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ve Machen nella sua autobiografia – il senso dei misteri eterni, l’ eterna bellezza nascosta sotto la cro- sta delle cose comuni e banali; nascosta e tuttavia bruciante». 2 La narrativa di Machen è l’ espressione letteraria di quel «terrore sacro» che lo storico delle religioni tedesco Rudolf Otto definiva come Myste- rum tremendum, qualcosa che è strettamente connes- so con il terrore panico dei greci e che trova paralleli anche nell’Antico Testamento. 3 Nonostante questi elementi siano presenti nell’intera opera di Machen, è proprio con i racconti da lui scrit- ti durante e subito dopo la Prima guerra mondiale che l’ irruzione del tremendum avviene con tutta la sua portata teologica. In essi, infatti, si intrecciano nume- rosi temi biblici e cristologici. La guerra è lo sfondo ideale per la ricerca mistica di Machen. Essa, infatti, è una situazione in cui tutte le regole della civiltà falliscono, una zona limite che lascia l’ uomo nella sua nudità originaria, ed è proprio questo che rende più facile l’ accesso al trascendente. Per lo scrittore gallese l’ infinita bassezza della guer- ra può rivelarsi infatti come luogo privilegiato per incontrare la luminosa gloria di Dio, soprattutto attraverso la testimonianza dei martiri. A rthur Machen (1863 – 1947) – vero nome Arthur Llewellyn Jones – è stato uno scrittore gallese, giornalista e saggista e teologo noto soprattutto per i suoi racconti del soprannaturale e del fantastico. Lo scrittore americano Howard P. Lovecraft, in una lettera del 1923 inviata all’ amico Frank B. Long, descriveva Machen come «un Titano, forse il più grande autore vivente», mentre J orge L. Borges non esitava a definirlo un «maestro». 1 In particolare, Machen divenne famoso per aver con- tribuito a creare (anche se involontariamente) con il suo racconto Gli arcieri , pubblicato sul London Evening News il 29 settembre 1914, il mito degli «angeli di Mons»: un gruppo di arcieri fantasma che, secondo il racconto, avrebbe aiutato l’ esercito britan- nico nella battaglia di Mons durante la Prima guerra mondiale, permettendo agli inglesi di ritirarsi dall’ at- tacco altrimenti devastante delle truppe tedesche. Il racconto diventò subito un caso letterario, un mito promosso dai circoli di occultismo, da alcuni membri della Chiesa anglicana, nonché da numerosi reduci che parteciparono ai combattimenti. Questo costrinse Machen a rivendicare la natura di pura invenzione del suo racconto, anche se egli non riuscì mai com- pletamente a cambiare l’ opinione pubblica sul tema. Tuttavia, nonostante la sua critica alle credenze popo- lari come lo spiritismo, Machen era affascinato dal- l’ esperienza mistica: era un visionario, fermamente convinto che la vita di tutti i giorni e gli oggetti comu- ni fossero il segno di qualcosa d’ altro e che nascon- dessero la chiave per accedere al grande enigma del- l’ esistenza. «Questo è il disegno del mio tappeto – scri- I MARTEDì n. 327 16 DOSSIER ANDREA FRANZONI DOSSIER l’ inutile trincea Nei racconti del visionario scrittore galle- se la guerra diventa sfondo ideale per la ricerca mistica: di fronte al fallimento della civiltà, l’uomo è nudo. Oltre la soglia La Grande guerra nell’opera di Arthur Machen 16-21:06-09 ambrosini+scheda 13-07-2015 8:43 Pagina 16

Oltre la soglia. La Grande Guerra nell'opera di Arthur Machen

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ve Machen nella sua autobiografia – il senso deimisteri eterni, l’ eterna bellezza nascosta sotto la cro-sta delle cose comuni e banali; nascosta e tuttaviabruciante».2 La narrativa di Machen è l’ espressioneletteraria di quel «terrore sacro» che lo storico dellereligioni tedesco Rudolf Otto definiva come Myste-rum tremendum, qualcosa che è strettamente connes-so con il terrore panico dei greci e che trova parallelianche nell’ Antico Testamento.3

Nonostante questi elementi siano presenti nell’ interaopera di Machen, è proprio con i racconti da lui scrit-ti durante e subito dopo la Prima guerra mondiale chel’ irruzione del tremendum avviene con tutta la suaportata teologica. In essi, infatti, si intrecciano nume-rosi temi biblici e cristologici.La guerra è lo sfondo ideale per la ricerca mistica diMachen. Essa, infatti, è una situazione in cui tutte leregole della civiltà falliscono, una zona limite chelascia l’ uomo nella sua nudità originaria, ed è proprioquesto che rende più facile l’ accesso al trascendente.Per lo scrittore gallese l’ infinita bassezza della guer-ra può rivelarsi infatti come luogo privilegiato perincontrare la luminosa gloria di Dio, soprattuttoattraverso la testimonianza dei martiri.

Arthur Machen (1863 – 1947) – vero nome ArthurLlewellyn J ones – è stato uno scrittore gallese,giornalista e saggista e teologo noto soprattutto

per i suoi racconti del soprannaturale e del fantastico.Lo scrittore americano Howard P. Lovecraft, in unalettera del 1923 inviata all’ amico Frank B . Long,descriveva Machen come «un Titano, forse il piùgrande autore vivente», mentre J orge L. Borges nonesitava a definirlo un «maestro».1

In particolare, Machen divenne famoso per aver con-tribuito a creare (anche se involontariamente) con ilsuo racconto Gli arcieri, pubblicato sul LondonEvening News il 29 settembre 1914, il mito degli«angeli di Mons»: un gruppo di arcieri fantasma che,secondo il racconto, avrebbe aiutato l’ esercito britan-nico nella battaglia di Mons durante la Prima guerramondiale, permettendo agli inglesi di ritirarsi dall’ at-tacco altrimenti devastante delle truppe tedesche. Ilracconto diventò subito un caso letterario, un mitopromosso dai circoli di occultismo, da alcuni membridella Chiesa anglicana, nonché da numerosi reduciche parteciparono ai combattimenti. Questo costrinseMachen a rivendicare la natura di pura invenzionedel suo racconto, anche se egli non riuscì mai com-pletamente a cambiare l’ opinione pubblica sul tema. Tuttavia, nonostante la sua critica alle credenze popo-lari come lo spiritismo, Machen era affascinato dal-l’ esperienza mistica: era un visionario, fermamenteconvinto che la vita di tutti i giorni e gli oggetti comu-ni fossero il segno di qualcosa d’ altro e che nascon-dessero la chiave per accedere al grande enigma del-l’ esistenza. «Questo è il disegno del mio tappeto – scri-

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ANDREA FRANZONI

DOSSIER l’ inutile trincea

Nei racconti del visionario scrittore galle-se la guerra diventa sfondo ideale per laricerca mistica: di fronte al fallimentodella civiltà, l’uomo è nudo.

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partecipazione diretta delle divinità alle batta-glie degli uomini.5 In particolare Machen ricol-lega la miracolosa ritirata di Mons all’ altret-tanto leggendaria battaglia di Anzicourt(1415), che vide prevalere gli inglesi sui fran-cesi grazie all’ intervento di un corpo di arcieri.Nel racconto di Machen sono proprio i fanta-smi degli arcieri di Anzicourt che vengono insoccorso dell’ esercito inglese sotto la guidadello stesso San Giorgio. Questi appariranno auno dei soldati inglesi, colpito da un vero e pro-prio rapimento estatico: «come una lungaschiera di sagome rilucenti. […] uomini scolpi-ti nella luce che tendevano l’ arco e con ungrido facevano tintinnare frecce sibilanti con-tro le linee tedesche».6

L’ esplorazione mistica del dramma bellico con-tinua con La luce abbagliante, che riprende inlarga parte il tema de Gli arceri. Come il prota-gonista di quel racconto, anche il tenente Smithè colpito dall’ irruzione improvvisa del trascen-dente, che, come una scossa elettrica e un’ in -spiegabile dilatazione dei sensi, gli rivela unmondo trasfigurato, popolato da un grande

Nel già citato Gli arcieri, il racconto più famo-so di questo ciclo e quello che dà il titolo allaraccolta di racconti bellici pubblicata nel1915,4 lo scrittore gallese propone una versio-ne alternativa della Battaglia di Mons.Quest’ ultima fu il primo combattimento checoinvolse la British Expeditionary Force du-rante la Prima guerra mondiale sul fronteoccidentale. Il corpo di spedizione britannico,numericamente piccolo ma costituito da trup-pe esperte e ben addestrate, si scontrò nellalocalità di Mons il 23 agosto 1914 con l’ eser-cito tedesco impegnato nell’ invasione delBelgio e della Francia. La battaglia si conclu-se al tramonto del 24 agosto con la miracolosaritirata dell’ esercito inglese, che con l’ aiutodella cavalleria riuscì a sferrare una potenteazione di retroguardia concludendo con suc-cesso la ritirata e infliggendo contemporanea-mente un considerevole numero di perditeall’ esercito tedesco.Impressionato dalla vicenda, Machen lariprenderà inserendovi un tema noto nel mon-do antico e anche nella Scrittura: quello della

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sue truppe, la trasfigurazione degli elmi e dellelance dell’ immensa armata fantasma della suavisione. Egli comprenderà allora come l’ una el’ altra realtà, mondana e spirituale, faccianoparte di un movimento più vasto e ineffabileche lega misteriosamente il piano della storiaumana con quello dello spirito.

esercito vestito di armature lucenti e irricono-scibili. Con questo racconto Machen intendemostrare più approfonditamente l’ intreccio trastoria umana e storia sovrannaturale. La lorocomplementarietà apparirà in tutta la sua chia-rezza alla fine del racconto, quando il tenenteSmith riconoscerà, nell’ equipaggiamento delle

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Sui libri e nei racconti di famiglia

Abbiamo chiesto a un ragazzo del XXI secolo, che all’uni-versità si è avviato agli studi umanistici, di provare a dirci“in due cartelle” che idea si è fatto, sinora, della Primaguerra mondiale, e come. Questo è il suo contributo: che –lo suggeriamo alle generazioni più mature – va letto anchetra le righe…

Riscoprire la Prima guerra mondiale attraverso colte pagi-ne di storia mi ha restituito anzitutto tutta la forza degliaggettivi «prima» e «mondiale» con i quali la si caratteriz-za. Ma anche del sostantivo «guerra», se è vero che taleconflitto ha rimosso le condizioni per una pace duratura nelVecchio continente che parevano essere maturate neglianni di prosperità e benessere della Belle Époque.Non ho dubbi sul fatto che nella mente e nel cuore di tutticoloro che la combatterono o che ne furono semplicemen-te vittime inconsapevoli, la Prima guerra mondiale halasciato segni profondi e sentimenti contrastanti, ideali diespansione e nel contempo di profonda appartenenza. Èquanto ho dedotto dai molti intellettuali che, avendovipreso parte, si sono cimentati in scritti memorialistici: diaridi guerra, giornali di battaglia e in molti casi romanzi.Luoghi dell’anima attraverso i quali hanno raccontatoesperienze del fronte ed episodi quotidiani vissuti nellecittà a supporto delle compagnie militari. Quasi a sottoli-neare quanto il peso di tanto massacro, sedimentato neltempo, si sia impadronito dell’evoluzione della memoriadegli uomini e in qualche modo ne abbia irrimediabilmen-te segnato l’esistenza, molti di questi scritti sono statioggetto di ripetute revisioni da parte degli autori che, adistanzi di anni dall’epilogo della guerra, hanno sentito lanecessità di cambiarne più volte la stesura. In ciascuna di queste testimonianze si riconoscono diversee contrastanti concezioni della guerra. Mi sono imbattutonella discutibile visione della “guerra-avventura”, delconflitto come soluzione, come sola “igiene del mondo” diFilippo Tommaso Marinetti, o nel trascinante pensiero della

guerra come motivo di gioia, esaltazione e orgoglio nazio-nale dell’estremismo patriottico di Ardengo Soffici. Nonmancano tuttavia energiche dimostrazioni di condanna erifiuto dell’“inutile strage”, dure requisitorie ed esaltazio-ni pacifiste. Mentre una lettura più attenta ha fatto traspa-rire il sentimento intimo dell’autore a volte forte ma spessotormentato: le ferite più profonde che la Grande Guerra halasciato in eredità, non sono esclusivamente lacerazionifisiche, ma spesso segni permanenti di esperienze chehanno deteriorato e modificato equilibri psicologici e com-portamentali proiettati di riflesso nel tessuto sociale, comecertamente è accaduto a proposito del processo di emanci-pazione condotto dalle donne.Ma un ulteriore, strumento di analisi della vicenda bellicadi un secolo fa, anche se di diversa natura, mi è stato offer-to dalla possibilità di ascoltare storie e racconti di episodilegati a individui della mia famiglia e narrati, se non daidiretti interessati, da persone a loro molto vicine. Poterusufruire di tali testimonianze non solo ha confermato laconvinzione, già ben radicata dentro di me, che la guerrasia stata dispensatrice di tormenti e profonde sofferenzenegli animi di tutti coloro che vi si trovarono coinvolti, maha persino contribuito a farmi sperimentare, pur conun’incidenza forzatamente minore, quelle comuni sensa-zioni e quei laceranti stati d’animo vissuti sia dai soldatiimpegnati al fronte, sia da coloro che ne attendevano,fiduciosi e inquieti, il ritorno. In un’operazione che sipotrebbe definire di “sovrapposizione degli animi” hoavuto modo di sentire mia la paura per un ricongiungi-mento che può non verificarsi, l’ansia e l’angoscia provo-cate dal non sapere quale tipo di pericoli si possono mani-festare in qualunque momento e senza preavviso, la tenta-zione di fuggire per sempre da una vita dura e inutile comequella di trincea, di «disertare» il proprio presente per cer-care di rendere concreto il sogno utopistico di un’altra emigliore realtà.

ANDREA NUCCETELLI

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esse stava infatti il corpo di Cristo, probabil-mente nella forma di un ostia ma percepita dalsergente con le fattezze di un bambino. Come siscoprirà dalla lettura dei diari del soldato, ilprete e il bambino erano stati vittime della car-neficina compiuta dallo stesso Heinz nellachiesa di St. Lambart, distrutta nell’ estate del1915, e delle cui campane il sergente sentiva ilsuono nelle sue allucinazioni. Si scoprirà infi-ne che fu proprio Heinz a uccidere il sacerdotee a crocifiggere il bambino alla porta dellaChiesa. L’ orrore sconvolgente di questo avve-nimento viene riconosciuto dallo stesso soldatocome la manifestazione abbagliante della glo-ria di Dio, che si irradia attraverso il martiriodegli innocenti. Ma la Gloria può anche essereinsostenibile, e rivelare una colpa troppo gran-de per essere sopportata.

Tuttavia è con L’ ostensorio che Machenmostra più efficacemente la ricerca spiritualeche egli intende affrontare con i suoi raccontidi guerra. Il racconto inizia con la morteinspiegabile del sergente maggiore Karl Heinz,il quale, come folgorato, decede gridando«Gloria a Dio!»; sarà il ritrovamento del suodiario che rivelerà la sconvolgente verità che hacondotto il soldato alla morte. Procedendoverso uno stato allucinatorio sempre piùprofondo, Heinz era arrivato a vivere in duemondi,7 quello delle trincee e quello visionarioin cui un prete aureolato guidava una schieradi persone avvolte dal bagliore della santità econ in mano gigli bianchi. Come si scoprirà, ciòche portò alla morte il soldato fu la visione fina-le di ciò che il prete teneva tra le mani, alzatesopra la sua testa in un gesto consacratorio. In

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Torneranno i pratidi ErmannoOlmi (Italia, 2014),fotografie di scena di SimoneFalso

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Il tema dei martiri innocenti verrà ripresoanche ne I bambini felici (1920). Partito perconfutare la leggenda secondo cui un manipo-lo di tedeschi si sarebbe nascosto, a guerra fini-ta, in un rifugio sotterraneo nei pressi diMalton Head, il protagonista fa tappa aBanwick, città nota per i suoi antichi misteri.Durante la notte assiste alla processione dibambini verso la grande chiesa romanica chedomina la collina. Il protagonista è colpito inparticolare dal realismo delle ferite che copro-no i loro corpi e dalle ghirlande d’ alghe checingono le loro teste. Credendo di essersi im-battuto in una sacra rappresentazione, il prota-gonista scopre invece di aver assistito a unaapparizione di fantasmi nell’ atto di celebrare laFesta degli Innocenti, un’ antica e dimenticatacerimonia medievale. Egli si renderà alloraconto di aver visto veramente «il B ianco Ordinedegli Innocenti. […], i martiri dei campi della

Francia e delle Fiandre gioire mentre salivanoad ascoltare la Messa in loro onore nella lorodimora spirituale».8

Ne I l Terrore (1917) Machen porta infine acompimento la sua riflessione teologica sullaguerra. Rispetto ai già citati racconti, Il Ter -rore abbandona il patriottico misticismo delle“leggende” per assumere i toni di un thrillerpsicologico con elementi marcatamente fanta-stici e horror, più tipici dello scrittore gallese. Ilgenere di quest’ opera la inserisce dunque «nel-l’ alveo di quella particolare atmosfera psicoa-nalitica che con Freud muoveva i primi passiall’ inizio del Secolo».9

Il racconto narra la storia di un piccolo villag-gio nella campagna inglese, sconvolto da unaserie di strani omicidi che non trovano spiega-zione evidente. Molto prima del racconto diDaphne du Maurier, Gli Uccelli (1952) – resopopolare nel 1963 dall’ omonimo film di Alfred

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Torneranno i pratidi ErmannoOlmi (Italia, 2014),fotografie di scena di SimoneFalso

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Hitchcock – all’ origine del terrore evocato daMachen si scoprirà essere un’ insurrezionesilenziosa degli animali, coalizzatisi per ucci-dere gli umani senza pietà. Le più terribili sonole falene, riunite in sciame, che soffocanochiunque incontrano e si presentano come unanube luminosa che suggerisce in chi la vedel’ idea della divinità. La ribellione degli anima-li rimane inspiegabile e improvvisamentecessa, ma una possibile interpretazione arrivadalla voce di uno dei protagonisti: l’ umanità,mettendo tutto il suo impegno nello sviluppo ditecniche sempre più raffinate per uccidere ipropri simili nella guerra mondiale, ha rinun-ciato definitivamente alla sua dimensione spi-rituale. Spirituale, per Machen, non significa né «buo-no» né «morale», ma indica ciò che propria-mente distingue l’ uomo dalla bestia o più ingenerale dal piano della natura.10

Abbandonando questo elemento, l’ uomo hacosì abdicato al suo trono, al ruolo di domina-tore della creazione, lasciando la natura in unostato primordiale di caos e anarchia. Qui ilTerrore, rivelatosi attraverso l’ azione dellanatura, va interpretato come una sorta di giu-dizio apocalittico, che rivela all’ uomo l’ im-mutabilità delle leggi eterne che governano ilnostro piano d’ esistenza, di fronte alle qualiegli rimane solo e nudo.I racconti di guerra di Machen, come del restotutta la sua opera, vanno considerati come unareazione nei confronti di quelle “grandi narra-zioni” come la religione, la cultura, la scienzae la tecnica; passate attraverso il processo disecolarizzazione iniziato in epoca tardo-medie-vale, esse si erano sempre più irrigidite nellaloro pretesa normativa perdendo così la loroforza vitale. Tale forza consiste precisamente,secondo Machen, nella capacità di suggerire lapresenza del mistero insito nel reale. Non acaso, Machen anticipa quel filone della lettera-tura fantastica anglosassone che troverà in J .Stephens, C.S. Lewis e J .R.R. Tolkien i suoi epi-

goni: tutti autori accomunati dal tentativo dicreare una nuova mitografia del cristianesimoin chiave post-evangelica.In un momento epocale e drammatico come fula Prima guerra mondiale, Machen avevainfatti percepito che proprio il cristianesimo –che più di ogni altro avrebbe dovuto possedereuna forza liberante nei confronti del pensierodi matrice materialista, poiché «religione delmistero» – aveva invece contribuito ad alimen-tare il processo di disgregazione sociale e cul-turale di cui il conflitto era l’ ultimo atto. I racconti di guerra di Machen sono dunque inprimo luogo, come lui stesso scriveva, una cri-tica a una parte della Chiesa inglese, la qualeaveva abbandonato la sua missione di «profon-da e dolorosa spiritualità» in favore di «unamorale da due soldi trasformando così il vinodegli angeli e il pane celeste in birra allo zenze-ro e biscotti».11

NOTE1 Molti elementi della sua opera si ritrovano in autoricontemporanei come Stephen King, Clive Barker, NeilGaiman, Ray B radbury e Guillermo del Toro.2 A. MACHEN, L’ avventura londinese o l’ arte del vaga-bondaggio, Giovanni Tranchida Editore, Milano 2004.3 L’ emat YHWH ad esempio è il «terrore di Dio» cheYHWH può inviare sulla terra: Cf. Es 23, 27.4 A. MACHEN, The Bowman and other legends of thewar, the ‘ Rnlckerbocker Dress’ , New York-London,1915.5 A. MACHEN, «Introduzione» in Gli arceri e altre leg-gende di guerra, Il terrore, Miraviglia Editore, ReggioEmilia 2008, p. 19.6 A. MACHEN, «Gli Arceri» in Gli arceri e altre leggen-de di guerra, Il terrore, p. 30.7 A. MACHEN, Gli arceri e altre leggende di guerra, Ilterrore, p. 45.8 A. MACHEN, «I bambini felici» in ID Oltre la soglia,Tranchida Editori, Milano 1993, p. 75.9 Cf. «Prefazione» di NOÈ I. ROCCHI in A. MACHEN, Gliarceri e altre leggende di guerra, Il terrore, MiravigliaEditore, Reggio Emilia 2008, p. 11.10 A. MACHEN, «Il Terrore» in Gli arceri e altre leggen-de di guerra, Il terrore, p. 207.11 Cf. «Introduzione» in A. MACHEN, Gli arceri e altreleggende di guerra, Il terrore, p. 26.

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