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2. BREVE STORIA DI UN FALSO ETIMOLOGICO L'ipotesi della derivazione del toponimo di Scauri dalla gens romana degli Emili Scauri, dovuta alla conservazione nella memoria del nome in connessione alla presenza della villa, nasce nella ricerca antiquaria della metà del Settecento e si tramuta quasi istantaneamente in solida certezza. L'indagine antiquaria II percorso della toponomastica storica si inizia con Francesco Maria Pratilli, sulla cui serietà e affidabilità di storico ed erudito pende la netta valutazione espressa da Mommsen, che tra i primi ne verificò l'attitudine al falso documentario, pienamente riconosciuta e condannata dalla storiografia: "Sequitur qui infestava et maculavi! cum imìversam regni Neapolitani epigraphiam tum maxime litteratorum lapidimi thesaurum Campanum Franciscus Maria Pratillius canonicus Capuanus [...]" 7. Tenuta nella dovuta considerazione la 17 Theodor Mommsen in CIL X, 1883, p. 373: "Viene poi colui che danneggiò e contaminò non solo l'intera epigrafìa del regno di Napoli, ma soprattutto il tesoro campano delle iscrizioni, il canonico di Capua Francesco Maria Pratilli". Su Pratilli si noti il duro giudizio di Bloch, che lo definisce "un morto che non è morto abbastanza" visti i notevoli danni arrecati dal falsario di S. Maria Capua Vetere allo studio della Storia Medievale. Herbert Bloch, Monte Cassino in thè Middle Ages I, 1986, p. 223. Si consulti anche Nicola Cilento, // falsario della stona dei Longobardi meridionali: Francesco Maria Pratilli (1689-1763), pp. 35-51, in Italia 20

Scauri, li Scauli e l'invenzione della villa di Marco Emilio Scauro. Parte Prima. Capitolo 2: Breve storia di un falso etimologico

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2. BREVE STORIA DI UN FALSO ETIMOLOGICO

L'ipotesi della derivazione del toponimo di Scauri dalla

gens romana degli Emili Scauri, dovuta alla conservazione nella

memoria del nome in connessione alla presenza della villa, nasce

nella ricerca antiquaria della metà del Settecento e si tramuta

quasi istantaneamente in solida certezza.

L'indagine antiquaria

II percorso della toponomastica storica si inizia con

Francesco Maria Pratilli, sulla cui serietà e affidabilità di storico

ed erudito pende la netta valutazione espressa da Mommsen, che

tra i primi ne verificò l'attitudine al falso documentario,

pienamente riconosciuta e condannata dalla storiografia:

"Sequitur qui infestava et maculavi! cum imìversam regni

Neapolitani epigraphiam tum maxime litteratorum lapidimi

thesaurum Campanum Franciscus Maria Pratillius canonicus

Capuanus [...]" 7. Tenuta nella dovuta considerazione la

17 Theodor Mommsen in CIL X, 1883, p. 373: "Viene poi colui chedanneggiò e contaminò non solo l'intera epigrafìa del regno di Napoli, masoprattutto il tesoro campano delle iscrizioni, il canonico di CapuaFrancesco Maria Pratilli". Su Pratilli si noti il duro giudizio di Bloch, che lodefinisce "un morto che non è morto abbastanza" visti i notevoli danniarrecati dal falsario di S. Maria Capua Vetere allo studio della StoriaMedievale. Herbert Bloch, Monte Cassino in thè Middle Ages I, 1986, p. 223.Si consulti anche Nicola Cilento, // falsario della stona dei Longobardimeridionali: Francesco Maria Pratilli (1689-1763), pp. 35-51, in Italia

20

modalità di studio e ricerca di Prati l l i , è tuttavia opportuno

ricordare che nelle sue pagine del 1745 si trova per la prima volta

instaurato un collegamento, peraltro sfumato e privo di qualsiasi

testimonianza letteraria, epigrafica o di altra natura, tra il nome

corrente del luogo e gli antichi proprietari della vil la: "Quindi a

un altro miglio [il XTC della via Appia] è la torre, e la spiaggia

di Scauro [...] e questa spiaggia, e torre di Scauro sembra forse

la dinominazione presa da qualche villa, colà di presso, di M.I &

Emilio Scauro Console Romano più volte'1'' .

La connessione tra il territorio dell'odierna Scauri e la

residenza degli Scauri ricompare il secolo successivo nell'opera di

Pasquale Cayro, canonico di Minturno e antichista di fama,

stimato e utilizzato da Mommsen, il quale, tuttavia, non esitava ad

ascrivergli imprecisioni ed errori nell'identificazione dei centri

laziali. Nel suo erudito lavoro di ricerca sulla ricostmzione storica

del Lazio19, Cayro sostiene la derivazione del toponimo moderno

dalla villa degli Scauri, la cui esistenza è assicurata da una lettera

di Cicerone ad Attico. Nella lettera citata20, tuttavia, Cicerone

accenna al restauro della sua villa di Formia, senza fornire alcun

meridionale longobarda, Napoli 1971.18 Francesco Maria Pratilli, Della via Appia riconosciuta e descrina daRoma a Brindisi libri IV, Napoli 1745, p. 154.19 Pasquale Cayro, Notizie storielle delle città del Lazio Vecchio. Napoli1816, p. 141.20 Cfr.Cic.AdAtt.lV, 2.

21

indizio a presunte residenze degli Scauri nei dintorni .

Da Cayro dipende Gaetano Ciuffi, anch'egli canonico

minturnese, che, citando a più riprese il precursore, sostiene

senza alcuna esitazione che "Verso la parte occidentale [del

territorio di Pire] si osservano le reliquie della famosa [sic!] villa

di Marco Emilio Scaltro [...] Dal nome di questo console prese il

luogo il suo nome, ed ora corrotamente si appella Scavo IT'^. A

sostegno della tesi anche Ciuffi apporta una incongrua

testimonianza di Cicerone, tratta anch'essa dalla corrispondenza

con Attico, ma anche in questa lettera, del 54 a.C., non si

riscontra alcun collegamento con la presente ricerca. Le parole di

Cicerone si riferiscono, infatti, al prossimo processo in cui

difenderà Messio di fronte a giurati provenienti dalle tr ibù

Pomptina, Velina e Mecia e l'accenno a Scauro (figlio) è del tutto

accidentale: Cicerone si augura che Scauro sia tra i magistrati

^

21E interessante notare che, al di là delle forzature operate dalla ricercaantiquaria, nella documentazione epistolograflca e letteraria ciceroniana nonsi trova mai un riferimento a una villa degli Scauri. L'assenza di riferimentiacquista un valore non indifferente se si consideri l'assidua frequentazionedei luoghi da parte di Cicerone, proprietario della residenza di Formia, ilegami con la famiglia degli Scauri, le vicende che portarono l'oratore piùvolte a soggiornare a Minturno, soprattutto tra il 51 e 49 (e//:, tra le altretestimonianze, ad Alt. V, 1 - transita per Minturno il 7 maggio 51; VII, 13 e13a e ad. Fam. XIV, 14 - si ferma a Minturno il 23 e 24 gennaio 49 ne l l afase delle trattative con Cesare, durante il viaggio da Arpino a Cuma) e ladiscreta conoscenza del territorio, attestata dalla citazione dell'importanza deisaliceti pubblici per l'attuazione della legge agraria di Rullo in De legeagraria II, 36.22 Gaetano Ciuffi, Memorie storiche e archeologiche della città di Traetto,Napoli 1854, p. 88.

22

designati nelle prossime elezioni consolari per le conseguenze

positive che la candidatura potrebbe avere sul processo per

corruzione che lo attende23. Eppure il medesimo Ciuffi, prima di

aderire, con falsi indizi, alla impostazione originata da Prati l l i ,

qualche anno addietro, nel proporre l'identificazione sul territorio

del centro di Pirae, non faceva menzione alcuna di una vi l la di

Scauro e definiva il luogo come "promontorio di Scavoli", senza

sottolinearne, come farà in seguito, la corruzione popolare .

Tra Cayro e Ciuffi si situa Nicola Corcia, che nel 1843

non ha dubbi nell'attribuire a Marco Emil io Scauro la vi l la , i cui

23 Cfr. Cic. Ad Att. IV, 15: "Servii ius edixit i/t adesset. fri bus habelPomptinam, Velinam, Maeciam. pugnalar acriler; agiìur ìamen saìis. deindeme expedio ad Drusum, inde ad Scaurum. parantur orationibus indicesgloriosi, fortasse accedent edam consules designati, in qitibus si Seaurus nonfuerit, in hoc iudicio vaìde laborabif", "Servilio lo ha convocato [Messioj.Ha le tribù Pomptina, Velina e Meda. Si combatte duramente, ma vaabbastanza bene. Quindi mi preparo per Durso e poi per Scauro. Sipredispongono titoli gloriosi per i miei discorsi. Forse si aggiungerannoanche i consoli designati. E se Scauro non sarà uno di loro, si troverà indifficoltà in questo processo".24 G. Ciuffi, "Sulla situazione dell'antica Pira" in Bullettino archeologiconapoletano XXVI (1844), p. 9. Il Ciuffi polemizza con il Cayro chelocalizzava l'antica Pirae sul colle o promontorio di Scavoli, mentre egliriteneva che fosse "vicino la proprietà D'Urso, in località Faraone". Perquanto riguarda il problema della localizzazione di Pirae, è u t i le ricordareche nel 1819 Domenico Romanelli in Antica topografia isterica del Regno diNapoli HI, Napoli 1819, p. 427 aveva proposto di collocare lo scomparsocentro citato da presso "la scafa di Min turno", ossia verso la foce delGarigliano dove nell'alto medioevo sarà allestito il transito del fiume tramiteimbarcazioni (cfr. infra n. 186). L'ipotesi è ripresa da Giuseppe Del Re inDescrizione topografica fìsica economica politica de' Reali Dominj al di quadel faro nel Regno delle Due Sicilie con cenni storici fin da' tempi avanti ildominio de'Romani /, Napoli 1830, p. 285.

23

resti afferma siano ancora ben visibili e riconoscibili'".

Nel 1873 Francescantonio Riccardelli, altro canonico

traettese, riprende acriticamente le affermazioni di Corcia e

Ciuffì, accostandovi la notizia tratta da "Campania sacra e

civilis" di tale Alessandro Draccarielli, secondo la quale il primo

Scauro avrebbe acquistato la villa nel 112 a.C. dai Catulla di

Minturno26. L'informazione, peraltro non sostenuta da alcuna

fonte, si dissolve sotto i colpi dell'erudizione di Mommsen, che

dimostra la falsità sia dell'opera, sia dell'autore, creato dalla

fantasia invero scarsa di Riccardelli che ha evidentemente fatto

ricorso all'anagramma del proprio nome" . Un altro mistificatore

sulla nostra strada.

Con il nuovo secolo le influenze classiche ottocentesche

lasciano il passo alle suggestioni romane ed imperiali del regime

25 Nicola Corcia, Storia delle due Sicilie dall'antichità più remota al 1789 I,Napoli 1843, p. 509: "Un altro ramo dell'Appio corre da Formio, a Miniurnaper le deliziose spiagge di Gianola e di Scavali, celebri l'una per un tempiodi Giano, e per la villa di M. Emilia Scauro l'altro, da cui presera il nome[...] / secoli non hanno neppur cancellate le grandi reliquie della villa delconsole romano" .26 Francescantonio Riccardelli, Minturno e Traetto. Svolgimenti stariciantichi e moderni, Napoli 1873, pp. 66-67.27 T. Mommsen in CIL X p. 595. Si ricorda qui, a titolo di curiosità non privadi significato per la nostra indagine, che al medesimo Riccardelli (op. e//., p.108) risale anche l'attribuzione del Castrimi Argenti a tale Cornelio Argento,patrizio romano, per altro ignoto, mediante un'epigrafe accolta da Mommsennel medesimo volume del Corpus in cui identifica l'autore come falsario (p.36, n. 802): "Cornelio Argento, optimo viro diligenti q(ui) castrimi [—] fecithonores [—] Minturnen(es)", "A Cornelio Argento, persona ottima ecoscienziosa, che costruì la fortezza, i Minturnesi offrirono"'.

24

fascista.

Nel 1923, il glottologo ed archeologo, Francesco Ribezzo

effettua una ricognizione sui resti del presunto porto di Pirae, di-1 o

cui fornisce il resoconto precedentemente citato" : ne l la

comunicazione sull'indagine sul campo, fitta di rimandi storici e

letterari, Ribezzo non fa alcun cenno alla presenza della famiglia

degli Scauri nel territorio. Ma, nel 1935, Angelo De Santis,

presenziando al IV Congresso Nazionale di Studi Romani e

citando il medesimo studio di Ribezzo, afferma che "sembra che

egli [Scauro] avesse una villa presso il castrimi Pirae"" .

Il "sembra che" di De Santis, diviene immediatamente

convinzione assoluta, nel 1942, con Giuseppe Tommasino.

In una tanto dotta quanto retorica dissertazione sul territorio e la

cultura degli Aurunci, Tommasino, che pur riconosce il silenzio

delle fonti letterarie ed epigrafìche, non ha dubbi nel far risalire il

nome del luogo alla famiglia degli Scauri, ai quali, nella

28 Cfr. supra n. 14.29 A. De Santis, Orme di Roma nella toponomastica della regioneGaetana"m Atti del IV Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C.Calassi Paluzzi, 1938, p. 7. De Santis nel suo intervento cita anche, tra glialtri, il toponimo Gianola riconducendolo ad un presunto tempio di Gianopresente nel territorio. Sappiamo, ora, che il toponimo deriva invece dallaforma medievale Janula, deformazione tarda di Diana (ma in latinoaltomedievale anche "porta"). A Gianola, una piscina d'allevamento itticodell'attigua presunta villa di Mamurra, trasformata in un attracco privatointorno al 1930 dal Marchese Carlo Afan de Rivera, viene ancora indicatadalla segnaletica turistica quale "porticciolo romano". Cfr. SalvatoreCiccone, La piscina nel porto dì Gianola.'.http://aleelatan.files.wordpress.com/2010/10/la-villa-di-mamuiTa-sul-promontorio-di-gic3aOnola.pdf.

25

ricostruzione storica, assegna "l'acquisto od il possesso di una

prima villa nel golfo di Gaeta e di una seconda nel piccolo porto

di Pirae, i cui avanzi restano addossati alla cinta megalitica

della scomparsa città, a pie' del colle che dal nome di questo

console romano fu detto appunto Scauri" . Gli Scauri

avrebbero, dunque, posseduto ben due ville, acquistate o

costruite nella zona grazie al prestigio di cui godevano presso le

genti del posto31, perché, dal punto di vista commerciale,

potessero funzionare anche da centro di controllo per il

commercio del carbone, che il padre del console del 115 a.C.

esercitò32 e - si suppone - lasciò in eredità alla famiglia, che ne

continuò l'attività anche quando gli interessi politici divennero

preminenti.

La rievocazione di carattere economico e sociale sorvola sulla

labilità degli indizi ai quali si accenna: che i rustici presso i quali

Scauro padre esercitava una considerevole influenza fossero gli

abitanti di Minturno e dell'antica Pirae è pura invenzione, data la

genericità dell'espressione presente nella richiamata lettera ad

Attico; parimenti frutto di libera ipotesi è l'idea che l'attività

30 Giuseppe Tommasino, Aurunci Patres, Gubbio 1942, pp. 302-308 e inpart. p. 307.31 Ci si appoggia molto labilmente all'affermazione di Cicerone, riferita aScauro figlio, ad Alt. IV, 16, 6, secondo la quale "est pondus apud rusticos inpatris memoria", "gode di una certa autorità presso i contadini grazie alricordo del padre".32 De vìi: ili. LXXIT,!: "paìer eius quamvis patricius oh paupertalemcarbonarium negotium exercuif\ padre, benché patrizio, a causa dellapovertà avviò un'impresa per la lavorazione del carbone"'.

26

imprenditoriale legata all'estrazione e al commercio del carbone

fosse proseguita dalla famiglia degli Emili Scauri e che tale

sistema produttivo fosse legato a miniere negli Appennini Ausoni.

Benché la ricerca si invischi in questa rete di supposizioni non

provate, a Tommasino va, comunque, ascritto il merito di aver

allargato la prospettiva di ricostruzione storica, inserendo la villa

in un contesto economico e commerciale di importanza locale e

valorizzando i legami con il territorio, e di aver in tal modo

superato la stantia rievocazione dei fasti di una residenza di cui

nulla garantisce l'esistenza.

L'indagine archeologica e le fonti letterarie

Chi si è dedicato alla ricostruzione del profilo

archeologico del territorio si è ugualmente affidato all'assunto,

ormai considerato patrimonio acquisito e incontestabile della

ricerca storica, che il luogo conservasse la memoria della

presenza degli Scauri.

Basti ricordare l'icastica affermazione di Jotham Johnson, a cui si

deve quella che ancora oggi rimane la principale indagine

archeologica della città e del territorio di Minturno: anche i suoi

resoconti non dedicano molte risorse ad approfondire la

questione della villa "o/ an Aemìlìus Scaurus \vhose nome is

27

commemorateci in thè modern village of S

E tale acritica sicurezza ha comportato l'inutilità di procedere a

verifiche e approfondimenti, con l'eccezione dell'osservazione

formulata da Paul Arthur, che ha richiamato l'attenzione su

un'interessante notizia tratta dal Liber Pontificali^, peraltro già~* A

riportata alla luce da Raffaele Castrichino^ , secondo la quale, tra

le risorse utilizzate da papa Sisto ITI (432-440) per l'edificazione

della Basilica Liberiana, futura Basilica S. Maria Maggiore, vi

furono le offerte tratte da "possessio Scauriana, territorio

Gazitano, [...] possessìo Marmorata, territorio Penestrino, [...]

possessio Celeris, territorio Afilano'''j:'. L'indizio, senz'altro

consistente, potrebbe rappresentare, allo stato delle fonti, l 'unico

effettivo collegamento tra il territorio e la famiglia degli Scauri:

dal fatto che una ripartizione del latifondo di pertinenza del

patrimonio di San Pietro conservasse nel la denominazione il

ricordo degli antichi possessori del fondo, quasi quattro secoli

dopo l'ultima apparizione sulla scena del potere di eminenti

rappresentanti della gens, sarebbe lecito dedurre che gli Scauri

avessero posseduto presso la costa di Minturno una vi l la capace

di costituire, per decenni, il centro di gravitazione economica e

anche sociale di tutto il settore.

33 J. Johnson, Excavations at Minturnae I, 1935, p. 81.34 P. Arthur, in Minturnae, 1989, p.184. R. Castrichino, Scauri da eschara.

1978,pp. 28sgg.35 Liber Pontifìcaìis LXVI, 3.

28

Non si può, tuttavia, tacere che mentre le altre due possessiones

sono chiaramente identifìcabili - l'una presso la Torre delle

Marmore sulla via Labicana, l'altra ad Affile - sul territorio

"Gazitano" pende l'ambiguità di una lettura incerta che, nella

proposta di Duchesne36 produce un hapax, tanto più sconcertante,

in quanto in altro luogo il redattore del Liber si riferisce al

territorio di Gaeta con la denominazione più perspicua di3*7

"territurìo Gaetano"' . Alle numerose varianti relative al termine

"Gazitano", si affiancano, inoltre, le molteplici letture relative

all'identificazione della possessio, che aggiungono incertezza a38incertezza .

La possessio Scauriana rimane, pertanto, ambigua

nell'individuazione e imprecisata nella sua collocazione^9, benché

sia opportuno riconoscere che il passo citato costituisca, in ogni

caso, un indizio, -l'unico reale, benché labile, indizio fornito dalle

36 Autore, insieme a Cyrille Vogel, dell'edizione critica del Liber pubblicatanel 1884 e riedita a Parigi nel 1981.37 Liber Pontificai XXXIV, 31.38 Castrichino, Scauri da eschara, pp. 31-32. Tra le varianti, Castrichino, ilcui lavoro ha l'indubbio merito di svelare "la favola di una villa del consoleMarco Emilio Scauro a Scaltri" (p. 15), sottolinea la forma scariana,presente in due codici riportanti la notizia della possessio, nella qualeindividua la derivazione da un originario toponimo greco eskhara (pp. 31sgg.): in questa ricostruzione, Scauri andrebbe inteso come il risultato dellacorruzione popolare di un toponimo indicante "la sede del fuoco", di cui siconserverebbe ancora traccia nel XT secolo nella forma Escauri, attestata inun atto del 1059 (cfr. infra, p. 69).

39 Va inoltre tenuto presente che , data la diffusione anche in altre aree deicognomina Scaurus e Scaurianus (cfr. infra pp. 63-64), la possessioscauriana potrebbe collocarsi in luoghi diversi, come, ad esempio, la Sabina.

29

fonti- su un eventuale legame tra gli Scauri e una porzione

extraurbana di territorio.

Fatta eccezione per questa indicazione, sottolineata prima

da Castrichino, poi da Arthur, la più volte asserita generica

concordanza degli studiosi sembra non rendere necessario il

supporto di prove, che quasi mai vengono fornite e, quando vi si

accenna, a una breve ricerca si dissolvono rapidamente, come i

fallaci richiami ciceroniani.

Anche l'ultima voce in ordine di tempo che si è levata a

sostegno dell'assegnazione della villa a Marco Emilio Scauro,

rappresentata dalla monografia di Antonio Lepone, non può

evitare di sottolineare, con onestà, "l'assenza di una

testimonianza epigrafica diretta, di una prova schiacciante circa

la frequentazione dell'antico sito da parte del princeps

senatus"40. E tuttavia anche questa ricerca, cui va riconosciuto

comunque il merito di aver raccolto e analizzato un discreto

numero di fonti disponibili e di considerarsi solamente una tappa

di un'indagine ancora da esplicarsi pienamente, si instrada nel

percorso conosciuto, fondandosi su affermazioni che rasentano il

limite delle pure supposizioni .

40 Marco Emilio Scauro princeps senatus, Marina di Minturno 2005, p. 119.41 Tale deve essere considerato, ad esempio, il richiamo a un Metello (di.,pp. 115 e 120), il cui nome è presente su un cippo di confine rinvenuto nel

30

Anche la ricerca sul campo, dalla quale - come già

accennato - si fanno discendere con evidenti salti logici

conclusioni non illustrate e tanto meno dimostrate, non è esente

da incertezze, identificazioni azzardate, rivisitazioni improvvise.

Costituisce un significativo esempio dell'antimetodo applicato la

questione delle mura di Minturno e di Pirae, la cui datazione,

reciprocamente intrecciata, non ha mai beneficiato di basi solide.

Inizialmente Johnson, per motivi stilistici rifiuta la datazione al

350 a.C. della costruzione delle mura poligonali di Minturno,

che, a suo dire, costituisce l'ipotesi più bassa formulata dagli

studiosi, e preferisce connetterle alla presenza etnisca o, in ogni

caso, collocarle intorno al 500 a.C.42 In questa ricostruzione priva

di riferimenti materiali, le mura di Pirae, definite come pseudo-

poligonali, sono ritenute successive alle fortificazioni di

territorio mintumese, e la conseguente associazione con Cecilia Metella,moglie di Marco Emilio Scauro andata in sposa a Sii la dopo la sua morte. Lostesso Lepone (ibid. p. 109) , da notizia di una leggenda popolare riguardanteil Monte d'Oro, il promontorio a nord del golfo scaurese, secondo la quale ilnome dell'altura deriverebbe dal tesoro di Marco Emilio Scauro che visarebbe nascosto. A questa tradizione locale, tuttavia, ne andrebbero aggiuntealmeno altre due: una riferisce che il patrimonio nascosto sotto la collinasarebbe stato sepolto in quei luoghi dai Saraceni. E l'altra - soprattutto - cheracconta come il nome derivi dai riflessi del sole al tramonto che,confondendosi con i colori della macchia mediterranea e le rocce giallastredel promontorio, danno al monte caratteristiche e suggestive colorazionidorate ed ambrate.42 L'ipotesi riprende la datazione di Francesco Ribezzo in Rivista Indo-Greco-Italica VII (1923), pp. 113-121, in part. p. 121), il quale assegna lemura poligonali al periodo tra il IV e V secolo, quando ritiene che il centro,di antica origine ausone, abbia raggiunto il massimo splendore. Per unasintetica ricostruzione delle ipotesi cronologiche, cfr, Giorgia Rosi, //territorio di Scauri in Minturnae, Roma 1989, pp. 97-119, in pait. p. 109.

31

Minturno43.

Anni dopo, riconsiderando le strutture alla più ampia luce delle

testimonianze italiche, lo stesso Jonhson, senza più intervenire su

Pirae, non ha il minimo dubbio, per l'evidenza stessa delle prove

materiali, a ritenere le mura minturnesi il prodotto

dell'insediamento della colonia romana44.

Ma l'incertezza su Pirae si estende molto al di là della datazione

delle supposte fortificazioni, ampliandosi a comprendere

l'identificazione stessa del sito e l'individuazione della funzione

delle strutture conservatesi, le quali, ad aumentare la difficoltà

del quadro ricostruttivo, insistono per la maggior parte su

proprietà private e presentano, allo stato attuale, una realtà

estremamente frammentata. Dalle ricognizioni effettuate nel

corso della seconda metà del secolo scorso e sintetizzate nella

citata esposizione di G. Rosi, sembra debbano distinguersi tre

tipologie di resti: un ampio basamento delimitato da mura di

sostruzione e fortificazione, nelle quali si apre una porta a doppio

arco, un criptoportico e un complesso ad archi, dal quale si

accede a un ambiente coperto da volte a botte. Sulla base di

analogie costruttive e stilistiche, l'insieme è datato tra il III e il I

secolo a.C. Da questo precario insieme di strutture e dai materiali

43 J. Johnson, Excavations ai Minturnae, I p. 22.44 Johnson in AJA LVIII (1954), p. 147: "// is quìte cìear that thè polygonallimestone castrum of Minturnae can, and must, belong lo thè per i odimmediately following thè arrivai ofthe Roman colonists in 295 b.C".

32

ceramici di varie tipologie rinvenuti, l'archeologia ricava con

intatta sicurezza l'esistenza di una v i l la di età repubblicana,

costruita sui resti dell'antico oppidum, che non si esita a

qualificare come "imponente"*-, dove la realtà dei fatti concreti

suggerirebbe maggiore cautela.

La scarsità dei resti e la conseguente frammentaria ricostruzione

della pianta degli edifici, congiunta alla assoluta assenza di

campagne di indagine e scavo condotte scientificamente, anche

per la difficoltà oggettiva della localizzazione, parcellizzata in

proprietà private, suggerirebbe, infatti, quale migliore

disposizione, la sospensione del giudizio sulla identificazione e

funzione d'uso delle strutture.

Un principio pratico che, invero, andrebbe applicato per molte

tracce degli insediamenti antichi, laddove la carenza di fonti

primarie e secondarie, materiali e letterarie, dovrebbero indurre

ad accettare, in luogo di solerti e indubbie identificazioni, la

convivenza di più ipotesi, che, nel nostro caso, potrebbero ridursi

a due, entrambe, allo stato degli indizi, sostenibili: una residenza

privata o un edifìcio a carattere commerciale, un horreum - un

magazzino - a uso dell'attracco ai piedi del monte, sorto dalla

riconversione della fortificazione costruita a protezione della

costa della colonia romana di Minturno.

45 Rosi, op. cit., p. 108.33

3. PER UN INTERPRETAZIUNE VERIDICA

DELLE FONTI+

Dalla ricognizione sugli studi appare chiaro che

l'attribuzione della villa agli Scauri sia il frutto antiquario di una

semplice associazione di idee, capace di creare un fantasma

etimologico.

Sorta come invenzione partorita, invero senza eccessiva enfasi,

dal falsario Pratilli, che forse intendeva in tal modo omaggiare il

proprio mecenate, membro della famiglia Carafa-Caracciolo,

famiglia a cui apparteneva il luogo, l'associazione tra il territorio

e la gens degli Scauri si perpetua nel tempo come riflesso

incondizionato, scavalcando i lacci e i criteri di un'indagine che,

per essere scientifica, dovrebbe beneficiare della chiarezza delle

fonti. Invece, laddove le fonti non esistono, si inventano,

spacciando come tali cattive o malevoli intcrpretazioni di testi

che parlano, in realtà, di tutt'altro.

Del resto, l'inesistenza di una tradizione locale sulla

derivazione del toponimo dagli Scauri è dimostrata dalla vicenda

di un ritrovamento agli inizi del Cinquecento, una sedia datata

dalla ricerca antiquaria all'età imperiale, rinvenuta sulla spiaggia4(S

di Scauri e trasportata a Montecassino nel 1507 : i dotti che

46 La notizia della sedia era leggibile nei libri contabili del monastero, come34

trattano la notizia ipotizzano diverse origini per la sedia, tra le

quali una supposta villa di Varrone nel territorio di Cassino47, ma

nessuno connette il reperto con la villa di Scauro, che solo a

partire dal 1745, ossia dall'invenzione di Pratilli, viene collocata,

per diceria tramandata, immediatamente sopra a quella spiaggia.

Segno evidente che ancora nel 1500 non si è formata la falsa

tradizione sulla villa di Scauro e tantomeno la fittizia etimologia

del toponimo.

Come possa nascere un simile assioma è nitidamente

indicato, tra l'altro, dall'affermazione contenuta nel Dictionary of

Greek and Roman Geography di William Smith, che nel 1854

scrive: "...thè names of thè Torre di Scauri and a spot called

Mamurano evidently indicate thè site of villas of Aemilius

si ricava dall'anonimo della Descrizione /storica del Monastero diMontecassino, 1775, p. 228: "Siamo però noi di sentimento, che questa sediaavesse servito qualche segnare per uso de' luoghi, così intatta, come si vede,fu indi trasportata sopra del monastero da Scauli sopra a spalle di uomini.Come in tal luogo trovata, non si è scoperto ancora. Questo Scauli è porto dimare alle foci del fiume Gattigliano, come si rileva da un libro giornale diconti del 1507 del monastero cassinese. Da alcuni segni della struttura essapuò assentarsi che fosse stata lavorata nel secolo di Augusto, come l'annostimata persone intendenti di tali sorti di antichità, che l'anno veduta, ediligentemente osservato".Andrea Caravita, / codici e le arti a Montecassino ///, Montecassino 1870, p.562, la definisce "sella pertusa" sulla scorta di descrizioni di Catone eCassiodoro, la data alla tarda età repubblicana o al primo impero, ne ipotizzal'appartenenza a un patrizio romano proprietario di una v i l l a presso Gaeta eriferisce che "fu rinvenuta a Scauli, porto di mare presso le foci delGarigliano, e trasportata sulla Badia nell'anno 150T\7 Cfr. Domenico Bartolini, Viaggio da Napoli alle Fuorché Caudine ed a

Benevento e di ritorno a Caserta ed a Monte-Casino, Napoli 1 827, p. 235.35

Scaurus and of thè wealthy Mamurra"4*. La derivazione di

Scauri da Scauro è talmente evidente (significativo

quQ\Y"evidently indicate...'" che passa sopra a qualsiasi principio

di corretta indagine) da provarsi da sé, senza alcun bisogno di

ulteriori approfondimenti!

Le fonti antiche, che nulla dicono riguardo all'esistenza di

una residenza degli Scauri nel territorio, possono rivelarsi molto

significative nel loro silenzio. Per comprendere la valenza

dell'assenza di notizie, è necessario ripercorrere sinteticamente le

vicende umane dei due principali esponenti della famiglia, tra il

II e il I secolo a.C49.

Marco Emilio Scauro padre nasce nel 16250 da una

famiglia patrizia decaduta e costretta, per ragioni patrimoniali, a

48 W. Smith, voi. I, London 1856, p. 905.49 La gens prosegue con il figlio di Marco Emilio Scauro il giovane e MuciaTertia, la prima moglie di Pompeo: chiamato anch'egli Marco Emilio Scauro,abbandona il fratellastro Sesto dopo la sconfitta di Nauloco (App. BC V, 14,142) e, ad Azio, combatte insieme ad Antonio. Viene graziato da Ottavianoper intercessione della madre (DC LI, 2, 5). Il figlio del terzo Marco Emilio,Mamerco Emilio Scauro, definito da Tacito "// più fecondo oratoredell'epoca" (Ann. Ili, 31) e "'straordinario per nobiltà e oratoria, ma di vitariprovevole" (Ann. VI, 29), si mette in urto con Tiberio fin dal 14 d.C. (Ann.I, 13), subisce un processo per lesa maestà nel 32 (Ann. VI, 9), riporta accuseplurime per lesa maestà, adulterio e pratiche magiche nel 34. Si suicida primadel processo su esortazione della moglie Sesia. Dopo di lui non si hanno piùnotizie degli Scauri (/oc, cit.) e la gens, forse, finisce con la sua persona.50 La data di nascita si ricava da Asconio XXII, dove si legge che Scauro, a72 anni, fu accusato di tradimento, per aver armato gli alleati durante laguerra sociale, dal tribuno della plebe Quinto Vario, che esercitò tale caricanel 90.

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