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Il «Trappeto Maratea» di Vico del Gargano (FG): analisi archeologica e topografica di un complesso rupestre urbano di tipo produttivo

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STORIA E ARCHEOLOGIA GLOBALE 1 - ISBN 978-88-7228-769-9 - © 2015 Edipuglia srl - www. edipuglia.it

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Il «trappeto Maratea» di Vico del Gargano (FG): analisi archeologica e topografica di un complesso rupestre urbano

Il contesto geografico e culturale

Il complesso rupestre denominato «Trappeto Ma-ratea» 1 è situato nel cuore del centro storico di Vicodel Gargano (Fg) 2, chiaro esempio, con i centri storicidi Peschici e Monte Sant’Angelo 3 del vivere in grottain area garganica 4. Quest’ultimo, infatti, è certamente meno cono-

sciuto nelle sue articolazioni e nel suo ruolo e peso in-sediativo di quello di altre realtà pugliesi e dell’Italiameridionale 5, al di là dell’episodio più manifesto eappariscente, tra l’altro fondamentale, della grotta del-l’Angelo di Monte 6. Per via delle proprie caratteristi-che geomorfologiche, il promontorio del Gargano si ètrovato ad essere uno dei luoghi privilegiati della cul-tura rupestre nella Puglia settentrionale. Del resto, lafrequentazione di caverne, naturali o modificate dal-l’uomo, risale nel distretto garganico all’età paleoli-tica 7, arrivando in alcuni casi ai giorni nostri. Perquanto riguarda l’età tardoantica ed altomedievale, laricerca ha individuato prevalentemente ipogei di tipo

e uso funerario 8; inoltre, a causa del forte peso devo-zionale e di fascinazione religiosa esercitato dal sacroantro micaelico, gli studi sul trogloditismo garganico,dovuti nella maggior parte dei casi a cultori locali, sisono rivolti soprattutto agli aspetti storici, architetto-nici ed artistici inerenti il particolarissimo nesso tracondizione rupestre e religiosità, riducendo quasisempre le diverse cavità ipogee al ruolo di riparo tem-poraneo per pellegrini in cammino verso il sacrospeco di Monte Sant’Angelo, oppure a cellae in cuiesercitavano la propria ascesi i diversi eremiti.La ricerca archeologica sugli insediamenti rupestri

garganici, condotta negli ultimi anni dalla cattedra diArcheologia degli Insediamenti Medievali dell’Uni-versità di Foggia, ha dimostrato come tali realtà nonvadano viste come semplici corollari e contorni propriodel santuario di Monte, ma come espressioni di feno-meni insediativi in rupe pienamente inseriti nelle dina-miche insediative della regione. Certamente questaimpostazione non vuole ridimensionare il ruolo di sta-zione che molte grotte e rupi sacre avevano negli itine-

1 Dal nome dell’ultima famiglia proprietaria del frantoio.2 Sebbene il territorio di Vico del Gargano sia stato abitato sin

dalla preistoria, il centro attuale ha origine in età Normanna: laprima attestazione del castellum Bici si trova in un atto notariledell’aprile 1113, per il quale si veda Camobreco 1913, 1, 1. Lostesso atto è riportato anche in RNAM, V, n. DXLVI, 367.

3 I centri di Peschici e Monte Sant’Angelo, insieme con Vico,sono i soli esempi nel comprensorio del Gargano di insediamentirupestri urbani, presentando una coesistenza di realtà ipogeichecon elementi subdiali.

4 Piemontese 1980, 37-67.5 Sulle problematiche generali relative agli insediamenti ru-

pestri di età medievale si vedano i significativi lavori di Ca-prara, Dell’Aquila 2004; Dalena 1990; De Minicis 2003;

Fonseca 1977; Fonseca 1980; Fonseca 2004 con relativa bi-bliografia.

6 Sul santuario di Monte Sant’Angelo si vedano Belli D’Elia1999; Carletti, Otranto 1980; Carletti, Otranto 1994; Otranto, Car-letti 1990; sulla civiltà rupestre in area garganica si vedano i lavoridi Favia 2008b; Favia, Giuliani 2011; Piemontese 1980; Sansone1970; Sansone 1980; Serricchio 1982; Serricchio 1990.

7 Tra gli esempi più famosi si può citare Grotta Paglicci a Ri-gnano Garganico, per la quale si veda Palma di Cesnola 2003,senza tralasciare le altre cavità frequentate dall’uomo sin dallapreistoria, quali Riparo Macchione, Riparo Sfinalicchi, Grotta del-l’Istrice e Grotta dell’Acqua, Miniera La Defensola, in territoriodi Vieste, e Grottone di Manaccore, in territorio di Peschici, per iquali si veda Mazzei, Tunzi 2005, 21-28.

8 Favia 2008, 346, con bibliografia precedente.

IL «TRAPPETO MARATEA» DI VICO DEL GARGANO (FG):ANALISI ARCHEOLOGICA E TOPOGRAFICA

DI UN COMPLESSO RUPESTRE URBANO DI TIPO PRODUTTIVOdi Francesco Monaco*

* Dottore di Ricerca, Università degli Studi di Foggia - [email protected]

The «Trappeto Maratea» in Vico del Gargano (FG):archaeological and topographical analysis of a productive rupestrian site

The contribution proposed is about the results of the archaeological and topographical analysis conducted on the rupestrianmedieval site «Trappeto Maratea» in Vico del Gargano (Fg), a very articulated palimpsest of stages and functions, as well asclear evidence of the economic importance of the cultivation of olive tree in the Gargano territory during the Middle Ages.Keywords: productive settlment; rupestrian medieval site; gargano; trapetum; underground oil mill.

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rari di risalita dei pellegrinaggi lungo i valloni garganicidai due versanti principali provenienti dalla costa, (daMattinata e da Manfredonia) e nelle diverse dirama-zioni dei tracciati provenienti dall’interno del Garganoe dal Tavoliere. Tuttavia molti nuclei rupestri non svol-gevano solo questo ruolo, per così dire, di appoggio marappresentavano realtà residenziali, abitative, lavora-tive, produttive o ancora religiose, poste in relazionesia con altre realtà in grotta sia con realtà subdivo. Icomplessi rupestri di Vico del Gargano, di cui il Trap-peto Maratea non è che un esempio, si collocano al-l’interno di queste espressioni laiche del vivere in grottagarganico; oltre al complesso rupestre oggetto dellapresente analisi, numerose sono le cavità di origine an-tropica sottostanti i palazzi storici di Vico, o collocatinelle immediate vicinanze del centro stesso: ne sono unesempio le cosiddette «Grotte di Cicco», collocate a ri-dosso del «rione Carmine» o le grotte scavate sui fian-chi della valle del torrente Asciatizza, elementi per lopiù monocellulari, destinati allo sfruttamento e con-trollo del territorio circostante in chiave agro-pastorale.

Descrizione

Il frantoio ipogeo (fig. 1) è situato nel cuore delcentro storico di Vico del Gargano, adiacente al ca-

stello-fortezza, e all’interno del primo circuito mura-rio della cittadina garganica (sec. XII) 9. Il trappeto, lungo oltre m 30 e ampio, nel punto di

maggiore estensione, m 12 si articola in dodici am-bienti, di cui tre (l’ambiente d’accesso nord, amb.1, el’ambiente d’accesso sud con annesso locale di servi-zio, amb. 7 e amb. 8), sub divo (figg. 2 e 3). Dall’ambiente d’accesso nord, posto all’incrocio tra

via Castello e via Chiesa Madre, si giunge, attraversodue rampe di scale scavate nella calcarenite, negli am-bienti ipogei del frantoio. All’altezza del pianerottoloche collega le due rampe di scale è presente un’aper-tura voltata a tutto sesto, oggi tompagnata. Il vano sca-le, aperto nel settore della prima rampa e voltato a bot-te (scavata nella roccia) nel secondo tratto, ospita gra-doni alti tra m 0,25 ed m 0,30, e larghi tra m 1 e m 1,35,i quali aiutano a vincere il dislivello di m 4,91 tra l’am-biente 1 e l’ambiente 2.L’ambiente 2, di dimensioni m 5,60 x m 8,50, il pri-

mo totalmente ipogeo, risulta essere interamente sca-vato nel banco di calcarenite: sono ben visibili le trac-ce del piccone da tufo utilizzato in fase di escavazio-ne. Le pareti verticali e ben definite dal pavimento, an-ch’esso ricavato nella calcarenite, tendono a curvare inprossimità del soffitto a cielo sub-orizzontale, posto am 2,80 dal piano di calpestio. Sulle pareti dell’ambiente2 sono ben evidenti i resti di lucernai e di fori per l’al-

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9 I dati relativi alla datazione e alla ricostruzione delle fasi delcentro storico di Vico del Gargano sono desunti dalla tesi di lau-rea magistrale in Archeologia degli Insediamenti Medievali di

Maria Monaco, dal titolo Vico del Gargano nel Medioevo, un’ana-lisi archeologica e di edilizia storica, relatore il prof. PasqualeFavia, Università degli Studi di Foggia.

1. - Veduta d’insieme dell’interno del Trappeto Maratea.

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2. - Planimetria generale del complesso ipogeico.

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loggiamento di pali, molto simili a quelli ancora insitu.Nella porzione settentrionale dell’ambiente tro-va posto un trapetum in calcare duro, verosimilmentedi età moderna; la lettura delle tracce sul pavimentosembrerebbe testimoniare l’installazione della ma-cina in sostituzione di una di dimensioni minori: incorrispondenza di questa, infatti, il pavimento è sta-to ribassato e regolarizzato, in alcuni punti, mediantedelle lastre in calcare.L’ambiente ospitante la macina è in comunica-

zione con l’ambiente 3 (dimensioni m 4,80 x m7,10), ospitante quattro torchi a vite alla genovese(con le strutture lignee ancora in situ) ed una vascaper la raccolta dell’olio di spremitura sulla pareteovest, e due torchi a vite alla genovese sulla pare-te est. Elemento di distinzione tra i due ambienti èil soffitto, anche qui a cielo sub-orizzontale, alto nel-l’ambiente 3 fino a m 3,70. Con molta probabilitàsi tratta dell’ambiente più antico dell’intero com-plesso, al quale si accedeva direttamente dal pianodi campagna, attraverso una apertura circolare po-sta nel soffitto 10. I torchi, il cui alloggiamento è ricavato nelle

pareti di calcarenite, sono di dimensioni omolo-ghe: alti circa m 3,60, larghi circa m 0,90 e pro-fondi circa m 1. Non sono presenti struttureaccessorie, quali lucernai e buche di palo.Nel pavimento, come detto, a ridosso della pa-

rete ovest, trova spazio, adiacente ai torchi, unavasca per la raccolta della spremitura delle olive,mentre ad est è assente tale tipo di struttura. È pre-sente, invece, un pozzo scavato nella calcarenite.Parte del pavimento è ricoperto da lastre calcaree,alloggiate negli incavi del piano di calpestio in cal-carenite per regolarizzarne il profilo.

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10 In una prima fase dell’indagine l’ambiente era stato in-terpretato quale una antica cisterna annessa al complesso ca-strale e successivamente convertita in trapetum con il vicinoambiente 2. Ringrazio il professor Carlo Dell’Aquila ed il dot-tor Angelofabio Attolico per avermi fatto notare come in re-altà l’assenza di un rivestimento impermeabile dell’ambientemal si coniugasse con tale interpretazione; inoltre, attraverso ilconfronto con altri contesti meglio indagati l’apertura circo-lare posta nel soffitto, e a livello del soprastante piano stradale,è risultata essere interpretabile come botola per l’introduzionenel trapetum delle olive da spremere. Per confronti con altrifrantoi ipogei si vedano Monte 1995; Dalena 2009; Bertelli2009; Rotondo, Attolico 2009; Miceli, Cigliola 2009; Airò,Rizzi 2009; Donvito 2009. 3. - Sezione Nord Est-Sud Ovest.

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Il «trappeto Maratea» di Vico del Gargano (FG): analisi archeologica e topografica di un complesso rupestre urbano

Attraverso un arco ricavato nella roccia si giungein un ambiente, di dimensioni m 2,85 x m 5,40, vol-tato a botte, alto nel punto di massima curvatura m4,33, ed intonacato (ambiente 4). Tale ambiente co-stituiva, con molta probabilità, il presbiterio di unacappella 11, mentre l’aula liturgica coincideva con ilcontiguo ambiente 5. Nella parete occidentale del-l’ambiente sono stati ricavati gli alloggiamenti perulteriori tre torchi a vite, sfruttando in parte le strut-ture architettoniche della cappella, ed in parte sca-vando la calcarenite. Su questa stessa parete èpresente una buca a sezione quadrangolare all’in-terno della quale è presente una trave lignea con l’al-tra estremità conficcata nella parete opposta. Sullaparete orientale, invece, si apre il corridoio (amb. 12)alto m 2,50, lungo m 3,80 e largo m 2,20, che dà ac-cesso all’ambiente 10, e al di sotto del quale è pre-sente una cisterna con una capacità di circa litri12.000 (m 2,10 x m 2,30 x m 2,50). Su questa stessaparete è presente una figura antropomorfa in alto ri-lievo, ricavata risparmiando parte della calcarenitenella quale è scavato l’ambiente 12; sono presenti,alla destra dell’accesso al corridoio, quattro buchedi palo a sezione quadrangolare (una di queste ospitaancora una trave lignea) ed una nicchia. Il pavimentodell’ambiente è in parte rivestito con le stesse lastrecalcaree incontrate nell’ambiente 3. Tra le lastre, neè presente una reimpiegata, e con molto probabilitàin origine posta quale copertura di una botola pavi-mentale.Anche l’ambiente 12 risulta pavimentato con la-

stre calcaree, che costituiscono la volta della cisterna,ambiente 11. Sulla parete meridionale dell’ambiente12 sono presenti diverse buche di palo ed una nicchia. Dall’ambiente 4, proseguendo verso sud, si giun-

ge nell’ambiente 5, anch’esso, come accennato, in ori-gine parte di un edificio sacro. L’ambiente lungo m 6,24,largo m 3,70 ed alto m 4,28, è intonacato e voltato abotte, con due unghiate nella porzione occidentale. Sul-la parete ovest dell’ambiente trovano posto una aper-tura, posta a m 0,20 dal piano di calpestio e comuni-cante con l’ambiente 6, una epigrafe picta racchiusa inuna elegante cornice in gesso, ed un’altra figura uma-

na: questi ultimi due elementi sono sicuramente ri-feribili all’aula di culto inglobata nel trappeto. Sullaparete est, invece, si apre l’accesso all’ambiente 9.Sono presenti, inoltre, quattro buche di palo a sezio-ne quadrangolare, due delle quali con travi lignee an-cora in situ. Nel soffitto è presente una piccola botolatompagnata, mentre sul pavimento, anch’esso inparte ricoperto con lastre calcaree, sono ben eviden-ti i solchi, che proseguono sulle pareti, destinati ad al-loggiare delle assi per creare le vasche nelle quali svuo-tare i fiscoli in giunco contenenti la sansa, dopo la spre-mitura.Attraverso una modesta porta scavata nella calca-

renite sulla parete occidentale, si giungeva nell’am-biente 6: si tratta di uno spazio di servizio; piùpropriamente l’intero ambiente, di dimensioni m 2,60x m 2,60, costituiva il focolare del frantoio.All’ambiente 7, invece, si giunge attraverso un

arco che mette in comunicazione con l’ambiente 5.Tale ambiente, voltato a botte, alto m 4,25, largo m3,40 e lungo m 3,90, costituisce un avancorpo poste-riore, completamente in muratura, eccezion fatta peril pavimento ricavato nel banco di calcarenite, ma ri-coperto da lastre calcaree. A sud, l’ambiente terminacon il portale d’acceso meridionale al complesso.Sulla parete orientale sono presenti, da sud versonord, una mangiatoia in muratura ed una porta tom-pagnata.Totalmente in muratura, ad esclusione del pavi-

mento, è anche l’ambiente 8, adiacente all’ambiente 7,ma non in comunicazione con questo. L’ambiente èvoltato a botte, alto m 3,06, largo m 2,65 e lungo m5,06. Si tratta con molta probabilità di un ambiente diservizio, al quale si accedeva mediante tre gradonidall’ambiente 9, posto più a nord e direttamente in co-municazione con l’ambiente 5.L’ambiente 9, uno dei più ampi è ricavato nella

calcarenite per m 3,85, mentre la volta a botte è co-struita in muratura. L’altezza nel punto di massimacurvatura della volta è di m 4,32, mentre la larghezzaè di m 4,50, e la lunghezza di m 6. Sulla parete meri-dionale è presente l’accesso all’ambiente 8; dalla pa-rete occidentale, invece, comunica con l’ambiente 5,

11 Secondo la tradizione orale, si tratterebbe di una piccola auladi culto dedicata a Santa Barbara. Di tale edificio sacro non esi-stono testimonianze documentarie.

12 Ringrazio il professor Carlo Dell’Aquila per avermi segna-lato la presenza di altorilievi in un altro contesto ipogeo, la Can-tina Spagnola di Laterza. Sull’argomento si vedano Dell’Aquila,Dell’Aquila, Lenti 1974 e Dell’Aquila 1998.

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mentre sulla parete settentrionale sono presenti unafinestrella tompagnata (forse in comunicazione conambienti soprastanti) ed una piccola porta di accessoall’ambiente 10. Sulla parete orientale è scavata unagrande nicchia, mentre sul soffitto è presente una bo-tola tompagnata. Il pavimento è costituito dalla roccianella quale è scavato il trappeto.Attraverso due gradoni, che consentono di vincere

un dislivello di m 0,45, si giunge nell’ambiente 10,posto in comunicazione attraverso l’ambiente 12 conl’ambiente 4. Anche questo ambiente presenta una voltaa botte in muratura, essendo scavato fino ad un’altezza,dal pavimento, di m 2,91. L’altezza massima della voltaè di m 3,96, mentre la larghezza dell’ambiente è m 3,20e la lunghezza m 5,60. Sulla parete ovest sono presenti,oltre all’accesso all’ambiente 12, cinque buche di paloa sezione quadrangolare. Undici buche ed una portatompagnata sono presenti sulla parete est, mentre un’al-tra porta tompagnata trova posto sulla parete sud afianco della porta che mette in comunicazione conl’ambiente 9. Nel pavimento, ricavato nella calcarenite,sono presenti dei solchi che proseguono sulle pareti, edinterpretabili, come quelli dell’ambiente 5, quali allog-giamenti di assi lignee per la creazione di vasche nellequali depositare il materiale di risulta della spremituradelle olive.

L’indagine archeologica e topografica

Un momento centrale nell’analisi Trappeto Mara-tea è rappresentato dall’indagine topografica sul sito,e quindi dal rilievo, che ha permesso, attraverso la rea-lizzazione di sezioni e piante, generali e di dettaglio,di leggere e comprendere meglio i diversi interventiumani sulla cavità, e i rapporti stratigrafici e topogra-fici tra i diversi settori del sito.Il rilievo strumentale 13 è stato effettuato con sta-

zione totale elettronica dotata di puntatore laser 14. Poi-ché la conformazione del trappeto e la presenza diostacoli alla visuale non permettono di rilevare da unasola stazione, si è optato per più stazioni collocate insuccessione: è stato eseguito, cioè, un rilievo per po-ligonale topografica, non orientata, aperta 15, che suc-cessivamente è stata rilevata con una procedura dicentramento forzato.Per il posizionamento ed il fissaggio dei capisaldi

fisici del rilievo sono state utilizzate delle puntine dadisegno, con al centro disegnata una croce dalle di-mensioni di pochi millimetri per evitare errori di po-sizionamento dei punti dovuti alla non perfettacentratura del punto di stazione 16. Il rilievo della parete rocciosa e degli elevati è

stato, dunque, effettuato posizionando la stazione insuccessione sui diversi capisaldi, costituenti la poli-gonale, mediante puntatore laser e mirino luminoso:poiché il punto illuminato corrisponde al punto rile-vato dal puntatore laser della stazione totale elettro-nica, è sufficiente “colpire” di volta in volta con ilfascio luminoso le superfici che si intende rilevare.Dopo aver ultimato le procedure sul campo, i dati

sono stati acquisiti al computer ed elaborati in am-biente CAD (Computer Aided Drafting, cioè disegnotecnico assistito dal computer) con il programma digrafica vettoriale open Draftsight: le diverse tipologiedi elementi rilevati sono state assegnate a differenti la-yers, che attivati, o disattivati, hanno consentito di leg-gere con maggiore immediatezza i rapporti tra le di-verse strutture (fig. 4).

L’analisi dei dati

Alla luce dell’indagine effettuata, il complesso ru-pestre appare quale un palinsesto di fasi e funzioni;tuttavia se ne può ipotizzare una cronologia relativa,

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13 Sul rilievo strumentale in archeologia si veda Mascione2006, testo in cui sono ripercorse agilmente tutte le fasi operative,dalla progettazione al lavoro sul campo e alla rielaborazione di-gitale; si vedano anche i manuali di Medri 2003 e di Cherubini2008. Sul rilievo di ambienti ipogei si veda Masini 2004 e relativabibliografia.

14 Il puntatore laser è stato utilizzato soprattutto nel rilievo delprofilo del trappeto e per il rilievo delle sezioni.

15 La poligonale è detta “topografica” quando si sviluppa al-

l’interno di un campo topografico, cioè entro i km 15, limiti neiquali la sfericità del geoide terrestre è trascurabile; “non orien-tata”, o tecnica, è la poligonale il cui sistema di riferimento è as-soluto, vale a dire non raccordato ad un sistema di riferimentoterritoriale; infine, è definita “aperta” una poligonale in cui il trac-ciamento dei vertici è in progressione continua, cioè l’ultimopunto saldo non coincide con il primo.

16 L’uso di puntine da disegno è stato preferito ai più consuetipicchetti (o chiodi) per evitare lesioni alla pavimentazione delfrantoio.

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4. - Tavola illustrativa generale.

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e per quanto riguarda alcune fasi, in virtùdelle fonti storiche ed epigrafiche, anche as-soluta (fig. 5).La prima fase di escavazione del com-

plesso può essere riferita all’ambiente 3, alquale si accedeva direttamente dal piano dicampagna, attraverso una imboccatura cir-colare, posta all’interno del primo circuitomurario di Vico del Gargano, a poca di-stanza della torre normanna, primo nucleodel castello/fortezza. Pochi sono gli elementiche consentono di distinguere l’ambiente 3dal contiguo ambiente 2: in particolare, ri-sulta fondamentale per una cronologia rela-tiva la posizione del soffitto, posto ad unaquota più alta rispetto agli ambienti adia-centi. Inoltre, il primo accesso all’ambienteipogeo doveva avvenire attraverso l’aper-tura circolare su ricordata, in quanto le scaleche dall’ambiente 2 conducono in superficie,alla luce dei rapporti stratigrafici individuati,sono chiaramente successive all’escavazionedell’ambiente 3.In un secondo momento, adiacente al-

l’ambiente 3 viene ricavato un ambiente ipo-geo (ambiente 2) destinato ad ospitare un tra-petum (probabilmente nello stesso luogo incui è osservabile oggi la macina di età mo-derna). I due ambienti uniti costituiscono ilprimo nucleo del frantoio.A questa fase appartiene l’unico docu-

mento attestante il trapetum in età medie-vale: in un atto notarile del 3 luglio 1317viene citato un trappetum terre Vici sotterra-neo, nelle vicinanze del castello 17.Nel corso di questa fase, con molta pro-

babilità, sono stati scavati alcuni, se non tutti,gli alloggi per i torchi a vite e la vasca per laraccolta della spremitura delle olive. All’ipo-geo si accedeva direttamente dal piano dicampagna, o calandosi dall’apertura del-l’ambiente più antico, o scendendo lungo lescale scavate nella roccia ed oggi racchiuseentro le mura dell’ambiente 1.Tra il secolo XVI ed il secolo XVII, adia-

12217 Camobreco 1913, 241, 169-170. 5. - Tavola illustrativa delle fasi del complesso rupestre.

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cente al trapetum, ma non in comunicazione con que-sto, venne realizzata una cappella votiva 18, in parte sca-vata nella roccia ed intonacata, con accesso rivoltoverso sud. Elementi notevoli, riferibili alla funzionesacra degli ambienti 4 e 5, sono due figure umane inalto rilievo, una epigrafe picta 19, racchiusa entro unaelegante cornice, e la particolarità delle unghiate nellavolta dell’ambiente 5.In un momento successivo la cappella viene di-

smessa, ed è abbattuta la parete rocciosa che separavail trappeto dall’edificio di culto. In questa fase, tra glielementi architettonici della cappella, vengono ricavatiulteriori tre alloggi per torchi a vite.In un momento imprecisato (probabilmente tra se-

colo XVIII e XIX), l’ingresso meridionale del com-plesso è portato ulteriormente a sud, con la costruzionedi un corpo di fabbrica in muratura addossato alle muradi cinta del borgo medievale (ambiente 7): vengono co-struiti i nuovi ambienti di servizio (ambienti 6, 8, 9, 10e 12), comunicanti con ambienti soprastanti (oggi nonpiù raggiungibili), e la grande cisterna (ambiente 11) perla raccolta dell’olio. Tali ambienti sono sicuramente po-steriori agli ambienti dell’antica cappella, in quanto i loroaccessi sono chiaramente aperti nelle murature in cal-carenite degli ambienti 4 e 5. Con molta probabilitàsono da collegare ad una fase edilizia inerente gli edificisoprastanti, così come l’ambiente 1, chiaramente pog-giante sul banco roccioso nel quale è scavato il trappeto.Potrebbe essere riferibile a questa fase la pavimen-

tazione in lastre calcaree presente in parte degli am-bienti 3, 4 e 5 (dove è stata collocata per regolarizzareil piano) e per tutta la superficie degli ambienti 7 e 12:tali lastre, infatti, sono dello stesso tipo e sembrano es-sere state messe in opera dopo la realizzazione della ci-sterna, della quale costituiscono la copertura del solaio.L’ultima fase di trasformazione del Trappeto Ma-

ratea, quella odierna, in cui il complesso ha assuntoforme e dimensioni attuali, vede la riconversione del-l’antico frantoio in Museo Civico, nel quale trovanoposto numerosi manufatti legati alla cultura contadina.In conclusione, il Trappeto Maratea, esempio non

isolato di frantoio ipogeo (ne sono presenti altri duenell’ambito cittadino di Vico del Gargano, ma di etàmoderna), rappresenta una chiara testimonianza del-l’importanza economica della coltivazione dell’ulivonel territorio garganico in età medievale 20.

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18 La già citata cappella, dedicata secondo la tradizione vichesea Santa Barbara potrebbe essere, invece, la chiesa di Santa Mariadi Costantinopoli ricordata da Sarnelli 1680.

19 «QUOD AETERNUM NON EST NICKIL EST» di agosti-niana memoria; è chiaro che una più attenta analisi paleo-epigra-

fica potrebbe fornire nuovi ed utili elementi per la datazione deltesto, e quindi di una fase del complesso.

20 A tal proposito, è importante ricordare come molti ulivi se-colari del Gargano siano situati in territorio di Vico, testimonianzavivente di una fonte di ricchezza che affonda le sue radici nel Me-dioevo.

STORIA E ARCHEOLOGIA GLOBALE 1 - ISBN 978-88-7228-769-9 - © 2015 Edipuglia srl - www. edipuglia.it

Francesco Monaco

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indice deL VOLUMe

Storia, archeologia e globalitàdi Giuliano Volpe

Considerazioni sull’abitato di Aecae alla luce delle fonti letterarie antichedi Rosario Biasco

La Puglia centrale in età tardoantica: nuove acquisizioni e prospettive di ricercadi Marco Campese

Montecorvino. Il contributo dell’antracologia per la ricostruzione dei paesaggi naturali e dell’interazione uomo-ambientedi Cinzia Corvino

La valle del Carapelle in età altomedievale: dati archeologici e fonti documentariedi Vincenzo Ficco

L’archeografia delle architetture: modelli e percorsi per la progettazione concettuale dell’ARCHIDBdi Nunzia Maria Mangialardi

Il ciclo edilizio dell’argilla a Lucera tra XIII e XIV secolo attraverso l’analisi mensiocronologica dei laterizidi Nunzia Maria Mangialardi

Metalli per l’edilizia. Elementi strutturali e pertinenti all’arredo da un contesto sigillato: la basilica A di San Giusto (Lucera, FG)di Marco Maruotti

Il «Trappeto Maratea» di Vico del Gargano (FG): analisi archeologica e topografica di un complesso rupestre urbano di tipo produttivodi Francesco Monaco

Archeologia, restauro e conservazione: alcune riflessioni per un’integrazione dei metodidi Velia Polito

Nuovi dati da un sito dell’entroterra di Capitanata. La ceramica medievale di Corletodi Vincenzo Valenzano

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