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ENTE DI GESTIONE DEL PARCO NATURALE DELLA VALLE DEL TICINO
GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA
Studio di carattere geologico del territorio del Parco del Ticino
con particolari riferimenti alla geologia, idrogeologia
e paleogeografia della valle
FORMAZIONE DI UN ITINERARIOJ
DIDATTICO � GEOLOGICO
A cura di:Dott. Alessandro Ciarmiello
Dott. Gianni Del Pero
INTRODUZIONE
Il patrimonio ambientale costituito dal Parco del Ticino sia per quanto concerne la vegetazione che per
il suo notevole habitat faunistico, non è dovuto unicamente all'abbinamento tra un corso d'acqua ed il
concorso di particolari condizioni climatiche al contorno, ma anche alle vicende geologiche particolari
della regione.
La storia geologica di questo territorio ha fatto si che in un ambiente pianeggiante marginale di una zona
condizionata da un grande fiume ed al limitare di un importante sistema montuoso, si creasse un sistema
pedologico (la Pedologia è quella particolare branca delle Scienze della Terra che si interessa della genesi
e della composizione dei suoli) particolarmente favorevole all'instaurarsi di un ambiente naturale nelle
qualità e nelle forme che oggi noi possiamo apprezzare.
Infatti, nel caso che vari elementi litoidi, una volta depositati da un agente di trasporto, nel nostro caso
come vedremo meglio in seguito i ghiacciai pleistocenici ed i susseguenti scaricatori glaciali, siano sotto�
posti ad un processo di alterazione molto lungo a contatto con diversi agenti atmosferici, si instaurano nel
terreno delle reazioni di trasformazione chimica che portano alla formazione di un "suolo" vero e proprio.
In queste condizioni e sulla base di particolari condizioni climatiche che si sono susseguite nel corso
della storia geologica del territorio del Parco del Ticino, unitamente alle variazioni degli apporti idrici
connessi, si sono venuti a formare suoli a caratterizzazione chimica diversa.
Poche note ci consentono di osservare come alberi di alto fusto e conifere in genere si sviluppino partico�
larmente, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, in suoli aventi un elevato contenuto di cal�
cio e di magnesio, e ciò in netta antitesi con quanto richiesto da prati e cereali.
Le considerazioni che verranno fatte in seguito sulle vicende che hanno caratterizzato la zona del Parco
da un punto di vista geologico e pedologico devono quindi essere messe in relazione con quanto noi pos�
siamo vedere oggi all'interno del Parco del Ticino stesso.
Si analizzeranno i vari tipi di terreno e di rocce in posto che attualmente interessano quest'area, la prove�
nienza degli stessi materiali ed i meccanismi che hanno consentito la formazione di depositi nella forma
attuale, e quindi la ricostruzione, nei modi che ci saranno consentiti dalle evidenze dei fenomeni, di come
doveva presentarsi la valle nei millenni passati.
Si cercherà inoltre di inquadrare con la maggior precisione geografica possibile le evidenze dei fenomeni
trattati in modo da consentire a chiunque di approfondire sul terreno la conoscenza personale della geolo�
gia del Parco, anche al fine di apprezzarne nel concreto la qualità e per una maggiore presa di coscienza
delle interconnessioni presenti nel patrimonio ambientale.
Dalla composizione geologica dei terreni dipende la qualità e la densità vegetazionale di un'area che a
sua volta determina, in termini di habitat, la popolazione faunistica; ogni intervento non oculato su questa
catena rischia di provocare la rottura dell'intero equilibrio e a tal fine opera e deve operare l'Ente di
Gestione del Parco Naturale della Valle del Ticino: la salvaguardia del patrimonio ambientale nelle sue
forme e secondo i principi dell'equilibrio ecologico.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il parco naturale piemontese della Valle del Ticino, istituito con legge regionale n. 53 del 1978, si trova
in provincia di Novara interessando i seguenti comuni: Castelletto sopra Ticino, Varallo Pombia,
Marano, Oleggio, Bellinzago, Pombia, Cameri, Galliate, Romentino, Trecate e Cerano.
Il motivo stesso della sua istituzione rende ragione della sua origine al margine occidentale del Fiume
Ticino, snodandosi lungo la valle scavata dal fiume stesso a partire dal Lago Maggiore.
La vallata che all'inizio si presenta profondamente incassata va via ampliandosi fino a raccordarsi alla
1
pianura circostante. La superficie complessiva del parco piemontese risulta essere di circa 6.250 ettari
con una forma molto allungata ed una larghezza media di circa 2 Km. Da un punto di vista cartografico il
parco risulta inserito all'intemo dei Fogli 44 (Novara) editi dall'Istituto Geografico Militare.
La natura stessa del parco e la sua morfogenesi sono le testimonianze dirette della storia geologica che ha
interessato la zona attualmente ad occidente del Ticino.
Il margine settentrionale del parco si trova allo sbocco del lago Maggiore, ed inoltre è situato a breve
distanza da un importante sistema montuoso come quello alpino.
Il microclima locale è notevolmente influenzato da questo fatto, inoltre nel passato geologico i ghiacciai
interessavano molto più da vicino il territorio del parco, determinando condizioni, sostanzialmente diverse
da quelle attuali. Le caratteristiche geomorfologiche attuali della regione del Ticino sono dovute sia alla
particolare collocazione geografica che alla completa evoluzione geologica del territorio, che ha determi�
nato, tra l'altro, gli sviluppi del regime idrologico.
2
CONSIDERAZIONI GEOMORFOLOGICHE
Le forme del paesaggio nella valle del Ticino sono dovute alle profonde modificazioni apportate dagli
agenti naturali all'aspetto iniziale della regione.
In particolare, fin da quando, conseguentemente alla formazione e quindi al sollevamento della catena
alpina, lembi di superficie terrestre emergevano dal mare, è iniziato lo smantellamento dei rilievi ad
opera dell'erosione, mentre andavano delineandosi valli primitive coincidenti con l'andamento della più
antica superficie topografica.
L'evoluzione morfologica della regione alpina in seguito è stata varia e composita, ed è facile compren�
dere come si siano potute verificare differenze significative da zona a zona.
Quasi tutti gli autori che si sono occupati della ricostruzione palegeografica (intendendo con tale termine
dai dati attuali di riconoscere quale doveva essere la situazione geografica nel passato geologico) del
paesaggio alpino precedente all'epoca delle grandi glaciazioni, sono concordi nell'affermare che le Alpi
avevano raggiunto, in quel periodo, uno stadio di maturità dovuto ad un ciclo di erosione normale.
A questo paesaggio preglaciale si è sovrapposta l'opera delle grandi glaciazioni quaternarie, durate da
circa 1,8 milioni a circa 10 mila anni fa, e provocate da una fluttuazione climatica di vasta portata.
Variazioni di temperatura dell'aria, entità e natura delle precipitazioni, qualità della radiazione solare
diretta, percentuale statistica di presenza di copertura nuvolosa e direzione dei venti, hanno causato le
note espansioni glaciali, che a loro volta hanno provocato un sostanziale mutamento nelle forme del pae�
saggio della regione alpina e prealpina.
Le maggiori valli, e quella del Ticino non fa eccezione, hanno dunque subito l'invasione dei ghiacciai
fino al loro sbocco in pianura. Ed è facile individuare, esaminando le forme naturali delle valli interessa�
te, tracce di più di una glaciazione, quattro per l'esattezza secondo lo schema tradizionale e comunemen�
te accettato, ma con riscontri fondamentalmente solo delle due più recenti per quanto riguarda lo stretto
ambito del territorio del Parco del Ticino.
Ogni avanzata e ritiro dei ghiacciai attraverso valli come quella del Ticino ha provocato la formazione
dei depositi descritti nelle considerazioni geologiche sui terreni.
Il ghiacciaio del Ticino era estremamente complesso ed aveva terminazioni laterali in numerose valli;
riceveva inoltre il ramo laterale del ghiacciaio del Toce, raggiungendo uno spessore di circa 1000 metri
in corrispondenza del Lago Maggiore.
Ancora oggi si sa molto poco su come avvenne lo scioglimento dei ghiacciai quaternari. Le immense
quantità di acqua che si resero disponibili avrebbero facilmente distrutto le nostre fragili cittadine di pia�
nura. Al contrario non risultano essere stati demoliti gli "edifici" costruiti dagli stessi ghiacciai, come è
testimoniato dagli anfiteatri morenici che si trovano quasi ovunque al margine pedemontano dei rilievi
montuosi alpini.
La valle del Ticino si inserisce assai bene nel quadro generale ora tracciato, in quanto si possono riscon�
trare molti dei caratteri dovuti a questa complessa successione dì eventi.
Il fiume, all'uscita del Lago Maggiore, scorre in una valle incassata tra cerchie di colline moreniche di
altezza decrescente verso sud � est. Si possono distinguere una prima cerchia pedemontana, con altezza
media variabile da 500 a 300 metri, una zona collinosa compresa tra quote di 200 � 300 metri, una suc�
cessiva area di alta pianura (100�200 metri), ed infine una zona di basssa pianura (100 � 50 metri) sino al
Po a sud di Pavia. Mentre nella prima parte del suo corso il fiume scorre incassato (il dislivello tra il fon�
dovalle e l'orlo dei terrazzi è di circa 50 metri), più a sud il dislivello si riduce a soli 20 metri.
Il Ticino si è dunque scavato una via attraverso le grandi masse di detriti depositate durante le glaciazio�
ni, ed ha iniziato un'opera di erosione, trasporto e sedimentazione dei materiali accumulando verso valle
ciò che erodeva a monte. Si è quindi creata una sovrapposizione di depositi alluvionali, costituiti da
3
materiali trasportati dal fiume, ai depositi glaciali. Un aspetto molto importante del nostro fiume è che, in
special modo nelle zone più pianeggianti, esso cambia spesso il suo corso a causa delle piene e delle ero�
sioni di materiale, determinando una morfologia varia e articolata.
Si formano tipici meandri e "lanche" per la cui descrizione si rimanda alla parte relativa all'idrologia.
Anche i sabbioni e gli isolotti che si trovano al centro del fiume mutano rapidamente aspetto dopo le
piene.
La colonizzazione delle sponde, con le conseguenti attività economiche legate alla presenza dell'uomo,
ha portato a modificare il tracciato naturale del corso del Ticino sia ad opera degli scavi in alveo, oggi per
fortuna scomparsi, sia a causa delle arginature costruite per limitare gli effetti dei processi erosivi dove
essi possono costituire dei problemi.
L'uomo risulta quindi essere l'ultimo dei fattori che contribuiscono alla variazione delle forme del pae�
saggio ed all'evoluzione geomorfologica generale; ultimo in ordine di tempo ma non certo per importan�
za, dato che la possibilità di apportare modificazioni morfologiche di grande portata al paesaggio naturale
non trova limitazioni apparenti a livello di potenzialità.
Ma un ambiente così ricco e variato, determinato come si è visto da una lunga successione di eventi parti�
colari, è senza dubbio degno di protezione e di salvaguardia. L'Istituto del Parco è nato per questo, ha già
compiuto un lungo e faticoso cammino su questa strada, e dovrà continuare ad adoperarsi in futuro se
vuole che il fiume resti il testimone della lunga storia che è stata brevemente tracciata in queste pagine.
CRONOLOGIA SCHEMATICADELLE PRINCIPALI FASI GLACIALI
PLIOCENE (5 milioni di anni fa �1,8 milioni): clima medio più
temperato dell'attuale, ma con qualche periodo più fresco
tale da consentire la espansione glaciale in varie zone
(Italia esclusa).
PLEISTOCENE
OLOCENE
(da 1,8 milioni di anni fa): susseguenti ad altri periodi caldi
intervallati da almeno quattro episodi freddi; nella fase
denominata pleistocene medio si assiste ad una periodica
alternanza di fasi glaciali e fasi interglaciali, sul cui numero gli
autori non concordano (4 o 7). La cronologia diventa più
oggettiva all'inizio dell'ultimo interglaciale (circa 125.000 anni
fa) con la fase Riss�Würm. 50.000 anni più tardi ha inizio l'ulti
ma glaciazione (Würm) a costituire le vestigia degli ultimi più
importanti episodi glaciali.
a partire da circa 10.000 anni fa ha avuto inizio una fase
di riscaldamento generalizzata che ha avuto il suo massimo
verso 5.000 anni fa, a cui hanno fatto seguito fasi glaciali
di segno opposto. Dal 1895 assistiamo invece ad una
ulteriore tendenza al riscaldamento, con un progressivo
ritiro dei ghiacciai di montagna.
4
Grafico riassuntivo delle fasi di sepansione glaciale e delle aree geografiche interessate relativamente alperio�
do Würm, e cioè alla glaciazione più recente che ha interessato il nostro territorio. (da R. BACHMANN �
"GHIACCIAI DELLE ALPI" �).
CONSIDERAZIONI GEOLOGICHE GENERALISULLA REGIONE
La fisionomia dell'attuale valle del Ticino risulta senza dubbio essere il risultato della somma dei
caratteri geologici originari della regione con la successione degli eventi che hanno mutato l'aspetto
con il passare del tempo.
Qual'era dunque il volto di questa zona mille o diecimila anni fa? È trascorso ormai molto tempo da
quando i pesci ed i crostacei affollavano il mare tropicale che nel periodo geologico denominato
Triassico (circa 180 milioni di anni fa) ricopriva questo territorio.
Le evidenze delle passate condizioni geologiche che hanno caratterizzato questa zona si riferiscono però
unicamente a fenomeni abbastanza recenti, per quanto riguarda le formazioni superficiali, per il fatto che
le caratteristiche climatiche e morfogenetiche al contorno hanno consentito con il passare degli anni il
rimescolamento dei materiali presenti e la sovrapposizione di materiali più recenti a quelli più antichi,
Nella zona del parco mancano evidenze ben conservate di rocce lapidee (per intenderci nelle condizioni
nelle quali vanno a costituire le montagne) conservanti le caratteristiche di omogeneità originarie, a tal
punto da fame considerare nulla la loro presenza.
In alcuni spaccati profondamente incisi dal Ticino si può comunque osservare come le condizioni di ero�
5;
sione del terreno mettano in luce formazioni più antiche che vengono attribuite al periodo geologico
denominato Villafranchiano (circa due milioni di anni fa). Comunque queste formazioni risultano diffì�
cilmente distinguibili da quelle stratigraficamente adiacenti a causa dell'alterazione che hanno subito,
Durante il periodo successivo (Pleistocene nel gergo geologico) profonde oscillazioni climatiche hanno
interessato la nostra zona che veniva quindi saltuariamente condizionata dal regime dei ghiacciai che
nelle fasi di massima espansione venivano a ricoprire territori marginali a quelli dell'attuale Parco del
Ticino. Ai cosidetti periodi "glaciali" se ne alternavano altri definiti "interglaciali": mentre i primi contri�
buivano ad erigere forme collinari costituite dai materiali trasportati dal ghiacciaio stesso i secondi crea�
vano delle pianure alluvionali stanti gli agenti di trasporto; i cosiddetti scaricatori glaciali (torrenti a moto
estremamente turbolento dovuti alla fusione dei ghiacci). Le forme del paesaggio testimoniano degli
effetti di entrambe le fasi e delle loro ripetizioni.
La base su cui risultano impostati i depositi "morenici" delle varie glaciazioni che si sono succedute, è un
conglomerato fortemente cementato in spessi banchi, di origine fluviale, denominato "Ceppo".
Le glaciazioni che hanno lasciato testimonianza della loro esistenza (denominate dalla più antica alla più
recente Mindel, Riss e Würm) a causa delle loro ciclicità e della formazione dei fenomeni interagenti,
hanno contribuito a fornire il quadro d'assieme della situazione morfologica attualmente presente nel
Parco.
Durante il Pleistocene i ghiacciai che scendevano lungo le vallate alpine e prealpine raggiungevano la
pianura erigendo importanti edifici morenici e modellando in tal modo le forme del paesaggio (molti
laghi tra cui quelli della vicina Brianza, per fare un esempio, sono di origine glaciale, occupano cioè delle
zone dove maggiormente si è esercitata l'azione erosiva del fenomeno glaciale).
La "pianura fluvio�glaciale", che andava depositandosi durante i periodi interglaciali, ha avuto la sua
genesi a causa dei torrenti glaciali alimentati dalle acque di fusione, che preso in carico il materiale more�
nico (ciottoli, ghiaia e sabbia), lo depositavano a valle formando delle vere e proprie stratificazioni di
materiale, secondo una serie di fasi deposizionali.
L'incidenza dei fenomeni è in stretta dipendenza con la distanza del fronte glaciale e della variazione cli�
matica verificatasi; si può quindi assistere ad uno smantellamento notevole e definitivo dei precedenti
depositi glaciali o semplicemente ad un loro rimaneggiamento.
Per quanto riguarda il Parco del Ticino, stante la qualità dei terreni fluvioglaciali, del periodo Riss in pre�
valenza nella parte settentrionale (Varallo Pombia e Marano Ticino) e del periodo Würm (Cerano e local�
mente Trecate e Galliate oltre ad una fascia lungo il Ticino a partire a Sud dell'ansa di Marano), ne emer�
ge che prevalentemente i torrenti avevano portate medie e costanti ed erano interessati da notevole torbi�
dità delle acque (trasporto di materiali fini delle dimensioni del limo e dell'argilla, in sospensione) parti�
colarmente nei periodi di piena.
La bibliografia geologica parla infatti di alluvioni fluvioglaciali ghiaioso � ciottolose localmente anche
molto grossolane intercalate ad alluvioni fluviali prevalentemente sabbiose � limose (particolarmente evi�
denti presso Cascina Malfatta in territorio di Oleggio queste ultime).
Un dato comune è la notevole presenza di matrice argillosa.
I depositi fluvioglaciali mostrano generalmente le caratteristiche deposizionali tipiche dell'ambiente flu�
viale, strutture da corrente come le tipiche ondulazioni visibili anche sui fondi sabbiosi marini, stratifica�
zione e classazione. I risultati di prove sedimentologiche condotte a livello dei materiali costituenti le
piane fluvioglaciali e le alluvioni recenti sono trattati più avanti con diagrammi utili a considerazioni
sedimentologiche.
I ciottoli mostrano comunque scarso arrotondamento in quanto il percorso compiuto a causa delle corren�
ti è stato in genere relativamente breve.
I depositi costituenti le morene testimoniano dello stretto vincolo del materiale con il ghiacciaio, quest'ul�
6
timo in funzione del nastro trasportatore. La natura litologica risulta essere quella dei ciottoli non classati
immersi in matrice fine e che in base all'anzianità di deposizione presentano più o meno forte alterazione.
Nella zona del Parco condizioni discrete di affioramento hanno solo i depositi morenici intensamente fer�
rettizzati con prevalenza di argille rosso mattone che si possono incontrare a Varallo Pombia e Castelletto
sopra Ticino, ultimi lembi di una importantissima evidenza geologica comunemente conosciuta sotto il
nome di Anfiteatro morenico del Verbano, e attribuita alla glaciazione del Mindel.
STRATIGRAFIA
Nell'ambito della zona del Parco del Ticino, e sulla base delle considerazioni che verranno esposte in
seguito è possibile riconoscere esclusivamente formazioni che in base alle più recenti relazioni
scientifiche vengono attribuite al periodo geologico denominato Pleistocene.
I depositi più antichi, ma comunque solo localmente evidenti all'intemo di depositi più recenti, vengono
attribuiti al Villafranchiano superiore.
Secondo una cronologia diretta possiamo riconoscere:
Alluvioni grossolane; periodo geologico Villafranchiano sup.
Depositi morenici intensamente ferrettizzati; Mindel
Alluvioni fluvioglaciali ciottolose; Mindel
Depositi morenici molto alterati; Riss
Alluvioni fluvioglaciali localmente molto grossolane; Würm�Riss
Depositi morenici ghiaioso�sabbiosi; Würm
Alluvioni fluvioglaciali e fluviali; Würm
Alluvioni terrazzate: Olocene Antico
Alluvioni terrazzate: Olocene Medio
Alluvioni terrazzate; Olocene Recente
Le condizioni di affioramento sono il più delle volte decisamente non favorevoli all'osservazione del
materiale costituente e ancor più per quanto riguarda la classificazione, a causa della notevole copertura
costituita da suolo agrario, ed alla morfologia pianeggiante dell'area.
7
Sezioni stratigrafiche significative per il nostro territorio . Dal foglio geologico ufficiale, ridisegnato.
DESCRIZIONE GEOLOGICA DEL TERRITORIO
In queste note tracceremo un quadro della situazione geologica dei territori facenti parte del Parco
Piemontese del Ticino. Si descriveranno e classificheranno i territori stessi secondo la casistica e le
denominazioni geologiche ufficiali cercando ove possibile di posizionare geograficamente le evidenze
dei fenomeni trattati.
VILLAFRANCHIANOI depositi più antichi che affiorano nell'area del Parco sono costituiti dai terreni cosidetti Villafranchiani.
Questi depositi sono sovrapposti, in alcune sezioni visibili in varie zone, alle formazioni marine del
Pliocene.
Tali terreni sono costituiti da alternanze di alluvioni ciottoloso � ghiaioso rugginose e di sabbie giallastre
a volte profondamente argillose. Alla base si possono trovare argille rossastre in lenti limitate. Sulla
sponda lombarda sono stati anche segnalati, in località Castelnovate, livelli lignitico�torbosi, di circa un
metro di spessore. Nella parte superiore degli affioramenti tipici è quasi sempre presente un livello di
alluvioni ciottolose grossolane, intensamente ferrettizzata (intendendo con tale termine un processo chi�
mico � fisico che contribuisce ad arricchire il terreno in ferro e gli attribuisce un caratteristico colore
rosso mattone) per uno spessore anche di quattro metri.
Nell'area del parco sia per questa formazione che quelle più recenti, le aree di affioramento evidenti e ben
conservate sono esigue e discontinue. I materiali costituenti l'unità in esame costituiscono comunque una
sottile fascia con andamento Nord � Sud parallela all'asse del Ticino, che si allarga appena in comuni di
Pombia e di Marano Ticino.
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L »«*•««
Aspetto tipico degli affioramenti di "Villafranchiano". Particolarmente evidenti le scanalature prodotte dall'ero�sione ad opera delle precipitazioni. (Sulla strada che unisce Oleggio con Bellinzago, poco prima di quest'ulti�
ma località).
Nei depositi costituenti la base della formazione geologica è stata illustrata da Corti (già nel 1983) una
ricca presenza di materiale fossile indicante una prevalenza di specie continentali di clima temperato�
freddo.
Unitamente sono stati rinvenuti, anche se in numero minore, fossili di clima decisamente freddo.
La presenza in alcune sequenze di materiale lignitico e torboso e quanto è stato detto a proposito dei fos�
sili presenti, fa pensare che la formazione possa avere avuto un'origine fluvio�lacustre.
Il fatto che siano state trovate forme di clima decisamente freddo è senz'altro da mettere in relazione al
trasporto fluviale da regioni poste più a nord, che erano evidentemente in quel periodo già interessate
dalle glaciazioni quaternarie.
Per quanto riguarda il Villafranchiano superiore, ad esso gli Autori precedenti riferiscono le alluvioni
ciottolose che costituiscono la base dei terrazzi lungo il Ticino, sia sulla sponda piemontese che su quella
lombarda.
Depositi naturali vengono segnalati nella zona del cimitero e della stazione di Pombia e ad est di Marano
Ticino.
Depositi ascrivibili al Villafranchiano sono stati da noi osservati in forma originale nei pressi della strada
che da Oleggio porta a Bellinzago (100 metri prima sulla destra del cartello indicante la seconda località).
L'incisione è recente ed è dovuta all'attività dell'uomo e presenta ghiaie e ciottoli imballati in una abbon�
dante matrice argillosa giallo � marrone.
Fra i ciottoli è presente una frazione sabbiosa, che può portare ad una cementazione della massa ciottolo�
sa; a ciò corrisponde un risalto morfologico con formazioni di pareti dirupate. La colorazione rossastra
del deposito può essere dovuta sia alla facile alterabilità dei ciottoli cristallini costituenti le alluvioni, sia
alla elevata permeabilità del deposito stesso, che può aver favorito la circolazione di soluzioni ricche di
9
ferro ed il conseguente arricchimento del terreno in ossidi di ferro, che presentano appunto tale colorazio
ne.
I depositi Villafranchiani costituiscono dunque il basamento dei terrazzi morfologici del ticino in tutto il
territorio del Parco. Essi compaiono in tutte quelle zone dove l'erosione dei depositi superficiali è stata
sufficiente a raggiungerli, costituendo dunque un unico livello di base, cioè la più antica "pianura" qua�
ternaria.
Il termine Villafranchiano deriva da Villafranca d'Asti, i cui dintorni sono una delle località fossilifere
più ricche del Piemonte. Già nel 1865 il deposito venne identificato con tale nome. La datazione di que�
sto piano tra il Pliocene ed il Pleistocene è facilitata dal notevole contenuto fossile.
DEPOSITI MORENICI DEL RISS
I depositi morenici attribuibili alla fase glaciale del Riss ed emergenti in forma di risalto morfologico col�
linare dall'adiacente pianura con direzione perpendicolare all'asse del Ticino, risultano essere i testimoni
della più antica fase glaciale che ha lasciato una sua impronta nella zona del Parco. Questi depositi, costi�
tuiti da ciottoli notevolmente alterati ed evidenzianti l'ultimo fronte dell'anfiteatro del Verbano, affiorano
in forma di archi collinari tra Castelletto Ticino e Varallo Pombia.
Data la natura dei fenomeni che hanno portato alla genesi di questi depositi risulta difficile la distinzione
tra i dossi rissiani e gli adiacenti (appartenenti alle alluvioni fluvio�glaciali ciottolose alterate in colore
rosso�bruno del Mindel), che si trovano in continuità, ad ovest della linea ferroviaria limitrofa a Dorbié.
È quindi diffìcile fornire un esatto posizionamento geografico fra le due unità.
Evidenze notevoli si possono riscontrare nel dosso del Castello di Pombia ed in prossimità di Cascina
Ribbiola in comune di Varallo Pombia. Da un punto di vista paesaggistico è senza dubbio da segnalare la
collina interamente colonizzata dalla vegetazione che a Castelletto Ticino si snoda tra Via Valle Nord e
Via Valle Sud.
I depositi del Riss presentano, nelle migliori forme di esposizione e di conservazione inglobati in una
massa ciottolosa�ghiaiosa di colore giallo rossastro, profondamente alterata, massi erratici anche di note�
voli dimensioni di origine alpina, parzialmente alterati a composizione granitica o metamorfica.
Viene segnalata in bibliografia resistenza, alla superficie di questi depositi, di sabbie gialle fìnissime di
sicura origine eolica, da noi però non rinvenuti se non localmente sulla riva del Ticino alla base della
scarpata sottostante l'abitato di Dorbié.
Il rinvenimento costituisce una assoluta novità geologica anche se l'attribuzione dell'affioramento ad una
unità geologica specifica (Löess?) data l'esiguità dello spaccato ed il disordine vegetale a ricoprire, risulta
alquanto problematica.
Dobbiamo sottolinare che i depositi attribuibili al Löess non sono mai stati cartografati ufficialmente in
sponda orografica destra del Ticino, mentre affiorano sulla riva lombarda tra Busto Arsizio e Gallarate.
10
Eccezionale affioramento di sabbie fini nei pressi dell'abitato di Dorbié (vedi itinerario didattico), La collocazione dell'affioramentopone evidenti problemi di collocazione all'interno di una formazione geologica ben definita. La nostra propensione è per una attri�
buzione ad una fase eolica che ha spazzalo la zona attualmente del Parco con un clima di tundra. Altra ipotesi vorrebbe le lami�nazioni come il frutto dell'azione di piccoli torrentelli con un regime molto blando e deposizione di sabbie sui fondo.
FLUVIOGLACIALE RISSA seguito del raddolcimento del clima susseguente al ritiro del fronte glaciale del Riss, imponenti scari�
catori glaciali smantellavano ed erodevano i complessi morenici preesistenti, dando luogo ad un paesag�
gio tipicamente Fluvioglaciale, con grosse lingue triangolari con vertice verso S quali noi possiamo
osservare ai giorni nostri. Il fenomeno è particolarmente evidente (e rende ragione in parte anche dell'ori�
gine delle strutture) a sud di Varallo Pombia, in un complesso che la bibliografìa geologica denomina
Terrazzo di Oleggio, dove si sono formati terrazzi pianeggianti che gradualmente si raccordano alla piana
del Ticino. Data la natura del deposito, profondamente alterata, si può assistere all'erosione notevole da
parte di fiumi e torrenti attuali a danno dei terreni attraversati (vedi la valle profondamente incassata e
progradante del Ticino).
I depositi, in forma di alluvioni ghiaiose alterate in un amalgama argilloso giallo � ocraceo, che altri auto�
ri delimitano in uno spessore massimo di tre metri ma che secondo noi potrebbe anche avere una maggio�
re dimensione costituiscono, all'intemo del territorio del Parco, la fascia allungata in direzione nord � sud
che a partire da Pombia con una lieve pendenza va ad esaurirsi appena a sud di Cavagliano, mantenendo�
si comunque parallela all'andamento dell'asta ferroviaria per Novara. I comuni di Marano Ticino e di
Oleggio risultano interamente edificati appunto su questi depositi. Come per tutti i depositi superficiali
del Parco del Ticino anche i terreni del Riss hanno ben pochi affioramenti naturali e quindi per la loro let�
tura ci si deve indirizzare prevalentemente a sezioni di cava o a scassi connessi con opere di ingegneria
civile. Nel caso specifico consigliamo l'osservazione lungo gli intagli delle strade che portano da Oleggio
a Bellinzago. La pendenza media di queste fasce progradanti è del 5%. La composizione dei depositi del
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Scarpata naturale con affioramento di fluvioglaciale Riss.
Riss è quella tipica dei depositi fluvioglaciali in genere, quindi con materiale ciottoloso � ghiaioso altera�
to in misura notevole. L'alterazione, unitamente a considerazioni di natura stratigrafica, costituisce un
fondamentale parametro per la attribuzione dei depositi superficiali ad una fase glaciale specifica.
12
FLUVIOGLACIALE WÜRM RISSAi depositi fluvioglaciali del Riss seguono in continuità deposizionale materiali relativamente più recenti,
costituenti una fascia allungata, approssimativamente parallela all'asse del Ticino ma separata da questo,
almeno nella sua parte settentrionale da una sottile lingua di depositi ancora più recenti ed attribuibili al
Würm.
La fascia dei depositi fluvioglaciali riferibili secondo gli Autori all'interglaciale Würm � Riss interessa
dunque i comuni di Oleggio, Bellinzago, Cameri, Galliate, Romentino e Trecate.
Particolarmente significativo è il fatto che il confine occidentale di questa fascia sia costituito dalla linea
dei fontanili, oltre la quale gli Autori collocano il Würm. Questa distinzione non trova tutti gli Autori
consenzienti, noi ci siamo comunque attenuti a quanto specificato nella cartografìa ufficiale.
I depositi in questione sono costituiti da alluvioni fluvioglaciali ghiaiose, localmente molto grossolane,
con un paleosuolo argilloso giallo rossiccio di ridotto spessore, talora ricoperte da limi più recenti. Anche
per quanto riguarda questi depositi non è facile trovare nella zona del parco affioramenti evidenti e chia�
ramente conservati; localmente abbiamo potuto osservare depositi del Würm � Riss sulla strada
Bellinzago�Novara, in prossimità di Cavagliano, fuori dai confini del Parco.
La fase glaciale risulta essere stata interessata da un grande episodio di escavazione (di circa 90�100 metri).
Il solco è stato colmato durante l'avanzata glaciale successiva del Würm.
Può essere interessante un tentativo di ricostruzione dell'aspetto della valle del Ticino durante la fase
interglaciale. Ciò può essere fatto, senza entrare nei dettagli, confrontando le caratteristiche dei depositi
rinvenuti con quelli delle piane fluvioglaciali attuali.
Le piane fluvioglaciali si formano, esternamente alle cerchie moreniche, per opera dei corsi d'acqua ali�
mentati dalle acque di fusione del ghiacciaio. Tali torrenti depongono la maggior parte del materiale che
trasportano (in sospensione,oppure quando l'energia di trascinamento è ancora notevole all'inizio del
corso per saltazione e rotolamento) sotto forma di conoidi piuttosto ampie. La coalescenza, cioè l'unione
laterale di più conoidi, può dar luogo alla formazione di superfìci debolmente inclinate verso valle che
sono percorse da canali "anastomizzati".
La grande variabilità nelle dimensioni di materiali costituenti, tipica delle fasi interglaciali osservabili nel
Parco del Ticino, è una caratteristica generale di questo tipo di depositi. Si tratta tuttavia di materiali stra�
tificati, sempre meglio selezionati rispetto a quelli tipicamente deposti dall'azione diretta del ghiaccio
come gli apparati morenici.
Anche l'azione del vento può essere importante nelle piane fluvioglaciali, specie per quanto riguarda il
trasporto e la successiva sedimentazione del materiale fine, che può costituire depositi molto tipici come
il già citato Loess.
13
Spaccato artificiale che mette particolarmente
in evidenza le caratteristiche del Würm � Riss
rispetto al Riss.
Esempio di fenomeno di gradazione all'interno del fluvioglaciale.
WÜRMI depositi würmiani sono rappresentati nel territorio del Parco da una lingua allungata parallela all'asse
del Ticino situata ad ovest di Oleggio�Bellinzago ed inoltre da una ampia fascia che interessa i comuni di
Cameri, Galliate, Trecate e Cerano. Il limite di questa fascia con i depositi fluvioglaciali del Würm � Riss
è determinato dalla linea dei fontanili.
Si tratta di depositi fluvioglaciali e in particolare di alluvioni fluvioglaciali ghiaioso�ciottolose (terrazzi
superiori del Ticino) e fluviali, prevalentemente sabbiose e limose (a valle del limite dei fontanili), con
debole strato di alterazione bruno. All'intemo dei depositi würmiani sono distinguibili nella zona del
parco almeno tre terrazzi; i limiti dei suddetti terrazzi sono ben visibili ad est di Oleggio, ed hanno dei
precisi corrispondenti in terra lombarda.
Il 1° terrazzo è detto di S. Gaudenzio (dall'omonima frazione ad est di Oleggio), il 2° livello corrispon�
dente alla Cascina Malfatta, ed infine il 3° ancora più basso, si trova ad est di Pombia. Tali terrazzi corri�
spondono a quelli lombardi rispettivamente dell'aeroporto della Malpensa, di Vizzola Ticino ed all'ultimo
che va da Castelnovate a Maddalena.
Questi tre livelli fluvioglaciali sono evidentemente correlabili ad altrettante fasi glaciali avvenute durante
il periodo Würmiano. Il primo livello è senza dubbio legato all'espansione glaciale massima würmiana,
mentre il secondo ed il terzo livello appartengono a fasi successive. I fenomeni di terrazzamento sono da
riferirsi a fasi interglaciali. La composizione litologica dei terrazzi è sensibilmente diversa. Il primo di
essi, cioè il più elevato, è rappresentato da ghiaie e sabbie poco alterate, di granulometria decrescente da
nord a sud ed a disposizione caotica. La dispersione è maggiore verso la sommità del deposito, cioè verso N.
La composizione a livello di litotipi è invece costante. I terrazzi del Würm secondo e terzo, sono scavati
nel grande accumulo del Würm primo. Come si è accennato sopra, questi terrazzi hanno una composizio�
14
ne sensibilmente diversa da quello principale; infatti è sempre presente un manto di materiali grossolani
costituito da ciottoli disposti in modo caotico con una colorazione più scura rispetto al complesso sotto�
stante. È ipotizzabile che la formazione di questo manto possa aver avuto luogo per l'azione diretta di
impetuosi torrenti glaciali, durante il ritiro successivo al colmamento precedente (Würm primo).
Per quanto concerne i profili longitudinali dei terrazzi, mentre il Würm primo si presenta come un'ampia
conoide di deiezione i terrazzi successivi hanno forma di piccoli coni fluvioglaciali, sovrapposti alla
conoide principale.
Spostandosi verso la zona più meridionale del Parco, in corrispondenza dei comuni di Cameri, Trecate e
Cerano, si ritrova un solo livello, cioè quello principale. In questo, inoltre, la composizione litologica
testimonia un passaggio graduale da condizioni di deposizione di tipo fluvioglaciale ed altre più tipica�
mente fluviali; troviamo infatti maggiori quantità di sabbia e limo rispetto alla percentuale di ghiaie.
Al di sopra dei terreni würmiani è possibile inoltre la formazione di un paleosuolo di colore giallo � bruno
nella zona più settentrionale, decisamente più bruno al Sud. Nella zona più a Nord questo suolo può aver
risentito, secondo alcuni Autori, dell'influenza dei terreni quaternari circostanti dai quali provenivano
apporti eolici.
ALLUVIONI OLOCENICHEIl letto attuale del Ticino è caratterizzato dalla presenza di alluvioni terrazzate ciottolose o ghiaiose � sab�
biose, fissate o, in maggioranza, sciolte. Il limite con i depositi würmiani è spesso evidenziato da terrazzo
morfologico. Spesso è possibile riscontrare la presenza di una laminazione incrociata; le alternanze tra
depositi ghiaiosi � sabbiosi o limosi, quando sono presenti, sono molto discontinue e dall'aspetto disordi�
nato. I depositi alluvionali dell'alveo del Ticino si prestano ad alcune interessanti considerazioni sedi�
mentologiche. In particolare sono stati analizzati i depositi della Sponda Piemontese, in prossimità del
Ponte di Oleggio.
15
Aspetti tipici delle alluvioni attuali.
Istogramma rappresentativo della distribuzione percentuale dei materiali all'interno dell'alveo del Ticino.Spiegazione ed osservazioni nel testo (secondo il diagramma di ZINGG).
CLASSE I CIOTTOLI DISCOIDALI n. 28 = 56%CLASSE II CIOTTOLI SFEROIDALI n. 5 = 10%CLASSE III CIOTTOLI A LAMA n. 10 = 20%CLASSE IV CIOTTOLI A BASTONCINO n. 7 = 14%
Si è provveduto alla misurazione di tre assi dei ciottoli ed alla loro classificazione. La misura è stata ripe�
tuta per 50 campioni secondo il metodo della direttrice tracciata a terra, in questo caso parallela all'asta
fluviale del Ticino. I risultati da noi ottenuti sono presentati nelle tabelle e nei grafici successivi.
Da un rapido esame dell'istogramma si può subito evidenziare la netta maggioranza dei ciottoli apparte�
nenti alla classe 1 (ciottoli discoidali) rispetto alle altre tre classi. Inoltre se si sommano i ciottoli apparte�
nenti alle classi 1 e 2 si ottiene il 66% del totale dei ciottoli analizzati.
Ciò, unitamente al fatto che i ciottoli si presentano sempre ben arrotondati, dimostra che essi hanno subi�
to un arrotondamento e rimaneggiamento abbastanza elevato da parte degli agenti di trasporto.
L'osservazione dell'aspetto dei sedimenti unitamente ai risultati di un'analisi granulometrica eseguita sui
materiali dell'alveo del fiume, fuori dai confini del Parco, conferma invece che la selezione di questi
materiali è poco elevata. Infatti il grado di selezione, cioè la maggiore o minore uniformità dei materiali,
16
aumenta nel senso della corrente. Il parco del Ticino è Situato nel tratto iniziale del fiume all'uscita del
Lago Maggiore e quindi è presumibile che la corrente non abbia ancora potuto operare quella selezione
che si riscontra sempre dopo lunghi percorsi.
DIAGRAMMA DI ZINGG ARROTONDAMENTO (1) SFERICITÀ (2) DIAME�TRO (3) in funzione della distanza di trascinamento
DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEI CIOTTOLI SECONDO LA LITOLOGIA
MICASCISTI 12%PARAGNEISS 44%
ROCCEGRANITI 2% 10%ULTRAMAFICHE
SERPENTINITI 30%ORTOGNEISS 2%
17
Nell'esame dei ciottoli sono stati notati numerosi clasti con striature tipiche dovute all'azione del ghiac�
ciaio. In modo particolare, quando i ciottoli imprigionati dal ghiaccio sfregano su un fondo roccioso, si
producono caratteristiche striature superficiali. Questa condizione si è senz'altro verifìcata per molti ciot�
toli dell'alveo del Ticino.
Altri interessanti considerazioni di carattere geologico possono essere fatte osservando il diagramma cir�
colare che riporta le percentuali di rocce osservate nell'alveo del Ticino, classificate a seconda della com�
posizione mineralogica.
Si può osservare anzitutto che la quasi totalità delle rocce sono metamorfiche; inoltre i paragneiss costi�
tuiscono quasi la metà di tutte le rocce esaminate.
Ciò può essere senz'altro messo in relazione con le regioni di provenienza delle rocce che attualmente
troviamo nell'alveo del Ticino. Il bacino imbrifero del fiume è infatti esteso sia nel territorio italiano che
in quello elvetico: non dimentichiamo che, oltre ad attraversare le rocce del massiccio del S. Gottardo, il
fiume riceve le acque del Toce e della Moesa oltre che di altri affluenti minori. Tutte le regioni sopracita�
te sono impostate in massicci cristallini, che hanno subito, durante l'orogenesi alpina, un metamorfismo
di grado abbastanza elevato. Si spiega in questo modo la netta prevalenza delle rocce metamorfiche
rispetto a quelle sedimentarie che sono limitate, con particolare riferimento al nostro fiume, al margine
meridionale del Lago di Lugano. È' presumibile che le rocce ultrabasiche osservate nel fiume possano
essere senza dubbio messe in relazione con quelle della Val d'Ossola, in modo particolare con la zona
Ivrea Verbano.
Le altre rocce osservate nel Ticino abbondano in tutti i bacini cristallini che costituiscono il bacino imbri�
fero complessivo del Fiume Azzurro.
Bisogna inoltre fare un'altra considerazione, senza dubbio di pari importanza delle precedenti: l'azione di
filtro esercitata attualmente dal Lago Maggiore non consente certo a materiali di granulometria elevata di
raggiungere la zona del Parco dai bacini di distacco e di origine. I ciottoli che noi osserviamo attualmente
devono quindi essere stati trasportati nella loro posizione attuale dall'azione dei ghiacciai o dei torrenti
fluvioglaciali: si spiega in questo modo sia l'abbondanza di materiale grossolano, sia il relativo grado di
arrotondamento e la forma prevalentemente discoidale (sempre facendo riferimento all'istogramma).
Queste considerazioni concordano con quanto è stato già osservato a proposito della selezione dei com�
ponenti; la posizione geografica del territorio studiato, all'uscita del Lago Maggiore, non può certo aver
consentito alla corrente fluviale un rimaneggiamento molto elevato dei depositi.
Possiamo affermare dunque, sulla base dei concetti sopra esposti, che le caratteristiche sedimentologiche
dei depositi costituenti attualmente l'alveo del Ticino sono state determinate prevalentemente dall'azione
glaciale e fluvioglaciale che non dalla corrente fluviale attuale.
18
SPIEGAZIONE DEI SIMBOLI DELLA TABELLA
numero progressivo del ciottolo campionatoasse maggiore dei ciottoliasse intermedio dei ciottoliasse minore dei ciottolirapporto asse int./asse magg.rapporto asse min./asse int.classe di ZINGGroccia costituente il ciottolomicacistomicacisto granatiferorocce mafichegranitoortogneissserpenti nitiparagneiss
Masso erratico con la sua composizione litologica (sotto).
20
CONSIDERAZIONI IDROLOGICHE
Il Ticino è uno dei maggiori fiumi italiani, essendo la sua lunghezza di circa 248 Km. dalle sorgenti,
situate nel massiccio del S. Gottardo, allo sbocco nel Po a Sud di Pavia.
Il bacino imbrifero del fiume è sviluppato su 7401 Kmq. di superficie, quasi tutti a N. di Sesto Calende;
al tratto a Sud del Lago Maggiore appartengono all'incirca 800 Kmq.
L'unico affluente di una certa importanza nel tratto a sud del Lago Maggiore è il torrente Terdoppio 1 °,
che si getta nel Ticino dopo aver attraversato Cerano. La lunghezza di questo torrente è di circa 40 Km.
Ben diversa è la situazione a Nord del Lago Maggiore; le acque che confluiscono nel Lago provengono,
oltre che dal Ticino anche dai fiumi Toce, Maggia e Moesa per citare i principali. Inoltre il lago riceve
notevoli apporti dal Lago di Lugano attraverso il fiume Tresa, dal Lago di Varese, dal Lago d'Orta, dal
Lago di Comabbio e da altri minori.
L'altitudine massima del bacino è quella della vetta del Monte Rosa (4663 m.), e quella minima è di poco
più di 60 m. allo sbocco del Ticino nel Po, a Sud di Pavia. Nel tratto che interessa il Parco la quota massi�
ma in alveo è di circa 193 m. a Sesto Calende mentre risulta di poco inferiore ai 100 m. a Sud di Cerano.
La pendenza approssimativa media risulta quindi del 2�2,5 per mille, un valore tipico per un percorso di
pianura.
Accanto al reticolato idrografico naturale è stata costruita una complessa rete di canali e di derivazione
artificiali sia a scopo irriguo, sia per l'utilizzo da parte degli impianti idroelettrici. Le principali opere
artificiale che interessano il Parco sono il Canale Cavour, che si congiunge al Fiume nei pressi di Galliate
ed il Canale Regina Elena, che riceve le acque dal Ticino tra lo sbarramento della Miorina e quello di
Porto della Torre, costituendo per un lungo tratto anche la traccia del confine del Parco Piemontese della
valle del Ticino.
Nel tratto che interessa il Parco il corso principale del Ticino è quello di un tipico corso d'acqua a mean�
dri. Talora è "braided" (vedi figura).
Questa configurazione è caratterizzata da successive separazioni e ricongiungimenti della corrente attor�
no ad isole alluvionali. Esiste dunque un continuo spostamento di canali e sedimenti durante le fasi di
piena; le isole e le barre alluvionali sono sommerse durante le piene.
È stato dimostrato che a parità di portata, una configurazione a meandri si sviluppa in quei tratti in cui la
21
MODELLO SCHEMATICO DI UNCORSO D'ACQUA''BRAIDED". (daGnaccolini, ridisegnato)
ISOLE
CANALI
BARRE
pendenza media dell'area è debole, e questo è anche il caso del Parco in cui abbiamo visto una pendenza
dell'ordine del 2 per mille.
Una delle caratteristiche più evidenti del paesaggio del Ticino, come di altri corsi d'acqua a meandri
quale ad esempio l'Adda, per vicinanza geografica, è senza dubbio costituita dalle "point bar" o barre di
meandro, dovute ad un accumulo di materiale sulla sponda esterna del meandro. La più tipica di queste
configurazioni si è realizzata tra Castelnovate e Marano Ticino. L'accumulo di materiale sulla riva ester�
na dei meandri è senza dubbio dovuto alle modalità con cui la corrente scorre in un canale curvo.
Leopold e Wolman (nel 1960 e 1964) hanno studiato a fondo il flusso della corrente nei canali curvi ed
hanno dimostrato che esiste una sopraelevazione del livello dell'acqua sulla riva esterna del canale. Ciò
crea una componente della velocità diretta verso l'estemo del canale, mentre al contrario presso il fondo
si ha una componente diretta verso l'interno. Si tratta quindi di un flusso elicoidale.
La conseguenza diretta di questo fenomeno è l'accumulo di materiale in corrispondenza di zone particola�
ri del meandro. In modo particolare sulla riva interna (convessa) del meandro si ha una diminuzione del�
l'intensità di flusso della corrente che associata alla componente di velocità diretta verso la riva determina
la formazione dei depositi della cosiddetta "point bar". I materiali granulari infatti vengono spinti verso la
riva, ovviamente i sedimenti più fini sono soggetti a meccanismi fisici diversi, cosicché in questi depositi
è possibile riscontrare la gradazione diretta dei materiali, cioè una diminuzione della granulometria dal
basso verso l'alto.
In molti tratti del Ticino, come abbiamo più volte sopra sottolineato, è possibile osservare isole alluvio�
nali, tipiche di corsi d'acqua "braided". Il processo che porta alla formazione delle isole alluvionali è
Conseguenze della meandrificazione di tracciiato di un fiume per quanto riguarda la composizione litologica e
granulometrica dei terreni Si notino le diverse fasi in funzione del posizionamento (interno o esterno) rispetto al
meandro. (da Gnaccolini, ridisegnato)
DEPOSITI ATTUALI
DEPOSITI DELLE "POINT BARS"
DEPOSITI DEGLI ARGINI ATTUALI
DEPOSITI DI "CREVASSE SPLAY"
DEPOSITI DELLA PIANURA DI INONDAZIONE
22
molto interessante. Nel 1° stadio di questo processo, durante una piena, una certa quantità di materiale si
accumula al centro del fiume costituendo una duna sommersa. Questa duna tende ad accrescersi in senso
trasversale e longitudinale, mentre i due canali nei quali si è divisa la corrente si approfondiscono ed
aumenta nel contempo il loro potere erosivo.
Il continuo accumularsi del materiale trasportato dalla corrente accresce sempre di più la duna che tende
ad emergere e diventa in questo modo un'isola alluvionale. L'isola può anche venire colonizzata e stabi�
lizzata dalla vegetazione.
Sulla base delle considerazioni precedenti è facile rendersi conto di come il fiume cambi spesso il suo
corso, a causa delle piene e dell'erosione dei materiali, determinando una morfologia varia e mutevole.
La configurazione del letto del Ticino dopo una piena è spesso molto diversa da quella precedente. Si for�
mano nuovi isolotti, si aprono all'acqua nuove vie e se ne chiudono di vecchie, cosicché in queste ultime
l'acqua scorre più lentamente, ristagna creando le suggestive "lanche" ricche di vita animale e vegetale.
Le lanche devono la loro formazione alla progressiva modificazione delle anse del fiume. Mentre il lato
esterno dell'ansa viene eroso, sul lato interno si verifica un accumulo di materiale che va via via aumen�
tando con il passare del tempo. Alla fine di questo processo il percorso del fiume viene modificato con
l'apertura del nuovo letto e l'abbandono del vecchio meandro, che diventa così una lanca. Anche i sabbio�
ni e gli isolotti che si trovano al centro del fiume mutano rapidamente aspetto dopo le piene.
Il Ticino, nel tratto di interesse del Parco, è caratterizzato da portate molto regolari nel tempo. Ciò è
dovuto all'importante azione esercitata dal Lago Maggiore, che con il suo grande volume di acqua contri�
buisce a rifornire il fiume anche nel periodo di magra. Gli autori parlano di "potere moderatore del lago".
R. Pozzi (1976) mette in evidenza che il potere moderatore "consiste nel ridurre le oscillazioni delle por�
tate dagli eventi meteorologici e nell'aumentare il tempo occorrente a far defluire tali portate".
L'importanza del lago è quindi decisiva nel determinare molti dei caratteri geografici che caratterizzano
la zona del Parco: ad esempio l'importanza e la stabilità degli insediamenti umani lungo le rive è stretta�
mente collegata con la moderazione delle piene.
Lo sfruttamento delle acque del Ticino a scopo irriguo è permesso dalla relativa purezza delle stesse, gra�
zie all'azione di filtro e di sedimentazione che avviene entro il bacino del Lago Maggiore.
La portata media annua del Ticino è stata stimata in circa 299 m3 al secondo, ma in occasione delle piene
sono stati registrati valori di gran lunga superiori, anche più di 2000 m3, fino ad arrivare ad una portata
massima storica di oltre 5000 m3 registrata il 2 ottobre 1868, e ad una minima storica di circa 35 m
3
segnalata il 16 gennaio 1922.
La velocità della corrente è molto elevata. Nel tratto che ci interessa sono state stimate velocità di 5,25
metri al secondo nel tratto tra Sesto Calende e Tomavento, di 4,4 fino a Boffalora mentre proseguendo
verso sud si arriva a valori più bassi dell'ordine di 2�3 metri al secondo.
Come si può facilmente intuire questi valori di velocità sono largamente sufficienti ad innescare i proces�
si di erosione. È possibile anche il trasporto di materiale abbastanza grossolano, e ciò concorda con
quanto realmente si osserva in alveo. La relazione tra la velocità della corrente e le particelle che possono
essere trascinate verso valle è stata studiata da Hjulstrom (1935) e confermata dalle successive ricerche.
Il diagramma allegato, considerando velocità dell'ordine di quelle del Ticino, consente di mettere in evi�
denza come un largo "range" di materiali possa essere eroso, anche se dobbiamo tenere presente che la
velocità della corrente descresce progressivamente avvicinandosi al fondo.
Le osservazioni relative alla velocità della corrente concordano con quanto è stato osservato a proposito
delle isole alluvionali e dei movimenti continui di materiali nell'alveo del fiume.
A conclusione di queste considerazioni idrologiche, riportiamo i valori medi delle precipitazioni nella
zona interessata, così come vengono segnalati dagli autori. Esse variano da 700 a 950 mm, e sono caratte�
ristiche della zona di pianura. Le precipitazioni presentano punte massime nei mesi autunnali (novembre)
23
e primaverili, ma nella zona del Parco condizionano relativamente il regime fluviale, per il già ricordato
potere moderatore esercitato dal Lago Maggiore
DIAGRAMMA DI HJULSTROM � Schema teorico confortato da varie controprove, del tipo di azione eser�
citato da un corso fluviale in funzione della velocità della corrente. Al variare del rapporto dell'energia varia il
tipo di materiale che entra a far parte dei tre sottocampi in diagramma.
Sbarramento in prossimità dei ponte di Olegglo. Da un punto di vista paesaggistico risulta comunque ben inse�
rita in un contesto di coabitazione di esigenze diverse.
24
/
IDROGEOLOGIA
Il Ticino scorre, nel territorio che interessa questo nostro tipo di ricerca, in una valle profondamente
incassata.
Il dislivello tra le sponde e l'alveo è di circa 53 metri in corrispondenza del Ponte di Oleggio, di circa 46
metri presso Turbigo e di 27 metri in corrispondenza di Boffalora; proseguendo ulteriormente verso Sud
si riscontra un progressivo allargamento dell'alveo, a cui corrisponde una diminuzione dell'altezza delle
sponde.
Questa situazione morfologica comporta il drenaggio delle acque di falda appartenenti sia alla sponda
piemontese che a quella lombarda. In altri termini la superficie freatica si abbassa in corrispondenza della
trincea naturale scavata dal Ticino attraverso la falda acquifera. Questo dato viene schematicamente illu�
strato nelle immagini allegate, dalle quali si comprende come grandi quantitativi di acqua possano river�
sarsi nel Ticino.
Per questo motivo il fiume costituisce il naturale drenaggio delle acque che circolano nella pianura, arric�
chite dalle opere di irrigazione.
Il quantitativo d'acqua che il fiume riceve in questo modo è stato stimato in 27 m3 al secondo in media.
Lungo tutto il corso del fiume che interessa il Parco sono dunque noti fenomeni detti di "risorgen�
za in alveo" e dovuti alla minore quota del fiume rispello alla superficie della falda. Un esempio
concreto si ha nei pressi di Varallo Pombia, ed è stato chiaramente illustrato nel lavoro di Pozzi
(1976) dal quale traiamo lo schema illustrativo seguente: .
25
Il territorio del Parco è inoltre interessato dal limite della fascia dei fontanili che interessa i comuni di
Cameri, Galliate e Trecate e che è stato tracciato sulla carta geologica. Il fenomeno della formazione dei
fontanili è strettamente legato alle precedenti considerazioni sul drenaggio della falda da parte del Ticino,
come si può vedere dallo schema che illustra la situazione della falda freatica nei pressi di Cameri.
Il limite dei fontanili si può considerare grossomodo parallelo all'asse del Ticino e coincide, nel territorio
del Parco Piemontese al limite tra le alluvioni del Würm e del Würm�Riss (si veda la parte stratigrafìca).
Le alluvioni del Würm�Riss essendo meno permeabili di quelle del Würm favoriscono i fenomeni di
risorgenza costituendo una vera e propria barriera al passaggio dell'acqua. Questa situazione è tipica del
tratto del Ticino che interessa il territorio del Parco; infatti più a Sud il livello della falda e quello del
fiume sono quasi coincidenti e si verifica pertanto il passaggio d'acqua dal fiume alla falda nei periodi di
piena ed il fenomeno contrario nelle fasi di magra.
Dalle considerazioni finora esposte si comprende l'importanza dei serbatoi idrici sotterranei che circonda�
no il Ticino: da un lato essi vengono largamente utilizzati per usi agricoli, dall'altra riforniscono il fiume
di acqua pura, filtrata dal terreno. Le caratteristiche della falda freatica ticinese sono diverse nella parte
iniziale del corso del fiume rispetto a quelle che ci sono a sud della fascia dei fontanili. Da Sesto Calende
a Cameri la falda ha caratteristiche piuttosto irregolari, tipiche dei territori collinari. Solo localmente è
possibile tracciare con una certa precisione le linee freatimetriche, cioè delle profondità delle acque di
falda.
Spostandosi verso sud invece i caratteri della falda diventano più regolari e non differiscono sostanzial�
mente dalle altre zone della Pianura Padana. La profondità è variabile, come è facile immaginare, sia in
dipendenza diretta degli eventi climatici sia in relazione con la posizione geografica; infatti diminuisce
lentamente e progressivamente verso Sud.
A queste variazioni naturali si sono sovraimposte le conseguenze derivanti dagli sfruttamenti artificiali,
sia a scopo irriguo che per usi civili ed industriali, e per gli apporti dovuti alle perdite dei canali. Solo
eventi meteorici eccezionali influiscono in modo sensibile sull'alimentazione della falda.
La falda freatica della sponda piemontese del Ticino, secondo la definizione di uno dei più illustri studio�
si del settore (Castany) è assimilabile ad una falda radiale.
Gli Autori precedenti sottolineano come il movimento generale dell'acqua che avviene in direzione NO�
SE, non è uniforme. Nella zona interessante il Parco piemontese, nella parte più settentrionale le linee
isofreatiche sono concave verso Nord, il che testimonia sia l'azione drenante del Ticino, sia la presenza di
un substrato impermeabile a pendenza piuttosto elevata (Giura ed altri, 1968). Spostandosi verso Sud
possiamo riscontrare sia una diminuzione della portata dovuta alla presenza dei fontanili, sia ad una ridu�
zione della permeabilità dei terreni.
Si è accennato più sopra all'importanza del quadro idrogeologico generale del Parco della fascia dei fon�
tanili. Le caratteristiche della formazione di questo particolare tipo di sorgenti, unitamente alla loro
importanza pratica e scientifica, sono senza dubbio molto interessanti.
È ormai accertato che i fontanili sono costituiti da un cavo emergente o "testa del fontanile" in cui ven�
gono a giorno acque di due diverse origini: superficiali e profonde. Nella parte più superficiale le acque
meno profonde vengono a giorno facilmente attraverso sedimenti generalmente a granulometria abba�
stanza elevata; nelle parti più profonde invece le acque della falda freatica appartenenti ai livelli inferiori
vengono alla luce naturalmente, ma più spesso con l'aiuto artificiale di tubi infissi.
Desio (1973) ha messo inoltre in evidenza le variazioni termiche dei fontanili osservando che esse si
manifestano con un certo ritardo rispetto ai cambiamenti stagionali ed alle conseguenti variazioni di tem�
peratura dell'aria. Con le acque dei fontanili, d'altronde, "interferiscono altre variazioni a periodo più
breve, sincrone con quelle dell'ambiente esterno. Questi fatti denotano, insieme con altri di carattere
idraulico, che l'acqua dei fontanili proviene da due livelli sovrapposti, uno superficiale che risente imme�
26
diatamente delle variazioni esterne, l'altro più profondo che ne risente con un grande ritardo".
Nel territorio del Ticino sono presenti, oltre alla falda freatica superficiale della quale abbiamo finora
Schema illustrativo di funzionamento di un fontanile.
riferito, anche alcune falde artesiane profonde; (le falde artesiane a differenza di quelle freatiche hanno
bisogno di essere confinate all'intemo di due livelli impermeabili, e sono solitamente "sotto pressione", il
che vuol dire che una volta perforato un livello impermeabile l'acqua lo oltrepassa per la forza della pres�
sione).
I rapporti intercorrenti tra queste falde ed il fiume sono meno facilmente individuabili rispetto a quanto
non si possa fare per la falda freatica. Benché siano state accertate variazioni della superfìcie piezometri�
ca correlabili con l'andamento stagionale delle piene o delle magre, mancano studi approfonditi che per�
mettano di trarre conclusioni.
Per completare il quadro idrogeologico ora tracciato, possiamo ricordare che i terreni nei quali sono impostate le
falde possono essere essenzialmente divisi in tre unità. Si tratta ovviamente di unità aventi un significato idro�
geologico e che sono pertanto distinte in base alla litologia ed ai caratteri idraulici. In corrispondenza di
Romentino si verifica una sovrapposizione tipica tra le unità sopracitate.
In modo particolare si trovano dall'alto verso il basso:
1� Ghiaie e ghiaie sabbiose molto permeabili
2� Sabbie e sabbie limose da mediamente a poco permeabili
3� Sabbie limose, argille e torbe da poco permeabili a decisamente impermeabili.
Questa sovrapposizione non è tipica di tutto il teritorio del Parco; ad esempio in corrispondenza di Bellinzago
manca l'unità 1 e si verifica un'alternanza tra le unità 2 e 3.
Evidentemente le condizioni litologiche delle singole unità, la loro diversa disposizione nel sottosuolo, la posizio�
ne rispetto all'alveo del Ticino, unitamente ai fattori ai quali abbiamo più sopraccennato determinano le modalità
della circolazione delle acque sotterranee nella regione interessata. Tale circolazione si presenta dunque come il
risultato dell'interazione di numerosi fattori, costituendo un mosaico che merita ulteriori ed approfondite indagini,
soprattutto per poter prevenire e limitare fenomeni di inquinamento generalizzato o puntiforme ormai diffusi in
gran parte delle aree urbanizzate del nostro Paese.
27
GEOLOGIA STRUTTURALE
Dal punto di vista geologico strutturale, un territorio viene considerato sulla base delle deformazioni
che le rocce hanno subito, posteriormente alla loro deposizione o formazione, in conseguenza di
importanti fenomeni di evoluzione della crosta terrestre e in particolar modo in relazione ai fenomeni
orogenetici.
Per quanto concerne il Parco del Ticino, non è possibile individuare accidenti tettonici (pieghe, faglie,
sovrascorrimenti) che interessino le formazioni superficiali.
Come abbiamo infatti evidenziato nella parte stratigrafica, si tratta di formazioni estremamente recenti, la
cui deposizione è avvenuta in epoche decisamente successive a quelle dell'orogenesi Alpina. L'area del
Ticino, dunque, è stabile dal punto di vista strutturale.
Quanto è stato ora affermato per le formazioni superficiali, e quindi visibili direttamente in affioramento
nell'area del parco, non è invece valido a proposito delle formazioni profonde, sepolte al di sotto delle
coltri alluvionali recenti.
Cercare di ricostruire, seppure solo per sommi capi, l'evoluzione geologica di queste formazioni, vuol
dire risalire ulteriormente nel tempo, ancora più lontano del periodo in cui le glaciazioni modellavano,
come si è visto, il territorio del Ticino.
È ovvio che questa indagine si presenta assai ardua, stanti le difficoltà insite nei metodi di studio indiretti
che è necessario applicare: infatti le formazioni profonde sono situate anche a 1000 e 2000 metri al di
sotto del livello del suolo.
La ricostruzione della litologia e delle caratteristiche geometriche di questi corpi rocciosi viene fatta
basandosi sull'impiego di metodi geofìsici (in particolare di metodi sismici a riflessione) e sui dati dei
pozzi per lo più perforati dall'AGIP Mineraria in Pianura Padana.
La nostra indagine avrà dunque un carattere generale, mancando nell'area del parco perforazioni spinte
oltre una certa profondità. Al di sotto della coltre quaternaria costituita da materiali sciolti, sono state
identificate formazioni marine oligoceniche e mioceniche che si differenziano notevolmente, quanto a
stile strutturale, le une dalle altre.
Le suddette formazioni formano nel complesso un'estesa monoclinale che è caratteristica, oltre che del
territorio studiato, anche della parte settentrionale della Pianura Padana. La pendenza è piuttosto unifor�
me e molto dolce verso sud.
Le formazioni del periodo geologico denominato Pliocene sono spiccatamente marine in contrapposizio�
ne a quanto abbiamo osservato riguardo ai depositi superficiali del Ticino, che hanno invece un'origine
continentale. Durante al Pliocene, infatti (vedi scala dei tempi geologici), una vasta trasgressione (ovvero
un'avanzata del mare) ha interessato la nostra zona.
Sul fondo del mare (il fenomeno è chiaramente osservabile anche nei mari attuali) si depositavano mate�
riali sabbiosi e marnoso�argillosi.
Anche le formazioni mioceniche che si trovano ancora più in profondità, sono costituite principalmente
da sabbie, marne e argille. Una netta discordanza separa le formazioni mioceniche, come abbiamo detto
più profonde, da quelle oligoceniche. Si tratta di una discontinuità stratigrafica, che tra l'altro ci permette
di tentare una ricostruzione della successione degli eventi:
1� Deposizione delle formazioni mioceniche sul fondo marino;
2� Regressione (ritiro del mare), accompagnata da sollevamento e dalla formazione di pieghe e faglie;
3� Erosione delle formazioni mioceniche che a seguito del sollevamento si sono trovate in ambiente
subaereo;
4� Trasgressione (avanzata del mare) durante il Pliocene, e conseguente deposizione delle formazioni
plioceniche marine.
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Il piegamento che ha interessato i depositi marini miocenici è legato alle condizioni tettoniche generali di
quel periodo: i rilievi prealpini hanno infatti subito una certa traslazione verso Sud, mentre quelli appen�
ninici venivano spinti verso Nord.
Non deve stupire il fatto che masse di enormi dimensioni come quelle citate possano subire spostamenti
anche di parecchi chilometri: si tratta infatti di fenomeni la cui durata è estremamente lunga (milioni di
anni) con velocità di deformazione in genere di pochi cm. all'anno. Il fenomeno è chiaramente identifica�
to anche negli oceani attuali: il fondo dell'Oceano Atlantico si sposta di circa 8�10 cm. l'anno.
Per quanto abbiamo finora riferito è certamente diffìcile delineare il quadro paleogeografìco di dettagli
della regione del parco in quei periodi remoti. Possiamo solo dire che la zona era certamente ricoperta dal
mare nel Miocene, mentre aveva probabilmente l'aspetto di un'area collinare in tempi successivi.
L'avanzata del mare Pliocenico ha probabilmente portato dapprima a condizioni di transizione presumi�
bilmente caratterizzate da una linea di costa, poi ad un ambiente ancora decisamente marino. La regres�
sione Pliocenica ha portato infine all'instaurarsi di condizioni tipicamente continentali, premessa all'avan�
zata glaciale che ha caratterizzato la zona durante il quaternario.
Questa sezione, semplificata e schematica è stata ricavata dalla Carta Geologica Ufficiale ed è approssivamen�
te parallela e poco distante all'asse del Ticino, in territorio piemontese. Si può notare l'assetto delle alluvioni,
quello dei sedimenti pliocenici trasgressivi verso N, infine quello piegato dei sedimenti miocenici. Da questo
semplice esempio si può comprendere come l'assetto geologico profondo della zona del Ticino sia profonda�
mente superficiale. Le sezioni vengono ricavate dai dati dei pozzi e correlate con l'impiego dì sondaggi indiret�ti (in genere sismica a riflessione).
f = faglia a = alluvioni q = quaternario marino
p = pliocene m = miocene o = oligocene
29
RICERCHE MINERARIE NEL TICINO
1 � La ricerca dell'oro.
Le ricerche minerarie nelle alluvioni del Ticino, come del resto in quelle di altri fiumi dell'Italia Nord
Occidentale, hanno antiche origini e lunga storia.
Lo sfruttamento delle alluvioni nel tratto prospicente Vigevano ed Abbiategrasso venne dato in conces�
sione già nel 1164 da Federico Barbarossa ad una famiglia di Vigevano.
La ricerca dell'oro nelle alluvioni risale a molti secoli prima: i Celti, e probabilmente prima di loro i
Liguri e gli Etruschi, conoscevano e sfruttavano le alluvioni di molti fiumi della Val Padana. Anche i
Romani setacciavano i fiumi alla ricerca del prezioso metallo.
Nel corso dei secoli, la ricerca dell'oro andò via via declinando; non sono mancati tuttavia i tentativi di
sfruttare individualmente le alluvioni dei fiumi. Per quanto concerne il Ticino, venne creata perfino una
società (la Societé des Placers de la Haute Italie) che nel 1881�83 aveva come principale obiettivo lo
sfruttamento dell'oro del nostro fiume. La società fallì forse a causa dell'eccessivo entusiasmo e di errati
investimenti, nonché dallo scarso progresso delle conoscenze scientifico � tecniche necessarie per uno
sfruttamento industriale.
I successivi tentativi di sfruttamento economico delle alluvioni non riguardavano soltanto l'oro, ma anche
altri minerali alluvionali; quarzo, corindone, etc.
Anche questi tentativi, probabilmente per la mancanza di finanziatori, sono rimasti nei sogni dei loro
ideatori. Eppure, allo stato attuale delle conoscenze molti studiosi ritengono che un'utilizzazione econo�
mica sarebbe vantaggiosa, soprattutto grazie alla possibilità di applicare metodi e mezzi moderni.
Il tenore di oro varia in Italia settentrionale da pochi milligrammi al m3 ad oltre un grammo/m
3.
Nella zona del Ticino il contenuto aurifero delle alluvioni è stato stimato in circa 300�600 mg./m3.
Negli Stati Uniti vengono sfruttati giacimenti con tenori di oro molto bassi, dell'ordine di 100�200
mg./m3.
La provenienza dell'oro è senza dubbio legata alla presenza, nella regione Alpina, di filoni auriferi di
discreto interesse economico. La disgregazione operata dagli agenti atmosferici fa sì che il metallo, che è
tra l'altro caratterizzato da un elevato peso specifico, venga trasportato verso valle fino in pianura, dove si
accumula dopo le piene in quei punti del fiume dove la velocità dell'acqua è più ridotta.
2� Attività estrattive
L'attività estrattiva riguardante principalmente sabbie e ghiaie, è stata intensa nel dopoguerra, ma ha
certamente molte più antiche origini. Basti pensare al fatto che il Naviglio Grande è stato realizzato
soprattutto per trasportare a Milano materiali da costruzione.
Renato Pozzi (1976) sottolinea come, nella sola Lombardia, siano stati concessi per l'estrazione media�
mente 423.000 m3/anno, in massima parte provenienti dai fiumi Adda e Ticino.
Si tratta indubbiamente di una cifra notevole, e a questo scopo è da sottolineare l'importanza dell'inter�
vento di difesa dovuto all'istituzione del Parco del Ticino nel 1974.
Infatti l'attività estrattiva è una delle principali cause della degenerazione di un alveo fluviale, dell'altera�
zione del regime idrico globale del fiume e della erosione delle opere di difesa.
Nella fascia piemontese del parco non vi sono cave attive; un esempio di recupero ambientale di una cava
esaurita si trova in comune di Cameri, all'estremo del parco, dove la ex cava Vittoria è stata trasformata
in lago per la pratica della pesca sportiva.
30
BIBLIOGRAFIA
R. POZZI (1976) � Per una politica del territorio � La valle del Ticino � Estr. dal vol. "Metodi
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� Milano
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GIURA, DE WRACHIEN, PONZINI (1968) � Contributo allo studio idromorfologico della
prima falda del bacino sub�lacuale del Ticino � Atti Conv. su "La difesa delle risorse idriche
contro l'inquinamento" � Pavia
A. DESIO (1973) � Geologia dell'Italia � Utet
REGIONE PIEMONTE � Consorzio piemontese della Valle del Ticino � "I boschi del Parco" �
1974
REGIONE PIEMONTE � Consorzio piemontese della Valle del Ticino � "L'acqua e il fiume"
CONSORZIO PIEMONTESE � PARCO NATURALE VALLE DEL TICINO (1981 ) � Terra, acqua,
piante, animali, uomo. Le cinque componenti ambientali e l'equilibrio ecologico.
Sperimentazione alla Scuola Media Statale di Trecate.
BOGLIANI, PIGAZZINI (1980) � Parco del Ticino � Edizioni Musomeci.
CASTIGLIONI (1982) � Geomorfologia � Utet.
A. DESIO (1973) � Geologia applicata all'ingegneria � Hoepli � Milano
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Parco delle Groane � Studi naturalistici a cura del W.W.F. Sezione Groane � Estr. n° 6
R. BACHMANN (1980) � Ghiacciai delle Alpi � Zanichelli
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ENTE DI GESTIONE DEL PARCO NATURALEDELLA VALLE DEL TICINO
ITINERARIO DIDATTICO: ALLA RICERCADELLE ORIGINI DEL PARCO
Premessa
Il parco naturale piemontese della valle del Ticino ha senza dubbio a sua disposizione un grande patri�
monio naturale costituito da una vegetazione rigogliosa e da ampie distese pianeggianti, dove la mano
intelligente dell'uomo ha saputo conciliare le esigenze dello sfruttamento del territorio con la conservazio�
ne dell'ambiente naturale.
Questo fatto, se da una parte ci fa capire l'importanza che un parco di pianura può avere specie vicino a
così tante città con troppo cemento e poco verde, crea un problema a chi vuole andare a trovare tracce di
quelle rocce che una volta trasportate nella valle del Ticino dall'azione dei ghiacciai si sono deposte a for�
mare i terreni dell'attuale Parco.
Per una ricerca geologica infatti l'ambiente più favorevole è quello di montagna dove le alte vette e la
scarsità di vegetazione consentono l'osservazione dei minerali, dei fossili e delle rocce che sono conser�
vate in quella zona. Alcuni ulteriori approfondimenti consentono poi di capire perché in un posto così ci
sono certe rocce e non altre. La storia e quindi l'origine geologica dei terreni del Parco è un pò più com�
plicata e la vegetazione, abbiamo già detto, è per fortuna abbondante ma copre i resti delle rocce ed i ter�
reni.
Vediamo perché la storia geologica crea dei problemi; i ghiacciai che centinaia di migliaia di anni fa si
trovavano molto più vicini di quanto non lo siano ora al territorio del Parco del Ticino sono i responsabili
di questa situazione.
Innanzitutto dobbiamo dire che la stragrande maggioranza delle rocce conservate nei terreni del Parco
non si sono originate in esso ma provengono dalle Alpi. Così come adesso i torrenti di alta montagna tra�
scinano verso valle sassi e ciottoli anche in quei tempi remoti altri torrenti, magari più impetuosi e soprat�
tutto più vicini trascinavano enormi quantità di materiali dalle montagne alla pianura.
Questi materiali si deponevano sopra altri già presenti talvolta anche asportando i depositi più antichi a
seconda dell'energia del torrente e della quantità di sedimenti trasportata. Il ghiacciaio mutava la sua
forma nel corso del tempo e di conseguenza anche i torrenti cambiavano: la loro direzione subiva delle
variazioni, mentre l'energia dell'acqua diminuiva o aumentava a seconda delle caratteristiche della massa
di ghiaccio.
Osservando torrenti attuali si riesce a capire quali devono essere i materiali che ci aspettiamo di trovare
nel territorio del Parco. Si tratta di ghiaie, ciottoli con attorno variabili quantità di sabbia molto fine ed
argilla. Dobbiamo ancora tenere conto che i depositi del Parco del Ticino, dove non siano troppo coperti
dalla vegetazione, si trovano in quella posizione anche da parecchie decine di migliaia di anni e quindi è
molto difficile che i ciottoli siano interi o molto duri; l'alterazione prodotta dal tempo assieme alle piog�
gie, al ghiaccio, al vento ha colpito a tal punto gli antichi sedimenti, che essi sono molto facilmente sfal�
dabili.
33
PARTENZA: In base a quanto abbiamo detto nella premessa sarà necessario fare un giro abbastanza
lungo all'interno del Parco del Ticino, per avere la possibilità di vedere il maggior numero di fenomeni
interessanti nelle migliori condizioni.
L'itinerario geologico all'interno del Parco inizia appena a nord di Varallo Pombia (all'incirca presso
Dorbié) lungo la strada che da Castelletto Ticino porta fino ad Oleggio.
ARRIVO: In comune di Cameri, sia che si voglia fare un'uscita dal territorio del Parco per osservare
alcuni spaccati artificiali particolarmente significativi per comprendere la geologia del Parco, sia che si
voglia puntare in direzione del Ticino, attraversando zone geologicamente importanti ma meno evidenti.
DURATA: Il percorso può essere concepito come una scampagnata che interessa l'intero arco di una
giornata, ma può anche essere utilmente percorso nell'arco di circa tre ore.
CARATTERISTICHE: Sia per l'alta densità delle strade che attraversano il Parco, sia per favorire la
visita di chiunque, abbiamo scelto un itinerario che si snoda lungo le strade agibili. È chiaro che più par�
ticolari si vogliono osservare più problemi questa osservazione può portare.
ZONA DI OSSERVAZIONE n. 1
Iniziamo il nostro itinerario geologico sulla strada che da Castelletto Ticino porta a Dorbié. Prima di
attraversare la ferrovia una strada scende sulla riva del Ticino. Consigliamo di percorrerla fino ad arri�
vare lungo la riva, nei pressi di una riserva di pesca.
È possibile osservare come il fiume, che scorre incassato, abbia in questo tratto una forma ed un regime
molto tranquillo.
Il Ticino scorre tranquillo nei pressi di Dorbié.
34
Notiamo che la sponda destra del Ticino è abbastanza ripida e all'interno di una vegetazione fìtta e lussu�
reggiante è possibile rinvenire dei terreni particolari. All'intemo di materiali argillosi rossastri troviamo
infatti anche banconi che spiccano per il loro colore chiaro: sono depositi sabbiosi che presentano delle
caratteristiche laminazioni.
Depositi sabbiosi nella scarpata al di sotto dell'abitato di Dorbié. Particolarmente evidenti le laminazioni incro�
ciate di dimensioni centimetriche. Tipico colore giallo paglierino.
Si tratta di terreni argilloso � sabbiosi molto teneri che il Ticino ha eroso. Questi depositi sono il frutto
del trasporto di materiali avvenuto durante le glaciazioni e le fasi interglaciali: se torniamo sulla strada
che da Castelletto Ticino porta a Varallo Pombia notiamo che verso nord la morfologia è caratterizzata da
fasce di colline disposte perpendicolarmente alla direzione del Ticino. Le colline più a Nord sono le evi�
denze, sopravvissute all'erosione, del cosiddetto "anfiteatro del Verbano"; quelle più vicine, con penden�
ze sempre più scarse, sono evidenze dei terrazzi fluvioglaciali.
Percorrendo infatti la strada che funge anche da limite del Parco, troviamo che l'intaglio stradale mette in
evidenza terreni argillosi con ciottoli di varie dimensioni, con diverso grado di arrotondamento, tipico
appunto dei materiali fluvioglaciali.
È interessante far notare come qui più che altrove sia notevole l'alterazione dei materiali, che sono il più
delle volte scompaginati e polverizzati.
35
ZONA DI OSSERVAZIONE n. 2PONTE DI VARALLO POMBIA
Ci spostiamo ora in una zona che ci consente di apprezzare meglio la storia geologica del territorio
del Parco, anche se l'affìoramento non è naturale, ma si tratta invece di uno spaccato di cava. Ci tro�
viamo in un territorio la cui storia è unitaria dal punto di vista geologico con quello del Parco, ma che
l'andamento del Ticino ha fatto si che venisse attribuito alla sponda lombarda. Consigliamo infatti di visi�
tare la cava che si incontra immediatamente oltre il ponte che unisce Varallo Pombia con Somma
Lombardo. La notevole altezza dello spaccato di cava ci consente di apprezzare in primo luogo l'impor�
tanza e l'intensità dei fenomeni che hanno generato quei terreni (fiumi con elevata portata a regime turbo�
lento) e d'altro canto le diverse origini e l'eterogeneità delle dimensioni dei materiali presenti.
La cava abbandonata subito dopo il ponte che unisce Varallo Pombia con Somma Lombardo. Si noti l'entità
dei depositi in rapporto alla vegetazione sopra il margine dell'intaglio.
Al centro della cava è visibile un masso erratico di notevoli dimensioni, ulteriore testimone di come le
forze della natura hanno generato e modellato questi territori.
Il masso è costituito da una roccia metamorfica denominata "gneiss", le cui zone di origine sono sicura�
mente poste a N del Lago Maggiore, probabilmente nel massiccio del S. Gottardo o nella Val d'Ossola.
36
ZONA DI OSSERVAZIONE n. 3PONTE DI OLEGGIO
Ci proponiamo ora una pausa sul fìume che ci consenta nel contempo di apprezzare dal punto di vista
paesaggistico la splendida valle del Ticino, e da quello geologico i materiali che costituiscono il
letto attuale del fiume.
Osseravando i ciottoli del fiume si può vedere anzitutto la diversa natura dei ciottoli stessi. Ci sono infatti
ciottoli di origine metamorfica come il masso erratico di cui abbiamo parlato alla zona di osservazione 2,
e altri di diversa origine.
Anche la forma e le dimensioni sono le più varie, dalla ghiaia ai ciottoli di oltre 20 cm., ma comunque
tutti notevolmente arrotondati.
Questo ci fa capire che provengono da valli molto lontane e sono stati trasportati dall'azione del ghiac�
ciaio e successivamente del fiume. Una osservazione accurata permette di stabilire che la stragrande
maggioranza dei ciottoli è di origine metamorfica (soprattutto paragneiss e serpentiniti) e che la loro
forma è prevalentemente discoidale, dove con questo termine si intendono ciottoli piatti e larghi ma non
troppo alti.
Composizione tipica del
greto del Ticino. Evidente la
forma arrotondata dei ciotto�
li e la diversa natura dei
componenti.
In questa zona possiamo vedere come le variazioni di portata e l'azione di erosione del Ticino consentano
spesso al fiume di cambiare forma, generando quindi isole alluvionali e abbandonando altrove tratti non
più percorsi (lanche). Questo fenomeno è generato anche dal fatto che la velocità del fiume è abbastanza
bassa in questo tratto anche a causa della pendenza ridotta; dato che i materiali sono facilmente erodibili
il fiume assume una configurazione a meandri.
37
ZONA DI OSSERVAZIONE n. 4BELLINZAGO
Sulla strada Oleggio � Bellinzago, 100 metri prima del cartello segnaletico indicante quest'ultima loca�
lità, troviamo degli spaccati artificiali significativi della situazione di questa zona del Parco, anche se
l'affioramento è posizionato leggermente al di fuori di esso.
I terreni affioranti appartengono al cosidetto "Villafranchiano" che è la formazione geologica più antica
presente nella zona del Parco del Ticino.
Questi depositi, costituiti da ciottoli di dimensioni varie disposti all'interno di un abbondante materiale
argilloso, ci consentono di fare alcune interessanti considerazioni.
Innazitutto possiamo vedere quali sono le condizioni di giacitura dei materiali alluvionali nel sottosuolo.
Essendo questi materiali più antichi, essi si presentano più alterati che i depositi di altre zone, ma costi�
tuiscono sempre "lingue" allungate in direzione N � S. Questo dato è apprezzabile anche guardando dal
punto di vista paesaggistico la morfologia blanda delle colline che si raccordano alla piana del Ticino
(fenomeno evidente lungo tutto il Parco da Castelletto Ticino fino a Bellinzago). Dato che i depositi con�
tengono una elevata percentuale di argilla e che sono molto vecchi e alterati, la loro erodibilità è maggio�
re e danno luogo in affioramento a delle superfici in cui il fenomeno dell'erosione è particolarmente evi�
dente. Anche questi depositi, come del resto la maggior parte di quelli affioranti nel Parco, presentano
pochi spaccati naturali, per il fatto che la vegetazione li ricopre sempre abbondantemente (è questa una
caratteristica che per altro esalta il patrimonio ambientale del Parco del Ticino).
ZONA DI OSSERVAZIONE n. 5CAMERI � EX CAVA VICTORIA
Per comprendere a pieno tutti i fenomeni che hanno contribuito a dare al Parco piemontese del Ticino
la forma e le caratteristiche che oggi presenta, consigliamo un ulteriore uscita dal territorio del Parco.
In comune di Cameri, presso l'ex cava Victoria, 100 metri dopo lo "Chalet del Lago" si trova un interes�
santissimo esempio di come le fasi glaciali si siano ripetute ed abbiano nel contempo smantellato le evi�
denze delle precedenti.
Poco prima dell'ingresso dell'attuale riserva di pesca, uno sbancamento mette in evidenza il contatto tra il
fluvioglaciale Würm � Riss ed il Riss.
Qui possiamo notare anzitutto le diverse caratteristiche delle due fasi glaciali: mentre la più antica (sotto�
stante) ha una notevole percentuale argillosa con pochi ciottoli sparsi, il fluvioglaciale del Würm�Riss
presenta abbondanti ciottoli parzialmente cementati tra di loro. Il contatto netto e rettilineo tra questi due
tipi di depositi ci permette inoltre di capire come sia possibile che le fasi più recenti erodano le evidenze
delle passate e possano parzialmente ricoprirle. Il fenomeno si spiega con l'azione di un torrente glaciale
del periodo Würm�Riss che si era scavato un letto nel materiale del Riss.
Entrando all'interno della riserva, dove è visibile la parete della cava, peraltro ottimamente recuperata da
un punto di vista ambientale, possiamo osservare un altro interessante fenomeno. I ciottoli di dimensioni
maggiori stanno infatti alla base delle sequenze osservabili. Le dimensioni dei ciottoli decrescono pro�
gressivamente verso l'alto. Ciò è dovuto alla diminuzione progressiva di energia dei torrenti che hanno
depositato questi materiali.
A maggiori portate corrisponde la deposizione dei materiali più grossolani.
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Aspetto tipico dei depositi alluvionali fluvioglaciali del Parco, Visibili fenomeni di erosione e di gradazione.
Presso l'ex cava Victoria in comune di Cameri.
CONCLUSIONI
Non pretendiamo certo con queste note di avere esaurito o illustrato tutti gli aspetti geologici del Parco
del Ticino.
Riteniamo invece che la conoscenza degli aspetti naturali e delle loro molteplici interconnessioni possa
portare ad una maggiore presa di coscienza delle problematiche ecologiche. Il sentiero, oltre che informa�
zioni in chiave geologica, può costituire l'occasione per un incontro con la serenità dell'ambiente naturale.
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INDICE
INTRODUZIONE
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
CONSIDERAZIONI GEOMORFOLOGICHE
CRONOLOGIA SCHEMATICA DELLE PRINCIPALI FASI GLACIALI
CONSIDERAZIONI GEOLOGICHE GENERALI
STRATIGRAFIA
DESCRIZIONE GEOLOGICA DEL TERRITORIO
Villafranchiano
Depositi morenici del Riss
Fluvioglaciale Riss
Fluvioglaciale Würm � Riss
Würm
Alluvioni Oloceniche
CONSIDERAZIONI IDROLOGICHE
IDROGEOLOGIA
GEOLOGIA STRUTTURALE
RICERCHE MINERARIE
1 � La ricerca dell'oro
2 � Attività estrattive
BIBLIOGRAFIA
APPENDICE: ITINERARIO DIDATTICO
Zona di osservazione n. 1
Zona di osservazione n. 2
Zona di osservazione n. 3
Zona di osservazione n. 4
Zona di osservazione n. 5
CONCLUSIONI
pag. 1
pag. 1
pag. 3
pag. 4
pag. 5
pag. 7
pag. 8
pag. 8
pag. 10
pag. 11
pag. 13
pag. 14
pag. 15
pag. 21
pag. 25
pag. 28
pag. 30
pag. 30
pag. 30
pag. 32
pag. 33
pag. 34
pag. 36
pag. 37
pag. 38
pag.38
pag. 39