14
77 76 La presente nota è la sintesi delle indagini condotte nelle Terme di Diocle- ziano tra il 2012 e il 2013, al fine di comprendere il funzionamento degli im- pianti tecnici del complesso termale. Lo studio ha interessato sia il sottosuolo, grazie alla collaborazione dell’Asso- ciazione Roma Sotterranea, sia le opere in elevato e le coperture. Fondamentali sono stati i disegni e le piante del XVI secolo, di vari autori, in particolare quelli realizzati dal cosiddetto Anonimo di Destailleur. Di grande utilità è stato inoltre il confronto con altri impianti termali, in particolare con quelli delle Terme di Caracalla, oggetto dello studio condotto negli anni 1980-1986 da L. Lombardi e A. Corazza 1 . Scopo dello studio è stato quello di ricostruire i tracciati degli impianti tecnici (idraulico, termico e di manutenzione), attraverso indagini mirate, at- te a individuare la logica con la quale i tecnici romani progettarono il funzio- namento di questo vasto complesso termale. Tuttavia, le tecniche di indagine utilizzate, di carattere non invasivo, non hanno consentito di confermare parte delle ipotesi avanzate. A causa dei crolli e delle demolizioni susseguitesi nei secoli, che hanno in- teressato quasi per intero gli edifici del recinto esterno, lo studio è stato con- dotto principalmente sull’edificio centrale. Lo schema progettuale delle Thermae Diocletianae (fig. 1), già utilizzato nei precedenti impianti imperiali delle Terme di Traiano e di Caracalla, era costituito da un edificio centrale sviluppato longitudinalmente, articolato in ambienti simmetrici rispetto all’asse mediano trasversale, ove si svolgevano le attività termali e balneari; un recinto esterno quadrangolare, in cui erano collocati gli ambienti destinati ad attività culturali e ricreative; un vasto giar- dino che separava le due parti, con aree verdi abbellite da vasche e fontane. L’edificio centrale (fig. 2) era costituito da un insieme di ambienti, in- Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano Leonardo Lombardi, Elettra Santucci 1 Pirro Ligorio, Ricostruzione assonometrica dell’intero complesso termale con la “Botte di Termini”, 1582 (Roma, Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Fondo Rodolfo Lanciani, Roma XI.123.I.41)

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

Embed Size (px)

Citation preview

7776

La presente nota è la sintesi delle indagini condotte nelle Terme di Diocle-ziano tra il 2012 e il 2013, al fine di comprendere il funzionamento degli im-pianti tecnici del complesso termale.

Lo studio ha interessato sia il sottosuolo, grazie alla collaborazione dell’Asso-ciazione Roma Sotterranea, sia le opere in elevato e le coperture. Fondamentali sono stati i disegni e le piante del XVI secolo, di vari autori, in particolare quelli realizzati dal cosiddetto Anonimo di Destailleur. Di grande utilità è stato inoltre il confronto con altri impianti termali, in particolare con quelli delle Terme di Caracalla, oggetto dello studio condotto negli anni 1980-1986 da L. Lombardi e A. Corazza1.

Scopo dello studio è stato quello di ricostruire i tracciati degli impianti tecnici (idraulico, termico e di manutenzione), attraverso indagini mirate, at-te a individuare la logica con la quale i tecnici romani progettarono il funzio-namento di questo vasto complesso termale. Tuttavia, le tecniche di indagine utilizzate, di carattere non invasivo, non hanno consentito di confermare parte delle ipotesi avanzate.

A causa dei crolli e delle demolizioni susseguitesi nei secoli, che hanno in-teressato quasi per intero gli edifici del recinto esterno, lo studio è stato con-dotto principalmente sull’edificio centrale.

Lo schema progettuale delle Thermae Diocletianae (fig. 1), già utilizzato nei precedenti impianti imperiali delle Terme di Traiano e di Caracalla, era costituito da un edificio centrale sviluppato longitudinalmente, articolato in ambienti simmetrici rispetto all’asse mediano trasversale, ove si svolgevano le attività termali e balneari; un recinto esterno quadrangolare, in cui erano collocati gli ambienti destinati ad attività culturali e ricreative; un vasto giar-dino che separava le due parti, con aree verdi abbellite da vasche e fontane.

L’edificio centrale (fig. 2) era costituito da un insieme di ambienti, in-

Gli impianti tecnici delle Terme di DioclezianoLeonardo Lombardi, Elettra Santucci

1 Pirro Ligorio, Ricostruzione assonometrica dell’intero complesso termale con la “Botte di Termini”, 1582 (Roma, Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Fondo Rodolfo Lanciani, Roma XI.123.I.41)

7978

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

seriti in un grande quadrilatero di circa 37.200 metri quadri e caratterizza-to da un corpo aggettante, lungo il fronte sud-occidentale, che conteneva il calidarium.

All’interno dell’edificio si articolavano sale dalle diverse funzioni: ingres-si, vestiboli, spogliatoi (apodyteria), palestre, sale riscaldate tra le quali laco-nica e sudationes, il calidarium, il tepidarium e il frigidarium con la grande piscina (natatio), dove si concludeva il percorso balneoterapico canonico. Al-tri ambienti erano destinati alla cura del corpo e ai massaggi. Non mancava-no, sicuramente, punti di ristoro (thermopolia e popinae) e aree destinate agli spettacoli. In prossimità delle sale riscaldate, due vaste aree di fondamentale importanza, da noi definite “di servizio” (ambienti XXII e XXIIA), permet-tevano la gestione di gran parte degli impianti tecnici.

Il recinto esterno costituiva un grande quadrilatero di circa 388 per 328 metri, completato sul lato sud-occidentale da un’esedra di circa 150 metri di diametro, destinata forse a spettacoli, e da una serie di edifici quadrangolari ed esedre che si articolavano lungo il muro perimetrale. L’area complessiva occupata dalle Terme superava i tredici ettari.

Gli edifici del recinto esterno sono oggi quasi completamente scompar-si. I resti ancora visibili comprendono nell’angolo occidentale il cosiddetto “torrione circolare”, oggi chiesa di San Bernardo; nell’angolo meridionale l’e-dificio circolare simmetrico (ex casa del passeggero); lungo il lato nord-ovest due grandi esedre affiancate, la prima con funzione di grande latrina (forica), la seconda, con funzione ignota ma che probabilmente ospitava un ninfeo2.

La grande esedra delle Terme, corrispondente all’odierna piazza della Re-pubblica, è stata sempre raffigurata con una serie di gradoni nei disegni di autori vari, interpretati come sedute per il pubblico3, al contrario Lanciani, in una nota riguardante lo scavo di una porzione dell’esedra, escluse con cer-tezza la presenza di gradinate4.

2 Planimetria generale con indicazione delle vasche, la natatio e le conserve d’acqua (Lombardi, Santucci 2014)

3 a. Risega per alloggiamento di una fistula;

b. Scasso murario dovuto all’asportazione della fistula; c. Tombino in marmo dello scarico di fondo della vasca dell’Aula VII

3a

2

3b 3c

8180

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

Gli impianti tecniciNelle Terme lo schema architettonico, i percorsi idrotermali e la distribuzione delle aule erano progettati contestualmente agli impianti tecnici, che prevede-vano un impianto idraulico di adduzione per la serbatoizzazione e la distribu-zione dell’acqua; un impianto di smaltimento delle acque reflue, delle acque meteoriche e delle acque di scarico; un impianto termale, caratterizzato dalla gestione del riscaldamento degli ambienti e delle vasche. Strettamente connessi ai precedenti erano poi i percorsi di servizio, una rete di gallerie, cunicoli sot-terranei e passaggi in elevato, nascosti alla vista dei frequentatori delle terme e preposti alla gestione dell’intero sistema.

Le indagini condotte all’interno delle Terme di Diocleziano sono state ca-ratterizzate da un elevato grado di complessità, poiché nel corso dei secoli que-ste sono state oggetto di numerose alterazioni, tra cui la spoliazione dei mate-riali da destinare al reimpiego, le demolizioni5, i numerosi interventi di riuso.Le indagini si basano quindi sul rinvenimento di elementi visibili, quali gallerie sotterranee, e tracce nelle murature, riconducibili ai diversi impianti.

Il sottosuolo delle Terme era caratterizzato da una fitta rete di cunicoli e gallerie di servizio, strutture indispensabili per la gestione dei sistemi impian-tistici, i quali garantivano il corretto funzionamento dell’intero complesso ter-male. Questi percorsi sotterranei si sviluppavano su diversi livelli sotto il piano pavimentale delle aule e, come in tutti i grandi edifici imperiali, esistevano due sistemi distinti che si differenziavano esclusivamente per le loro funzioni. Al-cuni erano dedicati ad alloggiare le tubazioni necessarie all’alimentazione idrica (cunicoli portatubi) e, in casi particolari, a convogliare verso il sistema fogna-rio le acque di eventuali rotture, altri erano adibiti a smaltire le acque reflue e di scarico. Generalmente questi cunicoli erano realizzati con spallette in opera laterizia, con una copertura di mattoni6 contrapposti a doppio spiovente, de-nominata volta “a cappuccina”, ma le caratteristiche tipologiche e costruttive potevano variare di caso in caso, in base alle specifiche esigenze. Alcuni cuni-coli erano destinati al transito incessante del personale di servizio addetto al riscaldamento e al raggiungimento della rete idrica, per la gestione e la manu-tenzione degli impianti. I tubi in piombo di alimentazione idrica (fistulae) non sempre erano alloggiati in cunicoli portatubi, a volte si trovavano in riseghe predisposte nelle murature e annegati nella malta (fig. 3a), oppure erano inglo-bati all’interno delle murature stesse (fig. 3b) o nei massetti pavimentali (fig. 8c). Alcune di queste tracce, ancora visibili, denotano la presenza di fontane, altrimenti non riconoscibili, e sono fondamentali per la ricostruzione degli im-pianti, così come lo sono i tombini (fig. 3c), i pozzetti e le caditoie.

Le conserve d’acquaLungo il lato sud-est delle Terme di Diocleziano si trovava la grande conserva, detta “Botte di Termini”, che aveva la funzione di serbatoio, collegato al sistema idraulico di adduzione dell’intero complesso termale. Mettendo a confronto va-ri studi e rappresentazioni cartografiche di diverse epoche (cfr. Atlante, fig. 11), nonché i preziosi rilievi di Pirro Ligorio (figg. 1, 4) e dell’Anonimo di Destailleur (fig. 5)7, si sono ricavate le quote altimetriche (sul livello del mare) del fondo e del colmo del serbatoio. Tenendo per ferme tali quote e quelle di arrivo a Roma degli acquedotti, soltanto l’acquedotto Claudio e l’Anio Novus avrebbero potu-to alimentare la conserva. In tal caso tra i due sembrerebbe più probabile l’Anio Novus, in quanto il Claudio portava acqua di sorgente più adatta a usi esclusiva-mente idropotabili.Le arcate dell’acquedotto, visibili in alcune stampe del Cinquecento e del Sei-cento, raggiungevano la Botte lungo il lato sud-orientale.

La Botte di Termini era un serbatoio di forma trapezoidale con copertura piana sostenuta da 47 pilastri a base quadrata di 1,25 metri circa di lato e alti in media 5 metri. La lunghezza totale era di 88 metri circa, la larghezza mas-sima di 24 metri, quella minima di 8 metri8. La capacità totale della conserva poteva raggiungere i 6000 metri cubi. Durante gli scavi furono trovati bipedali con bolli di Diocleziano9, dato che consente di affermare la contemporaneità della costruzione della conserva, con quella delle Terme.

La conserva era in grado di servire tutte le utenze presenti nelle Terme, la natatio, le fontane, le grandi vasche, le latrine e i getti d’acqua connessi a fon-tanelle e vasche minori, in quanto tutte le utenze si trovavano a una quota in-feriore rispetto a quella del pavimento della conserva, stimata attorno ai 59 metri s.l.m.10. Da notare che il volume d’acqua della conserva risultava pari a poco più della metà del volume disponibile per le Terme di Caracalla (10.000 metri cubi), edificio di dimensioni minori rispetto alle Terme di Diocleziano, è quindi possibile che il volume della Botte di Termini non fosse sufficiente a soddisfare il fabbisogno del grande complesso termale.

Adiacente e in continuità con il lato sud-occidentale della Botte, l’Anonimo di Destailleur rileva un vano con una scala che consentiva l’accesso alla conser-va (fig. 6a), attribuibile a una “camera di manovra” che conteneva certamente le chiavi (valvole) che permettevano di regolare il flusso dell’acqua per alimentare le Terme. Questo piccolo vano non ha destato l’interesse di alcun autore, ma esso assume un’importanza fondamentale per comprendere il sistema di distribuzione dell’acqua. Analoghe camere sono state individuate in numerosi serbatoi alimen-tati da un acquedotto, più raramente in cisterne alimentate da acqua piovana. Data la scarsità di studi o ricerche su questo tema, valga come esempio descritti-vo del funzionamento di questi ambienti lo studio della camera di manovra delle Terme di Caracalla (cfr. Lombardi, Corazza 2007, tav. XVIII, fig. 2).

8382

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

4 Pirro Ligorio, Botte di Termini (Bibliotheca Bodleiana, University Oxford, 2011, MS. Canon. Ital. 138, fol. 81 recto)

5 Anonimo di Destailleur, Botte di Termini (Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151, foglio n. 49v)

Dai disegni esaminati e dalle informazioni di scavo non risulta che si siano trovati gli scarichi di colmo o di troppo pieno, né lo scarico di fondo, indispen-sabile per la periodica pulizia della conserva. L’unica evidenza si può trovare nel disegno del citato Anonimo, dove un foro alla base del serbatoio potrebbe essere interpretato come scarico di fondo (fig. 6b).

Il volume totale delle vasche note è pari a poco più di 5350 metri cubi, di cui circa 4000 metri cubi è la quantità d’acqua contenuta nella sola nata-tio. Tenendo conto del lavaggio dei pavimenti e della pulizia delle vasche, oltre al loro riempimento, si può ritenere che la riserva della Botte di Termini fosse appena sufficiente per l’alimentazione delle Terme, considerando anche il con-tinuo apporto d’acqua proveniente dall’acquedotto. Oltre al problema quan-

4

5

6 Anonimo di Destailleur, Botte di Termini (Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151, foglio n. 49v).

a. Dettaglio della pianta, il vano sulla destra rappresenta la camera di manovra, da cui si poteva accedere alla conserva tramite scale;

b. Sezione longitudinale, sulla sinistra, in basso, si osserva un foro che potrebbe rappresentare lo scarico di fondo del serbatoio

titativo, data la presenza di un’unica camera di manovra nel serbatoio, in caso di guasti importanti vi sarebbe stata un’interruzione dell’alimentazione idrica dell’intero complesso.

Per ovviare a tali problemi, forse contemporaneamente alla costruzione, o dopo le prime prove di funzionamento, i tecnici romani si resero conto della necessità di avere a disposizione, non solo un maggior quantitativo d’acqua, ma anche una seconda camera di manovra, che consentisse di realizzare diversi anelli di distribuzione11. A questo scopo progettarono la trasformazione di due ambienti delle Terme in serbatoio supplementare della capacità di 2250 metri cubi, ubicato nell’Aula XI, oggi visitabile. Tutte le aperture furono sigillate e rinforzate con spessi muri, le pareti furono rivestite con uno strato di coccio-pesto per un’altezza di circa cinque metri12, e il pavimento fu coperto da un massetto con uno strato di cocciopesto di spessore notevole. La somma dei vo-lumi delle due conserve riuscì, evidentemente, a risolvere i problemi di carenza d’acqua nell’edificio centrale.

Il sistema doveva funzionare in questo modo: all’apertura delle Terme i ser-batoi dovevano essere pieni, le vasche venivano riempite e l’alimentazione delle varie utenze avveniva con una portata leggermente superiore (di circa il 5-10%) rispetto a quella dell’acquedotto. Nel corso della giornata il serbatoio pian piano si svuotava fino a mantenere, al momento della chiusura delle Terme, una pic-cola riserva. A questo punto venivano chiuse le valvole dei tubi di alimentazione che portavano acqua a tutte le vasche, compresa la natatio, quindi iniziava l’ope-razione di svuotamento, che richiedeva alcune ore per riuscire a smaltire i 5350 metri cubi d’acqua accumulati nelle varie vasche, successivamente, iniziavano le

6a 6b

85

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

7 E

dific

io c

entr

ale:

impi

anto

id

raul

ico

di a

dduz

ione

(L

omba

rdi,

Sant

ucci

201

4)

7

operazioni di pulizia. Di notte, durante le ore di inattività, i serbatoi avevano il tempo necessario per riempirsi, e al mattino il ciclo si ripeteva.

Va segnalato che durante gli scavi per la realizzazione del Ministero delle Fi-nanze, diretti da R. Canevari tra il 1872 e il 1874, è stata rinvenuta una grande conserva, situata a poca distanza dall’angolo settentrionale del recinto esterno delle Terme. Nella descrizione degli scavi, Canevari13 riporta la quota del livello di fondo, pari a 58 metri s.l.m., compatibile con l’alimentazione delle Terme di Diocleziano. L’esistenza di questo serbatoio avrebbe potuto quindi garantire un ulteriore approvvigionamento, ma nel nostro studio non si sono trovate tracce che possano ricondurre all’uso di tale conserva. Il serbatoio sotterraneo, secondo Lanciani14, era alimentato dall’acquedotto Marcio, ipotesi contestabile in quanto esso raggiunge Porta Maggiore alla quota di 55 metri s.l.m.

L’impianto di adduzioneL’impianto di adduzione era caratterizzato da gallerie sotterranee transitabili contenenti i tubi in piombo di alimentazione, con inizio presso la camera di manovra del serbatoio o Botte di Termini (fig. 7). Una prima galleria adduttri-ce (A1) si sviluppava verso nord-ovest fino ad arrivare in prossimità dell’edifi-cio centrale, dove si dipartivano numerose ramificazioni, contenenti una o più tubazioni alle quali se ne allacciavano altre, che potevano alimentare così tutte le utenze delle Terme.

L’area della natatio, caratterizzata dalla presenza di numerose utenze, era circondata da una grande galleria (A5) dove erano alloggiati tubi alimenta-ti sia dalla Botte sia dal serbatoio aggiuntivo (figg. 8a-8b). Attraverso alcu-ne derivazioni i tubi raggiungevano le fontane ornamentali del fronte esterno nord-orientale dell’edificio, le numerose fontane che circondavano da ogni lato la grande piscina, le fontane presenti nelle Aule VI, VII, VI A e VII A, le vasche delle Aule VII e VII A e alcune fontane (labra) del frigidarium. Sotto il portico nord-orientale del Chiostro piccolo della Certosa, è stato possibile ispezionare un lungo tratto della galleria adduttrice della natatio15, il cui intradosso si trova a cir-ca 1,20 metri sotto l’attuale piano di calpestio, mentre in antico si trovava a circa 0,50 metri sotto il livello pavimentale del bordo della piscina. La galleria presenta a intervalli regolari alcuni cunicoli di piccole dimensioni, adibiti al passaggio di tubi per l’alimentazione delle fontane sopra indicate, intervallati da condotti fo-gnari ortogonali alla galleria, il cui livello di scorrimento è più profondo rispetto al piano pavimentale della galleria stessa (fig. 9).

Il fronte sud-occidentale costituiva la facciata monumentale della natatio, articolata in cinque grandi esedre rettangolari e semicircolari alternate, dotate di tre ordini architettonici con nicchie inquadrate da edicole, alcune delle quali caratterizzate dalla presenza di fontane (cfr. Atlante, fig. 13). Lungo questo lato, l’impianto idrico era formato da un doppio canale, poco profondo e ancora oggi

8786

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

9 Sezione longitudinale della galleria voltata (adduttore principale) nei sotterranei del Chiostro piccolo della Certosa

visibile. Nel primo canale erano alloggiate le fistulae che alimentavano le fontane ornamentali che circondavano la piscina e di cui si possono ancora riconoscere le tracce nelle murature (fig. 3a). Il secondo canale aveva funzione di deflusso, con-sentendo lo smaltimento dell’acqua in caso di rottura delle tubazioni e riceven-do gli scarichi di alcuni discendenti pluviali. Sia il canale descritto sia le fonta-ne presenti sulla facciata sono visibili nel disegno dell’Anonimo di Destailleur dove getti d’acqua fuoriescono da tubi alloggiati sotto le nicchie, il cui flusso è raccolto dal sottostante canale.

Il sistema di alimentazione idrica delle Terme era completamente parzia-lizzato, ossia era costituito da vari anelli di distribuzione, alimentati dai due serbatoi e dotati di chiavi e valvole. Attraverso queste, opportunamente dispo-ste lungo le tubazioni, in caso di guasti in un punto si poteva invertire il flus-so idrico, isolare singoli tratti del sistema e garantire l’approvvigionamento in ogni punto del complesso. La galleria adduttrice (A5) che circondava la nata-tio era uno dei fondamentali anelli di distribuzione e poteva essere alimenta-ta separatamente dai due serbatoi. Un secondo grande anello era costituito da gallerie adduttrici che percorrevano il perimetro dell’intero edificio centrale16. Inoltre, la presenza di gallerie di comunicazione tra questi due anelli suddivi-deva il sistema in ulteriori circuiti.

Le due aree di servizio (XXII e XXII A) erano punti nodali per la gestione dell’adduzione idrica alle utenze, dove venivano gestiti i flussi d’acqua diretti alle vasche del frigidarium, del tepidarium, del calidarium, e delle aule calde. Una delle tubazioni provenienti dalla Botte (A3a) raggiungeva l’area di servi-8 a. Adduttrice principale

delle Terme di Diocleziano, tratto con volta a tutto sesto presso la grande sala del frigidarium, angolo

settentrionale; b. Adduttrice principale

delle Terme di Diocleziano, tratto voltato a doppio spiovente presso la grande

sala del frigidarium, area centrale;

c. Pozzetto e canalette di adduzione per l’alloggiamento di fistulae

ricavate nel massetto, poste tra le Aule III e IIIA

8a 8b

8c

9

8988

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

zio orientale, da cui erano alimentate le utenze limitrofe. Alcune fistule, inol-tre, raggiungevano uno o due serbatoi sospesi, presumibilmente coperti17, dei quali sono state rinvenute le tracce a ridosso della parete esterna del tepidarium. Questi venivano probabilmente riscaldati da forni sottostanti, per il riforni-mento di acqua calda delle vasche del tepidarium e del calidarium.

Una galleria portatubi percorreva il fronte sud-occidentale (A3b) per alimen-tare le aule termali riscaldate, il calidarium e le aule ottagone, e proseguiva lungo il fronte nord-occidentale (A3c), raggiungendo con altre derivazioni la palestra e l’area di servizio occidentale (A3d). La galleria adduttrice presente lungo il fronte nord-est (A6) chiudeva l’anello di distribuzione perimetrale dell’edificio.

L’impianto idraulico era molto fragile a causa delle frequenti rotture che avvenivano principalmente in corrispondenza delle saldature, nelle giunture tra i diversi tubi. Per questo motivo, nelle Terme di Caracalla, questi erano col-locati in apposite gallerie sovrapposte a condotti fognari sottostanti e, in caso di guasti, l’acqua raggiungeva direttamente il sistema fognario tramite caditoie e pozzetti. Nelle Terme di Diocleziano, invece, il sistema utilizzato prevedeva gallerie portatubi intersecate da condotti fognari, che ricevevano le acque reflue delle eventuali rotture grazie a opportune pendenze, come precedentemente il-lustrato (fig. 9). Tale soluzione mette in luce le evidenti difficoltà che i costrut-tori incontrarono nella realizzazione degli scavi, a causa della presenza delle massicce fondazioni degli edifici del quartiere preesistente, appositamente raso al suolo, sul quale furono edificate le Terme di Diocleziano. Questo elemento ha condizionato la progettazione degli impianti e determinato la notevole ri-duzione degli spazi sotterranei disponibili, obbligando i progettisti a limitare la profondità degli ambienti di servizio.

I Certosini e l’Acqua FeliceAlla fine degli anni ottanta del XVI secolo fu inaugurata una fontana in piaz-za Santa Susanna, che rappresentava la mostra terminale dell’acquedotto Fe-lice18, il cui tracciato passava nei pressi delle Terme di Diocleziano. I monaci Certosini, che occuparono con il convento di Santa Maria degli Angeli parte del complesso termale, si allacciarono all’acquedotto per irrigare i campi e ali-mentare il convento. Due piccole porzioni dei canali utilizzati a questo scopo sono ancora visibili (uno nell’Aula XI B e l’altro nell’area di servizio orientale XXII). Le acque incanalate alimentavano numerose fontane: due di queste so-no ancora presenti all’interno del complesso termale, altre si trovano di fronte alle celle dei monaci in via Cernaia. La cisterna di raccolta dell’acqua piovana, recentemente rinvenuta nel Chiostro piccolo della Certosa e collegata al pozzo monumentale, rappresentava il sistema di approvvigionamento idrico in una fase precedente alla realizzazione dell’acquedotto.

L’impianto di smaltimentoIl sistema fognario riceveva il deflusso delle acque piovane, le acque reflue, gli scarichi delle vasche, delle fontane e di ogni altra utenza, lo smaltimento delle acque nere provenienti dalle latrine e di quelle provenienti dalle operazioni di pulizia (fig. 10). Per la ricostruzione del sistema, oltre ai dati emersi a seguito delle esplorazioni nel sottosuolo, sono state prese in considerazione le tracce visibili in superficie, la presenza di vasche e fontane dotate di scarichi connessi al sistema di smaltimento, tombini e caditoie, discendenti pluviali. All’inter-no dell’Aula VII del frigidarium è visibile il pozzetto originale per lo scarico di fondo della vasca, ancora coperto con parte dell’originale tombino in marmo, dotato di apertura circolare (fig. 3c).

Analogamente a quello di adduzione, il sistema di smaltimento era carat-terizzato da una vasta rete di cunicoli sotterranei, articolata con una struttura a doppio pettine, dove condotti di sezione minore convogliavano le acque in collettori ortogonali di sezione maggiore. Allo stato attuale i condotti conser-vati sono raramente percorribili, a causa di uno spesso strato di interro, accu-mulatosi nel tempo, che li ostruisce quasi completamente (fig. 11b). Il collet-tore principale invece, definito “fogna assiale” (F1), è stato ispezionato per una lunghezza di circa 230 metri. Si sviluppa lungo l’asse longitudinale dell’edifi-cio centrale, passando al centro del grande frigidarium, e presenta dimensioni maggiori rispetto agli altri (fig. 11a). Parte del suo tracciato è stato riutilizzato, ed è tutt’ora attivo, convogliando le proprie acque di scarico in un collettore ottocentesco posto sotto via Parigi (F11).

Nella fogna assiale si immetteva la maggior parte degli scarichi presen-ti nella porzione centrale dell’edificio, oltre a quelli provenienti dalle sei aule calde del fronte sud-ovest, che confluivano in due condotti fognari dall’anda-

91

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

10 E

dific

io c

entr

ale:

impi

anto

id

raul

ico

di s

mal

tim

ento

(L

omba

rdi,

Sant

ucci

201

4)

11a

10

11b

11 Esempi di condotti fognari del frigidarium:

a. Fogna assiale, tratto riutilizzato;

b. Fogna trasversale occlusa da interro

mento curvo (F8, F8A), collegati con la fogna assiale al centro delle palestre.Paralleli a tale fogna si sviluppavano altri condotti di grande importanza: il

primo (F4) aveva origine nell’Aula XI per ricevere lo scarico di fondo del serba-toio aggiuntivo e passava dunque al di sotto dell’Aula X e dell’Aula VIII, oltre le quali, in corrispondenza della natatio, confluiva in un condotto ortogona-le. Sono visibili solo scarsi resti del sistema di scarico della natatio, in quanto i condotti fognari sono stati tamponati e non è stato possibile rintracciare né gli scarichi di fondo, né quelli di troppo pieno. Con certezza essa scaricava in due condotti, di cui resta traccia nei sotterranei accessibili dal Chiostro piccolo, e in due condotti a questi simmetrici, che attraversavano il sottosuolo della pisci-na da nord-est a sud-ovest. Probabilmente essi si collegavano con il collettore ortogonale che percorreva l’asse maggiore della piscina (F3), e che proseguiva il suo percorso fino a raccordarsi con una grande fogna situata verosimilmente sotto l’odierna via Parigi. La presenza di un condotto fognario in corrispon-denza dell’asse minore della natatio è dubbia, poiché esso dovrebbe essere la prosecuzione del condotto centrale del frigidarium (F7), che invece risulta in-

9392

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

terrotto in corrispondenza dell’invaso della piscina. Ne consegue che la nata-tio non scaricava le proprie acque direttamente nella fogna assiale (F1), ma nel collettore a essa parallelo (F3).

Gli ambienti caldi e le aule ottagone, disposti lungo il fronte sud-occiden-tale, erano collegati a un ulteriore condotto fognario disposto lungo il limite esterno dell’edificio, che confluiva infine nel collettore generale (F11).

Le restanti porzioni lungo il perimetro dell’edificio centrale erano inoltre percorse da fognoli, che ricevevano principalmente le acque piovane dei di-scendenti pluviali.

I discendenti pluviali erano realizzati con riseghe murarie quadrangolari, posti in posizione superficiale rispetto al filo esterno delle murature, oppure in-globati nello spessore murario. Alcuni dei discendenti intramurari, in cui ancora oggi sono convogliate le acque piovane provenienti dalle coperture, raggiungono cunicoli sotterranei tributari del sistema fognario dopo un salto di circa 20 me-tri, così come avveniva in antico. I discendenti che ancora oggi hanno la funzio-ne di accogliere le acque piovane sono 21 (fig. 12), alcuni riutilizzati mediante l’alloggiamento di pluviali in rame nell’antica sede. In tutto il complesso, sono oggi individuabili solo 60 dei discendenti pluviali presenti originariamente, la cui collocazione ha permesso di calcolare approssimativamente il numero totale dei discendenti, che dovevano essere almeno 170 nel solo edificio centrale.

Altri elementi del sistema di smaltimento sono riscontrabili in un disegno di Lanciani (Buonocore 1997, p. 107, disegno f. 235v), che documenta la pre-senza di cunicoli che si sviluppavano al di sopra del livello di calpestio, lungo il fronte esterno, all’interno di una cornice sporgente. Verosimilmente in col-legamento con discendenti pluviali, servivano anch’essi allo smaltimento delle acque piovane.

La forica del recinto esternoUna delle due esedre conservate nel recinto esterno aveva funzione di forica (la-trina), di cui si può ipotizzare la corrispondente simmetrica sul lato opposto. In questo ambiente sono ancora riconoscibili gli alloggiamenti delle travi che sostenevano, attraverso un sistema di mensole, il piano delle sedute con i rela-tivi fori. Parallelo alla muratura semicircolare dell’esedra si sviluppava il con-dotto di smaltimento della forica. Questo aveva origine nell’esedra vicina, dove probabilmente era presente un ninfeo, le cui acque reflue erano convogliate nel condotto per consentirne la pulizia con un costante flusso d’acqua. Si è tenta-to di calcolare il numero di persone che potevano frequentare l’ambiente ba-sandosi sulla lunghezza dell’arco di circonferenza della forica, pari a 46 metri, e calcolando un interasse medio tra le sedute di 65-70 cm. Dai dati ottenuti risulta che la forica poteva ospitare contemporaneamente fino a 62 persone19.

L’impianto termaleGli ambienti termali riscaldati delle Terme di Diocleziano (fig. 13) erano co-stituiti dal calidarium, dal tepidarium e da sei aule, tre per lato, che si svilup-pavano ai lati del calidarium (Aule XIX A, XX A, XXI A, XXI, XX, XIX). È probabile che anche due delle quattro grandi vasche del frigidarium (III, III A) ricevessero acqua calda, riscaldata da forni presenti nelle limitrofe aree di ser-vizio (XXII A, XXII)20.

L’impianto termico costituisce il cuore dei complessi termali e per com-prenderne il funzionamento sarebbe necessario perlustrare i vasti sotterranei dove si svolgevano le attività connesse al riscaldamento degli ambienti. Nelle Terme di Diocleziano, purtroppo, ne restano solamente scarsi resti. I sotter-ranei erano certamente ancora accessibili durante l’ultima guerra, quando vi furono trasportate le casse contenenti i reperti del Museo Nazionale Romano (fig. 14). Con il trascorrere degli anni di tali ambienti si è persa ogni memo-ria e traccia.

Allo stato attuale i sotterranei visibili si riducono a ridotte porzioni, acces-sibili da tombini ispezionabili posti nell’attuale pavimentazione delle Olearie Papali (fig. 21). Per la ricostruzione dello sviluppo dei sotterranei di fondamen-tale importanza è stato, ancora una volta, lo studio dei disegni dell’Anonimo di Destailleur che, attraverso sezioni trasversali e longitudinali, rappresenta con precisione gallerie, forni e suspensurae (figg. 23-24). Le indagini dirette sono state inoltre integrate da alcuni dati ottenuti con profili georadar.

La maggiore via di accesso ai sotterranei era la via tecta, una galleria sotter-ranea che aveva origine presso l’attuale via Torino e che, attraversata la piazza delimitata dalla grande esedra, raggiungeva il fronte occidentale delle Terme. Qui un ramo ortogonale percorreva il fronte dell’edificio centrale, girando at-torno al corpo aggettante del calidarium, e probabilmente percorrendo anche i due fronti laterali. Parallele e ortogonali a questa arteria sotterranea, vi erano altre gallerie che raggiungevano le due aree di servizio, il sottosuolo delle aule riscaldate e gli horrea, i magazzini sotterranei dove erano accumulate le riserve di legna utilizzata per l’alimentazione nei numerosi forni presenti.

CalidariumDel corpo aggettante del calidarium oggi resta solamente una piccola porzione del lato nord-orientale, di cui fa parte la parete absidata trasformata in porta-le di accesso della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Gli impianti di questo vasto ambiente termale, e le vasche in esso contenute, non sono più visibili. Nella prima metà del Cinquecento, buona parte delle strutture del calidarium erano ancora presenti, forse demolite nel momento in cui i ruderi delle Terme furono occupati dall’attuale Basilica.

La grande sala quadrangolare era dotata di sette vasche di acqua calda, con

9594

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

12 Pianta delle coperture attuali dell’edificio centrale delle Terme di Diocleziano; in evidenza i discendenti

pluviali antichi riutilizzati e attualmente funzionanti

13 Pianta dell’edificio centrale, in evidenzia le aule calde

12

13

14 Casse di materiali trasportate nei sotterranei delle Terme di Diocleziano

durante l’ultima guerra (28 settembre 1943)

la probabile presenza di un’ulteriore vasca, posta in corrispondenza del vano di passaggio tra calidarium e tepidarium, e visibile in un disegno dell’Anonimo di Destailleur (fig. 23). Il pavimento, come il fondo delle vasche, era realizza-to su suspensurae, pile di mattoni che formavano l’ipocausto, un’intercapedine riscaldata da forni. L’aria calda che circolava all’interno del vano passava poi a riscaldare i tubuli, condotti forati in laterizio posti tra la muratura delle pareti e il loro rivestimento marmoreo (fig. 15).

TepidariumLa sala circolare di accesso alla Basilica costituisce l’antico tepidarium delle Ter-me, dotato di due vani laterali che anticamente ospitavano le rispettive vasche. Analogamente al calidarium, l’ambiente era caratterizzato da un ipocausto, il cui vano sotterraneo, così come alcuni condotti, è ancora visibile sotto il pavi-mento attuale della Basilica. Si possono tuttora osservare le tracce dei bipedali del pavimento dell’ipocausto, i pilastrini, e alcuni condotti di scarico del tepi-darium (figg. 16-17).

Le aule riscaldate ai lati del calidariumIl calidarium era affiancato da sei aule, tre per ogni lato, che formavano una successione di ambienti di transito riscaldati, caratterizzati da diverse tempera-ture. Alcune tracce degli impianti di riscaldamento sono ancora visibili nelle sa-

14

9796

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

18 Anonimo di Destailleur, sezione della galleria passante davanti al calidarium delle Terme di Diocleziano, è riconoscibile la scala di accesso a un forno

(Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151, foglio n. 41v). Particolare

19 Scala di accesso a un forno nelle Terme di Caracalla

20 Sotterranei delle aule calde ancora ispezionabili, galleria voltata nell’Aula XXI A

15

16

17

15 Anonimo di Destailleur, rilievo dei “pilastrini” di una delle vasche del calidarium (Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151, foglio n. 50r). Particolare

16 Ipocausto del tepidarium17 Condotti e pozzetto

centrale del tepidarium

20

1918

9998

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

21 Pianta delle aule calde occupate dalle Olearie Papali. In giallo le strutture e i piloni di rinforzo realizzati durante la costruzione delle Olearie; in grigio gli ambienti sotterranei noti dai disegni dell’Anonimo di Destailleur; in rosso gli ambienti sotterranei esplorati, indicati con i numeri dall’1 al 4

le delle Olearie Papali, realizzate nel 1763 per volere di papa Clemente XII, per alloggiare le dieci grandi olle destinate a contenere le riserve d’olio dell’Annona Pontificia. In tale occasione furono edificati i grandi pilastri di sostegno delle volte a crociera che caratterizzano l’ambiente. Sotto l’attuale piano di calpestio delle Olearie, è stato possibile indagare alcune porzioni di ambienti sotterranei (figg. 20-21), parzialmente riempiti di materiali di riporto, caratterizzati dalla presenza di volte a botte e a crociera realizzate in cementizio su centine lignee, di cui sono visibili le impronte. La pavimentazione attuale degli ambienti si colloca all’incirca sul piano di appoggio delle antiche suspensurae. I vani sotter-ranei visibili non consentono attualmente l’accesso agli ambienti limitrofi, e quindi il sistema di gallerie non è purtroppo più percorribile.

Nell’Aula XIX A, attribuita a un laconicum, ambiente caratterizzato da elevata temperatura, si possono osservare due delle canne fumarie connesse al sistema di riscaldamento. Le canne fumarie presentano la bocca all’altez-

21za delle suspensurae, e permettevano la fuoriuscita dei fumi di combustio-ne e del calore attraverso comignoli posti sulle coperture, i cui rifacimenti ne hanno cancellato ogni traccia. Dai disegni dell’Anonimo di Destailleur sappiamo che l’Aula era dotata di due vasche e che le pareti erano ricoperte interamente da tubuli. Si osserva inoltre che nella parte superiore delle pa-reti, a una notevole altezza, si aprivano passaggi transitabili, frequentati dal personale, che tramite la regolazione di apposite valvole controllava l’inten-sità del calore all’interno degli ambienti (cfr. Atlante, fig. 15). Tali passaggi erano raggiungibili con una scala, di cui si nota l’accesso nella parete ester-na rivolta verso la palestra. I risultati ottenuti con profili georadar, effettua-ti nell’ambiente, hanno confermato la presenza di vani vuoti sotto il solaio pavimentale, oltre a segnalare due piani inclinati. Questo ha permesso di confermare l’esistenza di ambienti in collegamento con i forni, raggiungibi-li attraverso scale, una delle quali è visibile in un disegno dell’Anonimo di Destailleur (fig. 18). Analoghi collegamenti verticali per il raggiungimento di forni sono stati osservati nelle Terme di Caracalla, alcuni con andamento parallelo alla galleria (fig. 19).

Nell’Aula XX A non sono presenti ambienti sotterranei ispezionabili; si possono osservare solo due canne fumarie inserite nella parete nord-ovest. Lun-go la parete in comunicazione con l’area di servizio occidentale quattro archi di scarico, posti a protezione di altrettante aperture nella muratura, potevano cor-rispondere a forni per il riscaldamento della sala e/o delle vasche, gestiti dall’e-sterno dell’Aula nell’area di servizio. Questa, e la sua simmetrica orientale, as-sumono pertanto un’importanza fondamentale per la gestione sia dell’impianto termico sia di quello idraulico. Nell’area di servizio orientale, come già ricorda-to, è stata rinvenuta una vasca sospesa, forse riscaldata da sottostanti forni, per rifornire di acqua calda le vasche degli ambienti termali.

Nell’Aula XXI A è stato esplorato un sotterraneo caratterizzato da una se-rie di volte a crociera (fig. 20), che in antico era sicuramente in collegamento con la via tecta attraverso una galleria ortogonale. Questo rappresenta solamen-te una piccola porzione del sistema di gallerie di transito per il raggiungimento dei forni, disegnati accuratamente dall’Anonimo di Destailleur. Anche in que-sta sala sono presenti due canne fumarie, e sulla parete che confina con l’area di servizio si rilevano altri quattro archi di scarico connessi a forni.

Le piante dei sotterranei dell’Anonimo di Destailleur, oltre a fornire l’an-damento delle gallerie delle aule calde, permettono di localizzare con buona approssimazione la posizione dei forni utilizzati per riscaldare le suspensurae di questi ambienti (fig. 22). Lo schema proposto è relativo a forni che venivano gestiti da pianerottoli rialzati, accessibili tramite scale, presenti nei vani in co-municazione con il reticolo di gallerie (fig. 18).

101100

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

22

22 Fronte sud-ovest dell’edificio centrale. In arancione, lo sviluppo dei sotterranei connessi all’impianto termale, i pallini rossi indicano la collocazione ipotetica dei forni

23 Anonimo di Destailleur, Terme di Diocleziano, sezione trasversale dell’edificio centrale (Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151, foglio n. 41r), da sinistra il calidarium, il tepidarium, la

grande sala del frigidarium, la natatio

24 Anonimo di Destailleur, Terme di Diocleziano, sezione trasversale dell’edificio centrale (Berlino, Kunstbibliothek, Staatliche Museen zu Berlin, inv. Hdz 4151,

foglio n. 41v), da sinistra il prospetto esterno delle aule calde (Aula Ottagona XVII A, Aula XIX A, Aula XX A, Aula XXI A) e metà sezione del calidarium. Sulla destra parte del prospetto del calidarium

23

24

Lo studio delle Terme di Caracalla ha permesso di calcolare lo spazio degli horrea, necessario a consentire l’accumulo della legna per i forni. L’esplorazio-ne dei sotterranei ha confermato l’esistenza di spazi idonei a tale scopo. Per le Terme di Diocleziano, analoghi calcoli hanno permesso di determinare un vo-lume necessario pari a 8000 metri cubi. Questi ambienti, caratterizzati da gal-lerie poste in parallelo, non dovevano essere lontani dalle aree dove si utilizza-va la legna, in prossimità degli ambienti riscaldati, ma oggi non ne resta alcuna traccia. Si ipotizza che fossero localizzati nel sottosuolo dell’attuale piazza della Repubblica, parallelamente alla via tecta, come mostra un disegno dell’Anoni-mo di Destailleur e un’incisione di Piranesi (cfr. Atlante, fig. 47), che indica-no la presenza di ambienti sotterranei tra l’edificio centrale e il recinto esterno. Recentemente sono state effettuate ricerche con geofisica, che hanno per ora escluso, nell’area indagata, tale possibilità.

ManutenzioneUna manutenzione rigorosa di ogni area delle Terme era fondamentale per ga-rantire ai fruitori il pieno godimento delle stesse. La manutenzione riguardava aspetti essenziali del funzionamento del complesso, e impegnava probabilmen-te centinaia di addetti che dovevano garantire la funzionalità dei discendenti pluviali e il controllo costante delle coperture, oltre a provvedere alle frequenti riparazioni. La manutenzione riguardava anche la gestione e la pulizia di tutte le vasche, delle latrine, dei forni e dei sotterranei, assieme all’organizzazione e al trasporto della legna necessaria al funzionamento dei forni. Particolare cura era riservata al controllo delle fistule, provvedendo tempestivamente, in caso di rottura, alla riparazione delle giunzioni tramite saldatura. Il personale di servi-zio, grazie alla vasta rete di gallerie e cunicoli, poteva raggiungere agevolmen-te, senza essere visto, le aree in cui intervenire. La presenza di numerose scale a chiocciola e a rampe, poste in punti strategici e in diretto collegamento con le coperture, garantiva gli spostamenti verticali.

ConclusioniÈ il caso di aggiungere qualche nota in merito alla realizzazione di un com-plesso edilizio delle dimensioni delle Terme di Diocleziano. Una progettazio-ne accurata nei minimi dettagli doveva precedere l’inizio dei lavori, con la pia-nificazione della livellazione del terreno, e con scavi generali e approfonditi in corrispondenza delle gallerie di adduzione e deflusso, come anche di tutti gli ambienti sotterranei. Le tipologie delle coperture con adeguate pendenze del-le falde erano strettamente connesse ai discendenti pluviali che, costruiti ben prima dei tetti, dovevano essere progettati contestualmente ai pozzetti che ri-cevevano l’acqua per smaltirla nel sistema fognario, e dovevano essere realizzati senza errori per garantirne il corretto funzionamento.

103102

Gli impianti tecnici delle Terme di Diocleziano

Gli scarichi di fondo e di troppo pieno, come tanti altri dettagli relativi agli impianti, comportavano una trasmissione precisa di disegni progettuali a chi doveva realizzarli, con nessun margine di errore. Tutto ciò implicava la ne-cessità di avere progetti preliminari e disegni esecutivi, e soprattutto personale capace di leggerli e trasformarli in opere a regola d’arte.

Bibliografia di riferimentoA. Ambrogi, Vasche di età romana in marmi bianchi e colorati (= Studia Archaeologica, 79), Roma 1995.A. Ambrogi, Labra di età romana in marmi bianchi e colorati (= Studia Archaeologica, 136), Roma 2005.F. Arietti, D. Candilio, Roma. Saggio di scavo nell’aula di “S. Isidoro in Thermis”, in “NSc”, serie IX, 7-8, 1996-1997, pp. 365-373.T. Ashby, The Bodleian Manuscript of Pirro Ligorio, in “JRS”, IX, 1919, pp. 170-201.S. Aurigemma, Le Terme di Diocleziano e il Museo Nazionale Romano, Roma 1954.I. Belli Barsali, Ville di Roma, Milano 1970.C. Bernardi Salvetti, S. Maria degli Angeli alle Terme e Antonio Lo Duca, Città di Castello 1965.C. Bernardi Salvetti, Il sottosuolo delle terme di Diocleziano nel sec. XVI nei disegni della biblioteca d’arte nel Museo di Stato di Berlino, in “StRom”, XVIII, 1970, pp. 462-466.F. Boldrighini, Saggio di scavo nell’area

settentrionale delle Terme di Diocleziano a Roma, Fasti online, FOLDER 2012, n. 246.G. Bulian, Il monumento antico e le sue modificazioni nel tempo, in M.R. Di Mino (a cura di), Rotunda Diocletiani: sculture decorative delle Terme nel Museo Nazionale Romano, Roma 1991, pp. 31-33.D. Candilio, Terme di Diocleziano - Museo Nazionale Romano: scavo nella palestra nord-occidentale, in A.M. Bietti Sestieri (a cura di), Roma. Archeologia nel centro. 1. L’area archeologica centrale. 2. La città murata (= Lavori e Studi di Archeologia, 6, 2), Roma 1985, pp. 525-532.D. Candilio, L’aula ottagona nelle Terme di Diocleziano, in M.R. Di Mino (a cura di), Rotunda Diocletiani: sculture decorative delle Terme nel Museo Nazionale Romano, Roma 1991, pp. 25-29.D. Candilio, Terme di Diocleziano. Area archeologica sotto via Parigi, in “NSc”, serie IX, 11-12, 2000-2001.L. Canina, Gli edifizj di Roma antica cogniti per alcune importanti reliquie / descritti e dimostrati nell’intera loro architettura dal

commendatore Luigi Canina, Roma 1848-1856, vol. I.L. Canina, Gli edifizj di Roma antica cogniti per alcune importanti reliquie / descritti e dimostrati nell’intera loro architettura dal commendatore Luigi Canina, Roma 1848-1856, vol. IV. H. Cock, Praecipva aliqvot Romanae antiqvitatis rvinarvm, monimenta, vivis prospectibvs, ad veri imitationem affabre designata, Anversa 1551.J.M. Degbomont, Le chauffage par hypocause dans l’habitat prive: De la place St. Lambert à Liège à l’Aula Palatina de Trèves, Liege 1984.é. Du Pérac, R. Wittkower, M. Fossi Todorow, Disegni de le ruine di Roma e come anticamente erono, Milano s.d.F. Eschinardi, Descrizione di Roma e dell’Agro Romano, Roma 1750.L. Ferri Ricchi, Oltre l’avventura: misteri e meraviglie del mondo sotterraneo e sommerso, Formello 2001.F. Ficoroni, Le vestigia e rarità di Roma antica ricercate e spiegate, Roma 1744, p. 124.

A.P. Frutaz, Le piante di Roma, Roma 1962.R. Lanciani, Topografia di Roma Antica. I comentarii di Frontino intorno le acqve e gli acqvedotti. Silloge epigrafica aqvaria, Roma 1881.R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, vol. II, Roma 1903, pp. 135-149.R. Lanciani, L’Antica Roma, Roma 1926.R. Lanciani, L’Antica Roma, Roma 1981.E. Lissi Caronna, Roma. Piazza dell’Esedra. Saggio di scavo per la costruzione della stazione metropolitana, in “NSc”, 30, 1976.E. Lissi Caronna, Le Terme di Diocleziano all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, in “NSc”, 1984-1985.V. Livi, L. Lombardi, L’approvvigionamento idrico della Villa di Domiziano, in R. Righi (a cura di), Studi e ricerche sul patrimonio archeologico del Parco Nazionale del Circeo, Sabaudia 2004.L. Lombardi, A. Corazza, Gli impianti tecnici delle Terme di Caracalla. Impianto idraulico e termico, in “StRom”, 55, 2007.L. Lombardi, A. Corazza, L’horreum per la legna alle Terme di Caracalla, in Ricerche in corso sui magazzini romani. Roma - Ostia - Portus, Incontro di studio, Roma, 13-15 aprile 2011.G. Ortolani (a cura di), Ottavio Bertotti Scamozzi, Le Terme dei Romani disegnate da Andrea Palladio, Roma 2009.A. Pasqui, La villa pompeiana della Pisanella presso Boscoreale, in Monumenti antichi, in “MonAnt”, 7, 1897.Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Incontro di storie, a cura del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio e di Roma, Roma 1991.M. Schich, L’immagine delle Terme di Traiano nel Codice Destailleur e in altre vedute d’epoca, in “BCom”, CXI, 2010.M. Serlorenzi, S. Laurenti, Terme di Diocleziano, Santa Maria degli Angeli, Roma 2002.Vitruvio, De Architectura.R. Volpe, F.M. Rossi, Nuovi dati sull’esedra sud-ovest delle Terme di Traiano sul Colle Oppio: percorsi, iscrizioni dipinte e tempi di costruzione, in Les chantiers de construction en Italie et dans les provinces romaines. 3e rencontre - Paris, école normale supérieure: L’économie des chantiers (10-11 dicembre 2009), Madrid 2012.

Note1 Lombardi, Corazza 1995.2 Manderscheid 2007.3 Sono presenti gradoni nelle raffigurazioni di autori del XVI secolo, tra cui A. Palladio (Bertotti Scamozzi 1843) e H. Cock (Oya, Cock, de Granvelle 1558), e nella ricostruzione ottocentesca di E. Paulin (Paulin 1890).4 R. Lanciani, Codice Vaticano Latino; la nota di Lanciani si trova nel foglio di appunti f. 252r in Appunti di Topografia Romana, pp. 116-117, e recita: “è facile vedere che l’essedra non ebbe mai gradinate” (Buonocore 1997).5 Da sottolineare quel che scrive Lanciani in merito alle demolizioni effettuate da Sisto V nel 1588, quando furono eliminati 74.124 metri quadri di murature, per far spazio alla Villa Montalto (Lanciani 1971).6 I mattoni impiegati a tale scopo potevano essere bipedali, sesquipedali o tegole, in base all’ampiezza del condotto.7 L’Anonimo di Destailleur è l’autore di tredici disegni con dettagliate raffigurazioni delle Terme di Diocleziano, che sono catalogati con una numerazione progressiva dal 40 al 52 (recto e verso; ogni disegno è accompagnato da un elevato numero di quote e l’unità di misura utilizzata è il “piede regio francese” o “piede di Parigi”, che equivale a circa 0,32 metri. Sottomultipli del piede sono l’oncia e il punto. Il piede equivale a 12 once (l’oncia corrisponde a 2,7 cm circa), l’oncia è suddivisa in 12 punti (il punto equivale a circa 0,22 cm).8 Le dimensioni citate provengono dalla conversione in metri delle misure appuntate nel disegno 49 verso dell’Anonimo di Destailleur, mostrato nella fig. 5.9 E. Gautier (Gautier 2007) nel suo studio sull’Esquilino cita gli scavi che hanno fornito informazioni sui bolli dei bipedali del pavimento della conserva.10 Lo scavo per una fogna citato da Lanciani (Buonocore 1997) e le quote pubblicate da Narducci (Narducci 1889) hanno permesso di stabilire la quota del pavimento della conserva.11 Nelle Terme di Caracalla, i grandi serbatoi erano provvisti di due camere di manovra poste alle estremità: ciò permetteva di trasformare il tracciato della distribuzione in un grande anello, che impediva che il sistema si arrestasse nel caso di un’eventuale rottura di tubi in una delle camere di manovra o lungo i percorsi

delle tubazioni. Qualsiasi rottura poteva essere riparata invertendo la direzione del flusso lungo l’anello. L’impianto era quindi parzializzato e si potevano isolare modesti tratti dell’insieme, continuando comunque ad assicurare l’alimentazione delle restanti porzioni dell’impianto.12 In alcuni punti si può ancora osservare l’unghia della fine di tale strato.13 Canevari 1875.14 Lanciani, FUR 1990, tav. 10.15 La galleria con volta a tutto sesto, di 1,20 metri di larghezza e 1,80 metri di altezza, è ispezionabile per circa 31 metri, oltre i quali la presenza di interro non permette di proseguire. Le spallette murarie sono in opera laterizia mentre la volta è realizzata in opera cementizia gettata su centina lignea, inframmezzata in alcuni punti da nervature di ghiere in laterizio. Il massetto pavimentale è in opera cementizia a scaglioni di tufo; la pavimentazione è assente, forse asportata per il recupero di materiali.16 Composto dalle gallerie A2, A3, A3b, A3c, A6, A2c.17 È visibile un lacerto dell’imposta di un arco che potrebbe rappresentare una traccia della copertura.18 L’acquedotto deve il suo nome al papa Felice Peretti Montalto, Sisto V.19 I dati sono stati ricavati da confronti con latrine conservate a Ostia Antica, a Villa Adriana, sul Gianicolo, nella Villa di Domiziano ecc.20 È accertato che nelle Terme di Caracalla le analoghe vasche del frigidarium, a ridosso degli ambienti caldi, ricevevano acqua calda (Lombardi, Corazza 1995).