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Alberese Archaeological Project Monograph Series 1 Diana Umbronensis a Scoglietto Santuario, Territorio e Cultura Materiale (200 a.C. – 550 d.C.) a cura di Alessandro Sebastiani, Elena Chirico, Matteo Colombini e Mario Cygielman Archaeopress Roman Archaeology 3

I reperti numismatici di Scoglietto (Grosseto) - edizione completa

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Alberese Archaeological Project Monograph Series 1

Diana Umbronensis a Scoglietto

Santuario, Territorio e Cultura Materiale

(200 a.C. – 550 d.C.)a cura di

Alessandro Sebastiani, Elena Chirico, Matteo Colombini e Mario Cygielman

Archaeopress Roman Archaeology 3

i

Contenuto

Elenco degli autori ............................................................................................................................................................. iii

Presentazioni ..................................................................................................................................................................... ivGabriella Poggesi e Andrea Pessina, Emilio Bonifazi, Marco Locatelli, Lucia Venturi

Introduzione ..................................................................................................................................................................... vii

Lo Scoglietto nel paleo-paesaggio della piana di Grosseto .............................................................................................. 1Antonia Arnoldus-Huyzenveld e Carlo Citter

Le indagini archeologiche di età romana nel territorio di Alberese ............................................................................... 12Alessandro Sebastiani

Diana e la religione romana ............................................................................................................................................ 23Elena Chirico

Periodo I Età Ellenistica e Repubblicana (II secolo a.C. – I secolo a.C.) .......................................................................................... 26Edoardo Vanni

Periodi II - III Dal Primo Impero al Regno di Commodo (Fine I secolo a.C. – Ultimo quarto del II secolo d.C.) ................................... 40Alessandro Sebastiani e Elena Chirico

Periodo IV Età Severiana - Tarda Età Imperiale (Fine del II secolo d.C. - Metà del IV secolo d.C.) .................................................. 54Elena Chirico e Matteo Colombini

Periodi V – VII La piena età tardoantica (Fine del IV secolo d.C. – Metà del VI secolo d.C.) .................................................................. 60Alessandro Sebastiani

Periodo VIII Il Medioevo e l’Età Moderna (Metà del VI secolo d.C. – XX secolo d.C.) ....................................................................... 68Alessandro Sebastiani

I reperti ceramici .............................................................................................................................................................. 70Stefano Ricchi

La suppellettile da illuminazione................................................................................................................................... 114Massimo Brando

Catalogo lucerne ............................................................................................................................................................ 144Massimo Brando

I reperti vitrei ................................................................................................................................................................. 225Elisa Rubegni

I reperti numismatici ..................................................................................................................................................... 244Massimo De Benetti

Small Finds ..................................................................................................................................................................... 279Elisa Rubegni

I resti umani individuati nella cisterna a Scoglietto analisi preliminari ....................................................................... 298Veronica Aniceti

I reperti faunistici ........................................................................................................................................................... 306Veronica Aniceti

I piani pavimentali dell’area religiosa di Scoglietto ...................................................................................................... 320Mario Cygielman

I reperti marmorei ......................................................................................................................................................... 327Mario Cygielman

ii

I bolli laterizi .................................................................................................................................................................. 338Mario Cygielman

L’epigrafe di Diana Ombronense alla foce del fiume Ombrone (Alberese-Grosseto) .................................................. 340Mario Cygielman

L’ager Rusellanus e la città di Rusellae dalla romanizzazione all’età imperiale III secolo a.C. – II secolo d.C. ............. 343Elena Chirico, Matteo Colombini e Mariagrazia Celuzza

L’ager Rusellanus e la città di Rusellae nel periodo tardoantico (200-549 d.C.)........................................................... 358Alessandro Sebastiani e Maria Grazia Celuzza

Ancora su Rutilio Namaziano e l’archeologia delle coste tirreniche ............................................................................ 367Maria Grazia Celuzza

Diana e Iside a Scoglietto ............................................................................................................................................... 375Mario Cygielman

Paesaggi etruschi, romani e tardo antichi lungo la via Aurelia: l’area di Talamone..................................................... 380Nicoletta Barocca

Conclusioni ..................................................................................................................................................................... 394Elena Chirico, Matteo Colombini, Alessandro Sebastiani e Mario Cygielman

iii

Elenco degli autori

VERONICA ANICETI

University of Sheffield - Department of Prehistory and [email protected]

ANTONIA ARNOLDUS-HUYZENVELD

Geoarcheologo, Digiter [email protected]

NICOLETTA BAROCCA

Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni [email protected]

MASSIMO BRANDO

Archeologo libero [email protected]

ELENA CHIRICO

Associazione Culturale “Progetto Archeologico Alberese”[email protected]

MARIA GRAZIA CELUZZA

Direttrice Museo Archeologico e di Arte Sacra di [email protected]

CARLO CITTER

Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni [email protected]

MATTEO COLOMBINI

Associazione Culturale “Progetto Archeologico Alberese”[email protected]

MARIO CYGIELMAN

Soprintendenza per i Beni Archeologici della [email protected]

MASSIMO DE BENETTI

Consulente numismatico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della [email protected]

STEFANO RICCHI

Archeologo libero [email protected]

ELISA RUBEGNI

Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni [email protected]

ALESSANDRO SEBASTIANI

University of Sheffield - Department of Prehistory and [email protected]

EDOARDO VANNI

Università degli Studi di [email protected]

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Quadro generale dei rinvenimenti

Le campagne di scavo condotte a Scoglietto tra il 2009 ed il 2011 hanno portato al recupero di n. 112 monete1. Si tratta per la maggior parte di esemplari relativi alle fasi antiche di occupazione dell’area e che si distribuiscono cronologicamente tra il II sec. a.C. ed il VI secolo. Un piccolo gruppo di monete è invece testimonianza di una ulteriore frequentazione del sito in età moderna (secc. XVI-XVIII).

L’area dello Scoglietto aveva già restituito in passato alcuni reperti numismatici. Nella vicina grotta, nota soprattutto per i ritrovamenti di età preistorica2, alcune ricerche condotte nel 2005 hanno portato al ritrovamento di un numero consistente di monete, ben novanta, di cui settantadue ascrivibili ad epoca romana. L’esame degli esemplari recuperati nella grotta ha mostrato una presenza preponderante di emissioni di IV secolo, anche se sono presenti pesi monetali e monete che testimoniano una frequentazione di quest’area durante il V-VI secolo e in epoca moderna3. Questi dati sono ora confermati anche dai risultati delle ricerche condotte nell’area templare di Scoglietto e dai materiali ivi rinvenuti.

La presenza romana in questa area del grossetano è testimoniata da numerosi resti e le ricerche recenti hanno contribuito ad arricchire il quadro dei rinvenimenti numismatici noti. In un’altra grotta, denominata buca di Spaccasasso, ubicata sulle prime pendici occidentali dei Monti dell’Uccellina, sono state rinvenute alcune monete di III-IV secolo4, ma sono soprattutto i recenti scavi condotti presso l’area portuale di Spolverino, lungo un’ansa del fiume Ombrone, ad aver restituito una ingente quantità di monete (oltre 600)5. L’analisi complessiva dei ritrovamenti permetterà di acquisire nuove informazioni sulla circolazione monetaria in questo territorio e, più in

1 Ringrazio il dott. Mario Cygielman e la dott.ssa Poggesi per avermi affidato lo studio dei materiali numismatici.2 Per un recente contributo sulle ricerche condotte nella grotta si veda Cavanna 2007. Attualmente sono in corso nuove indagini guidate dalla prof.ssa Sarti dell’Università di Siena.3 Si veda in merito De Benetti 2007a.4 Si tratta di due antoniniani di Probo e Claudio II ed un AE3 della seconda metà del IV secolo, forato per un utilizzo come elemento di collana o pendente, oltre a pochi altri materiali di età romana, tra cui un peso in piombo da stadera (aequipondium); De Benetti 2007b.5 Un campione di n. 20 monete rinvenute nella prima campagna di scavo del 2010 è stato pubblicato in Cygielman et alii 2010.

generale, nell’ager Rusellanus, di cui l’area di Alberese costituiva il limite meridionale6. Le monete rinvenute a Scoglietto sono testimonianza di tutte le fasi di vita del complesso, dall’età repubblicana, con gli esemplari più antichi databili al II sec. a.C., fino al momento di distruzione ed abbandono, verso la fine del IV secolo, e nuovamente della rioccupazione in età bizantina (VI secolo) e delle sporadiche frequentazioni in epoca moderna (XVI-XVIII secolo). Si riporta di seguito il quadro cronologico complessivo del materiale numismatico.7

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Ad eccezione di un quinario ed un denario suberato di età repubblicana, tutti gli esemplari rinvenuti sono in bronzo e rappresentativi dei livelli più bassi della circolazione. Si tratta di monete che nella maggior parte dei casi entrarono a far parte del deposito archeologico a seguito di smarrimento (forse per l’esemplare suberato è possibile anche un’uscita intenzionale dalla circolazione). Gli scavi non hanno evidenziato la presenza di ripostigli, ma il ritrovamento di un numero rilevante di esemplari nell’area antistante al tempio e nel riempimento del deposito votivo potrebbe essere connesso al rituale dell’offerta. E’ probabile che anche un esemplare non romano di età repubblicana recuperato a Scoglietto, al di fuori della sua naturale area di circolazione, sia stato depositato intenzionalmente da qualcuno di passaggio come dono al tempio. In un caso è stato riscontrato l’utilizzo di una moneta come probabile obolo di Caronte, nell’unica sepoltura rinvenuta.

6 Per una recente analisi dell’estensione dell’ager Rusellanus, con ricca bibliografia in merito, si veda Celuzza 2013.7 Nell’età repubblicana è compreso anche un esemplare non romano del II-I sec. a.C.

I reperti numismatici

Abstract: The archaeological excavations at Scoglietto uncovered 112 Roman, Byzantine and post-medieval coins. This chapter analyses the numismatic assemblage and investigates the source of the coins in relation to the stratigraphic evidence. Other coin assemblages are taking into account in order to provide a much wider picture of the circulation, especially in the Mid to Late Imperial period. The recovery of a quantity of coins in the nearby caves of Scoglietto and Spaccasasso, as well as from the manufacturing district of Spolverino and the Roman villas around, provide the opportu-nity to compare this evidence with the wider territory of the ager Rusellanus and the city of Rusellae itself.

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grotta dello Scoglietto11 e dagli scavi nel sito di Spolverino, nei pressi del fiume Ombrone12.

Le altre due monete sono un quinario estremamente consunto (cat. 3), databile tra fine II ed inizi I sec. a.C., ed un denario di Mn Cordius Rufus, coniato a Roma nel 46 a.C. (cat. 4). Le tracce di corrosione presenti su questa moneta mostrano trattarsi di un esemplare suberato, realizzato cioè con un’anima di metallo vile ricoperta da una sottile lamina di argento.

La presenza di queste monete si può collegare alle prime fasi di frequentazione del sito. I dati offerti dai contesti di rinvenimento sono però poco significativi: il quinario proviene da strati superficiali; il piccolo bronzo di Elea/Velia ed il denario suberato sono stati rinvenuti nello strato di innalzamento del piano di calpestio esterno al tempio (US 329), datato alla fine del II sec. d.C.; l’asse proviene dal riempimento di un taglio di II-III secolo (US 293), che forse intercetta strati più antichi. Queste monete sono quindi da considerarsi residuali.

Da Augusto alla metà del III secolo (cat. 5-22)

La monetazione del periodo compreso tra Augusto e la metà del III secolo è rappresentata da n. 18 esemplari, che sono testimonianza dei livelli più bassi della circolazione. Per il I secolo si tratta, infatti, esclusivamente di assi (6 es.) e quadranti (2 es.); proprio il quadrante rappresentava il

11 Un asse con peso di g. 22,17 e diametro di mm. 31; De Benetti 2007a, p. 107, cat. 1. 12 Si tratta di un asse del peso di g. 20,64; De Benetti 2010, p. 24, cat. 1.

Si riporta di seguito una analisi delle monete rinvenute, che precede il catalogo che descrive ogni singolo esemplare. Al termine dello stesso è riportato l’elenco complessivo dei rinvenimenti numismatici suddivisi per campagna di scavo ed unità stratigrafica.

L’età repubblicana (cat. 1-4)

Passando alla disamina dei pezzi, va innanzitutto segnalato il ritrovamento di un piccolo bronzo della zecca di Elea-Velia, del tipo Testa di Atena/Tripode (cat. 1), la cui coniazione viene inquadrata dai più recenti repertori di classificazione tra il II ed il I secolo a.C.8 Si tratta di una delle ultime emissioni in bronzo della città, coniata quasi sicuramente prima dell’89 a.C., data di probabile chiusura della zecca. La sua circolazione è testimoniata almeno fino alla fine del I secolo a.C. come dimostra il ritrovamento di un ripostiglio contenente un numero consistente di esemplari di questa emissione associato a monete romane tardo repubblicane e della primissima età imperiale9.

La presenza di questa moneta risulta interessante, poiché si tratta di una emissione estranea alla normale circolazione in quest’area. Si inquadra, infatti, tra quelle scarse emissioni in bronzo che furono coniate in alcune città fino alla tarda Repubblica come segno di autonomia cittadina e che avevano circolazione quasi esclusivamente locale, dove erano accettate nel circuito dei piccoli scambi10. Per l’esemplare di Scoglietto, è quindi probabile un suo utilizzo come offerta al santuario.

Per quanto riguarda la presenza di monete romane di età repubblicana, gli scavi di Scoglietto hanno restituito un totale di n. 3 esemplari databili tra il II ed il I sec. a.C. L’esemplare più antico è un asse della serie Giano/Prua (cat. 2) che, con molta probabilità, presentava in origine un segno od un monogramma sopra la prua, oggi non più leggibile a causa dello stato di conservazione. Grazie al peso è possibile comunque inquadrarlo tra le emissioni di II secolo a.C., di cui va ricordato il lungo periodo di circolazione. Il ritrovamento non è isolato, poiché due esemplari di peso analogo provengono anche dalla vicina

8 Ringrazio il prof. Michele Asolati per la corretta identificazione di questo esemplare. Per la datazione dell’emissione si veda Rutter 2001, p. 122 e Di Bello 1997, pp. 345-357.9 Si tratta del ripostiglio di Velia, pubblicato in Greco Pontrandolfo 1971-1972.10 Cantilena 2006, p. 453. L’esame dei ritrovamenti noti mostra una circolazione limitata alla città ed ai centri limitrofi.

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più piccolo nominale del sistema monetario introdotto da Augusto nel 23 a.C. che si mantenne praticamente stabile nei primi due secoli dell’impero.

Le monete di età augustea sono tra le più attestate; si tratta di quattro esemplari di cui due appartenenti alle emissioni a nome dei tresviri monetales, che avevano il controllo sulla coniazione delle monete: un asse di L Surdinus (cat. 5) del 15 a.C. ed un quadrante di L Valerius Catullus (cat. 6) del 4 a.C. A partire da questa data cessò l’indicazione del loro nome nelle monete in rame (per l’argento era già cessata in precedenza intorno al 12 a.C.) e la coniazione di questi nominali nella zecca di Roma. Per le altre due monete lo stato di conservazione non consente un riconoscimento preciso, anche se per una è molto probabile l’appartenenza alle emissioni fatte coniare da Augusto a nome di Tiberio nel 10-11 d.C., alla riapertura della zecca di Roma (cat. 8).

Due esemplari appartengono alle emissioni di Gaio (Caligola). Si tratta di un quadrante (cat. 9) e di un asse della ben nota serie emessa in onore di Agrippa, con al rovescio la raffigurazione di Nettuno (cat. 10). La presenza di queste monete emesse durante il regno di Gaio non appare casuale. Si tratta di emissioni in cui non compare il ritratto dell’imperatore che furono probabilmente risparmiate dalla damnatio memoriae, a seguito della quale le monete di Gaio finirono per essere ritirate e fuse durante il regno di Claudio, dopo il 43 d.C.13

Al I secolo appartiene anche un asse di Vespasiano con al rovescio la raffigurazione di un’edicola con una porta a due battenti e legenda Providen (cat. 11), ad indicarne la dedica alla Provvidenza, che fa parte di quella lunga serie di monete con questa raffigurazione iniziata da Tiberio per celebrare il Divo Augusto e continuata con i suoi successori14. Testimonianza dei nominali di minor valore circolanti all’epoca sono anche un asse di Domiziano (cat. 12) ed un asse di Adriano (cat. 13), entrambi piuttosto consunti.

13 Il ritiro del circolante eneo di Caligola, come conseguenza della damnatio memoriae, è testimoniato da Dione Cassio (LX 22, 3) secondo il quale il Senato decretò che tutta la monetazione di bronzo che portava la sua effigie fosse rifusa. Si veda in merito RIC I 1984, pp. 106-107; Koenig 1988.14 La presenza della porta lo farebbe riconoscere come tempietto piuttosto che come altare, descrizione riportata in alcuni repertori di classificazione.

La maggior parte di queste monete (sono escluse l’asse del 15 a.C. ed il quadrante di Gaio) proviene dalla US 305, relativa al momento di chiusura del deposito votivo del tempio, la cui formazione è stata datata al periodo compreso tra la fine del II e gli inizi del III secolo. All’interno di questa unità stratigrafica l’esemplare più tardo è l’asse dell’imperatore Adriano che, seppure in conservazione non ottimale, mostra chiari segni di una lunga circolazione. Occorre tener conto che le monete di I e II secolo ebbero una circolazione prolungata e che pertanto la loro presenza all’interno di un contesto più tardo non sia da considerarsi residuale ma testimonianza del circolante utilizzato nel periodo di formazione del deposito archeologico.

Come accennato, per la prima età imperiale oltre alla mancanza di esemplari in argento va rilevata anche l’assenza dei nominali in bronzo di maggior valore (dupondi e sesterzi), che sono invece documentati a Scoglietto tra i ritrovamenti di II secolo.

Oltre all’asse di Adriano precedentemente descritto, il II secolo è testimoniato da n. 7 monete, di cui quattro coniate durante il regno di Antonino Pio. Si tratta di un numero che riflette la grande produzione di moneta bronzea che caratterizzò gli anni trenta e quaranta del II secolo, rendendo queste emissioni particolarmente diffuse e ben documentate negli scavi archeologici. Le monete recuperate sono un sesterzio coniato nel 148-149 d.C. con al rovescio la legenda Temporum Felicitas e la raffigurazione del busto di due bambini su cornucopie incrociate, identificati da alcuni come i nipoti dell’imperatore (cat. 14), un asse ed un sesterzio con le personificazioni rispettivamente di Felicitas e Salus (cat. 15 e 16) ed un asse o dupondio a nome di Faustina I divinizzata (cat. 17), di cui è ben nota l’abbondanza delle emissioni sotto Antonino Pio.

Questi esemplari hanno provenienze eterogenee. Un sesterzio è stato rinvenuto insieme all’asse di Augusto del 15 a.C. nella US 329, identificata come innalzamento del piano di calpestio esterno al tempio e datata alla fine del II secolo. La circolazione delle due monete risulterebbe coeva con il periodo di formazione dello strato, considerando che tali emissioni circolarono a lungo e che lo stato di usura, in particolare dell’asse, mostra un lungo periodo di utilizzo. Anche l’asse o dupondio a nome di Faustina I è da ritenersi coevo al periodo di formazione della US 263, strato di crollo datato tra la fine del II e gli inizi del III secolo. E’ invece da considerarsi residuale il sesterzio cat. 14, rinvenuto nella US 3, strato di abbandono databile alla fine del IV secolo.

Con l’età degli Antonini e soprattutto negli anni successivi, i nominali inferiori furono gradualmente soppiantati nella circolazione dai sesterzi, di cui anche gli scavi archeologici hanno evidenziato una percentuale maggiore di attestazioni rispetto al periodo precedente (si veda ad esempio quanto rilevato nel vicino centro di Roselle e negli horrea di Vada Volaterrana)15. La circolazione della

15 De Benetti-Catalli 2013, p. 59 ; Facella 2004, p. 31.

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fine del II secolo è attestata da un asse di Marco Aurelio (cat. 18) e da due sesterzi di Commodo databili al 178 d.C. (cat. 19) ed al 183-184 d.C. (cat. 20). Queste monete risultano essere coeve con il periodo di formazione delle stratigrafie da cui provengono. In particolare, il sesterzio del 178 d.C., con un bel ritratto giovanile dell’imperatore e la personificazione al rovescio della Libertas nella sua tradizionale raffigurazione con pileus, mostra di aver circolato poco tempo in considerazione del buono stato di conservazione. La sua provenienza dalla US 48, strato relativo al cantiere del tempio di età severiana (fine II-inizi III secolo), conferma che entrò a far parte del deposito archeologico non molto tempo dopo la sua emissione.

Con il passaggio al III secolo si assiste in generale ad una diminuzione della circolazione dei nominali inferiori in bronzo, che tendono a scomparire e ad essere sostituiti nelle transazioni prima dai sesterzi e poi dagli antoniniani, la cui produzione e circolazione si affermò a partire dal 238 d.C. soppiantando di fatto quella del denario16.

Gli scavi a Scoglietto hanno restituito solo due monete coniate nella prima metà di questo secolo: un antoniniano di Gordiano III (cat. 21) ed un sesterzio di Filippo I (cat. 22). Entrambi gli esemplari entrarono a far parte del deposito archeologico probabilmente non oltre gli anni ’60 del secolo. Occorre infatti ricordare che in tale periodo i sesterzi in circolazione furono ritirati e fusi per la coniazione di antoniniani in bassa lega17. Anche l’antoniniano di Gordiano III, di lega contenente ancora una certa quantità di argento, dovrebbe aver circolato negli anni precedenti l’immissione in circolazione di grandi quantità di antoniani sviliti nel contenuto di metallo fino. Per quanto riguarda i contesti di rinvenimento, la provenienza del sesterzio dalla US 319, piano di calpestio che ha restituito numerosi materiali di III-IV secolo, non aggiunge ulteriori informazioni; stessa considerazione può essere fatta per la US 332 in cui è stata recuperata la moneta di Gordiano III, datata allo stesso periodo.

La seconda metà del III secolo (cat. 23-42)

Nella seconda metà del III secolo, fino alla riforma di Diocleziano, sono gli antoniniani a costituire il

16 Callu 1969, p. 197.17 Callu 1969.

nominale maggiormente in circolazione, coniati in un numero crescente di zecche così da garantirne la distribuzione nelle varie parti dell’impero. A Scoglietto la documentazione numismatica per questo periodo è rappresentata esclusivamente da esemplari di questo nominale, rinvenuti in numero piuttosto significativo. Si tratta complessivamente di n. 20 esemplari, di cui si riporta un elenco riassuntivo nella tabella 3.

Si può distinguere un primo gruppo di sei monete coniate nella zecca di Roma da Gallieno, Claudio II e Quintillo. E’ utile ricordare che a partire dagli ultimi anni del regno di Gallieno e soprattutto in quelli immediatamente successivi furono immesse in circolazione grandi quantità di antoniniani e la zecca di Roma si rese anche responsabile di emissioni fraudolente, realizzate cioè senza autorizzazione imperiale e diminuendo il peso ed il contenuto d’argento delle monete. I tre esemplari di Gallieno rinvenuti a Scoglietto (cat. 23-25) appartengono alle ultime emissioni del suo regno, coniate tra il 266 ed il 268 d.C., di cui è stata messa in evidenza una certa diminuzione nella qualità rispetto alle serie precedenti. E’ utile ricordare che sotto Gallieno, imperatore unico (260-268), la zecca di Roma funzionò dapprima con sei officine, quindi, nel 266, la sua capacità fu raddoppiata con l’apertura di altre sei officine, con un consistente aumento della produzione18. E’ evidente la differenza tra questi esemplari e quello di Gordiano III: in poco più di venti anni il peso di questo nominale era passato da g. 4,5, con un contenuto di argento pari a circa il 42%, a circa la metà e con una percentuale di fino inferiore al 5%.

Per gli anni immediatamente successivi al regno di Gallieno, sono stati recuperati a Scoglietto due esemplari di Claudio II appartenenti alla seconda emissione della zecca di Roma e databili al 268-269 d.C. (cat. 26-27) ed un esemplare di Quintillo (cat. 28) coniato nella prima officina, con al rovescio il tipo della Pax Augusti. Quest’ultimo appartiene all’unica emissione della zecca di Roma che, nonostante la brevità del regno di Quintillo, risulta ampiamente documentata in Italia.19

E’ interessante osservare che sono assenti esemplari delle emissioni Divo Claudio o loro imitazioni, di cui è ben nota la circolazione prolungata insieme ad emissioni di IV secolo (ad esempio con frazioni radiate della riforma di Diocleziano, oltre ad AE3 e AE4 coniati dopo la riforma

18 Crisafulli 2008, p. 40, con specifica bibliografia in merito; Giard 1995, p. 6.19 Quintillo successe a suo fratello Claudio quando questi morì a Sirmium, nell’autunno del 270, ma regnò per poco tempo, senza dubbio un mese. Ciò nonostante fece battere moneta a suo nome, specialmente a Roma, dove le officine ripresero l’attività dopo un periodo di chiusura della zecca dalla fine del 269. Anche la zecca di Milano avrebbe avuto il tempo di produrre tre emissioni e la zecca di Siscia una emissione; Giard 1995 p. 13. Per un elenco dei ritrovamenti si veda Crisafulli 2008; per altri ritrovamenti di monete di Quintillo nel territorio di Grosseto si segnalano un esemplare dagli scavi di Roselle ed uno da Sticciano Scalo; De Benetti-Catalli 2013, p. 64.

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di Costanzo II e Costante) ed il cui ritrovamento non è infrequente in contesti tardi, anche di V-inizi VI secolo20.

In merito ai contesti di ritrovamento, tre esemplari sono stati rinvenuti nel piano esterno al tempio di età severiana (US 319, cat. 23, 24 e 27), la cui lunga fase d’uso è documentata dai numerosi materiali rinvenuti, datati tra la metà del III e la metà del IV secolo d.C. Il dato sarebbe quindi coerente con il periodo di emissione e circolazione di queste monete. Due esemplari provengono invece da strati di humus o di abbandono. Tutte queste monete furono coniate nella zecca di Roma, che in questo periodo e negli anni immediatamente successivi si rese responsabile di una massiccia immissione in circolazione di moneta svalutata.

Con Aureliano, imperatore dal 270 al 275, si tentò di porre rimedio alla grave situazione di crisi monetaria, con una serie di iniziative tra cui il ritorno alla purezza della moneta d’oro, riportata agli standard precedenti i regni di Valeriano e Gallieno, la riorganizzazione della rete di zecche dell’impero, la chiusura della zecca di Roma per circa due anni dopo la rivolta dei monetieri nell’estate del 271. Fulcro della riforma fu soprattutto l’introduzione, nella primavera del 274, di un nuovo antoniniano migliorato nel peso e nel contenuto di argento fissato al 5% e nel contemporaneo ritiro delle emissioni precedenti adulterate nel contenuto di metallo prezioso21.

20 Si veda ad esempio il caso degli horrea di Vada Volaterrana, con esauriente bibliografia in merito.21 Per una disamina accurata degli studi e delle ipotesi dei vari studiosi, si vedano i lavori di Cubelli 1992, Estiot 1995, Crisafulli 2008. Occorre ricordare che la riforma di Aureliano non cambiò radicalmente la circolazione monetaria poiché, come è stato evidenziato dallo studio dei ripostigli e dei rinvenimenti, la nuova moneta faticò ad imporsi nella

L’unico esemplare di Aureliano rinvenuto a Scoglietto appartiene ad una delle ultime emissioni precedenti la riforma e fu coniato nella zecca di Cizico tra la primavera del 273 e la primavera del 274 d.C. (cat. 29). E’ interessante osservare che tra le emissioni di Aureliano coniate in zecche orientali, questa emissione (si tratta della ottava secondo la classificazione adottata dalla Estiot) è tra quelle attestate con un numero elevato di esemplari nel ripostiglio della Venèra, a dimostrazione di una abbondante circolazione22.

Il gruppo più numeroso di antoniniani rinvenuti a Scoglietto appartiene alle emissioni successive alla riforma di Aureliano. Si tratta complessivamente di n. 13 esemplari, la maggior parte dei quali coniati durante il regno di Probo (276-282 d.C.), di cui è nota l’abbondanza delle emissioni. Le monete di questo imperatore sono rappresentate da quattro esemplari della zecca di Roma, di cui due con il tipo della statua di Roma entro un tempio esastilo e legenda Roma Aeter (cat. 30-31) e gli altri con il tipo della Vittoria (cat. 32) e del trofeo con due prigionieri con legenda Victoria Germ(anica) (cat. 33); sono inoltre presenti due esemplari della zecca di Siscia (cat. 34-35) ed uno coniato a Cizico (cat. 36). Lo stato di conservazione di questi antoniniani consente di apprezzare i dettagli del ritratto dell’imperatore, che è raffigurato con l’armatura proseguendo un modello di raffigurazione già utilizzato da Aureliano, oppure con manto imperiale e scettro, come nei due esemplari della zecca di Roma con legenda Roma Aeter.

circolazione e non si sostituì alla precedente, ma si affiancò ad essa. Nonostante le misure decise per ritirare i vecchi antoniniani sviliti, questi continuarono a circolare con un valore diverso, venendo in qualche modo a colmare un vuoto nella circolazione determinato dall’introduzione delle nuove monete di maggior valore.22 Estiot 1995.

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Le altre monete emesse prima della riforma di Diocleziano sono antoniniani a nome di Caro, Divo Caro, Carino, Numeriano, Diocleziano e Massimiano Erculeo (cat. 37-42). Per Caro sono presenti un antoniniano della zecca di Ticinum, con la raffigurazione al rovescio della Spes Publica, ed un esemplare della zecca di Siscia emesso in sua memoria, con la legenda Consecratio ed il contrassegno XXI all’esergo del rovescio preceduto da SMS, iniziali di Sacra Moneta Sisciensis. E’ stato calcolato che questa serie fu battuta per pochi giorni, circa una decina, nella seconda metà dell’agosto 284, prima che la zecca cessasse di funzionare a seguito della partenza da Siscia dell’imperatore Carino per recarsi a Roma23. A questa emissione della zecca di Siscia appartiene anche un antoniniano a nome di Carino con il tipo dei vota publica, con i due fratelli Carino e Numeriano affrontati che offrono un sacrificio su un altare; è stato ipotizzato che questi voti pro salute et reditu dell’imperatore fossero formulati per Numeriano, dopo la notizia della malattia che lo aveva colpito e che ne provocò la morte tre mesi più tardi 24. Un antoniniano della zecca di Roma coniato tra settembre 283 e gennaio 284 ci mostra l’effige di questo imperatore (cat. 40).

Gli antoniniani più recenti sono un esemplare a nome di Diocleziano, con il consueto tipo con Giove stante a sinistra che tiene nella mano destra la folgore e nella sinistra un lungo scettro verticale e legenda Iovi conservat, coniato nella terza officina della zecca di Ticinum tra la fine del 286 e gli inizi del 287 d.C. (cat. 41), ed uno a nome di Massimiano Erculeo coniato a Roma nel 290 d.C., anch’esso con al rovescio la rappresentazione di Giove (cat. 42).

In generale, le emissioni successive alla riforma di Aureliano si caratterizzano per un peso più elevato rispetto a quelle del periodo immediatamente precedente ed una maggior cura nella realizzazione, come è possibile constatare anche negli esemplari recuperati a Scoglietto, la maggior parte dei quali si presenta in buono stato di conservazione.

I contesti di rinvenimento non sono particolarmente significativi. Alcune monete sono state rinvenute nel piano di calpestio esterno (US 319 e 332) e sono testimonianza delle fasi di vita della struttura, molte altre provengono invece da strati superficiali o di crollo.

E’ interessante osservare che gli esemplari databili alla seconda metà del III secolo sono in numero consistente, pari a circa il 18% del totale dei rinvenimenti numismatici. Il dato è in linea con quanto rilevato anche nella vicina città di Roselle, che ha mostrato un picco di attestazioni di monete del terzo quarto del III secolo rispetto ad altri centri del litorale tirrenico e dell’Etruria interna25. Occorre ricordare che Roselle fu interessata in questo periodo da

23 Gricourt 2000, pp. 55-56.24 Gricourt 2000, pp. 55.25 Cuglia-Williams 2007; De Benetti-Catalli 2013.

una serie di attività edilizie di notevole importanza, quali la riorganizzazione della domus dei mosaici e la successiva costruzione delle terme di Perpetuo Argyzio e che il terzo secolo rappresentò un momento di grande sviluppo per il territorio, creando i presupposti per una ripresa economica attestata ancora nel corso del IV secolo.

Dal 294 d.C. alla riforma del 348 d.C. (cat. 43-59)

Con la riforma di Diocleziano del 294 d.C. fu introdotto un nuovo nominale del peso di 1/32 di libbra, con un diametro di poco inferiore ai 30 mm. e un tenore d’argento di circa il 3%, noto come nummus (o follis in molti studi numismatici), insieme a nuove monete divisionali. Lo scavo di Scoglietto ha restituito tre esemplari riferibili a questo primo periodo. Si tratta di frazioni radiate databili al 297-298 d.C. ed emesse a nome di Diocleziano (cat. 43) e Costanzo I Cesare (cat. 44-45), con il tipo Vot XX, tutte coniate nella zecca di Roma. La presenza esclusivamente di frazioni, che nella circolazione avevano in pratica sostituito gli antoniniani, non è casuale. E’ stato rilevato che proprio le frazioni, di scarso valore e perdute con maggiore facilità, sono le più presenti in strati archeologici coevi, mentre più raro è il ritrovamento dei nummi pesanti, più soggetti a fenomeni di accaparramento e tesaurizzazione26.

Occorre ricordare che le numerose riduzioni ponderali dei primi decenni del secolo (nel 307, 309, 313, 318, nel 330 e 335-336) portarono ad un abbassamento del peso, del tenore d’argento e del diametro del nummus e fecero sì che le emissioni precedenti, più pesanti, fossero ritirate per essere rifuse e coniate secondo i nuovi standard. Proprio a seguito di queste riduzioni i nummi ridotti finirono per costituire la massa del circolante maggiormente in uso e, come tale, più soggetto a smarrimento, mentre le frazioni scomparirono dalla circolazione. Per gli anni successivi al 307, anno della prima riduzione, solamente tre monete sono state recuperate a Scoglietto. Si tratta di un nummo di Licinio del 320-321 d.C. (cat. 46) e di due nummi coniati da Costantino I a nome di Crispo e Fausta tra il 324 ed il 326 d.C. (cat. 48-49). Quest’ultima moneta rappresenta ad oggi l’unico ritrovamento noto di esemplari della zecca di Nicomedia nell’ager Rusellanus27.

Relativamente alle emissioni successive alla riforma del 330, quando il nummus fu coniato ad 1/132 di libbra con un

26 Si veda in merito Callu 1969; Depeyrot 1982 e Depeyrot 1992.27 Cfr. De Benetti-Catalli 2013.

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peso quindi pari a circa g. 2,46, sono presenti a Scoglietto undici monete. Il tipo prevalente è quello ben noto Gloria Exercitus con due insegne, attestato con quattro esemplari coniati a nome di Costantino I, Costanzo II e Costantino II tra il 330 ed il 335 d.C.( cat. 47, 50-52). Sono inoltre presenti tre esemplari di peso ridotto per il periodo successivo al 335 d.C., dello stesso tipo ma caratterizzato dalla presenza di una sola insegna (cat. 53, 54, 56). Sempre agli stessi anni è riferibile anche un nummo di Costantino II del tipo Virtus Augusti, coniato a Roma tra il 337 ed il 340 d.C. (cat. 55).

La parte finale di questo periodo è documentata da soli tre esemplari, di cui due del tipo Victoriae Dd Auggq Nn con due Vittorie affrontate (cat. 57-58) e uno del tipo VNMR, in onore di Costantino divinizzato (cat. 59).

Per quanto riguarda i contesti di rinvenimento, le frazioni radiate provengono da strati superficiali ed appaiono pertanto residuali, ad eccezione di un esemplare rinvenuto nella US 319, relativa al piano di calpestio esterno al tempio, da cui provengono numerose monete che coprono un arco cronologico di circa un secolo, dalla metà del III alla metà del IV secolo. Considerando che le emissioni di nummi del 295-330 d.C., e le relative frazioni radiate, circolarono per breve tempo prima di essere ritirate a seguito delle continue riduzioni del periodo, è altamente probabile che la moneta (cat. 44) sia entrata a far parte del deposito archeologico poco tempo dopo la sua emissione.

Di particolare interesse è il rinvenimento della moneta cat. 56, coniata tra il 337 ed il 340 d.C., all’interno dell’unica sepoltura rinvenuta nell’area templare (US 82), pertinente ad una fase di abbandono e priva di ulteriori elementi di corredo. La moneta, il cui utilizzo può essere messo in relazione con il costume del cosiddetto obolo di Caronte, come viaticum per il defunto nel suo viaggio

verso l’oltretomba, fornisce un importante terminus post quem per la determinazione della presunta data di deposizione. Occorre ricordare, a questo proposito, che per gli esemplari delle serie ridotte successive al 335 d.C. l’evidenza archeologica ha mostrato il loro perdurare nella circolazione ben oltre il 353 d.C., data nella quale sarebbero stati dichiarati fuori corso. Una circolazione oltre tale data potrebbe essere testimoniata a Scoglietto anche per un esemplare coniato tra il 335-336 d.C. (cat. 52) rinvenuto nella US 10, relativa alle fasi di abbandono dell’area durante la fine del IV secolo, insieme a monete databili alla seconda metà del IV secolo.

Dal 348 d.C. alla fine del IV secolo (cat. 60-102)

La percentuale maggiore del numerario recuperato a Scoglietto si colloca cronologicamente in epoca successiva alla riforma del 348 d.C. (si tratta di oltre il 38% dei rinvenimenti). Con questa riforma del numerario in bronzo furono introdotti tre tipi di AE, diversi per modulo, peso e tipologia (AE2 coniato ad 1/60 di libbra; AE2 di modulo ridotto coniato ad 1/72 di libbra; AE3 di peso pari a circa 1/120 di libbra). Si trattò di un sistema che subì ben presto delle modifiche, ma che continuò ad essere utilizzato fino all’epoca dell’usurpatore Magnenzio. Dopo la sua morte, Costanzo II introdusse un AE3 più leggero con il tipo della Fel Temp Reparatio con soldato e cavaliere caduto (353-358) che finì per imporsi ben presto nella circolazione. Le serie pesanti battute a partire dal 348 finirono quindi per sparire ben presto, sia perché monete di buon peso rispetto alla grande massa del circolante (costituito, oltre che dalle nuove emissioni con soldato e cavaliere caduto, anche dalla quantità di emissioni Gloria Exercitus e Victoriae Dd Auggq Nn del periodo precedente) che per il divieto di circolazione imposto nel 354 con il ben noto provvedimento contenuto nel Codex Theodosianus28. Per questi motivi gli AE2 di questo periodo sono scarsamente rappresentati negli scavi archeologici, anche se è probabile che fenomeni di tesaurizzazione ne garantirono una sopravvivenza ben oltre la data del provvedimento29.

A Scoglietto troviamo solo due esemplari per il periodo 348-353: un AE2 emesso da Magnenzio nel 350 d.C., del tipo Gloria Romanorum con l’imperatore a cavallo che trafigge con la lancia un barbaro (peso g. 5,66; cat. 60) ed un AE2 di Costanzo II del tipo Fel Temp Reparatio con cavaliere caduto, il cui peso in origine doveva essere superiore agli attuali g. 3,88 in considerazione di alcune mancanze di metallo (cat. 61). Entrambe le monete furono coniate nella zecca di Roma.

Per gli anni compresi tra il 353 ed il 364 gli scavi hanno restituito un numero consistente di esemplari, distribuiti

28 Codex Theodosianus, IX, 23, 1. Si veda in merito Callu 1980.29 Si veda in merito Callegher 1998, p. 38. Interessante anche il dato emerso dai rinvenimenti degli horrea di Vada Volaterrana, dove gli AE2 del periodo 348-353 sono stati rinvenuti in numero consistente. A questo proposito è stato ipotizzato che tali monete, di peso assimilabile a quello dei nominali bizantini da 20 e 10 nummi, potrebbero essere state utilizzate ancora nel corso del VI-VII secolo in aree con difficoltà di approvvigionamento di circolante. Facella 2004, p. 42.

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quasi in egual misura nei due periodi 353-358 e 358-364. Per il primo periodo troviamo otto AE3 del tipo Fel Temp Reparatio (a nome di Costanzo II, Costanzo Gallo, Giuliano II), sicuramente una delle serie più diffuse e di lunga circolazione. E’ interessante rilevare che dall’analisi di queste monete, per quanto consentito dallo stato di conservazione, non sembrano essere presenti esemplari di imitazione, caratterizzati da dimensioni del tondello e peso ridotti e da elementi iconografici e paleografici distintivi, e di cui è stata proposta una circolazione prevalente nel corso del V secolo30.

La serie con cavaliere caduto risulta, in genere, attestata negli scavi archeologici in percentuale ben maggiore rispetto alle emissioni del quinquennio successivo; a Scoglietto, invece, i due periodi sono rappresentati da un numero pressoché uguale di esemplari31. Le monete degli anni 358-364 sono complessivamente sette, di cui la maggior parte del tipo Spes Rei Publice con l’imperatore con globo e lancia, relative agli anni 358-362, e due esemplari di Gioviano del tipo Vot V Mult X degli anni 363-364 (cat. 74-75). Circa la presenza degli AE3 votivi di Gioviano è da osservare che, secondo alcuni studiosi, queste monete furono soggette a rapida demonetizzazione a causa del peso relativamente alto. Si può quindi pensare ad un loro ingresso nel deposito archeologico poco tempo dopo il periodo di emissione32. La provenienza di uno degli esemplari dalla US 10, strato di crollo di parte del soffitto del tempio, e la presenza in questo contesto esclusivamente di esemplari coniati tra il 355 ed il 367 o la cui circolazione è attestata in questo periodo, avvalora tale ipotesi.

Il numero di attestazioni per il periodo successivo, dal 364 al 378 è ancora maggiore, con n. 19 esemplari. Per questi anni si rileva a Scoglietto la presenza preponderante di esemplari del tipo Securitas Reipublicae con Vittoria a s. con palma e corona (n. 15 es.) che insieme agli AE3 del tipo Gloria Romanorum (n. 3 es.) costituirono le tipologie principali emesse durante l’età dei Valentiniani. Oltre a queste è attestata una sola altra moneta del tipo, meno

30 Si veda in merito Facella 2004, p. 45 ss. Callegher 1998 p. 40 ss. con ricca bibliografia in merito.31 Si vedano ad esempio i casi di Roselle (De Benetti-Catalli 2013), Vada Volaterrana (Facella 2004) e per approfondimenti in merito Depeyrot 1999. Il dato di Scoglietto è ovviamente poco significativo da un punto di vista statistico, considerata l’esiguità del campione.32 Callu 1980.

comune, Restitutor Reip (cat. 83), coniata nella zecca di Lugdunum (odierna Lione, in Francia).

La datazione degli esemplari leggibili non va oltre il 378 d.C., ma è opportuno considerare tra gli esemplari non identificabili la presenza di alcuni AE4 che potrebbero collocarsi cronologicamente tra le emissioni successive a tale data.

In merito ai contesti di rinvenimento, la maggior parte degli esemplari proviene dal piano di calpestio esterno al tempio e dagli strati di crollo ed abbandono delle strutture, testimoniando quindi le ultime fasi di frequentazione e di utilizzo dell’area dei templi.

Le zecche

Per completare la disamina delle monete della seconda metà del III e di IV secolo rinvenute a Scoglietto, è utile soffermarsi brevemente anche sull’analisi delle zecche di emissione33.

33 Per un confronto tra le zecche attestate a Scoglietto e nei siti di Cosa, Roselle e Vada Volaterrana, si rimanda a De Benetti-Catalli 2013.

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Il riconoscimento del luogo di emissione è stato possibile per n. 57 esemplari di questo periodo. Si riporta di seguito una tabella riepilogativa delle zecche e del numero di esemplari attestati a Scoglietto, suddivisi in tre periodi distinti (tab. 6).

Come è ovvio attendersi in considerazione della localizzazione dell’area dei templi di Scoglietto, la maggior parte delle monete rinvenute risulta coniata nella zecca di Roma. Per gli anni compresi tra la metà del III secolo e la riforma di Diocleziano, le altre zecche attestate sono Siscia (odierna Sisak in Croazia), Cizico e Ticinum (Pavia), di cui è noto anche un altro esemplare rinvenuto nella buca di Spaccasasso, una cavità naturale situata non lontano da Scoglietto34.

Nel periodo successivo alla riforma di Diocleziano, nuove zecche entrarono in attività rendendo la produzione monetaria dell’impero ancora più decentrata. A Scoglietto sono testimoniate complessivamente nove zecche per gli anni compresi tra il 295 ed il 378 d.C. Oltre alla zecca di Roma sono documentate le zecche galliche di Lugdunum (Lione) ed Arelate (Arles), Siscia e le zecche dell’Egeo e dell’Asia minore di Tessalonica, Heraclea, Cizico e Nicomedia. Occorre tenere presente che, fatta eccezione

34 De Benetti 2007b.

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per Roma, tutte le altre zecche sono attestate in quantità trascurabili ed in numero pressoché uguale, con uno, al massimo due esemplari ciascuna.

Si segnala, inoltre, una frazione radiata proveniente dalla villa romana scoperta nei pressi del podere Montesanto, a poca distanza da Scoglietto, coniata ad Alessandria, zecca altrimenti non attestata tra i rinvenimenti di questo sito archeologico.

Età bizantina (cat. 105)

Passando ai secoli successivi, la sporadica frequentazione del sito nel V secolo, documentata dagli scarsi materiali rinvenuti, non ha lasciato testimonianze numismatiche certe. Per il VI secolo, di sicuro interesse è invece il rinvenimento di un nummus (o denario) di Giustiniano I, con al dritto il busto frontale dell’imperatore ed al rovescio la croce, coniato a Roma tra il 552 ed il 565 d.C. (cat. 105).35 La presenza di questa moneta può infatti essere messa in relazione con il presunto momento di abbandono dell’area, avvenuto intorno alla metà del VI secolo come dimostrerebbe lo studio dei materiali pertinenti ad una capanna.36 La provenienza da strati superficiali non aggiunge altre informazioni al ritrovamento, anche se si può ipotizzare l’appartenenza agli strati più recenti e lo spostamento in superficie a seguito delle attività di sistemazione dell’area realizzate in età moderna.

La moneta costituisce una interessante testimonianza della circolazione di numerario di età bizantina nel territorio,37 di cui si hanno scarse attestazioni, e si aggiunge a quanto già documentato a Scoglietto con il ritrovamento, nella vicina grotta, di due pesi (exagia) monetali databili tra V e VI secolo.38

I due pesi sono già stati oggetto di trattazione in altra sede, ma è utile qui riportare quanto emerso dal loro esame. Si tratta di un peso contraddistinto dal segno N (per Nómisma) su una delle facce, di g. 4,35 e corrispondente al peso di un solidus aureo, ed un altro a forma di piastrina rettangolare con segno inciso ||| e peso di g. 1,39, che sembra trovare

35 Ringrazio il prof. Michele Asolati per la precisa identificazione della moneta. In merito all’utilizzo del termine nummus ed alle relative problematiche di identificazione si rimanda ai recenti contributi di Asolati 2012, Carlà 2007 ed a MIBE di Hahn, in cui questo nominale è classificato come denario.36 Alla prima metà del VI secolo è riferibile una capanna semiscavata nel terreno, circondata da strutture ausiliarie testimoniate da una serie di buche di palo che intercettano contesti di età precedente; Chirico-Sebastiani 2010.37 I ritrovamenti di monete di età bizantina nel territorio sono estremamente scarsi. Si segnalano tra gli altri alcuni esemplari provenienti da Vetulonia (Castellani 1931) mentre Roselle, allo stato attuale delle ricerche, non ha ancora restituito materiale numismatico sicuramente inquadrabile tra le emissioni di questo periodo (De Benetti-Catalli 2013). Per un elenco dei ritrovamenti di età altomedievale si veda Arslan 2005 e successivi aggiornamenti. Per una recente analisi dei ritrovamenti di moneta bizantina in Toscana si veda anche Saccocci 2013. 38 Le notizie su questo ritrovamento sono in De Benetti 2007a con relativa bibliografia. Per approfondimenti sui pesi monetali di età bizantina: Arslan-Ferretti-Murialdo 2001; Siciliano 1998.

corrispondenza con il valore ponderale di un tremissis.39 I due pesi sarebbero quindi legati all’ambito di circolazione del solidus aureo (in greco Nómisma), introdotto da Costantino I intorno al 325 d.C. con un peso teorico di g. 4,54, e delle sue frazioni: il semissis, pari alla metà del solidus, ed il tremissis, pari ad un terzo, coniato da Teodosio a partire dal 383 d.C. con un peso di g. 1,51 e la cui diffusione ed importanza divennero sempre maggiori nel corso degli anni.40

I pesi monetali trovarono ampia diffusione proprio dal V secolo per la verifica dei pesi delle monete in oro, sia in ambito ufficiale che privato, attraverso l’uso di bilance a due piatti di piccole dimensioni. I due pesi di Scoglietto rientrano in una tipologia ampiamente documentata di pesi metallici di forma quadrata o rettangolare, spesso ritagliati da una striscia di bronzo fusa e tagliata ed il cui peso era poi aggiustato tramite limatura, recanti su una delle facce il segno di denominazione. Per la serie del Nómisma i segni ������������ �� ��������������������������siliquae) ad indicare il semissis ed il tremissis41.

Ritrovamenti di questi pesi sono documentati sia in area mediterranea che nella penisola italica, dove l’exagium solidi con segno N risulta piuttosto diffuso soprattutto in Italia settentrionale. Tra i ritrovamenti noti, i più interessanti sono quelli degli scavi del Teatro sociale a Trento, che hanno restituito un peso simile (ma con sigla rovesciata) di g. 4,23 in associazione con monete di IV-V secolo42, e quello dell’insediamento fortificato di S. Antonino di Perti in Liguria, dove sono stati rinvenuti cinque pesi, tra cui due del solidus di g. 4,20 e 4,41, ed uno del tremissis di g. 1,45, tutti datati al VI-VII secolo43. Ancora dal Trentino proviene un esemplare rinvenuto a Castel Corno-Isera (Val Lagarina) contraddistinto dalla presenza della N con alcuni punti incisi, di g. 4,25, datato al VI secolo44. Sempre in Italia settentrionale è segnalato il ritrovamento di due exagia solidi nel vicentino, uno dal Castello della Purga a Durlo (Crespadoro), del peso di g.

39 Rispettivamente delle seguenti dimensioni: mm. 13x15 con spessore mm. 3, mm. 10x8 con spessore mm. 2. 40 Questo sistema monetale introdotto in età tardo-imperiale si trasmise al mondo bizantino ed a quello barbarico, sopravvivendo fino alla riforma di Carlo Magno.41 cfr. RIC X, p. 10.42 Callegher 1998, p. 83. Il peso è anche in Cavada et alii 1993, p.117, n. 17, con datazione al VI secolo.43 Arslan 2001, p. 252; Arslan-Ferretti-Murialdo 2001, p. 237.44 Cavada et alii 1993, pp. 117-119, con datazione al VI secolo.

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3,93, e l’altro dal castello di Santorsi45. Ulteriori confronti si hanno poi con esemplari documentati in Sicilia46, mentre exagia per il semissis provengono anche dalla Lombardia e dal Lazio47.

La datazione dei due pesi di Scoglietto appare coerente con quella di alcune classi di ceramiche rinvenute nella grotta che sono testimonianza di una sicura fase di frequentazione tra tardo V e prima metà del VI secolo48. La presenza dei pesi monetali sembrerebbe quindi documentare la pratica a Scoglietto, o nelle sue vicinanze, della verifica del peso di monete in oro a scopo commerciale, fiscale o di cambio, che ben può legarsi alla presenza in questa zona di un approdo ancora attivo durante tale periodo49.

Emerge quindi un quadro della circolazione monetaria tra V e VI secolo coerente con quanto documentato in numerosi siti50 con, accanto al perdurare di moneta bronzea tardo-romana per le necessità quotidiane, la diffusione e l’utilizzo per le transazioni commerciali della moneta aurea nei suoi nominali più importanti, il solidus ed il tremissis51.

Età medievale e moderna (cat. 106-112)

Per quanto riguarda l’età medievale, l’area archeologica di Scoglietto non ha restituito materiale numismatico. La frequentazione del territorio durante il basso medioevo è testimoniata, però, dal ritrovamento di un ripostiglio di trentasei denari di Lucca, tutti a nome di Enrico, scoperto nel vicino poggio di Vacchereccia nel 193352. Le monete

45 Si veda per il primo Ritrovamenti di età romana nel Veneto (RMRVe), IV, 2, 25/3(1)/9-11 e per il secondo RMRVe IV/1, 15/2, 1, p. 221.46 Manganaro 2004, p. 71.47 Ad esempio S. Antonino in Liguria, Arslan 2001, p. 253; Trento Teatro sociale, Callegher 1998, pp. 82-83.48 Vaccaro 2007.49 Sullo svolgimento di attività produttive in questo luogo che testimonierebbero la funzionalità del porto durante il V e VI secolo, si veda Vaccaro 2005, p. 467. Sulla probabile identificazione del porto fluviale alla foce del fiume Ombrone descritto da Rutilio Namaziano, con l’area archeologica di Spolverino, si veda Cygielman et alii 2010 e 2011. 50 Si veda in merito Arslan 2005.51 Sulla circolazione di moneta aurea di questo periodo nel territorio grossetano, si veda il ritrovamento di un ripostiglio di n. 498 monete d’oro di V secolo all’interno della chiesa di S. Mamiliano a Sovana (comune di Sorano – Grosseto); Barbieri 2005; Arcangeli-Barbieri-Turchetti 2012; De Benetti (a cura di) 2012. 52 “Alberese: Nella tenuta dell’Opera Nazionale Combattenti, durante lavori di dicioccatura, in località Poggio Vaccareccia furono rinvenuti 36 denari lucensi d’argento, mal conservati, appartenenti al periodo più infelice della monetazione italiana sotto gli imperatori tedeschi Enrico III,

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appartengono al XII secolo e possono essere inquadrate in tipologie databili più precisamente tra il 1129 ed il 1181/2 sulla base della classificazione proposta per i denari di questa zecca53. Il luogo di occultamento, in un poggio facilmente riconoscibile non lontano dalla Aurelia vetus, e l’assenza di testimonianze archeologiche relative ad insediamenti nei pressi di questa altura, inquadrano il ritrovamento in quella casistica ben nota di ripostigli nascosti in prossimità di vie di comunicazione, dove il viandante in pericolo cercava un rifugio ed un nascondiglio per il suo patrimonio. Un secondo ripostiglio rinvenuto sul poggio Bernarda, a ridosso dell’odierno centro di Alberese e sempre lungo il tracciato della Aurelia vetus, offre uno scenario simile54. In questo caso l’entità del patrimonio sotterrato, settantasei fiorini in oro della seconda metà del XIII secolo, farebbe pensare alla borsa di un mercante o a beni di proprietà della vicina abbazia di Santa Maria di Alberese (oggi nota come San Rabano), confermando una continuità di utilizzo durante il Medioevo della viabilità di età romana esistente alle pendici dei monti dell’Uccellina.

La frequentazione dell’area in epoca moderna è testimoniata da n. 7 monete rinvenute in strati superficiali insieme a materiali ceramici e metallici di uso comune (ceramica invetriata, bottoni, fibbie, etc). L’esemplare più antico è un quattrino della Repubblica di Siena coniato a partire dal 1507 (cat. 106), il cui stato di conservazione permette anche la lettura del segno dello zecchiere. Il suo ritrovamento non è isolato, poiché altri due quattrini della zecca di Siena provengono dalla vicina grotta dello Scoglietto (uno scarsamente leggibile e l’altro databile al periodo 1503-1526). Va ricordato che con la conquista di Siena da parte di Firenze la zecca fu dapprima spostata a Montalcino nel 1555, per poi cessare definitivamente la sua attività nel 1559. Le monete sono quindi testimonianza della circolazione della prima metà del XVI secolo.

IV e V (1039-1125).” Cfr. Riesch 1933. Si veda anche Ciampoltrini 2004. Il ripostiglio fu diviso tra lo Stato e l’Opera Nazionale per i Combattenti, nei cui terreni era avvenuta la scoperta. Le diciotto monete che costituivano la parte spettante per legge allo Stato sono oggi conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze (inv. 89627/1-18) e sono in corso di pubblicazione (De Benetti c.d.s.).53 Si tratta delle tipologie H 4a o K D (citato nelle fonti come denarius lucensis infortiatus/affortiatus) e H 4b o K E (denarius lucensis communis) e riferibili secondo Matzke rispettivamente ai periodi 1129-1160 e 1160-1181/2; Matzke 1993; De Benetti c.d.s.54 Castellani 1933, pp. 390-391. Le monete sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze (inv. 89543-618) e sono in corso di pubblicazione (De Benetti c.d.s.).

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Allo stesso periodo è riferibile un’altra moneta rinvenuta sempre nella grotta di Scoglietto, un quattrino della Repubblica di Firenze coniato tra il secondo semestre 1509 ed il II semestre 1533, la cui circolazione era contemporanea alle emissioni senesi sopra descritte55.

Le altre monete, parzialmente leggibili a causa del pessimo stato di conservazione, sono emissioni in rame della zecca di Firenze rappresentative dei livelli più bassi della circolazione. Si tratta di un picciolo coniato durante il governo di Cosimo I de’ Medici (1537-1569) oppure di Cosimo III de’ Medici (1670-1723), durante il quale fu dato luogo ad una emissione straordinaria del picciolo utilizzando gli stessi conii realizzati al tempo del predecessore56 (cat. 107) e di due quattrini coniati tra il 1587 ed il 1670. Dei due quattrini di Firenze, entrambi deteriorati e poco leggibili, uno può essere assegnato alle emissioni di Ferdinando I de’ Medici sulla base delle caratteristiche ancora visibili dello stemma mediceo e datato, quindi, agli anni compresi tra il 1588 ed il 1608 (cat. 109). Anche il ritrovamento di queste monete trova un confronto con esemplari analoghi rinvenuti all’interno della vicina grotta dello Scoglietto, dove sono stati recuperati due quattrini con stemma Medici il cui pessimo stato di conservazione permette solo una datazione piuttosto generica (post 1536-XVII secolo)57.

Sono presenti, inoltre, due monete di cui non è possibile un preciso riconoscimento a causa del pessimo stato di conservazione, ma inquadrabili tra le emissioni di XVI-XVII secolo (cat. 110-111). Chiude l’elenco dei materiali numismatici un quattrino coniato nella zecca di Firenze da Pietro Leopoldo I di Lorena (1771-1790), che costituisce la moneta più recente rinvenuta negli scavi (cat. 112).

Per quanto riguarda i contesti di ritrovamento, le monete di età moderna provengono da strati di humus superficiale (US 1 e US 200) o strati di abbandono e copertura del crollo delle strutture di età romana (US 204). Un esemplare è stato rinvenuto tra gli strati di crollo del tempio (US 245) dove può essersi facilmente infiltrato attraverso le cavità lasciate da radici di piante o tra gli interstizi di un gruppo di pietre.

55 De Benetti 2007a, cat. 16.56 Come ricorda Galeotti, con Cosimo III l’emissione del picciolo fu effettuata “usandosi il conio stesso che era servito per battere i piccioli al tempo di Cosimo I. Da quelli perciò non si differenziano se non forse per il titolo”; Galeotti 1930, p. 269.57 Oltre a questi esemplari leggibili o parzialmente leggibili sono state recuperate altre monete in pessimo stato di conservazione le cui caratteristiche sono coerenti con emissioni di questo periodo. Si veda De Benetti 2007a.

È utile ricordare che i quattrini costituivano all’epoca il circolante di uso comune utilizzato per le piccole transazioni quotidiane. La loro presenza a Scoglietto può essere messa in relazione con la maggiore frequentazione del territorio documentata proprio a partire dal XVI secolo, periodo nel quale si avviò la costruzione del sistema di torri costiere ancora oggi visibili lungo i monti dell’Uccellina. Queste furono realizzate per far fronte al pericolo delle incursioni barbaresche e svolsero in seguito anche la funzione di dogane per l’ingresso di merci via mare58.

Nei secoli successivi l’area di Scoglietto, posta al limite della macchia e proprio all’inizio delle alture, oltre che in prossimità di una via secondaria di comunicazione, potrebbe essere stata utilizzata come punto di sosta o dimora temporanea di lavoranti o persone di passaggio, che qui smarrirono qualche spicciolo di poco valore59.

Massimo De Benetti

58 Tra i rinvenimenti di monete di età moderna nel territorio, si segnala anche un gruppo di esemplari del XVII secolo rinvenuti durante gli scavi eseguiti a San Rabano nel 1995; Wentkowska Virzì 2002.59 Ad esempio durante i lavori per la costruzione del muro a secco che circonda larga parte dei monti dell’Uccellina e che divide in due l’area archeologica di Scoglietto, probabilmente utilizzata anche come cava di materiali. La realizzazione di questo muro di confine è sicuramente precedente la gestione della Tenuta di Alberese da parte dell’Opera Nazionale Combattenti, poiché compare in una fotografia dei primi anni ’20 del secolo scorso.

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256

Il catalogo contiene la descrizione delle n. 112 monete rinvenute durante le campagne di scavo condotte a Scoglietto nel 2009 ed il 2011 ed attualmente depositate presso l’ufficio distaccato di Grosseto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana60.

Le monete sono raggruppate per autorità emittente ed elencate secondo la cronologia, il nominale ed infine la descrizione del tipo principale, che precede l’elenco degli esemplari in ordine decrescente di peso. Per le monete di età romana imperiale agli imperatori seguono i Cesari, le Auguste e le emissioni postume. Per alcuni imperatori è specificato se regnavano da soli o assieme ad altri e se l’esemplare precede o segue una riforma monetaria. Per ogni tipo è indicato il riferimento al repertorio di classificazione utilizzato. Al termine di ogni serie sono poste le monete di autorità non determinata; infine, completano il catalogo gli esemplari illeggibili e quelli riferibili ad età moderna.

Per la catalogazione delle monete della Magna Grecia ci si è avvalsi dell’ultima edizione di Historia Numorum Italy (HN) pubblicata nel 2001; per la monetazione romana repubblicana è stato utilizzato Roman Republican Coinage (RRC) di Crawford, del quale si è adottata anche l’indicazione delle autorità emittenti; per le emissioni di età imperiale si è fatto riferimento a Roman Imperial Coinage (RIC) e a contributi specifici laddove abbiano fornito alcune novità in merito alla datazione proposta. Per l’età bizantina si è utilizzato Money of the Incipient Byzantine Empire (MIBE) di Hahn. Infine, per la monetazione di età moderna ci si è avvalsi del Corpus Nummorum Italicorum (CNI) e di repertori specifici per ogni zecca di emissione. A queste opere si è fatto riferimento anche per le datazioni indicate.

I dati di ciascun esemplare sono riportati nel seguente ordine: numero progressivo di catalogo, metallo (AR = argento; MI = mistura; AE = bronzo e leghe di rame), peso espresso in grammi, diametro in millimetri, posizione dei conii secondo il quadrante dell’orologio (da 1 a 12). Completa la descrizione l’indicazione dei dati di scavo (unità stratigrafica e numero di small find) e la fotografia della moneta.

Gli esemplari delle campagne di scavo 2009 e 2010, già oggetto di una catalogazione preliminare e di una prima pubblicazione, sono stati sottoposti a ulteriori operazioni di pulizia e restauro che ne hanno migliorato la leggibilità. E’ stato così possibile inquadrare con più precisione esemplari dubbi o precedentemente classificati come illeggibili; al termine di queste operazioni solamente due monete sono risultate impossibili da inquadrare cronologicamente a causa del pessimo stato di conservazione.

60 Le operazioni di pulizia e restauro delle monete sono state curate da Simona Pozzi; le fotografie sono di Paolo Nannini (ufficio distaccato di Grosseto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana).

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1. Elea-Velia. AE13. II-I sec. a.C.AE; g. 1,52; mm.13D/ Illeggibile���!"��#$�&'*+�<'�>HN 1339Scavi 2010. US 329-126

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SERIE GIANO/PRUA

2. Roma. Asse. II sec. a.C.AE; g. 19,90; mm. 28; h 10D/ Testa di GianoR/ Prua di nave a d.; davanti, I; sotto, [R]O[MA]Scavi 2010. US 293-153

AUTORITÀ INDETERMINATA

3. Roma. Quinario. Fine II-inizi I sec. a.C.AR; g. 1,70; mm. 13; h 10D/ Testa di Apollo (?) a d.R/ Vittoria (tracce)Scavi 2009. US 1-83

MN CORDIVS RVFVS

4. Roma. Denario. 46 a.C.AR suberato; g. 2,93; mm. 19,5; h. 12D/ RVFVS.III.VIR; teste accoppiate dei Dioscuri con pileo laureato; sopra, due stelle.R/ MN.CORDIVS; Venere stante a s. con bilancia e scettro; sulla spalla, cupido.RRC 463/1aScavi 2011. US 329-25

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5. Roma. Asse. 15 a.C.AE; g. 9,63; mm. 27; h. 4D/ [C]A[ES]AR AV[GVSTVS TRIBUNIC POTEST]; testa nuda a d.R/ [L SVRD]INVS IIIVIR AA[A FF], nel campo, S CRIC I, p. 70, 386Scavi 2011. US 329-29

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6. Roma. Quadrante. 4 a.C.AE; g. 3,19; mm. 13,5; h 1D/ II[IVIR AAAF]F; altareR/ L VALE[RIVS CATVLLVS] attorno a SCRIC I, p. 78, 468Scavi 2010. US 305-19

Catalogo

257

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AUGUSTO

7. Roma. Asse. 23– 6 a.C. oppure 11-12 d.C.AE; g. 9,15; mm. 27; h 12D/ [...]V[...]; testa nuda di Augusto a s.R/ SC al centroScavi 2010. US 305-91

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8. Roma. Asse. 10-11 d.C.AE; g. 9,55; mm. 28; h 12D/ Testa nuda a d.R/ SC al centroRIC I, p. 78, 469-470Scavi 2010. US 305-95

GAIO

9. Roma. Quadrante. 39-40 d.C.AE; g. 3,30; mm. 21; h 7D/ […]ON M […] III P[…]; attorno a RCCR/ C [...]VG PRON AVG; al centro S-C ai lati di un pileoRIC I, p. 111, 39 o 45Scavi 2010. US 331(?)-171

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10. Roma. Asse. 37-41 d.C.AE; g. 10,87; mm. 29; h 6D/ M AGRIPPA [L F] COS III; testa con corona rostrata a s.R/ Nettuno stante volto a s. con tridente e delfino; ai lati, S-CRIC I, p. 112, 58Scavi 2010. US 305-96

VESPASIANO

11. Roma. Asse. 71 d.C.AE; g. 11,32; mm. 28; h 7D/ IMP CAES VESPASIAN AVG COS III; testa laureata a d.R/ Altare con due porte, ai lati S-C; in esergo, PROVIDENRIC II, p. 74, 494varScavi 2010. US 305-98

DOMIZIANO

12. Roma. Asse. 92-96 d.C.AE; g. 9,32; mm. 26; h 6D/ [...]MIT AVG GERM-COS XVI[...]; testa laureata a d.R/ Figura femminile stante; ai lati, S-[C]RIC II, pp. 205-206Scavi 2010. US 1-moneta

ADRIANO

13. Roma. Asse. 119-138 d.C.AE; g. 8,76; mm. 26; h 6

D/ Testa a d.R/ Figura stante; ai lati, S-[C]RIC II, p. 412 ss.Scavi 2010. US 305-89

ANTONINO PIO

14. Roma. Sesterzio. 148-149 d.C.AE; g. 25,44; mm. 32; h. 1D/ [ANTONIN]VS AVG PI-VS P P TR P XII; testa laureata a d.R/ [TEMP]ORVM FELIC[...]; due cornucopie incrociate sormontate dai busti di due giovani; ai lati in basso, S-CRIC III, p. 133, 857Scavi 2009. US 3-20

15. Roma, asse, 148-149 d.C.AE; g. 8,29; mm. 24; h. 5D/ […]NINVS […]; testa laureata a d.;R/ […]S II-II; Felicitas stante con lungo caduceo nella d. e spighe nella s.; ai lati, S-CRIC III, p. 134, 860aScavi 2011. US 329-26

16. Roma. Sesterzio. 151-153 d.C.AE; g. 23,01; mm. 30; h. 12D/ [...]NVS AVG[...]; testa laureata a d.R/ […]-VG COS IIII; Salus stante a s. che nutre un serpente sopra ad un altare; ai lati S-CRIC III, p. 137, 886 o p. 139, 906Scavi 2009. US 126-80

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17. Roma. Asse o dupondio. Post 141 d.C.AE; g. 9,41; mm. 27; h 6D/ DIVA FAV-STINA; busto drappeggiato e con acconciatura elaborata a d.R/ [...]STA; Vesta stante a s. sacrifica da patera sopra un altare e tiene un palladiumRIC III, p. 168, 1180Scavi 2010. US 263-65

MARCO AURELIO

18. Roma. Asse. 171-172 d.C.AE; g. 7,95; mm. 23; h 11D/ [...]N[...]-A[...]; testa laureata a d.R/ [...]-COS[...]; Vittoria incedente a s. con palma e corona di alloro; ai lati, S-CRIC III, p. 295, 1028Scavi 2010. US 204-38

COMMODO

19. Roma. Sesterzio. 178 d.C.AE; g. 28,5; mm. 32; h. 11D/ L AVREL COMMO-DVS AVG TR P III; busto laureato a d.

258

R/ LIBERTAS AVG-IMP II COS P P; Libertas stante con pileo nella d. e scettro nella s.RIC III, p. 341, 1588Scavi 2009. US 48-66

20. Roma. Sesterzio. 183-184 d.C.AE; g. 23,16; mm. 28,5; h. 5D/ […]MOD[…]-TONINVS AV[…]; testa o busto laureato a d.R/ [AN]N AVG TRP VI[…]; Annona stante a s. con cornucopia e con statuetta (di Concordia ?) nella d.; a s., modio con spighe; a d., nave sulla quale sono due figure ed una Vittoria; ai lati, S-CRIC III, p. 414, 416aScavi 2011. US 424-30

GORDIANO III

21. Roma. Antoniniano. 243-244 d.C.MI; g. 4,55; mm. 24; h 1D/ IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG; busto radiato e drappeggiato a d.R/ FORTVNA REDVX; Fortuna seduta a s. con timone e cornucopia; sotto, una ruota.RIC IV part III, p. 31, 144Scavi 2010. US 332-137

FILIPPO I

22. Roma. Sesterzio. 247-249 d.C.AE; g. 15,56; mm. 27; h 12D/ [IMP M] IVL PHILIPPVS AVG; busto laureato e drappeggiato a d.R/ AEQVITAS AVGG; Aequitas stante a s. con bilancia e cornucopia; ai lati, S-CRIC IV part III, p. 89, 166aScavi 2010. US 319-125

GALLIENO

23. Roma. Antoniniano. 260-268 d.C. (266 d.C. – V emissione)AE; g. 2,04; mm. 20; h 5D/ [GALLI]ENVS AVG; busto radiato a d.R/ PA[X] AVG; Pax stante a s. con scettro e ramoscello; �J�YZ\���Z��^��_RIC V part I, p. 153, 256Scavi 2010. US 319-109

24. Roma. Antoniniano. 260-268 d.C. (266 d.C. – V emissione)AE; g. 3,34; mm. 22; h. 12D/ GALLIENVS AVG; busto radiato a d.R/ SECVRIT PERPET; Securitas stante con gambe incrociate, si appoggia ad una colonna e tiene uno scettro; nel campo a d., HRIC V part I, p. 155, 280Scavi 2010. US 319-107

25. Roma. Antoniniano; 260-268 d.C. (267-268 d.C – VI emissione)MI; g. 2,08; mm. 21; h. 5D/ […]ENVS AVG; busto radiato a d.R/ DIANAE CONS AVG; antilope a d.RIC V, part I, p. 146, 181Scavi 2011. US 391-7

CLAUDIO II

26. Roma. Antoniniano. 268-270 d.C. (268-269 d.C. – II emissione)AE; g. 2,98; mm. 22; h 11D/ IMP C CLAVDIVS AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ AEQVITAS AVG; Aequitas stante a s. con bilancia e cornucopiaRIC V part I, p. 212, 14Scavi 2010. US 200-23

27. Roma. Antoniniano. 268-270 d.C. (268-269 d.C. – II emissione)MI; g. 2,47; mm. 22; h 11D/ IM[...] C CLAVDIVS AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ [VIRT]-VS AVG; soldato stante a s. con ramoscello e lancia; ai piedi uno scudo.RIC V part I, p. 219, 109Scavi 2010. US 319-127

QUINTILLO

28. Roma. Antoniniano. 270 d.C.MI; g. 2,74; mm. 20; h. 11D/ IMP C[…]VR CL […]VS AVG; busto radiato e drappeggiato a d.R/ PAX AVG[VSTI]; Pax stante a s. con scettro e ramoscello; nel campo a s., ARIC V part I, p. 241, 26Scavi 2009. US 3-32

AURELIANO

29. Cizico. Antoniniano. 270-275 d.C. (273-274 d.C.–VIII emissione – I fase)MI; g. 3,50; mm. 22,5; h. 6D/ IMP C AVRELIANVS AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ RESTITVTOR ORBIS; la Vittoria presenta una corona di alloro all’imperatore; in esergo, B CRIC V part I, p. 306, 368Scavi 2009. US 1-87

PROBO

30. Roma. Antoniniano. 276-282 d.C. (primavera 281 d.C.)MI; g. 4,09; mm. 22; h 1D/ IMP C PR-OBVS AVG; busto radiato a s. con manto imperiale e scettro

259

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R/ ROMAE AETER; tempio esastilo con Roma seduta all’interno; in esergo, R–fulmine–B(?)RIC V part II, p. 37, 184var.; Venèra III,1, n. 453Scavi 2010. US 126-86

31. Roma. Antoniniano. 276-282 d.C. (primavera 281 d.C.)MI; g. 3,72; mm. 23; h. 7D/ IMP PRO-BVS AVG; busto radiato e corazzato a s.R/ ROMAE AETER; tempio esastilo con Roma seduta ZJJ`"�j��$�"���{���}�RIC V part II, p. 37, 185; Venèra III,1, n. 411Scavi 2009. US 3-22

32. Roma. Antoniniano. 276-282 d.C. (primavera 281-gennaio 282 d.C.)MI; g. 3,50; mm. 22; h. 12D/ IMP PROB-VS P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ VICTO-RIA AVG; Vittoria alata con corona e trofeo; in esergo, R–fulmine�~��RIC V part II, p. 40, 213; Venèra III,1, n. 476Scavi 2009. US 126-81

33. Roma. Antoniniano. 276-282 d.C. (279 o 280 d.C.)MI; g. 3,33, mm. 24; h. 6D/ IMP PRO-BVS AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ VICTOR-IA GERM; trofeo con due prigionieri; in esergo, R–crescente sormontato da punto–ARIC V part II, p. 41, 222; Venèra III,1, n. 356Scavi 2009. US 48-59

34. Siscia. Antoniniano. 276-282 d.C.MI; g. 4,27; mm. 23; h. 6D/ IMP C PROBVS P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ [PA]X AVG; Pax stante a s. con asta; nel campo a d., T; in esergo XXIRIC V part II, p. 92, 706Scavi 2009. US 3-17

35. Siscia. Antoniniano. 276-282 d.C.MI; g. 3,82; mm. 22; h. 12D/ IMP PROBVS P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ SALVS AVG; Salus che nutre un serpente; nel campo a d., PRIC V part II, p. 98, 748Scavi 2009. US 126-77

36. Cizico. Antoniniano. 276-282 d.C.MI; g. 3,93; mm. 22; h 6D/ IMP CM AVR PROBVS AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ CLEMENTIA TEMP; l’imperatore stante con scettro riceve un globo da Giove; tra le due figure, Q; in esergo, XXI*RIC V part II, p. 117, 905Scavi 2010. US 21-123

CARO

37. Ticinum. Antoniniano. 282-283 d.C.MI; g. 4,27; mm. 23D/ IMP CARVS P F AVG; busto radiato e drappeggiato a d.R/ [...]E[...] PVBL[...]; Spes incedente a s. (non visibile)RIC V part II, p. 144, 82Scavi 2010. US 332-172

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38. Siscia. Antoniniano. 283-285 d.C. (seconda metà di agosto 284 d.C.)MI; g. 3,93; mm. 23; h. 1D/ DIVO CARO PARTHICO; busto radiato a d.R/ CONSECRATIO AVG; altare ornato; in esergo: SMSXXIRIC V part II, p. 147, 111Scavi 2009. US 1-85

CARINO

39. Siscia. Antoniniano. 283-285 d.C. (seconda metà di agosto 284 d.C.)MI; g. 3,22; mm. 21; h. 6D/ IMP C M AVR CARINVS P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ VOTA PVBLICA; gli imperatori stanti a d. e s. di un tripode; dietro, due insegne; in esergo, SMS XXI BRIC V part II, p. 177, 315Scavi 2009. US 3-23

NUMERIANO

40. Roma. Antoniniano. 283-285 d.C. (inizio settembre 283 – inizio gennaio 284 d. C.)MI; g. 3,88; mm. 22; h. 12D/ IMP NVMERIANVS AVG; busto radiato, drappeggiato e corazzato a d.R/ IOVI VICTORI; Giove stante con scettro e Vittoria alata su globo; ai piedi un aquila; in esergo, KABRIC V part II, p. 195, 410Scavi 2009. US 126-79

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41. Ticinum. Antoniniano. 287 d.C. (prima metà dicembre 286 – prima metà marzo 287 d.C.)MI; g. 3,50; mm. 23; h. 12D/ IMP C VAL DIOCLETIANVS P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ IOVI CON-SERVAT; Giove stante a s. con fulmine e scettro; in esergo, TXXITRIC V part II, p. 243, 224Scavi 2009. US 1-86

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42. Roma. Antoniniano. 290 d.C.

260

MI; g. 2,96; mm. 24, h. 6D/ IMP MAXIMINI-ANVS [...] AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ IOVI F-VLGERATORI; Giove con fulmine; in basso a s. aquila; in esergo, XXIZRIC V part II, p. 278, 510Scavi 2009. US 3-24

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43. Roma. Frazione radiata. 297-298 d.C.AE; g. 2,80; mm. 19,5; h. 6D/ [IMP] C C VA[ ...] P F AVG; busto radiato e corazzato a d.R/ VOT / X · […] entro corona di alloroCfr. RIC VI, p. 359, 76aScavi 2009. US 3-25

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44. Roma. Frazione radiata. 297-298 d.C.AE; g. 2,67; mm. 20; h 11D/ [FL] VAL CONSTANTIVS N[OB C]; busto radiato e drappeggiato a d.�����!�����������j�J"���j��Y���Z�#"�ZJJ��RIC VI, p. 359, 87aScavi 2010. US 319-120

45. Roma. Frazione radiata. 297-298 d.C.AE; g. 3,36; mm. 20; h. 6D/ CONSTANTIVS NOB CAES; busto radiato e drappeggiato a d.�����!������_����j�J"���j��Y���Z�#"�ZJJ��RIC VI, p. 360, 88aScavi 2009. US 3-26

LICINIO I

46. Siscia. Nummus. 320-321 d.C.AE; g. 2,28; mm. 20; h 7D/ IMP LIC-INIVS AVG; busto laureato a d.R/ D N LICINI AVGVSTI; VOT/XX entro corona di alloro; in esergo, ASIS*RIC VII, p. 444, 160Scavi 2010. US 1-1

COSTANTINO I

47. Roma. Nummus. 330-331 d.C.AE; g. 2,36; mm. 19; h 6D/ CONSTANTI-NVS MAX AVG; busto diademato, corazzato e drappeggiato a d.R/ GLOR-IA EXERC-ITVS; due soldati ai lati di due insegne militari; in esergo, RB[...]RIC VII, p. 336, 335Scavi 2010. US 319-157

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48. Roma. Nummus. 324-325 d.C.

AE; g. 2,43; mm. 18; h 12D/ FL IVL CRISPVS NOB CAES; busto laureato, drappeggiato e corazzato a s.R/ PROVIDEN-TIAE CAESS; porta di accampamento sormontata da due torrette e da una stella; in esergo, R TRIC VII, p. 325, 266Scavi 2010. US 319-115

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49. Nicomedia. Nummus. 325-326 d.C.AE; g. 2,87; mm. 18; h 6D/ FLAV MAX-FAVSTA AVG; busto di Fausta drappeggiato a d.R/ SPES REI-PVBLICAE; l’imperatrice o Spes stante di fronte, volta a s. con testa velata e due bambini tra le �ZYY"Z$�"���{������RIC VII, p. 621,131Scavi 2010. US 21-164

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50. Roma. Nummus. 333-335 d.C.AE; g. 1,45; mm. 19; h 5D/ FL IVL CONSTANTIVS NOB C; busto laureato e drappeggiato a d.R/ GLOR-IA EX[...]ITVS; due soldati ai lati di due insegne militari; in esergo, R–corona di alloro–TRIC VII, p. 339, 352Scavi 2010. US 338-161

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51. Aquileia. Nummus. 334-335 d.C.AE; g. 2,68; mm. 17; h. 5D/ CONSTA[…]S IVN NOB C; busto laureato e corazzato a d.R/ [GLOR]-IA EXERC-ITVS; due soldati ai lati di due insegne militari, al centro delle quali una croce; in esergo, [A]QSRIC VII, p. 407, 125Scavi 2009. US 3-18

52. Roma. Nummus. 335-336 d.C.AE; g. 1,80; mm. 19; h. 12D/ CONSTANTINVS IVN NOB C; busto laureato e corazzato a d.R/ […]R-IA EXERC[…];due soldati ai lati di due insegne militari; in esergo, R*SRIC VII, p. 341, 364Scavi 2009. US 10-36

53. Roma. Nummus. 336-337 d.C.AE; g. 1,20; mm. 17; h. 11D/ [CO]NSTANTI-NVS I[VN N C]; busto laureato e corazzato a d.R/ GLOR-IA EXERC-[ITVS]; due soldati ai lati di un’insegna militare; in esergo, [R]*SRIC VII, p. 344, 392Scavi 2010. US 319-118

261

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54. Roma(?). Nummus. 336-337 d.C.AE; g. 1,75; mm. 15; h 5D/ FL CONSTAN[S N]O[B CA]ES; busto laureato, drappeggiato e corazzato a d.R/ GLOR-IA EXERC-[ITVS]; due soldati ai lati di un’insegna militare; in esergo, […]PCfr. RIC VII, p. 344, 394Scavi 2010. US 200-19

COSTANTINO II

55. Roma. Nummus. 337-340 d.C.AE; g. 0,98; mm. 13; h 11D/ [...]; busto diademato e drappeggiato a d.R/ [VIRTVS AVGVSTI], l’imperatore stante a d. con lancia e scudoRIC VIII, p. 249, 4ss.Scavi 2010. US 319-moneta

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56. Heraclea. Nummus. 337-340 d.C.AE; g. 0,93; mm. 17; h. 6D/ [...]VS AVG; busto diademato e corazzato a d.R/ [GLOR]-IA EXERC-ITVS; due soldati ai lati di un’insegna militare; in esergo S[...]HARIC VIII, p. 431, 15Scavi 2009. US 82-54

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57. Zecca ind. Nummus. 346-348 d.C.AE; g. 1,63; mm. 15; h 6D/ COSTAN-[S PF A]VG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ VICTORIAE DD AV[GGQ NN]; due Vittorie affrontate con palma e corona.Scavi 2010. US 338-162

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58. Zecca ind. Nummus. 346-348 d.C.AE; g. 2,22; mm. 14; h 6D/ [...]STA[...]; busto diademato a d.R/ Due Vittorie affrontate con palma e coronaScavi 2009. US 1-88

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59. Cizico. Nummus. 347-348 d.C.AE; g. 1,00; mm. 16; h 6D/ [DV CONSTANTI]-NVS PT AVGG; busto velato a d.R/ L’imperatore velato stante a d.; ai lati VN-MR; in esergo, SMKSRIC VIII, p. 493, 46Scavi 2010. US 1-170Note: mancanze di metallo

MAGNENZIO

60. Roma. AE2. 350 d.C.AE; g. 5,66; mm. 25; h 7D/ DN MAGNEN-TIVS P F AVG; busto drappeggiato e corazzato a d.; dietro, AR/ GLORIA ROMANORVM; l’imperatore a cavallo trafigge con la lancia un barbaro; nel campo a d., stella; in esergo, [R] epsilonRIC VIII, p. 265, 197Scavi 2010. US 319-108

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61. Roma. AE2. 352-353 d.C.AE; g. 3,88; mm. 21; h. 6D/ [D N CONSTAN]-TIVS [P F AVG]; busto diademato e corazzato a d.R/ [FEL TEMP R]E-PARATIO; soldato e cavaliere caduto; nel campo a s., SRIC VIII, p. 274, 266 o 269Scavi 2009. US 3-28

62. Aquileia. AE3. 353-355 d.C.AE; g. 2,28; mm. 18; h. 1D/ [D N CON]STAN-TIVS P F AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ FEL TEMP-RE[...]; soldato e cavaliere caduto; nel campo a s., II; in esergo, [...]QP•RIC VIII, p. 334, 205Scavi 2009. US 37-51

63. Zecca ind. AE3. 353-358 d.C.AE; g. 1,74; mm. 17; h 6D/ Busto diademato a d.R/ [...]L TEMP REP[...]; soldato e cavaliere cadutoScavi 2010. US 319-117

64. Roma. AE3. 355-358 d.C.AE; g. 2,31; mm. 18; h. 6D/ [D N CONS]TAN-TIVS P F AVG; busto diademato e drappeggiato a d.R/ FEL TEMP-REPARATIO; soldato e cavaliere caduto; in esergo, R•M[…]RIC VIII, p. 278, 314Scavi 2009. US 3-2

65. Zecca ind. AE3. 355-358 d.C.AE; g. 2,32; mm. 17; h. 2D/ Busto diademato e drappeggiato a d.R/ Soldato e cavaliere cadutoScavi 2009. US 10-41

66. Zecca ind. AE4. 358-361 d.C.AE; g. 2,12; mm. 15; h. 1D/ […]N[…]AN-[…]; busto diademato e corazzato a d.R/ L’imperatore stante a s. con globo e lanciaScavi 2009. US 3-3

67. Roma. AE3. 358-361 d.C.

262

AE; g. 1,30; mm. 15; h. 12D/ […] P F AVG; busto diademato e drappeggiato a d.R/ SPES[...]; l’imperatore stante a s. con globo e lancia; in esergo, R–corona d’alloro–PRIC VIII, p. 279, 318Scavi 2009. US 3-4Note: mancanze di metallo

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68. Roma. AE3. 352-354 d.C.AE; g. 1,84; mm. 18,5; h 12D/ [...]CON[...]-VS NOB [...]; busto drappeggiato e corazzato a d.R/ [...]RATIO; soldato e cavaliere caduto; in esergo R*SRIC VIII, p. 274, 279Scavi 2010. US 126-85

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69. Arelate. AE3. 355-358 d.C.AE; g. 1,63; mm. 19; h. 12D/ D N IVL[IAN]-VS NOB CAES; busto drappeggiato e corazzato a d.R/ FEL TEMP REPARATIO; soldato e cavaliere caduto; in esergo, TCONRIC VIII, p. 224, 268Scavi 2009. US 12-12

70. Siscia. AE3. 355-358 d.C.AE; g. 2,71; mm. 17; h. 7D/ D N [IVLIAN]-VS NOB [C]; busto drappeggiato e corazzato a d.R/ FEL TEMP – REPARATIO; soldato e cavaliere caduto; nel campo a s., MCfr. RIC VIII, p. 377, 371 ss.Scavi 2009. US 13-13

71. Roma. AE3. 358-361 d.C.AE, g. 0,95; mm. 16; h. 6D/ […]-IAN[…]; busto nudo a d.R/ [...]E; l’imperatore stante a s. con globo e lancia; in esergo R – stella–SRIC VIII, p. 279, 321Scavi 2009. US 3-21Note: mancanze di metallo

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72. Zecca ind. AE3. 358-362 d.C.AE; g. 1,67; mm. 16; h. 12D/ [...]AN[...]; busto diademato a d.R/ L’imperatore stante a s. con globo e lanciaScavi 2009. US 3-19

73. Zecca ind. AE4. 358-362 d.C.AE; g. 0,39; mm. 13; h 12D/ Busto diademato a d.R/ L’imperatore stante a s. con globo e lanciaScavi 2010. US 204-57

Note: frammento

GIOVIANO

74. Roma. AE3. 363-364 d.C.AE; g. 2,93; mm. 19; h. 6D/ [D N IO]VIA-[NV]S P F AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ VOT / V /MV·LT/ X entro corona; in esergo, [V]RB•ROM[…]RIC VIII, p. 281, 333Scavi 2009. US 37-48Note: mancanze di metallo

75. Roma AE3. 363-364 d.C.AE; g. 2,70; mm. 19; h. 7D/ D N […]O[…]; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ VOT / V /MV·LT / X entro corona; in esergo, [V]RB•RO[…]RIC VIII, p. 281, 333Scavi 2009. US 10-44

VALENTE

76. Tessalonica. AE3. 364-367 d.C.AE; g. 2,30; mm. 18; h. 6D/ D N VALEN-S P F AVG; busto diademato e corazzato a d.R/ GLORIA RO-MANORVM; l’imperatore che trascina ����"{"��"�$�"���{���!+��RIC IX, p. 176, 16bScavi 2009. US 1-84

77. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 2,52; mm. 18; h. 1D/ D N VALEN-S P F AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ GLORIA RO-MANORVM; l’imperatore che trascina un prigioniero; in esergo, [R]·QVART[A]RIC IX, p. 120, 15b; p. 121, 23bScavi 2009. US 10-42

78. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 1,79; mm. 19; h. 6D/ [D N] VA[…] AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ […] ITAS REIPVBLICAE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, R·PRIMARIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24bScavi 2009. US 12-7

79. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 2,40; mm. 17; h. 12D/ [D N VAL]EN-S P [F AVG]; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ […]TAS-REI[…]AE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, […]VN[…]RIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24bScavi 2009. US 10-43

263

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80. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 1,98; mm. 16; h. 12D/ […]-S [P F AVG]; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ [SECVRI]TAS-[REI]PVBLICAE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, [R·SE]CV[NDA]RIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24bScavi 2009. US 3-31

81. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 1,37; mm. 18; h. 6D/ D N VALEN-S P F AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ SECVRITAS REIPVBLICAE ; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, R·QVART[A]RIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24bScavi 2009. US 37-47

82. Zecca ind. AE3. 364-378 d.C.AE; g, 2,22; mm. 19; h. 6D/ […]EN-S P F AVG; busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ Vittoria a s. con palma e coronaRIC IX, p. 120, 17b; p. 121, 24b; p. 122, 28aScavi 2009. US 1-40

VALENTINIANO I

83. Lugdunum. AE3. 364-367 d.C.AE; g. 2,96; mm. 18; h. 11D/ [D N VALENTINI]-ANVS P F AVG; busto diademato e drappeggiato a d.R/ RESTITV-TOR REIP; l’imperatore con labaro e Vittoria su globo, in esergo, SLVGRIC IX, p. 44, 11aScavi 2009. US 10-39

84. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 2,11, mm. 17; h. 7D/ [D N VALEN]TINI-AN[…]; busto diademato, drappe-ggiato e corazzato a d.R/ Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, […]VARTARIC IX, p. 120, 17a; p. 121, 24aScavi 2009. US 12-11

VALENTE O VALENTINIANO I

85. Zecca ind. AE3. 364-378 d.C.AE; g. 1,56; mm. 18; h. 6D/ D N VALEN[…]; busto diademato e drappeggiato a d.R/ […]ITAS-REIP[…]; Vittoria a s. con palma e coronaScavi 2011. US 398-3

86. Zecca ind. AE3. 364-378 d.C.AE; g. 1,08; mm. 18; h. 12D/ D N VAL[…]; busto diademato e drappeggiato a d.R/ […]RITAS REIPVBLICAE; Vittoria a s. con palma e coronaScavi 2009. US 1-15Note: mancanze di metallo

GRAZIANO

87. Roma. AE3. 367-375 d.C.AE; g. 1,79; mm. 17; h. 12D/ [D N GRATI]A-NVS P F AVG; Busto diademato, drappeggiato e corazzato a d.R/ SECVRITAS REIPVBLICAE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, [...]TERTIARIC IX, p. 121, 24cScavi 2009. US 36-29

VALENTINIANO I, VALENTE O GRAZIANO

88. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 1,75; mm. 17; h. 12D/ Busto diademato a d.R/ […]BLICAE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, […]VART[…]RIC IX, pp. 120-121, 17a/24a; 17b/24b; 24cScavi 2009. US 1-14

89. Roma. AE3. 364-375 d.C.AE; g. 1,41; mm. 19; h. 6D/ Busto a d.R/ SEC[…..] REIPVBLICAE; Vittoria a s. con palma e corona; in esergo, R·QVARTARIC IX, pp. 120-121, 17a/24a; 17b/24b; 24cScavi 2009. US 3-16Note: ricomposta da due frammenti, mancanze di metallo

90. Zecca ind. AE3. 364-378 d.C.AE; g. 2,56; mm. 17; h. 6D/ Busto diademato e drappeggiato a d.R/ SECVRITAS [...];Vittoria a s. con palma e corona.Scavi 2009. US 41-46

91. Zecca ind. AE4. 364-378 d.C.AE; g. 1,58; mm. 15; h 6D/ Busto diademato a d.R/ [..]CVRITA[..]; Vittoria a s. con palma e coronaScavi 2009. US 1-89

92. Zecca ind. AE4. 364-378 d.C.AE; g. 1,55; mm. 15; h 6D/ Busto diademato a d.R/ […..] PVBLIC[…..], Vittoria a s. (tracce)Scavi 2010. US 338-151

93. Zecca ind. AE4. 364-378 d.C.AE; g. 1,40; mm. 14; h. 11D/ Busto diademato e drappeggiato a d.R/ […] REIPVB[…];Vittoria a s.Scavi 2009. US 12-10

VALENTINIANO I, VALENTE, GRAZIANO O VALENTINIANO II

94. Zecca ind. AE3. 364-378 d.C.AE; g. 1,88; mm. 16; h 6D/ Busto diademato a d.

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R/[GLORIA RO-MANORVM]; l’imperatore che trascina un prigionieroScavi 2010. US 1-184

AUTORITÀ INDETERMINATA

95. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV sec. d.C.AE; g. 1,68; mm. 15. h. 5D/ Busto diademato a d.R/ Vittoria a s.Scavi 2011. US 1- 2Note: mancanze di metallo

96. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV sec. (?)AE; g. 1,67; mm. 15D/ IlleggibileR/ Figura stante (Vittoria ?)Scavi 2010. US 332-175

97. Zecca ind.. AE4. Seconda metà IV sec. d.C.AE; g. 1,02; mm. 12; h. 3D/ Busto diademato e drappeggiato a d.R/ Vittoria a s. (?)Scavi 2009. US 37-n.d.

98. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV sec. d.C.AE; g. 0,83; mm. 12; h. 6D/ Busto diademato a d.R/ Vittoria a s. (?)Scavi 2009. US 12-8

99. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV sec. d.C.AE; g. 0,73; mm. 13D/ Busto diademato a d. (?)R/ Vittoria a s.Scavi 2009. US 21-27Note: mancanze di metallo

100. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV-V sec. d.C.AE; g. 0, 87; mm. 15D/ IlleggibileR/ Tracce dell’impronta del conio, decentrataScavi 2009. US 10-44bi

101. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV-V sec. d.C.AE; g. 0,77; mm. 14D/ Busto diademato a d.R/ IlleggibileScavi 2009. US 12-9

102. Zecca ind. AE4. Seconda metà IV-V sec. d.C.AE; g. 0,72; mm. 12D/ Busto a d.R/ IlleggibileScavi 2009. US 3-76Note: ricomposta da due frammenti

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103. AE; g. 2,49; mm. 17

Scavi 2010. US 329-132104. AE. g. 1,80; mm. 15Scavi 2011. US 1-4

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GIUSTINIANO I

105. Roma. Nummus (o denario). 552-565 d.C.AE; g. 0,85; mm. 10,5; h 6D/ […]; busto frontale elmato e corazzato con globo nella mano d.R/ Croce affiancata da due lettere; tutto in coronacfr. MIBE N240 e N210Scavi 2010. US 1-159

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REPUBBLICA DI SIENA

106. Siena. Quattrino. Capitoli del 9 dicembre 1507MI; g. 0,80; mm. 17; h 12D/ [...] SENA VETVS; S fogliata entro cerchioR/ CIV[...] VIRG; croce patente entro cerchio interrotto in alto dal segno dello zecchiere (segno 83 CNI)CNI XI, 390, 172; TODERI, 328, 42Scavi 2010. US 200-3

GRANDUCATO DI TOSCANA – COSIMO I O COSIMO III DE’ MEDICI

107. Firenze. Picciolo. 1537-1569 o 1670-1723AE; g. 0,52; mm. 18D/ […]D•II[…]; stemma mediceoR/ IlleggibileCfr. CNI XII, p. 265, 164-165 e p. 276, 253-257 (Cosimo I de’ Medici); p. 400, 106-107 (Cosimo III de’ Medici); tax. XXI, 13.Scavi 2011. A5D. US 1-5

GRANDUCATO DI TOSCANA – FERDINANDO I, COSIMO II O FERDINANDO II DE’ MEDICI

108. Firenze. Quattrino. 1587-1670MI; g. 0,55; mm. 21D/ [...]DVX[...]; illeggibileR/ IO[...]; illeggibileScavi 2010. US 204-40

GRANDUCATO DI TOSCANA – FERDINANDO I DE’ MEDICI

109. Firenze. Quattrino. 1587-1608MI; g. 0,31; mm. 17D/ Stemma mediceoR/ IlleggibileGaleotti, 189, LIIScavi 2010. US 245-37

AUTORITÀ INDETERMINATA

110. Zecca ind. Quattrino (?). Secc. XVI-XVII

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AE; g. 0,52; mm. 16D/ Stemma ovale al centroR/ Santo in piedi (?)Scavi 2010. US 245-34

111. Zecca e nominale ind. Secc. XVI-XVIIAE; g. 2,79; mm. 26D/ Tracce di stemma (?)R/ IlleggibileScavi 2011. US 1-8

GRANDUCATO DI TOSCANA – PIETRO LEOPOLDO I DI LORENA

112. Firenze. Quattrino. 1771-1790AE; g. 0,54; mm. 16D/ […] M•D•[…]; stemma coronatoR/ Tracce di lettere al centroCfr. CNI XII, tav. XXIX, 15Scavi 2011. US 1-6

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Elenco riassuntivo dei rinvenimenti numismatici suddivisi per campagna di scavo e unità stratigrafica

I (2009) US 1–humus

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

JKLM���"�KLKNK���OMP��Q�&� 'RSQ�'MTUVVWKPQ XUKLQYKR 'RSQ 3�:;"�:,�Z�&� �UYMWKQLR QL[RLKLKQLR &KNKPR 29

<MPRLZQ�SM[\�ZK�Q]RO[R��=,�Z�&�

&QYR��MSKOOKRLM�TRO[USQ# QL[RLKLKQLR <KOPKQ 38

HYKSQ�SM[\�ZKPMSVYM��=-"TYKSQ�SM[\�SQYNR��=:�

Z�&�

KRPWMNKQLR QL[RLKLKQLR �KPKLUS 41

;,-";,=�Z�&� &RO[QL[M�R�&RO[QLNR��� LUSSUO L�Z� 58;-,";-:�Z�&� /QWML[M ��; �MOOQWRLKPQ 76;-,";:=�Z�&� /QWML[M ��; L�Z� 82;-,";:=�Z�&� /QWML[M�R�/QWML[KLKQLR�� ��; L�Z� 86;-,";:!�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M�R�BYQNKQLR ��; 'RSQ 88;-,";:=�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M�R�BYQNKQLR ��, L�Z� 91

I (2009) – Area 2–US 3–strato di abbandono

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�,="�,>�Z�&� �L[RLKLR�HKR OMO[MYNKR 'RSQ 14�:@�Z�&� ?UKL[KWWR QL[RLKLKQLR 'RSQ 28

HYKSQ^MYQ��=��Z�&� HYRVR QL[RLKLKQLR 'RSQ 31�:-"�=��Z�&� HYRVR QL[RLKLKQLR <KOPKQ 34

<MPRLZQ�SM[\�ZK�Q]RO[R��=,�Z�&�

&QYKLR QL[RLKLKQLR <KOPKQ 39

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OMPRLZQ�SM[\��/"/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 102

I (2009) – Area 2–US 10–strato di crollo di parte del soffitto del tempio

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;;!";;-�Z�&� &RO[QL[KLR����&RO[QL[KLR���# LUSSUO 'RSQ 52;!!";!=�Z�&� &RO[QLNR��� ��; L�Z� 65;-;";-,�Z�&� BKR^KQLR ��; 'RSQ 75;-,";:!�Z�&� /QWML[M ��; 'RSQ 77;-,";:!�Z�&� /QWML[M ��; 'RSQ 79;-,";-:�Z�&� /QWML[KLKQLR�� ��; DU]ZULUS 83

OMPRLZQ�SM[\��/"/�Z�&� L�Z� ��, L�Z� 100

I (2009) – Area 1–US 12–piano di campagna al di sotto dell’humu

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

272

;!!";!=�Z�&� &RO[QLNR�����BKUWKQLR���# ��; �YMWQ[M 69;-,";:!�Z�&� /QWML[M ��; 'RSQ 78;-,";:!�Z�&� /QWML[KLKQLR�� ��; 'RSQ 84;-,";:=�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M�R�BYQNKQLR ��, L�Z� 93

OMPRLZQ�SM[\��/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 98OMPRLZQ�SM[\��/"/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 101

I (2009) – Area 1–US 13–strato di crollo degli elevati

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;!!";!=�Z�&� &RO[QLNR�����BKUWKQLR���# ��; <KOPKQ 70

I (2009) – Area 1–US 21–crollo del temeno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

OMPRLZQ�SM[\��/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 99

I (2009) – Area 1–US 36–piano di calpestio esterno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;-:";:!�Z�&� BYQNKQLR ��; 'RSQ 87

I (2009) – Area 1–US 37–piano di calpestio esterno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;!;";!!�Z�&� &RO[QLNR��� ��; �XUKWMKQ 62;-;";-,�Z�&� BKR^KQLR ��; 'RSQ 74;-,";:!�Z�&� /QWML[M ��; 'RSQ 81

OMPRLZQ�SM[\��/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 97

I (2009) – Area 1–US 41–crollo della malta che rivestiva il temeno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;-,";:=�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M�R�BYQNKQLR ��; L�Z� 90

I (2009) – Area 1–US 48–strato di cantiere del tempio severiano

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�:=�Z�&� &RSSRZR OMO[MYNKR 'RSQ 19�:>�R��=@�Z�&� HYRVR QL[RLKLKQLR 'RSQ 33

I (2009) – Area 1–US 82 – riempimento fossa per la deposizione della sepoltura

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;;:";,@�Z�&� &RO[QL[KLR�����_# LUSSUO `MYQPWMQ 56

I (2009) – Area 2–US 126 – strato di crollo della struttura templare

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�!�"�!;�Z�&� �L[RLKLR�HKR OMO[MYNKR 'RSQ 16HYKSQ^MYQ��=�"]MLLQKR��=��

Z�&�HYRVR QL[RLKLKQLR 'RSQ 32

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]MLLQKR��=,�Z�&�AUSMYKQLR QL[RLKLKQLR 'RSQ 40

273

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II (2010) – US 1 – humus

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

>�">-�Z�&� RSKNKQLR QOOM 'RSQ 12;�@";���Z�&� DKPKLKR�� LUSSUO <KOPKQ 46;,:";,=�Z�&� $K]WK�ZK�&RO[QL[KLR����K^R�&RO[QL[KLR# LUSSUO &KNKPR 59;-,";==�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M+�BYQNKQLR+�

/QWML[KLKQLR�����; L�Z� 94

!!�"!-!�Z�&� BKUO[KLKQLR�� AUSSUO��R�ZMLQYKR# 'RSQ 105

II (2010) – Area 4a–US 21 – crollo del temeno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�:-"�=��Z�&� HYRVR QL[RLKLKQLR &KNKPR 36;�!";�-�Z�&� &RO[QL[KLR����$QUO[Q# LUSSUO AKPRSMZKQ 49

II (2010) – Area 2–US 126–strato di crollo della struttura templare

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

HYKSQ^MYQ��=��Z�&� HYRVR QL[RLKLKQLR 'RSQ 30;!�";!,�Z�&� &RO[QLNR�����&RO[QLNR�BQWWR# ��; 'RSQ 68

II (2010) – Area 5a–US 200–humu

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�-="�->�Z�&� &WQUZKR��� QL[RLKLKQLR 'RSQ 26;;-";;:�Z�&� &RO[QL[KLR����&RO[QL[M# LUSSUO 'RSQ��_# 54

TRO[��!@: 'MTUVVWKPQ�ZK�<KMLQ XUQ[[YKLR <KMLQ 106

II (2010) – Area 5a–US 204–Strato di abbandono a copertura dei crolli degli ambienti del santuario

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�:�"�:��Z�&� %QYPR��UYMWKR QOOM 'RSQ 18;!=";-� &RO[QLNR����R�&RO[QLNR�����BKUWKQLR���# ��, L�Z� 73

�!=:"�-:@ BYQLZUPQ[R�ZK��ROPQLQb$MYZKLQLZR��+�&ROKSR����R�$MYZKLQLZR����ZMF�%MZKPK

XUQ[[YKLR $KYMLNM 108

II (2010) – Area 5a–US 245–Strato di crollo in corrispondenza della struttura templare

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�!=:"�-@= BYQLZUPQ[R�ZK��ROPQLQb$MYZKLQLZR���ZMF�%MZKPK

XUQ[[YKLR $KYMLNM 109

I/�"I/���OMP� L�Z� XUQ[[YKLR��_# L�Z� 110

II (2010) – Area 5a–US 263 – strato di crollo

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

TRO[��,��Z�&� �L[RLKLR�HKR��$QUO[KLQ�K^Q# QOOM�R�ZUTRLZKR 'RSQ 17

II (2010) – Area 5ab–US 293 – riempimento taglio 292

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

���OMP��Q�&� 'RSQ�'MTUVVWKPQ QOOM 'RSQ 2

274

II (2010) – Area 5a–US 305 – strato relativo alla chiusura del deposito votivo del tempio

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

,�Q�&� �U]UO[R��D�/QWMYK^O�&Q[^WW^O# XUQZYQL[M 'RSQ 6�;"-�Q�&��RTTUYM���"���Z�&� �U]UO[R QOOM 'RSQ 7

�@"���Z�&� �U]UO[R���KVMYKR#��_# QOOM 'RSQ 8;:",��Z�&� BQKR���]YKTTQ# QOOM 'RSQ 10

:��Z�&� /MOTQOKQLR QOOM 'RSQ 11��>"�;=�Z�&� �ZYKQLR QOOM 'RSQ 13

II (2010) – Area 4–US 319 – piano esterno

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�,:"�,>�Z�&� $KWKTTR�� OMO[MYNKR 'RSQ 22�--�Z�&� BQWWKMLR QL[RLKLKQLR 'RSQ 23�--�Z�&� BQWWKMLR QL[RLKLKQLR 'RSQ 24

�-="�->�Z�&� &WQUZKR��� QL[RLKLKQLR 'RSQ 27�>:"�>=�Z�&� %QOOKSKQLR��YPUWMR��&RO[QLNR��# JYQNKRLM�YQZKQ[Q 'RSQ 44;;@";;��Z�&� &RO[QL[KLR�� LUSSUO 'RSQ 47;�,";�!�Z�&� &RO[QL[KLR����&YKOTR# LUSSUO 'RSQ 48;;-";;:�Z�&� &RO[QL[KLR����&RO[QL[KLR���# LUSSUO 'RSQ 53;;:";,@�Z�&� &RO[QL[KLR��� LUSSUO 'RSQ 55

;!@�Z�&� %Q]LMLNKR ��� 'RSQ 60;!;";!=�Z�&� &RO[QLNR��� ��; L�Z� 63

II (2010) – Area 5a–US 329 – innalzamento piano di calpestio esterno al tempio

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

��"��OMP��Q�&� /MWKQ"�WMQ ���; /MWKQ"�WMQ 1L�Z� L�Z� L�Z� L�Z� 103

II (2010) – Area 5b–US 331 – crollo all’interno dell’ambiente IV

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;>",@�Z�&� BQKR XUQZYQL[M 'RSQ 9

II (2010) – Area 4–US 332 – strato “vergine” (piano di calpestio)

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�,;"�,,�Z�&� BRYZKQLR���� QL[RLKLKQLR 'RSQ 21�=�"�=;�Z�&� &QYR QL[RLKLKQLR �KPKLUS 37

OMPRLZQ�SM[\��/�OMP��Z�&���_# L�Z� ��, L�Z� 96

II (2010) – Area 4–US 338 – battuto

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;;;";;!�Z�&� &RO[QL[KLR����&RO[QLNR���# LUSSUO 'RSQ 50;,-";,=�Z�&� &RO[QL[M LUSSUO L�Z� 57;-,";:=�Z�&� /QWML[KLKQLR��+�/QWML[M�R�BYQNKQLR ��, L�Z� 92

III (2011) – US 1 – humus

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

OMPRLZQ�SM[\��/�OMP��Z�&� L�Z� ��, L�Z� 95L�Z� L�Z� L�Z� L�Z� 104

275

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I/�"I/���OMP� L�Z� L�Z� L�Z� 111�::�"�:>@ BYQLZUPQ[R�ZK��ROPQLQbHKM[YR�DMRTRWZR���

ZK�DRYMLQXUQ[[YKLR $KYMLNM 112

III (2011) – Area 5a–US 329 – innalzamento piano di calpestio esterno al tempio

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

,-�Q�&� 'RSQ�'MTUVVWKPQ��%L�&RYZK^O�'^J^O# ZMLQYKR 'RSQ 4�!�Q�&� �U]UO[R��D��<^YZKL^O# QOOM 'RSQ 5

�,="�,>�Z�&� �L[RLKLR�HKR QOOM 'RSQ 15

III (2011) – Area 5b–US 391 – strato di abbandono

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�-:"�-=�Z�&� BQWWKMLR QL[RLKLKQLR 'RSQ 25

III (2011) – Area 5c–US 398 – strato di crollo

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

;-,";:=�Z�&� /QWML[M�R�/QWML[KLKQLR�� ��; L�Z� 85

III (2011) – Area 5b–US 424 – riempimento buca nel vespaio

Datazione Autorità Nominale Zecca Cat.

�=;"�=,�Z�&� &RSSRZR OMO[MYNKR 'RSQ 19

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