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Gamba M., Gambacurta G., Millo L., Nardo A., Onisto N., Per una revisione della tomba patavina “dei vasi borchiati”_Archeologia Veneta 2010

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Oggi finalmente mi viene richiesto di raccontare questa storia che è parte minima di quel-la, ben più importante, della Tomba dei Vasi Borchiati.

Certo è che se le cose non si fossero svolte in modo così fortunoso oggi non avremmo di cherallegrarci di un ritrovamento così particolare e la “nostra tomba”, non sarebbe stata scopertae salvata ma sarebbe stata trafugata e smembrata o semplicemente distrutta e portata in di-scarica.

Ho detto “la nostra tomba”; già da oggi posso dirlo, con questo atto e questa collaborazionela consegno a tutti Voi; negli ultimi trentasette anni ho sempre detto “mia” perché nessuno miavevamai chiesto nulla, nessuno aveva voluto informazioni di primamano sul ritrovamento deiresti di colui che abbiamo disturbato dal suo riposo, vero ed inconsapevole proprietario dellatomba; probabilmente un notabile di rango elevato, certamente agiato, con una posizione di ri-lievo dato il numero elevato dei pezzi del corredo funebre, in ceramica ed in bronzo, e la note-vole e massiccia struttura deposta a protezione della sepoltura.

Durante lo scavo verranno documentate 70 tra pietre e ciottoloni, ne mancano certamentealcune, asportate dalla ruspa nel lato nord-est.

All’epoca del rinvenimento frequentavo l’università, facoltà di Geologia, e mi trovavo inzona per le lezioni di matematica e fisica, passavo con la fida Lambretta a controllare un’areache da tempo era stata liberata da vecchi fabbricati e sembrava essere sul punto di accogliereun nuovo cantiere edilizio; si notavano le recinzioni caratteristiche dei cantieri e la ripulituradel terreno da sterpaglie e ramaglie.

Il nostro gruppo, (allora l’Archeoclub di Padova che poi compatto diede vita alla SocietàArcheologica Veneta) sapeva bene che l’area era molto interessante; storicamente area cimite-riale paleoveneta.

Li nei pressi, nel 1973, anch'io avevo partecipato al recupero di una serie di tombe con ca-ratteristiche uniche e di grande rilievo; l’area meritava quindi di essere tenuta sotto controlloma i mezzi a disposizione non ci consentivano un presidio continuo; passavamo frequente-mente per controllare l’area.

In un passaggio di verifica nel marzo 1974mi sono trovato di fronte una voragine che ave-va preso il posto di quel rassicurante terreno incolto; nessun segno di qualsiasi tipo di reperto,in qualche giorno le ruspe avevano asportato circa millecinquecento metri cubi di terreno sab-bioso, portandosi via la sabbia ma, forse, anche reperti e sepolture.

Di questo certo non sapremo più nulla, il pensiero di quello che avevamo perso mi assil-lava mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto davanti a me; mi sembrava di aver fallito la mis-

La “tomba dei vasi borchiati”.Storia di un ritrovamento

sione, di aver tradito la fiducia che gli amici avevano riposto in me, mi sentivo preso in giro dacoloro che furbescamente avevano svuotato tutto in poche ore.

Questa probabilmente è stata la chiave del ritrovamento. Nei giorni successivi sono pas-sato più volte finchè, dopo tre o quattro di questi tentativi, mi capitò di vedere una ruspa che,dall’interno dello scavo, stava rettificando le pareti del perimetro della grande fossa.

Mi sono armato della più ampia innocenza, che ormai i miei 22 anni non mi concedevanofacilmente, e sono sceso dalla rampa di terra che portava all’interno della fossa facendo fintadi interessarmi ai fabbricati circostanti.

Gli uomini al lavoro, non più di due, uno sulla ruspa e uno a terra, non si sono accorti su-bito della mia presenza, io avevo fatto un giro largo, all’interno dello scavo, ed avevo adocchia-to una coppa che era rimasta a vista in parete, evidente residuo di una sepoltura del II perio-do probabilmente asportata dallo scavo massivo ed evidenziatasi, in parete, solo dopo la retti-fica che era stata appena effettuata, avvisaglia di un avvenimento che di li a poco avrebbe cam-biato il volto di quella giornata.

Avendo fatto il giro largo per valutare la situazione nel suo insieme e avendone riportatogià qualche informazione interessante, mi sono avvicinato all’area dove stavano lavorando idue uomini che, a quel punto, davano qualche segno di insofferenza alla mia presenza e si chie-devano chi fossi e cosa stessi facendo in cantiere, in quel momento tutto precipita in modo im-prevedibile: la benna della ruspa si alza con attaccata una lamina di bronzo, probabile coper-chio della situla, non senza qualche rischio, con un balzo mi metto davanti alla ruspa, impe-dendo qualsiasi ulteriore manovra, minacciando di chiamare i Carabinieri.

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Superando i tentennamenti degli operatori, non senza qualche rischio, riuscivo a convin-cere l’operaio vicino a me a desistere da qualsiasi reazione fisica, mentre il conducente sceglie-va, per mia fortuna, di fermarsi.

Cosa fare? Ero da solo, l’unica cosa possibile era quella di accertarsi che gli operai si ren-dessero conto di cosa avrebbero rischiato se avessero continuato a scavare; ho minacciato de-nunce ai più svariati organi dello Stato e sono corso al bar più vicino per chiamare la Soprin-tendenza; il timore era quello di tornare e non trovare più nulla da salvare.

In Soprintendenza era l’ora di intervallo, probabilmente tra l’una e le due del pomeriggio,e mi fu risposto che avrebbero informato la Soprintendente Prof.ssa Giulia Fogolari o la Dr.ssaAnna Maria Chieco Bianchi appena possibile.

Una seconda telefonata, fatta dopo aver presidiato il cantiere dove gli operai fortunata-mente avevano desistito dagli interventi con la ruspa, sottolineavo la particolarità del ritrova-mento evidenziando come il corredo apparisse circondato da numerose pietre.

Non è stato facile trasmettere queste mie impressioni, al telefono, in modo concitato, cer-cando di ottenere un immediato intervento per evitare il peggio.

Fortunatamente fui creduto, immediata l’ispezione da parte della Dr.ssa Chieco Bianchie la sospensione dei lavori.

L’unicità del ritrovamento, di cui mi ero reso conto immediatamente, non pareva suffi-ciente a giustificare un intervento di demolizione del muro di cinta, che sovrastava l’area, cosìda poter effettuare uno scavo vero e proprio e non un semplice recupero di materiale.

Effettuato il sopralluogo la zona dalla quale erano affiorati i reperti venne ricoperta conlamiera ondulata e tavole affinché non vi fosse la possibilità di danneggiare ulteriormente il si-to. Dopo ulteriori pressioni riuscivo ad ottenere un intervento tale da consentire un recuperodocumentato del materiale, offrendo ovviamente la mia disponibilità e collaborazione; la So-printendenza concordò, finalmente, con la necessità di demolire almeno quattro metri del mu-ro di recinzione che era posizionato proprio sopra la tomba.

Nelle giornate che seguirono, prima che fosse possibile iniziare i lavori di scavo, ci fu pu-re un furto di alcuni dei reperti, che pur essendo protetti, furono ugualmente trafugati da sco-nosciuti. Successivamente questo materiale venne restituito consentendo di recuperare il co-perchio della situla.

Data la disponibilità e la perseveranza con la quale avevo perseguito quel risultato fui au-torizzato a partecipare al recupero finalizzando il mio intervento alla rilevazione cartograficadello scavo.

La consapevolezza che i grafici di scavo avrebbero poi fornito tutte quelle informazioni at-te a documentare l’attività svolta; i consigli degli amici; i preziosi suggerimenti e le nozioni ac-quisite nelle precedenti attività di scavo mi consentirono di documentare il più possibile quan-to veniva, via via, scavato.

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Eravamo ormai aiprimi di aprile e le tem-perature erano più miti,si scavava lentamente, sisistemava lo scavo e si ri-puliva per le foto e per irilievi; il tempo di dise-gnare, verificare, misu-rare profondità e posi-zioni dei reperti per do-cumentare il più possibi-le quello che trovavamo;

qualche volta non si apprezzava quello che effettivamente stavamo scavando, ma se ne docu-mentava comunque la forma e la posizione.

Molti vasi erano frantumati, non se ne capiva la forma compiuta, il tutto con uno splen-dido rapporto con Giovan Battista Frescura che, incaricato dello scavo, scandiva i tempi dellefotografie sopportando bonariamente le mie richieste quando dovevo prendere misure o quo-te dei reperti.

Ci si muoveva con una certa difficoltà, considerando lo spazio angusto in cui operavamoin due, lui brontolava bonariamente, con quel suo fare di disponibilità e rigidezza nei confrontidelle regole di cui doveva essere il custode ufficiale.

Quando ricevevo visite dagli amici e magari facevamo qualche foto non ufficiale ci ri-prendeva e ci richiamava all’ordine con il suo modo di fare dolce, sempre fermo e ligio al do-vere ma anche pronto a raccontare aneddoti e storie di vita vissuta.

Ricordo Gianpaolo Candiani, Francesco Cozza, Stefano Tuzzato e Paola Turcato, que-st’ultima mi ha dato un aiuto nella fase finale dello scavo quando, asportati tutti i reperti, ab-biamo dedicato tutta l’attenzione alla forma della tomba, rilevando e documentando, anche fo-tograficamente, pietra per pietra, quella struttura che aveva contenuto e protetto il corredofunebre per quasi tre millenni.

Quelle pietre vennero, una ad una, numerate e trasportate all’interno del secondo chiostrodell’allora costruendo “nuovo Museo Civico agli Eremitani”.

Nella speranza di averVi fornito una nota di colore e aver messo a disposizione tutto quan-to la memoria, i grafici e gli appunti di scavo mi hanno concesso di ricordare, trascorsi trenta-sette anni in silenzio, vi lascio alla più importante lettura delle interpretazioni e delle conside-razioni che merita la “nostra” Tomba dei Vasi Borchiati.

Grazie ed un saluto a tutti gli amici.Paolo Poli

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“Nel pomeriggio del 1º marzo (1974) alle ore 13 al-l’angolo sud dello sterro, presente lo studente PaoloPoli, l’escavatore ha messo a nudo una importantetomba a cremazione circondata da pietrame, trachi-te grigia.” Giovan Battista Frescura

Premessa

L’opportunità di una revisione della nota“tomba dei vasi borchiati” si è venuta a crearenel corso di un riordino, finalizzato alla realiz-zazione di un database, dell’archivio della So-printendenza per i beni archeologici delVene-to, relativamente agli scavi di Padova. Nell’ar-chivio storico si è così avuto occasione di ri-considerare il taccuino di Giovanni BattistaFrescura con i dettagliati appunti di scavo re-datti nel corso del rinvenimento1. Con la pre-cisione e l’acutezza consuete, che caratteriz-zano la ricca documentazione da lui raccoltaper molti contesti veneti, Frescura aveva an-notato molti particolari relativi alla strutturatombale, agli oggetti di corredo che venivanoalla luce e alla loro posizione. Elementi rilevantisi sono aggiunti dagli accurati rilievi di PaoloPoli, della Società Archeologica Veneta, gene-rosamente messi a disposizione.

Molte di queste osservazioni sono già al-la base della editio princeps della tomba dapar te di A.M. Chieco Bianchi, in occasionedella mostra Padova preromana nel 19762. Lastessa Autrice, dopo la prima edizione, hasviluppato alcune nuove riflessioni sottoline-andone il prestigio e la connotazione ma-schile e guerriera3.

La documentazione inedita insieme alla di-scussione sul rituale funerario implementatanegli ultimi 20 anni in ambito veneto4, con-sentono oggi una rilettura di questo impor-tante corredo patavino. Si è colta l’occasioneanche per una revisione e un aggiornamentodella documentazione grafica al fine di ricom-porre una pianta che, a partire da quella diFrescura, restituisse, se pur in modo schemati-co, le dimensioni della tomba, l’assetto e l’in-gombro degli elementi di corredo, tentandoanche di distinguere tra giaciture primarie edesiti postdeposizionali (fig. 3). La rilettura delladocumentazione di scavo, unitamente alla re-dazione di nuovi disegni dei materiali, ha por-tato alla ricomposizione degli insiemi dei nucleidi deposizione, anche attraverso operazioni diremontage in laboratorio, consentendo di ve-rificare la struttura della sepoltura. Infine, l’ac-quisizione di tutta la documentazione in for-mato digitale è stata eseguita anche in vista diuna possibile restituzione in 3D del comples-so, utile ad una sua valorizzazione espositiva5.

Il rinvenimento e lo scavo

Nel suo taccuino di appunti, Frescura de-scrive un sopralluogo eseguito in data 28 feb-braio 1974 tra viaTiepolo e vicolo S. Massimo,in occasione di uno sterro di ca. m 25x25x2,50di profondità (fig. 1 a, b). Egli si rende pronta-mente conto dell’alto rischio archeologico, inquanto l’area era prossima a quella già notaper il recupero di alcune decine di tombe con-servate al Museo Civico di Padova e di altre dalui stesso scavate tra il 1965 e il 1966, tra le

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Per una revisione della tomba patavina“dei vasi borchiati”

(a cura di Mariolina Gamba e Giovanna Gambacurta)

quali si segnalavano corredi di particolare ric-chezza ed originalità6.

Tra le prime annotazioni compare la de-scrizione di due sepolture (tomba 1 e tomba2) ad incinerazione, rinvenute a m 1,50 di pro-fondità. È possibile che queste due tombe, insemplice fossa e di modesta entità, databili adun primo esame dei materiali tra la finedell’VIII e gli inizi del VII sec. a.C., rappresen-tassero un nucleo coerente con la terza se-poltura, di maggiori proporzioni, nota come“tomba dei vasi borchiati”7, che fu rinvenutal’1 marzo del 1974 ed era caratterizzata dauna struttura in blocchi irregolari di trachite,appena intaccati dalla ruspa (fig. 2). Le annota-zioni riportano l’identificazione di un recintoquadrangolare di cm 180x170 ca. con almenotre corsi ancora in situ (a – m 1,90 dal p.c.) ealtri massi dislocati che lasciano presupporreuna struttura di altezza maggiore. Attorno al-la recinzione, ma al suo esterno, molta terra

fig. 1. Localizzazione del rinvenimento: a) su mappa ca-tastale da parte di G.B. Frescura; b) su carta ar-cheologica tematica.

fig. 2. Lo scavo della tomba, marzo-aprile 1974 (arch.SBAV).

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nerissima di rogo (fig. 3 a, b).Nell’angolo sud est della se-

poltura era collocata la grandesitula di tipo Kurd (1)8: sul fon-do della situla era stata depo-sta una tazza di bronzo con an-sa sopraelevata (5) (fig. 4), al disopra della quale sono stati rin-venuti i resti dell’ossuario fittiledecorato a borchiette con il re-lativo coperchio (3-4). Dal mo-mento che la situla è piuttostorastremata verso il fondo e l’os-suario ha ventre molto espanso,è possibile che la tazza fosseutilizzata per sfruttare al megliolo spazio vuoto nella parte in-feriore della situla stessa (fig. 5).Tra le ossa combuste, all’inter-no dell’ossuario, si trovava uncorredo personale piuttostoscarno: un frammento di pun-teruolo in bronzo con immani-catura (6b), due punteruoli inferro (13-14), un punteruolo inosso (15), un pendaglio sferico(10) e due pendagli traforati,uno dei quali con un anellinoancora infilato (8-9) e altri dueanellini (11-12).

Al di sopra del coperchio dibronzo (2) sono stati rinvenuti,verso sud, un mucchio di cene-ri sparse, parte di un punteruo-lo (6a), che si è rivelato in se-guito solidale con il frammento

fig. 3. La pianta della "tomba dei vasiborchiati: a) redazione di G.B.Frescura; b) elaborazione grafi-ca di Silvia Tinazzo.

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6b rinvenuto dentro l’ossuario, e un fram-mento di spillone (7). La posizione di questiultimi oggetti, tra i primi ad emergere, lasciapresupporre una intenzionalità nella colloca-zione al di sopra del coperchio bronzeo, achiusura del ciclo deposizionale dell’ossuario,forse a fissare i lembi di un sudario9.

Tra la situla e la parete est della tomba era-no stati deposti, appaiati, i due coltelli a fiam-ma (17-18), con il taglio rivolto a ovest; sopraalle loro immanicature si trovava la cote (16)(fig. 6). Specularmente ai coltelli, ad ovest del-la situla, erano collocati: un punteruolo eun’ascia di bronzo con taglio rivolto a sud eocchiello a ovest, su questa poggiava un anel-lino (fig. 7).

Ancora in posizione simmetrica rispetto al-la situla bronzea, che funge da fulcro di questosettore sud-est della deposizione, erano altrielementi di rilievo del servizio bronzeo: versonord, circa a metà del lato orientale, il lebete

fig. 5. Ipotesi ricostruttiva della posizione dell’ossuario edella tazza bronzea all'intemo della situla 1(dis. L.Millo, scala 1:6).

fig. 6. Localizzazione del coltelli in corso di scavo (arch.SBAV).

fig. 4. La tazza 5 (n. 2 di scavo) sul fondo della situla1(arch. SBAV).

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25 capovolto, con i manici ritorti intenzional-mente staccati dal corpo; verso ovest, circa ametà del lato sud, un secondo lebete (22) ca-povolto al di sopra di una situla con anse amaniglia (23), pure rovesciata, che copriva unatazza monoansata, con l’ansa ad ovest (24)(fig. 8).

Nell’angolo sud-ovest è stata rinvenuta lagrande coppa fittile con piede a tromba e in-serti di canna palustre, con il suo coperchiodecorato a borchiette (69-70). La coppa con-teneva un servizio composto da un’olletta glo-bulare con il coperchio (71-72), una ollet-ta/bicchiere (73), una tazzina senza ansa (75),cinque tazzine con ansa sopraelevata (77-81),oltre ad una fusaiola e un astragalo (82-83) (fig.9 a, b). È possibile che si trovassero originaria-

fig. 7. Pianta della tomba, livello inferiore della deposizione (rilievo di Paolo Poli, 9 aprile 1974).

fig. 8. Vasellame bronzeo nn. 22, 23 e 24 in fase di scavo(arch. SBAV).

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mente all’interno anche il coperchietto 74(probabilmente riferibile all’olletta/bicchiere73) e la tazzina senza ansa 76, rinvenuti il pri-mo al di sopra della situla bronzea 23, la se-conda presso il piede della coppa 69, in posi-zione dislocata a seguito della frattura del con-tenitore (fig. 10 a, b). Sembrano poter far par-te del medesimo servizio anche cinque tazzi-ne ad ansa sopraelevata (nn. 84-88) ritrovatein frammenti nella stessa area.

Altri due servizi, contenuti in due situliformi,erano stati collocati rispettivamente al centrodella sepoltura e nell’angolo nord-ovest. Il pri-mo era costituito dal situliforme 48, copertodalla coppa ad alto piede 49, e conteneva ot-to tazzine ad ansa sopraelevata (52-59), tredelle quali con ansa intenzionalmente spezza-ta, e due tazzine senza ansa (50-51) (figg. 11 e12 a, b, c). Il terzo servizio, nell’angolo nord-oc-cidentale, era formato dal situliforme 31, all’in-terno del quale era stata deposta la tazza 32che conteneva a sua volta almeno tre tazzinead ansa sopraelevata, mentre altre otto si tro-vavano al di sopra (33-43), coperte dall’olletta44 con il coperchio 45; tra la parete del situli-forme e la tazza 32 era collocato verticalmen-te un colino di bronzo, saldato per ossidazionead un secondo di cui rimane solo parte del-

fig. 9 a, b. La coppa 69 in corso di scavo (arch. SBAV).

fig. 10a. Ricomposizione della coppa 69 con il coperchio70 e del servizio contenuto all'intemo.

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l’immanicatura (46 e 46A) (figg. 13 e 14 a e b).A fianco di questo nucleo è stata rinvenuta l’ol-letta/bicchiere ovoidale (28) con il suo coper-chietto (29) e, in sequenza verso est, la coppa30 capovolta e infranta. È possibile che sia l’ol-letta che il coperchietto fossero originaria-mente contenuti entro il situliforme 31 e lacoppa 30 ne rappresentasse il coperchio.

Lungo il lato occidentale, in posizione ca-povolta, sono stati rinvenuti il situliforme 47,su cui poggiava la coppa a due bracci 60 (fig.15), e il situliforme 61 sul cui fondo erano po-sate due fusaiole (63-64): quest’ultimo insie-

fig. 10b. Ricomposizione della coppa 69 con il coperchio 70 e del servizio contenuto all'intemo.

fig. 11. Parte del servizio di tazzine contenute nel situli-forme 48 (arch. SBAV).

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fig. 12 a, b, c. Ricomposizione del situliforme 48 con la coppa 49 e del servizio contenuto all'interno.

a

b

c

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fig. 13. II situliforme 31 in corso di scavo (arch. SBAV).a

b

fig. 14 a, b. Ricomposizione del servizio contenuto all’interno del situliforme 31.

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me era coperto dalla grande tazza 62, purecapovolta (fig. 16 a, b). In posizione centrale,tra il servizio bronzeo (22-24) e il servizio ce-ramico del situliforme 48, si trovava il situlifor-me 65 (fig. 17), accanto al quale si sono rinve-nuti i frammenti dei due doppieri (66 e 67) edella cista su piedi (68). È possibile che, per ra-gioni di spazio, il doppiere 66 fosse collocatosopra il fondo del situliforme 65, così come lacoppa a due bracci 60 sopra il situliforme 47.

fig. 15. Ricomposizione del situliforme 47 deposto ca-povolto a sorreggere la coppa a due bracci 60.

fig. 16 a, b. Ricomposizione del situliforme 61 con Ie duefusaiole 63-64 e la grande tazza capovolta 62. a

b

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Molto diverso lo stato di conservazione deidoppieri e della cista: il 66 risulta ricomponibi-le, del 67 mancano molti frammenti già all’at-to del rinvenimento (fig. 18 a, b), mentre quel-

li conservati sembrano dislocati intenzional-mente ai due lati opposti del situliforme 65,forse all’atto di una rideposizione.Tra una del-

fig. 17. II situliforme 65 capovolto in corso di scavo tra il situliforme 48, il situliforme 61, sotto la grande tazza 62 ela situla 23 (arch. SBAV).

fig. 18 a, b. I doppieri 66 e 67.a

b

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le terminazioni a papavero del doppiere 66 eil lebete bronzeo 22 si trovava la cista fittile 68(figg. 19 e 20), i cui piedi si trovavano però adest del situliforme 65, in una posizione noncompatibile con dinamiche postdeposizionali,ma piuttosto a seguito di una frammentazioneintenzionale.

L’angolo nord-orientale della sepoltura erail più compromesso, in quanto intaccato dallaruspa all’atto della scoperta. Si tratta di un’areain cui i materiali appaiono deposti già fram-mentati e non completi, tanto che Frescura ladefinisce: area frittata lato Nord angolo N.O. era-no almeno 2-3 pezzi assai grandi il tazzone co-priva tutto ed era capovolto. Si riconoscono: unatazza monoansata capovolta di grandi dimen-sioni (27) che copriva un situliforme (26) e nu-merosi altri frammenti che appartenevano aduna grande tazza (89) e ad un’olla con coper-chio (90-91).

L’analisi di quella che Frescura aveva defini-to “area frittata” costituisce la maggiore novi-tà di questo lavoro per la possibilità di una ri-lettura della composizione del corredo e del-l’articolazione del rituale, anche in rapporto alnumero dei defunti. L’identificazione dei restidi un’olla riccamente decorata a borchiette edel relativo coperchio (90-91), tipologicamen-te affini all’ossuario e al coperchio 3 e 4, lasciaipotizzare un primo evento sepolcrale. I ma-teriali sono stati defunzionalizzati in gran par-te al momento della deposizione successiva equindi rideposti in frammenti nell’angolo nord-orientale, forse originariamente destinato alprimo defunto. A questa prima ipotetica se-poltura potrebbero riferirsi molte delle evi-denze già messe in luce in questo articolatocorredo funebre, con ogni probabilità destina-to ad una coppia. La duplicità e l’ambiguità nelgenere emergono del resto da molteplici ca-

fig. 19. Pianta della tomba redatta da G.B. Frescura conevidenziati i frammenti pertinenti alla cista 68 inrosso, al doppiere 66 in blu e a al doppiere 67 inverde.

fig. 20. La cista fittile 68 ricomposta.

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ratteristiche del corredo funerario che mostrachiari riferimenti non solo alla sfera maschile,peraltro già evidenziata nella prima edizionedella tomba10, ma anche a quella femminile.L’analisi antropologica dei pochi resti combu-sti conservati attesta la compresenza di dueindividui adulti (cfr. infra, Onisto), ad ulterioreconferma di quanto osservato sulla base delcorredo.

Asportati tutti i materiali, Frescura sottoli-nea la presenza, sul fondo della tomba, di unaserie di trachiti con una faccia piatta versol’alto, ordinatamente disposte su di una quo-ta sostanzialmente omogenea tra i cm 230 ei cm 235 di profondità dal piano campagna(fig. 21), pur in assenza della trachite nell’an-golo nord-est, asportata all’atto del rinveni-mento. Colpito da questa evidenza, Frescuraannota come la pianta della tomba ricordas-se una: struttura a capanna con apertura a sude basi per le travi di sostegno.

La struttura

Numerosi indizi fanno supporre l’esistenzadi una struttura mista di blocchi di trachite ac-compagnati da una intelaiatura lignea. Le tra-chiti, assemblate a secco, costituivano il recin-to monumentale con una possibile funzioneprotettiva rispetto al ricco corredo; la presen-za delle pietre sul fondo della tomba, con pro-babile funzione di battipalo, e l’evidenza di se-dimenti di sabbia pulita all’interno della sepol-tura, priva di ingressioni del rogo circostante,confortano l’ipotesi di una struttura lignea dicontenimento (fig. 22). Gli appunti di scavo diPaolo Poli hanno registrato con chiarezza chela pietra di fondo centrale e le due laterali, adest e ad ovest, risultavano alla medesima quo-ta e di un paio di cm più alte del piano di po-sa degli oggetti. Inoltre egli rileva la presenza diuna buca di palo lungo il lato orientale. In al-cuni casi, come ad esempio sul lato sud, la do-cumentazione di Frescura riporta in modomolto evidente l’esito di una dinamica di col-lasso del recinto di pietre contro i materiali,avvenuto con uno spostamento progressivopiuttosto che traumatico, come sembra ipo-tizzabile in presenza di un contenimento ligneo

fig. 21 a, b. Pianta del fondo della tomba (dis. Paolo Po-li) e foto di scavo (arch. SBAV).

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(fig. 23). La struttura portan-te doveva dunque esserecostituita da 10 elementiverticali, corrispondenti ai re-lativi battipali, di cui uno cen-trale e nove perimetrali pro-babilmente collegati da assiin orizzontale, a costituireuna cassa. Il sistema portan-te fungeva da sostegno perla copertura lignea che co-priva un invaso di grandi di-mensioni. Il fondo della tom-ba era presumibilmente co-stituito da un assito ligneo inquota con la faccia superiore

delle trachiti, dello spessore ipotizzabile di cir-ca 3/4 cm. Questa misura è rilevata più voltenella documentazione di scavo come differen-za di quota tra il piano dei battipalo (tra m -2,30 e -2,35) e il piano di appoggio di alcunioggetti (a m -2,36 e -2,39), differenza che sispiegherebbe con uno sprofondamento deimateriali rispetto alle pietre al momento deldeperimento dell’assito11 (fig. 24).

Si tratta dunque di una tomba monumen-tale che ha comportato una precisa proget-tualità per l’allestimento, a partire da una fos-

fig. 22. Sezione della tomba (dis. Paolo Poli).fig. 23. Dinamiche di crollo del recinto in pietra rispetto

ai materiali, in particolare la situla 23 (arch. SAV).

fig. 24. Assetto del fondo rispetto al corpo della situla1 negli schizzi di G.B. Frescura.

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sa profonda ed asimmetrica, più ampia sul la-to nord, per il resto commisurata alla struttu-ra in trachite e legno, come si desume anchedalla sezione in cui il riempimento fossa e ilterreno di rogo occupano uno spazio piutto-sto ridotto. Il palo centrale, che sosteneva lacopertura, garantiva una luce interna tra i 65e i 70 cm, compatibile con l’altezza della gran-de situla bronzea completa di coperchio (cm65 ca.) e con il situliforme 48 coperto dallacoppa 49 (cm 60 ca.), che rappresentano gliinsiemi più imponenti dell’intero corredo.

La monumentalità espressa dai muretti dipietra trova riscontro solo in alcune sepoltureatestine in cui si fa uso di trachiti per rinforza-re le pareti delle cassette in lastre calcaree po-ste a volte anche al di sopra della copertura12,oltre che nella strutturazione dei tumulidell’VIII-inizi VII sec. a.C. nella necropoli atesti-na della Casa di Ricovero13. L’impiego della tra-chite in questa fase, già evidente a Este dovel’utilizzo della pietra risulta privilegiato per il fa-cile approvvigionamento, diventa ancor piùpregnante e prestigioso a Padova, tradizional-mente legata all’uso di materiali deperibili, so-prattutto nelle fasi più antiche. Pur nella par-ziale diversità dei materiali utilizzati per il con-tenitore funerario, lastre calcaree a Este e le-gno a Padova, le sepolture rilevanti atestine epatavine sembrano rispondere ad un modellocomune, che prevede un rinforzo ed una mo-numentalizzazione esterna in trachite.

L’organizzazione dello spazio interno e ilrituale

Nella gestione dello spazio interno è l’an-golo sud-est a mostrare una caratterizzazioneevidente, come ambito destinato al defunto,del quale i materiali connotano il ruolo e il

prestigio sociale14 (fig. 3b). Il pregio dell’ossua-rio fittile e del suo contenitore bronzeo con-trasta con un corredo personale relativamen-te scarno, composto da pochi oggetti orna-mentali e da qualche strumento artigianale (fig.25). La situla Kurd, di una tipologia alpina nord-orientale piuttosto rara, costituisce un rilevan-te indicatore di prestigio nelle sepolture ma-schili di membri delle aristocrazie principesche,attestate nel mondo italico dalla fine dell’VIIIsec. a.C.15.Altrettanto rilievo al rango-ruolo delpersonaggio attribuiscono i due coltelli a fiam-ma accompagnati dalla cote, oltre al set costi-tuito da ascia e punteruolo (fig. 26). I grandicoltelli a fiamma e l’ascia rappresentano indi-catori polivalenti16. I coltelli a fiamma sono at-testati a Padova nella “Tomba del Re”, altrocontesto rilevante della necropoli orientale,leggermente più antico, in associazione conl’ascia e con tre punteruoli di bronzo; lo stes-so vasellame ceramico mostra analogie conquello della tomba dei vasi borchiati17. A Estei coltelli a fiamma trovano confronti precisi nel-le tombe 143 e 236 della Casa di Ricovero,entrambe sepolture emergenti della secondametà dell’VIII sec. a.C. L’associazione con il me-

fig. 25. Olla usata come ossuario ed elementi del cor-redo interno.

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desimo tipo di ascia nella tomba 236, ove fi-gurano anche un spada ad antenne raccorda-te ed un prestigioso set da carpenteria, ribadi-sce il coincidere dei ruoli di principe, guerrie-ro ed artigiano18. Più univoca la valenza arti-gianale che traspare dal numero e dalla diver-sificazione dei punteruoli.

Il coperchio bronzeo della situla (p. 78 e tav.2) appare con ogni probabilità ricavato da unoscudo ritagliato ed adattato alla nuova funzio-ne, indicativo di un ruolo eminente; lo scudocostituisce non solo un riferimento diretto al-la sfera della guerra, ma rappresenta un segno“del rango e della continuità gentilizia”19. Unindicatore di questa portata risulta particolar-mente pregnante nel panorama veneto chesolo occasionalmente in questo periodo affidaalla deposizione delle armi la definizione delrango/ruolo del defunto. Questo esemplare,inoltre, si configura come il più antico noto nelVeneto, cui si può accostare quello figurato dauna tomba di Prà d’Este, delVII sec. a.C. avan-zato20. In questa fase sono noti scudi in laminadi bronzo con funzione di coperchi degli os-suari in sepolture di prestigio dall’area etrusca,centroitalica e dell’Italia meridionale.Tra que-ste, di particolare rilievo è la tomba Lippi 89 diVerucchio, sepoltura principesca nota per iltrono ligneo decorato, con la quale la deposi-zione patavina, pur con le dovute proporzioni,mostra alcune analogie, ad esempio l’adozionedella situla bronzea coperta da scudo per l’os-suario21, l’uso dell’ascia e dei coltelli quali inse-gne, oltre alla ridondanza dei servizi bronzei eceramici.

Nei confronti del panorama locale, si puòsottolineare come l’adozione della situla bron-zea per contenere le ossa combuste rappre-senti un parallelo rispetto alla tomba atestina236 della Casa di Ricovero, indicando il mo-

mento in cui il rituale di carattere eroico vie-ne acquisito in ambito veneto, con ogni pro-babilità per il tramite bolognese. Rispetto al-l’esempio atestino, il rituale appare più com-plesso per la presenza, documentata qui perla prima volta, dell’ossuario fittile all’internodella situla22. L’analogia tipologica e decorativatra l’ossuario fittile contenuto nella situla equello infranto nell’angolo nord-orientale, re-lativo alla prima deposizione, induce ad ipotiz-zare la volontà di riproporre il modello delladeposizione più antica, integrandola nel ritua-le della più recente (fig. 25 e tav. 15).

All’interno dell’ossuario erano i due penda-gli a giorno insieme ad alcuni anellini, da con-siderare attributi dello scudo, piuttosto chedella situla Hajdùböszörmény. Pendagli edanelli simili decorano sia le anse a maniglia del-le situle, come le impugnature o l’interno de-gli scudi etruschi e medioitalici, forse con unafunzione di sonagli a carattere apotropaico23.La distribuzione di tali pendagli, noti in diversetipologie, riflette una produzione artigianale lo-cale di supporto agli artigiani itineranti cui eraaffidata la realizzazione degli scudi o di altri ma-nufatti di lusso24.

Complessivamente, l’insieme di situla di tipoKurd, con scudo, ascia e coltelli assume un si-gnificato di grande prestigio, connotando il ran-

fig. 26. Coltelli a fiamma 17 e 18, ascia 19.

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go principesco del defunto in un contesto so-ciale in via di definizione protourbana e riflet-tendo, nel contempo, le sue molteplici prero-gative, dalla sfera della guerra a quella del sa-crificio, oltre che del controllo-gestione dellerisorse25.

Uno spazio significativamente collegato al-l’ossuario, e quindi al defunto, è riservato al va-sellame di bronzo, in cui si possono ravvisaredue prestigiosi servizi da libagione. L’insiemetazza – situla Hajdùböszörmény – lebete (22-24) appare duplicato dal nucleo costituito dal-la grande situla di tipo Kurd e la tazza 5 con-tenuta al suo interno, con cui faceva sistema illebete 25 (fig. 27), il cui uso prolungato ha pro-babilmente comportato il restauro di uno de-gli attacchi, sostituito da un semplice anello; illebete costituirebbe dunque un cimelio, pro-babilmente in uso per lungo tempo ed infine

tesaurizzato nella sepoltura26. Colpisce, accan-to alla posizione capovolta della maggior par-te degli elementi, la simmetria della colloca-zione nei confronti dell’ossuario. Nei servizibronzei si annovera vasellame idoneo a con-tenere, mescolare, filtrare, attingere liquidi, conevidenti diversità dimensionali: la grande situlaKurd, associata al lebete di dimensioni maggiori(25), è però corredata dalla tazza più piccola(5); diversamente, alla situla Hajdùböszörmény(23) si associa il lebete più piccolo (22) (fig.28), ma la tazza più grande (24). Completanoil panorama funzionale i due colini deposti nelsituliforme 31, uno dei quali conservato mol-to parzialmente, quasi una pars pro toto; que-sti rappresentano gli esemplari più antichi diPadova, e vengono ad accostarsi a quelli notiad Este a partire dall’VIII sec. a.C.27.

I due servizi bronzei costituiscono un insie-

fig. 27 a, b. Lebete 25.

fig. 28 a, b. Lebete 22.

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me eccezionale, connotato dalla compresenzadi situle riferibili ai due tipi più prestigiosi deltempo, e riflettono la precoce acquisizione dimodelli aristocratici che si vanno affermandodal mondo villanoviano a quello hallstattiano: lasitula Kurd per la deposizione maschile, la piùpiccola situla Hajdùböszörmény probabilmen-te per il corredo femminile28. L’adesione al mo-dello aristocratico risulterebbe quindi prero-gativa sia maschile che femminile, pur con unadifferenziazione tipologica e dimensionale deisingoli materiali, rivelando la legittimazione delrango della coppia nel contesto sociale.

Complementari a questi due prestigiosi ser-vizi di bronzo sono tre servizi ceramici da li-bagione contenuti nella grande coppa 69 e neisituliformi 31 e 48; al loro interno è possibilerintracciare analogie compositive che dovreb-bero riflettere il numero dei partecipanti e lemodalità della cerimonia funebre29.

Nell’angolo sud-ovest, la grande coppa 69conteneva originariamente 9 tazzine, due taz-zine senza ansa e una tazza (per un totale di12 elementi), oltre ad un’olletta globulare,un’olletta/bicchiere, per le offerte, un astra-galo e una fusaiola. Nell’angolo nord-ovest, al-l’interno del situliforme 31 era collocato unset costituito da 11 tazzine e una tazza (perun totale di 12 elementi), oltre ad un situli-forme piccolo, un’olletta/bicchiere con il suocoperchio, per le offerte.Accessori per filtra-re i liquidi sono i due colini di bronzo di cuisi è già detto. Nella zona centrale il situlifor-me 48 conteneva 8 tazzine e due tazzinesenza ansa (per un totale di 10 elementi),mentre sono assenti contenitori per le offer-te. Una certa ripetitività nel numero delletazze, delle tazzine e complessivamente deiservizi, riflette probabilmente gli attori dellacerimonia funebre, la cui consistenza sembra

compatibile con un gruppo familiare30.Una maggiore analogia caratterizza i due

servizi deposti negli angoli in cui si può rileva-re una disposizione chiastica rispetto ai due os-suari, venendo a costituire un ideale collega-mento tra il contenitore del defunto e il suoservizio personale: all'ossuario della prima de-posizione (90) è contrapposto il servizio dellacoppa 69, all'ossuario nella situla bronzea ècontrapposto il servizio nel situliforme 31. Inentrambi i casi si riscontrano: dodici elementiper bere, di cui una tazza e undici tra tazzinecon e senza ansa, accanto a due contenitori daofferte (nel primo caso un’olletta globulare eun’olletta/bicchiere e nel secondo un piccolosituliforme e un’olletta/bicchiere). Differenti, in-vece, sono: la tipologia dei contenitori dei ser-vizi (coppa e situliforme), e la tipologia delle ol-lette da offerta; ancora diversi i contenuti di ac-compagno: astragalo e fusaiola nel primo caso,colini nell’altro. Sembra quindi di poter identi-ficare una componente femminile nel primo in-sieme e una maschile nel secondo.

Il terzo servizio presenta un numero di taz-ze con e senza ansa ridotto a 10 unità (50-59),manca dei contenitori da offerte e degli altriindicatori accessori.Tuttavia, l’insieme conteni-tore-coperchio (situliforme 48 e coppa 49) èmolto simile a quello 30-31, con una leggeradifferenza dimensionale e nell’apparato deco-rativo, più ricco nella coppa 49.

Nella ipotesi di ricostruzione dei servizi de-stinati al defunto ed alla cerimonia, si verreb-bero così a configurare due distinti nuclei, unomaschile e uno femminile, costituiti ciascunoda un servizio bronzeo, composto da situla, le-bete e tazza, e da un ricco servizio fittile; ognu-no di questi è dotato dei vasi per contenere,mescere, attingere liquidi ed infine per il loroconsumo. L’uso di bevande fermentate nel-

l’ambito delle cerimonie aristocratiche è bendocumentato nei contesti sia italici che tran-salpini, con l’ipotesi di una differenziazionegeografica che vedrebbe la birra preponde-rante al nord e il vino nell’area centro meri-dionale31. Rilevante a questo proposito il rin-venimento di cereali fermentati in un biconicobronzeo della tomba Lippi 89 diVerucchio32.

Il terzo servizio, privo dei contenitori da of-ferte e di oggetti accessori, e con un numeroridotto di tazzine, potrebbe essere destinato aipartecipanti alla cerimonia, richiamando quan-to supposto per la tomba Ricovero 236 di Estee per la tomba Lippi 89 di Verucchio, dove èstata proposta la suddivisione tra il servizio deldefunto e quello degli attori del rito33.

Del rimanente corredo ceramico, si posso-no sottolineare alcune peculiarità sia sul pianodella morfologia che su quello della funzione.Lungo il lato ovest, contiguo alla coppa 69, sitrovava un situliforme rovesciato (61) su cuierano state deposte due fusaiole, a ribadire lapertinenza femminile di questo nucleo34. Piùincerta, anche se suggestiva, la vicinanza allasfera maschile del gruppo costituito dal situli-forme 47, su cui poggiava la coppa a due brac-ci 60, la cui valenza rituale può rinviare ad unasfera di gestione del cerimoniale, probabil-mente destinata a specifiche offerte, con fun-zione analoga a quella dei presentatoi di am-bito soprattutto bolognese35.

Nell’insieme centrale, colpisce la contrap-posizione tra i materiali deposti interi, come ilsituliforme 65 che sorregge il doppiere 66, equelli già frammentati, come il doppiere 67 e lacista 68, riconducibili alla prima deposizione. Inquesto raggruppamento sembra di poter rav-visare due set cerimoniali (doppiere + cista edoppiere + situliforme), nei quali, accanto allacista e al situliforme per le bevande pregiate, i

doppieri avrebbero la funzione di incensieri odi sostegni di portaprofumi o portaspezie (fig.29), completati dalle tazzine senza anse. L’in-sieme attesterebbe l’adozione di un modellorituale etrusco ampiamente attestato nellecoeve deposizioni bolognesi, che prevedeva diaromatizzare i liquidi da libagione con sostan-ze profumate36.

fig. 29 Ricostruzione ipotetica del doppiere 66 a soste-nere Ie tazzine lenticolari, si noti la perfetta coin-cidenza dimensionale (foto Luca Millo).

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In ultima analisi, l’intero corredo fittile è rife-ribile ad una produzione specializzata di pre-stigio decorata con borchiette di bronzo, ap-parentemente unitaria, destinata anche all’usofunerario, con analogie e differenze nella sin-tassi decorativa. Le due olle usate come os-suario con i rispettivi coperchi assommano tut-ti i motivi decorativi che ritornano anche sin-golarmente sul restante vasellame: la semplicelinea, il motivo a L pendenti, il triangolo a treborchie, il falso meandro e il doppio meandrocontinuo, la croce gammata semplice o a dop-pio contorno, il cerchio crociato, i cavallini. Aduno sguardo di insieme si nota che il vasellameche compone i servizi da libagione è caratte-rizzato da elementi decorativi più semplici,mentre l'assommarsi di motivi articolati e com-plessi, fino alla ridondanza, anche con una va-lenza simbolica, si riscontra su vasi di caratterespiccatamente cerimoniale: la cista 68 e i dop-pieri 66 e 67. Sulla cista compare la decorazio-ne con croci gammate e falso meandro conti-nuo, analogo a quello del coperchio 70; i dop-pieri sono connotati da un vero e proprio hor-ror vacui, ma non simmetrici: il 66 reca sulla ba-se la croce gammata meandriforme a doppiocontorno che compare anche sull'ossuario 3; il67 nella stessa posizione ripropone il motivodel cerchio crociato presente sull'ossuario 90.

Altre analogie si possono rilevare nel cor-redo: la sintassi sul situliforme 47, con il moti-vo dei cavallini, trova riscontro nella tazzina 52del terzo servizio, e in entrambi gli ossuari,coinvolgendo trasversalmente gli elementi delcorredo dei due defunti. Tra le decorazionicomplesse si può evidenziare che l’ossuario 3,destinato alla riunione dei due defunti, accor-pa le decorazioni del primo ossuario (90) conalcune nuove e più articolate.

La selezione dei motivi decorativi accosta

elementi molto semplici ad altri probabilmen-te carichi di significati simbolici, chiaro il richia-mo al motivo solare, peraltro di ampia diffu-sione, più connotativa appare la rappresenta-zione del cavallino37, che potrebbe non essereesente da implicazioni di carattere sociale.

Volendo tentare una ricomposizione delcorredo della prima sepoltura, si possono in-dicare non solo l’ossuario 90, con il suo co-perchio e i materiali infranti nell’angolo nord-est (26-27 e 89), ma anche il servizio bronzeositula - lebete - tazza (22-24), accanto a quel-lo fittile contenuto nella coppa 69, il situliforme61 con le due fusaiole e la tazza 62, la cista 68,il doppiere 67. In questo insieme si sottolineala decorazione a lamelle di stagno sulla coppa69, unico elemento con questa tecnica, indiziodi una certa arcaicità; inoltre ricorrente appa-re il motivo a cerchio crociato associato allacroce gammata; tutte le decorazioni sono rea-lizzate con una unica fila di borchiette. Il caval-lino compare qui per la prima volta, esclusiva-mente sull’ossuario, in una redazione arcaica,piuttosto rigida nella impostazione e con orec-chio stilizzato38. Questa prima deposizione èchiaramente connotata in senso femminile; al-cuni elementi del corredo, come l'astragalonella coppa 69 e il piccolo pendaglio 10, po-trebbero far supporre la presenza di un infan-te, peraltro non rintracciato nell'analisi osteo-logica39.

L’ossuario 3, destinato alla riunificazione ri-tuale dei due defunti, assomma le decorazionigià presenti sul 90 con quelle che connotanoil secondo corredo, sul quale si evidenzia il mo-tivo a croce gammata a doppio contorno pre-sente anche sul doppiere 66, oltre al cavallino,attestato sul situliforme 47 e sulla tazzina 52; inquesto caso la rappresentazione dell’animaleappare più evoluta, sinuosa nella stilizzazione

e mancante del riferimento all’orecchio. Oltreal grande ossuario con il coperchio (3-4), affe-riscono a questo corredo la situla 1 con loscudo-coperchio 2, la tazza 5 e il lebete 25 aformare il servizio da libagione bronzeo; conogni probabilità i coltelli (17-18), l’ascia (19) eil punteruolo 21 con l’anello 20; inoltre, il ser-vizio fittile con utensili bronzei (28-29; 32-45;46 e 92) contenuto nel situliforme 31, oltre alsituliforme 47 con la coppa a due bracci 60 eil doppiere 66.

Questo secondo corredo, pur rivelando laconnotazione maschile della sepoltura, sot-tende la riunificazione dei defunti anche nel-l’apparato decorativo.

Rimangono di ambigua attribuzione alcunielementi: il servizio deposto al centro della se-poltura e contenuto nel situliforme 48 (50-59),oltre ai due situliformi 47 e 65. La loro attri-buzione ad uno dei due defunti non è ipotiz-zabile per l’assenza di indicatori di genere.

I servizi fittili, inoltre, rivelano altri aspetti del-la ritualità, come la defunzionalizzazione inten-zionale degli apparati decorativi, ravvisabile inalcuni vasi, ben oltre semplici forme di usura.

Nella prima sepoltura il situliforme 26 (fig.

30) e il doppiere 67 mostrano rispettivamen-te il motivo a L pendenti e quello a cerchiocrociato sistematicamente staccato, quasi scal-pellando la superficie.Ancora più evidente nel-la seconda deposizione: la decorazione di nu-merose tazzine contenute nei situliformi 31 e48, oltre che il motivo a cerchio con borchiet-te sul situliforme 47.

Nella gestione dello spazio la sfera destina-ta ai due defunti e ai loro beni si trova dunquenel settore orientale, quella per i loro servizi inquello occidentale, con una disposizione chia-stica rispetto agli ossuari, seguendo uno sche-ma non casuale. La ridondanza della compo-nente fittile dei servizi rimanda probabilmenteal numero degli attori di due momenti ceri-moniali socialmente rilevanti, destinati ai duedefunti. La seconda deposizione, che compor-ta la riapertura del sepolcro, ha probabilmen-te determinato la necessità di ottimizzare l’or-ganizzazione dello spazio interno, sia impilan-do il vasellame da cerimonia sia, soprattutto, ri-spettando gli spazi simbolici originariamentedestinati al primo e al secondo defunto.

Mariolina Gamba, Giovanna Gambacurta

fig. 30. II situliforme 26 e la grande tazza 27 (foto Claudio Mella).

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I materiali

Il corredo fittile

La nuova analisi dei dati di scavo ha reso ne-cessario un riesame approfondito di questa se-poltura che per antichità, ricchezza e particola-rità del corredo risulta fra le più rilevanti delcentro protostorico patavino. Per quanto con-cerne i fittili, l’eccezionalità riguarda sia la quan-tità e la ricca decorazione a borchiette bronzee,sia l’esclusività di alcune forme, documentate fi-no ad oggi solo in questa tomba40.Il corredo fittile risultava disposto sistematica-mente in posizioni differenziate all’interno dellospazio sepolcrale, a connotare zone destinate acontenitori per le ceneri dei defunti e a diversiservizi da libagione o per le offerte.Nell’angolo sud-est la grande situla bronzea ditipo Kurd conteneva l’olla ossuario n. 3 e la cio-tola n. 4, utilizzata come coperchio (fig. 3b e fig.5). L’olla (tav. 3, n. 3, fig. 25), a corpo globulareschiacciato, per la particolare morfologia e l’ela-borata decorazione a borchiette bronzee, conmotivi a doppio meandro con“L”pendenti con-trapposte, croci gammate, cerchi crociati e ca-vallini stilizzati, non trova confronti precisi41.Esemplari assimilabili provengono però da altretre sepolture patavine, dove erano utilizzati co-me ossuari: la cosiddetta tomba “del Re”, data-bile nella seconda metà dell’VIII sec. a.C., e le se-polture 62A di Via Tiepolo e 318 di via Um-berto I, riferibili invece alVII sec. a.C.42.Anche la ciotola-coperchio (tav. 3, n. 4), ugual-mente riccamente decorata, si confronta in par-ticolare con quella della tomba “del Re” già ci-tata; in questi due vasi le borchiette bronzee in-vadono il fondo, denotando la funzione prima-ria di coperchi e non di ciotole reimpiegate43.In prossimità dell’angolo sud-ovest della sepol-tura era posizionata la grande coppa su alto pie-

de n. 69 (tav. 13, fig. 10a) che per caratteristichee dimensioni appare un vero e proprio unicum:doveva probabilmente svolgere la funzione digrande contenitore per offerte o liquidi; ripro-pone la forma delle coppe su alto piede, com-binandola con l’innovazione dei quattro soste-gni laterali; su questi ultimi e sulla parte alta delpiede rimangono tracce di decorazioni a lamel-le metalliche44. Anche il suo coperchio (tav. 13,n. 70) per dimensioni e decorazioni non trovaconfronti puntuali45. La coppa conteneva un ser-vizio fittile composto dall’olla n. 71 e dall’ollet-ta/bicchiere n. 73, con i due rispettivi coperchi(nn. 72, 74), e da sette tazzine (nn. 75-81) (fig.10b). L’olla (tav. 14, n. 71) di forma globulare nontrova confronti precisi, l’unico esemplare assi-milabile, ma privo di decorazioni, proviene dal-la tomba Benvenuti 77 di Este ed è considera-to tra gli oggetti più antichi della deposizione,databili al periodo atestino IIIA (700-675 a.C.)46.L’olletta/bicchiere (tav. 14, n. 73), con pseudoprese, si confronta invece con esemplari patavi-ni e atestini databili nella seconda metà dell’VIIIe nella prima metà delVII sec. a.C.47. I coperchi(tav. 14, nn. 72, 74), insieme agli altri di questasepoltura e ad un esemplare ritrovato nellatomba“del Re”, costituiscono gli esempi più an-tichi di una tipologia più comune a Padova neisecoli successivi48. Le quattro tazzine (tav. 14, nn.77-80) con collo troncoconico, spalla promi-nente e vasca lenticolare schiacciata, sono di untipo diffuso a Padova ed Este nella seconda me-tà dell’VIII e nella prima metà del VII sec. a.C.49.La tazzina n. 81 (tav. 14, n. 81), anch’essa lenti-colare ma con collo troncoconico svasato, siconfronta invece con esemplari patavini ed ate-stini simili, databili alla fine dell’VIII e nei primi trequarti delVII sec. a.C. Le due tazzine (tav. 14, nn.75-76) somiglianti alle altre del corredo,ma pri-ve dell’ansa, si distinguono da quest’ultime ancheper il diametro maggiore e il profilo più schiac-

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ciato. Gli unici esemplari affini, ma privi della de-corazione a borchiette bronzee, compaiono adEste nelle tombe Randi 14 e Casa di Ricovero236, databili nella seconda metà dell’VIII sec.a.C.50.All’interno della coppa n. 69 sono stati ri-trovati anche una fusaiola biconica (tav. 14, n.82), di tipologia diffusa inVeneto durante l’VIII eilVII sec. a.C.51, e un astragalo di bovide (tav. 14,n. 83) forato al centro; quest’ultimo elemento,interpretato a volte come oggetto lusorio, a vol-te con valore premonetale o apotropaico, nel-le necropoli patavine e atestine sembra fre-quentemente documentato in tombe infantili52.Nell’area ovest erano sparsi i frammenti dellatazza n. 84 (tav. 16) a corpo troncoconico, assi-milabile a un esemplare rinvenuto a Padova inuna tomba databile tra la fine dell’VIII e gli inizidel VII sec. a.C.53 e di quattro tazzine (nn. 85-88).Le tazzine 86 e 88 (tav. 15) sono simili alle nn.77-80 (tav. 14), mentre la tazzina 85 (tav. 15) èanaloga alla n. 81 (tav. 14). Infine la n. 87 (tav. 15)è riferibile al tipo con vasca troncoconica pro-fonda e collo cilindrico che compare a Este ePadova in sepolture databili tra la fine dell’VIII egli inizi del VII sec. a.C.54. Al centro della sepol-tura erano collocati il situliforme n. 48, che con-teneva dieci tazzine, coperto dalla coppa n. 49(figg. 12a-b-c). La coppa (tav. 9, n. 49) con piedea tromba molto alto è di tipo comune a Este ea Padova in sepolture della fine dell’VIII e delVIIsec. a.C.55. Si confronta in particolare per la de-corazione a borchiette con quelle della tombaBenvenuti 280 di Este, databile al pieno VII sec.a.C., anche se in quest’ultime mancano i motivia croci gammate sullo stelo56. Il situliforme (tav.9, n. 48) con breve labbro estroflesso, collo ecorpo troncoconici appartiene a un tipo diffu-so a Este tra la fine dell’VIII e il primo quartodel VII sec. a.C., ma si confronta più puntual-mente, anche per la caratteristica spalla distinta

da solcatura, con alcuni esemplari da Monte-belluna (TV) databili nello stesso orizzonte cro-nologico. La sua decorazione a borchiette bron-zee consiste in un motivo a doppio meandrocon “L” pendenti contrapposte sulla spalla57. Ledue tazzine senza anse 50, 51 (tav. 9) sonouguali alle nn. 75-76 (tav. 14), già presentate.Trale altre tazzine, la n. 52 (tav. 9) è simile alla n. 87(tav. 15),ma con decorazione differente, con ca-vallini stilizzati, motivi a croce e a cerchio conborchia centrale58. Le nn. 53-58 (tav. 9) sono in-vece analoghe alle nn. 77-80, 86, 88 (tav. 14, tav.15), mentre la n. 59 (tav. 9) alle 81 e 85 (tav. 14,n. 81, tav. 15, n. 85). Nell’angolo nord ovest fu ri-trovato il situliforme n. 31, che conteneva unservizio composto dalla tazza n. 32, da 11 tazzi-ne e da una piccola olla situliforme con il suocoperchio (figg. 14a-b).Il situliforme (tav. 7, n. 31) è di dimensioni leg-germente maggiori del n. 48, ma identico performa e decorazioni. La tazza (tav. 7, n. 32) è as-similabile alla n. 84. Le tazzine nn. 33-40 (tav. 7)sono uguali alle nn. 53-58, 77-80 e 86-88, già de-scritte, così come le nn. 41-43 (tav. 7) risultanoidentiche alle nn. 59, 81 e 85. L’olletta situliformen. 44 (tav. 7) è simile invece a un esemplare dal-la tomba VII di via Loredan a Padova, databilealla prima metà del VII sec. a.C., mentre il suocoperchietto (tav. 7, n. 45) è analogo agli altripresenti in questa sepoltura (tav. 7, nn. 29, tav.14, nn. 72, 74)59.A metà circa del lato nord della tomba eranocollocati l’olletta/bicchiere n. 28, con coperchion. 29 e la coppa su alto piede n. 30. L’olletta/bic-chiere (tav. 7, n. 28) e il suo coperchio (tav. 7, n.29) sono analoghi ai nn. 73 e 74 (tav. 14) già de-scritti, mentre la coppa n. 30 (tav. 7) è uguale al-la n. 49.All’incirca alla metà della parete ovest della se-poltura erano collocati invece il situliforme n. 47,capovolto, e la coppa a due bracci n. 60, posta

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probabilmente sopra ad esso (fig. 15). Il situli-forme (tav. 9, n. 47) con breve labbro estrofles-so, collo e corpo troncoconici è assimilabile adue esemplari dalle necropoli di Este e Monte-belluna databili al primo quarto del VII sec.a.C.60. È decorato sulla spalla con motivi analo-ghi a quelli dei precedenti situliformi,ma sul cor-po anche da cavallini stilizzati e cerchi con bor-chie centrali, inseriti tra due file orizzontali61. Lacoppa a due bracci n. 60 (tav. 10) presenta in-vece una morfologia finora unica nel suo gene-re che non trova confronti precisi, ma che ri-chiama i più recenti vasi a fruttiera a tre coppe,ritrovati a Padova, Este e Montagnana62. In am-bito Golasecchiano caratteristiche simili pre-senta un esemplare dalla tomba 288 della ne-cropoli Cà Morta di Como, databile alla fine delVII sec. a.C.63.Immediatamente a sud del gruppo nn. 47-60 epoco più a nord della grande coppa n. 69 si tro-vava il piccolo vaso situliforme n. 61, rinvenutocapovolto con le fusaiole nn. 63, 64 collocatesopra il fondo e coperto dalla tazza n. 62, an-ch’essa rovesciata (figg. 16a-b). Il situliforme (tav.10, n. 61) con breve labbro estroflesso, collo ci-lindrico, corpo troncoconico e piede concavo, siconfronta in particolare con un esemplare ate-stino databile nel primo quarto delVII sec. a.C.64.Oltre alla decorazione a borchiette bronzee ameandro sulla spalla, già attestata (nn. 31, 47, 48,65), presenta croci gammate e cerchi con bor-chia centrale sulla parte alta del corpo65. La taz-za globulare (tav. 10, n. 62), di forma piuttostoanomala, è solo assimilabile ad altri esemplaririnvenuti a Este e Padova in sepolture databilinelVII sec. a.C.66. Le due fusaiole (tav. 10, nn. 63,64) sono invece simili a quella n. 82 , se non perle dimensioni minori di una di esse.A est di questo ultimo nucleo di oggetti furo-no rinvenuti il situliforme n. 65, capovolto, e idue vasi nn. 66, 67. Il situliforme (tav. 10, n. 65)

è analogo al n. 31 e al n. 48. I vasi nn. 66, 67(tavv. 11-12, figg. 18a-b) con la loro ricca ed ela-borata decorazione a borchiette bronzee, de-finiti “candelabri”, bruciaprofumi o incensierinelle precedenti edizioni della tomba, potreb-bero essere identificabili come parti inferiori didoppieri: il corpo cavo, privo di diaframmi in-termedi tra le due aperture superiori e quellainferiore, non può essere infatti funzionale acontenere oggetti o sostanze, ma svolge inve-ce la funzione di sostegno, verosimilmente perqualche tipo di contenitore67. Del corredo fit-tile della tomba dei vasi borchiati fanno partequattro particolari tazzine lenticolari (tav. 9, nn.50, 51, tav. 14, nn. 75, 76) morfologicamente si-mili alle molte altre presenti, ma prive di ansee con diametri maggiori; questi quattro vasi, perdimensioni e forma, sono compatibili con gli al-loggiamenti superiori dei sostegni dei doppie-ri (fig. 30)68. Le analogie con gli esemplari gola-secchiani, cronologicamente però più recenti,sembrerebbero comprovare questa ipotesi:nelle province di Como e di Varese i doppierisi ritrovano frequentemente come oggetti dicorredo tra il Golasecca IIA (600/570 a.C.) e ilIIB (525/480-475 a.C.); questi oggetti risultanodi norma composti da una base di sostegno dacui si dipartono superiormente due bracci sucui erano alloggiate due ciotole a fondo ap-puntito; sostegni e contenitori, ma spesso an-che basi e bracci, risultano elementi distinti erimovibili69. A differenza degli esemplari gola-secchiani i sostegni dei due doppieri patavinipresentano originali terminazioni superiori cherichiamano nella forma vasi globulari con collidistinti e labbri estroflessi; sembra però inte-ressante notare come in un doppiere da Ver-giate (VA) una ciotola sia sostituita da un va-setto che, riprendendo la forma del tipico bic-chiere globulare golasecchiano, appare similealle terminazioni dei sostegni patavini70. Nono-

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stante la distanza cronologica tra gli esemplariveneti e golasecchiani, sembrano esserci moltesimilitudini che rendono quindi plausibile l’ipo-tesi di considerare i “candelabri” patavini comeparti inferiori di doppieri con tazze rimovibili.La presenza nel corredo della medesima tom-ba dei vasi borchiati di un altro vaso a duebracci (tav. 10, n. 60), ma con sostegno e cop-pe integrati, non può che rafforzare questa ipo-tesi. Gli esemplari patavini risultano finora i piùantichi dell’ambito padano, ma se inVeneto ri-mangono per ora attestati unicamente in que-sta sepoltura, in Lombardia durante il VI sec.a.C. sono più comuni e frequenti nelle più ric-che tombe femminili71. Riguardo alla destina-zione d’uso si può ipotizzare che fossero fun-zionali a contenere offerte o sostanze profu-mate, utilizzate durante il rituale funebre in as-sociazione al consumo di bevande72.Nell’area vicino al situliforme e ai doppieri fu ri-trovata in frammenti la cista n. 68 (tav. 14, fig. 20),su alti piedi, simile a quella proveniente dalla ne-cropoli Nazari di Este, databile al VII sec. a.C.73.Vasi affini, ma senza piedi di sostegno e decora-zioni bronzee, compaiono anche a Padova,Montebelluna e Oderzo (TV), in tombe della fi-ne dell’VIII e delVII sec. a.C.74. In prossimità del-l’angolo nord-est della tomba si trovava il vasosituliforme n. 26, capovolto e coperto dalla gran-de tazza n. 27, anch’essa capovolta (fig. 30).Il situliforme (tav. 6, n. 26), sembra tipologica-mente ascrivibile a una forma di passaggio trail tipo ad imboccatura espansa e quello a collodistinto con labbro estroflesso: appare il più an-tico tra quelli presenti nella sepoltura ed è in-quadrabile cronologicamente verso la fine del-l’VIII sec. a.C.75. La grande tazza n. 27 (tav. 6),con vasca profonda troncoconica e decorazio-ne a meandro retto continuo destrorso sullaspalla, è solo genericamente accostabile ad al-tri esemplari ritrovati a Padova in tombe riferi-

bili alla seconda metà dell’VIII e all’inizio del VIIsec. a.C.76.Dalla medesima area provengono i frammentidella grande tazza n. 89, dell’olla n. 90 e dellaciotola-coperchio n. 91. La grande tazza (tav. 15,n. 89) di dimensioni simili alla n. 27 (tav. 6), pre-senta però un corpo lenticolare più ampio,molto schiacciato e sulla spalla una decorazio-ne differente, simile a quella dei situliformi. En-trambi i vasi potevano fungere da grandi con-tenitori, in cui mescolare e da cui attingere li-quidi; riprendono nella forma due delle distin-te tipologie di tazzine del corredo, ingiganten-done le dimensioni e creando un singolare gio-co di scalarità tra recipienti per contenere li-quidi e vasi utilizzati per attingere e libare77.L’olla e la ciotola (tav. 15, nn. 90, 91) sono inve-ce analoghe all’ossuario n. 3 e al suo coperchion. 4 (tav. 3), con alcune variazioni nelle decora-zioni, in particolare nella n. 90 i motivi sono si-mili a quelli della n. 3, ma collocati in posizionidifferenti e realizzati con borchie bronzee di di-mensioni maggiori; mancano inoltre le crocigammate78. L’utilizzo esclusivo di tale tipologiacome cinerario nei contesti funerari, confer-merebbe questa funzione originaria anche perl’olla n. 90, avvalorando l’ipotesi della riapertu-ra della sepoltura per una nuova deposizione,con la commistione delle ossa combuste deidefunti in un nuovo cinerario (n. 3)79. La dupli-cità di molti tipi di vasi ritrovati nella sepolturasembrerebbe confermare la presenza di alme-no due corredi distinti; la maggiore frammen-tazione e l’incompletezza di alcuni esemplaricome ad esempio l’olla n. 90, la ciotola-coper-chio n. 91, la grande tazza n. 89 e il doppiere n.67, avvalorano l’ipotesi dell’esistenza di un cor-redo più antico relativo ad una prima sepoltu-ra. Inoltre, la presenza dell’astragalo n. 83 e delpiccolo pendente n. 10, elementi frequente-mente associati a deposizioni di bambini, po-

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trebbero indiziare anche l’esistenza di un indi-viduo infantile80.Molti dei vasi erano stati collocati volontaria-mente capovolti secondo una pratica ritualeben documentata in altre tombe patavine eprobabilmente legata a una simbolica defun-zionalizzazione dei recipienti, espressa anchecon la loro rottura intenzionale81.In conclusione i fittili di questa tomba sono be-ne inquadrabili cronologicamente tra la finedell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C., e si con-frontano principalmente con vasi di sepolturepatavine e atestine, dimostrando però una cer-ta precocità e una particolare originalità delleforme, unite ad una ricchezza di decorazioniper ora unici, a sottolineare l’importanza e l’al-tissimo rango dei defunti82.

Luca Millo

Inquadramento crono-tipologico dei reperti inmetallo

I reperti in metallo del corredo costituisconoun insieme senza dubbio eccezionale nel pa-norama patavino e veneto della prima età delferro. Sono stati rinvenuti concentrati in duenuclei: il primo nell’angolo sud occidentale del-la tomba corrispondeva alla sfera dell'ossuarioe del corredo personale, il secondo, suddivisoa sua volta in due insiemi speculari al primo, siriconduce alla sfera del banchetto.L’elemento di spicco del primo nucleo è sen-z'altro la grande situla (1) (tav. 1) dotata di co-perchio (2) che conteneva l'ossuario fittile. Sitratta di una situla di tipo ‘Kurd’, come definitoda Von Merhart83. Il prototipo ha origine nellatarda cultura dei Campi d’Urne della fine del-l’età del Bronzo; inVeneto sono noti due esem-plari provenienti da Merlara (Montagnana)84 euno dal fiume Bacchiglione presso CervareseS. Croce85. Il tipo cui si riconduce la situla della

tomba dei vasi borchiati compare invece nellaprima età del Ferro in area hallstattiana, ed hadiscreta diffusione per un lungo periodo in Eu-ropa continentale86. Nella nostra penisola gliesemplari più antichi risalgono alla seconda me-tà dell’VIII sec. a.C., e provengono prevalente-mente dalle necropoli di Veio, Bologna e Ve-rucchio87; l'unica attestazione al di fuori del-l’area villanoviana per quest’epoca è proprio lasitula patavina, che non a caso si colloca geo-graficamente a metà strada tra il mondo tirre-nico e l'area transalpina. A partire dal VII sec.a.C. e nei secoli successivi88 il tipo si diffonde intutta l'area etrusca da Modena a Pontecagna-no ed inoltre nell'area Picena89, mentre in Italiasettentrionale se ne registra la presenza in am-bito golasecchiano90. La fortuna che questo ti-po di situla ha incontrato nella penisola è di-mostrata dal fatto che ben presto si avvianoproduzioni locali con singole peculiarità91. Le ca-ratteristiche della situla patavina, quali la sua al-tezza e la spalla cordonata, la discostano peròdagli esemplari 'italici'92 e la avvicinano piutto-sto a quelli transalpini; l'esemplare patavino ri-chiama fortemente esemplari dell’area alpina eslovena, per morfologia, per la presenza dellacordonatura e per la decorazione dell' ansa93. È,quindi, possibile indicare nell'ambito alpinonord-orientale il probabile luogo di provenien-za della situla, che ha anche una caratteristicapeculiare, rara se non unica, nell'avere l'attaccoinferiore delle anse impostato sopra la spalla enon sotto, come di consueto. Questo tipo dicontenitore metallico, infine, si riscontra, traVIIIe VII sec. a.C., in deposizioni di alto rango; nonpare denotare il genere, essendo presente in-differentemente in corredi sia maschili che fem-minili, e raro sembra essere il suo uso comeossuario o contenitore94.Il coperchio (tav. 2, n. 2) è realizzato in un'uni-ca lamina, decorata a sbalzo da cerchi costitui-

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ti da borchie e puntini. Come già notato95, ilbordo esterno è piegato a 90° e presenta evi-denti ’ritagli’. In mancanza di alloggi per le anse,il coperchio doveva essere posato direttamen-te sopra queste ultime. Appare evidente chequesto oggetto in origine aveva diversa fun-zione ed è stato poi riadattato come coper-chio per la situla. Trattandosi di un disco dibronzo circolare del diametro di più di 45 cm,l’ipotesi più probabile è che si tratti di uno scu-do96. Il riferimento più diretto è alla classe de-gli scudi bronzei ornamentali ben documenta-ta nel mondo etrusco e nelle aree conterminidel centro-Italia traVIII eVII sec. a.C.97.A diffe-renza di questi, lo ‘scudo’ patavino è privo diimpugnatura né porta tracce di fori per l’at-tacco. Il disco metallico potrebbe essere statoapplicato ad una struttura in legno/cuoio tra-mite fori sul bordo esterno poi ‘ritagliato’, op-pure semplicemente essere stato creato privodi tali elementi, come accade per casi analoghitestimoniati in Italia centrale98. Se non è possi-bile trovare confronti puntuali, va comunquericordata la notizia del ritrovamento di unoscudo figurato da una tomba di Prà d'Este99;questi scudi erano dunque attestati anche inVeneto ed è probabile che quello usato comecoperchio nella tomba patavina si ispiri, per lasua foggia e lo stile, alla cultura tirrenica-cen-troitalica100.Alcuni oggetti in metallo erano deposti all’in-terno dell’ossuario contenuto nella situla. I ma-nufatti nn. 8 e 9 (tav. 4, nn. 8-9, fig. 25) sono duependagli uguali, realizzati in verghetta a sezionesemi-ellittica terminante in due anelli accostaticon apici laterali rivolti verso l’alto.Al momen-to della scoperta, il n. 8 conservava ancora unanellino di bronzo infilato nell’anello di sospen-sione. Del tutto eccezionali per il panorama ve-neto, essi trovano un puntuale confronto contre coppie di pendagli provenienti da una tom-

ba femminile della metà dell’VIII sec. della ne-cropoli Benacci di Bologna101; i pendagli eranouniti a due a due tramite un anellino di bronzoinfilato nell’anello di sospensione, come moltoprobabilmente avveniva anche per i due pen-dagli 8 e 9. Potrebbe trattarsi di pendagli apo-tropaici, che potevano in origine essere statiappesi allo scudo oppure agganciati tramite ca-tenelle alle anse della situla, in particolare dellasitula 23102.La tazza in bronzo ad ansa sopraelevata 5 (tav.3, n. 5, fig. 25) è del tipo 'emisferico'103; si in-quadra nell’ambito cronologico Este IIC-IIIA (fi-ne dell’VIII-inizio del VII sec. a.C.) e trova con-fronti nelle tombe atestine104. Questo tipo nonè però esclusivo dell’area veneta, essendo at-testato anche nel repertorio della cultura hal-lstattiana105. L'oggetto n. 6 (tav. 4, n. 6, fig. 25), inbronzo e ferro, è probabilmente uno strumen-to anche se di non facile interpretazione: con-siderato uno spillone, è probabilmente da con-siderare invece un punteruolo o uno strumen-to, anche se con sezione circolare, dal mo-mento che l'elemento superiore in ferro, piùche un fermapieghe, sembra funzionale all'in-nesto di un'immanicatura, forse in legno. Lospillone 7 (tav. 4, n. 7, fig. 25), con la testa a glo-betto schiacciato ed il gambo privo di decora-zione, è un tipo molto semplice e comune, dif-fuso in una vasta area che va dalTrentino al Bo-lognese106, attestato nel corso della prima etàdel Ferro; a Padova e Este è presente in corre-di della fine dell'VIII - primi del VII sec. a.C.107. Ilpendaglio 10, a fusione piena (tav. 4, n. 10, fig.25), è del tipo a globetto con una piccola pro-tuberanza, quasi un bottone, e anello di so-spensione di diametro pari al pendaglio108. Ol-tre a Padova è attestato a Este, Montebelluna109

e nel Bellunese110 in contesti delVII sec. a.C. So-no presenti anche due punteruoli in bronzo asezione quadrangolare (tav. 4, nn. 13-14, fig. 25)

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e un punteruolo in osso (tav. 4, n. 15, fig. 25). Seil punteruolo in osso trova al momento pochiriscontri nel panorama patavino e veneto in ge-nerale111, assai più consueti sono i punteruoli.Generalmente in coppia o singoli (13-14 sem-brerebbero proprio costituire una coppia, perle dimensioni analoghe), questi strumenti si in-contrano di consueto nei corredi di Padova edEste tra VIII e VII sec. a.C.112. I due anelli (tav. 4,nn. 11, 12, fig. 25), il primo in verga a sezionetriangolare con le estremità sovrapposte, il se-condo in verghetta chiusa, non presentano par-ticolari caratteristiche per una migliore deter-minazione cronologica.All’esterno, accostati al fondo della situla, eranoposti due coltelli (tav. 4, nn. 17, 18, fig. 26) eduna cote (tav. 4, n. 16). I due coltelli apparten-gono entrambi al tipo S. Stefano113, di produ-zione locale, già noto a Padova e a Este, sem-pre in contesti dell’VIII sec. a.C.114. La presenzadella cote richiama un uso ben documentatoad Hallstatt115, ma relativamente raro in Italia inquesto contesto cronologico116.A Padova è ra-ro, mentre a Este è più frequente, anche in as-sociazione con strumenti in ferro (coltelli, pun-teruoli) e caratterizza i corredi femminili a par-tire dalVII sec. a.C.117. L'ascia 19 (tav. 4, n. 19, fig.26), tipo 'Bartoloni'118, è anch’essa di produzio-ne locale. Negli ultimi anni il numero di esem-plari di questo tipo di ascia è aumentato, connuove attestazioni da Padova119, Este, Monte-belluna120 e S.Vito al Tagliamento121 e con unapresenza fuori dal Veneto, a Verucchio122; si èdilatato di conseguenza anche il suo orizzontecronologico, dalla seconda metà dell’VIII alla pri-ma metà delVI sec. a.C.123.Accanto all’ascia fu-rono rinvenuti un punteruolo in bronzo (tav. 4,n. 21) e un anello (tav. 4, n. 20), probabilmenteriferibile al sistema di sospensione dell'ascia.Il secondo nucleo di reperti metallici è costi-tuito da una situla (23), due lebeti (22 e 25) ed

una tazza ad ansa sopraelevata (24), elementiricollegabili alla sfera del banchetto e, con ogniprobabilità, da vedere in connessione anchecon la grande situla Kurd (1) e con la tazza mo-noansata interna alla situla (5).La situla 23 (tav. 5, n. 23) appariva strettamen-te connessa al lebete 22 e alla tazza 24 (fig. 3be fig. 8); anche se in scavo si presentava com-pleta (fig. 23), si conserva oggi solo la parte in-feriore con il fondo e le due anse a manigliacon quattro anelli. La particolare tipologia del-le anse permette comunque di individuare il ti-po “Este Benvenuti”124, che connota due sepol-ture atestine di prestigio, la tomba Benvenuti277, datata tra la fine dell’VIII e gli inizi del VIIsec. a.C.125 e la tomba Ricovero 236, della se-conda metà dell'VIII sec. a.C.126. Per le caratte-ristiche specifiche queste situle si possono con-siderare una evoluzione del tipo 'Hajdu-Bö-szörmèny'127, ben attestato in ambito transal-pino. Alessandro Guidi, nelle due situle atestine,riconosce una produzione locale a causa delladiversa realizzazione del fondo rispetto a quel-le hallstattiane: le situle transalpine presentanoun fondo modanato ‘a gradini’, mentre in quel-le venete il fondo ha profilo curvilineo128, comein quella patavina, che può quindi essere ricon-dotta allo stesso ‘gruppo’ degli esemplari ate-stini.La tazza 24 (tav. 5, n. 24) è del tutto analoga al-l’esemplare 5 (tav. 3, n. 5); se ne distingue sola-mente per la decorazione sotto l'orlo costitui-ta da denti di lupo entro due incisioni parallelee per la forma dei chiodi, qui a capocchia coni-ca, che ribattono l'ansa trilobata alla vasca, ol-tre che per le dimensioni lievemente maggiori.Oltre alle due situle, i due lebeti di bronzo (tav.5, n. 22, fig. 28 e tav. 6, n. 25, fig. 27) contribui-scono a rendere assai notevole il corredo del-la tomba; erano collocati rispettivamente alcentro delle pareti sud e est, l'esemplare a sud

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in stretta connessione con la situla 23 e la taz-za 24 (figg. 3b, 4 e 8). Anche i lebeti con profi-lo emisferico, decorazione geometrica sottol'orlo e doppia ansa mobile con attacchi a cro-ce, conoscono confronti in area hallstattiana; fu-rono probabilmente a lungo in uso prima del-la loro destinazione funeraria come indizia, nel-l’esemplare 25, il restauro di uno degli attacchia croce (fig. 27b); l'attacco, evidentemente rot-to in corrispondenza dell’occhiello, fu riparatoaggiungendo un’asola in metallo fissata al bor-do con rivetti, a dimostrazione dell’elevato va-lore che si attribuiva all’oggetto. Questi due le-beti appartengono al tipo C della classificazio-ne di von Merhart e sono attribuiti alle fasi re-centi della cultura di Hallstatt129. Sono diffusi inarea alpina orientale, con attestazioni episodi-che in Europa settentrionale e Francia, ma laloro maggiore concentrazione è in area slove-na ed istriana, oltre che veneta130, per lo più incontesti funerari o rituali datati tra il VII ed il Vsec. a.C. InVeneto i due esemplari patavini co-stituiscono certamente l'attestazione più antica;a partire dalVII sec. a.C. le testimonianze si fan-no più numerose, localizzate per la maggiorparte lungo la valle del Piave131, con l'eccezio-ne di un esemplare recuperato nell'alveo delfiume Bacchiglione132. Presenti in corredi fune-bri, sia maschili che femminili, o provenienti dadeposizioni rituali, come sembra essere il casodell’esemplare dal Bacchiglione133, questi reci-pienti appartengono sia alla sfera lustrale/sacrasia a quella del banchetto celebrato tra perso-naggi di indubbio rilievo sociale; si tratta, infatti,di oggetti di grande prestigio e di valore sim-bolico che denotano la ricchezza ed l'alto ran-go dei loro proprietari.Sempre al contesto della libagione sono da at-tribuire pure i due colini (tav. 8, nn. 46, 92) rin-venuti nel servizio contenuto nel situliforme 31,nell'angolo nord-ovest della tomba134. L'esem-

plare meglio conservato (46) ha la bassa vascatraforata e il manico formato da due verghe li-sce appaiate con terminazioni divaricate ed ap-piattite, fissate alla vasca da due chiodi ribattu-ti; manca la terminazione del manico. Del se-condo (92) si conserva solo la parte del mani-co all'attacco della vasca ed una minima por-zione di questa, in cui si individuano i fori per ilfiltraggio; si tratta di un secondo colino, analo-go al precedente, ma caratterizzato dal manicoin verga ritorta. Nella loro morfologia (vascabassa, manico dritto) si riconducono ad una ti-pologia già nota in Veneto, dove tuttavia è piùcomune il manico in lamina a nastro, piuttostoche quello in verghette accostate135.L'analisi degli elementi metallici consente diconfermare la datazione della sepoltura tra la fi-ne dell'VIII e gli inizi delVII sec. a.C., in accordocon quanto finora proposto. I reperti metallicidenotano considerevole ricchezza e prestigioe identificano gli individui sepolti come appar-tenenti ad un elevato rango sociale, cui si do-veva la funzione di ‘guida’ nel contesto socialepatavino. Di grande interesse risulta inoltre ladiversa provenienza di alcuni oggetti e/o degliinflussi che alcuni denunciano: in parte di im-portazione, in parte di produzione locale, maispirati da modelli ascrivibili all'area transalpinao al mondo villanoviano padano e centro-itali-co. Che nella tomba dei vasi borchiati di Pado-va siano presenti oggetti che trovano confron-ti nelle tombe principesche di Hallstatt, dellaSlovenia, di Bologna, diVerucchio e che in que-ste vi siano materiali che rimandano al mondoveneto, dimostra che le élites patavine, eranoperfettamente inserite in un contesto che tramondo transalpino e italico, tra Alpi e Medi-terraneo nella prima età del ferro, veicolava be-ni di lusso, influssi culturali e ideologici in cui siriconoscevano le aristocrazie.

Andrea Nardo

CATALOGO

Nel catalogo le misure sono espresse sempre incentimetri. Nei disegni i reperti sono tutti ripro-dotti in scala. Per la descrizione dei motivi decora-tivi si fa rifermento alla terminologia utilizzata inDE ANGELIS 2001. La decorazione originaria aborchiette bronzee, dove riconoscibile con sicu-rezza, è stata ricostruita.Nell’angolo sud-est:1. Situla tipo Kurd (tav. 1, n. 1)Corpo troncoconico, spalla carenata e cordonata,tre anse a fascia impostate all’interno dell’orlo esulla spalla, decorate a file longitudinali di bor-chiette, fondo concavo. Bronzo, ricomposta ed in-tegrata. H 56; Ø orlo 41. I.G. 37038.2. Coperchio della situla 1 (tav. 2, n. 2)Profilo troncoconico; corpo decorato da cerchiconcentrici di punti e borchie realizzati a sbalzo, in-terrotti a circa metà da un motivo a denti di lupoformati da puntini a sbalzo; margine ripiegato e ri-tagliato in più punti. Bronzo, ricomposto ed inte-grato. H 8; Ø 42,5. I.G. 3703.All’interno della situla 1:3. Olla ossuario (tav. 3, n. 3)Labbro svasato, collo troncoconico; corpo globu-lare schiacciato, fondo concavo. Decorazione aborchiette bronzee: fila continua sull’orlo, serie dicroci gammate sul collo e alternanza di cavallinistilizzati e cerchi crociati sulla spalla; sul corpo mo-tivo a doppio meandro continuo con “L” penden-ti contrapposte ed in basso serie di croci gamma-te a doppio contorno. Impasto semifine, superficibruno-nerastre lucidate. Ricomposta ed integrata.H 28; Ø orlo 26,6/27; Ø fondo 11. I.G. 36327.4. Ciotola - coperchio dell’olla 3 (tav. 3, n. 4)Orlo rientrante, appiattito, profonda vasca tron-coconica; fondo piano. Decorazione a borchiettebronzee: sull’orlo e in prossimità del fondo file con-tinue con “L” pendenti, sul corpo croci gammatetra file radiali; sul fondo motivo circolare. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 12; Ø orlo 31/31,5; Ø fondo9,2. I.G. 36328.

5.Tazza (tav. 3, n. 5)Profilo emisferico; sotto l’orlo decorazione incisaa doppio meandro continuo e denti di lupo; ansaa nastro sopraelevata, decorata da file di punti rea-

79

1.

2.tav. 2scala 1:8

tav. 1scala 1:8

lizzati a incisione presso il bordo leggermente rile-vato; attacco inferiore a croce, superiore a “T” ro-vesciata, entrambi fissati con chiodi ribattuti. Bron-

zo, ricomposta ed integrata. H 10,3\15; Ø orlo 17.I.G. 37042.

scala 1:4

4.

3.

5.

tav. 3

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In parte (la punta) sopra il coperchio 2 e in parte(l’immanicatura) dentro l’olla ossuario 3:6. Punteruolo (tav. 4, n. 6)Stelo a sezione circolare innestata in un elementotroncoconico in ferro. Bronzo e ferro, ricomposto.Lungh. 15,3. I.G. 37054.Sopra il coperchio 2:7. Spillone (tav. 4, n. 7)Capocchia a globetto. Bronzo, frammento. Lungh.3,7. I.G. 37055.Dentro l’olla ossuario 3 (oltre a parte del punte-ruolo n. 6):8. Pendaglio (tav. 4, n. 8)Terminante in due anelli accostati; conserva partedell’anellino di sospensione. Bronzo, intero. Lungh.3,2. I.G. 37051.9. Pendaglio (tav. 4, n. 9)Simile al n. 8; privo dell’anellino di sospensione.Bronzo, frammentario. Lungh. 3,2. I.G. 37052.10. Pendaglio (tav. 4, n. 10)A fusione piena, globulare con piccolo bottone in-feriore e anello di sospensione. Bronzo, intero.Lungh. 2,1. I.G. 37050.11.Anello (tav. 4, n. 11)A sezione triangolare, aperto con estremità so-vrapposte. Bronzo, intero. Ø 1,6. I.G. 37057.12.Anello (tav. 4, n. 12)A sezione circolare, chiuso. Bronzo, intero. Ø 1,2.I.G. 37053.13. Punteruolo (tav. 4, n. 13)A sezione quadrangolare. Bronzo, frammento.Lungh. 6. I.G. 37048.14. Punteruolo (tav. 4, n. 14)A sezione quadrangolare. Bronzo, frammento.Lungh. 4. I.G. 37049.15. Punteruolo (tav. 4, n. 15)A sezione circolare. Osso, frammentario. Lungh.7,5. I.G. 37065.Tra la parete est della tomba e il lato ovest dellasitula 1:

al di sopra dell’immanicatura dei coltelli 17 e 18:16. Cote (tav. 4, n. 16)Arenaria. Lungh. 12,7. I.G. 37045.

17. Coltello (tav. 4, n. 17)Dorso ispessito, lama serpeggiante, codolo cilin-drico sfaccettato cavo con foro passante, per l’in-nesto del manico. Bronzo, intero. Lungh. 34,5. I.G.37026.18. Coltello (tav. 4, n. 18)Simile al precedente. Bronzo, intero. Lungh. 34. I.G.37027.Ai piedi della situla 1 sul lato ovest:19.Ascia ad alette (tav. 4, n. 19)Alette strette, immanicatura dotata di occhiello peril fissaggio, spalla breve, lama trapezoidale stretta.Bronzo, intera. Lungh. 18,4. I.G. 37025.Al di sopra dell’ascia 19:20.Anello (tav. 4, n. 20)A sezione ellittica, chiuso. Bronzo, intero. Ø 2,5. I.G.37047.Tra l’ascia 19 e la situla 1:21. Punteruolo (tav. 4, n. 21)A sezione quadrangolare. Bronzo, intero. Lungh.15,7. I.G. 37046.A metà circa del lato sud della tomba,capovolto sopra la situla 23, pure capovolta:22. Lebete (tav. 5, n. 22)Profilo emisferico, orlo diritto decorato da fasciacon incisioni a scacchiera sopra un registro condenti di lupo contenuto entro due linee orizzon-tali incise; doppia ansa mobile in verga a torciglio-ne con protomi a testa d’anatra; attacchi a crocefissati con chiodi ribattuti all’interno su piastrine dibronzo. Bronzo, ricomposto ed integrato. H 13,2;Ø 26 all’orlo. I.G. 37040.23. Situla (tav. 5, n. 23)Corpo troncoconico con fondo concavo fissato alcorpo tramite ribattini, orlo in lamina ribattuta suanima di piombo; anse a maniglia, originariamenteunite al corpo da coppie di ribattini, con quattroanelli a sezione romboidale. Bronzo, ricompostaparzialmente con piccole integrazioni. H cons. 22,5.I.G. 37044.Diritta al di sotto della situla 23:24.Tazza (tav. 5, n. 24)Profilo emisferico, orlo diritto decorato da linee in-cise che delimitano una fascia decorata a denti di

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scala 1:4

scala 1:2

6.

7.

8.20.

16.

17.

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18.

12.11.10.

9.

13.

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21.

tav. 4

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22.

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tav. 5

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lupo contenuta entro due linee orizzontali incise;ansa a nastro sopraelevata decorata a linee incise,attacco inferiore trilobato, attacco superiore re-staurato in antico. Bronzo, ricomposta ed integra-ta. H 11,3/11,6; Ø 18,5. I.G. 37043.A metà circa del lato est della tomba, capovolto:25. Lebete (tav. 6, n. 25)Profilo emisferico, orlo diritto decorato da fasciacon incisioni a scacchiera sopra un registro condenti di lupo contenuto entro due linee orizzon-tali incise; doppia ansa mobile a verga sfaccettatacon attacchi a croce a sezione triangolare, fissatida chiodi ribattuti su piastrine bronzee circolari sul-la superficie interna; uno degli attacchi restaurato inantico. Bronzo, ricomposto ed integrato. H 16; Øorlo 27,5. I.G. 37041.Nell’angolo nord est, capovolto:26.Vaso situliforme (tav. 6, n. 26)Labbro svasato, collo cilindrico; corpo troncoconi-co, fondo concavo. Decorazione a borchiettebronzee interamente abrasa: fila continua sull’orloe motivo a doppio meandro continuo con“L” pen-denti sulla spalla. Impasto semifine, superfici bru-no-nerastre lucidate. Ricomposto ed integrato. H33,3; Ø orlo 24,3/25; Ø fondo 10,7. I.G. 37032.Capovolta sopra il situliforme 26:27. Grande tazza (tav. 6, n. 27)Breve labbro estroflesso, orlo appiattito, collo tron-coconico; corpo troncoconico, vasca profonda, fon-do concavo.Decorazione a borchiette bronzee:mo-tivo a meandro retto continuo destrorso sulla spal-la e pseudo rettangolo con fila mediana sull’ansa. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ri-composta ed ampiamente integrata. H 30,6/39,4; Øorlo 43,2/43,5; Ø fondo 12,2. I.G. 37023.A metà circa del lato nord:28. Olletta/bicchiere (tav. 7, n. 28)Orlo appiattito superiormente; corpo ovoidalecon traccia di pseudo presa a maniglia, fondo pia-no. Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lu-cidate. Ricomposta ed integrata. H 14,5; Ø orlo13/13,5; Ø fondo 6,2. I.G. 36348.29. Coperchio (tav. 7, n. 29)Corpo troncoconico; orlo appiattito, presa tron-

coconica. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Ricomposto. H 5,9; Ø orlo 13,6/14; Øpresa 4,2. I.G. 36346.Capovolta:30. Coppa su alto piede (tav. 7, n. 30)Orlo rientrante, vasca troncoconica; alto piede atromba. Decorazione a borchiette bronzee par-zialmente abrasa: sull’orlo fila continua con“L” pen-denti; sulla parte bassa del piede semplice fila con-tinua. Nelle aree di frattura tracce di altri motividecorativi non ben identificabili (probabilmentecroci gammate e file continue simili a quelli dellacoppa 49). Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Ricomposta ed integrata. H 34,1/34,6;Ø orlo 16,9/18; Ø fondo 13,3. I.G. 36341.Nell’angolo nord-ovest:31.Vaso situliforme (tav. 7, n. 31)Breve labbro estroflesso, collo troncoconico, spal-la distinta da una solcatura; corpo troncoconico,fondo concavo. Decorazione a borchiette bron-zee: fila continua sull’orlo, motivo a doppio mean-dro continuo sulla spalla con “L” pendenti con-trapposte. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Ricomposto ed integrato. H 27; Ø or-lo 22,5; Ø fondo 10,3. I.G. 36332.All’interno del vaso 31, sul fondo:32.Tazza (tav. 7, n. 32)Breve labbro lievemente estroflesso, ansa a nastrosopraelevata, collo cilindrico; profonda vasca tron-coconica, fondo concavo. Decorazione a bor-chiette bronzee: fila continua sulla spalla con “L”pendenti; motivo a “T” capovolta sull’ansa. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 10,7/14,6; Ø orlo 13,5/14; Øfondo 5,3. I.G. 36354.All’interno della tazza 32: quattro tazzine tra len. 33, 37, 38, 39, 43 (la rimanente era collocatasopra). Sopra la tazza 32, sempre dentro ilsituliforme 31: tazzine 34, 35, 36, 40, 41, 42.33.Tazzina (tav. 7, n. 33)Collo cilindrico, spalla prominente; ansa a nastrosopraelevata, vasca schiacciata lenticolare, fondoconcavo. Decorazione a borchiette bronzee: filacontinua sulla spalla; motivo a triangolo sull’ansa.

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scala 1:427.

tav. 6

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25.

scala 1:4

29.

tav. 7

30. 28.

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34.33.

32.

35.36.

37.

38.

39.

45.40.

41.

42. 43.

44.

Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucida-te. Integra. H 3,9/6,2; Ø orlo 8/8,2; Ø fondo 2,4.I.G. 36374.34.Tazzina (tav. 7, n. 34)Simile alla precedente, ma con collo troncoconi-co. Integra. H 4,2/6,2; Ø orlo 8/8,5; Ø fondo 2,5.I.G. 36372.35.Tazzina (tav. 7, n. 35)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H4,1/6; Ø orlo 7,9/8,2; Ø fondo 2,6. I.G. 36373.36.Tazzina (tav. 7, n. 36)Simile alla precedente. Integra. H 4,6/7,5; Ø 8,6/8,9;Ø fondo 2,7. I.G. 36376.37.Tazzina (tav. 7, n. 37)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H4,8/7,2; Ø orlo 8,2/8,5; Ø fondo 3. I.G. 36375.38.Tazzina (tav. 7, n. 38)Simile alla precedente, ma con labbro lievementeestroflesso. Ricomposta ed integrata. H 4,9/6,6. Øorlo 9,1/9,6; Ø fondo 3. I.G. 36367.39.Tazzina (tav. 7, n. 39)Simile alla precedente. Integra. H 5/6,7; Ø orlo8,7/8,8; Ø fondo 2,5. I.G. 36386.40.Tazzina (tav. 7, n. 40)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H5/7,2; Ø orlo 8,8/9,6; Ø fondo 2,4. I.G. 36383.41.Tazzina (tav. 7, n. 41)Collo troncoconico svasato, corpo lenticolare; an-

sa a nastro sopraelevata, fondo concavo. Decora-zione a borchiette bronzee abrasa: due file conti-nue sulla spalla; motivo a “T” capovolta sull’ansa.Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucida-te. Ricomposta e parzialmente integrata. H 5; Øorlo 7,7/8; Ø fondo 3,3. I.G. 36381.42.Tazzina (tav. 7, n. 42)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H4,8/7; Ø orlo 8/8,1; Ø fondo 2,4. I.G. 36365.43.Tazzina (tav. 7, n. 43)Simile alla precedente, ma con un’unica fila di bor-chiette sulla spalla. Ricomposta ed integrata. H4,5/7,1; Ø orlo 7,2/7,3; Ø fondo 2,5. I.G. 36363.44. Olletta situliforme (tav. 7, n. 44)Orlo assottigliato, collo troncoconico distinto, cor-po ovoidale; fondo piano. Impasto semifine, super-fici bruno-nerastre lucidate. Ricomposta ed inte-grata. H 9,7/10; Ø orlo 9,2; Ø fondo 5,4. I.G.36350.45. Coperchio (tav. 7, n. 45)Corpo troncoconico, presa troncoconica. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posto ed integrato. H 4,5/4,6; Ø orlo 11,6; Ø pre-sa 4,1. I.G. 36347.All’interno del vaso 31, tra la parete e la tazza 32,in verticale:46. Colino (tav. 8, n. 46)Vasca poco profonda, manico formato da due ver-

scala 1:2

tav. 8

46.92.

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ghette con terminazioni appiattite unite alla vascada chiodi ribattuti. Bronzo, parzialmente integrato.Lungh. 14,4; Ø vasca 8. I.G. 14035.92. Manico di colino (tav. 8, n. 92)Formato da due verghe attorcigliate con termina-zioni appiattite con chiodi ribattuti. Bronzo, fram-mento. Lungh. 3,3. I.G. 14034.A metà circa della parete ovest, capovolto:47.Vaso situliforme (tav. 9, n. 47)Breve labbro estroflesso, collo troncoconico; cor-po troncoconico, fondo concavo. Decorazione aborchiette bronzee: fila continua sull’orlo, motivoa doppio meandro continuo sulla spalla con “L”pendenti contrapposte; a metà corpo fila continuacon inframezzati cerchi con borchietta centrale esotto cinque cavallini stilizzati su fila continua. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate.Ricomposto ed integrato. H 21; Ø orlo 17,5/18; Øfondo 7,4. I.G. 36333.Al centro della sepoltura:48.Vaso situliforme (tav. 9, n. 48)Breve labbro estroflesso, collo troncoconico; spal-la distinta da una leggera solcatura, corpo tronco-conico, fondo concavo. Decorazione a borchiettebronzee: fila continua sull’orlo, motivo a doppiomeandro continuo sulla spalla con “L” pendenticontrapposte. Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricomposto ed integrato. H 24,8;Ø orlo 19,4/20; Ø fondo 8,8. I.G. 36334.Capovolta fungeva da coperchio del vaso 48:49. Coppa su alto piede (tav. 9, n. 49)Orlo rientrante, vasca troncoconica; alto piede atromba. Decorazione a borchiette bronzee: sul-l’orlo fila continua con “L” pendenti; sulla parte al-ta del piede fila continua con sotto croci gamma-te, sulla parte bassa semplice fila continua. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta. H 35,5/36; Ø orlo 17,2/17,5; Ø fondo 12,2.I.G. 36340.All’interno del situliforme 48:50.Tazzina senza ansa (tav. 9, n. 50)Collo cilindrico, spalla prominente; vasca schiaccia-ta, fondo concavo. Decorazione a borchiette bron-zee: fila continua sulla spalla. Impasto semifine, su-

perfici bruno-nerastre lucidate. Ricomposta. H 4,6;Ø orlo 10,4; Ø fondo 2,9. I.G. 36357.51.Tazzina senza ansa (tav. 9, n. 51)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H4,4/4,8; Ø orlo 10,4; Ø fondo 3,2. I.G. 36358.52.Tazzina (tav. 9, n. 52)Collo cilindrico, spalla prominente; ansa a nastrosopraelevata, profonda vasca troncoconica, fondoconcavo. Decorazione a borchiette bronzee: filacontinua sulla spalla, sul corpo due cavallini stilizzatitra motivi cruciformi e circolari con borchiettacentrale; motivo a “T” capovolta sull’ansa. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 6,4/6,6/8,9; Ø orlo 8,6/8,2; Øfondo 3,2. I.G. 36378.53.Tazzina (tav. 9, n. 53)Collo troncoconico, spalla prominente; ansa a na-stro sopraelevata, vasca schiacciata lenticolare, fon-do concavo. Decorazione a borchiette bronzee: fi-la continua sulla spalla; motivo a triangolo sull’ansa.Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucida-te. Integra. H 4,8/7,1; Ø orlo 8,3/8,7; Ø fondo 2,5.I.G. 36385.54.Tazzina (tav. 9, n. 54)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Ricomposta ed integrata. H 4,7/6,7; Ø orlo8,6/8,7; Ø fondo 2,7. I.G. 36382.55.Tazzina (tav. 9, n. 55)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Frammentaria. H 4,8/6,6; Ø orlo 8,7/9,2; Ø fon-do 2,5. I.G. 36366.56.Tazzina (tav. 9, n. 56)Simile alla precedente. Ricomposta ed integrata. H4,4/4,7/6,7. Ø orlo 9,6/9,9; Ø fondo 3. I.G. 36361.57.Tazzina (tav. 9, n. 57)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Ricomposta ed integrata. H 4,9/7,2; Ø orlo8,6/8,9; Ø fondo 2,6. I.G. 36384.58.Tazzina (tav. 9, n. 58)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Ricomposta ed integrata. H 4,7/7; Ø orlo9,1/9,3; Ø fondo 2,9. I.G. 36377.59.Tazzina (tav. 9, n. 59)Collo troncoconico svasato, corpo lenticolare; an-

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scala 1:4

tav. 9

47.

48.

50. 51.

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56.55.

57. 58. 59.

49.

sa a nastro sopraelevata, fondo concavo. Decora-zione a borchiette bronzee: due file continue sullaspalla; motivo “ad ancora” sull’ansa. Impasto semi-fine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricompostaed integrata. H 4,5/7,6; Ø orlo 8,3/8,5; Ø fondo3,3. I.G. 36362.Posava diritto sopra il fondo del vaso 47:60. Coppa a due bracci (tav. 10, n. 60)Alto piede a tromba biforcato in due bracci chesorreggono due coppe ad ampia vasca troncoco-nica arcuata: la prima con orlo rientrante, la se-conda con orlo a profilo continuo e dotata di 3pieducci troncoconici. Decorazione a borchiettebronzee: file continue sugli orli delle coppe e filacontinua sulla parte alta dell’alto piede. Impasto se-mifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 31,8/33,1; Ø orli 16,2/17,3,16,8/17,8; Ø fondo 13,7. I.G. 36339.A sud del vaso 47 e verso l’angolo sud-ovest,capovolto:61.Vaso situliforme (tav. 10, n. 61)Breve labbro estroflesso, collo cilindrico; corpotroncoconico, fondo concavo. Decorazione a bor-chiette bronzee: fila continua sull’orlo, motivo adoppio meandro continuo sulla spalla con “L” pen-denti contrapposte; sul corpo croci gammate al-ternate a motivi circolari con borchietta centrale.Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucida-te. Integro. H 16,8/17,1; Ø orlo 15,1/16; Ø fondo7,4. I.G. 36329.Al di sopra del vaso 61, pure capovolta:62.Tazza (tav. 10, n. 62)Labbro svasato, collo troncoconico; ansa a nastrosopraelevata, spalla distinta da una solcatura; corpoglobulare schiacciato, fondo concavo. Decorazionea borchiette bronzee: fila continua sulla spalla con“T” capovolte pendenti; sull’ansa “T” capovolta. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ri-composta ed integrata. H 13,6/13,9/17,9; Ø orlo14,7/15,7; Ø fondo 6,8. I.G. 36352.Sul fondo del situliforme 61 capovolto:63. Fusaiola (tav. 10, n. 63)Biconica. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Integra. H 1,7; Ø 2,6. I.G. 37035.

64. Fusaiola (tav. 10, n. 64)Biconica. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Integra. H 1; Ø 1,6. I.G. 37036.A est del vaso 61, verso il centro della sepoltura,capovolto:65.Vaso situliforme (tav. 10, n. 65)Breve labbro estroflesso, collo troncoconico; spal-la distinta, corpo troncoconico, fondo concavo. De-corazione a borchiette bronzee: fila continua sul-l’orlo, motivo a doppio meandro continuo sullaspalla con “L” pendenti contrapposte. Impasto se-mifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posto ed integrato. H 23,1; Ø orlo 19,6/20; Ø fon-do 8,7. I.G. 36335.Nei pressi del vaso 65:66. Doppiere (tav. 11, n. 66)Ampia base svasata sub circolare da cui si dipar-tono due bracci cilindrici cavi con terminazioni avaso globulare schiacciato e labbro estroflesso. In-teramente decorato con borchiette bronzee: sul-la base elaborati motivi con croci gammate mean-driformi unite, meandri e quattro borchie di di-mensioni maggiori in posizioni simmetriche; suibracci croci gammate meandriformi, file e linee condiversi orientamenti intersecate tra loro; sulle ter-minazioni superiori, a vaso, fila continua di bor-chiette sull’orlo e motivo a doppio meandro con-tinuo con“L” pendenti contrapposte sul corpo. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate.Ricomposto ed integrato. H 37,6/38,1, 37,1/37,3;Ø orli 9,6, 9,6; Ø fondo 16,1/17. I.G. 36337.67. Doppiere (tav. 12, n. 67)Simile al precedente. Ricca decorazione a bor-chiette bronzee quasi completamente abrasa: sul-la base fila continua, motivo a doppio meandrocontinuo e quattro grandi cerchi crociati; sui brac-ci croci gammate meandriformi, file e linee con di-versi orientamenti intersecate tra loro; sulle ter-minazioni superiori, a vaso, fila continua di bor-chiette sull’orlo e motivo a doppio meandro con-tinuo con“L” pendenti contrapposte sul corpo. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate.Ricomposto parzialmente. H parte inferiore 25,5;h parti superiori 10,7, 12,2; Ø orli 7,5, 7,7; Ø fon-

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scala 1:4

tav. 10

61.

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65.

62.

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scala 1:4

tav. 11

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scala 1:4

tav. 12

67.

do 16,1/16,2. I.G. 36338.68. Cista (tav. 14, n. 68)Orlo appiattito, corpo troncoconico cordo-nato sostenuto da quattro alti piedi a fasciaa sezione rettangolare. Decorazione a bor-chiette bronzee in parte abrasa: fila continuasull’orlo; sul corpo in basso motivo a falsomeandro continuo, in alto linee continue sutre dei cordoni; sui piedi croci gammate emotivi a tre borchie. Impasto semifine, su-perfici bruno-nerastre lucidate. Ricompostaed integrata. H 32,4/32,7; Ø orlo 25,4/26.I.G. 36336.Nell’angolo sud-ovest:69. Grande coppa su alto piede (tav. 13, n.69)

Alto piede a tromba, orlo rien-trante; vasca troncoconica ar-cuata raccordata al piede trami-te quattro elementi di sostegnoin canna palustre alloggiati in 8appositi innesti troncoconici. I so-stegni sono rivestiti da una so-stanza bitumosa – resinosa, uti-lizzata anche come collante al-l’interno degli alloggiamenti degliinnesti. I due elementi ancoraparzialmente conservati presen-tano tracce indicanti una origina-ria decorazione a fasce, realizza-ta probabilmente mediante la-melle metalliche sovrapplicate;impronte di una decorazioneanaloga, con motivi a linea e azig-zag, sono evidenti anche sul-l’alto piede. Decorazione a bor-chiette bronzee: fila continua con“L” pendenti sull’orlo e file conti-nue semplici all’estremità e allametà dell’alto piede. Impasto se-

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69.

tav. 13

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scala 1:2

mifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 37,7/38,8; Ø orlo 33,4/35; Øfondo 18,2. I.G. 36343.Fungeva da coperchio della coppa 69:70. Coperchio (tav. 13, n. 70)Corpo troncoconico; presa troncoconica. Deco-razione a borchiette bronzee: fila continua sul mar-gine della presa e sull’orlo; motivo a falso mean-dro continuo e fila continua con “L” pendenti sullavasca. Impasto semifine, superfici bruno-nerastrelucidate. Ricomposto ed integrato. H 12; Ø presa6,6; Ø orlo 35,2. I.G. 36342.All’interno della coppa 69:71. Olletta (tav. 14, n. 71)Orlo appiattito superiormente, collo troncoconico;accenno di spalla con tre piccole costolature di-sposte simmetricamente; corpo globulare, fondopiano. Decorazione a borchiette bronzee: lineacontinua con “L” pendenti sulla spalla. Impasto se-mifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posta ed integrata. H 12,5/12,6; Ø orlo 12,7/13; Øfondo 6,2. I.G. 36351.72. Coperchio dell’olletta 71 (tav. 14, n. 72)Corpo troncoconico, presa troncoconica. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posto ed integrato. H 7; Ø presa 4; Ø orlo 14,4.I.G. 36345.73. Olletta/bicchiere (tav. 14, n. 73)Orlo appiattito superiormente, corpo ovoidale,fondo piano. Pseudo presa semicircolare sotto l’or-lo, decorato da borchiette bronzee distanziate. Im-pasto semifine, superfici bruno-nerastre lucidate.Ricomposta ed integrata. H 11,5; Ø orlo 10,8/11,2;Ø fondo 5,5. I.G. 36349.74. Coperchio dell’olletta/bicchiere 73 (tav. 14, n. 74)Corpo troncoconico; presa troncoconica. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ricom-posto ed integrato. H 6,5/6,9; Ø presa 4,9; Ø orlo14,4/15. I.G. 36344.75.Tazzina senza ansa (tav. 14, n. 75)Collo cilindrico, spalla prominente; vasca schiaccia-ta, fondo concavo. Decorazione a borchiette bron-zee: fila continua sulla spalla. Impasto semifine, su-perfici bruno-nerastre lucidate. Ricomposta. H 4,9;

Ø orlo 10,9; Ø fondo 3,1. I.G. 36355.76.Tazzina senza ansa (tav. 14, n. 76)Simile alla precedente. Ricomposta. H 4,9; Ø orlo10,2; Ø fondo 3,2. I.G. 36356.77.Tazzina (tav. 14, n. 77)Collo troncoconico, spalla prominente; ansa a na-stro sopraelevata, vasca schiacciata lenticolare, fon-do concavo. Decorazione a borchiette bronzee: fi-la continua sulla spalla; motivo a triangolo sull’ansa.Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lucida-te. Ricomposta. H 4,8/7,5; Ø orlo 8,6/8,9; Ø fondo2,4. I.G. 36360.78.Tazzina (tav. 14, n. 78)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Ricomposta. H 4,8/7,4; Ø orlo 8,5/8,7; Ø fondo2,4. I.G. 36364.79.Tazzina (tav. 14, n. 79)Simile alla precedente, ma con decorazione abra-sa. Ricomposta. H 5/7; Ø orlo 8,7/9,1; Ø fondo 2,6.I.G. 36379.80.Tazzina (tav. 14, n. 80)Simile alla precedente. Ricomposta. H 4,8/7; Ø or-lo 8,8/9,2; Ø fondo 2,5. I.G. 36380.81.Tazzina (tav. 14, n. 81)Collo troncoconico svasato, corpo lenticolare; an-sa a nastro sopraelevata. Decorazione a borchiet-te bronzee: sulla spalla fila continua da cui si dipar-tono motivi ad “L”; sull’ansa motivo a “T” capovol-ta. Impasto semifine, superfici bruno-nerastre luci-date. Ricomposta e parzialmente integrata. H 6,1;Ø orlo 8,2/8,8. I.G. 36369.82. Fusaiola (tav. 14, n. 82)Biconica. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Integra. H 2; Ø 2,3. I.G. 37034.83.Astragalo di bovide (tav. 14, n. 83)Forato al centro; traccia di altri due fori alle estre-mità. Frammentario. Lungh. 6,5; largh. 4,2. I.G.37033.Nell’angolo ovest, in frammenti:84.Tazza (tav. 15, n. 84)Collo cilindrico, ansa a nastro sopraelevata; pro-fonda vasca troncoconica, fondo concavo. Deco-razione a borchiette bronzee parzialmente abra-

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scala 1:4tav. 14

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sa: fila continua sulla spalla; sull’ansa motivo a “T”capovolta, intersecata da due corte linee orizzon-tali. Impasto semifine, superfici bruno-nerastre lu-cidate. Ricomposta ed integrata. H 11/14,7; Ø or-lo 13,6/14,3; Ø fondo 6,3. I.G. 36353.85.Tazzina (tav. 15, n. 85)Collo troncoconico svasato, corpo lenticolare; an-sa a nastro sopraelevata, fondo concavo. Decora-zione a borchiette bronzee: due file continue sul-la spalla; motivo a “T” capovolta sull’ansa. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ri-composta ed integrata. H 4,5/7,3; Ø orlo 7,7/8; Øfondo 2,7. I.G. 36368.86.Tazzina (tav. 15, n. 86)Collo cilindrico, spalla prominente; vasca schiac-ciata, fondo concavo. Decorazione a borchiettebronzee abrasa: fila continua sulla spalla. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ri-composta e parzialmente integrata. H 3,5/3,7; Øorlo 7,9; Ø fondo 3. I.G. 36359.87.Tazzina (tav. 15, n. 87)Collo cilindrico, spalla prominente; profonda va-sca troncoconica. Decorazione a borchiette bron-zee abrasa: fila continua sulla spalla, motivo a “T”capovolta sull’ansa. Impasto semifine, superfici bru-no-nerastre lucidate. Ricomposta e parzialmenteintegrata. H 6,9; Ø orlo 7,6/8. I.G. 36370.88.Tazzina (tav. 15, n. 88)Collo cilindrico, spalla prominente; vasca schiac-ciata, fondo concavo. Decorazione a borchiettebronzee abrasa: fila continua sulla spalla. Impastosemifine, superfici bruno-nerastre lucidate. Ri-composta parzialmente. H 4,7; Ø orlo 9,4; Ø fon-do 2,6. I.G. 37462.Nell’angolo nord est, al di sotto del vaso 26e della grande tazza 27:89. Grande tazza (tav. 15, n. 89)Breve labbro lievemente svasato, collo cilindrico;corpo lenticolare molto schiacciato, vasca ampia,fondo piano. Decorazione a borchiette bronzee:motivo a doppio meandro continuo sulla spalla

con “L” pendenti contrapposte; croci gammate sul-la vasca. Impasto semifine, superfici bruno-nera-stre lucidate. Ricomposta parzialmente. H 16; Øorlo 48; Ø fondo 13. I.G. 345646.90. Olla (tav. 15, n. 90)Labbro svasato, collo troncoconico; corpo globu-lare schiacciato, fondo concavo. Decorazione aborchie bronzee: fila continua su orlo e collo, mo-tivo a doppio meandro continuo sulla spalla; al-ternanza di cavallini stilizzati e cerchi crociati sulcorpo. Impasto semifine, superfici bruno-nerastrelucidate. In frammenti parzialmente ricomponibili.H 27,5; Ø orlo 26,4; Ø fondo 10. I.G. 345647.91. Ciotola – coperchio (tav. 15, n. 91)Orlo rientrante, ampia vasca troncoconica; fondopiano. Decorazione a borchiette bronzee: sull’or-lo fila continua con “L” pendenti. Impasto semifine,superfici bruno-nerastre lucidate. Ricomposta par-zialmente. H 9,5; Ø orlo 30; Ø fondo 8. I.G.345648.92. Manico di colino (tav. 8, n. 92)Descritto a seguito del n. 46.

Sono infine riferibili al corredo alcuni frammentidi vasi non localizzabili in pianta tra cui si distin-guono:1 orlo, 3 fondi e 2 anse relativi a tazzine; 1 orlo dicoperchio, 1 orlo di olla e 2 pareti con piccole bu-gne; svariati frammenti di pareti non attribuibili aforme specifiche con e senza decorazioni a bor-chiette bronzee.Inoltre sono stati rinvenuti in Museo all’interno delvaso situliforme 61:12 piccoli frammenti di ambra (dimensioni com-prese tra 0,3 e 1,3).

Luca Millo,Andrea Nardo

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Analisi dei resti ossei cremati

Descrizione136

Reperti scheletrici combusti pressoché com-pletamente, provenienti sia dall’interno del-l’ossuario che dall’esterno, appartenenti concertezza sempre alla stessa tomba. Il numerominimo di individui in questo caso è determi-nato dalla presenza di tre rocche petrose deltemporale. Più incerta è la determinazione delsesso per entrambi visto la scarsità del mate-riale presente, si ipotizza la presenza di un sog-getto più robusto, forse di sesso maschile, e unindividuo più gracile e/o adulto-giovane. Sonoben visibili sui frammenti ossei le deformazio-ni tipiche di una cremazione avvenuta subitodopo la morte. La descrizione dei resti osseiqui di seguito riportata viene fatta mantenen-do in ogni caso i due gruppi separati.Cranio (int. ossuario): pochi frammenti di tecacranica di notevole spessore (1a: 7.3 mm sec.Gejvall). Si riconosce un frammento di roccapetrosa di temporale con il foro acustico, par-te di occipitale con le linee nucali in rilievo, unframmento di frontale a livello dell’orbita.

Cranio (fuori ossuario): dodici frammenti di te-ca cranica (1a: 4.8 mm sec. Gejvall), in due so-no ben visibili le suture con aspetto dentella-to non ancora saldate, due rocche petrose deltemporale con il foro acustico, parte di uncondilo mandibolare, parte di una radice dimolare combusto di un individuo adulto.Post-craniale (int. ossuario): rappresentato daframmenti diafisari di ossa lunghe, anche di no-tevole spessore. Riconoscibili alcuni frammen-ti di diafisi omerale (3c: 5.2 mm sec. Gejvall), fe-morale (2: 5.6 mm sec. Gejvall), del primo me-tacarpo con estremità distale saldata comple-tamente, che per spessore e dimensioni sonoattribuibili ad un individuo adulto; infine si ri-conosce un frammento di osso spugnoso.Post-craniale (fuori ossuario): rappresentato daframmenti diafisari di ossa lunghe (un fram-mento di omero con un resto bronzeo attac-cato fuso durante il rito), si apprezza parte diun radio con capitello completamente saldato.Inoltre sono presenti: un frammento di scapo-la, parte di una vertebra toracica, frammentodi coxale comprendente la cavità acetabolare,

anno e luogo di scavo 1974,ViaTiepolo, Padova.individui 2colori bianco, grigio, blu, nerogrado combustione completa (IV sec. Shipman, 645°-940°C)peso totale 430 grpeso frr. > 20 mm 220 grpeso frr. < 20 mm 160 grpeso frr. cranio 60 grpeso frr. post-craniali 370 grmisura fr. mass. 50.1 mm (int. ossuario), 43 mm (fuori ossuario)sesso incertoetà entrambi adulti

parte di testa omerale e un altro frammentodi testa omerale o femorale, parte di tibia a li-vello della tuberosità, parte di uno scafoide,una falangetta di piede non integra, qualcheframmento di osso spugnoso.Conclusioni: resti ossei combusti, nell’insiemepiuttosto scarsi visto che appartengono a dueindividui adulti, il sesso è di difficile interpreta-zione proprio per la scarsità del materiale pre-sente. Si può ipotizzare, la presenza di un in-dividuo più robusto forse di sesso maschile eun individuo più gracile forse di sesso femmi-nile.

Nicoletta Onisto

Conclusioni

La tomba dei vasi borchiati rappresenta uncontesto funerario eccezionale, pertinente aduna coppia sepolta sullo scorcio dell’VIII seco-lo a.C., per la quale non esistono confrontiequiparabili a Padova, nonostante le molte se-polture venute alla luce dall’anno della sua sco-perta ad oggi. Anche in ambito atestino l’uni-co contesto paragonabile si può indicare nel-la tomba 236 della Casa di Ricovero, pure per-tinente ad una coppia. La sostanziale unicità diqueste sepolture nel panorama dei rispettivicentri corrobora la loro natura principesca,adeguata ai membri di una famiglia che detie-ne il controllo del potere in senso economico,politico e probabilmente anche religioso. Que-sti contesti, quindi, rivelano il pieno inserimen-to delle società patavina ed atestina nei pro-cessi di affermazione delle aristocrazie, propriedell’orientalizzante etrusco ed italico.

In questo quadro sociale, la tomba patavinalascia trasparire una autonoma elaborazionedei modelli di monumentalità e di ritualità, chele consente di emergere e distinguersi nel pa-

norama funerario coevo. La scelta monumen-tale della struttura comporta uno sforzo eco-nomico ed organizzativo per l’accurata sele-zione dei materiali, orientata verso la trachiteeuganea, proveniente da un ambito di ap-provvigionamento non strettamente patavino.È ipotizzabile, infatti, che in questo periodo ilcontrollo delle cave di trachite del compartocollinare euganeo possa essere di pertinenzaatestina piuttosto che patavina, nel quadro del-la spartizione della gestione delle risorse ter-ritoriali. La struttura sepolcrale implica inoltreanche una significativa progettualità, risultandogià dimensionata in previsione della deposi-zione della coppia.

L’adozione di una ritualità complessa in que-sto funerale trova il suo apice nella riunifica-zione dei resti combusti dei due individui in ununico ossuario, a seguito della riapertura delsepolcro, probabilmente segnalato all’ester-no137. Tale rituale, già noto a Padova e a Estedalla fine del VII secolo a.C.138, trova qui unasua precoce attestazione, mentre nella coevatomba Ricovero 236 di Este gli ossuari dellacoppia sono, almeno apparentemente, sepa-rati. Una possibile commistione dei resti com-busti è invece ipotizzabile nella tomba atestina143 della Casa di Ricovero, contesto funerariodi una coppia con caratteristiche principe-sche139. La cerimonia di riunificazione dei restidegli individui conferma l’importanza del nu-cleo familiare capostipite di una discendenzarilevante per la formazione del rango che avràampio spazio di inferenza politica. In questaprospettiva i due defunti rivestono un’impor-tanza simile e forse complementare, con unasignificativa legittimazione anche della figurafemminile. In accordo con questa comprima-rietà delle prerogative femminili figura il setbronzeo da libagione e anche il prestigio del-

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la grande coppa che conservava il servizio fit-tile. Questo esemplare di coppa impreziositodalla decorazione a lamelle di stagno, in unaredazione precoce140, presenta una tecnologiapolimaterica anche per l’inserimento di cannepalustri tra il bacino e il piede, costituendo ununicum dal punto di vista tecnologico e for-male. La presenza dei quattro sostegni, costi-tuiti dalle canne palustri ricoperte da una so-stanza bituminosa, si può idealmente accosta-re ai più tardi ed elaborati calici etruschi consostegni anche antropomorfi141.

La complessità delle pratiche funerarie rin-via all’acquisizione di un modello cerimonialedi stampo omerico e culmina con la simbolicarappresentazione del/i defunto/i attraverso lavestizione della situla Kurd con un tessuto, fer-mato da spillone e punteruolo al di sopra del-lo scudo142.All’interno del corredo, le compo-nenti metalliche e fittili risultano complementaria documentare una fastosa cerimonia di liba-gione, che sottintende la potestà della redistri-buzione delle bevande fermentate, prerogativadei personaggi di rango nella società. È in que-sti servizi che si intravede anche il complessointreccio di interessi economici a largo raggio,su cui si fondava l’emergere del potere socio-economico alla base della qualificazione aristo-cratica del nucleo familiare. Contatti con ilmondo transalpino sono espressi dai set dicontenitori bronzei, mentre un riferimento almondo etrusco-italico si può identificare nelloscudo e nelle insegne (ascia e coltelli); più con-notata in senso locale la componente cerami-ca. Si evidenzia così un insieme in cui la matri-ce ideologica, improntata ai moduli del mondoculturale etrusco, si declina anche con l’utilizzodi beni di prestigio di provenienza settentrio-nale. La circolazione di beni di lusso in questoperiodo è da ricondurre con ogni probabilità

ad un’economia di prestigio gestita dalle ari-stocrazie nel momento della formazione deicentri protourbani143. Il quadro di riferimentodei modelli di scambio prevede la diffusione diquesti oggetti prestigiosi nella sfera del dono,declinata tra i doni reciproci tra rappresentan-ti delle èlites, i doni votivi, i bottini di guerra equelli in palio negli agoni144, se non in transa-zioni già pregne di significato economico, checostituiscono forme embrionali di mercato145.

La tesaurizzazione dei beni metallici attra-verso la deposizione nella sepoltura, che di fat-to li sottrae all’uso e alla circolazione, aumen-tandone la funzione ostentatoria, sembra co-stituire l’apice dello sfoggio del potere econo-mico e del prestigio di queste aristocrazie146,nel delicato momento della rinegoziazione so-ciale che ha luogo nel corso della cerimoniafunebre anche attraverso la sua complessasimbologia147.

I defunti e i membri della famiglia coinvoltiin questa cerimonia rappresentano individuiemergenti nel corpo sociale, con probabili fun-zioni politiche; la fastosità della tomba non tro-va confronto in altre sepolture patavine se nonin alcuni esempi, simili ma comunque meno ri-levanti, come la tomba del Re, appena più an-tica, e la tomba 62A di viaTiepolo, di poco piùrecente148. Nella necropoli patavina orientalel’ubicazione di queste sepolture, la più occi-dentale delle quali è la tomba del Re, la piùorientale la tomba 62A di viaTiepolo, mentrela tomba dei vasi borchiati si colloca in posi-zione quasi centrale, lascia intravvedere ancheuna “geografia del potere”149 nell’occupazionedegli spazi necropolari, con una probabile pro-gressiva occupazione delle aree destinate allacittà dei morti da parte dei nuclei dominanti.

Mariolina Gamba, Giovanna Gambacurta

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Note

1 Giovanni Battista Frescura è stato assistente di scavo nella Soprintendenza tra la fine degli anni ‘50 e gli anni ‘70del secolo scorso, lavorando a lungo al fianco di Giulia Fogolari.

2 Padova Preromana 1976, pp. 248-258.3 CHIECO BIANCHI 1988, pp. 35-36.4 Este I 1985;VANZETTI 1992; CAPUIS 1993, pp. 76-84; 122-135; Adige ridente 1998, pp. 75-99; NASCIMBENE

2003, pp. 33-44; LEONARDI 2004; Este II 2006.5 Il riscontro dei materiali, la nuova documentazione grafica e la loro digitalizzazione, oltre alla stesura del nuovo

catalogo, si devono a Luca Millo e a Andrea Nardo, rispettivamente per i materiali fittili e metallici. Il disegno e la lu-cidatura dei fittili sono stati eseguiti da Luca Millo. I bronzi n. 5, 22, 46, 92, sono stati disegnati da Luca Millo e lucida-ti da Andrea Nardo. I disegni dei vasi in bronzo nn. 1, 2, 23, 24, 25 sono di Ralph Schwartz, quelli dei reperti metal-lici o ossei, nn. 6-15, 17-21 di Giuseppe Penello; la lucidatura è di Andrea Nardo. Le foto dei nn. 16, 83, quella rico-struttiva del doppiere 66 con le due tazze e in generale la rielaborazione della documentazione grafica dei repertisono ad opera di Luca Millo. L’elaborazione della pianta di scavo di G.B. Frescura è stata realizzata da SilviaTinazzoche ringraziamo per la pazienza e la disponibilità. In tutta l’operazione è stata preziosa la collaborazione di DanieleBuso, della Soprintendenza per i beni archeologici delVeneto, nella ricerca dei materiali conservati in magazzino dal-l’epoca dello scavo, e di FrancescaVeronese e Alessandro Ceccotto, del Museo Civico agli Eremitani di Padova, peraver favorito le operazioni di controllo e disegno dei materiali esposti. La campagna fotografica si deve a Claudio Mel-la della Soprintendenza per i beni archeologici delVeneto.

6 Città invisibile 2005, necropoli, punti 18 e 25, pp. 166-167; i principali corredi del recupero effettuato dal dottorFregonese e degli scavi Frescura sono stati editi in Padova preromana 1976, pp. 244-296; uno studio complessivo sultratto di necropoli scavata da Frescura è in corso da parte di Carla Pirazzini in relazione ad un progetto vincitoredel Premio “Giulia Fogolari” 2008.

7 I materiali della tomba 1 e 2, parzialmente confusi all’atto del rinvenimento e non ancora restaurati, sono statiriconsiderati per questa occasione da M.G. Grotto che ne sta curando la catalogazione e lo studio.

8 Gli oggetti del corredo sono presentati con la medesima numerazione proposta nel catalogo Padova Preroma-na 1976, nella prima edizione della tomba. Gli oggetti di nuova identificazione sono aggiunti di seguito a partire daln. 89.

9 Per il problema della “vestizione” dell’ossuario e della presenza di tessuti nelle sepolture, cfr. CHIECO BIAN-CHI 1987, fig. 59, p. 233;VANZETTI 1992, pp. 176-177; Adige ridente 1998, pp. 93-94, figg. 39-40; per i problemi deitessuti antichi, MASPERO 1998; von ELES 2002, pp. 192-220.

10 CHIECO BIANCHI 1988, p. 35.11 Gli esempi più significativi, come si deduce dalle numerose annotazioni di Frescura, sono costituiti da alcuni re-

perti bronzei, come la grande situla Kurd e il lebete 25. Nella situla di tipo Kurd Frescura registra come una ano-malia il fatto che la lamina di fondo sia rialzata di 4 cm rispetto al punto di appoggio delle pareti lungo la circonfe-renza basale (fig. 24); il lebete 25 capovolto poggia ad una quota di - m 2,37, di 4 cm più bassa rispetto alla testa delbattipalo centrale (- m 2,33).

12 Presentano trachiti tutto intorno alla cassetta: necropoli Casa di Ricovero: Este I 1985, tomba 131, p. 44; tom-ba 138, p. 52 e fig. 7, p. 30; tomba 140, p. 57 e fig. 6, p. 28; tomba 150, p. 99; tomba 205, p. 197; necropoli Alfonsi: EsteI 1985, tomba I, p. 373; necropoli Casa di Ricovero, scavo 1983-1993: Adige ridente 1998, tb. 128, figg. 1 e 3; necro-poli Benvenuti: Este II 2006, tomba 59, p. 64; tomba 60, p. 66; tomba 66, p. 86; tomba 85, p. 146; tomba 94, p. 177;tomba 122, p. 267, p. 274, tav.VII,12; presentano trachiti solo in corrispondenza dei lati brevi della cassetta: necro-poli Benvenuti: Este II 2006, tomba 111, p. 229; tomba 113, p. 237; presentano trachiti solo sopra il coperchio dellacassetta: necropoli Casa di Ricovero: Este I 1985, tomba 212, p. 211; tomba 219, p. 229; necropoli Benvenuti: Este II2006, tomba 69, p. 91; tomba 83, p. 189.

13 Adige ridente 1998, pp. 18-19; fig. 2, tumuli Tr.A,Tr. B,Tr. E.14 CAPUIS 1986, c. 80;CHIECO BIANCHI 1988, pp. 35-36; per la necropoli meridionale di Padova,GAMBA,TUZ-

ZATO 2008, p. 65.

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15 CAPUIS 1986, c. 81; CERCHIAI 1988, p. 107; Principi etruschi 2000,Tomba del Duce diVetulonia, pp. 176-190,n. 156.

16 BARTOLONI 2000, p. 165; IAIA 2005.17 Padova preromana 1976, pp. 229-231; tavv. 47-48A; Città invisibile 2005, p. 162; cfr. infra, Millo.18 Este I 1985, pp. 300-312; tavv. 201-210; RUTA SERAFINI 2004, p. 278.19 BARTOLONI 2000, pp. 166-167; BARTOLONI 2007, p. 18; sul tema anche IAIA 2005, pp. 264-270.20 von DUHN, MESSERSCHMIDT 1939, pp. 70-71, tav. 13; GUIDI 1983.21 von ELES 2002, pp. 146-147, in particolare nota 374; p. 323.22 La deposizione dell’ossuario fittile all’interno del contenitore bronzeo appare più comune dalla fine delVII sec.

a.C., quando tale rituale è destinato prevalentemente alle sepolture femminili, CAPUIS 1993, p. 133.23 von ELES 2002, tav. 74, cat. 186, pp. 166-167; SABBATINI 2008, cat. 11, p. 62.24 IAIA 2005, fig. 110, p. 267.25 CERCHIAI 1988, p. 104; von ELES 2002, in particolare pp. 317-325; BARTOLONI 2003, p. 99, pp. 123-125; pp.

181-182.26 Per un confronto con“vasi di bronzo impilati e fortemente compressi”, cfr. Principi etruschi 2000, tomba del Du-

ce diVetulonia, p. 176. Sul tema della tesaurizzazione dei keimelia, cfr. BARTOLONI 2000; IAIA 2005, p. 244.27 Este II 2006, necropoli Benvenuti, tb. 278, p. 348.28 La compresenza dei due diversi tipi si registra anche nella tomba 236 della Casa di Ricovero di Este, dove la

situla Kurd era conservata in frammenti dentro alla situla Hajdùböszörmény, usata come ossuario, cfr.Este I 1985, pp.302-303; tav. 205,18.

29 FRISONE 1994; CUOZZO 1996, in particolare pp. 21-28; von ELES 2002, pp. 318-319.30 CAPUIS 1986, c. 87; GAMBACURTA, RUTA SERAFINI 1998, pp. 95-96.31 IAIA 2005, pp. 209-201; sull’uso della birra e di altre bevande fermentate, tra le quali l’idromele, in ambito go-

lasecchiano, cfr. GAMBARI 2001, pp. 141-151.32 von ELES 2002, p. 299.33 CAPUIS 1993, p. 128; IAIA 2005, p. 217; von ELES 2002, pp. 34-42.34 Nel corso della revisione in Museo, all’interno del situliforme 61 sono stati rinvenuti frammenti informi di am-

bra di cui non c’è notizia negli appunti di scavo, ma che non sono in contraddizione con la pertinenza femminile.35 IAIA 2005, p. 217.36 IAIA 2005, p. 211. Per la funzione dei doppieri come sostegni di portaprofumi cfr. infra, Millo.37 IAIA 2005; SAKARA SUCEVIĆ 2007.38 IAIA 2005, fig. 102, p. 254.39 Sulla non rintracciabilità sul piano osteologico delle deposizioni infantili in tombe plurime in contesti cronolo-

gici analoghi, cfr. il recente contributo sulle sepolture diVerucchio, MANZOLI, NEGRINI, POLI, c.s.40 Il riesame della sepoltura ha permesso di individuare alcuni frammenti ceramici precedentemente non consi-

derati, ma certamente pertinenti ad essa (nn. 89, 90, 91). Questi frammenti fittili si trovavano frammisti a pareti e adaltre parti di vasi non ricomposti durante i restauri eseguiti negli anni ‘70.

41 Il motivo a croci gammate a doppio contorno appare piuttosto raro e si confronta con quello presente sul si-tuliforme della tomba 79 diVilla Benvenuti di Este, databile all’inizio delVI sec. a.C.: Este II 2006, tav. 52, n. 15. La de-corazione a cerchi crociati è documentata nell’ossuario della tomba patavina “del Re”: Padova Preromana 1976, tav.48A, n. 2; FOGOLARI 1975, p. 123, tav. 49, n. 1; FOGOLARI, PROSDOCIMI 1988, p. 60, fig. 51; ZAMPIERI 1994, p.47, fig. 66. Sulla decorazione a “L” pendenti: Este I 1985, pp. 76-77.

42 Nell’ossuario della tomba “del Re” non compaiono però motivi decorativi zoomorfi, a croci gammate e a “L”pendenti: Padova Preromana 1976, tav. 48A, n. 1; FOGOLARI 1975, p. 123, tav. 49, n. 1; FOGOLARI, PROSDOCIMI1988, p. 60, fig. 51; ZAMPIERI 1994, p. 47, fig. 66. Gli esemplari delle tombe 62A di viaTiepolo (scavo 1990-91) e 318di via Umberto I sono invece completamente privi di decorazioni, per il primo: GAMBACURTA 2011, fig. 17,1; peril secondo: Città Invisibile 2005, p. 154, fig. 183, n. 1.

43 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 89, fig. 20, nn. 1, 2. La ciotola-coperchio della tomba “del Re” non presentaperò motivi decorativi a “L” pendenti: Padova Preromana 1976, tav. 48A, n. 2; FOGOLARI 1975, p. 123, tav. 49, n. 1;

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FOGOLARI, PROSDOCIMI1988, p. 60, fig. 51; ZAMPIERI 1994, p. 47, fig. 66. Altri esemplari simili ma privi di deco-razione bronzea: da Padova: ZAMPIERI 1975, p. 49, fig. 11, n. 8; Città Invisibile 2005, p. 171, fig. 208, n. 3.A Este: Este I1985, tav. 9, n. 2, tav. 22, n. 24, tav. 206, n. 23; Adige ridente 1998, p. 119, fig. 55, d.

44 La coppa è assimilabile al tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 93, fig. 22, n. 6. Si segnala anche un esemplare più re-cente, di piccole dimensioni, da Chiusi: MINETTI 2004, fig. 12, n. 6, fig. 124, E1, tav. XVI, n. 13.12. La decorazione a la-melle metalliche, attestata precocemente a Montagnana tra la fine del IX e l’VIII sec. a.C., è diffusa ad Este dalla me-tà dell’VIII sec. a.C.: Este I 1985, p. 223, nota 480, p. 274, nota 629; CHIECO BIANCHI 1988, p. 29; CAPUIS 1993, p.124; Adige ridente 1998, p. 295 e pp. 113-114 e note 24, 25, 26; GAMBACURTA 2005, p. 331, nota 14; Este II 2006,p. 82.

45 Altri coperchi di grandi dimensioni, ma non decorati e più recenti, sono attestati a Padova: Padova Preromana1976, tav. 19B, n. 196, tav. 26, n. 23; GAMBACURTA 1990, p. 87, fig. 20, nn. 2, 3; PIRAZZINI 2005, p. 149, fig. 12, n. 7;MILLO 2006-2007, p. 34, tav. 10, n. 4.

46 Este II 2006, tav. 47, n. 21.47 Da Padova: Padova Preromana 1976, tav. 16, n. 94, tav. 51A, n. 3; ZAMPIERI 1975, p. 78, fig. 18, n. 2; ZAMPIERI

1994, p. 102, fig. 131, n. 2. Da Este: Este II 2006, tav. 199, n. 5. Da Este o dal territorio patavino: PERONI ET ALII 1975,tav. IXD, n. 1.

48 Dalla tomba “del Re”: Padova Preromana 1976, tav. 48A, n. 6, decorato con motivi impressi a crudo. Un altrocoperchio simile proviene da Este o dal territorio patavino: PERONI ET ALII 1975, p. 95, tav. XIIC, n. 2. Per esempla-ri più recenti si veda: Padova Preromana 1976, tav. 70B, n. 37; RUTA SERAFINI 1990, p. 95, fig. 59, n. 4, p. 126, fig. 85,n. 5; GAMBACURTA 2005, p. 39, fig. 11, n. 28.

49 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 95, fig. 23, nn. 1-3. A Padova: Padova Preromana 1976, tav. 51A, n. 5; ZAM-PIERI 1975, p. 78, fig. 18, nn. 5, 6, p. 105, fig. 25, n. 2; ZAMPIERI 1994, p. 104, fig. 131, nn. 5, 6.A Este: FREY 1969, tav. 2,nn. 1, 3, 5; Este I 1985, tav. 24, n. 39, tav. 28, n. 12, tav. 209, n. 51, tav. 228, n. 7, con motivo a triangolo sull’ansa, tav. 208,nn. 43-51, tav. 225, n. 10, tav. 285, n. 53; tav. 285, n. 53; Adige ridente 1998, p. 114, fig. 50, nn. 5-9; Este II 2006, tav. 18, n.33, tav. 42, n. 19, tav. 189, n. 11; con motivo a triangolo sull’ansa: tav. 196, n. 40.

50 Per la tomba Randi 14: FREY 1969, tav. 2, n. 4. Per la tomba Casa di Ricovero 236: Este I 1985, tav. 209, n. 57.Un esemplare anche dalla tombaVilla Benvenuti 288, il cui corredo però sembra non cronologicamente omogeneo:Este II 2006, p. 368, tav. 207, n. 33.

51 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 97, fig. 24, n. 4. Padova: Padova Preromana 1976, tav. 51A, n. 7; ZAMPIERI1975, p. 78, fig. 18, n. 7; ZAMPIERI 1994, p. 104, fig. 131, n. 7; Città Invisibile 2005, p. 171, fig. 208, n. 4; MILLO 2006-2007, p. 19, tav. 2, n. 12. Este: Este I 1985, tav. 1A, n. 4, tav. 7, b, tav. 194, nn. 45-46, tav. 209, n. 61, tav. 216, nn. 14-16;Este II 2006, tav. 41, nn. 7, 8, tav. 66, nn. 12-14, tav. 149, n. 67. Montagnana (PD): Adige ridente 1998, p. 340, fig. 201, n.40. Montebelluna: MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 124, tav. 26, n. 2, p. 137, tav. 31, n. 8. Concordia Sagittaria: BIAN-CHIN CITTON 1995, p. 252, fig. 18, n. 10. Nel veronese: SALZANI 1976, fig. 14, n. 10; RIZZETTO, SALZANI 1977,p. 613, fig. 10, n. 2.

52 A Padova:Padova Preromana 1976, tav. 57, n. 83; RUTA SERAFINI 1990, p. 95, p. 147;CUPITÒ, LEONARDI 1999,pp. 187, 190; RUTA SERAFINI,TUZZATO 2004, p. 95; GAMBA,TUZZATO 2008, p. 69 e nota 31.Tre astragali sonopresenti anche nella tomba infantile n. 329 di Via Tiepolo (scavo 1990-91) , MILLO 2009-2010. A Este: Necropoli eusi funerari 1981, p. 118, fig. 9; Este I 1985, p. 75; Este II 2006, pp. 82, 461.A GazzoVeronese: SALZANI 1991, p. 110,fig. 8A, n. 9, p. 131, fig. 29, nn. 4, 6, 19, 24. Astragali in tombe di infanti sono presenti anche a Spina: MUGGIA 1994,pp. 218-220. Sull’argomento anche: SEBESTA 2002.

53 Assimilabile al tipo: PERONI ETALII 1975, p. 95, fig. 23, n. 3.A Padova: Padova Preromana 1976, tav. 50, n. 10; ZAM-PIERI 1994, p. 56, fig. 69, n. 10.

54 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 95, fig. 23, tra i nn. 1 e 3. A Padova: ZAMPIERI 1975, p. 105, fig. 25, n. 4. AEste: Este I 1985, tav. 28, n. 11, tav. 229, nn. 13, 14; Este II 2006, tav. 14, nn. 12, 13.

55 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 93, fig. 22, n. 6.A Este: Este I 1985, tav. 23, n. 34, tav. 52, n. 3, tav. 58, b, tav. 75,n. 35; Adige ridente 1998, p. 114, fig. 50, n. 4, p. 119, fig. 55, f, g, p. 221, fig. 125, n. 20; Este II 2006, tav. 8, nn. 21-23, tav.14, n. 18, tav. 17, n. 22, tav. 20, nn. 16, 19, tav. 22, n. 6, tav. 40, nn. 17-19, tav. 44, nn. 5, 6, tav. 57, n. 7, tav. 190, nn. 21-23,tav. 197, nn. 45-50, tav. 200, nn. 10-12.A Padova: ZAMPIERI 1975, p. 132, fig. 33, n. 3, p. 154, fig. 40, n. 3; Padova Prero-

105

mana 1976, tav. 48B, n. 3; ZAMPIERI 1994, p. 104, fig. 135, n. 3, p. 105, fig. 136, n. 3; Città Invisibile 2005, p. 158, fig. 187,n. 3.

56 Este II 2006, tav. 200, nn. 10-13.57 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 84, fig. 17, n. 4.A Montebelluna, ma senza decorazioni bronzee: MANESSI,

NASCIMBENE 2003, p. 126, tav. 27, n. 1, p. 144, tav. 33, n. 1, p. 146, tav. 34, n. 1. Decorazioni simili compaiono a Pa-dova su un situliforme dalla tomba 14 di via Loredan: ZAMPIERI 1975, p. 105, fig. 25, n. 1.Ad Este solo due situlifor-mi presentano questo tipo di meandro, con “L” pendenti non contrapposte: Este II 2006, tav. 17, n. 15, tav. 208, n. 1.Sui motivi a croci gammate e a “L” pendenti a Este: Este I 1985, tav. 10, n. 1, tav. 21, n. 10, pp. 76-77. In particolare suun esemplare con decorazione a borchiette daVerucchio: CHIECO BIANCHI 1994.

58 Per le decorazioni con borchiette bronzee a cavallini su tazzine, ad Este: Este I 1985, tav. 44, nn. 39, 40, tav. 62,n. 38; Este II 2006, tav. 196, nn. 41, 42, tav. 201A, n. 15.A S. Lucia diTolmino (Slovenia): S. Lucia 1984, tav. 13D, n. 2, intazza: tav. 22C, n. 6. Per la decorazione a cerchi con punto centrale ad Este: Este I 1985, tav. 37, n. 1; Este II 2006, tav.196, n. 40, tav. 200, n. 8, tav. 207, n. 37.A Padova: Città Invisibile 2005, p. 152, fig. 180, n. 17, p. 155, fig. 184, n. 8.

59 Per l’olletta situliforme: Padova Preromana 1976, tav. 51A, n. 1; ZAMPIERI 1975, p. 78, fig. 18, n. 3; ZAMPIERI 1994,p. 102, fig. 131, n. 3.

60 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 84, fig. 17, n. 4.A Este: Este II 2006, tav. 42, n. 14, ma decorato a borchiettebronzee solo con fila sulla spalla e “L” pendenti.A Montebelluna: MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 136, tav. 30, n. 1,ma con fondo piano, spalla più prominente e decorazioni differenti.

61 Un motivo zoomorfo assimilabile compare su un situliforme dalla tomba 318 di via Umberto I a Padova: Cit-tà Invisibile 2005, p. 155, fig. 184, n. 11.

62 Una delle due coppe presenta tre pieducci troncoconici, non funzionali. Il piatto-coppa su pieducci comparein sepolture ad Este e Padova dove sembra costituire un “presentatoio” per le offerte (Este II 2006, p. 64); per il ti-po (scodella su pieducci tetrapode): PERONI ET ALII 1975, p. 89, fig. 20, n. 9, varietà A.A Este: Este I 1985, tav 26, n.12, tav. 192, nn. 36, 37; Este II 2006, tav. 30, n. 11. A Padova: ZAMPIERI 1975, p. 126, fig. 30, n. 2; ZAMPIERI 1994, p.105, fig. 134, n. 2. Un esemplare da Montebelluna: MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 110, tav. 21, n. 3. L’alto piededella coppa a due bracci riprende quelli delle coppe inornate, per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 93, fig. 22, n. 6. Peri vasi a fruttiera a tre coppe da Padova: Padova Preromana 1976, p. 288, tav. 72, n. 19; GAMBACURTA 2005, p. 346,fig. 10, n. 24. Da Este: PROSDOCIMI 1882, p. 22, tav.V, fig. 40; CHIECO BIANCHI 1988, p. 48, fig. 41. Da Montagna-na: Musei e raccolte 2004, p. 64. Un vaso proveniente da Prà d’Este considerato come a due bracci daV. Fusco (FU-SCO 1964, p. 219, fig. 16) è stato successivamente reidentificato giustamente come coppa a tre bracci (Culti nellapreistoria delle Alpi 1999, p. 43, n. 25). I reperti recuperati a Prà d’Este facevano parte della collezione del Museo Esten-se del Catajo e sono conservati al Museo di Storia Naturale di Vienna: CAVEDONI 1842, pp. 43-46, 55; SORAN-ZO 1885, p. 41; von DUHN, MESSERSCHMIDT 1939, p. 71 e tav. 14.

63 Età del ferro a Como 1978, p. 132 e tav. 19, n. 1. Nella stessa necropoli comasca, ma anche in quelle di Albate,Lazzago (CO),Vergiate e Sesto Calende (VA), in sepolture riferibili al Golasecca IIA, IIA-B (570-525 a.C.) e IIB (525-480/475 a.C.) compaiono altri doppieri assimilabili, ma decorati con stampiglie ed esclusivamente con coppe amo-vibili.

64 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 84, fig. 17, n. 4.A Este: Este II 2006, tav. 30, n. 3, ma senza decorazioni.65 La decorazione con meandri, file con “L” pendenti e cerchi con borchietta centrale a Montebelluna è associa-

ta a un elaborato meandro: MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 136, tav. 30, n. 1.66 Assimilabili al tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 95, fig. 23, n. 3.A Padova: Città Invisibile 2005, p. 154, fig. 183, n. 10.

A Este: Este I 1985, tav. 62, n. 36. Da Este o dal territorio patavino: PERONI ET ALII 1975, tav. XVIA, n. 7, di dimen-sioni minori.

67 I due vasi erano stati definiti precedentemente candelabri, bruciaprofumi o incensieri in: Padova Preromana1976, pp. 249, 256-257; Padova Antica 1981, pp. 60-61; CHIECO BIANCHI 1980, p. 103 (denominati “candelabri nonfunzionali”); CHIECO BIANCHI 1984, pp. 732-733; CHIECO BIANCHI 1988, pp. 35-36; FOGOLARI, PROSDOCI-MI 1988, pp. 59-60; ZAMPIERI 1994, pp. 62-65; Città Invisibile 2005, p. 165, fig. 199. Il motivo alla base del n. 66, a cro-ci gammate meandriformi unite, si ritrova in lamelle metalliche, in un situliforme della tomba Benvenuti 89 di Este:Este II 2006, tav. 73, n. 1. Lo stesso motivo singolo, sui bracci di entrambi i vasi nn. 66, 67, compare su un coperchio

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della tomba patavina “dei cavalli”, realizzato con cordoni plastici applicati: FOGOLARI 1975, p. 125, tav. 51, n. 2; Pa-dova Preromana 1976, tav. 24A, n.6; Padova Antica 1981, p. 330, fig. 29; FOGOLARI, PROSDOCIMI 1988, p. 63, fig. 57.

68 Nel corredo la presenza di queste quattro tazzine senza anse corrisponde ai quattro bracci dei due sostegni;le tazzine sono state rinvenute in coppia nei servizi del situliforme n. 48 e della coppa n. 69. Interessante notare l’as-sociazione nella tomba Casa di Ricovero 236 di Este di questo tipo di vasi con due possibili sostegni (interpretaticome ”thymiateria”): Este I 1985, p. 310, tav. 209, nn. 56-59, n. 65.

69 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 277, fig. 78, n. 20.A Como nella necropoli della Cà Morta: Como preroma-na 1962, tomba 122, tav. XVI, tomba 140 , tav. XVIII, tomba 147/148, tav. X; FUSCO 1964, tomba 122, p. 211, figg. 7,8, tomba 130 p. 212, figg. 9, 10, tomba 140, p. 203, fig. 3, tomba 147/148, p. 214, fig. 11; RITTATORE VONWILLER1966, tomba 122, tav. XLVIII, tomba 130, tav. XLVII, tomba 140, tav. XLIV, tomba 147/148, tav. XLVI, tomba 177, tav.XLV, tomba 217, tav. XLVI; Età del ferro a Como 1978, tomba 243, ma con doppiere a tre bracci, tav. 30, tomba 287,tav. 28,1, tomba 294, tav. 26,1; DE MARINIS 1988, tomba 130, fig. 172; Principi etruschi 2000, tomba 122, p. 375, nn.574, 575; Golasecca 2009, tomba 130 e tomba 294, p. 96. Da Albate (CO): BASERGA 1910, p. 21, fig. 15; FUSCO1964, p. 215, figg. 12, 13. Da Lazzago (CO): FUSCO 1964, p. 217, fig. 14. Da Vergiate (VA): FUSCO 1964, p. 218, fig.15. Da Sesto Calende (VA): MELLA PARIANI 2004, pp. 29-30; DE MARINIS 2009, p. 170, fig. 6, n. 5, p. 174.Anche ilcosiddetto ”incensiere” di bucchero ritrovato ad Artimino (Prato), in una tomba databile al terzo quarto delVII sec.a.C., presenta alcune analogie con i doppieri golasecchiani a parti componibili: NICOSIA 1972; Principi etruschi 2000,pp. 319-320, n. 432. I due sostegni patavini si confrontano in particolar modo con uno dei doppieri della tomba 122della Cà Morta di Como, databile nella seconda metà delVI sec. a.C.

70 Per il vaso daVergiate (VA): FUSCO 1964, p. 218, fig. 15; DE MARINIS 2009, p. 174. Per i bicchieri globulari go-lasecchiani: PERONI ET ALII 1975, pp. 279-280, fig. 79. Nei due doppieri patavini la conformazione e il diametro del-le terminazioni rende stabile l’appoggio dei vasi che non necessitano quindi di un fondo appuntito come nei dop-pieri golasecchiani.

71 Si segnala un piccolo frammento dall’area a destinazione produttiva di Via dei Tadi 10-12, a Padova, che po-trebbe essere attribuibile ad un doppiere con coppe amovibili: GAMBACURTA,TOMAELLO 2006-2007, p. 104, tav.8, n. 68. Riguardo all’esclusività dei doppieri golasecchiani nelle sepolture femminili: DE MARINIS 1988, pp. 210-211;DE MARINIS 2004, p. 300; Golasecca 2009, p. 96.

72 Anche per i doppieri golasecchiani si è ipotizzato un utilizzo come contenitori per sostanze profumate: FUSCO1964, p. 220. Sull’interpretazione come vaso “presentatoio” per offerte si vedano le osservazioni sulla coppa a duebracci n. 60. Per il legame tra consumo di bevande durante rituali funebri e l’uso di sostanze profumate si veda: IA-IA 2005, pp. 211, 217; IAIA 2006, pp. 104-105, 108.

73 SORANZO 1885, p. 30, tav. I, n. 5; FOGOLARI 1975, tav. 46, n. 2; CHIECO BIANCHI 1988, fig. 26; FOGOLA-RI, PROSDOCIMI1988, p. 43, fig. 35.

74 Padova: Padova Preromana 1976, tav. 48B, n. 2; ZAMPIERI 1975, p. 132, fig. 33, n. 2, p. 154, fig. 40, n. 2; CHIECOBIANCHI 1988, fig. 27; ZAMPIERI 1994, p. 104, fig. 135, n. 2, p. 105, fig. 136, n. 2; Città Invisibile 2005, p. 157, fig. 186, n.2, p. 158, fig. 187, n. 2; GAMBA,TUZZATO 2008, p. 68, fig. 10; un frammento anche dall’abitato dell’ex Storione: Pa-dova Preromana 1976, tav. 16, n. 74. Montebelluna: MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 212, tav. 62, n. 1, p. 248, tav. 79,n. 1, p. 255, tav. 79, n. 1. Oderzo: GAMBACURTA, NASCIMBENE 2008, p. 105 e nota 26. Sulle attestazioni delle ci-ste fittili cordonate e sulla loro origine da prototipi metallici si veda anche: GAMBACURTA, NASCIMBENE 2008,pp. 104-105 e fig. 2, nn. 1-4.

75 Per il tipo: PERONI ET ALII 1975, p. 84, fig. 17, nn. 2, 3.A Este, ma privi della decorazioni: Este I 1985, tav. 11, n.14, tav. 66, n. 3; Este II 2006, tav. 41, n. 9, tav. 42, n. 12, tav. 205, n. 10. Decorato a borchiette bronzee con fila sulla spal-la e “L” pendenti: Este II 2006, tav. 29, n. 18. Il situliforme n. 26 reca sulla spalla lo stesso motivo decorativo degli altrivasi simili della tomba, ma presenta le “L” pendenti non contrapposte, affiancate e più frequenti.

76 ZAMPIERI 1975, p. 49, fig. 11, n. 10; Padova Preromana 1976, tav. 48A, n. 7, tav. 50A, n. 9: ZAMPIERI 1994, p. 101,fig. 130, n. 10.Tazze di grandi dimensioni sono presenti anche nelle tombe 62A, 62B e 300 della necropoli diViaTie-polo (scavo 1990-1): GAMBACURTA 2011, fig. 10,a e fig. 18,7. Un frammento anche dall’abitato dell’ex Storione: Pa-dova Preromana 1976, tav. 16, n. 59. Un esemplare di dimensioni minori proviene anche da Este: Este I 1985, tav. 29,n. 6. Il motivo a meandro retto destrorso compare in alcuni situliformi ad Este: Este I 1985, tav. 72, n, 5, tav. 192, n.

27; Este II 2006, tav. 7, n. 13, tav. 17, n. 21, tav. 196, n. 39, tav. 200, n. 1.77 La grande tazza n. 27 riprende la forma delle tazzine 52 e 87 e delle tazze 32 e 84, la n. 89 quella delle tazzi-

ne nn. 33-40, 53-58, 77-80, 86, 88 o delle tazzine senza ansa 50-51, 75-76.78 Borchie di grandi dimensioni simili a quelle dell’olla n. 90 compaiono ad Este in situliformi di sepolture databi-

li nella seconda metà dell’VIII e nel primo quarto delVII sec. a.C.: Este I 1985, tav. 10, n. 1, tav. 198, n. 20; Este II 2006,tav. 189, n. 8.

79 Le analisi antropologiche confermano la presenza di almeno due individui adulti, cfr. infra, Onisto. Deposizioniplurime con riapertura delle tombe sono ben documentate ad Este, Padova e Montebelluna.A Este: Este I 1985, p.66; CAPUIS 1986, coll. 85-86;Adige ridente 1998, pp. 75-99; GAMBACURTA, RUTA SERAFINI 1998;Este II 2006, pp.346-347. A Padova: RUTA SERAFINI 1990, p. 138; GAMBACURTA, RUTA SERAFINI 1998; GAMBACURTA 2005,pp. 335-338; Città Invisibile 2005, pp. 131-143; GAMBA,TUZZATO 2008, pp. 65-67; MILLO 2009-2010. A Monte-belluna: MANESSI, NASCIMBENE 2003, pp. 43-44. Sull’argomento anche: Necropoli e usi funerari 1981, pp. 133-134;VANZETTI 1992, pp. 185-204.

80 Sulle combinazioni tra astragali, fusaiole e ossuari di piccole dimensioni anche con pendenti nelle sepolture in-fantili: Necropoli e usi funerari 1981, p. 118, fig. 9, p. 122.

81 Questa tomba è per ora la più antica con numerosi vasi deposti intenzionalmente capovolti. Per altre sepol-ture patavine in cui sono stati rinvenuti recipienti rovesciati, si veda: Padova Preromana 1976, pp. 248-258, pp. 264-267; RUTA SERAFINI 1990, pp. 85-89, 92-96; RUTA SERAFINI,TUZZATO 2004, p. 95; Città Invisibile 2005, pp. 136,148, 159; GAMBA,TUZZATO 2008, pp. 65-67.Anche nelle tombe 62A e 62B, 257, 321, 325, della necropoli di viaTiepolo (scavo 1990-91) molti fittili erano deposti rovesciati: GAMBACURTA 2011; MILLO 2009-2010. Per alcunicasi nel veronese: DE ANGELIS 2002.

82 Si vuole inoltre sottolineare ancora una volta il legame, già rilevato da Loredana Capuis (CALZAVARA CA-PUIS 1978, p. 188), tra le atipicità venete patavine e l’orizzonte golasecchiano, nel caso specifico riguardo ai doppie-ri della tomba in esame.

83 von MERHART 1952, p. 29 e ss.84 MÜLLER KARPE 1959, XV, tav. 83.85 BIANCHIN CITTON, MALNATI 2001, p. 201, fig. 12,3.86 Costituirebbe uno degli esemplari più tardi la situla dalla tomba 696 di Hallstatt (attribuita alla fine del perio-

do HaD2, ma sulla questione della datazione di questa situla vedi PERONI 1973, p. 40 e GUIDI 1983, p. 51). Oltreche nell’area hallstattiana, la situla Kurd è attestata anche in Europa centro-settentrionale fino alle isole britanniche,von MERHART 1952, p. 31, tav. 5.

87 Veio: MÜLLER KARPE 1959, p. 63 e tav. 37,5; COLONNA 1991, p.71; DRAGOTROCCOLI 2005, p. 101; Bo-logna:TOVOLI 1989, p. 132 n. 9;Verucchio: von ELES 2002, p. 50, tav. 4,4.

88 L’esemplare più tardo è datato alla metà delV sec. e proviene da Modena (SQUADRINI 1988, p. 280, fig. 277).89 Per la diffusione in Etruria e Italia centrale si veda CERCHIAI 1988, p. 104 e DRAGOTROCCOLI 2005, nota

71, p. 101. Sono stati recentemente editi due esemplari, unitamente ad uno già noto, provenienti dalle necropoli pi-cene di Matelica (Potere e splendore 2008, p. 151, cat. 171, p. 181, cat. 220, p. 226, cat. 289).

90 Si tratta delle due situle dei corredi funebri delle tombe dei Guerrieri A e B di Sesto Calende (fineVII-primiVIsec. a.C., DE MARINIS 1975, p. 215 e ss.).

91 È stata da tempo individuata una produzione locale aVetulonia i cui prodotti sono diffusi anche a Populonia eMarsiliana d’Albegna (CAMPOREALE 1967, p. 82); inoltre si ritiene che vi siano produzioni anche in altre aree, co-me ad esempio quella picena (Potere e splendore 2008, p. 183).

92 von MERHART 1969, p. 323, e carta n. 7.93 Padova Preromana 1976, p. 250. La situla patavina infatti, per la cordonatura sulla spalla, si può confrontare con

esemplari delVII sec. a.C. sia di area alpina (i ‘tardissimi’ esemplari di Hallstatt tb. 696, e inoltre Aichach, e Rehling, peri quali JACOB 1995, p. 101-102) sia di area slovena, con 2 esemplari da S. Lucia diTolmino (dalle tombe 1166, a cuisi richiama anche per la caratteristica di avere 3 anse, e 1496, databili alla seconda metà delVII sec. a.C., S. Lucia 1984,p. 208, tav. 115E; p. 247, tav. 138C) e 1 da Magdalenska Gora (necropoli di Lascik, tumulo 4\1, databile all’avanzatoVII sec. a.C.,TECCO HUVALA, DULAR, KOCUVAN 2003, p. 19/119, tav. 1) ed in Europa orientale da Dýšina (Rep.

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Cec.), da una tomba datata al VII sec. a.C. (KYTILCOVÁ 1991, n. 81, p. 114, tav. 18,81).Vanno ascritti a questa va-riante anche i due esemplari da Sesto Calende (DE MARINIS 1975, p. 216 e 226, tav. II;A: fineVII sec. a.C., B: iniziVIsec. a.C.), che non a caso hanno fortissime somiglianze, per la forma e la decorazione, con quelle coeve delle tom-be principesche di Klein Klein (GUIDI 1983, p. 51). Per l’ansa: necropoli di Hallstatt tb. 504, tb. 573 e tb. 599 (KRO-MER 1959, tav. 95, n. 2a; p. 128, tav. 109, n. 7; p. 132, tav. 122, n. 8).

94 È rara anche l’associazione con un coperchio.Altre due situle Kurd con coperchi associati (ma del tutto diversida quello patavino) vengono da Matelica (vedi nota 89).

95 Padova Preromana 1976, p. 251; CHIECO BIANCHI 1980, p. 103.96 CHIECO BIANCHI 1988, p. 31.97 Si tratta di scudi in bronzo circolari di varie dimensioni, riccamente decorati, dotati di impugnatura, che dove-

vano avere però esclusivamente funzioni rituali e/o decorative (CAMPOREALE 1967, p. 32); per la classificazione deitipi: STRØM 1971 e GEIGER 1994.

98 È il caso ad esempio di due scudi in lamina da una tomba di guerriero da Fabriano della prima metà delVII sec.a.C., da dove provengono anche due esemplari di situla Kurd (SABBATINI 2003, p. 196, p. 199 e fig. 13).

99 von DUHN, MESSERSCHMIDT 1939, p. 70-71; tav. 13. L’esemplare, proveniente da una tomba di guerriero,venne inizialmente conservato aVienna, ma purtroppo risulta ad oggi scomparso.

100 CHIECO BIANCHI 1988, p. 31.101 TOVOLI 1989, p. 112, n. 5-7, tav. 34.102 Come ad esempio in alcune situle Kurd da Hallstatt (tb. 504 e 606) o da Klein-Klein (PRUSSING 1991, p. 50,

n. 102-103-104; tav.18-19-20).103 PERONI et alii 1975, p. 69, fig. 13,3.104 Necropoli Casa di Ricovero, tb. 236 (Este I 1985, p. 303, tav. 207,13) e Randi, tb. 14 (FREY 1969, tav. 3,17).105 von MERHART 1952, p. 15 e ss.106 CARANCINI 1975, p. 243.107 A Este necropoli Casa di Ricovero, tb. 140 (Este I 1985, p. 58, tav. 10,2, seconda metà dell’VIII sec. a.C.), a Pa-

dova, via Loredan, tb. XVI (l’inizio delVII sec. a.C.), ZAMPIERI 1975, p. 111, fig. 27,3.108 Tipo ‘a sferetta’ Este III B1 (secondo e terzo quarto delVII sec. a.C.), PERONI et alii 1975, p. 57 fig. 10,3.109 Este: necropoli Benvenuti, tb. 122 (Este II 2006, p. 268, tav. 143,5) Casa di Ricovero, tb. 159 (Este I 1985, p. 122,

tav. 69,7); Montebelluna (MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 167, tav. 44). In questi casi i pendagli sono appesi a fi-bule femminili e associati a corredi femminili.

110 NASCIMBENE 1999, nn. 278-279, p. 118 e fig. 24.111 Per il punteruolo in osso 15, Padova, via Loredan, tb. III (fineVII sec. a.C.), ZAMPIERI 1975, p. 62, fig. 14,6) e da

Este, necropoli Casa di Ricovero, tb. 235 (primiVII sec. a.C.), Este I 1985, p. 298, tav. 200,51.112 Non è ancora sicura l’attribuzione dei punteruoli di bronzo alla sfera maschile, mentre quelli di ferro sono con

ogni probabilità riferibili a quella femminile, Este II 2006, p. 82, nota 47.113 BIANCO PERONI 1972, p. 49.114 Esemplari con codolo sfaccettato, Este, necropoli Casa di Ricovero, tb. 143 (Este I 1985, p. 65, tav. 17,25; se-

condo quarto dell’VIII sec. a.C.), tb. 236 (Este I 1985, p. 308, tav. 209, 68, seconda metà dell’VIII sec. a.C., esemplaricon cannone liscio, da Padova: ritrovamento occasionale dal territorio (ZAMPIERI 1994, p. 105, fig. 137,3); necropo-li di viaTiepolo,‘Tomba del Re’ (Padova Preromana 1976, p. 231, tav. 47,14; seconda metà dell’VIII sec. a.C.); necropoliviaTiepolo 1990-1991, tb. 248 (Città Invisibile 2005, p. 169, fig. 207).

115 Ad Hallstatt l’uso della cote è attestato nelle tombe dei guerrieri (KROMER 1959, p. 26, tav. 11) ed è carat-teristico a partire dal periodo HaC1, PERONI 1973, p. 34 e ss.

116 CIANFARANI 1976, p. 121.117 Este I 1985, p. 54, nota 43.118 CARANCINI 1984, p. 133.119 Rinvenimento fortuito da Padova, via Fortebracci, Città invisibile 2005, p. 164, fig. 196,15.120 GERAHRDINGER 1993, p. 84; MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 273.121 Al museo Civico di Padova è conservato un esemplare (inv. XIX-9), proveniente genericamente dal territo-

rio di S.Vito alTagliamento, Bronzi Antichi 2000, p. 98, n. 107.122 MANESSI, NASCIMBENE 2003, p. 273; von ELES 2002, p. 151.123 A riprova ulteriore degli intensi contatti tra l’area veneta e quella alpina va sottolineata la strettissima somi-

glianza tra il tipo veneto e la variante Klein-Klein del tipo Hallstatt di Meyer (MEYER 1977, p. 171 e ss.; tavv. 62-63)diffuso nel medesimo arco cronologico nell’Austria sud-orientale (si veda in particolare tav. 62,836 e 840). Un esem-plare proviene anche dalla necropoli slovena di Novo Mesto (KNEZ 1993, p. 42,9, tav. 17,6).

124 PERONI et alii 1976, p. 64, fig. 11.1.125 Este II 2006, p. 335, tav. 188,1.126 Este I 1985, p. 303, tav. 205,18.127 von MERHART 1952, p. 33.128 GUIDI 1983, p. 50.129 von MERHART 1952, p. 5 e ss.130 EGG 1996, p. 100 e ss.; fig. 58.131 Lozzo di Cadore (NSC 1883, p. 67), Caverzano (NASCIMBENE 1999, p. 132 e ss. e p. 157) Mel (FOGOLA-

RI 1980, p. 95) Asolo (FOGOLARI 1988, pp. 72-73) Montebelluna (NASCIMBENE 2003, p. 57 e p. 129).132 Nel territorio del comune padovano di Cervarese S. Croce (BIANCHIN CITTON, MALNATI 2001, p. 208).133 L’esemplare rinvenuto nel Bacchiglione recava un’iscrizione con dedica, MARINETTI 2005, pp. 363-368.134 I frammenti, finora attribuiti ad un solo esemplare, sono stati correttamente interpretati come appartenenti a

due distinti colini da Luca. Millo, in seguito all’autopsia da lui effettuata in occasione del disegno dei pezzi.135 Il tipo ‘a manico aperto’ di Peroni, PERONI et alii, p. 71, fig. 13,3. Un confronto è possibile anche con il colino

della tomba 159 della necropoli di viaTiepolo 1990-1991, che tuttavia è molto più tarda, fineVI-iniziV sec. a.C.; nel-l’esemplare in questione il manico è costituito da un’unica verghetta ritorta, RUTA SERAFINI 1991, p. 10; GAMBA-CURTA, RUTA SERAFINI 1998, fig. 14; GAMBACURTA 2005, fig. 11,39.

136 Per la determinazione del colore e del grado di combustione, raggiunti dai reperti ossei dopo la cremazione,ci si è basati sulla classificazione di SHIPMAN ET AL. 1984. Il peso dei resti cremati è stato considerato seguendo leindicazioni di HOLCK 1997, e per quanto riguarda la suddivisine dei frammenti in differenti pesi su DRUSINI, RIP-PA BONATI 1988. Le misure osteometriche prese, importanti per la diagnosi del sesso, si riferiscono alle aree sche-letriche usate da GEJVALL 1963, 1981a, 1981b. Infine, per quanto riguarda la determinazione dell’età adulta si è fat-to riferimento soprattutto alle indicazioni del Workshop of European Anthropologists 1980.

137 Dal giornale di scavo di G.B. Frescura si evince che il gran numero di blocchi di trachite faceva supporre l’esi-stenza di un vero e proprio tumulo, oltre alla recinzione, (01.03.1974).

138 CAPUIS 1986, c. 86, anche per la problematica dei fittili deposti capovolti; BALISTA et Alii 1988;VANZETTI1992; Adige ridente 1998, casa di Ricovero, tomba 44, p. 79 e pp. 115-129.

139 L’ipotesi non è comprovabile in assenza delle ossa combuste.140 Vasellame con decorazione a lamelle di stagno è documentato anche a Este sullo scorcio dell’VIII secolo a.C.

con un esemplare prestigioso con decorazione zoomorfa, da una sepoltura il cui servizio da libagione decorato aborchiette richiama da vicino quello della tomba patavina dei vasi borchiati, Adige ridente 1998, pp. 113-115.

141 Sul tema, MINETTI 2004.142 Sulla identificazione metaforica tra ossuario ed individuo cremato, cfr. GAMBACURTA, RUTA SERAFINI 1998,

pp. 94-98; von ELES 2002, p. 318; IAIA 2005, p. 212.143 IAIA 2005, pp. 269-270.144 Sull’economia di ‘dono’, CRISTOFANI 1975, pp. 132-152; per il legame con i contesti orientali ed orientaliz-

zanti, LIVERANI 2000, pp. 7-8; GRAS 2000, pp. 16-17.145 IAIA 2005, p. 270.146 LIVERANI 2000, p. 8.147 GAMBACURTA, RUTA SERAFINI 1998, pp. 94-95.148 Per la tomba del Re, Padova preromana 1976, pp. 229-231; tavv. 47-48A; per la tomba 62A di via Tiepolo, cfr.

GAMBACURTA 2011.149 IAIA 2005, p. 264.

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ZAMPIERI 1975 = ZAMPIERI G.,Necropoli paleoveneta di via Leonardo Loredan, in Bollettino del Museo Civico di Pa-dova, LXIV, 1975.

ZAMPIERI 1994 = ZAMPIERI G., Il Museo Archeologico di Padova, Milano 1994.

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