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Libreria Musicale Italiana La festa teatrale nel Settecento a cura di Annarita Colturato e Andrea Merlotti

La festa teatrale nel Settecento La festa teatrale nel Settecento a cura di Annarita Colturato e Andrea Merlotti LIM

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Libreria Musicale Italiana

La festa teatrale nel Settecento

a cura di Annarita Colturato e Andrea Merlotti

LIM

Volume pubblicato con il contributo di

CRUM – Centro Regionale Universitario per la Musica ‘Massimo Mila’

e in collaborazione con

In copertina: C. A. Porporati, da P. Visca, antiporta de L’Aurora. Festa per musica da rappresen-tarsi nel Regio Teatro di Torino…, Torino [1775]. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Divieto di riproduzione.

Redazione, grafica e layout: Ugo Giani© 2011 Libreria Musicale Italiana srl, via di Arsina 296/f, 55100 [email protected] www.lim.itTutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione potrà essere riprodotta, archiviata in sistemi di ricerca e trasmessa in qualunque forma elettronica, meccanica, foto-copiata, registrata o altro senza il permesso dell’editore, degli autori e dei curatori.

ISBN 978-88-7096-669-5

LA FESTA TEATRALE NEL SETTECENTO

DALLA CORTE DI VIENNA ALLE CORTI D’ITALIA

Atti del Convegno Internazionale di StudiReggia di Venaria, 13-14 novembre 2009

a cura diAnnarita Colturato e Andrea Merlotti

∙ Libreria Musicale Italiana ∙

SOMMARIO

Premessa VIISigle RISM XIAbbreviazioni musicali XIII

LA FESTA TEATRALE NEL SETTECENTO

Andrea ChegaiConfigurazione scenica e assetto drammatico nelle feste teatrali del Metastasio 3

Andrea Sommer-MathisIl Parnaso confuso e altre feste teatrali della corte viennese nel Settecento 31

Elena Sala Di FeliceLa florida e canora famiglia di Maria Teresa 53

Angela Romagnoli«Va’: della danza è l’ora». Balli da festa a Vienna nel Settecento 77

Raffaele MellaceMusica e politica. Hasse e la festa teatrale tra Napoli, Dresda e Vienna 105

Alberto RizzutiErcole, Bach e un principe storpio 129

Andrea Merlotti«Il y a ici quelque étiquette?». Cerimonie e sociabilità per la visita di Giuseppe II a Torino nel 1769 155

Sommario

Franca VaralloCerimonie ed etichetta per le feste matrimoniali a Torino nella seconda metà del Settecento 173

Annarita ColturatoLe feste teatrali di Gaetano Pugnani 191

Francesco BlanchettiFrancesco Bianchi e Angelo Tarchi autori di feste teatrali per il Teatro Regio di Torino (1782 e 1784) 217

Carlo CapraL’arciduca Ferdinando d’Asburgo a Milano tra governo dello Stato e vita di corte (1771–1796) 237

Manfred Hermann SchmidL’orchestra e le sue funzioni nelle azioni e nelle feste teatrali di Mozart 247

Paolo RussoUn catalogo della musica scenica settecentesca: Le feste d’Imeneo nella riflessione teatrale della Parma di Du Tillot 257

Mercedes Viale Ferrero«Potrà dirsi questo Dramma uno sforzo della Musica, e dell’Arti italiane per agguagliare i Greci»: Alessandro e Timoteo a Parma, 1782 283

Lucio Tufano«La speranza de’ regni». Celebrazione e spettacolo in tre ‘feste’ napoletane: Paisiello (1768), Jommelli (1772), Cafaro (1775) 301

Tavole

Indice dei nomi 323

VI

Franca Varallo

CERIMONIE ED ETICHETTA PER LE FESTE MATRIMONIALI A TORINO NELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO

Il mio breve contributo si prefigge un compito insieme semplice e arduo. Semplice perché intende ripercorrere storicamente alcuni avvenimenti fe-stivi svoltisi in occasione di nozze sabaude tra il 1750 e il 1789; arduo perché vorrebbe, contestualmente alla ricostruzione cronologica, fornire qualche nuovo spunto di lettura su fatti da altri già studiati in modo appro-fondito e con maggiori competenze delle mie. Nel tentativo, dunque, di procacciare una qualche pure esile traccia, di individuare un documento ac-cidentalmente trascurato, utile tuttavia a fornire una base su cui fare allignare una ipotesi e stemperare così l’arditezza, ho provato a riesaminare le fonti ar-chivistiche, a sondare ripetutamente i testi e le immagini, senza entrare nello specifico del problema delle feste teatrali, ma sostando nei margini delle cir-costanze cerimoniali che ne hanno occasionato le rappresentazioni.

Le circostanze prese in esame in questo arco temporale sono sei, simme-tricamente distribuite: tre matrimoni del futuro sovrano con una principessa straniera: Vittorio Amedeo III con Maria Antonia Ferdinanda infanta di Spagna nel 1750; Carlo Emanuele IV con Maria Adelaide Clotilde Saveria di Francia nel 1775; Vittorio Emanuele, duca d’Aosta (futuro Vittorio Ema-nuele I) con Maria Teresa d’Austria nel 1789. Tre di principesse sabaude an-date spose a principi stranieri: Giuseppina di Savoia con Luigi Stanislao Sa-verio, conte di Provenza e futuro Luigi XVIII; Maria Teresa di Savoia con il conte Carlo Filippo d’Artois, futuro Carlo X; Maria Carola con Antonio Clemente di Sassonia. Dunque tre principesse in entrata (e future sovrane), e tre principesse in uscita.

Il matrimonio del 1750, l’ultimo di cui ci sia pervenuta un’ampia docu-mentazione e l’ultimo nel quale ancora si possano trovare i caratteri della grandiosità delle feste barocche, è stato oggetto di importanti e dettagliate analisi, a partire da quelle di Mercedes Viale Ferrero, di Umberto Bertagna

Franca Varallo

nel 1981 e ancora di Paola Astrua nel 1987.1 Onde evitare di ripetere cose già dette, proverò ad esaminare l’avvenimento da due visuali opposte ma concentriche, l’una volta ad ampliare il raggio di osservazione, l’altra a fissare lo sguardo su alcuni dettagli del cerimoniale apparentemente meno rile-vanti.

Prima di procedere va ricordato per chiarezza, come ho già avuto occa-sione di dire,2 che non solo la festa nel corso del Settecento si trasforma ra-dicalmente, ma che muta anche il modo di raccontarla e di trasmetterla fino al pressoché totale silenzio di quelle fonti, relazioni e cronache, sulla base delle quali, e con il limite dell’indulgenza del tempo non sempre buon cu-stode dei documenti, si legittima la nostra conoscenza. A tal proposito va corretto quanto scriveva Bertagna («Il discorso per immagini è integrato il più delle volte da una sua trascrizione a stampa, la ‘Relazione’, che spiega interpreta e commenta il significato allegorico e si propone come discorso autonomo»),3 poiché la questione va semmai capovolta: sono le immagini a

1 MERCEDES VIALE, Disegni dei Galliari per la ‘Vittoria d’Imeneo’, «Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti», n.s., IV–V, 1950–51, pp. 178–81; MERCEDES VIALE FERRERO, Scenografia, in Mostra del Barocco piemontese, catalogo della mostra (Torino – Stu-pinigi, 22 giugno – 10 novembre 1963), a c. di Vittorio Viale, 3 voll., Città di Torino, To-rino 1963, vol. I, pp. 48–9; EAD., La scenografia dalle origini al 1936, in Storia del Teatro Re-gio di Torino, diretta da Alberto Basso, 5 voll., Cassa di Risparmio di Torino, Torino 1976–1988, vol. III, 1980, pp. 180–7; EAD., Feste e apparati della Città (1653–1853), in Il Palazzo di Città a Torino, 2 voll., Archivio Storico della Città di Torino, Torino 1987, vol. I, pp. 249–93. Del 1981 è la dettagliata ricostruzione di UMBERTO BERTAGNA, Gli apparati cele-brativi, in I rami incisi dell’Archivio di Corte: sovrani, battaglie, architetture, topografia, catalogo della mostra (Torino, novembre 1981 – gennaio 1982), a c. di Barbara Bertini Casadio e Isabella Massabò Ricci, Archivio di Stato di Torino, Torino 1981, pp. 226–33; nel 1987 PAOLA ASTRUA, Le scelte programmatiche di Vittorio Amedeo duca di Savoia e re di Sardegna , in Arte di corte a Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice, a c. di Sandra Pinto, Cassa di Ri-sparmio di Torino, Torino 1987, pp. 65–100: 65–9, inseriva con grande efficacia le feste del 1750 in un più ampio quadro concernente le scelte di gusto e di politica culturale dei sovrani nella seconda metà del Settecento. Per questo e per gli altri matrimoni qui presi in considerazione si veda anche il recente contributo di PAOLA BIANCHI, Politica ma-trimoniale e rituali fra Cinque e Settecento, in Le strategie dell’apparenza. Cerimoniali, politica e società alla corte dei Savoia in età moderna, a c. di Paola Bianchi e Andrea Merlotti, Zamora-ni, Torino 2010, pp. 39–72.

2 FRANCA VARALLO, Le relazioni delle feste nuziali alla corte sabauda da Carlo Emanuele III a Vit-torio Amedeo III: mutamenti di un modello narrativo, in Annibale, Torino e ‘Annibale in Torino’, atti della giornata di studi (Torino, 22 febbraio 2007), a c. di Alberto Rizzuti, Olschki, Firenze 2009, pp. 151–77.

3 BERTAGNA, Gli apparati, p. 224.

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Cerimonie ed etichetta per le feste matrimoniali a Torino nella seconda metà del Settecento

integrare, e non sempre, il testo a stampa, perlomeno sino a quando le cro-nache vengono ufficialmente edite; in seguito, e limitatamente al secondo Settecento,4 queste perlopiù non hanno corrispondenza con fonti scritte e restano le sole testimoni degli avvenimenti, insieme ai consueti versi di cir-costanza e alle carte d’archivio. Il caso del 1750 si pone esattamente a cer -niera tra i due mondi e costituisce un episodio isolato; la Raccolta de’ giornali del Tamietti è, infatti, un’ampia cronaca giornalistica oramai lontana dal ge-nere della relazione, ma destinata in terra sabauda a non diventare un mo-dello.5

Le cerimonie per le nozze presero il via a Madrid ed inclusero feste e spettacoli teatrali la cui regia fu affidata al sopranista Farinelli,6 al termine delle quali la sposa si mise in viaggio per raggiungere il suo nuovo stato. Il percorso fu narrato con dovizia di particolari in una Relation du voyage con-servata nell’Archivio di Stato di Torino, dalla quale si apprende che in prossi-mità del confine con la Francia, precisamente nel tragitto tra la località di Figueres e di Ionquieres (Jonquières), si svolse la cerimonia di remissione in un edificio in legno costruito appositamente ed elegantemente decorato su progetto dell’architetto e scenografo Antonio Joli (Iolli), presente all’atto in-sieme ai rappresentanti delle due corti (Tav. 7).7 Sulla base della relazione e della cospicua documentazione archivistica, che fornisce l’elenco del perso-nale con le rispettive funzioni, dei carri, delle carrozze e dei cavalli, nonché la descrizione di oggetti, mobili, abiti ecc., si potrebbero ricostruire nel det-taglio le caratteristiche e la consistenza della Casa dell’Infanta, argomento trattato, quello delle Casas delle sovrane spagnole, in un ampio e importante convegno svoltosi a Madrid nel dicembre del 2007.8 Nello stesso faldone si

4 La situazione cambia con le feste rivoluzionarie e poi nuovamente nell’Ottocento in concomitanza con il revival della cultura cavalleresca.

5 GIOVANNI GRISOSTOMO ANNIBALE TAMIETTI, Raccolta de’ giornali stampati in Torino, che descri-vono le feste, funzioni, ed altre particolarità seguite tanto in Ispagna, che in questi Stati dopo la pubblicazione del matrimonio delle Loro Altezze Reali Vittorio Amedeo duca di Savoja, e Maria Antonia Ferdinanda Reale Infanta di Spagna, sorella di S.M. Cattolica, coll’aggiunta di diverse prospettive, o sian vedute delle principali facciate state illuminate nelle tre sere dopo l’arrivo di det-ta R. Duchessa nella sovraccennata capitale, Stamperia Reale, Torino 1750.

6 Sulle feste in Spagna si veda fra l’altro AUREA JAVIERRE MUR, Boda de la Infanta María Antonia de Borbón con Victor Amadeo, Duque de Saboya, «Boletin de la Real Academia de la Historia», 131, 1952, pp. 181–245.

7 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 43.3. Il nome dell’architetto è riportato nelle annotazioni che accompagnano sia la pianta sia il prospetto dell’edificio.

8 Las relaciones discretas entre las monarquías hispana y portuguesa: las Casas de las Reinas (siglos XV–XIX), atti del convegno internazionale (Madrid, 11–14 dicembre 2007), a c. di José

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Franca Varallo

trova anche un Projet d’Itineraire Pour les equipages du Roi en allants à Perpi-gnan, che include un piccolo disegno con la Demonstration et explication du Passage des Pirenées (Tav. 8), accompagnato da ulteriori informazioni circa il numero e la qualità delle vetture e cavalcature utilizzate, tali da prestarsi a un interessante esame non solo delle regole cerimoniali, ma del modo di viag-giare e delle nuove vie di comunicazione tra territori, in rapporto al mutato clima culturale e sociale. Arrivati al confine con il Regno di Sardegna una parte del seguito spagnolo ritornò in patria sostituito da personale sabaudo, cambio di guardia fedelmente registrato dalle carte, così come ogni altro ele-mento del percorso, dalle tappe previste lungo il tragitto alla conformazione della strada,9 dal diverso numero delle vetture, cavalli e muli, all’elenco del personale partito dalla corte di Torino e da Briançon, nonché di quello della corte del principe di Carignano, fino alle spese per cioccolato, caffè, zuc-chero, carni e vino.10

L’ingresso a Torino si svolse il 4 giugno 1750 secondo la formula già spe-rimentata nel 1722 e nel 1737, ma con alcune variazioni dell’itinerario: l’en-trata infatti avvenne da Porta Susa, da qui il corteo si diresse verso la Citta-della e Porta Nuova, passò in piazza San Carlo, quindi percorse la via Nuova fino a piazza Castello.

Come nelle circostanze precedenti la Città fu invitata a informare le Compagnie delle Arti affinché provvedessero a inviare un numero congruo di rappresentanti, tutti adeguatamente vestiti con i colori e gli abiti della compagnia medesima per l’accoglienza degli sposi. La documentazione rin-venibile presso l’Archivio Storico della Città di Torino rende noto che le Arti vennero disposte su due lati lungo l’asse di Porta Nuova fino a piazza

Martínez Millán e María Paula Marçal Lourenço, 3 voll., Polifemo, Madrid 2008.9 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 43.1, fasc. 2, Disposizioni dattesi per la par-

tenza di S.M. e suo seguito all’incontro della Signora Duchessa di Savoia a Oulx; la prima car-ta è un Disegno della strada da Susa sino a Oulx.

10 Ibidem. Da Torino partirono 418 persone, da Briançon ne arrivarono altre 425, per un totale di 843; altre 23 si aggiunsero della corte del principe di Carignano; per quanto ri-guarda i cavalli e muli, 471 partirono da Torino, 484 da Briançon, per un totale di 955, e 25 furono inviati dal principe di Carignano. Il fascicolo 5 contiene le note di spesa per cioccolato, caffè e zucchero, carni, vino, pane e altre provviste per la tavola di 184 perso-ne, complessivamente di L. 47711.0.3; sono elencati anche i doni ufficiali con indicazio-ne del valore dei diamanti e delle perle. Nel fascicolo 3 si trovano le disposizioni per il viaggio di andata e di ritorno, con indicazione delle livree, degli ordini e precedenze, del numero di persone a cavallo ecc.: Progetto di Marcia delle persone che vanno in Spagna. Istru-zioni riguardanti gli uffizi della Real Casa tanto di sommegliere che di Credenza, fruttiera e vas-sella.

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Cerimonie ed etichetta per le feste matrimoniali a Torino nella seconda metà del Settecento

Castello, a partire dalla Compagnia dei mercanti e dei fabbricatori di stoffa a destra, dei padroni e lavoratori calzettai a sinistra, per un totale di 1148 per-sone.11

Anche per quanto riguarda l’illuminazione il modello fu quello delle pre-cedenti nozze; vie e palazzi vennero illuminati in parte a carico della Città, in parte della Corte per ben tre sere con torce, candele e lumini là dove era previsto il passaggio del corteo.12 Inoltre, come nelle passate occasioni, fu-rono allestite le ben note facciate posticce, quella del Castello verso via Po ricoperta dalla prospettiva dipinta da Fabrizio Galliari e della chiesa di San Carlo sull’omonima piazza realizzata da Francesco Casoli. Regista dei fe-steggiamenti fu Benedetto Alfieri, che ideò anche la grande macchina per i fuochi d’artificio eretta dalla Città in piazza Castello e il padiglione Reale.13

11 I–Tac, Carte sciolte, n. 1101, Stato delle compagnie delle arti che devono essere schierate nella contrada Nuova, 1750.

12 La Città si fece carico solo dell’illuminazione della Contrada di Po e della facciata inter-na della porta, mentre la piazza davanti e dietro il Castello, la piazza San Carlo, la Con-trada e Porta Nuova furono a carico della corte; vedi a tal proposito I–Tac, Ordinati, 1750, c. 17 e sgg.; vedi anche I–Tac, Simeom C 2465, Memoria delle spese fattesi negli anni 1748–1751 per i Palazzi Reali di Torino e Venaria in occasione del matrimonio di Vittorio Amedeo III. Nota degli ufficiali nominati con partecipazione del conte Alfieri di S. Martino Vicario dalle rispettive arti della cittadinanza. Isole della Contrada di Porta Nuova sino alla piazza Ca-stello, 1750.

13 I–Tac, Ordinati, 1750, cc. 13, 24r–v: «Il migliore partito de’ Pittori è stato quello del Si-gnor Gaetano Perego in cui doppo aver veduto ed esaminato il modello della sud.a Ma-china si è offerto di dipinger a cola e di color giallo la statua di Cupido esistente sovra la Colonna, come pure la volta del cupolone, e questo con sue cornici a chiaro ed oscuro, il capitello della colonna e ghirlande d’aloro, quali girano attorno la medema a collor giallo, li trasparenti della colonna a oglio, ed a chiaro ed oscuro, nelli intervalli tra un tra-sparente e l’altro dipinger a cola e a chiaro ed oscuro le incanaliture della colonna, le basi della colonna, le quattro cornucopie, li quatro festoni, le quatro sirene, o sia trittoni, li due delfini e li due cartelli a collor giallo come sovra, il Piedestallo con suoi cornici, come altresì il rocco e le due conchilie a chiaro ed oscuro, le Piramidi e tutti gli ornati del steccato a chiaro ed oscuro, con promessa di far imprimer a gesso, ed a sua spesa tut -te le tele da dipingersi a cola, e fare tutto quanto sopra secondo le vere regole dell’arte, mediante il prezzo di zecchini sessanta. [24v] Il migliore partito delli Statuari è stato quello del signor Ladat, in cui si è offerto di formare con carta pesta la statua rappresen-tante Cupido esistente sopra la colonna, le quattro statue di trittoni con due urne, due delfini, due armi, due conchiglie, e tutto il Rocco con suoi cespulli sopra, ed ogni cosa a perfezione dell’arte, mediante la somma di lire due milla». Del padiglione reale l’Archi-vio di Stato conserva il disegno realizzato da Carlo Aliberti sulle indicazioni di Benedet-to Alfieri, I–Ta, Corte, Miscellanea Quirinale, Materie militari, Minutari contratti 1741–1750, mazzo 55, reg. 11.

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La sera del 26 giugno fu allestito sul fiume Po di fronte al Castello del Va-lentino un altro spettacolo di fuochi, con un apparato di barche sull’acqua e il Tempio d’Imeneo sulla sponda messo in relazione, sul piano formale, con i festeggiamenti svoltisi a Dresda nel 1719 per le nozze del principe elettore ideate da Alessandro Mauro, scenografo attivo anche a Torino al Teatro Regio.14 Ai divertimenti all’esterno, si alternarono banchetti e danze all’in-terno dei palazzi; il ballo ufficiale si svolse la sera del 20 giugno nel Salone degli Svizzeri predisposto per l’occasione (Tav. 9); la notte successiva l’amba-sciatore spagnolo invitò la corte presso la propria dimora per un ballo in maschera (Tav. 10), mentre la sera del 4 luglio toccò al principe di Cari-gnano ospitare i convitati nel proprio palazzo. Nel frattempo in piazza Ca-stello furono approntati i palchi per la pubblica ostensione della Sindone,15

14 Cfr. VIALE FERRERO, La scenografia dalle origini al 1936, p. 181; ASTRUA, Le scelte programma-tiche, p. 67. Sull’illuminazione e la realizzazione degli apparati si conserva ampia docu-mentazione archivistica: I–Ta, Corte, Miscellanea Quirinale, Materie militari, Minutari contratti 1741–1750, mazzo 55, reg. 11.

15 I–Tac, Carte sciolte, n. 1103, Pianta di piazza Castello, a firma dell’architetto Carlo Emanuele Rocha, con la distribuzione dei siti della piazza Reale e di quelli davanti e dietro del Reale Ca-stello per i palchi eretti per l’Ostensione della SS.ma Sindone, 30 giugno 1750; ivi, n. 1100, Istruzioni per gli impresari costruttori dei palchi in piazza Castello in occasione della esposizione della SS. Sindone, 1750: «A seconda dell’ordine verbale dell’ill.mo signor Conte Alfieri di San Martino, viccario e soprintendente Generale della Politica e della Polizia della pre-sente ill.ma Città, correlativo al suo manifesto delli 15 ora scorso co[mm]ettendo a me sottoscritto di formare l’instruzione per la formazione de palchi in occasione della pu-blica esposizione della SS.ma Sindone all’intorno alle case di Piazza Castello, ed anche intorno a quelle dietro il medesimo, ad effetto il tutto formi una total simetria, e pre-scrivere le maggiori cautelle per evitare ogni sconcerto di rovina, stante il gran concor -so, che per tal fonzione accorrerà. / Primo. La distribuzione di detti Palchi si farà con sua pendenza infrascritta, cioè da sotto il dado di cadun pilastro, che riccorre tutt’all’in-torno all’imposto degli archi, oncie diciotto, avrà di pendenza piedi quatro sovra la lar-ghezza di trabucchi tre, e piedi tre, tutti posti a liveletta secondo la disposizione d’ogni latto di detta Piazza, aumentandosi questi di piedi tre di maggior prottensione di quelli fatti nel 1737, […] che si sono proibiti quelli da farsi sopra tetti delle case laterali a detta Piazza per andar all’incontro d’ogni rovina che accader potrebbe sopra li medesimi, / 2° affinchè li detti palchi venghino formati con tutte quelle cautelle necessarie per la sicu-rezza de medesimi, e che la maggior parte verranno datti a impresa; perciò sarà tenuto, ed obligato l’impresaro procedere le colonne necessarie, e quelle piantare nel terreno soddo per la profondità d’oncie venti, e di grossezza non meno doncie sei in quadro, poste in maniera tale che da contro il muro predetto per la sudetta larghezza di trabuc-chi tre, a piedi tre, piantando la prima contro il muro, et l’altra all’estremità della sudetta larghezza, et da altre tre repartite nel mezo, restino distanti l’una dall’altra piedi quattro da mezo a mezo, colla terra ben pestata all’intorno, e le medesime poste a piombo con

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Cerimonie ed etichetta per le feste matrimoniali a Torino nella seconda metà del Settecento

avvenimento al quale si poteva assistere pagando un biglietto o su invito dei signori proprietari delle case prospicienti la piazza e secondo una oculata gerarchia.

Prima del 1775, anno in cui si celebrò l’unione di Carlo Emanuele (IV) con Clotilde di Francia, furono ben due le nozze di principesse sabaude an-date spose a principi stranieri, rispettivamente nel 1771 e nel 1773.

Per quanto riguarda il matrimonio di Maria Giuseppina di Savoia, primo-genita di Vittorio Amedeo, con Luigi Saverio conte di Provenza, futuro Luigi XVIII, celebrato il 21 aprile 1771 in un clima di rinnovamento stilistico e di cambiamento di gusto sollecitati dalle mutate condizioni culturali, le cerimonie e gli apparati furono caratterizzati, osserva Paola Astrua, da una squisita misura. I festeggiamenti, il cui calendario è reperibile sia nell’Ar-chivio di Stato di Torino sia in quello della Città con minime varianti, ini-ziarono il 7 aprile e si conclusero il 22, giorno della partenza della princi-pessa con cento muli di equipaggio e diciassette carrozze a sei cavalli.16

luoro saette dall’una all’altra, poste diagonalmente, et inchiodate con caviglie cont’essa di grossezza oncie quattro accomunate per ligare dette colonne, atteso il grave peso che devono reggere per tal fonzione […]». Per una completa ricostruzione degli avvenimen-ti si rimanda al già citato intervento di BERTAGNA, Gli apparati celebrativi.

16 I–Tac, Carte sciolte, n. 1104, Journal des Fêtes qui se donneront a Turin a l’occasion du Mariage de la Princesse: «Avril / 7 Dimanche assemblée generale de la Noblesse chez l’Ambassa-deur de France, remplie par des parties et par des dances / 8. Lundi Opera avec l’illumi-nation en Theatre du Roy / 9. Mardi Domande sollennelle de la Princesse, grand appar-tement a la Cour, Opera sans illumination / 10. Mercredi opera sans illumination, De-mande solemnelle de la Princesse, Grand appartement à la Cour / 11. Jeudi Opera sans illumination / 12. Vendredi repos / 13. Samedi Assemblée generale, Bal paré, et souper a toute la noblesse chez l’Ambassadeur de France / 14. Dimanche Opera, ou appartement à la Cour / 15. Lundi Signature du Contract, concert à la Cour / 16. Mardi Bal chez le Prince de Carignan / 17. Mercredi Bal General masqué a toute la Noblesse, et a toute la Ville, table de 300 couverts servie toute la nuit pour les Personnes invitées. L’Hôtel sur la Place St Charles magnifiquement au dedans et au dehors decoré d’Emblemes ana-logues à la solennité. / 18. Jeudi bal à la Cour / 19. Vendredi Repos / 20. Samedi Opera avec illumination / 21. Dimanche Celebration du Mariage. L’Ambassadeur donnerà dans la Place St Charles un feu d’artifice, dont l’edifice representera un temple allego-rique. La Place serà illuminée ainsi que les quatre Mosquées chonoises placées aux quatre coins des la Place, ou il y aura des instruments pour faire dancer le Peuple. / Pen-dant trois jours l’Ambassadeur de France sera logé dans l’Hôtel qui lui sera destiné par le Roy, dans lequel il serà servi par les officiers de la Cour. Il y aura le matin et le soir une table de 40 couverts / 22. Partie a les 10 du matin 100 mulets d’equipage 17. ca-rosses a 6 chevaux. Dans son carosse le Roy, Mad. de Provence, le Duc et la Duchesse».

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Franca Varallo

Come di prassi si approntò l’illuminazione delle piazze e delle vie citta-dine, nelle forme e nei modi previsti dal cerimoniale per le principesse che andavano spose e con l’abituale coinvolgimento della Municipalità. L’amba-sciatore di Francia, il barone Choiseul, ebbe ruolo centrale e la sua dimora in piazza San Carlo fu teatro dei momenti più importanti, a partire dalla sti-pulazione del contratto matrimoniale solennizzato con un ballo svoltosi nel cortile del palazzo adibito a salone. Questo, come tutti gli altri avvenimenti, furono annotati da Andrea Resca, usciere della Camera di S.M., in una inte-ressante relazione rimasta manoscritta e conservata presso la Biblioteca Reale di Torino.17 La decorazione del salone e la macchina di fuochi di gioia, raffigurante il Tempio di Imeneo attorniato dai fiumi di Francia, allestita la sera del 21 aprile in piazza San Carlo, fu opera dell’architetto Gian Battista Nicolis di Robilant. L’apparato, di chiara impronta neoclassica, aveva intorno quattro padiglioni a foggia di pagode che ospitavano l’orchestra per il diver-timento del popolo, omaggio «al sempre più imperante esotismo» scrive la Astrua la quale, nel considerare la regia delle feste, rileva l’influenza esercitata dagli apparati romani e dalla pubblicazione dei disegni di Louis Joseph Le Lorrain, determinante per il rinnovamento del gusto e del recupero di una «nouvelle antiquité».18 Gusto al quale contribuì non poco il barone Choi-seul, uomo colto e collezionista di impronta cosmopolita che aveva vissuto a Roma prima di trasferirsi nella capitale sabauda. L’immagine di piazza San Carlo allestita per i festeggiamenti, nota grazie alle incisioni pervenute, fu fissata in uno straordinario disegno, quasi una veduta, da Leonardo Marini.

Il resoconto del Resca accompagna la principessa anche nel suo viaggio fino alla Francia, che le carte dell’archivio documentano nel dettaglio, for-nendoci il numero preciso delle carrozze e delle persone al seguito, nonché l’ammontare delle spese per vettovaglie e per i consueti doni in diamanti per la sposa. Presso il confine, a Le Pont-de-Beauvoisin, si svolse la cerimonia di remissione in una sala effimera costruita all’uopo dall’architetto Francesco Luigi Garella, della quale si sono conservati alcuni disegni insieme alle di-sposizioni dell’architetto medesimo.19

17 ANDREA RESCA, Ragguaglio storico delle nozze della Real Principessa Giuseppa Maria Luisa Benedetta di Savoia col Real Principe Luigi Stanislao Saverio Conte di Provenza, 1771, mano-scritto conservato in I–Tr con la segnatura Storia Patria 22; cfr. VARALLO, Le relazioni delle feste nuziali alla corte sabauda, pp. 173–5.

18 ASTRUA, Le scelte programmatiche, p. 80.19 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 45, fasc. 6–7.

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Due anni più tardi, nell’autunno del 1773, si celebrarono le nozze di Maria Teresa di Savoia con il conte Carlo Filippo d’Artois, futuro Carlo X, avvenimento che contribuì a saldare ulteriormente i legami già stretti con la casa borbonica di Francia. Teatro dei festeggiamenti non fu il centro della città, ma la Palazzina di Caccia di Stupinigi, scelta non determinata dalla morte di Carlo Emanuele III avvenuta all’inizio dell’anno e i cui funerali, svoltisi nel mese di febbraio, erano oramai lontani, ma indotta da altri fattori. Primo fra questi, ritengo, la volontà sempre più marcata di distinguere, sia a livello di cerimoniale sia di soluzioni spettacolari, la formula utilizzata per il matrimonio delle figlie femmine spose di principi stranieri da quella dell’e-rede al trono. Ma non meno significativo il differente utilizzo da parte della corte delle residenze distribuite intorno alla città, dal Castello di Moncalieri a Stupinigi, nonché il diverso clima culturale che rendeva i loisir, e in parti-colare un luogo come la Palazzina di Caccia, con i «suoi caratteri di resi-denza di svago immersa nella natura, simboleggiante un mitico ritorno agli ozi agresti»,20 perfettamente idoneo ad assecondare le nuove mode ed incli-nazioni del gusto sulle quali si riverberavano le idee e i modelli diffusi dalla filosofia dei lumi. Interpreti raffinati delle trasformazioni in atto, capaci di tradurre le mutate esigenze in forme caratterizzate da una decorazione più libera e armoniosa, scaturita dall’incontro di delicate suggestioni classiciste in una cornice ancora rococò, furono gli architetti Mario Ludovico Quarini e Ludovico Bo, la cui opera è ampiamente testimoniata in tre album di di-segni, alcuni fogli sciolti e una ampia documentazione archivistica, studiata nel 1977 da Umberto Bertagna.21 Manca invece una qualsiasi descrizione, ancorché manoscritta: le relazioni ufficiali degli avvenimenti festivi a queste date hanno perso la loro funzione e vengono omesse; le sole opere che tra-smettono memoria delle circostanze sono gli insulsi componimenti enco-miastici stilati da zelanti accademici arcadici. D’altra parte le regole sono oramai cambiate, non vi è più la necessità di glorificarsi con le cronache, ipertrofiche espressioni del potere, da diffondere presso la propria e le altrui corti; la severa etichetta non ammette estrosità e alterazioni delle norme vi-genti, se non in casi del tutto eccezionali, poiché sui rigidi codici di com-

20 MERCEDES VIALE FERRERO, Ancien Régime. Feste e apparati, in Cultura figurativa e architettoni-ca negli Stati del Re di Sardegna 1773–1861, catalogo della mostra (Torino, maggio–luglio 1980), a c. di Enrico Castelnuovo e Marco Rosci, 3 voll., Regione Piemonte – Provin-cia di Torino – Città di Torino, Torino 1980, vol. II, pp. 800–10: 803–4; ASTRUA, Le scelte programmatiche, p. 84.

21 UMBERTO BERTAGNA, Le feste di Stupinigi, «Cronache economiche», 3–4, 1977, pp. 3–16.

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portamento si attestano i privilegi di una classe che comincia a sentirsi asse-diata dai mutamenti in corso. La documentazione archivistica, tuttavia, è in questo caso piuttosto eloquente e ci viene in soccorso; i disegni del Quarini illustrano con adeguato garbo ed efficacia gli apparati allestiti e l’illumina-zione prevista per lo stradone di Stupinigi con cifre, stemmi, ornati e co-lonne, nonché i dodici archi di trionfo, cinque dei quali dipinti da Fabrizio Galliari, con cascate di fiori al naturale, e i 3500 globi disposti lungo il per-corso e nel parco. A questi si aggiungono le immagini di una macchina di fuochi realizzata nel giardino, dipinta da Alessandro Trono, Andrea della Scala e Giuseppe Pezzi e del salone della palazzina addobbato per il ballo.

Meno studiati, ma ugualmente interessanti i documenti relativi al viaggio verso la Francia, con l’allestimento delle sale per l’atto di remissione di nuovo nella località di Le Pont-de-Beauvoisin, i cui lavori furono affidati al-l’architetto Giovanni Battista Feroggio, che ne informò sistematicamente il sovrano con numerose e ripetute lettere.22 La prima missiva è del 17 set-tembre e contiene il progetto per l’approvazione; nella successiva del 25, oltre un puntuale aggiornamento sul procedere dei lavori, l’architetto in-forma Vittorio Amedeo III che i francesi intendono ricollocare sul «Ponte dalla loro parte l’istesso arco Trionfale che avevano fatto formare nell’anno 1771 all’occasione del passaggio di S.A.R. la Signora Principessa di Pro-venza». Il cerimoniale seguito, infatti, è lo stesso del 1771 e medesimi gli onori riservati alla sposa, come il signor Blanchot a sua volta si premura di assicurare al sovrano. Nel mentre si predispongono gli apparati, viene dato ordine agli abitanti di Chambéry, per la maggior parte in campagna, di tor-nare per poter accogliere degnamente la principessa e il suo seguito. Il 2 ot-tobre il salone di remissione è compiuto, così come la sala del Cortège de France, in merito alla quale il Blanchot scrive che «les peintures y sont assés propres et bien immaginées». Negli stessi giorni il Feroggio comunica di aver rinvenuto il tavolo utilizzato per la cerimonia del 1771 e di voler rifare la stessa curvatura degli angoli, di cui invia disegno unitamente alla disposi-zione per i mobili e le tappezzerie, i fuochi d’artificio e altri lavori. Il 6 no-vembre, infine, l’architetto scrive che la contessa d’Artois e tutta la corte hanno trovato la casa di remissione ben distribuita e spera di poter provve-dere già l’indomani a terminare i conti, che includono anche risarcimenti ai privati le cui abitazioni erano state coinvolte nella costruzione della strut-tura.

22 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 47.

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L’assenza di relazioni caratterizza anche i festeggiamenti per il successivo matrimonio, quello del futuro Carlo Emanuele IV con Maria Adelaide Clo-tilde Saveria di Francia, ma nuovamente i documenti d’archivio suppliscono a tale la mancanza. Il programma delle cerimonie fu in parte modificato e semplificato rispetto a quello dei precedenti matrimoni di principi ereditari, incluso lo sposalizio del 1750 ancora improntato a una grandiosità barocca.23

Gli apparati più imponenti furono quelli realizzati a Chambéry dall’archi-tetto Giuseppe Battista Piacenza, incaricato qualche tempo prima del re-stauro del palazzo. In particolare fu apprezzato l’allestimento di luminarie che previde anche la costruzione di una gran «piazza ed un fondo di palazzo tutto illuminato», dimostrazione di un rinnovato impianto stilistico che il Piacenza, scrive Paola Astrua, esprimerà con pari efficacia nel 1788.24 Per quanto riguarda Torino le celebrazioni furono assai tradizionali: agli archi-tetti Francesco Martinez e Valeriano Dellala di Beinasco fu affidato il pro-getto di illuminazione delle facciate del Castello e di Palazzo Reale, la deco-razione della sala per il ballo nel Salone degli Svizzeri e della tribuna di San Giovanni; Gian Battista Nicolis di Robilant approntò il paramento di luci del ghetto noto grazie all’incisione di Ippolito Occelli;25 sul Po fu costruita da Giuseppe Salazza una macchina per i fuochi su disegno di Carlo Aliberti. Oltre agli spettacoli teatrali, va poi ricordato un banchetto offerto dal prin-

23 I–Tac, Carte sciolte, n. 6202: «contratto di matrimonio 16 agosto 1775 / ricevimento del-la principessa 6 settembre 1775 / sabato 30 settembre: entrata solenne della corte a Tori-no, baciamano, fuochi artificiali / domenica 1° ottobre: messa, baciamano della nobiltà, Te Deum dopo la messa; la sera circolo / lunedì 2 ottobre: opera con illuminazione / martedì 3: ‘diné en public’; opera con illuminazione / mercoledì 4: opera con illumina-zione / giovedì 5: ‘appartement et souper’ / venerdì 6: concerto / sabato 7: ‘bal à l’opera’ / domenica 8: opera / lunedì 9: opera. ‘compliments du Conseil de Sardaigne’ / martedì 10: complimenti del vescovo, degli abati, del Senato, della Camera, della Città, dell’uni-versità. Opera. / mercoledì 11: gran ballo, e opera / giovedì 12: opera / venerdì 13: con-certo e appartamento / sabato 14: illuminazione di Palazzo Reale e della Città. Lo stesso giorno il re ‘tiendra la Chapelle’ / domenica 15: Ostensione della Sindone / lunedì 16: opera / martedì 17: chasse avec bal à Stupinigi».

24 ASTRUA, Le scelte programmatiche, pp. 87–8, da cui traggo anche la citazione. Sull’interven-to a Chambéry si veda LUCETTA LEVI MOMIGLIANO, Giuseppe Battista Piacenza, architecte ci-vil de Victor-Amédée III: formation professionnelle, collectionisme et débat érudit sur les arts du dessin, in Bâtir une ville au siècle des lumières. Carouge: modèles et réalités, catalogo della mo-stra (Carouge, 29 maggio – 30 settembre 1986), Archivio di Stato di Torino, Torino 1986, pp. 468–95.

25 ASTRUA, Le scelte programmatiche, p. 87, nota 93; VARALLO, Le relazioni delle feste nuziali alla corte sabauda, p. 175.

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cipe alla sposa, di cui ci è pervenuta una incisione conservata in Biblioteca Reale (U.II.90), la sola testimonianza iconografica di un convito torinese fi-nora nota.

Procedendo a un ulteriore esame del materiale documentario, in partico-lare del fondo Carte sciolte dell’Archivio Storico della Città di Torino, uno degli aspetti che emerge è l’attenzione rivolta al problema della sicurezza per mantenere la quale il marchese Adalberto Pallavicini, commendatore dell’or-dine militare de’ SS. Maurizio e Lazzaro, diramò circostanziate disposizioni: chiunque arrivava in città aveva l’obbligo di consegnarsi all’Uffizio, dichia-rando la propria identità e il motivo del passaggio; a nessuno era consentito mendicare o far mendicare bambini o anziani; i cocchieri e portantini erano tenuti a condurre i cavalli al passo o a un piccolo trotto.26 Parimenti precise, ma più restrittive rispetto al 1750, risultano le istruzioni fornite alle Compa-gnie delle Arti dal sostituto assessore Turco in data 30 settembre 1775 circa la distribuzione dei rappresentanti lungo le vie e piazze cittadine per acco-gliere il regio corteo:27

Istruzione per il S. Sostituito Assessore Turco per il giorno 30 settembre 1775.P.mo Dovrà far radunare sovra la Piazza della Cittadella, e sotto le Allee degli Alberi, che unitamente corrispondono all’imboccatura della contrada di S.ta Teresa, tutte le Compagnie delle Arti, armate, quali sono state per un tal ef-fetto da Noi fatte avvisare.2° Dovrà quelle condurre per la Cittadella, e quindi passando sotto l’Arco di trionfo in testa della Dora Grossa quelle distribuire in que posti, che le sono stati da Noi rispettivamente assegnati, dopo del che le dette Compagnie, ed Uomini eseguiranno quanto per parte del Governo le verrà dagli Ajutanti imposto.3° Sarà lecito al detto S. Sostituito Assessore quando per la mancanza, o mag-gior numero d’Uomini crederà di dover restringere, o distendere maggior-mente le dette Compagnie, epperciò farle occupare maggiore, oppur minore sito del come fosse da Noi assignatoli, di poter ciò fare, purchè conservi sempre l’ordine e precedenza statali fissata.4° Terminata che sarà l’entrata delle LL. M.tà, Augusti Sposi, e loro seguito, dovranno tutte le predette Compagnie retirarsi senza passare per la Piazza Ca-stello, tale sendo l’ordine di S.M.

26 I–Tac, Carte sciolte, n. 1109, Registro formatosi in occasione delle feste di gioia pel matrimonio di S.A.R. il sig. Principe di Piemonte colla Reale Principessa Clotilde di Francia, la cui entrata seguì li 30 7mbre, e della esposizione della S.S. Sindone seguita li 15 8bre 1775.

27 I–Tac, Carte sciolte, n. 1111.

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5° Li Sindaci, Consiglieri, ed Ufficiali delle rispettive Arti dovranno esser pre-ferti [!] nel posto d’onore della medesima arte, e tutti dovranno esser distinti, e collocati per quanto sarà possibile per grado d’anzianità.6° Quelli, che saranno senza uniforme verranno collocati gli ultimi successi-vamente agli altri dell’istessa professione.Torino li 30 7mbre 1775Pallavicini Vicario.

L’arco di trionfo, del quale si fa menzione nelle istruzioni, fu eretto dalla Città in capo alla via Dora Grossa, all’altezza della chiesa di San Dalmazzo, ubicazione che sembra voler sancire «se non proprio un ritorno alla sede municipale, per lo meno un avvicinamento ad essa».28 Il disegno dell’appa-rato fu opera del conte Dellala di Beinasco, rappresentante dei Decurioni della Città, e si ispirò «ad un gusto di purezza ed essenzialità strutturale di stampo classicista».29 L’illuminazione delle case e delle strade fu predisposta differenziando, come di consueto, i luoghi dove sarebbe passato il corteo (piazze Reale e San Carlo, Contrade di Po, Nuova e Dora Grossa) dalle altre vie e relativi edifici, dei quali si conservano in archivio comunale tredici prospetti a firma dell’architetto Carlo Bosio.30 Le spese, nel complesso al-

28 VIALE FERRERO, Feste e apparati della Città (1653–1853), p. 276.29 Ibidem.30 I–Tac, Carte sciolte, n. 1109, Registro formatosi in occasione delle feste di gioia pel matrimonio di

S.A.R. il sig. Principe di Piemonte colla Reale Principessa Clotilde di Francia, al punto 9. «Sic-come tra le dimostrazioni del comun giubilo de’ Cittadini nella lieta congiuntura del-l’arrivo de’ Reali Sposi in questa Metropoli si è l’illuminazione generale della Città; così quantunque non vi sia luogo a dubitare, che ciascuno d’essi vorrà di buon grado segna-lare in tale avventurosa occasione il suo zelo; nondimeno per assicurarne l’intero adem-pimento, ordiniamo a ciascuno de’ Cittadini, ed abitanti in questa Metropoli di far ap-porre i lumi a caduna delle finestre, che tengono, corrispondenti alle piazze, e contrade pubbliche, cioè in numero di quattro a quelle del piano nobile, e non meno di due a ciascuna di ogni altro piano, facendoli tenere accesi per lo spazio almeno di due ore continue, e per tre sere successive, le quali d’ordine nostro saranno per via di grida, ed a suono di tromba anticipatamente notificate, e ciò sotto la pena di scuti quattro per ogni contravventore. Non dubitando altresì del zelo e doverosa attenzione de’ Rettori, e Su-periori Ecclesiastici, così secolari, che regolari, con cui vorranno distinguersi in tale congiuntura, col fare decorosamente adornate le facciate delle loro Chiese di copiosi lumi in quella vaga forma, che stimeranno. Dalla stabilita regola per la suddetta illumina-zione generale saranno eccettuate le case corrispondenti alle due Piazze del Reale Ca-stello, ed a quella detta di S. Carlo, come pure quelle delle Contrade di Po, Nuova, e Dora Grossa, le quali per la loro più regolare simetria, e perché corrispondono diretta-mente a’ Reali Palazzi, giustamente richieggono, che vi si adatti una più sontuosa, e ben

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quanto ingenti, furono sostenute perlopiù dai privati31 e dalla Città la quale, oltre alle luci e all’arco, si fece carico anche di una macchina per i fuochi eretta in piazza Castello, nota grazie a un disegno di Mario Ludovico Qua-rini (Tav. 11) e una breve descrizione:32

La machina di fuochi artificiali che si propone la Città di Torino di far erigere nel mezzo della Piazza Castello nell’occasione delle Nozze del reale Principe di Piemonte rappresenta le Alpi che dividono le nostre Provincie dalla Francia, avendo alle falde verso il Padiglione li due fiumi Po, e Dora, e verso Contrada Nuova due altri fiumi della Francia Rodano e Duranza.Nel mezzo entro la parte del Reale Castello si vede la Montagna come st[ra]forata a guisa di grotta, nella quale staranno raccolti alcuni lavoratori di metallo, alludendosi con ciò al famoso Ponte di Annibale, o per meglio dire di Pompeo nel Monte Viso. Per le quali si faceva lungo tratto di cammino nelle viscere della Montagna fattosi nuovamente aprire da Carlo Emanuele II per uso del commercio, siccome fece ancora nella Savoia la famosa seconda grotta.Sopra la machina ha un carro tirato da due cigni su cui siedono in figura i Reali Sposi, avendo inanzi Cupido con una fiaccola in mano.Una medaglia da un canto L’impronto del Re Vittorio, e dall’altro quello degli Sposi.L’altra ha il Re da un canto e dall’altro un albero, sotto cui si vede Imeneo e Amore, che colgono i frutti.

Le cerimonie si conclusero con la consueta ostensione della Sindone di-nanzi alla facciata del Castello, non nella piazzetta Reale come in altre occa-sioni (Tav. 12), le cui disposizioni circa la costruzione della struttura e i prezzi dei biglietti d’ingresso, stabiliti in base alla ubicazione dei palchi, si conservano tra le carte d’archivio insieme al divieto «a qualunque persona di salire, ed allogarvi sovra i tetti […], o di costruirvi loggie, palchi, o sedili, come anche di adattare assi, o tavole fra un poggiuolo, ed un altro, sotto pena a Noi arbitraria».33

disposta illuminazione particolare, per la cui esecuzione essendosi date le disposizioni, ed ordini opportuni, dichiariamo, che il ripartimento della spesa si regolerà a norma di quanto si è praticato nel Manifesto di quest’Uffizio 15 Maggio 1750 in simile occasione emanato». Le tavole relative ai tredici edifici realizzate dall’architetto Bosio si conserva-no in I–Tac, Carte sciolte, n. 1107.

31 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 49.32 I–Tac, Simeom C 2480.33 I–Tac, Carte sciolte, nn. 1109–1110.

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Il 29 settembre del 1781 anche l’ultimogenita di Vittorio Amedeo III, la principessa Maria Carola, convolò a giuste nozze con il principe Antonio Clemente di Sassonia, avvenimento che sarebbe rimasto senza memoria se la precoce morte della giovane per vaiolo il 28 dicembre del 1782 non avesse sollecitato la fantasia popolare e successivamente ispirato, tramite il Nigra, la raffinata penna di Guido Gozzano.34 Ben poco si conosce oltre a quanto narrato nella delicata favola gozzaniana, solo che gli apparati furono ideati dal conte di Robilant e che il teatro delle cerimonie non fu Torino, ma come otto anni prima la Palazzina di Stupinigi e il Castello di Moncalieri, da dove la triste principessa partì alla volta di Vercelli per dirigersi verso la patria di adozione:35

Solennità e Feste che hanno preceduto il Matrimonio di Madama Carolina di Savoia quarta e ultima Figlia delle LL. MM. col Principe Antonio Clemente Teodoro Maria di Sassonia Fratello di quell’Elettore21 settembre 178122 settembre corte e ambasciatore si recano al castello di Moncalieri con due carrozze a sei cavalli in fiocchi complimenti e cerimonie varie, udienze verso sera grande appuntamento nella gran Galleria del castello nobilmente addob-bata e riccamente illuminata intervennero tutte le dame e cavalieri anche fuochi d’artificio23 settembre si celebrò l’anniversario della nascita del principe di Piemonte con fuochi di gioia e la sera ballo24 settembre riposo25 settembre Festa fissata dal sovrano a StupinigiQuesta fu una splendidissima illuminazione esteriore di quel castello e strada, ed un gran Ballo nel gran Salone di quella delizia. Questo fu elegantemente e maestosamente ornato, ed illuminato26 settembre riposo della corte, pertanto ne approfittò l’ambasciatore per dare la sera una pubblica festa di ballo con illuminazione anche esterna del suo pa-lazzo27 settembre nella Galleria del castello di Moncalieri concerto28 settembre segnatura del contratto

34 FRANCA VARALLO, Le feste da Vittorio Amedeo II a Vittorio Amedeo III, in Storia di Torino, 9 voll., Einaudi, Torino 1997–2002, vol. V, Dalla città razionale alla crisi dello Stato d’Antico Regime (1730–1798), a c. di Giuseppe Ricuperati, 2002, pp. 821–39: 833–4; VARALLO, Le relazioni delle feste nuziali alla corte sabauda, pp. 176–7.

35 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 50, fasc. 8.

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29 Complimento del Corpo Diplomatico e celebrazione del matrimonio a Moncalieri, nella Real Cappella30 settembre partenza da Torino per Vercelli.

Insieme al calendario delle solennità, ci sono pervenute le immagini del ballo e del banchetto che si tennero presso l’ambasciatore straordinario del-l’elettore di Sassonia, il conte Marcolini, nel Palazzo Gonteri di Cavaglià, al-lestiti dal conte Nicolis di Robilant e dall’architetto Pietro Bonvicini (Tavv. 13–14), mentre Ludovico Bo, già coinvolto nei lavori del 1773, «diresse gli apparati per il ricevimento nuziale» nella Palazzina di Caccia.36 Interessante anche in questo caso la documentazione dell’Archivio di Stato sul viaggio della principessa verso Dresda; tra le carte si ritrovano, infatti, i conti per la costruzione dei ponti di barche realizzati sul Ticino nel tragitto di compe-tenza dei Savoia e una tavola con i relativi disegni (Tav. 15).

L’assoluta mancanza di relazioni, a parte un breve opuscolo privo di data e di luogo di edizione,37 e la conseguente povertà di notizie tocca anche il matrimonio di Vittorio Emanuele duca d’Aosta con Maria Teresa d’Austria. La cerimonia si svolse il 23 aprile 1789 a Milano, conclusa la quale gli sposi si diressero a Torino, forse utilizzando il «berlingotto di gran gala» fatto rea-lizzare dal futuro sovrano e decorato da Vittorio Amedeo Rapous, ora con-servato a Roma al Palazzo del Quirinale.38 Nel corso del viaggio sostarono a Novara e a Vercelli, città che riservarono ampio spazio alle celebrazioni,39

quindi, prima dell’ingresso nella capitale, si fermarono alla Venaria dove, come già era accaduto per Stupinigi, la natura fornì la cornice ideale per i

36 VIALE FERRERO, Ancien Régime. Feste e apparati, pp. 806–7; le immagini sono riprodotte anche nel volume Pubbliche allegrezze. Feste e potere a Torino dal Cinquecento all’Ottocento, catalogo della mostra (Torino, Archivio Storico della Città, 22 giugno – 31 ottobre 2007), a c. di Luciana Manzo e Fulvio Peirone, Archivio Storico della Città di Torino, Torino 2007, pp. 52–3.

37 Articolo di lettera scritta dal sig. N.N. Torinese ad un suo amico in cui gli dà ragguaglio delle feste date in Milano, Novara e Torino per le auguste nozze delle AA.RR. Vittorio Emanuele Duca d’Aosta e Maria Teresa Arciduchessa d’Austria, Pietro Barbié, Carmagnola 1789 (trascritto in LEONE TETTONI – MAURIZIO MAROCCO, Le illustri alleanze della Real Casa di Savoia colla descrizione delle feste nuziali celebrate in Torino. Cenni genealogico-storico-descrittivi, Eredi Bot-ta, Torino 1868, pp. 255–62); l’esile opuscolo sembra volersi richiamare a formule passa-te senza averne né la struttura né l’ufficialità.

38 SILVANA PETTENATI, Forniture per la corte: vetri, specchi, cristalli, porcellane, carrozze, in Arte di corte a Torino, pp. 215–48: 244–5.

39 Cfr. BIANCHI, Politica matrimoniale e rituali, pp. 69–70.

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festeggiamenti che coinvolsero, con una imponente illuminazione, il palazzo e il giardino ornato di «un magnifico prospetto allusivo al vincolo degli Au-gusti Sposi» per i fuochi artificiali.40 Torino accolse gli sposi con i consueti apparati di luci in piazza Castello, la decorazione degli ambienti del palazzo per i ricevimenti e la rappresentazione di una festa teatrale, Demetrio a Rodi, nel Regio Teatro.41 Il ballo ufficiale si svolse nella Sala delle Guardie al piano nobile di Palazzo Reale sobriamente allestito dall’architetto di corte Giu-seppe Battista Piacenza42 il quale, oltre ai disegni degli ornamenti e della di-stribuzione degli spazi (Tavv. 16a-b), redasse una breve nota a commento del suo progetto, una sorta di compiaciuto plauso delle proprie scelte volte a ri-spettare, con mirabile equilibrismo e a costo di maggior fatica, le norme del-l’etichetta piuttosto che cedere alla tentazione di modificare quanto sancito per tradizione, giacché «cangiar sito porta seco delle conseguenze di novità, che alle Corti è prudenza evitare». Scartati dunque altri luoghi che per mag-giore ampiezza avrebbero potuto rendere più facile l’organizzazione del ballo, come ad esempio il vicino Salone degli Svizzeri, o quello del Castello, peraltro troppo lontano, o il Rondò, «sito incongruo per una festa», l’archi-tetto si misurò con il difficile compito di rendere adatta l’angusta Sala delle Guardie che già nel 1771, egli stesso testimone, aveva creato non pochi in-convenienti. Con buona pace della corte e dei suoi rituali, Piacenza fece del suo meglio per dilatare lo spazio e inserire, con un accorto sistema di gal-lerie e di logge, ben 232 posti «calcolati di oncie 12 per caduno»:43

Progetto con due disegni dell’architetto di S.M. Piacenza a riguardo della sala più adattata per la festa di Ballo da darsi in Corte all’occasione del prosimo matrimonio di S.A. R.le la Duchessa d’AostaIl sottoscritto nello studiare il quesito del progetto del Ballo da darsi in Corte secondo l’etichetta, nella occasione de prossimi sponsali di S.A.R. il Duca di Aosta, ha fatto i più serj riflessi per la soluzione di così difficile problema.

40 VIALE FERRERO, Ancien Régime. Feste e apparati, p. 808.41 Ibidem. Su questa, come sulle feste teatrali rappresentate nel 1771 e nel 1775, si veda il

saggio di ANNARITA COLTURATO in questo volume.42 L’architetto Piacenza nel 1788 era stato incaricato anche di allestire gli appartamenti per

gli sposi in Palazzo Reale nei locali prima abitati dalla principessa Felicita, cfr. ASTRUA, Le scelte programmatiche, p. 88; ENRICO COLLE, L’elaborazione degli stili di corte, in Arte di corte a Torino, pp. 185–98: 194–6. Vedi anche PAOLO CORNAGLIA, Giuseppe Battista Piacenza, 1815. Il nuovo appartamento della regina nel Palazzo Reale di Torino, «Studi piemontesi», XXXIX/1, 2010, pp. 117–34.

43 I–Ta, Corte, Matrimoni della Real Casa, mazzo 54, fasc. 3.

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È facile far un ballo in un sito vasto, e capace: note sono le angustie della sala delle Guardie, ove l’Etichetta l’ha stabilito in eguali circostanze e fu il sotto-scritto testimonio degli inconvenienti occorsi l’ultima volta, che ivi si fece, per le nozze della Principessa Giuseppina. Tuttavia il cangiar sito porta seco delle conseguenze di novità, che alle Corti è prudenza evitare, fuoriché ne’ casi estremi. Oltre di che il Rondò è un sito incongruo per una festa; il salone del Castello è troppo lontano, e vi si va passando per siti, che non corrispon-dono alla grandiosità di una festa; il salone del Re fu sempre riservato per i gran balli di altra natura.Si è dunque ridotto il sottoscritto a studiare tutti i mezzi di stabilire una festa di ballo comoda, e decente nella solita sala delle Guardie, e si lusinga di avervi riuscito, basta che per tale occasione S.M. permetta, che si sospenda il pas-saggio per detta sala, e si faccia uso di quello, che si apre il giovedì santo per la lavanda de’ piedi.Secondo la distribuzione fatta nel quest’annesso progetto vi sarebbero ne’ se-dili per le Dame, e per li Grandi numero 232, posti calcolati oncie 12 per ca-duno.Nella prima galleria a canto al trono si trovano le due loggie distinte per gli Ambasciatori, e per gl’Invitati straordinari: e nel rimanente della galleria vi sa-rebbero pure altri 50 sedili per le Dame Forestiere, ed altre dame, che in mag-gior numero fossero per accorrervi dalle Provincie. Dietro esse rimane ancora un posto considerevole per molti cavalieri in piedi.Nella seconda galleria vi è in sito capace per molti cavalieri in piedi, oltre la necessaria numerosa orchestra.Lo spazio per ballare è fissato a trabuchi 2 abbondanti in quadraturaTorino li 5 [marzo] 1789Piacenza Architetto di S.M.

Come già rilevato in precedenza la festa, prima strumento di un potere che si misurava nella grandiosità imprevedibile della propria esibizione, ora si conforma alle regole, si attiene a sobrietà e compostezza per non infrangere il delicato sistema dell’etichetta, arma viepiù debole a difesa del mondo oramai esangue della corte.

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