50
ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO IL CONTRIBUTO DELLE EPIGRAFI E DEI TESTI EPIGRAFICI ALLA RICOSTRUZIONE DELLA FISIONOMIA SOCIALE E CULTURALE DELLA CITTÀ (SECOLI XIII-XIV) 1. Introduzione Il centro storico di Grosseto è stato interessato a partire dall’anno 1998, da un pro- gramma di archeologia urbana, condotto dall’Università di Siena, dalla Soprinten- denza Archeologica della Toscana e dal comune di Grosseto, con la direzione e il coor- dinamento scientifico di Riccardo Francovich 1 . Nell’ambito di tale progetto di ricerca, ci siamo occupati in modo specifico dell’integrazione tra le informazioni acquisite tra- mite le indagini di scavo e le conoscenze derivate dallo studio delle fonti scritte (atti nota- rili, documenti amministrativi, testi letterari, epigrafi, etc.) e di quelle iconografiche (rap- presentazioni cartografiche e figurative, foto d’epoca, etc.) 2 . In particolare, le nostre ricer- che sulle fonti epigrafiche relative al basso Medioevo hanno costituito un efficace stru- mento per stabilire nessi puntuali tra l’analisi delle evidenze materiali e quella dei documenti d’archivio. In molti casi, infatti, le iscrizioni provviste di datazione cronica o databili sulla base dei loro caratteri intrinseci – formali, materiali e contenutistici (paleografia, tecnica di esecuzione, elementi testuali, araldica, etc.) – hanno contribuito a contestualizzare meglio interventi di diverso genere, archeologicamente documenta- bili 3 . In tale prospettiva, comunque, abbiamo mantenuto le opportune cautele riguardo ai pericoli di un ricorso acritico ai testi epigrafici, guardandosi da proporre datazioni sulla Fonti e documenti 1 Sulle linee guida del programma di archeologia urbana cfr. FRANCOVICH et alii, 2000. 2 Riguardo i primi risultati di tale impegno cfr. FARINELLI 1996; FARINELLI 2000, pp. 192-194; FARI- NELLI FRANCOVICH (a cura di) 2000, pp. 121-144; FARINELLI 2007, Repertorio n. 19.1. Per alcune ipotesi interpretative riguardo il periodo altomedievale scaturite dalle indagini di scavo si rimanda a CITTER (a cura di), 2005; un’ampia e approfondita indagine condotta principalmente sulla documentazione notarile in una prospettiva storico-giuridica, ma ricchissima di spunti anche in altre direzioni è proposta in MORDINI 2007, al cui apparato di trascrizioni e regesti documentari, tra l’altro, si rimanderà ripetutamente di seguito. 3 Cfr., ad es., i casi nn. 1, 3, III, IV.

FARINELLI R., 2008, Archeologia urbana a Grosseto. Il contributo delle epigrafi e dei testi epigrafici (secoli XIII-XIV), “Ricerche Storiche”, n. 111, anno XXXVII/3 (gennaio –

  • Upload
    unisi

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETOIL CONTRIBUTO DELLE EPIGRAFI E DEI TESTI EPIGRAFICI

ALLA RICOSTRUZIONE DELLA FISIONOMIA SOCIALE E CULTURALEDELLA CITTÀ (SECOLI XIII-XIV)

1. Introduzione

Il centro storico di Grosseto è stato interessato a partire dall’anno 1998, da un pro-gramma di archeologia urbana, condotto dall’Università di Siena, dalla Soprinten-denza Archeologica della Toscana e dal comune di Grosseto, con la direzione e il coor-dinamento scientifico di Riccardo Francovich1. Nell’ambito di tale progetto di ricerca,ci siamo occupati in modo specifico dell’integrazione tra le informazioni acquisite tra-mite le indagini di scavo e le conoscenze derivate dallo studio delle fonti scritte (atti nota-rili, documenti amministrativi, testi letterari, epigrafi, etc.) e di quelle iconografiche (rap-presentazioni cartografiche e figurative, foto d’epoca, etc.)2. In particolare, le nostre ricer-che sulle fonti epigrafiche relative al basso Medioevo hanno costituito un efficace stru-mento per stabilire nessi puntuali tra l’analisi delle evidenze materiali e quella deidocumenti d’archivio. In molti casi, infatti, le iscrizioni provviste di datazione cronicao databili sulla base dei loro caratteri intrinseci – formali, materiali e contenutistici(paleografia, tecnica di esecuzione, elementi testuali, araldica, etc.) – hanno contribuitoa contestualizzare meglio interventi di diverso genere, archeologicamente documenta-bili3. In tale prospettiva, comunque, abbiamo mantenuto le opportune cautele riguardoai pericoli di un ricorso acritico ai testi epigrafici, guardandosi da proporre datazioni sulla

Fonti e documenti

1 Sulle linee guida del programma di archeologia urbana cfr. FRANCOVICH et alii, 2000.2 Riguardo i primi risultati di tale impegno cfr. FARINELLI 1996; FARINELLI 2000, pp. 192-194; FARI-

NELLI FRANCOVICH (a cura di) 2000, pp. 121-144; FARINELLI 2007, Repertorio n. 19.1. Per alcune ipotesiinterpretative riguardo il periodo altomedievale scaturite dalle indagini di scavo si rimanda a CITTER (a curadi), 2005; un’ampia e approfondita indagine condotta principalmente sulla documentazione notarile in unaprospettiva storico-giuridica, ma ricchissima di spunti anche in altre direzioni è proposta in MORDINI 2007,al cui apparato di trascrizioni e regesti documentari, tra l’altro, si rimanderà ripetutamente di seguito.

3 Cfr., ad es., i casi nn. 1, 3, III, IV.

138 ROBERTO FARINELLI

base eslusiva delle indicazioni croniche presenti nei testi, tanto per specifiche strutturemonumentali4, quanto per singole deposizioni funerarie5. In ogni caso, ai personaggi ealle istituzioni menzionati nelle iscrizioni sono stati ricondotti riferimenti tratti dallacoeva documentazione d’archivio; si sono conseguite così utili informazioni sui com-mittenti delle epigrafi, indispensabili per contestualizzare le scritture esposte entro i pro-grammi ideologico-propagandistici di istituzioni laiche o ecclesiastiche che ne pro-mossero la realizzazione, nonché per ricostruire lo status socio-economico e l’afferenzafamiliare dei singoli individui in esse menzionati. Infatti, riguardo l’arco cronologicocompreso tra lo scorcio del Duecento ed il pieno Trecento, le iscrizioni conservate, comepure quelle di cui si ha conoscenza soltanto grazie a trascrizioni e apocrifi dei secoliXVIII-XX, forniscono utili informazioni sulle vicende edilizie e sulla composizionesociale della città, in una fase cruciale della sua storia.

In generale, si può affermare che la maggior parte delle iscrizioni era collocata in edi-fici religiosi e spesso era pertinente a sepolture cimiteriali: tra i venti testi epigrafici data-

bili ai secoli XIII e XIV – che costi-tuiscono il corpus edito in questasede – circa metà proviene dalla Cat-tedrale di S. Lorenzo di Grosseto6 odal relativo cimitero7, e sei traggonoorigine dalle inumazioni collocate neichiostri della chiesa di S. Francesco8.Le rimanenti erano relative ad edificidi carattere militare che vennerocostruiti dal comune di Siena nel-l’ottica di perseguire un’intrapren-dente politica di dominio e controlloterritoriale: si tratta, in particolare,della porta urbica del cassero senese9

e delle due iscrizioni di reimpiegoapposte sulle strutture della Torredelle saline, collocata lungo l’Om-brone, a valle della città10.

4 Cfr., ad es., i casi nn. VIII e IX.5 Cfr. il caso n. II.6 Si tratta dei nn. 1, 2, 8, 9, 10, 11, I, III, IV, V.7 Ci riferiamo al n. II, sulle cui autenticità e originaria collocazione, tuttavia, si nutrono dubbi con-

sistenti.8 Si tratta dei nn. 4, 5, 6, 7, VI, VII. Riguardo questo piccolo gruppo di epigrafi sepolcrali dei chio-

stri della chiesa di S. Francesco, omogeneo dal punto di vista cronologico, possiamo estendere le osser-vazioni proposte da Silvia Colucci per il contesto senese (cfr. COLUCCI 2003, pp. 37-56).

9 Ci riferiamo al n. 3.10 Si tratta dei nn. VIII e IX.

Fig. A. Ricostruzione del centro storico di Grossetoalla metà del XVIII secolo, con segnalati gli edificiper i quali è attestata la presenza di epigrafi medievali.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 139

Sotto il profilo dell’archeologia della produzione epigrafica, la maggior parte degliesemplari grossetani risulta contrassegnata da una buona qualità dell’incisione, da unaregolarità di modulo e di allineamento, nonché da forme grafiche di pieno gustogotico, in linea con le tendenze generali dei maggiori centri toscani e, in particolare, diSiena e di Pisa, città che esercitarono una influenza più diretta sul centro maremmano.

Occasionalmente i caratteri paleografici delle epigrafi possono concorrere anche aproporre datazioni di opere d’arte effettuate sulla base dell’analisi stilistica e di indicazioniprovenienti da fonti scritte e iconografiche. È forse il caso di alcune sculture che costitui-scono il tetramorfo esposto sulla facciata principale della cattedrale di S. Lorenzo, corre-date di elementi epigrafici che ne illustrano la pertinenza ai relativi evangelisti. Tali elementiscultorei vennero a suo tempo datati da Annarosa Garzelli attorno al 1300, soprattutto inconsiderazione dell’evidenza documentaria relativa alla loro mancata menzione nei det-tagliati resoconti amministrativi relativi ai rifacimenti ottocenteschi della facciata11. Ben-ché una attribuzione all’età gotica del tetramorfo possa sollevare perplessità, le stringentianalogie di tipo paleografico tra la n° 11 e la n° 1 inducono a ricondurre entrambe le iscri-zioni ad un comune modello epigrafico, se non addirittura ad attribuire l’esecuzione allamedesima officina lapidaria, e, perciò, suggeriscono l’autenticità anche di quella porzionedi statua su cui è realizzata l’iscrizione n° 11, a prescindere dalla questione della conte-stualizzazione cronologica dell’elemento figurativo con il quale è stata assemblata.

Le epigrafi di Gros-seto sono state oggetto diinteresse storico erudito apartire dalla metà del Set-tecento, quando vennerocensite e trascritte in granparte da Francesco Ani-chini, che fu cancellieredel comune e della curiavescovile, e dal canonicoJacopo Boldrini, al qualedobbiamo le trascrizionipiù fedeli e accurate, contraslitterazioni impecca-bili e rispettose dell’impa-ginato12. Per il XIX secolodobbiamo menzionare

Fig. B. Il tetramorfo in una stampa di Carlo H. Wilson del1831, anteriore ai restauri della facciata (da PIFFERI 1832, p. 35).

11 GARZELLI 1969, pp. 137-139; cfr. anche GARZELLI 1967 e PARISI 1996.12 Cfr. ANICHINI 1751; ANICHINI ASG; BOLDRINI. Da quest’ultimo mutua le proprie trascrizioni

PECCI. Per l’impeccabile trascrizione della n. 1, ad es., cfr. BOLDRINI, c. 14r. Quando questo contributoera in bozze, la dr.ssa Silvia Colucci ma ha cortesemente segnalato il manoscritto D. IV. D della Biblio-teca Comunale di Siena contenente anche trascrizioni ed apografi di epigrafi grossetane, realizzati nellaprima metà dell’Ottocento dall’architetto Alessandro Romani.

140 ROBERTO FARINELLI

soprattutto gli ottimi apografi realizzati nel1831 da C.H. Wilson e per quello conser-vato nelle carte del canonico Chelli, mentregli autori che si sono occupati di tale argo-mento nel corso del secolo, come di quel-lo successivo (A. Romani, G. De Poveda,E. Repetti, A. Ademollo, E. Chiarini,L. Porciatti, A. Cappelli, A. Lisini, A. Gar-zelli, G. Guerrini, A. Mazzolai), hanno ope-rato con minor rigore filologico.

Soltanto l’epigrafe del Cassero Seneseed una iscrizione atipica nel duomo diGrosseto sono state oggetto di pubblica-zione critica. Disponiamo inoltre di un utilerepertorio fotografico che censisce anche leepigrafi medievali13, mentre manca, ancora,un censimento dei segni lapidari14, deglielementi araldici, nonché delle scritture epi-grafiche su supporto non lapideo (metallo,dipinti, etc.).

Lo studio dell’epigrafia grossetana hacontribuito solo in modo saltuario a ricerchedi impianto storico-topografico e, quindi, permangono ancora potenzialità di ricerca intale settore15. Ci pare significativo, in tal senso, il caso delle epigrafi che riportano l’indi-cazione di appartenenza all’Opera della cattedrale di S. Maria seguita da un numero incifre romane: nei casi in cui tali iscrizioni sono ancora in situ gli edifici possono essere facil-mente ricondotti alle indicazioni documentarie che li concernono in modo specifico, pren-dendo in considerazione il numero apposto alle lapidi murarie e quello indicato nell’in-ventario dei beni immobili urbani pertinenti all’Opera, risalente al XVIII secolo16. Infine,possiamo far riferimento alle due epigrafi, presumibilmente riconducibili ai secoli XVII-XVIII, apposte sulla facciata di due edifici situati presso Piazza Dante che, riproducendotesti normativi che fanno riferimento ad una quartierazione della città secondo una

13 Le uniche edizioni critiche disponibili riguardano la lapide della porta del cassero senese (GELICHI

1980, pp. 54-56) ed una epigrafe atipica presente sulla facciata del duomo (BANTI 2005). Per i repertoricfr. GUERRINI (a cura di), 1991 con integrazioni in GUERRINI 1994.

14 Ad esempio, un segno lapidario si osserva inciso nel paramento dell’intradosso del fornice cin-quecentesco della porta urbica di “Porta Vecchia” (fig. C), mentre un altro è osservabile nel presbiterio dellachiesa di S. Francesco (fig. D).

15 Ad es., nell’ambito del menzionato programma di archeologia urbana, il rinvenimento di una epi-grafe relativa all’oratorio di S. Barbara all’interno di un edificio del centro storico ha consentito allo scri-vente di individuare la chiesa rinascimentale di cui erano note solo informazioni documentarie.

16 Cfr. ASS, Quattro Conservatori, 1750, filza XXXI, ins. 28 e ANICHINI 1751, cc. 245-252.

Fig. C. Segno lapidario. Grosseto, Porta Vecchia.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 141

toponomastica storica par-zialmente scomparsa, offronoun prezioso aggancio topo-grafico per chiarire una seriedi denominazioni di vie econtrade attestate nei do-cumenti d’archivio17.

Nel complesso, a nostrogiudizio, questo corpus nume-ricamente esiguo rispecchiasolo in parte il rilievo socio-economico effettivamenteassunto dal centro marem-mano durante questo perio-do; si tratta, infatti, di un nu-mero di esemplari molto con-tenuto, se rapportato alle di-mensioni demografiche e

economiche della città e alla diffusione locale della cultura scritta, che invece vengono sug-gerite da indicatori di altro genere18. Possiamo ritenere che tale povertà numerica siadovuta anche alla scarsa rappresentazione di un’edilizia civile in pietra, rispetto al pre-ponderare del laterizio, da ascrivere alla stessa collocazione di Grosseto al centro di unapianura alluvionale ricca di argilla e priva di cave per pietrame da costruzione nelle imme-diate vicinanze19. Come accade di norma, comunque, l’attuale scarsità di testi epigraficiè in parte riconducibile a distruzioni e dispersioni di una loro quota consistente, a causasia delle demolizioni di alcuni complessi monumentali medievali civili ed ecclesiastici, pre-sumibilmente dotati di iscrizioni (ad es. la cinta urbica nel 1336, le chiese di S. Michele,S. Lucia, S. Giorgio, il monastero di S. Maria Annunziata), sia dei lunghi periodi di acutarecessione demografica ed economica, durante i quali si produssero generalizzati abbat-timenti di fabbricati per ricavarne materiale da costruzione di reimpiego, sia, infine, diuna scarsa attenzione verso le testimonianze del passato che ha contrassegnato la città sinoai nostri giorni. La dispersione del patrimonio epigrafico grossetano, infatti, non si è arre-stata durante le fasi di crescita demografica ed economica come quelle che hanno seguitole riforme dei granduchi lorenesi o gli investimenti dello Stato unitario nello sviluppo delcentro urbano, poiché il patrimonio epigrafico medievale noto a Grosseto alla metà del

Fig. D. Segno lapidario. Grosseto, S. Francesco.

17 Cfr. GUERRINI 1991 e fig. E.18 Cfr. MORDINI 2007, soprattutto alle pp. 9-13, 55-57 e, per un’agile sintesi di taglio divulgativo,

ZAGLI 2007.19 Cfr. le considerazioni proposte in SUSINI 1979, p. 53 riguardo il nesso tra modalità di approvvi-

gionamento della materia prima e significato, in termini storico sociali, del patrimonio epigrafico con-servato riproposte in un’ottica più generale in MANACORDA 2000.

142 ROBERTO FARINELLI

XVIII secolo – epoca per la quale si conservano i primi censimenti delle epigrafi grosse-tane – risulta oggi decurtato di una buona metà. Non è chiaro, infine, se per il periodopiù antico la dispersione sia da imputare anche ad un consapevole intento di obliterarequegli elementi che potessero manifestare sul piano ideologico una contrapposizione conil potere politico al governo; in tal caso non sarebbe solo frutto di una mancata produ-zione epigrafica o di una dispersione successiva il fatto che, per il periodo precedente all’in-gresso della città entro la compagine territoriale senese – gli anni Trenta del Trecento –si conserva solo un esiguo ciclo epigrafico relativo alla costruzione della cattedrale, oveperaltro viene celebrata l’azione di due podestà senesi di Grosseto. In proposito, adesempio, Sauro Gelichi ebbe ad ipotizzare un intenzionale danneggiamento della porzionedi epigrafe in cui si attribuiva al comune di Siena la ricostruzione delle mura della cittàmaremmana, menomazione forse riconducibile al sentimento anti-senese dell’autoredell’azione vandalica20.

Le iscrizioni originali (in numerazione araba) e i testi epigrafici trasmessici attraversola tradizione erudita (in numerazione romana) vengono qui di seguito presentati inschede separate. I nessi tra le lettere sono segnalati nella trascrizione tramite il simbolo^ apposto alle vocali coinvolte nel nesso e richiamati nell’apparato critico. Le letteresoprascritte nell’interlinea superiore sono indicate tra apici e inserite nel punto corri-spondente della traslitterazione.

20 GELICHI 1980, p. 56.

Fig. E. Targa lapidaria con copia di norme statutarie. Grosseto, via Manin.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 143

2. Le iscrizioni autentiche

1. Cattedrale, interno. Iscrizione commemorativa (sec. XIII, a. 1295, fra il 25 marzoe il 30 giugno).

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra marmorea, priva di cornice, di cm 39 di altezza x 62

di larghezza21.Luogo conservazione: Giacitura secondaria. Duomo, murata nella parete interna sini-

stra, in corrispondenza del muro di tamponamento di una cappella laterale.Contesto di provenienza: Dall’interno della chiesa, probabilmente nel tratto della con-

trofacciata posto tra il portale centrale e quello di destra. Il canonico Iacopo Boldrini,in una relazione del giugno 1769 destinata all’erudito Giovanni Antonio Pecci la descri-veva collocata: “dentro il duomo a man destra all’entrare per la porta di mezzo […] inun piccolo marmo a caratteri antichi”22. Negli stessi anni Francesco Anichini la definiva:

Fig. 1.1. Cattedrale, interno. Iscrizione commemorativa

21 Presumibilmente i margini laterali della lastra sono in parte coperti dall’intonaco della parete, poi-ché una misurazione effettuata alla fine del XIX secolo riportava: “alta m. 0,39 e larga m. 0,65” (ADEMOLLO

1894, p. 76).22 BOLDRINI, c. 14r. La descrizione venne fedelmente riprodotta dall’erudito settecentesco Giovanni

Antonio Pecci: “Dentro al duomo a mano destra all’entrare per la porta di mezzo si legge in un piccolomarmo a caratteri antichi” (PECCI, p. 329).

144 ROBERTO FARINELLI

“una memoria incisa in pietra che vedesi a dritta nell’entrare della porta maggiore […]in distanza dal piantito, o sia pianterreno mattonato, circa due braccia” e, in altra occa-sione, come “incisione in marmo in una pietra di circa mezzo braccio […] all’entraredella porta maggiore di detta chiesa a mano destra”23. L’edizione dell’opera di GiovanniAntonio Pecci effettuata nel 1903 da Antonio Cappelli, riporta la nota: “Di recente èstata collocata nella parete interna a sinistra entrando in Duomo”24.

Descrizione: L’iscrizione è realizzata su una lastra marmorea dalla superficie benlevigata e ne occupa la porzione superiore destra, mentre è affiancata sulla sinistra da unaspecchiatura di cm 24 x 24, incorniciata da una doppia fascia, all’interno della quale lasuperficie della lastra risulta levigata, presentando al centro alcune aree più ruvide.Il testo, in lingua latina, si dispone su sette linee orizzontali, perfettamente parallele, seb-bene non risultino visibili i segni della rigatura. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiu-scola gotica, caratterizzata da lettere di forma piuttosto allungata, utilizzando un solcotriangolare di buona fattura. Tutte le parole sono separate fra loro attaverso punti bassidistintivi fra le parole e fra i numerali costituenti la data. I nessi sono assenti. Abbre-viazioni per sigla: A. per anno, M. per Millesimo, I. per indictione; per troncamento insil(icis), potest(atis), Magl(iate); per contrazione in d(omi)ni, t(em)p(or)e. Segni di abbre-viazione a omega per la contrazione, a virgola soprascritta per d(e), a sbarra obliqua persil(icis) e per Magl(iate). Abbreviazioni e contrazioni sono regolarmente usate. M, Nmaiuscole gotiche; C ed E chiuse, tipiche della maiuscola gotica; D sempre di tipoonciale, con tratto superiore verticale; V capitale e H minuscole. In particolare degna dinota è la doppia grafia della lettera T, in forma capitale nei primi tre versi, gotica, contratto verticale fortemente arrotondato e asta superiore corta nella restante parte, chetrova elementi di analogia con la T della n. 9. Si segnalano alcune sviste del lapicida: alv. 4, nella parola Magl(iata), di fatto è stata incisa una T in luogo di una G, errore pro-vocato da distrazione per la somiglianza tra le due lettere, piuttosto che da incompren-sione del testo di riferimento. Inoltre, nella parola potestatis (v. 5) il tratto mediano dellaE non è stato scolpito, lasciando un segno a forma di C.

L’iscrizione ricorda l’inizio dei lavori di costruzione di un opus silicis, riferibile a strut-ture murarie pertinenti la chiesa cattedrale durante la podesteria grossetana di Mino diPalmiero, detto Magliata, di Bartolomeo dei Piccolomini di Siena25. La presenza inGrosseto di esponenti di questa famiglia magnatizia senese è attestata anche per il 1275(Salomone di Guglielmo in qualità di podestà del comune di Grosseto) e nel 1339(Salomone di Bartolomeo, arbitro in una lite tra il comune di Grosseto e il cittadinosenese Francesco di Balduccio)26.

23 ANICHINI 1751, c. 36r e ANICHINI ASG.24 CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 50.25 Sulle attestazioni in vita di Mino di Palmiero dei Piccolomini di Siena, tra l’ottobre 1280 e il mag-

gio 1295, (cfr. CV, III, pp. 1136, 1181, 1393 e MORDINI 2007, p. 129, tabella, n. 27). Nella seduta delconsiglio generale del comune di Siena del 1296 si autorizzò lo stesso Mino ad assumere la podesteria diPrato (CG, 49, c. 12).

26 MORDINI 2007, p. 129, tabella, n. 18 e MORDINI 2007, Repertorio, n. 340 (Grosseto, 1339 giu-gno 7). Salomone di Guglielmo intercedette, seppur senza successo, a favore del comune di Grosseto nella

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 145

Altezza delle lettere: Altezza mediacm 2,8.

Interpunzione: Segni distintivi for-mati da un singolo punto, in chiusurasono utilizzati i tre punti allineati ver-ticalmente. L’interpunzione è usata inmodo regolare.

Elementi decorativi, araldici e sim-bolici: La lapide presenta sulla sinistrauna specchiatura, entro la quale eraprobabilmente dipinta una figura aral-dica identificabile con l’arma dei Pic-colomini (cfr. fig. 1.2).

Datazione: L’iscrizione è da ritenereautentica e risalente pertanto alla primametà dell’anno 1295; infatti, alcuniriferimenti documentari testimonianoche Mino di Palmiero dei Piccolominidi Siena ricoprì la carica di potestà diGrosseto durante il primo semestre del1295, mentre durante il secondo semestre 1295 gli successe Ugo Saracini27.

Stato di conservazione: L’iscrizione è ben conservata, tuttavia la lettura si rende dif-ficoltosa nel margine destro per la presenza di intonaci che ne coprono il bordo, men-tre il campo sulla sinistra, che avrebbe dovuto ospitare l’arma araldica del podestà, nonpresenta alcuna traccia della originaria coloritura, mediante la quale, presumibil-mente, era stato raffigurato l’emblema araldico.

Testo:

A(nno) D(omi)ni M(illesimo) CCLXXXXV, i(ndictione)VIII, hoc est opus sil(icis)

incepte t(em)p(o)r(e) potest(atis)d(omi)ni Mini Magl(iate) d(e) Picchu=lominis d(e) Senis potes=tatis civitatis Gros=seti.

- - - -.A. DNI. M.CCLXXXXV. I..VIII. HOC. EST. OPVS. SIL

-.INCEPTE. TPR. POTEST.DNI. MINI. MATL. D’. PICCHVLOMINIS. D’. SENIS. POTCSTATIS. CIVITATIS. GROSSETI.

Fig. 1.2. Cattedrale, interno. Iscrizione comme-morativa, particolare della specchiatura.

seduta dell’11 settembre 1290, durante la quale si respinse la richiesta grossetana di sospendere una rap-presaglia contro la città (cfr. CG, 40, c. 37r). Nel 1358 dominus Spinello di Salomone de Piccholomini-bus, probabilmente figlio del menzionato Salomone di Bartolomeo, risulta proprietario fondiario inGrosseto, cfr. MORDINI 2007, Repertorio, n. 388 (Grosseto, 1358 luglio 29).

27 MORDINI 2007, p. 129, tabella, nn. 27-28.

146 ROBERTO FARINELLI

Apparato:1 ANICHINI 1751, GARZELLI: 1295; GARZELLI: IN2 ANICHINI 1751: 8a;; ANICHINI ASG: VIIII; DE POVEDA: hoc opus fuit inceptum; CAP-PELLI, CHIARINI: singulare; ADEMOLLO: sit; GARZELLI: SINGULARIS / SIT / SILICIS3 ANICHINI 1751: incepto; CAPPELLI, CHIARINI: inceptum; ADEMOLLO: incepta; ANI-CHINI ASG: T(EM)P(OR)E4 ANICHINI 1751, CAPPELLI, CHIARINI: Picco; PECCI: Math. De; CAPPELLI, CHIARINI:Mathaei de Piccolominis; ADEMOLLO: Matti De Piccolominis; GARZELLI: MAGLIATA5 ANICHINI 1751, DE POVEDA: lomineis <<de Senis>>; ANICHINI ASG: <<de Senis>>;ADEMOLLO: CIVITATI6 ADEMOLLO: Salut.

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 14r; PECCI, p. 329; ANICHINI ASG; ANICHINI 1751, c. 36r; DE POVEDA,p. 40; PORCIATTI, p. 3

Trascrizioni in bibliografia:CHIARINI 1893, p. 46; ADEMOLLO 1894, p. 76; CAPPELLI 1903, p. 50; GARZELLI

1967, p. 119; REPETTI 1833-1846, II, p. 531.

Riproduzioni fotografiche: GUERRINI (a cura di) 1991; GNONI MARAVELLI, MARTINI

(a cura di), p. 26.

2. Lapidario del Museo Archeologico della Maremma. Frammento. Iscrizione dida-scalica? (sec. XIV)

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra marmorea frammentaria di cm 16,5 di altezza mas-

sima x 22 cm di larghezza.Luogo conservazione: Giacitura secondaria. Lapidario del Museo Diocesano di

Arte Sacra di Grosseto, Sala 26/2.Contesto di provenienza: Probabilmente dalla chiesa cattedrale di Grosseto, forse

dalla facciata occidentale.Descrizione: Frammento. La superficie della lastra risulta perfettamente levigata,

coincidente con lo specchio epigrafico. Il testo, in lingua latina, è disposto su tre lineeorizzontali. Le lettere sono incise con solco triangolare molto sottile ed elegante;prima del restauro si notavano le tracce dell’originaria coloritura che doveva evi-denziare le singole lettere. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiuscola goticaespansa verticalmente, caratterizzata da lettere di forma allungata, con linee ondu-late, apici e riccioli che chiudono le aste. A, M e V della maiuscola gotica, E e C

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 147

Fig. 2.1. Lapidario del Museo Archeologico della Maremma. Frammento (fotoanteriore al restauro, cortesia di Osvaldo Barbetti).

Fig. 2.2. Lapidario del Museo Archeologico della Maremma. Frammento (fotosuccessiva al restauro).

148 ROBERTO FARINELLI

chiuse, della stessa maiuscola; H minuscole; Q onciale di modulo minore. Alcune let-tere (S, L) sono iscritte in campi quasi completamente delimitati da sottili linee ver-ticali che ne bordano i margini. Tutte le parole sono separate fra loro tramite puntimedi distintivi. I nessi sono assenti, legatura tra H e A (v. 2). Abbreviazioni per sigla:S. per s(anctus); per troncamento in eva(ngelista); per contrazione in Ioh(ann)es.Segni di abbreviazione a omega per il troncamento, a virgola soprascritta per Luca(s).Nota tironiana per et. Per i suoi caratteri grafici la lastra presenta affinità molto strettecon la n. 5.

L’estrema lacunosità del testo non consente di comprenderne il significato. L’unicoelemento facilmente rilevabile è l’afferenza alla sfera religiosa: Sanctus Iohannes è l’u-nico elemento di sicura lettura, mentre per il secondo verso è probabile, ma noncerta, l’integrazione Sanctus Luchas e, presumibilmente, quelle Sancta Maria/SanctusMarcus/Sanctus Matheus. Dovrebbe trattarsi di una scritta riferita a figure religiose,alcune delle quali erano rappresentate nella facciata della chiesa cattedrale (cfr. anchenn. 9-11).

Altezza delle lettere: Variabile da cm 4,5 della prima linea a cm 3 della terza linea.Altezza media cm 4,2.

Interpunzione: Segni distintivi formati da un solo punto. L’interpunzione è usataregolarmente.

Datazione: L’iscrizione è da ritenere autentica; la forma di alcuni caratteri (H, A contraversa spezzata e tratto orizzontale allungato) e le strette analogie con la n. 5 spingonoverso una datazione prossima alla metà del XIV secolo.

Stato di conservazione: L’iscrizione è molto frammentaria, tuttavia la porzione con-servata è ben leggibile.

Testo:

Apparato:2 PSP: Charitas (eccl)esia est S(ancta) Ma3 PSP: (r)ia

Trascrizioni in bibliografia:PSP, p. 39

Riproduzioni fotografiche:PSP, p. 39

[…]di S(anctus) Ioh(ann)es [Baptista …]

[… Lu]cha(s) ev(angelist)a et S(anct…) M[…][…]la et q(u)i so(…) […]

_[- - -] DI. S. IOHES. [B] [- - -]

, _[- - -]CHA. EVA. ET. S. M[- - -][- - -]LA. ET. QI. SO.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 149

3. Porta senese nella fortezza medicea. Iscrizione commemorativa (sec. XIV, a. 1345,se fra il 25 marzo e il 31 dicembre o 1346, se fra il 1° gennaio e il 24 marzo)

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra in travertino di forma rettangolare, priva di cornice,

composta di due blocchi sovrapposti, di cm 82 di altezza x cm 65 di larghezza. Il bloccosuperiore misura cm 42 di altezza x cm 64 di larghezza; il blocco inferiore misura cm39,5 di altezza per cm 65 di larghezza.

Luogo conservazione - contesto di provenienza: Giacitura primaria. Porta del casserosenese, murata sulla faccia esterna nord, all’altezza della pietra d’imposta della cornicedell’arco sestiacuto.

Descrizione: Il testo, in lingua volgare, è disposto su tredici linee orizzontali. L’in-cisione è triangolare, sottile e di buona qualità. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiu-scola gotica caratterizzata da lettere di forma allungata, contrassegnate dalla presenzadi tratti ondulati, con apici triangolari. C aperte; T capitali; N e V della maiuscolagotica. Degne di nota la A con traversa spezzata e tratto superiore allungato, la Donciale con tratto orizzontale allungato, la M onciale chiusa. Nessi: linea 1 AL; linea 2AN, AR; linea 3 AN e IF, linea 4 QU, AR, IR, linea 8 AN, AR, linea 9 AN, AN, IN,linea 11 AR. Abbreviazioni per contrazione in D(omi)ni e per troncamento inLonard(o). Alla linea 12: nota tachigrafica per. I nessi sono molto frequenti, le abbre-viazioni invece sono poco usate; l’interpunzione è regolare.

Fig. 3.1. Porta senese nella fortezza medicea.Iscrizione commemorativa (foto anno 1978)

Fig. 3.2. Porta senese nella fortezza medicea.Iscrizione commemorativa (foto 2007)

150 ROBERTO FARINELLI

L’iscrizione si riferisce alla costruzione del cassero ed alla riedificazione delle mura,distrutte pochi anni prima per rappresaglia dal comune di Siena (1336-1337). Alla linea7 il nome di Andrea di Tofano, uno dei tre ufficiali senesi del Cassero e delle mura diGrosseto, è stato integrato da Sauro Gelichi su base documentaria28, mentre allalinea 6 l’integrazione proposta dal medesimo studioso è: “si rimurò tuta l[a cita diGrose]to”. Si avrebbe dunque una testimonianza della pronta ricostruzione del com-plesso fortificato rappresentato dalla porta e dal cassero, soltanto otto anni dopo la suadistruzione. Il complesso fortificato eretto dal comune di Siena sembra edificato in duetempi ravvicinati, tra il 1344 ed il 1345: in un primo momento venne realizzata la torree successivamente la porta-cortile29.

Altezza delle lettere: Altezza media cm 5,5.Interpunzione: Segni distintivi formati da tre punti allineati verticalmente, in chiu-

sura è utilizzato un motivo sinuoso con apice bifido.Elementi decorativi, araldici e simbolici: Il testo è affiancato in alto a sinistra da uno

stemma a scudo gotico con capo piatto, caratterizzato da un’arma troncata. Benché laporzione inferiore, originariamente coperta da materiale di diverso colore sia attual-mente scoperta e presenti solo la sottostante superficie ruvida, questa parte doveva esserericoperta da materiale lapideo di colore scuro, andato perduto dopo gli anni Sessantadel XVIII secolo (cfr. fig. 3.3.). Si tratta senza dubbio della balzana senese, stemma delcomune di Siena, che è collocato anche al di sopra del fornice della porta, a pochi metridall’epigrafe stessa.

Fig. 3.3. da BOLDRINI, c. 17v.

28 TORTOLI 1980, documento n. 3, p. 48.29 FRANCOVICH 1980, p. 44.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 151

Datazione: L’iscrizione è autentica e risalente pertanto al 1345, come emerge anchedal confronto con la documentazione scritta relativa alla costruzione dell’edificio ed allaricostruzione della cinta muraria urbana da parte del comune di Siena30.

Stato di conservazione: La lastra superiore presenta condizioni di conservazioneprecarie; in particolare le linee 5-7 risultano, nella parte destra, completamente abrase,in seguito a scheggiatura e ciò era accaduto già in epoca antica, poiché il testo risultavailleggibile già alla metà del XVIII secolo (cfr. fig. 3.3). L’indagine condotta da SauroGelichi ha mostrato come sia improbabile che tale lacuna sia dovuta al naturaledistacco della pietra31. L’epigrafe presenta segni di ulteriore degrado rispetto alle con-dizioni del 1978-1980 e la perdita di coloritura per molte lettere (cfr. figg. 31, 3.2)

Testo: Si ripropone l’edizione critica effettuata nel 1980 da Sauro Gelichi, riman-dando ad essa per l’apparato di disamina delle precedenti trascrizioni ed edizioni32.

Apparato:Cfr. GELICHI 1980.

Trascrizioni manoscritte:Cfr. GELICHI 1980.

Edizioni e bibliografia:GELICHI 1980.

Riproduzioni fotografiche:FRANCOVICH, GELICHI 1980, tav. VIII.

Âl nome di Dio e dimadona Sânta Mâria

Âno D(omi)ni MCCCXLV sî f=ece qûesto hasâro e sî rim=urò tuta [la cità di Grose]to p(er) lo ch[omuno di Siena]al tenpo d[i Andrea di Tof=]âno e di Lonârd(o) di Chol[a e]di Giovâni di Câno citadînidi Siena e Ufitiali soprael deto casâro e muraeleti p(er) lo chomuno diSiena.

AL NOME. DI DIO. E DIMADONA. SANTA. MARIA

_ANO. DNI. M.CCC.XLV. SI FECE. QUESTO. HASARO. E SI RIMURO. TUTA. L[- - -]TO. P LO CH[- - -]AL TENPO. D[- - -]ANO. E DI LONARD. DI CHOL[…]DI GIOVANI. DI CANO. CITADINI.DI SIENA. E UFITIALI. SOPRAEL DETO. CASARO. E MURAELETI. P LO CHOMUNO. DISIENA

30 GELICHI 1980; FRANCOVICH 1980.31 GELICHI 1980, p. 55, nt. 7.32 GELICHI 1980.

152 ROBERTO FARINELLI

4. Chiesa di S. Francesco, presbiterio. Iscrizione funeraria (sec. XIV)

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra o concio in calcare, priva di cornice, di cm 37 di

altezza x cm 29 di larghezza.Luogo conservazione: Giacitura secondaria. Chiesa di S. Francesco, murata nella

parete del presbiterio.Contesto di provenienza: S. Francesco, chiostro del convento contiguo alla chiesa,

parete orientale. Nella sua relazione del giugno 1769 il canonico Iacopo Boldrini,descrivendo il convento di S. Francesco affermava che “nel primo claustro, che è pub-blico, di questo convento vi sono i quattro seguenti monumenti in piccole pietre tuttia caratteri goti”33, mentre Alfonso Ademollo alla fine del XIX secolo affermava cheerano collocate “in detto chiostro, alla parete di destra entrando”34. All’inizio delsecolo seguente, invece, Antonio Cappelli, commentando la propria edizione del testosettecentesco di Giovanni Antonio Pecci, che ripercorre la descrizione di Iacopo Bol-

Fig. 4.1 Chiesa di S. Francesco, presbiterio.Iscrizione funeraria

Fig. 4.2. da BOLDRINI, c. 16v

33 BOLDRINI, c. 16v. Le parole del Boldrini sono riprese dall’erudito senese Giovanni Antonio Pecci,PECCI, p. 333 ed. in PETRONI 1971, p. 175 ed. in CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56.

34 ADEMOLLO 1894, p. 101.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 153

drini, aggiunse “Alcune di queste pietre sepolcrali del chiostro si vedono oggi collocatenella parete di prospetto dentro la chiesa”35.

Descrizione: Il segnacolo tombale presenta una struttura estremamente semplice elineare: il testo, in lingua latina, occupa la porzione superiore della lastra, ove in bassoè raffigurato uno stemma incorniciato da racemi con funzione decorativa. Scritturamaiuscola gotica, caratterizzata dal largo impiego di linee ondulate, da apici e riccioli chechiudono le aste, spesso con terminazione “a oliva”36. R, U e N maiuscole gotiche; C edE chiuse, tipiche della maiuscola gotica; D onciale, con tratto superiore verticale; T capi-tale. Notevoli la G a riccio, la M onciale chiusa, la A con tratti obliqui asimmentrici, tra-versa spezzata e prolungamento a destra e sinistra dell’asta orizzontale di coronamento.Le parole sono separate fra loro tramite segni distintivi formati da un solo punto. Il testoè ben articolato in quattro linee orizzontali, definite da guide doppie, ben visibili sullasuperficie della lastra. L’interpunzione, abbastanza regolare, è costituita da un singolopunto; i nessi sono piuttosto frequenti (linee 1, 4), limitati alle lettere AR ed UR; sonopoco usate le abbreviazioni, realizzate sia per sigla (S. per sepulcrum), sia per contrazionein d(omi)ne. Segni di abbreviazione a omega per la contrazione.

Il testo segnala la sepoltura di Margherita, moglie di Guerra, figlio di Guccio dei For-teguerri di Siena. Non è nota la famiglia di origine della defunta, di cui l’epigrafe nonmenziona neppure il patronimico; è ipotizzabile ricondurre tale gruppo familiare, anchein considerazione del matrimonio contratto con un magnate senese, al ceto dirigente gros-setano. Comunque, sono note testimonianze documentarie relative a Guerra di Guccio,personaggio attestato anche come proprietario fondiario in Grosseto tra il novembre 1325e l’aprile 133437. Un altro esponente della casata dei Forteguerri, vale a dire Ghino de For-teguerris de Senis, è attestato come podestà di Grosseto nel 1292 e nel 129638.

Altezza delle lettere: Altezza media cm 3,9.Interpunzione: Segni distintivi formati da un singolo punto; l’interpunzione è usata

regolarmente.Elementi decorativi, araldici e simbolici: Nella parte inferiore è raffigurato uno

stemma a scudo gotico dal capo concavo, con figurazione interna a fasce, dalla cromiaalternata (sono visibili tracce di pittura). Benché si sia verificata una caduta e una alte-razione dei colori originari, è agevole riconoscere l’arma della famiglia magnatiziasenese dei Forteguerri (fasciato d’azzurro e d’argento39), cui appartenevano il marito e,forse, i discendenti della defunta. Ai lati raffigurazioni simmetriche di elementi vege-tali stilizzati.

35 CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56.36 Definizione ripresa da BANTI 1995, pp. 169-170.37 MORDINI 2007, Repertorio n. 241. Una ulteriore menzione dello stesso personaggio si registra il 30

aprile 1334, in occasione della vendita di uno degli appezzamenti acquistati dieci anni prima (MORDINI

2007, Repertorio n. 282).38 MORDINI 2007, p. 129, tabella, nn. 25, 30.39 BORGIA 1984, p. 346.

154 ROBERTO FARINELLI

Datazione: L’iscrizione è da ritenere autentica e risalente al XIV secolo in conside-razioni dei suoi caratteri paleografici.

Stato di conservazione: L’iscrizione è ben leggibile e in buono stato di conservazione,tranne la parte corrispondente all’angolo superiore sinistro, perduta in seguito a scheg-giatura.

Testo:

Apparato:1 BOLDRINI, PECCI, ADEMOLLOx: <<S.>>; ADEMOLLO: D.nae Margheritae2 CAPPELLI: Guerri; ADEMOLLO 1894, p. 101: guerrae3 ADEMOLLO 1894, p. 101: Daci4 BOLDRINI: Forteguerrie; PECCI: Forteguerie; CAPPELLI: Forteguerra; ADEMOLLO:Forteguerris

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 16v; PECCI, p. 333.

Trascrizioni in bibliografia:CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56; PETRONI 1971, p. 175; ADEMOLLO 1894, p. 101.

Riproduzioni fotografiche: PSP, p. 76.

5. Chiesa di S. Francesco, presbiterio. Iscrizione funeraria (sec. XIV)

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra marmorea, priva di cornice, di cm 32 di altezza x cm 28.Luogo conservazione: Giacitura secondaria. S. Francesco, murata nella parete del

presbiterio.Contesto di provenienza: S. Francesco, forse dal chiostro del convento demolito negli

anni Sessanta del XX secolo, poiché nella seconda metà del Settecento la presenza del-l’iscrizione non fu registrata tra quelle presenti nel “primo” chiostro conventuale né daIacopo Boldrini, né da Giovanni Antonio Pecci40.

S(epulchrum) d(omi)ne Mârgârit=e, uxoris Guer=

re d(omi)ni Gucciide Fortegûrris.

_S. DNE. MARGARITE. UXORIS. GUER

_RE. DNI. GUCCII.DE FORTEGURRIS

40 BOLDRINI, c. 16v; PECCI, p. 333 edito in CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56 e in PETRONI 1971, p. 175.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 155

L’epigrafe viene ignorata anche da Alfonso Ademollo nella sua monografia edita allafine del XIX secolo41.

Descrizione: Il segnacolo tombale presenta una struttura estremamente semplice e lineare;il testo, in lingua volgare, introdotto da una croce greca, è disposto su tre linee orizzontali edoccupa la porzione superiore della lastra, mentre in basso è inciso uno stemma a scudo, concapo concavo. Le lettere sono incise con solco triangolare molto sottile ed elegante; restanotracce dell’originaria pittura che doveva evidenziare le singole lettere ed alcuni elementi figu-rativi della lastra. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiuscola gotica espansa, caratterizzatada lettere di forma allungata. R maiuscole gotiche; E chiuse, tipiche della maiuscola gotica;D onciale, con tratto superiore verticale; T capitale. La G è a ricciolo e la A presenta traversaspezzata e prolungamento a sinistra dell’asta orizzontale di coronamento, con ricciolo versol’alto, in un caso, verso il basso, nell’altro. I nessi e le abbreviazioni sono assenti, ma nellaparola Sasoforte, la prima O, di modulo molto ridotto, è scritta nell’interlinea superiore, conrichiamo grafico. Per i suoi caratteri epigrafici la lastra presenta strette analogie con la n. 2.

Altezza delle lettere: Altezza media cm 3,9.Interpunzione: Assente.Elementi decorativi, araldici e simbolici: Nella parte inferiore è raffigurato uno

stemma a scudo gotico con il capo concavo; la caduta e l’alterazione dei colori origi-

Fig. 5.1. Chiesa di S. Francesco, presbiterio.Iscrizione funeraria

Fig. 5.2. Chiesa di S. Agostino di MassaMarittima. Iscrizione funeraria (foto di Gio-vanna Santinucci)

41 ADEMOLLO 1894, p. 101.

156 ROBERTO FARINELLI

nari e l’assenza di altri stemmi della famiglia di cui siano noti smalti e metalli impedisceuna adeguata blasonatura. Inquartato: nel 1° e nel 4° tracce di colore scuro, assenti nel2° e nel 3°, al capo caricato di sole raggiante. Si tratta dell’arma della famiglia signo-rile rurale dei “da Sassoforte”, di cui è noto uno stemma del tutto simile, ma privo delcapo, inciso in una lastra funeraria apposta nella facciata della chiesa di S. Agostino diMassa Marittima, databile all’inizio del XIV secolo (cfr. fig. 5.2).

Datazione: L’iscrizione è da reputare autentica e, pertanto, risalente al XIV secolo.L’epigrafe segnala la sepoltura di Federico, figlio di Tollo da Sassoforte. Tollo è nomi-nato assieme ai fratelli Ghinozzo, Longarello e Forese alla fine del Duecento42, men-tre la presenza patrimoniale di Federico a Grosseto è nota solo attraverso un inventa-rio redatto tra il 1341 e la fine del XIV secolo, ove si menziona una casa posta in Gros-seto, nel terzo di città, confinante con “Frederigho da Sassoforte”43. I caratteri paleo-grafici del testo concorrono a confortare una datazione al XIV secolo e tale conte-stualizzazione cronologica risulta confermata dalle laconiche testimonianze docu-mentarie.

Stato di conservazione: L’iscrizione è ben leggibile e in buono stato di conservazione,tranne una piccola scheggiatura che ha compromesso la porzione superiore delle let-tere RIG.

Testo:

Riproduzioni fotografiche: PSP, p. 76.

6. Chiesa di S. Francesco, presbiterio. Iscrizione funeraria (sec. XIV)

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra o concio in calcare, priva di cornice, di cm 35 di

altezza x cm 25,5 di larghezza.Luogo conservazione: Giacitura secondaria. Chiesa di S. Francesco, murata nella

parete del presbiterio.Contesto di provenienza: S. Francesco, chiostro del convento contiguo alla chiesa,

parete orientale (vedi n. 4)

+ Frederigodi Tollo da Sa=s`o´forte.

+ FREDERIGODI TOLLO DA SASOFORTE

42 CV, III, n. 988, pp. 1370-1374: 1288 maggio 2; CV, III, n. 990, pp. 1381-1382: 1294 aprile 14;ASS, Diplomatico Archivio Generale, 1295 febbraio 28 (cas. 370).

43 “Ancho una chasa nel terzo di città, dall’un lato l’erede di ser Gionta e dall’altro Frederigho da Sas-soforte e dinanzi la via”. (ASS, Diplomatico, Ospedale S. Maria della Scala, 1309 marzo 1); una copia piut-tosto fedele del testo realizzata in età moderna è conservata in ASS, Ospedale 1406, c. 4r.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 157

Descrizione: Piccola lapide sepolcrale; nella parte superiore è disposto il testo, su trelinee orizzontali; nella parte inferiore è raffigurato a basso rilievo uno stemma a scudogotico con il capo piatto. Gli spazi di risulta tra lo scudo ed i margini della lastra sonooccupati da motivi decorativi a racemi fitomorfi poco percettibili per il degrado dellalastra. L’incisione è triangolare, con vistose slabbrature e solchi di profondità variabile;nei solchi delle lettere si conservano tracce dell’originaria pittura a encausto di colorenero. Il testo è abbastanza ben allineato – grazie alle linee guida doppie, che si scorgonochiaramente sulla superficie dell’iscrizione – e realizzato in scrittura maiuscola gotica;U e M della maiuscola gotica, C aperte; H minuscola. La A presenta traversa orizzon-tale e tratti obliqui asimmetrici. Complessivamente, la grafia delle lettere mostra carat-teri recenziori, rispetto a quelli utilizzati nelle altre tre epigrafi sepolcrali provenientida S. Francesco, come la traversa orizzontale della A o la M con tratto verticale moltoallungato. La S iniziale è abbreviata con sbarra trasversale; è presente il nesso AR (v. 2).

Altezza delle lettere: Altezza media cm 3,2.Interpunzione: Assente.Elementi decorativi, araldici e simbolici: Nella parte inferiore è rappresentato uno

stemma con figurazione interna costituita da un ferro di cavallo che sormonta uno stru-mento affusolato a forma di croce, come emerge anche dal disegno settecentesco (fig. 6.2).

Fig. 6.1 Chiesa di S. Francesco, presbiterio.Iscrizione funeraria

Fig. 6.2 da BOLDRINI 1760

158 ROBERTO FARINELLI

In tal caso, la raffigurazione nello scudo costituirebbe uno “stemma parlante”, relativoall’attività che aveva reso agiato questo personaggio di umili origini e della quale, tra l’al-tro, il figlio Brizio sarebbe stato un continuatore durante la seconda metà del Trecento44.

Datazione: L’iscrizione è da ritenere autentica e risalente al XIV secolo. Il testosegnala la sepoltura del maniscalco Masso di Ceppo, personaggio attestato in vita aGrosseto tra il marzo 1326 e il giugno 133545. La morte di Masso è anteriore all’ottobre1338, quando il giudice collaterale e vicario del podestà di Siena presenta la petizionedi “Petrina filia olim Vannis de Petrorsellis de Grosseto”, relativa al riconoscimento delladote di duecento lire versata nel marzo 1313 a favore del defunto marito “Massummariscalcum olim Cepti habitatorem tunc civitatis Grosseti” e sembra precedenteanche all’ottobre 1336, quando per la prima volta il consiglio generale del comune diSiena si occupò della questione46. In ogni caso, alcuni atti notarili relativi agli anni1357, 1358 e 1361 menzionano Brizio, figlio di Masso, concorrendo a rendere pro-babile che la morte di quest’ultimo fosse già avvenuta47. L’analisi paleografica spingea datare il testo alla metà del XIV sec. e ciò è coerente con la cronologia suggerita daidocumenti, visto che il segnacolo funerario poteva essere realizzato anche a distanza didecenni rispetto al momento delle esequie.

Testo:

Apparato:BOLDRINI: Marescal; PECCI: Manescal; ADEMOLLO: Marc. Scot.

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 16v; PECCI, p. 333.

Trascrizioni in bibliografia:

ADEMOLLO 1894, p. 101; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56; PETRONI 1971, p. 175.Riproduzioni fotografiche: PSP, p. 75

S(epulcrum) MasusMâriscal=cho

S. MASUSMARISCALCHO

44 Su questa particolare varietà di stemmi utilizzati nelle lapidi sepolcrali senesi cfr. COLUCCI 2003,p. 186.

45 MORDINI 2007, Repertorio n. 243 (Grosseto, 1326 marzo 8); 257 (Grosseto, 1329 ottobre 26);n. 265 (Grosseto, 1331 dicembre 17); n. 279 p (Grosseto, 1334 aprile 8); n. 279 r (Grosseto, 1334 giu-gno 6); n. 294 (Grosseto, 1335 giugno 4).

46 ASS, Consiglio Generale 125, cc. 47r-48r.47 MORDINI 2007, Repertorio n. 387 (Grosseto, 1357 agosto 9); n. 388 (Grosseto, 1358 luglio 29);

n. 391 (Grosseto, 1361 aprile 18).

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 159

7. Convento di S.Francesco, oratorio (erratica). Iscrizione funeraria (sec. XIV)48

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Concio in

calcare, privo di cornice, di cm 34 dialtezza x 25 di larghezza.

Luogo conservazione: Giaciturasecondaria. Oratorio del convento di S.Francesco.

Contesto di provenienza: S. France-sco, secondo chiostro del convento?Vedi n. 5.

Descrizione: Epigrafe sepolcrale dipiccole dimensioni con elementi figu-rativi (forse arma familiare) in basso;frammentaria nella parte inferiore, dicui si conserva solo la porzione centrale.Il testo, in lingua volgare, è introdottoda una croce greca ed è disposto suquattro linee orizzontali, caratterizzateda una buona impaginazione, realizzatacon doppie linee guida. Nell’iscrizione èimpiegata una maiuscola gotica, carat-terizzata dall’uso di vistose forcellatureed espansioni triangolari al termine delle aste e dei tratti orizzontali e dalla forma a man-dorla dei corpi tondi delle O e delle D. R, U e N della maiuscola gotica, E chiuse convistose forcellature “a cuore” al termine del tratto mediano; la D onciale presenta unlungo tratto di coronamento orizzontale, la G è a spirale. Nessi assenti. Le parole sonoseparate tra loro da spazi di lunghezza irregolare. La S iniziale è abbreviata con sbarratrasversale. Al termine del testo tre punti allineati verticalmente.

Altezza delle lettere: Altezza media cm 5.Interpunzione: Assente.Elementi decorativi, araldici e simbolici: La parte centrale dell’ultima linea è occu-

pata da un ornamento vegetale terminale. Al di sotto, centralmente, rimangono trepunti a squadra ai vertici di un rombo allungato, che costituisce, probabilmente, il brac-cio superiore di una croce pomellata, collocata entro il settore destinato, in altri casi,ad ospitare l’emblema araldico.

Datazione: L’iscrizione è da ritenere autentica e risalente pertanto al pieno XIVsecolo. Il personaggio sepolto nel chiostro di S. Francesco è citato come consigliere del

Fig. 7.1 Convento di S. Francesco, oratorio.Iscrizione funeraria

48 Devo alla gentilezza del dott. Francesco Mori la segnalazione dell’epigrafe, assente nei precedentirepertori dedicati alla città di Grosseto.

160 ROBERTO FARINELLI

comune di Grosseto tra il febbraio 1338 e il giugno 133949. Nell’inverno 1341, Gion-tino ricoprì l’ufficio di stimatore per conto del comune di Grosseto50.

Stato di conservazione: L’iscrizione è ben leggibile, tuttavia il concio è mutilo dei dueangoli inferiori.

Testo:

Edizioni, copie e riproduzioni: inedita

8. Cattedrale, facciata esterna. Iscrizione esortativa (sec. XIV).

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Lastra marmorea, priva di cornice; le misure non sono state

rilevate con precisione, a causa dell’altezza dell’iscrizione dal piano stradale, il diame-tro della circonferenza entro la quale sono iscritte le lettere misura cm 40 ca.

Luogo conservazione: Giacitura secondaria. Duomo, murata nella parete esterna dellafacciata, a destra e in alto rispetto alla porta laterale meridionale.

Contesto di provenienza: In occasione dei restauri ottocenteschi è stata apposta piùo meno nella posizione che la contrassegnava in origine, dal momento che, alla metàdel XVIII secolo, Francesco Anichini la descrive collocata al di sopra dell’epigrafe n. I:“Nella facciata d’avanti di detta chiesa cattedrale tutta di marmo sotto a certo pulpi-tino che vi si vede vicino all’angolo di detta chiesa, dalla parte delle piazza, si leggela seguente iscrizione e poco sopra appariscono due circoli uno più grande e uno piùpiccolo con alcune lettere che non si sa quello significhino: e però si lasciano”51.La medesima collocazione, vale a dire “circa quattro braccia sopra” l’iscrizione n. I, èindicata nella relazione sottoscritta dal canonico Jacopo Boldrini, nel giugno 176952.Si riferisce alla ubicazione attuale, invece, la scritta di mano novecentesca che recita:“Nell’angolo della facciata veramente vi è questa enigmatica iscrizione”, apposta – uni-tamente ad un disegno coevo – al manoscritto settecentesco di Giovanni Antonio Pecci,conservato presso l’Archivio di Stato di Siena53.

+ S(epulcrum) Gionti=no di Neriet sue red=e

+ S GIONTINO DI NERIE SUE REDE

49 MORDINI 2007, Repertorio n. 305 (Grosseto, 1338 febbraio 15); n. 317 (Grosseto, 1339 febbraio 17);n. 326 (Grosseto, 1339 marzo 15); n. 340 (Grosseto, 1339 giugno 7).

50 MORDINI 2007, Repertorio n. 349 b (Grosseto, 1341 novembre 26 - dicembre 11)51 ASG, Comune di Grosseto, 907, fasc. 3.52 BOLDRINI, c. 13v.53 PECCI, p. 328.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 161

Descrizione: Il testo, in lingua latina, è disposto radialmente attorno alla O centrale,secondo uno schema geometrico. L’iscrizione è realizzata in scrittura gotica maiuscoladi ottima fattura. Doppia grafia della E: chiusa, con tratto mediano appena accennato,nella corona, capitale entro il nesso ATE; O a mandorla; R, A, M gotiche; T capitale.Nesso ATE; abbreviazioni per sigla in Xr(istum).

Datazione: Ad una analisi macroscopica, la lastra che ospita il testo epigraficorisulta realizzata in un marmo dai caratteri petrologici piuttosto diversi rispetto aquelli delle altre lastre marmoree della facciata, rendendo plausibile una differente cro-nologia di realizzazione del manufatto rispetto a quella della porzione più consistentedella facciata54. Durante i lavori di rifacimento della facciata marmorea intrapresi nel1837, del resto, si decise che “alcune porzioni di cornici, membrature ornate, rivesti-menti si dovessero, ancorché in qualche parte logore, lasciare in opera restaurandolelocalmente con dei tasselli, altre ridurle a più piccola dimensione alternandole con lenuove porzioni occorrenti”55.

Stato di conservazione: Buono.

Testo:Xr(istum) orate pro me.O, ATE, X, E, P, R, M, R

Fig. 8.1 Cattedrale, facciata esterna. Iscri-zione esortativa

Fig. 8.2 da BOLDRINI, c. 13v

54 É ritenuta una copia ottocentesca in GARZELLI 1967, p. 120.55 ROTUNDO 1996, pp. 77-78.

162 ROBERTO FARINELLI

Apparato:CHIARINI: Soxus Rustichini construxit tempore Malavoltae potestatis Roseti; BANTI

2005: p(ro)

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 13v (disegno che presenta le lettere R e E invertite tra loro, cfr. fig. 8.2); PECCI,p. 328 (disegno di mano novecentesca realizzato in margine al manoscritto settecentesco);PORCIATTI, p. 4 (disegno); GARZELLI 1967, p. 120 (riproduzione di BOLDRINI, c. 13v).

Trascrizioni in bibliografia:CHIARINI 1893, p. 43

Edizioni:BANTI 2005

9. Cattedrale, facciata esterna. Iscrizione segnaletica (secc. XIII-XIV).

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Nella rappresentazione scultorea in marmo, nelle pagine del

volume tenuto tra gli artigli di un leone alato; le misure non sono state rilevate, a causadell’altezza dell’iscrizione dal piano stradale.

Fig. 9.1 Il leone di S. Marco.Fig. 9.2 Il leone di S. Marco, particolare delvolume.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 163

Luogo conservazione - contesto di provenienza: Duomo, facciata esterna.Descrizione: Il testo, in lingua latina, è scolpito nelle due pagine di un volume semia-

perto, disponendosi su due linee orizzontali, senza interruzioni in corrispondenza delcambio di pagina. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiuscola gotica molto arro-tondata e di modulo tendente al quadrato. M, A, U in maiuscola gotica; C aperta.I nessi sono assenti. Abbreviazioni per sigla: S per Sanctus. L’iscrizione illustra il sim-bolo dell’evangelista s. Marco.

Interpunzione: Assente.Datazione: L’iscrizione è da reputare autentica e pertanto databile alla fine del

XIII secolo o alla prima metà del successivo.

Testo:

Edizione: inedita.

10. Cattedrale, facciata esterna. Iscrizione segnaletica (copia autenticia ?).

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Nella rappresentazione scultorea in marmo, nelle pagine del

volume tenuto tra le zampe di un toro; le misure non sono state rilevate, a causa del-l’altezza dell’iscrizione dal piano stradale.

S(anctus) M=arcus

S MARCUS

Fig. 10.1 Il toro di S. Luca Fig. 10.2 Il toro di S. Luca, particolare del volume.

164 ROBERTO FARINELLI

Luogo conservazione - contesto di provenienza: Duomo, facciata occidentale.Descrizione: Il testo, in lingua latina, è scolpito nelle due pagine di un volume semia-

perto, disponendosi su due linee orizzontali, senza interruzioni in corrispondenza delcambio di pagina. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiuscola gotica con lettere daitratti apicali molto pronunciati. C aperta; E onciale aperta, con tratto mediano pocosviluppato; V, N della gotica maiuscola; G a spirale; A con coronamento sommitale lie-vemente prolungato sulla destra in alto, tratti obliqui asimmetrici e traversa curvilineache non giunge al tratto di destra. I nessi sono assenti. Abbreviazioni per sigla (S. perSanctus) e per troncamento (Evangel per Evangelista). L’iscrizione, che illustra il sim-bolo dell’evangelista s. Luca, è realizzata per essere letta dalla scalinata d’accesso alla cat-tedrale, da un punto di vista coincidente con l’altezza d’uomo.

Interpunzione: Segni distintivi formati da un singolo punto in basso, usati solo oveindispensabile.

Datazione: Benché nella bibliografia storico-artistica la scultura, di cui l’epigrafecostituisce parte integrante, venga reputata autentica56, l’iscrizione rappresenta forse unacopia autenticia realizzata nel XIX secolo sulla base dell’originale.

Testo:

Edizion: inedita.

11. Cattedrale, facciata occidentale. Iscrizione segnaletica (secc. XIII-XIV).

Bassorilievo, incisioneMateriale e dimensioni: Nella rappresentazione scultorea in marmo, nelle pagine del

volume tenuto tra gli artigli di un’aquila; le misure non sono state rilevate, a causa del-l’altezza dell’iscrizione dal piano stradale.

Luogo conservazione - contesto di provenienza: Duomo, facciata esterna.Descrizione: Il testo, in lingua latina, è scolpito nelle due pagine di un volume semia-

perto, disponendosi su due linee orizzontali, senza interruzione in corrispondenza delcambio di pagina. L’iscrizione è realizzata in scrittura maiuscola gotica, con lettere daitratti apicali molto sviluppati. E chiusa, tipica della scrittura maiuscola gotica. Degnedi nota sono la grafia della lettera A (gotica, con coronamento ondulato, nettamenteseparato dal tratto di sinistra, traversa orizzontale e tratti obliqui asimmetrici: verticalesulla sinistra e “a S” sulla destra), nonché la grafia della lettera T (gotica, a spirale con

S(anctus) Lucas

Evangel(ista)

S. LUCAS

EVANGEL

56 GARZELLI 1969, pp. 137-139.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 165

tratto verticale fortemente arrotondato e breve asta di coronamento); quest’ultima let-tera trova elementi di stretta analogia con alcune T della n. 1. Tutte le parole sono sepa-rate fra loro. I nessi sono assenti. Abbreviazioni per sigla (S. per Sanctus) e per contra-zione: in Ioh(ann)es e in E(vangel)ista. Segni di abbreviazione a omega. L’iscrizione illu-stra il simbolo dell’evangelista s. Giovanni.

Interpunzione: Segni distintivi formati da tre punti allineati verticalmente.Datazione: L’iscrizione è da considerare autentica e pertanto databile alla fine del

XIII secolo o ai primi decenni del Trecento. Benché nella bibliografia storico-artisticala scultura, di cui l’epigrafe costituisce parte integrante, venga reputata autentica57, per-mane qualche dubbio sulla collocazione cronologica del manufatto nel suo com-plesso. In ogni caso, dal momento che l’aquila e il volume costituiscono due elementidistinti, assemblati nella posa in opera, è possibile che il secondo sia autentico, anchequalora la prima rappresenti solo un rifacimento ottocentesco dell’originale gotico.

Testo:

Edizione: inedita.

S(anctus) Ioh(ann)es

E(vangel)ista

_.S. IOHES.

_.EISTA.

Fig. 11.1 L’aquila di S. Giovanni. Fig. 11.2 L’aquila di S. Giovanni, particolare del volume.

57 GARZELLI 1969, pp. 137-139.

166 ROBERTO FARINELLI

3. Le iscrizioni deperditae

I. Disegno di iscrizione esortativa (secc. XIII-XIV), da BOLDRINI, c. 13v

Luogo di conservazione antico: Duomo,facciata esterna. Nel XVIII secolo France-sco Anichini scriveva: “Nella facciata d’a-vanti di detta chiesa cattedrale tutta dimarmo sotto a certo pulpitino che vi sivede vicino all’angolo di detta chiesa dallaparte delle piazza si legge la seguente iscri-zione e poco sopra appariscono due circoliuno più grande e uno più piccolo conalcune lettere che non si sa quello signifi-chino, e però si lasciano58”.

Descrizione: Il testo è disposto radial-mente attorno ad alcune lettere centrali,secondo uno schema geometrico.

Datazione: L’iscrizione è da conside-rare autentica e risalente alla fine del Due-cento o alla prima metà del XIV secolo.

Testo:

Trascrizioni manoscritte:

BOLDRINI, c. 13v.

Riproduzioni fotografiche:GARZELLI 1967, p. 120 (copia di BOLDRINI, c. 13v, ma riproducendo l’epigrafe capovolta)

II. Testo di iscrizione funeraria (aprile-maggio 1235?), da copia marmorea e da apografodella stessa in PECCI, p. 333.

Luogo di conservazione antico: A quanto risulta da alcune relazioni settecentesche eottocentesche (Anichini, Boldrini, Pecci, Ademollo) che descrivono dettagliatamente siala chiesa di S. Pietro che il materiale epigrafico e scultoreo presente, sino agli inizi del XX

O, E, D, T, N, R, S, T, L, T, X,

Fig. I.1 da BOLDRINI, c. 13v

58 ASG, Comune di Grosseto, 907, fasc. 3.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 167

secolo l’epigrafe non era visibile. In particolare, Iacopo Boldrini non la descrive nell’ac-curata relazione del giugno 1769, anzi, precisa che nella chiesa di S. Pietro “non ci sonoaltre memorie” ad eccezione di alcune epigrafi moderne; non ne rileva la presenza nep-pure Alfonso Ademollo, rendendo conto dettagliatamente dei rilievi scultorei e dell’epi-grafe di età classica che, alla fine del XIX secolo risultavano esposti in facciata59; inoltre,è significativa l’assenza di menzioni da parte di Emanuele Repetti nel suo enciclopedicoDizionario redatto durante la prima metà del XIX secolo60. Una epigrafe, verosimilmentela medesima copia marmorea del testo epigrafico attualmente conservata all’internodell’edificio religioso, venne collocata nella chiesa di S. Pietro verso il 1912 (cfr. ASS, Ms.D 69, p. 333), dopo che in essa, a seguito di radicali lavori di ristrutturazione avviatil’anno precedente, vennero murati anche alcuni bassorilievi medievali provenienti dall’areadella canonica del Duomo, in ristrutturazione. Ancora in una pubblicazione del 1932,tuttavia, Alessandro Lisini affermava di aver trascritto l’originale da cui sarebbe stata effet-tuata la copia novecentesca, quando era collocato “ in Grosseto, […] su la facciata di unacasa presso il Duomo”, probabilmente nell’area cimiteriale della canonica e ne offriva unatraslitterazione parzialmente diversa rispetto a quella presente nella copia marmorea61.

Descrizione: Il testo sembra essere stato disposto su quattro linee orizzontali.Datazione: L’autenticità del testo epigrafico ci pare dubbia. In mancanza di una

iscrizione medievale originale – peraltro ignota agli eruditi locali sino all’inizio del Nove-cento, quando compare l’iscrizione marmorea attualmente conservata (autenticia oppurefalsa) –, solleva alcune perplessità la mancanza di riscontri puntuali nella documentazionescritta riguardo la figura del personaggio inumato, certamente riconducibile alla famigliacomitale degli Aldobrandeschi (Ildebrandino IX?, Ildebrandino X?), soprattutto in rela-

Fig. II.1 Chiesa di S. Pietro, copia marmorea. Fig. II.2 da PECCI, p. 333.

59 BNCF, Ms. II.V.83, cc. 16v-17r; ADEMOLLO 1894, p. 104.60 REPETTI 1833-1846, II, pp. 525-543.61 “[…] in Grosseto, dove su la facciata di una casa presso il Duomo abbiamo veduto la lapide con

questa iscrizione” (LISINI 1932, p. 4).

168 ROBERTO FARINELLI

zione alla cronologia dell’epitaffio funebre62. Nella recente monografia dedicata a questafamiglia comitale, Simone Maria Collavini, reputando autentico il dettato della lastratombale conservata nella chiesa di S. Pietro a Grosseto, riferisce la tradizionale identifi-cazione del defunto con Ildebrandino X e avanza l’ipotesi di ricondurre invece la memo-ria funebre a Ildebrandino IX, congetturando una morte fuori della Toscana e una suc-cessiva traslazione del corpo a Grosseto, della quale recherebbe memoria l’iscrizione63. Intal modo, Collavini ha cercato di dar risposta ai dubbi a suo tempo avanzati da GasperoCiacci, che negli anni Trenta del Novecento scriveva: “mi domando come si possa spie-gare il fatto che tutti i documenti aldobrandeschi citano il nome dei quattro fratelli sinoal 27 marzo 1223, ma dopo il 29 novembre non più quello d’Ildebrandino maggiore [IX],così come dopo il 24 agosto 1224 non vi si trova più memoria di Ildebrandino minore[X] […] Che avvenne del minore Ildebrandino dal 1224 al 1235? Per spiegare talesilenzio basterebbe supporre ch’egli si fosse ritirato in un chiostro?”64. Elemento ulterioredi dubbio riguardo l’autenticità del testo epigrafico è rappresentato dal fatto che, anchein area senese, risulta piuttosto rara l’indicazione della data di morte mentre è del tuttoinconsueta l’indicazione del mese e del giorno della morte o della traslazione65. Qualorail testo epigrafico sia da considerare autentico, si potrebbe ipotizzare un doppio frain-tendimento degli elementi datanti da parte degli estensori novecenteschi della copia: MCC

XXV per MCCXXXV riguardo l’anno e, parallelamente, VIII per XIII riguardo l’indizione, dalmomento che l’aprile 1225 (indizione XIII) sarebbe una data in certa misura coerente conl’indicazione cronologica concernente Ildebrandino X proveniente dai testi d’archivio. Peraltro verso, si potrebbe ipotizzare un più grossolano errore di trascrizione per il nome delpersonaggio inumato (BONIFATI anziché ILDEBRANDINI), poiché la data dell’aprile1235 sarebbe pienamente compatibile con il presumibile contesto cronologico dellascomparsa di Bonifazio Aldobrandeschi, fratello di Ildebrandino X.

Testo:S. ILDEBRANDINI. DNI: IL

_DERANDINI. COM. PA

_ _A: DNI. MCCXXXV. I. VIIIDIE. IX. KAL. MAI.(da copia autenticia)

S. ILDEBRANDINI DNI IL

_DERANDINI. COM PA

_ _A DNI. MCCXXXV. I VIIIDIE: IX KAL MAI(da PECCI, p. 333: “1912”)

S(epulcrum) Ildebrândinid(omi)ni Il=

de(b)rândini com(itis)pa(latini)

A(nno) D(omi)ni MCCXXXV

i(ndictione). VIII

die IX kâl(endas) mai

62 Si identifica l’inumato con Ildebrandino X Aldobrandeschi in LISINI 1932, p. 4. Analoga, ma piùarticolata è, inoltre, la posizione espressa in CIACCI 1934, p. 73.

63 Cfr. COLLAVINI 1998, p. 326; tuttavia, nella consapevolezza di una forte incertezza sul punto, il datoproveniente dall’epigrafe non viene utilizzato nella ricostruzione genealogica di p. 582 (tav. II).

64 CIACCI 1934, p. 73, nota 21.65 COLUCCI 2003, p. 44.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 169

Apparato:1 LISINI 1932, p. 4: Ildibrandini << d(omi)ni>>2 LISINI 1932, p. 4: Ildibrandini3 LISINI 1932, p. 4: Ind(ictione)4 LISINI 1932, p. 4: << IX >>

Copie autenticie:Fig. II.1: Chiesa di S. Pietro al Corso, parete interna della navata destra (copia dell’anno1912 ca.).

Trascrizioni manoscritte:PECCI, p. 333 (apografo datato 1912 a margine del ms. settecentesco).

Trascrizioni in bibliografia:LISINI 1932, p. 4; CIACCI 1934, p. 73.

Riproduzioni fotografiche: PSP, p. 81 (della copia autenticia).

Fig. III.1. da PIFFERI 1832, p. 35.

170 ROBERTO FARINELLI

III. Apografo di iscrizione commemorativa, da PIFFERI 1832, p. 35

Luogo di conservazione antico: Duomo, facciata esterna, presso l’angolo meridionale. Allametà del XVIII secolo l’epigrafe era così descritta: “nella facciata d’avanti di detta chiesacattedrale tutta di marmo sotto a certo pulpitino che vi si vede vicino all’angolo di dettachiesa dalla parte della piazza si legge la seguente iscrizione […] e nell’angolo vi è una scala,arme della casa Malevolti”66. Secondo Alfonso Ademollo, che descrive l’iscrizione alla finedel XIX secolo, invece, questa sarebbe collocata nella “facciata esterna” del duomo, ma“a sinistra della maggior porta entrando”67. Nei primi decenni del XIX secolo, lo stemmadella famiglia Malavolti viene descritto come ubicato tra questa iscrizione e la n. IV68.

Descrizione: Il testo in lingua latina, preceduto da una croce greca, era disposto su seilinee. L’iscrizione era realizzata in scrittura maiuscola gotica. Se l’apografo è fedele nei det-tagli all’originale: E, M, N, A, U e V in maiuscola gotica; D di tipo onciale; C aperta; Ga spirale; H minuscola. Tutte le parole erano separate fra loro attaverso tre punti allineativerticalmente, utilizzati pure fra i numerali costituenti la data. Nessi: linea 4 AL, AV.Abbreviazioni per troncamento in am(en), Gro(sseti) e in inceptu(m); per contrazione inno(m)i(n)e, An(n)o, d(omi)nat(us), d(omi)ni, s(e)c(un)di, pot(estat)is. Segni di abbreviazionea omega per la contrazione, a virgola soprascritta per us in dominatus. Abbreviazioni e con-trazioni sono regolarmente usate.

L’iscrizione ricorda l’inizio dei lavori di costruzione di un opus, riferibile alla facciataprincipale della cattedrale, durante la seconda podesteria grossetana di Filippo Malavolti,nel 1299. “Filippus olim domini Ildebrandini de Malavoltis” è attestato dagli anni Ses-santa del XIII secolo69 e ricoprì per la prima volta la carica di podestà di Grosseto versogli anni Novanta del Duecento70. Nel 1308 si ha notizia di una causa tra Filippo Mala-

66 Cfr. ANICHINI ASG. Il medesimo autore, in altra occasione, precisava che l’iscrizione era ubicata“in un angolo della medesima [facciata] ch’è quella verso la piazza dirimpetto al cantone del palazzo deiPriori da detta parte” (ANICHINI 1751, c. 36v), vale a dire presso l’angolo sinistro della facciata prin-cipale della cattedrale. Contemporaneamente, Iacopo Boldrini ne descrive in questi termini l’ubicazione:“Presso l’angolo della detta facciata, verso mezzodì, accanto ad un’arme di casa Malavolti” (BOLDRINI,c. 13v); le parole sono riprese anche da Giovanni Antonio Pecci: “Presso l’angolo della detta facciataverso mezzogiorno accosto a una arma di casa Malavolti” (ASS, Ms. D 69, p. 328). Per l’ubicazione nelprimo Ottocento cfr. PIFFERI 1832, p. 36.

67 ADEMOLLO 1894, p. 77.68 “In mezzo a queste due iscrizioni si vede scolpita in marmo l’arma gentilizia de’ Malavolta com-

posta di una scala di tre scalini gemmati” (DE POVEDA, p. 40).69 CV, III, n. 847, pp. 1016-1017: 1263 dicembre 7.70 MORDINI 2007, Repertorio n. 122 (Grosseto, 1282 settembre 9): il mundum di questo documento

è confezionato da Landus quondam Uguictionis Nigri de Grosseto prefecture autoritate iudex et notarius,estraendolo dalle imbreviature paterne sulla base di un’autorizzazione concessagli dal padre – attestatoper l’ultima volta in vita nel 1286 – nel testamento redatto dal notaio Giovanni del fu Guido e da domi-nus Filippo de Malavoltis di Siena podestà di Grosseto. Ci pare riconducile al fraintendimento della datadell’epigrafe l’attestazione di una podesteria grossetana di Filippo nel 1292, riportata in CAPPELLI 1903,p.40, sulla base della lettura effettuata da Emanuele Repetti, nonché quella del 1294, riconducibileall’erronea lettura dell’epigrafe.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 171

volti e gli uomini di Torniella71. Rapporti tra esponenti della casata magnatizia senesedei Malavolti e la città di Grosseto sono attestati ancora nel dicembre 1299, quando“dominus Voltus de Malavoltis” fu fideiussore di Minus Pieri in occasione dell’autoriz-zazione concessa dal consiglio generale senese per assumere la signoria del comune diGrosseto72. Cione de Malavoltis ricoprì la podesteria di Grosseto nel 1307/8, mentre Deodomini Pirozzii de Malavoltis de Senis fu podestà a Grosseto nel primo semestre del135773; nel febbraio 1353 si ha notizia del versamento della dote matrimoniale diLanda del fu Pietro di dominus Mino de Malavoltis, da parte del fratello Andrea, a favoredel magnate grossetano Bino del fu Malia, divenuto cittadino senese74.

Interpunzione: Segni distintivi formati da tre punti allineati verticalmente.Elementi decorativi, araldici e simbolici: Accanto all’iscrizione era collocato lo scudo

araldico relativo all’arma dei Malavolti di Siena (D’oro alla scala di quattro pioli di neroseminata di plinti d’argento75), che è stata riprodotta in una copia marmorea otto-centesca, priva di smalti e metalli, apposta sulla facciata (fig. III.2).

Fig. III.2. Cattedrale, facciata occidentale esterna. Copia autenticia dell’emblema araldico.

71 CG, 73, cc. 151-161.72 CG, 57, c. 18v.73 MORDINI 2007, p. 129, tabella, nn. 42, 58.74 MORDINI 2007, Repertorio, n. 382 (Siena, 1353 febbraio 7).75 BORGIA 1984, p. 353.

172 ROBERTO FARINELLI

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico, databile,perciò, al 1299 (o, in alternativa, al 1294, qualora si accolgano interpretazionidiverse).

Stato di conservazione: Deperdita. Al momento dell’esecuzione dell’apografo (1831),l’iscrizione presentava una vistosa scheggiatura nella porzione centrale delle prime duerighe, che ha indotto alcuni studiosi a fraintendere l’anno della sua datazione e che,probabilmente, ha determinato la scelta di sostituire l’originale con una iscrizioneautenticia, sommariamente fedele all’originale, realizzata nel 1857 da Domenico Jar-della.

Testo:

Apparato:1 ADEMOLLO: Domini nomine; ANICHINI 1751, PIFFERI: <<+>>; copia autenticia:D(o)m(i)ni.2 ANICHINI 1751, PIFFERI: 1294; DE POVEDA: MCCXCIIII; ANICHINI 1751: d(omin)i;ANICHINI ASG, BOLDRINI, PECCI, ADEMOLLO, CAPPELLI, copia autenticia, GARZELLI:CCLXXXXIIII; ANICHINI ASG: dnis; PIFFERI, ADEMOLLO, CAPPELLI, GARZELLI: domi-nationis.3 DE POVEDA: << nobilis viri d(omi)ni >>; ANICHINI 1751, DE POVEDA, ADEMOLLO,CAPPELLI, GARZELLI: Philippi.4 ANICHINI 1751: Malevoltes; ANICHINI ASG: Malevolte; ANICHINI ASG, ANICHINI

1751, BOLDRINI, PECCI, DE POVEDA, copia autenticia, CAPPELLI: se(cun)da; CHIARINI,GARZELLI: secunda; ADEMOLLO: secundo.5 ADEMOLLO: incoeptu; copia autenticia: Gross. GARZELLI: Cross; BOLDRINI: tisGross(eti).

Copie autenticie:Realizzata nel 1857 da Domenico Jardella76.

_ _ _+ IN NOIE. D[. .] AM. ANO. DNI. M.CCLXXX[. .]IIII. TPR. DNAT’

_NOBILIS. VIRI. DNI. PHYLIPPI.MALAVOLTE. SCDI. VICE POTIS. GRO. FUIT. INCEPTU. HOCOPUS.(Dal disegno in PIFFERI 1832, p. 35)

+ In no(m)i(n)e [Domini] am(en). An(n)oD(omi)ni MCCLXXX[XV]IIII t(em)p(o)r(e)d(omi)nat(us)Nobilis viri d(omi)ni PhylippiMâlâvolte s(e)c(un)di vice pot=(estat)is Gro(sseti) fuit inceptu(m) hocopus.

76 GARZELLI 1967, p. 119.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 173

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 13v; PECCI, p. 328; ANICHINI 1751, c. 36v; ANICHINI ASG; DE POVEDA,p. 40; PORCIATTI, p. 3.

Trascrizioni in bibliografia:PIFFERI 1832, p. 35; REPETTI 1833-1846, II, p. 531; CHIARINI 1893, p. 41; ADEMOLLO

1894, p. 77; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 49; GARZELLI 1967, p. 119.

IV. Apografo di iscrizione commemorativa

Luogo di conservazione antico: Duomo, facciata esterna: alla metà del Settecento ilcanonico Iacopo Boldrini la descrive collocata “in un marmo dell’incrostatura delduomo, dalla parte laterale verso la piazza, presso l’angolo della facciata”77, mentre ilcancelliere Francesco Anichini afferma: “Dalla parte che riguarda la piazza vicino almedesimo angolo della detta chiesa e facciata si legge altra iscrizione78”.

77 BOLDRINI, c. 13v.78 ANICHINI ASG. Cfr. anche ANICHINI 1751, c. 36v.

Fig. III.3. Cattedrale, facciata occidentale esterna.

174 ROBERTO FARINELLI

Descrizione: Il testo, in lingua latina, è introdotto da una croce greca ed è dispostosu tre linee. L’iscrizione era realizzata in scrittura maiuscola gotica. Se l’apografo è fedelenei dettagli all’originale: M, N, A, U in maiuscola gotica; D di tipo onciale; C aperta;T capitale; G a spirale; H minuscola. Degna di nota la grafia della Z a C con cedigliamolto pronunciata. Le parole erano separate fra loro attaverso la spaziatura. Nessiassenti. Abbreviazioni per troncamento in Hui(us), primu(s); per contrazione inmag(iste)r e mag(is)t(er). Segni di abbreviazione a virgola soprascritta per us ind(e)si[gnat]us. Alla linea 1: nota tachigrafica per.

L’iscrizione ricorda la realizzazione di un’opus da parte del maestro di pietra seneseSozzo di Rustichino, designato primo capomastro79.

Interpunzione: Assente.Datazione: Nulla induce a dubitare riguardo l’autenticità del testo epigrafico, data-

bile, perciò, alla fine del Duecento o ai primi anni del Trecento.Stato di conservazione: Deperdita. Nel 1831, quando venne realizzato l’apocrifo80,

l’iscrizione presentava una vistosa scheggiatura nell’angolo inferiore sinistro, che, pro-babilmente, ha indotto i restauratori ottocenteschi della facciata ad asportare l’origi-nale. Forse, solo nel XX secolo è stato riprodotto sommariamente il testo dell’iscrizioneoriginaria, su due lastre contigue della facciata meridionale del pilastro sud-occiden-

79 Su Sozzo di Rustichino cfr. BROGINI 2001, pp. 86-87; GIORGI, MOSCATELLI 2005, p. 429, nonchépp. 243n, 449.

80 PIFFERI 1832, p. 36.

Fig. IV.1 da PIFFERI 1832, p. 35.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 175

tale della facciata principale, dal momento che in alcune foto di fine Ottocento talecopia non pare ancora visibile81.

Testo:

Apparato:1 ANICHINI ASG, ANICHINI 1751: <<+>>; copia autenticia: HUIUS2 PIFFERI, ADEMOLLO, GARZELLI: Soxus; BOLDRINI, PECCI: Rustichini; DE POVEDA:Rusticchini; ANICHINI ASG, ANICHINI 1751: Rustichini; ADEMOLLO: Rustichinidise=; BOLDRINI: d(e) Sa=nis; ANICHINI ASG, ANICHINI 1751, PECCI, DE POVEDA,CHIARINI, copia autenticia, GARZELLI: de Senis3 BOLDRINI, PECCI: caput de; PIFFERI: designator; ANICHINI 1751: Caput Magister;ANICHINI ASG, BOLDRINI, PECCI, CHIARINI, copia autenticia, GARZELLI: primo; DE

POVEDA: caput magister amen; ADEMOLLO: gnator caput magistrorum; PIFFERI: magi-strorum

Copie autenticie:

Trascrizioni manoscritte:ANICHINI ASG; ANICHINI 1751, c. 36v; BOLDRINI, c. 13v; PECCI, p. 328; DE POVEDA,p. 41; PORCIATTI, p. 4.

Trascrizioni in bibliografia:PIFFERI 1832, p. 35; REPETTI 1833-1846, II, p. 531; CHIARINI 1893, p. 42; ADEMOLLO

1894, p. 77; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 48; GARZELLI 1967, p. 119.

+ HUI OPIS FUIT MAGR

´SOÇUS RUSTIHINI D SI[- -]’ CAPUD MAGT PRIMU

+ Hui(us) op(er)is fuit mag(iste)r

Soçus Rustihini d(e)si=[gnat]us capud mag(is)t(er) primu(s)

Fig. IV.2: Cattedrale, facciata occidentale esterna (copia dell’anno 1910 ca.)

81 In GARZELLI 1967, p. 119, invece, si ritiene che l’iscrizione sia opera dello scultore Domenico Jar-della, realizzata nel 1857 come la n. III.

176 ROBERTO FARINELLI

V. Apografo di iscrizione funeraria (dal carteggio del canonico Chelli, conservatonella Biblioteca Comunale Chelliana di Grosseto).

Luogo di conservazione antico: Duomo, in un sarcofago litico, collocato all’internodella chiesa, sulla sinistra rispetto all’ingresso principale (“al lato alla porta maggiore damano sinistra nell’entrare nella cattedrale”83; “A man sinistra per entrare la porta dimezzo del duomo v’è un deposito”84). Antonio Cappelli dichiarava in una pubblica-zione del 1903: “Questa iscrizione sparì negli ultimi restauri e riferivasi ad un cavalieremorto nei primi anni del secolo XIV”85.

Descrizione: L’iscrizione corre sul margine superiore del lato lungo di un sarcofagoin pietra e si interrompe per la frattura dell’angolo superiore destro. Il fronte della cassalitica era spartito in tre specchiature: la centrale mostra un’aquila ad ali spiegate e testavolta verso sinistra, le laterali croci greche. Anche le specchiature dei lati brevi pre-sentavano analoghe croci. Non sappiamo se il sepolcro fosse provvisto di un arcosolioo se si trattasse di una semplice cassa isolata86. Il testo in lingua volgare era preceduto

82 In PARISI 1996, p. 42, tuttavia, si indica erroneamente la provenienza dell’apografo dalle “carte Cap-pelli”, anziché dal carteggio del canonico Chelli.

83 ANICHINI ASG.84 BOLDRINI, c. 13v. Ripreso con poche varianti in PECCI, p. 328.85 CAPPELLI 1903, p. 49.86 Su questo tipo di monumenti funebri in area senese cfr. COLUCCI 2003, pp. 105-178.

Fig. V.1 (da PARISI 1996, p. 4282).

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 177

da una croce greca, con un puntolino disposto entro ciascun quadrante. L’iscrizione erarealizzata in scrittura maiuscola gotica. Se l’apografo è fedele nei dettagli all’originale:C e E chiuse, tipiche della maiuscola gotica, N maiuscola gotica, D onciale, T capitale.

L’iscrizione segnala il sepolcro di Cione del fu dominus Niccolò, personaggio emi-nente nella compagine sociale di Grosseto, membro di una famiglia di spicco delgruppo dirigente almeno dalla metà del Duecento alla metà del XIV secolo. Il primoesponente conosciuto è dominus Uguccione attestato nel maggio 1230 come proprieta-rio di alcune botteghe in città. Suo figlio Niccolò ebbe tre figli maschi che segnaronola politica del comune di Grosseto tra la fine del XIII secolo e i primi decenni del Tre-cento: Beringeri, impegnato in attività mercantili, Cione, al quale si riferisce l’epigrafein oggetto, e Nicola giudice. Mentre i discendenti di Beringeri si trasferirono a Pisa, altrimembri della famiglia sono attestati come consiglieri del comune o come priori fino allametà del Trecento87. Cione di Niccolò è attestato a partire dal 1278 come proprietariofondiario, tutore di esponenti della nobiltà rurale e, nel 1290, quando ormai risultadefunto il padre Niccolò, come detentore del controllo militare sul castello di Rocchette(Castiglione della Pescaia, GR) a dispetto del volere del comune di Pisa, nel cui contadoquesto centro era compreso88. Cione sembra essere ancora in vita nell’agosto 1301,quando un rappresentante del comune di Siena prese possesso di un sedime un tempoedificato ove “olim fuit constructum palatium comitum de Sancta Flora, cui casalino ex[un]o [latere] est Cionis domini Niccholai”89. Come è stato recentemente dimostrato,è priva di fondamento l’attribuzione del monumento funebre al senese Cione Pla-cidi90, proposta dalla fine del XIX secolo91 supponendo che la morte di tale personag-gio sarebbe avvenuta a Grosseto nel 1306 “mentre per commissione ricevuta intendevaa pacificare le discordie insorte fra Grosseto e Montiano”. In realtà Cione di Aldello, cit-tadino senese, fu effettivamente podestà di Grosseto nel 130692, ma risulta ancora in vitanel gennaio 1313, quando operò come fideiussore per conto di Arrigo di Bartolomeode Saracenis, affinché questi potesse “ire et recipere singnoriam de Grosseto”93.

Elementi decorativi, araldici e simbolici: L’aquila ad ali spiegate raffigurata nella spec-chiatura centrale, pur non inserita entro uno scudo, potrebbe costituire l’emblemadella famiglia dell’inumato. In tal senso, tra l’altro, è stata interpretata dagli eruditi chenel XVIII secolo hanno potuto osservare il manufatto originale: “Sotto queste parole v’èla sua arme, consistente in un’aquila, che mostra il petto, con le ali mezze aperte”94. In tal

87 MORDINI 2007, pp. 102-103, ove la raccolta sistematica della documentazione d’archivio si è arre-stata alla metà del Trecento.

88 Sulla figura di Cione cfr. MORDINI 2007, p. 402 nota 418.89 ASS, Capitoli 2, c.35r: 8 agosto 1301.90 MORDINI 2007, p. 402 nota 418.91 Tale attribuzione è proposta in ADEMOLLO 1894, pp. 84-85 e ripresa in molti studi successivi (cfr. da

ultimo PARISI 1996, p. 42 e p. 44, nota 31).92 MORDINI 2007, p. 129, tabella, n. 40.93 CG, 82 c. 14v: 9 gennaio 1313.94 BOLDRINI, c. 13v. “Sotto alla soprascritte parole vi è l’Arma, consistente in un’aquila, che mostra

il petto, colle ali mezze aperte”. (PECCI, p. 328).

178 ROBERTO FARINELLI

caso, quest’aquila richiama lo stemma familiare dei Cappucciani di Sticciano, con cuila famiglia di Cione di Niccolò era strettamente legata95.

Interpunzione: Segni distintivi formati da tre punti o due punti allineati vertical-mente. L’interpunzione sembra essere stata utilizzata con regolarità, a quanto emergedalle trascrizioni settecentesche, piuttusto di quanto riportato nell’apografo.

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico, databile, per-ciò, ai primi decenni del Trecento.

Stato di conservazione: Deperdita. Nel XIX secolo, quando venne realizzato l’apo-crifo, l’iscrizione era mutila dell’ultima parte a causa della scheggiatura del manufatto.La stessa lacuna è descritta nelle trascrizioni settecentesche96.

Testo:

Apparato:1 ANICHINI ASG: <<+>>; BOLDRINI, PECCI, ADEMOLLO: S. Epl; CAPPELLI: S. Equit.;CAPPELLI: Obit

Trascrizioni manoscritte:ANICHINI ASG; BOLDRINI, c. 13v; PECCI p. 328.

Trascrizioni in bibliografia:ADEMOLLO 1894, p. 85; CAPPELLI 1903, p. 49.

VI. Testo di iscrizione funeraria

Luogo di conservazione antico: S. Francesco, chiostro del convento contiguo allachiesa, parete orientale, vedi n° 4.

Descrizione: Secondo la riproduzione effettuata dal canonico Iacopo Boldrini nelgiugno 1769, il segnacolo tombale presentava una struttura semplice e lineare: il testoera disposto su due linee orizzontali occupando la porzione superiore della lastra,mentre al di sotto della scritta era rappresentata un’arma familiare.

+ SEP. CIONIS. DNI. NICOLAI.Q. OBIIT. A[- -]

+ Sep(ulcrum) Cionis d(omi)ni Nicolaiq(ui) obiit a[nno]

95 Sulla famiglia di Cione di Niccolò e sui legami con i Cappucciani di Sticciano cfr. MORDINI 2007,pp. 102-103.

96 “vi è un deposito antichissimo dove si legge: Sep. Cionis dni Nicolai qui obiit.A. ed il restante nonsi può leggere perché è rotto il marmo” (ASG, Comune di Grosseto, 907, fasc. 3, frainteso in GARZELLI

1967, p. 120 che legge: “ed il restante non si può leggere perché è sotto il marmo”).

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 179

L’iscrizione reca memoria della sepoltura di Landuccio di Orlando, personaggiomenzionato nell’aprile 1335, come già defunto in un testo concernente la sua presenzapatrimoniale in Grosseto97.

Elementi decorativi, araldici e simbolici: Lo stemma riprodotto da Iacopo Boldriniconsiste in uno scudo, con al centro una lettera N onciale, sormontata da una croce.

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico, databile, per-ciò, alla prima metà del Trecento, dal momento che un testo documentario del 1335reca memoria dell’avvenuta – e probabilmente piuttosto recente – scomparsa del per-sonaggio cui era destinata la sepoltura.

Stato di conservazione: Deperdita.

Testo:+ S(epulcrum) LanduccioOrlandi(da BOLDRINI, c. 16v).

97 MORDINI 2007, Repertorio n. 290 (Grosseto, 1335 aprile 16): i beni degli eredi di Landuccio diOrlando sono menzionati nelle confinanze di un appezzamento di terreno situato nel distretto di Gros-seto, in contrata Lagonum.

Fig. VI.1 da BOLDRINI c. 16v.

180 ROBERTO FARINELLI

Apparato:1 ADEMOLLO: Landiscio

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 16v; PECCI, p. 333.

Trascrizioni in bibliografia:ADEMOLLO 1894, p. 101; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56.

VII. Testo di iscrizione funeraria

Luogo di conservazione antico: S. Francesco, chiostro del convento contiguo allachiesa, parete orientale, vedi n° 4.

Descrizione: Secondo la riproduzioneeffettuata dal canonico Iacopo Boldrininel giugno 1769, il segnacolo tombalepresentava una struttura semplice elineare: il testo era disposto su due lineeorizzontali occupando la porzione supe-riore della lastra, mentre quella inferioreera occupata da una figura di incertainterpretazione.

L’iscrizione segnala la sepoltura diDino o Dinoro figlio di Mino, identi-ficabile con il grossetano Dino di Minodetto Danese, attestato in vita tra l’ot-tobre 1329 e l’aprile 133498.

Elementi decorativi, araldici e sim-bolici: Nella porzione della lastra destinata altrimenti ad ospitare lo stemma era raffi-gurato un elemento consistente in un cerchio, da cui discende un tratto verticale, chesi divide in due, a T rovesciata: da ciascuno dei bracci speculari discendono due brevilinee verticali che culminano con due trattini orizzontali rivolti verso l’esterno.

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico, databile, per-ciò, al pieno Trecento, dal momento che sino all’aprile 1334 la documentazione d’ar-

98 MORDINI 2007, Repertorio n. 258 (Grosseto, 1329 ottobre 26): Dino del fu Mino chiamatoDanesino compare tra i testimoni in occasione del testamento di Nesina del fu Fasagnino, cittadina gros-setana che, tra le altre disposizioni, stabilisce di essere sepolta presso il locum Fratruum Minorum de Gros-seto. MORDINI 2007, Repertorio n. 281 (Grosseto, 1334 aprile 25): Dino del fu Mino Danesis è menzio-nato come proprietario di un edificio confinante con una casa situata in Grosseto, nel terziere di Città.

Fig. VII.1 da BOLDRINI c. 16v.

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 181

chivio reca memoria della presenza a Grosseto di Dino di Mino, presumibilmente iden-tificabile con il soggetto inumato.

Stato di conservazione: Deperdita.

Testo:S(ep.) Dinoro<o> di Mino(da BOLDRINI, c. 16v).

Apparato:1 PECCI: Dinovo; ADEMOLLO: Dinore; CAPPELLI: Divoro

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 16v; PECCI, p. 333.

Trascrizioni in bibliografia:ADEMOLLO 1894, p. 101; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 56.

VIII. Testo di iscrizione commemorativa

Luogo di conservazione antico: Torre delle Saline, facciata esterna prospiciente la torredella Trappola99. Nella “Descrizzione delle saline” di Grosseto redatta da GuglielmoMarescotti “commissario delle medesime” nell’anno 1752, si dichiara che sulla “torre,che ora dalle dette saline appellasi e che serve di canova per le maestranze nel tempoestivo” era visibile una “iscrizzione”, “posta nella facciata della medesima”100.

Descrizione: L’iscrizione segnala la realizzazione di un non meglio identificato opusall’interno di un castello per conto del comune di Siena, per impulso del cittadinosenese Meius Guiducci de Torraniero nel 1283/4.

Elementi decorativi, araldici e simbolici: Nel XVIII secolo l’iscrizione era ubicata“sopra la porta, sotto uno stemma in pietra della Repubblica”101. Secondo la descrizionesettecentesca di Giovanni Antonio Pecci, inoltre, “Due piccole arme in pietra sono nellatorretta che serviva a uso di canova a’ salinanti della Trappola, quali per rimanere in altoe coverte dall’erba, non si possono distinguere. In due pietre bensì, una verso la torredella Trappola, e l’altra verso il mare, vi sono le seguenti iscrizioni”102.

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico che, tutta-via, sembra provenire da un contesto territoriale piuttosto lontano ed essere stata col-

99 Sulla torre cfr. FARINELLI 2007, Repertorio n. 19.9.100 ASS, Ms. C 37, c. 125r.101 CAPPELLI 1910, p. 37.102 PECCI, p. 333 ed. in PETRONI 1971, p. 179 ed in CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 64.

182 ROBERTO FARINELLI

locata nell’edificio fortificato a distanza di oltre un secolo dalla sua realizzazione, forseproprio al momento della costruzione della torre, all’inizio del Quattrocento. Concorrea suggerire un contesto territoriale e istituzionale diverso rispetto alla Torre delleSaline per l’originaria collocazione dell’epigrafe,il riferimento in essa contenuto alla rea-lizzazione di un’opera monumentale entro un castrum da parte di un ufficiale delcomune di Siena che, alla data indicata in epigrafe, non poteva operare in rappresen-tanza di questa istituzione entro il distretto grossetano, lungi ancora da essere inseritonel dominio della città. Possiamo ritenere, infatti, che l’epigrafe, proveniente da uncastello inquadrato nel dominio del comune di Siena negli anni Ottanta del Duecento,costituisca un elemento di reimpiego utilizzato forse a scopi celebrativo-propagandi-stici in relazione alla menzione di un castrum in connessione ad opere in muratura fatteerigere dal comune senese, durante l’edificazione della torre per impulso del comunedi Siena o in una fase ancora successiva.

Stato di conservazione: Deperdita.

Testo:

Hoc opus in castro hoc fecit fieripro comuni SenensiMeius Guiducci de Torraniero citt. Senen.in anno MCCLXXXIII

(da BOLDRINI, c. 20r)

Apparato:2 DE POVEDA: comune3 PECCI: Torranerio; ASS, Ms. C 37, c. 125r: TORRANERI CIVES SENENSIS; DE

POVEDA: civis Senen.; ADEMOLLO: Mejus Guiducci de Torrerio

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 20r; PECCI, p. 333; ASS, Ms. C 37, c. 125r; DE POVEDA, p. 64.

Trascrizioni in bibliografia:CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 64; CAPPELLI 1910, p. 37; ADEMOLLO 1894, p. 137;PETRONI 1971, p. 179.IX. Testo di iscrizione commemorativa

Luogo di conservazione antico: Torre delle Saline, facciata esterna prospiciente il mare(cfr. n. VIII)

Descrizione: L’iscrizione concerne il cittadino senese Bartolomeo di Tura di Cam-pagnatico, che sembra insignito dell’ufficio di podestà (o vicario dello stesso) per uncastrum.

Elementi decorativi, araldici e simbolici: (cfr. n. VIII).

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 183

Datazione: Nulla induce a dubitare dell’autenticità del testo epigrafico; l’epigrafe,tuttavia, sembra provenire da un diverso contesto ed essere stata collocata nell’edificiofortificato a distanza di decenni dalla sua realizzazione, forse proprio al momento del-l’edificazione della torre, all’inizio del XV secolo. Possiamo ritenere, infatti, che l’epi-grafe abbia costituito un elemento di reimpiego utilizzato forse a scopi celebrativo-pro-pagandistici in relazione alla menzione di un castrum in associazione alla cittadinanzasenese, durante l’edificazione della torre per impulso del comune di Siena o in una faseancora successiva (cfr. n. VIII).

Stato di conservazione: Deperdita.

Testo:

Anno domini MCCCXVIIII

frater Bartolomeus Turede Campaniatico civis Sen.vicis castri potesta.(da BOLDRINI, c. 20r)

Apparato:1 ASS, Ms, C 37, c. 125r: MCCCXVIII2 CAPPELLI 1910, p. 37: Bartholomeus Turae; ASS, Ms, C 37, c. 125r: BARTOLOMEYIURE; DE POVEDA, ADEMOLLO: Bartholomeus3 ASS, Ms, C 37, c. 125r: CAMPAGNATICO4 PECCI, ASS, Ms, C 37, c. 125r, DE POVEDA, ADEMOLLO: potestas

Trascrizioni manoscritte:BOLDRINI, c. 20r; PECCI, p. 333; DE POVEDA, p. 64.Trascrizioni in bibliografia:ADEMOLLO 1894, p. 137; PETRONI 1971, p. 179; CAPPELLI (a cura di) 1903, p. 64;CAPPELLI 1910, p. 37.

ROBERTO FARINELLI

184 ROBERTO FARINELLI

ABBREVIAZIONI

ANICHINI 1751 = AVG, ms. 1723: Storia ecclesiastica della città e diocesi di Grosseto, scritta daFrancesco Anichini sanese cittadino grossetano l’anno MDCCLI

ANICHINI ASG = ASG, Comune di Grosseto, 907, fasc. 3ASS = Archivio di Stato di SienaBCCG = Biblioteca Comunale Chelliana di GrossetoBNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di FirenzeBOLDRINI = BNCF, Ms. II.V.83CG = ASS, Consiglio GeneraleCV = CECCHINI G. et alii, (a cura di), 1931-1991, Il Caleffo Vecchio del Comune di Siena, 5 voll.,

Siena.DE POVEDA = BCCG, Ms. 43 (DE POVEDA G., Antichità sacre e profane di Roselle e Grosseto,

primo ventennio sec. XIX)DAG = ASS, Diplomatico Archivio Generale dei Contratti.PECCI = ASS, Ms. D 69PORCIATTI = BCCG, Ms. 69 (PORCIATTI L., 1893, Il duomo di Grosseto. Notizie storiche artistiche)PSP = GUERRINI G. (a cura di), 1991, Parole su pietra. Primo censimento della epigrafia grosse-

tana, ricerche di O. BARBETTI, traduzioni dal latino di A. MAZZOLAI, Grosseto.

BIBLIOGRAFIA

AUGENTI A., 1997, Scrivere la città: le epigrafi tardoantiche e medievali di Volterra (secoli IV-XIV),con un contributo di MUNZI M., Firenze.

BANTI O., 1995, Operai architetti e attività edilizia del Comune di Pisa nelle epigrafi tra il XIIIe il XIV secolo, in BANTI O., Scritti di storia, diplomatica ed epigrafia, a cura di SCALFATI

S. P. P., («Biblioteca del Bollettino storico pisano. Collana storica, 43»), Ospedaletto (Pisa),pp. 159-180.

BANTI O., 2000, Monumenta epigraphica Pisana saeculi XV antiquiora, («Biblioteca del Bollet-tino storico pisano. Fonti, 8»), Ospedaletto (Pisa).

BANTI O., 2005, Di una singolare epigrafe posta sulla facciata del duomo di Grosseto. È una firmadi autore?, “Critica d’arte. Rivista trimestrale dell’Università Internazionale dell’Arte diFirenze”, LXVII, n. 27-28, luglio-dicembre 2005, pp. 159-180.

BORGIA L., 1984, Le armi gentilizie, in BORGIA L. et al. (a cura di), Le Biccherne. Tavole dipintedelle magistrature senesi (secoli XIII-XVIII), Roma, pp. 321-373.

BROGINI P., 2001, Presenze ecclesiastiche e dinamiche sociali nello sviluppo del Borgo di Camollia(secc. XI-XIV), in ASCHERI M. (a cura di), La chiesa di San Pietro alla Magione nel Terzo diCamollia di Siena, il monumento – l’arte – la storia, Siena, pp. 7-102.

CAPPELLI A. (a cura di), 1903, Cav. Giovanni Antonio Pecci. Monografia della città di Grossetoe sue adiacenze con note illustrative del dott. Antonio Cappelli, Grosseto.

CAPPELLI A., 1903, Il Palazzo Provinciale di Grosseto. Appunti storici, Grosseto.CAPPELLI A., 1910, Castelli, monasteri e chiese già esistenti nel territorio grossetano, parte I, Grosseto.CIACCI G., 1934, Gli Aldobrandeschi nella storia e nella “Divina Commedia”, (Biblioteca storica

di fonti e documenti, I-II), Roma (ristampa anastatica Roma 1980).

ARCHEOLOGIA URBANA A GROSSETO: EPIGRAFI E TESTI EPIGRAFICI 185

CIMARRA L., CONDELLO E., MIGLIO L., SIGNORINI M., SUPINO P., TEDESCHI C. (a cura di),2002, Inscriptiones Medii Aevi Italiae (saec. VI-XII), Lazio, Viterbo, 1, Spoleto.

CITTER C. (a cura di), 2005, Lo scavo della chiesa di S. Pietro a Grosseto. Nuovi dati sull’originee lo sviluppo di una città medievale, Firenze.

COLUCCI S., 2003, Sepolcri a Siena tra medioevo e rinascimento. Analisi storica, iconografica e arti-stica, Firenze.

FARINELLI R., 1996, Grosseto: origini e sviluppo di un castrum aldobrandesco, in CITTER C. (a curadi), Grosseto, Roselle e il Prile. Note per la storia di una città e del territorio circostante, Man-tova, pp. 65-66.

FARINELLI R., 2000, I castelli nei territori diocesani di Populonia-Massa e Roselle-Grosseto (secc. X-XIV), in FRANCOVICH R., GINATEMPO M., (a cura di), I castelli. Storia e archeologia del poterenella Toscana medievale, Firenze, pp. 141-203.

FARINELLI R., 2007, I castelli nella Toscana delle città ‘deboli’. Dinamiche del popolamento e delpotere rurale nella Toscana meridionale (secoli VII-XIV), Firenze.

FARINELLI R., FRANCOVICH R., (a cura di) 2000, Guida alla Maremma medievale. Itinerari diarcheologia nella provincia di Grosseto, (I ristampa riveduta e aggiornata 2002) Siena.

FAVREAU R., 1997, Epigraphie Médiévale, Turnhout.FRANCOVICH R., 1980, Il cassero e la Porta “Senese”, una nota storica, in FRANCOVICH R.,

GELICHI S. (a cura di), Archeologia e storia di un monumento mediceo. Gli scavi nel ‘cassero’senese della Fortezza di Grosseto, Bari, pp. 41-46.

FRANCOVICH R., et alii, 2000, Archeologia urbana a Grosseto. Rapporto preliminare degli scavi1998-1999, in BROGIOLO G. P. (a cura di), II Congresso Nazionale di Archeologia Medievale,Firenze, pp. 87-94.

GARZELLI A., 1967, Il Duomo di Grosseto. Saggio di storia dell’architettura, Firenze.GARZELLI A., 1969, Sculture toscane nel Dugento e nel Trecento, Firenze.GELICHI S., 1980, L’epigrafe, in FRANCOVICH R., GELICHI S. (a cura di), Archeologia e storia di

un monumento mediceo. Gli scavi nel ‘cassero’ senese della Fortezza di Grosseto, Bari, pp. 54-56.GIORGI A., MOSCATELLI S., 2005, Costruire una cattedrale: l’opera di santa Maria di Siena tra

XII e XIV secolo, (Die Kirchen von Siena. Beiheft, 3), München-Berlin.GNONI MARAVELLI C., MARTINI L. (a cura di), 1996, La cattedrale di San Lorenzo a Grosseto.

Arte e storia dal XIII al XIX secolo, Catalogo della mostra tenuta a Grosseto nel 1996 - VIIcentenario di fondazione della cattedrale di San Lorenzo a Grosseto, Siena - Grosseto - Cini-sello Balsamo.

GUERRINI G., 1994, Parole su pietra. Iscrizioni della città di Grosseto – integrazioni – e censimentodel territorio comunale, con la collaborazione di BARBETTI O., Grosseto.

KLOOS R.M., 1980, Einführung in die Epigraphik des Mittelalters und der frühen Neuzeit,Darmstadt.

LISINI A., 1932, La contessa palatina Margherita Aldobrandeschi e il suo matrimonio con il conteGuido di Monforte, “Bullettino Senese di Storia Patria”, XXXIX, pp. 1-48.

MANACORDA D., 2000, Archeologia ed epigrafia, in MANACORDA D., FRANCOVICH R. (a curadi), Dizionario di archeologia, Roma-Bari, pp. 139-142.

MORDINI M., 2007, Le forme del potere in Grosseto nei secoli XII-XIV. Dimensione archivistica estoria degli ordinamenti giuridici, Firenze.

ORIGONE S., VARALDO G. (a cura di), 1983, Corpus Inscriptionum Medie Aevi Liguriae, II(Genova, Museo S. Agostino) Genova.

186 ROBERTO FARINELLI

PARISI M., 1996, Maestri di pietra nella Cattedrale di San Lorenzo, in GNONI MARAVELLI,MARTINI (a cura di), pp.31-44.

PETRONI V., 1971, Guida dell’archivio di Stato di Grosseto. Storia grossetana. Fonti introduttive,Siena.

PIFFERI P., 1832, Viaggio antiquario per la via Aurelia da Livorno a Roma dell’ab. P. Pifferi, condisegni analoghi di Carlo H. Wilson, Roma.

REPETTI E., 1833-1846, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, 5 voll. 1833-1843;Supplemento, 1845; Appendice, 1846; ristampa anastatica in 6 voll., Roma 1972 (ed. con-sultabile on-line dal sito http://www. archeogr. unisi. it/repetti/index. html).

ROTUNDO F., 1996, Gli interventi ottocenteschi nella Cattedrale di Grosseto, in GNONI MARAVELLI,MARTINI (a cura di), pp. 73-86.

SCHIVO B. (a cura di), 2000, Corpus Inscriptionum Medie Aevi Liguriae, IV, (Albenga, Alassio,Ceriale, Cisano sul Neva, Ortovero, Villanova d’Albenga), Bordighera.

SILVA A. (a cura di), 1987, Corpus Inscriptionum Medii Aevi Liguriae, III, (Genova. Centro Sto-rico), Genova.

SUSINI G., 1979, Officine epigrafiche: problemi di storia del lavoro e della cultura, in Actes VIIe Con-grès international d’épigraphie grecque et latine (Constantza 1977), Bucarest-Paris, pp. 271-305.

TEDESCHI C., 2003, Le epigrafi dell’edilizia civile (secoli XIII-XIV), in BIANCHI G. (a cura di),Campiglia Marittima. Un castello e il suo territorio, 2 tomi, Firenze, pp. 756-763.

TORTOLI S., 1980 (a cura di), Appendice documentaria (secc. XIV-XV), in FRANCOVICH R., GELI-CHI S. (a cura di), Archeologia e storia di un monumento mediceo. Gli scavi nel ‘cassero’ senesedella Fortezza di Grosseto, Bari, pp. 47-53.

VARALDO G. (a cura di), 1978, Corpus Inscriptionum Medie Aevi Liguriae, I (Savona, Vado, Qui-liano), prefazione di AIRALDI G., Genova

VARALDO G., ORIGONE S. (a cura di), 1983, Corpus Inscriptionum Medii Aevi Liguriae, II,(Genova. Museo di S. Agostino), Genova.

ZAGLI A., 2007, Breve storia di Grosseto, Ospedaletto (Pisa).