari d’incendio di

progetto, possono essere annoverate le

seguenti:

- Fire Risk Assessment (FRA): caratterizzato

dalla individuazione di scenari di incen-

dio rappresentativi, sulla base del valu-

tazione diretta del rischio associato ad

ognuno;

- Annesso E del EN1991-1-2: caratterizzato

dalla definizione del carico di incendio

di progetto mediante opportuni coeffi-

cienti parziali che tengono conto della

natura probabilistica dei vari eventi.

In particolare, nell’applicazione del me-

todo FRA per la valutazione del rischio di

incendio, in accordo con le linee guida ISO-

16732 [7], ci si può avvalere dello strumen-

to dell’albero degli eventi (event tree) basato

sulla discretizzazione della reale evoluzione

dell’incendio in un certo numero di eventi

macroscopici; le sequenze di eventi che ne

derivano sono poi caratterizzate in termini

della loro probabilità di accadimento. Per-

tanto, l’albero degli eventi rappresenta uno

schema di sequenza di eventi che intercor-

rono dall’innesco dell’incendio fino al risul-

tato finale, riferito ai vari scenari di incendio

possibili (vedi figura 1). Per ciascuno scena-

rio, gli eventi principali da considerare pos-

sono essere, ad esempio: efficacia o meno

del primo intervento; attivazione o meno

dell’allarme (smoke detector); attivazione

o meno dell’impianto sprinkler; efficacia o

meno dell’impianto sprinkler. A questi si ag-

giungono eventi secondari, quali ad esem-

pio: stato delle porte (aperte o chiuse); sta-

to delle finestre (aperte o chiuse); efficacia

o meno della compartimentazione. Infine,

la stima delle probabilità di uno scenario è

fatta componendo le probabilità di ogni

evento.

La scelta finale può condurre ad analizzare:

- scenari caratterizzati dal massimo valore

del rischio e probabilità molto basse, come

accade ad esempio quando non funziona-

no gli impianti di protezione attiva;

- scenari caratterizzati da un valore di ri-

schio minore ed elevata probabilità di ac-

cadimento, come accade ad esempio con

l’attivazione e l’efficacia degli impianti di

protezione attiva.

Per i primi scenari si effettua la verifica della

struttura per un periodo sufficiente all’eva-

cuazione degli occupanti ed all’intervento

delle squadre di soccorso (“congruo con la

durata dell’incendio” ai sensi del nuovo Co-

dice di prevenzione incendi), ammettendo

tuttavia danneggiamenti anche significati-

vi della struttura (ad esempio Livello di pre-

stazione III, se compatibile con gli obiettivi

di sicurezza fissati). Le verifiche sono effet-

tuate allo stato limite ultimo in analogia alla

verifica di sicurezza in condizioni ordinarie,

ma tenendo conto del degrado termico

delle proprietà meccaniche dei materiali

e degli effetti iperstatici delle dilatazioni

termiche contrastate ed introducendo i

coefficienti parziali di sicurezza sulle resi-

stenze e sulle azioni definiti per le verifiche

strutturali in condizioni di incendio.

Per il secondo gruppo di scenari si può

scegliere di assicurare danneggiamenti più

contenuti tipici di un livello di prestazione

maggiore (ad esempio Livello di prestazio-

ne IV). Tale scelta, nell’ambito della sicurez-

za strutturale in caso di incendio, equivale

ad una sorta di verifica dello stato limite di

esercizio, in analogia a quanto è general-

mente richiesto in condizioni ordinarie.

La metodologia semplificata proposta

nell’Annesso E di EN 1991-1-2 [8] e re-

cepita anche dal D.M.Int. 09/03/2007 [9]

prevede che il carico di incendio presente

in un determinato compartimento venga

trasformato in carico di incendio di pro-

getto mediante l’utilizzo di fattori corret-

tivi, di genesi probabilistica, che tengono

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IV 6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

conto della presenza di sistemi di interven-

to e protezione attiva, capaci di modifica-

re l’evoluzione dell’incendio. Con questo

metodo semi-probabilistico, le verifiche

strutturali possono essere condotte con

riferimento ad un singolo scenario di in-

cendio (o gruppo di scenari di incendio in

considerazione delle possibili localizzazioni

dell’innesco).

La semplicità del metodo, di contro, non

permette di fissare diversi livelli di presta-

zione per la struttura come visto in prece-

denza per il FRA. A tal proposito, in [10] si

effettua un confronto tra i risultati che si

ottengono con l’applicazione delle due

metodologie, per un caso studio relativo

ad un edificio alto con destinazione d’uso

ufficio. Le analisi termo-meccaniche con-

dotte con riferimento a scenari ottenuti

con le due metodologie possono portare a

risultati differenti, mostrando che la scelta

di un adeguato numero e tipo di scenari di

incendio non è sempre univoca e diretta.

Infatti, per il caso esaminato nel citato arti-

colo, con l’approccio basato sul FRA la scel-

ta degli scenari è fortemente condizionata

dalle conseguenze dell’incendio oltre che

dalla probabilità di accadimento. Quindi, la

scelta effettuata in base al più alto valore

nel Risk Ranking, porta ad individuare tra gli

scenari di incendio anche quelli con pro-

babilità bassa, in cui tutti i sistemi di pro-

tezione attiva non funzionano, che tuttavia

sono quelli più gravosi poiché possono

portare al collasso della struttura.

Al contrario, con l’approccio semplificato,

vengono considerati funzionanti tutti i si-

stemi di protezione attiva, senza tener con-

to in alcun modo delle conseguenze che

un incendio, in cui tali sistemi non si attivi-

no, può avere sulla struttura. In particolare,

il carico di incendio di progetto, nel caso

citato, si riduce al 63% rispetto al carico ca-

ratteristico in virtù dei coefficienti parziali

propri del metodo semplificato; di conse-

guenza, l’energia termica rilasciata e quindi

la temperatura nell’ambiente si riducono

significativamente e le temperature negli

elementi strutturali risultano sempre mino-

ri della temperatura critica [10].

Il Fire Risk Assessment rimane, pertanto, l’ap-

Fig. 2 - Generico scenario di incendio [11]. Fig. 3 - Mappa della probabilità di collasso associata alla posizione della prima auto coinvolta nell’incendio [11]

2 3

4

5

Fig. 4 - Schema generale della verifica strutturale condizioni di incendio [16]. Fig. 5 - Modello Fire DynamicSimulator (FDS) di compartimento in caso di incendio. Indicazione dei dispositivi di misura della temperatura [17]

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V6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

modellazione di campo), che per l’analisi

termo-meccanica delle strutture (ad esem-

pio SAFIR [15]).

Le azioni meccaniche sulla struttura o

sull’elemento sono azioni dirette, dovute

ai carichi da peso proprio e ai sovraccari-

chi che sono già considerati nelle ordinarie

analisi a temperatura ambiente, e azioni in-

dirette, generate dalle dilatazioni termiche

indotte dall’incendio.

L’incendio costituisce una condizione di

carico eccezionale per una struttura, per

cui le azioni meccaniche da considerare

per le verifiche di resistenza in caso di in-

cendio sono definite dalla combinazione

di carico per azioni eccezionali (in cui i ca-

richi statici sono quelli della combinazione

di carico quasi permanente):

Fd = Ad + Gk1 + Gk2 +∑ ψ2i . Qki n

i = 1 [1]

nella quale Ad rappresenta l’azione incen-

dio, Gk1 è il valore caratteristico del cari-

co permanente strutturale, Gk2 è il valore

caratteristico del carico permanente non

strutturale, 2i·Qki è il valore quasi-perma-

nente dell’azione variabile.

In generale, la verifica di resistenza al fuoco

può essere condotta nel dominio delle re-

sistenze, nel dominio delle temperature o

in quello del tempo. Come nelle condizioni

ordinarie, le verifiche strutturali in caso di

incendio nel dominio delle resistenze sono

condotte controllando che, per tutta la du-

rata dell’incendio, la resistenza sia maggio-

re della sollecitazione (equazione (2)):

Ed, fi,t ≤ Rd fi,t [2]

Va considerato, infatti, che in condizioni

di incendio, a causa delle elevate tempe-

rature, si ha da un lato una riduzione di

resistenza e rigidezza dei materiali, e quin-

di della capacità portante degli elementi

strutturali, dall’altro una variazione delle

sollecitazioni per effetto della nascita del-

le azioni indirette. Per strutture complesse

l’analisi può essere effettuata con l’ausilio

di programmi di calcolo basati sulla mo-

dellazione termo-meccanica dei materiali

e della struttura, tenendo conto delle non

linearità geometriche e meccaniche. D’al-

tra parte l’adozione di modelli di calcolo

avanzati, nel caso di edifici di notevoli di-

mensioni, comportano tempi di analisi

particolarmente lunghi. Pertanto, al fine di

ridurre l’onere computazionale si possono

effettuare analisi su sottostrutture [19], ov-

vero si può valutare la risposta strutturale

attraverso la modellazione di parti signifi-

proccio di riferimento per una selezione

più affidabile degli scenari di incendio di

progetto. Essendo numerose le variabili

da considerare, sembra appropriato intro-

durre strumenti statistici per valutare i più

probabili scenari di incendio. In [11] è stata

proposta una metodologia probabilistica

che integra la simulazione Monte Carlo con

l’analisi plastica limite per valutare la proba-

bilità di collasso di una struttura soggetta

ad incendio e definire gli scenari di incen-

dio più onerosi per la risposta strutturale.

La procedura è illustrata con un caso studio

relativo ad una struttura a telaio in acciaio

destinata a parcheggio. La figura 2 mostra

uno dei 12000 scenari di incendio (dispo-

sizione delle auto coinvolte e loro istante

di innesco) generato in maniera random. I

risultati mostrano le potenzialità della me-

todologia aldilà degli attuali limiti legati ad

alcune semplificazioni legate prevalente-

mente agli effetti delle azioni indirette. Ad

esempio, la figura 3 mostra una mappatura

delle probabilità di collasso della struttura

in funzione della posizione dell’auto da cui

parte l’innesco dell’incendio.

ANALISI MECCANICAE VERIFICHE STRUTTURALILa verifica del requisito di sicurezza in caso

di incendio di una costruzione, a meno di

casi particolari, richiede la valutazione del

comportamento della struttura portan-

te principale in condizioni di incendio. In

generale l’analisi può essere condotta se-

guendo lo schema di figura 4 per:

1) definire l’azione termica che descrive il

fenomeno dell’incendio (figura 5);

2) individuare il regime di temperatura

degli elementi strutturali coinvolti (fi-

gura 6);

3) valutare le condizioni di stabilità della

struttura portante principale durante

l’evoluzione dell’evento considerato (fi-

gura 7).

Numerosi sono i software disponibili, sia

per la modellazione avanzata degli incen-

di (ad esempio OZONE [12] e C-FAST [13]

per la modellazione a zone, FDS [14] per la

Fig. 6 - Trave composta parzialmente rivestita di calcestruzzo: a. Modello agli elementi finiti; b. Campo termico in un generico istante di tempo di esposizione (SAFIR 2011) [18]. Fig. 7 - Edificio multipiano e multicampata: a. Modello agli elementi finiti; b. Deformata al collasso (SAFIR 2011) [18].

76

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VI 6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

cative dell’intera struttura.

A tal proposito gli Eurocodici e Norme Tec-

niche Nazionali ([6], [19], [20]) prevedono

tre tipi di analisi:

- analisi globale dell’intera struttura (glo-

bal structural analysis);

- analisi di parti della struttura o sottostrut-

ture (analysis of part of the structure);

- analisi di singoli elementi (member

analysis).

Il progettista ha la responsabilità di sceglie-

re la sottostruttura in modo tale da rendere

realistica l’ipotesi di condizioni al contorno

costanti durante tutto lo sviluppo dell’in-

cendio ([16], [21], [22]).

I SISTEMI DI PROTEZIONE PASSIVAI sistemi di protezione passiva dal fuoco

vengono spesso applicati alle strutture di

acciaio al fine di limitare l’incremento di

temperatura raggiunta dall’acciaio durante

un incendio, grazie alla loro ridotta condu-

cibilità termica e/o funzionando come ele-

menti di compartimentazione verticale e

orizzontale, consentendo un conseguente

aumento del tempo di resistenza al fuoco

della struttura.

L’adozione di sistemi di protezione passiva

per le strutture di acciaio è spesso neces-

saria quando si eseguono le verifiche con

l’approccio prescrittivo ai sensi delle regole

tecniche emanate per le varie attività sog-

gette al controllo dei Vigili del Fuoco. Ap-

plicando l’approccio prestazionale, invece,

basato sulla definizione più realistica del

modello di incendio, relativo all’effettivo

carico di incendio, e su una modellazione

strutturale avanzata, capace di considerare

anche la ridistribuzione delle sollecitazio-

ni consentita dalla duttilità delle strutture

metalliche, si possono ottimizzare le scelte

dei sistemi di protezione passiva ed, in ta-

luni casi, eliminarli del tutto (vedi ad esem-

pio, [23], [24] ).

I più comuni sistemi di protezione passiva

di elementi strutturali di acciaio sono ricon-

ducibili alle seguenti due famiglie principa-

li: a) schermi o membrane; b) rivestimenti.

Più nello specifico gli schermi (figura 8) si

dividono in base all’orientamento: mem-

brane orizzontali o controsoffitti; membra-

ne verticali o schermi. I rivestimenti (figura

9), invece, vengono suddivisi in base alle

tipologie applicative: intonaco a spruzzo;

lastre in calcio-silicato (carter); vernici intu-

mescenti.

Affinché un sistema protettivo possa es-

sere impiegato per la protezione dal fuo-

co delle strutture, è necessario che esso

sia “certificato” mediante una campagna

di prove sperimentali capace di verificar-

ne l’efficacia in condizioni di incendio.

Quest’ultima è fortemente dipendente

dalle sue caratteristiche termiche alle alte

temperature, oltre che, nel caso di profili

di acciaio, dalle sue capacità di aderenza al

profilato sotto carico, per la specifica dura-

ta di esposizione al fuoco. A seguito della

direttiva 89/106/CEE [25], aggiornata con il

Regolamento (UE) n° 305/2011 [26], sono

state concordate e armonizzate tra i Paesi

membri della Comunità Europea le meto-

dologie di prova sperimentale, con i relativi

metodi di valutazione dei risultati, per la

qualificazione dei sistemi protettivi, al fine

di poter determinare il loro contributo alla

resistenza al fuoco degli elementi di acciaio

([27][28][29][30]).

In generale, i procedimenti per la valuta-

zione del contributo delle protezioni sugli

elementi strutturali si compongono di due

fasi: la prima fase riguarda i test da eseguire

in forno secondo procedure standardizza-

te, la seconda l’elaborazione dei dati spe-

rimentali per ottenere le informazioni ne-

cessarie al fine di estendere i risultati ai casi

reali. Le caratteristiche termiche dei mate-

riali di protezione vengono normalmente

determinate mediante prove sperimentali

che fanno riferimento a curve di incendio

di tipo nominale (curva di incendio stan-

dard ISO 834).

Il processo di certificazione di un sistema

protettivo si conclude con l’emissione del

“Certificato di Resistenza al fuoco” di cui

costituisce parte integrante il “rapporto di

prova” in cui sono riportati, tra l’altro, i risul-

tati della prova, quali tabulati o grafici delle

letture effettuate da tutte le termocoppie

posizionate sui provini. A seguito dell’e-

manazione di specifiche norme di prova,

nell’ultimo decennio, sono riportate nel

rapporto di prova, inoltre, le caratteristiche

termiche dei materiali protettivi ottenute

sulla base dei risultati delle prove stesse.

La conoscenza di tali caratteristiche termi-

che consente l’applicazione di modelli di

calcolo avanzati per la valutazione della re-

sistenza al fuoco di elementi strutturali pro-

tetti. Difatti, l’analisi termica di un elemento

strutturale può essere condotta solo se si

conoscono le caratteristiche termiche dei

materiali che lo costituiscono, ivi compresi

i protettivi, se presenti.

Diversamente da quanto capita nella pro-

gettazione di una nuova struttura, nel caso

di edifici esistenti, anche in presenza di

tutti i certificati di resistenza al fuoco dei

materiali, risulta alquanto improbabile la

disponibilità di una specifica caratteriz-

zazione termica dei sistemi di protezione

passiva; spesso sono disponibili i soli valo-

ri dei parametri alla temperatura di 20° C,

che risultano inadeguati alle applicazioni di

modelli di calcolo avanzati.

Fig. 8 - Membrane per la protezione passiva [16]. Fig. 9 - Rivestimenti per la protezione passiva [16]

Controsoffitto Schermo

8Intonaco a spruzzo

Lastre incalcio-silicati

Vernici intumescenti

9

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VII6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

Pertanto, quando ci si trova ad operare con

edifici esistenti, gli unici dati a disposizione

sono spesso quelli ottenuti nelle prove di

certificazione di resistenza al fuoco e ripor-

tati nel rapporto di prova ovvero tabulati

o grafici delle letture effettuate da tutte le

termocoppie posizionate sui provini. In tal

caso, l’unico approccio possibile è quello

di determinare a partire dai risultati speri-

mentali delle prove di certificazione REI le

caratteristiche termiche dei materiali. In

[31] sono illustrate le metodologie adottate

per la caratterizzazione termica di alcune

specifiche tipologie di sistemi protettivi,

quali carter in calcio-silicato, controsoffitto

con pannelli in fibra minerale e vernice in-

tumescente. In sostanza, si è proceduto alla

calibrazione delle caratteristiche termiche

effettuando una “back-analysis” rispetto ai

risultati delle prove sperimentali disponibili.

EDIFICI ESISTENTIPer la valutazione della vulnerabilità all’in-

cendio degli edifici esistenti, per i quali

non esiste al momento una definizione

unificata dell’approccio e delle procedure

da utilizzare, è possibile far riferimento ai

metodi già previsti nei codici per gli edifici

nuovi (metodi prescrittivo e prestazionale).

La scelta del metodo di verifica, influisce

sul livello di conoscenza delle caratteristi-

che geometriche e delle proprietà termo-

meccaniche dei materiali costituenti la

struttura in esame. Quindi, c’è una forte

correlazione tra il metodo di verifica e l’en-

tità delle informazioni che è necessario

ottenere dalla documentazione cartacea

e digitale di progetto, certificazione e ma-

nutenzione, ovvero dai risultati di prove in

situ e/o in laboratorio. A metodi prescrittivi

corrisponde un livello di approfondimento

inferiore rispetto ai metodi prestazionali.

Per le analisi di valutazione della resistenza

al fuoco, così come per le analisi di valu-

tazione della capacità sismica, è necessario

caratterizzare i materiali strutturali, ovvero

l’acciaio da carpenteria, il calcestruzzo che

spesso coadiuva l’acciaio strutturale nei si-

stemi composti e non, e le armature gene-

ralmente presenti nel calcestruzzo stesso.

In aggiunta, è necessario caratterizzare dal

punto di vista termo-meccanico i materiali

strutturali e definire la presenza e l’efficacia

degli eventuali sistemi di protezione antin-

cendio presenti, siano essi di tipo reattivo

o passivo.

Le NTC 2008 [20] consentono di svolgere

una analisi semplificata se si conoscono i

dettagli strutturali: qualora essi fossero in-

completi, è necessario integrarli con limi-

tate verifiche in situ (per limitate si intende

almeno il 15% degli elementi). Se invece

sono a disposizione tutti i dettagli costrut-

tivi, basta un rilievo visivo a campione per

verificarne la compatibilità.

Nel caso di una analisi avanzata è ovvia-

mente necessario avere una conoscen-

za più completa della struttura. Se sono

disponibili i dettagli strutturali in modo

completo è sufficiente svolgere limitate

verifiche in situ (per limitate si intende che

la geometria e le caratteristiche dei colle-

gamenti siano verificate per almeno il 15%

degli elementi). In caso contrario è neces-

sario svolgere estese verifiche in situ (per

estese si intende un limite inferiore pari al

35% degli elementi).

Per le proprietà meccaniche dei materiali

costruttivi si può fare riferimento alle speci-

fiche originali di progetto e ai certificati di

prova originali integrate con limitate prove

in situ (1 provino di acciaio per piano dell’e-

dificio, 1 campione di bullone o chiodo per

piano dell’edificio, 1 prova distruttiva o non

per il calcestruzzo). In assenza di certifica-

zioni, è necessario svolgere estese prove in

situ (2 provini di acciaio per piano dell’edi-

ficio, 2 campioni di bullone o chiodo per

piano dell’edificio, 2 prova distruttive o non

per il calcestruzzo).

Per le proprietà termo-meccaniche dei

materiali strutturali si può fare riferimento

a documenti di comprovata validità (ad

esempio, gli Eurocodici strutturali), ovvero

ai risultati di esaustive prove in situ e/o di

laboratorio nel caso di materiali non classi-

ficabili all’interno di quelli standard.

Le percentuali di elementi da verificare ed il

numero di provini da estrarre e sottoporre

a prove di resistenza riportati hanno valore

indicativo e vanno adattati ai singoli casi,

Tab. 1 - Definizione della geometria e caratterizzazione dei materiali

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6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14VIII

tenendo conto di alcuni aspetti già con-

templati dalle normative antisismiche [20].

In particolare, nel controllo del raggiungi-

mento delle percentuali di elementi inda-

gati ai fini del rilievo dei dettagli costruttivi

si può tener conto delle eventuali situazio-

ni ripetitive. È, quindi, possibile estendere

ad una più ampia percentuale i controlli ef-

fettuati su alcuni elementi strutturali facen-

ti parte di una serie con evidenti caratteri-

stiche di ripetibilità, per uguale geometria

e ruolo nello schema strutturale.

Ai fini delle prove sui materiali costruttivi e

sui protettivi è consentito sostituire alcu-

ne prove distruttive, non più del 50%, con

un più ampio numero, almeno il triplo, di

prove non distruttive, singole o combinate,

tarate su quelle distruttive.

Per i protettivi (controsoffitti, schermi, in-

tonaci a spruzzo, lastre antincendio, vernici

intumescenti) è necessario verificare sia la

congruenza con le indicazioni progettuali

che lo stato di conservazione al fine di va-

lutarne preliminarmente l’efficacia.

La Tabella 1 mostra una corrispondenza

tra il metodo di analisi e le informazioni

necessarie sulla struttura esistente, ovvero

geometria, dettagli costruttivi, proprietà

dei materiali e proprietà dei sistemi di pro-

tezione.

In assenza di certificazioni dei materiali si

rende necessaria la completa caratterizza-

zione del protettivo, che varia per ciascuna

tipologia.

In caso di sistemi protettivi antincendio in

controsoffitti, schermi e lastre è necessario

eseguire:

- misure di spessore (in situ);

- caratterizzazione di densità, conducibili-

tà, calore specifico (in situ e/o in labora-

torio);

- prove di resistenza al fuoco su campioni

prelevati dalla struttura esistente (in la-

boratorio).

Talvolta i sistemi di protezione dal fuoco

possono prevedere collegamenti e giunti;

in tal caso, laddove è necessario, bisogna

prevedere anche specifici test sulle singole

parti o sull’intero sistema protettivo.

Per i sistemi isolanti costituiti da intonaci a

spruzzo è necessario svolgere:

- misure di spessore (in situ);

- misure dell’adesione/coesione (in labo-

ratorio ed in situ);

- caratterizzazione di densità, conducibili-

tà, calore specifico (in situ e/o in labora-

torio);

- caratterizzazione in forno di campioni

prelevati dalla struttura esistente (in la-

boratorio);

- prove di resistenza al fuoco su elementi

strutturali prelevati dalla struttura esi-

stente (in laboratorio).

Fig. 10 - Fasi di prova di adesione, a) testina standard; b) applicazione adesivo (vista dall’alto); c) incisione fino al supporto; d) posizionamento attuatore [34]

Fig. 11 - Disposizione provini in forno: (a) foto del forno dall’alto, (b) vista trasversale, (c) vista longitudinale [34]

a b

c

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IX6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

Anche in questo caso è possibile prevede-

re la verifica di accessori di montaggio ed

eventuali trattamenti di finitura applicati, in

accordo alla norma UNI 10898-3 [32].

Nel caso di vernici intumescenti è necessa-

rio prevedere:

- misure di spessore (in situ);

- misure dell’adesione (in laboratorio ed in

situ);

- caratterizzazione in forno di campioni

prelevati dalla struttura esistente con

curve ISO834 e smouldering (in laborato-

rio);

- prove di resistenza al fuoco su elementi

strutturali prelevati dalla struttura esi-

stente (in laboratorio);

- valutazione della stickability.

Tra le prove elencate in precedenza, per le

prime due si può far riferimento alla proce-

dura di controllo e ai criteri di accettabilità

della norma UNI 10898-1 [33] tenendo co-

munque presente che tale norma riguarda

la verifica della corretta posa in opera del

prodotto a valle dell’installazione.

Si osserva che per le prove in forno (che

ovviamente devono essere svolte in labo-

ratorio) sorge il problema del prelievo dei

campioni quando si tratta di elementi rap-

presentativi dal punto di vista strutturale).

È opportuno osservare che la vernice intu-

mescente ha bisogno di essere accurata-

mente manutenuta nel tempo, attraverso

controlli periodici e certificati che ne atte-

stino il mantenimento dell’integrità. In tal

caso, quindi, può essere necessario unica-

mente verificare che essa abbia mantenu-

to le sue caratteristiche di reattività (rigon-

fiando con le alte temperature) attraverso

una prova in situ con appositi strumenti

che consentano di concentrare il calore in

una zona circoscritta. In tal senso, la reda-

zione di un protocollo di prova (in situ o in

laboratorio) sarebbe auspicabile.

Un riferimento può essere trovato in [34] in

cui si descrivono i principali risultati di una

campagna di prove sperimentali eseguite

di recente in collaborazione tra il Dipar-

timento dì Strutture dell’Università degli

Studi di Napoli Federico II, la Direzione Re-

gionale dei Vigili del Fuoco della Campania

e la Direzione Centrale per la Prevenzione e

la Sicurezza Tecnica dei Vigili del Fuoco, per

caratterizzare il comportamento al fuoco di

elementi strutturali in acciaio protetti con

vernice intumescente, prelevati da un edi-

ficio esistente costruito a metà degli anni

’80. La figura 10 mostra ad esempio le fasi

necessarie per l’espletamento delle prove

di adesione e la figura 11 mostra il forno

per le prove alle alte temperature su cam-

pioni prelevati dalla struttura esistente ed il

setup di prova.

Nel caso in cui si abbiano a disposizione

tutte le certificazioni sui protettivi è possi-

bile utilizzare sia approcci semplificati (me-

todo tabellare, metodo analitico, metodo

sperimentale) che metodi più sofisticati

previsti dall’approccio prestazionale. Se in-

vece non si hanno a disposizione tali certi-

ficati è necessario effettuare delle prove di

caratterizzazione. Tabella 2 mostra un qua-

dro sinottico delle tipologie di prove che

possono essere condotte per le diverse

tipologie di protezioni.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Nell’attuale quadro normativo, l’applicazio-

ne dell’approccio prestazionale in luogo di

quello prescrittivo per la verifica struttu-

rale in condizioni di incendio consente di

definire e verificare in maniera più chiara i

requisiti minimi di resistenza al fuoco delle

costruzioni civili.

La breve sintesi degli aspetti chiave di cui

tener conto per l’applicazione di tale ap-

proccio mostra che l’impostazione delle ve-

rifiche antincendio è sostanzialmente defi-

nita per edifici di nuova progettazione. D’al-

tra parte l’approccio prestazionale sembra

particolarmente indicato per la valutazione

della sicurezza antincendio di strutture esi-

stenti in acciaio, eventualmente dotate di

sistemi di protezione passiva o attiva. Seb-

bene non sia ancora definito un approccio

unificato per gli edifici esistenti, i criteri qui

delineati per la possibile estensione delle

procedure a tali edifici possono rappre-

sentare un riferimento per un eventuale

aggiornamento normativo, con specifico

riferimento a circolari di tipo applicativo.

prof. dr. ing. Emidio Nigro, dr. ing. Anto-nio Bilotta, dr. ing. Iolanda Del Prete, dr. ing. Donatella de SilvaUniversità degli Studi di Napoli “Federico II”

DIST, Dipartimento di Strutture per l’Ingegne-

ria e l’Architettura

Tab. 2 - Tipologie di prove richieste per la caratterizzazione dei materiali

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6 COSTRUZIONI METALLICHE NOV DIC 14

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contributo alla resistenza al fuoco di elementi

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strutturali. Parte 8: rivestimenti reattivi applicati

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