12

Magia e stregoneria in Alta Val d'Enza nell'analisi dei dati archeologici, in "LeValli dei Cavalieri" 27, Parma 2010

  • Upload
    unibo

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

RASSEGNA DI STORIA E DI VITA DELL’ALTA VAL D’ENZA E DELLA VAL CEDRA

27

2010

A CURA DELLA COMUNITÀ DELLE VALLI DEI CAVALIERI

Redazione e impaginazione a cura di Michele Berini e Adriano Milesi

In copertina: Particolare della miniatura che descrive la lotta di Saul contro Nahash e gli Ammoniti.La Bibbia dei crociati – 1250 circa.

MAGIA E STREGONERIA IN ALTA VAL D’ENZA NELL’ANALISI DEI DATI ARCHEOLOGICI

La pietra incisa utilizzata come architrave, posta sopra la portad’ingresso di una casa nel borgo di Castagneto, riporta unaserie di iscrizioni niente affatto frequenti nei manufatti di que-sto tipo sparsi per l’Appennino. Si tratta, infatti, di una serie digraffiti che compongono quattro figure di non immediata inter-pretazione. Bisogna innanzitutto precisare che, sia per la lavo-razione cui è stato sottoposto il manufatto, sia per l’iconografiache esprime si discosta decisamente dagli elementi architetto-nici dei portali che abbelliscono gli ingressi delle dimore dimontagna. La pietra in questione, sottoposta ad una grossolanasbozzatura e decorata con incisioni senza alcun fine artistico, èstata posta in muratura e quindi utilizzata come architravedurante una ristrutturazione della casa presumibilmente avve-nuta alla metà del secolo XIX. Infatti in alcune parti del tessutomurario si notano caratteristiche che fanno pensare ad unaprima costruzione ascrivibile al secolo XVI mentre altre sonovisibilmente riferibili ad un intervento di restauro, che compre-se pure il rifacimento dell’architrave e della soglia, effettuatoappunto attorno alla metà dell’ottocento. Non siamo quindi ingrado di specificare la provenienza del manufatto che probabil-mente fu riutilizzato come architrave appunto per la curiosapresenza delle iscrizioni sulla facciata. La pietra, tuttavia, è lasolita arenaria locale che si ritrova nelle Valli dei Cavalieri percui è possibile restringere il campo all’interno di quest’area.

I simboli incisi fanno parte del panorama iconografico caroalla stregoneria tradizionale che tanto sviluppo ebbe nelle

51

nostre campagne come ricordo delle antiche credenze magico-rituali ascrivibili ai culti pre-cristiani. Queste sopravvisseroall’avvento dell’unico Dio e divennero la base di quella cultu-ra che vede nei folletti, nelle strie, nella pratica della signaturala sua espressione più comune1.

L’interpretazione delle incisioni in questione presuppone laconsapevolezza di certi elementi che sono caratteristici siadelle pratiche magiche di più ampio respiro, che fornirono imodelli, sia di come queste vennero declinate nel territorio. Ciè stato infatti possibile ravvisare, sempre in ambito appennini-co, una simile pietra incisa utilizzata anch’essa come architra-ve in una casa torre quattrocentesca a Roccaprebalza2. Il fattoche in quest’altro contesto l’elemento architettonico risulti inopera fa pensare che fosse stata progettata per essere messasull’architrave. Il disegno riporta due figure di costruzioni tur-rite associate a altrettanti pentacoli per la cui interpretazione sipuò seguire la stessa linea metodologica utilizzata per il por-tale di Castagneto.

Tecnicamente i pentacoli, perché tali sono le figure incise sulmanufatto, sono i segni grafici e visivi che si riferiscono allaparte gestuale dell’incantesimo e il potere che emanano unavolta disegnati viene associato e corroborato nel momento incui vengono dette le parole necessarie3. Hanno quindi unsignificato simbologico rituale, utile cioè ai fini del compimen-to di una particolare pratica magica; molto spesso vengono

52

1) Utili per un approccio metodologico all’argomento: Cardini F., Magia, stre-goneria, superstizioni nell’Occidente medievale, Firenze 1979; Frazer J.G., Il ramod’oro, Torino 1981; Ginzburg C., Storia notturna, Torino 1989; Propp V.J., Le radi-ci storiche dei racconti di magia, Roma 1977; Elide M., Storia delle credenze e delleidee religiose, Firenze 1983.2) Dall’Olio E. - Pellegri M. - Capacchi G., Architettura spontanea dell’Appenninoparmense, II, Parma ????3) Levi E., Storia della magia, Roma ???; Un’edizione della clavicula Salomonis.

53

Tav. 1 - Porta d’ingresso a Castagneto con simboli incisi sull’architrave

utilizzati a protezione durante i rituali di evocazione degli spi-riti. Nel caso di Roccaprebalza è facile ricondurli ad una fun-zione apotropaica nei confronti della costruzione stessa che èdel resto rappresentata fra le incisioni, come se propiziasse laforza di due torri in una per la costruzione in cui è stato postol’architrave e probabilmente è stato compiuto un rituale diquesto tipo. Tali pratiche possono andare dall’invocazionedella protezione su oggetti e persone al tentativo di propiziar-si l’abbondanza dei raccolti, fino alle guarigioni invocate perstorte, scottature, vermi ed altri accidenti simili. Invero il gri-morio montanaro è ricco di scongiuri e preghiere che, oppor-tunamente recitate, servono esattamente all’esaudimento diquesti scopi attraverso il ricorso alle forze della natura celatedietro i nomi del pantheon cristiano. Di uno di questi pentaco-li, la stella a cinque punte, ci è possibile dare una più circostan-ziata spiegazione. Siamo, infatti, stati in grado di fare un con-fronto con la stessa figura tale com’è riportata in un manoscrit-to proveniente dalla Val Cedra che raccoglie tutta una serie dipreghiere e scongiuri utili per le più diverse occasioni. Questogrimorio4, rintracciato dalla professoressa Francesca Scala epubblicato a suo tempo in questa stessa rassegna, riporta,enunciando gli incantesimi per scacciare il malocchio, propriola figura del pentacolo chiamato “nodo di Salomone”. Accantovi sono le parole che la persona deve pronunciare per comple-tare l’incantesimo: “Il maestro è dentro, gli altri in acqua”facendo per tre volte il segno di croce sulla persona da libera-re. Gli altri pentacoli graffiti sul manufatto rimandano, invece,nelle loro caratteristiche alle figure della magia rituale cosìcome appaiono nei grimori medievali come, per citare quelloche maggiormente si interessa dei pentacoli, la ClaviculaSalomonis5. Le figure si riferiscono ad alcuni fra i pentacoli di

54

4) Scala F., Roba ‘d‘na vota, in “Le Valli dei Cavalieri”, 6, Parma 1983.5) Il libro degli spriti di re Salomone : Lemegeton, Goezia, teurgia, ars Paulina, alma-del, magia nera, Roma 1982.

mercurio e di marte e comandano gli spiriti che dipendono daquesti due pianeti. L’azione che porta a compimento l’incante-simo dopo le evocazioni è descritta dalla stessa Clavicula evediamo che l’ordine in cui sono disegnati segna una partico-lare forma rituale6: il primo da sinistra apre la comunicazionerituale essendo il pentacolo che permette di aprire ogni portamentre gli altri invocano la protezione degli spiriti approfit-tando della comunicazione ottenuta mediante l’apertura delpassaggio medianico. L’utilizzo di questa particolare simbolo-gia rientra quindi all’interno di un panorama simbolico erituale di ampio respiro che va dagli scongiuri o dalle segnatu-re, caratterizzate da forme cultuali pre-cristiane mediate con lanuova religione, fino a pratiche cerimoniali molto più cripti-che e arcaiche, legate allo sviluppo delle stesse tematichepagane in ambito colto ed ermetico.

Ora non resta che individuare la circostanza del rituale,l’epoca e, più precisamente, l’officiante.

Il contesto prettamente magico si adatta perfettamente,come abbiamo visto, al mondo dei rimedi, delle segnature edell’allontanamento dei mali che nelle nostre Valli permeavala vita quotidiana scandita dai ritmi naturali dei campi e delbosco, con tutte le simbologie che questo porta con se.All’interno di questo ambiente vi erano, e ancor’oggi vi sono,degli operatori che hanno la possibilità di entrare all’internodei meccanismi regolatori del rapporto fra bene e male7 e

55

6) […] Il Quinto ed Ultimo Pentacolo di Mercurio: Ha potere sugli spiriti diMercurio e permette di aprire le porte in qualsiasi modo siano chiuse e nullache vi si opponga può resistervi […] [nota dell’editore] Dentro i Pentacolosono i nomi El Ab IHVH. Il versetto è dai salmi XXIV. 7:– “O porte, alzate ivostri capi; e voi, porte eterne, alzatevi; e il Re di gloria entrerà.” Così recita iltesto della Clavicula. La figura di Mercurio che apre le porte rimanda all’ipo-stasi del dio come protettore dei ladri e dei furfanti tipica del mondo classico.7) Frazer J.G., Il ramo d’oro, Torino 1981; Capacchi C., L’aldilà degli sciamani, ilmondo dei vivi e il mondo dei morti nello sciamanesimo euroasiatico, Parma 1996.

quindi possono, attraverso opportuni rituali ed incantesimi,estirpare il malanno o allontanare e conoscere tutta quellaserie di esseri fantastici8 che abitano il bosco. Questi operatorisono più volte stati affiancati agli sciamani dell’area euro-asia-tica9 attraverso tutta una serie di pratiche che li accomunano epermettono a queste due figure di condividere un ruolo moltosimile all’interno della società. Essi sono, infatti, coloro chehanno la possibilità di parlare con il male, causa di malattie ecarestie; di dialogare con le creature che dominano gli spaziimpervi sconosciuti agli uomini, tutto questo dopo aver rice-vuto una vera e propria iniziazione, molto spesso il giornodella vigilia di Natale10. Sono coloro che, molto spesso figurefemminili, vengono chiamate medgòn’ni e al cui aiuto si ricor-re quando si prende una storta o quando una malattia tarda aguarire. Nella loro funzione, a metà fra la terra di mezzo e imondi celesti ed inferi da dove provengono i loro interlocuto-ri, sono in perenne contatto con l’Altro nella sua accezione diesterno alla comunità e rappresentano un perno sicuro a cuiquesta può appoggiarsi. Molto spesso combattono infatti il

56

8) Ferraguti M., La magia dei folletti, Magia e stregoneria nell’Appennino parmensee in Lunigiana, La Spezia 2003.9) Corradi Musi C., Maestri di guarigione e tradizione euroasiatica, in “Le Valli deiCavalieri”, 26, Parma 2009.10) Il principio secondo il quale è regolata la possibilità di tramandare questirituali, molto spesso sono rituali di guarigione, si rifà al principio di conoscen-za della magia simpatica. Infatti dovendo conoscere la causa del male perpoterlo estirpare lo sciamano si affida alla conoscenza ancestrale andando aritroso fino al momento del caos primordiale in cui il tempo è sospeso ed èpossibile parlare con le anime dei defunti che tutto conoscono; allora potràaccedere alla conoscenza. Il momento dell’annuale rigenerazione è il giornodel rinnovamento nel quale l’inizio viene riattualizzato, quello in cui si com-pie il tempo, che nel cristianesimo è appunto il giorno di Natale, ovvero delcompimento del tempo nella nascita del Cristo. Vedi a proposito Frazer J.G., Ilramo d’oro, Torino 1981, capitolo III; Elide M., Il mito dell’eterno ritorno, Torino1966; Capacchi C., L’aldilà degli sciamani, il mondo dei vivi e il mondo dei mortinello sciamanesimo euroasiatico, Parma 1996, capitolo VIII.

male sotto forma di demoni, streghe e stregoni che compionomalefici a danno dei membri della comunità inviando carestiee malattie, gettando insomma il malocchio11. In altri casi sannosaggiamente indicare quali siano i luoghi da evitare vagandoper le foreste e come evitare di cadere preda delle Anguane,della Lugabagia o del mostruoso Règle. Proprio all’interno diquesta forma rituale si può considerare il manufatto diCastagneto, uno strumento magico per togliere o fare il maloc-chio che, opportunamente attivato permette l’esecuzione delleparole recitate dalla persona che le possiede ovvero a cui sonostate tramandate.

Nel contesto di cristianizzazione delle campagne edell’Appennino, cominciato nell’Alto Medioevo, le antichepratiche magico-rituali vengono riconsiderate alla luce dellanuova religione. Compaiono quindi i nomi dei Santi, di Cristoe della Madonna negli scongiuri e negli incantesimi antichimentre tracce del loro passaggio si disperdono laddove inepoca pagana si collocavano i luoghi più sacri. I medgoni quin-di, e le loro prerogative sacrali, vengono, molto spesso, af-fiancate ai preti e agli altri officianti del nuovo culto e talvol-ta relegate nell’ambito della superstizione. In taluni casi ven-nero identificate, dalla stessa superstizione popolare, propriocome streghe o streghi, ovvero le entità maligne che essi stes-si tradizionalmente combattevano; questo è il caso della an-ziana donna che, ancora alla metà del XVIII secolo, vennelinciata in quel di Monchio così come ci è raccontato dallavoce del prete di allora chiamato alla ricomposizione dei re-sti12. Emerge pertanto che l’arco di tempo interessato dalla

57

11) Mazzoli F., La strega nella tradizione ugro-finnica e in quella occidentale, Parma1992; Levi E., Magia della campagne e stregoneria dei pastori, Roma 1996.12) Capacchi G., Il linciaggio di una strega a Monchio nel 1728, in “Le Valli deiCavalieri”, 12, Parma 1991.

58

vitalità di queste pratiche si estende, in diverse declinazioni,per più secoli arrivando in alcune sue manifestazioni fino al-l’età contemporanea. Le streghe, all’opposto, erano indicatecome delle entità parimenti sacrali e di forma umana, anchese molto spesso avevano una parte del corpo di metallo o le-gno ovvero soffrivano di una deformazione a denunciare laloro natura sovrumana13, che tuttavia non rientravano appie-no all’interno della dicotomia fra bene e male14. Sono infattia conoscenza delle parole e dei meccanismi che generano siail bene sia il male e in questo caso sono del tutto uguali acoloro che “segnano”15in quanto, come viene tramandato, chiè capace di fare è capace anche di disfare, quindi chi toglieil male ha anche il potere di darlo. Il confine non è quindidel tutto netto e si gioca all’interno della dimensione umana;nel senso che le streghe propriamente dette, creature fanta-stiche che vivono ai confini del bosco16 e imputate di esserela causa di malefici, ma anche di straordinari doni, sono diforma umanoide avendo le caratteristiche già ricordate: de-formità o parti del corpo di ferro o legno (la lugabagia dai pè‘d faja). Al contrario i medgòn additati come streghe o strego-ni sono persone in carne ed ossa che possiedono poteri par-ticolari quali la capacità di trasformarsi in animale o di vo-lare durante la notte e partono dalla stessa condizione di ini-

13) Frazer J.G., Il ramo d’oro, Torino 1981.14) Mazzoli F., La strega nella tradizione ugro-finnica e in quella occidentale, Parma1992; Ginzburg C., I Benandanti, stregoneria e culti agrari tra il Cinquecento e ilSeicento, Torino 1966; Bolzoni F., Le streghe in Italia, Bologna 1963; De MartinoE., Il mondo magico, Torino 1973.15) Il verbo “segnare” che qui è utilizzato nel senso proprio di togliere il malerimanda all’etimologia stessa del verbo sign?re<*sek- dove la radice indoeuro-pea *sek- / *seik- ha il significato di tagliare.16) Mazzoli F., La strega nella tradizione ugro-finnica e in quella occidentale, Parma1992; Ferraguti M.

59

ziati che rivestono “quelli che segnano”17. In un secondo mo-mento poi è proprio questa figura, in virtù della zona di con-fine nella quale è portata a situarsi, che viene identificata conl’origine del male e come agente diabolico sulla terra. Nelmomento di maggior attacco alle eresie da questa trasposi-zione prende le mosse il triste fenomeno della caccia alle stre-ghe. La conoscenza magica quindi, anche quando filtrata ecamuffata dalla religione cristiana, è una cifra fondamentaleper comprendere il patrimonio culturale delle zone appenni-niche con il loro complesso bagaglio di miti che le mette inrelazione con le fasi più antiche della nostra cultura.

Filippo Fontana

17) Mazzoli F., La strega nella tradizione ugro-finnica e in quella occidentale, Parma1992; Corradi Musi C., Maestri di guarigione e tradizione euroasiatica, in “Le Vallidei Cavalieri”, 26, Parma 2009.