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STUDI Ε TESTI 423 MIS CELLANEA IWBLJ{OTHECAE ΛΡΟ S ΙΟ L Ι C ΑΕ VATICAiEE XI CITTA DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA 2004 STUDI E TESTI 423 MISCELLANEA BIBLIOTHECAE APOSTOLICAE VATICANAE XI CITTÀ DEL VATICANO Biblioteca Apostolica Vaticana 2004

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XI (Studi e testi, 423)

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STUDI Ε TESTI

423

MIS CELLANEA IWBLJ{OTHECAE

ΛΡΟSΙΟLΙCΑΕ VATICAiEE

XI

CITTA DEL VATICANO

BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

2004

STUDI E TESTI

423

MISCELLANEA BIBLIOTHECAE

APOSTOLICAE VATICANAE

XI

CITTÀ DEL VATICANO

Biblioteca Apostolica Vaticana

2004

Pubblicazione curata dalla

Commissione per l'editoria della Biblioteca Apostolica Vaticana:

S.Em. Card. Jean-Louis Tauran Raffaele Farina

Giancarlo Alteri

Marco Buonocore (Segretario)

Ambrogio M. Piazzoni (Presidente)

William Sheehan

Paolo 1jan

Biblioteca Apostolica Vaticana — CIP

Biblioteca apostolica vaticana

MLiscellanea Bibliothecae Apostohcae Vaticanae. XL — Città dei Vaticano: Biblioteca apostolica vaticana, 2004.

699 p. : iii. (pt. color.) ; 26 cm. — (Studi e Testi; 423) Comprende riferimenti bibliografici. ISBN 88-210-0753-7

Stampato con il contributo dell'associazione American Friends of the Vatican Library

Ρroρrietό letteraria ri servata

i Biblioteca Apostolica Vaticana, 2004

ISBN 88-210-0753-7

Pubblicazione curata dalla

Commissione per l'editoria della Biblioteca Apostolica Vaticana:

S.Em. Card. Jean-Louis Tauran Raffaele Farina Giancarlo Alteri Marco Buonocore (Segretario) Ambrogio M. Piazzoni (Presidente) William Sheehan Paolo Vian

Biblioteca Apostolica Vaticana - CIP

Biblioteca apostolica vaticana

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae. XI, - Città del Vaticano : Biblioteca apostolica vaticana, 2004.

699 p. : ili. (pt. color.) ; 26 cm. - (Studi e Testi ; 423) Comprende riferimenti bibliografici. ISBN 88-210-0753-7

Stampato con il contributo dell'associazione American Friends of the Vatican Library

Proprietà letteraria riservata © Biblioteca Apostolica Vaticana, 2004

ISBN 88-210-0753-7

SOMMARIO

Α. ΒλLLΑRrn1Ι, La distruzione deΠ'abside deΠ'anticο San Pietro e la tradi-zione iconografica dei mosaico Innocenziano tra la fine dei sec. XVI e 11 sec. ΧΙΤΗ 7

Μ. Ε. BERTOLDI — Α. MANFREDI, San Lorenzo in Lucina, Jean Le Jeune, Jean Jouffroy. Libri e monumenti tra Italia e Francia a me& dei secoloXi 81

Μ. BuoiocoRE, Inediti di Theodor Mommsen nei fondo Αυtοgraj9 Pci- tetta 209

Ρ. CΗ RurnνΙ, Una nuova ricetta in volgare per rigare la pagina (secolo XV) 241

Ε. DE LucA, Il Vat. lat. 3 140 e la storia dei testo di Tibullo 259 R. Fλκiνλ S.D.B., «Splendore veritatis gaudet Ecclesia». Leone XflI e la

Biblioteca Apostolica Vaticana 285 J. FΟHLEN, La tiare et ie bonnet. Quelques portraits des papes aux ΧVe et

χ je sicles 371

Μ. Μ. GoRMAN, The Oldest Book List from St Peter's 383

CH. Μ. GRAFINGER, Beziehungen zwischen Vatikanischer Bibliothek und

Deutschem Historischem Institut 399

CH. Μ. GRAPINGER, Die Handschriften und Irikunabein des Kardinal Jor- ge da Costa in der Vatikanischen Bibliothek 413

R. HISSE' ΈΕ, Des ώditions humanistes GυiΠaυme de Luna? Le cas du commentaire d'Ανerros sur les PrYdicaments de Urb. lat. 221 423

B. JrnA, Il Fondo Matrici del Gabinetto delle Stampe deΠa Biblioteca Apostolica Vaticana: interventi di restauro e Conservazione 471

Α. Μ. PIEMONTESE, L'ambasciatore di Persia presso Federico da Monte- feltro, Ludovico Borioniense O.F.M. e il cardinale Bessarione 539

D. V. PRovERBIo, Orientalia medica e codicibus vaticanis. Acefali, ade- spoti e negletti: una prima ricognizione 567

D. V. PROVERBIO, Turco-syriaca. Un caso estremo di sincretismo lingui-stico e religioso: I libri di Tommaso ιιrr'Ρf da Edessa (XViII sec.) nella biblioteca portativa di Tommaso Caldeo da Αlqδζ 583

O. RAINEiu, Aethiopica Bibliothecae Apostolicae Vaticanae 637

RMNEIu — TEDR0s ABRAHA, La versione etiopica della BοΠa Ineffabilis di Pio IX 653

TusoR, Due relazioni di Gaspare Mattei nunzio apostolico a Vienna dello stato «delle cose» e di religione nel regno d'Ungheria (1639) 671

Indice dei manoscritti e delle fonti archivistiche 691

Indice degli esemplari a stampa 701

SOMMARIO

A. Ballardini, La distruzione dell'abside dell'antico San Pietro e la tradi- zione iconografica del mosaico Innocenziano tra la fine del sec. XVI e il sec. XVII 7

M. E. Bertoldi - A. Manfredi, San Lorenzo in Lucina, Jean Le Jeune, Jean Jouffroy. Libri e monumenti tra Italia e Francia a metà del secolo XV 81

M. Buonocore, Inediti di Theodor Mommsen nel fondo Autografi Pa- tetta 209

P. CHERUBINI, Una nuova ricetta in volgare per rigare la pagina (secolo XV) 241

E. De Luca, Il Vat. lat. 3140 e la storia del testo di Tibullo 259 R. Farina S.D.B., «Splendore veritatis gaudet Ecclesia». Leone XIII e la

Biblioteca Apostolica Vaticana 285 J. Fohlen, La tiare et le bonnet. Quelques portraits des papes aux XVe et

XVIe siècles 371 M. M. Gorman, The Oldest Book List from St Peter's 383 Ch. M. Grafinger, Beziehungen zwischen Vatikanischer Bibliothek und

Deutschem Historischem Institut 399 Ch. M, Grafinger, Die Handschriften und Inkunabeln des Kardinal Jor-

ge da Costa in der Vatikanischen Bibliothek 413 R. Hissette, Des éditions humanistes à Guillaume de Luna? Le cas du

commentaire d'Averroès sur les Prédicaments de Urb. lat. 221 423 B. Jatta, Il Fondo Matrici del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca

Apostolica Vaticana: interventi di restauro e Conservazione ' 471 A. M. Piemontese, L'ambasciatore di Persia presso Federico da Monte-

feltro, Ludovico Bononiense O.F.M. e il cardinale Bessarione 539 D. V. Proverbio, Orientalia medica e codicìbus vaticanis. Acefali, ade-

spoti e negletti; una prima ricognizione 567 D. V. Proverbio, Turco-syriaca. Un caso estremo di sincretismo lingui-

stico e religioso: I libri di Tommaso Sarràf da Edessa (XVIII sec.) nella biblioteca portativa di Tommaso Caldeo da Alqôg 583

O. Raineri, Aethiopica Bibliothecae Apostolicae Vaticanae 637 O. Raineri - Tedros Abraha, La versione etiopica della Bolla Ineffabilis

di Pio IX 653 P. Tusor, Due relazioni di Gaspare Mattei nunzio apostolico a Vienna

dello stato «delle cose» e di religione nel regno d'Ungheria (1639) ... 671

Indice dei manoscritti e delle fonti archivistiche 691

Indice degli esemplari a stampa 701

ANTONF'LLA BALLARDINI

LA DISTRUZIONE DELL'ABSIDE DELL'ANTICO SAN PIETRO E LA TRADIZIONE

ICONOGRΑFICA DEL MOSMCO INNOCENZIANO TRA LA FINE DEL SEC. XVI E IL SEC. XVII

a Lanfranco Book

Di Roma Ii 12 di settembre 1592. Sono 350 anni che fu fatta la Cappella delli Apostoli in San Pietro et ora, nel disfarla per ridurla alla moderna archi-tettura dl quella Basilica, si trovata tra il mosaico et il muro una grossa spi-ga di grano, postavi a caso con la paglia che si suole mettere in simili opere, la quale si conservata, bella et illesa, anchora con tutti li suoi grauem; et sendo stata portata a Sua San-11th mostrb di gradirla molto et sgranatala vi trovb dentro 120 grani, de quali, come cosa maravigliosa, ne ha mandati uno per uno slil Cardinali et Ambasciatori de Principi che l'hanno preso con molta sodisfazione et riverenza, discorrendo perb alcuni astanti che questo sia un segno dell& grandissima abbondanza che siamo per havere sotto questo santo et buono Pastore.

Annotata tra gli Avvisi di Roma dell'amio 1592 1 , primo dei pontificato di Clemente ΝΙΠ Aldobrandini (1592-1605), la notizia dei rinvenimento di una spiga di grano nell'arriccio dei mosaico absidale di San Pietro in Vaticano, attesta ii riferimento cronologico — 12 settembre 1592 — pui prossimo allo smantellamento della tribuna costantiniana, che dieci gior-ni pin tardi risulta completamente atterrata 2.

Abbreviazioni ricorrenti: ARFSP = Archivio della Reverenda Fabbrica di San Pietro ASR = Archivio di Stato di Roma ASΝ = Archivio Segreto Vaticano ΒΑΝ = Biblioteca Apostolica Vaticana BNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Devo un ringraziamento particolare a Margherita Fratarcangeli e a Giulio Irmieri Elia.

Cfr. BAN, Urb. lat. 1060 (parte II), f. 551r. Perla serie degli Avvisi di Roma i. J. DELU-MEAU, Vie έcοnοmiqυe et sociale de Rome dans la seconde moitiY du ΧΝΙ sicΙe, (Biblio-thqυe des Έcοles Ρran'aises d'Αthnes et de Rome, 184), Paris 1957, pp. 25-36.

2 V oltre nel testo il riferimanto a BAI, Vat, lat. 12291, f. 89ν. La documentazione del-l'Archivio della Fabbrica di San Pietro per l'anno 1592 e in generale per gli asini del pontili-

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, ctts dei vatkano 2004, pp. 7-80.

ANTONELLA BALLARDINI

LA DISTRUZIONE DELL'ABSIDE

DELL'ANTICO SAN PIETRO E LA TRADIZIONE

ICONOGRAFICA DEL MOSAICO INNOCENZIANO

TRA LA FINE DEL SEC. XVI E IL SEC. XVII

a Lanfranco Book

Di Roma li 12 di settembre 1592. Sono 350 anni che fu fatta la Cappella delli Apostoli in San Pietro et ora, nel disfarla per ridurla alla moderna archi- tettura di quella Basilica, si è trovata tra il mosaico et il muro una grossa spi- ga di grano, postavi a caso con la paglia che si suole mettere in simili opere, la quale si è conservata, bella et illesa, anchora con tutti li suoi granelli; et sendo stata portata a Sua Santità mostrò di gradirla molto et sgranatala vi trovò dentro 120 grani, de quali, come cosa maravigliosa, ne ha mandati uno per uno alli Cardinali et Ambasciatori de Principi che l'hanno preso con molta sodisfazione et riverenza, discorrendo però alcuni astanti che questo sia un segno della grandissima abbondanza che siamo per bavere sotto questo santo et buono Pastore.

Annotata tra gli Avvisi di Roma dell'anno 15921, primo del pontificato di Clemente Vili Aldobrandini (1592-1605), la notizia del rinvenimento di una spiga di grano nell'arriccio del mosaico absidale di San Pietro in Vaticano, attesta il riferimento cronologico — 12 settembre 1592 — più prossimo allo smantellamento della tribuna costantiniana, che dieci gior- ni più tardi risulta completamente atterrata2.

Abbreviazioni ricorrenti: ARFSP = Archivio della Reverenda Fabbrica di San Pietro ASR = Archivio di Stato di Roma ASV = Archivio Segreto Vaticano BAY = Biblioteca Apostolica Vaticana BNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Devo un ringraziamento particolare a Margherita Fratarcangeli e a Giulio Manieri Elia. 1 Cfr. BAV, Urb. lat. 1060 (parte II), f. 551r. Per la serie degli Avvisi di Roma v. J. Delu-

meau. Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, (Biblio- thèque des Écoles Françaises d'Athènes et de Rome, 184), Paris 1957, pp. 25-36.

2 V. oltre nel testo il riferimanto a BAV, Vat. lat. 12291, f. 89v. La documentazione del- l'Archivio della Fabbrica di San Pietro per l'anno 1592 e in generale per gli anni del pontifl-

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 7-80.

MARIA ELENA BERTOLD' - ANTONIO MANFREDI

SAN LORENZO IN LUCINA, JEAN LE JEUNE, JEAN JOUFFROY

LIBRI Ε MONUMENTI TRA ITALIA Ε FRANCIA A ΜΕΤΑ DEL SECOLO XV*

I

Maria Elena Bertoldi

ARCHEOLOGIA, ARCHIVI E BIBLIOTECHE A ROMA: IL CASO DI SAN LORENZO IN LUCIlA

1. Stato delici basilica rispetto agli scavi archeologici

Tra gli anni 1982 e 1995 si sono svolte alcune campagne di scavo nel-l'area dell'antica basilica di San Lorenzo in Lucina che sorge in Roma nell'isolato compreso tra l'omonima piazza, via dei Corso, via in Lucina e via di Campo Marzio. Da queste ricerche nato l'impulso a un'indagine approfondita delle fonti soprattutto vaticane, sia archivistiche che libra-rle, sulla chiesa e a un esame incrociato con i risultati degli scavi1 : tale

* Una prima, 1311'1 breve, redazione inglese, orale e poi scritta, stata data di questo la-

loro 1fl una prestigiosa occasione: le giornate celebrative per i 75 aimΙ dell'Istituto Svedese di Studi Classici in Roma, tenutesi nel settembre del 2001; il testi inglese, cui rimandiamo per molti riferimenti, 6 ora uscito presso l'Istituto svedese di studi classici in Roma con il titolo: A. MANFREDI, San Lorenzo in Lucina, Jean Le Jeune, Jean Jouffroy and the Search for Manuscripts in France during the Papacy of Nicholas Ν (1337-1451), with a note by Μ. E. EERTOLDI, The Recognition ofJean Le Jeunets Tomb and ofthe Chapel ofSt. John the Baptist in San Lorenzo in Lucina in Rome, in Opuscule Romana 28 (2003), pp. 7-34. Un ringra-ziamento comune va ad Aime-Marie Leander che ha fatto suo il tema per le celebrazioni armiversarie dell'istituto che allora dirigeva, a D. Raffaele Farina, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, che, presente alle celebrazioni, ci ha incoraggiati a rivedere e ampliare la ricerca. Un ricordo riconoscente va a P. Leonard Ε. Boyle, OP, nel cui nome e sotto il cui magistero 6 iniziato il confronto dl risultati e metodi che hanno portato a queste pagine.

Nell'ottica di quanto il titolo esprime, riprendo qui argomenti già affrontati altrove in pitι occasioni: Μ. E. BERTOLD', L'area archeologica di S. Lorenzo in Luciria, in Bollettino di Archeologia, 13-15 (1992), pp. 127-134; S. Lorenzo in Lucina, Roma [1994] (Istituto di Studi Romani. Le chiese di Roma illustrate, n. s. 28), di cui 6 in allestimento una nuova edizione aggiornata; Hugo de Eves/mm. Tracce sulla pietra di un cardinale inglese a Roma (1281-1287), in Ab Aquilone. Nordic Studies in Honour and Memory of Leonard Boyle, O.P., a cura

Miscellanea Bibliotliecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città dei Vaticani 2004, pp. 81-207.

MARIA ELENA BERTOLDI - ANTONIO MANFREDI

SAN LORENZO IN LUCINA, JEAN LE JEUNE,

JEAN JOUFFROY

LIBRI E MONUMENTI TRA ITALIA E FRANCIA A METÀ DEL SECOLO XV*

I

Maria Elena Bertoldi

ARCHEOLOGIA, ARCHIVI E BIBLIOTECHE A ROMA: IL CASO DI SAN LORENZO IN LUCINA

1. Stato della basilica rispetto agli scavi archeologici

Tra gli anni 1982 e 1995 si sono svolte alcune campagne di scavo nel- l'area dell'antica basilica di San Lorenzo in Lucina che sorge in Roma nell'isolato compreso tra l'omonima piazza, via del Corso, via in Lucina e via di Campo Marzio. Da queste ricerche è nato l'impulso a un'indagine approfondita delle fonti soprattutto vaticane, sia archivistiche che libra- rie, sulla chiesa e a un esame incrociato con i risultati degli scavi1: tale

* Una prima, più breve, redazione inglese, orale e poi scritta, è stata data di questo la- voro in una prestigiosa occasione: le giornate celebrative per i 75 anni dell'Istituto Svedese di Studi Classici in Roma, tenutesi nel settembre del 2001; il testo inglese, cui rimandiamo per molti riferimenti, è ora uscito presso l'Istituto svedese di studi classici in Roma con il titolo: A. Manfredi, San Lorenzo in Lucina, Jean Le Jeune, Jean Jouffroy and the Search for Manuscripts in France during the Papacy of Nicholas V (1337-1451), with a note by M. E. Bertoldi, The Recognition of Jean Le Jeune's Tomb and of the Chapel of St. John the Baptist in San Lorenzo in Lucina in Rome, in Opuscula Romana 28 (2003), pp. 7-34. Un ringra- ziamento comune va ad Anne-Marie Leander che ha fatto suo il tema per le celebrazioni anniversarie dell'istituto che allora dirigeva, a D, Raffaele Farina, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, che, presente alle celebrazioni, ci ha incoraggiati a rivedere e ampliare la ricerca. Un ricordo riconoscente va a P. Leonard E. Boyle, OP, nel cui nome e sotto il cui magistero è iniziato il confronto di risultati e metodi che hanno portato a queste pagine.

1 Nell'ottica di quanto il titolo esprime, riprendo qui argomenti già affrontati altrove in più occasioni: M. E. Bertoldi, L'area archeologica di S. Lorenzo in Lucina, in Bollettino di Archeologia, 13-15 (1992), pp. 127-134; S. Lorenzo in Lucina, Roma [1994] (Istituto di Studi Romani. Le chiese di Roma illustrate, n. s. 28), di cui è in allestimento una nuova edizione aggiornata; Hugo de Evesham. Tracce sulla pietra di un cardinale inglese a Roma (1281- 1287), in Ab Aquilone. Nordic Studies in Honour and Memory of Leonard Boyle, O.P., a cura

Miscellanea Bìbliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 81-207.

MARCO BUONOCORE

INEDITI DI THEODOR MOMISEN NEL FONDO AUTO GRAFI PATETTA

Μ già nutrito raccolto di lettere di Theodor Mommsen (1817-1903) da me operato tra i fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana e portato all'attenzione degli studiosi in precedenti lavori1 posso ora aggiungere altri dieci autografi mommseriiani redatti in im arco di tempo compreso fra gli amii 1845 e 1888 (quattro lettere, quattro biglietti e due cartoline postali), che ho reperito durante un occasionale e quanto mai fortunato scandaglio degli Autografi Patetta conservati nella medesima biblioteca2. Sono documenti inviati a Luigi Maria Bruzza, Giuseppe d'Errico, Nenni Ferri, Giuseppe Fiorelli, Gaspare Gonresio e Joseph Millier: li propongo cronologicamente, trascritti nella loro interezza attenendomi con assolu-ta fedeltà agli originali anche per quanto attiene alle partιcolarit grafi-che, la punteggiatura, l'uso delle maiuscole e degli accenti, raggruppan-doli per destinatari, con quelle note di commento necessarie per un ρίiι corretto inquadramento storico-antiqua rio.

Ι Μ. BuO1Oc0RE, Miscellanea epigraphica e codicibus Bibliothecae Vaticanae. Χ. - 42: Lettere di Theodor Mommsen a Rodolfo Lanciani (Vat. lat. 13037, 13042), «Epigraphica» 58 (1996), pp. 115-130; Nel centenario della morte di Theodor Mommsen. Le sue lettere nel fondo Autografi Ferrajoli della Biblioteca Vaticana, «Misc. Bibi. Vat.» 10 (2003) (Studi e Testi, 416),

pp. 75-117; Miscellanea epigraphica e codicibus Bibliothecae Vaticanae. XVII. - 71: Dall'epi-stolarlo di Theodor Mommsen alla Vaticana, «Epigraphica» 65 (2003), pp. 215-227; Theodor Mommsen e gli studi sul mondo antico. Dalle sue lettere conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Universitό di Roma «La Sapienza». Pubblicazioni dell'istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell'Oriente Mediterraneo, 69), Napoli 2003. Α quest'ultima pubblicazione rimando il iettore per ogni riferimento bio-bibliografico su Mommsen.

2 Fondo prende il nome da Federico Patetta (1867-1945), professore di diritto a Tori-no e a Roma nonchό storico di diritto italiano (vd. il Ricordo di Federico Patetta, Cairo Mon-tenotte 1952, a cura dei «Cenacolo Cairese di cultura»), il quale Ιasciδ alla Biblioteca Vati-cana anche la sua ricca collezione di 4688 manoscritti greci, latini, italiani e francesi (6 di-sponibile un inventario dattiloscritto redatto da L. DuvAL-AR10uLD - Μ. LEBRETON - A.

PAiiAviciiz BAGLIANI: cat. ins. 438, 1-8). Gli ΑutοgraΓ Patetta sono attualmente in corso di catalogazione: i contenitori consultabm (168, sino a Capellis) sono descritti in cinque volu-mi di Inventario a cura di L. MOnELLO - L. FloRAr - 11. SULIS [1977-1990; BAI, cat, ins. 440 (1-5)]. Nella trascrizione dei documenti in francese ed in tedesco, per sciogliere alcuni dubbi sono ricorso rispettivamente a Mons. Paul Canart e a Christine Maria Grafinger, ad Aima Maria Voci con Adaibert Roth.

lisce/Linea Bibliothecae Ap σstol/cae VaIicanae, XI, Citta dei Vaticano 2004, pp. 209-240.

MARCO BUONOCORE

INEDITI DI THEODOR MOMMSEN

NEL FONDO AUTOGRAFI PATETTA

Al già nutrito raccolto di lettere di Theodor Mommsen (1817-1903) da me operato tra i fondi della Biblioteca Apostolica Vaticana e portato all'attenzione degli studiosi in precedenti lavori1 posso ora aggiungere altri dieci autografi mommseniani redatti in un arco di tempo compreso fra gli anni 1845 e 1888 (quattro lettere, quattro biglietti e due cartoline postali), che ho reperito durante un occasionale e quanto mai fortunato scandaglio degli Autografi Patetta conservati nella medesima biblioteca2. Sono documenti inviati a Luigi Maria Bruzza, Giuseppe d'Errico, Nerino Ferri, Giuseppe Fiorelli, Gaspare Gorresio e Joseph Miiller: li propongo cronologicamente, trascritti nella loro interezza attenendomi con assolu- ta fedeltà agli originali anche per quanto attiene alle particolarità grafi- che, la punteggiatura, l'uso delle maiuscole e degli accenti, raggruppan- doli per destinatari, con quelle note di commento necessarie per un più corretto inquadramento storico-antiquario.

1 M. BUONOCORE, Miscellanea epigraphica e codicibus Bibliothecae Vaticanae. X. - 42: Lettere di Theodor Mommsen a Rodolfo Lanciani (Vat. lat. 13037, 13042), «Epigraphica» 58 (1996), pp. 115-130; Nel centenario della morte di Theodor Mommsen. Le sue lettere nel fondo Autografi Ferrajoli della Biblioteca Vaticana, «Mise. Bibl. Vat.» 10 (2003) {Studi e Testi, 416), pp. 75-117; Miscellanea epigraphica e codicibus Bibliothecae Vaticanae. XVIL - 71: Dall'epi- stolario di Theodor Mommsen alla Vaticana, «Epigraphica» 65 (2003), pp. 215-227; Theodor Mommsen e gli studi sul mondo antico. Dalle sue lettere conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana {Università di Roma «La Sapienza». Pubblicazioni dell'Istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell'Oriente Mediterraneo, 69), Napoli 2003. A quest'ultima pubblicazione rimando il lettore per ogni riferimento bio-bibbografico su Mommsen.

2 II Fondo prende il nome da Federico Patetta (1867-1945), professore di diritto a Tori- no e a Roma nonché storico di diritto itabano (vd. il Ricordo di Federico Patetta, Cairo Mon- tenotte 1952, a cura del «Cenacolo Cairese di cultura»), il quale lasciò aba Biblioteca Vati- cana anche la sua ricca cobezione di 4688 manoscritti greci, latini, itabani e francesi (è di- sponibbe un inventario dattiloscritto redatto da L. Duval-Arnould - M. Lebreton - A. Paravicini Bagliani: cat. ms. 438, 1-8). Gli Autografi Patetta sono attualmente in corso di catalogazione: i contenitori consultabib (168, sino a Capellis) sono descritti in cinque volu- mi di Inventario a cura di L. MORELLO - L. FlORANI - U. Sulis [1977-1990; BAV, cat. ms. 440 (7-5)]. Nella trascrizione dei documenti in francese ed in tedesco, per sciogliere alcuni dubbi sono ricorso rispettivamente a Mons. Paul Canari e a Christine Maria Graflnger, ad Anna Maria Voci con Adalbert Roth.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 209-240.

PAOLO CHERUBINI

UNA NUOVA RICETTA IN VOLGARE PER RIGARE LA PAGINA (SECOLO XV)*

Le ricette medievali per l'impaginazione di manοscrιtti finora note, cοm'È stato ribadito piii volte anche di recente, sono talmente poche che arrivano a contarsi sulle dita di una sola mano. Oltre alle due in latino sempre citate — una del Χ secolo, proveniente dalla biblιotca dell'abba-zia di Saint-Remi a Reims e conservata nel codice Paris, ΙιblΙοthque Nationale de France, lat. 11.884; l'altra dei XV, trdita nel codice Ihn-chef, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 7•7751 nοnché ai cosiddetto `diaframma' di Villard de Honnecourt del secolo ΧΠΙ, conservato nel codice Paris, Βibliothque Nationale de France, lat. 19.0932 (se si pub parlare in questo caso di vera e propria ricetta), ne abbiamo solo una d'ambiente arabo dei XIII secolo dove si fa espressa menzione del com-passo3 mentre non se ne conoscono d'ambito bizantino. Una quinta ri-cetta, infine, del matematico e ingegnere cinquecentesco Sigismondo Fanti, sulla quale si tοrnerà in seguito, solo in tempi recentissimi stata proposta da Maria Luisa Agati all'attenzione dei codicοlogι4.

Per questo mi sembrato di notevole interesse il rinvenimento di una nuova ricetta quattrocentesca in volgare vergata sul foglio dl guardia di

* 11 lavoro si svolto nell'ambito di una ricerca su «Ι libri d'abaco dei secoli XIV e XV e l'uso della mercantesca» finanziata con fondi ex quota 60% delΙ'Unινersitό degli Studi di Ρa-lenizo per gli anni 1998 e 1999.

Ι Dei due testi, e in generόΙe dei problema delle ricette per la rigatura deHa pagina, mi limito a segnalare la bibliografia pitι recente: Μ. Μλνιλcτ, Ricette di costruzione della pagι-na nei manoscritti greci e latini, in Scriptorium 49 (1995), pp. 16-41; G. ΜΕ[cΙ, L'impagina-zione nel rotolo e nel codice: alcune note, irι Akten des 21. Internationalen Papyrologenkon-gresses, Berlin 13-18 August 1995, hrsg. von Β. ΚRλΜΕR, W. LUPPE, Η. ΜΕΗLΕR und G. POETHEE, Leipzig 1997 (Archiv für Papyrusforschmig. Beiheft, 3), II, pp. 682-690; Μ. ΜΑνΙλα, Archeologia del manoscritto. Metodi, problemi, bibliografia recente Roma 2002 (Ι libri di Viella, 34), pp. 107-110; Μ. L. AGATI, Ιl libro manoscritto. Introduzione alla codicolo-gia, Roma 2003 (Studia archaeologica, 124), pp. 229-235.

2 Illustrato da J. TSHICHOLD, Non-arbitra?y proportion of page and type-drea, in Calligra-phy and Paleography, London 1965, pp. 179-191.

3 F. DEROCHE, avec la collaboration de A. BERTHIER, 1.-G. GUESDON, B. GTJINEAU, F. RIcHAlu), A. VERNAY-N0TJRJ et J. Vazm, Manuel de codicologie des manuscrits en écriture arabe, Paris 2000 (Ludes et recherches), cit. in Μλνιλcι, Archeologia cit., p. 108.

4 Αωατ, Ιl libro manoscritto cit., pp. 229-232.

Misceflanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Cittii dei vaticano 2004, ρρ. 241-258 .

PAOLO CHERUBINI

UNA NUOVA RICETTA IN VOLGARE

PER RIGARE LA PAGINA (SECOLO XV)*

Le ricette medievali per l'impaginazione di manoscritti; finora note, com'è stato ribadito più volte anche di recente, sono talmente poche che arrivano a contarsi sulle dita di una sola mano. Oltre alle due in latino sempre citate — una del X secolo, proveniente dalla biblioteca dell'abba- zia di Saint-Remi a Reims e conservata nel codice Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 11.884; l'altra del XV, tràdita nel codice Miin- chen, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 7.7751 — nonché ài cosiddetto 'diaframma' di Villard de Honnecourt del secolo XIII, conservato nel codice Paris, Bibliothèque Nationale de France, lat. 19.0932 (se si può parlare in questo caso di vera e propria ricetta), ne abbiamo solo una d'ambiente arabo del XIII secolo dove si fa espressa menzione del com- passo3 mentre non se ne conoscono d'ambito bizantino. Una quinta ri- cetta, infine, del matematico e ingegnere cinquecentesco Sigismondo Fanti, sulla quale si tornerà in seguito, solo in tempi recentissimi è stata proposta da Maria Luisa Agati all'attenzione dei codicologi4.

Per questo mi è sembrato di notevole interesse il rinvenimento di una nuova ricetta quattrocentesca in volgare vergata sul foglio di guardia di

* Il lavoro si è svolto nell'ambito di una ricerca su «I libri d'abaco dei secoli XIV e XV e l'uso della mercantesca» finanziata con fondi ex quota 60% dell'Università degli Studi di Pa- lermo per gli anni 1998 e 1999.

1 Dei due testi, e in generale del problema delle ricette per la rigatura della pagina, mi limito a segnalare la bibliografìa più recente: M. MANIACI, Ricette di costruzione della pagi- na nei manoscritti greci e latini, in Scriptorium 49 (1995), pp. 16-41; G. Menci, L'impagina- zione nel rotolo e nel codice: alcune note, in Akten des 21. Intemationalen Papyrologenkon- gresses, Berlin 13-18 August 1995, hrsg. von B. Kramer, W. Loppe, H. Mâehler und G. POETHKE, Leipzig 1997 (Archiv ftir Papyrusforschung. Beiheft, 3), II, pp. 682-690; M. Maniaci, Archeologia del manoscritto. Metodi, problemi, bibliografia recente', Roma 2002 (I libri di Viella, 34), pp. 107-110; M. L. Acati, Il libro manoscritto. Introduzione alla codicolo- gia, Roma 2003 (Studia archaeologica, 124), pp. 229-235.

2 Illustrato da J. TSHICHOLD, Non-arbitrary proportion of page and type-area, in Calligra- phy and Paleography, London 1965, pp. 179-191.

3 F. DEROCHE, avec la collaboration de A. Berthier, M.-G. Guesdon, B. GUINEAU, F. RICHARD, A. Vernay-NOURI et J. Vezin, Manuel de codicologie des manuscrits en écriture arabe, Paris 2000 (Études et recherches), cit. in MANIACI, Archeologia cit., p. 108.

4 Acati, Il libro manoscritto cit., pp. 229-232.

Miscellanea Bihliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 241-258.

ΕΜΡΝUΕLΑ DE LUCA

IL VAT. LAT. 3140 Ε LA STORIA DEL TESTO D' TIBULLO 1

La costituzione dei testi tibulliano si fonda, se esciudiamo le testimo-nianze indirette e il famoso Fragmentum Cuiacianum, da una parte su codici antichi, ma frammentari (gli Excerpta Frisingensia linac. Cim. 6292, sec. χ o inizi XI, e i fiorilegi compilati tra XIII e XV secolo), dall'al-tra, su cidici integri, ma recenti. Ii ρiιΙ antico di quest'ultimi, i'Ambr. R. 26 sup. dei 1374/75 circa (A), costituisce per noi anche il migliore testi-mone dei testo. Ad esso, almeno in LG, sono affiancati, per la ricostru-zione del loro esemplare comune (0), il Vat. lat. 3270 del 1420 circa (V) e il Genuensis Berianus C F Arm. ό scritto trail 1430 e il 1450 (Ber.).

Su tutti gli altri codici integri, scritti tra il XV e il XVI secolo, Lenz, già nella prefazione alla sua nuova edizione tibulliana del 19592, affer-

mava3 : «vel ad eundem fontem redeunt atque A IBerianus vel ex uni alte-rove descripti solo depravationum gradu inter se differunt et ut ad singulas

Ι Desidero ringraziare il dott. G. Abbamonte per i preziosi consigli ricevuti e il dott. Μ. Buonocore per aver accolto l'articolo nei Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae.

Per quanto riguarda il Vat. lat. 3140, esso stato da me studiato e collazionato — Ia col-lazione si 6 limitata alla parte tibulliana — nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Come edi-zione di riferimento, tanto per la collaziorie che per le osservazioni generali, 6 stato usato il Tibullo di Lenz - Ga1iky: F. W. LENZ - G. C. GAL)NSKY, Albii Tibulli aliorumque carminum

libri tres, Lugdmii Batavorum 1971 3 (d'im irι poi: LG). Per le notizie geuerali su questo codice inoltre mi sono pure basata su: Α. Lλ PENNA, Ρ. Ovidi Nasonis Ibis, Firenze 1957 e F. MulAr, Ρ. Ovidi Nasonis Amores, Firenze 1970 5.

Per le lezioni, invece, dei codici e degli Excerpta della tradizioxie manoscritta tibulliana diversi dal Vat. lat. 3140, cosi come per quelle delle edizioni, testimoni ormai considerati degni di fede al pari dei codici completi e &ammeutari, mi sono basata su LG, ecceΖiona-mente anche sull'edizione di Luck (G. LUCK, Albil Tibulli aliorumqae carmina, Stutgardiae et Lipsiae 19982).

Le sigle dei codici e delle edizioni sono quelle di LG, in quanto divenute ormai canoni-che.

2 Lenz infatti si era gίh dedicato al testi dl Tibullo: la sua prima edizione tibulliaria usci a Lipsia nel 1927, quando ancora Lenz portava il cognome di Levy, e fu dedita nella stessa città, dopo il lavori di revisione e correzione, nel 1937. L'edizione del 1959 invece ebbe una seconda edizione nel 1964 e una terza, curata da Galinsky subiti dopo la morte del Lenz (novembre 1969), nel 1971. Tutte e tre le edizioni di questo nuovi lavoro uscironi a Leida.

Lenz, in realt, si riferisce qui ai codici tibulliani integri censiti dalla fine del XIX se-colo in poi. Anche per quelli conosciuti nel periodo precedente tuttavia valgono le medesi-me parole.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Cίttà del Vaticano 2004, pp. 259-283.

EMANUELA DE LUCA

IL VAT. LAT. 3140 E LA STORIA DEL TESTO DI TIBULLO1

La costituzione del testo tibulliano si fonda, se escludiamo le testimo- nianze indirette e il famoso Fragmentum Cuiacianum, da una parte su codici antichi, ma frammentari (gli Excerpta Frisingensia Monac. C/m. 6292, sec. X o inizi XI, e i florilegi compilati tra XIII e XV secolo), dall'al- tra, su codici integri, ma recenti. Il più antico di quest'ultimi, YAmhr. R. 26 sup. del 1374/75 circa (A), costituisce per noi anche il migliore testi- mone del testo. Ad esso, almeno in LG, sono affiancati, per la ricostru- zione del loro esemplare comune (O), il Vat. lat. 3270 del 1420 circa (V) e il Genuensis Berianus C F Arm. 6 scritto tra il 1430 e il 1450 {Ber.).

Su tutti gli altri codici integri, scritti tra il XV e il XVI secolo, Lenz, già nella prefazione alla sua nuova edizione tibulliana del 19592, affer- mava3: «ve/ ad eundem fontem redeunt atque A V Berianus ve/ ex uno alte- rove descripti solo depravationum gradu inter se différant et ut ad singulas

1 Desidero ringraziare il dott. G. Abbamonte per i preziosi consigli ricevuti e il dott. M. Buonocore per aver accolto l'articolo nei Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae.

Per quanto riguarda il Vat. lat. 3140, esso è stato da me studiato e collazionato — la col- lazione si è limitata alla parte tibulliana — nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Come edi- zione di riferimento, tanto per la collazione che per le osservazioni generali, è stato usato il Tibullo di Lenz - Galinsky: F. W. LENZ - G. C. Galinsky, Albii Tibulli aliommque carminum libri tres, Lugduni Batavorum 19713 (d'ora in poi; LG). Per le notìzie generali su questo codice inoltre mi sono pure basata su; A. La Penna, P. Ovidi Nasonis Ibis, Firenze 1957 e F. MUNARI, P. Ovidi Nasonis Amores, Firenze 19705.

Per le lezioni, invece, dei codici e degli Excerpta della tradizione manoscritta tibulliana diversi dal Vdf. lat. 3140, così come per quelle delle edizioni, testimoni ormai considerati degni di fede al pari dei codici completi e frammentari, mi sono basata su LG, eccezional- mente anche sull'edizione di Luck (G. LUCK, Albii Tibulli aliommque carmina, Stutgardiae et Lipsiae 19982).

Le sigle dei codici e delle edizioni sono quelle di LG, in quanto divenute ormai canoni- che.

2 Lenz infatti si era già dedicato al testo di Tibullo; la sua prima edizione tibulliana uscì a Lipsia nel 1927, quando ancora Lenz portava il cognome di Levy, e fu riedita nella stessa città, dopo il lavoro di revisione e correzione, nel 1937. L'edizione del 1959 invece ebbe una seconda edizione nel 1964 e una terza, curata da Galinsky subito dopo la morte del Lenz (novembre 1969), nel 1971. Tutte e tre le edizioni di questo nuovo lavoro uscirono a Leida.

3 Lenz, in realtà, si riferisce qui ai codici tibulliani integri censiti dalla fine del XDC se- colo in poi. Anche per quelli conosciuti nel periodo precedente tuttavia valgono le medesi- me parole.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 259-283.

RAFFAELE FARINA S.D.B.

«SPLENDORE VERITATIS GAUDET ECCLESIA». LEONE ΧΙΠ E LA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA*

Sommario: 1. Premessa. 2. Ii «motu proprio» dei 9 settembre 1878 e i regoiamenti dei 1885 e del 1888. 5. Leone xin e il card. Jean-Baptiste Pitra: le ragioni di ώι'Ιιιcοmρatibi1Ιt. 4. Alla ricerca di im interprete: i primi custodi, da Stefano Ciccolini a Franz Ebrie. 5. JI simbolo dei rinnovamento: la nuova biblioteca Leonina. 6. Imprese scientifiche, personale, acquisizioni. 7.11 coraggio della νerit: per la Chiesa e per gil studi. - Αpρ ndici. 1-1111.

1. «Nella storia della Biblioteca Apostolica pub dirsi[,] senz'ombra di adulazione, che segnerα una delle epiche ριι gloriose il pontificato di Leine XIII f.r., benché siasi egli trovati, e si trovi senza l presidio dei sacro principato, di cui si impadronito la rivoluzione, e quindi in con-dizioni nuove e di tanto inferiori ai suoi splendidi predecessori» 1 . Nelle parole dl Isidoro Carini, primo custode dell& Biblioteca Vaticana dal 1889 al 1895, si esprime una consapevolezza precisa: feula secolare vi-cenda della biblioteca dei papi, Leone XIII rappresenta mia novit, per-ché la sua munificenza non si espresse nelle ordinarie c οndίzίοτιί del passato ma quando il papa era stato privato del «presidio del sacro pdn-

* Testi della relazione presentata al convegno «Leone XIII e gli studi storici», promosso

dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche e svoltosi nella Citth del Νaιkano nei giorni 30-31 ottobre 2003; Υ testo senza le appendici viene contemporaneamente pubblicato negli atti dei convegno.

Ι documenti archivistici utilizzati per la presente relazione sono tutti conservati nel-l'Archivio della Biblioteca Vaticana (= BAI, Arch. Bibi.). Non si 6 quindi tatto ricorso ai do-cumenti dell'Archivio Segreto Vaticano, i cui fondi per il nostro soggetto iimangono ancora largamente da esplorare e valorizzare. Cosi sono stati utilizzati in mislitra molto limitata volumi di memorie di protagonisti e testimoni degli eventi di quegli anni, fra i quail, in or-dine cronologico di pubblicazione, si citano: G. ΜλνΡRoντ, Sulla soglia dei Vaticano, 1870-1901. Dalle memorie, a cura del figlio Camillo, fl: 1879-1901, Bologna 1920; P. de NoLaAc, Souvenirs d'un vieux romain, Paris 1930; T. von SICKEL, Römische Erinperungen nebst er-gänzenden Briefen und Aktenstacken, herausgegeben von L. SANTIFALLEg, Wien 1947 (Ver-öffentlichungen des Instituts [fir ί sterreichische Geschichtsforschung, 3); L. von PASTOR, Tagebacher- Briefe - Erinnerungen, herausgegeben von W. WΥm, Heidelberg 1950.

Ι. Cλmνι, La Biblioteca Vaticana proprietό della Sede Apostolica; Memoria storica, Roma 18932, p. 153. Le stesse parole (ma senza il riferimento aile mutαte circostanze della privazione dei «sacro principato») in G. B. DE Rossι, La Biblioteca della Sede Apostolica ed i cataloghi dei suoi manoscritti, in Studi e documenti di storia e diritto 5 (1884), pp. 317-368: 367-368.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Citta dei vaticano 2004, ρρ. 285-370.

RAFFAELE FARINA S.D.B.

«SPLENDORE VERITATIS GAUDET ECCLESIA».

LEONE XIII E LA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA*

Sommario: 1. Premessa. 2. Il «motu proprio» del 9 settembre 1878 e i regolamenti del 1885 e del 1888. 3. Leone XIII e il card. Jean-Baptiste Pitra: le ragioni di un'incompatibilità. 4. Alla ricerca di un interprete: i primi custodi, da Stefano Ciccolini a Franz Ehrle. 5. Il simbolo del rinnovamento: la nuova biblioteca Leonina. 6. Imprese scientifiche, personale, acquisizioni. 7. Il coraggio della verità: per la Chiesa e per gli studi. - Appendici. I-VII.

1. «Nella storia della Biblioteca Apostolica può dirsi[,] senz'ombra di adulazione, che segnerà una delle epoche più gloriose il pontificato di Leone XIII f.r., benché siasi egli trovato, e si trovi senza il presidio del sacro principato, di cui si è impadronito la rivoluzione, e quindi in con- dizioni nuove e di tanto inferiori ai suoi splendidi predecessori»1. Nelle parole di Isidoro Carini, primo custode della Biblioteca Vaticana dal 1889 al 1895, si esprime una consapevolezza precisa: nella secolare vi- cenda della biblioteca dei papi, Leone XIII rappresenta una novità, per- ché la sua munificenza non si espresse nelle ordinarie condizioni del passato ma quando il papa era stato privato del «presidio del sacro prin-

* Testo della relazione presentata al convegno «Leone XIII e gli studi storici», promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche e svoltosi nella Città del Vaticano nei giorni 30- 31 ottobre 2003; il testo senza le appendici viene contemporaneamente pubblicato negli atti del convegno.

I documenti archivistici utilizzati per la presente relazione sono tutti conservati nel- l'Archivio della Biblioteca Vaticana (= BAV, Arch. BibL). Non si è quindi fatto ricorso ai do- cumenti dell'Archivio Segreto Vaticano, i cui fondi per il nostro soggetto rimangono ancora largamente da esplorare e valorizzare. Così sono stati utilizzati in misura molto limitata volumi di memorie di protagonisti e testimoni degh eventi di quegh anni, fra i quali, in or- dine cronologico di pubblicazione, si citano: G. Manfroni, Sulla soglia del Vaticano, 1870- 1901. Dalle memorie, a cura del figlio Camillo, H: 1879-1901, Bologna 1920; P. de NOLHAC, Souvenirs d'un vieux romain, Paris 1930; T. von SlCKEL, Rômische Erinnerungen nebst er- ganzenden Brief en und Aktenstücken, herausgegeben von L. Santifaller, Wien 1947 (Ver- òffentlichungen des Instituts für Ôsteireichische Geschichtsforschung, 3); L. von PASTOR, Tagebücher - Brief e - Erinnerungen, herausgegeben von W. WÜHR, Heidelberg 1950.

1 I. CARINI, La Biblioteca Vaticana proprietà della Sede Apostolica. Memoria storica, Roma 18932, p. 153. Le stesse parole (ma senza il riferimento alle mutate circostanze della privazione del «sacro principato») in G. B. De ROSSI, La Biblioteca della Sede Apostolica ed i cataloghi dei suoi manoscritti, in Studi e documenti di storia e diritto 5 (1884), pp. 317-368: 367-368.

Miscellanea Bihliothecae Apostolicae Vaîicanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 285-370.

JEANNINE FΟHLEN

LA TIARE ET LE BONNET

QUELQUES PORTRAITS DES PAPES AUX χ e ET ΧΝΙ SΙ CLΕS*

Aux Xle et XVIC siècles, les effigies des pontifes, et notamment les tableaux, fresques et miniatures, qui sont peu ό peu devenus de vrιta-bles portraits, prYsentent une différence essentielle, ό savoir le couvre-

chef du pape. De Martin I (1417-1431) ό Sixte 1 (1585-1590), laissant de côté les sculptures des tombeaux, oeuvres officielles oi'i le pape porte toujours la tiare, j'ai ainsi repYrY une quarantaine de Γeprόsenΐatιons

les pontifes sont coiff€s tant δt de la tiare, tantδt d'un bonnet rouge, par-fois bordé de fourrure blanche, et qui, même si la liste est loin d'être comρlte, pei met d'esquisser une typologie 1•

Martin 1(1417-1431)

Une reprYsentation avec la tiare dans une fresque de Bicci di Lorenzo: le pape consacre la chaρeΠe de l'église Santa Maria Nuova de Florence 2 .

Ευgne 11(1431-1447)

Quatre reprYsentations avec la tiare dans des mss qui, sauf le ms Vat. lat. 4127, portent les amies du pape: Vat. lat. 227, f. 4v (Antonius Rau-densis, Dialogi in Lactantiυm) 3 , Vat. lat. 676, f. 1 (Guillelmus de Sancto

Theodorico, lita Bernardi CΙaraeυaΙΙensis) 4 [Fig. 1], Vat. lat. 4127, f. 1

Tous mes remerciements Paolo Vian, directeur du d€partement des manuscrits la

Βibliοthqυe Vaticane, qui m'a communiquY plusieurs renseignements. Principaux ouvra-ges cités par ordre chronologique: Miniature dei Rinascimento, Vatican 1950 [= Miniature

del Rinascimento]; Quinto centenario della Biblioteca Vaticana, Vatican 1975 [= Quinto cen-

tenario]; Bibliotheca Apostolica Vaticana, Florence 1985 [= Bibliotheca Apostolica Vaticana]; Rome Reborn, ed. A. Grafton, Washington 1993 [= Rome Reborn]; Enciclopedia dei Papi. Π et III, Rome 2000 [= Enciclopedia dei Papi].

2 Enciclopedia dei Papi, II, 620.

Miniature del Rinascimento, p. 55 f0 99 et pl. XVII; Rome Reborn, p. 80, pl. 68; Enci-

clopedia dei Papi, II, p. 635.

Miniature del Rinascimento, p. 54 f0 97; Quinto centenario, p. 7 f0 12.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Cittα dei Vaticano 2004, pp. 371-382.

JEANNINE FOHLEN

LA TIARE ET LE BONNET

QUELQUES PORTRAITS DES PAPES AUX XVe ET XVIe SIÈCLES*

Aux XVe et XVIe siècles, les effigies des pontifes, et notamment les tableaux, fresques et miniatures, qui sont peu à peu devenus de vérita- bles portraits, présentent une différence essentielle, à savoir le couvre- chef du pape. De Martin V (1417-1431) à Sixte V (1585-1590), laissant de côté les sculptures des tombeaux, oeuvres officielles où le pape porte toujours la tiare, j'ai ainsi repéré une quarantaine de représentations où les pontifes sont coiffés tantôt de la tiare, tantôt d'un bonnet rouge, par- fois bordé de fourrure blanche, et qui, même si la liste est loin d'être complète, permet d'esquisser une typologie1.

Martin V (1417-1431)

Une représentation avec la tiare dans une fresque de Dicci di Lorenzo : le pape consacre la chapelle de l'église Santa Maria Nuova de Florence2.

Eugène IV (1431-1447)

Quatre représentations avec la tiare dans des mss qui, sauf le ms Vat. lat. 4127, portent les armes du pape: Vat. lat. 227, f. 4v (Antonius Rau- densis, Dialogi in Lactantium)3, Vat. lat. 676, f. 1 (Guillelmus de Sancto Theodorico, Vita Bernardi Claraeuallensis)4 [Fig. 1], Vat. lat. 4127, f. 1

1 Tous mes remerciements à Paolo Vian, directeur du département des manuscrits à la Bibliothèque Vaticane, qui m'a communiqué plusieurs renseignements. Principaux ouvra- ges cités par ordre chronologique: Miniature del Rinascimento, Vatican 1950 [= Miniature del Rinascimento']-, Quinto centenario della Biblioteca Vaticana, Vatican 1975 [= Quinto cen- tenario]-, Bibliotheca Apostolica Vaticana, Florence 1985 [= Bibliotheca Apostolica Vaticana]; Rome Reborn, ed. A. Grafton, Washington 1993 [= Rome Rebom]; Enciclopedia dei Papi, II et ni, Rome 2000 [= Enciclopedia dei Papi],

2 Enciclopedia dei Papi, II, 620. 3 Miniature del Rinascimento, p. 55 n" 99 et pl. XVII; Rome Rebom, p. 80, pi. 68; Enci-

clopedia dei Papi, II, p. 635. 4 Miniature del Rinascimento, p. 54 n0 97; Quinto centenario, p. 7 n" 12.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 371-382.

MICHAEL M. GORMAN

THE OLDEST BOOK LIST FROM ST PETER'S

The Archivio dei Capitolo di San Pietro, previously known as the Ar-clvii deΠa Basilica di San Pietro, 1 contains books that belonged to St Peter's as early as the tenth century, if not before. Established as a sepa-rate fondo in the Vatican Library in 1940, this collection is the oldest

surviving library in Rome and avoided the vicissitudes of the papal li-brary at the Lateran. Some books that were already present in the elev-enth and twelfth centuries have survived. Books must have arrived at St

Peter's from an early date. The oldest there today is the Basilican Hilary,

saec. ν-ντ (CLA 1.1), which has still not yielded up all Its secrets. 2 In 716 the Codex Amiatinus, our greatest Latin manuscript and the oldest com-plete copy of the Vulgate, arrived as a gift from the Benedictine abbey at

Wearmουth-Jarrοw.3 Since St Peter's occupies a unique position in the history of Christian-

ity, its oldest collection of books is worthy of greater attention than it

has so far received. Like many co Πectiοns of manuscripts in Italian libraries today, these books have been little studied, but if one day a

scholar should decide to dedicate a monograph to the problem, the start-ing point will be the oldest surviving book list that is found on f. 366 in D

Ι For example, in Cσdices Latini Αntiqυiσres Ι (Oxford, 1934), Ε. Α. Lowe referred to this collection as the 'Archivio della Basmca di S. Pietro', asid for this reason the ancient manu-script of Hilary's De trinitate (CLA 1.1) is still known as the Codex Basmcanus or the Basili-can Hilary. Today the fondo is called the 'Archivio dei Capitolo di S. Pietro' or more simply the 'Archivio di S. Pietro'. ι thank Armando Petrucci, Paolo vian and Franois Dolbeau for their help with deciphering the book list discussed here. For the distinction between a simple book list or an inventory and a library catalogue, genres that are still often confused, see my article, 'The Oldest Lists of Latin Books', Scriptorium 58 (2004), p. 48-63.

2 Fabio Τaονcλιειiχ, 'L'odissea di un'odissea: Note suR'Ilario basilicano (Arch. S. Pietro D 182)', Scriptorium 45 (1991), p. 3-21, and Leonard Ε. BOYLE, 'The "Basilicanus" of Hilary Revisited', Scribi e colofoni: Le sottoscrizioni di copisti dizile origini all'avvento della stampa, Atti dei seminario di Erice: χ Colloquio del Cοmitύ international de palYographie latine (23-28 ottobre 1993)' ed. Emma CοndeΠσ & Giuseppe De Gregorio (Spoleto, 1995), p. 93-105.

See my article, 'The Codex Amiatinus: Α Guide to the Legends and Bibliography',

Studi medievali 44 (2003), p. 862-910, especially p. 874.

Miscellanea BibiiotJiecae Apostolicae Vaticanae, XI, cltta del vaticano 2004, pp. 383-398.

MICHAEL M. GORMAN

THE OLDEST BOOK LIST FROM ST PETER'S

The Archivio del Capitolo di San Pietro, previously known as the Ar- chivio delia Basilica di San Pietro,1 contains books that belonged to St Peter's as early as the tenth century, if not before. Established as a sepa- rate fondo in the Vatican Library in 1940, this collection is the oldest surviving library in Rome and avoided the vicissitudes of the papal li- brary at the Lateran. Some books that were already present in the elev- enth and twelfth centuries have survived. Books must have arrived at St Peter's from an early date. The oldest there today is the Basilican Hilary, saec. V-VI (CLA 1.1), which has still not yielded up all its secrets.2 In 716 the Codex Amiatinus, our greatest Latin manuscript and the oldest com- plete copy of the Vulgate, arrived as a gift from the Benedictine abbey at Wearmouth-Jarrow.3

Since St Peter's occupies a unique position in the history of Christian- ity, its oldest collection of books is worthy of greater attention than it has so far received. Like many collections of manuscripts in Italian libraries today, these books have been little studied, but if one day a scholar should decide to dedicate a monograph to the problem, the start- ing point will be the oldest surviving book list that is found on f. 366 in D

1 For example, in Codices Latini Antiquiores 1 (Oxford, 1934), E. A. Lowe referred to this collection as the 'Archivio della Basilica di S. Pietro', and for this reason the ancient manu- script of Hilary's De trinitate (CLA 1.1) is still known as the Codex Basilicanus or the Basih- can Hilary. Today the fondo is called the 'Archivio del Capitolo di S. Pietro' or more simply the 'Archìvio di S. Pietro'. I thank Armando Petrucci, Paolo Vian and François Dolbeau for their help with deciphering the book list discussed here. For the distinction between a simple book list or an inventory and a library catalogue, genres that are still often confused, see my article, 'The Oldest Lists of Latin Books', Scriptorium 58 (2004), p. 48-63.

2 Fabio Troncarelli, 'L'odissea di un'odissea: Note sull'Ilario basilicano (Arch. S. Pietro D 182)', Scriptorium 45 (1991), p. 3-21, and Leonard E. BOYLE, 'The "Basilicanus" of Hilary Revisited', Scribi e colofoni: Le sottoscrizioni di copisti dalle origini all'avvento della stampa, Atti del seminario di Erice: X Colloquio del Comité international de paléographie latine (23-28 ottobre 1993), ed. Emma Condello & Giuseppe De Gregorio (Spoleto, 1995), p. 93-105.

3 See my article, 'The Codex Amiatinus: A Guide to the Legends and Bibliography', Studi medievali 44 (2003), p. 862-910, especially p. 874.

Miscellanea Bihliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 383-398.

CHRISTINE MARIA GRAFINGER

BEZIEHUNGEN ZWISCHEN VATIKANISCHER BIBLIOTHEK

UND DEUTSCHEM HISTORISCHEM INSTITUT*

Das Schicksal der Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts war in den Kriegsjabren und unmittelbar danach eng mit den anderen drei deutschen Bibliotheken in Italien, der des Μch οΙοgιschen Instituts, der der Hertziana und der des Kunsthistorischen Instituts in Florenz verbunden. In der Αrch οΙοgie, der Kunstgeschichte und der histori-schen Forschung waren diese Bibliotheken aufgrund ihres Βϋcherreich-turns besonders geschätzt. Der Hauptanteil ihrer Benutzer rekrutierte

sich aus Italienern und somit waren sie auch ein fester Bestandteil des rι mischen Geisteslebens. 1 In den ersten Kriegsjabren bis zu den politi-schen und militärischen Ereignissen des Sommers 1943 standen sie ohne grb1ere Schwierigkeiten der internationalen Forschung zur Verfügung. Nach dem Bruch des deutsch-italienischen ündnisses im September und dem Übel Litt der Italiener auf die alliierte Seite, der Landung der Alliierten in Sizilien und deren Vorriicken gegen Norden wurde nicht nur die Frage des Schutzes der Κunstgegenstnde, sondern auch die Rettung des Archiv- und Buchbestandes virulent. 2 So teilte die deutsche Botschaft beim Heiligen Stuhl am 22. November 1943 dem Staatssekre-

* Dieser Text wurde bei der Tagimg "Deutsche Forschmigs-. imd Kulturiristitute in Rom

in der Nacbkriegszeit (30.-31. Oktober 2003) als Vortrag gehalten. Die vorliegende Fas&mg ware urne die Spezialerlaubriis für einige bislang noch nicht zugängliche Βestnde, die aufgrund des vom Heiligen Stull' festgelegten Datums der Offmmg der ΛιcbΙνbestinde von einer Konsultierung ausgeschlossen sind, nicht möglich gewesen. Ich danke dem Ρrfekιen der Vatikanischen Bibliothek, Don Raffaele Farina, für die in diesem Falle gro1zϋgig ge-wiibrte Erlaubnis.

Le biblioteche tedesche di Roma e Firenze nascita dell'Associazione internazionale di Ar-cheologia Classica e dell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia del-l'Arte in Roma, in: «Nobile Munus» Origini e primi sviluppi dell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte in Roma (1946-1953). Per la storia della colla-borazione internazionale a Roma nelle ricerche umanisliche nel secondo dopoguerra a cnra di E. BiLLIG, C. NYLANDER e P. VIAl, Roma 1996, S. 3-4.

2 E. BILLIG, Habent sua fata libelli. Swedish notes on the problem of the German scientiflc libraries in Italy 1943-1948, Skrifter utgivna αν Svenska Institutet i Rom 47, Opuscula Ro-mana 18), Stockholm 1990, S. 222

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanes, XI, cjtώ dei Vaticano 2004, pp. 399-411.

CHRISTINE MARIA GRAFINGER

BEZIEHUNGEN ZWISCHEN

VATIKANISCHER BIBLIOTHEK

UND DEUTSCHEM HISTORISCHEM INSTITUT*

Das Schicksal der Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts war in den Kriegsjahren und unmittelbar danach eng mit den anderen drei deutschen Bibliotheken in Italien, der des Archâologischen Instituts, der der Hertziana und der des Kunsthistorischen Instituts in Florenz verbunden. In der Archaologie, der Kunstgeschichte und der histori- schen Forschung waren diese Bibliotheken aufgrund ihres Bücherreich- tums besonders geschátzt. Der Hauptanteil ihrer Benutzer rekrutierte sich aus Italienem und somit waren sie auch ein fester Bestandteil des rômischen Geisteslebens.1 In den ersten Kriegsjahren bis zu den politi- schen und militarischen Ereignissen des Sommers 1943 standen sie ohne grofiere Schwierigkeiten der internationalen Forschung zur Verftigung. Nach dem Bruch des deutsch-italienischen Bündnisses im September und dem Übertritt der Italiener auf die alliierte Seite, der Landung der Alliierten in Sizilien und deren Vorriicken gegen Norden wurde nicht nur die Frage des Schutzes der Kunstgegenstande, sondem auch die Rettung des Archiv- und Buchbestandes virulent.2 So teilte die deutsche Botschaft beim Heiligen Stuhl am 22. November 1943 dem Staatssekre-

* Dieser Text wurde bei der Tagung "Deutsche Forschungs- und Kulturinstitute in Rom in der Nachkriegszeit (30.-31. Oktober 2003) als Vortrag gehalten. Die vorliegende Fassung ware ohne die Spezialerlaubnis fiir einige bislang noch nicht zugângliche Bestânde, die aufgrund des vom Heiligen Stuhl festgelegten Datums der Ôffnung der Archivbestande von einer Konsultierung ausgeschlossen sind, nicht môglich gewesen. Ich danke dem Práfekten der Vatikanischen Bibliothek, Don Raffaele Farina, fiir die in diesem Falle grofiziigig ge- wâhrte Erlaubnis.

-1 Le biblioteche tedesche di Roma e Firenze nascita dell'Associazione intemazionale di Ar- cheologia Classica e dell'Unione Intemazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia del- l'Arte in Roma, in: «Nobile Munus» Origini e primi sviluppi dell'Unione Intemazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte in Roma (1946-1953). Per la storia della colla- borazione intemazionale a Roma nelle ricerche umanìstiche nel secondo dopoguerra a cura di E. Billig, C. Nylander e P. Vian, Roma 1996, S. 3-4.

2 E. Billig, Habent sua fata libelli. Swedish notes on the problem of the German scientific libraries in Italy 1943-1948, Skrifter utgivna av Svenska Institutet i Rom 47, Opuscula Ro- mana 18), Stockholm 1990, S. 222

Miscellanea Bihliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 399-411.

CHRISTINE MARIA GRAFINGER

DIE HANDSCHRIFTEN UND INKUNABELI DES KARDINAL JORGE DA COSTA

IN DER VATIKANISCHEN BIBLIOTHEK

Jorge da Costa wurde im Jahre 1406 in Mphedrinha in der Diözese Guarda und der Provinz Beira in Portugal geboren 1 . Er entstammte ärmlichen Verhältnissen und von seiner Familie ist kaum etwas bekannt. Aufgrund seiner geistigen Begabung sollte er die kirchliche Laufbahn einschlagen und wurde daher zu seinem Onkel, dem Rektor des Klosters St. Eloi, in Lissabon geschickt, der seine Ausbildung ϋberwachen soΠte2 . Er wurde Mbnch und in weiterer Folge Abt von verschiedenen Zisterzien-serabteien. Gleich nach Abscblu& des Studiums wurde ihm eine Profes-sur ϋbertragen und auf Empfehlung seines Onkels wurde er zum Erzie-her der Prinzessin Caterina, der Tochter KδfIg Edoardo L bestellt. Sein rascher Aufstieg ist an seine enge Bindung zum ΚδnΙgshaus geknϋρft. Auf Fϋrsρrache der Prinzessin erfolgte nicht nur seine Ernennung zum Dekan der Kathedrale von Lissabon durch Kδfig Alfonso V., sondern er erhielt in Κϋrze zahlreiche Ämter und Benefizien. Anfang Marz 1463 wurde ihm die Diδzese Evora ϋbertragen3 und eineinhalb Jahre spater erhielt er das Erzbistum Lissabon4. Mit dem Amt des Erzbischofs war die Schutzherrschaft liber die Universitat vom Coimbra und die reiche Abtei von Αlcοbaςa verbunden5 . Er wurde in den Staatsrat aufgenom-men und im Jahre 1464 nach Gibilterra gesandt, um die Friedensver-handlungen zwischen Alfonso V. von Portugal und Enrique IV. von Ka-

CANCELLIEIu, Roma lusitana (Portogallo e Italia 5), Milano 1926, pp. 22-26.

2 L. G. MIcHAIJD, Biographie universelle ancienne et moderne, vol. 9, Paris 1854, pp. 301-302.

ASΝ, Cam. Αρ., Oblig. et Sol. 79, f. 71; cfr C. EuBEL, Hierarchia catholica medii et re-centioris aevi, voI. 2, Monasterii 1914, p. 149. Er war Bischof vom 6. Μ rz 1463-26. Novem-ber 1464.

' ASΝ, Reg. Lat. 617, f. 234r-236r und Arch. concist., Acta Camerarii 1, f. 109; cfr G. VAN GULIK, C. EIJBEL, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, vol. 3, Monasterli 1923, p. 259. Er bekleidete das Amt bis 28. VI. 1500; cfr ASΝ, Arch. Concist., Acta Misc. 2, f. 171r.

MIRINI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 17, Venezia 1842, p. 308; A. CiAcomus, Vitae et res gestae Pontifkum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ab initio na-scentis Ecclesiae arque ad Clementem IX. P.0.1., vol. 3, Romae 1677, pp. 55-56.

Miscellanea Bibliothecae Apost σlicas ΝαtΙcζnme, ΧΙ, Citta dei Vaticano 2004, pp. 413-422.

CHRISTINE MARIA GRAFINGER

DIE HANDSCHRIFTEN UND INKUNABELN

DES KARDINAL JORGE DA COSTA

IN DER VATIKANISCHEN BIBLIOTHEK

Jorge da Costa wurde im Jahre 1406 in Alphedrinha in der Diôzese Guarda und der Provinz Beira in Portugal geboren1. Er entstammte armlichen Verhaltnissen und von seiner Familie ist kaum etwas bekannt. Aufgrund seiner geistigen Begabung solite er die kirchliche Laufbahn einschlagen und wurde daher zu seinem Onkel, dem Rektor des Klosters St. Éloi, in Lissabon geschickt, der seine Ausbildung überwachen solite2. Er wurde Monch und in weiterer Folge Abt von verschiedenen Zisterzien- serabteien. Gleich nach AbschluR des Studiums wurde ihm eine Profes- sur übertragen und auf Empfehlung seines Onkels wurde er zum Erzie- her der Prinzessin Caterina, der Tochter Kônig Edoardo I. bestellt. Sein rascher Aufstieg ist an seine enge Bindung zum Konigshaus geknüpft. Auf Fürsprache der Prinzessin erfolgte nicht nur seine Emennung zum Dekan der Kathedrale von Lissabon durch Kônig Alfonso V., sondem er erhielt in Kürze zahlreiche Àmter und Beneñzien. Anfang Marz 1463 wurde ihm die Diôzese Evora übertragen3 und eineinhalb Jahre spáter erhielt er das Erzbistum Lissabon4. Mit dem Amt des Erzbischofs war die Schutzherrschaft über die Universitat vom Coimbra und die reiche Abtei von Alcobaça verbunden5. Er wurde in den Staatsrat aufgenom- men und im Jahre 1464 nach Gibilterra gesandt, um die Friedensver- handlungen zwischen Alfonso V. von Portugal und Enrique IV. von Ka-

1 F. CANCELLIERI, Roma lusitana (Portogallo e Italia 5), Milano 1926, pp. 22-26. 2 L. G. MlCHAUD, Biographie universelle ancienne et moderne, voi. 9, Paris 1854, pp. 301-

302. 3 ASV, Cam. Ap., Oblig. et Sol. 79, f. 71; cfr C. Eubel, Hierarchia catholica medii et re-

centioris aevi, voi. 2, Monasterii 1914, p. 149. Er war Bischof vom 6. Mârz 1463-26. Novem- ber 1464.

4 ASV, Reg. Lat. 617, f. 234r-236r und Arch. Concist., Acta Camerarii 1, f. 109; cfr G. VAN GULIK, C. Eubel, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, voi. 3, Monasterii 1923, p. 259. Er bekleidete das Amt bis 28. VI. 1500; cfr ASV, Arch. Concisi., Acta Misc. 2, f. 171r.

5 G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, voi. 17, Venezia 1842, p. 308; A. ClACONIUS, Vitae et res gestae Pontifìcum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ab initio na- scentis Ecclesiae usque ad Clementem IX. P.O.Al., voi. 3, Romae 1677, pp. 55-56.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 413-422.

ROLAND HISSETTE

DES ΈDΙΤΙΟΝS HUMANISTES Λ GUILLAUME DE LUΝA? LE CAS DU COMMENTAIRE D'ΑΝΕRRΟ S SUR

LES PPUDICAMENTS DE URB. LAT. 221

Introduction

Le contre-frontispice qui ome le fol. 1v du ms. Urb. lat. 221, signale pour ce manuscrit deux copies d'un commentaire d'Ανerrο s « Super Libro Predicamentorum » 1 . ΕΠes y sont effectivement prYsentes : 1. fol. Ι Ι όνb- Ι Ι 8ra ; 2. fol. 244ra-250ra. Cela provient sans doute du fait qu'avec celle du commentaire « Super Libro Ρerierminiarυm2 » (= Peri Her-meneias ; fol. 250ra-256vb), la seconde copie du commentaire des Ρr-dicaments initialement ne faisait pas partie du ms. Urb. lat. 221, mais bien du ms. Urb. lat. 220, dont le ms. 221 est le compl€ment et avec lequel il conserve le corpus presque complet de tous les commentaires aristοt Ιιciens d'Ανerrο s connus par le moyen âge latin3 . La ρremire copie du commentaire des Ρrdicaments est d'aiΠeurs inacheν e: sa trans-cription fut interrompue au milieu d'une phrase, environ au premier quart du commentaire, et cette interruption fut probablement décidée aρrs l'acquisition d'un volume qui déjà contenait le mame texte et pou-vait (devait?) être réuni aux cahiers d'un autre volume auquel on tra-vaiΠait encore4 . Quoi qu'il en soit toutefois de cette hyρothse, c'est assu-r€ment d'un mame commentaire «Super libro Predicamentorum » que le ms. Urb. lat. 221 réunit deux copies5 , et ce commentaire est le commen-taire moyen d'Αverros dans la traduction attribυώe ό Guillaume de

Voir ci-dessous, pl. Ι. 2 [bid

Cf. R. HISSETTE, « Le corpus averroicum des manuscrits vaticans Urbinates latins 220 et 221 et Nicoleto Vernia », in: Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae III, Città dei Vaticano 1989 (Studi e testi, 333), pp. 257-356 (en particulier pp. 257-258 et 287-289).

Ibid., pp. 289-296. Ibid., pp. 259-260; aussi R. ΗΙSsΕΠΕ, « Πréfαce », in: AVERROES LATINUS, Commentum

medium super Libro Peri Hermeneias Aristotelis, Translatio Wilhelmo de Luna attribute, Lovanii 1996 (Averrois Opera, Series Β: Averroes Lathrns, XII), pp. 1*-2*.

Miscellanea Bibliothecas Apost σlicas Vaticanae, XI, Cίtfα dei vaticano 2004, pp. 423-470.

ROLAND HISSETTE

DES ÉDITIONS HUMANISTES À GUILLAUME DE LUNA?

LE CAS DU COMMENTAIRE D'AVERROÈS SUR

LES PREDICAMENTS DE URB. LAT. 221

Introduction

Le contre-frontispice qui orne le fol. Iv du ms. Urb. lut. 221, signale pour ce manuscrit deux copies d'un commentaire d'Averroès «Super Libro Predicamentorum»1. Elles y sont effectivement présentes: 1. fol. 116vb-118ra; 2. fol. 244ra-250ra. Cela provient sans doute du fait qu'avec celle du commentaire «Super Libro Perierminiarum2» (= Perì Her- meneias ; fol. 250ra-256vb), la seconde copie du commentaire des Pré- dicaments initialement ne faisait pas partie du ms. Urb. lat. 221, mais bien du ms. Urb. lat. 220, dont le ms. 221 est le complément et avec lequel il conserve le corpus presque complet de tous les commentaires aristotéliciens d'Averroès connus par le moyen âge latin3. La première copie du commentaire des Prédicaments est d'ailleurs inachevée : sa trans- cription fut interrompue au milieu d'une phrase, environ au premier quart du commentaire, et cette interruption fut probablement décidée après l'acquisition d'un volume qui déjà contenait le même texte et pou- vait (devait?) être réuni aux cahiers d'un autre volume auquel on tra- vaillait encore4. Quoi qu'il en soit toutefois de cette hypothèse, c'est assu- rément d'un même commentaire « Super libro Predicamentorum » que le ms. Urb. lat. 221 réunit deux copies5, et ce commentaire est le commen- taire moyen d'Averroès dans la traduction attribuée à Guillaume de

1 Voir ci-dessous, pl. I. 2 Ibid. 3 Cf. R. Hissette, « Le corpus averroicum des manuscrits vaticans Urbinates latins 220

et 221 et Nicoleto Vemia», in: Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae III, Città del Vaticano 1989 {Studi e testi, 333), pp. 257-356 (en particulier pp. 257-258 et 287-289).

4 Ibid., pp. 289-296. 5 Ibid., pp. 259-260 ; aussi R. HISSETTE, « Préface », in : AVERROES LATINOS, Commentum

medium super Libro Peri Hermeneias Aristotelis, Translatio Wilhelmo de Luna attributa, Lovanii 1996 (Averrois Opera, Series B : Aveiroes Latinus, XII), pp. l*-2*.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 423-470.

BΑRBARA JATTA

ΙL FONDO MATRICΙ DEL GABINETTO DELLE STAMPE DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA:

INTERVENTI DΙ RESTAURO E CONSERVAZIONE

Ιl Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana pos-siede un gruppo di matrici calcografiche e xilografiche di circa mille e cento unità. Le matrici hanno provenienze e acquisizioni diverse; infatti nessuna di esse faceva parte dello storico fondo vaticano oggi alla Calco-grafia Nazionale 1 . La maggior parte delle lastre è in rame ma sono pre-senti anche lastre in ferro e in peltro e un certo numero di matrici xilo-grafiche.

Nel corso del lavori di sistemazione si provveduto, per la prima volta, alla creazione di uno specifico "Fondo Matrici" dei quale si pre-parati un completo inventario che comprende anche l'identificazione di autori e soggetti in modi da rendere disponibili anche le matrici alla futura fruizione degli studiosi nel catalogo deΠa Biblioteca Apostolica ed in particolare in quello Web destinato alle opere grafiche (stampe, dise-gni, matrici e fotografie)2.

Ι La Calcografia Nazionale qυeΠ'ιmροrtante sezione dell'Istituto Nazionale per la Grafica che raccoglie oltre 23.000 lastre cakografiche. Essa nacque da volere "illuminato" di ρaρa Clemente XII ί οrshiΙ nel 1738 a seguito delAacquisto da parte della Reverenda Camera Apostolica dei cospicuo fondo di rami incisi appartenente a Lorenzo Filippo De Rossi. Questi era erede dei celebri Giuseppe, Gian Giacomo e Domenico che gin dal primo Seicento vantavano una fiorentissima αdίνίtà editoriale iii campo calcografico. La "Calco-grafia Camerale" contiriub la sua απίνίfα per oltre mi secolo con l'avvicendamento di 'tiret-tori e sedi, e vedendo l'acquisto di prestigiosi fondi di matrici che incrementarono vieppiti le sue raccolte (si pensi solamente a quern Piranesi e Volpato). Nel 1870 l'istituzione, e tut-te le sue pregevolissime raccolte, passarono al Governo italiano e da allora l'istituto verme denominato "Calcografia Regia" per poi, nel 1945, chiamarsi definitivamente "Calcografia Nazionale". Per l'argomento di veda: C. A. PETRTJCCI, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale, Roma 1953; G. MAmAr, L'Istituto Na-zionale per la Grafica, Roma 1995; G. Da MAacm, 11 Palazzo della Calcografia, Roma 2002.

2 La Biblioteca Apostolica Vaticana ha attivato im catalogo elettronico fin dal 1985 ed on-line in Internet dal 1994. Numerosissimi sono gli accessi quotidiani tramite il sito

ufficiale vaticano vatican.va. Nella versione Web il catalogo deΠa Biblioteca Vaticana compatibile al protocollo dell° Ζ3950 e consente legami ipertestuaii ad immagini.

Nell'autunno 1998 è iniziato il progetto "Stampe on-line", un progetto che prevede la catalogazione informatizzata delle opere dei Gabinetto delle stampe (stampe, disegni, ma-

Miscellanea Bibliotliecae Apostolicae Vaticanae, XI, Cίtfα dei vaticmo 2004, pp. 471 -537.

BARBARA JATTA

IL FONDO MATRICI DEL GABINETTO DELLE STAMPE

DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA:

INTERVENTI DI RESTAURO E CONSERVAZIONE

Il Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana pos- siede un gruppo di matrici calcografiche e xilografiche di circa mille e cento unità. Le matrici hanno provenienze e acquisizioni diverse; infatti nessuna di esse faceva parte dello storico fondo vaticano oggi alla Calco- grafia Nazionale1. La maggior parte delle lastre è in rame ma sono pre- senti anche lastre in ferro e in peltro e un certo numero di matrici xilo- grafiche.

Nel corso del lavoro di sistemazione si è provveduto, per la prima volta, alla creazione di uno specifico "Fondo Matrici" del quale si è pre- parato un completo inventario che comprende anche l'identificazione di autori e soggetti in modo da rendere disponibili anche le matrici alla futura fruizione degli studiosi nel catalogo della Biblioteca Apostolica ed in particolare in quello Web destinato alle opere grafiche (stampe, dise- gni, matrici e fotografie)2.

1 La Calcografìa Nazionale è quell'importante sezione dell'Istituto Nazionale per la Grafica che raccoglie oltre 23.000 lastre calcografiche. Essa nacque dal volere "illuminato" di papa Clemente XII Corsini nel 1738 a seguito dell'acquisto da parte della Reverenda Camera Apostolica del cospicuo fondo di rami incisi appartenente a Lorenzo Filippo De Rossi. Questi era erede dei celebri Giuseppe, Gian Giacomo e Domenico che già dal primo Seicento vantavano una fiorentissima attività editoriale in campo calcografico. La "Calco- grafìa Camerale" continuò la sua attività per oltre un secolo con l'avvicendamento di diret- tori e sedi, e vedendo l'acquisto di prestigiosi fondi di matrici che incrementarono vieppiù le sue raccolte (si pensi solamente a quelli Piranesi e Volpato). Nel 1870 l'istituzione, e tut- te le sue pregevolissime raccolte, passarono al Governo italiano e da allora l'istituto venne denominato "Calcografia Regia" per poi, nel 1945, chiamarsi definitivamente "Calcografia Nazionale". Per l'argomento di veda: C. A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale, Roma 1953; G. Mariani, L'Istituto Na- zionale per la Grafica, Roma 1995; G. De Marchi, Il Palazzo della Calcografìa, Roma 2002.

2 La Biblioteca Apostolica Vaticana ha attivato un catalogo elettronico fin dal 1985 ed è on-line in Internet dal 1994. Numerosissimi sono gli accessi quotidiani tramite il sito ufficiale vaticano vatican.va. Nella versione Web il catalogo della Biblioteca Vaticana è compatibile al protocollo dello Z3950 e consente legami ipertestuali ad immagini.

Nell'autunno 1998 è iniziato il progetto "Stampe on-line", un progetto che prevede la catalogazione informatizzata delle opere del Gabinetto delle stampe (stampe, disegni, ma-

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaíicanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 471-537.

ANGELO MICHELE PIEMONTESE

L'AMBASCIATORE DI PERSIA PRESSO FEDERICO DA MONTEFELTRO, LUDOVICO BONONIENSE O.F.M.

Ε IL CARDINALE BESSARIONE

Nam regum Persarum signum Aquila est aurea1

Presa Costantinopoli (1453) daΙ sultanoMehmet Fatih (1451-1481), l'impero turco ottomano era contrastato da una potenza limitrofa, pari-menti musulmana sunnita, ma per rίναlità strategica alleata dei fronte europeo: la tribu e dinastia turkmena Aq-Ooyunlu 'Gli Arieti Bianchi', guidati da Hasan Beg Bahador Khan, detto Uzun Hasan, sultano di Per-sia, Armenia e Mesopotamia (1453-1478). Suo alternativo regno nemico contiguo: Oara-Qoyuulu 'Gil Arieti Neri'.

Era «Masσn Cassan, uir beΠο clams, Mesopotamiae & Armeniae rex, Persarum, Assiriorum, Medorumque» paesi in dοminiο2 . «'suf a Turcis ob staturam corporis eximiam dicebatur. Nam 'suf eis significat ion-gum siue procerum, qui Persica lingua Diras [: dirz] diceretur» 3 . Accolta ii sultano Uzun Hasan tra le proprie spose (1458) Theodora Komnenos, figlia di Giovanni W, penultimo imperatore di Trebisonda (1429-1458), suΗa traccia strategica deΠ'aΙΙeanza s'inseriva anche la Borgogna (1459), mediante papa Pio II, Enea Silvio ΡiccοΙomini4.

Bartolomeo Platina, coevo biografo del papi, riferisce che tale amici-zia era avviata per iniziativa di Callisti r (1455-1458), Alonso Borja. Egli «Ad Isuncassanum Persarum & Armeniae Principem: ad Regem

Lettera a ΝicοΙό Trou doge di Venezia scritta da Francesco Filelfo (Milano, 9.)C11. 1472); sue Epistolae Familiares, Liber XXXVI.

2 BoiFlil, Rerum Ungaricarum Decades Quatuor, ed. I. SAMBUC Tiruauiensis, Offici-na iporiniaxia, Basileae 1568, Decade IV, Liber Η, 583, sub anno 1469.

Annales Sultanorum Othmanidarum a Turcis sua lingua scripti, A. Wecheli heredes, Francofurti 1596, 175. Versione latina dl loamies Leimclavius Angrivarius. L δwenkΙaυ von Amelbeurn, dalla tedesca di haires Gaudier detto Spiegel, curata da Hieronymus Beck von Leopoidstorf in Costantinopoli (1551) e dedicata aila maesta cesarea di Ferdinando.

4 Ε. S. PIccoLoIIiI (Pius n), Epistolae Familiares, A. Koberger, Nuremberg 16.1m. 1480, 848-855. I. MEYER, Commentarii Siue Annales rerum Flandicarum, I. Stelsi, Antier-piae 1561, 327-328.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Cittli dei Vaticano 2004, pp. 539-565.

ANGELO MICHELE PIEMONTESE

L'AMBASCIATORE DI PERSIA PRESSO FEDERICO DA

MONTEFELTRO, LUDOVICO BONONIENSE O.F.M.

E IL CARDINALE BESSARIONE

Nam regum Persarum signum Aquila est aurea1

Presa Costantinopoli (1453) dal sultano Mehmet Fatih (1451-1481), l'impero turco ottomano era contrastato da una potenza limitrofa, pari- menti musulmana sunnita, ma per rivalità strategica alleata del fronte europeo: la tribù e dinastia turkmena Aq-Qoyunlu 'Gli Arieti Bianchi', guidati da Hasan Beg Bahador Khan, detto Uzun Hasan, sultano di Per- sia, Armenia e Mesopotamia (1453-1478). Suo alternativo regno nemico contiguo: Qara-Qoyunlu 'Gli Arieti Neri'.

Era «Hason Cassan, uir bello clarus, Mesopotamiae & Armeniae rex, Persarum, Assiriorum, Medorumque» paesi in dominio2. «Vsun a Turcis ob staturam corporis eximiam dicebatur. Nam Vsun eis significai lon- gum siue procerum, qui Persica lingua Diras [: dirâz] diceretur»3. Accolta il sultano Uzun Hasan tra le proprie spose (1458) Theodora Komnenos, figlia di Giovanni IV, penultimo imperatore di Trebisonda (1429-1458), sulla traccia strategica dell'alleanza s'inseriva anche la Borgogna (1459), mediante papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini4.

Bartolomeo Platina, coevo biografo dei papi, riferisce che tale amici- zia era avviata per iniziativa di Callisto III (1455-1458), Alonso Borja. Egli «Ad Vsuncassanum Persarum & Armeniae Principem: ad Regem

1 Lettera a Nicolò Tron doge di Venezia scritta da Francesco Filelfo (Milano, 9.XII. 1472); sue Epistolae Familiares, Liber XXXVI.

2 A. BONFINI, Rerum Ungarìcarum Decades Quatuor, ed. I. SAMBUC Timauiensis, Offici- na Oporiniana, Basileae 1568, Decade IV, Liber II, 583, sub anno 1469.

3 Annales Sultanorum Othmanidarum a Turcis sua lingua scripti, A. Wecheli heredes. Francofurti 1596, 175. Versione latina di Ioannes Leunclavius Angriuarius, Lòwenklau von Amelbeum, dalla tedesca di Ioannes Gaudier detto Spiegel, curata da Hieronymus Beck von Leopoldstorf in Costantinopoli (1551) e dedicata alla maestà cesarea di Ferdinando.

4 E. S. PICCOLOMINI (PIUS II), Epistolae Familiares, A. Koberger, Nuremberg 16.VIII. 1480, 848-855. I. MEYER, Commentarii Siue Annales rerum Flandicarum, I. Stelsi, Antver- piae 1561, 327-328.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 539-565.

DELIO VAN IA PROVERBIO

ORIENTALIA MEDICA E CODICIBUS VATICAN'S

ACEFALI, ADESPOTI E NEGLETTI: UNA PRIMA RICOGNIZIONE

Ι. 11 ms. Vat. Shath 704

Fra gli acephala medica dei fondo Sbath 1 , il ms. Vat. Sbath 704 è note-

vole per antichit (xii-xm sec.).

L - SBATH 1928, II, p. 45; ms. descritto (ma non identificato) da Yu/rnnna Malak nel suo catalogo inedito dei fondo Sbath.

Descrizione materiale: CC, ff. 47; mm 225 h] χ 155 (160 χ 115), 11. 13. Carta non filigraiiata, a vergeliatura

orizzontale appena distinguibile. Paleograficamente affine al ms. London, WeLicome Historical Medical Library, Or. 9 (veicolarite l'Αqrabadin-i 1-muhtasar di ar-Rz τ), cf. ISKANDAR 1967, p. 79, tav. 7. Cf. il ms. London, British Library, Add. 5965 (mυntα. if ragab 626 = ι decade di giu. 1229; cf. DRocΗΕ & AL. 1999, nr. 155: «Probably Iran»).

Il codice è un torso sciolto e scompaginato. Ha ricevuto due foliazioni successive: la prima, meccanica, riflette la sequenza a suo tempo stabilita da P. Sbath. La secon-da, manuale, si deve probabilmente attribuire a Υuhατm5. Malak. Attualmente, i fasci-coli sono disposti secondo quest'ultima seriazione. Entrambe le foliazioni sono erro-nee: per una ricostruzione della corretta sequenza νd. infra.

(µ-Rz ϊ, Κitόb al-Man.yti rϊ)2 L - SARTOi 1927, p. 609 s.; DIETRIcH 1966, pρ.45 -60; ULLIANI 1970, p. 132 (con

elenco di mss.; i due mss. giudeo-arabi sono purtroppo incompleti [B.L., Or. 65: νιι, 1- 2; Or. 2706: νΠ-Χ]); SEZGIN 1970, pp. 274-294 [SEzGIN 1978, p. 382 ss.]: p. 281 ss. (con elenco di mss., νd. anche 11.1810\1061.U, SΒgΝ, AKPINAR & IZG1 1984, pp. 110-119: p. 118; add.: LOFGREN & TRINι 1975, p. 142, nr. 268: Milano, Ambros., χ 71 Sup., f. ir:

λ'J ί,i' 11 Ι; ff. 29r-62r: λ.'' 1L' [xii sec., ohm Griffini nr. 35];

A partire dai 1912, e per oltre un trentennio, il sacerdote aleppino Paul Sbath (Brnus SW, 1887-1945, cf. AVIERINO 1947) si dedicό al reperimento sistematico di codici, princi-palmente arabi. La sua collezione arrivb ad annoverare «plus de 1600 volumes» (SBATH 1938, p. Π; AVIERINO 1947, p. 60; cf. SBATI-I 1926, p. 22: «mille cinque cents manuscrits arabes et syriaques»), ancοrchό egli pervenisse a descrivere solo 1325 (di cui 1243 arabi: SnATH 1928/1-11 e SBATH 1934 [In]; cf. 5ΒΑΤΗ 1938, p. II: «J'esρ re publier bientôt le 4°»). Ii fondo vaticano, costituito dal primitivo plesso di 776 mss. fece il suo ingresso nella Biblio-teca Apostolica il 26 ottobre 1927.

2 Opera dedicata a Μan ιir ibn Ιsq, governatore samanide di Rayy.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Citta dei Vaticano 2004, pp. 567-581.

DELIO VANIA PROVERBIO

ORIENT ALIA MEDICA E CODICIBUS VATICANIS

ACEFALI, ADESPOTI E NEGLETTI: UNA PRIMA RICOGNIZIONE

1. Il ms. Vai. Sbath 704

Fra gli acephala medica del fondo Sbath1, il ms. Vat. Sbath 704 è note- vole per antichità (XII-XIII sec.).

L -» Sbath 1928, II, p. 45; ms. descritto (ma non identificato) da Yuhannà Malak nel suo catalogo inedito del fondo Sbath.

Descrizione materiale: C, ff. 47; mm 225 [h] x 155 (160 x 115), 11. 13. Carta non filigranata, a vergellatura

orizzontale appena distinguibile. Paleograficamente affine al ms. London, Wellcome Historical Medical Library, Or. 9 (veicolante YAqràbàdïn-' l-muhtasar di ar-Rdzi), cf. ISKANDAR 1967, p. 79, tav. 7. Cf. il ms. London, British Library, Add. 5965 {muntasif ragab 626 = I decade di giù. 1229; cf. DÉROCHE & AL. 1999, nr. 155: «Probably Iran»).

Il codice è un torso sciolto e scompaginato. Ha ricevuto due foliazioni successive: la prima, meccanica, riflette la sequenza a suo tempo stabilita da P. Sbath. La secon- da, manuale, si deve probabilmente attribuire a Yuhannà Malak. Attualmente, i fasci- coli sono disposti secondo quest'ultima seriazione. Entrambe le foliazioni sono erro- nee: per una ricostruzione della corretta sequenza vd. infra.

(ar-RÂZÏ, Kitàb al-Mansüñ)2

L -» SARTON 1927, p. 609 s.; DIETRICH 1966, pp.45-60; ULLMANN 1970, p. 132 (con elenco di mss.; i due mss. giudeo-arabi sono purtroppo incompleti [B.L., Or. 65: VII, 1- 2; Or. 2706: VH-x]); SEZGIN 1970, pp. 274-294 [SEZGIN 1978, p. 382 ss.]: p. 281 ss. (con elenco di mss., vd. anche ÌHSANOÒLU, Çeçen, Arpiñar & ÍZGt 1984, pp. 110-119; p. T18; add.; Lôfgren & TRAINI 1975, p. 142, nr. 268: Milano, Ambros., X 71 sup., f. Ir;

j» Lu^Jl Állíll; ff. 29r-62r: ÁlliL [XII sec., olim Griffini nr. 35];

1 A partire dal 1912, e per oltre un trentennio, il sacerdote aleppino Paul Sbath (BOlus Sbât, 1887-1945, cf. AVIERINO 1947) si dedicò al reperimento sistematico di codici, princi- palmente arabi. La sua collezione arrivò ad annoverare «plus de 1600 volumes» (Sbath 1938, p. H; AVIERINO 1947, p. 60; cf. SBATH 1926, p. 22; «mille cinque cents manuscrits arabes et syriaques»), ancorché egli pervenisse a descriverne solo 1325 (di cui 1243 arabi: Sbath 1928/I-II e Sbath 1934 [HI]; cf. Sbath 1938, p. II: «J'espère publier bientôt le 4°»). Il fondo vaticano, costituito dal primitivo plesso di 776 mss. fece il suo ingresso nella Biblio- teca Apostolica il 26 ottobre 1927.

2 Opera dedicata a Mansür ibn Ishàq, governatore samanide di Rayy.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 567-581.

DELIO VANIA PROVERBIO

TURCO-SYRIACA UN CASO ESTREMO DI SINCRETISMO LINGUISTICO E RELIGIOSO:

I LIBRI DI TOMMASO $11RRÄF DA EDESSA (XVIII SEC.) NELLA BIBLIOTECA PORTATIVA DI TOMMASO CALDEO DA ΑLQb

Nel 1805 il giovane diacono Tommaso da ΑΙqόζ, al sYguito del vescovo caldeo di Siirt Pietro awriΖ, faceva il suo ingresso in Roma, portando seco un piccolo novero di libri, pcirtim recati dalla natia Mesopotamia, pcirtim coΠeΖionati durante il viaggio.

Un plesso di cinque codici appartenuti a Tommaso caldeo sono ora conservati presso la Biblioteca Vaticana: 1

Borgia sir. 10 Vat. ar. 926 Vat. turc. 81 Vat. turc. 82 Vat. turc. 83

Due di essi, a loro volta, provengono dalla biblioteca di un mercante, tale Tommaso .arrάf 2 da Edessa, di cui diremo nel prosi€guo. Questi ul-

Ι Un sesto codice, sicuramente appartenuti a Tommaso (HALAB, Fondation Georges et Mathilde Salem, ms. SBATH 885), fu rinvenuto in Siria dal sacerdote aleppino Paul Sbath (ΒιΙυs Sbt, 1887-1945, cf. Ch. D. AltERINO, Notice ncrοΙοgiqυe sur le R. Ρ. Paul Shath [1887-1945], «Bulletin de l'Institut d''gyρte», 28, 1945-1946 [1947], pp. 55-71), che a par-tire dal 1912, e per oltre un trentennio, si dedicb al reperimento sistematico di manoscritti. Tuttavia, il predetto libro non afferisce alla biblioteca da viaggio di Tommaso, essendo stato da lui copiato in Roma (cf. Ρ. SBATH, Biblioth&jue de manuscrits Paul Sbath, n'Être Syrien d'Alep: Catalogue, ΙΙ, Cairo, Η. Friedrich & Co. [Imprimerie Syrienne ΗόΙioρolis], 1928, p. 87: copiato nel 1817 da '.J (..).

2 Ι nomi di mestieri occorrenti nei marginalia qui escussi, quando fungano da epiteto (siano ciοè costruiti in sintagma con un antrop σnimo), non vanno intesi stricto sensu, ma sono da considerarsi veri nomina familice. CR) sembra assodato per Tommaso da Edessa, che praticava incontrovertibilmente la mercatura (pace Ε. Ross ι, Elenco dei manoscritti tur-chi della Biblioteca Vaticana: Vaticani, Barberiniani, Borgiani, Rossiani, Chigiani, Cittii del Vaticano, Cittα del Vaticano, B.A.V., 1953 [Studi e testi, 174], p. 67: «Tommaso il banchie-

re»); del resto, agevole constatare come l'ipotetico nickname arrf «cambiavalute» (me-stiere affine ma non coincidente con quello del negoziante), fosse dei pari trasmesso ai frateili e ai suoi figli. L'uomo di fiducia Antonio da Edessa, già suo spedizioniere e che re-cherà con sé a Livorno, si cognominava in extenso (sintagma arabo in contesto turco; per il

Miscellanea Bibliothecae Apostolica« Vaticanae, XI. C ίttα dei Vaticano 2004, pp. 583 -635.

DELIO VANIA PROVERBIO

TURCO-SYRIACA

UN CASO ESTREMO DI SINCRETISMO LINGUISTICO E RELIGIOSO: I LIBRI DI TOMMASO SARRÀF DA EDESSA (XVIII SEC.) NELLA

BIBLIOTECA PORTATIVA DI TOMMASO CALDEO DA ALQÔà

Nel 1805 il giovane diacono Tommaso da AlqôS, al séguito del vescovo caldeo di Siirt Pietro Sawriz, faceva il suo ingresso in Roma, portando seco un piccolo novero di libri, partim recati dalla natia Mesopotamia, partim collezionati durante il viaggio.

Un plesso di cinque codici appartenuti a Tommaso caldeo sono ora conservati presso la Biblioteca Vaticana:1

Borgia sir. 10 Vat. ar. 926 Vat. turc. 81 Vat. turc. 82 Vat. turc. 83

Due di essi, a loro volta, provengono dalla biblioteca di un mercante, tale Tommaso Sarràf2 da Edessa, di cui diremo nel prosiéguo. Questi ul-

1 Un sesto codice, sicuramente appartenuto a Tommaso (Halab, Fondation Georges et Mathilde Salem, ms. SBATH 885), fu rinvenuto in Siria dal sacerdote aleppino Paul Sbath (Bülus Sbât, 1887-1945, cf. Ch. D. Avierino, Notice nécrologique sur le R. P. Paul Sbath [1887-1945], «Bulletin de l'Institut d'Égypte», 28, 1945-1946 [1947], pp. 55-71), che a par- tire dal 1912, e per oltre un trentennio, si dedicò al reperimento sistematico di manoscritti. Tuttavia, il predetto libro non afferisce alla biblioteca da viaggio di Tommaso, essendo stato da lui copiato in Roma (cf. P. SBATH, Bibliothèque de manuscrits Paul Sbath, Prêtre Syrien d'Alep: Catalogue, II, Cairo, H. Friedrich & Co. [Imprimerie Syrienne à Héliopolis], 1928, p. 87: copiato nel 1817 da j-J: Ljl).

2 I nomi di mestieri occorrenti nei marginalia qui escussi, quando fungano da epiteto (siano cioè costruiti in sintagma con un antroponimo), non vanno intesi stricto sensu, ma sono da considerarsi veri nomina familice. Ciò sembra assodato per Tommaso da Edessa, che praticava incontrovertibilmente la mercatura (pace E. ROSSI, Elenco dei manoscritti tur- chi della Biblioteca Vaticana: Vaticani, Barberiniani, Borgiani, Rossiani, Chigiani, Città del Vaticano, Città del Vaticano, B.A.V., 1953 [Studi e testi, 174], p. 67: «Tommaso il banchie- re»); del resto, è agevole constatare come l'ipotetico nickname Sarrâf «cambiavalute» (me- stiere affine ma non coincidente con quello del negoziante), fosse del pari trasmesso ai fratelli e ai suoi figli. L'uomo di fiducia Antonio da Edessa, già suo spedizioniere e che re- cherà con sé a Livorno, si cognominava in extenso (sintagma arabo in contesto turco; per il

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp, 583-635.

OSVALDO RAINERI

AETHIOPICA BIBLIOTHECAE APOSTOLICAE VATICANAE

Premessa

La BibBoteca Apostolica Vaticana, in questi ultimi anni, ha acquisito numerosi "testi" etiopici, parte in codici e parte in riproduzioni di ma-noscritti giacenti in altre biblioteche. La presente nota intende of&ire un prospetto aggiornato dei mss. etiopici (codici o riproduzioni), con le rispettive collocazioni, ad utilità degli studiosi. In questo breve excursus, diamo quindi una sintesi del materiale esistente già catalogato, con il re-lativo riferimento bibliografico, mentre per gli altri singoli pezzi, non an-cora "inventariati", riportiamo una succinta descrizione, possibilmente accompagnata dalla notizia circa la loro provenienza.

Le "collezioni" alle quali appartengono i mss. sono: 1. "Vaticani etio-pici", fondo aperto, di ρroprιetό deΠa BAI; 2. "Borgiani etiopici", fondo chiuso, di ρroρrietό della BAI; 3. "Barberiniano orientale 2", dl pro-ρrietà della BAI; 4. "Rossiano 865", di ρϊορrietà della BAI; 5. "CerUlli etiopici", fondo chiuso, di ρroρrietό deΠa BAI; 6. "Comboniani", fondo chiuso, di ρrορrίetà della Congregazione dei "Missionari Comboniani del Cuore dι Gesii", in deposito presso la BAI; 7. "Ramen", fondo aperto, di propnietii deΠa BAI; 8. "Sire ΕΙ ", di ρrορrietà della BAI; 9. "Mss. foto-grafati", fondo aperto, della BAI, con: a) ΈΈ Pastore di Erra; b) Atti di Qawestos; 10. "Mss. microfilmati", fondo aperto, della BAI, la quale collezione comprende anche: a) Mss. dal "Monastero di Gundagυndι "; b) Mss. "Parmensi" (Biblioteca Palatina di Parma); c) Gadla Μυs.

1. Fondo «Vaticani etiopici»

1-71 Mi, pp. 94-100; GREBAUT— TISSERAIT Ι, pp. 1-257; RAINEr 1985, pp. 62-64; Βuονocoιξ 1986 II, p. 791; CERESA 1991, pp. 322-323; CERESA 1998, pp. 425-

426. 72-248

GREBAUT— TISSERAIT Ι, pp. 261-761; Βuoνocοι a 1986 II, pp. 291-292; CERESA

1991, p. 323; CERESA 1998, p. 426; RAINEr 2003, pp. 57-58: riproduzione fotogra-fica dei ms. 75.

Miscellanea Bibliothecae Apostolica« Vaticanae, XI, Cittά del vat Ιc ο 2004, pp. 637-652.

OSVALDO RAINERI

AETHIOPICA BIBLIOTHECAE APOSTOLICAE VATICAN AE

Premessa

La Biblioteca Apostolica Vaticana, in questi ultimi anni, ha acquisito numerosi "testi" etiopici, parte in codici e parte in riproduzioni di ma- noscritti giacenti in altre biblioteche. La presente nota intende offrire un prospetto aggiornato dei mss. etiopici (codici o riproduzioni), con le rispettive collocazioni, ad utilità degli studiosi. In questo breve excursus, diamo quindi una sintesi del materiale esistente già catalogato, con il re- lativo riferimento bibliografico, mentre per gli altri singoli pezzi, non an- cora "inventariati", riportiamo una succinta descrizione, possibilmente accompagnata dalla notizia circa la loro provenienza.

Le "collezioni" alle quali appartengono i mss. sono; 1. "Vaticani etio- pici", fondo aperto, di proprietà della BAV; 2. "Borgiani etiopici", fondo chiuso, di proprietà della BAV; 3. "Barberiniano orientale 2", di pro- prietà della BAV; 4. "Rossiano 865", di proprietà della BAV; 5. "Cerulli etiopici", fondo chiuso, di proprietà della BAV; 6. "Comboniani", fondo chiuso, di proprietà della Congregazione dei "Missionari Comboniani del Cuore di Gesù", in deposito presso la BAV; 7. "Raineri", fondo aperto, di proprietà della BAV; 8. "Sire El", di proprietà della BAV; 9. "Mss. foto- grafati", fondo aperto, della BAV, con: a) Il Pastore di Erma] b) Atti di Qawestos; 10. "Mss. microfilmati", fondo aperto, della BAV, la quale collezione comprende anche: a) Mss. dal "Monastero di Gundagundiè"; b) Mss. "Parmensi" (Biblioteca Palatina di Parma); c) Gadla Muse.

1. Fondo «Vaticani etiopici»

1-71 Mai, pp. 94-100; Grebaut - Tisserant I, pp. 1-257; Raineri 1985, pp. 62-64; Buonocore 1986 II, p. 791; Ceresa 1991, pp. 322-323; Ceresa 1998, pp. 425-

426. 72-248

Grebaut - Tisserant I, pp. 261-761; Buonocore 1986 II, pp. 291-292; Ceresa 1991, p. 323; Ceresa 1998, p. 426; Raineri 2003, pp. 57-58: riproduzione fotogra- fica del ms. 75.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 637-652.

OSVALDO RMNERI - TEDROS ABRAHA

LA VERSIONE ETIOPICA DELLA BOLLA INEFFABILIS DI PIO IX

Premessa

Tra i tesori della Biblioteca Apostolica Vaticana, vi la coΠezιone "Sire", recentemente ιnνentariata 1 . La raccolta prende il nome da "Marie-Dominique Sire (1827-1917), sacerdote de Πa Compagnia di Saint-Sulpi-

ce, [. . .] insegnava nel seminario di Puy quando il papa Pio ΙΧ, con la bοΠa Ιneffabi Ιis2 dell'8 dicembre Ι 854, proclamb il dogma dell'Imma-colata Concezione" 3 . Egli, dopo aver raccolto tutta la documentazione possibile riguardante il dogma, si propose "di far tradurre la bοΠa Ineffa -bilis in tutte le lingue viventi e di offrirne la collezione al sovrano ponte-fice"; "alle lingue viventi nazionali, si aggiunsero le lingue morte e i dia-letti regionali di diversi paesi" 4.

Ι volumi delle traduzioni, posti in un monumentale mobile artistico, furono collocati nel 1879 nella Sala deΠa Immacolata Concezione dei pa-lazzi dei Vaticano, e, dopo successivi trasferimenti, nel 1993, fu deciso dl depositarli nella Biblioteca Apostolica5 , dove possono essere consultati e studiati6 .

Tra le moltissime lingue in cui fu tradotta la lettera apostolica Ineffa -bilis, si trova anche la lingua ge'ez (etiopico classico), il cui testo meri-tevole di essere conosciuto dagli studiosi, per la sua importanza filologi-ca e paleografica. Ecco la descrizione del manoscritto "Sire E.1" che contiene (ff. 73-91) la versione etiopica in oggetto:

1 Louis DIJVAL-ARNOULD, Liz collection «Sire» de la ΒibΙiοthqυe Vaticane, «Miscellanea Bibliothecae Apostoiicae Vaticanae IX» (Studi e Testi 409), Cίttà dei Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 2002 [= DUVAL-ARNOULD], pp. 115-168.

2 Πίί ΙΧ Pontif?cis Maximi Acta. Pars prima Acta exhibens quae ad Ecciesiam IJniversam spectant, Roma 1854, pp. 597-619.

3 DΙJΝΑL-ΑRΝΟΥLD, p. 115. 4 DUVΑL-ΑRΝΟULD, p. 115.

Dei 106 volumi depositati originariamente da Sire, solo 82 manoscritti e due rilegatu-re vuote si trovavano nel mobile e sono giunti alla Vaticana (cfr DTJVAL-ARNOULD, p. 116, nota 4).

6 C& DΥ'RNΟΥLD p. 116.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città dei vaticano 2004, pp. 653-669.

OSVALDO RAINERI - LEDROS ABRAHA

LA VERSIONE ETIOPICA

DELLA BOLLA INEFFABILIS DI PIO IX

Premessa

Tra i tesori della Biblioteca Apostolica Vaticana, vi è la collezione "Sire", recentemente inventariata1. La raccolta prende il nome da "Marie- Dominique Sire (1827-1917), sacerdote della Compagnia di Saint-Sulpi- ce, [...] insegnava nel seminario di Puy quando il papa Pio IX, con la bolla Ineffabilis2 dell'S dicembre 1854, proclamò il dogma dell'Imma- colata Concezione"3. Egli, dopo aver raccolto tutta la documentazione possibile riguardante il dogma, si propose "di far tradurre la bolla Ineffa- bilis in tutte le lingue viventi e di offrirne la collezione al sovrano ponte- fice"; "alle lingue viventi nazionali, si aggiunsero le lingue morte e i dia- letti regionali di diversi paesi"4.

I volumi delle traduzioni, posti in un monumentale mobile artistico, furono collocati nel 1879 nella Sala della Immacolata Concezione dei pa- lazzi del Vaticano, e, dopo successivi trasferimenti, nel 1993, fu deciso di depositarli nella Biblioteca Apostolica5, dove possono essere consultati e studiati6.

Tra le moltissime lingue in cui fu tradotta la lettera apostolica Ineffa- bilis, si trova anche la lingua ge'ez (etiopico classico), il cui testo è meri- tevole di essere conosciuto dagli studiosi, per la sua importanza filologi- ca e paleografica. Ecco la descrizione del manoscritto "Sire E.l" che contiene (ff. 73-91) la versione etiopica in oggetto:

1 Louis DUVAL-ARNOULD, La collection «Sire» de la Bibliothèque Vaticane, «Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae IX» (Studi e Testi 409), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 2002 [= Duval-Arnould], pp. 115-168.

2 PU IX Pontificis Maximi Acta. Pars prima Acta exhibens quae ad Ecclesiam Universam spectant, Roma 1854, pp. 597-619.

3 Duval-Arnould, p. 115. 4 Duval-Arnould, p. 115. 5 Dei 106 volumi depositati originariamente da Sire, solo 82 manoscritti e due rilegatu-

re vuote si trovavano nel mobile e sono giunti alla Vaticana (cfr Duval-Arnould, p. 116, nota 4).

6 Cfr Duval-Arnould, p. 116.

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004, pp. 653-669.

ΡΤΕR TUSOR

DUE RELAZIONI DI GASPARE MATTEl NUNZIO APOSTOLICO A VIENNA DELLO STATO «DELLE COSE»

E DI RELIGIONE NEL REGNO D'UNGHERIA (1639)*

Una delle affermazioni di base delle ricerche sulla storia delle nunzia-ture costituita dall'osservazione che, parallelamente al raΠentamento silenzioso, ma verificato pui tardi come inarrestabile, del dinamismo deΠa rinascita cattolica sotto il pontificato di Clemente VIII (1592-1598), le domande religiose perdevano sempre p ΙΙ spazio nella corrispondenza della diplomazia papale. Μ loro posto sυbentrδ la politica 1 . Questa tesi valida anche se le istruzioni date ai nunzi sotto Paolo V (1605-1621) an-cora si formulavano nel contesto deΠa Christicιnitas2 . Un altro pensiero centrale delle ricerche ρίtι recenti è che l'orizzonte del papato barocco, che man mano subentrava al papato della riforma, e che per molti aspetti stava in un rapporto di cοntinuίtà. con il papato deΠ'epoca rina-scimentale, durante l'epoca di Urbano VIII (1623-1644) si ridusse alla sola ΙtaΙia3 .

* Si ringraziano di cuore la Professoressa Edit Ρ sztοr ed la Professoressa Christine

Maria Grafinger per il loro moltiplice e cordiale aiuto. — Ιl mio saggio 6 stato preparato nel quadro del Programma di Postdottorato dei Programmi di Base per la Ricerca Scientifica Ungherese («OTKA», no. di reg.: D-38481). Le mie ricerche in archivi romani sono state fi-nariziate attraverso una borsa di studio dell'Accademia Ferenc Faludi dei padri gesuiti in Ungheria.

Ι Die Hauptinstruktionen Clemens' VIII. fur die Nuntien und Legaten an den europiii-sehen Fτ irstenhδfen 1592-1605 1-11, hrsg. i. Κ. JAITNER, Τϋbingen 1984 (Instructiones ponti-ficum Romaiiorum), Ι, xxm-xxx1L LΧΧ-LΧΧΧΠ; W. REINHARD, Kirchendisziplin, Sozialdiszi-plinierung und Verfestigung der konfessionellen Fronten: Das katholische Reformprogramm

und seine Auswirkungen e K. GANZER, Die Trienter Κοnzi Ιsbesch Ιiiβe und die piipstliche Be-mühungen um ihre Durchführung wiihrend des Pontifikats Clemens' VIII, in Das Papsttum, die Christenheit und die Staaten Europas 1592-1605. Forschungen zu den Hauptinstruktionen Cleme ns ' VIII., hrsg. i. G. LuTz, Τϋbingen 1994 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 66), 1-13 e 15-33.

2 S. GΙοRDΑνο, Aspetti di politica ecclesiastica e riforma religiosa nelle istruzioni generali di Paolo V, in Kurie und Politik. Stand und Perspektiven der Nuntiaturberichtsforschung, hrsg. i. A. KILLER, Rom 1998 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 87), 236-271.

G. LUTZ, Rom und Europa wόhrend des Pontijikats Urbans VIII. Politik und Diplo-matie. Wirtschaft und Finanzen. Kultur und Religion, in Rom in der Neuzeit. Politische, kirch-liche und kulturelle Aspekte, hrsg. i. R. ELZE — H. ScHImINGER — Η. S. NIRDHILT, Wien —

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Varicanae, XI, CΈΙΙΑ del Vaticano 2004, pp. 671-690.

PÉTER TUSOR

DUE RELAZIONI DI GASPARE MATTEI NUNZIO

APOSTOLICO A VIENNA DELLO STATO «DELLE COSE»

E DI RELIGIONE NEL REGNO D'UNGHERIA (1639)*

Una delle affermazioni di base delle ricerche sulla storia delle nunzia- ture è costituita dall'osservazione che, parallelamente al rallentamento silenzioso, ma verificato più tardi come inarrestabile, del dinamismo della rinascita cattolica sotto il pontificato di Clemente Vili (1592-1598), le domande religiose perdevano sempre più spazio nella corrispondenza della diplomazia papale. Al loro posto subentrò la politica1. Questa tesi è valida anche se le istruzioni date ai nunzi sotto Paolo V (1605-1621) an- cora si formulavano nel contesto della Christianitas2. Un altro pensiero centrale delle ricerche più recenti è che l'orizzonte del papato barocco, che man mano subentrava al papato della riforma, e che per molti aspetti stava in un rapporto di continuità con il papato dell'epoca rina- scimentale, durante l'epoca di Urbano Vili (1623-1644) si ridusse alla sola Italia3.

Si ringraziano di cuore la Professoressa Edit Pásztor ed la Professoressa Christine Maria Grafinger per il loro moltiplice e cordiale aiuto. — Il mio saggio è stato preparato nel quadro del Programma di Postdottorato dei Programmi di Base per la Ricerca Scientifica Ungherese («OTKA», no. di reg.: D-38481). Le mie ricerche in archivi romani sono state fi- nanziate attraverso una borsa di studio dell'Accademia Perene Paludi dei padri gesuiti in Ungheria.

1 Die Hauptinstruktionen Clemens' VIH. filr die Nuntien und Legaten an den europai- schen Fürstenhdfen 1592-1605 I-II, hrsg. v. K. Jaitner, Tubingen 1984 (Instructiones ponti- ficum Romanorum), I, XXIII-XXXII. LXX-UCXX1I; W. Reinhard, Kirchendisziplin, Sozialdiszi- plinierung und Verfestigung der konfessionellen Fronten: Das katholische Reformprogramm und seine Auswirkungen e K. GANZER, Die Trienter Konzilsbeschlii/Se und die pàpstliche Be- mühungen um ihre Durchfühmng wahrend des Pontifìkats Clemens' Vili, in Das Papsttum, die Christenheit und die Staaten Europas 1592-1605. Forschungen zu den Hauptinstruktionen Clemens' Vili., hrsg. v. G. Lutz, Tiibingen 1994 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 66), 1-13 e 15-33.

2 S. GIORDANO, Aspetti dì politica ecclesiastica e riforma religiosa nelle istruzioni generali di Paolo V, in Kurie und Politik. Stand und Perspektiven der Nuntiaturberichtsforschung, hrsg. v. A. Roller, Rom 1998 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 87), 236-271.

3 G. Lutz, Rom und Europa wahrend des Pontifìkats Urbans Vili. Politik und Diplo- matie. Wirtschaft und Finanzen. Kultur und Religion, in Rom in der Neuzeit. Politische, kirch- liche und kulturelle Aspekte, hrsg. v. R. Elze - H. SCHMIDINGER - H. S. NORDHOLT, Wien -

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI. Città del Vaticano 2004, pp. 671-690.