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VALORIZZAZIONE E CATALOGAZIONE DEI CENTRI STORICI

La piazza del Municipio ovvero la definizione degli antichi spazi intorno a Castelnuovo. In: (a cura di): ROSSI P, RUSCIANO C, Università degli Studi \"Suor Orsola Benincasa\" Napoli.Valorizzazione

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VALORIZZAZIONE E CATALOGAZIONEDEI CENTRI STORICI

Editoriale Scientifica

VALORIZZAZIONE E CATALOGAZIONEDEI CENTRI STORICI

un percorso per la tutela dei beni culturali in Campania

a cura di

PASQUALE ROSSI CLAUDIA RUSCIANO

con un contributo di

SALVATORE DI LIELLO

altri testi di

GIAN GIOTTO BORRELLI BEATRICE CAFFARELLI FELICE NAPPI

ALESSIO MAZZA PALMIRA CHIACCHIO

UNIVERSITÀ DEGLI STUDÎ «SUOR ORSOLA BENINCASA» NAPOLI

Proprietà letteraria riservata

© Copyright 2008 Editoriale Scientifica s.r.l.Via San Biagio dei Librai, 3980138 NapoliISBN 978-88-6342-042-5

Il volume è stato finanziato con un contributo delConsiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nel-l’ambito del Progetto promozione ricerca perl’anno 2005 con particolare riferimento al tema ge-nerale «L’identità culturale come fattore di integra-zione», linea tematica: Le strutture paesaggistichecome elemento di definizione delle identità geo-grafiche e territoriali (codice 512/177).

Titolare e responsabile del progetto:Claudia Rusciano

A consuntivo di un arco quadriennale delle attività del per-corso di Valorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici ein occasione della pubblicazione di questo volume, finan-ziato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, si desideranoringraziare tutti coloro che hanno contribuito allo svolgi-mento dei lavori didattici e di ricerca, in particolare: il prof.Alfonso Artiaco, direttore del Museo Civico di Castelnuovo,e la dott.ssa Silvana dello Russo, dirigente del ServizioPatrimonio Artistico e Museale del Comune di Napoli, peraver accolto nei locali contigui alla Sala dell’Armeria laprima Mostra didattica & Multimedia del percorso diValorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici (2007).

Per i preziosi suggerimenti e le indicazioni nonché i contri-buti emersi nell’ambito degli annuali seminari interdiscipli-nari svolti sul tema della conservazione dei beni culturali siringraziano i professori: Antonio Cioffi, Pierluigi Leone deCastris, Ugo Dovere, Emma Giammattei, Maria RaffaellaPessolano. E ancora: Giovanna Calabrò, Gennaro Carillo,Ugo Carughi, Giovanni Coppola, Bruno Discepolo, MarioDe Cunzo, Antonio De Simone, Annamaria Di Stefano,Antonella Fusco, Vittoria Fiorelli, Marino Niola, UmbertoPappalardo, Augusto Sainati, Renato Sparacio, Paola Villani.

Per il progetto di Tirocinio “Inventario del fondo Demanioe Patrimonio del Comune di Napoli” svolto dai discenti delpercorso di studio presso la Torre di Guardia di Castel-nuovo: il dott. Romualdo Capone, direttore dell’ArchivioStorico Municipale di Napoli e il dott. Bernardo Leonardi.Mattia Dolvi e il dott. Antonio Mucciardi che, con grandecompetenza e passione, hanno indirizzato gli allievi alla re-dazione dell’inventario di circa 700 disegni – databili tra lafine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento – delleproprietà del Comune di Napoli.

Il comandante Pasquale Pappalardo e il maresciallo VittorioCastaldo del Comando Carabinieri Tutela PatrimonioCulturale del Nucleo di Napoli presso la sede di CastelSant’Elmo per aver richiesto e archiviato gli esiti multime-diali del lavoro di catalogazione dei laboratori.

Brunella Selo per aver gentilmente concesso l’uso del branoEpicuros (Selo-De Asmundis), tratto dall’album Iso-©2005,edizioni Officina/Il Manifesto, per la colonna sonora delprodotto multimediale nel cd-rom allegato al volume.

La dott.ssa Stefania de Fazio per le preziose indicazioni bi-bliografiche e il colonnello Felice De Rosa per l’attiva parte-cipazione ai laboratori di catalogazione.

Ancora un ringraziamento va a tutto il personale ammini-strativo e non docente della Facoltà di Lettere che con com-petenza e gentilezza garantisce l’esecuzione ottimale delleattività didattiche e di ricerca nella sede del complesso diSanta Caterina da Siena, e infine, ma non ultimi, gli stu-denti del percorso che hanno svolto efficacemente le attivitàdidattiche di catalogazione.

Le foto attuali della sezione Brani di cittàsono di Pasquale Rossi.

A UN MAESTRO, UN GENTILUOMO

(…) Napoli adagiata lungo i rilievi, degradante sceno-graficamente verso il mare, incorniciata dal verde deipendii circostanti, diviene uno dei soggetti preferiti daivedutisti che la riprendono dal mare, dalla spiaggia diChiaia, o dal Castello del Carmine in raffigurazioniricche di movimento per la presenza di navi a velespiegate, di barche di pescatori o di scene di generesullo sfondo di una città colta nei suoi aspetti più affa-scinanti, con le case a terrazzo alternate alle cupole edai campanili su cui emergono i castelli e i grandi edificiborbonici.I vedutisti esaltano l’equilibrio e l’armonia fra città enatura circostante ma, purtroppo, la realtà sociale eradiversa e all’interno della struttura sussisteva un pro-fondo senso di disagio (…)

GIANCARLO ALISIO

Urbanistica napoletana del Settecento, 1979

Indice

IX PrefazioneFrancesco De Sanctis

XI PresentazionePiero Craveri

XIII IntroduzionePasquale Rossi, Claudia Rusciano

LA CITTÀ DI NAPOLI: UN LABORATORIO PER L’ANALISI DELLO SVILUPPO URBANO

3 L’identità urbana tra permanenze e trasformazioniSalvatore Di Liello

23 La piazza del Municipio ovvero la definizione degli antichi spazi intorno a CastelnuovoPasquale Rossi

51 La chiesa di Santa Caterina a Formello: una discussa attribuzioneClaudia Rusciano

UNA MOSTRA CON ESITI MULTIMEDIALI PER LA FRUIZIONE DEL TERRITORIO

77 Brani di città: antico e contemporaneo dell’immagine urbana napoletanaPasquale Rossi

111 Lavori in corso in piazza MunicipioPasquale Rossi

CONTRIBUTI TRA DIDATTICA E RICERCA

115 Una nota per i dipinti nel chiostro di Santa Maria del CarmineGian Giotto Borrelli

123 Chiese e cappelle dismesse nel centro storico napoletano: una lettura e uno studio per la valorizzazioneBeatrice Caffarelli

TRACCE DI STORIA

139 Appunti e temi per uno studio delle trasformazioni urbane di NolaFelice Nappi

149 Il Cavone a Napoli: architettura e stratificazione storicaAlessio Mazza

159 Teatri minori partenopei e luoghi popolari, un’identità perdutaPalmira Chiacchio

165 URBAN VIDEOLOOP: IL CD-ROM, ISTRUZIONI PER L’USO

a cura di Pasquale Rossi, realizzazione multimediale di Felice Nappi

Prefazione

L’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa propone un’offerta formativaricca e professionalizzante ma sempre attenta alla tradizione secolare che può vantarenel settore delle scienze umane.

L’Ateneo del corso Vittorio Emanuele con le sue tre Facoltà (Scienze dellaFormazione, Lettere e Giurisprudenza) offre sette corsi di laurea triennale, due corsidi laurea a ciclo unico e nove corsi di laurea specialistica ognuno dei quali è teso a svi-luppare un bagaglio di competenze che caratterizzano specifici profili lavorativi.All’interno dei corsi di laurea sono altresì istituiti percorsi di studio ad hoc relativi apeculiari aspetti formativi ancorati alle esigenze culturali e legislative nazionali eregionali.

Tra questi percorsi formativi è quello di Valorizzazione e Catalogazione deiCentri Storici, attivato, nell’anno accademico 2003-04 presso la Facoltà di Lettere, suiniziativa di Giancarlo Alisio.

Un’offerta di studio e di formazione di competenze svolta con particolare riferi-mento alla Legge n. 26 del 2002 della Regione Campania riferita proprio allaValorizzazione dei centri storici minori campani, che prevedeva l’istituzione di unCatalogo Unico dei beni architettonici, artistici e ambientali della regione, e la possi-bilità di impegnare i giovani laureati in Conservazione dei Beni Culturali nella ca-talogazione, nella conoscenza e valorizzazione di un territorio unico, ricco di stratifi-cazione architettonica e di opere d’arte, di fascino ambientale e paesaggistico.

Un patrimonio da tutelare che può rappresentare – in questo particolare conte-sto storico – una risorsa, una possibile opportunità di sviluppo economico e di lavoroper giovani professionisti.

Questo volume, finanziato interamente da un contributo del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche (CNR) nell’ambito del Progetto “Promozione ricerca giovani” perl’anno 2005 e contrassegnato dal tema “L’identità culturale come fattore di integra-zione”, rappresenta quindi un’occasione di divulgazione degli esiti di didattica e diricerca svolti nel corso di questi anni dai docenti e dai discenti del percorso di studio.

Tra i saggi e i contributi di questa pubblicazione sono anche alcuni esiti dellaMostra didattica & Multimedia “Valorizzazione e catalogazione dei centri storici”presentata nel dicembre del 2007 presso il nostro Ateneo e poi ospitata presso il MuseoCivico di Castelnuovo nei locali contigui alla Sala dell’Armeria.

Innovazione e tradizione, iconografia storica e linguaggi multimediali sono tragli aspetti peculiari di un lavoro di ricerca e di catalogazione che rappresenta allostesso tempo anche un’efficace strumento di tutela del patrimonio culturale della cittàdi Napoli e un momento importante per la formazione dei discenti e di futuri profes-sionisti impegnati nella conservazione del patrimonio storico e artistico.

Infatti il percorso di studi – collocato nell’ambito dell’indirizzo dei beni mobilie artistici, del corso di laurea triennale in Conservazione dei Beni Culturali – offreuna opportunità di formazione rivolta alla città storica nel suo insieme non trascu-rando la possibilità di studiare e monitorare architetture, opere d’arte, elementi divalore antropologico e culturale.

Nel corso del triennio, con un carattere del tutto sperimentale, adeguato ai pianidell’offerta formativa previsti dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scienti-fica, gli studenti sono impegnati in attività di Laboratorio che portano, al primoanno, all’apprendimento dei modelli catalografici previsti dall’I.C.C.D. (IstitutoCentrale per il Catalogo e la Documentazione dipendente dal Ministero per i Beni ele Attività Culturali). Al secondo anno allo studio delle architetture e delle opered’arte di una parte urbana e, infine, al terzo anno alla proposizione di un percorso te-

X PREFAZIONE

matico di valorizzazione e fruizione all’interno di un centro storico o di una strutturaurbana minore.

Si tratta della proposizione di un metodo esportabile in una qualsiasi realtàurbana ma che trova nel contesto napoletano l’occasione di un “cantiere” privile-giato, adatto al recupero dell’identità storica.

A questo tipo di formazione pratica degli strumenti di tutela si aggiunge anchela possibilità di apprendimento all’interno dei Laboratori di pratiche informatiche edi conoscenza degli aspetti multimediali per la presentazione degli studî sul territorio.

In tal senso la proposta di un Archivio Multimediale – che sarà disponibile sulsito di ateneo (www.unisob.na.it, alla sezione “progetti e ricerca”) – che contiene gliesiti della ricerca sul territorio e lo studio della situazione contemporanea di architet-ture e di opere d’arte di un’area urbana di Napoli, offre l’opportunità di presentarein un modo del tutto nuovo le indagini sulla città storica.

Il prodotto multimediale – una sintesi di studi bibliografici e documentariproposta nel cd-rom allegato al volume, realizzato in particolare per il Museo Civicodi Castelnuovo – rappresenta un mezzo di comunicazione al passo con i tempi, neltentativo di proporre sul web prodotti supportati da adeguate cognizioni scientifiche.

Una nuova fonte di informazione divulgativa che è, allo stesso tempo, uno stru-mento di tutela e un report sulle condizioni attuali. Uno strumento analitico e di let-tura da considerare nel caso di interventi ancora in corso (si vedano i lavori per lacostruzione delle stazioni della nuova metropolitana durante i quali sono emersiimportanti scoperte archeologiche) che devono essere compiuti nel rispetto della stra-tificazione storica e dell’identità culturale di un sito.

Nell’arco di questi anni è stato creato un archivio fotografico e documentariodel percorso di Valorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici anche attraverso laredazione di tesi di laurea sviluppate in virtù di un metodo di indagine aderente agliinsegnamenti di Giancarlo Alisio, e nella speranza che nuovi professionisti, laureatipresso la nostra Università, lavorino in futuro come “informatori del territorio” perla tutela e valorizzazione di uno straordinario patrimonio di stratificazione storica eper la fruizione delle “Mirabilia” campane.

FRANCESCO DE SANCTIS

Rettore dell’Università degli Studî “Suor Orsola Benincasa”

Presentazione

Il percorso denominato, “Valorizzazione e catalogazione dei centri storici”, checostituisce uno degli approcci professionalizzanti della laurea triennale in beni cultu-rali della Facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola Benincasa, è volto tra l’altroa dare una risposta formativa alla legge della Regione Campania, n. 26 del 18 otto-bre 2002, relativa alla tutela e valorizzazione dei centri storici, nonché alla realiz-zazione di un Catalogo unico dei beni architettonici, storico-artistici e naturalistici.

Questo volume raccoglie il lavoro fatto e l’esperienza scientifica e didattica accu-mulata nei due cicli di insegnamento triennale che si sono svolti dall’istituzione diquesto percorso nel 2003, valendosi dell’impostazione scientifica e metodologicadatagli inizialmente da Giancarlo Alisio.

Centrato soprattutto su un’intensa attività laboratoriale, svolta in ciascun annodel triennio, questo percorso formativo dal punto di vista didattico si è avvalso ditutte le più aggiornate tecniche e metodologie in uso in Italia, tenendo conto dellanormativa prevista dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione(ICCD). La compilazione delle schede di catalogo si è necessariamente accompagnataall’individuazione documentata dei beni architettonici, valutando di ciascuno ilgrado di rilievo storico-artistico e muovendo di qui per operare una progettazione dipossibili itinerari tematici, attraverso cui valorizzare e promuovere il territorio.

A questi fini l’attività laboratoriale, oltre a far acquisire le necessarie competenzeinformatiche, deve avviare allo studio necessario delle fonti archivistiche, edite edinedite, comprese quelle iconografiche, nonché calarsi nella realtà urbana, che haavuto come campo di indagine prevalente il centro storico di Napoli.

I lavori documentari sulla città di Napoli compiuti nel corso del primo ciclo di-dattico hanno già dato luogo ad una “Mostra didattica & multimedia”, esposta primanella sede di questa Università, poi ospitata al Museo Civico di Castelnuovo, per laquale è stato approntato il cd-rom annesso a questo volume.

Così pure è stato eseguito un progetto di tirocinio relativo all’“Inventario delfondo Demanio e Patrimonio del Comune di Napoli”, eseguito presso la Torre diGuardia di Castelnuovo, sede distaccata dell’Archivio Storico Municipale di Napoli.Si è così realizzato l’inventario di circa 700 disegni, databili tra la fine dell’Ottocentoe la prima metà del Novecento di proprietà del Comune di Napoli, creando unabanca dati consultabile.

Si tratta di uno dei tanti progetti di Tirocinio offerto agli studenti dalla Facoltàdi Lettere attraverso convenzioni con enti e strutture pubbliche predisposte alla tu-tela del territorio. In tal senso occorre ricordare come nell’ampia offerta formativadella Facoltà sia da sempre privilegiato un taglio pragmatico e laboratoriale in gradodi offrire al discente una valida esperienza pratica nel settore della conservazione deibeni culturali.

In questi anni, attraverso quest’attività didattica svolta nel percorso diValorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici è stato prodotto inoltre un archi-vio fotografico e critico, che raccoglie il materiale elaborato dagli studenti e control-lato dai docenti, che rappresenta in pratica un patrimonio documentario con cui siintende procedere alla costituzione di un vero e proprio Archivio Multimediale.

Del tanto lavoro svolto era doveroso dar conto, come viene fatto in questo vo-lume, formulando le ipotesi di come continuare l’attività, affinando gli strumenti eprogettando nuovi obbiettivi. Ma ulteriormente era necessaria una valutazione dicome nel lavoro scientifico e didattico siano maturate le metodologie e le tecniche,rendendo sempre più fruibile le ricerche svolte.

PIERO CRAVERIPreside della Facoltà di Lettere

Introduzione

Questo volume nasce nelle intenzioni iniziali come strumento didattico per ilpercorso di Valorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici ma soprattutto perproporre alle stampe gli esiti di un lavoro che cerca di coniugare al tempo stessoaspetti di ricerca e di innovazione, attraverso un’auspicabile fruizione multimediale.

L’esperienza della catalogazione e le analisi sul tessuto urbano – svolte nell’am-bito del corso di laurea triennale in Conservazione dei Beni Culturali, istituitopresso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studî “Suor Orsola Benincasa” diNapoli a partire dall’anno accademico 2003/04 – sono state compiute nella città diNapoli al fine di predisporre una sorta di “laboratorio permanente” per la valoriz-zazione del territorio. Con tale lavoro si è cercato cioè di individuare un metodo diindagine valido per l’analisi della città storica e delle sue stratificazioni: un “osserva-torio” permanente per la lettura di “brani di città” al fine di offrire un report sullostato delle cose, in attesa di interventi e progetti di trasformazione urbana chemigliorino la qualità dei luoghi nel rispetto della sua identità culturale.

In quest’ottica – sulla base di un’analisi del territorio svolta con finalità didatti-che – gli esiti degli studi e delle ricerche compiuti negli ultimi anni sono stati pro-posti nell’ambito del bando emanato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR.Ricerca Giovani 2005, dal titolo “L’identità culturale come fattore di integrazione”,in particolare per la sezione 8 relativa a “Le strutture paesaggistiche come elementodi definizione delle identità geografiche e territoriali”.

Nella presente pubblicazione, oltre a saggi e contributi di carattere scientificoche rappresentano temi di ricerca elaborati sulla scorta di nuove acquisizioni docu-mentarie, sono riportati quindi anche gli esiti delle attività dei Laboratori che hannovisto impegnati docenti e discenti della Facoltà di Lettere in una campagna di cata-logazione relativa alle architetture e alle opere d’arte. La schedatura è stata eseguita– secondo i modelli previsti dall’ICCD, Istituto Centrale per il Catalogo e laDocumentazione – in un ambito urbano predefinito, con l’ambizione di proporreuna metodologia di studio per la quale l’utilizzo di sistemi multimediali e di banchedati aggiornabili e implementabili rappresenta un elemento di novità e di fruibilità alarga scala.

La zona studio – area dei Quartieri Bassi, a ridosso del fronte mare della cittàpartenopea, compresa tra piazza Municipio e piazza Mercato – è stata definita pren-dendo come riferimento bibliografico fondamentale il ponderoso volume pubblicatoda Giancarlo Alisio nel 1980 relativo a Napoli e il Risanamento.

L’apprendimento della metodologia di studio, sperimentata in ambito regionale,presuppone anche la conoscenza e l’acquisizione dei più aggiornati modelli catalo-grafici per una consapevole e auspicabile tutela dei beni culturali, dal territorio allacittà, dagli ambiti urbani alle architetture, dagli oggetti d’arte ai manufatti tradizio-nali. Lo studio delle fonti archivistiche, alcune inedite, e dell’iconografia storica sonoparte integrante del prodotto informatico.

Attraverso l’esperienza didattica e la rilettura di parti urbane – già ampiamenteindagate dalla storiografia – si è arrivati quindi alla proposizione di un modello difruizione multimediale che esalta allo stesso tempo il contenuto scientifico e le inda-gini svolte sul territorio, l’analisi bibliografica e iconografica dei luoghi con l’ag-giunta di alcuni inediti.

Gli esiti multimediali dei lavori di laboratorio saranno consultabili sul sitodell’Università degli Studî “Suor Orsola Benincasa” (www.unisob.na.it) così come lapresente pubblicazione che, poiché finanziata dal CNR, sarà scaricabile in rete informato pdf, nella sezione dedicata a Progetti e Ricerca.

Un nuovo modo – considerando le potenzialità degli strumenti tecnologici oggia disposizione – di leggere la città offrendo contestualmente, e con immediatezza,

XIV INTRODUZIONE

anche uno strumento di tutela dei beni culturali e di recupero dell’identità culturaledi un luogo storico.

Nel percorso di studio – riportato sinteticamente alla fine del volume, nel para-grafo che presenta il cd rom allegato – la formazione dei discenti è strutturata attra-verso una peculiare quanto caratterizzante esperienza che prevede l’istituzione di trelaboratori obbligatori (uno per ciascuna annualità del corso) in cui concorrono fina-lità applicative rivolte di anno in anno agli approfondimenti disciplinari e alla cono-scenza delle metodologie di compilazione delle schede di catalogo, al riconosci-mento dei beni architettonici e storico-artistici di rilievo nei centri storici e alla pro-gettazione di itinerari tematici tesi alla tutela e fruizione del territorio.

In tal senso il volume rappresenta anche un’occasione di promozione dei lavoridi catalogazione sinora svolti nell’ambito dei laboratori del percorso su parti dellacittà napoletana, ribadendo che gli studi svolti intendono costituire un modello, l’i-potesi di un metodo esportabile in qualsiasi realtà urbana allo scopo di tutelare lacittà nelle sua identità culturale e nelle stratificazioni storiche e architettoniche.

La città di Napoli è stata individuata come luogo di indagine e come oggetto distudio, un “laboratorio per l’analisi dello sviluppo urbano”. A questo tema corri-sponde una sezione del volume in cui trovano spazio i vari contributi dei docenti delpercorso triennale, all’interno dei quali emergono anche aspetti inediti sulla storiadella città di Napoli, sulla scorta di ricerche documentarie compiute presso gli ar-chivi cittadini e dalla puntuale nonché prolungata analisi del territorio.

Salvatore Di Liello traccia in termini sintetici l’origine e lo sviluppo della cittàdi Napoli con l’ausilio di vedute note e peculiari dell’iconografia storica urbana perpoi soffermarsi sull’area studio dei Quartieri Bassi che è stata oggetto dell’indaginedei discenti nell’ambito del Laboratorio di Catalogazione II (architettura e città).

Nel saggio di Pasquale Rossi riguardante la piazza del Municipio sono riper-corse le tappe della definizione di uno spazio urbano che in realtà, sino alla finedell’Ottocento, sia pure con uno straordinario appeal popolare, rappresenta – sindalle origini – soltanto un luogo aperto, destinato alla vocazione difensiva, ma nondefinito intorno al Castelnuovo.

Claudia Rusciano scrive sulla chiesa di Santa Caterina a Formello – edificio og-getto di studio del Laboratorio di Catalogazione I (architettura) – riportando gliesiti di un rigoroso lavoro di analisi e confronto delle fonti storiografiche e di ricercasvolta presso archivi locali e nazionali, per definire una discussa attribuzioneprogettuale.

Nella parte centrale del volume sono proposti gli esiti sintetici della MostraDidattica & Multimedia esposta prima all’Università degli Studî “Suor OrsolaBenincasa” di Napoli (Claustro, 3-10 dicembre 2007) e poi ospitata al Museo Civicodi Castelnuovo (28 dicembre 2007 - 31 maggio 2008) in occasione della quale è statoprodotto il cd rom allegato al volume che contiene immagini urbane in dissolvenzariferite prevalentemente a Castelnuovo e ai suoi dintorni. In questa sezione sono ri-portati confronti di immagini (antiche e contemporanee di uno stesso luogo) abbi-nate a brani di letteratura storica e di “viaggio”.

In questa sezione dal titolo “una mostra con esiti multimediali per la fruizionedel territorio” il lettore potrà apprezzare come tale proposta possa costituire un ef-ficace strumento di comunicazione e conoscenza. E allo stesso tempo può essereconsiderata come un imprescindibile mezzo per la tutela e la valorizzazione dellacittà storica, una traccia di cognizione immediata affinché sia possibile proporre,come già indicato, anche auspicabili interventi contemporanei, nuovi progetti diqualità per rivitalizzare il tessuto cittadino.

In questa parte del volume emerge con evidenza come il percorso di Valorizza-zione e Catalogazione dei Centri Storici all’interno del Corso di Laurea in Conser-vazione dei Beni Culturali (istituito nell’Ateneo nel 1991) costituisca un curriculumstudiorum che racchiude in modo esemplificativo i vari settori disciplinari. Dalla let-teratura italiana alla storia e tecnica della fotografia, dalla storia del cinema all’edu-cazione per i beni culturali, dalla storia dell’arte alla storia dell’architettura e a quelladella città e del territorio, in questo caso tutte tese verso un unico tema: Napoli.

Un topos, un luogo dell’anima, che più che mai, in questo particolare momentostorico, ha bisogno della riaffermazione della sua importanza culturale. Del resto

INTRODUZIONE XV

l’importanza e la coincidenza del modello spaziale e del modello culturale parteno-peo è stata già descritta da Emma Giammattei nel suo Romanzo di Napoli, a testi-monianza di un «carattere organico della cultura napoletana dal secondo Ottocentoal primo Novecento».

Sullo sfondo – ed è un tema del tutto in divenire – così come è possibile leggeredagli esergo che introducono la sezione “brani di città: antico e contemporaneo del-l’immagine urbana napoletana” c’è il nuovo mondo della comunicazione: la rete, gliscambi degli eternauti, la necessità di offrire qualità dell’informazione e rigore scien-tifico a un mondo, quello del multimedia che tende tutto a semplificare, troppospesso, a ridurre. E in fondo, l’idea di riempire di contenuti scientifici i prodottimultimediali rappresenta un tentativo di governare una imperante – a volte involon-taria, talvolta incontrollata – “riduzione culturale” che è proposta dai nuovi sistemidi comunicazione. Allo stesso tempo si tratta di un invito alla lettura e alla riscopertadelle fonti storiografiche per salvaguardare l’identità culturale di un sito.

Nella sezione “contributi tra didattica e ricerca” trovano spazio i lavori di GianGiotto Borrelli e di Beatrice Caffarelli, docenti rispettivamente del Laboratorio diCatalogazione informatica delle opere d’arte e del Laboratorio Centro Storico (frui-zione e tutela).

Il primo riguarda i dipinti del chiostro del Carmine, sede di studio appunto delLaboratorio di Catalogazione informatica delle opere d’arte nell’anno accademico2005/06; si tratta di una “nota” nella quale si mette a confronto materiale fotograficoinedito con descrizioni manoscritte ottocentesche.

Beatrice Caffarelli presenta invece un saggio sull’architettura sacra del centrostorico napoletano, un tema trattato nel corso degli anni nell’ambito del LaboratorioCentro Storico e che ha portato sinora all’inventario delle chiese e delle cappelle,funzionanti e dimesse, presenti nei quartieri Avvocata, Mercato, San Giuseppe eVicaria.

Chiude il volume una sezione intitolata “tracce di storia” che ospita i saggi digiovani studiosi, che propongono qui i primi risultati delle loro analisi storiche sulterritorio: Felice Nappi che scrive sul centro storico di Nola brevi appunti per unostudio futuro; Alessio Mazza che analizza l’area del Cavone a Napoli, un luogoricco di stratificazione architettonica vissuto a dimensione popolare e fuori dai cir-cuiti di valorizzazione turistica; e infine, Palmira Chiacchio che – in virtù della re-dazione grafica delle tavole della Mostra didattica – traccia un breve quadro di co-stume sui “teatri minori partenopei e i luoghi popolari”.

In questo contesto è possibile definire il percorso di studio triennale inValorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici – istituito per formare esperti inbeni culturali nel settore della catalogazione, con particolare riferimento alla Leggedella Regione Campania n. 26 del 18 ottobre 2002, relativa alla tutela e valorizza-zione dei centri storici nonché alla redazione di un Catalogo Unico dei beni archi-tettonici, storico-artistici e naturalistici – come un “Laboratorio” didattico e cultu-rale, che si spera possa diventare un “osservatorio” per la tutela del territorio. Aquesta esperienza hanno partecipato i discenti dell’intero percorso di studi; quelli giàlaureati rappresentano oggi un nuovo profilo professionale pronto a operare in unacittà e in una regione che nella straordinaria ricchezza artistica e culturale può tro-vare una possibilità di rilancio e attivare un modello virtuoso di sviluppo.

Un tema – già tante volte indicato da politici e amministratori come volano perlo sviluppo – ancora attuale, e da esperire con maggiore forza e passione poiché po-trebbe rappresentare un adeguato futuro professionale per le giovani generazioni.

PASQUALE ROSSI, CLAUDIA RUSCIANO

Premessa

Il presente saggio rappresenta un’occasione di ulteriore aggiornamento e studio di una importanteparte della città di Napoli. A valle di un’analisi della situazione attuale condotta dai docenti e discentidel percorso di Valorizzazione e Catalogazione dei Centri Storici si può affermare che è stata definita –con il supporto degli strumenti catalografici in uso e previsti dagli uffici preposti alla tutela del territorio– una metodologia di indagine peculiare grazie all’ausilio degli strumenti informatici esistenti cheoffrono una complementare possibilità di fruizione e di lettura dei riscontri storiografici.

Da tale esperienza scaturisce una impostazione e una definizione di un possibile metodo di analisidella struttura urbana, della forma e dell’identità culturale di un sito. Un possibile contributo che èanche strumento di conoscenza e tutela del territorio, un palinsesto per possibili e auspicabili interventifuturi sulla città contemporanea.

In tal senso si consiglia la visione del cd-rom allegato al presente volume che costituisce una sintesidella banca-dati multimediale di analisi urbana del lavoro presentato in occasione della mostra didattica& multimedia esposta prima all’Università degli Stud” “Suor Orsola Benincasa” di Napoli (3-10 dicem-bre 2007) e poi ospitata al Museo Civico di Castelnuovo (28 dicembre 2007-31 maggio 2008), i cui esitisono pubblicati nella parte centrale di questa pubblicazione.

Descrivere lo sviluppo di piazza Municipio significa tracciarne – sia pure in termini sintetici e riman-dando comunque agli innumerevoli scritti pubblicati sull’argomento1 – le evoluzioni in rapporto ai rifaci-menti eseguiti sull’articolato complesso di Castelnuovo, ai cambiamenti relativi alla zona portuale nonchéalle trasformazioni degli edifici circostanti che hanno inciso in modo determinante sulla forma attuale e sul-l’assetto contemporaneo, del resto ancora in attesa di una definitiva sistemazione per i lavori in corso dellanuova linea metropolitana cittadina.

L’area della attuale piazza Municipio ha vissuto sin dalle origini notevoli trasformazioni, derivate inparticolare dalla presenza del castello e del porto cittadino; l’assetto del luogo ha assunto, nel corso dei se-coli, forma e connotazioni diverse proprio in relazione agli elementi realizzati intorno all’invaso che, tral’altro, rappresentano un autentico repertorio architettonico compreso tra il XIII e il XX secolo.

La fascia urbana contigua al Castelnuovo, sia per il toponimo che per l’aspetto sociale, non corrispondeaffatto alla originaria configurazione; infatti sin dalle origini era costituita da due ampi assi stradali ortogo-nali: la via del Molo (oggi piazza Municipio) e il largo del Castello (lo spazio tangente all’ingresso del ca-stello, l’attuale via Vittorio Emanuele III). Queste strade saranno definite nel loro assetto contemporaneoproprio a partire dalla fine dell’Ottocento in seguito alla costruzione di isolati di edilizia borghese che oc-cupano tuttora un’ampia parte dell’antico largo del Castello.

La configurazione della piazza attuale e i relativi percorsi viari rappresentano nel vissuto urbanoodierno quasi esclusivamente dei punti obbligati e caotici del traffico veicolare cittadino; aree contrassegnatedalla presenza di architetture monumentali con spazi contigui comunque poco fruibili da turisti e “viaggia-tori” a meno della zona di verde centrale attrezzato, comunque una sorta di grande spartitraffico – che sus-siste davanti al palazzo municipale – realizzato anch’esso nel XIX secolo, e poi, trasformato più volte, nellaseconda metà del Novecento.

Da qualche anno sono in corso, nell’area sottostante alla piazza Municipio, i lavori della nuova metro-politana cittadina che prevedono la creazione di una stazione fuori terra proprio al centro dello slargo, incorrispondenza all’incrocio con via Medina; i progettisti incaricati della sistemazione (committente:Metropolitana di Milano spa) sono Alvaro Siza e Eduardo Souto de Moura, impegnati in un incarico quantomai arduo sia per il rispetto delle stratificazioni esistenti che per le continue scoperte avvenute durante gliscavi.

Il rinvenimento di navi integre, di numerosi e preziosi reperti archeologici (vasellame, suppellettili, mo-nete, oggetti di uso domestico, etc.)2. ha permesso di stabilire con presumibile certezza la definizione del-l’antica area portuale della città. Si tratta di un tema che, sinora irrisolto, aveva suscitato un vivace dibattito

La piazza del Municipio ovvero la definizione degli antichi spazi urbani intorno a Castelnuovo

PASQUALE ROSSI

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della storiografia archeologica e architettonica nella prima metà del Novecento, come dimostrano gli scrittidi insigni studiosi quali Bartolomeo Capasso e Mario Napoli.

Durante gli scavi per la realizzazione della metropolitana sono stati così ritrovati elementi di un luogodi straordinaria importanza. È stato così possibile indicare finalmente l’antico porto – corrispondente inpratica proprio all’invaso dell’attuale piazza Municipio con l’ansa settentrionale che lambiva l’odierna fac-ciata di Palazzo San Giacomo – che, collocato a cavallo tra l’originario insediamento di Palepolis(Pizzofalcone) e quello successivo di Neapolis (il nucleo antico cittadino), è stato funzionante e attivo co-munque, come testimoniano i resti, sino agli inizi del V secolo d.C. Circa due secoli dopo il porto, per unfenomeno conseguente forse a un violento movimento tellurico, subì un impaludamento e quindi copertodalla costruzione di una nuova strada.

Si prospetta dunque, all’interno della stazione della metropolitana, un recupero storico e archeologico,con la possibile creazione di un museo in situ che valorizzi le straordinarie scoperte di un luogo sino a que-sto momento sconosciuto.

Questo contributo intende pertanto rappresentare anche uno “stato delle cose” ancora in attesa di unadefinitiva sistemazione, tanto importante poiché si tratta di un luogo urbano privilegiato della città diNapoli e perché non rappresenti, ancora una volta, una occasione mancata per la realizzazione di una con-vincente architettura contemporanea.

In questo contesto occorre ribadire che la piazza, anonimo e caotico spazio metropolitano, oggi non pre-senta alcun carattere di quelli descritti nelle cronache letterarie e teatrali e riportati anche dalla storiografia; lavitalità sociale di un luogo deputato alle rappresentazioni teatrali – basti indicare la presenza del Teatro delFondo (oggi Mercadante), ma anche e soprattutto il San Carlino e quello La Fenice (entrambi distrutti), de-scritti da Salvatore di Giacomo come luoghi di divertimento popolare insieme ai provvisori teatrini di ma-rionette e alle rappresentazioni di cantastorie che riempivano la via del Molo e più volte raffigurati nelle in-cisioni di fine Ottocento.

Questo luogo incantato, brulicante e popolare, che aveva ammaliato Wolfgang Göethe (Viaggio inItalia) e intrigato Alexandre Dumas (Il Corricolo), appare irrimediabilmente perduto3.

Lo sviluppo del sito, aperto verso il mare e dominato dalla collina di Sant’Elmo, contrassegnato dallapresenza del Castelnuovo (più noto come “Maschio Angioino”, ma la denominazione popolare è poco cor-retta), del Porto e del Palazzo San Giacomo (la sede municipale) che testimoniano la peculiarità del luogo.

Fig. 1 - F. de Hollanda, Castello Novo de Napoles, 1540 circa.

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Proprio per la presenza di questi elementi, loslargo ha sempre avuto un ruolo primario nell’am-bito cittadino; le sue mutazioni, verificatesi nel corsodi circa sette secoli, sono state regolarmente miratealla definizione di un luogo che, pur rappresentandouno spazio di derivazione, era comunque consideratouno dei più vitali della città. Collocato su un’area ir-regolare, quasi una fascia urbana a ridosso dei ba-stioni del castello, le guide lo descrivono, sin dalCinquecento, tra le tre principali “piazze” cittadine,insieme a quella del Mercato e al largo di Palazzo(poi piazza San Francesco di Paola e quindi delPlebiscito)4.

Le stratificazioni cittadine, in questo che era co-nosciuto come “largo del Castello”, sono rappresen-tate in modo del tutto emblematico; in esso si realiz-zeranno nelle diverse epoche grandi lavori eseguitidalla committenza ufficiale e di regime al fine dicreare le sedi rappresentative del potere, gli spazi perlo spettacolo, l’edilizia civile e l’arredo urbano.

La configurazione di questo luogo sarà compiutain modo pressoché definitivo soltanto nell’Ottocen-to, in relazione anche ai lavori di “restauro e libera-zione” del castello cittadino e, contestualmente, aquelli di risanamento dei quartieri bassi, realizzati inseguito alla tragica epidemia di colera del 1884.

Il tema del riuso delle aree dimesse dei sistemi difortificazione, arricchito da nuovi contributi5, si con-ferma uno degli elementi trainanti dello sviluppo ur-bano fin de siécle. Così come documentato dalle ipo-tesi storiografiche dell’ultimo quarto del Novecento appare imprescindibile analizzare i fenomeni econo-mici e sociali per una adeguata lettura delle trasformazioni urbane intraprese nella seconda metàdell’Ottocento.

Si tratta pertanto di fenomeni che hanno un comune denominatore per l’analisi della città contempora-nea. Infatti alla fine dell’Ottocento le grandi capitali europee e i principali centri storici sono oggetto dipiani di intervento tesi alla costruzione del modello di “città borghese”, i cui esiti generalizzati in tuttaEuropa sono stati descritti con efficace sintesi e con nitore negli scritti di Paolo Sica6.

La “Fortezza” – inizialmente residenza degli angioini (regnanti a Napoli dal 1266 al 1442), poi degliaragonesi (1442-1503) e quindi sede, per un breve periodo (fino al 1540), dei viceré spagnoli (1503-1707) –fu oggetto di un restauro a partire dalla fine del XIX secolo, ultimato soltanto intorno agli anni Trenta delXX secolo. Questo intervento di “liberazione” e di “isolamento”, con una parziale ricostruzione del sistemadelle torri ha determinato ancora maggiormente l’affermazione simbolica dell’immagine della città conquella del suo principale castello7. In tal senso è opportuno ribadirne la “fortuna” iconografica, in quantouno dei soggetti preferiti per dipinti storici e quadri di ambiente, e constatare come nell’immaginario col-lettivo e nella divulgazione di immagini nella seconda metà del Novecento la città partenopea sia semprestata associata alla raffigurazione del Castello nella piazza del Municipio8.

Durante il Ventennio Fascista e a partire dal 1950, sino al decennio successivo, nuovi interventi edilizi– in rapporto alla costruzione del quartiere di espansione al posto dell’antica Corsea (dalla via Toledo allavia Medina) – determinarono il definitivo assetto della piazza Municipio e dei suoi dintorni9.

La definizione di un nuovo sistema di viabilità – costruzione della via Nuova Marina tangente alla im-mensa area portuale, usata esclusivamente per le attività di attracco e commerciali – avrebbe configurato inmodo ineluttabile anche un diverso rapporto dell’ambito urbano con la linea di costa. Così gli interventieseguiti per parti, protratti nel tempo, in assenza di piano regolatore e in condizioni di perenne emergenzaper risollevare le sorti economiche del principale centro del Mezzogiorno d’Italia, porteranno alla defini-zione di “una città sul porto”, con un nodo di traffico obbligato rappresentato, purtroppo, proprio dallapiazza del Municipio.

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Fig. 2 - L’area di Castelnuovo e dintorni in un disegno degliinizi del XVIII secolo, tratto da G. Amirante, Le sedi, inL’Università Parthenope, Napoli 2003.

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Fig. 3 - Real Officio Topograficodella Guerra, Pianta dei quartieridi Napoli, particolare, 1830 circa.Nel disegno è indicato con la let-tera T il Teatro La Fenice e con lalettera F i giardini davanti agli an-temurali di Castelnuovo.

Fig. 4 - A. Niccolini, ProgettoGrande, per una piazza tra tra ilPalazzo Reale e il porto. L’ipotesiproposta in diverse stesure, tra il1810 e il 1848, prevedeva l’abbat-timento di Castelnuovo e la rea-lizzazione di lotti per l’edilizia re-sidenziale borghese, di cui nel di-segno sono indicate le tipologie espazi pubblici oltre alla grandepiazza rettangolare da realizzarsial posto del castello.

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Le origini del sito e la stratificazione architettonica

In origine l’area era costituita da un’ampia distesa naturale collocata tra le mura occidentali della cittàantica e la collina di Pizzofalcone con i sottostanti resti del “Castrum Lucullanum” (sull’area dell’attualeCastel dell’Ovo); dominata a nord dall’altura di Sant’Elmo (l’antico colle Paturcium), mentre a meridioneera lambita dal mare, e posta nei pressi del porto del Mandracchio (detto anche del “Vulpulo”, nell’attualezona di via A. de Gasperi, a ridosso dell’edificio dell’Immacolatella).

Questa zona, conosciuta come “Campus Oppidi”, venne prescelta da Carlo I d’Angiò nel 1279 perl’edificazione di una nuova fortezza da adibirsi anche a reggia, in sostituzione di quella di Castel Capuano(già residenza normanna e poi sveva) costruita circa un secolo prima.

Il “nuovo” castello «costruito nel rapido volgere di poco più che quattro anni» aveva «un lato rivoltoverso l’antico castrum » e l’altro bagnato dal mare. La fabbrica «a pianta quadrangolare con numerose torri,fu progettata dall’architetto francese Pierre de Chaule. Di questa prima costruzione oggi rimane solo la cap-pella palatina, ma è certo che le successive trasformazioni aragonesi dovettero ricalcarne l’impianto di base»10.

Il progetto, dettato anche da esigenze strategiche, costituiva la conclusione di un organico disegno ur-banistico promosso dagli angioini riguardante l’area compresa tra la linea di costa e il sistema difensivo diepoca ducale; in questo contesto fu costruito anche il molo stabilendo la costruzione dell’Arsenale inizial-mente a oriente, e in seguito, nella parte a ridosso del Castello in corrispondenza della fascia costiera11.

In tale situazione è da citare anche lo spostamento della zona del commercio dalla piazza San Gaetano– l’antica agorà al centro del decumano maggiore – alla zona dell’attuale piazza Mercato12. Sul finire del XIVsecolo si ritrova quindi lungo il litorale una vasta area (dal “Castello” angioino a quello del Carmine,estremo baluardo orientale della città) di insediamenti edilizi, a prevalente destinazione commerciale, im-mediatamente a ridosso del “Moricino” (il tratto di murazione prospiciente la costa).

Il “Maschio Angioino” venne ubicato sull’area della chiesa francescana di Santa Maria “ad Palatium”,costituendo l’elemento catalizzatore di un intenso sviluppo edilizio a carattere residenziale.

In tutta questa zona, a quel tempo ancora “fuori le mura”, progressivamente sorgeranno oltre ai neces-sari servizi per la corte, pure le dimore dei dignitari di corte e degli stessi principi della famiglia reale, comela residenza di Filippo (figlio di Carlo II) fuori Porta Petruccia. E saranno stanziati anche l’OspizioTarantino (un notevole complesso di fabbriche circondate da giardini), l’Ospizio Durazzesco (un grandeedificio per i cadetti) e la magistratura della Corte del Vicario.

La storia del sito da questo momento in poi è direttamente legata alle vicende politiche delle dinastieche si succederanno nella conquista della città.

Abbandonato e devastato dopo la morte di Carlo III di Durazzo (1386), conobbe significative trasfor-mazioni con l’arrivo degli aragonesi, a partire dal 1442; Alfonso d’Aragona, dopo una ventennale guerra traangioini ed aragonesi, entrato in possesso del regno, promosse un progetto di sistemazione dell’area.

Il “Castel Nuovo” fu quasi totalmente ricostruito e adeguato ai nuovi sistemi difensivi; le torri assun-sero una forma massiccia e circolare – su probabile progetto di Antonio Fiorentino e Francesco di GiorgioMartini – per meglio difendere il complesso dagli attacchi portati con i cannoni e, allo stesso tempo, fucelebrato il trionfo di Alfonso I (detto il Magnanimo) con la costruzione dell’Arco di Trionfo, splendidoingresso marmoreo tra due torri, preziosa testimonianza dell’arte rinascimentale a Napoli.

I lavori al castello, iniziati a partire dal 1446, contemplarono opere di diverso stile come il rosone ‘go-ticheggiante’ in stile flamboyant della Cappella Palatina (o di Santa Barbara) attribuito a MatteoForcymania; in epoca spagnola sarà anche costruita – ad opera di Guglielmo Sagrera, autore anche della ri-costruzione delle torri del complesso – la Sala dei Baroni, un meraviglioso spazio centrale, con ardita e ini-mitabile volta stellare, che riporta uno dei principali temi dell’arte rinascimentale: il recupero della memoriadell’“antico”. Questo maestoso spazio, a pianta centrale, è evidentemente ispirato ai grandi impianti termalidella Roma imperiale.

In quest’epoca saranno impegnate nel cantiere della fabbrica maestranze catalane e francesi, specialistenella lavorazione del piperno, a cui si deve la produzione artistica di elementi ancora goticheggianti13. Unasorta di contaminazione artistica visibile in alcune parti del castello dove la lettura di elementi artistici dif-ferenti ci riporterebbe a diverse epoche, mentre invece, come è noto, si tratta di un passaggio epocale e diuna compresenza nello stesso periodo di differenti impostazioni culturali che caratterizzano nello stesso sitola variegata produzione artistica.

Tra il 1465 e il 1466 tutta l’area collocata tra la cittadella delimitata dagli antemurali e gli “Ortidell’Imperatore” (che si estendevano a nord-ovest, presso la chiesa dell’Incoronata) viene sistemata daFerrante d’Aragona, assumendo così il nome di “Largo di Castel Nuovo”.

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Un suggestivo quanto fondamentale riferimento iconografico del periodo – utilizzato anche dalFilangieri per i lavori di restauro del castello – è la Tavola Strozzi. Il dipinto, databile intorno al 1472, raffi-gura Napoli dal mare e rappresenta anche il primo riferimento iconografico cittadino; in esso, sia pur con

aberrazioni prospettiche e con particolari carat-teristiche grafiche, trovano risalto, con doviziadi particolari, le architetture esistenti al tempo.Oltre al castello, a diretto contatto con il mare,con grossi bastioni a scarpa e un antemuralemerlato in corrispondenza della torre del Be-verello, è rappresentato l’antico Molo angioino,ricostruito nel 1458 per volere di Alfonso d’Ara-gona14.

Durante il viceregno di Don Pedro di To-ledo (1532-1553), furono apportate ulteriorimodifiche al Castello e alle zone limitrofe.L’innalzamento di nuovi bastioni all’esterno de-gli antemurali, con il conseguente allargamentodell’area di pertinenza della fortezza, determinòla necessità di demolire alcune fabbriche esi-stenti, tra i quali anche la chiesa e l’ospedale diSan Nicola. Questi lavori determinarono pro-fonde modifiche del livello stradale per ilriporto di grosse quantità di terreno e in que-st’occasione venne tra l’altro parzialmenteinterrata la chiesa angioina dell’Incoronata, ubi-cata nell’antico Largo delle Corregge (attualevia Medina).

All’interno del piano di ampliamento ur-bano voluto da Don Pedro, intrapreso intornoal 1540 furono costruiti: via Toledo, il PalazzoVicereale vecchio (su progetto di FerdinandoManlio) e Castel Sant’Elmo (opera dello spa-gnolo Pedro Luis Escrivá). Quest’ultimo, inparticolare, costruito sui resti dell’antico Bel-forte (di epoca angioina) fu affiancato alla cer-

Fig. 5 - Douquart, Anniversaire dela naissance du roi d’Italie; carrouselsur la place du Municipe à Naples,14 marzo 1884. Incisione tratta daImmagini e realtà. Napoli nelle col-lezioni Alinari e nei fotografi napo-letani tra Ottocento e Novecento, acura di M. Picone Petrusa e D. delPesco, Napoli 1981.

Fig. 6 - S. Gasse, Pianta Generale del Locale di S. Giacomo.Palazzo dei Ministeri di Stato, 1820 circa, tratta da R. Di Stefano,Storia Architettura e Urbanistica, in Storia di Napoli, vol. IX, 1972.

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tosa di San Martino, e dall’alto del colle rappresentava un potente segno di controllo su tutto lo spazio cit-tadino sottostante.

Si ricorda che in epoca aragonese le mura erano disposte lungo l’attuale via Santa Brigida e il castello ri-sultava collocato proprio a ridosso della linea difensiva, mentre invece in epoca vicereale, per effetto dellasuddetta espansione, sarà inglobato all’interno del circuito comprendente anche la zona di Chiaia.

L’intervento compiuto durante il viceregno spagnolo è documentato dalla veduta del Lafrery (1566), inessa la cittadella residenziale e militare appare chiaramente delimitata dai bastioni poligonali ed è altresìvisibile una grande spianata, cinta da alcuni isolati, che corre dalla via Toledo sino al porto rappresentatocon la svettante Lanterna.

D’altro canto la configurazione del Castelnuovo nello stesso periodo risulta adattata alle esigenze deltempo; infatti nella famosa incisione di Francisco de Hollanda del 1570 è riportato l’assetto della fortezza,dove accanto agli antemurali costruiti in epoca aragonese si può osservare anche un bastione con “punta alancia” (tipico dell’età rinascimentale ed evidente esito della trattatistica militare), collocato a guardia delfronte settentrionale verso il palazzo vicereale vecchio.

Castelnuovo – che rappresentava in quest’epoca uno dei baluardi di difesa della città dagli attacchiesterni ma anche un possibile luogo di rifugio da eventuali sommosse popolari – proprio in virtù della ces-sata funzione di residenza della corte, assunse gradualmente una funzione sempre più connessa alle attivitàmilitari. E proprio a partire da questo periodo si costruirono intorno ad esso volumi edilizi per abitazioni edi servizio appoggiati ai bastioni di fortificazione e alla struttura stessa dell’enorme corpo di fabbrica. Talefenomeno protrattosi nel tempo porterà a una intricata situazione di superfetazioni e stratificazioni edilizieche sarà eliminata soltanto durante i lavori di restauro del complesso intrapresi, come si è accennato, allafine dell’Ottocento.

In tal senso si offrono al lettore, nel contesto di questo saggio alcune efficaci immagini (alcune del tuttoinedite) dei lavori di liberazione del castello eseguite a documentazione dei lavori di restauro da RiccardoFilangieri di Candida e custodite presso l’Archivio Storico Municipale di Napoli.

Tra gli elementi primari della piazza sorti nel XVI secolo vi è la chiesa di San Giacomo, fatta costruireper volere del vicerè Don Pedro di Toledo e dei “Nobili Spagnoli” ancora intorno al 1540. La pianta dell’e-dificio sacro, eseguita su progetto di Ferdinando Manlio, presenta uno spazio maggiore sul lato sinistro,dove furono realizzate cappelle più profonde di quelle della navata opposta, al fine di creare un allineamentovisivo tra l’altare maggiore e la strada che conduceva al Molo15. La facciata – che subirà una totale trasfor-mazione nell’Ottocento, come si dirà più avanti, nel contesto dell’intervento per la creazione del PalazzoSan Giacomo – era preceduta da una vasta terrazza con scala a doppia rampa. Nella chiesa si segnalano inparticolare il ‘Monumento funebre’ a don Pedro de Toledo e alcuni dipinti di Marco Pino da Siena dellametà del XVI secolo16.

Nei secoli successivi, sino all’arrivo della dinastia borbonica, lo slargo del Castello non subirà sostan-ziali modifiche se non l’accrescimento edilizio disomogeneo già precedentemente citato, dovuto a un’au-mento incrontrollato dell’edilizia nonostante i divieti di costruzione emanati con “Prammatiche” già a par-tire dalla seconda metà del XVI secolo.

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Fig. 7 - S. Gasse, Disegno della cortina del palazzo dei ministeri borbonici e facciata della chiesa di San Giacomo, dettaglio,1820 circa; tratta da A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, 1961.

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L’aumento dell’edilizia civile in seguito a espansioni abusive sarà ampiamente diffuso e legalizzato sol-tanto durante il viceregno austriaco (1707-1734). L’impianto urbano comprensivo dello sviluppo dei borghiappare chiaramente documentato dalla veduta del Baratta, con particolare riferimento all’edizione del 1629.

Nel 1639 la Fontana del Nettuno sarà spostata dal Molo Grande, nei pressi della Lanterna all’imboccodell’antica strada delle Corregge (attuale via Medina), al limite con la piazza; si tratta di una delle più bellefontane innalzate nel viceregno spagnolo, costruita da Michelangelo Naccherino e Pietro Bernini, con co-spicue modifiche apportate proprio in quest’epoca da Cosimo Fanzago. Oltre a questa fontana sono da se-gnalare nello slargo: la Fontana degli Specchi, situata lungo la cinta occidentale della “Fortezza” tra il ba-luardo dell’Incoronata e quello di Santo Spirito, e altre tre disposte lungo i margini del fossato in direzionedel Molo, che trovano rappresentazione anche nelle incisioni di Francesco Cassiano de Silva17.

Nel Settecento, così come emerge dai riscontri storiografici e cartografici (in particolare si veda la piantadel Duca di Noja, 1750-1775), lo slargo del Castello appare ancora ricco di fontane, di cui oggi resta soloquella Medina, spostata in piazza G. Bovio (già della Borsa) alla fine dell’Ottocento; di esse risultano per-dute anche quella di Castelnuovo (con semplice disegno, a uso dei militari residenti nel complesso) e la co-siddetta “del Molo Grande” collocata nei pressi della Lanterna e Il Largo del Castello, in questo secolo, ini-zia a configurarsi, così come è riportato nelle cronache letterarie e popolari come lo spazio teatrale per ec-cellenza della città.

Luogo di rappresentazioni estemporanee di cantastorie, funamboli e saltimbanchi, conosce come pochialtri della città la costruzione di numerosi edifici per lo spettacolo, basti ricordare alla fine del Settecento lapresenza del teatro San Carlino (ricavato in un isolato a destra della facciata del palazzo San Giacomo), delteatro La Fenice (ubicato al tempo in quella che è oggi la via Verdi) e di quello “del Fondo” (attualeMercadante).

Questo teatro costruito grazie alle concessioni del “Fondo di Separazione de’ Lucri” fu inaugurato nel1779, e costruito su un progetto di Francesco Sicuro. Il 13 settembre del 1848, in seguito a manifesti segnidi degrado, fu oggetto di un intervento di ristrutturazione grazie a un concorso («Programma de’ lavori dafarsi nel Real Teatro del Fondo») bandito dalla Real Soprintendenza de’ Teatri e Spettacoli di Napoli.

Le vicende di questo concorso, sono illustrate in alcuni carteggi riguardanti i teatri borbonici pressol’Archivio di Stato di Napoli18. Il bando di concorso limitava la partecipazione agli ‘architetti nazionali’, inpratica i residenti nel Regno delle Due Sicilie. Il premio era costituito dal controllo della esecuzione dei la-vori – la cui direzione era affidata preventivamente ad Antonio Niccolini, a suo figlio Fausto («coadiutore»),e a Francesco del Giudice («aggiunto») – e da un compenso in percentuale rispetto all’intero importo dell’o-pera19. Il progetto doveva prevedere una sistemazione della struttura suddivisa per punti, e riguardare le «fab-briche» (creazione di un portico laterale per la discesa al coperto dalle carrozze degli spettatori), nuove «de-corazioni» (furono preferite quelle in stile neoclassico), la «salubrità» (impiantistica) e l’«illuminazione a gas».

I termini di elaborazione consentiti dal concorso risultarono piuttosto ristretti (appena quindici giornidopo la pubblicazione del bando) mentre la partecipazione fu limitata soltanto a dodici architetti, suddivisiin tre gruppi. Ne risultarono vincitori gli architetti: Antonio Francesconi, Francesco Jaoul, Gaetano

Fig. 8 - S. Gasse, progetto della facciata di Palazzo San Giacomo, dettaglio,1820 circa; tratta da A. Venditti, Architetturaneoclassica a Napoli, 1961.

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Romano, Luigi Catalani, Achille Catalano, Carlo Paris e Pasquale Francesconi, il quale Quest’ultimo, a par-tire dal 27 novembre del 1848, sarà indicato quale “Architetto Delegato” dal gruppo vincente, con incaricodi seguire i lavori insieme ai direttori dell’opera.

Dopo questo rifacimento il Mercadante, subì ancora un nuovo intervento nel 1890 ad opera dell’archi-tetto Pietro Pulli, cui si deve la configurazione del teatro e il prospetto di stile eclettico.

Ritornando all’assetto della piazza del Municipio bisogna ricordare che, nel 1790, ancora a FrancescoSicuro (autore anche dell’invaso urbano architettonico di piazza Mercato) fu affidata la costruzione dell’e-dificio della Gran Guardia (presso il bastione dell’Incoronata) e di alcune fabbriche della “Fonderia Reale”all’interno del fossato in un punto centrale dello slargo20.

Alla fine del Settecento lo spazio davanti al Castello, tangente l’Arco di Trionfo di Castelnuovo, è an-cora di forma indefinita ed è usato per manifestazioni di piazza: feste popolari con “alberi della cuccagna”,caroselli, percorsi professionali (si ricorda quella del Corpus Domini rappresentata in un famoso dipinto diAntonio Joli).

Nei dintorni oltre alla presenza di Castelnuovo, della cinquecentesca chiesa di San Giacomo dei NobiliSpagnoli e del Teatro Mercadante, lo spazio è caratterizzato prevalentemente da un’edilizia residenziale ci-vile disordinata con qualche episodio minore di edilizia nobiliare; l’intero invaso si presenta privo dei piùelementari sistemi di urbanizzazione e pertanto la necessità di regolarizzarne l’assetto diventa una condi-zione imprescindibile per lo sviluppo urbano nel XIX secolo.

Tale esigenza diventa determinante durante la seconda fase del regno borbonico, quando per volere diFerdinando I si costruisce il palazzo dei Ministeri di Stato o San Giacomo (attuale sede del Municipio).L’intervento, affidato nel 1816 a Stefano Gasse, uno dei principali esponenti dell’architettura neoclassica na-poletana21, tende alla definitiva sistemazione del lato settentrionale della piazza.

Saranno accorpate nel nuovo edificio diverse funzioni civili (i “Ministeri di Stato” borbonico, la Borsamerci e l’antico Banco di San Giacomo), comprendendo all’interno del blocco anche la chiesa di SanGiacomo dei Nobili Spagnoli, distruggendone l’originario prospetto, e demolita la chiesa della Concezione,compresa nell’isolato e prospettante su via Toledo.

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Fig. 9 - La galleria interna a Palazzo San Giacomo con unacopertura in ferro e vetro che collegava la piazza delMunicipio con via Toledo, prima metà del XX secolo.

Fig. 10 - I resti della galleria in Palazzo San Giacomo.

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La partitura regolare della nuova facciata, con un bugnato a piano terra di gusto classicheggiante, saràcaratterizzata da una rigorosa simmetria con tre ingressi, di cui quello destro porta all’edificio sacro, men-tre quello centrale – in asse con l’intera composizione e riferito allo scalone principale – collegava con la re-trostante via Toledo attraverso un passaggio, coperto da un tetto a capriate in ferro e vetro. Parte di questastruttura tipica dell’architettura ottocentesca – una evidente derivazione delle nuove acquisizioni tecnologi-che e dell’uso del ferro e vetro nell’edilizia particolarmente adattabile agli spazi pubblici – è tuttora visibileall’interno del palazzo municipale.

L’imponente facciata del Palazzo San Giacomo e la sua presenza nell’ambito della struttura urbana de-termineranno numerosi progetti tesi alla riqualificazione complessiva della piazza. Tra l’altro proprio ilGasse, negli stessi anni, sarà impegnato nella sistemazione della via del Piliero (tratto stradale tra il porto e

il molo settecentesco dell’Immacolatella) e di viaSanta Lucia, importanti direttrici per raggiun-gere la piazza del Castello.

Lungo la via costiera ai margini con la zonaportuale sono da segnalare due architetture per-dute: la chiesa di Santa Maria del Pilar e quella diSanta Maria del Rimedio “presso l’Arsenale”. Diquest’ultima esistono immagini che illustrano lariedificazione in stile neoclassico, con un pronaoesastilo dorico, eseguita nel 1848 dall’ingegneremilitare Clemente Fonseca, probabilmente conla collaborazione di Stefano Gasse. Così comene scrive Gennaro Aspreno Galante, la chiesa ri-sulta: «(…) edificata nel sec. XVII e mantenutadagli ufficiali delle regie galee (…).Sul maggiorealtare è uno scarabattolo della Vergine Titolareco’ Ss. Francesco d’Assisi e di Paola. Sugli altarisecondari la tela della Sacra Famiglia è delSalomone; quelle della Vergine di Boulogne cioèS. Maria de’ Naufraghi e di Cristo che ammae-stra i fanciulli sono di Giuseppe Martorelli; l’al-tra di S. Paolo che dopo il naufragio in Maltascote nel fuoco la vipera è del Cosentino, tuttiautori moderni»22.

Dalla prima metà del XIX secolo inizianouna serie di tentativi tesi alla ristrutturazionecomplessiva dell’area che però non porterannoaffatto a una soluzione definitiva; infatti tutte le

Fig. 11 - Castelnuovo e le su-perfetazioni prima dell’inter-vento di restauro in una fotodegli inizi del Novecento,collezione privata.

Fig. 12 - L’Arco di Trionfo di Castelnuovo e l’edificio antistantel’ingresso in una foto degli inizi del Novecento, tratta da Le im-magini della memoria (1905-1950). Dall’Archivio fotografico dellaSoprintendenza per i B.A.A. di Napoli e Provincia, Napoli 1999.

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proposte di modifiche furono oggetto di discussione per problemi di esproprio e per gravosi impegni eco-nomici dovuti alla oggettiva difficoltà dell’intervento e saranno intrapresi, di volta in volta, sempre in modoparziale. La storia di questi tentativi di sistemazione è documentata a più riprese da vari riscontri storiogra-fici e collegata, a partire dalla metà dell’Ottocento, anche ai progetti relativi all’area portuale23.

Così nel 1830 – come emerge da uno studio di Alfredo Buccaro24 – si procede alla sistemazione tecnicae altimetrica del luogo mediante piccole aree di verde; nove anni dopo, in conformità anche al piano di“Appuntazioni” di Ferdinando II, l’architetto Agostino Lista redige un progetto complessivo, non realiz-zato, riguardante anche la viabilità dei dintorni.Nel 1854 è collocato nella piazza un “orologiomagnetico” pubblico, poi rimosso, ad opera diGaetano Genovese; ancora, nel 1859 si lavora allaregolarizzazione dello spazio eseguendo il mantostradale e gli impianti di canalizzazione delle ac-que.

Si tratta di interventi comunque provvisori inuna zona che si configurava sempre più nevralgicaper il traffico veicolare e, da sempre consideratauno dei luoghi più rappresentativi e monumentalidella città.

In questo periodo è anche da segnalare la pro-posta di costruzione di un nuovo teatro, da partedell’imprenditore Strussenfield, che non avrà se-guito25; l’idea di dare un luogo dignitoso alla rap-presentazione degli spettacoli (che talvolta avveni-vano anche nella piazza) tendeva a migliorare unafunzione affidata alle fatiscenti strutture del SanCarlino e della Fenice, ricavati, come si è detto, ad-dirittura all’interno di isolati di abitazioni.

Della stessa epoca e degno di citazione è ilprogetto, non realizzato, di “sistemazione dellaparte centrale di Napoli”, il cosiddetto “ProgettoGrande”, di cui esistono diverse stesure (dal 1810al 1848)26, eseguito da Antonio Niccolini. L’ar-chitetto – personalità di spicco della stagione neo-classica napoletana, autore tra l’altro della rico-struzione ottocentesca del teatro San Carlo, della

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Fig. 13 - Il fronte sud-orientale delCastelnuovo e l’ingresso alla Fon-deria in una foto della prima metàdel Novecento; tratta da album fo-tografico di R. Filangieri. Napoli,Archivio Storico Municipale.

Fig. 14 - Torre di S. Giorgio. Ripristino della merlatura termi-nale; tratta da album fotografico di R. Filangieri. Napoli,Archivio Storico Municipale.

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Villa Floridiana, dei palazzi Partanna e Pignatelli Strongoli – proponeva una radicale trasformazione del-l’area compresa tra il largo del Castello e la chiesa di San Francesco di Paola, intervenendo sulla residenzareale e sull’area meridionale dell’edificio contigua alla zona portuale.

Si trattava di una proposta che contemplava quindi la ristrutturazione del Palazzo Reale e l’abbatti-mento di Castelnuovo per far posto a una nuova piazza (con arco trionfale al centro) intorno alla quale sidovevano costruire edifici rappresentativi e lotti da destinare all’edilizia borghese. L’idea di demolizione delcastello era in sostanza frutto di una cultura architettonica che considerava possibili progetti di questo tipo.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, nella zona del largo del Castello – secondo una concezionetipicamente europea che tende privilegiare il principio della rendita fondiaria –, inizia la presentazione dinumerose ipotesi di progetto destinate prevalentemente alla speculazione e pertanto alla costruzione di edi-fici residenziali per la classe borghese. Si tentava di riqualificare una zona rappresentativa contigua a grandie rappresentativi complessi monumentali e nel contempo appetibile da un punto di vista economico per lavicinanza con il centro delle attività cittadine (la via Toledo).

I progetti per la “nuova” piazza del Municipio alla fine dell’Ottocento

L’assenza di una cultura della conservazione ma soprattutto l’ipotesi di costruire quartieri borghesi alposto degli antichi castelli cittadini verrà confermata, dopo l’Unità d’Italia, nel “Concorso per il PianoRegolatore delle Opere Pubbliche per la Città di Napoli” (1871)27; un bando rimasto comunque senza vin-citori dopo il giudizio di una commissione municipale.

Alcuni elaborati di progetto presentati per l’occasione prevedevano la demolizione di Castelnuovo, oanche di Castel dell’Ovo e quello del “Forte di Sant’Elmo”, per dar vita a nuovi quartieri di espansione dadestinare alla classe borghese; le proposte erano avanzate trascurando l’importanza di simili monumenti perla storia della città ma anche per l’eventuale gravoso impegno economico che poteva derivare dalla demoli-zione e/o dismissione di beni demaniali destinati in origine alla difesa urbana.

Fig. 15 - Cappella Palatina. Rinvenimento dei finestroni trecen-teschi sulla parete meridionale; tratta da album fotografico diR. Filangieri. Napoli, Archivio Storico Municipale.

Fig. 16 - Cappella Palatina. Navata. Lato dell’Epistola. In-dagini per la ricerca di elementi trecenteschi; album foto-grafico di R. Filangieri. Napoli, Archivio Storico Municipale.

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Sarà proprio quest’aspetto a determinare numerosi problemi nel caso di una proposta di ristruttura-zione della piazza Municipio, presentata nel 1870 e poi rimasta incompiuta. Si trattava di un progetto for-mulato da una società di ingegneri e imprenditori («Società Giura-Alvino e Compagni»), i cui maggioriesponenti erano appunto Errico Alvino e Francesco Giura28; intrapresa grazie alla concessione gratuita deisuoli contigui alla cinta muraria di Castelnuovo.

La proposta fu accettata in appalto con previsione di pagamento di una cauzione a titolo di garanzia, econtemplava demolizioni a carico della società nonché significativi sgravi fiscali; le aree da sistemare conopere di urbanizzazione primaria e secondaria sarebbero rimaste di proprietà della compagnia, che avrebbepotuto edificare palazzi d’affitto da destinare alla classe borghese e ricavare profitti dopo l’avvenuta, one-rosa, opera di sistemazione.

Dagli Atti del Consiglio Comunale di Napoli è possibile ricavare i dettagli dell’operazione: «(…) Per laesecuzione di tali opere occorreva la demolizione dell’angolo di case tra la strada S. Carlo e Piazza delMunicipio, del torrione S. Spirito e del maneggio della Real casa nelle fossate, dei fabbricati della GranGuardia e delle case adjacenti [sic] dell’Orfanotrofio militare, della intera isola di S. Carlino e dell’isola ecase dette di Cirella, ed occorreva il taglio delle case del teatro del Fondo sino alla strada del Piliero.»29

Il progetto della Società Giura-Alvino, così come descrive il Novi, prevedeva la costruzione di «(…)una nuova via porticata della larghezza di metri ventidue, compresi i marciapiedi, che dal punto di sboccodella strada del Piliero, di rincontro la porta della Darsena, si svolga in rettifilo al mezzo del palazzo

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 17 - Soc. Giura-Alvino e C., Progetto di ampliamento ed allineamento della Piazza del Castello, tra le strade Molo, Medina,S. Brigida, S. Carlo, 1871; tratta da G. Bruno, R. De Fusco, Errico Alvino architetto e urbanista napoletano dell’800, 1962.

36 PASQUALE ROSSI

Municipale ed una via di larghezza metri venti, compresi i marciapiedi, con portici nel solo lato orientaledella piazza, la quale via dallo spazio tra la Casa Sirignano e la Fontana Medina correndo quasi parallela alfronte del palazzo Municipale, vada ad incontrare la via S. Carlo, ove biforcandosi, s’innesti ad un altronuovo e breve tratto di via in direzione della Darsena.

Continuare il rettifilo la via avanti la casa Meuricoffre fino ad incontrare la via S. Carlo e costruire la viain continuazione di Sª Brigida, come pure una nuova via lungo il fronte della casa Sirignano, fino ad incon-trare quella di S. Giacomo, riordinando la Calata S. Marco con tutti i raccordamenti delle circostanti vie ne-cessari per non alterarne l’andamento, e col raccordare le private proprietà dove se ne mostrasse il bisogno.

Ridurre a giardino tutto lo spazio fra la nuova via in prolungamento di quella di Fontana Medina, e l’at-tuale strada del Municipio, non che i prolungamenti delle strade S. Giacomo e Sª Brigida»30.

Le difficoltà non mancarono, soprattutto per quanto riguarda la completa concessione dei suoli dema-niali necessari all’esecuzione del progetto.

Nel 1875, risultavano compiute buona parte delle opere necessarie alla rettificazione e adeguamentodell’impianto stradale: deviazione per l’approvvigionamento idrico dall’antico canale del Carmignano, co-

Fig. 18 - Soc. Giura-Alvino e C., Pro-getto della Nuova Piazza del Municipio,Maggio 1871; tratta da P. Crachi, Pisantie Castrucci architetti a Napoli, 1996.

Fig. 19 - Via Medina agli inizi del Novecento, cartolina, collezione privata.

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struzione massi stradali, collettore e condotte fognarie, demolizione dei bastioni dell’Incoronata e dellaMaddalena, del piccolo edificio della Gran Guardia e costruzione di un capannone provvisorio a uso di of-ficina meccanica.

Risultava, inoltre, completato il palazzo della Borghesia (tra le attuali via Verdi e via Santa Brigida) confacciata angolare a spigolo verso Castelnuovo; in particolare questo edificio era stato «imposto dalMunicipio» per mascherare la visuale della caotica situazione dell’insula di Santa Brigida e annessi vicoli.Proprio nel maggio del 1875 si inauguravano nell’edificio i magazzini «All’Industria Europea di P. de Lucae C.»31.

Il progetto però non sarà completato e la piazza riceverà il suo assetto definitivo soltanto per parti, intempi e modalità affatto diverse. L’assenza di un piano regolatore – anche per quet’area – sarà ancora unavolta il limite di una sistemazione che porterà alla definizione di un nuovo spazio urbano soltanto nel corsodel trentennio successivo cancellando di fatto la nota e decantata identità popolare del sito.

Nella pianta del Comune di Napoli (1872-80), redatta da Federico Schiavoni, la piazza del Municipio sipresenta ancora nella sua versione provvisoria. A nord l’edificio del Palazzo San Giacomo (attraversabilefino a via Toledo tramite la galleria coperta) e davanti ad esso una sistemazione a verde che si estende sinoal lato estremo (via Santa Brigida) dell’isolato dove era il Teatro della Fenice; a oriente del palazzo munici-pale è presente invece l’isolato di abitazioni con il teatro San Carlino; dopo l’incrocio con via Medina, vi èun altro lotto di abitazioni ed edilizia civile in cui si inserisce il blocco del teatro Mercadante, prospicientela “via del Molo” sino ad arrivare alla via del Piliero in diretto rapporto con la linea di costa. Intorno alCastelnuovo sono i corpi di fabbrica destinati al servizio delle attività militari e le abitazioni stratificatesi apartire dall’epoca vicereale.

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 20 - Gli archi del portico dellachiesa dell’Incoronata in via Medinaappena visibili nell’edificio che sovra-stava e nascondeva l’antica strutturadi epoca angioina; 1930 circa, foto incollezione privata.

Fig. 22 - La cortina edilizia prospi-ciente il largo del Castello con i rela-tivi giardini; foto di fine XIX secolotratta da Immagini e realtà. Napolinelle collezioni Alinari e nei fotografinapoletani tra Ottocento e Novecento,a cura di M. Picone Petrusa e D. delPesco, Napoli 1981.

38 PASQUALE ROSSI

Fig. 22 - La via Medinain una foto di inizio No-vecento; da G.C. Alisio,Napoli e il Risanamen-to. Recupero di unastruttura urbana, 1980.

Fig. 23 - Via Medina, febbraio 2007.

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Sussistente tale configurazione, il 22 aprile 1880, il Comune di Napoli esprime un parere tecnico favo-revole circa il progetto della Società Generale Immobiliare di Roma, da affidarsi a cottimo. Si tentava di re-cuperare il senso del progetto della Società Giura-Alvino, cioè di dare un assetto regolare e ordinato allapiazza, privilegiando percorsi stradali principali e ottenendo nel contempo suoli regolari per l’edificazione.

Questo nuovo piano prevedeva anche la costruzione della “Borsa del Commercio” e della sede centraledel Banco di Napoli – nuova istituzione finanziaria nata dopo l’Unità d’Italia dalla fusione degli antichi otto“banchi” napoletani, di cui quello di San Giacomo, come già detto, era collocato proprio nel palazzo omo-nimo – nonché una galleria coperta in ferro e vetro secondo le usuali tipologie diffusesi in seguito alla co-struzione dei padiglioni delle Esposizioni Universali, di cui i principali esempi napoletani erano rappresen-tati sino a quel momento dal citato passaggio coperto di Palazzo San Giacomo e dalla Galleria Principe diNapoli al quartiere Museo, che sarà completata soltanto nel 1883.

Il progetto del nuovo edificio della Borsa in piazza Municipio, per la verità poco convincente, è pro-posto in una rassegna documentaria della rivista «L’Edilizia Moderna», proprio in un momento in cui il di-battito sulle trasformazioni della piazza si lega inevitabilmente alle vicende del risanamento e alla necessitàdi dotare di edifici pubblici rappresenttivi la città napoletana. Si ricorda, in tal senso, che l’edificio dellaBorsa (attuale sede della Camera di Commercio) fu realizzato nell’attuale piazza G. Bovio alla finedell’Ottocento e che invece la sede centrale del Banco di Napoli fu eseguita in via Toledo durante l’epocafascista.

Invece il progetto della galleria da costruirsi, come è riscontrabile dagli atti municipali, doveva esserecollocata nell’area occidentale della piazza Municipio, ma poteva prevedersi anche una soluzione alternativa:«(…) sul suolo N.° II la Società immobiliare dovrà costruire un edifizio nobile e decoroso con galleria co-perta di larghezza non minore di dieci metri, ed il disegno di tale edifizio dovrà essere approvato dallaGiunta, sentito il Consiglio tecnico.

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 23 - Pianta del Comune di Napoli (1872-80), redatta da F. Schiavoni e altri, particolare della zona relativa al largo delCastello prima della costruzione del Palazzo della Borghesia e dei quattro edifici a ridosso di Palazzo San Giacomo.

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È fatto facoltà alla Società di surrogare all’unico edifizio quattro fabbricati tagliando il suolo N.° II condue vie in croce dell’ampiezza non minore di dieci metri.

I quattro edifizi però dovranno essere fra loro armonici e della medesima altezza e parimenti nobili edecorosi. (…)

Il Palazzo della Borghesia sarà continuato e completato sul suolo N.° I (…)»32.In mancanza di un riscontro cartografico dalla suddetta descrizione si può ipotizzare che il suolo N.°

II sia, con ogni probabilità, quello dove oggi insistono i quattro edifici tra l’attuale via G. Verdi e la piazzadel Municipio. La costruzione di questi palazzi fu evidentemente preferita a quella di un unico blocco congalleria, rimandando la creazione di un passaggio coperto inserito tra nuova edilizia, alla esecuzione dellagalleria Umberto I, che avverrà circa dieci anni più tardi nella limitrofa zona di Santa Brigida.

I quattro palazzi – tutti della stessa altezza, così come era previsto dai piani comunali – sono comple-tati tra la fine dell’Ottocento e gli inizi nostro secolo33; la loro architettura riflette caratteri di gusto rinasci-mentale, ed è attribuita a Giovan Battista Comencini (1849-1924)34.

I lavori per la piazza descritti negli atti amministrativi municipali, iniziarono finalmente nel maggio del1884, così come è riportato in un resoconto pubblicato sul Bollettino degli Ingegneri e degli Architetti diNapoli; il progetto, già approvato il 30 dicembre del 1883 sulla Gazzetta Ufficiale con una dichiarazione di«pubblica utilità», interessava suoli di proprietà comunale, e fu eseguito a cottimo dalla Società generaleImmobiliare Italiana per la «somma complessiva di 6.623.249 di lire».

La ristrutturazione doveva «essere compiuta e consegnata nel termine di anni tre, dal giorno in cui ilSindaco avrà annunciato la cessione fatta al Municipio del bastione di S. Spirito, e dei locali ed edifizi diCasa Reale»35; le opere edilizie private realizzate nel giro di cinque anni.

Furono dapprima compiute le demolizioni dell’isolato del teatro San Carlino36, nel quale si trovavanovari esercizi pubblici (trattorie, caffé, alberghi), e che costituiva in pratica l’appendice sulla piazza dell’am-pio quartiere della Corsea37. In seguito all’epidemia di colera e alla Legge speciale per il «Risanamento edampliamento della città di Napoli» (1885) si determinarono diverse e più radicali iniziative di recupero dellapiazza.

Così come è illustrato da Giancarlo Alisio, nel volume sul “risanamento”38, le opere di ristutturazionedella piazza rientrarono nel contratto di appalto stipulato tra il Municipio e la Società per il Risanamento eall’iniziativa di recupero urbano parteciparono anche altre società immobiliari39.

Fig. 25 - Pianta del Comune diNapoli (1872-80), redatta da F.Schiavoni e altri, particolare in ri-stampa anastatica (custodita nellasede di Firenze dell’Istituto Geo-grafico Militare e pubblicata a curadi L. Di Mauro per i tipi di Elio deRosa Editore). Nel disegno si pos-sono osservare le correzioni appor-tate alla mappa nel primo quartodel Novecento: l’edilizia residen-ziale borghese ha preso il postodella sistemazione a verde nel sitodell’antico largo del Castello.

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Nel 1896 il Consiglio Comunale delibera lo stanziamento di ulteriori fondi per eseguire le «opere didefinitiva sistemazione della piazza del Municipio con l’isolamento del Maschio Angioino»40, già deciso apartire dal 1887.

Nel frattempo, continuò il dibattito per la sistemazione dell’area “del Municipio” e in tale contestosono da citare altri due progetti. Il primo, presentato dall’ingegnere Equizio Mayo, che nell’ambito della suaproposta di risanamento dei quartieri bassi, prevedeva: l’isolamento di Castelnuovo; la rettifica del tracciatodel corso Umberto I, già proposto da Adolfo Giambarba, in modo che esso sboccasse in asse con la previ-sta statua di Vittorio Emanuele II e con la nuova piazza di forma rettangolare, che era circondata di edificicon porticati; più in particolare tra il castello e gli edifici contigui al “rettifilo” sussistevano due blocchi sim-metrici da destinare all’edilizia abitativa e rappresentativa41. Un secondo progetto di «sistemazione dellapiazza Municipio» fu invece redatto da Nicola Breglia, probabilmente nell’ambito dell’incarico per unanuova sede napoletana della Banca d’Italia (in collaborazione con l’ingegnere Chioccarelli)42.

Mentre procedevano celermente i lavori per la nuova piazza, il 12 giugno del 1897 fu inaugurato il mo-numento equestre a Vittorio Emanuele II, opera di Tommaso Solari, Alfonso Balzico ed Eugenio Leone.

Il monumento che doveva essere realizzato da Emilio Franceschi, vincitore del concorso, purtroppo de-funto poco dopo aver ricevuto l’incarico, fu ampiamente variato suscitando non poche critiche43. Ispirato aivalori risorgimentali, è costituito dalla statua equestre in bronzo del sovrano, posta su un alto piedistallo de-corato da due bassorilievi, anch’essi in bronzo, raffiguranti le fasi significative dell’annessione del Regno diNapoli al resto d’Italia; una monumentale statua di Partenope è posta sulla gradinata, avanti al piedistallo,mentre sul fronte opposto vi è un’aquila con un trofeo.

L’opera, che mostra il sovrano rivolto verso il mare, fu ubicata in asse con l’ingresso centrale di palazzoSan Giacomo all’incrocio con via Medina, determinando così una una nuova direzionalità della piazza, or-togonale al suo sviluppo originario44.

Nello stesso anno (1897), nonostante il divieto del Regio Commissario, viene ratificato dal ConsiglioComunale lo spostamento della Fontana del Nettuno dall’imbocco con via Medina alla costruenda piazzaBorsa45.

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 26 - La via del Molo prima della costruzione dell’Hotel de Londres, foto in collezione privata 1870 circa; tratta daG. Amirante, Le sedi, in L’Università Parthenope, Napoli 2003.

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Gli interventi nel Novecento tra sostituzioni urbane, tardo-eclettismo e razionalismo

Nel 1904 sono intrapresi i lavori di restauro dell’Arco di Trionfo di Castelnuovo su direzione tecnicadell’ingegnere Adolfo Avena, mentre i lavori di “liberazione” dalle superfetazioni, coordinati da RiccardoFilangieri, portarono all’isolamento del castello e alla definizione di aiuole di verde intorno al complesso, la-sciando in vita soltanto l’antico ingresso alla cittadella46. Questi lavori nella piazza continueranno, sia purlentamente data anche la parentesi della prima guerra mondiale, sino al 1930, quando durante il Ventenniofascista sarà dato un nuovo impulso alle trasformazioni dell’area.

Su una base cartografica della «Pianta di Napoli (1872-80)», custodita presso l’Istituto GeograficoMilitare di Firenze47, sono riportati gli interventi urbani intrapresi alla fine del XIX secolo. Si ritrovano inquesta mappa i quattro blocchi di nuova edificazione affidati alla Società immobiliare romana, la sistema-zione a verde centrale (filari di lecci inseriti nelle tre carreggiate separate da marciapiede) che definiva la pro-spettiva centrale della piazza in direzione nord-sud (palazzo San Giacomo-porto) e l’isolato del GrandHotel et de Londres (attuale sede del Tribunale Amministrativo Regionale), in stile tardo neo-rinascimen-tale, opera di Comencini che curò successivamente anche l’arredo della piazza con la costruzione di quattro

Fig. 27 - Gli edifici costruiti daG.B. Comencini nella attuale viaVittorio Emanuele III (già largodel Castello); foto di inizio No-vecento tratta da G.C. Alisio, Na-poli e il Risanamento. Recupero diuna struttura urbana, 1980.

Fig. 28 - Studi pel palazzo della Borsa di Napoli a Piazza Municipio (1880-1884): secondo prospetto studiato; tratto da«L’Edilizia moderna», 1885. Il progetto prevedeva la realizzazione dell’edificio sul versante occidentale della piazza delMunicipio, a ridosso di Palazzo San Giacomo, dove sono ora il palazzo della Banca di Roma e l’edificio residenziale proget-tato dal Comencini.

43LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 29 - Piazza del Municipio stato attuale con la traccia del Rettifilo di bonificamento; tratto da«Bollettino del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Napoli», 1887.

Fig. 30 - Sistemazione generale della Nuova Piazza e Rettifilo; tratto da «Bollettino del Collegiodegli Ingegneri e degli Architetti di Napoli», 1887. Il progetto di Equizio Mayo prevedeva unarettifica del tracciato dell’attuale via A. Depretis con lo spostamento della statua di VittorioEmanuele II che diventava il terminale del tracciato in direzione assiale. La definizione di unapiazza rettangolare a ridosso del castello permetteva la creazione di edifici porticati da destinarealla residenza borghese e cambiava radicalmente l’assetto della zona urbana.

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chioschi per la vendita di generi vari nonché “veicolipubblicitari” in stile liberty, analoghi per tipologia alpiù famoso chiosco Miccio di piazza San Ferdinando.Nel disegno sono presenti anche i volumi della strut-tura del “Porto Franco”, ed è ancora visibile la chiesadi Santa Maria del Rimedio, mentre non compare piùinvece la storica Lanterna del Molo.

L’attuale sede centrale della Banca di Roma aNapoli fu ricostruita ex novo nel 1924, così come èevidente dai caratteri architettonici del blocco ed èverificabile da una fotografia conservata pressol’Archivio Storico della Banca di Roma48 che ripro-duce la data in un’iscrizione sull’architrave della con-trofacciata dell’ingresso principale su via G. Verdi.

L’edificio originario – nonostante fosse stato rea-lizzato da pochi anni – fu demolito per costruire lasede della Banca Italiana di Sconto secondo una tipo-logia concepita proprio a fini bancari e per la pecu-liare richiesta della committenza. Il blocco infattiprevede a piano terra un ampio atrio centrale con co-lonnato ionico secondo un modello classicistico – ri-ferito ai modelli palladiani e quindi di ispirazione ri-nascimentale – dove gli sportelli erano situati propriotra gli spazi delle colonne, configurando così un am-biente austero e riccamente decorato.

Nel 1891 l’intero edificio fu acquistato dalla«Fondiaria Incendi», e successivamente, nel 1918, ce-duto alla «Banca Italiana di Sconto». Questo «grandeistituto che attraversò come una meteora il firma-mento finanziario italiano»49, e probabilmente strut-tura satellite della Banca Nazionale di Credito, predi-spose la ricostruzione del pur recente blocco, al finedi avere una sede prestigiosa e più adatta all’uso delleattività bancarie.

La costruzione del nuovo edificio fu ultimata nel 1924 su progetto di Ugo Giovannozzi50. Architettofiorentino assai attivo nel primo quarto del XX secolo, appartenente alla stagione tardo-eclettica, della suaopera oltre al palazzo napoletano si ricordano quello dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni a Roma(1917), il primo edificio della Montecatini in Milano (1926-1928) e il rinnovamento classicheggiante del-l’impianto delle Terme Leopoldine nonché la costruzione del nuovo stabilimento del “Tettuccio” aMontecatini nel 1928 (monumentale struttura, ricca di decorazioni, con interno a colonnati)51.

Per il palazzo napoletano della Banca Nazionale di Credito un interessante documento è costituito dauna cartolina d’epoca dove è riprodotto l’edificio bancario in una configurazione piuttosto diversa da quelladefinitiva. Si tratta probabilmente di un’ipotesi di progetto – con una scritta sul frontone (“Banca dell’ItaliaMeridionale”) che ne rende alquanto difficile l’interpretazione – con forme decorative di marcato gusto li-berty sebbene l’impaginato della facciata sia simile a quello attuale. La prospettiva raffigurata piuttosto fal-sata, a firma del grafico Borchina, contiene comunque un artificio grafico teso evidentemente a restituire unmaggiore risalto al volume architettonico in questione52.

L’edificio bancario è collocabile nella produzione del primo quarto del Novecento di cui si ricordano aNapoli le opere di Giulio Ulisse Arata53. Ispirato a modelli di revivals di fine Ottocento, nonostante una co-eva produzione monumentale di orientamento razionalista54, si caratterizza per la cura dei dettagli e la ric-chezza dei materiali esterni (travertino e marmo) nonché per lo stile e l’esecuzione dei dettagli artistici in-terni (elegante atrio con colonnato ionico a piano terra e vetrata di copertura policroma, i cui disegni ten-dono al gusto floreale e con stucchi e bassorilievi di pregevole esecuzione). Nel vestibolo di ingresso vi sonoaffreschi raffiguranti allegorie di virtù di particolare effetto, così come le altre pitture murali, sottostanti latravatura lignea a vista, esistenti nella sala contigua all’ingresso su via G. Pisanelli. Probabilmente è propriol’eccessiva ricchezza del lavoro, stabilito in un periodo rivolto all’essenzialità e al rigore dei volumi, a de-terminare una sorta di “sfortuna critica” dell’edificio nell’ambiente partenopeo. Tant’è che nei contributi

Fig. 31 - La «Banca dell’Italia Merdionale»; nella cartolinad’epoca a firma del grafico Borchina l’edificio appare in unaprospettiva di gusto liberty e probabilmente ancora in unaversione progettuale non definitiva poiché l’ingresso princi-pale è posto sulla piazza del Municipio e non su via G. Verdi,come da variante definitiva.

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storiografici e nei resoconti locali del periodo è diffi-cile trovarne menzione, e comunque estraneo allaproduzione della scuola architettonica napoletana.

Lo sfarzoso palazzo classicista fu comprato dalBanco di Roma nel 1934 tramite una società finanzia-ria direttamente ad esso collegata. Dagli aridi reso-conti notarili è possibile soltanto ricavare l’informa-zione dell’acquisizione dell’intero blocco compreso«di fissi e infissi», esclusi però gli «arredamenti», checome si osserva da un ricco apparato iconografico –conservato presso l’Archivio Storico della Banca diRoma – risultava piuttosto consistente.

Il progetto dell’opera, comprensivo dell’arredodegli interni (lampade, tavolo di ricezione centrale ealtro) rappresentava all’epoca uno degli ultimi pro-dotti ancora riferibili agli esiti della corrente florealedi inizio secolo. In questo contesto è anche da segna-lare la ristrutturazione del secentesco palazzoZevallos Stigliano (opera di Cosimo Fanzago55) in viaToledo, eseguita dall’architetto Luigi Platania a par-tire dal 1920 per la filiale napoletana della BancaCommerciale Italiana56. Proprio quest’ultimo adatta-mento – atrio bancario ricavato dal cortile dell’anticoedificio nobiliare, con una copertura in vetri poli-cromi – contiene evidenti analogie tipologiche al pro-getto del Giovannozzi.

A questi prodotti artistici, evidente esito di unacultura artistica tardo-eclettica si iniziavano a con-trapporre proposte e progetti di impostazione “razionalista”; infatti nell’estremo margine della piazza delMunicipio si intraprendevano i lavori per la Nuova Stazione Marittima, progettata da Cesare Bazzani, a te-stimonianza di uno scontro ideologico e culturale tra antitetiche correnti architettoniche.

A questo proposito bisogna ricordare che successivamente ai lavori di restauro per Castelnuovo – chenon mancarono di creare polemiche e di suscitare un ampio dibattito circa la possibilità di demolizione oconservazione di elementi storici compromessi, o addirittura nascosti da superfetazioni e speculazioni edi-lizie che si erano addossate nel corso dei secoli alle strutture originarie57 – furono intrapresi anche quellidella struttura portuale58.

Perseguendo una “modernità” a tutti i costi, sulla stregua della realizzazione di grandi opere pubbliche,durante il ‘Ventennio’ fascista59, fu demolita anche la Lanterna (1933) – nei pressi dell’antico molo angioino(già rifatto nel XVIII secolo e poi anche in epoca borbonica), elemento di fascino e di riferimento della lineacostiera – per far posto alla nuova Stazione Marittima60.

Rimandando comunque a saggi monografici61 per le vicende di costruzione della Stazione Marittima,progettata da Cesare Bazzani a partire dal 1933, ci limiteremo a osservare che la mole dell’edificio diestremo rigore monumentale comunque chiude la prospettiva della piazza e sembra esserne parte integrante,nonostante l’area (in posizione estrema della strada “del Molo”) non appartenesse alla originaria piazza delMunicipio.

Nel 1939 – in conseguenza dell’approvazione (23 febbraio 1937) di un progetto urbanistico di varianteche prevedeva la bonifica del rione Carità – furono espropriati gli edifici di proprietà dei Sirignano62, situatitra la via Medina e la piazza del Municipio.

Su quest’area si realizza la sede centrale della Banca d’Italia, di stampo razionalista, con ingresso prin-cipale su via M. Cervantes, costruita intorno al 1952 sulla base di un concorso-appalto antecedente (1938)63.L’edificio, eseguito per opera dell’impresa De Lieto, fu progettato dall’architetto Marcello Canino e daArnaldo Foschini, presidente dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Della stessa epoca e con analoghecaratteristiche architettoniche è l’edificio ad angolo con la via Medina.

Tra il 1950 e il 1953 si realizza anche il palazzo d’angolo tra piazza Municipio e via Nuova Marina an-cora su progetto di Marcello Canino. L’edificio costruito in seguito a un bando di concorso della Società peril Risanamento, a completamento della piazza e per costruire un blocco quadrangolare da destinare alle at-tività di terziario; la gara fu vinta dai giovani architetti Paolo Maffezzoli e Alba Luise, che però in seguito

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 32 - Scorcio dell’atrio dell’edificio bancario (attualeUnicredit, Banca di Roma), 1935 circa, Roma, ArchivioStorico della Banca di Roma.

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rinunciarono all’incarico lasciando il posto al Canino, allora preside della Facoltà di Architettura napole-tana. Il volume, che presenta una facciata quadrata (lato di 36 metri) prospiciente il Castelnuovo, è conside-rato una delle migliori realizzazioni di quegli anni, sia pur con il limite di essere una architettura di specu-lazione64.

Di quest’opera sono interessanti i carteggi relativi alla costruzione, custoditi presso l’Archivio Centraledello Stato di Roma, dove risultano documentate le diverse varianti al progetto e le critiche derivanti dallanotevole dimensione dell’edificio, considerato del tutto estraneo all’ambiente circostante65.

Bisogna ricordare che in questo contesto, per la creazione della via Marittima, era stata anche rettificatal’antica via del Piliero, operando le demolizioni della cortina di abitazioni neoclassiche sistemate nel secoloprecedente su progetto del Gasse.

Degli interventi contemporanei l’ultimo in ordine cronologico e particolarmente devastante, da unpunto di vista ambientale nonché irrispettoso della storia del luogo, è compiuto dall’amministrazione co-munale del sindaco Achille Lauro il 9 gennaio del 1956.

Nottetempo, il sindaco fa recidere tutti gli alberi presenti nella piazza, mutando anche l’assetto stradale;le tre carreggiate esistenti vengono ridotte a due e separate da una unica zona alberata centrale e, in asse conla nuova aiuola, nella zona meridionale viene sistemata anche una fontana.

La costruzione della via Nuova Marina e l’isolamento della banchina portuale hanno così determinatouna definitiva cesura tra la piazza e il mare, alterando l’asse visivo dell’antico largo.

La piazza del Municipio contemporanea purtroppo è solo uno snodo di traffico, luogo di edifici desti-nati prevalentemente agli uffici e al “terziario”. La vita popolare tanto decantata nel passato è andata per-duta e non è rimasto alcun segno della sua “anima” teatrale; il solo Mercadante non può sopperire al ricordoche i viaggiatori e le cronache del tempo ci hanno restituito di questo luogo66, che era di realtà e finzione,sicuramente uno dei posti più vissuti e animati di Napoli.

La costruzione della via Nuova Marina e l’isolamento della banchina portuale hanno così determinatouna definitiva cesura tra la piazza e il mare, alterando l’asse visivo dell’antica via del Molo.

In questa situazione urbana il visitatore che percorre lo spazio nella sua estensione smette praticamentedi essere nella piazza del Municipio all’imbocco con la via “Marina”, che è la linea direttrice del traffico vei-colare e l’elemento di frattura con la zona portuale.

Il recupero dell’anima “teatrale e popolare” di un luogo totalmente rimaneggiato dagli interventi ese-guiti nella metà del Novecento dovrebbe essere uno dei principali obiettivi per il recupero della piazza af-finché possa di nuovo assolvere a una decorosa funzione monumentale e di accoglienza pubblica e turistica.

Fig. 33 - Interno dellaBanca Nazionale diCredito (attuale Uni-credit, Banca di Roma),1935 circa. Roma, Ar-chivio Storico dellaBanca di Roma.

47LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

Fig. 34 - La piazza del Municipio nella prima metà del Novecento. Cartolina ritoccata con acquerello, collezione privata.

Fig. 35 - La piazza del Municipio con il cantiere per la costruzione della stazione della linea metropolitana, novembre 2007.

48 PASQUALE ROSSI

Note

1 In particolare per le guide storiche della città di Napoli cheoffrono descrizioni della piazza si veda C. D’Engenio Caracciolo,Napoli sacra (…), Napoli 1623, pp. 169-470; 529-540; D.A. Parrino,Nuova guida de’ forestieri (…), Napoli 1725, pp. 49-81; G.Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e i suoi borghi (1788-1789), tomo II, Napoli 1788, pp. 275-281; 339-350; G. Nobile,Descrizione della città di Napoli e delle sue XXX giornate, Napoli1855-57, passim; C. N. Sasso, Storia dei monumenti di Napoli e degliarchitetti che li edificavano, 2 voll., Napoli 1856-1858, passim; C.Celano, Notizia del bello, dell’antico e del curioso nella città diNapoli, con aggiunte di G.B. Chiarini, Napoli 1856-1860, passim;C.T. Dal Bono, Nuova guida di Napoli e dintorni, Napoli 1876, pp.73-76. Ancora sull’argomento, in rapporto alle evoluzioni del luogocfr. G. De Blasiis, Le case dei principi angioini nella piazza di CastelNuovo, in «Archivio Storico per le Provincie Napoletane», XI-XII(1886), Napoli, pp. 442; 459-481; R. D’Ambra, Napoli antica, Napoli1889, passim; B. Capasso, Napoli greco-romana esposta nella topo-grafia e nella vita, Napoli 1905; F. De Filippis, Piazze e fontane diNapoli, Napoli 1957, pp. 12-15; 55-56; G. Russo, La città di Napolidalle origini al 1860, Napoli 1960, passim; G. Russo, Il risanamentoe l’ampliamento della città di Napoli, Napoli 1960, passim; A.Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 84-86;273-288; G. Russo, Napoli come città, Napoli 1966; M. Napoli,Topografia e archeologia, in Storia di Napoli, I (1967), Napoli, pp.375-416; R. De Fusco, Architettura e Urbanistica dalla seconda metàdell’Ottocento ad oggi, in Storia di Napoli, X (1971), Cava deiTirreni, pp. 278-279; A. Venditti, Urbanistica e architettura angioinain «Storia di Napoli», III (1972), Napoli, pp. 667-888; S. Delli, Lepiazze di Napoli. Tradizioni popolari e storia, arte e urbanistica,Roma 1978, pp. 183-197; G.C. Alisio, Napoli e il Risanamento.Recupero di una struttura urbana, Napoli 1980, pp. 92-113; C. DeSeta, Le città nella Storia d’Italia. Napoli, Bari 1981, pp. 42-53; 64-80; G. Fiengo, Organizzazione e produzione edilizia a Napoli all’av-vento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp. 71-143; G.C. Alisio,Napoli nel Seicento. Le vedute di Francesco Cassiano de Silva,Napoli 1984, pp. 35-63; 79-139; L. Santoro, Le mura di Napoli,Roma 1984, passim; A. Buccaro, Istituzioni e trasformazioni urbanenella Napoli dell’Ottocento, Napoli 1985, pp. 195-206; A. Buccaro,Dal Molo Grande a Castel S. Elmo. Origini ed evoluzione di un se-gno urbano, in «Agorà», 3 (1989), pp. 49-50; A. Buccaro, Opere pub-bliche e tipologie urbane nel Mezzogiorno preunitario, Napoli 1992,passim; Piazza del Municipio e il palazzo della Banca di Roma aNapoli, a cura di P. Rossi, Napoli 1997; P. Rossi, Trasformazioni ur-bane nella piazza del Municipio a Napoli, in Il tesoro delle città,Strenna dell’Associazione Storia della Città, III (2005), Roma pp.472-489.

2 Si segnala e si consiglia la visita alla mostra permanenteStazione Neapolis, collocata all’ingresso della stazione della M-etropolitana al Museo Archeologico Nazionale, dove sono esposti eillustrati con cura e perizia scientifica i preziosi e straordinari ritrova-menti rinvenuti nel corso degli scavi per la realizzazione delle sta-zioni del tracciato ferroviario metropolitano. Sulle scoperte avvenutedurante gli scavi della metropolitana si veda D. Giampaola, Daglistudi di Bartolommeo Capasso agli scavi della metropolitana: ricerchesulle mura di Napoli e sull’evoluzione del paesaggio costiero, in«Napoli nobilissima», V (2004), pp. 35-36.

3 Cfr. T. Pane, Ambiente e costume nella storia della piazza, inPiazza del Municipio…, op. cit., pp. 107-137. Sulla letteratura e sultema descrizione delle città e del racconto letterario si veda E.Giammattei, Il romanzo di Napoli: geografia e storia letteraria neisecoli XIX e XX, Napoli 2003.

4 Cfr. G.A. Summonte, Historia della Città e Regno di Napoli(…), a cura di S. di Cristofaro, tomo I, Napoli 1748, pp. 295-296;G.B. De Ferrari, Nuova guida di Napoli, dei contorni, di Procida,Ischia e Capri, Napoli 1826, pp. 163-175; L. D’Afflitto, Guida per icuriosi e per i viaggiatori che vengono alla città di Napoli, Napoli1834, pp. 13-14; E. Pistolesi, Guida metodica di Napoli e i suoi con-torni (…), Napoli 1845, pp. 296-298; S. Volpicella, Descrizione sto-rica di alcuni principali edifici della città di Napoli, Napoli 1850, pp.466-469; A. Dumas, Il corricolo, con note a cura di G. Doria, Firenze

1985, pp. 329-333; J.W. Goethe, Viaggio in Italia 1786-1788, a curadi L. Rega, Milano 1991, pp. 188-191.

5 Cfr. M.R. Pessolano, Napoli e il regno fra antiche fortezze enuove proposte, in Territorio, fortificazioni, città. Difesa del regno diNapoli e della sua capitale in età borbonica (1734-1860), a cura di G.Amirante, M.R. Pessolano, Napoli 2008, passim.

6 Cfr. P. Sica, Storia dell’urbanistica. L’Ottocento, Roma-Bari1979.

7 Sulla storia di Castelnuovo e sulle sue pregevoli opere cfr. M.D’Ayala, Dell’arco trionfale di re Alfonso d’Aragona in Castelnuovo,in «Annali Civili del Regno delle due Sicilie», XII (1836), Napoli1836, pp. 34-35; C. Minieri Riccio, Gli artisti ed artefici che lavora-rono in Castel Nuovo al tempo di Alfonso I e Ferrante I d’Aragona,Napoli 1876; E. Cerillo, Il restauro di Castel Nuovo e gli architettinapoletani, lettere aperte al Signor Duca di Maddaloni, in «Bol-lettino del Collegio degli Ingegneri e Architetti in Napoli», nn. 16-17-19 (1884); F. Colonna di Stigliano, Notizie storiche di CastelNuovo di Napoli, Napoli 1892; L. de la Ville Sur-Yllon, La chiesa diSanta Barbara in Castelnuovo, in «Napoli nobilissima», II (1893), Is., pp. 70-74; 118-122; 170-173; G. Amalfi, La fossa del coccodrillo inCastelnuovo, in «Napoli nobilissima», IV (1895), I s., pp. 174-176; E.Bernich, La sala del trionfo in Castelnuovo, in «Napoli nobilissima»,XIII (1904), I s., pp. 165-168; E. Bernich, Di due altre vedute diCastelnuovo, in «Napoli nobilissima», XIII (1904), I s., pp. 129-130;W. Rolfs, L’architettura albertiana e l’arco trionfale di Alfonsod’Aragona, in «Napoli nobilissima», XIII (1904), I s., pp. 171-172;R. Filangieri di Candida, L’Arco di trionfo di Alfonso d’Aragona,Roma 1932; G. Coniglio, Castelnuovo, 1935; R. Filangieri diCandida, Rassegna critica delle fonti per la storia di Castel Nuovo(1936-1948), Napoli 1936; R. Filangieri di Candida, Relazione sull’i-solamento e sui restauri di Castel Nuovo, Napoli 1940; R. Filangieridi Candida, Castel Nuovo reggia angioina ed aragonese di Napoli,Napoli 1964; A. Venditti, Urbanistica e architettura angioina in«Storia di Napoli», III (1972), Napoli, pp. 667-888; S. Casiello,Restauri a Napoli nei primi decenni del ’900, Napoli 1983; L’Arco diTrionfo di Alfonso d’Aragona e il suo restauro, Roma 1987; P. Leonede Castris, Giotto a Npaoli, Milano 2006, passim.

8 Sull’argomento, riferito alla città napoletana, si vedaCartografia della Città di Napoli. Lineamenti dell’evoluzione ur-bana, a cura di C. De Seta, voll. 3, Napoli 1969; G. Pane, Napoli sei-centesca nella veduta di A. Baratta, in «Napoli nobilissima», IX(1970), XII (1973), pp. 118-159, 45-70; C. De Seta, Napoli nelSettecento e le vedute di Etienne Giraud, Milano 1977; M. Vajro,Vedute di Napoli con alcune figure, Napoli 1977; M.A. Fusco, Il“luogo comune” paesaggistico nelle immagini di massa, in Storiad’Italia. Annali 5. Il paesaggio, Torino 1982, pp. 753-781; Car-tografia napoletana dal 1781 al 1889. Il regno, Napoli, La Terra diBari, a cura di G.C. Alisio, V. Valerio, Napoli 1983; Immagine erealtà. Napoli nelle collezioni Alinari e nei fotografi napoletani traOttocento e Novecento, a cura di M. Picone Petrusa, D. Del Pesco,Napoli 1981; Alexandro Baratta Fidelissimæ Urbis Neapolitanæ cumomnibus viis accurata et nova delineatio, a cura di G. Cantone, C.De Seta, Napoli 1986; G. Pane, Fidelissimæ Urbis Neapolitanæ, in«Napoli nobilissima», XXV (1986), pp. 28-39; La città di Napoli travedutismo e cartografia. Piante e vedute dal XV secolo al XIX se-colo, a cura di G. Pane, V. Valerio, catalogo mostra, Napoli 1987;Napoli 1804. I siti reali, la città, i casali nelle piante di LuigiMarchese, catalogo mostra, Napoli 1990; del Vesuvio. Napoli nellaveduta europea dal Quattrocento all’Ottocento, catalogo mostra,Napoli 1991; Vedute Napoletane della Fondazione Maurizio eIsabella Alisio, catalogo mostra, Napoli 2001.

9 Sull’argomento cfr. G.C. Alisio, A. Buccaro, Napoli milleno-vecento. Dai catasti del XIX secolo ad oggi; la città, il suburbio, lepresenze architettoniche, Napoli 2000, passim.

10 Cfr. C. De Seta, Le città nella storia d’Italia. Napoli, Roma-Bari 1980, pp. 42 e segg.

11 Cfr. A. Colombo, I porti e gli arsenali di Napoli, in «Napolinobilissima», III (1894), I s., pp. 89-92; M. R. Pessolano, Il porto diNapoli nei secoli XVI-XVIII, in Sopra i porti di mare. II. Il Regnodi Napoli, a cura di G. Simoncini, Firenze 1993, pp. 67-123; R.Amirante, F. Bruni, M. Santangelo, Il Porto, Napoli 1993; B.Gravagnuolo (a cura di), Napoli, il porto e la città. Storia e progetti,

49

Napoli 1994; T. Colletta, Napoli città portuale e mercantile. La cittàbassa, il porto e il mercato dall’VIII al XVII secolo, Roma 2006.

12 Cfr. G.C. Alisio, Sviluppo urbano e struttura della città in«Storia di Napoli», vol. VIII, pp. 313-366, Napoli 1972; Idem,Urbanistica napoletana del Settecento, Napoli 1979, pp. 38-39.

13 Cfr. R. Pane, Architettura e urbanistica del Rinascimento, inStoria di Napoli, IV (1974), Napoli, pp. 317-446; e ancora R. Pane, IlRinascimento nell’Italia meridionale, 2 voll., Milano 1975, passim.

14 Cfr. G. Russo, Napoli come città…, op. cit., p. 14515 Cfr. R. Borrelli, Memorie storiche della chiesa di San

Giacomo dei Nobili Spagnoli e sue dipendenze, Napoli 1903, p. 20.16 Cfr. P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli.

1573-1606 l’ultima maniera, Napoli 1991. Dello stesso autore suCastelnuovo si segnalano, Arte di corte nella Napoli angioina daCarlo I a Roberto il saggio, Firenze 1986; Castelnuovo, catalogo delMuseo Civico, a cura di P. Leone de Castris, Napoli 1990.

17 Cfr. G.C. Alisio, Napoli nel Seicento…, op. cit., pp. 35-63;79-139. G. Amirante, M.R. Pessolano, Immagini di Napoli e delRegno. Le raccolte di Francesco Cassiano de Silva, Napoli 2005.

18 Sull’argomento cfr. P. Rossi, Antonio e Pasquale Francesconi.Architetti e urbanisti e nella Napoli dell’Ottocento, Napoli 1998,passim. Per specifici studi sul teatro si veda in particolare C. Celano- G.B. Chiarini, op. cit., vol. IV, pp. 349-350; C.N. Sasso, op. cit., vol.II, Napoli 1858, p. 345; A. Venditti, Architettura neoclassica…, op.cit., pp. 84-85; Idem, L’architettura del Mercadante: dal Teatro delFondo all’età moderna, in Il teatro Mercadante: dal teatro del Fondoall’età moderna, a cura di T.R. Toscano, Napoli 1989, pp. 13-42. Sulteatro cfr. anche V. D’Auria, Il teatro del Fondo, in «Napoli nobilis-sima», s. I, 3 (1894) pp. 81-105, 145-148; F. De Filippis, Il Teatro delFondo, prefaz. al Fac simile del Libretto dell’opera «La Sonnanbula»,melodramma del M° Vincenzo Bellini, rappresentata per la primavolta in Napoli nel R. Teatro del Fondo nella primavera 1833, a curadell’Azienda Cura Soggiorno e Turismo, Napoli 1958; Don Fastidio,Il Restauro del Fondo, in «Napoli nobilissima», s. I, 3 (1894). La vi-cenda appare sinteticamente citata in Antonio Niccolini architetto escenografo alla Corte di Napoli (1807-1850), a cura di A. Giannetti,R. Muzii, catalogo mostra, Napoli 1997, passim. P.L. Ciapparelli,Due secoli di teatri in Campania (1694-1896). Teorie, progetti e rea-lizzazioni, Napoli 1999. Invece la fertile attività degli architettiFausto Niccolini e Pasquale Francesconi nell’ambito delle realizza-zioni teatrali è testimoniata anche da numerose perizie, tecniche e diapprezzamento dei beni, che essi redigono sia per il teatro San Carloche per il teatro del Fondo, cfr. C. Belli, Il San Carlo attraverso lefonti documentarie, in Il Teatro del re. Il San Carlo da Napoliall’Europa, a cura di G. Cantone, F. C. Greco, Napoli 1987, pp. 181-193; F. Mancini, Il Teatro di San Carlo 1737-1987. La storia, la strut-tura, vol. I, Napoli 1987, p. 17.

19 Cfr. Archivio di Stato di Napoli (d’ora innanzi A.S.Na.),Teatri e Spettacoli, vol. 136.

20 Cfr. R. D’Ambra, Napoli antica, Napoli 1889, p. 14021 Cfr. A. Venditti, Architettura neoclassica…, op. cit., passim.22 Cfr. G. A. Galante, Guida Sacra della Città di Napoli,

Napoli 1872, pp. 340-341.23 Cfr. V. D’Auria, Dalla Darsena all’Immacolatella, in

«Napoli nobilissima», I (1892), I s., pp. 154-158; P. Spadetta, LaLanterna del Molo, in «Napoli nobilissima», I (1892), I s., pp. 109-111; A. Colombo, I porti e gli arsenali di Napoli, in «Napoli nobilis-sima», III (1894), I s., pp. 89-92; A. Assante, Il porto di Napoli,Napoli 1938; A. Buccaro, Opere pubbliche e tipologie urbane nelMezzogiorno preunitario, Napoli 1992, passim; Infrastrutture aNapoli. Progetti dal 1860 al 1898, a cura dell’A.N.I.A.I., catalogomostra, Napoli 1978, pp. 115-126 e R. Amirante, F. Bruni, M. R.Santangelo, Il Porto, Napoli 1993; nel volume Sopra i porti di mare.II. Il Regno di Napoli, a cura di G. Simoncini, Firenze 1993, si ve-dano ancora i saggi di A. Buccaro, I porti flegrei e l’alternativa alloscalo napoletano dal XVI al XIX secolo, pp. 125-154 e quello diM.R. Pessolano, cit.

24 Cfr. A. Buccaro, Istituzioni e trasformazioni urbane nellaNapoli dell’Ottocento, Napoli 1985, passim.

25 Oltre testo di Alfredo Buccaro citato nella nota precedente,si consulti A.S.Na., Ministero Interno III Inv., vol. 206, fasc. 179(1858), riguardante il progetto di miglioramento del largo del

Castello proposto da Agostino Lista; e ancora A.S.Na., MinisteroInterno III Inv., vol. 379, fascicoli 3-4 (1861); in quest’ultimo car-teggio – riguardante il nuovo teatro da costruirsi per l’imprenditoreStrussenfield e da dedicare a Vittorio Emanuele – è contenuto ancheun disegno.

26 Cfr. M.L. Scalvini, Antonio Niccolini e il “Progetto Grande”per Napoli, da Gioacchino Murat a Ferdinando II, in Il disegno diarchitettura, atti del convegno, febbraio 1988; Antonio Niccolini …,op. cit., in particolare alle pagine 49-50.

27 Cfr. G.C. Alisio, Lamont Young…, op. cit., pp. 141-145.28 Soc. Giura-Alvino, Progetto di ampliamento ed allinea-

mento della piazza del Castello in Napoli, in «La scienza e l’arte del-l’ingegnere architetto», Napoli 1871; sull’argomento si veda ancheG. Bruno, R. De Fusco, Errico Alvino architetto e urbanista napole-tano dell’800, Napoli 1962, pp. 60-65. Sull’argomento cfr. ancheA.S.Na., Ministero Interno III Inv., vol. 307, fasc. 268. E ancora,Atti del Consiglio Comunale di Napoli, per la tornata del dì 6 mag-gio 1882, p. 451; G. Novi, Il largo del Municipio in Napoli ed il suonuovo ordinamento per opera della Società d’Ingegneri-intraprendi-tori Giura-Alvino e C., Napoli 1875, pp. 41-42. Commenti al pre-sente progetto sono in G.C. Alisio, Napoli e il risanamento.Recupero di una struttura urbana, Napoli 1980, p. 93; P. Crachi,Pisanti e Castrucci architetti a Napoli, Napoli 1996, pp. 46-50.

29 Atti del Consiglio Comunale di Napoli, per la tornata del dì6 maggio 1882, p. 451.

30 G. Novi, Il largo del Municipio in Napoli ed il suo nuovo or-dinamento per opera della Società d’Ingegneri-intraprenditoriGiura-Alvino e C., Napoli 1875, pp. 41-42. Commenti al presenteprogetto sono in G.C. Alisio, Napoli e il risanamento. Recupero diuna struttura urbana, Napoli 1980, p. 93; P. Crachi, Pisanti eCastrucci architetti a Napoli, Napoli 1996, pp. 46-50.

31 Cfr. G. Novi, op. cit., pp. V-VI.32 Atti del Consiglio Comunale di Napoli, per la tornata del dì

6 maggio 1882, cit., p. 480.33 È da notare comunque che l’edificio tra via Pisanelli e la

piazza del Municipio con ingresso dalla stessa piazza verso il palazzoSan Giacomo reca a terra sul fermaportone di ingresso la data“1938”, riferita presumibilmente a una ristrutturazione dell’immo-bile.

34 Cfr. G. Tesorone, L’odierno movimento dell’arte decorativaa Napoli, in «Arte Italiana Decorativa e Industriale», XI (1902), p.46. Sul Comencini si veda anche R. De Fusco, Il Floreale a Napoli,Napoli 1989 (II ediz.), passim.

35 Il riordinamento della piazza Municipio in Napoli, in«Bollettino del Collegio degli Ingegneri e Architetti in Napoli», 2(1884), pp. 9-11.

36 Sulla storia del teatro si veda Il San Carlino, a cura di G.Boffa e M. Vajro, Napoli 1954; S. Di Giacomo, Storia del Teatro SanCarlino 1738-1884, Napoli 1967 (ristampa edizione del 1916).

37 Cfr. G. Russo, Napoli come città, op. cit., pp. 245-246.38 Cfr. G. C. Alisio, Napoli e il risanamento, op. cit., pp. 92-113.39 Cfr. G. Russo, Il risanamento …, op. cit., passim; R. De

Fusco, Il Floreale a Napoli, Napoli 1989 (ristampa della I edizionedel 1959), passim; U. Carughi, La galleria Umberto I. Architetturadel ferro a Napoli, Napoli 1996, passim.

40 Atti del Consiglio Comunale di Napoli, per la tornata del dì7 gennaio 1896, p. 5.

41 Cfr. G. Pepe, Una variante al progetto di riordinamento dipiazza Municipio proposta dall’Ing. Equizio Mayo, in «Bollettino delCollegio degli Ingegneri e Architetti in Napoli», 6 (1887), pp. 55-57.

42 Nicola Breglia (1834-1912), architetto napoletano, della suaopera si ricordano in particolare: il progetto della Galleria Principedi Napoli al Museo (in collaborazione con Giovanni de Novellis), lacostruzione del palazzo della Prefettura di Benevento e della perdutaStazione Centrale delle Ferrovie in stile neorinascimentale. Altri la-vori sono: il «progetto per una nuova sede in Napoli della Banca na-zionale, oggi Banca d’Italia» (in collaborazione con l’ingegnereChioccarelli); «progetto e direzione dei lavori della nuova facciatadel Duomo in Napoli» (con Giuseppe Pisanti) su disegni originari diErrico Alvino; «Casina del Sen. Calcagno» fra Resina e Torre delGreco; «restauro della villa Sanseverino Quaranta» in Portici; «am-

LA PIAZZA DEL MUNICIPIO OVVERO LA DEFINIZIONE DEGLI ANTICHI SPAZI INTORNO A CASTELNUOVO

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pliamento del palazzo Casaluce» in Resina; «restauro della villaMonteleone» in San Giovanni a Teduccio; «completamento di un pa-lazzo tra la via Chiatamone e la via Partenope»; «Cappella sepolcraledella famiglia Lanzara nel cimitero di Castel San Giorgio», in pro-vincia di Salerno; «Cappelle della congregazione di Sant’Arcangelodegli Arcamoni, della Famiglia Pignatelli Monteleone e dellaFamiglia Melillo nel cimitero di Napoli»; il «progetto di cinquegrandi fabbricati fra le vie Caracciolo e viale Elena»; «progetto di si-stemazione della piazza Municipio» (con gli ingegneri Chioccarelli eMartinez); dopo il 1883, «ricostruzione dell’ospizio balneare del PioMonte della Misericordia» in Casamicciola, su «progetto del Florio»;partecipazione al concorso per la «Costruzione del Palazzo diGiustizia in Roma» nel 1886 (uno dei “quattro prescelti” tra i qua-rantadue progetti partecipanti); «progettò e diresse la Costruzionedel pronao nella chiesa di San Vitale» a Fuorigrotta (1897) e la “ri-edificazione” del Duomo di Nola (1909). Cfr. E. Giannelli, Artistinapoletani viventi. Pittori, scultori ed architetti, Napoli 1916, pp.XVII; 706-709. Sull’argomento è in corso di pubblicazione negli attiin memoria di Enrico Guidoni il seguente contributo: P. Rossi,Aspetti dell’eclettismo napoletano nell’opera di Nicola Breglia (1834-1912). Sull’opera del Breglia cfr. pure S. Carillo, La ricostruzione delDuomo di Nola: 1861.1909, in Tutela e restauro dei monumenti inCampania 1860-1900, a cura di G. Fiengo, Napoli 1993, pp. 355-379;S. Di Liello, Quartieri operai e borghesi, in Civiltà dell’Ottocento.Architettura e urbanistica, a cura di G. Alisio, Napoli 1997, pp. 95-105; P. Rossi, Il Neorinascimento e l’Eclettismo: architettura e archi-tetti, in Civiltà dell’Ottocento…, cit., pp. 114, 117.

43 Cfr. G. Pepe, Il Monumento al Re Vittorio Emanuele inNapoli, in «Bollettino del Collegio degli Ingegneri e Architetti inNapoli», 16 (1897), pp. 114-115.

44 Notizie in riferimento ai preparativi per l’arrivo della fami-glia reale sono riportate negli Atti del Consiglio Comunale diNapoli, per la tornata del dì 28 maggio 1897, pp. 511; 537. Sul mo-numento ancora cfr. N. Zingarelli, Napoli a Vittorio Emanuele,Napoli 1897.

45 Atti del Consiglio Comunale di Napoli, per la tornata del dì13 luglio 1897, p. 320.

46 Cfr. A. Avena, Monumenti dell’Italia Meridionale, Roma1902; R. Filangieri di Candida, Relazione sull’isolamento e sui re-stauri di Castel Nuovo, Napoli 1940.

47 La pianta Schiavoni in 24 fogli erroneamente nota comeGiambarba, a cura di L. Di Mauro, in «Le Bussole», n. 7, Napoli1994.

48 Archivio Storico della Banca di Roma (d’ora innanziA.S.B.R.), Fondo Fotografico, fasc. 48, B FOT 375. Album Banco diRoma. Filiale di Napoli.

49 A.S.B.R., Miscellanea Ufficio Studi, B. 10, fasc. 49, schedasulla filiale napoletana a cura di A. Giuggioli, documento dattilo-scritto, 1970 circa. Di Alfredo Giuggioli, tecnico dipendente dellaBanca di Roma e appassionato archivista, si segnala il volume Il pa-lazzo de Carolis in Roma, 1980.

50 Per la datazione cfr. A.S.B.R., Fondo Fotografico, fasc. 48, BFOT 375. Album Banco di Roma. Filiale di Napoli. In una fotografiache riproduce il fregio dell’architrave della controfacciata, si legge:«ANNO MCMXXIV DOM»; l’iscrizione è stata cancellata senza al-cuna motivazione durante recenti lavori di restauro. L’attribuzione alGiovannozzi invece è riportata anche da Carlo Cresti in Firenze1896-1915. La Stagione del Liberty, con una presentazione di R.Bossaglia, Firenze 1991 (ristampa edizione 1978), p. 262.

51 Cfr. C. Barsi, Opere toscane a Roma: il palazzo delleAssicurazioni, in «Illustrazione Toscana» V (1927); Idem, UgoGiovannozzi, Milano-Roma 1938; C; Cresti, Montecatini 1777-1940:nascita e sviluppo di una città termale, Milano 1984; C. Cresti, IBagni di Montecatini, dall’impianto leopoldino del 1773 al nuovostabilimento «Tettuccio» del 1928, in Stile e struttura delle città ter-

mali, a cura di R. Bossaglia, Bergamo 1985, pp. 127-142; M. Grandi,A. Pracchi, Milano. Guida all’architettura moderna, Bologna 1980,p. 147; in AA. VV., I settantacinque anni dell’Istituto Nazionaledelle Assicurazioni, Roma 1987.

52 Sull’argomento cfr. P. Rossi (a cura di), I palazzi della Bancadi Roma. Il palazzo di Piazza Municipio a Napoli, Napoli 1999.

53 Cfr. M.L. Scalvini, F. Mangone, Arata a Napoli tra liberty eneoeclettismo, Napoli 1990; F. Mangone, Giulio Ulisse Arata. Operacompleta, Napoli 1993.

54 Sull’argomento in termini generali cfr. C. De Seta, La culturaarchitettonica in Italia tra le due guerre, R. De Fusco, Il Floreale aNapoli, Napoli 1959; C. Cocchia, L’edilizia a Napoli dal 1918 al1958, Napoli 1960; C. De Seta, L’architettura del Novecento, Torino1981; R. De Fusco, Napoli nel Novecento, Napoli 1994.

55 G. Cantone, Cosimo Fanzago e Napoli Barocca, Napoli1980, passim; Idem, Napoli Barocca, Bari 1992, passim.

56 Cfr. C. De Seta, Palazzo Zevallos Stigliano. Sede della BancaCommerciale Italiana, Napoli 1995, p. 46.

57 Cfr. R. Filangieri, Isolamento e restauri di Castel Nuovo reg-gia aragonese di Napoli, Napoli 1940; R. Filangieri di Candida,Castel Nuovo, Reggia Angioina ed Aragonese di Napoli, Napoli1934; S. Casiello, Restauri a Napoli nei primi decenni del ’900, in«Restauro», 68-69 (1983), Napoli, pp. 68-143.

58 Cfr. Infrastrutture a Napoli, op. cit., passim; A. Buccaro,Opere pubbliche…, op. cit., passim.

59 Cfr. Le Opere del Regime dal 1925 al 1930, a cura dell’AltoCommissario per la città e provincia, Napoli 1930, pp. 47-50 (lavorialla darsena); 196-204 (demolizioni e “liberazione” definitiva diCastelnuovo). Sull’argomento per i caratteri storici generali ancheG. Basadonna, Mussolini e le opere napoletane del Ventennio, Napoli1980.

60 In questo contesto una delle poche voci critiche all’inter-vento che stava per compiersi fu quella del presidente del CircoloArtistico di Napoli, il conte Paolo Caracciolo di Torchiarolo; sull’ar-gomento cfr. Il Circolo Artistico di Napoli. 1888-1958, Napoli 1958,pp. 39-42.

61 Cfr. C. Guerra, La nuova stazione marittima per passeggerinel porto di Napoli. Progetto degli ingegneri G. Melisburgo e C.Guerra, in «Quaderni di Architettura e Urbanistica Napoletana»,Napoli 1934. E ancora, R. Amirante, F. Bruni, M. Santangelo, op.cit., passim; P. Belfiore, B. Gravagnuolo, Napoli. Architettura eUrbanistica del Novecento, Bari 1994, passim; sull’opera di CamilloGuerra si veda O. Ghiringhelli, Camillo Guerra 1889-1960, Napoli.

62 Lo splendido portale in piperno del palazzo Sirignano in viaMedina, abbattuto improvvisamente durante i lavori del Ventennio,fu collocato dove è attualmente visibile, in via Aniello Falcone, al-l’ingresso di villa Leonetti. La conservazione del portale, custoditosmontato per decenni in un deposito, si deve al conte TommasoLeonetti, marito di una dama Sirignano, che dopo averlo fatto re-staurare in Firenze desiderò collocare la preziosa opera all’ingressodella sua dimora.

63 Scheda sull’edificio di P. Jappelli, in P. Belfiore, B. Grava-gnuolo, op. cit., Bari 1994, pp. 201-202.

64 Scheda sull’edificio di E. Carreri, in P. Belfiore, B.Gravagnuolo, op. cit., pp. 232-233.

65 Archivio Centrale dello Stato di Roma, Antichità e BelleArti, buste 24-26, (1950).

66 G.B. De Ferrari, Nuova guida di Napoli, dei contorni, diProcida, Ischia e Capri, Napoli 1826, pp. 163-175; L. D’Afflitto,Guida per i curiosi e per i viaggiatori che vengono alla città diNapoli, Napoli 1834, pp. 13-14; E. Pistolesi, Guida metodica diNapoli e i suoi contorni (…), Napoli 1845, pp. 296-298; S. Volpicella,Descrizione storica di alcuni principali edifici della città di Napoli,Napoli 1850, pp. 466-469.