10
Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E 36 SCULTORE CAMPIONESE Frontale di sarcofago con defunto presentato alla Vergine e al Bambino da un Santo monaco, San Gio- vanni Battista, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena 1360-1370 circa marmo di Candoglia cm 80 x 200 x 10 Provenienza: Belgioioso, Alberico XII Barbiano di Belgioioso d’Este (1725- 1813), da almeno il 1806 al 1813; Belgioioso, Rinaldo Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este (1760-1823), dal 1813 al 1823; Belgioioso, Carolina Bar- biano di Belgioioso d’Este (1797-1872) e Carlo Melzi d’Eril (1794-1878), dal 1823 al 1878; Belgioioso, Joséphine Melzi d’Eril Barbò (1830-1923), dal 1878 al 1923; Belgioioso, Giulia Melzi d’Eril (nata nel 1852), dal 1923; Bel- gioioso, Lodovico Melzi d’Eril (1906-1994), fino al 1994; Belgioioso, Giulio Melzi d’Eril (1946), dal 1994 al 2002; Campione d’Italia, collezione munici- pale, in deposito presso il Battistero, dal 2002 al 2008; Campione d’Italia, collezione municipale, Galleria civica, dal 2008. Bibliografia: SCOTTI 1806a, p. 114; CAROTTI 1913, p. 1232; BARONI 1944, pp. 91-92, nota 56; Il Castello di Belgioioso 1965, pp. 3-4; MERLO 1971, p. 33; PESCARMONA 2003, pp. 5-6; D. Pescarmona, in Sculture 2003, pp. 16-18; R. Cara, in Il portale di Santa Maria di Piazza 2009, p. 170; Claudio Massini 2010, p. 123. Le menzioni di questo frontale di sarcofago, di cui si ignora la collocazione originaria, seguono quelle relative all’opera pre- cedente (Scheda 1): segnalato da Cosimo Galeazzo SCOTTI

Scheda 2: \"Scultore campionese, Frontale di sarcofago\", in \"Galleria Civica San Zenone, Campione d'Italia. Catalogo delle sculture\", a cura di M. Moizi, Campione d'Italia 2011

  • Upload
    usi-ch

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E

36

SCULTORE CAMPIONESE Frontale di sarcofago con defunto presentato alla Vergine e al Bambino da un Santo monaco, San Gio-vanni Battista, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena 1360-1370 circa marmo di Candoglia cm 80 x 200 x 10 Provenienza: Belgioioso, Alberico XII Barbiano di Belgioioso d’Este (1725-1813), da almeno il 1806 al 1813; Belgioioso, Rinaldo Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este (1760-1823), dal 1813 al 1823; Belgioioso, Carolina Bar-biano di Belgioioso d’Este (1797-1872) e Carlo Melzi d’Eril (1794-1878), dal 1823 al 1878; Belgioioso, Joséphine Melzi d’Eril Barbò (1830-1923), dal 1878 al 1923; Belgioioso, Giulia Melzi d’Eril (nata nel 1852), dal 1923; Bel-gioioso, Lodovico Melzi d’Eril (1906-1994), fino al 1994; Belgioioso, Giulio Melzi d’Eril (1946), dal 1994 al 2002; Campione d’Italia, collezione munici-pale, in deposito presso il Battistero, dal 2002 al 2008; Campione d’Italia, collezione municipale, Galleria civica, dal 2008.

Bibliografia: SCOTTI 1806a, p. 114; CAROTTI 1913, p. 1232; BARONI 1944, pp. 91-92, nota 56; Il Castello di Belgioioso 1965, pp. 3-4; MERLO 1971, p. 33; PESCARMONA 2003, pp. 5-6; D. Pescarmona, in Sculture 2003, pp. 16-18; R. Cara, in Il portale di Santa Maria di Piazza 2009, p. 170; Claudio Massini 2010, p. 123.

Le menzioni di questo frontale di sarcofago, di cui si ignora la collocazione originaria, seguono quelle relative all’opera pre-cedente (Scheda 1): segnalato da Cosimo Galeazzo SCOTTI

C A M P I O N E D ‘ I T A L I A Scheda 2

37

Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E

38

(1806a, p. 114) nella cappella privata all’interno della resi-denza nel Castello di Belgioioso già all’inizio dell’Ottocento, il bassorilievo è testimoniato nella medesima posizione da Giu-lio CAROTTI (1913, p. 1232), da Costantino BARONI (1944, pp. 91-92, nota 56), che lo inserisce nell’ambito di un seguace del-l’autore del frontale di sarcofago di Salvarino Aliprandi, e da Mario MERLO (1971, p. 33), che lo identifica come prodotto del Trecento campionese, nonché da due fotografie che lo ri-traggono. Una, oggi al Civico Archivio Fotografico al Castello Sforzesco di Milano (inv. RI16399/2) e scattata dalla bottega «Chiolini – Turconi & C. di Pavia» presumibilmente attorno al 1940 (cfr. Introduzione, p. 23, nota 36), mostra il frontale di sarcofago non privo delle modanature esterne e inserito in una cornice decorata a fogliette triangolari a intaccatura cen-

Figura 10. Campione d’Italia, Galleria civica: scultore campionese, frontale di sarco-fago (part.), 1360-1370 circa.

C A M P I O N E D ‘ I T A L I A Scheda 2

39

trale, e reca sul retro un’iscrizione didascalica («Castello di Bel-gioioso. Maestro Lombardo, sec. XIV – Gotico») che, oltre a fornire il luogo in cui è conservato il bassorilievo, lo identifica come un’opera del Trecento lombardo (fig. 11). L’altra fotografia, irreperibile ma pubblicata in un opuscolo a cura dell’Ente Provinciale del Turismo di Pavia (Il Castello di Bel-gioioso 1965, p. 2), chiarisce che il frontale in questione, ritenuto di ambito campionese (Ibidem, pp. 3-4), si trova in quegli anni murato nella parete destra della cappella familiare. Più recentemente, in seguito all’acquisto delle sculture da parte del Comune di Campione d’Italia (2002), anche Daniele Pescarmona (in Sculture 2003, p. 18), che ne ipotizza una data di esecuzione tra il 1340 e il 1350, propone di interpretare questo bassorilievo non come pertinente alla tradizione milanese «che ricollega l’assimilazione dei modelli toscani al Maestro di Viboldone e a Bonino da Campione», bensì come risultato dell’assimilazione della maniera balduccesca da parte della tradizione campionese (PESCARMONA 2003, p. 6). Infine, Roberto Cara (in Il portale di Santa Maria di Piazza 2009, p. 170), che non avanza proposte di datazione, ne cita la passata appartenenza alle collezioni Belgioioso e Melzi d’Eril e il suc-cessivo passaggio nella collezione campionese, mentre l’ano-nimo autore di una scheda nel catalogo di una mostra recen-temente svoltasi nella Galleria civica si limita a recuperare la descrizione datane da Pescarmona (Claudio Massini 2010, p. 123). Privo delle modanature sui lati esterni, il frontale di sarcofago presenta la struttura tripartita tipica delle botteghe campio-nesi: nella formella di sinistra, sono scolpiti San Giovanni Batti-sta, riconoscibile dai consueti attributi quali la pelle di cam-

Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E

40

mello e il bastone con l’Agnello, e un Santo monaco, che Da-niele Pescarmona (in Sculture 2003, p. 17) propone essere San Bernardo da Chiaravalle (sostenendo erroneamente che que-sta sia l’identificazione già avanzata da Giulio Carotti all’inizio del Novecento, benché in verità, CAROTTI 1913, p. 1232, non riconosca come San Bernardo il Santo raffigurato in questa scena, ma si limiti a descriverlo semplicemente come «un frate inginocchiato»: è il Santo dell’altro frontale di sarcofago oggi a Campione d’Italia che Carotti identifica in San Bernardo), i quali presentano il defunto alla Vergine e al Bambino (scolpiti nella formella centrale davanti ad un telo sorretto da due angeli), che in piedi sulle ginocchia della madre benedice il defunto. Nel riquadro sulla destra, poggiate su singoli basa-menti, trovano posto Santa Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena. La prima è facilmente riconoscibile dai suoi attributi, quali la palma (che più genericamente rappresenta il martirio subito dai Santi), la ruota dentata, il libro e la corona. Sull’estrema destra si trova Santa Maria Maddalena, identifi-cabile dai lunghi capelli, che nella mano destra tiene l’ampolla di unguento col quale cosparse il corpo di Cristo defunto.

Figura 11. Castello di Belgioioso: il frontale di sarcofago in una fotografia scattata attorno al 1940.

C A M P I O N E D ‘ I T A L I A Scheda 2

41

Sul fronte stilistico, non sembra pertinente il confronto avan-zato da BARONI (1944, pp. 91-92, nota 56) con il frontale di sar-cofago di Salvarino Aliprandi (il cui autore è oggi ritenuto il Maestro della lunetta di Viboldone: M. L. Casati, P. Strada, in Maestri Campionesi 2000, Scheda 101), mentre è da appog-giare, almeno parzialmente, l’interpretazione data da Pescar-mona (in Sculture 2003, p. 18), poiché il clima culturale mila-nese-balduccesco è indubbiamente un ottimo punto di riferi-mento per questo bassorilievo (fig. 6). A tal proposito si ve-dano le varie sculture eseguite a Milano da Giovanni di Bal-duccio, come ad esempio le Virtù dell’arca di San Pietro martire in Sant’Eustorgio (fig. 8) o la Madonna con il Bambino che si trovava nel tabernacolo di Porta Ticinese (oggi al Castello Sforzesco, inv. 755 bis): le fisionomie dei personaggi, dagli occhi leggermente allungati, nonché la po-stura della Madonna nel bassorilievo in Galleria civica, voltata verso il defunto, spingono verso l’interpretazione propo-sta, così come le decora-zioni incise sulle vesti degli angeli, che si ritro-vano in diverse opere balduccesche, ma non sono presenti nell’altro frontale di sarcofago della collezione. Per essere più precisi

Figura 12. Milano, basilica di Sant’Eustorgio: Bonino da Campione, sarcofago di Protaso Cai-mi (part.), terzo quarto del XIV secolo.

Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E

42

circa il periodo di esecuzione, possono essere di aiuto alcuni elementi non relativi ad un ambito propriamente artistico. Il defunto, infatti, è in genere ritenuto un cavaliere (CAROTTI 1913, p. 1232; D. Pescarmona, in Sculture 2003, p. 17), nono-stante la consuetudine trecentesca di ritrarre i cavalieri con l’elmo in testa (o quanto meno con questo ai loro piedi) e quasi sempre con le armi agganciate alla cintura: tra i nume-rosi esempi, si possono ricordare una formella del sarcofago di Protaso Caimi nella basilica di Sant’Eustorgio (fig. 12), datato al terzo quarto del Trecento e attribuito recentemente a Bonino Fusina da Campione (BOSSAGLIA 1984, pp. 102-104; M. L. Casati, P. Strada, in Maestri Campionesi 2000, Scheda 113), un bassorilievo al Museo d’Arte antica del Castello Sforzesco di Milano eseguito negli ultimi decenni del XIV secolo (inv. 828), attribuito alla bottega di Bonino (M. L. Casati, P. Strada,

Figura 13. Lentate sul Seveso, oratorio di Santo Stefano: pittore lombardo, «Stefano Porro offre il modellino dell’oratorio a Santo Stefano», 1369 circa.

C A M P I O N E D ‘ I T A L I A Scheda 2

43

in Maestri Campionesi 2000, Scheda 70), e due affreschi degli anni Ottanta del Trecento oggi conservati al Palazzo della Ra-gione di Bergamo (riprodotti in TOESCA 1912, pp. 271-272, figg. 205-206). Gli abiti del defunto campionese, al contrario, richia-mano alla mente non quelli indossati dai cavalieri (oltre all’el-mo, al defunto mancano anche le ginocchiere e l’armatura), ma quelli maschili in voga a partire all’incirca dagli anni Sessanta del Trecento, poiché nei decenni precedenti si vesti-vano abiti più larghi e, soprattutto, più lunghi. Se la gonnella maschile, dopo il 1340, cominciava ad accorciarsi superando di poco il ginocchio, intorno al 1360 era infatti «corta, a mezza coscia, e molto aderente al busto», e la cintura «posta molto bassa sotto il ventre» (LEVI PISETZKY 2005, p. 218): questa, di cuoio o metallica, poteva servire anche per portare la spada (Ibidem, p. 242). Le gambe erano coperte da calze ade-rentissime, talvolta con una suola in cuoio in modo da poter non calzare le scarpe, che in genere «si portavano più per ele-ganza, e la punta, per chi andava alla moda, doveva essere lunghissima come per le calze solate» (Ibidem, p. 211). Assieme alla barba a punta, molto di moda tra i giovani della seconda metà del Trecento, le scarpe a punta, le vesti corte e attillate ed il cinturone sono tutti accessori che contraddistin-guono l’anonimo defunto del sarcofago della collezione di Campione d’Italia. Un affresco della fine degli anni Sessanta commissionato da Stefano Porro a partire dal 1369 per l’ora-torio di Santo Stefano a Lentate sul Seveso (fig. 13), oppure un bassorilievo di scuola campionese al Museo d’Arte antica del Castello Sforzesco di Milano (inv. 830), datato al 1360 (fig. 14), nei quali gli uomini sono ritratti con abiti identici a quelli indossati dall’ignoto personaggio del frontale campionese,

Scheda 2 G A L L E R I A C I V I C A S A N Z E N O N E

44

possono rappresentare utili modelli per avere un riscon-tro della moda maschile at-torno agli anni Sessanta del Trecento. Come per gli abiti del de-funto, anche il vestito di Santa Caterina, e in partico-lar modo la scollatura quasi quadrata e il lungo «mani-cottolo» penzolante sotto il gomito, permette di consi-derare i primi decenni dopo la metà del Trecento come il periodo di realizzazione del frontale campionese. Infatti Luciano BELLOSI (1974, pp. 43-44), nel suo

studio sugli affreschi del Camposanto di Pisa, mette sì in evidenza come il manicottolo caratterizzasse anche la moda degli anni Trenta e Quaranta, ma invita altresì a notare «di quale spropositata lunghezza diventi […] in un abito femminile del tempo in cui Giovanni da Milano dipingeva la Santa Cate-rina nel polittico di Prato, databile con buona approssimazione tra il 1355 e il 1360». Come ulteriore esempio si può citare ancora l’affresco dell’oratorio di Lentate sul Seveso (fig. 13), nel quale Caterina, moglie di Stefano Porro, indossa un vestito su cui risalta il lungo manicottolo bianco, che ritorna anche in un affresco della cappella Visconti in Sant’Eustorgio a Milano, eseguito verso il 1370 (MATALON 1984, pp. 142-143), e nei con-

Figura 14. Milano, Museo d’Arte antica del Castello Sforzesco: scultore campionese, frontale di sarcofago (part.), 1360 circa.

C A M P I O N E D ‘ I T A L I A Scheda 2

45

temporanei affreschi delle Vergini stolte nell’intradosso del-l’arco fra la prima e la seconda campata della navata destra dell’abbazia di Viboldone (GATTI PERER 1990, p. 186). Inoltre, la scollatura di Santa Caterina è la stessa che si vede anche negli affreschi della chiesa di Santa Maria dei Ghirli, sempre a Cam-pione d’Italia (fig. 9), le cui proposte di datazione oscillano attorno al 1360 (MAZZINI 1988, p. 106; SEGRE 2007, pp. 186-187), quindi indicativamente nel periodo di esecuzione del frontale nella Galleria civica.