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Dalla svastica alla Bibbia

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Roberto Lirussi

Raccolta di saggi:

Vicino Oriente Antico:- Sumeri, Accadi, Assiri, Babilonesi,Caldei, Cassiti: storia, etnie, religioni

Storia dell’Ebraismo e formazione della Bibbia

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Storia Antica della Palestina: Israele-GiudaDai primordi (10.000 - 3.000 a.C.) alla nascita degli Stati (3.000-500 a.C.)

Storia dell’Islam,archeologia e storia dell’arte mussulmana

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Il primo codice di leggi inciso su blocco di diorite 8una delle rocce più dure da scalfire) attribuito a Shulgi Re di Sumer 2094-2047 a.C. (300 anni prima di quello di

Hammurabi)

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VICINO ORIENTE ANTICOSumeri, Akkadi, Assiri, Babilonesi

Caldei, Cassiti

DAI GRANDI MUTAMENTI CLIMATICIDEL PALEOLITICO SUPERIORE

(15.000/10.000 a.C.)AD HAMMURABI DI BABILONIA

ED AI PRIMORDI HITTITI1.500 a.C. ca.

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La zona di cui ci occuperemo, il Vicino Oriente, è quella compresa nella fascia della cosiddetta “mezzaluna fertile”, che ha come apice occidentale la Palestina centro-meridionale, sale nell’alta Siria, tocca l’Anatolia, quindi attraversa i fiumi Tigri ed Eufrate, scende lungo l’alluvio mesopotamico fino a sfiorare la costa del Golfo Persico. Il periodo in questione, con cenni dai periodi antichi del Paleolitico (fino al 5.000 a.C.), e del Neolitico (dal 5000 a.C.al 3000 a.C.) si ferma più specificamente sulle età del Bronzo (3000 a.C.), del rame ( 2.000 a.C.) e del Ferro (1000-300 a.C.), fermandosi, per correttezza e contestualità del trattato prima dell’entrata nei periodo classico o “greco”.

Nel presente scritto, si tratterà principalmente dalle premesse del periodo Natufiano (15.000 - 10.000 a.C.) fino alla Babilonia di Hammurabi (1.800 - 1.500 a.C.).Credo sia indispensabile, innanzitutto, un inquadramento ed una chiarificazione dell’ambiente e della cronologia nonchè sistemazione

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storica del periodo, volendo dare a chiunque, e non solo ai “già esperti” la possibilità di addentrarsi in questa affascinante avventura che è la Storia del Vicino Oriente.

CRONOLOGIA DI MASSIMA DELL’ ORIENTE ANTICO

Le prime grandi civiltà : Egitto, Mesopotamia, Ittiti, - Cronologia

V millennio a.C.: l’uomo è “organizzato”, se così si piò dire, in tribù di cacciatori e allevatori nomadi, spinte dal progressivo inaridimento dell'Africa settentrionale dopo l'ultima glaciazione, e si stanzia nella valle del Nilo, probabilmente fondendosi con altre genti dall'Asia.V - IV millennio a.C.: nella Bassa Mesopotamia avviene il passaggio dalle comunità di villaggio alle società urbane.IV millennio a.C.: in Egitto si diffonde l'uso del rame e altre innovazioni tecniche e culturali dell'età in cui si sono appena inseriti gli usi neolitici (periodo che accanto all'uso della pietra inizia a vedere l'impiego del rame); si formano unità territoriali superiori al villaggio; in seguito ad aggregazioni sempre più ampie si ha la formazione di due stati: l'Alto Egitto (la valle del Nilo) e il Basso (il Delta). In Cina lungo il fiume Huang He sorgono i primi villaggi.4000 - 2600 a.C.: nel subcontinente indo-pakistano avviene l'"età della regionalizzazione" (periodo in cui sorsero diverse culture preurbane e protourbane regionali) in alcuni siti come Harappa e Kalibangan e lo sviluppo di sistemi grafici pre-scrittori (proto-sanscrito)3200 - 2370 a.C.: inizia un pieno sviluppo delle città-stato sumeriche (Uruk, Ur, Kish, Umma, Lagash, ecc.); queso è uno dei periodi che cambieranno la storia con l’invenzione della scrittura cuneiforme.3100 a.C. ca.: Menes, re dell'Alto Egitto unifica Alto e Basso Egitto e fonda la I dinastia.3100 - 2700 a.C. ca.: in Egitto si succedono I e II dinastia (regno Thinita); il potere si concentra nelle mani del Faraone; si perfezionano i sistemi di irrigazione ed entra in vigore un calendario di 365 giorni.2700 - 2200 a.C. ca.: in Egitto regnano la III-VI dinastia (regno Antico): si costruiscono le prime grandi piramidi di pietra (Cheope, Chefren, Micerino): la statuaria raggiunge un altissimo livello; funzionari e sacerdoti ricevono domini ereditari; verso la fine del periodo il potere reale però si indebolisce.

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2400 a.C. ca.: in Siria la città di Ebla esercita per un secolo ca. l'egemonia sull'Alta Siria, Anatolia meridionale, medio Tigri e medio Eufrate (compresa Mari).2370 - 2350 a.C.: Lugalzaggesi, re di Umma, unifica le città-stato sumeriche in un regno unitario.2350 - 2200 a.C.: in Mesopotamia Sargon I (2350-2320 a.C. ca.), re degli Accadi, popolazione semita stanziata a nord di Sumer, sconfigge Lugalzaggesi e conquista l'Elam, la Siria, Mari, Ebla, giungendo fino alle coste siriache e alle propaggini dell'altopiano anatolico; il regno accadico assorbe, eccetto la lingua, tutti gli elementi della civiltà sumera.2200 a.C. ca.: I Gutei (di stirpo iranica, non aramea, non semita, discesi dai monti Zagros travolgono il regno accadico; si ritorna al frazionamento politico. Avviene un rimescolamento tra semiti e indoeuropei.2200 - 2050 a.C. ca.: Egitto: sono al potere gli esponenti dalla VII alla X dinastia (I periodo intermedio) con una spiccata anarchia nell'organizzazione statale dei faraoni, oltre a guerre tra sovrani minori.2100 - 2000 a.C. ca.: in Mesopotamia vi è una vivace ripresa politica, economica e culturale dei Sumeri: con la III dinastia di Ur, iniziata da Ur-Nammu (2112-2095 a.C. ca.), che conquista il titolo di re di Sumer e di Akkad; si unifica il paese con maggiore centralità amministrativa rispetto al periodo accadico: le singole città sono governate da "governatori" nominati direttamente da Ur, solo con prerogative amministrative.2050 - 1800 a.C. ca.: Egitto: XI-XII dinastia (regno Medio); Kamose, principe di Tebe riunifica l'Egitto, Tebe capitale; si compiono conquiste territoriali per motivi difensivi in Palestina e Nubia.2000 a.C. ca.: forse a partire da questa data gruppi di Indoeuropei iniziano a penetrare in Anatolia, conquistando le piccole città-stato in cui era divisa la regione.2000 - 1800 a.C. ca.: in Mesopotamia: una nuova ondata di Semiti, gli Amorrei, investe la regione; si formano vari stati, tra cui quello di Larsa, Eshnunna, Babilonia e il regno assiro del grande conquistatore Shamsi-Adad I (1809-1776 a.C.).2000 - 1600 a.C.: Cina: è in corso il periodo della dinastia Xia, in cui è già ben attestata la lavorazione del bronzo e una organizzazione sociale di tipo schiavistico.

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1900 - 1700 a.C.: Mesopotamia: il regno Babilonese raggiunge il massimo splendore con Hammurabi (1792-1750 a.C.); rifacendosi a precedenti sumerici, Hammurabi promulga un famoso codice di leggi, contenente norme di diritto civile, penale e amministrativo, in cui prevale il principio del "taglione".1900 - 1300 a.C.: "età della localizzazione": nel bacino dell'Indo i grandi centri urbani vengono abbandonati e si ritorna ad una vita basata su centri di minori dimensioni e a culture regionali; la diffusione di miglio, riso, cavallo, cammello e palma da dattero provoca trasformazioni nel sistema economico e sociale.1800 a.C. ca.: sul Medio Eufrate la città di Mari, più volte sottomessa da altri popoli e poi distrutta da Hammurabi, giunge all'apice della prosperità.1800 - 1570 a.C. ca.: Regnano in Egitto le dinastie: dalla XIII alla XVII (II periodo intermedio): gruppi di asiatici, (non sono ancora stati identificati con precisione etnica) gli Hyksos (alla lettera "principi dei paesi stranieri") penetrano nel Delta e governano il paese; rivolgimenti sociali e politici; se si eccettua l'introduzione del cavallo e del carro leggero da guerra è un periodo di decadenza.1700 a.C.: in questa data appare già costituito in Anatolia uno stato ittita, governato da un'aristocrazia di guerrieri indoeuropei, la cui capitale è Hattusas; la civiltà ittita subisce l'influenza della civiltà mesopotamica, da cui trae la scrittura.1700 - 1500 a.C.: tutto il Vicino Oriente è sconvolto da incursioni dei "Popoli dei monti" (tra cui Cassiti e Hurriti o Khurriti), provenienti da montagne e altipiani a nord della Mesopotamia e della Siria.1595 a.C.: il re ittita Mursilis I compie una scorreria fino a Babilonia devastandola; poco dopo i Cassiti, uno dei "Popoli dei monti", vi insediano una propria dinastia.1570 - 1150 a.C. ca.: in Egitto si passa dai regni della XVIII a quella XX (Nuovo regno); Amosis, fondatore della XVIII dinastia, scaccia definitivamente gli Hyksos; inizia un periodo di grande splendore e potenza: i confini del regno giungono, a sud, fino a oltre la V cateratta del Nilo, dove Tuthmosi III fonda la città fortificata di Napata, a nord-est fino in Siria; con il faraone Amenofi IV (XVIII d.), che cambia nome in Akhen-Aton, si ha una rivoluzione religiosa monoteista.1500 a.C. ca.: Medio e Vicino Oriente: dopo gli sconvolgimenti dei secoli precedenti emerge un nuovo assetto politico che vede Babilonia cassita, regno ittita, Mitanni, stato Khurrita, ed Egitto, risorto dopo la

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cacciata degli Hyksos. Gli ultimi tre iniziarono una lotta per ottenere la supremazia politica.1500 - 1400 a.C.: Medio e Vicino Oriente: Egitto e Mitanni (che annette come vassalla anche l'Assiria) si scontrano per il controllo della zona siro-palestinese, con fasi alterne di prevalenza dei due paesi, mentre gli Ittiti attraversano un momento di crisi interna.1500 - 1200 a.C. ca.: dall'altopiano iranico arrivo di genti ariane nella valle dell'Indo, che si impongono per la superiorità bellica (carri leggeri trainati da cavalli e armi in ferro).1380 - 1346 a.C.: il re ittita Suppiluliumas, consolidati i possessi in Anatolia, attacca il Mitanni annettendolo come stato vassallo (l'Assiria, sottomessa dal Mitanni acquista l'indipendenza, inizia a diventare un centro politico importante, costantemente impegnata in guerre per il mantenimento della sua sovranità); poi conquista tutta la Siria: per alcuni decenni il regno ittita ha l'egemonia sui paesi d'Oriente.1296 a.C.: scoppia lo scontro a lungo rimandato tra Egiziani e Ittiti: con la battaglia di Qadesh che stabilisce un equilibro tra le due potenze, sancito dopo qualche anno da un trattato che riconosce le rispettive sfere di influenza. (Ramses II contro Muwatali II)1200 a.C. ca.: Un’invasione etnicamente omogenea: i "Popoli del mare" sconvolgono il Vicino Oriente: il regno ittita cade, sostituito da deboli regni minori; in seguito agli spostamenti dei "Popoli del mare", che spingono verso est, Mesopotamia e Siria vengono travolte da una nuova ondata di Semiti, gli Aramei, che vivevano nel Vicino Oriente che dà sul Mediterraneo, e ciò provoca un periodo di instabilità.1200 - 900 a.C.: nel Vicino e Medio Oriente è un periodo di disgregazione, frazionamento politico e guerre locali; fase di transizione tra l'età del Bronzo e la nuova età del Ferro: si interrompono alcune tradizionali correnti di traffico legate al commercio di rame e stagno e ne sorgono altre per l'approvvigionamento del ferro. Questo fatto causa abbandono di città millenarie e nascita di altrttanti luoghi di convivenza, scambio, economico-culturale.1170 a.C.: il faraone Ramses III respinge in una battaglia navale i "Popoli del mare", che tentavano di insediarsi in Egitto.1150 a.C.: con l'avvento dell'età del Ferro inizia per l'Egitto un lento periodo di decadenza che lo vedrà, pur mantenendo la propria cultura, cadere in mano a dominatori stranieri.

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900 - 700 a.C. ca.: agli inizi del nuvo millennio vi è una ascesa irresistibile degli Assiri, con conseguente espansione territoriale, a partire da Assurnasirpal II (883-859 a.C.).

Più sinteticamente:

- Paleolitico inferiore (120.000 anni fa)controllo del fuoco, industria litica - Paleolitico medio (100.000 – 25/30.000) anni fa – - fine glaciazione di Wurms, l’ultima in termini di tempo. Questo è il fattore principale che dà una spinta enorme alla civilizzazione umana- Paleolitico superiore 40.000 – 10.000 anni fapropulsore, addomesticazione del cane - Mesolitico 11.000 – 8.000 anni fa o Natufiano- Neolitico 7/5.000 anni fa- Coltivazione, - Ceramica neolitica ↓ Età dei metallirame 5.000 a.C. o Calcoliticobronzo 3.000 a.Cferro 1.500 a.C.

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Mesopotamia: Storia, Popoli, etnie, usi, religioni

Guardando al Vicino Oriente si ha l’impressione di una grande zona, delimitata da confini naturali, che ha delle diversità geografico-ambientali, ma che, tutto sommato, può anche essere un che di “uniforme”. La zona però è molto ampia e ad una analisi più critica, storica,politica, ambientale, si evince un quadro in cui non serve attraversare un confine per trovare una “diversità”.Non parliamo, poi, di confini politici, applicati ed attuati solo nel secolo scorso e, tra l’altro, neanche dalle stesse popolazioni comprese in essi, ma per lo più da nazioni straniere.

Le caratteristiche fisiche della zona sono state, in passato, motivo di cambiamenti, evoluzioni, innovazioni, ma anche di regressi, ricadute, fenomeni di spopolamento.

QUADRO STORICO GENERALE EPREMESSE NEOLITICHE E CALCOLITICHE

Grandi mutamenti climatici hanno modificato, a partire dal 15/12.000 anni a.C., uscendo da una glaciazione, le zone in oggetto.Verso il 10.000 vi è la fase più lunga e di più repentino e sensibile

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cambiamento, in cui iniziano esperimenti di coltivazioni, di allevamenti, e di uso di attrezzi a tali fini.Inizi di primordiali case, agglomerati, anche, di più abitazioni e cioè la “RIVOLUZIONE NEOLITICA” sono vs. il 7.000/5.000. La seconda fase è quella della “RIVOLUZIONE URBANA”, all’inizio dell’ Era del Bronzo, verso il 3.000, con i primi sigilli, cretule per controllare l’integrità di contenitori il più delle volte contenenti derrate alimentari. Questo fenomeno culmina con l’invenzione della scrittura. L’uomo poi si specializza in lavorazioni artigianali, vi è la nascita delle prime città, se così le vogliamo chiamare, con un centro amministrativo circondato da nuclei abitativi.La terza fase (1.500/1.000) a cavallo tra Tardo Bronzo e Ferro vede la diffusione dell’alfabeto e l’adeguamento della scrittura cuneiforme a tale metodo o viceversa, a seconda delle zone ove ci si trova. La metallurgia è un fattore determinante nel miglioramento di molte tecniche, da quelle artigianali, a quelle militari.In tutto il percorso evolutivo vi sono regressioni, sviluppi e successive ricadute, però la tendenza generale rimane costantemente quella di mettere a punto tecniche sempre più adatte a padroneggiare l’ambiente circostante.Qui forse il corso degli avvenimenti è stato più lungo che in altri luoghi ma vi è stata anche più variabilità di risultati, con momenti di vera eccellenza in vari settori.

Il periodo che va dal 15.000 al 10.000 (Mesolitico o Natufiano) è un lasso di tempo in cui si praticano caccia e raccolte intensificate, anche perché nei villaggi il numero degli abitanti cresce, seppur di poco. Resti sinora poco compresi, nella loro totalità, quelli dell’insediamento di Gobelik Tepe, in cui circa nel 10.000 a.C. Si erigono già dei templi. In sito non si rinvengono tracce di insediamento umano ma soltanto megaliti cultuali con tecniche di lavorazione che, secondo la storia ufficiale, non dovrebbero ancora esere conosciute dall’uomo. Questo fatto riafferma, qualora ce ne fosse ancora bisogbno, la teoria dello sviluppo civile degli insediamenti umani a ,macchia di leopardo. Non dimentichiamo che qui siamo in piena Anatolia sud-orientale, qindi piena mezzaluna fertile. Altro dato da tenere conto è che nel periodo in questione si sta uscendo dall’ultima glaciazione, quindi sbalzi termici anche notevoli possono aver accelerato lo sviluppo o averlo ritardato. E’ possibile che

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gli insediamenti fossero poco distanti dal luogo templare-cultuale o che, addirittura fossero ancora in caverne. Questo appare, però, difficile da credere, in quanto la raffinatezza delle sculture sui megaliti fa pensare ad un avanzamento piuttosto notevole dello sviluppo artitico-culturale. Insediamenti, valutando i vari dati a disposizione, possono comprendere 40-50 elementi, e vi è una certa mobilità al seguito degli animali-preda. La sopravvivenza è quotidiana, derivante anche dall’assenza di tecniche per la produzione e la conservazione del cibo.Riguardo la caccia le prede sono meno grosse che nel Paleolitico: gazzelle, ovini sugli Zagros (le catene montagnose ad est dell’alluvio mesopotamico, odierno Iran). Si inizia a controllare il gregge abbattendo alcuni capi per usarne la carne ma facendo ben attenzione a mantenerne una riserva per latte e lana.Si nizia a selezionare per le graminacee che crescevano ancora spontanee. Le liti (pezzi di roccia usate come strumenti) diventano mano a mano più piccole, più raffinate, per usi diversi. Si iniziò ad usare dei mortai con pestello per frantumare le graminacee spontanee: Kebara in Palestina Zarzim in Kurdisthan iracheno.

Dal 10.000 al 7.500 giunge un periodo critico, vedremo poi il perché. Si addomesticano ovini e caprini per il cibo. Il cane era già addomesticato circa dal 10.000, naturalmente non per trarne cibo. Latte e pelo sono i preziosi prodotti del gregge, ormai di proprietà della comunità, del singolo o della singola famiglia.. Anche per i vegetali vi è una selezione.Orzo in tutta l’areaEmmer in Siria – PalestinaEinkorn è coltivato su pedemontana iranico-anatolica. (anche leguminose).Avvengono i primi esperimenti di coltivazione osservando i semi non consumati mettere dei getti in determinati periodi dell’anno. L’uomo è già uscito dalla caverna e si costruisce delle capanne tonde un po’ rialzate, coperte di paglia. Si cominciano a distinguere campi base per la coltivazione e periodici per le stagioni di caccia, tornando sempre poi a quello centrale ove sono le famiglie e gli animali. Silos e tombe testimoniano la proprietà e i primi aspetti di religiosità configurata.

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Questo fatto è testimoniato in Palestina e Siria nel Neolitico e prima ancora nel Natufiano.Stesso vale per la fascia pedemontana iranica, in verità un poco più tardi, ma questa zona ha il vantaggio di avere invece allevamenti di caprovini. Nel Neolitico vi sono prove sicure di coltivazione nel Medio Eufrate di einkorn ed orzo sia selvatici che coltivati intenzionalmente. Stesso vale per emmer ed orzo nella zona di Gerico.

LA RIVOLUZIONE NEOLITICA Dal 7.500 al 6.000 si è già avviata la transizione verso il Neolitico.RIVOLUZIONE NEOLITICA significa un mutamento (che non fu repentino) radicale, totale, delle strutture socio-economiche. Dopo 2 milioni e mezzo di anni, comunque, un cambiamento avvenuto in duemila anni si può definire così.La R.N. ha come punti fondanti: La messa a punto di metodi per la produzione di cibo in agricoltura invece della semplice raccolta e l’allevamento al posto della caccia occasionale .In un arco che va dalla Palestina alla pedemontana del Tauro (a nord) a tutta la catena dei monti Zagros, ove si appoggia l’odierno Iran, verso il VI millennio si svilupperanno poi le grandi culture ceramiche del Neolitico, nell’alluvio mesopotamico e sugli altopiani.In una fase successiva (IV-II millennio) Mesopotamia ed Egitto acquisteranno un potere centrale nell’area.Le zone sembrano adatte al primo sviluppo, vallate in cui il clima dopo il 10.000 è più mite sono nicchie in cui comunità si insediano (come si diceva sopra). Nasce un primo pendolarismo che fa muovere per cercarsi periodicamente delle risorse. Sono zone comunque piovose, a partire ai confini meridionali del corno occidentale della mezzaluna fertile Palestina e Negev esclusi, fino alla bassa Mesopotamia, che sono abbondanti in graminacee spontanee ed animali (caprovini).Vi sono strategie varie portate avanti da comunità diverse in zone ambientali anche distanti tra di loro.Le innovazioni sembra siano realizzate in ambienti dove vi è una frammentazioni di zone o ai confini tra più di esse.Si comincia a sperimentare precocemente le tecniche colturali lungo il margine esterno della mezzaluna fertile, anche per conservazione delle eccedenze alimentari (questo è un punto FONDAMENTALE

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nel corso di questi avvenimenti) e non solo per consumo, lo vedremo in seguito, l’importanza di questo passsaggio.Le comunità sono di 2/300 persone, sedentarie, in case di fango o mattoni crudi a pianta quadrangolare. L’economia è agro-pastorale anche nel Neolitico più tardo in: Siria-Palestina pedemontana del Tauro, Kurdistan, Luristan e Khuzistan.La pianta quadrangolare delle abitazioni è significativa perché presuppone una possibilità di ampliamento a differenza della pianta tonda. Vi sono casi di cooperazione familiare (Gerico) ed espressione di patriarcato (crani di antenati e genitori conservati in casa). I beni da tempo sono ereditari ed i risultati si vedono, non dovendo iniziare un ciclo da zero ogni generazione. Dal Natufiano (15.000 – 10.000) gli insediamenti occupano 2/3.000 mq., nel Neolitico 5.000 – 3.000) più tardi ci si stabilizza sui siamo sui 10.000 mq. Solo però in certe zone avanzate la situazione è questa, il resto del territorio è costituito da enormi spazi che sono più indietro nello sviluppo.Forse si vedono le prime esperienze per modificare l’ambiente e non solo subirlo.Verso il, 6.000 a.C. sono diverse le innovazioni che si presentano:Insediamento per comunità di villaggio;Coltivazione di piante (graminacee e leguminose, comunque spontanee);Allevamento di caprovini, suini, bovini;Tessitura; Ceramica (inizio sugli Zagros iranici);Rame martellato;Verso il 5.800 vi è una battuta di arresto nello sviluppo, forse per fattori climatici. Dal 6.000 al 4.500 si ritrova una serie di colture che si diffonde partendo dall’alto dei tavolati per scendere negli alluvi e nelle piane.Si affermano e si diffondono orzo, emmer, frumento, einkorn. L’irrigazione è di vari tipi, 1. oasi nella zona di Gerico, 2. canalizzazione nella zona di Eridu, anche d’altopiano con sistemi sotterranei avanzatissimi nella zona di Catal Huyuk (Anatolia orientale, Turchia).Vi sono naturalmente delle selezioni naturali e modificazioni delle piante: si impone come nuova coltivazione il lino.

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Per la frutta si raccoglie ancora quella spontanea. Il lino piano piano soppianta le pelli di animali. Importantissimo è il passo della “cottura” delle graminacee in pentole. Di qui la fabbricazione di pentole ed utensili in ceramica. I primi insediamenti comuni variano da villaggi aperti a quelli ad alveare (Catal Huyuk) senza entrate a piano terra con mattoni impastati a paglia. Poi si giunge a villaggi recintati. Sono poche le famiglie aggregate o, addirittura, una sola. Di Gobelik Tepe ed altri contemporanei non si possono fare descrizioni in quanto non ritrovati, parlando degli insediamenti, ma si sono svelati solo alcune tracce di materiale cultuale-templare, che, fanno presumere un insediamento non lontano dal ”pseudo-tempio”, ritrovato in condizioni ottime.Un certo collegamento vi può essere tra l’osservazione della nascita di germogli di semi interrati ed il seppellimento dei defunti, dato il ritrovamento di scheletri sotto i pavimenti delle abitazioni.La fertilità diventa fondamentale per il gruppo e la si comincia a venerare. Gerico e Catal Huyuk non si possono ancora chiamare città, nonostante molte caratteristiche lo richiamino. Vi è una certa fretta odierna nel “situare” temporalmente e fisicamente la prima “città”.Il culto è familiare e si creano i primi luoghi di sacri esterni alle case, pur se molto semplici. Le distanze tra villaggi sono ancora molto grandi e non sembra vi possa essere stata molta conflittualità, data la grande disponibilità di territori liberi per la caccia o il pascolo. Le difese dei villaggi sono per lo più erette per difendersi da animali piuttosto che da umani.Forse cominciano gli abitanti all’interno di un villaggio a guardare essi stessi come “noi” e gli esterni come “gli altri” iniziando un a sviluppare un “senso di appartenenza” ad una comunità. Iniziano i primi commerci per baratto, evidentemente, testimoniati da ritrovamenti di ossidiana a grandi distanze dai luoghi originari.Da un sistema “di comunità” nasce un “sistema regionale”. Dalla pedemontana gran parte delle attività si spostano nell’alluvio dove non si sarebbero potute originare già da prima, vista la presenza dei due fiumi, che, forse, ad un certo punto, deviano il loro corso e lasciano gli spazi ad insediamenti umani.Comunque le zone più sviluppate della media sono “isole”, non vi è un quadro omogeneo.

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IL NEOLITICO PIENO E LE CULTURE REGIONALIVi sono certamente i centri punte elevate di sviluppo sociale in Anatolia dal 6.500 al 5.500 di Catal Huyuk, Hagilar e Gian Hasan. La prima, a sud della piana di Konya, ha una nicchia irrigua ed è al centro tra piano e monte. E’ economicamente all’avanguardia, si allevano anche bovini invece che solo caprovini, si coltiva frumento invece che orzo, si ritrova ossidiana molto curata per le liti, ceramica addirittura ingubbiata. L’insediamento è a diverse unità abitative agglomerate, con le stanze aventi panche addossate alle pareti sotto cui sono seppelliti i morti e sopra le quali si dorme. Circa un terzo delle abitazioni è decorata con simboli di fertilità. Questo avviene al fine di promuovere il ciclo produttivo. A sud, in Siria, Libano e Palestina, sono site in questo periodo Be’qa, Damasco, Biblo, Munhata, nella zona del Giordano.La Palestina è però all’angolo estremo della mezzaluna fertile, invece la zona degli insediamenti dei monti Zagros è più centrale. In Alta Mesopotamia il sito più importante (6.000-5.500) è Umm Dabaghia. Le case sono rettangolari a più ambienti e magazzini L’agricoltura è poverissima e pure l’allevamento. La carne viene da animali selvatici reperiti tramite la caccia.Poi dal 5.500 al 4.500 si alternano tre importanti culture:Hassuna Samarra Halaf sui siti omonimi.1. Hassuna - Umm Dabaghia con caratteristiche simili.2. Samarra è più avanti nello sviluppo, le case hanno dei recinti, si ritrovano ceramiche dipinte con motivi complessi, l’agricoltura è irrigua e la caccia marginale3. Halaf di cui la diffusione è più vasta. L’origine è da genti montane scese a valle. L’economia è agro-psastorale, con orzo non-irriguo, caprovini. Le case sono piccole tonde a cupola, arcaiche con dipendenza rettangolare e sono un regresso rispetto alle case rettangolari.Nella Bassa Mesopotamia emerge Eridu che comprende le zone in cui sorgeranno i futuri Sumer, Akkad, Elam. Eridu ha notevoli differenze con Halaf. Molte le colture di cereali ed è la base per la futura cultura di Ubaid.

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In contatto diretto ma marginali alla mezzaluna vi sono altre micro-culture che con il tempo avranno sviluppi (Fayùm, Cipro, Anatolia del sud, oltre gli Zagros, Turkmenistan)

VERSO L’URBANIZZAZIONE

Periodo della cultura Pre-Ubaid: vs il 5.000 a Eridu ritrovamenti testimoniano edifici templari usati esclusivamente per il culto

Periodo della cultura Ubaid: dal 4.500 al 3.500 l’inizio è nella zona dii Eridu e Haggi Muhammad

Le fasi di Ubaid sono quattro:1. Eridu 5.000 2. Haggi Muhammad 4.500 3. Ubaid classico 4.000 4. Ubaid Tardo 3.500

I centri maggiori sono Eridu, Ur, Ubaid (vicino Ur), Ras e-Amiya, Tell Mahdur.Vi è un inizio di sistemazione di canali anche per eliminare le paludi. Si comincia a coltivare palma da datteri (arboricoltura) e cipolle, legumi, (orticoltura), ed anche a praticare pesca di fiume.Si incrementano le superfici dei templi su sedimi precedenti (ca. 20 mt.).Si cominciano a creare attrezzi artigianali più specializzati, (IMPORTANTISSIMO, crescono i corredi funerari a testimonianza di un innalzarsi del livello di vita e appare un embrione di quella che sarà la nascita e suddivisione di classi sociali.Si entra in un periodo produttivo di oggetti “in serie”. La ceramica è molto raffinata, superiore alle precedenti. Nel Tardo Ubaid i pezzi vengono fatti quasi sempre in serie e la qualità ne risente. Si realizzano villaggi più complessi. Emergono funzioni ed attività sociali ed amministrative direttive. Contemporaneamente a nord (Assiria) il Tardo Halaf subisce una crisi. Emergono Tepe Gawra, Ninive, Nuzi, Tell Brak. L’agricoltura è innovata da irrigazione estensiva e dall’introduzione dell’aratro a trazione animale. La ceramica Ubaid arriva fino in Oman. Il rame è lavorato soprattutto in vicinanza delle zone metallifere.

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In Palestina, invece,lo stesso periodo ha caratteristiche agro-pastorali. Le zone marginali seguono un impianto organizzativo a modello mesopotamico.Ritrovamenti di armi e tombe particolari fanno pensare ad organizzazioni con dei “capi”.Non c’è interruzione o rottura:le ceramiche cambiano colori, uno dei fattori, ma non c’è un trauma da rottura di periodo.Dell’ANTICO URUK i siti centrali sono:Uruk a sud (subentra a Eridu come sito-guida)Tepe Gawra a nordAd Uruk si sviluppa la sede cultuale dell’ Eanna . Vi è una produzione massiccia di ceramica con tanto di forni.Si cominciano ad usare mattoni più piccoli stondati invece dei più grandi e squadrati. Si decorano le capocchie di chiodi di argilla inseriti nelle pareti, soprattutto sulle facciate degli edifici templari.Il tempio comincia ad essere luogo di ritrovo della comunità. Lo stesso avviene a Ninive e Tepe Gawra. La struttura del tempio si modifica. A sud vi è un potenziale agricolo enorme a differenza del nord però quest’ultimo è avvantaggiato come punto e snodo commerciale, in quanto è sito in mezzo a vie che portano nelle direzioni dei grandi traffici (le distanze percorse da questi tragitti sono, comunque, quelle dell’epoca, cioè alquanto limitate.).Elementi Ubaid ed Uruk arriveranno solo nel Tardo Uruk in alcune zone.A metà del IV millennio (3.500 a.C.) quindi si hanno diverse novità: L’alluvio (la zona costeggiante il Tigri e l’Eufrate) guida lo sviluppo tecnico-organizzativo e funge da polo di riferimento. Il Tempio assume un ruolo nuovo anche con offerte da parte della comunità. I vari templi sono dedicati a infinite divinità, cui in seguito verrà data singolarmente un nome. Si supera il concetto della deità come elemento naturale, forza della natura, alla base di ogni sentimento spirituale dai primordi dell’umanità. Anche questa è un’altra presa di coscienza importante della comunità. Si media attraverso i sacerdoti il rapporto tra il Dio e l’uomo. Il ruolo del sacerdote assurge subito agli onori ma anche agli oneri, dovendo coordinare il comportamento politico-economico-sociale della micro-società.

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ANTICA ETA’ DEL BRONZORIVOLUZIONE URBANAVerso il 3.500 vi fu un “salto della civiltà” (cioè per tutto il periodo Uruk) chiamato “RIVOLUZIONE URBANA”, preceduto e seguito da fasi di calo o stasi dei livelli demografico-urbanistico-organizzativo e della produttività agricola. Quindi:Nasce un esempio di città-StatoSi sviluppa la scritturaElementi e gruppi di elementi si agglomeranoSi hanno delle “eccedenze” alimentari (avvenimento ESSENZIALE NEL QUADRO DEL PERCORSO DI SVILUPPO ) In città vi sono palazzi e templi, entrambe con poteri decisionali. Nelle città si diversificano i mestieri , mentre nelle campagne iniziano le prime opere di “canalizzazione”.Si sviluppa la metallurgia Si producono ceramiche “a stampo” Nasce il “possesso” personale dei beni che non sono più solo “familiari” ma divisi dall’eredità. Nasce il concetto di “PROPRIETA PERSONALE”.Le opere di canalizzazione e l’introduzione dell’aratro, come detto sopra, portano un innalzamento notevole della produzione agricola.Se vi è più ricchezza all’interno di un centro si erigono muri di cinta.(La “città” funziona se funzionano tutti i suoi elementi IN SINERGIA).Aumentando i beni prodotti, la quantità delle merci scambiate aumentano molto e cominciano a servire delle garanzie che i beni trasportati, conservati venduti, siano, alla fine del ciclo commerciale, nello stesso identico stato in cui erano nello stato originale. Si inizia a sigillare i contenitori con “cretule” di argilla che vengono rotte solo all’apertura del contenitore. Servono anche però delle misure per questi beni. Per avere le misure e poter computare in maniera opportuna e diversa qualità e quantità diverse di beni nacque, appunto, l’unità di misura. Questi “strumenti” vengono “ufficializzati” per mezzo di liste esposte o, comunque, rese pubbliche. Alcuni beni molto scambiati diventano controvalore per certi altri beni. I beni di rapporto sono costituiti da orzo e argento.Per la numerazione si usa il sistema “sessagesimale”, in cui valgono

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come unità di misura il numero sei ed i multipli. Da cui il mese di trenta giorni, l’anno in trecentosessanta.A differenza di altri popoli il tutto si corona con l’inizio della messa per “iscritto” di tale sistema.Nel periodo Ubaid compaiono i primi sigilli, che aumentano di numero notevolmente nell’Uruk. Al sigillo vengono affiancate prima delle figure, per rendere chiara la qualità del bene contenuto e poi si aggiunge alla figura “ideogrammatica” il numero di equivalente di bene contenuto: E’ NATA LA SCRITTURA.

Con i segni si cominciano ad esprimere “concetti”.Gli amministratori “devono”, per il compito che rivestono, diventare “scribi”. Nascono le liste di segni per insegnare e tramandare il tutto. La burocrazia ha uno strumento in più per organizzare lo Stato. Il quadro è completato da clero e milizia, quest’ultima a garanzia di protezione dei beni e delle ricchezze prodotte, commerciate o conservate e a difesa di pericoli di furto provenienti dall’esterno.Il re è sommo sacerdote (En) capo dell’amministrazione e dell’esercito. Tempio e Casa del Re sono un tutt’uno, grandi responsabili del buon andamento dello Stato. A Uruk l’area templare dedicata ad Anu (il Dio maschio) è molto estesa ed oltre a questa vi è l’area cultuale dell’Eanna dedicata alla Dea Inanna. Si comincia a “coalizzare” un senso “nazionale”: “i buoni siamo noi, tutto ciò che sta al di fuori è cattivo e barbaro”.

DIFFUSIONE E CRISI DELLA PRIMA URBANIZZAZIONEI centri principali sono: Uruk in Bassa Mesopotamia (futuro Sumer) e Media Mesopotamia (futuro Akkad) Kuzistan, Assiria e Alta Mesopotamia sono permeate di piccoli centri

che hanno, comunque, le caratteristiche culturali di Uruk.I centri limitrofi ad Uruk scompaiono: Uruk è una diventata una capitale.Sul tempio di Anu venne poi eretta la ZIQQURAT. Si sviluppano Eridu, Tell Ugair, Susa e Gebel Aruda, Tepe Gawra, Tell Brak, Ninive che sarà destinata per due millenni ad essere la principale città del triangolo assiro.

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Questi centri sono pronti per lo sviluppo del commercio di Uruk avvicinando le materie prime ad Uruk dalle 4 direttrici: Tauro, Siria, Iran e, oltre gli Zagros, altopiani iranici. I centri sugli Zagros, essendo sulla via che porta all’Asia centrale, possono essere stati influenzati dalla cultura Uruk e ne ripetono alcuni elementi. Le direttrici da cui provengono le importazioni “esportano la cultura Uruk”. Esempi sono Godin Tepe sugli Zagros e Hassek Huyuk sull’alto Eufrate.

CRISI E PROCESSO DI REGIONALIZZAZIONECome si è diffusa La cultura Tardo Uruk scompare: i principali centri ridiventano villaggi, la PRIMA URBANIZZAZIONE si ritrae, forse Uruk non riesce a mantenere in piedi tale struttura

Tra la fine del IV millennio e l’inizio del III vi è il periodo di GEMDET NASR (proto-letterata).La cronologia è: Ubaid / Uruk / Gemdet Nasr / poi Proto-Dinastico 2900-2300 a.C..In Bassa Mesopotamia il periodo tra Uruk IV e Gemdet Nasr è ancora sviluppo, invece con il Proto-Dinastico I si entra già in un periodo di crisi. (invece con il Proto-Dinastico II e III avverrà la SECONDA URBANIZZAZIONE e nuovo periodo di sviluppo).In Gemdet Nasr nasce il Palazzo come tale, ma non è un palazzo cultuale, è laico, adibito alla centralizzazione del potere e dell’amministrazione.Nel frattempo l’evoluzione della scrittura continua.Susa, dopo l’intermezzo Uruk, riprende il suo corso con la scrittura che si modifica con caratteristiche ELAMICHE (Elam stato al confine sud-est di Sumer, in direzione dell’India), in Gemdet Nasr invece si continua col sumerico.Anche ad est di Susa si sviluppano centri proto-elamici (iranici). Si crea un ambiente più vasto di Uruk con commerci di pietre dure e rare. Dalla Bassa Mesopotamia ci si spinge in Oman per importare il rame e da qui si apre il vasto mondo dei traffici con il bacino dell’Indo.

LA MESOPOTAMIA PROTO-DINASTICA (2.900-2.300)Dopo la recessione del Proto-Dinastico I, nel Proto-Dinastico III e IV (2.700-2.400) ad Uruk si aggiungono come città stato: Eridu a sud

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Larsa, Umma ad est Nippur al centro Kish, Eshunna a nord. Più a nord ancora si ritrovano altri capisaldi sumerici: Mari e Assur.NON SUMERICI ma integrati Susa KhamaziIn questo periodo a sud si sviluppano ancora opere di canalizzazione mentre a nord emerge l’influsso templare con corveè (obbligo di prestazioni in cambio del vitto e/o alloggio.A nord il controllo dell’acqua è più facile essendoci già dei canali naturali che la imbrigliano, seppur semplicemente, mentre a sud si deve lottare con le paludi. Vi sono quindi più lavoratori “liberi” che non al nord in quanto lì è necessario impiantare nuovi lavoratori appunto per migliorare le opere canalifere ed irrigative.Sorgono conflitti tra città, ma non hanno il carattere “etnico”, vi sono troppe mescolanze di etnie per dare alle lotte tali caratteristiche, piuttosto possono essere semplici contrasti sociali tra “vicini”. La scrittura nel Proto-Dinastico II e III è totalmente di carattere sumerico, nonostante vi siano infiltrazioni a nord di semiti (Accadi). Vi sono anche termini letterari di derivazione iranica pre-sumerica, cioè del Calcolitico. Ad est gli influssi sono elamici, a nord Hurriti, Eblaiti ed Amorrei ad ovest. Devono già essere presenti quindi “interpreti” e “liste” con unità di misura e “vocabolari”.

LA CITTA’ TEMPIONel Proto-Dinastico si “scindono” Tempio e Palazzo (2.900-2.300 a.C.)(Palazzo=casa, accadico bitùm, sumerico –e)(Palazzo= casa grande –e kallum)(Famiglia grande –e gàl)

I primi palazzi si ritrovano nel periodo di Gemdet-Nasr (3.100-2.900 a.C.) ed in peri-Mesopotamia quindi anche a sud. Nasce una classe dirigente del Palazzo che si va ad assommare a quella templare, che si struttura con una vera e propria gerarchia.. Nel Proto-Dinastico III si redigono i primi documenti di compravendita di terreni e vi sono registrazioni templari del numero di operai impiegati. I villaggi

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contribuiscono al Palazzo con lavoro e prodotti, per contro il Palazzo interviene nelle opere di canalizzazione e comincia a decentrare poteri ai possessori di terreni. La “cerimonia” della vendita di terreni è tradizione (la cerimonia) oltre a innovazione (lo scritto). I dipendenti del Tempio sono sempre più numerosi e stanno meglio dello standard di vita medio. Comincia una sovrapposizione tra classi “politiche” e “templari”. Anche più in basso nella scala sociale vi è un livellamento fra lavoratori servi e liberi.Nel Proto-Dinastico le coltivazioni di cereali riguardano: orzo, frumento, emmer, sul lato vicino al canale irrigabile invece si coltivano orticole.L’orzo serve come alimentazione per l’uomo, animali e per fabbricare la birra. Frumento ed emmer nel sud sono coltivazioni marginali. Si effettua una rotazione biennale: 1 anno cereali e 1 anno maggese. Il rapporto tra produzione e raccolto è nell’ordine di 1:30 (altissimo se paragonato all’1:3/5 della Palestina). Non è ancora sensibile il fenomeno della salinizzazione che comincerà più tardi. Le rese sono ineguagliate a livello mondiale: 2/3 del prodotto vengono convogliate verso i magazzini templari.Nota a margine: (in Uruk vi sono testimonianze archeologiche, del Proto-dinastico vi sono testimonianze scritte).La trasmissione ereditaria delle terre date in concessione dal Tempio o dal Palazzo fa incrinare il loro stesso potere, perchè lo suddivide. L’artigianato in Mesopotamia in questo periodo non ha pari nel mondo. Vi è un forte impiego di donne nella molatura dei cereali con pestelli. Molte donne anche straniere sono impiegate per la filatura della lana.

IL GOVERNO DELLE CITTA’ ED I CULTI

Gli stati del Proto-dinastico hanno circa un diametro di 30 km. -en a Uruk è “discendente” dal tempio e-gal: in una ensi=fattoria es. Lagash che “ha la fiducia del Dio”: lugal=re a Ue e Kish è UOMO, amministratore e responsabile e-gal e lugal sono nuovi poteri “laici”. Ogni città ha il “suo” Dio ed ognuno vuole far valere di più il

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proprio. Si creano così delle genealogie di Dei, cercando di legittimarsi più dell’altro. Nippur è sede del Dio Enlil, il maggiore per tutti i Sumeri e mantiene la supremazia. Nippur dà assenso ai vari re.Proprietario del territorio è il Dio, “amministratore” è il re. Il Dio è responsabile per l’andamento dei raccolti, il re per l’amministrazione, la difesa, la guerra e responsabile delle operazioni per avere il favore degli Dei. Il Dio però è responsabile dell’esito. Il Dio favorirà il Re giusto e abbandonerà il Re ingiusto.Il Re è responsabile dei buoni rapporti con il Dio. Iscrizioni e tracce testimoniano proprio l’efficienza e potenza di certi Re ed il suo contatto con il Dio.Si erigono steli ed inizia una cultualità del re visto come soprannaturale ponte tra uomo e Dio. Inizia la redazione di liste di divinità, di templi, di inni. Nei villaggi si produce anche per il Dio.

RIVALITA’ ED EGEMONIE CRISI, EDITTIGli Dei arcaici (prima della memoria) hanno lasciato il posto alle divinità dei vari settori, ed i re sono l’ultimo anello di questa catena. Le ricostruzioni archeologiche nei vari centri non sono omogenee per motivi contingenti ma diventano scritte nel Proto-Dinastico II e I (l’intero periodo proto-dinastico va dal 3.000 al 2.000 a.C.): bisogna quindi mediare rischiosamente tra le varie situazioni. Ancora nel Proto-Dinastico II comunque le testimonianze sono in gran parte archeologiche. Ancora nel Proto-Dinastico III le testimonianze archeologiche sono importanti, ma iniziano i primi archivi. Importanti le iscrizioni dedicatorie del cimitero reale di Ur. Solo nel Proto-Dinastico III b si ha corrispondenze tra tutti questi dati, iscrizioni, oggetti e stratigrafie. Emergono i tentativi di conquistare “tutto il mondo” (da mare a mare). Varie città attribuiscono ai loro Re il fatto di aver conquistato tutta la Mesopotamia, sogno dell’impero “globale”. Questo viene ritenuto valido anche se ottenuto con “alleanze” e non con vere conquiste, l’importante è poter dire di esserci arrivati.Provvedimenti atti a rimediare ad abusi vengono presi da ensi e re per “propaganda”. Il primo editto scritto “imperiale” risale al 2.350 2.300, quando Lugalzaggesi originario di Umma “comanda” su altre città. L’ensi di Lagash (rivale di Umma) emana un editto per ristabilire usanze “giuste” di un tempo. Anche il suo grande

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predecessore aveva emanato editti simili. Questo onde evitare l’asservimento per debiti che minerebbe l’ordine sociale. Assume così il ruolo di “liberatore”. Il processo di arricchimento delle classi templari non si ferma, ma ciò serve come valvola di sfogo alle tensioni sociali, quindi vi è una crisi a livello di “villaggio” per ora.

IL MONDO DI EBLAA nord dopo il decadimento degli insediamenti peri (intorno)-Uruk si va nel Proto-Dinastico II e III verso una ripresa (tutto il Bronzo + Akkad).La prima urbanizzazione era venuta da Sumer verso nord, verso il Tigri e l’Eufrate.Ora il fenomeno si ripete attestandosi a Mari ed Assur. A nord le fasce pedemontane vedono un fiorire di centri dal Tauro agli Zagros: hurriti più a nord, semiti nel sud.Questo anche per il clima piovoso che favorisce lo sviluppo. Visto da sud è il “Paese Alto”. Un esempio è Tell Taya (100 ettari), l’Assiria è nel triangolo tra Zab e Tigri (Ninive ed Arbala)Tell Brak resiste, a nord rimangono tradizioni hurrite locali, influenzate però dal sud sumerico; per ora qui la scrittura non si diffonde. Ad Assur viene edificato il tempio di Ishtar.Tra i due centri più avanzati, Assur ed Ebla, si stipula un contratto di regolamento del commercio. Ebla commercialmente è predominante su Siria ed Alto Eufrate, Assur, invece, su Alto Tigri e Anatolia orientale. A Mari al Proto-Dinastico III a e b risale il Palazzo Reale ed il tempio ad Ishtar. Mari dà l’impressione di un centro sumerico. La lingua però è come per Ebla semitico-occidentale pre-amorrea. Architettura e scrittura sono sumeriche. Mari ed Ebla saranno distrutte alla fine del Proto-Dinastico III b ad opera di Akkad. Il 1° Sargon vede ancora Mari integra e forte. Il successore Naram Sin la oltrepassa facilmente. La cultura Proto-Dinastico del Medio Eufrate è il periodo del regno di Akkad. Mari è centrale, tra Bassa Mesopotamia e Siria, Assur sul Tigri, Ebla però è egemone commercialmente nel territorio di Mari. I re di Mari cercano sfogo conquistando ad est forse per staccarsi e trovare sfogo alla spinta eblaita.

CARATTERI SOCIO-POLITICIVerso il 2.500 anche la Siria ha il suo massimo sviluppo prima del

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declino del Medio e Tardo Bronzo.Nel Proto-Dinastico II e III la Mesopotamia (cioè Antico Bronzo II e III) oltre a centri interni si sviluppano anche Ugarit e Biblo. Ad Ebla nel Palazzo si realizza il grande archivio di tavolette. La superficie di Ebla è uguale a quella di Mari ed Assur. Lo sviluppo comincia dopo la 1^ urbanizzazione. La popolazione è semitica. In Alta Siria ed Alta Mesopotamia la popolazione è omogenea come la lingua ed ha rapporti a nord con quella Hurrita. Con il paleo-accadico in Mesopotamia centrale è già presente il gruppo pastorale dei MARTU.Il regno di Ebla da Hama ad Aleppo conta 15/20.000 abitanti. Ebla, in tutto il regno circa 200.000. Non raggiungerà le coste (Biblo), né l’Eufrate ed a sud arriverà al massimo fino ad Hama, a nord non più di Aleppo. Era comunque il più grosso stato egemone ad ovest dell’Eufrate. I Templi non hanno un ruolo centrale, avendo saltato la prima urbanizzazione. La direzione politica non è cittadino-centrica come in Mesopotamia. C’è un re (en) di ciclo settennale, rinnovabile. Importante ruolo ha il capo dell’amministrazione. La regina ha solo un ruolo riguardante l’aspetto cerimoniale. Il re è affiancato da anziani (lugal=re in Mesopotamia). Vi sono 14 distretti ed ognuno ha il suo lugal. Il re sembra non abbia caratteri celebrativi o di rapporti stretti con la deità, ma solo amministrativi. Il Palazzo ha un enorme sistema distributivo delle razioni, con migliaia di dipendenti “diretti”, che cominciano ad essere “razionati”, cioè viene dato loro il vitto, appunto, una “razione”. Il Tempio è però importante nelle “Feste” in cui si abbonda in doni e razioni. Le terre appartengono ai villaggi con poche proprietà templari o palatine. Vari eventi storici hanno determinato molte diversità con la Mesopotamia.

COMMERCI E GUERREL’economia agricola è senza canalizzazioni. Il rapporto tra semina e raccolto è di 1:3, si coltivano anche la vite per il vino e l’ulivo per l’olio (mentre in Mesopotamia questi due prodotti sono sostituiti da birra e olio di sesamo con le relative coltivazioni). Notevole è il volume dell’allevamento capro-ovino e bovino. L’archivio contiene documenti di carattere commerciale e quindi sembra che questo fosse il settore più importante ma non è certo. Il centro (Ebla) ha diramazioni (come per Uruk), come per Susa in Iran ed Assur per l’Anatolia. Trattati regolano i rapporti con queste altre reti. Tessuti e

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metalli sono le merci più commerciate, e questo avviene in Mesopotamia per la carenza (l’acquisto) mentre per Ebla per il profitto. Contatti vi sono anche con l’Egitto. Mari blocca gli sbocchi verso la Mesopotamia. In Mesopotamia vi è poi un altro blocco da parte di Akkad. La rete completa comprendeva da ovest ad est: Ebla-Assur-Mari-Kish-Uruk-Susa-Dilmun. Vi è quindi una lunga fase di lotte tra Ebla e Mari. Prevale la prima con Mari poi sottomessa ad Akkad a tutto vantaggio di Ebla. Questo è lo stato fino al regno di Sargon, poi Naram-Sin conquista anche Ebla. La conquista causa però la distruzione di tutti i canali commerciali che sinora era rimasta instaurata nella zona. Tornano a prevalere nelle zone i nomadi, visto il vuoto di controllo sulle vie commerciali. Ebla diventa preda degli Amorrei.

LA CULTURA PROTO-SIRIANAIl Palazzo in Ebla è più aperto, vi sono molte divinità ma il culto si officia all’esterno. Il Tempio è la sede del Dio.Gli Dei principali sono: Dagan, Ishtar, Sole, Luna, Ba’al, oltre a quelli degli Hurriti e dei semiti. Il Palazzo è dotato di molte raffigurazioni. Il livello intellettuale ed artigianale è molto alto e la lavorazione di pietre e metalli molto sviluppata. Importante è l’assunzione della scrittura cuneiforme. Molte liste vengono redatte per istruire gli scribi, e questi vengono mandati anche altrove per imparare l’”arte della scrittura”. Si redigono anche liste bilingui. Vi sono, poi, liste di “paragone numerico”. I testi letterari sono di influenza mesopotamica ma con caratteristiche siriane. Molta importanza è data agli archivi, ma non viene raggiunta la precisione sumerica.

SECONDA URBANIZZAZIONE IN LIBANO E PALESTINANel Bronzo Antico III avviene la seconda urbanizzazione (la prima urbanizzazione, qui era stata quasi insensibile) con influenze anche su Libano e Palestina. Da nord arrivano legnami, materiali, pietre e l’agricoltura pastorale viene praticata da tribù attorno alle città e ai villaggi: Ugarit e Biblo, Megiddo, Gerico e addirittura in pieno deserto del Negev. Città murate con palazzi (Megiddo), templi, (Biblo), questi ultimi più importanti che altrove. Ci informano su questo i testi di Egitto ed Ebla. Le direzioni commerciali principali sono verso Ebla e verso l’Egitto. Vasi della IV e VI dinastia egiziana

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ed i lapislazzuli ritrovati in Egitto testimoniano gli scambi. In Ebla vi era abbondanza di oro, procurato via Egitto. Succedeva spesso che gli egizi prendessero anche con la forza le risorse in Palestina. Il loro obiettivo nelle puntate in questi territori è più quello di procurarsi risorse che di conquistare territorio, anche per la difficoltà a tenerlo in seguito, vista la bellicosità delle tribù nomadi, la distanza dalla loro patria ed altri stati che avrebbero avuto come concorrenti. L’intervento egizio fu meno forte di quello accadico al nord. Vi fu un periodo di depressione nel Bronzo Antico III per fattori interni: esagerato sfruttamento delle risorse la causa principale. Il corno della mezzaluna fertile si era allungato troppo verso i territori dei nomadi ed essi stessi contribuiscono a ridimensionarlo.

L’IMPERO DI AKKADNotizie sulla nascita dell’impero di Akkad e l’ascesa di Sargon ci provengono da Nippur dove 500 anni dopo nel tempio di Enlil sono ancora esposte.Egli è re di Kish, a sud sconfigge Lugalzaggesi, re di Uruk e gli altri ensi sumeri (Ur-Umma il più importante).Si dichiara e proclama il suo dominio dal mare inferiore al mare superiore, ma anche a nord. Mari è indipendente, a sud Elam, Kish e Nippur sicuramente ne traggono vantaggio. E’ vero che la sua rete commerciale va da mare a mare, ma non il suo dominio. Affronta anche Elam ma vi è uno stallo, una equivalenza di forze. Due figli di Sargon dichiarano di aver sottoposto Elam. Poi Naram Sin all’apogeo dell’impero di Akkad arriva davvero da mare a mare. La dinastia regnante in Elam però sopravvive e si accorda con Naram Sin in un atto scritto, poi letteralmente scompare.Susa è conquistata e vi si installa un governatore accadico.A nord avviene la conquista dell’Assiria fino a Tauro, Zagros ed Ebla compresa, ma non tutta la Siria.Dopo Naram Sin avvengono confronti e scontri con Gutei e Martu. Succede, poi, un periodo di caos e non si capisce chi è Re, oltre ad un altro, successivo, sconosciuto. Sotto la spinta dei Gutei l’impero cade. Sino alla fine ha mantenuto però una struttura molto salda.

STRUTTURA E GESTIONE DELL’IMPEROIl Dio Enlil dà ad Akkad il potere da mare a mare:ciò che ne resta al di fuori non esiste, è barbaro, incivile. Però il territorio è enorme e

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disomogeneo (l’Egitto coevo ha una unità di base molto maggiore, in molti sensi). La forza del re di carattere militare è più capita a nord, essendo a sud più abituati ad un altro tipo di regalità. Essi vedono “empietà” in questo fatto. Naram Sin si proclama oltre che re “forte” anche “Dio della Terra” che non scalza i vecchi, ma vi si affianca. Resterà, comunque, il ricordo di Naram Sin come “re empio” a differenza di Sargon. Lascerà anche meditazioni sulla mentalità di “un Dio”. Il centro dell’impero è governato dagli ensi, alcune volte sono accadici, alcune volte locali, comunque controllati dal centro. Resta in piedi la successione dinastica degli ensi (subordinati al gradimento regio). Vi sono comunque contrasti tra re ed ensi. Sul piano religioso a nord Dio è quello di Akkad, Ishtar, a sud Enlil di Nippur. A nord si capisce l’importanza di Enlil e si incoraggia il suo culto a fini politici.

Sargon nomina sua figlia sacerdotessa di Nanna-Sin ad Ur ed una sacerdotessa sumerica di Ishtar ad Akkad. Sul momento vi è un rifiuto, ma poi il fatto viene accettato. Il controllo della periferia è difficile. Si cerca di controllare vie di comunicazione, anche costruendo templi in centri lontani. Si lasciano quindi a sud rigurgiti religiosi ed in periferia ampia autonomia amministrativa. Nonostante questi problemi l’impero si espande.

IL POPOLAMENTO E L’AMMINISTRAZIONEAkkad di oggi non è stata localizzata. L’impero di Akkad non è comunque un’affermazione di semiti su Sumeri: essi preesistevano anche se in numero difficilmente stimabile. Anche tra città non vi sono lotte etniche però vi è una a rivoluzione: si comincia a scrivere in accadico e non in sumerico. Più si sposta al nord il potere, più si sfruttano risorse, che arrivano, conseguentemente, in misura minore al sud. Vi è poi il fatto che i Sumeri sono un solo popolo, i semiti sono molti e diversificati, come etnie e come dislocazioni, in Mesopotamia, Siria, Palestina.Miscugli etnici avvengono facilmente perché gli Accadi accettano facilmente immigrazioni da ovest.Aumentano le proprietà regie e laiche, diminuiscono quelle templari. Per la prima volta però gli obiettivi commerciali e quelli politici coincidono. Non servono più tanti passaggi per arrivare a

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destinazione. Quindi è necessario il possesso delle reti commerciali di Ebla, Elam e verso Dilmun (odierno Oman). La presa con la forza però rovina il circuito commerciale, ne rompe l’organizzazione. Le genti a nord di Elam subiscono i cambiamenti e lo stato va in crisi.Oltre a questo vi è la spinta di popolazioni degli Zagros, Gutei e Lullubiti. Comunque l’impero accadico è arrivato a confini sinora inimmaginati: Oman, Indo, Anatolia. L’impero lascia tracce anche artistiche, culturali e politiche. Steli e statue vengono erette ovunque, celebranti i Re e le loro vittorie. Si spostano le celebrazioni dagli Dei ai re. Le steli sono site o al “centro del mondo” (il Palazzo) o ai confini dell’impero. Le raffigurazioni passano da decorative a narrative. Le raffigurazioni del Proto-Dinastico sottolineano come le opere siamo state giuste, avallate dal Dio. Ora si sottolinea la sua forza e che essa non ha mai avuto pari. I racconti si fanno mitici con paragoni dei Re accadici alle imprese mitiche di Gilgamesh di Ur contro Agga di Kish e Gilgamesh che si spinge fino al “paese dei cedri”. I testi meridionali però è possibile che vogliano ambientare i racconti al sud per reazione all’impero accadico al nord. Pochi segnali di ostilità verso il nord ci sono pervenuti, ed anche allora forse erano percepibili da pochi. Forse ce ne sono molti di carattere orale o fisico che propagandano le imprese degli Accadi al sud.

LE TRADIZIONI STORICHE SUI RE DI AKKADLe dinastie di Akkad non subiscono le amnesie delle precedenti. Sargon e Naram Sin sono portati a modello per essere re “universali”. Si deve arrivare “alle porte del mondo” come fecero loro. La parabola dell’impero si può interpretare come “dal nulla sei venuto, al nulla tornerai”. Sargon è uomo nuovo, fattosi da solo, da origini “non regali”, “dal nulla al tutto”. Naram-Sin, invece, è empio e tracotante, gli Dei l’abbandonano, le sue conquiste vanno in rovina.La crisi però incomincia ben posteriormente all’avvento di Naram-Sin, però la sua autodivinazione non gli viene perdonata. Momenti trionfali, iscrizioni relative a fondazione di templi, epatoscopie (esami oracolari su fegati di anmali sezionati) che a posteriori sono interpretate a piacimento sono caratteristiche del periodo. Le composizioni letterarie su Sargon e Naram Sin nei sec. XIV – XVII sono pienamente compiute. Secondo la letteratura diversi rapporti di Sargon e Naram Sin con i presagi, appunto, dell’epatoscopia, causano gli eventi. Il monito è: “i

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re seguenti dovranno seguire i presagi e non altri suggerimenti, da chiunque provengano”. Alcuni addossano a Naram Sin la colpa di essere “profanatore” del Tempio di Enlil pur avendolo solo restaurato.Emerge Babilonia ai danni di Akkad come egemone. (Testimonianze vengono da alcune iscrizioni).Più tardi la distruzione empia di Babilonia da parte di Sennacherib si rivisita come quella di Sargon a favore di Akkad.Akkad viene così col tempo presa a modello di comportamento per i successori. Ella ha il grande merito di aver contribuito più di ogni altro all’unificazione della zona.

GUTEI, LULLUBITI, HURRITIPreoccupandosi più delle minacce di Elam si trascurarono i popoli che poi si incuneano nell’alluvio scendendo dagli Zagros.I Gutei descritti come “barbari” fanno cadere l’impero. Preoccupandosi dell’ovest gli Accadi hanno fatto incursioni a nord-est ma senza convinzione. I Gutei si attestano in Mesopotamia centrale senza distanziarsi troppo dall’ambiente di provenienza. A sud invece le città sumeriche riacquistano autonomia. L’invasione è civile, ma anche pressante. Anche questi due popoli lasciano steli in cui si auto-proclamano regnanti da mare a mare. Intorno varie città si organizzavano per riacquistare una propria autonomia (Hurriti a nord) arrivando a confinare con i Gutei.

L’ETA’ NEO-SUMERICACon la caduta di Akkad ed il dominio guteo le città sumeriche mantengono un forte grado di indipendenza. E’ un periodo deleterio per il commercio (insicurezza delle vie) ma dai prelievi fiscali minori. Ur, Uruk, Lagash continuano la tradizione delle città-stato. Abbiamo più informazioni su Lagash ma sembra fossero più importanti Ur ed Uruk. Lagash era più a oriente e più esposta a scontri con Elam. Due importanti dinastie ci pervengono: la IV di Ur e quella di Lagash. In particolare Gudea fa erigere un tempio con materiali provenienti da tutti i paesi per il Dio di Lagash. Infine un re di Uruk (l’unico della V di Uruk) affronta i Gutei, li sconfigge ed il re guteo viene ucciso. L’ensi di Ur fa diventare la città molto influente, come non lo era stata in passato. Si fa nominare re di Ur, Sumer ed Akkad . Quindi afferma il potere sulla Mesopotamia centro-meridionale senza

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voler andare al di là. Gli ensi delle città satelliti di Ur diventano amministratori per conto del re, non al servizio del Dio. Ur-Nammu è colui che dà l’impianto con una vera forma politica al regno, soppiantando la città-stato.

I re divini di Ur vogliono subentrare a quelli delle città satellite. Sicuramente vi sono contrasti e lotte ma di ciò non vi sono prove. Dalle iscrizioni ricaviamo che si attuano costruzioni di templi e ziqqurat (Ur, Uruk, Nippur), sistemazioni agricole, sviluppo di commerci. Si delineano le caratteristiche del regno del successore. Elemento molto importante è l’emanazione di un codice di leggi derivato da precedenti editti ma che va ben oltre e con una diversa impostazione. Si stabiliscono delle unità di misura: sila per la capacità, mina e siclo per i pesi oltre ad indennità per omicidi, delitti e danni vari causati. Ricordiamo che in questo periodo è meno grave l’omicidio che il mancato pagamento di un debito.

Si passa ora dall’editto ad un codice organico ed è fondamentale la redazione di un catasto con province sottoposte alla gestione di re-Dei e funzionari. Sumer si configura come entità meridionale ed Akkad come settentrionale (al posto di Kish). Ur Nammu ha un figlio, Shulgi che è scriba, giudice, amministratore, militare, a difensore di Sumer ed Akkad dai barbari. Con questo regnante la pace regna all’interno dello stato e si dà un’immagine forte all’esterno. Redige un nuovo catasto ed effettua campagne militari a nord fino ai territori degli Hurriti e dei Lullubiti. Cerca di essere sicuro a nord per riprendere i centri commerciali: Susa, Assiria e Mari, oltre a controllare il territorio importante sul piano agricolo e politico di Ninive. Ad ovest gli Amorrei (Martu) semiti occidentali, cominciano a premere. Si costruisce a difesa un muro (il muro dei Martu, verrà chiamato). Anche ad Ur si dedicano templi e cerimonie contro i barbari (definiti sub-umani!) degli Zagros. Cinquanta anni di amministrazione omogenea fanno della Bassa Mesopotamia un’unità politica inscindibile. Vi sono rivalità ma non tra semiti e Sumeri, né tra città e città, ma tra questo centro politico ed il “mondo barbarico” circostante.

L’AMMINISTRAZIONE E L’ECONOMIA

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Con la III dinastia di Ur il regno ha il suo massimo splendore, con le radici nel regno dei Gutei. Cominciano delle crisi per centri minori anche per incursioni amorree e gutee che spingono le popolazioni nelle città. Le terre sono tutte lavorate da liberi ma sono di proprietà templare-palatina, con i lavoratori salariati. Eridu ed Uruk, forti nel Proto-Dinastico, ora sono in decadenza, altre invece crescono come Umma, Larsa, Isin.Altre si sviluppano e si affacciano come centri amministrativi (Babilonia). Il centro si sposta verso nord e si bilancia tra Sumer e Akkad.L’Ekur di Nippur si amplia e nella capitale si accentra il culto nel recinto sacro includendo tutti i santuari cittadini. Esso è dominato dalla ziqqurat costruita da Ur Nammu e che avrà in seguito molte ricostruzioni e modifiche. La popolazione di Ur arriva a 2/300.000 abitanti. Con Shulagi si riorganizza l’agricoltura e l’ amministrazione. Vi è un grande aumento di testi amministrativi rispetto ad ogni altro periodo (sia precedente che seguente).Shulagi sfrutta le esperienze di razionalizzazione amministrativa accadica, ed ancor prima palatine e templari. L’organizzazione viene sussunta in un organismo unico ed avviene una riutilizzazione delle risorse delle provincie, migliorando il sistema e centralizzandolo. I templi restano l’unità di gestione base dell’economia neo-sumerica.

TERRITORIOIn agricoltura i campi hanno forme lunghissime e strettissime tutti affiancati con accesso alla canalizzazione dal lato corto. Tutti gli elementi di ogni singolo campo sono conosciuti dall’amministrazione. Questo riguarda i campi di proprietà statale diretta. Meno documentazione vi è per i campi privati o dati in usufrutto alle famiglie. Stesso avviene per l’allevamento e la filatura e per l’artigianato. Nell’ambito commerciale, con i mercanti e gli agenti commerciali che lavorano per l’amministrazione ma anche per loro stessi, molti elementi difficili da prevedere sfuggono, ma l’amministrazione ha comunque sempre in mano un quadro significativo della situazione.

LA CULTURA SCRIBALE

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Si crea un’imponente schiera di scribi sotto Shulgi. Si sviluppano molto le scuole scribali e la letteratura. (scuola=edubba, casa delle tavolette, annessa al Tempio).Si crea una casta inattaccabile, inaccessibile ed indispensabile allo Stato. Calendari agricoli, proverbi con tradizione sapienziale, insegnamenti da cui si impara che tra due opposti non necessariamente uno è tutto il buono e uno tutto il male sono caratteristici e novità del periodo. Da queste tradizioni i Giudei deportati in Babilonia si pensa abbiano tratto ispirazioni per una certa “canonizzazione del culto di Yahweh.L’inno “reale” prende il posto di quello alle divinità, diventa auto-laudatorio ed auto-celebrativo. Più esposta è la celebrazione “fisica” (cippi, steli), più ermetica quella orale, cultuale o rituale. Gilgamesh è ancora esempio di Dio-mortale, Shulgi lo considera suo fratello. Si celebrano fatti realmente accaduti, i contrasti con i Martu, la conquista del nord, i commerci ripresi su vasta scala, naturali riflessi contemporanei sul patrimonio tradizionale e mitico di Sumer.PERIFERIA DELL’IMPEROL’Elam è conquistato solo in Susa (che è marginale per Elam) e rapporti alterni si tengono con lo Stato. A volte avvengono matrimoni misti, tra figli di re di Ur e figli di re elamici, a volte invece i rapporti si deteriorano fino ad arrivare a spedizioni militari gli uni contro gli altri.Con il pieno Iran continuano rapporti commerciali ed anche con l’Oman (Dilmun).Ad ovest Mari è avamposto governato da “sagina” (governatore), più autonomo dell’ensi. Questa zona si ritrova indipendente dopo la crisi accadica ed il periodo guteo. Scomparsa Ebla dilagano i popoli semiti, nomadi e tribali come i Martu. Messaggeri giungono sino ad Ur e si spingono verso est. A nord Assur è pienamente sicura ed imperiale, anche se è sita al di fuori del muro. Si cerca di controllare il coagulo hurrita e forse si tenta di crearsi un canale per le risorse dell’Anatolia in questo momento di grossa crisi demografica della zona ovest. Elites però controllano ancora le risorse. Assur è quindi fondamentale anche se al di fuori del centro cruciale del regno per accedere a tali vie.

I Martu sono chiamati tali in sumerico, Amurru in accadico (Amorrei). In Mesopotamia ed in Egitto la città ha marginalizzato i nomadi dalla

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società e li ha sub-ordinati. In Siria e Palestina, invece, il sistema è più sfumato, le isole di urbanizzazione si mescolano a zone aride dove la città lascia il posto ad altri sistemi insediativi: verso il 1900 la seconda urbanizzazione ha una battuta di arresto. Forse la crisi è dovuta ai grandi costi per mantenere le zone marginali o a cambiamenti climatici.Durante la stagione secca la popolazione è concentrata nelle zone irrigue, mentre nella stagione umida è più dispersa.Già nella prima urbanizzazione la nascita di città è contemporanea a stati pastorali o tribali (confederazioni). I Semiti dell’ovest sono diversi dagli Accadi. Archivi di Ebla dimostrano che gli Eblaiti (Amorreei) avevano molte differenze dagli Accadi. Le città eblaite e la scrittura sono influenzate molto di più dagli Accadi che dagli Amorrei che subentrano in un secondo momento, al crollo di Ebla ed in Mesopotamia dopo la caduta di Ur III. La zona, di origine delle popolazioni semitiche occidentali va ricercata in quella linea che va dalle zone semi-aride della Trans-Giordania, via Palestina, poi giù verso l’Higàz, quindi fino allo Yemen. Nel Calcolitico si rintracciano nell’onomastica insieme ad altri popoli pastori come i Martu. Poi vi è la presenza di un dio generico: ”Ila”, assimilando poi Ishtar ed altre deità siriane. Testi amministrativi di Ebla riportano i Martu come interscambiatori con le città, gli artigiani, conciatori, metallurgi.In Akkad e Ur III sono già dilaganti. Analoghe segnalazioni preoccupate ci vengono dall’Egitto del Medio Regno. Spedizioni punitive vengono attuate, ma essi sono troppo mobili. Si costruisce una linea di fortificazione a difesa lungo il Delta.Tra Antico e Medio Bronzo la diffusione cittadina in Palestina ha un crollo e prima che si riprenda con il Medio Bronzo I c’è un lasso di tempo in cui le testimonianze sono di una prevalenza nomade (si desume dalle necropoli, es. Gerico). In Megiddo invece vi è continuità di vita cittadina. Il crollo in Siria non è solo la caduta di Ebla, per mano di Akkad ma, verso il Bronzo Antico, vi è un flusso di popolazione verso zone più favorite agricolmente. Gli spazi lasciati vuoti vengono “amorreizzati” tra la fine degli archivi di Ebla, di Ur III e Isin-Larsa. Continuità cittadina invece in Siria comunque c’è anche verso il Medio Bronzo. Anche in Alta Mesopotamia vi è lo stesso fenomeno, infiltrazioni in zone vuote. Quindi gli Amorrei, prima in Palestina, poi in Siria settentrionale quindi in Mesopotamia si diffondono ampiamente. Coeva della sostituzione di Ebla e Kish con

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gli Amorrei è quella di Akkad verso e sui Sumeri, relegando la lingua sumerica a testi religiosi e letterari. Si sostituisce ad una simbiosi Sumer-Akkad, un'altra: Akkad-Amurru

ANATOLIA E IRAN, GLI INDOEUROPEI Anche in Anatolia ed alto Iran verso il 2.000/1.900 si trasforma lo status sociale-abitativo. Nel primo momento verso il 2.300 vi sono molti abbandoni di località (Antico Bronzo III). All’inizio del medio Bronzo (2.000) il secondo momento segna l’introduzione di nuove ceramiche e nuove sepolture tipo tumulo (kurgan dell’Anatolia e del Caucaso). Quindi vi è un declino di centri urbani nell’antico Bronzo ed infiltrazioni nomadi-pastorali. Come in Siria/Palestina anche così in Anatolia. Arrivano in zona quindi elementi estranei al sistema Palazzo dell’antico bronzo. In Alto Iran verso il 2.200 culmina l’urbanizzazione per poi decadere rapidamente a raggiungere tipi di aggregazione più semplificati (villaggi). Susa resta fuori dal fenomeno ma si aprono ampi spazi in tutto l’Iran. Vi si riversano genti indo-europee come per i semiti in Siria/Palestina. Rimane tale, comunque, il substrato etnico. La migrazione, però, va dall’Europa sud-orientale vs. ad Asia centrale e non viceversa come spesso si è usi credere.

Dal 1.900 genti indo-europee in Anatolia, Grecia ed Iran fino al 1.500 (dialetto greco lineare B ed onomastica mitannica). Il substrato è non-indoeuropeo (pre-Hittiti o Hatti, Minoici in Grecia). E’ la più tarda maxi-migrazione indo-europea Avviene prima in Anatolia poi in Grecia ed Iran. Avviene dalla trans-oxania e dai Balcani. L’ondata è preceduta da un arrivo di genti luvite precedenti a quelle hittite.La diffusione si prova subito con la cultura del kurgan, il tumulo funerario, del metallo, della ceramica nera lustrata.

I periodi sono però elastici, perché il mutamento linguistico non è sempre coevo a quello culturale. Altra teoria è quella della pre-esistenza (da sempre) in questi luoghi di genti indo-europee che si sarebbero invece spostate verso i Balcani e la zona trans-caucasica. Un esame linguistico è complessissimo e non può portare a certezze. Ad esempio l’hattico assorbito dall’hittita non è detto che sia precedente. Certo è che in questo momento di crisi siro/anatolico/mesopotamica

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vuoti sono riempiti da popolazioni che sono al momento pronte a farlo. (Antico Bronzo).I dati certi sono: I tempi di questa crisi sono comunque ampi (500 anni) I motivi sono di dinamiche interne: 1. Eccesso di sfruttamento delle risorse e concentrazione urbana e palatina delle ricchezze2. Immobilizzazione delle stesse ricchezze ed il loro mancato re-investimentoL’alluvio mesopotamico resta fuori dalla crisi, ha centri in cui abbondano le eccedenze, di cibo. Chi sfugge alla prima crisi non lo fa per la seconda. Possibili cambiamenti climatici, competizioni anche militari, di cui la principale è quella Akkad contro Ebla e Awan. Se i centri più grandi (anche Egitto del Medio Regno) sembrano immuni, le periferie, evaporando il sistema di spostamento e produzione delle risorse crolla. Elemento fondamentale è il prevalere di Semiti ed indo-europei su Sumeri, Elamiti, Hurriti e pre-Hittiti. Questi col tempo scompariranno e verranno assorbiti.

ISIN E LARSAAlla distruzione di Ur ed al decadimento dell’impero fanno eco lievitazioni di città vicine a quelle distrutte (Ur, Larsa), Isin più a nord, Babilonia per Kish e Susa ad est, Assur a nord, e Mari ad ovest. Questo scenario è quello che si sostituisce all’impero di Ur ed è la Babilonia di Hammurabi. I Palazzi sono in zone centrali della città, i Templi hanno ancora importanza come sedi amministrative decentrate ed i re si prodigano ancora nei loro ampliamenti. Ur e Nippur sono sedi templari che rimangono forti, ma Ur come sede politica non c’è più, Nippur non ha più il sostegno di Akkad. Emergono centri culturali a Larsa, Nippur e Babilonia. Il ruolo egemone culturale si sposta a seconda degli scontri tra città, ma poi predomina Babilonia. Importante è l’opera di costruzione ed ampliamento del Palazzo Reale. Dal periodo Isin-Larsa si conoscono i 3 Palazzi di Eshunna, Uruk e Larsa.

Il campo economico agricolo fisicamente non cambia, con una struttura dei campi che resta immutata. Vi è progresso della salinizzazione e delle rotazioni invernali/estive. Attività private ed ampio spazio a salariati e specializzazioni delle produzioni sono

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caratteristiche del periodo (palma da datteri e orticoltura).Questo porta ad aumento demografico interno alle zone agricole.

L’amministrazione si diversifica tra nord e sud.Si nota questo soprattutto nei testi, nelle grafie, nei formulari, e vi è un crescente uso dell’accadico. Anche nel commercio si sviluppa il privato. Importanti scambi si sviluppano tra Ur e Dilmun (tessuti, argento, oli, pelli) riportando indietro dai viaggi rame. Il Palazzo si defila dalla trafila commerciale. Ur resta egemone per Dilmun, Assur per l’Anatolia, Mari per la Siria, Eshunna, Der e Susa per l’est per commerci con l’Iran (pietre dure e stagno).

Il periodo paleo-babilonese Isin Larsa vede questa evoluzione:1. Predominio delle dinastie di Isin (XX sec.)2. “ Larsa (XIXsec.)3. “ Babilonia (a partire da Hammurabi)4. Vi sono però altri centri con dinastie importanti:Elam, Assiria, Mari.

Ibbi-Sin ancora re di Ur dopo il saccheggio Ishbi-Erra pretende il trono, si autotitola “Re delle 4 parti della terra”. Ricostruisce Ur dopo la rovina soprattutto le aree sacre distrutte dagli elamiti e Nippur sempre comunque importante. Sorgono contrapposizioni a sud-est con elamiti e ad ovest con i Martu ma all’interno vi è un’opera di ricostruzione.Malgrado il tentativo unificatore alcuni centri mantengono autonomia: Larsa ed Eshuinna, Der, a nord Kish. Proseguendo nella dinastia Isin si consacra città guida ma Mari, Assur, Elam restano autonome. Vi sono tentativi di incursioni sia a nord che a sud ma si rivelano controproducenti con distruzione di Nippur. Più avanti si conncedono esenzioni fiscali e vengono emanati editti di remissione dei debiti, oltre alla nota iscrizione del codice di leggi.La dinastia di Isin ha 4 serie, decrescenti come forza. Cresce a pari Larsa, che prende Ur, si assume il titolo di Re di Sumer e Akkad (come lo erano i re di Ur). A nord aggira Isin e prende Kish e Nippur. Scontri militari con Babilonia, Elam, Eshunna. C’è una nuova dinastia ad Uruk. Con Kish altre città del nord crescono: Babilonia e Sippar. Babilonia si espande, conquista Sippar, Kish e tutto il paese di Akkad. Babilonia è la nuova Akkad, erede del suo ruolo e della sua politica.

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Il 2° re emana un editto di annullamento di debiti “rompe le tavolette su cui erano scritti”: è erede nei fatti di Sargon. Quindi a sud emerge Larsa (anche se Isin ed Uruk rimangono autonomi), a nord Babilonia. Espansioni fuori dall’alluvio mesopotamico rimangono al passato. Babilonia comincia a guardare a sud. Akkad a nord ed Ur a sud con le loro espansioni restano miti del passato. Resta presente l’elemento Amorreo, diffuso in tutta la regione.

La trasformazione della società è profonda. Nell’ambito della proprietà compaiono il testamento, l’affitto tra privati (prima era tra Palazzo e Famiglia). Esisteva quindi un livello di grandi proprietari terrieri che non potevano gestire tutte le loro terre. Invece di “razioni” si comincia a ricorrere al salario che copre più della razione (la razione si aveva solo dopo lo svolgimento del lavoro e se lavoravano). La fascia più bassa, non riuscendo a coprire i debiti da spesso moglie e figli a sconto dell’interesse, ma il capitale-debito resta. Orfano e vedova hanno, molte volte, la peggiore situazione, non essendo tutelati in nessun caso.

Se a nord il re nel neo-sumerico rappresenta un re “buon amministratore”, il re del paleo-babilonese si presenta come un “buon pastore”, facendo l’occhiolino alle genti amorree e curando di più i settori deboli della popolazione. All’attenzione del re neo-sumerico è l’amministrazione pubblica ed i dipendenti dei palazzi e dei templi, ora invece l’attenzione è rivolta verso i liberi, o quelli più bisognosi. Ampliandosi la schiera dei diseredati, disgregandosi il sistema organizzativo collettivo familiare per spostarsi verso uno individuale, che tutela gli orfani, le vedove, restituisce gli averi ai diseredati, rimette i debiti. Lo strumento è il solito editto. Il ripetersi di questi significa la debolezza dei regnanti, perché in poco tempo si torna al punto di prima. Il primo anno avviene intronizzazione, il secondo già si emana l’editto, oltre, spesso, anche l’amnistia nelle città appena conquistate.

Ur-Nammu di Ur emana il primo codice di leggi, uno lo emise Libith-Ishtar di Isin, uno Eshunna, ultimo quello di Hammurabi, il più famoso ed il più organico. L’applicazione concreta è labile, devono essere la testimonianza che la giustizia dominava nel paese, non in prosecuzione di vecchie leggi. I primi codici stabiliscono non i

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prezzi massimali o minimi, ma quelli “giusti”. I punti di mercato si sviluppano e spesso steli ricordano questi prezzi “giusti” proprio in questi mercati.Si fa strada l’assioma: crisi della città = prezzi alti, regno prospero = prezzi bassi. Per far si che un governo sia ben diretto i prezzi “fiscali” sono molto più bassi dei reali e non vi sono testimonianze che vi siano stati interventi per pareggiarli.

SCUOLA (EDUBBA) Letteratura sumerica ci viene da Nippur, con il sumerico ormai lingua morta.Tutti i formulari, le liste, devono essere traslati dal sumerico all’accadico, quindi dagli ideogrammi sumerici all’ accadico.Si mettono per iscritto le grandi opere letterarie sumeriche, si insegna a scuola. Lo scriba deve, comunque, conoscere il sumerico. Nessun testo accadico può essere realizzato senza le basi sumeriche (come per il latino medievale, poi volgare poi italiano). Si crea una enciclopedia (Harra) in 22 tavole comprendente le varie liste, tabelle giuridiche per comporre i vari atti e poi quelle numeriche. La trasmissione ereditaria e finanziaria dei diritti di produzione è alla base della fondazione di un nuovo sistema. La produzione storiografica si divide in 3 settori: Liste reali1. Sumeriche (Lagash e Isin) fondanti2. Amorree inizio della lista assira, lista degli antenati di Hammurabi. Iscrizioni reali (da cui si desume la storia del periodo) Poemi storici

Si inizia a scrivere lettere al Dio, personalmente, senza intermediari, onde chiedere aiuto. Vi è la raccolta ed interpretazione dei presagi. Il sogno diventa interpretazione come della volontà divina. L’epatoscopia (sezionamento del fegato di un animale e “lettura” delle sue caratteristiche per trarne dei “presagi”) diventano vere scienze, come l’ibanomanzia (interpretazione del fumo dell’incenso), o la fisiognomica, l’astrologia). L’astrologia in età neo-assira e neo-babilonese prende il posto dell’epatoscopia. Il principio è che chiunque può conoscere il futuro nei “segni”. Vi sono le interpretazioni di presagi riguardanti il lato “pubblico” e quello “privato”. Solidarietà e fedeltà sono valori minacciati dalle modifiche

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della società che creano insicurezza nella popolazione. La medicina ha due aspetti: uno scientifico con diagnosi e cura, uno “esorcistico” che, col tempo, prevale sul primo.

LO STATO ED I COMMERCI NEO-ASSIRI A nord delle zone popolate più anticamente è la zona di Ninive e Assur. Assur è influenzata da sud da Sumer. Ninive è di tradizione agricola, Assur commerciale, sul Tigri, e centro per tutte le direzioni. Riuscirà a diventare centro politico egemone per tutta la prima metà del millennio. Al crollo di Ur, Assur si rende autonoma iniziando una dinastia. Nel territorio di Assur vi è una forte presenza accadica, verso i monti ha la facilità al reperimento delle risorse, ma anche degli attacchi dei montanari, poi diventerà prerogativa degli Assiri il combattimento.Un re emana un editto di remissione dei debiti fino ad Ur e Nippur, segno che l’influenza assira è giunta molto a sud. Si arriva ad un sistema politico in cui il re è re-amministratore per conto del Dio (Assur): l’ensi.

1.900/1.700Novità di questo periodo è un’assemblea di cittadini, che non esprime decisioni politiche ma dirime controversie giuridiche o amministrative.Tra i rappresentanti delle famiglie viene estratto a sorte un “limum”, una specie di sindaco. Il Palazzo è molto ridimensionato nel potere verso il Dio e condizionato dall’assemblea (rappresentante delle famiglie più forti).Col tempo il potere dell’assemblea sparisce e si rafforza il potere dell’esercito e del Palazzo. Il commercio ha un forte partner nell’Anatolia (Kùltepe), si esportano tessuti e stagno. Si torna indietro con argento ed oro. E’ un commercio per profitto (dalle tavolettte di Kamish-Kùltepe). Per la zona iranica non ci sono le stesse testimonianze. Assur è quindi centro commerciale ed artigianale, con minoranza agricola. Il ciclo del commercio è annuale (in inverno si sospende per l’impossibilità di valicare il Tauro). Centri satelliti di Assur sono nella prima Anatolia (Karum) fino a Kattusas. Mercanti ed indigeni vivono allo stesso modo. I nomi sono pre-hittiti. Il periodo dura 80 anni, poi vi sono testimonianze di scontri fra città che fanno

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evaporare la rete commerciale assira. Si hanno le prime due capitali Hittite: Kushshara e Kattusas.

MARI 1.750/1700 (3 generazioni)Si situa alla frontiera fra Mesopotamia e Siria. Qui vi è intersezione fra sedentari e nomadi, tra Palazzi e Tribù. Che sono, forse, nati, ma sicuramente cresciuti coevamente. C’è aggressività da entrambe i lati. Anche i palazzi hanno una loro mobilità. Tribù del Medio Bronzo sono linguisticamente amorree subentranti ad accadiche-eblaite. Vi sono gruppi che estivamente occupano la vallata e d’inverno le steppe più a nord, ma ci sono gli agricoltori più stanziali a sud. Il singolo elemento è il campo, poi la tribù, poi la confederazione di tribù: sono i Khanei (più integrati col Palazzo), Beniaminiti, omonimi della tribù israelita (popolo della destra) e poi dei nomadi più ad ampio raggio (più intransigenti). I Sutei in Siria, hanno una mobilità più alta e sono più combattivi. L’altro polo sono i Palazzi, le città sono murate, alcune sono sedi di re, altre no, altre sono sedi amministrative. Vi sono Palazzi reali, ma anche palazzi provinciali, come come a Chagar Bazar. Continuano le attività relative all’agricoltura, vi è inatassazione del bestiame, e sui nomadi, i flussi commerciali mantengono il Palazzo. Le città sono però meno fornite di servizi che in Mesopotamia. Yakdum di Mari, Naram-Sin di Eshunna, Shamishi d’Assiria e Hammurabi di Babilonia hanno frequenti scontri.

La tribù ha ritmi più lenti ma è meno soggetta a crisi. Il Palazzo è più frenetico, quindi sfruttamento dei tempi al massimo del tollerabile. Edilizia e militarizzazione non permettono al sistema del Medio Eufrate di reggere. Ne subisce le conseguenze il Palazzo (non i nomadi) che entrano in crisi uno dopo l’altro. Mari è distrutta da Hammurabi e successivamente viene messo al tappeto anche chi vuole ereditare l’importanza di Mari. Dall’inizio delle immigrazioni in cento anni la zona diviene preda delle tribù.

SHAMSHI ADAD A Mari prende il potere un re che vince “sette re, padri di Kama”, lega di nomadi stanziati nel luogo prima di allora. Poi vi è una vittoria su tre città a nord di Mari (tre città confederate ai Beniaminiti). Vi fu quindi il “Re di Mari, Tuttul e Khana). Una spedizione fino al Mediterraneo (valore simbolico di conquista totale). La zona a sud-est

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regno di Eshunna vede due re che combattono con Mari (Naram-Sin ed un altro). Assiria ed Eshunna sono unificate con: a ovest Mari, e a sud-ovest Babilonia. Mari si annette l’Assiria con Shamshi Adad. Centri importanti come Assur e Ninive restano secondari, altri centri importanti sono Chagar Bazar e Tell Rinah. Padre e figli governano Mari e l’Assiria. Problemi ancora permangono a nord dagli Zagros (monti Zagros). A Sud i problemi sono con Eshunna e Babilonia. Vi è ancora una incursione verso il Mediterraneo ed il modello politico è accadico”forte”. Forse Shamshi Adad vuole sostituire il Dio Enlil ad Assur. Più tardi si viene a realizzare dopo una serie di mutamenti politicii un dualismo: a ovest Mari, Babilonia, Larsa, ad est Assiria, Eshunna, Elam.

L’equilibrio viene spezzato da Hammurabi che sconfigge Eshunna, isola l’Assiria e si concentra contro due storici alleati-nemici: Larsa e Mari.

IL QUADRO DEL PERIODO AMORREO Si trovano scritti in cui un re afferma le sue ragioni ed il torto dell’avversario mandandogli una lettera prima di dichiarare guerra: uerra tra bene e male. Il risultato dello scontro sancirà la ragione (ordalia). Il reclutamento di soldati nomadi è occasione per inglobarli ed inserirli nella società cittadina. Come tributo vi è l’assegnazione di terre, mal vista però dalle tribù in quanto l’atto li “salda” al territorio. Eserciti enormi assediano così le città ove hanno trovato rifugio gli abitanti dei villaggi. Le città sono dotate di mura e fortificate. Mari è snodo per il commercio tra Babilonia e l’ovest. Si può passare più a nord ma è meno sicuro ed il percorso è più lento. Metalli attraversano la regione partendo dall’Iran fino alla Siria.

Medio Bronzo SirianoSi sviluppano nuove città fortificate. I villaggi hanno forme di autogoverno e non dipendono direttamente dal Palazzo come in Mesopotamia. I Templi hanno solo funzione cultuale. I Palazzi hanno funzioni più complesse: centri culturali, produttivi, amministrativi. Aleppo, Karkemish e Qatna hanno insediamenti posteriori e non sono studiabili. Si inserisce questo mondo nel continuum amorreo che va dal Mediterraneo all’Iran. L’accadico è lingua ufficiale amministrativa (essendo strettamente legato alla scrittura.)

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Comincia un periodo di bassa produttività agricola, quindi con un Palazzo più dipendente dai villaggi, più attività di scambio, più rischi di crisi. Passato da molto il periodo d’oro di Ebla i centri si polverizzano e si fa strada Aleppo, sinora un regno forte alla pari di Mari, Eshunna, Babilonia, con puntate fino a Der ed Elam. La Siria è sempre stata difficilmente conquistata dalla Mesopotamia. Quando Hammurabi conquista Mari in Siria la situazione si tranquillizza. Qatna si sottrae al regno e resta vicina alla Mesopotamia. Zone del Tauro restano autonome cercando di mantenere rapporti con Siria ed Assiria. Verso il 1.600 il sistema crolla sotto i colpi degli Hittiti, Khattusili I e posteriori. Avviene uno spopolamento ed una de-urbanizzazione risultati del crollo e della paura da parte degli Hittiti che il regno di Aleppo risorgesse.

HYKSOS, MEDIO BRONZO PALESTINESE Verso il 2.000 i faraoni Teban (XII Din.) erigono il muro del Principe a difesa del Delta ma sono interessati a tutti i prodotti che si possono avere da est.Il Medio Regno in Palestina e Siria è capillare e profondo fino a Megiddo, Biblo, Beirut, Ugarit costieri, Qabla, Ebla all’interno. Alla fine della XII dinastia arretra fino a Biblo. Negli archivi di Mari l’Egitto non si nomina. Si spinge in Palestina invece la rete commerciale siro-mesopotamica. La presenza egiziana non è oppressiva, ma interessata ai buoni rapporti e piuttosto discreta. Molti doni (scarabei) arrivano in cambio di prezioso legname dal Libano. I governatori locali sono in contatto anche con Mari. Con la XIII dinastia continuano i rapporti con Ebla e Biblo che entrano in crisi solo nel 1.700. Le zone palestinesi sono viste dagli egizi come popolate da nomadi rozzi (racconto di Sinhue). Figure rappresentanti nomi di governatori locali vengono rotte per distruggere i potenziali nemici dell’Egitto. La situazione è analoga all’Alta Mesopotamia: città/villaggi/tribù. Verso la XIII Dinastia le liste sono solo di città/stato. I nomi dei capi sono amorrei e la linea di confine è: Palestina, Libano, Siria meridionale. Verso il 1.800 il processo di urbanizzazione e concentrazione in città murate si sviluppa anche in Palestina, come già visto in Siria.Verso il 1.750 (1.900/1.700 = MB e XII dinastia) si vede il crollo dell’Egitto. La Palestina è fiorente, al culmine della sua parabola.

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Nella zona del Muro avviene un interscambio umano-culturale: entrano in Egitto ceramiche palestinesi, ne escono scarabei, entrano in Egitto nomi di persona asiatici.Nomi amorrei sono testimoniati sul Delta col titolo di Hyksòs (greco=capi dei paesi stranieri). Vi rimangono fino alla XVII e XVIII dinastia quando sono cacciati. E’ una intrusione non traumatica o militare, ma lenta, arricchita di elementi Hurriti con innovazioni quali il cavallo ed il carro. L’evanescenza del potere centrale (XIV dinastia) la favorisce. Prima vi sono città governate da locali ed Hyksòs quindi vi un intervento unificatore (XV Din.)La cultura palestinese, anche se si è trasferita in Egitto tramite gli Hyksòs rimane impermeabile al fenomeno. Oggetto di tale origine sono stati ritrovati a Cnosso e Khattusàs, ma è impensabile un dominio così esteso. La capitale degli Hyksòs è Avaris. Tombe con cavalli, templi, testimonianze di religiosità, sono le tracce che lasciano. Il Nuovo Regno ristabilisce l’egemonia egizia in Palestina.

HAMMURABI DI BABILONIAVerso il 1.800 a sud gli stati principali sono: Babilonia, Ur, Larsa, Uruk. Larsa è egemone a sud, Babilonia più a nord. Uruk mantiene buoni rapporti con Babilonia in funzione anti-Larsa che combatte contro Babilonia, Isin e Uruk, li batte e si annette Der. Conquista poi di Uruk e Isin. Sumer è dominio di Larsa ma è ostacolata nel proiettarsi oltre da Elam, Eshunna e Babilonia, che bloccano la sua avanzata vs. Mari. Rim-Sin dopo le vittorie dà il via a costruzioni in Larsa. Negli altri tre stati sono frequenti gli editti di remissione di debiti. Rim-sin ne emette in Larsa (per la prima volta) ben in due ondate: è necessario”ristabilire la giustizia”. Un anno dopo la conquista di Isin (fatto importantissimo, usato come datazione per molti anni) si intronizza Hammurabi di Babilonia. Rim-sin rinuncia allo scontro frontale e si allea ad Hammurabi. Eshunna è la più pericolosa tradizionalmente e Hammurabi ha il sostegno di Larsa, Mari e Yamkhad. Nella fase finale del suo regno Hammurabi conquista ed annette Larsa, Eshunna. Sconfigge Mari e la distrugge. Alleati e nemici vengono trattati allo stesso modo. Lotte vi sono poi con Elam ed Assiria.

Già con i suoi successori il regno si ridimensiona. Babilonia non riesce a raggiungere Khana, neanche il “Paese alto” da cui partirà

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l’elemento hurrita. Assur ed Elam restano indipendenti. Unificati sono Sumer e Akkad come nella dinastia Ur III, tra il muro anti/Martu ed il Golfo. Né Eshunna, né Uruk, né Der hanno più ruoli importanti per l’efficienza amministrativa iniziata sotto Ur III ed ora compiuta da Hammurabi. Restano solo capoluoghi, sedi amministrative, decentrate. Con Hammurabi si forma il concetto di “Paese di Babilonia”, capitale erede dei vecchi Sumer e Akkad, che si contrapporrà col tempo all’Assiria.Rim-sin a Larsa e Hammurabi a Babilonia portano un rafforzamento all’interno degli stati in un periodo però di privatizzazione. Il controllo regio toglie potere al tempio ed ai commercianti ed agli amministratori della giustizia. Vi è una massiccia assegnazione di terre a soldati e privati. Opere di canalizzazione riguardano tutta la regione, onde tamponare e fermare il processo di declino agricolo. All’estremo sud il “Paese del Mare” va paludizzandosi. All’altra estremità si rende indipendente il regno di Khana. I “professionisti” o “privilegiati” si staccano o cercano di farlo, dal controllo regio, mentre dipendenti regi di basso tenore vengono arruolati o assoldati per lavori manuali, come coloni o pastori. Verso costoro il re si comporta come “buon pastore”. Una copia del suo Codice è sulla stele a Sippar ma è stato trovato a Susa come bottino di un re elamita verso il 1.200.La stele ci dà informazioni su un vasto lasso di tempo. Vi compaiono tre classi sociali: AWILUM (uomo libero) MUSKèNUM (dipendente regio) WARDùM (schiavo, preda bellica o acquisto, - solo stranieri, i concittadini non possono essere schiavi ma solo “asserviti” per debiti)Si ha la comparsa della “legge del taglione”, sembra di origine Amorrea, al posto delle pene pecuniarie tradizionali sumerico-accadiche. Si regolamenta poi la “privatizzazione” in atto in campo economico. Sio pongono, comunque, per iscritto usi già consolidati. Questa operazione dà un avallo regio come base per contendenti e giudici. E’ più che altro una descrizione di come sia governato giustamente il suo regno o, perlomeno, come si vuole che sia governato. Non è un’imposizione ma un “consiglio”, una “via giusta da seguire”. Dà consigli ai cittadini e futuri re, ma non ai giudici, già usi alle loro sentenze, diverse poi da città a città. Per la prima volta abbiamo un ”editto di remissione di debiti” relativo al 4° successore di Hammurabi. Prima della assoluta applicazione della legge viene

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l’equilibrio sociale.

Se sul piano edilizio costruttivo non vi sono grossi cambiamenti con Hammurabi (d’altronde che motivi avrebbe per farlo?) cambiamenti vi sono sul piano religioso. La parte amorrea della popolazione vuole inserire i suoi Dei (Ishtar--Shamash). Si cerca sul piano regio di mantenere un equilibrio equiparando vari Dei. Prima di allora esiste la supremazia di Enlil come Dio e Nippur come luogo sacro, ora questo non è più. Non vengono però sostituiti. Il nuovo pantheon sembra mettere in cima Marduk Dio di Babilonia , ma è prettamente locale, quindi la soluzione non è facile. Si promuove la sua filiazione da Ea (Dio antichissimo) e quindi Marduk come Dio delle arti magiche, complementare a Shamash, dio della giustizia. Nella Festa del Nuovo Anno Babilonia si recita un inno in cui si mette Marduk, tramite la sua personificazione Tiamat, a dare ordine all’universo, omaggiato dagli altri Dei. Probabilmente l’inno è quasi contemporaneo o poco successivo ad Hammurabi, vista la situazione politica. Hammurabi però non viene divinizzato, anche nel sud dove ha preso il posto dell’invece divinizzato Rim-Sin. Neppure i successori lo sono, facendo cadere la consuetudine. Hammurabi ha il titolo di “Re dei Martu”, in aggiunta a Re di Akkad e di Sumer. Si cerca di integrare gli occidentali con esito positivo dopo Hammurabi.

In Larsa ed Eshunna scoppiano rivolte per il dominio di Hammurabi e successori. Il successore di Hammurabi dovendo domare le rivolte è costretto a combattere, distruggere e ricostruire diverse città: Uruk, Sippar, Kish.Opere, argini, continuano ad essere edificati. Il Paese del Mare però resta indipendente. Dagli Zagros vengono problemi dai Cassiti, popolo montanaro che comincia a scendere su ex Mari e Paese Alto. Diversi scontri avvengono sulla frontiera ovest con Amurru e un re di Khana che comanda da Terqa. Seguono altri tre re (quattro dopo Hammurabi). Il Paese del Mare resta sempre indipendente, Khana a ovest pure con Ur come centro, Larsa, Eshunna, Isin, Uruk, regno di Babilonia. Dalla distruzione di Mari (per mano di Hammurabi) seguono quindici re di Khana. Terqa decade, però resta sempre una zona importante di passaggio. Yamkhad viene distrutta dagli Hittiti e quindi Khatti e Khana sono al confine. L’attacco degli Hittiti a Babilonia deve avere avuto la collaborazione di Khana: una statua di

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Marduk è “deportata” a Khana e poi riconsegnata da un re cassita. Gli Hittiti colpiscono Babilonia e lasciano il bottino a Khana: è un colpo micidiale per Babilonia ed i Cassiti che da tempo stanno in Khana e ne approfittano per prendere il potere a Babilonia. E’ ignoto il nome del primo re cassita in Babilonia.

Elam ha delle particolarità nella struttura di governo, che è retto da una triade. Padre, fratello minore e figlio. Il padre risiede a Susa. Il potere passa alla sua morte da fratello a fratello e poi al primo figlio del fratello: alta solidarietà familiare (la vedova viene sposata dal fratello-cognato), quindi. Anche a livello privato avviene ciò, però la gestione ereditaria alla morte, di padre in figlio. Questo avviene sempre di più, ma a livello reale questo non succede.Verso il 1.800 è la dinastia Simash, la più importante, poi subentra un’altra che accentra i contatti con gli Amorrei ormai presenti dall’Elam alla Siria. Scrittura amministrativa è il Babilonese. Hammurabi sconfigge Elam sul Tigri ma non la conquista. Elam ha poi una vittoria ma fino al 1.500 resta tranquillo. Dal XVI sec. inizia un periodo di penuria di documenti. Si redigono regole su modello babilonese con tavole ed editti. Vi sono però tratti più arcaici che in Babilonia. La religione diventa forte elemento nei giudizi, più delle prove scritte. D’ora in poi la trasformazione delle servitù, assorbendo elementi babilonesi è più forte. Vi è più considerazione sul comportamento nel testamento poi diffusa in tutto il Vicino Oriente.

ANATOLIA ANTICO-HITTITA La zona est della Turchia ha dei trascorsi di frammentazione che porta verso il 1.700 una unificazione poi persa. Verso il 1.600 un’altra unificazione avviene con Khattusili, regno di Khatti con capitale Khattusas, prima forse Kushara. Le dimensioni rispetto ai coevi regni è minore. Lì’atttraversamento del Tauro così come quello dell’Eufrate rimane tra i miti del regno. Lotte militari, imparentamenti e coesione di un patrimonio ideologico sono i mattoni del nuovo stato. Il successore è Murshili. Al momento del trapasso di potere Khattusili redige un testamento in cui si lamenta di non avere avuto mai concordia nel regno (come invece testimoniato idillicamente in testi letterari). Visto che i suoi più stretti parenti hanno tradito egli sceglie un estraneo a successore. Probabilmente questo testamento viene estorto ad un vecchio dall’usurpatore Murshili.

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A nord/ovest con Khattusili si cominciano a vedere unioni hurrite. A sud questi tenta più volte l’incursione in Siria con insistenza enorme ma con pochi risultati. Murshili sottomette definitivamente Aleppo/Yamkad/Ebla. Continua poi fino a Babilonia che saccheggia e poi abbandona, favorendo così Khana che lo ha aiutato a conquistare Yamkhad. I Cassiti da nord si inseririscono in questo spazio vuoto. La Siria non riesce a tenerla e il suo successore la perde a vantaggio degli Hurriti che vi si insediano. Emerge, anche se per poco, una potenza che può essere alla pari con le altre potenze del momento: gli Hittiti che sinora sono rimasti deboli perché frazionati. Essendo unificato e ricco di risorse lo stato diventa importante punto di riferimento.

ECONOMIASe vi sono molte risorse, altrettanto vero è che l’ambiente è impervio e difficile da vivere, con concentrazioni abitative nelle valli. Abbondanza di legname, metalli, pietra sono le risorse naturali. Le colline sono coltivate con prodotti più specifici, meno intensivi od estensivi. Olivo, vite, frutteti ed apicoltura. I campi sono piccoli e recintati. Nei boschi è diffuso l’allevamento suino non essendoci le regole religiose del sud. Nelle valli vi è allevamento bovino ed equino. Si devono fare spedizioni per conquistare non terre, ma schiavi, vista la scarsità di manodopera. Le città anche qui assumono funzione amministrativa e di organizzazione economica. Il Palazzo è il centro del potere. Re-sindaco (della città o villaggio)-collegio di anziani. Il Palazzo ha molti dipendenti pagati spesso con terre.

Vi è un codice redatto al tempo di Khattushili o Murshili, documento d’archivio, non celebrativo di nessuno, che stabilisce norme e tariffe. Non è testimonianza dell’essere ma stabilisce cosa è reato e cosa no. Ha influenze mesopotamiche ma anche molte diversità. Tutto è regolato da pagamenti, qualsiasi danno o reato riguardi. Restano fuori un blocco di disposizioni a carattere sessuale (rapporti tra parenti), poi un blocco per la gestione delle terre regie. E’ importante per il regno avere “occupate” tutte le terre a disposizione per avere massima resa, terre non devono rimanere senza padroni o non si debba sapere chi vi è sopra.

CULTURA La scrittura è ereditata da Sumer, filtrata da Amurru-Amorrei ed

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Hurriti, rimaneggiata localmente. Si usa il sillabario babilonese per scrivere in grafia locale. Amorrei ed Hurriti non lo fanno. Quindi gestione e non passività nella cultura, passi che altrove non sono stati fatti. O si accetta una cultura imposta o non lo si fa. Gilgamesh, Sargon, e Naram-sin sono copiati e tradotti. Sargon è citato in Anatolia, quindi si scrive di chi ha rapporti con l’Anatolia. Gli Hittiti non si identificano però con i vecchi avversari anatolici di Sargon. Piuttosto lo fanno con i re di Akkad per imparare e superarli.Influenze molto forti sono comunque provenienti dall’alta Siria ed Alta Mesopotamia. Già però l’edilizia è diversa. Khattusas è diversa da Mari. Centro amministrativo e dirigente è tutta la città. Sono tanti edifici singoli, non inglobati in una sola unità palatina. Il mix culturale è Hattico più Indoeuropeo. E’ matriarcale e di eredità matriarcale (erede è il figlio della sorella), quello Hattico, patriarcale quello indoeuropeo (erede il figlio). Gli Hittiti ne sono la sintesi ma hanno all’interno molti contrasti (oltre alle diversità di usanze). Il mix etnico e linguistico è di origine molto antica e quasi non avvertito dalla popolazione, che non si contrappone come ceppo, ma come usi. La suddivisione troppo marcata tra i gruppi sembra un errore, visto che in diversi millenni il mix etnico e linguistico è diventato quasi inestricabile. Comunque l’Antico regno Hittita ha delle caratteristiche peculiari:1. Instabilità nella trasmissione del potere2. Ruolo degli organi collegiali3. Ruolo della donna.Il re non è divinizzato e la regina resta in carica fino alla morte. Dopo la morte il “re è diventato Dio”. Dea solare e Dio della Tempesta sono i maggiori, ma gli Dei sono migliaia, ogni città ha i suoi.

BREVI CONSIDERAZIONI

Per chiudere questo riassunto che per necessità è brevissimo, ma che anche fosse stato mille volte più ampio e descrittivo non sarebbe comunque riuscito a descrivere e rappresentare al meglio circa 10/12.000 anni di un lasso temporale FONDAMENTALE nella storia

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dell’uomo, si può dire che il Vicino Oriente, non è stato UNICO MODELLO di sviluppo civilizzatore ma, nel tempo, ha visto TUTTE le modificazioni civilizzatrici PASSARE PER ESSO.L’uomo è uscito dalla caverna, ed attraverso un percorso che lo ha portato ad acquisire la capacità di far nascere varie forme sociali, (villaggio/gruppo/gruppo tribale/clan/etnia/Nazione/confederazione/Palazzo/Impero) è arrivato ad esperienze sociali altissime come a momenti di decadimento estremo in un viaggio che alla fine di questo scorcio di storia lo ha visto affacciarsi ad un NUOVO MONDO con NUOVI CONFINI, ma più che altro orizzonti INIMMAGINATI ed INIMMAGINABILI sino a quel momento.

Bibliografia:

- M. Liverani, Antico Oriente. Storia società economia, Laterza, Roma-Bari 1988

- Matthiae, P. Scoperte di archeologia orientale, Laterza, Roma-Bari, 1986

- M. Luisa Uberti, Introduzione alla storia del Vicino Oriente antico, Il Mulino - 2005

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Roberto Lirussi

VICINO ORIENTE ANTICO60

LA PALESTINA

Premesse (9/8.000 a.C.)

Primordi (3.000 a.C. - 500 a.C.)

Ambiente, Storia, Etnie, Religione

Percorso

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Analisi storica dell’ambiente palestinese , Primi insediamenti umani , Nascita delle prime città, “Unioni” pre-ebraiche, Regni di Giuda e Israele, loro sviluppo, Deportazioni assire e babilonesi, Diaspora, Ritorno in patria. Strutturazione di Stati ed istituzioni nel periodo

INTRODUZIONE-LOCALIZZAZIONE L’ambiente ove si svolge la storia palestinese è tutt’altro che invitante sul piano climatico, a differenza di due zone contermini con cui vi sono e vi saranno in futuro molte connessioni. Queste sono l’Egitto e la Mesopotamia, ambienti caratterizzati da climi comunque caldi, ma più umidi ed inoltre percorse da grandi corsi d’acqua che ne caratterizzano da sempre il territorio.Il Faraone Amenophi IV celebra con un inno ad Aton il fatto che il

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Nilo stesse in cielo per gli altri popoli, ed invece scorresse sulla terra per i soli egizi. L’estremo sud della Mezzaluna fertile tocca la Palestina (termine non pienamente corretto in quanto ancora non definito come “palestinese”, ma per comodità di individuazione di una ZONA), luogo di connessione tra Egitto, Anatolia, Arabia, Mesopotamia, quindi punto di snodo fondamentale, ma solo per passaggio, non per ricchezza dell’ambiente stanziale.Il territorio, comunque, se ben lavorato e sfruttato, può soddisfare le esigenze delle piccole popolazioni del mondo antico nella zona costiera mediterranea, mentre Egitto e Mesopotamia, appunto, possono ospitare milioni di persone. In Palestina si rimane quindi dai 200 ai 400 mila abitanti nei periodi di massima espansione, ma la media è sulle 20/50.000. Pur nella povertà del contesto è una zona che produce per la storia umana diversi fatti di enorme importanza. Questo a riguardo dell’evoluzione socio-culturale-religiosa dell’intera umanità. Il paese intero è teatro di una vicenda che una “Promessa Divina” vede assegnare tali luoghi ad un popolo “scelto”, tale da essere definita, appunto, “Terra Promessa”.

PrimordiLe prime aggregazioni sono agricole ed il coagulo di settori produttivi e amministrativi dà vita alle prime comunità-conglomerati (chiamarle CITTA’ è ancora molto prematuro): cit:“insieme di individui la cui popolazione sia diversificata per funzioni e stratificata per reddito ed ospitanti funzioni “pubbliche”.Nascono quindi questi centri con annessi circondari agricolo-pastorali del diametro di una decina di km.Forse è più corretto chiamarli “piccoli regni”, con tre, forse quattromila abitanti fino alla II età del Ferro, dopo il Ferro I e la crisi che le ha ridotte ai minimi termini. (1.500-1.000 a.C.).Nella città risiede un Re con una sua corte.

Ritengo, a questo punto, necessaria una tabella di chiarificazione di periodi ed avvenimenti, onde non fare sforzi mnemonici che indurrebbero a perdere tempo e forse il filo degli avvenimenti.

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Periodo neolitico (8.000 – 5.000 a.C.)

Palestina o zone del Vicino Oriente Antico costiere sul Mare Mediterraneo

9/8.000 Risalgono a questo periodo i ritrovamenti, fatti da archeologi in parti diverse dell' Asia  occidentale, dell'invenzione della ceramica e dell'uso di pietre levigate,con lo sviluppo di una forma di agricoltura basata su cereali spontanei e altre piante locali.

8.000 a.C. - Si collocano i primi ornamenti e decorazioni fatti di rame naturale, provenienti da Turchia, nord dell' Iraq e nord-ovest dell'Iran.

8.000-7.000 a.C. - Prodotto Produzione di vasellame in terracotta bruciando argilla a temperature comprese tra gli 800 e i 1200 °C. Il materiale è poroso se non viene coperto di smalto. (Il procedimento di smaltatura è introdotto verso il 3.000 a.C.)

6.500 a.C. - Vasellame nero e dipinto trovato in Cina.

5.000-3.000 a.C. - Sviluppo della fusione

5.000 a.C. - In Cina si sviluppa l'uso di materiale fusibile con procedimento che temperature comprese tra i 1200° e i 1500°.

4.000 a.C. - Rame fuso dal minerale. Gli egiziani usano tubature di rame per trasportare l' acqua (3.500 a.C.). Aggiunta al rame di antimonio e arsenico. Queste leghe sono più dure del rame puro e hanno un punto di fusione più basso.

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Età del bronzo (3.000 – 1.000 a.C.) 3.000 a.C. - Scoperta della metallurgia del rame Il rame è usato per monili ed oggetti ornamentali.Gli Egizi producono bronzo, una lega di rame e stagno.2.500-1.500 a.C. Recipienti di vetro risalenti al 2.000 a.C. trovati in Mesopotamia.(Silice materiale di partenza per il vetro ha un punto di fusione di 1700 °C)   a.C. - 2.000 bronzo Il è usato per armi ed armature.

Età del Ferro (1.500 a.C.-1.000 a.C in poi )

1.000 a.C. - In Cina ed Egitto comincia a diffondersi l'uso del peltro.1.600 a.C .- Gli Hittiti sviluppano la metallurgia del ferro.1.300 a.C. - Scoperta dell'acciaio quando ferro e carbone vengono combinati correttamente. 800-900 a.C.  – Inizia la produzione del vetro in Grecia e in Siria.450 a.C. - Il filosofo greco Empedocle espone la sua teoria: tutte le sostanze sono fatte da una combinazione di 4 elementi: terra, aria, fuoco, e acqua, idea successivamente sviluppata da Platone e Aristotele, ed è persistita fino a circa 2.000 anni fa.400 a.C. - Il filosofo greco Democrito teorizza che la materia è costituita da piccole particelle indivisibili: gli atomi .

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Palestina nel Tardo Bronzo

Più a nord (Ugarit) sia la città che il contorno sono più grandi, come i villaggi che vanno da 6 a 50 locali.Le percentuali di composizione vanno da un:5. 20% di dipendenti di palazzo6. 20% di pastori7. 60% contadini

Queste percentuali sono grossomodo rilevabili anche in Palestina.Per i motivi climatici grafici ed ambientali di cui abbiamo detto, gli sviluppi numerici analoghi contemporanei di Egitto e Mesopotamia (milioni di abitanti) restano preclusi. (con un rapporto di ca. 1 a 200).Anche le terre agricole (molto più secche che altrove) non aiutano lo sviluppo di un’economia. Il Tardo Bronzo vede gli insediamenti maggiori lungo la costa, più bassi verso le montagne quasi assenti vs. il deserto stepposo del Negev (a est del Giordano e a sud della Giudea).Nelle zone costiere gli stati sono più uniti e stretti mentre sui rilievi sono maggiormente liberi di estendersi e radi.Dall’ Archivio di Tell’Amarna” (Egitto) del XIV sec.: “oltre alle zone costiere rimangono isolate poi Gerusalemme e Sichem con i loro stati (cantoni, l’uno sull’Alta Giudea, uno sulla montagna di Efraim)”.

In confronto al Bronzo Antico e Medio si nota una “ritrazione” vs. la costa. (non più a sud di Hebron).

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Agricoltori e pastori abitano gli stessi luoghi, anche se non si omogeneizzano, ma il processo di ritrazione lascia isolati nelle steppe e sulle montagne gruppi di abitanti prima integrati tra loro ed ora troppo distanti per poterlo fare.

Il dominio egiziano

Per tre secoli (1460-1170) la Palestina è sotto il dominio egiziano.Le tracce che lascia tale reggenza sono notevoli. I re locali conservano la loro autonomia (non indipendenza) ma sono “servi” e “tributari” del Faraone. Sedi di governatori egiziani sono solo Gaza, Kumidi e Sumura (da sud vs. nord).Piccoli presidi egiziani completano il quadro.Compreso il giro di “riscossioni” sono impegnate nel “governo” della Palestina circa 700 persone. Tuthmosi III conquistandola la vuole governare direttamente ma si accorge che è TROPPO COSTOSO. Con Sethi I e Ramses III la presenza si fa più forte, con centri carovanieri adibiti anche a residenze faraoniche non stabili.I re locali si sottomettono COMPLETAMENTE al Dio Faraone. Protezione della città e omaggi di ogni genere sono il costo del loro regno. Essi si aspettano per la loro cultura qualcosa in cambio, dal Faraone, ma egli li tratta molto distaccatamente. Nessun interesse egli ha a proteggere un re quando sa benissimo che un eventuale

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usurpatore gli sarebbe stato sicuramente altrettanto fedele. La mancata protezione dagli HABIRU (hbr letto in ebraico, senza vocali, forse nome precursore di “ebreo” che sono abitanti della Palestina rifugiatesi sulle montagne ed aggregandosi a bande di briganti per sfuggire all’asservimento per debiti) provoca sconcerto nei residenti nelle valli, aspettandosi dall’Egitto,appunto, un compito di protezione.

L’ideologia egizia

Il Faraone è “Elohim” (Dio, Deità, plurale).Il Palazzo è il centro direzionale e organizzativo del regno, oltre a residenza del Re. Nel palazzo di El Amarna il pavimento è decorato con le immagini dei re vinti, così che il Faraone li possa calpestare. Nel Tardo Bronzo continua l’assetto urbanistico precedente. La popolazione si divide tra cittadini lavoranti per il re e uomini liberi al di fuori delle mura che si mantenevano con propri lavori. Tra i servitori del Re vi sono molte suddivisioni di compiti e molta disparità di trattamenti, tra gli altri vi è il possesso di piccoli terreni sempre a rischio di asservimento per debiti. Il regno è una eredità INDIVISIBILE ed ereditaria. Contese e crimini all’interno delle famiglie non si contano. In cambio di “contributi” di ogni genere il Faraone si impegna nella “protezione” e da il “soffio vitale”. I Re palestinesi sono abituati ad avere in cambio prestazioni, per le loro contribuzioni, protezione da attacchi esterni (do ut des), ma il Faraone manifesta quasi “fastidio” per tali pretese. I Re cominciarono a chiamare “Habiru” i loro nemici, contro i quali il Faraone non agisce. Egli interviene solo in caso il nuovo Re metta in discussione il dominio egizio. Comincia ad insinuarsi nella mentalità ebreo-palestinese il sospetto che la mancata protezione sia frutto di loro stesse “colpe”, modo di pensare che si conserva ed integra, poi, nella religione yahwistica, e permane tutt’oggi.

Il Palazzo e la sua centralità.

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Nel Tardo Bronzo le città mantengono le strutture del Medio.La capitale è cinta da mura, al centro il Palazzo Reale, sede dell’amministrazione (il Palazzo di Megiddo è molto piccolo rispetto al coevo di Ugarit).La popolazione è suddivisa tra “uomini del Re” e “liberi” . I primi sono stanziati in città, gli altri in villaggi circostanti. I liberi hanno quasi tutti uguale condizione sociale ed economica. I servitori del Re, invece, hanno disparità di trattamento tra le classi. I più pagati sono i Maryannu (“carristi”, “militari”), poi vengono i sacerdoti, gli scribi, giù nella scala sociale fino ai servi. Sono pagati in terre, in concessione, non di proprietà, ma vista l’ereditarietà prima o poi lo diventavano. Quindi si viene a formare una classe “alta”. Dopo il 1.500 la regalità non va più a chi “se la merita” onorando i genitori, ma direttamente ai figli di diritto (sino a quel momento non vi è differenza tra primogenito e gli altri figli, ora il primogenito diventa automaticamente erede). Si scatenano, di conseguenza, molte lotte per le successioni. Il Tempio ha un piccolo ruolo, diverso dai precedenti della zona mesopotamica, le cerimonie con fedeli si tengono all’aperto. Il Re partecipa a riti sacri per mantenere il suo prestigio, ma questo è il periodo più “laico” in tutta la storia del Vicino Oriente.

Floridezza economica e scambi commercialiLe città ospitano anche scuole di ascendenza babilonese, che insegnano la scrittura cuneiforme e la lingua babilonese, questo soprattutto per redigere i documenti amministrativi.Le scuole sono meno importanti di quelle siriane a giudicare dal confronto con le lettere di El-Amarna, influenzate dall’aramaico. E’ sviluppato un artigianato di lusso, con influenza stilistica egizia ed anche l’Egitto importa abiti di lana tinti di porpora o ricamati che fanno contrasto con i loro, bianchissimi.Molte sono le merci che passano per la direttrice Palestina-Egitto e da/verso il Mediterraneo e l’Iran. Le zone urbanizzate, statalizzate, dotate di scrittura, sono capaci di risolvere i contenziosi, mentre scarse rimangono le relazioni esterne a questo sistema. Per mare al massimo ci si spinge alle coste egee o egizie, le carovaniere del deserto sono battute, ma ancora non è stato introdotto il cammello.La Palestina è al centro di vie commerciali tra Mitanni, Mesopotamia, Khatti e Assiria. Per la maggior parte si trasportano metalli e tessuti.

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Vi è molta importazione di ceramiche cretesi o micenee. Importante l’olio canaaneo per l’Egitto. Nel XIV e XIII sec. la floridezza canaanea derivava da questi scambi ma si crea una grossa frattura di condizioni economiche tra Palazzo e liberi.

Villaggi ed organi collegialArchivi siriani di Alalak ed Ugarit ci danno informazioni: l’80% della popolazione è costituita da agricoltori e pastori. Il villaggio è unità parentale ed anche decisionale. Le case sono costituite da un numero variabile di familiari, da 3/4 ad un massimo di 80 persone. La media è di circa 25 elementi per nucleo. Questo in Siria, ma per la Palestina si deve decurtare questi numeri di un terzo. La popolazione è costituita da liberi, pastori, e pochi servi del Re.Il villaggio con i legami parentali e matrimoniali tende a considerare lo stesso come equivalente ad una unità gentilizia (CLAN) ed a chiamare il villaggio con un EPONIMO.E’ dotato di organi decisionali collegiali per liti e contenziosi, matrimoni, ripudi, eredità, adozioni, compravendite di terre e schiavi, prestiti… etc.I compiti sono di amministrare per conto del Palazzo e fornire corvèes, leva militare, catturare e consegnare fuggitivi. Al di sopra vi sono gli anziani, oltre ad essi l’assemblea allargata forse a tutti gli adulti maschi liberi. Per i rapporti con il Palazzo vi è un “sindaco”. Quindi all’interno del villaggio vige un legame di solidarietà fra appartenenti, la responsabilità è collettiva, (es. omertà per i delitti…). La stessa città, tolto il Re eè organizzata sullo stampo del villaggio.I liberi possono anche cacciare il Re. Nomadi e sedentari possono abitare lo stesso villaggio in quanto dediti gli uni ad attività pastorizie, gli altri ad attività agricole.Le case però degli uni sono nettamente distinte da quelle degli altri.Probabilmente in comune vi è la frequentazione di luoghi sacri, tombe di antenati, o luoghi sacri come querce secolari (cfr più avanti) ove si offrono sacrifici (Mamre con il luogo di sepoltura di Abramo e Sara, poi di Isacco e Giacobbe, la quercia dove Yahweh si manifesta ad Abramo).

I nomadi esterniVi sono anche nomadi “esterni” al villaggio, i Sutei in Accadico e Shasu di testi Egizi. Steppe del sud, margini del deserto ed anche

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altopiani centrali le zone da loro frequentate. Pericolosi per chi deve attraversare le loro zone. Il Palazzo non ha autorità su tali zone. Da un papiro di Inastasi I: ”…scuro di giorno per gli alberi folti, leoni e pantere, orsi e Shasu appostati a Megiddo, alti 4 o 5 cubiti, feroci e cattivi…”.

Gli Shasu di Edom cercano anche rifugio in Egitto. Qualora lo raggiungano in maniera pacifica chiedendo aiuto vengono accolti, in caso contrario sono sterminati.Nessuna tribù viene chiamata con nome ma indistintamente come nomadi. Nessuna tribù di Israele è in questo momento stanziata in Palestina alla fine del Bronzo. Forse non si sono addirittura ancora formate. Le genti locali sono viste dagli Egizi come irrimediabilmente anarchiche. Una stele di Sethi I nomina gli “habiru di Yarmut” oltre ad una altra tribù. Alcuni anni dopo Merenptah vince una guerra contro le città di: Ascalona, Canaan e Kharu. Negli altopiani centrali egli nomina una “gente tribale, non un territorio: è la prima volta che si cita Israele e si fa in concomitanza della denominazione di “habiru” (futuri EBREI) riguardo i “nemici” o “fuggitivi” o “nomadi” in senso dispregiativo, “fuggiaschi”. Canaan è nella piana costiera a sud, Israele è la denominazione degli altopiani. “Abramiti” ed “Ismailiti” sono, dunque, nel XIII sec. gruppi pastorali

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dell’assetto palestinese, a fatica tenuti a bada dagli Egizi. Vi sono due Templi, identificati ed all’aperto, vicino a villaggi proto-israelitiForse servono a nomadi ma poi accolgono anche abitanti dei villaggi.

Tensioni socio-economicheNel Tardo Bronzo i liberi, contadini, si procurano il grano in cambio di pegni materiali, terre, e garanzie, per esempio dando in pegno moglie e figli. Diventano essi servi del creditore, restando però “liberi”. Rimangono permanentemente servi per l’impossibilità di ripianare i debiti.Quando non vede più soluzioni il debitore spesso fugge. Prima, nel Medio Bronzo 1.900-1.600) il Re interviene “paternalmente” con editti di remissione dei debiti e le terre restano alla famiglia. Verso il 1500 questo meccanismo comincia a mancare. Spesso gli editti vengono vanificati inserendo delle clausole “anche fatto salvo l’editto” che, di fatto, lo rende inutile. La vendita delle terre diviene abituale, i Re cominciano ad impossessarsi delle zone dei debitori, costretti alla fuga, prima verso stati vicini, che però spesso li estradano, poi verso spazi di difficile controllo statale, montagne boscose, e steppe pre-desertiche. Qui si organizzano e si accomunavano con i clan di pastori. Vengono definiti “habiru” (ebrei deriva da >>>hbr’). I re Canaanei nelle letture di El-Amarna, citano spesso allarmi verso le turbolenze degli habiru e viene esteso il termine non più solo come “fuggiasco”, ma per definire il “nemico”, “ribelle”. Si uniscono ai nomadi o come truppe mercenarie oppure per darsi al brigantaggio. Certi Re Canaanei temono che i contadini indebitati, ma non ancora al collasso, facciano fronte comune con loro. Habiru con loro incursioni giungono fino ad uccidere dei Re. Il capo di Amurru cerca di unire e mobilitare questo ambiente per un progetto politico “rivoluzionario”, per sovvertire il sistema vigente basato sul comando di Re ed Egizi.Alla fine del Tardo Bronzo i Re Canaanei acuiscono la pressione sui contadini che, oltre all’indifferenza del Faraone, ed il restringimento delle zone agricole, devono subirla. Tutti insieme sono segnali di un incipiente crisi che si concretizza alla fine del Tardo Bronzo dalla quale per risollevarsi ci vorranno cure drastiche.

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LA TRANSIZIONE del XII sec., una crisi multifattorialeDal Tardo Bronzo al Ferro vi sono nella zona in questione ed in tutto il Vicino Oriente: elementi innovativi tecnologici ed insediamenti tali da segnare un tratto netto col passato. elementi di continuità per cui le novità ed i cambiamenti non possono essere imputati ad immigrazioni (Filistei) l’occupazione del territorio si completa con insediamenti agro-pastorali, come novità ed agro-urbani precedenti.

La base dei mutamenti del periodo si ritrova in: conflittualità nella gestione delle risorse tra gruppi diversi oscillazioni climatiche che faranno spostare i nomadi verso le città mutamenti di competenze tecnologiche (nelle città) Tensioni politiche organizzative. Il complesso dei fattori venne a precipitare in un momento preciso per avvenimenti concomitanti, migratori e militari.

La fine del Bronzo ha 300 anni di decadenza (1.500-1.200) e 300 di ricerca di riassetto (1.200-900). Il 1.100 è l’apice della crisi con mutamenti violenti. Occorrono almeno 100 anni per riassestarsi.

Fattori climatici e migratoriLa scossa del 1.100 avviene come per la goccia che fa traboccare il vaso. Dal 3.000 al 1.000 la desertificazione della zona Arabica avanza considerevolmente e costantemente.Tribù libiche si spostano verso il Nilo con Merenptah (1.210) e Ramses III (1.180). E’ proprio in una stele di Ramses II che commentando una pseudo-vittoria contro gli Hittiti, che in realtà fu un patto di pace, che si nomina "In Anatolia verso il 1.200 vi sono 5 anni di piovosità scarsissima e conseguenti carestie. Testi hittiti e di Ugarit confermano importazioni di grano. Merenptah invia grano al paese di Khatti. Analogo fenomeno avviene nei Balcani.

I “Popoli del Mare” – Fine dell’Impero hittitaGli egiziani li chiamano “i settentrionali” che si spostano verso

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l’Egitto coalizzando altre genti e distruggendo tutto al loro passaggio. Tutto il sistema politico del Tardo Bronzo è distrutto.Fattore importante è anche la disaffezione delle genti locali verso i Palazzi da cui non ricevettero difese. Città fortificate però crollaro sotto questo impatto.“Popoli del Mare” in piccoli gruppi fanno già pirateria nel mare antistante da alcuni anni. Questi indicano quali sono le terre migliori da conquistare.Bloccati dall’Egitto si stanziano sulla costa palestinese. I più importanti, i Filistei, occupano cinque città (la pentapoli filistea). Altro popolo sono i Danuna ed i Zeker. Ricostruiscono a modello preesistente dei i Palazzi Reali. Sia l’onomastica che la ceramica segnalano questo fenomeno con influenza micenee. Cinquanta anni dopo le città filistee sono completamente attive.

Il crollo del sistema regionaleEgitto e Khatti hanno enormi ripercussioni da queste migrazioni. Khatti crolla totalmente, la capitale Khattusas è distrutta.Cessa la dinastia reale hittita.L’Anatolia centrale perde la capacità di continuare la scrittura e l’uso degli aratri.Resistono solo villaggi e tribù pastorali che a sud-est al confine con la Siria danno vita poi a quelli neo-hittiti. L’Egitto celebra vittoria sugli avversari ma deve giungere a patti per lasciare loro ampia zona ad ovest del Delta dentro l’Egitto, ben oltre le fortezze difensive (la suddetta stele di Qadesh).Uno sfogo permette ai Popoli del Mare di insediarsi in Palestina, altrimenti avrebbero premuto di più sull’Egitto ed impedito allo stesso il controllo sull’Asia Minore. Anche l’Assiria e Babilonia sono sotto pressione qin questo daso dagli Aramei (dall’Alta Siria fino ad Elam).La Palestina è fondamentalmente libera e non oppressa dalla coesistenza Egitto/Khatti.I Re palestinesi assestano la loro ideologia su Deità locali e non più sul Faraone.

Crisi dei PalazziSe il crollo è determinato da movimenti migratori, la ricostruzione viene affidata a gruppi pastorali. Processi di sedentarizzazione e nomadismo distinguono l’area per secoli. In tutto l’arco del Bronzo vi

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è un calo progressivo di insediamenti stabili per nomadismo, spesso confuso, anche a ragione viste le commistioni, con le bande di habiru. Dal 1.100 si ha un processo di sedentarizzazione. Alla crisi del Palazzo fa da contraltare il rafforzamento tribale, con i suoi rapporti gentilizi. I villaggi vicini accrescono i loro rapporti sociali ed umani, con matrimoni, ospitalità, difesa comune, formando, appunto, delle tribù. Il nome del villaggio è quello del capostipite. Tutti gli appartenenti ad una tribù vengono chiamati “figli di…”. L’unione di tutte questi rapporti fra tribù sostituisce il “sistema Palazzo”.Come vi sono alleanze vi erano nascono anche rivalità. Presso le genti aramaiche di Siria si formarono i “Bit…”, “casa di …”.Questo acccade nche in Palestina, con la “casata di David” (nello stato di Giuda), in Israele: tra “casato di Omri, ed in Transgiordania “casato di Ammon”.Una ricucitura tra Palazzo e popolo giunge infine ed è fondamentale per il ricostituirsi dei sistemi sociali.

Il mutamento tecnologicoL’introduzione del ferro non soppianta completamente il vecchio metallo, ma vi resta affiancato per lungo tempo. Si può fabbricare anche in casa privata, autonomamente, non si deve dipendere da altri per le materie prime e per la fabbricazione dal Palazzo.L’introduzione dell’alfabeto è un momento altamente “democratizzante”. Gli ultimi Palazzi ed altre città del Ferro restano fedeli al cuneiforme babilonese, anche per conservare il potere degli scribi.L’alfabeto si sviluppa secondo linee commerciali. L’addomesticamento del cammello (Iran) e del dromedario (Arabia) allungano i tratti percorribili all’arrivo del periodo del Ferro e si comincia ad usarli anche come animale da guerra.Fanno un salto di qualità anche i nomadi, creando nodi commerciali che diventano città di passaggio. Perdono, però, contemporaneamente, potere i militari appiedati ed i carristi.Anche per la navigazione si introducono delle novità in questo periodo. I Canaanei si limitano ad esplorare i tratti di mare alla prima costa, al massimo fino al delta del Nilo.Si aprono quindi, le vie desertiche e le vie marine, con i Fenici che diventano padroni del Mediterraneo.

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Disboscamento e terrazzamento (forse idee arrivate dallo Yemen per la via dello Higàz, la via carovaniera che percorre la costa sul Mar Rosso) permettono di ampliare le zone dedicate alla coltivazione.A Sud si fa in modo di frenare i corsi d’acqua (wadi) facendoli esondare in maniera controllata così da bagnare i campi. Crolla la famosa diga di Shab’wa, i cui resti sono ancora dov’erano un millennio fa e che che dà il via al decadimento del Regno. Si sviluppa anche la tecnica di scavo dei pozzi. I canali sotterranei caratteristici dell’Iran e degli altiopiani, come in Armenia ed in Assiria, sono una tecnica appresa ed applicata in questa zona nel periodo del Ferro.Tutto questo insieme di nuove tecniche caratterizzano la “cesura” tra Bronzo e Ferro, ove troveranno piena applicazione e sviluppo.

Orizzonti allargatiInizia una democratizzazione, quindi un elemento a sfavore del potere palatino, in favore del villaggio, ed un allargamento delle zone insediate.Disboscamenti e terrazzamento aiutano lo stanziamento montano, cammello e dromedario allungano gli spostamenti possibili.Le città diventano più piccole, i villaggi più grandi e si fortificano. Il mutamento di orizzonti e di rotte però taglia fuori anche molte zone dal passaggio, isolandole, tra queste la Transgiordania e la Palestina dell’altopiano, iniziando un decadimento in atto ancor’oggi.

La nuova società: 1.150-1.050

La distribuzione degli insediamentiGli insediamenti montani costituiscono un inizio di società proto-(per chiarezza pre-, del pre-) israelitica. Questo nuovo complesso etnico viene nominato dal XIII sec. a.C. per la prima volta da Merenptah.Insediamenti più cospicui sono sugli altopiani centrali ed in Galilea, più radi in zone aride (Giuda e Negev). Dal Tardo Bronzo con 29 siti si passa sull’altopiano a 254 nel Ferro I. I “cittadini” sono circa 1/3 della popolazione. Questo anche in Transgiordania ed Ammon. Inizialmente i siti sono di impronta nomade con tende o abitazioni rudimentali, attorno ad uno spazio vuoto, o più fissi, robusti e continui.

Le forme di insediamento

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Si tende, quindi, ad abitare uno spazio “chiuso”.Il villaggio corrisponde al “clan”. Frontiere fra tribù sono indistinguibili ma fra tribù dell’altopiano e canaanei si evidenziavano tramite presenza di ossa di animali (maiali) in pianura, completamente assenti, invece, sulle alture. Vi sono cisterne di acqua intonacate. L’economia agro-pastorale è basata sui caprovini. Si ritrovano silos per la conservazione delle granaglie. Olivo e vite si coltivano già dal Bronzo Antico. L’olio venne prodotto “industrialmente” solo nel Ferro. Il vino non venne mai prodotto cospicuamente per motivi religiosi.Radi sono gli esempi di scrittura proto-canaanei. Alcuni elementi sono di provenienza fenicia, per il resto si attende l’arrivo del cuneiforme, seppur modificato secondo le lingue del luogo.I templi sono semplicissimi, distanti dai grandi esempi canaanei all’aperto. Le impronte templari e religiose sono quasi impercettibili.

L’etno-genesi dei proto-israelitiTesti per verificare queste tesi o di affermare l’inizio di un popolo israelitico non vi sono, non si può né negare, né confermare. Ci si può basare solo sulla Bibbia e questo potrebbe essere un azzardo. Il processo ella formazione dei villaggi sugli altopiani non è ancora “la nascita di un popolo”, anche se vi sono le basi.Dal Ferro I e II cominciano fonti scritte sui regni di Israele e Giuda (stele di Ramesse, ma egli nomina solo “israeliti”I Libri di Giosuè e dei Giudici sono molto posteriori, cioè dal VII al IV sec. Difficile dare certezze dell’esistenza delle 12 tribù e del periodo dei Giudici, riportati solo qualche secolo dopo l’esistenza (supposta) vera e propriaSicuramente, però, vi sono le basi , inventare tutto di sana pianta sarebbe stata un’impresa impossibile da realizzarsi. Va effettuata una cernita del materiale.Quindi:Ferro I esistenza di tribù con legami gentilizi (numero e nomi ci vengono solo dalla Bibbia Confini ed elenchi di genealogie possono contenere inesattezze e non possono essere del tutto infondati

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La dislocazione delle tribùFonti bibliche dislocano le varie tribù e si può provare ad identificarle con gli insediamenti del Ferro I.A sud una tribù è di sostegno al regno di Davide nel X sec.Quindi l’esistenza è possibile già nel secolo IX nel regno di Giuda.Può, però, anche essersi formata a seguito del regno di David. Simeone e Levi sono più difficili da confermare.Beniamino a nord di Gerusalemme è antica, Efraim e Manasse altrettanto, sugli altopiani verso il X sec. con il regno di Saul.Efraim e Manasse sono discendenti da Giuseppe.Anche Gad, Ruben e metà di Manasse sono antiche, questo si può affermare per notizie di lotte territoriali con Aramei ed Ammoniti. Zabulon (Alta Galilea) e Neftali (Bassa Galilea ) sono altrettanto testimoniate.Dan è molto dubbia per il dominio delle zone quasi sempre extra-israelitico.Levi, Issacar e Dan offrono molti dubbi sulla loro reale esistenza.

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Solidarietà intertribaleSecondo la “teoria della Conquista” Libro di nel Giosuè vi è l’esistenza di una “lega di 12 tribù” affermata anche in Giudici.Nel 1.100, probabilmente, non c’era la coscienza di essere “Israeliti”. Villaggi e resti archeologici testimoniano la diversità di modelli culturali.Le prime attestazioni di “Israele” sembrano riferite alle tribù dell’altopiano: Manasse, Efraim, Beniamino (beniaminiti, figli della “destra” abilissimi arcieri). Le disposizioni sul “levirato” secondo cui il fratello di un deceduto ne sposa la vedova testimoniano una base di leggi verso l’interno e verso l’esterno che confermano l’esistenza di clan “assestati”. Verso tribù “aliene” la legislazione è di chiusura (caratteristica insita che resterà nei secoli particolarità dell’insieme delle comunità giudee).

Norme giuridiche La legge di Yahweh data a Mosè è di carattere più “morale” che giuridica. E’ composta da 3 tipi di norme:1. Edòt - ammonizioni

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2. Huggìm – doveri3. Mispatìm – giudizi

ed e’ difficilmente databile. Il 1° comandamento, sull’unicità di Dio difficilmente è anteriore a Giosia (quindi posteriore al 600 a.C.), Giosia divenne re a 8 anni e regnò per 31 anni. Nel suo dodicesimo anno di regno cominciò a restaurare il culto esclusivo di Yahweh, distruggendo dai santuari tutti gli oggetti di culto degli altri dèi come Baal ("riempiendone il posto con ossa umane"), trucidando tutti i sacerdoti ancor vivi. Il 4° comandamento potrebbe risalire al II millennio, cioè nel periodo della società tribale pre-monarchica. Togliendo il 1° potrebbero tutti essere relativi all’epoca tribale.Nel XV e XIV sec. a.C., Tardo Bronzo, la condizione per ereditare è di onorare i genitori, mentre prima è già stabilito che spettasse al primogenito. Quindi il Decalogo potrebbe essere molto antico con aggiunte del monoteismo più tardi. Soluzioni per contenziosi con pene sono più tarde, altro dettaglio che può far retrodatare le Leggi.

Le rivendicazioni socialiIl testo, legislativo “Codice dell’Alleanza” racconta la costruzione delle Leggi mosaiche. Afferma la nascita di uno stato del nord con culti all’aperto e divieto di fabbricare ed adorare idoli in metallo.Relazioni vi sono con coeve raccolte mesopotamiche, sicuramente non casuali. Es.: se un toro uccide un altro toro, il 1° è colpevole solo se il padrone è già stato avvisato del pericolo che il suo toro costituiva. Analoga regola nei codici di Eshunna ed Hammurabi.Analogie poi, si riscontrano anche nel caso della liberazione di uno schiavo “ebreo” al 7° anno (ebreo=habiru) se asservito per debiti. Si stabilisce l’illecito prestito con interesse, che eliminerebbe il problema dell’”asservimento”. Vi si stabilisce il riposo il sabato “sabbàt”.In altro testi si cita ancora il “settennato” ed il “giubileo” (7x7=49 anno di remissione totale /cinquantennio).Però nel Tardo Bronzo SONO ancora in vigore tutte le regole ora vietate, quindi se il codice vi vuole mettere fine, vuol dire che la regola è IN QUEL MOMENTO IN VIGORE. La società nascente israelitica di habiru, schiacciata un tempo dall’implacabilità canaanea ed ora liberatasi, cerca di darsi regole che vietino il prestito ad interesse, onde non risucceda lo stesso in futuro,

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essendo state tali regole cause di sciagura per loro stessi.

La continuità urbana e la simbiosi filisteo-canaaneaUna “Nuova società” comprende altopiani del nord (Galilea, che comprende Manasse, Efraim, Beniamino), tavolato transgiordanico e zone del Negev. Fuori, la costa, con i 2/3 degli abitanti totali. Dal 1.100 al 1.000 si sviluppa la Pentapoli filistea. Dal 1.150 occupano zone precedentemente egizie.Penetrano all’interno senza paura delle tribù “israelitiche”, anzi, cercano di imporsi.Assorbono e mantengono la civiltà canaanea con caratteristiche del Tardo Bronzo.

Il permanere della presenza egizianaDopo l’invasione dei “Popoli del Mare”, l’Egitto abbandona le zone.Le città sperano in un suo intervento, ma vanamente, per contro le tribù non se lo auspicano.Però l’Egitto trascura solo le zone che non gli rendono, invece insiste sulla costa, su un passaggio per il Libano e l’Arabia.Gli stessi popoli insediati sulla costa hanno avuto il benestare dall’Egitto e quanto distrutto è ricostruito con continuità col passato. Resta presente da Ramses III a Ramses V o VI una solida presenza commerciale. Anche durante il Ferro mantiene una sovranità e spesso in occasione di carestie gli abitanti trovano rifugio in Egitto.

Stati etnici e città-stato, le due cultureQuindi sulla costa si costituiscono città-stato e sull’altopiano uno “stato etnico”. Città capitali sono “Megiddo” con intorno villaggi, con all’interno Palazzo Reale e amministrazione scritta con presenza di tassazione.Artigianato, specialisti del culto, regalità ereditaria, “consigli” affiancati al Re sono altre particolarità delle città.Gli stati etnici hanno differenti caratteristiche da quelle cittadine: estensione maggiore, popolazione più rada, assenti le città, l’amministrazione è qualcosa di superfluo, (società egualitaria, non gerarchica). C’è un capo solo in guerra, carismatico, non ereditario, non c’è tassazione, ma coscienza della coesione (che non c’è in città).- “Figli di Ammon” diventano ammoniti,

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- “figli di Israele” israeliti, invece - i sudditi dei Re restano tali, - Fenici e - Filistei restano distinti. Col tempo lo stato etnico e quello di città-stato tenderanno ad assimilare l’uno caratteristiche dell’altro. Resterà la coesione di una “etnicità”.Nessuno dei capi tribali porta nomi yahwistici. Esistono ma in numero uguale ad altri. Il culto di Yahweh sembra sia diventato quello unico dello stato di Giuda ed Israele dall’850-800. Sinora vi sono nomi yahwistici ma anche riferenti ad altri Dei: Ba’al, El, Shalom, Sedeq. (!!!)

Il processo formativo 1.050-930

Il mosaico palestinese in un orizzonte allargatoSi parte da una frammentazione da città-stato a piccole entità tribali per stabilizzarsi su 5/6 entità politiche di media grandezza.Anche in transgiordania si formano agglomerati di tribù che si vogliono distinguere dagli Israeliti. Il primo gruppo è quello degli Ammoniti, poi vi sono i Mohabiti, Edomiti, a nord Aramaici (nella 2^ metà del Ferro colonizzano tutta la zona).Simile tra di loro è la base tribale. Le estensioni sono simili da Mo’ab ad Ammon, ai figli di Saul e David.Da “Genesi” gli Edomiti discendono da Esaù, in 12 clan, con 3 mogli differenti.Questi stati hanno interesse per le tratte carovaniere ma il centro è l’Higàz che è in mano a tribù arabe con cui non si vede assolutamente possibilità di accordo.Questi avvengono spesso solo con matrimoni: da Genesi, Hagar, schiava di Abramo, marito di Sara (sterile), che genera Ismaele, cacciati poi da Abramo nel deserto per la gelosia di Sara stessa.

Cadono per numero e quantità le relazioni di scambi, doni, saluti tra Palestina ed i grandi regni vicini, Egitto, Khatti, Mitanni, Assiria, Babilonia.A nord, crollati gli Hittiti, si deve arrivare all’impero assiro per un

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rinnovato interesse verso la zona.Verso il 1.100 Tiglat-tileseper I per interesse verso la Fenicia ed Assurbanipal II nel 1.050 per lo stesso motivo, fanno delle puntate fino alla costa, ma senza ambizioni di conquista, anche tramite dei patti con i regnanti locali, per poter dire di aver regnato “da mare a mare”Dal 1.150 all’850 sono poche le intrusioni esterne. Si sviluppa di più il nord e la zona costiera, piuttosto che il sud, montano, delle tribù israelitiche.

Gli altopiani centrali ed il ruolo di Gerusalemme e SichemNei territori tribali si fondano due città: Sichem più a nord e Gerusalemme più verso sud.Sugli altopiani l’elemento tribale congloba la città, sulla costa confligge con essa.Verso il 1.300 dall’ archivio di El-Amarna veniamo a sapere che Sichem e Gerusalemme sono in sviluppo e sono vicine all’elemento habiru.Nel 1.100/900 Gerusalemme assiste impotente a nord e nel suo territorio alla nascita del regno di Saul e di quello di David a sud.La Tradizione biblica narra della nascita dei 2 “elementi” senza tenere conto che si sviluppano su territorio di Gerusalemme.Si ha questa situazione:

GIUDA

Betlemme

Gerusalemme (abit.: Gebusei) 10 km.

Gibe’a BENIAMINO

David la conquista con violenza e ne fa la capitale. Sichem invece muta il suo status da città canaanea (1.000-900) palatina, in centro di

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formazione tribale.

Il nord: Megiddo e la GalileaA nord l’ambiente è più complesso, non vi è solo il rapporto costa/altopiano.Città-stato e Fenici si incuneano all’interno fino agli altopiani della Galilea.A sud di Megiddo è Manasse, a nord altre tribù galilee. Vi è uno scontro tra diverse città coalizzate e le tribù guidate da Giosuè.Si dà già valore di “Guerra Santa” allo scontro, con uccisione di tutti i nemici mediante il ricorso al rituale (hèrem). Si attribuì a Giosuè l’intera conquista del nord (in maniera violenta). Il secondo scontro è più sicuro ed avviene a Megiddo. Tribù della Galilea e degli altopiani scendono incitati dalla Profetessa Debora, contro le città canaanee.Il Cantico di Debora è uno dei più antichi testi bibliciDa esso si sa che la lega comprende 10 tribù: 6 intervengono, 4 non lo fanno perché impegnate altrove, e per questo vengono derise.La coalizione si definisce “Israele” e si configura con quello che sarà il Regno del nord o il “popolo di Yahweh”, a cui si aggiungono villici e habiru contro cittadini e canaanei. A questo punto si può situare la nascita dello “status” di Israeliani e GiudeiVi fu, per questo, il collasso delle città canaanee e poi il consolidamento filisteo. Seguono incursioni di nomadi con cammelli fino a quasi alla costa. Teniamo sempre conto che, ancora, la gente abita in grotte o caverne o rifugi di fortuna o molto spartani.I Filistei si incuneano verso est e tagliano fuori il congiungimento di Manasse con il nord (Galilea) e, di conseguenza, il coagulo tra nord e sud.

Il centro: il regno carismatico di SaulTra Gerusalemme e Sichem prende forma il primo regno propriamente israelitico per tradizione, quello di Saul, verso l’anno 1.000 .Questo avviene sull’altopiano, nel territorio tra Efraim e Beniamino,Qui vi è la massima concentrazione di villaggi proto-israeliti.

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I luoghi cerimoniali sono in Efraim (onde proviene Samuele), i luoghi politici in Beniamino (onde proviene Saul)

Efraim è il nord e Beniamino (= figlio della Destra) il sud.I Beniaminiti, a differenza del nome sono in gran parte mancini, (i famosi arcieri), e “sinistri” come atteggiamento, che sottintende fieri, imponenti, ribelli.L’esercito è di circa 2.000 per Efraim e 1.000 per Beniamino, la corte è familiare e militare, il Re è alto, bello, forte, combattente. Non vi è apparato fiscale. Saul più che Re (mlk = melèk) è “capo” “nagìd”. Maggiore centro è Gibe’a, fortificata intorno al suo Tell (collina, chiamata cos’ maggiormente verso l’-Anatolia). A nord confina con la tribù di Manasse, a sud con Giuda.C’è con loro un senso di parentela, ma anche tensione e contrasti, soprattutto con i Beniaminiti.Orientali ed occidentali, invece, sono “altri”, “stranieri”, con cui vi è perenne contrasto. Ad est Ammon che si sta coagulando, ad ovest i Filistei che creano problemi alla coalizione tribale. Con essi vi sono conflitti aperti e Saul ne vince qualcuno. Con il collasso di Megiddo i Filistei passano in Galilea. Saul muore nella battaglia di Gilboa e gli segue il figlio Ish’ba’al. Morto egli ed i suoi figli gli anziani decidono di unirsi allo stato a sud, Giuda, costituitosi parallelamente ad opera di David.Quindi più Giuda costituiscono il nucleo originario del vero stato di Israele Efraim, Beniamino del periodo, non di un coacervo di tribù com’è stato sino ad allora.Quando i Beniaminiti assungoro un ruolo preminente si forma contro di loro un movimento, (come contro Saul) trattato prima da Re e poi da folle ed empio.Saul agisce in modo “empio”, e ciò va a vantaggio di David, come contrapposizione tra sacerdozio e regalità. Il regno di David assume in prospettiva una importanza maggiore, quindi le informazioni su di esso sono nel tempo molto rimaneggiate.Originario di Betlemme, David combatte sotto e con Saul contro i Filistei che gli accordano un territorio per distaccarlo da Saul, quindi, in pratica, lo comprano . Egli ACCETTA (!) , raccoglie con se habiru, sbandati, infatti è egli stesso, un capo-banda:“circa 400 persone che hanno creditori alle calcagna si raccolgono intorno a lui”.

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I Filistei di non si fidano David e non lo fanno combattere al loro fianco a Gilboa. Infine egli si ribella al loro dominio, attua rapine, scorribande e rapimenti. Dopo la morte di Saul, David al nord viene eletto a “Re di Giuda”, a Hebron.Cominciano lotte con Israele dal momento della reggenza di Ish’ba’al, successore di Saul.Sono più che altro lotte tribali o sfide cerimoniali in vista di tradimenti politici da attuare a danno di Ish’ba’al.Alla sua morte gli anziani offrono a David la possibilità di diventare Re di Israele e Giuda: egli conquista Gerusalemme, considerata “canaanea”, vi importa il culto di Yahweh. Vi affianca divinità locali:i figli nati ad Hebron hanno nomi “yahwistici”, quelli nati a Gerusalemme hanno come teonimo Shalom (deriv. Da Salomone o da Gerusalemme, Geru-shalom).David ha, al momento, due sacerdoti: Sadoq ed Ebyatar, il secondo yahwista.Il regno si espande ma le fonti bibliche forse ne esagerano le dimensioni.E’, comunque, una piccola formazione politica, sotto il dominio dei Filistei. A Gerusalemme il regno assume una prima amministrazione, sinora inesistente, ma presente a Gerusalemme.Ad est resta un fronte caldo con gli Ammoniti, cui si aggiungono gli Aramei. Obiettivo di Ismailiti, Ammoniti, ed Arabi è il controllo della carovaniera transgiordana. Non vi sono sicuramente i trionfi narrati, ma piuttosto vicende alterne. Le mogli di David provenienti da diversi regni sono segno di buoni rapporti politici.Il regno in quel momento difficilmente include la Galilea. A sud il Negev e gli Amaleciti da secoli difficili vicini e nemici segnano il confine.Anche il discorso legato alla successione lascia molti dubbi.Di famiglia povera, numerosa, perseguitato, assoldato come habiru, i sette anni di regno a Hebron, i 40 totali, questo insieme fa pensare ad una rivisitazione di fatti già visti.Riesce, comunque, a lasciare il regno all’ultimo figlio, Salomone. E’ un segno storico la sua dinastia, in quanto Giuda la si chiama per lungo tempo “casata di David”.Lo scenario molto frammentato dell’epoca lascia supporre che difficilmente vengono, al momento, conquistati Ammon ed Aram.

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Il regno di SalomoneSalomone succede a David al termine di sanguinose lotte di corte.Varie fonti danno estensioni diverse del regno di Salomone: Dall’Eufrate all’Egitto come sè impensabile, visto che oltre che una Nazione, sarebbe in questa estensione un vero impero, cosa che non è. Dal Negev all’Alta Galilea. Solamente al regno di David, quindi solo Giuda.Se l’estensione non è enorme comunque il progetto è tale.Da fonti bibliche sembra che vi sia una riduzione, addirittura, di territorio e di potenza rispetto a David (perdita di Edom ed Aram).Archeologicamente il palazzo di Megiddo e Hasor sembrano salomonici, con 12 (il numero 12 si ripete nei millenni per costellazioni, popoli, re, mesi, ore, componenti di un convivio e sopreavvive ancor oggi, passando per i 12 cavalieri della tavola rotinda...etc...quindi può essere un numero simbolico) “distretti” per mantenere il Re ed un regno con la corte., cioè un mese a testa.Ma vi è una seconda interpretazione che riduce il suo impatto e la costruzione di tali templi ad altri, invece che a Salomone.Una riduzione a regno molto modesto avviene tra il Ferro I e II.Gerusalemme difficilmente può governare due grandi centri come Megiddo ed Hasor.L’amministrazione è quella ereditata da David.Corvèe e tassazione oltre ad amministratori possono riferirsi ad un solo Re, difficilmente ad entrambe.Giustizia e Sapienza sono doti che tutti i re si auto-riconoscono a quei tempi. Tale fatto avviene anche per Salomone.Egli riconosce a Yahweh il fatto che gli avesse concesso di governare. Molte sue caratteristiche sono anche frutto di novellistica più tarda, addirittura tratta da culture orientali. La prima frase del suo libro è iscritta su una parete del Tempio.E’, comunque, il costruttore del tempio e del Palazzo Reale. Numerosi fattori lo indicano come costruttore del Tempio. Ad esempio una iscrizione siriana in cui egli dice che suo padre non aveva un Tempio come il suo.Su David poi, ricadono le accuse di attivare la “leva”, il censimento, e di spargere sangue innocente e (quindi indegno di costruire il Tempio).Le dimensioni però sono esagerate per l’estensione della

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Gerusalemme di allora. Oltre al tempio Salomone avrebbe anche fortificato le zone verso i Filistei ed anche verso il nord.Nella tesi pan-israelitica tali edifici però sono stati recentemente riconosciuti alla dinastia Omride di Samaria, quindi restano poche prove di Salomone come “grande edificatore”.Il suo ruolo, poi, come alleato di Tiro e come protagonista di conquiste marittime sembrano non avere collegamenti con un regno con base sugli altopiani.Anche la storia delle visita della regina di Shabw’a, attratta dal suo immenso sapere e dalla sua proverbiale saggezza è in forse, visto che lo Higàz non è adatta ad una regina, e data la pirateria che la infestasva. Il ruolo centrale di controllo sulle vie carovaniere è difficile da confermare per un regno delle sue dimensioni.

La spedizione di Sheshonq

Nel 925 un Faraone compie una incursione in Palestina, ricordata nel Tempio di Karnak. Avviene dopo la morte di Salomone con Giuda e Israele già separati. Nell’iscrizione si nominano tutti i toponimi conquistati (180!).Molti hanno radice “hgr” (fascia) tipici del Ferro I nel Negev per il controllo della via Edom-Gaza.Aggirare Giuda e Israele, che quindi sono piccoli, e rientrare verso l’Egitto dalla costa filistea è, invece, l’azione da lui compiuta.La spedizione del Faraone libico può essere il taglio tra Ferro I e II a conclusione dell’età formativa di Giuda e Israele e come ultime mire egiziane sui luoghi. Israele e Giuda sono separate e più a nord. Israele non è congiunto alla Galilea per il persistere di città canaanee.

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Il regno di Israele (930-740)Alla morte di Salomone le tribù di Israele si scindono dalla casa di David per le troppe tasse imposte dall’erede di Salomone, Roboamo. Venne eletto Geroboamo da una assemblea che si tiene a Sichem.Il succo, il sunto, è dovuto al fatto che la tribù di Beniamino si aggrega a Gerusalemme e con Giuda, mentre Efraim si collega a Manasse, fatto concretizzato dalla comune figliolanza da Giuseppe.La nuova entità si chiamò Israele e Geroboamo è Re d’Israele, facendo proprio: Un nome legato agli altopiani centrali (sin da Merenptah – stele) Le vicende patriarcali di Giacobbe (il suo secondo nome è Israele)Il regno di Geroboamo è piccolo, egli è originario di Efraim, la capitale è Tirsa, il luogo di culto Bet’el. (luogo ove Abramo ha la visione di Dio e dove viene situato il 1° tempio o “luogo sacro” e si edifica una specie di mini-altare. La riunione dell’assemblea popolare avviene Sichem, i Profeti di riferimento sono siti a Shilo, nel contempo avvengono attività guerresche Sud e ovest, contro Beniamino e Filistei.Nel primo anno di Geroboamo Re avviene la spedizione di Sheshonq, ed ha l’effetto contrario a quello sperato, cioè di consolidare il potere egizio. Distrugge infatti, le zone che ostacolano la formazione di Israele permettendo il coagulo fra tribù di Giuseppe e, quelle galilee.Dopo alcuni successi, Re uccisi o soppiantati, un certo Bassa si unìsce alle tribù galilee, che probabilmente lo fanno vedendo in esso un punto di forza.Varie città inglobano quelle vicine. Le tribù traggono vantaggio dall’unione con le città. Il pericolo non sono più i Filistei ed Ammoniti ma gli Aramei, regno riunitosi coevamente ad Israele. Gli Aramei prima si alleano con Giuda, da est, chiamati ad aiutarli contro Israele, poi vi invadono le zone.Da Salomone a Omri e dopo Bassa si parte da Sichem, insieme alla casa di Giuseppe più Megiddo e Galilea. Cresce il territorio, ma non le istituzioni, essendo preminente l’elemento tribale. Da Tirsa Omri porta la capitale a Samaria.

Samaria e la casa di OmriLa casata di Omri con suo figlio che regna 20 anni è chiamata Israele dagli Assiri. In questa fase tutto l’oriente è in crescita. Lo sono pure

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gli stati aramaici (Damasco e Hamat).Si uniscono Tiro e Sidone sotto i Fenici, nel contempo si sta formando Mo’ab (a sud-est).Si formano delle cellule più stabili, la capitale Samaria (col tempo diverrà sempre più importante, riconoscendo addirittura una Torah diversa dai Giudei) è un punto centrale per le vie di comunicazione, non solo un simbolo ma anche un centro direzionale del Regno.Due successori di Achab non furono nominati tra i re. Yehu, sostenuto da Damasco mise fine alla dinastia Omride. Stermina sacerdoti Ba’alisti sostenuto da Yahweh, anti-omride ed anti-fenicio. Si noti quindi le caratteristiche violente e scarsamente etiche del periodo, forse fu per questo che l’Unto, Gesù, portando un messaggio d’Amore e non di sottomissione, mette a soqquadro la società sua e quelle contermini, minandone l’ordine precostituito.Da Yehu, molto crudele nello sterminare i nemici, fino a Geroboamo II il paese ha stabilità e crescita. Vi sono al momento alternativamente alleanze e contrasti con Aramei e Moabiti, supremazia su Giuda e prime difese contro gli Assiri.Con Geroboamo II Israele si sottrae all’ascendente siriano.Da Yehu a Geroboamo II l’affinità edilizia è molto intensa. Tiglattileseper III, primo imperatore assiro, verso la metà del 700 a.C. mette fine a questo secolo di crescita.

Guerre ed alleanze nel sistema regionaleGli scontri con i vicini si attenuano successivamente per cento anni circa con le dinastie Omri e Yahu. Si definiscono ad est Edom, a sud Ammon, a nord ed al centro Mo’ab.(Omri venne bollato come Ba’alista dai Profeti e Yahu come Yahwista).

Meccanismi decisionali e ProfetismoIl Re decide in base alle informazioni desunte da un consiglio di anziani ed una assemblea di cittadini, che si riunisce a Sichem. Le decisioni delle assemblee devono essere ratificate dalla Divinità. Si interpella Yahweh come in Assiria Shamash.Qui, a differenza dell’Assiria, i Profeti interpretano i messaggi divini.

Il Profeta si pronuncia:

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Se richiesto dal Re AutonomamenteSu di loro vi sono racconti di miracoli incredibili.Possono agire per mandato di Yahweh o di Ba’al . Il Re può consultare diversi Profeti o gruppi di loro. Hanno influsso su tutte le decisioni del Re quindi enorme importanza. In genere sono Yahwisti, ma resistono i Ba’alisti (Ba’al – zebub di Eqren, città filistea è un Profeta ba’al’ista, non un demone come è stato definito, distorsione affibbiatagli dagli yahwisti).All’epoca degli Omridi risalgono Elia ed Eliseo. Miracoli, guarigioni, ed ascesa al cielo sono avvenimenti narrati da Elia.Yehu è ispirato nell’usurpazione dalle profezie di Eliseo. Il primo libro profetico, quello di Amos, giudeo che profetizza a Betlemme con Geroboamo II annuncia la distruzione di Israele sulla scia delle distruzioni Assire in Siria da parte di Tiglat-tileseper III. Questo, per i culti non-yahwistici praticati in Samaria ed i troppi lussi di corte.

Ba’alismo e Yahwismo Esiste un pluralismo religioso: popolare per Yahweh nazionale e straniero e di corte per Ba’al. Ba’al era il Dio fenicio, importato da Izebel (sacerdotessa di Baal, moglie di Achab, insieme a quelli femminili di Astarte e Ashera).Vi sono però altri Dei, non come indicato biblicamente solo i due maggiori e vi sono a corte anche Profeti di altri Dei . Gli Yahwisti si scagliano contro le Deità di Ba’al ed Astarte, culto legato alla fertilità, (oltretutto femminile, mentre per Yahweh una controparte femminile non viene nominata, nonostante scritti apocrifi ne citino una lontana ed ormai cancellata presenza.) evocati anche nel corso del Bronzo, durante sedute in cui si assumono sostanze inebrianti. Non vi sono invece tracce di usi di sostanze inebrianti nei riti yahwisti, sicuramente più tardi vi vennero inseriti, anche per non scontrarsi con la religione mitraica, fortemente in espansione nel periodo e nei luoghi in questione. Nell’VIII sec. su ostraka (frammento di terracotta incisa) proveniente Samaria vi sono 6 nomi di Profeti Ba’alisti e 9 Yahwisti. Prima di allora nessuno porta tali nomi, poi diventano usuali.I primi due ad avere nomi Yahwisti sono proprio i figli di Achab e

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della fenicia Ba’alista Izebel. In Mo’ab si riconosce Yahweh come controparte del Mohabita Kemosh.

Dio nazionale nell’800 diviene Yahweh, ma tollerando altri culti. Le conflittualità posteriormente sono sottolineate ed accentuate. Amos profetizza anche sulla condotta socio-economica, e non solo religiosa dei regnanti.

Urbanistica, architettura, artigianatoTra l’800 ed il 700 si fonda Samaria, che avrà nella storia della religione dei popoli Yahwistici ebnorme importanza, al punto che tutt’oggi persiste un credo con una Sua peculiarità in riti, testi, usanze religiose diverse dai gerosolomitani (abitanti di Israele ma anche da quelli di Giuda. Samaria viene costruita in varie fasi, su una collina che viene spianata a tale fine. Si succedono alla costruzione Omri, Achab, Yehu e Geroboamo II. Vi è anche un altro palazzo reale a Yizre’el, simile a quello di Samaria.Viene fortificata anche Megiddo.Caratteristiche delle nuove costruzioni esono le porte a vani (4/6).Megiddo e Hasor hanno anche strutture sotterranee per l’acqua potabile (in caso di assedio). In tutto il Vicino Oriente antico ogni città ha quasi l’obbligo di dotarsi di vasche per la conservazione dell’aqua in caso di assedio.Città importanti diventano Dan, Tirsa, Sichem, Dotan, Enigev.Fortificazioni somno presenti anche fuori dalle città, verso il Giordano. Quindi si sviluppa una politica edilizia e tecnica molto alta. Anche l’artigianato raggiunge livelli notevoli.

Amministrazione ed economiaSu ostraka rinvenuta in magazzini di Samaria si leggono notizie su “bolle di accompagnamento merci” di partite di olio e vino. Si comincia a scrivere su papiro, mentr erano già usati da tempo l’ostraka e la pergamena.Le fattorie sono intorno alle città, in un raggio di circa 20 km.Il Profeta Amos con Geroboamo II Re critica i lussi di Samaria, l’oppressione fiscale, la servitù per debiti, la mancanza di giustizia, le frodi commerciali, tassi di interesse variabili a seconda del prestatore.Anche con Elia ed Eliseo continuano queste critiche. E’ prassi vendere i figli per denaro, come, peraltro, si fa anche in Mesopotamia.

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IL REGNO DI GIUDA (930-720)

La casata di DavidMorto Salomone il regno di Gerusalemme perde Efraim e restano Giuda e Beniamino, che si scontra con Israele. Il Tempio salomonico è allora una appendice del Palazzo Reale.Con il suo passaggio Sheshonq devasta Dan e Neftali. E’ tutta una serie di scontri con Edom e Mo’ab, uccisioni, stermini che, alla fine, pongono fine alla casata di David.Quindi a nord grande influsso ha Damasco, mentre a sud permane grande instabilità.La casata di David, quindi, non regna per secoli rifulgendo splendori, ma vivacchia per circa un secolo, prima sotto Israele, e anche sotto Damasco, finendo sterminata, dilapidando le sue ricchezze.

Fratture dinasticheDopo Atalia, ba’alista figlia di Achab e Gebabele, che mette fine alla casata di David sterminando tutti i pretendenti successori, persino bambini e parenti, al fine di regnare anch’essa viene uccisa ed il “popolo del paese” prese il sopravvento. Probabilmente estranei alla casata, regnanti subiscono una incursione da Damasco (arameo) diretta contro i Filistei. Gerusalemme si salva pagando un tributo. Altri due Re finiscono uccisi. Successivamente vi sono scontri con Edom che sfida Israele ma quest’ultimo vince il confronto espugnando Gerusalemme. Anche il Re protagonista di questi eventi viene ucciso. Il “popolo del paese” designa un altro Re che si ammala di lebbra e viene confinato.Siamo al 740, e l’influenza di Israele su Giuda riprende forza.Segni di permanenza di genti e militari israelitici si riscontrarono fino al Negev.Ancora da nord i damasceni e gli Ismailiti invadono Gerusalemme che paga un forte tributo (sohàd) a Tiglattileseper perché intervenga in loro favore. Molti Profeti dichiarano forte opposizione a questa richiesta di aiuto, preveggendo invasioni e distruzioni.Mentre sinora Giuda è in pieno sviluppo, non altrettanto è per le città stato filistee e fenicie.Ad est è attivo Ammon, chiamato con nome personale (casa di Amonn), non geografico, come invece per Edom e Mo’ab.

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Il centro è l’odierna Amman. Tutti tre questi stati sono unioni tribali che saldano la loro unione per fare fronte ai nemici. Edom è il più tardo ad unificarsi. Un tratto della carovaniera arabica vi passa, oltre ad una via che portava al Mare Mediterraneo, quindi la zona ha interesse ad essere pacifica.Divinità edomita è Qaus. Viene quindi assoggettato dagli Assiri ed Edom mantiene un buon rapporto di confine esterno per gli assiri.

EconomiaDal X all’VIII sec. i progressi economici sono impercettibili.A sud lo wadi (fiume prosciugato, usato come via) di Be-er-Sheba, già amalecita (di influenza degli abitanti della penisola arabica) in passato, viene assoggettato dalla Giudea (sin da David).Il calendario delle coltivazioni è stabilito secondo regole precise.Il passaggio all’economia di scambio è ancora lontano e le grandi vie by-passano Giuda.A sud non vi è il progresso delle quattro dinastie sotto il profilo edificativi.

Lo yahwismo ed il profetismo meridionale.Elia, Eliseo e Amos Profeti ci danno notizie sul nord.Si ha qualche cenno quando Giuda inteferìsce con Israele.Cronache II dà indicazioni più religiose che altro ma in tono apologetico.“Yahweh solo ed unico ” si nomina nel IX sec. con Elia con due Re poi valutati positivamente perché eliminano l’adorazione idolatra.Il primo nome yahwista di un re di Giuda è Yosafat, tempo prima di Israele. Nomi yahwistici da quel momento in poi in Giuda saranno una costante.I Re di Giuda cercano di distruggere luoghi e culti legati e praticati dal popolo nelle campagne, quali quelli della fertilità.I Profeti dell’epoca prima dell’esplosione del fenomeno in epoca assira sono già yahwistici e cercano di riappacificare Giuda e Israele.A nord, però, si consultano regolarmente i Profeti, a sud solo sporadicamente usanza rimasta dall’epoca di Davide e Salomone. Lo Yahwismo è più forte al sud che al nord per due motivi: Il sud è più esposto a contaminazioni con altri popoli o Dei, con la capitale del Tempio. A sud sembra vi siano le origini primordiali di Yahweh , da varie

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iscrizioni che lo associano alla parte femminile Asherah )(imp!)

La comune ideologia del IX-VII sec.Israele e Giuda hanno, insieme a vari stati del Vicino Oriente dell’epoca, alcune caratteristiche comuni: un Dio nazionale, la guerra santa, punizione all’infedeltà.A Mo’ab una stele ricorda il Dio nazionale, Kemosh, parallelo all’israelita Yahweh. E’ il Dio che incita alla guerra.La guerra santa comporta la distruzione totale e rituale del nemico (hèrem), le uccisioni sono dimostrative, ad esempio verso Kemosh.Anche le sconfitte e le oppressioni vengono attribuite al Dio, per qualche colpa commessa dal popolo. Il Dio stesso mette fine all’oppressione, nel caso perdoni il popolo.Quindi nella seconda parte del Ferro vi è l’ideologia di più Dei, ma con uno solo nazionale che ha un ruolo privilegiato.Gli Dei in questo momento sono:Yahweh per Giuda e Israele Kemosh per Mo’ab Qaus per Ammon Hadad per Damasco Ba’al per Tiro

Prima che arrivi la minaccia assira con il suo Dio Assur, il ruolo nazionale del Dio può essere stato assunto solo al momento in cui vi sia una unità politica dello stato stesso, quindi questi stati hanno una loro configurazione precisa al momento dell’attacco assiro.

L’IMPATTO IMPERIALE ASSIRO 740-640

La conquista del nord

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Il lungo periodo (dal 1.150) da quando i “popoli del Mare” si insediano dilagando nella zona, spazzano via gli Hittiti a nord e gli Egizi a sud, tutto il sistema del tempo si avvia al tramonto.Assurbanipal II (880-850) ha ricompattato l’Assiria e Salmanassar III sferra una prima offensiva verso est.Una battaglia famosa è a Qarqar, con Achab Re.Yehu paga tributo a Salmanassar III ed anche i due rispettivi successori fanno lo stesso.Per ora gli assiri sottopongono le sone palestinesi solo a tributi, senza annessione diretta.Dall’800 al 700 grandi proprietari terrieri bloccano le espansioni verso est.Tiglattileseper III (745) respinge il frazionamento ed attacca di nuovo i territori.Ha una vittoria su Urartu al confine degli odierni alto Libano, Siria, Turchia, Anatolia) e suoi alleati nord-siriani per poi poter scendere su Aleppo e Damasco.Arriva quindi il turno di Israele.Un Re indigeno attacca Giuda, la quale si rivolge al sovrano assiro per avere aiuto. Ben lieto di essere invitato al banchetto interviene ed occupa tutta la Galilea.Non prende Samaria ma vi mette a capo Osea con un golpe.Si creano le provincie Assire di Dor e Megiddo, Damasco ed addirittura Gaza.Avvengono delle deportazioni in Assiria per circa 13.000 persone. Osea decide di sospendere il pagamento dei tributi contando sulla solidarietà egizia.Salmanassar V invece interiene prima contro la Fenicia poi contro Israele, con assedio e conquista di Samaria. L’imperatore assiro però muore presto e gli succede Sargon II. Avviene quindi la effettiva sospensione del tributo stabilito con Sargon I.Sargon II deporta circa 27.000 samaritani e li sostituìsce con genti di altri paesi.

La questione del sudAchab di Giuda, che ha richiesto l’aiuto di Salmanassar, si reca in Israele a portare il tributo e tornando in Giuda fa delle modifiche al Tempio per renderlo coerente con la sudditanza agli Assiri ed al loro

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Dio.Ezechia, figlio di Achab pensa di poter sospendere il tributo e prende contatti con l’Egitto, attacca Giuda e si mette in contatto anche con Awil-Marduk, Re caldeo (stato più a sud della Mesopotamia e di più recente costituzione., in funzione anti-assira. Rinsalda le fortificazioni di Gerusalemme e la rende più resistente ad un assedio. I vicini impauriti da questa agitazione si rivolgono al Re Assiro, provocando l’intervento di Sennacherib (700). Ezechia fomenta anche rivolte in città neo-assire. Sennacherib è sconfitto dagli egiziani ma riconquista città filistee rimettendovi i suoi Re.Assedia Gerusalemme che però non capitola pagando un fortissimo tributo. Deporta 20.000 persone.Epidemie fra gli assedianti ed un imminente intervento egizio lo fanno rinunciare alla conquista totale della città. Non sottomette Giuda, Edom, Ammon e Mo’ab ed altre città filistee legandole comunque a ruolo di tributarie e ad obbligo di fedeltà: li vuole tenere buoni per un obiettivo più alto. Gli eserciti di Esharhaddon (670?) ed Assurbanipal (663) attaccano l’Egitto. Il figlio di Ezechia, Manasse, deve fare da vassallo agli eserciti Assiri. Non vi sono eventi eclatanti, rinunciando con Assurbanipal al piano di totale conquista della zona.

Deportazioni incrociate e provincializzazioneL’Assiria quando conquista usava una distruzione senza pari: 40.000 deportati da Israele e 20.000 da Giuda comprese le corti reali. Le distruzioni sono motivate dalla loro (dei Giudei) resistenza al Dio Assur. Un vantaggio della distruzione è quello della ricostruzione. Vi è quindi edificazione di palazzi provinciali Assiri con personale assiro. Alle deportazioni corrispondono stanziamenti di altre genti. Scopo è una assimilazione linguistica, etnica e religiosa, nonché politica.Mettono a loro disposizione scribi per livellare le loro conoscenze.Si cerca di livellare ed appianare le culture senza distruggere il sistema economico-produttivo. Tutta l’attività culturale sviluppata per secoli nella zona si ferma.A Samaria si rinviene ai giorni nostri una stele in onore di Sargon II. Anche a livello architettonico gli edifici sono stravolti dalla loro struttura originale e dotati di caratteristiche assire.Importante è il controllo delle vie carovaniere.

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Vengono spostate 4,5 milioni di persone nell’arco di tre secoli, ma questo in TUTTO L’AMBITO DEL VICINO ORIENTE, SOLO PER UNA PICCOLISSIMA PARTE APPARTENENTI AGLI STATI DI GIUDA ED ISRAELE, ma avviene un puro rimescolamento. A Samaria si importano genti babilonesi. Si insediano a Samaria popoli veramente vari, con niente che li accomuni e, comunque, dominati alla stessa maniera.Qualsiasi resistenza politica viene stroncata in questo modo.Si deportano non individui, che possono morire e non essere quindi utili al ripopolamento, ma intere famiglie e comunità, quindi anche morendo qualcuno nel trasferimento il gruppo arriva a destinazione e può progredire.L’aramaico fa la funzione di collante tra tutto questo miscuglio di popoli, essendo la liungua più usata in assoluto in tutto il vicino oriente antico del periodo, affiancandosi all’assiro.Si fondono religioni senza imposizione assira, e dal sud (Giuda) si condanna tale mescolanza religiosa.

Crescita e prosperità nel regno di GiudaDalla protezione assira Giuda iniziò un periodo di crescita demografica ed edilizia. Passa da 1.000 a 15.000 persone la popolazione di Gerusalemme, anche acquisendo sfollati da Nord. (questa immigrazione si rivela importante in un seguito in cui si evince in questo momento l’inserimento in Giuda di diversi fattori culturali-religiosi-cultuali, nonché di fasce di popolazione particolari-sacerdoti).Una strabiliante opera di ingegneria idraulica porta acqua in maniera più regolare alla città, probabilmrente su osservazione della struttura delle cittadine assire. come avviene per altre che hanno paragonabile sviluppo edilizio.Anche villaggi agricoli si sviluppano superando il momento di distruzione da parte di Sennacherib.Vite ed ulivo producono in quantità ed affiancno dagli altopiani le città come produzione.Le anfore per il vino o l’olio sono contrassegnate col bollo “l-mlk” (per il re).Si sviluppano due tipi di bolli con simbologia egizia (cretule, adattamento dei sigilli con argilla, usati anche per le tavolette incise in cuneiforme in Assiria).

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La popolazione in Giuda si amplia fino a raggiungere le zone desertiche, addirittura fino al Negev, con fortificazioni a protezione delle vie carovaniere.Giuda trae giovamento dall’inserimento nei traffici dalla sud-Arabia e di cui beneficiano anche altri stati siti sulla linea viaria.

Le riforme di Ezechia ed il dibattito profeticoI luoghi di culto “agrari” subiscono la riforma di Ezechia per adattare il culto al nuovo ruolo dello stato.Steli, alberi secolari, tronchi, pietre, usati come altari vengono rimossi, spostati o distrutti ( “hamòt”: altri luoghi). Modifiche vengono apportate anche al Tempio. Yahweh da Dio nazionale comincia a divenire Dio “unico ”. Manasse, successore di Ezechia reintegra, però, i culti agresti e gli hamòt.

Veggenti di corte sotto Ezechia cominciano a rivestire un ruolo più importante.Esponenti maggiori sono Osea, Michea, il proto-Isaia. L’invasione assira ha messo in bilico l’asse popolo-dirigenti-Divinità. Osea imputa la distruzione di Israele alla corruzione della classe dirigente ed ammonìsce Giuda sullo stesso pericolo. Michea segue la sua linea. Il più importante è però Isaia (il primo) autore del Libro omonimo, consulente del Re nell’assedio del 701.Avversa il grande latifondismo e profetizza che senza le loro cure dei piccoli proprietari i rendimenti agricoli crolleranno.Unica speranza di salvezza è Yahweh.Emerge Gerusalemme come “resto” da cui ripartire, su cui rifondare il futuro. Polemiche si lanciano contro gli amministratori di palazzo e le loro politiche, sul mancato intervento egiziano. L’Assiria prima è lodata per l’intervento distruttore sul nord poi deplorata per la crudeltà dimostrata.Si imputa agli stati vicini di avere approfittato dei momenti di debolezza di Israele.L’appianamento da parte dell’Assiria delle culture nazionali non fa altro che acuirne le contestazioni.

Ideologia imperiale e strategie localiNell’assedio a Gerusalemme Sennacherib rivolge l’invito per tre volte

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alla resa, e lo fa in ebraico, per farsi capire da tutto il popolo all’interno della città.Lo fa su queste basi: Le mura e l’aiuto egiziano non li salveranno come non hanno salvato le città precedenti, nonostante avessero i loro Dei. La fiducia in Yahweh di Ezechia è inutile perché lo stesso Sennacherib ha avuto il mandato da Lui per punire il suo popolo. Chi si arrende verrà stato portato in una terra ospitale ove poteva riprendere la vita normale.

Questi elementi rispecchiano l’ideologia assira: Sono superiori non solo per strapotere militare ma anche del loro Dio Assur. Gli avversari si affidano ad elementi umani (mura) ed i loro Dei abbandonano i loro popoli.

All’interno delle città due atteggiamenti si fronteggiano oltre a quello ovvio della resa: Quello tecnico-politico che vuole resistere Quello che si affida alle decisioni sole di YahwehDopo la mancata capitolazione Isaia ha buon gioco ad attribuire il successo a Yahweh, chiamando l’Egitto “… una canna rotta: chi vi si appoggia si ferisce…”Quindi per entrambe le parti l’esito è affidato agli Dei.

Fedeltà e protezione, l’imperatore ed il DioCol tempo gli stati hanno perso il senso di sottomissione ad un impero e si sono abituati ad essere servi solo del LORO Dio, quindi ripongono tutte le speranze ed aspettative di protezione in Lui.Yahweh chiede atto di fedeltà al popolo ebraico dopo l’uscita dall’Egitto.Quindi contro l’Assiria assediante serve SOLO avere fede in Yahweh.L’Assiria attacca e conquista popoli e stati perché essi hanno rotto il “patto” nei confronti di Assur.Vi sono due tipi di patto: Corretto, con sottomissione ed obbligo di fedeltà e tributo Appoggio di alleati con pagamentoIl patto stipulato con Yahweh è sulla scia di questi che già in Assiria legano a doppio filo gli Assiri ad Assurbanipal Re-Dio.

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Pausa tra due imperi (640-610)

Il collasso dell’impero assiroIl culmine della potenza dell’Impero Assiro si raggiunge con Assurbanipal II (668/631) che manda a sottomettere i due regni degni di tale nome ancora presenti: Elam ed Egitto.La “Biblioteca di Ninive” segna il culmine di uno sviluppo culturale ed imperiale.L’appagamento e l’inattività, però, minano alla base l’impero.Si mandano a conquistare terre solo per avere tributi in più. Si perde il controllo delle provincie più lontane, Egitto ed Anatolia, l’afflusso di tributi cala, l’apparato amministrativo e celebrativo è diventato un peso insostenibile.Vi si aggiunge una guerra interna per la successione che logora oltretutto la classe dirigente,.Nabopolassar, eletto a Babilonia Re dei Caldei comincia a risalire aiutato dai Medi (dei monti Zagros) che per secoli subiscono lo strapotere assiro, forse anche per motivi religiosi con la presenza del zoroastrismo (ca. 630 ?) che contrappone il Bene ed il Male, identificato facilmente con l’Assiria, Assur è presa violentemente, saccheggiata nel 614 così come Ninive a breve nel 612. Gli Assiri per tre secoli sono al centro del mondo, ed ora la loro terra è una landa desolata e distrutta, e rimane, poi, in questo stato per secoli.I Medi sono decisivi nel conflitto ma sono i Caldei a subentrare al comando. I Medi rifluiscono sull’altopiano iranico, e tornano al tribalismo, senza coesione, senza amministrazione, ma controllando le vie del Khorasan e per Cina ed India.L’Egitto tenta di inserirsi nel vuoto lasciato dagli Assiri e lo fea fino all’Eufrate per ricominciare a controllare la zona siro-palestinese, che considera ancora sua.Nabucodonosor II (successore di Nabopolassar) ripercorre e riconquista tutti i territori ad ovest.

Un periodo di tranquillità.Giuda, Ammon e Tiro sviluppano di molto le loro attività nel periodo del crollo assiro. In Anatolia si forma il regno di Cilicia e Cappadocia.I Persiani si sostituiscono ad Elam distrutto da Assurbanipal. Tutta la periferia imperiale ne giova in libertà, fermenti culturali e religiosi: zoroastrismo iranico e profetismo ebraico si diffondono.

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Giosia ed il progetto unitarioIl periodo di perdita di controllo dell’Impero Assiro coincide col regno di Giosia in Giuda.Egli completa il processo di edificazione iniziato con Manasse.Questo avviene anche verso il Negev, a sud e ad est.Notevoli sono le opere in Be’er-shebà, Qadesh e Negev (tutta la zona meridionale, fino al profondo Sinai!).Anche ad ovest e a nord il vuoto assiro lascia spazio all’espansione verso i popoli con i quali si sentono più affinità culturali ed etniche.A nord sicuro è l’influsso in Bet’el con una riforma religiosa che si estende anche alla Samaria. Confini quindi da Bet’el a Be’er-shebà senza toccare il mare. Giuda è divisa in 12 distretti sulla scia della divisione anche del territorio in 12 parti ai tempi di Salomone.Il progetto è di espandersi ovunque in territori abitati da fedeli di Yahweh.Giosia però muore ed il progetto decade.

La scoperta della Legge Nel 622 (18° di Giosia) un sommo sacerdote consegna a Giosia un manoscritto ritrovato durante dei lavori di ristrutturazione nel Tempio. Esso contiene la “Legge”.Egli si dispera, leggendola, capendo sino a quale punto il popolo sia vissuto sinora al di fuori della Legge stessa, spiegandosi molte cose, come la sequela di sventure ed oppressioni capitate su di esso (per volere di Yahweh).Urgente è, quindi, una stretta applicazione della Legge. Una riforma innovativa, quindi, può essere applicata con la scusa del “ritrovamento di un testo antico”.Quindi Giosia formalizza la dipendenza a Yahweh sostituendo queste leggi allla legislazione assira.Il “Libro della Legge” (sefer hattoràh) non è meglio descritto ma si crede sia coincidente con il Deuteronomio. Difficile stabilire qual’è il testo deuteronomista giosaico (vero) e quali le aggiunte posteriori.Probabilmente è il “Patto” tra Yahweh ed il popolo.I concetti fondamentali del testo deuteronomico sono:Un Dio solo ed unico in Yahweh.Rapporto con il popolo “speciale” basato sul “Patto”, il cui nucleo

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sono le Tavole della Legge custodite nell’Arca dell’Alleanza all’interno del Tempio, ivi depositate sin dai tempi di Salomone.Yahweh ha portato Israele fuori dall’Egitto e gli ha dato le Terra di Canaan.Canaan deve essere conquistata mediante “hèrem” (distruzione TOTALE di ogni essere vivente e di TUTTE le cose presenti sul territorio).Obbligo per il popolo di essere fedele a Yahweh e di resistere ad ogni tentazione idolatra o apostata.Il Tempio di Yahweh deve essere uno solo, quello di Gerusalemme, senza adorazioni particolari (iconismo) troppo materiali.Il primo attuabile è l’ultimo, ma il più specifico è il secondo. Israele, obbedendovi, con il sostegno di Yahweh si sottrae ad ogni dominazione e può restare fedele (ed unire Giuda ad Israele).

Un solo Dio, un solo TempioIl fulcro della Legge è l’unicità del Dio e nell’esclusiva obbedienza ad esso del popolo d’Israele.L’impegno di Giosia è quello di fissare in Yahweh l’unico Dio e l’unico luogo di culto nel Tempio, eliminando tutti gli altri.(Le Leggi vengono, appunto, trovate durante lavori per il consolidamento del Tempio).Si ricomincia con Giosia a celebrare la Pasqua (cosa che non si faceva dal tempo dei Giudici). Si attribuisce, così, anche alla Pasqua un valore molto antico, probabilmente dalla celebrazione dell’inizio della transumanza, quando per uso consolidato si pasteggia con agnello e pani azzimi (nel plenilunio di primavera).Giosia ne fa una Festa di pellegrinaggio (hagi) al Tempio collegandola alla “fuoriuscita dall’Egitto”.Si smantellano tutti gli altri luoghi di culto.Nel Tempio di Gerusalemme vi sono arredi cultuali di Ba’al e Asherah (controparte femminile di Yahweh e vecchi culti agrari) del Sole, della Luna ed altre forme astrali di derivazione assira.Si giustificano queste presenze con le mogli straniere di Salomone.Si citano anche culti sacrificali di bambini in una valle a sud di Gerusalemme.Forse la distruzione di questi culti risale a Giosia, ma può essere frutto post-esilico. La riforma arriva anche al nord col famoso santuario di Bet’el.

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Per i sacerdoti degli altri culti vi sono versioni che li vedono uccisi o raccolti nel Tempio di Gerusalemme per purificarsi.Nell’VIII sec. vi sono anche zone “sincretistiche” (che mettono insieme i due Dei).

La storiografia deuteronomisticaL’opera di storicizzazione e retrodatazione deuteronomistica è opera probabilmente di più mani successivamente a Giosia.Per Giosia stesso la storia deve cominciare con Mosè e finire con egli stesso (Giosia).Il suo regno DEVE ESSERE, secondo lui, come felice conclusione delle traversie ebraiche.Giosia pone: Mosè stipulante il Patto. Giosuè occupante Canaan. David unificatore dei due regni. Salomone costruttore del Tempio.Si definiscono “cattivi” tutti i Re che non distruggono le hamòt di Ba’al e Asherah ed, invece, buoni, quelli che lo fanno. Quindi tutti i Re d’Israele sono colpevoli di apostasia, altrettanto alcuni re di Giuda, oltre ad alcuni altri.Israele è stato punito e Giuda ha avuto degli alti e bassi.Il culmine della parabola di Giosia avviene con la fissazione delle Leggi, con il Patto, il Tempio ed unificazione politica. Yahweh, nella “sua” visione lo “premia” per questa adesione al Patto.

Il fallimento ed il lascitoGli Egizi nel 600 muovono a nord per fermare i Babilonesi che si sono affermati sugli Assiri.Giosia va incontro agli Egizi per fermarli a Megiddo ma è sconfitto e vi muore.Giosia ha paura che l’Egitto abbia sostituito l’Assiria tornando indietro nei secoli, ma confida sull’aiuto di Yahweh.Neko, il Faraone del tempo, mettee sul trono un figlio di Giosia e gli impone di versare tributo.Gli Egizi però sono sconfitti da Nabucodonosor (che poi succede a Nabopolassar) prima a Karkemish e poi vengono inseguiti fino in Siria capitolando. Giuda recupera la sua indipendenza, però la missione di Giosia resta incompiuta, (l’unificazione di Giuda e Israele). La cieca

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fiducia in Yahweh viene rimessa in discussione, i successori fanno cose “che dispiacciono a Yahweh”. Il regno di Giosia diviene così solo un episodio nella storia.

Le riforme giosaiche a favore di Yahweh sono accettate dall’elite ma non si sa a che livello dal popolo.Geremia, il Profeta che già ai tempi di Giosia ha appoggiato la riforma è preoccupato per il ritorno del Ba’alismo ed è d’accordo sulla distruzione dei luoghi alternativi di culto. E’, però, evidentemente contrario al potere che vogliono assumere i sacerdoti al posto dei Profeti.Condanna il lusso della casa reale, la ricerca dell’aiuto estero che lo definisce “apostasia”. Per questo viene accusato di disfattismo e rischia l’uccisione.Si prospettano e fronteggiano due partiti, uno filo-babilonese, l’altro filo-egiziano.Il primo fa capo al figlio del segretario che rinviene le Leggi quindi è molto vicino a Giosia ed è anti-egiziano.Questo è lo schema storiografico deuteronomista (forse scritto dallo stesso Shagan, il segretario) e fornisce la traccia per la ricostruzione della storia di Israele che viene riconosciuta in futuro.

L’IMPATTO IMPERIALE BABILONESE 610-585 (25 ANNI)

Nabucodonosor e la riconquista imperiale

A Karkemish e Hamat i Babilonesi sconfiggono gli Egizi e continuano la conquista dei territori in Siria/Palestina.Non vi è differenza con la violenza degli Assiri, ma negli scritti si celebra in modo diverso.L’origine tribale dei Caldei li (la nuova stirpe imperiale babilonese) fa più razziatori dei loro predecessori.Gerusalemme e Tiro, che cercano di rafforzarsi nel vuoto lasciato dall’Assiria, resistono ma sono assediate.Un Re nipote di Giosia, capitola subito e viene deportato con la sua famiglia, la corte, la classe dirigente e gli operai specializzati. Vengono saccheggiati Tempio e Palazzo Reale con gli arredi d’oro di Salomone (per l’ennesima volta).

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Si lascia come vassallo Sedecia , zio del Re deportato. Tiro resiste ben tredici anni, anche per la posizione insulare. Poi però poi capitola e Itto-Ba’al III è sostituito col vassallo Ba’al.Gli ambienti profetici ed altri vicini a loro sono contenti della caduta di Tiro, perché è cresciuta troppo e per i troppi vincoli e tassazioni che impone.

Le strategie locali e gli oracoli contro le NazioniI Caldei utilizzano truppe di Ammon, Aram, Moab, perché già animati da rancori verso gli abitanti di Giuda/Israele. Il Faraone non interviene in aiuto dei Giudei e L’Egitto è luogo di fuga per le elites scampate all’assedio.Sofonia, Geremia ed Ezechiele, tre Profeti, emanano degli “oracoli contro le Nazioni”.Un primo blocco fu scritto per gli Assiri, poi lo si fece per i Babilonesi, poi il genere letterario scompare.Interventi imperiali quindi acuiscono i dissidi interni giudaici.Questi oracoli lanciati contro Assiri e Babilonesi indirettamente lo sono anche contro Israele, punito per l’infedeltà a Yahweh (Assiria e Babilonia sono strumenti della punizione). Si ritengono, però, eccessive le punizioni e quindi anche gli stati vincitori ed oppressori sono destinati, prima o poi, alla stessa sorte (secondo gli “oracoli”Giuda esulta per la sconfitta dei Filistei e di altri stati ad est).Contrasti vi sono anche contro Tiro e l’Egitto. Tiro perchè è cresciuta troppo ai danni dei vicini, l’Egitto perché non riconosciuto nella sua virtuale potenza. I Profeti precognizzano anche la discesa di Nabucodonosor in Egitto che, però, non avviene.

Il dibattito politico internoTra il primo assedio (587) e la distruzione totale della città si svolge a Gerusalemme un dibattito tra chi vuole la ribellione contro i Caldei (che sono, a dir loro, stati aiutati da Yahweh, come abbiamo detto sopra) e chi sostiene, invece, la richiesta di aiuto all’Egitto.Consultato da Sedecia, Geremia sconsiglia la richiesta d’aiuto agli Egizi e che il Patto con i Caldei sia osservato per volere giuridico e teologico (Patto tra Elohìm [ Deità ] e Yahweh).Per Geremia l’intervento caldeo è inevitabile per la punizione che i Giudei (secondo Geremia) si meritano.Geremia è contrario ad una alleanza tra Tiro, Sidone e Giuda, Moab

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ed Edom contro i Caldei.La profezia sentenzia:”chi si arrenderà ai Caldei vivrà, chi resisterà morrà” gli costa la prigionia, favorendo, così, la diserzione contro l’esercito babilonese (forse anche negoziando con loro).Nabucodonosor ha un esercito troppo superiore alle minime forze palestinesi ed ha, naturalmente, la meglio. Dopo la conquista fa liberare Geremia, rivelando, forse, una conoscenza precedente e dando ragione a chi pensa ad acccordi durante l’assedio.Ezechiele è d’accordo ma ritiene che non ci si debba fidare dei Babilonesi e cedere alla loro religione, ma confidare in Yahweh.

Dallo stato vassallo alla distruzione totale Quando Sedecia si ribella la città viene messa sotto assedio e resiste per molto tempo molto anche con l’aiuto egizio che, però, comunque si rivela inutile.Dopo due anni Sedecia evade con i figli, viene catturato, portato di fronte a Nabucodonosor che gli fa uccidere i figli. Lui stesso viene accecato e poi deportato in Babilonia.Poi lo stesso Nabucodonosor entra in città, smantella le mura, distrugge ed incendia Palazzo Reale e Tempio oltre a tutte le case.Avviene l’ennesimo saccheggi degli arredi del tempio.La corte reale viene giustiziata, la popolazione, compresi gli evasi è deportata, ma si ignorano i contadini intorno alla città. Anche le altre città di Giuda subiscono stesso destino.Un membro del partito filo-caldeo, della corte di Sedecia, Godolia, viene instaurato come governatore.Geremia si unìsce al nuovo Re ed insieme alla nuova elite giurano fedeltà a Babilonia.Rientrano degli esuli dalla trans-giordania ed i collaborazionisti pro-caldei sono uccisi, e cioè Godolia con tutta la corte da fedeli “regi”. Per timore di ritorsioni babilonesi il popolo si solleva contro i rientrati dalla trans-giordania che hanno eliminato Godolia ed i congiurati si rifugiano in Ammon. Anche la corte, seppure non congiurata, fugge in Egitto con molta gente per paura del ritorno Babilonesi.Geremia consiglia di restare in Giuda con i Babilonesi, perché ormai l’ira degli Dei è placata.Non viene ascoltato ed i più fuggono in Egitto: la Giudea è nell’anarchia più totale, pestilenze e carestie la devastano.

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Le deportazioni unidirezionali ed il crollo demografico e culturaleNel 598 Nabucodonosor deporta popolazione in diverse fasi per un numero di circa 4/8.000 persone. Viene deportata solo classe dirigente. Si deportano solo in Babilonia a differenza degli Assiri che li dispersero ovunque (e lo fecero solo con gli ebrei).Gli Assiri vogliono mantenere uno stretto controllo sul territorio. I Babilonesi, invece lasciano in abbandono le zone periferiche. Diversi sono anche i tempi di deportazione e ritorno, la mescolanze di genti attivata dagli Assiri, la diversa consapevolezza nazionale tra deportati nelle due ondate.

Quelle assire cancellano un’identità nazionale, e dei deportati dagli Assiri non si sa più nulla.Le 10 tribù del nord scompaiono assorbite nel mondo circostante.Con i Babilonesi, invece, la continuità etnico-religiosa ricompatta la comunità.La popolazione di Giuda cala dell’80/90%, con un crollo sociale ed economico. I Babilonesi non costruiscono palazzetti per l’amministrazione come gli Assiri.La scrittura si fa rarissima, vista la mancanza di amministrazione.Si salva solo la zona di Godolia, il collaborazionista.Distrutta Gerusalemme nella Giudea rimangono 10/20.000 persone, tutti contadini. In Negev si insediano Edomiti, con il loro Dio Qaus e relativi toponimia e toponimi.Probabilmente essi appoggiano i Babilonesi e questo causa rancore nei popoli Giudei, l’Idumea non è più configurata nei suoi territori passati, ma più a sud, in zone prima controllate da Giuda, fino a Be’er-sheba ed Hebron. Sulle coste si sviluppano comunità fenicie e vi sono incursioni greche costituite, per lo più, da mercenari. Giuda, Samaria e la Shefela sono assoggettate al potere Babilonese, con a sud gli Ammoniti.Più che la deportazione a far crollare il sistema è la mancanza di una classe dirigente.

La fine di una traiettoria storicaI principali momenti della parabola del Vicino Oriente che, al momento, ha raggiunto il culmine, sono: Crollo del periodo Tardo bronzo e delle città Palatine Crescita demografica con nuove tecniche per sfruttare le risorse

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Accanto a Filistei e Neo-Hittiti si compongono entità politiche nuove a base tribale, con prospettive “nazionali”, e tra queste proprio Israele a nord, Giuda a sud Le due entità si danno strutture solide, basi urbanistiche e sociali, amministrazione, che si sviluppa più nel nord e sulle coste e poi si spostano più a sud ed all’interno. Nel momento in cui vi è indipendenza politica si cominciano a sfruttare le risorse e la propria cultura. Tutte le popolazioni gravanti su queste zone danno vita ad una cultura vivace e particolare. Testimonianze di queste si hanno in varie dimostrazioni, architettoniche, urbanistiche, epigrafiche, amministrative, letterarie e religiose. In questa koinè emergono delle oasi con caratteristiche peculiari Assiri e Babilonesi mettono in crisi questo sistema (750-640 e 610-550) con le loro ideologie imperiali. Prima iniziano con i commerci, poi sottopongono le terre a tributo, infine le invadono. La prima fase è positiva, ampliando gli orizzonti commerciali delle zone, poi è il caos. Nella diversità dei due interventi vi è, comunque, la scomparsa della classe dirigente locale. Tutti i progressi fatti sinora scompaiono. Da qui in poi inizia un viaggio con diverse traiettorie.

INTERMEZZO. L’ETA’ ASSIALE

L’individuo ed il potere lontano

Il 500 (VI sec.) è l’età “assiale”, segnata dall’emergere di una serie di personaggi: 550-480 Cina Confucio 560-480 India Buddha 590 (?) Iran Zoroastro Grecia filosofi Israele Profeti (Ezechiele, Isaia)

Tutti questi personaggi portano molte differenze tra di loro da molti punto di vista, ma è singolare che questi uomini “speciali” nascano in questo ristretto periodo storico.Riferimento per tutti costoro, comunque, è l’individuo, che si staglia dalla massa in mezzo alla quale, indistinto, è stato considerato sinora,

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e questo è un grande segno di cambiamento rispetto al passato.L’età assiale corrisponde alle affermazioni dei grandi imperi universali, quello Assiro, quello Persiano, quello Indiano e quello Cinese, risultati di una crescita, con salti e bassi, durata due millenni.Si formano in questo caso elites aliene alle corti, come invece è stato sinora.I nuovi movimenti di pensiero, però, non si sviluppano al “centro” di questi imperi, ma in periferia, le polis greche ai margini di quello persiano, i deportati giudei nell’esilio babilonese, nuove comunità iraniche, alternative al potere cinese ed indiano.L’età assiale produce due tipi di espressione:La religione etica.Il pensiero razionale.L’attenzione all’individuo si evolve nel bronzo, ha uno stop nel Ferro con gli imperi che livellano le genti, ma si riprende come ribellione al totalitarismo che si esprime in diverse forme e sviluppo. Questo avviene con più forza nelle periferie, dove il controllo dell’impero è meno forte.

La questione del monoteismoLa religione monoteista è caratteristica peculiare dell’età “assiale”. La Bibbia ci dà per già consolidato il monoteismo verso Yahweh sin dai primordi di Israele.Yahweh è stato per lungo tempo “uno” degli Dei . L’enoteismo, Dio unico per noi ma non per tutti fu caratteristica dell’età del Ferro.Yahweh per Israele, Kemosh per Mo’ab ecosì via, di tipica impronta tribale.L’impatto col Dio Assur, unico ed esclusivo ha influenze sul popolo di Israele.Anche nella Tarda Babilonia il Dio è Marduk, con i suoi molteplici lati (ognuno col suo nome, Marduk-…) e le sue funzioni. Però in Babilonia ogni città ha il suo Pantheon, quindi lo pseudo-monoteismo di Marduk è per le elites, non certo per il popolo legatissimo ai suoi Dei locali.Babilonia, però, è riduzionista, tutti i Pantheon si riducono a vari aspetti, ma sempre della STESSA Deità.Contemporaneamente il Zoroastrismo emerge con il suo “dualismo cosmico” tra Bene e Male, contemporaneamente al profetismo

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giudaico.Questi due “Credi” sorgono quasi insieme, ed in luoghi vicini.Il politeismo come Pantheon si forma nel periodo della “rivoluzione urbana”, quando si diversificano le attività umane, e sorge un nucleo dirigente.Il monoteismo non unifica le varie divinità, ma le ANNULLA.Il Dio deve essere GLOBALE, non caratterizzato localmente, quindi ancora superiore.La religione non è più tesa a dare risposte e motivazioni alle disuguaglianze sociali, ma diventa espressione di valori morali condivisi, punto di riferimento tra giusto e sbagliato, tra bene e male.Sinora vi è una elite che si pone come moderatrice, fa da tramite, tra popolo e Divinità, in questo secondo momento si ricercano canali diretti.La presenza di molteplici aspetti della Divinità continua per il Cristianesimo, con i Santi o con i Demoni.La religione di Israele sostituisce il Patto con l’Imperatore con il Patto con Yahweh.Strumento dell’affermazione del monoteismo “universale” è il proselitismo, che, però, mette in crisi il sentimento nazionale.Il proselitismo è rivolto a “tutti” non ai soli Giudei.Questo non è accettato da tutti, ad esempio era contrario chi si sentiva parte di un popolo “eletto” .

Dal culto cerimoniale alla religione eticaSinora la religione d’Israele ha avuto dei punti fermi: cerimoniale di stato, con rapporto tra Tempio e Palazzo Reale, tra re e Sacerdozio con regolare esecuzione di atti di culto formali, quotidiani o calendariali per assicurare il corretto rapporto tra Dio, il Re ed il popolo. Con la distruzione del tempio e la deportazione tutto questo venne a mancare e si diffuse una religiosità individuale, con meno cerimonie e più valori.Questo non aiuta nella strategia di identificazione nazionale.Queste forme cerimoniali sono avversate anche prima da alcuni Profeti, ma solo perché rivolte a culti non-Yahwisti.Poi, però, il pericolo di assorbire altri Dei diviene maggiore, in Babilonia.Giustizia, colpa, malattia, felicità, successo, sono da ricercare con un

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culto personale, intimo, non potendo rivolgersi agli idoli degli altri popoli presenti in Babilonia.Individualità confligge con comunità, quindi queste liturgie individuali vengono inserite in cerimonie collettive.I “segni” che distinguono la comunità israelitica e le altre sono la circoncisione, il riposo al sabato, oltre alla purità, il terrore della contaminazione, che porta, quest’ultimo, a forme ossessive di isolamento, visto come superbia dagli esterni.Questo comportamento segnerà per sempre le caratteristiche del popolo d’Israele.

Responsabilità collettiva e personaleL’individuo ha diverso ruolo in un impero “universale” rispetto a quello che riveste, invece, in un piccolo stato.Si sente più partecipe a tutte le decisioni prese dallo stato stesso.La responsabilità collettiva può essere considerata in maniera “orizzontale” o in maniera “verticale”. Nel primo caso è quella che coinvolge anche le famiglie della comunità locale, ad esempio, nel coinvolgimento o protezione, dell’autore di un delitto. Qualora non identificato ne paga le colpe tutta la comunità. Un delitto compiuto in un luogo viene addebitato al centro abitato più vicino, misurandone la distanza fisica. Responsabilità verticale, invece, è quella che trapassa le colpe dei padri verso i figli, fino alla 7° generazione. Con l’acquisizione dell’eredità il figlio assume anche le colpe del padre, sia finanziarie che penali. In esilio questi principi crollano, non vi sono luoghi di riferimento e non vi sono comunità o famiglie che proteggano i rei. L’individuo prende coscienza della giustezza di assumersi le proprie colpe, ma non vuole, naturalmente, per contro, assumersi quelle degli altri.Il nuovo Patto prospettato dal Deutero-Isaia comporta punizione o retribuzione personale, invece della responsabilità collettiva di tutto il popolo.L’ingiustizia (per Ezechiele) di una comunità non deve coinvolgere nella punizione un giusto all’interno della stessa (Noè si salva dal diluvio, da Sodoma e Gomorra distrutte si salva solo il giusto Lot). La metafora, però, è per Gerusalemme e Giuda. Questi ragionamenti sono per capire il rapporto di Yahweh con il suo popolo. Crisi, quindi,

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dell’assunto: popolo colpevole = esilio e punizioni. Anzi, avviene un capovolgimento: popolo colpevole, “segno di Yahweh” che si assume tutte le colpe del popolo: Egli, tramite le sue ferite guarisce il “suo” popolo.Sembra a molti, però, che questo non sia giusto. La classe dirigente fa di tutto per occultare tali dubbi.Geremia replica a questi dubbi sulla giustizia con la garanzia che ognuno sarà giudicato per le SUE colpe, e per il SUO comportamento personale, quindi passando anche lui da una tesi “nazionale” ad una “personale”Egli rincara la dose: non solo i figli NON sono colpevoli dei delitti dei padri, ma l’ultimo va giudicato e giustificato se pentito, invece se non si pente e ha peccato va punito. Posizione deuteronomista e sacerdotale a favore della responsabilità collettiva ed intergenerazionale. Posizione individualista che si sviluppa, invece, in chi vorrà rimanere a vivere in Babilonia o in Egitto.

LA DIASPORA

La sorte della elite politica

Sedecia quindi riceve un supplizio atroce, Yoyakin che si è arreso arriva in Babilonia come prigioniero di riguardo. Gli si riconosce il titolo di “Re di Giuda”.Alla morte di Nabucodonosor gli succede Awil-Marduk che emana un’amnistia, il Re di Tiro ritorna in patria, Yoyakin diventa parte della corte.E’ riconosciuto Re di Giuda dai Caldei, a maggior ragione lo è dagli esiliati.Il figlio Sheshbassar viene chiamato “Re di Giuda”, Zorobabele, suo nipote, (figlio del fratello), è il leader “civile” dei reduci.E’ chiaro che la stirpe Davidica deve tornare a regnare su Israele e Giuda con un Re. Anche i sacerdoti lo riconoscono (Anche il Profeta è Ezechiele in favore dei sacerdoti).Accanto al Re vi sono gli “anziani di Israele” che interpellano Yahweh tramite Ezechiele.Vi sono sacerdoti e Profeti, un’elite dirigente. Non c’è, però, palazzo, o Tempio. In Babilonia non si costruiscono mai sinagoghe, ma

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sorgono dopo il rientro degli esiliati e sono edificate, evidentemente, dagli ebrei rimasti in Babilonia.

L’adattamento al nuovo ambienteA nord scompare l’apparato tribale (le “supposte” 12 tribù) ma in Babilonia gli esuli si coalizzano. Le tribù sono deportate in Alta Mesopotamia ed in Media. Sheshbassar e Zorubbabel sono nomi babilonesi, ma il popolo mantiene la sua onomastica ebraica e continua ossessivamente le pratiche di matrimoni “interni”.Tra i deportati vi sono sicuramente anche ex-israeliti, non solo es-giudei, quindi il proposito di ritorno in patria e di ricostruzione dello stato implicitamente comprende anche Israele, non solo Giuda.Ci si rivolge a fondare il “mito” delle 12 tribù, a prendere come “comune” la tradizione settentrionale della casa di Giacobbe. Gli ebrei in Babilonia sono concentrati in certe zone, certi villaggi disabitati, con nome: Tell—(Tell in Babilonese è collina, rialzo, tumulo). Vicino a Sippar una cittadina prende, addirittura, il nome Giuda.Il loro impiego è agricolo e di ricostruzione della rete canalifera.Nel VI sec. sotto i Caldei vi è una ripresa demografica ed agricola.I dirigenti degli esuli (o “rimasti”) cercano di organizzarsi e rinforzarsi.Attività finanziarie sonono intraprese da esuli facoltosi ma non solo giudaici, anche aramei, fenici.Ad esempio nella famiglia Murashu di Sippar, banchieri, compaiono nomi con –Yama, derivato da Yawa, nome yahwista.Tra la popolazione ebraica si diffonde l’aramaico al posto dell’ebraico. Si adottano i nomi dei mesi babilonesi in sostituzione a quelli caananei (Nissan, Iyar, Siran, Tammara…al posto di Zir, Etanim, Bul …).Paradossalmente mentre in Giudea la comunità si sgretola, in Babilonia si coalizza. Si scrivonoo le generazioni e le liste di antenati e di appartenenza a tribù e clan.Si continua ad osservare il riposo del sabato (shabbàt) e a circoncidersi.I Profeti non sono più interpellati dal Re ma dalla popolazione, privatamente. Il Tempio di Gerusalemme rimane come punto di riferimento. Si continua a confidare nella “casata di David”. Ciò non avviene in

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Egitto dove, forse, l’influsso greco assorbe gli ebrei più facilmente.

Deportati ed emigratiI deportati e le comunità in esilio non sono “rimaste” solo in Babilonia ma anche in Egitto ed altrove, e ne ri-emergono le tracce in epoche successive.L’Egitto accoglie con favore manovalanza agricola o mercenaria (contro gli Etiopi).Geremia e Proto-Isaia richiamano in patria gli esuli dell’alto Egitto, dal Delta, da Menfi, dalla Nubia e dall’ Assiria.Ad Elefantina papiri del V sec. in età persiana testimoniano la loro presenza, oltre che ad Hermopili.Ad Elefantina addirittura si autogovernano, e creano una colonia militare, sono liberi religiosamente e con le “loro” regole giuridiche.Venerano Yahweh, osservano il riposo del sabato e festeggiano la Pasqua, ma adorano anche altre divinità, di derivazione aramaica, babilonese, egiziana, siriana. Pagano, però, contribuzioni per poter osservare i propri culti.Ad Elefantina si erige un Tempio a Yahweh, distrutto dagli Egizi, viene ricostruito dai persiani (dal governatore persiano della Giudea).Non si effettuano sacrifici per non entrare in conflitto con gli Egizi.Anche a Samaria si erige un Tempio e ad Elefantina vi sono emigrati provenienti dalle regioni settentrionali, quindi, forse, da lì venne l’idea dell’edificazione del Tempio.Geremia ingiunge di abbandonare altri culti per evitare punizioni divine ma ha un netto rifiuto, soprattutto dalle donne, le quali sono molto devote a culti di terra, fertilità e locali.Addirittura esse replicano che fino a quando avevano adorato la “signora dei cieli” in Giuda le cose erano andate bene, poi quando smisero fu la catastrofe.Geremia li abbandona al proprio destino chiedendo l’invasione dell’Egitto da parte dei Babilonesi fatto che, però, non avviene.Gli emigrati volontari rivendicano la loro indipendenza ed accettano l’assimilazione a popolazioni locali, mentre alcuni tornano in Giudea.

Chi è “il resto”?Chi era l’autentico erede del Regno di Giuda, i rimasti o i rientrati?Il “resto” pone le basi per il nuovo stato nazionale (assiro/babilonese: sittu=superstiti, scampati).

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Secondo i rimasti i deportati sono stati puniti da Yahweh, quindi colpevoli. Geremia capovolge la tesi.Ezechiele considera “il resto” chi è rimasto fedele a Yahweh, ovunque sia stato, quindi si schiera a favore dei rientrati babilonesi. Vengono salvati da Yahweh anche “i giusti” (Noè).Quindi “resto ed erede della benedizione divina” è l’“etico” il fatto non è influenzato dal “possesso” delle terre.L’ideologia del ritorno fa leva su queste basi.Il Sacerdote Ezra, successivamente, lodando Dio per avere preservato in esilio un “resto puro”, incontaminato dall’idolatria e dai matrimoni misti, nello stesso tempo definisce la “Terra Promessa” contaminata e quindi bisognosa di “purificazione”, in contrasto, quindi, con Geremia ed Ezechiele.

Il Profetismo del ritorno e la Nuova AlleanzaFattori di coesione degli esuli sono: I messaggi profetici di ritorno e ricostruzione. La riscrittura del passato (su tempi molto lunghi).Il Profetismo provoca conseguenze immediate, tramite Ezechiele (deportato con il primo gruppo insieme a Yoyakin) e il Deutero-Isaia (una generazione prima di Ciro)L’interpretazione dei fatti è questa: La distruzione nazionale non è segno di superiorità degli Dei stranieri su Yahweh, anzi, Yahweh usa i Babilonesi per punire il suo popolo, quindi è necessario rinsaldare i legami con Yahweh dato che solo Lui può riportare in patria il suo popolo e dargli prospettive. Ezechiele predice un ritorno ad Israele e Giuda insieme (visione pan-israelitica). Già prima dell’esilio scribi e sacerdoti sono scesi in Giuda dal nord. Alle aspettative di ritorno degli esiliati si aggiungono anche esiliati dalla prima deportazione o loro eredi. La rifondazione si deve appoggiare alla “casa di David” e su Gerusalemme ed il Tempio, oltre che ad una “nuova alleanza” con un Patto diverso dal primo con Yahweh, dato che il primo aveva dato un esito disastroso. Questo “Nuovo Patto” deve essere più personale, più spirituale, basato su nuovi comportamenti, senza intermediazioni regie, senza scadenza, eterno, quindi più escatologico che politico.

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Da Giosia, quindi, col suo progetto riunificatore, si passa ad un “nuovo” progetto:Nuovo TempioNuova Gerusalemme, chiamata “Yahweh-sàm (Yahweh è là), una città-Tempio. quindi non solo una nuova monarchia, ma una RIFONDAZIONE TOTALE DELLO STATOIl Tempio al centro, le 12 tribù disposte intorno secondo i punti cardinali e non secondo la disposizione territoriale. Il Deutero-Isaia (il Profeta del Deuteronomio) vede in Yahweh il Dio di “tutto” il mondo e “tutti” i popoli, quindi “tutti” sottomessi a Lui. Questa visione non supporta l’dea nazionalistico-etnica. Il Deutero-Isaia vede in Ciro il Messia di Yahweh per Israele e tutte le nazioni, quindi “al di sopra” di tutti i popoli .

Ezechiele , invece, è nazionalista ed esclusivista: Ebrei “Popolo eletto” (!)

Le nuove teologiePrima dell’esilio, il Proto(antecedente, il primo)-Isaia definisce Yahweh presente nel tempo come “Re del suo Palazzo, seduto sul trono con due cherubini”. Questa è la “teologia della Presenza” o “teologia di sion-seba’ot.La distruzione del Tempio e delle città pone dei problemi non solo del “perché” fosse avvenuta, ma anche di “dove” si collocasse “ora” Yahweh, con il Tempio distrutto.L’uso mesopotamico di deportare anche le statue degli Dei non si può attuare, non c’è nessuna statua di Yahweh (an-iconismo).C’erano dei posti “vuoti”, simbolici, l’Arca ed il Trono, per trasmettere l’idea che Dio è il Cielo e la Terra, cioè tutto l’universo. Nel periodo della restaurazione si formano due teologie: La teologia del “Nome” (sèm, deuteronomista). La teologia della “Gloria” (kabòd, Ezechiele e la sua corrente sacerdotale).Entrambi tolgono simbologia alla “presenza templare” del Dio.Nelle ideologie orientali il Re vittorioso si auto-erige steli osannanti, si autoproclama Dio.

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In questo caso, nome, potenza, gloria, fama, sono tutti quanti del Re vittorioso e vengono attribuiti a Yahweh, “Re della Gloria”. Quindi non è necessario il Tempio.Originariamente Dio delle truppe, Yahweh-seba’ot (presente) diventava poi in epoca post-esilica Dio delle “schiere” (celesti), quindi dell’universo.La Teologia della Gloria afferma la presenza di Dio in mezzo agli esuli anche senza Tempio. Il calendario pre-esilico col capodanno in autunno è accentrato sulla vittoria di Yahweh sul caos, come, peraltro, in altre religioniNel calendario esilico e post-esilico il capodanno si sposta in primavera, con le celebrazioni pasquali dell’esodo, su cui si basano tutte le esperienze di rivalsa e ritorno.

La storiografia deuteronomistica ed i modelli babilonesiLa storiografia deuteronomistica già con Giosia ha iniziato una rilettura del passato per far coincidere e conciliare fatti che favorissero, poi, l’ unione nazionale.L’assunto è:Patto>trasgressione>punizione>Patto>osservanza>prosperità (sotto Giosia, realizzazione e fine del processo)Dopo il 587, con la distruzione bisogna “ridisegnare” la parabola, che non si è fermata al culmine.Resta fermo il ruolo della monarchia, con la “casata di David”.Nei Libri di Samuele e dei Re questa letteratura prende forma come parte di una più ampia opera storica deuteronomistica, partendo già dall’esodo e dalla conquista.L’impresa storiografica è di enorme portata, la prima in ambito ebraico:Yahweh ama il suo popolo che deve obbedire, osservare ed eseguire i comandamenti, deve fare ciò che è giusto agli occhi di Yahweh che intervenga per conquistare il paese che gli viene assegnato.Dalla conquista fino a Salomone la storia è dettagliata, ricca di particolari, drammatica, leggendaria, storicamente però poco attendibile.Il periodo dei due regni divisi è scarno di dettagli ma preciso cronologicamente ben strutturato, senza epicità o leggendarismi.

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Ma la documentazione ufficiale si ha solo dall’inizio dei regni divisi alla diaspora (900-587).In esilio, però, non si possono consultare certe documentazioni.Vi sono, però, cronache tratte dagli “Annali dei Re di Israele” e il “Libro degli Annali” dei Re di Giuda.Vi è, poi, il “Libro delle storie” di Salomone che è celebrativo ed apologetico.

La struttura narrativa a proposito dei due regni di Israele e Giuda risente dell’influsso assiro/babilonese. Vi sono segni a tale riguardo: Due regni divisi come Assiria e Babilonia Due dinastie come in Assiria e Babilonia Nascita dei due regni coevamente (Babilonia-Elam-Assiria) Morte dei Re nominata insieme al luogo di sepolturaMolto importante nel libro dei Re il giudizio “sui” Re, a seconda che abbiano fatto osservare il culto o conservato o distrutto i hamòt.Centrale, invece, in Babilonia la realizzazione della Festa del Nuovo Anno nel santuario apposito fuori dalla città, ove Marduk il Dio si reca. L’ ”akitu” è la Festa del Nuovo anno, un OBBLIGO” sino ad allora, ma che non si tiene negli anni da Esarhaddon a Nabopolassar.Ciro si vanta di averla ripristinata mentre Nabonedo (ultimo Re babilonese) non lo fa, legittimando così il passaggio di mano del potere.La base dell’ideologia yahwistica è nata in Giuda, ma ha trovato terreno fertile in Babilonia: peccato=punizione.

Il paesaggio desolato

La terra vuotaDal 620 al 530, cioè dal collasso assiro all’impero di Ciro tutto il Vicino Oriente entra in una crisi simile e paragonabile a quella del passaggio dal Bronzo al Ferro.Non ha solo cause naturali come la prima, ma anche ideologiche.I tre imperi, Assiro e Persiano e Babilonese, non subiscono grosse conseguenze, le zone irrigue agricole canalizzate, lo sviluppo urbanistico e l’impegno politico e militare portano, addirittura, ad uno sviluppo demografico.Anche l’Egitto saitico ha uno sviluppo edilizio, templare e militare,

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con incursioni all’estero. La Lidia e le carovaniere dell’Araba pure evitano tale crisi.Dal VIII, VII sec. al VI vi è, però, un vero collasso generalizzato: Palestina Anatolia centro-orientale, scompare la Frigia (storia del re Mida dal tocco d’oro) Alto Eufrate Neo-Hittiti Armenia Urartu Azerbajan iranico: Mannei Media (Godin Tepe) città abbandonate, nonostante la costituzione dell’impero Assiria, Ninive passa da 300.000 abitanti a desolata e deserta

Babilonia accentra le attenzioni sulla città abbandonando la periferia. Con Nabucodonosor la Babilonia tocca i 500.000 abitanti, superando la precedente Ninive a 300.000. Vassalli vengono distribuiti sul territorio con rango minore nelle zone esterne del regno. Il messaggio è: dove non vi è più regno vi è il deserto. Susa tracolla distrutta dall’ Assiria Elam montano viene quasi abbandonato Città sedi di palazzi reali divengono rifugio di reietti e fuggitivi o senza tetto.Il primo tracollo è per la conquista assira, col crollo dell’Assiria avviene il secondo e definitivo.Anche i Caldei contribuiscono a finire l’opera in zone legate ai due imperi.Riemergono da questo immane sfacelo le strutture tribali.

IL DILUVIO UNIVERSALE Il racconto del diluvio universale è di origine babilonese e si può leggere già in tavolette della biblioteca di Assurbanipal.L’Arca si ferma sul monte Ararat, quindi zona molto più vicina all’Alta Mesopotamia che alla Palestina, sembra poi assurdo, data la configurazione geografica palestinese, una enorme inondazione nelle zone siro-palestinesi. Molto più credibile può essere che le periodiche esondazioni in zone canalizzate, forse una o due più notevoli di altre abbia dato origine al racconto. Comunque sia andata, il territorio dell’alluvio mesopotamico sicuramente meglio si presta ad una

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inondazione di enormi proporzioni.Spostamenti addirittura dei letti dei due fiumi principali sono testimonianza della enorme massa d’acqua che, una o più volte, è transitata nel “catino mesopotamico”.Analisi archeologiche ad Ur testimoniano periodiche esondazioni fluviali.Il racconto biblico è scritto da un redattore sacerdotale in età post-esilica, per avere il primo caso di punizione divina sull’uomo, non riferito ad Israele, ma all’umanità tutta, e non riferendosi solo al Patto con Yahweh, ma prefigurandolo.Il nome di Noè può essere simbolico (noah=aver riposo, quiete dopo la tempesta?) come per i tre figli capostipiti di tutti i popoli.Recenti teorie trovano supporto nell’archeologia con la probabile rottura dell’elemento separatore tra Mare Mediterraneo e Mar Nero e conseguente gigantesco riversamento di enormi quantità d’acqua per molto tempo su quell’area.

La torre di BabeleBabilonia oltre che terra di città e zone agricole è anche terra di zone abbandonate, salinizzate, o ruderi, edifici in rovina testimoni di una ricchezza passata.Tra questi vi è la Torre di Babele.Anzi, di ziqqurat ve ne sono molte, edificate nel corso del II ME.Degrado e restauro sono una costante nella storia babilonese, visto il materiale costituente gli edifici, il mattone crudo, periodicamente bisognoso di restauro. Il declino dell’edificio viene interpretato come “incompiuto” e ci si chiede, fantasticando come non mai, se fosse stata meledetta e per questo non portata a compimento.Simbolo dell’empietà umana, che vuole arrivare al cielo, bloccata dalla Divinità che mescola le lingue rendendo impossibile il lavoro.I giudei sono totalmente digiuni di costruzioni di tale tipo e collegano la sua altezza alla presunzione umana di toccare il cielo divino.Effettivamente gli operai dialogano, se ne sono in grado, in lingue diverse, ma le molte lingue sono simbolo di un mondo imperfetto, degradato, (di origine sumerica, addirittura). Nell’ideologia yahwistica, nel mondo perfetto, uscito dalla volontà divina, tutti parlano la stessa lingua.La etimologia viene cambiata a motivo di derisione, non bab-il (porta di Dio) ma bal-al (luogo di confusione).

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Il racconto sembra adattarsi al periodo vicino al 500.

Il Giardino dell’EdenNella storia del Vicino Oriente in ogni entità politica di una certa rilevanza cerca di far rientrare TUTTO quanto sta nell ”universo” conosciuto.Simboli di questa omnicomprensività sono i giardini, che a Babilonia assungono la massima espressione.Quindi giardini babilonesi che rispecchiano l’immensità dell’impero e l’enorme mole di esseri viventi al suo interno, mentre all’esterno non vi è “nulla”.Biblicamente vi è CERTAMENTE un influsso di questi ambienti sui racconti citati nel Libro.

Il mondo tripartitoIn un mondo di origine tribale è uso tramandare le genealogie per stabilire rapporti di amicizia, parentela o, al contrario, distanza ed inimicizia.Prima dell’esilio si fa limitandosi all’ambito palestinese. Data la diaspora ciò si estende a livello del mondo conosciuto.In Genesi nella tavola dei popoli bisogna risalire ad un antenato unico per stabilire una genealogia.Egli è Noè, unico superstite al diluvio.Ha tre figli, Sem, Cam, Yafet.La tavola è composta tra il 550 ed il 690, probabilmente dopo il 620, dopo il crollo assiro.Figli di Yafet si identificano: i Medi ed i Caldei, di Sem, gli Egiziani di Cam. La Lidia, però, è sotto Sem (geograficamente dovrebbe essere con Yafet) e riflette l’inimicizia tra Medi e Lidia. Anche Elam è con Sem, quindi la Persia non è Media.Molte sono le genti tribali, soprattutto in area araba.Apporti probabilmente da tradizioni di area arabo-aramaica. Gli Ebrei sono inseriti in ambito tribale facendoli derivare da Abramo da Ur dei Caldei Canaan (da Sidone a Gaza) a Cam, quindi egizi.E’ documento in cui non si nomina Israele, forse perché in quel momento non se ne sente l’esigenza.

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Genealogie e antiquariatoNon solo in ambito giudaico, ma anche in quello greco verso il VI sec. si redigono delle genealogie. Quindi collegare il presente alle origini mitiche è attività diffusa.L’apertura verso nuovi orizzonti, Egeo, Mediterraneo, Iranico, Arabico, e l’assenza di “imperi” capaci di controllare la memoria costringe a ”fissare” genti e luoghi.Anche in Egitto e Babilonia Caldea c’è verso il VI sec. interesse per il passato. Il periodo di crisi in Babilonia va da Isin alla fine assira, quindi dal 1.025 al 625. In Egitto dura dal tardo Ramses, attraverso le dinastie libiche, etiopi, dal 1.100 al 665.Le nuove elites cercano di rifarsi a dei modelli ricercati nei periodi arcaici. A Babilonia si conservano e si espongonono iscrizioni alla ricerca della fondazione di Akkad.In questo contesto ricostruttivo si inserisce anche quello giudaico esilico.

Nomadi dei monti e del desertoIl crollo assiro permette lo sviluppo e l’espansione tribale-nomadica per un cinquantennio. Vi sono due grandi blocchi di tali elementi: quello anatolico-iranico e quello siro-arabo.Quello iranico ha per secoli costituito minaccia per la Mesopotamia (Gutei, Lullubiti, Cassiti).Il crollo assiro permettee la discesa dei Medi. In Mesopotamia è quasi “mitico” il “pericolo del nord” (Monti Zagros).Anche per la Palestina il pericolo viene dal nord.AddiritturaAlessandro Magno era percorso da tale paura, infatti costruisce un muro a nord, sul Caucaso.Ai Medi però si associa una immagine più distruttiva, mentre sono molte le analogie tra popoli della Palestina e nomadi arabi, da lungo tempo frequentati per vari motivi.Al tempo di Assurbanipal i nomadi si integrano nella coalizione anti-assira, spingono a nord su Edom, Ammon e Mo’ab. Quindi in Palestina prima vi sono devastazioni assire, poi babilonesi, poi nomadiche.In questo periodo (VII-VI sec.) si prendono a modello le tribù arabe

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(Ismaeliti e Qedaniti, che invadono le terre dei sedentari) per fondare il mito delle 12 tribù pre-israelitiche.***************************************************PARTE SECONDA

Reduci e rimasti, i Patriarchi

La caduta di Babilonia e l’”Editto di Ciro”

Geremia profetizza una durata della dinastia Caldea di 70 anni, tempo necessario al ricambio di una generazione tra coloro i quali con i loro atti hanno causato l’ira di Yahweh ed i nipoti innocenti.Probabilmente fa queste profezie quando i Caldei sono già in declino.Parallelismo vi è con l’ira di Marduk contro Babilonia nelle iscrizioni di Esarhaddon. La caduta di Babilonia, dopo quelle di Ninive e dell’Assiria tutta, si profetizza, verrà da genti del nord (!)Prima sidentifica il pericolo con i Medi, poi si rettifica con l’indicazione di Ciro e dei Persiani.Ciro però non distruggee la città e non caccia Marduk come profetizzato da Geremia.Anche Isaia indica Ciro non come distruttore ma come un giusto.Invece Ciro restaura il culto di Marduk, concede amnistia e libertà e pone fine all’empietà dell’ultimo Re Caldeo, Nabonedo. Il clero babilonese riconosce in Marduk colui che fa scendere Ciro sulla città come liberatore.Geremia annuncia il “nuovo esodo”, il secondo dopo quello dall’Egitto.Ciro fa le sue scelte politiche in visione religiosa in modo che i Giudei non gli creinoo problemi.Tardivamente gli si attribuisce, già al primo anno di regno, un editto che permette agli esuli di tornare in patria e di ricostruire il Tempio di Gerusalemme.Un secondo editto forse ha addirittura dato indicazioni su “come” farlo.Probabilmente falsi, i due testi servono a dare garanzie imperiali al Tempio già costruito, in visione anti-Samaria (ovre si è costruito un tempio “alternativo” a quello di Gerusalemme per Yahweh.Più credibile è l’editto di Artaserse che permette il rientro guidato da Ezra molto più tardi di Ciro. Inizialmente, appunto sotto Ciro,

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incomincia, comunque, guidato da Zerubbabel, ma quello di Artaserse con Ezra come guida è principale e più numeroso.Artaserse consente anche un rientro che avviene con a guida Nehemia (450).I rientri avvengonoo tra il 539 ed il 445.

I gruppi dei reduci

Per il ritorno non possono essere interessati grandi numeri di individui, deportati: circa 20.000, raddoppiati negli anni ed alcuni aggiunti, ma in Babilonia sacerdoti ed anziani tengono delle liste.Dalle liste di Ezra e Nehemia si traggono elementi credibili.Si fa attenzione a chi ha diritti al ritorno e chi no.Come cifra si può prendere per buona quella di 40.000.La loro terra di partenza, quella lasciata all’esodo, è in gran parte in Gerusalemme e Giudea (Giuda e Beniamino) invece, dalle cittadine esterne a Gerusalemme sono poche centinaia.Circa 600 sono aggregati ma senza prove della provenienza, e sono tenuti ai margini.Sacerdoti, leviti, e popolo in genere, si stanziano in Gerusalemme.I servi dei templi e gli israeliti si stabiliscono nelle loro città oroginarie, questo avviene da Bet’el e Gerico a nord e Betlemme a sud.Dalle zone ora occupate in Edom e dal Negev non rientra nessuno. Chi ha in mano i documenti di proprietà è una stretta minoranza.Grosso modo rientrano gli appartenenti al regno nella configurazione di Sedecia, non quelli di Manasse e Giosia.Sono però, pochi, anche i rimasti, soprattutto in Giuda e Beniamino.Si dibatte tra assorbimento tra rimasti e rientrati o rigetto tra i due stessi gruppi .Il rigetto degli altri, da parte dei rientrati, è frutto dell’idolatria non yahwista dei rimasti e non per la documentazione portata da loro stessi, i reduci.Risulta facile il rigetto dato lo status, alto, degli esiliati e, per contro, basso, dei rimasti.I reduci in esiliohanno elaborato l’ideologia del patto, l’esclusivismo yahwista, sul “resto che ritorna”.Sono talmente motivati che sfiorano il fanatismo, hanno capi militari, introduconoo la scrittura aramaica, sostituendola a quella fenicia in

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Palestina, hanno mezzi finanziari e l’appoggio della corte imperiale.

Il Popolo della Terra

I rimasti sono chiamati “popolo della terra”, senza diritti e come “cose” acquisite. In seguito vi è una evoluzione, essendosi formato “un popolo” da moltissimi tipi diversi di persone per etnie, classi sociali etc… e si stringono in comunione in modo da darsi uno “status”.

La fondazione mitica del reinserimento

Ci vogliono comunque delle attestazioni per dare una certa affidabilità al ritorno in possesso delle terre di Canaan alle tribù d’Israele.Nei due schieramenti vi sono diverse posizioni, moderate o più estremiste.Prevale l’ipotesi della contrapposizione frontale.Motivare il rientro in possesso sulla base dei “Patriarchi”, antenati eponimi delle 12 tribù è difficile, perché dell’epoca non esistono né scritti né altre prove.Forse è un affidarsi addirittura a qualcosa di mitico.Questo anche perché i nuclei originari essendo nomadi non escludono contatti e coesistenza con altri popoli.La coesistenza viene, comunque, accettata, anche in seguito ai riferimenti ad Abramo che è stato “ospite” della terra, la dovette comprare da altri, non era “sua” dai primordi. Sua moglie era egiziana, quindi si redigono dei testi che, se da un punto di vista si poggiano sulla discendenza patriarcale, dall’altra devono sposare in parte la tesi dei rimasti.I Profeti pre-esilici non parlano di Abramo, cominciano a narrare le loro storie dopo di lui.Nell’epoca di Ezechiele si allude a Patriarchi ed anche ad Abramo.Nel Pentateuco il redattore narra le saghe patriarcali.Poi in Ezra, Nehemia essi non si nominano, visto il confronto “duro” con i rimasti, mentre i Patriarchi hanno dovuto sempre coesistere con altri.Abramo è eponimo di una tribù della Palestina centrale del 1.200, poi scomparsa ma presente nelle genealogie.

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L’inverno lo passano nel Negev (Be’er-sheba), l’estate negli altopiani centrali (Bet’el).Vie di fuga sono Egitto e la piana filistea.Giacobbe a Be’er-sheba a sud e a nord un campo a Bet’el e Sichem esono luoghi simbolo (quercia di Mamre), con la tomba del Patriarca a Hebron.Tutti questi luoghi di culto “esterno” in un primo momento sono mantenuti come tasselli per le riscritture fondanti.I “ritorni” sono spesso presenti nella letteratura biblica.I Patriarchi, quindi, provengono da “fuori” della Palestina con rapporti (mogli) all’interno.L’insegnamento è di prefere matrimoni tra reduci, ma esso rimane esclusivo tra yahwisti o di discendenza comune (i matrimoni di Esaù con donne di paesi limitrofi sono condannati).

I rapporti inter-etnici

Gli Edomiti in età esilica si spostano a ovest, in terra vuota Palestinese. Al ritorno, nonostante la fratellanza generazionale (Esaù è capo degli Edomiti), si creano tensioni, aspre rivalità.Gli Edomiti, però, adottano Yahweh.Anche con gli Aramei vi sonono rapporti di comune discendenza. Il confine tra Israele ed Aram è storia priva di “segni”.Gli Aramei dei Patriarchi non sono più quelli di Damasco, ma tribù più a nord, in Alta Mesopotamia, con cui vi sono rapporti periferici.Con gli Arabi vi è comunanza di discendenza, Ismaele è priomogenito di Abramo, dalla schiava Hagàr. Ismaele è, dopo Abramo, il primo circonciso. Da Genesi la circoncisione è l’unico segno distintivo che Yahweh chiede (anche se di usanza ormai storica dell’usanza anche a fine non religioso di molti popoli).Discendenti di Ismaele sono fratelli, ma purchè lontani, in altre terre, numerosissimi grazie alla promessa come quella fatta agli israeliti. Mo’ab ed Ammon discendono dall’incesto di Lot con sue figlie.Quindi sono squalificati ed esclusi dalla cerimonia del culto e da ogni assimilazione “nazionale”.E’ sempre conflitto tra Isameliti, Giudei e questi due popoli con il loro progetto di abitare Gerusalemme.Verso i Filistei la città principale è Gerart e vi sono storie di apparentamenti, Abramo-Sara, Isacco-Rebecca, ma più

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pragmaticamente per l’uso dei pozzi del Negev, comunque vi è alleanza.

La storia di Giuseppe

Questa non è come in altri casi in cui si è imbattuti mosaico di diversi testi, ma storia unica.Giuseppe non è legato alle tribù, anche se la sua eponimia è sia in Efraim che in Manasse.Egli viene venduto come schiavo dai fratelli ad una carovana di Ismailiti, tradotti in Egitto ove col tempo divenne consigliere del Faraone.E’ collocato nel tardo Bronzo.Vi è parallelismo in ambiente persiano ove un personaggio di umili origini diventa consigliere di Esarhaddon.Anche il Profeta Daniele grazie a dei sogni diventa consigliere del Re (ultimo re babilonese).Quindi la storia di Giuseppe può essere stata redatta in epoca post-esilica. La sua fortuna è la capacità di interpretare i segni e di tradurli nell’amministrazione (sette anni di vacche magre).Molti sono i segni di un Giuseppe collocato dal “redattore” verso il V sec., descrivendo la situazione degli ebrei in Egitto.

REDUCI ED ALIENIL’INVENZIONE DELLA CONQUISTA

Le tappe del rientro Le tradizioni patriarcali possono essere usate sia dai reduci che dai rimasti come loro modello.Si può analizzare (il rientro) come lenta immersione nel mondo o come scontro frontale.Rientrano non “tutti” ma gruppi particolarmente motivati. La maggior parte rimane dov’era e ben inserita.Il rientro è finanziato anche da chi rimane, però.Ezra e Nehemia ne parlano, ma questi testi sono scritti circa 100 anni dopo il rientro.

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In Ezra si chiede a coloro che rimangono di finanziare il rientro e l’acquisto dei paramenti del Tempio che, quindi, è già stato ricostruito.Il rientro avviene in un lasso di tempo lungo un secolo. Il primo esodo comincia all’avvento di Awil-Marduk che emettee un editto, alcuni con Ciro, il gruppo più grosso con Dario che coincide con il periodo di maggiore attività di ricostruzione del Tempio.Sono guidati da Zerubbabel, ultimo della casata di David, e da Giosuè come sommo sacerdote sadocita. Altri rientrano sotto Artaserse (440) ed altri ancora più tardi.Visto il successo dell’insieme di azioni, rientro, ricostruzione di Tempio e di Gerusalemme, lo status autonomo di Giuda, la conquista “forte” e “violenta “ di Canaan è più un desiderio che un fatto.Probabilmente auspicio di compiere l’”hèrem” in favore di Yahweh più narrazione di fatti realmente accaduti.

La Palestina in età achemenide

Dopo le deportazioni assiro/babilonesi, la Palestina è in uno stato di totale abbandono e degrado.E’ il più grave periodo della sua storia, sin dall’urbanizzazione del 2.500.I Persiani assistono la zona costiera ma abbandonano l’interno. Si sviluppano con imprese giudee ricostruzioni di città costiere.Gli abitanti dell’interno possono essere stimati sui 40.000 elementi, mentre le città costiere hanno, invece, enorme sviluppo.,Il commercio marittimo e terrestre trova in esse normale terminal.Influenze fenice si addentrano sino all’interno.

I popoli intrusi

I rientrati non trovano il vuoto, ma dei gruppi diversi: contadini, Edomiti, immigrati.Gli abitanti, però, vi sono e nonostante la promessa fatta di popolare quella terra a Yahweh, non si possono cancellare. Si nominano al rientro popoli che non vi sono più, e si testimonia la distruzione di quelli già spariti da tempo: Hittiti, Gebusei, Perizziti etc… , inesistenti, mentre quelli reali, limitrofi, non sono nominati: Fenici, Moabiti, Ammoniti, Filistei, Aramei, Arabi.Per Canaan vi è la successione di genti di Canaan, ma non dello Stato.

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Gli stati che resistono alla conquista sono quelli che esistevano realmente all’epoca.

La formula dell’esodo

La promessa afferma che il popolo d’Israele si deve imporre sanguinosamente sui popoli di Canaan. I riferimenti ai Patriarchi sono però troppo labili per costituire una “conquista”.Ci si riferisce quindi alla conquista di Canaan dopo l’esodo dall’Egitto.La visione di una colonna quasi militare che marcia impavida alla conquista non è però realistica, con le 12 tribù già formate e complete. La visione è presa da modelli militari assiro/babilonesi che niente hanno a che fare con le caratteristiche giudaiche.

Mosè, il deserto, gli itinerari

La scrittura dei passi relativi all’esodo dall’Egitto sono post-esilici e quindi “potrebbero” essere una metafora della fuoriuscita dalla Babilonia.Vie, passi, guadi, oasi, seguiti da Mosè e dal popolo sono quelli “obbligati” di chi percorre tali zone. La “localizzazione” “Sinai” appare piuttosto difficile.Si seguono vecchissime vie pastorali, nomadiche.Ogni sosta, ogni luogo, sono legati al “Patto”, ad un episodio.Sono inseriti passi testuali in Esodo a carattere “normativo” assolutamente fuori luogo in un tale contesto, forse mai avvenuto.

Il difficile insediamento

Giosuè e Zerubbabel a capo del popolo rientrante devono far fronte ad una coalizione di Samaria, Ammon, Araba.Si ricostruiscono le mura, fatto denunciato dai rimasti ai Babilonesi come “tentativo di sottrarsi al potere persiano e simbolo di ribellione” ma i rientrati tramite ottimi rapporti rimasti in Babilonia si fannoo confermare il diritto a tali opere. Repressioni completano l’opera di contestazione delle operazioni di rinascita di Gerusalemme.

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Giosuè e la Terra Santa

Chi scrivee la riconquista gli dà uno spirito di unitarietà su tre fronti, nord, sud e centro, ma appare difficile che il numero dei maschi adulti capaci di combattere si possa estendere su tale territorio ed avere anche delle vittorie.Queste si concentrano in Beniamino ed Efraim ma sono proprio i luoghi, evidentemente, dove si trova più facilmente il compromesso, viste le affinità tra le parti ed è anche il luogo di provenienza di moltissimi rientrati.

Paesaggio ed eziologia

Non vi sono prove che le città conquistate siano cadute sotto i colpi degli esuli.La storia di Gerico è sintomatica. Si fanno sette giri intorno alle mura con l’Arca ed esse crollano (!).Molte città sono in quei momenti ridotte ad ammassi di macerie e ruderi. Si trova un motivo per tale situazione, cioè si identificano in eroi del un passato i protagonisti delle distruzioni.Per altre città, abbandonate da secoli si descrivono fatti di conquista in cui anche le tecniche militari risultano infondate.Vi è anche l’indicazione di distruggere tutti i loro idoli ed i loro templi.Quindi sterminio dei precedenti abitanti e presa di possesso della loro terra.Sostituzione di un popolo con un altro su di un territorio è coda diun ricordo assiro-babilonese.Il progetto da attuare è improbo per le loro forze, sono pastori nomadi, non eserciti ben organizzati.Si parla poi di un cerchio con 12 pietre (forse un resto preistorico) e gli si imputa la testimonianza del passaggio delle 12 tribù.Un cumulo di pietre spiega il fatto della lapidazione di un empio, forse un tumulo funerario antico…Altre grosse pietre accumulate fanno riferire di un supplizio affibbiato a 5 re Amorrei, come delle pietre enormi fanno parlare di ”Giganti”.L’assunto è: “se sono ancora lì ai nostri giorni vuole dire che sono verità…”.

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Frontiere ideali e terre residue

Da Dan a Be’er-sheba: è il territorio che Yahweh assegna ad Israele e che il popolo deve conquistarsi sul campo. Nel V sec. Il luogo si identifica con la provincia di Samaria (fa parte della satrapia) a nord e la piccola città-Tempio di Gerusalemme a sud.In “Giudici” si nominano “le terre ancora da conquistare” che tradisce il fatto di non aver compiuto del tutto la conquista.Nello stesso libro i confini sono realistici, coincidono con quelli di Salomone o di Giosia, chiaramente descrivono i momenti più felici della conquista.Le tribù sono ormai erano svanite.La citazione da parte di Ezechiele di 12 strisce di terra tutte uguali e parallele da nord a sud ci fa capire l’assurdità dei fatti narrati.

UNO STATO SENZA RE: L’INVENZIONE DEI GIUDICILa struttura amministrativa achemenide

L’approccio persiano al governo della Palestina probabilmente ricalca lo schema babilonese, non tanto quello assiro, per le troppe diversità nella conquista e nella gestione del potere.Il Regno Babilonese è organizzato in una gigantesca satrapia, poi suddivisa in trans-Eufrate con capitale Damasco, suddivisa a sua volta in provincie più numerose sulla costa, mentre gli altopiani fanno riferimento a Samaria.Col tempo diviene provincia anche la Giudea, con capitale Gerusalemme che più tardi avrà autonomia sempre maggiore.I governatori vengono scelti tra l’etnia locale (Zerubbabel, Nehemia).E’ una provincia piccolissima.Alcune cittadine emetteno moneta di piccolo taglio, le filistee sulla costa anche di grosso taglio.In Giudea vi sono diverse opzioni politiche: 3. rimanere sotto Samaria, gradita ai rimasti ma non ai rimpatriati, o 4. darsi una autonomia giuridica monarchica davidica, favorita dai reali e dal popolo.5. darsi veste di città-Tempio a stampo babilonese, gradita a

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sacerdoti ed ai persiani.

Si sceglie la terza opzione.

Contesto e cronologia dei Giudici

Dal 587 al 515 (inaugurazione del secondo Tempio) sotto i Nabilonesi e sotto Ciro, Dario, la Palestina non ha politica formale e gli affari locali sono gestiti da giudici ed anziani.Di quelli fenici, dato che succede lo stesso nelle città fenicie, abbiamo le liste.Esiste nel VI sec. un periodo detto “dei Giudici”.Ma nel Libro dei Giudici, questo momento è spostato a PRIMA della monarchia.Il Deuteronomio lo cita espressamente “prima dei regni di David e Saul…”Dallo stesso Libro dei Giudici e dall’archeologia si può verificare che vi sono stati Re in questo periodo, ma non esono israeliti e le tribù non dipendono da Re, ma hanno dei “Giudici”.Il Libro parla di 12, sei minori e sei maggiori.Il Deuteronomio gli affida anche cariche militari, di governo. Di questi popoli “oppressori”, non si hanno i nomi né la storia causa di queste oppressioni. Si hanno, però, i nomi dei Giudici.In tre casi si ha la citazione del periodo della carica ed in cinque il luogo della sepoltura. Sui 6 maggiori si costruiscono racconti epici.La durata delle oppressioni è varia, ed il numero 40 è indicativo, è una vita, una generazione.Sommando le durate delle cariche si avrebbe un periodo di 271 anni per i maggiori e di più di 300 per i minori.Questi numeri sembrano esagerati, ma non vi sono dati per assestarli.Le componenti storiche ed utopiche

Il Libro dei Giudici narra di una serie di oppressioni disposte da Yahweh per la altalenante fedeltà del popolo ebraico.Poi Yahweh si sarebbe pentito ed avrebbe avuto compassione, manda quindi i Giudici a salvarli, annientando i nemici.Poi vi è un periodo vi fu pace.Il Messaggio è: disgrazie per le colpe, punizioni, salvezza solo con Yahweh.

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Tra il Patto mosaico e quello davidico cè, quindi, continuità di comportamenti.La contiguità con popoli vicini è causa di tentazioni. In Giudici si afferma che “…non vi era Re allora ed in Israele ognuno faceva quello che voleva…”. I Re li hanno i popoli oppressori, Filistei, Caananei, Ammoniti, Moabiti, ed Israele ne patisce la mancanza, chiaro l’atteggiamento filo-monarchico.Alcune vicende si collocano in periodo pre-monarchico, anche perché lo scrittore, probabilmente, non ha prove scritte di ciò.L’ambientazione ed il racconto di scontri con i popoli vicini però continua.Di per sé è impossibile collocare o datare il momento, dato che non essendoci Re non vi è amministrazione e quindi neanche archivi e documenti.

Le componenti leggendarie e fiabesche

Il vuoto di fonti sul XII sec. è colmato in età esilica e post-esilica con racconti che possano fondare la loro storia. Le basi PROBABILMENTE SONO ARCAICHE, visti i caratteri linguistici o religiosi, oltre ai pochi nomi yahwistici.Molti di questi racconti si trovano nella letteratura di diversi popoli, e sono di componente fiabesca, mitica, leggendaria. Hanno dei fondamenti, i luoghi di sepoltura dei Giudici. La posizione dei Giudici è ove vi è massima frizione con i popoli vicini, e questo è concepibile.

Il sistema delle 12 tribù

Dopo la conquista le 12 tribù cominciano ad agire e le loro azioni si situano nel periodo dei Giudici.Forse le 12 tribù sono situate storicamente, ma realmente NON COESISTONO con l’elemento regio econ il sistema della rotazione, cioè che ognuna sostenga e mantenga la corte reale per un mese l’anno.Vi sono due modelli di tribù, quello genealogico, vero per le grandi tribù cammelliere, e quello territoriale con gruppi agro-pastorali integrati.Nel post-esilio la territorialità è ormai persa da tempo.Per coprire una territorialità ufficiale, alcune le si sposta di territorio,

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si inseriscono i Leviti, senza territorio,Ezechiele (esilico) e Numeri-Levitico, (post-esilici) non conoscono la dislocazione delle tribù e le situano a nord-sud-est-ovest., con partizioni per parentela.Punti fermi: tribù vi sono sempre state, ma con evoluzioni stavano in territori di sedentari e quindi furono influenzate dall’amministrazione l’ipotesi di sistemazione delle tribù per estrazione a sorte è utopica.

L’OPZIONE MONARCHICA. L’INVENZIONE DEL REGNO UNITO

Ultime luci della casata di David

Identità nazionale e casa regnante sono ormai cardini scontati nel dopo esilio. La rinascita nazionale ha BISOGNO del Re, legittimo o di un suo erede.Si insinua il dubbio che proprio la gestione della casa regnante abbia causato le disgrazie di Israele.Ci si accorge, però, che è necessaria una NUOVA RIFONDAZIONE, UN NUOVO PATTO, UNA NUOVA REGALITA’, che non ripeta gli stessi errori e che la regalità sia più giusta e pia (= più controllata dai sacerdoti che, alla lunga, hanno la meglio su tutti i gruppi interessati al potere).I sacerdoti, però hanno problemi con i rimasti, cosa che non è per la corte reale.Zerubbabel cerca di mantenere buoni i rapporti col popolo inaugurando il Tempio, ma poi scompare, non si sa come.Aggeo e Zaccaria sono i Profeti del periodo.Il primo, filo-monarchico, riconosce il potere a Zerubbabel e Giosuè, il secondo riconosce a Giosuè la guida spirituale, e sacerdotale, Giosuè protagonista quindi dell’inaugurazione templare e di una stagione di purificazione, assumendo le prerogative che un tempo erano del Palazzo Reale.

Dopo l’inaugurazione del Nuovo Tempiola casa di David non ebbe ha nessun ruolo, il sacerdozio assume la guida della comunità giudaica.

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In 5 anni dall’arrivo di Zerubbabel all’inaugurazione del Tempio in occasione della Pasqua avviene una vera rivoluzione in Siria Palestina che ha SEMPRE visto il tempio come ANNESSO al palazzo reale.

Il dibattito filo e anti-monarchico.

Si può dedurre il risultato del dibattito monarchico-sacerdotale dal modo in cui è stato riscritto il passato. Il contrasto col palazzo è già vivo in epoca tribale, insofferenti questi ultimi alle imposizioni.Si proietta il dibattito alla prima volta in cui è istituita la monarchia, ai tempi di Abimelek e Saul.L’intronizzazione di Abimelek, che avviene a Sichem, è seguita dall’ l’uccisione della stirpe di Gedeone, si salva solo Yota.Samuele mette in guardia dai pericoli di una monarchia (parla per conto di Yahweh).La monarchia è adatta a ” tutti gli altri popoli, ma non a “loro” che hanno un canale diretto con Dio”. Non si vuole essere “come tutte le altre nazioni”.Si mantiene il Re come un retaggio del passato e si fissano norme affinchè mantenga ben presente la Legge: “dovrà scrivere la Legge di Dio su un rotolo e leggerla ogni giorno.”I sacerdoti sono ormai padroni della situazione.

La fondazione mitica, l’unità come archetipo

Una volta instaurata, la Casa Reale è LEGITTIMA. Saul è assolutamente legittimato, scelto da Yahweh, unto da Samuele, acclamato dal popolo e dall’esercitoPresto però su Saul si riversano critiche spostando su David la fondazione della monarchia.Egli fa di Gerusalemme la sua capitale, ma la vera “elezione” a Re viene dal “Patto” con Yahweh che ribadisce il “Patto” mosaico e addirittura quello con Abramo.

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Dato che Yahweh è SEMPRE FEDELE, le vicende del regno derivano dalla fedeltà del Re stesso a Yahweh.

L’opzione sacerdotale. L’invenzione del Tempio salomonico.

Templi palestinesi e templi babilonesi

Il ruolo regio nello “stato del ritorno” passa in secondo piano, lasciando il posto a quello sacerdotale.La comunità guida sarà una città-Tempio e la cosa sarà nuova in ambito palestinese.Sinora i templi sono stati stati piccoli, di ruolo prettamente cultuale, strutture semplici.Altrove sono legati ad altre attività, come, ad esempio, amministrazione.Il Tempio palestinese non ha, invece, alcun ruolo politico. Il sacerdozio è alle dipendenze palatine. Non possiedono terre, né servi, gestiscono, però, i sacrifici.La partecipazione del popolo ai riti resta fuori dal Tempio. In Babilonia, invece, l’impatto degli esiliati con l’organizzazione templare è enorme.Strutture imponenti, casa del Dio, annessi luoghi di potere, abitazioni dei sacerdoti, archivi, scuole scribali, cioè residenza della classe dirigente.Queste strutture risalgono alle città-tempio sumeriche del III ME, tardo Uruk, quasi IV ME, soprattutto in Bassa Mesopotamia.Al rientro, la classe sacerdotale, sadocita, discendente da Sadoq, sacerdote di David porta questo modello in Palestina, pur non riuscendo mai a raggiungere i fasti dei templi babilonesi.

Il mito del primo Tempio

Giosuè, sommo sacerdote, torna a Gerusalemme con Zerubbabel per ricostruire il tempio e rifondare la comunità.Si passa da una storia di una dinastia ad una storia del Tempio.Nel X sec. un Tempio delle dimensioni descritte è perlomeno dubbio in una Gerusalemme piccolissima.Guardando la pianta vi sono chiari riferimenti a palazzi di epoca persiana, ma non precedente.

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Non si usano mattoni crudi per riedificarlo, ma materiali pregiati, legno etc…Profeti lo descrivono come enorme ed immutato sin dalla costruzione ed ogni volta che viene saccheggiato da altri popoli si cita l’asportazione degli addobbi Salomonici (che non potevano essere infiniti…).

La costruzione del secondo Tempio e l’affermazione della guida sacerdotale

Sicuramente Salomone costruisce un Tempio a Yahweh a Gerusalemme, fatto che gli dà la notorietà.Il Tempio arriva al 587 attraverso molte traversie, mutando nel tempo, sia funzionalità che aspetto. Probabilmente la prima distruzione lascia in piedi i muri laterali, come era d’uso e tra le rovine i rimasti si ritrovano per riunioni cultuali.I reduci si impossessano delle rovine e riassettano l’altare.Si comincia a celebrare secondo la normativa “mosaica” elaborata in Babilonia.Scacciano i sacerdoti che hanno continuato ad officiare durante il loro esilio, quindi conflitto con il “popolo della terra”.Questi ultimi vogliono, comunque, aiutare nella ricostruzione del Tempio, ma sono violentemente respinti: ”l’imperatore babilonese-achemenide ha autorizzato solo i reduci a tale operazione”.I Re achemenidi appoggiano in molte occasioni i rientrati, anche in caso di denunce da parte dei rimasti.Una generazione dopo, cioè sotto Dario e Artaserse perdurano i conflitti tra le due parti.Gerusalemme in questo periodo si fortifica.Contrari sono il governatore di Samaria, gli Arabi e gli Ammoniti (evidentemente i confinanti).Nehemia, un giudeo funzionario della corte persiana ottienee il permesso di ristrutturare le mura di Gerusalemme e si trovano ancora oggi dei tratti del periodo, nel quartiere più vecchio, il più piccolo e l’unico abitato nel periodo.Con Nehemia Gerusalemme si stacca da Samaria.Si limitano i matrimoni misti.Nelle iscrizioni gli ultimi re-governatori sono Zerubbabel-Bagoas-Nehemia.

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I sacerdoti continuano mentre i re si fermano a Nehemia.Verso il 390 i sacerdoti sono completamente padroni del potere.Arriva a Gerusalemme lo scriba e sacerdote inviato dai persiani, Ezra . Conferma la chiusura verso il popolo della terra e mette per iscritto la legge di Artaserse. Quindi: città-Tempio chiusa ai vicini ma aperta ai correligionari, governata dal sacerdozio, come UNICO interprete della Legge di Dio (ratificata dall’imperatore ma applicata sul campo da loro stessi)Cessano di agire i Profeti, i sacerdoti diventano PLENIPOTENZIARI.

I templi alternativi (hamòt)

Vi esono sparsi nel territorio luoghi sacri da tempi immemorabili, pre-davidici, querce, tombe, alberi, pietre, (hamòt).Samaria ha già dovuto cedere l’autonomia a Gerusalemme.Vi sono enormi contrasti collegati a matrimoni, ripudi, comandi, disobbedienze, tra i due centri finchè si completa lo SCISMA SAMARITANO, e si erige un tempio a Yahweh a Sichem sul monte Gerizim, gestito da sacerdoti sadociti, quindi con la stessa autorevolezza di quelli gerosolomitani (di Gerusalemme).I samaritani possono accettare la Legge, cioè il Pentateuco, ma non le critiche a tutti i Re d’Israele, in favore a quelli di Giuda, non accettano come assunto la “giusta” punizione del regno d’Israele, la validità eterna del Patto davidico.I samaritani ne riscrivonoo una che si fonda su Giosuè, eroe del tempo che fonda, lui, un Tempio a Sichem ed il ritorno degli esuli in Samaria prima ancora che in Giuda.La storiografia giudaica ha, però, strumenti e basi culturali ben più forti di questi. E’ basata sull’ elite deportata, e era molto cresciuta culturalmente in Babilonia.

La città Tempio

Col tempo il Tempio comincia a “copiare” l’esempio babilonese, amministrazione ed anche prestito di denaro sono sue nuove attività.Dalla riforma di Ezra (395), il clero ha ancora più saldamente in mano il potere.

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La giudea è provincia, suddivisa in 9 distretti, con collegio di anziani, una assemblea di cittadini maschi adulti e capo-famiglia con partecipazione alle assemblee obbligatoria.

Sacerdoti e Leviti

A chi spetta, però, al momento, il diritto di esercitare la funzione cultuale? I sacerdoti ereditano la loro funzione, e sono i discendenti da Sadoq. All’interno dei sacerdozio però vi sono anche discendenze non sadocite, di immigrati dal nord, o sacerdoti discendenti da “alternativi” al tempo di Sadoq.All’inizio i Leviti (74 rientrati col clan di Giosuè) sono assunti per mansioni servili, col tempo vengono investiti delle funzioni di “osservanza del culto”.Vengono inseriti già nel racconto dell’Esodo, anche se allora ancora sicuramente non esistono.Sono prestatori dell’opera non occasionali, e finiscono con l’essere riconosciuti come una delle tribù d’Israele (eponimo, figli di Giacobbe e Lea), ma dotata di statuto speciale, tribù non territoriale.Sonono distribuiti su tutto il territorio, nelle 48 “città di asilo”, riservate ai colpevoli di omicidi involontari.Nelle ricostruzioni della loro storia vi sono molte discrepanze, vengono fatti risalire alla stirpe sadocita e ad Aronne.Inizialmente hanno compiti solo di “preparare” il materiale per l’officio dei Sacerdoti, poi vengono accomunati come officianti e dediti alla cura del culto e del Tempio.Questo perché provenienti da città di dubbia fede yahwistica.Si conquistano poi da soli ruoli amministrativi e fiscali.Mosè in una citazione li ammonisce perché non si accontentano del loro ruolo.

L’AUTO-IDENTIFICAZIONE. L’INVENZIONE DELLA LEGGE

Il Patto, la Legge, Dio, ilpopolo.

Dall’età neo-assira, a quella persiana (da Giosia ad Ezra) ricorrenti sono i Patti tra Yahweh ed il popolo ebraico.Abramo, Mosè, Giosuè, David si succedono negli eventi ma vi sono delle differenze:

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primo passo è l’accettazione del Dio come UNICOpoi vi fu l’evoluzione e l’implicazione di clausole COMPORTAMENTALI, di carattere anche politico e teologico, legale e cultuale.Il Patto politico-teologico è di tipo vassallo-subordinato: ti do qualcosa, in cambio mi sostieni e mi sei fedele, assunzione di estrazione assira.Le raccolte legali di scritti si ispirano ad antichi codici orientali di tutt’altra funzione e struttura.In età monarchica il Re ha un ruolo centrale, sostituisce il Sovrano Divino con l’assenso del popolo.Alla fine della monarchia il Patto è riproposto in chiave popolareIl popolo partecipa alla “pubblica lettura” (ogni 7 anni), il testo è conservato ed inaccessibile nelll’Arca o ritrovato per caso negli archivi durante lavori o simboleggiato a Sichem da una stele. La “sfuggevolezza” dell’origine della Legge può far pensare alla reinterpretazione della stessa per avere più potere da parte sacerdotale. (lettura della Legge=loro prerogativa)Insidiati dai Profeti, i Sacerdoti mettono addirittura in dubbio che Dio abbia parlato a Mosè…!Ma un dubbio è fonte di infinite dispute e disquisizioni:il Patto può essere rivolto anche ad altre genti? Sorge la domanda: cosa è Israele?Il modello più adatto a forme-base e a modello per le riforme di Giosia è quello mosaico, della fase tribale, del vagare nel deserto.Quindi Patto a base dei comportamenti degli ebrei e dei componimenti conseguenti in Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, è la Torah che si chiude al tempo di Ezra e che si attribuisce al “fondatore” Mosè.Mentre i codici mesopotamici sono emanati da Re ben saldi al loro potere e descrivono la REALTA’, la Legge israelitica proietta nel futuro ciò che AVREBBE DOVUTO essere.

La fondazione mitica. Mosè ed il Sinai

Abbiamo quindi: AUTOIDENTIFICAZIONE mediante OSSERVANZA della Legge, per ricostruire una nazione SU

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QUESTE BASI.Ma la sola introduzione della Legge non poteva bastare, servivano modelli antichi per dare autorevolezza all’evento.In tutti i casi del Vicino Oriente le legislazioni vengono, come detto sopra, emanate dal Re. In questo caso no, in Palestina non avviene MAI.Vi è sempre intervento Divino, o nel Sinai o nella scoperta delle Leggi nel Tempio.La Legge non prevede l’esistenza di un Re, fatto, questo chem può essere originario e reale o elaborato successivamente, chiaramente in chiave pro-sacerdotale.Come in questo momento storico, anche ai primordi il popolo non ha un territorio definito.La famiglia patriarcale crea TERRITORIO e POPOLO, poi, viene in possesso delle LEGGI, tutto torna.Figura fondante è Mosè la cui saga natale ricorda quelle di Ciro, Sargon e Gilgamesh.La storia è L’ESODO , il significato è LA LEGGE . L’ambientazione del racconto biblico rimanda ad origini meridionali di Yahweh e questo probabilmente E’ VERO, come è vero che i primordi risalgono a tribù antiche vaganti nel Sinai, che però non adorano SOLO Yahweh.

La stratificazione legislativa

I documenti legislativi sono post-esilici, ma l’origine non è detto che sia coeva, può avere origini e riferimenti molto lontane, tra Tardo Bronzo e Ferro. Le Leggi, comunque, vengono fissate verso il 390, anche se fanno riferimento a tempi più antichi o più recenti: non è possibile collocarli temporalmente.L’opera di fissazione la compie Ezra. Già prima però, vi è lo scisma samaritano che ne modifica delle parti. La teoria della Legge data già bell’e pronta e poi rimasta immutata è assolutamente da rigettare.La tesi della Legge Immutata dall’origine confligge con redazioni, correzioni, invenzioni, cesure, rivisitazioni, traduzioni che, sicuramente, vi sono state, e sono state molte!Col tempo La Scrittura diviene pregna di norme comportamentali, rituali, sacrificali, così che la grandissima parte riguarda questi aspetti.

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La legislazione sociale

Mancando i periodici editti regi di remissioni dei debiti, essi vengono “istituzionalizzati”: dall’anno sabbatico (7 anni), all’anno giubilare (7x7=49 50 anni).I debitori rimessi devono rinnovare richieste di credito per ricominciare le attività, quindi il ciclo continua.Si ripete quanto successo nel XIV sec. con gli “habiru”, ora questo succede agli israeliti.Si deve spendere denaro per ricomprare degli ebrei “dati” come pegno ad altri popoli. Questo, insieme al problema dei rientrati e delle "doti" delle figlie che sposavano stranieri ed erano costituite da terre, erano fatti che potevano causare il dissolvimento del Regno.

La legislazione matrimoniale L’inter-etnicità delle zone fa si che si debba “regolamentare” l’etnicità del popolo, con norme comportamentali molto dure nei confronti dei matrimoni misti.Il potere sacerdotale “bolla” come “contaminazione” il matrimonio misto. (fatto che permane tutt’oggi per certi settori integralisti dei credenti nella fede yahwistica, ad esempio per gli “chassidìn” gli studenti che frequentano le scuole (Jeshivà) cui non è permesso guardare la televisione, leggere qualsiasi testo che non siano Le Scritture, frquentare persone “non pure” come loro (!)Tra il popolo però l’usanza continua ed i sacerdoti arrivano al punto di emettere sentenze di “ripudio” per mogli straniere ed i loro figli.Circa un centinaio (solamente, questo ci deve far dare una misura a tutto il racconto biblico, che sembra riguardi milioni di persone invece, probabilmente, ne interessa poche centinaia o migliaia) di persone fanno ammenda e ripudiano mogli e figli onde riconciliarsi con la comunità.

L’identificazione comportamentaleNella storia i vari popoli sono sempre stati identificati e riconosciuti come portatori di particolari tratti, somatici o di abbigliamento.Per il caso ebraico ciò avviene per le loro usanze culinarie o rituali, la circoncisione, culto religioso esclusivista.Tra di loro si pensa: ”Noi, corretti” e “gli altri” immorali e deviati.

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Forse anche questo aspetto ha origini mesoportamiche.I vari popoli della zona, infatti, ahanno sempre portato avanti l’ideologia: “dentro i nostri confini, il bene ed il tutto, al di fuori il niente o solo barbarie”. Questo viene portato al parossismo dagli ebrei, al punto da NON volere o dovere fare proseliti, ma è obbligatorio restare chiusi nella ”loro cintura etnica”, fatto che li ha, poi, nei secoli, contribuito a far isolare, pur con altri motivi connessiRiferimenti babilonesi vi sono anche per il calendario che definisce nei quarti di luna (7,14,21…) ogni azione impura.

Purità e contaminazione

Ciò che “contamina” l’uomo, l’impurità”, non contamina Dio.Anche la sola visione del Dio contamina l’uomo e lo rende impuro.Tutte le norme di purità costituiscono un forte strumento di potere per il sacerdozio. Mancando in età post-esilica una leadership “civile” o “laica” l’ascendente dell’elite sacerdotale diviene senza avversari.

Proselitismo o esclusivismoMolte pratiche che i reduci trovarono in Canaan sono definite “abominevoli”.Anche la rappresentazione della Deità è contaminazione, rende visibile e tangibile ciò che NON LO PUO’ ESSERE.Tutto è contaminato, è necessaria una operazione di decontaminazione tramite “hèrem” (sterminio rituale di ogni essere vivente su di un dato territorio).Guerra “esterna” e “guerra santa” hanno notevoli differenze.In Palestina però SERVONO certi stranieri e si creA per loro degli “status” particolari.La domanda sovrana è, quindi: chiusura o proselitismo? Al momento si preferisce il secondo ma più tardi ed anche in un futuro lontano si tenderà alla chiusura, in certi periodi anche “completa”.

STORIA LOCALE E VALORI UNIVERSALI

Lo scenario del IV sec.: il secondo Tempio e la DiasporaLo scenario che abbiamo descritto non ha date iniziali o finali.

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Il processo di etnogenesi inizia probabilmente con l’invasione dei “Popoli del Mare” (1.180) e continua per secoli ma ha radici ancora più indietro nel tempo.La chiusura del periodo si può situare verso il 400-398 con la missione di Ezra: l’inizio del giudaismo.Chiusura della elaborazione della Legge, fine del Profetismo, fine della storiografia del Deuteronomio, assunzione del potere da parte dei Sacerdoti e di Gerusalemme, identificazione nazionale RELIGIOSA.Questi fenomeni troveranno sviluppo fino alla distruzione del secondo Tempio nel 71 d.C.La Promessa divina fatta ad Abramo si realizza tramite sconfitte, punizioni, tradimenti, sottomissioni, compra-vendite di potere, pentimenti, esodi, rientri, stermini (ideali o reali) ed altri fatti che abbiamo analizzato nello scritto.L’elaborazione dell’ideologia della Nuova Nazione avviene in esilio, il che avere potuto avereun effetto annullante e devastante sulla civiltà ebraica, invece ha l’effetto contrario.

Le grandi cesureTutto l’insieme del Vicino Oriente ha avuto dei momenti di cesura, con cambiamenti tangibili ed anche traumatici, testimoniati archeologicamente.La fine della società siro-palestinese del tardo Bronzo nel XIII sec. è la prima. Ha componenti ideologiche e materiali ed è profonda. L’etnogenesi di Israele comincia proprio in questo momento, come avviene coevamente per altri stati vicini. Motivo scatenante sono le invasioni dei “Popoli del Mare”, chiaramente su una base già molto critica e compromesssa socialmente. Vi è, poi, inserimento di innovazioni tecniche, insediamenti, strutture socio-politicheLa seconda coincide con il subentro della Babilonia all’Assiria e poi della Persia. Quindi Invece di invasioni vi sono deportazioni. Vi è un collasso demografico e sociale. Questo periodo si nomina come “ETA’ ASSIALE”, comprende un complesso di innovazioni religiose, etiche e morali. Nascita dei monoteismi, rivisitazione storica, quindi anche “maturità culturale” per poterlo fare, per dare costrutto alle vicende, ai Profeti, alla Legge.

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CHIUSURA

Non si può confondere la “storia” con i “racconti” e dare a questi validità storica a priori.Non si può neanche affermare, però, che quanto redatto tardivamente non abbia riferimenti reali. Entrambe le visioni hanno qualcosa di reale.E’ necessario, quindi, analizzare, queste vicende in un’ ottica di convivenza politica, di tolleranza religiosa, interazione etnica, tradizioni culturali.La storia di Israele seppure abbia delle peculiarità può insegnarci qualcosa, dal fatto che tramanda, comunque, 3.000 anni di storia.

SINTESI DELLA NARRAZIONE ALLA BASE DELL’IDEOLOGIA, NONCHE’ DELLA “GENEALOGIA EBRAICA”GENESI:

ADAMO EVA▼CAINO ABELE ▼▼▼NOE’CAM-SEM-YAFET (DILUVIO E DISPERSIONE SULLA TERRA) ▼ ▼ ABRAMO URVISIONE DIO:”VAI IN CANAAN” ▼CARESTIA>EGITTO CON SARA E LOT ▼

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SCACCIATI X TROPPO POTERE / RIENTRO NEGEV ▼ABRAMO+HAGAR (SCHIAVA EG.)+SARA ▼ ▼ ISMAELE ISACCO+REBECCA (NIPOTE DI ABRAMO) ▼ GIACOBBE (CANAAN) - ESAU’ (EDOM) ▼ EGITTOGIUSEPPE ▼12 FRATELLI DA CANAAN IN EGITTO X GRANO (TRIBU’)▼RISIEDONO IN EGITTO▼MUORE GIACOBBE▼LO PORTANO AL SEPOLCRO DI ISACCO▼TORNANO IN EGITTO▼LE 12 TRIBU’ DIVENTANO POTENTI▼ORDINE FARAONE CACCIATA▼NASCITA MOSE’

*

DATE(ALCUNE SONO SICURE ALTRE DEDOTTE O SUPPOSTE)

2.000-1.500 PATRIARCHI

1.300 MOSE’ GUIDA ESODO DALL’EGITTOSINAI YAHWEH CONSEGNA LEGGI A MOSE’

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1.262 ARRIVO IN CANAAN

4 RE POI

1.020 SAUL1.010 DAVID

970 SALOMONE

930 ROBOAMO GIUDA930 GEROBOAMO ISRAELE

925 FARAONE SHESHONQ

622 RITROVAMENTO LEGGI NEL TEMPIO E RIFORMA DI GIOSIA

590 SEDECIA-NABUCODONOSOR II>>>AWIL-MARDUK

538 EDITTO DI CIRO520 RIENTRO (ZERUBBABEL GOVERNATORE.-GIOSUE’ SACERDOTE)

515 INAUGURAZIONE II TEMPIO

455 RIENTRO (NEHEMIA-YOYAQIM SACERDOTE)

425 SCISMA SAMARIA

395 RIFORMA EZRA

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Storia dell’EBRAISMO

IntroduzioneStoria

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Formazione della BibbiaEbraismo pre e post-esilicoMisticaLiturgieFesteSacerdotismoChassidismo SabbatianesimoEtà medievaleRabbinismoMarranesimoEtà contemporaneaCodiciConclusioni

INTRODUZIONE

La formazione dei canoni (o “fissazione”) biblici risale alla fine II, inizio I sec. a.C. (ca. 120/80 a.C.)Sono raccolte organiche di libri sacri. Ma i singoli libri inclusi nei canoni sono più antichi dei canoni (evidentemente).Quale valore poi è stato dato ai libri per la comprensione nei canoni stessi? Canone ebraico-palestinese valido per gli odierni ebrei, il samaritano, cioè solo il Pentateuco Canoni cristiani derivati da tradizioni greche (canone alessandrino)

Altri problemi sorgono poi sulla inclusione o meno nei canoni stessi di molti altri libri.

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Le notazioni vocaliche del testo ebraico nei testi biblici (il testo masoretico, da Masoreti, studiosi ebrei del 500/800 d.C.) sono molto recenti rispetto al testo originario. Il precedente sistema, pure modificato nel tempo, parzialmente, pur indicandone qualcuna, non poteva esprimerle.Quindi le tradizioni o letture odierne possono essere “difformi” dal loro significato originale. Anche le trascrizioni degli ebrei d’Egitto (III sec. a.C., greche) possono variare, ed infatti più varianti si notano.Discrasie poi si trovano tra i “Rotoli del Mar Morto”, la “Traduzione dei 70” ed il “testo Masoretico”. Spesso testi più antichi somigliano più a quelli recenti che non ai coevi, addirittura in altra lingua. Quindi il quadro è molto complesso. E’ sempre stato “mobile”, comunque, lo stato delle trascrizioni. E’ ipotetica una datazione dei testi che si riferiscono ad un periodo in particolare dell’era pre-monarchica (fino XI a.C.) o esilica o post-esilica. Quindi è impossibile datare per certo alcune parti della Bibbia.

I LIBRI

La tradizione ebraica distingue 3 gruppi di libri componenti il canone fissato alla fine del II e l’inizio del I sec. a.C. Pentateuco (Toràh) , i primi 5 libri: Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio1. Profeti anteriori (Storici o narrativi) Giosuè Giudici Samuele I e II Re I e II2. Profeti posteriori (veri e propri libri “profetici”) e i Ketubim (“scritti”) comprendenti:SalmiIl libro tardivo del profeta Daniele Altri libri recenti su cui si discusse molto:

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Cantico dei cantici Libro di EsterAltri libri narrativi tardi o minori: Ezra Neemia Rut Cronachee i libri Sapienziali: Proverbi Libro di Giobbe.

A questo insieme si attribuisce vario grado si sacralità: il più accettato (anche dai Samaritani) è il Pentateuco, poi di meno i Ketubim (ad eccezione dei Salmi) Sembra che cronologicamente il Pentateuco sia più antico della divisione tra Giudei e Samaritani, visto che per entrambi è il fondamento (separazione tra Giudei e Samaritani verso il III sec. a.C.). Altre date riguardano la datazione di alcuni Salmi all’età monarchica e ad epoca tardiva (post-esilica) di una redazione finale del Pentateuco, spicca anche la visione unitaria dei redattori del Pentateuco, la datazione in età post-esilica dei 2 libri delle Cronache:

LA STORIA BIBLICALe vicende religiose di Israele secondo la Bibbia

La Bibbia comprende libri: Poetici Sapienziali Apodittici (contenenti le leggi che regolano la vita del popolo ebraico) Narrativi (narrano le vicende del popolo ebraico)

Leggi e vicende sono strettamente legati.Il rapporto tra Yahweh ed Israele si definisce nei Narrativi come un b(e)r(ì)t = Patto tra Israele ed i suoi capi (prima ancora gli antenati di Israele) ed il Dio. La storia narrata nella Bibbia non sarebbe altro che la storia di questo “Patto”. Israele ha violato il Patto tante volte quante il Dio lo ha punito, cioè tantissime.

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Il termine “berìt” può essere interpretato però anche come “promessa”, o come nelle traduzioni latine “testamentum”.

I 6 periodi

La narrativa biblica articola la vicenda di Israele in 6 periodi:Dalla Creazione del mondo fino all’età di Giacobbe (chiamato anche Israele) e dei suoi figli. Questa è la Genesi, che finisce con il figlio di Giacobbe, Giuseppe, responsabile della migrazione in Egitto.Il popolo, guidato da Mosè abbandona poi l’Egitto , si riappacifica con Yahweh ricevendo la Legge nel Sinai e torna nella Terra di Canaan da dove era partito per cercare cibo verso il Nilo (periodo narrato in Esodo)Esodo: Giosuè conquista la Terra di Canaan e Giudici: Israele è stanziato nelle terre guidato da capi carismatici che lo liberano dalle oppressioniEtà della Monarchia fondata da Samuele, ultimo dei Giudici e Profeta che consacra Saul e dopo il fallimento di costui (il 1° re) gli fa succedere Davide. Segue la vicenda di Salomone e della costruzione del 1° Tempio, la divisione in due Regni, a nord con capitale Samaria, e a sud Giuda (tribù di Davide e Samuele) con capitale Gerusalemme. Regno e divisione sono narrate nel Libro dei Re ed anche le Cronache parlano di questo periodo con 2 crolli: nel 722 per Israele e 586 per Giuda. Il primo è conquistato da Salmanassar V dopo l’assedio a Samaria. Il secondo è distrutto e una parte della classe dirigente viene deportataIl 5° periodo è quello dell’esilioIl 6°, post-esilico, inizia con Babilonia che cade conquistata da Ciro nel 539 ed il ritorno in patria con la costruzione di un nuovo Tempio

Il periodo monarchico e i due successivi corrispondono alla realtà storica di altri testi che però non danno dati sul periodo da Saul a Salomone. I tre periodi più antichi, detti dei Patriarchi (da Abramo, il più mitico antenato, a Giuseppe) all’età Mosaica alla Conquista e poi al Tempio dei Giudici sono sicuramente ”finzione biblica”. La storicità delle figure dei Patriarchi è quasi nulla e così pure i racconti della Genesi. Sull’esodo, ritorno e conquista vi sono molti dubbi sia sugli eventi che sulle date, in particolare:

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La storicità dei Patriarchi va negata, come il loro ruolo di pastori nomadi, visto che nella Genesi sono rappresentati mentre coltivano cereali e che non esisteva in area palestinese prima del I Mmillennio un vero e proprio genere di vita solo nomade e pastorale ma si integrava l’agricoltura stanziale con la pastorizia transumante. Gli spostamenti molto ampi della Genesi hanno la funzione di preparare un “Grande territorio” da attribuire ad Israele. Nel periodo dell’Esodo (o a cui fa riferimento l’Esodo) e della conquista non vi sono testimonianze altre che le invasioni di ”Popoli del Mare”, non di altri invasori che abbiano spinto all’esodo. Non vi sono dati di una “società tribale” nel periodo dal 1.500 all’800 a.C. isolate ed autonome dalle città e dalle monarchie del tempo.Quindi i libri della Bibbia indipendentemente dagli ambienti e dai tempi sono la redazione della storia del popolo nei suoi rapporti con Yahweh. Ad ogni sbaglio, corruzione, tradimento, corrisponde un castigo divino, rappresentato da invasioni o calamità. Ai castighi seguono riflessioni, pentimenti, buoni propositi di riallacciare i rapporti. La Divinità salvifica accoglie e perdona con relativo periodo di pace cui segue un ‘altra infedeltà ed un altro castigo. I racconti relativi ai Re del Regno unito (Saul, Davide, e Salomone) e poi i re dei 2 regni divisi Israele e Giuda sono raccolti nei Libri di Samuele e dei Re.I Re “Ben Visti” come esponenti della monarchia sono solo Davide e Salomone, per il resto si sottolineeranno i vizi ed i peccati degli altri. Il Re viene istituito per averne uno come gli altri popoli. Questo avviene per merito di Samuele su spinta del popolo. A questo aspetto critico della monarchia sfuggono i Salmi ed altri scritti sapienziali. Comunque i Re trattati positivamente sono Davide e Salomone, antichi Re delle origini, fondatori di un Israele unito e potente, saggi e fedeli alle Divinità.Anche se non esenti da difetti, Davide, in particolare, è figura positiva legata alla Divinità da un “Patto” che ripete schemi particolari e mosaici, simbolo egli di unità e potenza, fulcro del messianismo giudaico e cristiano.

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Il periodo monarchico

Giudizi storicamente affidabili si possono dare su i libri dei Re e delle Cronache in cui il culto di Yahweh ha il favore dei Re che cercano addirittura di attuare riforme “Yahwistiche”, ma queste più per merito di “Profeti”.Tre regni sono indicati dalla Bibbia come periodi in cui il Re cerca di “istituzionalizzare” lo Yahwismo.Iehu re di Israele (842-815) citato nel Libro dei Re. Un re “unto” per volontà di Yahweh da Eliseo discepolo del Profeta Elia. Di Davide come di Saul si raccontava che erano stati “unti” da Samuele su comando divino. Più reale sembra il secondo caso, quello di Ezechia, Re di Giuda, Ed il terzo, quello di Giosia Re di Giuda (622, solo 36 anni prima della caduta del Regno sotto i Babilonesi nel 586)

Quest’ultima riforma si descrive come il rinvenimento nel Tempio di Gerusalemme di un “Libro della Torah” e sulla decisione di osservare il culto solo nel Tempio, cosa “rivoluzionaria” per i tempi ed i luoghi. Comunque restano dei dubbi su tutte tre le ipotesi di tentativi di riforme “reali”.

Il quadro biblicoLa religione di Israele secondo la Bibbia

Studiando ed analizzando i vari libri, le incongruenze e le verità inconfutabilmente reali perché storiche, si riesce a fare un quadro della redazione biblica.Seguiremo un tracciato organico, anche se costituito a posteriori ed esplicheremo un quadro che i testi sacri ci presentano, eliminando ciò che non è veramente biblico. Si cercherà di individuare “il modello” degli scritti biblici. Poi esamineremo gli aspetti incongruenti con tali testi e quindi eliminabili perché non sufficientemente suffragati da dati.Considereremo quindi i dati “anormali” della Bibbia confrontandoli con documenti più certi.

Il Dio, Yahweh secondo la Bibbia

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Le vicende del primo uomo fanno riferimento ad un Dio monoteista (nel periodo dei primi Patriarchi). Sembra però che le incoerenze che si ritrovano in Genesi (Dio con la cacciata di Adamo ed Eva non si riferisce ad Israele ma ad un universo più ampio). Molti studiosi vi hanno riconosciuto due strati testuali: Yahwista (Y) o la forma plurale “elohim” (E). Il racconto della Genesi è simile a racconti e miti cosmogonici di civiltà vicine: es. la creazione non avviene “dal nulla” ma “si fa ordine nel caos” (egizi). Ricostruiremo la vita religiosa di Israele prima dell’esilio come ce la presenta la Bibbia (tenendo conto delle eliminazioni sopra-dette).

Preghiera e sacrificio

I due pilastri del culto di Yahweh sono preghiera e sacrificio. Gli scritti biblici fondano il sacrificio cruento come corretto mezzo di comunicazione fra la sfera umana e quella Divina. Abele, Noè, molti protagonisti biblici compiono sacrifici e Dio gli detta le regole per celebrare gli stessi, per mangiare la carne, proibendo la conservazione del sangue. I Libri apodittici sono precisazioni sui modi di compiere sacrificio (bovini, ovini, caprini, o volatili). Secondo questi libri vi possono essere 3 tipi di sacrificio: L’olocausto. Dal nome ebraico “‘olah” (salire) Quello di comunione Quello espiatorio 1. OLOCAUSTO: la vittima, sgozzata, è arsa sul fuoco (se è un quadrupede la pelle viene risparmiata), spetta tutta alla Divinità.2. Nel sacrificio di comunione la vittima, sgozzata, è fatta a pezzi e in parte (parti grasse, visceri, reni e fegato) bruciata per Yahweh sull’altare, in parte diversa tra sacerdote e offerente che la consuma con i familiari in un banchetto sacrificale.3. I sacrifici espiatori, invece, consistono nel fatto che l’offerente non consacra alcuna parte della vittima, destinata invece ai sacerdoti o bruciata fuori dal tempio, nel deposito delle ceneri.

Il Levitico espone, poi, il sacrificio del “capro espiatorio”, compiuto da Aronne, fratello di Mosè e sacerdote proto-tipico.

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Estratti a sorte 2 capri (1 per Azazel (è un Demone), 1 per Yahweh) dopo aver offerto uno dei due (quello per Yahweh) ed un giovenco in sacrificio espiatorio ed aver asperso il suo sangue sull’altare, Aronne posa le mani sulla testa del capro vivo, confessa sopra di esso tutte le colpe di Israele, ponendole sulla testa del capro e lo manda nel deserto per mano di un uomo per ciò preparato. Così purificato, Aronne offre in olocausto un montone. Il capro espulso si intende destinato ad Azazel, figura nota solo in questo passo biblico, che pone dubbi sul monoteismo del momento. Nel Levitico questo rito è collegato come una parte del rito autunnale del “giorno dell’espiazione”. Nel giorno del plenilunio nel mese di Abib (dopo l’esilio Nisan) si sacrificava un agnello in ogni casa. La vittima doveva essere nata nell’anno in corso ed il suo sangue era posato sullo stipite e sull’architrave della porta. Questo avveniva al crepuscolo. Arrostito veniva poi mangiato con erbe amare e nessuna parte spettava alla Divinità. Si offriva poi pane non lievitato (in ricordo della fretta con cui si era partiti dall’Egitto) ed incenso. Il quadro è completato dal sacrificio umano. In alcuni passi in “Gerenin”, Yahweh dice che gli abitanti di Giuda avevano bruciato i loro figli in onore a Ba’al, ma lui non lo aveva comandato. In altri passi però in Genesi vi è la richiesta ad Abramo di offrire in olocausto il figlio Isacco che fatto sancisce ed implica l’obbligo dell’ obbedienza assoluta, ma anche il divieto di sacrificio umano (gli ferma la mano). In Giudici si narra, senza condannarlo, il sacrificio della figlia del Giudice Iefte, promessa in voto a Yahweh in un contesto bellico. C’è poi l’anatema, cioè lo sterminio totale del nemico in guerra (anche degli animali) per ottenere da Yahweh la vittoria.

I sacerdoti

Il Levitico (prende il nome dalla tribù sacerdotale), gli Apodittici, ma non solo, prepongono al culto dei Sacerdoti. Solo con l’Esodo il popolo verrà riconosciuto come tale e all’ interno di esso c’è una classe sacerdotale, mentre in Genesi questa figura è assunta dai Patriarchi. Risulta, comunque, preferenziale che i sacerdoti siano scelti dalla tribù di Levi. Discendenti da Levi, figlio di Giacobbe ma, a differenza delle altre tribù d’Israele, non dotati di una propria terra, vivono come “ospiti” presso le altre tribù. Il loro “territorio” è

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l’ufficio sacerdotale. Sin dagli inizi della monarchia vi furono lotte fra sacerdoti (Sadoq, Abiatar). Tornando dall’esilio babilonese i seguaci di Sadoq trovarono occupato il loro ruolo da discendenti di Aronne, fratello di Mosè. Vi fu un conflitto con l’esito finale della vittoria dei Sadociti (Sadoq era sacerdote di Davide e sotto Salomone prende il posto di un Levita). In età post-esilica i sacerdoti sommi del tempio si identificarono come Sadociti. Successivamente la conflittualità fra successori dei due capostitpiti continuò, periodo nel quale Aronne fuse il vitello d’oro. Competenza comunque dei sacerdoti non è tanto il sacrificio quanto la divinazione. In Genesi però si parla di sacrifici ma non di sacerdoti (può essere soggetto di sacrificio qualunque maschio adulto o capofamiglia). Nel libro di Samuele, agli inizi della monarchia, si citano oggetti usati dal sacerdote nei riti sacrificali conservati in una sacca tenuta sul pettorale sacerdotale. Comunque stiano i fatti in molti testi biblici si cita il fatto che a custodire l’Arca debbano essere “Leviti”.

I Santuari

Molti testi parlano di diversi santuari e templi. Ad esempio i santuari di Dan e Bethel, attribuiti a Geroboamo I primo re d’Israele, regno del Nord. Questi due luoghi di culto furono condannati in “Re” perché vi si adoravano i due vitelli d’oro. Alcuni luoghi sono appena accennati, altri incensati, altri condannati. Per Bethel ad esempio il Patriarca Giacobbe si ferma nel luogo, sogna il Dio di Abramo, chiedendogli aiuto nella fuga che ha intrapreso e promettendo di adottare quella divinità come Suo Dio e di offrirgli una decima in cambio della salvezza al ritorno, cosa il Dio gli promette. Poi erige una stele con la pietra sulla quale ha poggiato la testa per dormire e la unge d’olio. Tornando in Palestina con la famiglia dopo la fuga, erige in quel luogo (“El Bethel” o “Il Dio di Bethel”) un altare. E’ il rito della fondazione del santuario come luogo “positivo”, legato a Giacobbe.Comunque li si consideri i “veri” Templi della religione sono due: L’Arca ed il Tempio di Gerusalemme.L’Arca è il “santuario” mobile, una cassa in legno di acacia rivestita d’oro, protetta da cherubini con due stanghe per il trasporto. Conteneva le due tavole della Legge consegnate a Mosè da Yahweh.

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Precedeva Israele, portata dai Leviti, nel suo viaggio attraverso il deserto verso la Terra di Canaan. L’Arca entra in Canaan ma non lo fa Mosè, e si ignora addirittura il suo destino ed il sito di sepoltura. L’Arca resta il “vero” santuario di Israele. Salomone le costruisce un Tempio e da allora l’attenzione dei testi si sposta su di esso. La descrizione della struttura trova corrispondenza con i ritrovamenti archeologici,Il Sancta Sanctorum è la cella ove si custodisce l’Arca. Un Santuario è associato alla reggia quasi a costituire una cappella palatina. A costruire il Tempio non è Davide, ma il figlio, Salomone, che nel nome reca il significato di pace e benessere (Shalom).

Le Feste

Le Feste segnano un punto alto della coesione nazionale, la Pasqua soprattutto.Sono solo alcune delle feste ebraiche a noi note: La Pasqua e La Festa degli Azzimi >>>> incentrate sull’accrescimento del gregge > ENTRAMBE legate al sacrificio sopra-detto Festa delle Settimane o Pentecoste: 7 settimane dopo la Pasqua è la

Festa delle primizieCapodanno (autunno) o Festa della Grande adunanzaFesta delle Capanne: celebra il raccolto agrarioLe ultime tre prevedono il pellegrinaggio al Tempio.Sono tutte di più giorni, di astensione dal lavoro e con pratiche sacrificali.Capodanno è Festa di espiazione.Capanne dura per sette giorni durante i quali si deve soggiornare in Capanne, appunto. Al Capodanno cè il rito del Capro espiatorio. La Pasqua è legata alla fuga in Egitto al tempo di Mosè. Altre feste sono post-bibliche. Al periodo pre-esilico sono solo feste connesse all’agricoltura. Settimanalmente (7 giorni) vi è il riposo legato al fatto che Yahweh si riposò il 7° giorno. L’anno sabbatico è relativo alle remissioni di debiti, restituzione di terre e riposo delle terre da

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coltivazione, Giubileo è il 7° anno sabbatico.

Riti della vita individuale e della purità

Dei cicli della vita sappiamo della circoncisione e quindi entrata in società e dei culti funebri. In Genesi, Isacco viene circonciso e un “Patto” tra Yahweh ed Abramo gli impone la circoncisione, l’8° giorno dopo la nascita dei neonati. In altre società avviene per gli adolescenti. Gli Egiziani avevano questa usanza, appresa dai Siri di Palestina ed alcuni popoli del Caucaso. Negli apodittici stranamente non troviamo notizie sulle sepolture. Nei narrativi si parla dei funerali dei Patriarchi e di Re. La mancanza di discendenti comporta un fatto negativo per il morto, perché è importante possedere la terra. Ascalonne, figlio di re Davide non avendo un figlio per essere ricordato erige una stele e le dà il suo nome. Stele, appunto, di Ascalonne. L’aldilà ha un quadro strutturale molto povero rispetto agli altri popoli del Vicino Oriente. Questo è un elemento FONDAMENTALE NELLA STORIA DELLA RELIGIONE YAHWISTICA (!!!).Nei Salmi si descrive un mondo oscuro, come in una prigione. Non vi è traccia di premi o punizioni per il comportamento terreno. Si divide tutto tra puro ed impuro e la morte è momento impuro. Sono impuri le donne mestruate, certi comportamenti alimentari, certe malattie, i matrimoni misti (con straniere). Le regole di purità e di endogamia valgono per preservare la unità e continuità della Nazione e della Comunità.(NON PROSELITSMO, MA IL CONTRARIO, SI ALZA UN MURO SULLE ALTRE ETNIE E RAZZE)Ci si ispira perciò ad una particolare categoria di figli d’Israele che avevano caratteristiche di purezza: i Nazirei. Nazireo è il giudice Sansone, maschio, legato a Yahweh, si astiene dal vino, non ha contatto con i morti, non si taglia i capelli, questo per un voto fatto alla Divinità.

Saggio di ricostruzione storica

Al Dio Baal, paragonabile a diversi dei di vari politeismi antichi, tributavano culto sotto Gedeone Giudice. All’inizio lo stesso Giudice porta il nome Ierrub-ba’al, poi per comando di Yahweh distrugge l’altare dedicato a questo Dio. Torneranno, successivamente, ad

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adorare e venerare Baalim e le Astarti. Il Re Ahab d’Israele (869-850) edifica un santuario a Ba’al. Qui è visto come divinità straniera sotto influsso fenicio. Yahweh fa sterminare ad Elia i profeti di Ba’al (842). Nell’ 850 Ba’al è ancora servito da re Ahazia. Questo Ba’al probabilmente è fenicio, ma quello ai tempi di Samuele no. In Re si narra che Israeliti rigettarono tutti i precetti di Yahweh loro Dio, si fabbricarono due vitelli d’oro e si prostrarono dinanzi a Ba’al (732), nel periodo dell’ultimo re d’Israele imprigionato dagli Assiri. Si riferiscono, questi due vitelli, a quelli di Geroboamo e simili a quelli di Aronne. Nel caso della riforma di Giosia si menziona l’eliminazione dei Sacerdoti che offrivano incenso a Ba’al, al Sole, alla Luna, alle Costellazioni ed alle schiere del cielo.Ezechia bruciò i riferimenti al culto del Sole. Fino al 500 circa si nomina Ba’al come Dio a cui i padri sacrificavano i figli. Comunque il culto di Ba’al era molto antico, aveva santuari in Samaria e Gerusalemme, era praticato al tempo salomonico e legato a culti astrali presenti in entrambe le capitali ed anche nel Tempio di Gerusalemme.In una stele rinvenuta recentemente nel Negev erano iscritti Ba’al, El e Yahweh, oltre alla presenza di una divinità femminile (Asherah, probabilmente la Dea di Ugarit Atirat, consorte di El. Comunque qui vi è l’associazione di Yahweh con altri culti, cioè pieno politeismo. (!!!) Anche papiri del V sec d’Egitto nominano in aramaico Yaho, Dio dei Giudei e la consorte Anat (la moglie di Yahweh ?). Anche in una iscrizione presso Hebron vi è tale collegamento. Comunque Yahweh era il Dio degli Israeliti come: Kemosh di Moab Mulkom di Ammon Hadad degli Aramei Melgart dei Tiri

Yahweh potrebbe essere quel figlio di El cui in sorte toccò il popolo di Israele.In testi Hittiti, Fenici, Punici, di Palmira, Di Ugarit, El è il “Creatore” che distribuisce i popoli ai suoi figli . In una attestazione a Ugarit sui legge: “Il nome di mio figlio è Yaw”.Anche nel quartiere ebraico di Gerusalemme si rinvenne una iscrizione che parlava di “El, creatore della Terra”.Si può andare quindi nella direzione dell’affermazione di un

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politeismo ebraico in età monarchica.

Il quadro aercheologico ed epigrafico

Vari studi archeologici ci portano testimonianze di templi, oggetti siti in cui si sono ritrovati elementi culturali “non solo” Yahwistici o, comunque, non esattamente interpretabili. I nomi poi non sono sempre composti con nomi Yahwistici, come i figli di David e Salomone. Si ritrovano nomi composti con Iside (Egizi), Ashar, Ba’al, Gad, Horo (Egizio), Yam (Ugarit), Marret (morte), Shamash (Dio Solare), Sahalim (Ugartico).Yahweh legato al “vitello” “ql”, legato ai due re del nord Geroboamo e Osea. Numerosi poi sono i nomi composti con “El”

I Profeti

Sono rappresentanti della religione ebraica Profeti databili all’età monarchica-esilica e post-esilica. Sono membri del Popolo (e di una tribù) di Israele tolti dalla loro destinazione e collocazione sociale per essere chiamati dall’iniziativa divina.La chiamata è frutto di una “vocazione” non di una collocazione sociale. Lo status sacrale è elevato. Sono mediatori fra la sfera divina ed il popolo. Non sono, però, “istituzioni” come i Sacerdoti o i Re. Il Profeta aveva un suo “gruppo”, tra cui avvenivano fenomeni di trance estatica ottenuti con pratiche coro-musicali (rituali simili saranno compiuti secoli dopo dai mistici islamici – es. dervisci).Era un evento di “possesssione” di Yahweh (o di Ba’al) di un individuo. Inizialmente era così come lo era in Mesopotamia per un lunghissimo periodo (1.500-500 a.C.). I richiami al mondo mesopotamico-assiro non finiscono certamente qui, ma non è questa la materia del nostro studio. Anche altrove verso l’VIII sec. a.C. si scrivevano libri profetici: in Transgiorgdania, nero e rosso su intonaco bianco di un edificio, in aramaico o simile si ritrovò un tale scritto. I primi Profeti “monarchici” furono: Amos, Osea, Geremia ed i loro scritti sono nella Bibbia per mano, molto posteriore, di loro seguaci, dopo moltissimi passaggi di mano.

Amos, Osea, Isaia, Geremia

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Oltre ad Elia ed Eliseo i primi Profeti sono: Michea, Amos ed Osea, tutti nel V sec.Isaia per il periodo monarchico, e Geremia per il periodo della deportazione babilonese.Amos, Osea, Michea sono i critici dei comportamenti religiosi e morali dei due regni in fase di pace ma di minaccia assira. Isaia e Geremia invece sono attenti alle minacce di grandi regni dell’estero (Egitto ed Assiria) e ad alleanze con altri regni. Amos accenna addirittura ad una promessa “escatologica”. Osea condanna il culto degli idoli (vitello d’oro). Isaia profetizza il destino di una parte del popolo d’Israele come “seme santo”.Geremia accenna alla fase del regno di Giuda ed alla meritata distruzione.

Osservazioni conclusive

Si vedevano, per i più antichi libri biblici, già premesse escatologiche e messianiche. Era una religione un po’ confusa, con un Dio preminente, ma non il solo, senza un libro sacro (anche se c’erano già dei Salmi). Lo Yahwismo mosaico però non era esclusivista e monoteista. Nella sezione narrativa della Bibbia viene presentata come seconda tappa di un tragitto, verso qualcosa di più grande. Genesi narra il rapporto tra Dio creatore, Yahweh, e l’umanità intera, solo più avanti si sofferma sugli antenati di Israele: Abramo, il figlio Isacco, al figlio di Isacco, Giacobbe, e ai figli di Giacobbe capostipiti delle tribù d’Israele. Giacobbe stringe un patto con Yahweh per farlo diventare il suo Dio qualora lo avesse protetto. Al seguito di Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, tutta la famiglia (Israele) lascia la Palestina e si trasferisce in Egitto. Qui matura il secondo momento, la seconda tappa, diversa dal primo incontro.

Protagonista è Mosè, Profeta cresciuto alla corte egizia che riallaccia i rapporti ormai allentati fra il suo popolo e Yahweh, riceve le Leggi e guida la sua gente fuori dall’ Egitto verso la terra che fu di Giacobbe, Caanan. La lotta con i popoli ivi trovati, Caananei e Filistei, e la prima fase della vita prima della formazione monarchica, sono il compimento della vicenda cominciata con la Chiamata alla Divinità. Lo Yahwismo “patriarcale” è più retorico, quello mosaico è più simile ad una religione fondata su un testo.

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Una datazione di nascita della religione completa viene assegnata da alcuni con Neemia, altri con Giosia di Giuda, e c’è chi in età monarchica vede una lotta tra yahwisti e politeisti. La interpretazione più corretta forse sembra un configurarsi dell’Esodo e del ritorno per due volte, dall’Egitto in Caanan e da Babilonia in Giuda, trovandovi popolazioni che avevano, al tempo, deità comuni e molto diffuse in tutta l’area precedentemente all’arrivo degli Israeliti.Comunque è un intreccio di collegamenti, da Yahweh come Dio nazionale pre-monarchico, religione che fa propri i Profeti “antichi”, ostili ai monarchici ed ai Sadociti. Con la caduta della monarchia si fa avanti e si cementa il culto di Yahweh e lo spirito della tradizione profetica fondando quell’esclusivismo monoteistico il cui prodotto sarà il canone biblico ed il monoteismo nell’età ellenistica.

IL GIUDAISMO DEL SECONDO TEMPIO

Nel 722 Salmanassar V conquista la parte nord del regno (Israele), deporta la popolazione in Assiria con metodi drastici e crudeli, non risparmiando nessuna umiliazione e sottomettendoli completamente.Nel 587 a.C. cade Gerusalemme per mano dei Babilonesi con Nabucodonosor II. La popolazione viene deportata. L’esilio durò dal 587 al 521 con le genti indigene separate due parti: una, rimasta in patria, rimase fedele alla monarchia, una, quella deportata che era quella economicamente e culturalmente più elevata, fu deportata. La monarchia finì nel 515 e si aprì un lungo contenzioso tra le due parti, concluso verso il 400 con l’affermazione dei rimpatriati che arrivarono a considerare i rimasti dei non-ebrei.Il Primo periodo (pre-esilico) fu definito “dell’ebraismo”, il secondo, post-esilico, fu definito “giudaico” che dura tuttora. E’ necessario, comunque, definire una fase fino al 70 d.C. chiamata “del 2° Tempio”, perché al suo inizio fu posta la distruzione da parte delle truppe romane e la riedificazione del Tempio di Gerusalemmme secondo i rituali elaborati dalla Teologia dei rimpatriati. Da allora vi sono più periodi: Periodo persiano (assiro-babilonese) che finisce con la conquista della Palestina da

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parte di Alessandro Magno nel 332. Periodo ellenistico (diviso tra greco e romano, dal 332 al 63 a.C. quando Pompeo conquista Gerusalemme)

Sono suddivisioni basate su conquiste da stranieri. Vi è poi una suddivisione per eventi interni: Sadocita 513-400 Sadocita 400-173 (deposizione dell’ultimo sacerdote sadocita) Maccabico 173-141 Erodiano

In quanto a periodi religiosi si distingue:1. Giudaismo antico (periodo persiano) 520-3002. Giudaismo medio 300 a.C. – 200 d.C. (formazione del corpus della Mishna cioè subito prima e dopo Cristo)

Poi si suddivisero : GIUDAISMO – CRISTIANESIMO

ISRAELE: L’ESILIO BABILONESE

Nel 587 a.C. Nabucodonosor II occupa la Giudea e saccheggia Gerusalemme. La popolazione più importante sul piano economico e culturale, l’elite, viene deportata. Le deportazioni erano iniziate nel 589 con 3023 famiglie, e continuate con la seconda con 832 famiglie. Nel 582 furono deportate altre 745 famiglie. Babilonia non considerava sicura la situazione politica in Palestina. I Babilonesi non riempirono però le zone con altre popolazioni come gli Assiri (che portarono altre genti in Samaria, la capitale, chiamati poi Samaritani). I vuoti furono colmati da altri ebrei. In Babilonia non furono divisi fra loro ma rimasero uniti. Non furono neanche ridotti in schiavitù, ma vennero sistemati in zone precise dove potevano mantenere i rapporti tra di loro e con la madrepatria. Però la società giudaica (in Patria) fu trasformata in maniera radicale. I beni dei deportati furono distribuiti tra i rimasti e si passò da una economia di grande proprietà ad una formata da piccole proprietà. Non si voleva che tutti gli ebrei si lamentassero dell’occupazione, la Giudea rimase, quindi, una monarchia davidica.

Il legittimo successore al trono di Gerusalemme era in esilio in

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Babilonia, tale Yehoyakin, questo si evince da tavolette ritrovate. Al centro dell’impero babilonese stava il Gran Re che nominava gli amministratori delle regioni conquistate (potevano anche essere i sovrani vinti). A Gerusalemme venne lasciato re Sedecia che si ribellò e vi fu insediato, quindi, il figlio Yehoyakin. Questo avvenne contemporaneamente alla nomina a Re del figlio di Nabucodonosioor, Awil-Marduk. I figli di Yehoyakin, Zorobabele e Sheshabbassar, furono Re e governatori di Giuda. Intanto, continuava ad esistere anche il Tempio, con sacrifici e pellegrinaggi. I Sacerdoti erano stati deportati, però il culto si perpetuava perché il Tempio era proprietà della casa regnante.Per i Re di Giuda i deportati non esistevano più, erano solo dei malvagi che erano stati puniti per le loro colpe.I beni dei deportati e le funzioni dei Sacerdoti officiate da altri erano motivo di cattivi rapporti tra giudei deportati e rimasti.Il Profeta Ezechiele proclamò che Yahweh era andato in esilio con loro: i rimasti erano degli idolatri. Ciro (539) e Dario (521) conquistano Babilonia ed i regnanti Sheshabbassar e Zorobabele rimasero al loro posto.

La Teologia del Palazzo

In Babilonia i rapporti tra Davidici e Sacerdoti erano pessimi, anche perché i Davidici consideravano sudditi quelli rimasti in Palestina, ma non potevano considerare sudditi quelli in esilio perché erano in esilio tutti insieme, quindi tutti insieme prigionieri. Si sviluppò così l’idea che la stirpe Davidica fosse l’unico strumento per la sopravvivenza di Israele e del popolo ebraico. Si dovette scrivere un’opera per unire i desideri della stirpe reale del popolo e di Israele stesso. Le date proposte in questa opera dopo il 721 a.C. possono essere esatte, quelle precedenti la monarchia divisa approssimative, ma accettabili, quelle ancora più anteriori relative alla monarchia di Saul, Davide e Salomone ed al periodo dei Giudici sono costruite a tavolino fondate sul numero 40 e multipli, secondo una “filosofia della storia”.

Ancora più indietro nella storia il sacrificio e lo sforzo per far tornare i

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conti di questo autore furono enormi. Ancor oggi in Israele si contano gli anni “dalla creazione del mondo”, (è in uso un calendario religioso che fissa la data della Creazione al giorno preciso…!).Quindi egli raccoglieva le memorie di Israele e della Casa Regnante, li rifondeva insieme, spesso per condannarli entrambe.La condanna di quasi tutti i Re del passato (si salvano Davide -X sec.-, Ezechia -IX sec.- e Giosia -VII sec.- compreso Yehoyakin (che era il sovrano più vicino temporalmente all’autore). Comunque, dopo tutti i mali commessi dal popolo d’Israele c’era ancora la Promessa fatta da Yahweh a Davide per mezzo del Profeta Natan in base alla quale un discendente di Davide non sarebbe mai mancato sul trono di Gerusalemme. L’opera si chiude nominando Awil-Marduk (figlio di Nabucodonosor) che concede a Yehoyakin i suoi favori. Al tempo dell’ultimo Re Davidico, Zorobabele, il Profeta Isaia II stabilì che il Re stesso era il Patto. Esso univa Dio al popolo. Toccare il Re sarebbe equivalso a distruggere il legame con Dio. Questa è la “Teologia della Promessa”. L’azione di Dio è preminente sul comportamento umano. Si affermò particolarmente col Cristianesimo.

Il Messianismo

L’attesa di un Re eccezionale discendente da Davide destinato a realizzare pace e giustizia per Israele e per il mondo intero è ciò che viene chiamato “messianismo”. Deve realizzarsi per opera di un mediatore tra uomo e Dio. La parola deriva dall’ebraico (Mashìah = unto, greco = Christòs) in seguito non dovrà né essere discendente di Davide né re.

La teologia del sacerdozio in esilioEzechiele

Exechiele è figura di spicco dell’esilio, di famiglia sacerdotale dotato del potere di profezia. Fu la guida di chi voleva tornare in patria. Ma non a tutti questo andava bene, innanzitutto a chi vi era restato, ma neanche alla Casa Regnante. Ezechiele interrogato sulla possibilità di ritorno rispose dando un aspetto etica alla religione. Il ritorno è condizionato all’osservanza della Legge, troppe volte disattesa. Secondo questa “Teologia del Patto” le azioni dell’uomo sono più importanti che nella “Teologia

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della Promessa”.Ezechiele condanna tutto il passato di Israele ed anche la monarchia. Sarebbero potuti tornare ma niente sarebbe stato come prima. L’attacco alla monarchia fu duro. Essa fu indicata come causa di tutti i mali di Israele. Scrisse una nuova Costituzione, secondo la quale il potere doveva essere in mano al sacerdozio. Il territorio doveva essere diviso in tre Parti: Al centro il Tempio Intorno al Tempio un vastissimo territorio proprietà del Re. Da questo egli avrebbe tratto il potere per la protezione e difesa del Tempio e di Israele La terza parte, al di fuori, sarebbe appartenuta al popolo d’Israele. Il Re non avrebbe avuto autorità su di esso, nemmeno per le tasse, ma era il capo dell’esercito, e basta. Ezechiele inoltre riconfigurò il messianismo: Davide era egli stesso “il Messia”, quindi il “re del futuro”, non sarebbe “dovuto” arrivare un suo discendente.

Ezechiele e la trascendenza divina

Prima dell’esilio Yahweh parlava del cielo, ma il cielo era di “questo” mondo. Ezechiele comincia a vedere “al di là” di questo mondo. Ha “visioni divine” (mar’ot elohim). Le sue visioni erano più “ampie” di quelle precedenti, seppur vere. La volta del cielo separa il mondo Divino da quello umano (visione del carro: il carro si può muovere in tutte le direzioni. Il carro celeste è diverso da quello terreno). In questa visione il numero 4 ricorre più volte: quattro le ruote del carro, gli esseri hanno 4 facce e 4 ali ciascuno, è un simbolo cosmico. Gli esseri di questa visione si muovono come il lampo (altra sottolineatura che non sono di questo mondo). Il mondo del divino è regolato da altre leggi, in cielo ci abitano anche altri esseri: una corte celeste, interpretata come una corte angelica.

Ezechiele, la liturgia cosmica e le categorie del sacro/profano e puro/impuro

Le visioni di Ezechiele avvengono la domenica, primo giorno della settimana, o il venerdì, quando ci si appresta ad entrare nel Sacro. La settimana è una proiezione della sfera cosmica, della Creazione. Vuole

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insegnare ciò che è Sacro e ciò che è profano, ciò che è puro e ciò che è impuro. Il sacro è ciò che appartiene al mondo Divino, il profano è ciò che è umano. L’impuro è un Sacro “diluito”. Il profano (l’uomo) entra in contatto col sacro ed è ucciso dal contatto. L’uomo che entra in contatto con l’impuro viene INDEBOLITO, ma non ucciso. L’uomo entra in contatto normalmente con l’impuro e ne esce con i riti adeguati. L’impurità era legata agli animali che avevano un forte contatto col suolo sacro e con il ciclo vitale che era tutto impuro.Quindi il serpente ed il sangue erano impuri. Impuri anche gli animali carnivori, gli uccelli da preda, (perché mangiavano la carne senza dissanguarla) ed i pesci senza scaglie, quindi simili ai serpenti. Le puerpere erano impure, l’atto sessuale, il cadavere, nel caso venisse toccato L’impurità si poteva togliere mediante un rito purificatorio. In tre casi era più che mai necessario essere puri: Il viaggiatore, che viene a contatto con impuri Il soldato, lo stesso, ed inoltre egli deve essere in possesso di TUTTA l’energia possibile onde rendere al meglio, visto che chi è impuro è anche debole il sacerdorte, che si accosta all’altareperché in questi casi era necessario essere in possesso di TUTTA l’energia possibile.Il sacerdote se varca l’uscio del tempio, prima deve svestirsi, ed indossare abiti Sacri, uscendo l’inverso. Il serpente però era stato condannato a strisciare perché aveva tentato Eva. Prima doveva, quindi, essere un animale quadrupede, era diventato impuro per punizione. Vi è una ambiguità nel fatto che se da una parte, il Sacro, se toccato uccide, d’altro canto anche attrae. Durante l’esilio si formò questa concezione: (in Esodo…) ”...Se ascolterete la mia voce ed osserverete il mio Patto, voi sarete mia proprietà particolare fra tutti i popoli, perché tutta la terra è mia. Sarete per me un regno di Sacerdoti, una gente Sacra....”. Dichiarazione, comunque, ambigua, perché dichiarando la sacertà di Israele ne ammette anche di fatto la pericolosità ed il fatto che sia letale il contatto con esso. Quindi sacertà non per Creazione, ma per intervento di Dio, e diversa quantità di sacertà intrinseca in ogni popolo. Creazione di una “Scala di grado di sacertà” alla cui cima sta il sacerdote ebreo, in fondo il pagano. Questa espressione però verrà modificata quando ci si troverà a confrontarsi con una moltitudine di pagani, che, per essere governati, non possono essere considerati alla stregua del più

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basso scalino di valore.

Affermazione del monoteismo

Vi sono tracce molto evidenti di politeismo negli anni più antichi dell’ebraismo. Assonanze anche con testi Mesopotamici, anch’essi intrisi di politeismo. Genesi sembra abbia influssi da questi testi, ma sia adattato da chi lo usò per una redazione prettamente monoteista.

Più forte è il segnale monoteista con Isaia II. A differenza delle religioni mesopotamiche che possedevano Dei buoni e Dei cattivi, si affermava nelle redazioni bibliche la unicità di Dio, per la luce e per le tenebre, per il bene e le sventure. Si apriva quindi la questione del Dio che aveva creato anche il male.

Israele dai regni di Ciro e Dario

Ciro occupò Babilonia nel 539, liberò i popoli che Nabonedo, ultimo re babilonese vi aveva deportato, insieme con le statue dei loro Dei. Documenti ci riportano menzione però solo di popoli mesopotamici. Ciro non voleva, comunque, modificare situazioni preesistenti, onde avere il favore del popolo. Liberò quindi i popoli deportati “ingiustamente” mentre affermava che gli ebrei facevano parte dello stesso impero babilonese. Ciro restituisce gli arredi sacri del Tempio di Gerusalemme, dati in mano a Sheshabbassar sovrano di Giuda allora sul trono. Zorobabele, successore di Sheshabbassar fu anche Re degli “esiliati”, oltre che governante della Giudea.Forse i deportati rischiarono a farsi riconoscere come sudditi del loro Re.Il riconoscimento di “Hegemòn” come fu denominato Zorobabele, implicava forse anche il reinserimento dei rimpatriati, fatto non semplice, cosa imposta dalla Persia. Così Re e Sacerdoti rientrati dovettero arrivare al compromesso di riconoscere l’uno gli altri. (Anche se i sacerdoti avevano in esilio elaborato una Teologia minore della gerosolomitana, secondo i Re). Nel 520 quando la prima colonna di rimpatri arrivò, Zorobabele e Giosuè erano entrambe dotati del titolo di “unto” ma Zorobabele precede Giosuè nelle fonti. Zorobabele riprese i lavori di ricostruzione del tempio. Gli esiliati volevano che il

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Tempio fosse come loro volevano. Nel 515 il Tempio fu dedicato ed allora era al potere Giosuè. Vi fu, da fonti bibliche, una vera e propria guerra tra esiliati ed indigeni, con la vittoria dei primi. Di Zorobabele si perdono le tracce. Nessuno dei suoi figli potè succedergli, quindi la situazione era a loro sfavore. Da Monarchia Israele divenne repubblica. Accanto al sacerdote rimaneva un governatore ebreo ma il potere era sacerdotale. Fu definita dai romani una aristocrazia oligarchica, un regime teocratico anche se vi erano tendenze laiche minori. Prevalse il ramo sadocita e il sommo sacerdote fu sempre discendente da Giosuè fino alla deposizione di Onia nel 173 a.C.

Il primo Sadocitismo

Isaia II trovò il modo per trasferire al popolo tutto la promessa di un regno eterno fatta ai soli Davidici. Con la fine della monarchia e l’avvento della repubblica finisce il periodo ebraico ed inizia quello giudaico. Era necessario trovare una sintesi tra le due teologie che si erano venute a formare, quella del Tempio e quella del Palazzo. La guerra civile fu vinta da Gerusalemme e dal Sacerdozio rimpatriato. Nel Deuteronomio (515) vi è il compromesso che mette fine alle lotte, come Nuova Costituzione di Israele.

Il sacerdozio

I Sadociti rimpatriati dovettero rinunciare ai loro beni ed accontentarsi dei proventi che venivano loro dalla professione del culto. Il potere giuridico era nelle mani dei Giudici laici che non seguivano la Legge. In caso di incertezza potevano rivolgersi a sacerdoti Leviti, di rango superiore.Il Sacerdozio è quasi in povertà, ma aspira a più potere. Malachia nel V sec. sancisce che il Sacerdote è il custode della Scienza, cioè della Interpretazione della Legge e definisce il Patto con Yahweh “Patto di Levi”. Levi era considerato l’antenato di tutti i Sacerdoti. Si ipotizzava un ritorno di un Re al potere, anche se non Davidico.

La Profezia

La profetizzazione interferiva con la vita politica. Il Deuteronomio tentò di limitare l’attività profetica. Ogni generazione avrà un Profeta

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pari a Mosè. Se qualcuno profetizzerà ed il profetizzato non si avvererà dovrà, egli dovrà essere ucciso perché è segno che la manifestazione profetica non viene da Dio.Zaccaria II (fine IV sec.) fu molto violento con i falsi profeti. A qualcuno avrebbe fatto comodo la sparizione del Profetismo, ma ciò non avvenne, esso era troppo radicato. La tradizione ebraica menziona tre profeti “riconosciuti” ma anche “non istituzionali” che spesso erano critici verso i Re ed il popolo, profetizzando più sventure che altro. Essi ed erano molto convinti delle loro anticipazioni, forse più dei profeti “storici”. Geremia fu il il più forte contestatore dei Profeti. Sotto Yehoyakin furono “istituzionalizzati” i 3 maggiori ed i 12 minori (V sec.) ed avvenne la prima “edizione” dei Profeti. Gli altri che continuarono a nascere vennero considerati menzogneri. I 70 (saggi che tradussero la Bibbia dall’ebraico al greco, in 70 luoghi diversi, contemporaneamente e senza contatti fra di loro, ed ebbero 70 traduzioini IDENTICHE) chiamarono “pseudo prophetài” coloro che non erano inclusi nella lista summenzionata.

La purità del pagano. Babilonia e Berusalemme.

Al rientro in Giudea i Sacerdoti, poveri e senza potere, cercarono di innalzare il loro grado mediante matrimoni politici con Ammon e Samaria. Anche genti “non ebraiche” in Giudea offrivano incenso a Yahweh. Ezechiele era contrario a ciò ma i Sadociti miravano al potere su tutto il territorio non solo sugli ebrei. Si diffondeva un universalismo che escludeva l’impurità del pagano. Isaia III afferma che tutti possono “aderire” a Yahweh, non a livello escatologico, ma nel presente. Anche il più impuro (l’eunuco) può diventare puro per volere di Dio. Novità assoluta è il fatto che anche uno straniero possa, ora, essere sacerdote, mentre la Tradizione voleva sacerdoti solo discendenti da Aronne, tramite il ramo Sadocita.

Neemia (Ia metà V sec.)

Agli ex esiliati non piaceva la politica sadocita, volevano essere “puri” nel loro culto, tra ebrei. Miseria e scontento si diffusero tra i proprietari terrieri, per l’equiparazione degli ebrei ai non ebrei, dilagò la schiavitù per debiti con vendita dello schiavo all’estero che comprendeva una “des-

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ebraizzazione” dei territori. Si creò tensione in Giudea e preoccupazioni in Babilonia. Nel libro di Neemia si narra l’episodio: le porte di Gerusalemme erano state bruciate, essendo poi già diroccate. Qualche scorreria venne effettuata e Neemia ricostruì le mura in due mesi. Però lo stesso ministro (Neemia) dell’imperatore (Artaserse) sfruttò il suo potere per avere carta bianca nel riordinare le cose. La Teologia del Patto si impose con la sua opera. Impose la remissione dei debiti, restituì il pagamento della decima al Tempio, affermò l’impunità dei pagani. Alle sue assemblee vi erano solo reimpatriati, gli ebrei rimasti erano considerati non-ebrei, i Sadociti non discendenti da esiliati perdevano la qualifica. Anche la proibizione dei matrimoni misti garantiva la purità degli ebrei. Gli ideali del primo Sadocitismo sono finiti, iniziava il 2° Sadocitismo. Da Cronache: …Nabucodonosor deportò in Babilonia chi non era passato per la spada. Neemia fondò una biblioteca della sua tradizione contenente, riferiscono i Maccabei: I Libri dei Re, i Libri dei Profeti, i Libri di Davide. Sembra sia il libro dei Salmi, dei libri storici e della raccolta dei libri profetici poi diventati canonici, i tre maggiori ed i 12 minori. Importante fatto è che non sia ancora nominata la Toràh, che, evidentemente, non è ancora stata scritta! I Salmi, se c’erano, erano visti come racconti storici, non come Legge. Neemia convocò una assemblea per rinnovare il Patto con Yahweh, impegnandosi nelle innovazioni di cui sopra.Si pose su una posizione regale, che consacrava un Patto tra popolo e Yahweh. Quindi voleva salvare la continuità di Israele come Stato, riprendendo la tradizione regale in termini repubblicani. Il patto non lo firma il Re, ma l’insieme dei maggiorenti, classe dirigente, sacerdozio, governatore. Le clausole impegnano nei comportamenti. Il Patto è al centro dello Stato.

Il 2° Sadocitismo (400-173)Continuazione dell’opera di Neemia, Ezra ed il Cronista

Ezra visse agli inizi del IV sec., quando cominciavano il “2° Sadocitismo” e la riforma di Neemia. Ezra la continuò e la rafforzò, ma aveva una caratteristica che gli permise di essere all’origine del Fariseismo e del giudaismo moderni. Seguì la Teologia del Patto di Neemia ma la Legge doveva essere indipendente dal Patto.Quindi interpretava la Legge come solo Legge, non come fulcro dello

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stato. Quando però si pose il quesito ed il problema tra popolo e Stato, tra popolo ed autorità, la sua opera fu redatta in una nuova forma e divenne il centro del pensiero farisaico. Ebbe il riconoscimento da parte della Persia che la Toràh valesse come Legge per tutti gli ebrei. Vi erano però ambiguità: la Legge che Ezra poteva imporre era Legge di Dio e del Re, ma chi aveva più autorità?

Il Cronista

Si pone sulla scia di Neemia. Narra la storia di Israele, ma ignora il nord. Vero resto di Israele era Giuda. Dio aveva manifestamente rifiutato gli ebrei del nord non avendoli fatti rientrare in patria. Anche i rimasti del sud vennero cancellati. Solo chi era tornato dalla Babilonia era ebreo. Ultimo avvenimento storico narrato fu l’editto di Ciro. Riscrisse quindi un’opera storica ricalcando quella precedente ma, se lo fece, vuole dire che la precedente non gli piaceva. Ridipinse Davide come formatore del culto e non come Re, pose al centro del giudaismo il Tempio. Considerò comunque Davide un re.

Opposizioni all’opera di Neemia. Samaritani, Rut, Giona, Giobbe, corrente di Enoch, Qohelet

Alcuni oppositori all’opera di Neemia andarono in esilio, altri rimasero e criticarono dall’interno Neemia.Alcuni di questi sono addirittura rimasti nel canone ebraico. L’opposizione è cominciata all’epoca di Neemia e raccolta però nel 2° Sadocitismo:

Samarirtani. Neemia cacciò il figlio di un sommo sacerdote che aveva sposato una samaritana. Questi (il figlio) Sadocita, si rifugiò a Samaria ove nel 330 sorse il Tempio concorrente a Gerusalemme. La dinastia dei Sacerdoti Sadociti di Samaria continua ancora oggi nei pressi di Nablus. Riconoscono canonico solo il Libro della Legge e solo due profeti: Mosè ed uno che dovrà venire.6. Rut e Giona. Entrambi fecero una opposizione interna piuttosto garbata ma corrosiva. I Moabiti dai giudei erano visti come i più

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stranieri degli stranieri, ma Rut testimonia che Davide era di origine Moabita da parte di madre quindi in polemica con Neemia. Giona si rifiutava di convertire gli abitanti di Ninive. Vi fu costretto da Dio stesso, egli andò, predicò e tutti si convertirono: quindi Dio si occupava anche degli stranieri?7. Giobbe. Usò storie molto più antiche di lui. Affrontò la Teologia del Patto, quindi Dio che retribuisce sempre le azioni degli uomini. Il benessere dell’uomo era commisurato al favore di Dio. Giobbe contesta questo. Dio si manifesta a lui e chiarisce che la giustizia è giustizia e basta, non hanno influenza fortuna o sfortuna.

La corrente enochica

Nel IV sec. si forma una Teologia nettamente nuova. E’ testimoniata ne “Il Libro dei Vigilanti” e ne “il Libro dell’Astronomia”. Il 1° deriva da un più antico “Libro di Noè” che non abbiamo (VI o V sec.) ma facilmente ricostruibile.Il Libro dei Vigilanti è il più antico dei libri apocalittici. Introduce l’immortalità dell’anima. Principio del libro il Male, provocato in una sfera superiore a quella umana. Alcuni Angeli innamorati delle donne le sposano, in contrasto con l’ordine cosmico divino. La natura così fu contaminata e l’uomo non potette scegliere tra bene e male. Nacquero i “nefilìm” in greco “gigàntes”, malvagi e assassini di uomini.Gli angeli fedeli e le anime degli uccisi pregarono Dio e Lui li ascoltò: legò sottoterra, nel deserto di Dudael (mitico), gli Angeli perversi e fece morire i Giganti. Le loro anime, però, continuarono ad aggirarsi sulla terra. Quindi il male degli uomini si spiegava con la contaminazione della natura e degli spiriti maligni dei Giganti che si aggiravano sulla terra.Siccome il peccato degli Angeli era avvenuto 2 o 3 generazioni prima del Diluvio ed il peccato di Caino prima della caduta degli Angeli, un nuovo Autore aggiunse un peccato angelico che era avvenuto nel 4° giorno (mercoledì) della Creazione quando furono create le stelle e cominciò il Tempo cosmico. Gli Angeli che dovevano situare i pianeti al posto comandato da Dio non lo fecero. Quindi gli astri avevano influssi maligni sugli uomini (cosa creduta all’epoca dalla maggioranza delle genti). Non vi era più un ordine cosmico ma un “disordine” cosmico. In più si proponeva l’immortalità dell’anima.

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Quindi dopo la morte le anime dei buoni e dei cattivi vengono riunite e poi suddivise. Tutte le anime verrebbero calate agli inferi per restare infelici. Nel Libro dei Vigilanti, invece, si separano buoni e cattivi secondo il giudizio di Dio. Incomincia così un dibattito interno al giudaismo sull’aldilà. Queste idee venivano accettate, rifiutate o elaborate, ma resistettero.

Qohelet (colui che presiede l’assemblea) 250-200 a.C.

Usa lo pseudonimo di Qohelet uno scrittore che mette al centro del dibattito il fatto che Dio retribuisca o meno gli uomini, a seconda delle loro opere. Riflette su tutto il mondo che circonda l’uomo, senza vincoli, con libertà di spirito, da vero filosofo. Conoscere, vedere il reale, ascoltare. La vita appare come assurda. Ciò che gli appare è vero. Ciò che è assente è vero. Più una persona avvicina la sapienza più avverte il dolore, anche se la sapienza dovrebbe portare, in teoria, alla felicità, ma la sapienza che l’uomo ha non è mai completa.La possibilità di esperienza dell’uomo è limitata nel tempo. Secondo lui non è possibile che ciò che non si può vedere o provare esista, quindi niente vita o Giudizio dopo la morte. Il vertice del sapere esiste, ma non è raggiungibile. Nascere o morire è legge universale, ma nascere o morire in un certo momento non è universale. Arricchirsi o meno, l’amore o l’odio non hanno cause razionali. La logica umana (più bene si fa meglio si sta) non è così, a tutti tocca, secondo momento e caso. Il rapporto e la locazione di Dio sono troppo lontani perché l’uomo possa capirne le regole, ma deve comunque fare lo sforzo. L’uomo deve comunque cercare di capire le regole di Dio, anche se in mezzo c’è la casualità. L’uomo non può accontentarsi dei riti e delle norme ma deve capire, o perlomeno cercare di farlo, le cose ed il perché Dio le ha fatte, anche quelle “brutte”. Questo “predeterminismo” darà vita in seguito all’Essenismo.

I Tolomei e l’ellenismo a Gerusalemme

Nel 332 Alessandro Magno conquista Gerusalemme e lascia loro le Leggi avendo essi accettato pronta sottomissione. Gli ebrei non si accorsero quale cambiamento sarebbe intervenuto ed occorso. Alla sua

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morte scoppiarono lotte per spartirsi il regno. Tolomeo I Sotere (312) ebbe la Palestina. I Tolomei governarono sino al 173, anno dell’ultimo sacerdote Sadocita. Inizialmente, i rapporti con Tolomeo Sotere erano pessimi, perché questi gli erano stati ostili nella guerra. Si deportarono anche ebrei in Alessandria. Qui si insediarono e svilupparono una comunità molto fiorente, fino a poter vivere secondo le loro leggi e costumi. Nel 250 avvenne la Traduzione dei 70: settanta dotti, esperti di ebraico e greco, si chiusero in 70 celle diverse per tradurre il testo della Toràh, ed alla fine le traduzioni risultarono tutte uguali. Si rese necessaria poi la traduzione del Pentateuco per avere un quadro più chiaro di come la pensassero i loro sudditi, poi seguita da tutta la Bibbia. Nella Bibbia di Alessandria si tradussero anche altri testi orientali. Le costumanze per cibi e sesso distinguevano gli ebrei dai pagani ed essi dovettero trovare motivi per una difesa da ciò. E’ un nuovo, forse il primo, contatto con la cultura occidentale. La pressione del pensiero greco sospinge quello ebraico a portarsi all’ estremo. In Palestina l’Essenismo ed in occidente lo stoicismo hanno un legame. I primi stoici vennero dall’oriente. Il Predeterminismo si fa strada nel giudaismo e nel pensiero occidentale coevo. Alcuni ebrei subirono il fascino del pensiero ellenistico, riconoscendolo come superiore, in campo militare, economico, urbanistico ed umanistico.. Una società pagana che sembrava superiore alla loro causò molti problemi ai potenti di Gerusalemme. Dal 270 molti presero nomi greci, assorbendo elementi di potere derivanti dall’ellenismo. Era nato un nuovo potere diverso dall’ellenistico e diverso dal giudaico.I greci non governavano popoli omogenei e portavano novità. Teatro, palestra, cultura insegnata ai giovani nella maniera più vasta, con maestri che vengono da città ove si veneravano gli Dei più diversi. Laicità ed umanità sono a paragone di uno stato religioso ed ebraico. I greci sono uniti da diritti e doveri comuni, una rivoluzione per i giudei (con ampia tolleranza, oltretutto). Dalla grecità classica l’ellenismo si diversifica per il libro, visto come strumento individuale. I problemi cominciano a riguardare l’individuo, si cerca il bene per l’uomo. Da religione “apollinea” si arriva a religioni misteriche. La prima non chiedeva quasi niente in cambio, solo offerte e sacrifici e dava in cambio anche poco. La seconda offre qualcosa che non può morire: l’anima. L’uomo si realizza solo dopo la morte. La religione di Seràpide (cui venne dedicato il Serapèo, l’appendice esterna alla biblioteca di Alessandria), religione dell’aldilà, introdotta da Tolomeo

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I Sotere, si inserisce in questo quadro ma anche il mondo giudaico (dal libro dei Vigilanti) esprime le stesse esigenze. Tutto questo era in totale contrasto con Neemia, i Sadociti, Ezra. L’ellenismo arrivò nel III sec. alle porte di Gerusalemme. Nel 250 con Qohelet ci si pose dinanzi questioni nuove e sconosciute, cioè capire l’inizio e la fine delle cose. Si cerca di dare dei binari ad un pensiero nuovo. L’Essere Maestro di Giustizia seguì le orme di Qohelet. Patto e Grazia, libertà dell’uomo e libertà di Dio, significato della retribuzione, concezione della salvezza. In mezzo a tutti questi quesiti il giudaismo dopo la frattura babilonese si frantumò in diversi modi di pensare e diverse sette, con destini diversi. Sopravvissero il Fariseismo continuato nel rabbinismo fino ad oggi ed il Cristianesimo. Molto meno felice il futuro dei Samaritani che sopravvissero si ma in modo limitatissimo, ed i Caraiti con concetti molto arcaici.

I PERIODI MACCABICO ASMONIACO ERODIANO (173 a.c. – 70 d.C.)

La massima pressione ellenistica: Giasone e Menelao

Nel 200 a.C. vi è la fine del periodo Tolemaico, del sacerdozio Sadocita e l’inizio del dominio Siriano di Antiochia, sconfitto Tolomeo V Epifane. La figlia di Antioco III vincitore, Cleopatra detta la siriana, sposa Tolomeo V in cerca di un alleato contro i romani, quindi porta in dote al marito la Palestina e le zone a sud, siriane. Avviene quindi una ulteriore frattura tra ebrei filo-siriani ed ebrei filo-egiziani. I filo-siriani sono più aperti vs. l’ellenismo. L’ultimo Sadocita, Onia III, cacciò da Gerusalemme dei finanzieri filo-siriani. Un suo fratello mutò il nome da Yashua a Giasone ed ottenne dai Seleucidi, (da Antioco IV) il sommo sacerdozio, impegnandosi ad ellenizzare Gerusalemme. Simbolo di questa ellenizzazione l’apertura in Gerusalemme di una palestra. Giasone iscrisse poi gli abitanti di Gerusalemme nelle liste Antiochiane, abolendo di fatto la Toràh come Legge, per sostituirla con leggi ellenistiche. Onia III fu esiliato. La ragione greca appalesava l’assurdità delle tradizioni ebraiche.La nudità sportiva ellenistica mostrava la circoncisione e molti cercavano di nasconderla. Molti ebrei si convinsero all’ellenismo. Un certo Menelao comprò il Sacerdozio da Antioco IV. Il Tempio era

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impuro e venne meno la struttura e l’essenza del Sadocitismo. Furono proibite: la lettura della Toràh, la circoncisione, e si introdusse nel Tempio un altare pagano. Il Tempio samaritano fu dedicato a Giove. Però come sempre accade più forte era la costrizione più cresceva l’opposizione. Menelao, appoggiato dalla Siria, fece uccidere Onia III che aspirava a tornare al sacerdozio,. Menelao voleva cambiare il giudaismo non lo voleva distruggere, voleva aggiornarlo. Voleva restare sacerdote di Yahweh, comandare sul popolo, fruendo però anche dei vantaggi dell’ellenismo. Voleva cambiare le regole del Patto del Sinai.

La reazione contro l’ellenizzazione. Onia IV, l’Essenismo, i Maccabei, gli assidei

Il figlio di Onia III, Onia IV, si rifugiò in Egitto e fondò a Leopontopoli un tempio rivale di Gerusalemme. Contava il Sacerdozio, non la locazione del Tempio. Il territorio fu distrutto dai romani nel 73 dopo quello di Gerusalemme. Sadociti presero la via del deserto. Altri fecero guerra a Menelao ed alla Siria. Mattatia, un sacerdote, iniziò questa guerra, ma vi morì ed un suo figlio riuscì ad avere sia il Sacerdozio che il potere laico: Simone. Mattatia ed i suoi figli sono i Maccabei storici, ricordati dalla tradizione ebraica come eroi nazionali. I discendenti di Simone sono passati alla storia come negativi e furono detti Asmonei. I Maccabei furono aiutati dagli assidei, fautori della tradizione, ma in qualcosa portatori di innovazioni. Volevano vivere secondo la Legge ebraica, non quella greca, quindi non con Neemia, ma con Ezra, contava la Legge, perché Legge di Dio e non Legge del Re. Menelao fu sconfitto nel 164, l’altare pagano fu distrutto. Venne permesso agli ebrei di vivere secondo la Legge che sceglievano. Gli assidei si ritirarono dalla lotta, avendo raggiunto il loro scopo, il destino del Tempio più di tanto non gli interessava e non era necessario che il Sommo Sacerdote fosse Sadocita. Con loro il giudaismo di Ezra prese forma. La società giudaica nel II sec. contava una ventina di movimenti. Nel I sec si riduce a 3 gruppi: Farisei, Esseni, Sadducei (+ gli zeloti). Il problema è che abbiamo moltissime fonti (Qumran, apocrifi…) ma non si capisce a quale gruppo appartenga un’opera od un’altra. Solo Qumran dà prove di essere di origine essena. Parecchie opere anche di

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varia estrazione furono riunite sotto gli scritti apocalittici. Gli stili di scrittura spesso ci danno più elementi che non il contenuto.

Origini dell’Essenismo

Non presero parte alle guerre maccabiche ma furono tra i più accesi fautori di un ritorno alla Tradizione, con il culto praticato nel Tempio, seguire la Toràh, ed i Sacerdoti dovevano essere Sadociti. Le origini dell’Essenismo sono tratte dal Documento di Damasco, recuperato solo in parte a Qumran, ma pubblicato con altro ritrovamento. Al tempo del contrasto tra filo-siriani e filo-egizi un gruppo di sacerdoti lasciò Gerusalemme per il deserto di Giuda. Dopo 20 anni (tempi del potere di Giasone e Menelao) si aggiunse un altro gruppo, di cui faceva parte un “Maestro di Giustizia”, di cui non si conosce l’identità. Fu sacerdote e Sadocita, dettò le norme fondamentali della Comunità. A Qumran le opere intere ritrovate sono circa 20 su 800 documenti frammentari. I più importanti sono: La Regola della Comunità I rotoli del Tempio Il Documento di Damasco I Cantici del Sabato Il Commento ad Abacuc

Molti testi, attribuiti al Maestro di Giustizia, furono scritti in tempi diversi, quindi sono di diverse mani.

Il pensiero Essenico

Il MalePer liberarsi dal peccato connaturato nell’uomo è necessario aderire alla setta purificandosi mediante un percorso. I peccati commessi durante la permanenza nella setta potranno essere perdonati dichiarandosi colpevoli e chiedendo perdono a Dio. La GiustificazioneEzechiele riteneva che Dio ricompensasse gli uomini. Giobbe il contrario, come Qohelet. Sinora non vi era affermazione di una vita futura (fino a questi Profeti). Con Enoch si pone il tema dell’immortalità dell’anima. Per Giobbe non esistono Giusti che non pecchino, quindi a chi spetta la ricompensa dell’aldilà? Secondo gli

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Esseni a colui che aderisce alla setta: purificandosi ottiene il perdono. Dio può perdonare i peccati ai suoi eletti così che siano “giustificati”, quindi affermando che essi erano “predestinati”, cosa che tutti gli ebrei sinora avevano rifiutato. Predeterminismo Secondo Enoch l’impurità deriva da una caduta angelica, un atto di ribellione, consapevole, a Dio rompendo un ordine cosmico. Col tempo si faceva invece strada la convinzione che ci fosse un ordine cosmico. Enoch e il Libro dell’Astronomia accettarono l’interpretazione del cosmo come ordine, ed imputarono l’impurità solo all’uomo. L’Essenismo risalì al convincimento che la causa del Male fosse Dio stesso. Esso creò due Arcangeli, uno per amarlo, uno per odiarlo: il Principe della Luce ed il Principe delle Tenebre. Il primo era l’Arcangelo Gabriele, il secondo poteva chiamarsi Belial, Satana…. Creando questa partizione gli uomini alla nascita venivano deputati o all’uno o all’altro. Alla schiera dei buoni vi erano evidentemente solo gli Esseni, protetti da Michele, altrimenti le Tenebre li avrebbero assaliti. L’illuminazioneLa vita che va oltre la luce è già cominciata in questa vita. Dio concede il perdono del peccato d’origine e da quelli commessi nella setta, ma anche una illuminazione speciale per cui egli adesso vive in una dimensione nuova. Non ha bisogno di Tempio, perché il Tempio è la comunità Il DiavoloNel Libro dei Vigilanti si avanza l’idea che il male derivi dalla natura, dall’uomo, derivato da un peccato commesso al di sopra della sfera umana, da un gruppo di Angeli, il cui capo è Azazel. Furono incatenati sottoterra e l’opera del Male fu affidata alle anime vaganti dei figli nati dall’unione tra le donne e gli Angeli: i Giganti. Nel Libro dei Sogni (160 – corrente di Enoch) un primo Angelo peccatore ne seduce altri e poi altri uomini: è il Diavolo, comunque un Angelo. Per gli Esseni Dio lo ha creato non si sa bene perché e gli affida chi Dio non ama. Il Libro dei Giubilei (fine II sec.) è sulla stessa linea. In questo non importa chi è un Angelo. Dopo il Diluvio la Terra fu messa nelle mani della nuova umanità ma le anime dei Giganti si scatenarono contro gli uomini. Noè vide il pericolo e chiese a Dio di tenerli chiusi in un luogo infernale. Dio così ordina agli Angeli buoni di legare

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quelli cattivi. Satana invia una preghiera: “venga lasciato qualcuno con me altrimenti non potrò agire sull’uomo”. Fu esaudito. Il regno del Male è unificato e reso contemporaneo a quello dell’uomo. Un regno opposto a quello di Dio e l’uomo non è più circondato da individui maligni ma da una “organizzazione”.Qui invece dell’origine di Satana non si parla. Il Libro dei Giubilei non dice niente sull’origine di Satana.

Il Messianismo e le figure superumane

Il Messianismo superumano.Con il secondo Sadocitismo, l’epoca Maccabica e quella Asmoniaca, l’attesa di un Messia si trasformò. Non deve più essere per forza il Re, magari discendente da Davide, ma l’aspettativa si sposta più in là nel futuro. Diverse figure potevano identificarsi nel Messia. Diversi Profeti erano nati, e certi non si sapeva addirittura se fossero morti o meno, e si aspettava un “Figlio dell’uomo”, “Il Giusto”, “l’Eletto”. Il Messia sarà a conoscenza perfetta della Legge perché la applicherà per salvare tutti gli uomini. Ma quale Legge si intendeva? Ve ne erano diverse interpretazioni.In Enoch si evidenziano diverse caratteristiche che dovrà avere Colui. Travolgere i malvagi, i politici, escludere i poveri da tale punizione, ma solo qualora se riconoscano di essere sulla terra stati dei peccatori. Il Messianismo dupliceMessianismo duplice nel senso che anche nell’Essenismo le figure messianiche saranno 2: Una religiosa, sacerdortale, ed una laica (Israele), anzi, nell’Essenismo ve ne sono 3, uno in più detto “Profeta” (oltre agli Unti).Questo si deduce dalla Regola della comunità, nei Testamenti dei 12 Patriarchi nel Testamento di Levi. Il messianismo DavidicoUn testo laico, i Salmi di Salomone, diventa strumento per combattere gli Asmonei, usurpatori, non discendenti da Davide. Quindi lotta armata contro Asmonei e Romani con alla testa un capo eccezionale, inviato da Dio stesso.

Tutte queste interpretazioni sono diverse aspettative di salvezza.

L’impuro come problema: il confronto con i pagani

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In una lettera di Aristea ai pagani si cercava di spiegare che gli usi e norme “inconcepibili” per i greci avevano una funzione simbolica e di difesa contro le deviazioni morali. Cercava di difendere le norme di purità e quelle alimentari. La domanda su che senso avessero queste norme venivano anche dagli ebrei. Vi furono 2 approcci: La purità come “il bene” ed unico modo di salvarsi (Esseni) Nessun valore alle nome ma vanno seguite comunque perché vengono da Dio. “Ciò che è fatto è simile a chi lo fa” e quindi le norme servono a seguire una morale. Filone, successivamente, fa un coacervo di ragioni per difendere le norme sul solco creato da Aristea. Quando l’anima esce da un corpo, tutto ciò che gli sta intorno è impuroGiovanni Battista è molto importante nel discorso di puro/impuro. Egli vuole spingere Israele alla conversione totale. Il peccato dilaga, bisogna trovare il modo di “rimettere i peccati”. E dopo fatta penitenza, purificarsi e non farlo più. Purità verso la perfezione, evitando i contatti umani, cibandosi di cavallette e miele selvatico, cioè di cibi non toccati dall’uomo. La via opposta impostata con Yohan ben Zakkay riorganizzando il giudaismo, fondò una scuola, (dopo il 70) che diventò sempre più vicino al Fariseismo: Né il cadavere impurifica, né la cenere della vacca rossa purifica, è Dio che ha ordinato ciò..Verso il 125/120 si nominano i Farisei come coloro che sono discendenti dagli Assidei, che combatterono a fianco dei Maccabei, in difesa della Legge Tradizionale, ed ottenuto il risultato si ritirarono. Erano diversi dagli Esseni: credevano nell’azione di Dio nella storia ma anche nella libertà di scelta dell’uomo. Quindi contro il predeterminismo. Credevano nell’immortalità dell’anima e nella resurrezione. Se l’uomo aveva compiuto più opere buone che cattive Dio poteva giustificarlo.

Molti osservanti della Legge e di una Tradizione orale derivata da Mosè e poi ampliata da maestri nel II sec. cercarono di adattare le interpretazioni della Legge alle esigenze sociali. Osservanti del riposo sabbatico soprassedevano però alla remissione dei debiti perché non si creassero disordini sociali. Contrari ai Re ed ai Romani, comunque non si ribellarono. I Sadducei derivavano dai Sacerdoti seguaci dell’ellenizzazione con Menelao. Tradizione li descrice come

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“epicurei”. Non seguivano la Tradizione orale. Non credevano all’immortalità dell’anima e pensavano che l’uomo da solo si creasse il suo destino. Appoggiavano la politica Asmoniaca e nel I sec. anche il dominio romano.

La religiosità comune verso la fine del periodo del Secondo Tempio

All’interno del Sacerdozio ci furono, al tempo, molte tensioni. Gli Esseni si chiamavano “figli di Sadoq”. Vi era una grande parte di popolo che non era schierata. Gli Esseni potevano essere circa 4.000, i Farisei circa 6.000. Inferiore il numero dei Sadducei. Vi erano molte idee circolanti come quelle del Messia che poteva essere Davidico o meno, un superuomo o un Profeta. All’arrivo di Gesù non chiedevano “cosa è il figlio dell’uomo” lo sapevano già, volevano sapere se Lui lo era. Sapevano già cosa era il Messia e cosa avrebbe portato, indipendentemente dalla setta di appartenenza. Secondo quelle concezioni le colpe ed i peccati si trasmettevano di padre in figlio e quindi si battezzavano per cancellare le colpe. Il peccato lasciava comunque una traccia. L’immortalità era concepita da tutti tranne i Sadducei (+ ellenistici) anche se vi si credeva in maniere molto diverse, si confondeva pure immortalità con la Resurrezione.

Gesù di Nazareth

Gesù cominciò a predicare dopo l’incontro con Giovanni, il Battista, ma non riteneva che la salvezza si avesse solo con la purità e quindi l'isolamento. Non stette ad “aspettare” chi si rivolgeva a lui ma andò lui dai peccatori. Gesù dichiarava nei fatti e nelle parole di avere sulla terra il potere giudice in nome dio Dio, per questo poteva perdonare. Il messaggio aveva intrinsechi la coscienza che fosse vicino l’avvento del regno di Dio e la necessità di fondare i rapporti sul perdono. Riguardo la Legge distinse tra i comandamenti “etici” e quelli di “purità”. I primi già solo intenzionali erano, comunque, peccato (desiderare la donna d’altri), i secondi non li considerò. “Non c’è nulla che possa contaminare l’uomo, è quello che esce da lui che può contaminare”.La giustificazione era in mano solo a Dio. Non è l’uomo che salva se stesso ma Dio che lo salva, indipendentemente dalla sua giustezza. In

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comune con Giovanni e con i Farisei e gli Esseni aveva il fatto del peccato come massimo ostacolo sulla Via della Salvezza e unico modo per rimuoverlo (in comune con l’ideologia del tempo) era l’espiazione ed il sacrificio a cui avrebbe potuto sottrarsi. Dopo la morte e l’apparente fallimento della Missione (“Dio, perché mi hai abbandonato?”) vi fu la Resurrezione fatto che andava interpretato con 2 visioni di sintesi: i fatti della vita del Maestro e La Tradizione (o canonica o Qumranica). Chi si convertì lo fece più che altro per la Resurrezione, poi ne ricercava i motivi nella Tradizione. Gli elementi erano più dedotti dalla Teoria della Promessa che dalla Teoria del Patto. Gesù comunque non affermò mai di essere “Il Messia”. Il messianismo che si realizzò fu comunque quello del superuomo, non quello Davidico o quello Sacerdotale.

I due calendari

Vi erano sicuramente in vigore due calendari all’epoca, quello antico, liturgico, e quello civile luno-solare, corrispondente alle fasi lunari. Quindi 29 e 30 giorni alternativamente, anno di 354 giorni ogni due anni si inseriva un tredicesimo, uso probabilmente portato dalla Mesopotamia e poi portato alla Grecia. A quello antico liturgico rimasero fedeli gli Esseni anche fino al I sec d.C.L’altro, su base solare con 364 giorni divisi in stagioni di 91 giorni, di 13 settimane. I mesi di ogni stagione erano 2 di 30 ed uno di 31. L’anno doveva cominciare di mercoledì, giorno della creazione degli Astri e dell’inizio del Tempo storico. Gesù celebrò la Pasqua secondo questo calendario. Un martedi sera alcuni giorni prima della morte che avvenne alla vigilia della Pasqua secondo il calendario di Gerusalemme (il venerdi pomeriggio successivo).

Il giudaismo dopo la distruzione di Gerusalemme

Nel 70 le truppe di Tito distruggono Gerusalemme ed il Tempio. Ben Zakkay operò per riunificare il popolo ed unificare la Tradizione religiosa secondo la Teoria del Patto. Alla fine del I sec il giudaismo è diviso in due correnti: Il Cristianesimo, raggruppava aspirazioni universalistiche della Tradizione ebraica, portando a tutti i popoli come unico Dio il Dio della rivelazione del Sinai, che aveva scelto in Israele il popolo eletto.

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La divinità della filosofia occidentale si era rivelata storicamente. Dall’altra si formava il rabbinismo che salva l’identità di Israele storico e dei valori collegati con l’osservanza della Legge.

IL GIUDAISMO NELL’ETA’ TARDO ANTICA(TERZO TRATTATO DI 4)

I rabbini si ritenevano (elaborando una ideologia propria) i successori legittimi delle strutture religiose, nonché laiche, passate (Monarchia, Sacerdozio, Profeti). Privata dell’autonomia politica e del Tempio, la società ebraica, al suo interno, i rabbini dichiararono che la Legge era il bene più grande, più della stirpe reale o sacerdotale, e loro ne erano gli unici e legittimi interpreti, mediante la loro preparazione e lo studio. La metodologia di commento della Legge era fissata nei minimi particolari. La popolazione, non istruita, chiamata dispregiativamente “am ha-ares” (popolo della campagna) fu allontanata dal sapere e da loro. Nel Talmud si ordina ad un saggio di non sposare mai la figlia di un appartenente a tale classe sociale, perché dalla Bibbia veniva il divieto di accoppiarsi con animali. Ogni sforzo per far si che il rabbino studiasse doveva essere compiuto, fino ad arrivare alla vendita di tutti i beni di famiglia. Per sposare un talmid-hakàm doveva essere fatto ogni sforzo, perché ciò significava avvicinarsi al Divino. Il rabbinismo permise al giudaismo di persistere e sopravvivere nel Medioevo e fino all’età Moderna. Ci sono altre componenti, però, come la mistica ed il messianismo, manifestate in epoche diverse con episodi drammatici (Spagna – ed incontro-scontro con greci ed islamici). Nel Medioevo e nell’età Moderna essi restarono impermeabili ed indifferenti ad altre culture, ma due tendenze convivevano: una portata ad utilizzare anche i patrimoni culturali stranieri ed una , più conservatrice, che si chiudeva in se stessa rifiutando ogni confronto ed assimilazione. Diritto e mistica furono considerate materie “puramente” giuridiche, mentre filosofia, arte e letteratura erano manifestazioni di contaminazione con altre culture. Dal 1500 al 1700, quando gli ebrei restarono chiusi, anche fisicamente, nelle loro comunità (ghetti), la loro cultura si fermò. I centri culturali giudaici sono sempre stati itineranti. Data la sua chiusura l’ebreo è l’unico popolo rimasto integro dall’antichità ad oggi (n.d.a. ???).

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Quadro storico

Caduta Gerusalemme, nel 70 con Tito, la Palestina viene riorganizzata come provincia romana autonoma. Nel 132 l’Imperatore Adriano ordina l’edificazione di una città nuova sullo stesso luogo, oltre ad un tempio dedicato al Dio Giove sul luogo ove sorgeva il 2° Tempio. Gli ebrei si ribellarono. I romani domarono la rivolta, distrussero la regione e vendettero molti ebrei come schiavi. Fu costruita al posto di Gerusalemme Colonia Aelia Capitolina, popolata con non-ebrei: non potevano addirittura accedervi degli ebrei, pena la morte. Cambiò il nome da Judaea in Palaestina (Terra dei Filistei). Nelle città vicine i romani non interferirono con la vita sociale. Il Sinedrio, la più importante organizzazione politico-religiosa, fu ricostituito a Jamnia con 70 anziani studiosi della Legge con una autorità che, mano a mano, si accrebbe sugli ebrei di Palestina ed anche su quelli dispersi. Fu nominato un capo, Re per gli ebrei e Patriarca per i romani, riconosciuto ufficialmente da questi ultimi. Si attribuì (il Sinedrio), il diritto di designare il calendario ed anche quando iniziasse il periodo delle Feste.Probabilmente questo Sinedrio nominò i primi rabbini e definì i loro compiti. Inviati portavano messaggi e raccoglievano le offerte dagli ebrei più lontani. Le offerte erano per i rabbini, per le scuole, ed il sinedrio. Nel 425 l’imperatore Bizantino Teodosio II abolì il Patriarcato. Con le guerre tra Bizantini e Persiani per il dominio sulla zona siro-palestinese, (VI sec.) gli ebrei si schierarono con i Persiani che vinsero la lotta. I Bizantini però si rifecero e riconquistarono le zone suddette, perseguitando gli ebrei schieratisi contro. L’inizio del dominio degli Arabi segnò un punto di svolta fondamentale per il popolo ebraico, che nell’arco del governariato arabo potè raggiungere condizioni di vita mai avute in passato.Altra comunità ebraica che ebbe un ruolo primario nell’epoca Tardo-Antica fu quella Babilonese, (originaria in quei luoghi dal VI sec. a.C.)Avevano una autonomia accentuata, e stavano in mezzo a popoli diversi. Dai sec. I e II ebbero un Governatore della Comunità (in ebraico resh-galùt, aramaico resh-galutè = esiliarca dal greco) L’istituzione dell’esiliarca risale a tempi biblici, si proclamava discendente da Davide, deportata già nel 586 a.C.I Persiani lo chiamava “Re” ed era funzionario dell’amministrazione

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imperiale, riscuoteva tasse, sorvegliava sulla Comunità, e faceva da giudice in dispute.Ebrei palestinesi scapparono e raggiunsero la Mesopotamia ma l’esiliarca venne in contrasto con loro, imponendogli la letteratura rabbinica di origine babilonese.

LETTURA ED INTERPRETAZIONE DELLA SACRA SCRITTURA

Non è attendibile una fissazione di canoni nel I sec. con il Sinedrio sito in Yamnia. Forse avvenne nel III o IV sec. in ambienti, comunque, rabbinici. Fu una lunga a e laboriosa operazione di selezione che, per epoca, contenuto e redazione riflettevano varie ideologie, Sadducei , Farisei, Sadociti, Esseni. Il canone fu fissato tra molti e diversi testi da un gruppo rabbinico che aveva una sua ideologia ed imposto la sua supremazia. Il resto dei testi fu eliminato, letto clandestinamente, considerato eretico e col tempo quasi si perse del tutto. Della Bibbia ebraica si distinguono tre parti:1. Toràh (insegnamento o Legge) indica la rivelazione fatta a Mosè sul Sinai; compongono il Pentateuco 2. Neriim (Profeti), suddivisi in ANTERIORI : Storici, Giosuè, Giudici, Samuele, RePOSTERIORI : a loro volta distinti in :Maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele,Minori: 12 Profeti3. Katurim (Scritti): I 5 Rotoli: (venivano letti alle Feste) Cantico Rut Lamentazioni Ecclesiaste Ester Salmi (particolarmente importanti perché ritenuti scritti da Davide e Salomone), Giobbe, Proverbi, Daniele, Ezra-Neemia, Cronache

I rabbini non accettarono i Libri fissati dagli ebrei di Alessandria d’Egitto. Avevano costituito una Bibbia in greco più ampia (“dei 70” III – I a.C.) comprendendo oltre a quelli della Bibbia, Libri scritti in

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ebraico ed aramaico, trasmessi dalla versione greca e libri scritti solo in greco. I Libri principali, definiti nel tempo “deuteronomici”, “apocrifi”, o “pseudo-epigrafi” sono : Tobia Giuditta Sapienza Ecclesiastico Maccabei

Gli Alessandrini avevano raccolto molto dal Cristianesimo, rifiutato dai giudei di Palestina. Le interpretazioni e traduzioni greche in futuro però non ebbero fortuna. Comunque, dopo la distruzione del 2° Tempio il momento fondamentale era la lettura del Pentateuco e dei Profeti, il Sabato, nella sinagoga. Gli ebrei Palestinesi lo leggevano in 3 anni, quelli babilonesi in 1. Delle due versioni si impose la seconda delle due, quella babilonese. Fino ad oggi, diviso in 54 sezioni, viene letto in 1 anno. Quella dei Profeti in altrettante sezioni ed alla fine del rituale a congedo. Le due letture potevano non avere alcun collegamento tra di loro.Si leggeva in ebraico poi si traduceva in aramaico, la lingua di tutti. Per renderla più viva si leggeva dando interpretazioni che con il tempo divennero vere e proprie “interpretazioni” del testo, spesso diverse da quelle dei rabbini. Chi voleva dare interpretazioni si rivolgeva al “targùm”, traduttore. La Bibbia dei 70, greca, ebbe lo stesso ruolo dei targùm per quelli di lingua aramaica. La versione dei 70 fu molto contestata dai tradizionalisti e da loro ricordata come una data funesta. I rabbini erano molto contrari ai targùm, che introducevano anche concetti rifiutati dai rabbini e proposti dai loro avversari. Ne fu addirittura vietata la trascrizione.Lettura e traduzione dovevano essere effettuate da due persone diverse ed il traduttore doveva stare ritto in piedi, non si poteva neppure appoggiare in alcun modo, non doveva guardare la Toràh onde non dare l’impressione che vi si vedesse ciò di cui si parlava interpretando. Ongelos fu il più famoso traduttore e la sua traduzione coincideva con quella babilonese. Eseguita nel corso dei sec. V e VI su testo del II, mediante la midràsh (ricerca) si cercò di studiare sin nei minimi particolari, dettagli a volte nascosti, la Legge. Mediante essa si cercò di coniugare la conservazione di tradizioni antichissime con la

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necessità del diritto odierno. Si recuperò con essa anche parte di tradizione orale, non scritta nella Bibbia. Tre maestri codificarono le regole per l’esegesi biblica: Il primo dal 50 a.C. al 10 d.C. ne fissò 7 Il secondo , verso il 100d.c. le portò a 13 Il terzo attorno al 150 d.C. a 32.Le prime sette sono: Da minore a maggiore Espressione identica Collegamento di testi Precisazione su due testi Validità del primo e del secondo principio Come in un altro testo Il significato è nel contesto

Le midrashim furono raccolte e scritte verso la fine del primo ME. Prima subirono molte modifiche, sono difficili da datare e da collocare a luoghi. Se ci si riesce è molto importante ed utile allo studio. Si classificano in due gruppi: Esegetici: seguono l’ordine biblico e sembrano un commentario Omiletici: partono dalle omelie tenute su brani biblici nelle funzioni. La più completa raccolta è la “midrash rabbah” (grande midrash) e si riferisce al Pentateuco, Cantico, Rut, Lamentazioni, Ecclesiaste, Ester.

LA CODIFICAZIONE DELLA LEGGE ORALE

Ai rabbini è arrivata anche la seconda parte delle leggi consegnate da Dio a Mosè, quella orale.Vi era il divieto di metterle per iscritto, per non confonderla con quella scritta. Per necessità dovute all’enorme mole di materiale e per le vicissitudini del popolo ebraico, questo venne fatto. Però vi erano diversi tipi di legge orale, più o meno conservate a seconda di chi la trasmetteva o trascriveva. I rabbini, per far si che la Legge orale fosse più vicina alla loro ideologia decisero di metterla per iscritto. Si scrisse quella più vicina ai Farisei. Nel periodo Maccabico ( II – I) la classe sacerdotale era Sadducea o Sadocita, molto conservatrice, ed in alternativa a questa, basata sulla rigida interpretazione letterale della Bibbia, si affermò quella dei Farisei, che per diminuire la forza della

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casta sacerdotale estese ad esempio, la santità dai sacerdoti a tutto il popolo. Adeguarono così la legislazione ai tempi e la maggioranza degli ebrei li seguì. Rimasero ancorati alla più rigida Tradizione i Sacerdoti ed i Samaritani. Questo fra la fine del II sec. e l’inizio del III. Il Patriarca Yehudah ne fu l’artefice. fu chiamata Mishnah. Non è una completamento dell Legge, ma si affianca ad essa. Sostituisce nelle scuole la legislazione precedente. E’ divisa in 6 sezioni, suddivise in 63 trattati, in 523 capitoli. La Mishnah ha i seguenti ordini:1. La terra (regole per coltivazione…)2. Stagione (Feste e rituali…)3. Donne4. Danni5. Cose Sacre6. Cose pureDal sec. III al VI con il metodo delle Midrash, interpretazioni,. cioè delle regole, si spiegò la Mishnah, la si collegò alla Legge scritta sentenziando su alcune controversie sorte e si dirimevano questioni non chiare. Questo grande commentatici fu chiamato in aramaico Ghenarà, che insieme allla Mishah costituisce il Talmud . Il testo della Mishnah è unico. Della Ghenarà vi sono due redazioni diverse per contenuto, lingua e presentazione. La Mishnah e la Ghenarà scritte in aramaico in ambito palestinese furono chiamate gerosolimitane (da Gerusalemme). La Ghenarà palestinese si ferma dall’anno 425 quando l’imperatore Teodosio II sciolse il Patriarcato.. La Mishnah e la Ghenarà elaborate in aramaico ma a Babilonia formano il Talmud babilonese. Mancano il 1° ed il 6° ordine. Quando non si precisa è implicito che si sta prendendo in considerazione quello babilonese. Insieme alla Bibbia sono fonte primaria della giurisprudenza ebraica. Il Talmud è composto dai generi più diversi e disparati, che sembra non abbiano tra di loro collegamento alcuno. Tutto ciò che era compreso nella sfera umana venne concentrato nel Talmud. I Generi nel talmud sono divisi tra: Halalah (insieme di norme giuridiche) Haggadah (narrazione)Il primo è più rivolto a studiosi, il secondo più popolare e preso a campione per farne sermoni nelle sinagoghe.

Liturgia e Feste

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Il terzo pilastro della fede ebraica oltre alle Sacre Scritture e la codificazione della Legge (Talmud) è la Liturgia. Anch’essa è il risultato di un lungo processo iniziato dopo la distruzione del 1° Tempio, alimentata nei primi secoli d.C. per sostituire la Liturgia del Tempio, continuato nel Medioevo con la sistemazione dell’ordine delle regole e terminato verso il 1500 quando l’introduzione della stampa bloccò il suo sviluppo. Dopo fu difficile modificarle. Le prime preghiere risalgono al II – I sec, ma la scomparsa del Tempio costrinse gli ebrei a realizzare un nuovo servizio liturgico con le nuove esigenze sostituendolo agli antichi sacrifici ed al servizio sacerdotale.Era necessario ora tenere presente le esigenze della diaspora e dell’istituzione della sinagoga, che aveva preso il posto del Tempio (sinagoga = dal greco assemblea, in ebraico Kenesèt). Era l’edificio di origine dell’età ellenistica ove il sabato la comunità si riuniva per pregare e per essere istruita con la lettura, traduzione e commento alla Bibbia. La preghiera precedeva e seguiva la lettura e la spiegazione. Chiunque poteva farlo, anche senza essere dottore della Legge. [bèt=casa, bèt ha = casa del].La sinagoga divenne il centro della vita religiosa essendo anche vicina alla scuola. I temi della preghiera erano: Fedeltà al Dio di Israele Celebrazione degli interventi di Dio in favore degli ebrei (Egitto, elezione a popolo eletto, Patto, Leggi) Lamento per la diaspora Invocazione di tempi migliori anche con l’avvento del MessiaObbligatoria era il sabato, facoltativo gli altri giorni, Feste, lunedì e giovedì destinati al digiuno. La liturgia comprendeva 6 fasi:1. recita della “Shemà Israel” (ascolta Israele)2. recita delle 18 benedizioni3. lettura di un brano del Pentateuco ed uno dei Profeti con traduzione in aramaico.4. omelia sul testo biblico tramite midrash. Queste furono poi raccolte a creare i midrashìm omiletici5. Preghiere dei Salmi6. Benedizione da parte di un sacerdote, in mancanza di esso da tutti i presenti.Scopo della liturgia è ricordare a tutti di cercare di comprendere la Bibbia e ricordare i loro doveri. Lo studio era considerato preghiera.

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Una delle più famose preghiere (Qaddish) è simile al Padre Nostro. Shabbat (sabato) deriva da cessare, come fece Dio il settimo giorno. Nel Trattato Shabbat del secondo ordine della Mishnah sono elencati i 39 lavori che non si potevano svolgere. Il giorno ebraico inizia al tramonto e termina al tramonto successivo quando sono visibili tre stelle. Oltre alle funzioni vi è l’obbligo in questo tempo dello studio della Bibbia. I mesi sono di 29 o 30 giorni ed ogni sette anni su 19 si immette un 13° mese per pareggiare l’anno lunare con quello solare. Gli ebrei contano gli anni a partire dalla Creazione del mondo, calcolata sulla cronologia biblica. L’anno civile comincia il 1° di Tishri (sett/ott), quello religioso Nisàn (marzo/apr) il mese della fine della schiavitù in Egitto. Tre Feste sono “liete”, con pellegrinaggio a Gerusalemme: Pasqua Settimane Capanne1. Pasqua si celebra in famiglia, comincia la sera del 14 di Nisàn e termina il 22 sera dello stesso mese. Si commemorano la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, si consuma pane azzimo, non fermentato, per ricordare la fretta con cui dall’Egitto si è partiti.Cena della prima sera: Tre pani azzimi ed una zampa di agnello in ricordo del sacrificio pasquale quando ancora c’era il Tempio Un uovo sodo come segno di lutto per la distruzione del Tempio Una foglia di lattuga amara in ricordo della schiavitù in Egitto Una marmellata che ricorda la malta che usavano in Egitto.Un bambino chiede spiegazioni ed il celebrante spiega quanto sopradetto.2. La Festa delle Settimane si celebra in 7 settimane (50 giorni) dopo la Pasqua (il 6 del mese di Siwàn – maggio/giugno), la notte precedente si legge la Scrittura e si commenta la donazione della Torah e dei 10 comandamenti a Mosè, indi si legge il Libro di Rut.3. alla festa delle Capanne (sukkòt) si consumano i pasti in capanne a ricordo delle stesse ove vissero fuggiti dall’Egitto. Anticamente vi si ringraziava Dio per i prodotti della Terra. In questo mese (Tishri) con l’inizio dell’anno civile si celebra il Capodanno. Si commemora la Creazione ed il momento in cui Dio sarà riconosciuto come Creatore

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di tute le creature che, a loro volta, riconosceranno la superiorità spirituale di Israele sugli altri popoli. In Tishri vi sono 10 giorni penitenziali in cui l’ultimo si chiama Espiazione (“yom kippur”): digiuno, astensione dal lavoro e penitenza, per il perdono dei peccati. Vi sono poi altre Feste minori come quella del Adar giorno 14 in cui si legge il Libro di Ester ricordando la liberazione degli ebrei dall’impero persiano per intercessione della regina Ester, chiamata anche “Carnevale ebraico”.

IL GIUDAISMO NELL’ETA’ MEDIEVALE

Quadro storico

Nell’Alto Medioevo si sviluppò il giudaismo soprattutto in area Mesopotamica, siro-palestinese ed Egitto. Sotto gli Arabi i giudei ebbero uno sviluppo senza confronti nella storia. Tutti i settori sociali ebbero profonde modifiche: Si passò dall’agricoltura all’artigianato/commercio e finanza. Potendo spaziare non solo economicamente ma anche culturalmente oltre il piccolo orizzonte ove erano per secoli confinati, poterono cominciare a confrontarsi con un orizzonte culturale diverso.Smisero di parlare l’aramaico, usato per un millennio, cioè dall’esilio babilonese, con il quale avevano codificato la legislazione, adottando l’arabo, più versatile e più ricco come lingua. Le principali opere religiose ebraiche medievali furono scritte in arabo ma con grafia ebraica. Nel Basso Medioevo lo sviluppo continuò nelle propaggini dell’impero arabo e nell’Europa cristiana. Francia, Spagna, Germania ed Italia diventarono i centri più importanti della diaspora. Dopo il 1000 in Europa il giudaismo mise radici e si sviluppò, comprendendo anche pensiero culturale europeo. Il patrimonio religioso e profano tradizionale si arricchì di elementi nuovi. Con la nascita e sviluppo delle Repubbliche Marinare l’influenza dei commercianti ebraici venne meno. Le Crociate li allontanarono ancora di più dal circuito commerciale. Da commercianti si trasformarono in prestatori di denaro. Alla fine del 1200 in Europa e particolarmente in Italia meridionale e Spagna diventò la loro attività principale, forse l’unica consentita. Tra il 1100 ed il 1200 accantonati come commercianti e proibito il prestito di denaro ai cristiani, essi ne divennero gli assoluti

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protagonisti. Questa attività, insieme alle diversità religiose e di usi e costumi, nonché comportamenti che non li portavano certo ad in- tegrarsi nelle società ove arrivavano ma, anzi , al contrario, li fece invisi e perseguitati. Nel 1290 furono cacciati dall’InghilterraNel 1394 dalla Francia (il Papa li autorizzò a stabilirsi in una sua proprietà in Provenza).Nel 1492 dalla Spagna ove erano con il dominio arabo componente fondamentale della società e dove furono composte opere fondamentali per la religiosità.Dal 1450 al 1500 dalla Germania quasi sparirono per uccisioni ed espulsioni. Si spostarono verso l’Italia e l’Europa dell’est.

LA REAZIONE AL TALMUDISMO

Verso il 7/800, ove è oggi l’attuale Iraq, si sviluppò un movimento che voleva tornare alla sola Bibbia come testo fonte della legislazione ebraica, conservando però i principi degli antichi Sadducei e forse Qumranici. I seguaci furono chiamati qaraim (biblisti) erano i Caraiti. Rifiutavano quindi la tradizione orale e l’adattamento ai tempi tornando una legge più rigida.. Fu composto in aramaico verso il 750 a Baghdad il “Libro dei Precetti”, da Anan ben David, fondatore del Caraismo. Nel X e IX sec. furono composti altri codici e si stabilì in Palestina il 1° Caraita. L’unico codice conservato è un grosso commentario in 5 libri (il primo dedicato tutto a cristianesimo e sette giudaiche – Libro delle Luci e dei Posti di Guardia) scritto nel 927 in arabo in Mesopotamia. La diffusione del Caraismo avvenne tra il IX ed il XI sec. Alla famiglia di Ben Ashar si deve la sistemazione della Bibbia com’è ora. Si aprirono nuove discipline di studio. I sostenitori del Talmudismo lo avversarono ferocemente, poi per diversi motivi entrò in decadenza non riprendendosi più. Nel XII sec. a Costantinopoli fu composto un commento ai 10 comandamenti stabilendo i principi fondanti del giudaismo: Creazione ex-nihilo Esistenza di un Creatore Sua unità ed incorporeità Mosè e gli altri Profeti sono stati inviati da Dio. Dio ha dato la Toràh, non serve la tradizione orale.

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Il Tempio di Gerusalemme è stato scelto da Dio per le sue manifestazioni Resurrezione dei morti Ricompensa e punizione nella vita futura Avvento del MessiaOggi sopravvivono piccole ed isolate comunità.

SISTEMAZIONE DEL TESTO DELLA BIBBIA

Dopo i primi secoli si fissò in modo definitivo il testo consonantico della Bibbia. Scegliendo il più attendibile e vicino all’ideologia dei responsabili della fissazione stessa. Altri manoscritti scomparirono. Il sistema vocalico con segni convenzionali per poterlo leggere furono aggiunti secoli dopo. In qualche modo quindi potrebbe questo non rispettare l’originale, visto che l’ebraico era lingua morta da secoli. Fu creata la “massoràh”, un sistema per assicurare che la registrazione rimanesse nel tempo (n° parole del libro, parole iniziali e finali delle pagine,, n° di parole per frase…) e gli specialisti furono chamati “masoretici”. Tra i metodi preparati in Palestina e a Babilonia prevalse quello preparato a Tiberiade. I Tiberiadi masoretici erano appartenenti a famiglie influebti (Ben Asher) ed influenzati anche dalle grammatiche arabe che nello stesso periodo stavano concorrendo a fissare il Corano. Scomparvero gli altri sistemi. I testi biblici posteriori all’VIII sec. hanno pochissimi varianti. Il metodo masoretico tiberiade si impose. Furono scritti dagli stessi componenti la famiglia o da amanuensi come il manoscritto copiato a Il Cairo bel 1008. Anche le recenti edizioni bibliche si basano su di essi. Dopo l’invenzione della stampa il testo masoretico fu pubblicato, stampato e pubblicato con traduzione in aramaico ed i principali esegeti medievali ebrei vi inserirono i loro commenti. Questo per 4 secoli. Poi questo testo del 1500 fu di nuovo ri-sostituito nel 1929 con quello del 1008 Cairota.

IL PENSIERO RELIGIOSO

Discussioni filosofiche non si ebbero per i primi 8 secoli dall’anno 0. Si cominciò su stimolo della teologia islamica. Dopo i contatti con greci ed islamici si cominciò a discutere e riflettere su vari principi e contraddizioni presenti nella Bibbia. I maggiori esponenti del pensiero religioso vollero interpretare e riformare il giudaismo alla luce anche

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dei nuovi pensieri, platonico ed aristotelico, caratterizzanti il Medioevo. La filosofia ebraica nacque, quindi, per confrontare le basi fondanti il giudaismo, Bibbia, Talmud, e sull’esperienza della Rivelazione, con le filosofie greco-ellenistica-islamica, basate sulla ragione e per capire e verificare se questi due sistemi fossero compatibili tra di loro.Si svilupparono due correnti:- razionalista- anti-razionalistaa seconda che si ritenesse che la ragione potesse o meno dare delle risposte razionali alla fede ebraica. Vi furono molti pensatori, che dettero ragione all’una o all’altra corrente. E denunciando con i loro lavori dei principi assoluti che dovevano essere condivisi dalla fede e dalla ragione. Lo scopo ultimo era evitare lo scontro diretto fede-ragione, cioè tra rivelazione e ragione. Diversi di questi guardarono ai filosofi greci con molto interesse, e li tennero in grande considerazione, ma furono sempre considerati inferiori ai Profeti ebraici, mandati proprio in mezzo al popolo d’Israele come scelta di Dio ed in QUELLA terra. In queste discussioni si animò il dibattito anche su quali fossero i precetti da osservare e se per mezzo di essi fosse raggiungibile la salvezza o meno. Anche lo studio delle scienze, a seconda delle teorie seguite ed enunciate potevano essere uno strumento per raggiungere la conoscenza massima di Dio. Nei sec. XIII – XIV due correnti si distinsero: una per l’appoggio, una per la contrarietà rispetto al pensiero filosofico ellenistico. Una favoriva lo studio filosofico ed il confronto con l’aristotelismo, l’altra avversava l’allegorizzazione della Bibbia che era stata data in precedenza, perché poteva condurre alla relativizzazione e quindi ad una perdita di valore della Bibbia.

Le due correnti erano fra ebrei spagnoli ed ebrei provenzali. Si alternarono fino al basso Medioevo pensatori che sceglieranno l’uno o l’altro percorso di studio e critica. Nel tempo da ogni corrente furono formulate diverse articolazioni delle dottrine fondamentali del giudaismo. Altri pensatori cercarono di trovare delle mediazioni a tali diversità di posizione, onde non creare scontri all’interno della comunità ebraica, che già subiva attacchi dall’esterno.

La poesia religiosa

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Anche le preghiere così come i libri biblici e le interpretazioni talmudiche vennero fissate. Questo a partire dal sec. IX. Una parte fu fissata a scelta delle singole comunità, parte che con l’avvento della stampa sparì essendo necessaria una standardizzazione . Fu creata una raccolta per l’Egitto, ma quella che ebbe notevole importanza fu una versione redatta in Francia nota come “Mahazòr Vitry”. Si indicano in esso il ciclo di preghiere da recitare in un anno nelle giornate delle Feste.Col termine “Sedèr” si indicarono le preghiere da recitare nei giorni feriali. I libri di preghiere si dividono in una settantina di riti. I più diffusi sono quello sefardìta, (da Sefarad, come chiamavano la Spagna), e quello ashkenazita (stesso per la Germania e Francia). Si differenziavano, e lo fanno tuttora, per forma e disposizione delle preghiere tradizionali, norme da applicare durante le funzioni e varietà degli inni religiosi.

In altri ambiti soprattutto periferici come lo Yemen si svilupparono varietà regionali trasmesse in manoscrittiIn Italia queste due si aggiunsero al rito antico e tradizionale in vigore presso gli ebrei di Roma dal sec. XIII, introdotto dagli immigrati. Un altro rito fu quello diffuso nella Grecia bizantina ed isole. La parte variabile dei riti (regionale o locale) comprendeva inni che venivano recitati tra le preghiere o alla fine della lettura. La poesia religiosa cominciò a svilupparsi dopo il 553, quando l’Imperatore Giustiniano I impose agli ebrei la lettura della Bibbia in greco e abolì la lettura nei loro testi originali. Per aggirare il divieto i contenuti delle preghiere ed il Talmud furono esposti in componimenti poetici. Di questi è abbastanza difficile la comprensione. Dalla Palestina poi in Italia meridionale, Spagna ed Europa centrale.Soprattutto in Spagna essa raggiunse un livello molto alto di qualità letteraria e poetica. Tra i componimenti e ne erano di più brevi e di molto lunghi. Spesso gli autori erano poeti o filosofi, anche professando riferimenti smaccatamente ellenistici e lontani dalla tradizione ebraica. Si mescolavano in essi riferimenti in latino, ebraico ed arabo. Vi erano inseriti riflessioni sul destino dell’uomo, sulla felicità sull’anima, addirittura l’intera Toràh è stata riscritta in rifacimenti poetici, famosi rimangono i Canti di Sion.

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IL DIRITTO

Con il titolo di “gaòn” furono insigniti i capi della accademia babilonese di Sura e di Pumbedita, diventando i più qualificati rappresentanti della giurisprudenza ebraica. Tra l’inizio del gaonato (650) e l’inizio della sua decadenza (1050) si definì l’età del gaonato. I rappresentanti di tale filone furono riconosciuti anche dall’autorità statale. Sistemazione della liturgia, spiegazione del Talmud, codificazione del diritto e soluzione di questini giuridiche i loro compiti. Da ogni regione, anche da quelle molto lontane, venivano loro sottoposti casi giuridici, pratici o spiegazioni di passi controversi del Talmud. Le decisioni venivano riconosciute da tutte le comunità. I loro responsi vennero raccolti ed ordinati Diventarono parte integrante della Tradizione giuridica, affiancando il Talmud. I centri culturali ebraici però passarono in Europa e questo istituto fu ripreso soprattutto nelle zone tra Francia e Germania (Reno) dove gli studi talmudici erano arrivati tramite l’Italia. Le decisioni di uno degli esponenti di queste zone, si riferivano alla Bibbia al Talmud ed anche ai geonim, e spesso erano influenzate anche dalle legislazioni degli stessi luoghi. Le sue decisioni divennero norme per gli ebrei di Francia, Germania ed Europa settentrionale. Si emanarono in questo senso molte direttive:Proibizione della poligamiaDivieto di divorzio senza consenso della moglieDivieto di leggere letture destinate ad altriDivieto di punire severamente gli ebrei che tornavano al giudaismo dopo essersi convertiti al cristianesimo.I primi due provvedimenti, anche se contrastanti con Bibbia e Talmud, furono accettati anche dagli ebrei nei paesi islamici.Questo avvenne verso il 1000. Altri esponenti importanti seguirono e dettarono successive norme giuridiche. Uno di questi ritenne di essere il solo in grado di correggere errori compiuti dagli amanuensi nel copiare il Talmud. Un altro visse in Spagna nel 1200 e fu riferimento per tutto il mondo conosciuto allora, spaziando le sue espressioni dalla filosofia alla ritualistica e rimase fondamento per la giurisprudenza ebraica dell’avvenire.

I CODICI

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Queste norme ed interpretazioni si chiamarono halakòt. Furono composti numerosi Sefèr (libri) raccogliendo tali norme, con regole anche molto diverse a seconda di cosa si includesse, si escludesse, e del metodo usato per compilarli. I 613 precetti (mishwòt) ebbero interpretazioni, commenti e spiegazioni da parte di molti studiosi, sia per quelli biblici che quelli di derivazione rabbinica. Maimonide, uno di questi giuristi, compose e raccolse, in un opera di interpretazione per farla comprendere e conoscere, tutta la legge orale, sia compresa nel Talmud che successiva. Maimonide divide le norme in 14 classi con omogeneità. Si comportò senza guardare molto ad autorità rabbiniche precedenti e come se il suo fosse un lavoro definitivo. Fu anche avversato perché così troncava la discussione che era il fulcro dello sviluppo della giurisprudenza. Egli promulgava l’osservanza dei precetti e la comprensione razionale di essi. Un suo successore, francese, distinse tra precetti caduti in disuso ed altri ancora validi, compilando un codice che ebbe uso e successo in Nord Europa fino al 1500. Un altro ebreo francese compose i precetti in “7 colonne” per leggerne ogno giorno uno. Questo libro fu aggiunto dai rabbini nei libri delle preghiere. Uno spagnolo nel 1200 produsse un codice collegando ognuno dei 613 precetti a dei versi del Pentateuco. Introdusse l’opera con i principi fondamentali del giudaismo: eternità, onnipotenza, unità ed onniscenza di Dio, Creazione, ricompensa e punizione, verità della tradizione ebraica.Non vi compaiono Resurrezione ed immutabilità della Legge come in Maimonide. Altri esponenti importanti furono in Germania anche per le zone di lingua tedesca. L’ultimo grande codice medievale è di un ebreo tedesco vissuto in Spagna. Questi trattò delle differenze tra riti e rabbini askenaziti e sefarditi, nonchèe delle tradizioni in uso in alcune zone. Descrisse usi e costumi delle comunità askenazita e sefardita, esaminando sia i pensieri di Alfasi che di Maimonide. Dopo avere trattato di tutte le opinioni non ne trasse le conclusioni, lasciando ad altri tale compito. Questo fu molto apprezzato dai giurisprudenti perché lasciava aperta la porta alla discussione. Si diffuse alla fine del 1400 ed inizio 1500 e dopo la Bibbia fu quello più pubblicato.

LA MISTICA

Un insegnamento religioso trasmesso per via orale di generazione in generazione viene definito qabbalàh (tradizione).

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Sin dall’età talmudica essa ha percorso la storia ebraica fino ad oggi, espressa nelle più svariate tendenze. Sono da ricercarsi fra i redattori della Mishnah e fra i discepoli di Yohanan ben Zakkay i primi esponenti della riflessione mistica. Si rifanno ad una disciplina esoterica, praticata da gruppi apocalittici ed anche in ambienti farisaici riferendosi al primo capitolo della Genesi ed al primo capitolo del Libro di Ezechiele, in particolare alla “visione del carro col trono divino” (La mistica del trono). Nel trono divino sono contenute tutte le forme della Creazione. Obiettivo dei mistici è la Conoscenza del mondo celeste. Fonti sono dei trattati anonimi del V – VI sec a. C. titolati hekalòt (palazzi). Si distinguono in Piccoli Grandi Si riferiscono ai palazzi celesti che doveva attraversare il mistico prima di arrivare al 7° ed ultimo palazzo ed infine al Trono della Gloria di Dio. Si riunivano in circoli selezionatissimi. Pratiche ascetiche, digiuni e preghiere erano prassi e quindi vi era l’ESTASI. Rimangono assolutamente distinti, comunque, da Dio. La riflessione sulla Genesi venne scritta nel “sefèr yeshivah” (libro della Creazione) che è un breve testo redatto nella Palestina del III – VI secolo in tre stesure successive contenenti le riflessioni di una speculazione ebraica nel campo della mistica. L’autore, anonimo, mescolando motivi neo-platonici ed ellenistici con dottrine ebraiche, ragiona su significato delle lettere (che sono - equivalgono – anche a numeri) e del linguaggio. Gli elementi del mondo sono le 22 lettere dell’alfabeto ebraico ed i primi 10 numeri (sefiròt). Questi ultimi potrebbero essere messi in relazione con lo spirito di Dio, l’aria, l’acqua, il fuoco, le 4 dimensioni, del cielo, l’alto ed il basso. Lettere e Numeri illustrati in 6 capitoli sono le 36 vie per la sapienza di cui Dio si è servito per la Creazione mescolandole in tutte le possibili combinazioni. Il linguaggio venne visto come una potenza creatrice, una cosmogonia linguistico-mistica. Verso il 1150 le prime espressioni documentate della qabbalah vera e propria, vennero dalla Francia meridionale, dalla Provenza dove è stato completato anche un altro libro sul tema. Contiene antiche sentenze di maestri palestinesi, introduce il metodo e la struttura simbolica della Tradizione cabalistica. Le sefiròt si trasformano in attributi divini descrivibili solo con il linguaggio dei simboli.Alle funzioni di un sefiràh corrispondono osservanze di un precetto.

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Verso il sec. XIII la Spagna diventò centro più importante per la mistica. Si uniscono elementi neo-platonici, gnostici, commenti presi da testi arabi e latini, completando la qabbalah di cui si specificarono due tendenze:1. SPECULATIVA,2. PRATICAsviluppata solo in Francia e Spagna, principale scrittore vide nella meditazione sulle lettere dell'alfabeto ebraico come via per consentire all’anima di cogliere la vita divina. In particolare riflettendo sulle lettere componenti il nome di Dio, che rappresentano l'essenza assoluta. La lingua ebraica per loro era ritenuta divina da una tradizione antichissima. Liberandosi, meditando su questi argomenti, l’anima si può liberare di tutti i legami terreni, liberandola dagli affetti e dalle percezioni sensibili. L’intelletto è il mezzo per arrivare alla Deità, come per Maimonide. In Spagna, nel frattempo, si compose il testo che per i mistici veniva dopo la Bibbia e Talmud. Romanzo mistico ambientato in una Palestina immaginaria. Qui suo figlio (dell’autore) ed un gruppo di amici dissertano sui problemi riguardanti Dio e l’uomo. I discorsi hanno il filo del sermone. Cercano di cogliere il significato mistico dei versetti biblici. Vengono raccolti e scritti come se fossero un commento al Pentateuco ed al Cantico e a Rut. Due gli elementi della sua dottrina: Il Dio della Creazione e della Rivelazione L’uomo ed i suoi rapporti con DioObiettivo è la comprensione dei contenuti nascosti nel mondo divino. E’ una dottrina “teosofica”, una dottrina, cioè, mistica ed orientamento del pensiero, attraverso i quali si può comprendere la vita nascosta della Divinità nel suo operare e forse l’immedesimarsi in essa mediante la contemplazione.

Lo Chassidismo Askhenazita

Nel XII e XIII sec. si ha una tendenza pratica della qabbalah in Germania, Renania, a Ratisbona, Magonza, Spira.L’esponenente maggiore del movimento scrisse il “Sefèr hassidìn” (Libro dei devoti), oltre ad altri scritti. L’esperienza non oltrepassò queste zone ma, comunque, fu molto importante. Non fu un movimento elitario come in Spagna ma, al contrario, popolare. Elementi fondamentali sono:

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La hassidìt (devozione); lo hassidìn ha una particolare condotta etica e morale d’esempio per tutti. Ha il suo ruolo primario per questo, non per i suoi studi. Questa nuova figura è fondamentalmente diversa quelle precedenti, fondanti la loro prevalenza mediante lo studio della Legge. Rinuncia alle cose di questo mondo Serenità dello spirito Altruismo spinto agli estremi.Abnegazione, altruismo, umiltà ed indifferenza alla derisione e denigrazione sono le virtù mediante le quali si realizza un ideale di vita. Vi sono analogie con la mistica islamica nonché con il monachesimo cristiano. Essi cercano una spiegazione contando e calcolando ogni parola e numero delle preghiere, degli inni, delle benedizioni. Dio è più vicino al corpo dell’uomo dell’anima stessa. Il fine ultimo dell’ascesi chassidica è la visione della ”Gloria” di Dio, cioè del modo in cui la Deità si rivela. L’uomo può avere rapporti con la sua “Gloria” ma non direttamente con Lui, dottrina, quindi, distante dalla precedente mistica, la quale permetteva il raggiungimento ravvicinato alla Deità.

Il giudaismo nell’età moderna e contemporanea

Per gli ebrei cominciò un periodo di emancipazione e conquista di diritti civili solo dopo la Rivoluzione Francese, quindi il Medioevo durerà per loro 2-300 anni in più. Comunque vi sono stati dei cambiamenti anche per gli ebrei e quindi si mantiene la collocazione di “età moderna”. Si apre per gli ebrei nel 1492 una nuova diaspora, con la cacciata dalla Spagna. Vi è quasi la scomparsa da Spagna, Francia e Germania, dell’elemento ebraico che aveva visto in questi paesi il suo sviluppo maggiore. Le comunità spagnola e francese quasi si estinsero, In Germania solo alcune comunità vennero “tollerate”. Ma con limiti alle loro attività. Si spostarono in Polonia e Lituania. Verso l’Italia numerosi profughi rinvigorirono di poco le già scarse comunità. L’emigrazione più forte dalla Spagna andò nel verso dell’Impero turco. Vi dovevano solo pagare una tassa per i non arabi (i mawali). Il monopolio del commercio venne preso da loro, da Greci ed Armeni. I Balcani e Costantinopoli furono destinazione di molte comunità. A Salonicco per lungo tempo vi fu maggioranza di popolazione ebraica, caso unico nella storia. Altri emigrarono verso la

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Palestina sotto gli Ottomani. Oltre alle città principali anche a Safed si situò un luogo importante per la mistica ebraica. La separazione in “ghetti” fu sancita per la prima volta a Venezia nel 1516 per evitare i contatti con i cristiani. Il ghetto si diffuse poi in tutta l’Europa. In Europa orientale il ghetto venne realizzato solo nelle città sedi vescovili. Era uno Stato nello Stato, con i rappresentanti delle comunità che riscuotevano le tasse per conto dell’amministrazione. Essi curavano il mantenimento della sinagoga, il cimitero, il macellaio rituale, i custodi, il rabbino. Accanto alla sinagoga vi era di solito la scuola per l’insegnamento dell’ebraico e l’istruzione religiosa. Si creò, o forse si perpetuò, un abisso culturale fra di loro e gli altri popoli, non essendoci quasi rapporti tra le comunità locali e quelle ebraiche. Il modello del ghetto era identico ovunque. Nei paesi arabi l’ebreo era attratto dalla cultura araba, e dal pensiero greco-antico, cosa che non succedeva in Europa orientale. Lo sviluppo della cultura che non avvenne, lasciò un vuoto colmato dalla mistica, che divenne da elitaria a popolare. Essa ridiede slancio alla esperienza ebraica tramite il dramma dell’espulsione dalla Spagna, visto come avvenimento paragonabile alla distruzione del Tempio ed all’esilio in Egitto. Gli studi talmudici ripresero vigore e l’importanza che aveva avuto in passato con la supremazia del dotto nella scala gerarchica.

IL MARRANESIMO

Uno dei pochi elementi di modernità in un periodo di chiusura verso l’esterno fu il ”marranesimo” dallo spagnolo “maiali”. Venivano indicati con tale termine i giudei che erano stati costretti a subire il battesimo, ma in segreto erano rimasti fedeli al giudaismo. L’appellativo venne poi esteso ai discendenti ed a coloro che ritornavano al giudaismo (convèrsos). Essi studiavano e conoscevano spagnolo e portoghese, latino e la cultura cristiana e nel contempo avevano anche informazioni sul giudaismo. Poterono studiare e laurearsi ed alcuni composero opere in lingue europee facendo conoscere il giudaismo ai “nuovi cristiani” che lo avevano dimenticato, ma anche ai cristiani veri e propri. Si stamparono, ad esempio, la prima traduzione della Bibbia ebraica in spagnolo, da tipografi marrani di Ferrara. Papa Pio IV proibì la pubblicazione di opere ebraiche in lingue europee. I Marrani si possono raggruppare in 4 tipi, a seconda delle loro caratteristiche e dei loro comportamenti:

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1. Comportamenti da cristiani perdendo ogni traccia di giudaismo2. Vivendo da cristiani pur conservando la consapevolezza delle loro origini e di nascosto tenendo vive le tradizioni, questo per paura dell’Inquisizione.3. Coloro che non trovarono una scelta definitiva e rimasero al limite ala fine rifiutando entrambe le strade4. Pienamente inseriti nella vita cristiana, decisero di abbandonare tutto e rivolgersi alle origini in difesa del giudaismo contro i cristiani.Fu un marrano olandese a mettere in evidenza la connaturata contraddizione del giudaismo con un Dio unico ed universale e la scelta, il “Patto” con il “popolo eletto”.

IL CODICE DI YOSEF CARO

Fino al 1553, anno in cui la Chiesa ordinò la distruzione dei manoscritti e delle edizioni del Talmud, vi fu una notevole diffusione dei codici Dopo la diaspora medievale era necessaria una revisione delle norme che, nel tentativo di unificare la legislazione, eliminasse molte differenze. Mentre in passato la differenza di opinione era la base per la “discussione”, anima del Talmudismo, ora diventò un difetto, non ritenendo la soluzione più autorevole tra tante, era diventato una raccolta di fonti. Consultabili solo da esperti. Un esule spagnolo in Palestina, Yosef Caro, compose un codice che riferiva il consenso di giuristi che l’avevano preceduto. Quando le versioni nei codici di Alfisi e Maimonide e Ben Asher erano diverse, Caro scelse quella su cui concordavano due su tre. Non doveva, però, essere in contrasto con i gheonim. Fu adottato come compendio giuridico modello, cioè regolava un sistema di vita regolato da leggi sottoposte alla fede. Non riuscì ad appianare tutte le differenze, ma costituì una tappa fondamentale (Shulkàn aruk).Addirittura in alcune comunità prese il posto del Talmud. Esso ha però bloccato l’evoluzione della giurisprudenza ebraica. Riuscì, incredibilmente, a conuigare diritto e mistica.Ebbe una visione e gli apparve un messaggero celeste:Chi prega deve concentrarsi sulla preghieraOgni persona ed intenzione nella preghiera siano puri.Parlando davanti ad un Re starebbe attento a come parla, figuriamoci dinanzi a Dio stesso! Rendere umiltà nel cuore.

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Non fu ben accetto dagli askenaziti perché non aveva tenuto conto dei loro usi e costumi. Fu integrato di queste ultime esigenze emerse ed accettato da tutte le comunità. Nei sec. XVIII e XIX il centro della scienza rabbinica divento Vilnius. Si introdusse nella stesura del Talmud elementi moderni. La Mishnah doveva essere seguita senza le interpretazioni del Talmud. L’ultimo codice nominato, in ordine di tempo, non doveva essere seguito se non concordava con la metodologia da lui indicata per interpretare il Talmud.

LA MISTICA

Vari mistici si concentrarono nella redazione di testi per dare la loro versione (mistica) della religiosità ebraica. Il centro più importante durante il Medioevo fu Safèd, villaggio della Palestina. Avvicinandosi o addirittura condividendo i pensieri ellenistici si svilupparono molte concezioni sul ruolo di Dio nella Creazione. Spiegarono inoltre le motivazioni per le quali era necessario seguire le regole della Toràh, il ruolo della preghiera, il simbolismo espresso durante essa. Comunque si pronunciassero i mistici di Safèd attribuirono tutti molta importanza alla liturgia, alla cerimonia, al rito. Le anime si purificavano durante vari passaggi sulla terra e la diaspora ne era strumento, e mediante l’unione con i non-ebrei si sarebbero accorciati i tempi di purificazione. Questo venne chiamato il processo della “restaurazione”, momento in cui sarebbe tornato il Messia. La diaspora spagnola ne era un segnale e si fissò addirittura la data certa per tale evento.

IL SABBATIANESIMO

Un altro cabalista, certo Shabbetay Zevi, turbato da problemi psichici quali depressione e sovreccitazione, alternati, compiva volontariamente atti contrari alla Toràh. Non lasciò scritti ma un modello di vita: il modello del “santo peccatore”. Proclamava l’arrivo del Messia i tradizionalisti lo scomunicarono e dalle autorità turche fu attenzionato come sobillatore pericoloso. Altri considerarono i

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massacri compiuti dai Cosacchi ai danni di ebrei come un annuncio dell’arrivo dell’era messianica. Fissò l’anno 1666 come data ultima. Fu imprigionato e davanti alla prospettiva di convertirsi all’Islam o morire scelse senza indugio e molto velocemente la prima ipotesi. Altri continuarono a promulgare le sue teorie eretiche. Nella sua vita alcuni suoi continuatori videro il processo della restaurazione nel cammino dell’anima. L’ anima ed il Creatore avrebbero voluto come nella sua vita provare il Male e l’apostasia. Anche le azioni contrarie alla Toràh hanno quindi valore positivo per raggiungere la verità. I rabbini vedendo la Toràh attaccata privata di tutta l’autorità li perseguitarono e fecero sparire i loro scritti.Il Sabbatianesimo si diffuse in Galizia e Podolia e nelle regioni Balcaniche dominate dai Turchi con due correnti, una radicale, una moderata. In Lituania ebbe vita breve per la forte reazione rabbinica come in Boemia e Moravia

IL CHASSIDISMO

Non ha niente a che fare con il chassidismo askenazita medievale, è l’ultima espressione della mistica ebraica e la più conosciuta. Non si estese al di fuori dei paesi slavi e della Romania, sorse in Ucraina nel 1700 ed in Polonia. Particolarità è che chi aveva raggiunto e sperimentato il segreto dell’autentica adesione a Dio, injvece di custodirlo divulgavano questo percorso. Elementi fondamentali:Nascita di sentimenti religiosi in persone poco istruite Il saddiq (giusto) era a capo di una comunità che lo riconosceva e veniva quasi adorato.L’ esoterismo della mistica fu accolto da persone del popolo. Il saddiq, il santo chassidico nel quale la persona prendeva il posto della dottrina. In cima alla scala religiosa non stava più l’esperto sacerdote studioso di legge, ma il saddiq ed il suo comportamento.

ETA’ CONTEMPORANEA

Quadro storico

Dopo la rivoluzione francese gli ebrei si dovettero rendere conto di appartenere ad una diversa società, rispetto a quella passata. Doversi integrare dopo 3 secoli di segregazione in ghetti fu molto difficoltoso.

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Vi furono tentativi di inserimento e di conservazione della propria identità. Qualsiasi modifica dello status quo per le componenti tradizionaliste talmudiche era visto come minaccia all’identità. Altri videro la Rivoluzione Francese come una seconda rinascita per il popolo ebraico. I tentativi di inserimento furono bloccati dal sorgere dei nazionalismi. Da sempre gli ebrei non avevano concezione della “Nazione” che non fosse la loro. L’antisemitismo rafforzò chi non si voleva integrare nella sua convinzione di diversità. Due le opzioni che si presentarono: considerarli cittadini alla stessa stregua dei cittadini locali oppure riconoscergli lo status di Nazione e riunirli in un territorio.

In Europa centrale ed occidentale si preferì la prima opzione, anche se con molte difficoltà. Non avevano fatto i conti con il futuro, sottovalutando i pericoli che incombevano su di loro. Anche nell’est però l’integrazione fallì e si crearono zone di “residenza” come luoghi di segregazione e discriminazione. Il fenomeno dei “pogrom” (devastazione) della fine del 1800 furono un fenomeno molto sottovalutato, anche dalla storiografia moderna, ma di enorme violenza ed impatto sulle comunità ebraiche. Fu uno dei fatti che esplicavano come non vi fosse un futuro possibile di integrazione. Nascono in questo periodo tre movimenti :il sionismol’emigrazione verso gli Stati Unitiil socialismoMa le diversità del loro popolo furono da ostacolo all’inserimento anche nelle organizzazioni internazionali socialiste, nonostante l’obiettivo teorico comune di volere un mondo “internazionale” senza nazioni, in cui il popolo ebraico avrebbe potuto svilupparsi, lo accomunasse agli ideali “internazionalisti socialisti”. Si risvegliò il sentimento nazionale ebraico, altro nazionalismo però privo di territorio, in Europa e fu da stimolo per l’emigrazione in USA e lo sviluppo del Sionismo. Nel 1948 nacque ufficialmente lo Stato di Israele, dalla spinta di una minoranza agguerrita oltre all’appoggio di numerose potenze nazionali mondiali, che, forse, vi vedevano una maniera di “liberarsi” anche da una presenza che, spesso, risultava ingombrante per le posizioni di potere che gli ebrei andavano conquistando all’interno delle società. Non dimentichiamo che, in

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precedenza alla deportazione in campi di concentramento, Hitler aveva proposto agli stati più forti, europei e non, di accogliere gli ebrei espulsi dalla Germania, ma vi fu posto un fermo e compatto diniego. Questo a testimonianza del fatto che, non era solo il nazionalismo socialista germanico a vedere negli ebrei qualcosa di “pericoloso” per la propria società, nonostante da parte di ogni stato “civile” ed avanzato, democraticamente parlando, si sbandierassero spesso comunicati di sdegno per le leggi razziali e dimostrando, ma solo a livello teorico (gli ebrei accolti ed ospitati da questi paesi europei furono veramente una piccola minoranza rispetto alle reali esigenze), la solidarietà al popolo in pericolo. Tornando alla formazione dello stato d'Israele due milioni di ebrei emigrarono negli USA e non ebbe, questo fenomeno, motivi ideologici, religiosi o di parte. Oggi formano una parte acculturata ed affermata economicamente dell’intero universo ebraico. In Europa molti si assimilarono, correndo il rischio, secondo alcuni, di perdere l’identità storica. Altri cercarono di modernizzare il loro movimento per renderlo più accettabile alle nuove generazioni. Questo causò la rivolta degli “ortodossi” ultra-conservatori, attivi ancora oggi. Sorsero tre correnti: ortodossi, con riferimenti talmudici di Yosef Caro conservatori, fedeli alla Tradizione, ma interpretata in maniera moderna riformista che salvò solo alcune pratiche religiose, liturgiche, rituali fondamentali

Queste ultime due incontrarono forti opposizioni da parte della prima. In Europa orientale gli ebrei erano economicamente erano indipendenti, avevano pochi contatti con l’esterno dalle “zone di residenza”, parlavano tra di loro lo “Yiddish” ed i dialetti slavi con i locali. Non si assimilarono però neanche qui, ritenendo che la loro cultura fosse superiore a quella slava e russa, in generale.

LA SCIENZA DELL’EBRAISMO E LA STORIOGRAFIA EBRAICA

Alla fine del 1700 gli ebrei conoscevano la loro storia solo per mezzo della Bibbia e del Talmud. Massima attività intellettuale del periodo era, appunto, la lettura di tali testi. Non leggevano il tedesco e non si

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traduceva dal tedesco all’ebraico. I rabbini proibivano di leggere testi non in ebraico. Invece in Italia ed Olanda i buoni rapporti cultural-intellettuali con i locali avevano facilitato una coesistenza. Comunque l’illuminismo non fece presa, nel senso che non causò cambiamenti straordinari o stravolgimenti all’interno della loro vita religiosa. In Germania e nell’Impero Austro-ungarico, letteratura, storia e filosofia a loro sconosciute non permisero di collocare storicamente ed in maniera radicata il giudaismo, per loro avvenimento ed entità unico ed immutabile nella storia. Sorse alla fine del ‘7’00 un movimento ebraico paragonabile all’Umanesimo e Rinascimento chiamato hashkabah (illuminismo). I mushkilìm sostenevano lo studio delle lingue locali, della scienza e della tecnica, per poter svolgere lavori di prestigio ed inserirsi nei piani alti delle società. Mendehlsonn sosteneva che l’isolamento in cui si erano ostinati a restare li aveva chiusi troppo in se stessi. Un suo allievo aprì un a scuola a Berlino ove si insegnavano tutte le materie, sacre e profane, in tedesco, per sostituire la cultura rabbinica. Giuseppe II Imperatore d’Austria emanò un editto eliminando tutte le limitazioni alla loro atttività. Centri talmudisti si rivoltarono, soprattutto in Polonia e Lituania si promosse in seguito, sulla scia dell’illuminusmo ebraico uno studio del giudaismo con una nuova metodologia attraverso la scienza, chiamata “Scienza del Giudaismo”, movimento culturale del 1900 molto importante. Programma era: studio del giudaismo filosofia del giudaismoSi sentiva la necessità di riscoprire con i nuovi metodi a disposizione le radici e le ragioni del giudaismo ora che, con l'osmosi culturale rischiava di scomparire.Si cercò di fare inserire letteratura e cultura ebraiche tra il patrimonio della cultura “universale”. Zunz, un uomo forse più importante del momento non volle creare scuole ebraiche separate e pubblicò un’opera in cui, rivendicando l’importanza dello studio storico dell’ebraismo accettava anche modifiche liturgiche per renderle più moderne. La storiografia in questo periodo sostituì le altre materie di studio sul giudaismo e prese il posto del diritto, della filosofia e della mistica.Altri pensatori crearono un movimento “riformista” affermando che per secoli la tradizione giuridica giudaica si era modificata per essere più attenta all’attualità e si era fermata solo nel Medioevo. Necessario

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quindi riformare ulteriormente il giudaismo. Gli ambienti tradizionalisti li contrastarono. Il rabbinismo era stato solo uno dei periodi della storia dell’ebraismo, c’era un prima e ci sarebbe stato un dopo. Nelle pubblicazioni “riformiste” vennero addirittura eliminati i riferimenti alla ricostruzione del Tempio e della Terra Promessa come obiettivo giudaico (anti-sionismo). Successivamente si espressero anche opinioni opposte, influenzate dal pensiero di Hegel. Terra Santa e Toràh comunque restarono capisaldi. Il talmudismo aveva salvato il giudaismo nei secoli dell’isolamento. Compito dell’ebraismo era apostolizzare il mondo e si manifestò una avversione ai dialetti yiddish, agli ebrei dell’est, alla mistica. Modello questo seguito poi da moltissimi ebrei dato che certi testi ebbero una enorme diffusione.

LA RIFORMA

Si costituì un movimento che intendeva adattare il sistema di vita ebraico all’ambiente non ebraico, in contrasto con chi, invece, si irrigidì su posizioni ortodosse. Fu chiamato movimento “riformatore”. Il loro obiettivo era “mimetizzarsi” negli ambienti non ebraici, conservando la loro identità. Superarono il rabbinismo pur riconoscendogli rilevanza storica. La legislazione rabbinica poteva essere modficata perché non era Legge di Dio. Si costituì un ambiente chiamato “Tempio” ed era la prima volta nella storia che avveniva. Due le importanti modifiche alla liturgia, a modello di quella cristiana: si doveva celebrare in tedesco e doveva essere accompagnata dall’organo, cosa che solo gli ebrei italiani avevano ormai metabolizzato, essendo vietato l’uso di strumenti musicali in ricorso della distruzione del Tempio, con innovazioni ancora più radicali: le preghiere dovevano essere rivolte in favore di “tutta l’umanità”. Il Messia sarebbe arrivato per TUTTA l’umanità. Il “bar mishwah”, cerimonia che impegnava i ragazzi maschi ad entrare nella vita religiosa al 15° anno di età. Venne esteso alle ragazze al 12° anno di età. Anche il rito liturgico fu reso meno pesante e più attraente. Spostamento della Festa alla domenica, eliminazione dell’obbligo della kippàh, abolizione delle regole alimentari e circoncisione, furono altre innovazioni. Il massimo esponente fu Abraham Geiger. Non intendevano comunque rinnegare il giudaismo né tantomeno si battezzavano. Volevano liberare il giudaismo dall’anti-storicità e dal nazionalismo. Furono chiamati anche liberali o progressisti. Evidente

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fu la reazione molto dura degli ambienti ortodossi. Negli Stati Uniti si diffuse rapidamente. Attualmente si divide in: profetico (fedele al riformismo) sacerdotale (legato al Tempio ed ai riti)Il secondo è superato ed è praticato da minoranze. Inizialmente anti-sionisti, modificarono le loro posizioni col tempo, forse anche per la politica pro-Israele dei governi statunitensi.

L’ORTODOSSIA

Osservanza della Toràh, Legge orale (Talmud), rabbinismo che trasmette l’insegnamento talmudico, sono i soli che contengono la parola di Dio. Questi i principio degli ortodossi. Presenti in USA molte Yeshiwah che insegnano tale via. Spesso professato dai discendenti degli ebrei polacchi o lituani. Si ispirano apertamente al modo di vivere polacco e lituano ai temopi della loro vita in quei luoghi, dal XVI al XVII sec. seguendone addirittura l’aspetto fisico. Non vi sono assolutamente scambi di predicatori tra sinagoghe professanti i vari riti. Eterodosso o ortodossi, comunque, le donne sono ancora separate dagli uomini durante i riti in sinagoga.

IL CONSERVATORISMO

A metà strada tra eterodossia ed otrtodossia sta il conservatorismo, quindi, Rivelazione data non “per Israele” ma “per mezzo di Israele”. Ritorno alla Legge Mosaica visto come antistorico ed oggi impossibile.

Nota personaleNon sono di oggi o assolute novità, queste suddivisioni, essendo la storia dei giudei pregna di interpretazioni, suddivisioni, ricerche di vie alternative pro-storiche o modernizzatrici. In questo aspetto, non comunque l’unico, si notano assonanze con l’Islam ed il mondo mussulmano, meno con quello Cristiano.Non è questa sede per disquisizioni sulle similitudini e differenze tra grandi religioni monoteiste, ma questa è una delle assonanze con altre religioni monoteiste o religioni del Libro (Ahl al-Kithab o popoli del libro in arabo).

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A ben analizzare, in maniera approfondita, questi tre ceppi religiosi, derivanti o comunque aventi molti elementi arcaici comuni, quali luoghi, persone o fatti, non centrali particolarmente per nessuna caratteristica fisica o geografica ma, al contrario, molto isolate e povere, le assonanze e gli intrecci personali, fattuali e storici in circa tremila anni di storia sono ben di più di quelle fatte presenti oggigiorno, in cui esse sembrano nate e sviluppate completamente in maniera indipendente ed impermeabile ad ogni condizionamento.

Ognuna di queste religioni ha assunto elementi da quella che l’ha preceduta o da quella che l’ha poi seguita nella nascita. Addirittura vi sono stati lunghissimi periodi di tempo in cui tutti e tre i Credi sono stati liberamente professati senza alcun condizionamento da parte di chicchessia verso qualcun altro. Nella storia vi sono addirittura testimonianze di riti professati in comune pur se diretti verso Deità diverse. Purtroppo per motivi che spesso sono davvero trascurabili, la storia ha fatto diventare questo scenario al giorno d’oggi molto raro da ritrovare, perché comunque alla base vi è sempre una circostanza di “diversità”, che da religiosa si espande, inevitabilmente, nella condotta sociale delle rispettive comunità religiose, causando quindi spesso contrasti che se possono apparire spesso di motivazione religiosa, si trasformano poi purtroppo, facilmente in scontri etnici, culturali linguistici, o più in maniera spicciola, a motivazioni più tangibili, quali il controllo territoriale su zone particolari o, addirittura l’assunzione del potere in vari gradi in diverse zone del mondo.Le tre religioni del Libro, tenendo conto di avere moltissimi elementi in comune già dalla loro nascita dovrebbero necessariamente trovare un dialogo più continuo, profondo e senza pregiudiziali di sorta, anche perché alla base dei loro messaggi c’è pace, amore e rispetto, fatto che, purtroppo è stato trascurato molte volte nella storia. Questo divenire ha abbassato dallo scalino da cui pensava di apostolizzare o convertire, chi riteneva (e questo succede ancora oggi, anzi, oggi più che mai…) di essere più vicino a Dio dell’altra corrente religiosa, o, addirittura, che il suo sia stato o sia ancora L’UNICO DIO, affermando un dannosissimo ESCLUSIVISMO RELIGIOSO.Penso che se sin dai tempi più remoti l’uomo ha sempre cercato, avvertito la presenza di un elemento prettamente spirituale, oltre alla presenza ed ai sensi fisici, questo sin dalla preistoria, TUTTE le manifestazioni di qualsiasi tipo verso queste ENTITA’ o in qualsiasi

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modo si vogliano chiamare debbano essere, comunque ed in ogni caso, rispettate, non scavando solchi ed elevando barriere tra i vari credi, ma, alcontrario, aprendosi tra di loro, piuttosto combattendo insieme con un relativismo che porta l’uomo ad essere collocato in uno scalino piccolissimo sopra il mondo animale. La spiritualità, invece, qualora avvertita, coltivata e professata, è l’elemento che può fare elevare la persona ad uno status “universale” molto più elevato, e quando compie atti contro altre manifestazioni di spiritualità, per contro, scende assolutamente in basso nella scala di questa stessa “universalità”.

Bibliografia

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Y.H. YERUSHALMI, Zakhor. Storia ebraica e memoria ebraica, Parma, Pratiche editrice, 1982.

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Roberto Lirussi

STORIA DELL’ISLAMARCHEOLOGIA E STORIA DELL’ARTE MUSSULMANA

Introduzione alla cultura ed alla civiltà islamicaStoriaIl CoranoI cinque pilastri della Fede (Arkàn al-din)ShariaLa proibizione delle immaginiDivisione tra sunniti e sciitiOmayyadi, Abbasidi, Aghlabidi, Fatimidi, Ayyubidi, Mamelucchi, Selgiuchidi, MongoliL’Iran e l’Asia centrale fino ai TimuridiL’architettura islamica attraverso i grandi monumenti delle principali città:I Palazzi nel deserto degli OmayyadiGerusalemmeLa cupola della roccia Moschea di Aqsa La Grande Moschea omayyade di DamascoBaghdad e IraqLa grande moschea di CordovaIl CairoCostantinopoliLa misticaTermini, personaggi e istituzioni

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Introduzione alla cultura e civiltà islamiche

Fare oggi un quadro del mondo islamico indicandolo come una realtà uniforme ed omogenea sarebbe commettere un errore. Non esiste UNA società mussulmana, ma una molteplicità di strutture sociali ed istituzionali che fanno, in qualche modo, riferimento all’Islam. Esistono oggi circa 50 stati che si possono a vari gradi definire “islamici”, e tutti hanno strutture politiche, economiche e sociali diverse. Si può anche sottolineare come i confini che delimitano le sovranità di tali Stati siano di definizione recentissima e, cosa ancora più destabilizzante, imposti da poteri esterni, da ex stati coloniali e non dagli stessi abitanti (che vedremo in seguito spesso non concepivano e non concepiscono ancor oggi il concetto di “confine”). La diversità, specificità e peculiarità delle varie popolazioni, delle diverse zone, dei vari territori, delle varie nazioni influenzate a vario titolo dalla religione islamica impongono un’analisi su quale sia la realtà attuale, ma, soprattutto, degli avvenimenti storici che hanno portato a tale situazione.Per dare una definizione di massima che ci possa introdurre all’argomento possiamo definire “dar al-Islam” il territorio nel quale prevale l’Islam, nel quale vige la shari’a e dove, possibilmente, il detentore del potere sia musulmano.

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Storia

Il termine “arabo” compare per la prima volta nel IX sec. a.C. per descrivere i beduini delle steppe nord-arabiche.Nell’uso greco e romano si estese a tutta la penisola. La visione che si ha dall’Occidente del mondo “arabo” non è sicuramente una fotografia credibile della realtà. Persino i termini usati nelle lingue occidentali per descrivere il mondo arabo e musulmano non sono “identici” a quelli usati in queste regioni. Anche se in certi periodi storici fatti ed ambienti hanno una qualche rassomiglianza con fatti analoghi del mondo occidentale, comunque hanno una peculiarità ed una diversità degne di nota. Abbiamo detto sopra che già il concetto di “confine” fosse e forse sia ancora estraneo oggi alla visione di certi popoli. A tale proposito in molti stati definiti “Islamici” anche il concetto di “gerarchia” è difficile da configurare, in quanto il mondo islamico e arabo pre-islamico hanno sempre privilegiato un movimento societario in “orizzontale” piuttosto che in via gerarchica “verticistico”. Un esempio può essere esplicativo: l’allontanamento dal sostegno ad Alì (cugino e genero del P.) dei Karghiti (coloro che si allontanano, setta uscita dallo sciismo) non prevaricano, ma ne escono, si dividono, si allargano, prendono distanza. Vi è più una tendenza a differenziarsi che a prevaricare.Nel mondo islamico si è più importanti quanto più si è vicini al potere, non per progressione gerarchica o per discendenza o per classe. Da cui la capacità di “assorbire” estranei, la diversità non vista come impossibilità a coesistere. Esempio anche qui esplicativo i “mawali” (individui “non arabi”, in maggioranza persiani, ma anche iranici, o egiziani e così via… che si sono convertiti all’Islam e fanno parte, a pieno titolo, della umma  (أّم  [umm] , la comunità islamica) che arrivano ai piani più alti del potere giungendo addirittura a contrapporsi agli arabi all’interno dei regni come forza di potere. Questa caratteristica può avere sia il risvolto positivo che è evidente, di integrazione, ma anche quello negativo di dividere dall’interno ed alla base, quindi profondamente, un regno o un impero (come successe in questo caso specifico riguardante i mawali a quello abbaside), creando uno dei presupposti per il suo futuro disfacimento. Lo stesso esempio può essere portato per l’Andalusia, dove tutti erano islamizzati ma si contrapposero “arabi” e “spagnoli”, a vantaggio della “Riconquista” cristiana che definì entrambi

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“renegados”.I primordi della civiltà araba vanno ricercati nelle regioni meridionali della penisola araba. A Nord il clima era più caldo e secco, si praticavano allevamento, commercio carovaniero, razzie verso tribù sedentarie e villaggi di contadini. Ogni tribù era indipendente. A sud il clima era a carattere monsonico e punto d’incontro tra Oceano Indiano e Mare MediterraneoLa penisola araba era intorno all’anno 1.000 a.C. suddivisa tra nord e sud non solo per il clima ma anche per caratteri di popolazioni: nomadi a nord e sedentarie a sud. Anche le lingue erano diverse, la settentrionale si trasformò nell’arabo classico. Le tribù della penisola rimasero sempre indipendenti l’una dall’altra e le decisioni venivano prese in base alla “sunna”(la Tradizione). Sunna (in i سنة ) è un termine che significa "costume" o codice di comportamento".

La sunna è costituita dal complesso dagli atti e detti del Profeta Maometto, che sono stati trasmessi nei singoli hadith ("racconti" o "aneddoti" brevi di 5 o 10 righe). Esistono milioni di ahadith, classificati per isnad (catena di trasmissione) ed affidabilità. La collezione della totalità dei singoli ahadith costituisce appunto la Sunna.Dopo il Corano, la sunna costituisce la seconda fonte della legge islamica. Il termine "sunnita", cioè "seguace della tradizione del Profeta e della comunità" (ahl al-sunna wa l-jamā)Dalla Genesi si evince che le popolazioni della penisola si suddividevano in due rami, settentrionale e meridionale, entrambi discendenti da Sem, la prima più affine agli ebrei. Vi erano quindi stirpi di lingua diversa e a sud con un grado più elevato di civiltà. Fiorirono qui i regni di Saba (dei Sabei in Yemen). La religione era politeistica. Dopo il 600 a.C., con al potere gli Himyariti, il suo sviluppo fece nascere il mito dell’”Arabia felix”, per la sua prosperità. Vi fu quindi un periodo di dominazione etiope. Verso la fine del ‘500 a.C. il crollo di una gigantesca diga fece desertificare la zona. A sud gli Dei erano rappresentati dai pianeti.

A Nord si parlava in genere l’aramaico con influenze ellenistiche. Il crocicchio di civiltà (egiziani, macedoni, persiani, greci e romani)

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favorì la nascita di importanti centri di civiltà. Un esempio furono i Nabatei: un’etnia semitica originaria del deserto e dedita al nomadismo. Arrivarono nel sud della Giordania, dall’Arabia, tra il VI ed il IV secolo a.C., stabilendosi nel paese di Edom e cacciando, nel 500 a.C., gli Edomiti. La loro città più importante fu Petra, di cui ancora oggi si possono ammirare le rovine e le case scolpite direttamente nella montagna. Influente fu anche il regno di Palmira, nell’odierna Siria; entrambi i regni furono distrutti dai romani. si impiega per indicare la maggioranza dei musulmani (circa il 90%) che, all'incirca nell'800 d.C., diede vita al sunnismo, corrente principale dell'Islam, in opposizione ai kharigiti e agli sciiti (shīʿa ).La Sunna è la raccolta dei comportamenti che il Profeta ha assunto in differenti occasioni e sono diventati, per questa ragione, esempi da seguire da parte della comunità dei musulmani. A tali comportamenti è stato attribuito un significato e un valore normativo.In senso più ampio la Sunna comprende anche i comportamenti dei Compagni del Profeta e delle maggiori personalità del primo periodo dell'Islam.La Sunna è stata "codificata" alcuni secoli dopo la morte del Profeta, in base ai racconti che sono stati tramandati di bocca in bocca da soggetti "degni di fede", considerati quindi come anelli della catena di "garanti" della tradizione islamica stessaOgni tribù aveva un capo eletto ed un giudice.Da qui alla nascita dell’Islam la zona si caratterizzò per lo sviluppo di una società tribale beduina, con a capo uno sceicco. Si adoravano deità naturali o locali, le tre più importanti erano Manatt, Uzza e Allatdivinità varie sottomesse ad Allah, Dio supremo e si credeva nell’esistenza di spiriti (in alberi e pietre). Erano presenti anche Ebraismo e Cristianesimo che era accolto nella versione monofisita (Gesù unica incarnazione del Dio, unione tra uomo e deità). La zona di transito e traffico commerciale fece si che la penisola prosperasse. La Mecca, con la sua posizione, divenne fondamentale anche per capacità politica dei capi Quraysh, una tribù nord araba che si era trasformata in comunità commerciale. Essi riunirono tutte le divinità nella Ka’bah che si credeva costruita da Abramo e dal figlio Ismaele per custodire la pietra nera portata dall’arcangelo Gabriele (in realtà è una meteorite). Le famiglie più ricche di La Mecca crearono una specie di senato facendone una mini-repubbblica oligarchica.

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Il Profeta Maometto

Qui nacque Maometto nel 569/71. Era nipote del custode della zem- zem (fonte fatta sgorgare da Allah per dissetare Agar, moglie schiava di Abramo, e suo figlio Ismaele). La sua famiglia aveva il compito di distribuire l’acqua ai pellegrini. Fu allevato da uno zio essendo orfano e sposò una ricca vedova di nome Khadiga. A 40 anni gli apparve in una grotta l’arcangelo Gabriele come apostolo di Allah. Gli fece delle Rivelazioni, successivamente raccolte nel Corano, che si susseguirono fino alla morte, per 23 anni. Egli cominciò a predicare a La Mecca battendosi contro il politeismo ed il guadagno come unico motivo di esistenza. La fede doveva essere impegno socio-politico ponendo così le basi per la fusione dei significati di politica e religione.Tre anni dopo, anche spinto dalla moglie, diede inizio alla predicazione nell’indifferenza dei Qurays. Introduceva Allah come unico Dio con un giudizio finale ed imponendo la solidarietà verso i poveri, condannando chi viveva per il solo scopo del guadagno. I Qurays allora ai vertici del potere meccano si sentirono minacciati da queste predicazioni, ma non si preoccuparono più di tanto perché sembrava che i suoi proclami cadessero nel vuoto. Nel 622 egli si spostò a Medina (Egira-Higra) ed inizio del calendario musulmano) città della famiglia materna con i suoi fedeli che venne chiamata Medina (città del Profeta). Si evolse in uomo politico e di legge. Dettò regole di comportamento ai medinesi e contattò la comunità ebraica, contando sul fatto di avere dei punti in comune con un’altra religione monoteistica, ed essendo egli molto influenzato dai riti e dai mondi cultuali di cristiani ed ebrei. Il messaggio divino secondo M. era già stato rivelato ai “Popoli del Libro” (ahl al-kitab) ma non era stato interpretato correttamente.Secondo lui Abramo, riconosciuto da lui come Profeta, avrebbe costruito la Ka’bah stessa. La comunità ebraica non rispose al suo richiamo e, come d’uso si chiuse in se stessa entrando in conflitto con il Profeta. Quelli che vi aderirono furono definiti ansàr (ausiliari) e furono il primo nucleo della Umma.

Definì il rituale della preghiera (salah) che il credente doveva recitare rivolto verso Gerusalemme. La sua predicazione a Medina ebbe successo solo con gli arabi politeisti ma non nei confronti degli ebrei. Costoro lo accolsero bene per i punti in comune (es. Abramo) ma se

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ne allontanarono man mano che egli precisava i suoi dettami. Nel 624 decise di sostituire Gerusalemme con La Mecca per la direzione della preghiera, avvenimento ricordato dalla costruzione di una masjid nel villaggio di Qoba.L’Islam si precisò come religione ESCLUSIVISTA, proclamando come unica vera fede quella che Dio aveva rivelato a Maometto. Istituì il saum (digiuno rituale) nel mese di ramadan in ricordo della rivelazione (la 27” notte).Quasi quotidiane rivelazioni gli fecero precisare il suo pensiero che venne messo per iscritto una ventina di anni dopo la sua morte (632). La lingua era un arabo “acculturato” compreso in tutta la regione e superiore ai molti dialetti ivi parlati. Maometto svolse anche una funzione di “legislatore” regolando con visioni nuove tradizioni ancorate: poligamia, razzie, schiavitù, pellegrinaggio, culto della pietra nera. Molte delle sue indicazioni sono riprese dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ed egli stesso riconosce come Profeti Abramo e lo stesso Gesù che definisce un “grande predicatore” e l’ultimo dei Profeti prima di lui. Maometto riteneva, infatti, di essere il “Sigillo dei Profeti”.

A Medina si acuirono però i conflitti con gli ebrei che vennero cacciati o sterminati dato che gli erano divenuti ostili. Incursioni e razzie verso chi passava vicino a Medina, facendola arricchire ed acquisire importanza, furono un punto a favore del Profeta che si vide messo a capo della nuova comunità. Cominciarono degli scontri bellici con i meccani che dopo alcuni eventi lo videro vincitore, anche in forza di un patto con i Qurays. Egli entrò a La Mecca e spogliò la Ka’bah da tutti gli idoli pagani, lasciandovi però, inspiegabilmente, un ritratto di Madonna con Gesù.Le tribù mano a mano si convertivano e si espandevano, i cristiani potevano, pagando, professare la loro fede, ma non evangelizzare. Vennero messi sotto la protezione della umma e denominati “dhimmi”. Le incursioni arrivarono ai confini bizantini ma non li superarono con Maometto in vita.

Con Maometto si superò il concetto tribale della società e si andò verso la considerazione dell’individuo, che compie tutti gli atti della fede collettivamente, ma che rimane individuo.Un elemento fondamentale del periodo fu l’accettazione delle

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diversità, caratteristica che permise di avere contatti e piano piano assorbire quasi tutte le diversità del neo-mondo islamico delle conquiste.Nel 632 M. morì di malattia

Il Corano القرآن

Comprende la raccolta delle rivelazioni comunicate a Maometto. E’ il testo sacro dell’Islam. Non avendo clero, il Corano è “la Rivelazione” ed è paragonabile al ruolo rivestito da Gesù nel cristianesimo. Fu rivelato in arabo così che anche loro avessero un testo sacro alla pari di cristiani ed ebrei.E’ costituito di 114 capitoli (sure) e 6237 versetti. Ve ne sono di molto corti come di molto lunghi. Non sono ordinati temporalmente, ma per ordine decrescente per lunghezza. La prima sura è breve ed è come una preghiera. La versione presente del Corano risale al terzo califfo Uthman, che circa 20 anni dopo la morte del Profeta, nel 656, fece distruggere tutte le altre. Il Corano è un discorso diretto da Dio a Maometto, non scritto, (come le tavole di Mosè) quindi per molto tempo fu importante tramandarlo nella stessa maniera (oralmente). Lo stesso termine qur’an indica proclamazione, recitazione. In certi periodi ne fu addirittura vietata la scrittura. Alla luce dei moderni studi vi sono molti dubbi sulla reale autenticità di alcuni passi, che qualche volta contraddicono certi altri, probabilmente appunto per la lunga trafila che è succeduta alla tradizione orale precedente alla fissazione scritta. È, dicevamo, opera di Dio, non dell’ uomo come l’Antico Testamento o i Vangeli. Questi ultimi sono più paragonabili ai hadit (i fatti, i detti o anche i silenzi del Profeta). In entrambe le situazioni vi sono degli apocrifi e dei canonici. I hadit sono riuniti in 6 grandi raccolte. Costituiscono una fonte della shari’a, la legge islamica.Importante è l’esposizione orale. Abbiamo detto che ciò che non è considerato nel Corano si riprende dagli hadit tramandati dalla tradizione che sono aneddoti che riferiscono un fatto o un detto, o anche un silenzio risalenti al Profeta o talora ai suoi compagni. Fondamentale nell’Islam è rifarsi al comportamento del Profeta (ritorno alla perfezione della società passata piuttosto che

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miglioramento dell’attuale per crearne una migliore in futuro). La Tradizione non si rifà tanto alla religione, quanto alla vita temporale del Profeta: è imitazione della sua vita. Dopo secoli di tradizione orale, nel IX sec. vennero ordinati sulla base della catena comunicativa sino a risalire a M.. Per la ricostruzione reale del hadit non era possibile il ricorso a forme scritte, quindi si passava al setaccio la vita dei “trasmettitori” (ulama) per capire se erano degni di fiducia. Vennero sistemati in sei grandi raccolte, per merito di un giurista.

La Tradizione rimanda Il Corano a tre fasi, due a la Mecca e ed una a Medina. Le prime due sono teologiche, l’altra è di carattere legislativo. Nel Corano Dio è UNICO e non ha né figli né famiglia. Si fa conoscere all’uomo attraverso i Profeti. L’uomo è l’amministratore fiduciario del Creato da Dio. Vi sono vari riferimenti a brani dell’Antico o del Nuovo Testamento. Sembra inoltre che su M. avessero avuto molto influsso i riti e i luoghi di preghiera delle due religioni, cristiana ed ebraica, a cui per certi aspetti si ispirò. L’uomo che si abbandona a Dio, dunque è “musulmano”. Egli ha il dovere di difendere la fede sia con la parola che combattendo per essa. Intelletto e fede non sono in contrasto ma è attraverso l’intelletto che si può arrivare alla fede. L’Islam è l’ordinamento razionale del mondo voluto da Dio. Nel Corano il termine muslim significa “monoteista”: Abramo non era ebreo né cristiano, era un ”hanif”, dedito completamente a Dio = muslim. I seguaci di Muhammad inizialmente non erano chiamati muslim ma solo credenti. Solo dopo la sua morte e il costituirsi del dar al-Islam il termine fu riferito ai credenti del Profeta. Così per distinguersi dagli altri ahl al-kithab (Le genti del Libro), seguaci di Mosè (Musa) e Gesù (Isa). I musulmani, attraverso la rivelazione della Verità ultima sono superiori alle altre fedi, ma i musulmani hanno precisi obblighi nei confronti degli ahl–al kithab: essi godono di una dhimma, un patto di protezione concesso dalla umma, manifestata attraverso il pagamento di una imposta, la jiza. Successivamente venne concessa anche ad altri popoli (nabatei e zoroastrani, forse perché anch’essi avevano avuto delle rivelazioni e dei profeti).Gli ebrei ed i cristiani in territorio islamico hanno sempre avuto un trattamento tollerante e le commistioni tra fedeli non erano rare. Si ha

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notizia, addirittura, di manifestazioni (processioni) comuni con islamici per invocare avvenimenti o entità in aiuto. Questo addirittura verso la Madonna (unica donna citata nel Corano).A proposito di rapporti con altri popoli non vi è mai stato anti-semitismo nel mondo arabo. Ciò sarebbe addirittura un non-senso, essendo anche gli arabi un popolo semitico, semmai l’avversione è avvenuta nei confronti del SIONISMO, ed in tempi solo recenti.

Il riconoscimento del valore di altre religioni però fa sempre parte del disegno secondo il quale queste debbano confluire nell’Islam.Si possono elencare alcuni versetti che racchiudono i principali elementi costitutivi dell’Islam: Onnipotenza di Dio, a cui tutto tornerà alla fine dei tempi La missione del suo inviato sulla terra I doveri del fedele Vs Dio Vs la società vs l’Islam

Alla base del rapporto tra uomo e Dio esiste un Patto concesso dal Signore all’uomo. Non esiste reciprocità in questa concessione.Deve essere un libero ed esplicito riconoscimento da parte dell’uomo dell’ assoluta unicità del suo Signore. L’uomo deve quindi adempiere a quello che Dio ha fissato per lui come Dovere e che egli ha accettato. Un patto che era presente anche tra credente e detentore del potere temporale, i khalifa (vicari del Profeta) o imam (guide dei credenti) ed è un retaggio dell’Arabia tribale pre-islamica.

I cinque pilastri della fede (arkan–al din) e la sharia

Essi sottolineano la coesione della comunità islamica (umma) e regolano i doveri generali nei confronti di Dio e degli esseri umani. Sono tutti atti individuali ma effettuati in collettività..Sono: la Professione di fede : shahada

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(conferma-adesione): Non c’è alcun Dio all’infuori di Allah e Maometto è il Suo Profeta. E’ la ripetizione delle parole introduttive dell’Angelo Gabriele a Maometto. La sua pronuncia dopo un lungo esame interiore deve essere volontaria, impegna all’ingresso nella umma e non può essere revocata. L’apostasia è punita con la morte. Si può pronunciare solo di propria volontà e senza costrizioni. E’ l’unico DOGMA, gli altri 4 possono e, probabilmente lo sono stati, oggetto di discussione durante la storia la Preghiera: salat. Si deve fare 5 volte al giorno in momenti determinati. Deve essere preceduta da abluzioni per presentarsi puliti ad Allah. Può avvenire ovunque, o in moschea in direzione della Mecca indicata dalla qibla (parete della moschea rivolta verso La Mecca) e dal mirhab

Qibla (nicchia, di solito riccamente decorata, posta nella parete di cui sopra). I credenti sono divisi per sesso. L’imam dà l’avvio alla preghiera occupa il posto di fronte al mirhab. La preghiera termina con la recita della prima sura e col saluto “salam alaykum” (che la pace sia con te). La più importante è quella del venerdi a mezzogiorno. Viene preceduta dal sermone (khutha) sul pulpito (minbar).

E’ caratterizzata dall’esplicita volontà di volerla compiere (nyia) l’elemosina: zakat . Inizialmente era volontaria, fu trasformata in istituzione. E’ un dovere religioso. C’è inoltre un tributo volontario ulteriore, non obbligatorio. il digiuno rituale: saum nel mese sacro del digiuno (ramadan). Non si può mangiare, bere, avere rapporti sessuali dall’alba al tramonto. Sono esentati coloro che fanno lavori molto pesanti. Serve alla purificazione interiore, meditazione, riappacificazione alla elargizione. La 27” notte è la più importante ed è quella durante la quale M. ebbe la 1” rivelazione. il pellegrinaggio a La Mecca: hajj . Deve essere fatto almeno una volta nella vita, a seconda delle capacità economiche. Si effettua nella Grande Moschea di La Mecca (majid al-Haram, moschea del recinto sacro), dove c’è la Ka’ba. Secondo la tradizione costruita da Abramo

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ed il figlio Ismaele.

Il pellegrino vi deve girare intorno 7 volte (tawaf, circoambulazione) poi si reca presso due colli che deve salire e scendere 7 volte, in ricordo dei patimenti di Hagar, moglie di Abramo. Poi si dirigono al monte Arafat a pregare per un giorno. Quindi si recano a Mina raccogliendo e scagliando 7 pietre a ricordo delle tentazioni che Abramo subì rischiando di impazzire, quando Dio gli chiese di sacrificare il figlio. Si macellano poi delle pecore ed il ricavato viene donato ai poveri. I pellegrini ritornano quindi a La Mecca a congedo girando ancora 7 volte intorno alla Ka’ba. Alcune parti del cerimoniale provengono dalla Arabia pre-islamica.

Non esiste quindi una “eterodossia” ma una “base comune di prassi e rituali”. Le eresie non sono tacciate come tali, ma comunque possono venire impugnate, discusse. Non esiste una “scomunica”. L’importante è che il protagonista non si ponga al di fuori dell’Islam volontariamente e vi sia l’accettazione sua da parte della umma. Un tipo di eresia potrebbe venire definita la shji’a, ma essa è più differenza di comportamenti o di riferimenti, non di dogmi. Si esce dall’Islam solo con l’apostasia.

La Shari’a

شريعةLegge Divina E’ l’insieme di norme, rivelate da Dio e integrate dagli uomini, per guidare il musulmano nell’espressione pratica della fede. Suo scopo è assicurare il giusto e ordinato godimento di quanto Dio ha voluto concedere alle Sue creature. Il Corano e la sunna (tradizione) del Profeta rappresentano le prime due fonti alla sua base, terzo è l’accordo unanime dell’umma (ciò in effetti che viene espresso dal parere degli ulama, i dotti) cioè la ijma. Si può dividere le sue norme in :5. ibadat: regola l’osservanza dell’individuo delle pratiche rituali6. mu’amalat : regola le questioni sociali che soprgono nella vita sociale

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La shari’a distingue doveri nei confronti di Dio e nei confronti dei propri simili.La violazione è delitto contro l’ordine divino della creazione. Quello islamico è uno dei sistemi giuridici a respiro “universale” cioè esteso ben oltre i confini che l’hanno emanato. La shari’a è stata ed è ancora applicata su un larghissimo territorio, anche dove la presenza araba non vi è mai stata. Insieme ai 5 pilastri della fede è l’elemento essenziale della vita musulmana. Copre tutti gli aspetti della vita sia pubblica che privata del musulmano. Considera sia il musulmano come singolo che come appartenente alla umma. Non è uno sviluppo di una giurisdizione umana precedente, ma è stata creata ex-novo. E’ stata oggetto per secoli di rivisitazioni: il fiqh. Compito del fiqh è adattare la shari’a ad un mondo che non è più perfetto come quello originario (primi quattro profeti). Un elemento importante è la personalità del diritto. Cioè è soggetto alla shari’a solo il musulmano e all’interno del dar al-Islam, non vi è territorialità. Se però parte della shari’a viene dal Corano, una grande parte proviene dalla sunna e dagli hadit del Profeta, quindi più che di carattere religioso si potrebbe definire espressione di comportamenti umani presi a modello. La ijma emerse per limitare le interpretazioni più varie degli hadit. Spesso le interpretazioni date da chi aveva potere temporale (califfo, imam o sultano) non venivano accettate dai faqih o dagli ulama, (successivamente mufti, studiosi privati che davano pareri) ma comunque le regole della shari’a da essi venivano spesso applicate o modificate. Per quanto riguarda aspetti materiali (tassazione…, non religiosi), questi erano regolati dai qanun o regolamenti. Fu con gli Ottomani che i qanun per merito di Solimano il Magnifico ebbero la massima espansione. All’interno del diritto islamico vi sono influenze di diritto romano ma anche profonde differenze (ereditarietà, primogenitura, patriarcale-romano, individualista-musulmano). Si riscontrano tratti pure di usi e tradizioni sassanidi.Le azioni degli uomini sono suddivise in: Obbligatorie Raccomandabili Permesse Biasimevoli ProibiteI peccati maggiori sono contro Dio, vengono poi quelli contro la

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persona, in fine quelli contro il patrimonio o la proprietàLa shari’a viene riconosciuta sia da sunniti che da sciiti che gli affiancano la parola degli imam. I primi quattro califfi però ebbero la capacità di modificare la shari’a e questo avvenne in diversi casi. Si crearono col tempo scuole o gruppi di ulama e loro studenti, che furono molto influenti fino a far diventare religioni di stato loro interpretazioni (ad es. nel caso dell’Iran-imamiti). Si formarono 4 scuole sunnite:hanafita : - sita a Kufa –per cui è importante il ragionamento individuale-malikita : - ha come riferimento Medina e si rifa a discendenti di tale città; trae spunto da usi dell’ Arabia settentrionale, nomadica - shafijta : - predica una più precisa applicazione del corano e della sunna-hanbalita : - di carattere populista, fu sempre in avversione con gli abbasidi; esalta la purezza della vita primitiva dell’umma.

E proprio agli hanbaliti si rifacevano i wahhabiti che influenzarono i salafiti (da antenato). Questi ultimi predicavano il puro ritorno all’età del Profeta, forse per questo non riuscirono a coinvolgere masse numerose.Essi non riconoscevano le infinite interpretazioni successive, umane, degli ideali religiosi attraverso il processo del fiqh, per mezzo dei faqih o dei mufti, ma intendevano fare ritorno all’osservanza di Corano e sunna. Queste “scuole” hanno fatto nascere attorno a loro addirittura sentimenti nazionali, di appartenenza, e di unione di ogni piccola realtà locale per l’unione della grande fratellanza dell’Islam. Quindi nelle intenzioni dette scuole non avevano (o non hanno tuttora) motivazioni per dividere, ma il loro obiettivo doveva e deve essere l’applicare particolareggiatamente i dettami giuridici. In realtà spesso hanno diviso i credenti tra loro. In altre zone le “consuetudini”, hanno preso il sopravvento sulla shari’a, come nelle zone berbere. Oppure si sono fusi elementi delle due ”leggi”. Anche nella shari’a come nella legislazione romana vi sono i cavilli, detti hiyal.

Col tempo i faqih diventarono sempre più esperti teoretici e gli si

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affiancarono i mufti, esperti per dare pareri giuridici o opinioni legali (fatwa). Essi davano indicazioni sul comportamento in caso di controversia ma non sentenziavano. In nessun caso si faceva riferimento ad un precedente giuridico, che non esisteva, e ogni caso si doveva valutare in sé. Questo era compito del qadi. Sempre in passato avevano avuto il compito di sentenziare (in epoca omayyade come in quella abbaside) sia per arabi che per mawali. Davano una sola sentenza, senza appelli, erano monocratici, ciò costituiti da una persona sola, Le domande per dirimere questioni gli si potevano proporre più volte o si poteva fare richiesta di giudizio ad altri qadi. Vi era una sovrastruttura che vigilava sul loro operato, impersonata quasi sempre o dallo stesso sovrano o dal visir (wazir).

La proibizione delle immagini

Uno degli aspetti di cui più si parla, forse, ma è tra i meno conosciuti nella sua intimità del mondo islamico è la proibizione della produzione di immagini e raffigurazioni. Il passato storico-religioso, letterario ed artistico pre-islamico venne considerato, dopo l’avvento di Maometto, “da rifiutare”. Forse l’arte pre-islamica subì questo trattamento perché rispecchiava gli ambienti aristocratici “meccani” rifiutati dai “populisti”. Nel Corano vi sono accenni alle arti figurative o ad immagini, ma si possono variamente interpretare. In un passo si legge:”…Io vi creerò con l’argilla una figura d’uccello, poi vi soffierò sopra e diventerà vivo, perché Dio lo vuole…”. Il fatto di creare figure può essere visto come un tentativo di sostituirsi a Dio nella Creazione. Dio è l’unico “plasmatore” e non può avere concorrenti. Vi è comunque chiara una condanna dell’idolatria e si percepiva probabilmente, in quel periodo, il pericolo che le rappresentazioni figurative diventassero motivo di idolatria. Sembra che Maometto quando distrusse gli idoli nella Ka’ba lasciò integri un ritratto della Madonna con Gesù, quindi un disconoscimento arcaico di tale proibizione. Il Corano poi non si presta, come invece per certi libri della Bibbia, a rappresentazioni figurative. Tra l’altro, di esso si è sempre privilegiata la trasmissione orale senza neanche ammetterne la scrittura. Anche l’assenza di una liturgia probabilmente contribuì a tale fenomeno. Più che nel Corano, nella tradizione degli hadit si possono ritrovare motivi di avversione al fenomeno. Comunque, non è la stessa immagine ad essere la “colpevole”, bensì il “pittore”, il

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“raffiguratore”. L’opposizione alle raffigurazioni si sviluppò però soltanto nell’VIII sec., nel 721 un’ editto impose la distruzione delle immagini, forse contro i cristiani, le cui immagini erano uno degli aspetti più detestati ed al tempo stesso ammirati dai musulmani. L’enorme impatto delle raffigurazioni e costruzioni artistico-religiose cristiane sui musulmani poteva avere effetti devastanti. Non si spiega però il sistematico rifiuto delle immagini anche nellle PRIME opere islamiche (Cupola della Roccia, Moschea di Damasco, parete della qibla di Mshatta). Il termine esatto può essere che l’Islam era “tentato” dal fascino dell’arte cristiana e contemporaneamente ne subiva il fascino e la paura di essere “convertito”. Forse vi fu anche un influsso ebraico in tale processo.Le lotte politico-religiose si facevano anche con le immagini. L’Islam poteva scegliere di competere o meno e tentò di sviluppare un sistema simbolico proprio. La povertà visiva del passato arabo però lo impedì: non potevano competere col livello ragggiunto dalla cristianità. Unico sistema visivo tollerato fu quello della scrittura, che poi venne elevato a livelli parossistici paragonandola ad una vera e propria arte, forse proprio per compensare la mancanza delle delizie estetiche delle immagini.

Divisione tra sunniti e sciiti

Alla sua morte, non avendo designato successori, e non avendo dato alcuna altra indicazione in merito, forse perché Maometto si riteneva Unico e senza successori, gli anziani della comunità eleggonocaliffo Abu Bakr, suocero, padre della moglie preferita Aisha e tra i primi fedeli di M. Egli inizia un’operazione di espansione dei confini, ma sono solo tentativi e incursioni vs. nord. Al momento non si ha addirittura idea di quali dovessero essere i suoi compiti che, nella realtà vennero svolti organizzando meglio il regno sinora semi-tribale.I Sunniti lo considerano il più grande musulmano non discendente dal Profeta. Pure il secondo califfo Umar era suocero di Maometto, vero fondatore dell’impero islamico per l’organizzazione interna e l’ espansionismo che caratterizzò la sua politica. Con il suo migliore generale, Al-Walid, conquista la Siria (Costruzione della Grande moschea di Damasco). Questi viene poi sostituito da Ubeyd. Le popolazioni della zona nord-orientale della Mezzaluna fertile, erano

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strette a sud dai mussulmani e ad est dai sassanidi. Si allearono con i primi e permisero a loro di sconfiggere i persiani e conquistare la capitale Ctesifonte. Iran e Anatolia fecero una resistenza più forte alla conquista, mentre l’Egitto fu espugnato più facilmente. Gli arabi usavano il deserto come arma di combattimento e situavano le loro sedi ai margini del deserto in città già esistenti.Il terzo califfo, Uthman era un ricco commerciante appartenente all’aristocrazia meccana omayyade dei Quraysh, genero del Profeta. Con lui le conquiste territoriali si arrestarono. Di carattere debole, fu prima contestato e quindi addirittura assassinato. In questo periodo, continuando in un’azione iniziata con Umar, i popoli nomadi del nord-arab si ribellarono ad un potere che non volevano e non capivano, non essendo nella loro natura subire nessun tipo di pressione.Egli raccolse il messaggio orale del Corano e lo fece mettere per iscritto. Fu ucciso in circostanze poco chiare, in cui forse era implicato anche Alì.Il quarto califfo, Alì cugino e genero di Maometto aveva sposato Fatima figlia del Profeta. Al momento non vi fu entusiasmo né tantomeno scontento. Da una parte si formò un partito,

Shi’at Alì, علي شيعةche lo voleva califfo, dall’altra Aisha, moglie di Maometto contestò la nomina, entrò in conflitto con Alì radunò dei fedeli, si rifugiò a Bassora ma fu sconfitta nella nota battaglia dei cammelli.Egli aveva molti pregi nonché talento. Era però di non forte carattere e accettò di pagare una tassa impostagli dai regnanti della Siria. I Khargiti (coloro che vanno via) lo ritennero un affronto ed una debolezza ed elessero un altro califfo ma Alì li sconfisse ma durante questa battaglia fu ferito e morì.I musulmani che seguono la tradizione storica dei primi quattro califfi ”guidati rettamente” e dei loro successori si chiamarono “gente della

sunna”, Ahl as-Sunnah. السنة أهلImportante momento per la sciia è la morte del figlio di Alì per mano degli Omayyadi, Husain, nella città che divenne per l’appunto santa agli sciiti, Kerbala il 10 ottobre dell’anno 680. La shiia ha una lunga tradizione di divisioni, scissioni, conflitti interni, persecuzioni, rivolte. Divenne preda di correnti rivoluzionarie, utopiste e, contro

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l’ortodossia, nacquero molte fazioni al suo interno, tra cui gli Ismailiti, dal figlio del 6° imam. La loro filosofia contiene aspetti della antica tradizione persiana, neoplatonici e gnostici.

Ebbero importanza per l’ascesa dei Fatimidi in Egitto. Erano ismailiti pure gli “assassini”. Oggi il loro capo è l’Aga Khan. Una di queste correnti è la religione ufficiale iranica degli Imamiti. Un certo “clero sciita” è rappresentato dai mullah esperti di diritto. A loro capo c’è l’ayatollah. La differenza politica tra Sunniti e Sciiti consiste nel fatto che i sunniti riconoscono come califfi i successori di Maometto, sia Omayyadi che Abbasidi, (in particolare i primi 4). Gli sciiti ritengono i primi 3 califfi usurpatori e considerano imam solo il quarto ed i discendenti diretti di Alì. Essi infatti riconoscono gli imam, che seguono una vita esemplare e rappresentano la guida spirituale carismatica, a differenza dei sunniti che seguono i califfi.

Omayyadi, Abbasidi, Aghlabidi, Fatimidi, Ayyubidi, Mamelucchi, Selgiuchidi, Mongoli

Furono le varie dinastie ed etnie che si succedettero al potere nelle regioni a vario titolo ed in varie zone del vicino e del medio oriente nonché dell’Africa settentrionale e della Spagna. Per quanto riguarda gli Omayyadi furono la prima grande dinastia regnante che cominciò nel 634 con il califfo Uthman. La loro base era la Siria. La capitale però si spostava. Il governo era tenuto da una SURA (consiglio di Shayik. Al di sotto stava il wufud, che accoglieva i capo tribù). Vennero spesso in contrasto con i seguaci di Alì ed in una battaglia (Kerbela) suo figlio morì, avvenimento ancor oggi ricordato. Una loro grande capacità fu quella di mantenere in tregua le due grandi tribù della Siria, Quais (la loro) e Kalb, conflitto che perdurò secoli. Durante il loro regno l’impero si espanse oltre Gibilterra ed oltre l'Indo. Non vivevano A Damasco ma in residenze ai confini del deserto di cui rimangono oggi delle splendide vestigia. Si parlavano 3 lingue nel loro regno: in Siria il greco, in Iran il persiano ed in Egitto il copto. Un personaggio molto importante fu Mu-Arriya. Al momento della successione egli si pose dinanzi il dilemma di come sceglierlo. Aveva 2 opzioni: la guerra civile e elezioni. Convocò invece la sura ed i wufud e mise tutti d’accordo sulla successione del trono a suo figlio. Alla morte del figlio di Alì scoppiò una guerra

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civile e venne eletto califfo Abd Al-Malik. Successe un altro conflitto interno. In seguito gli arabi si espansero molto ed il governo si arricchì molto con le tasse pagate dai sudditi. Gli Omayyadi cominciarono a vivere nel lusso. I mawali manifestarono il malcontento per il fatto di pagare più tasse della norma. Serpeggiò il malcontento che si coalizzò intorno ad alì. Il movimento Hanafjita (figlio di Alì) fomentò la rivolta, seguiti anche dai Fatimidi, seguaci della figlia di Maometto, che erano però più moderati. Si unirono anche molti arabi scontenti della loro condizione di vita. I più estremisti furono i Karghiti, (coloro che vanno via) che però vennero confinati in Iran. Con Abd Al-Malik vi fu una grande riorganizzazione dell’impero. Nel periodo tardo omayyade nel regno la tassazione venne estesa a tutti in maniera eguale, indistintamente per religione o etnia. Alla morte di un Omayyade hannafyita non vi erano successori naturali e venne eletto un abbaside discendente da Maometto. Il centro fu spostato nel Khorasan: una minoranza araba viveva quindi sotto il dominio e tra un popolo a maggioranza persiana. Una forte propaganda contro il regime, fomentata anche dal malcontento creatosi per effetto della tassazione alta, si diffuse partendo da Kufa. Vi fu una marcia simile ad una insurrezione con le bandiere nere del Khorasan. Con un colpo di stato vennero dispersi gli ultimi Omayyadi. Uno di questi fuggì in Spagna, dove, più tardi, instaurò un califfato proprio. Si sono fatte molte ipotesi sui motivi della lotta tra omayyadi ed abbasidi. Nella tesi più estrema, si è affermato che sia stato uno scontro tra semiti contro ariani oppure una rivolta di popoli più usi al sedentarismo contro usi e costumi derivati ed influenzati dal nomadismo, o anche di una ribellione di fasce deboli di popolazione contro aristocrazie. Come in tutti i fenomeni di grande portata molte cause messe insieme probabilmente furono i veri motivi del crollo e la successione di dinastie, Non ultima un grande terremoto che mise in ginocchio ulteriormente l’economia del popolo nei territori interessati. Le lotte interne per le successioni, che hanno da sempre permeato questo mondo hanno sicuramente fatto la loro parte in tale fenomeno. Gli Abbasidi sterminarono quindi gli ultimi reggenti Omayyadi con le loro 80 famiglie. Si rifacevano ad uno zio del Profeta (Abbas). Sicuramente il più grande fu Al-Mansùr, fondatore di Baghdad. Il figlio di suo nipote aprì la “Casa delle scienze”, una delle prime biblioteche pubbliche discendenza del mondo antico. Essi rivendicavano una più stretta dal Profeta. Altra importante differenza

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era che nella dinastia omayyade potevano succedere al califfato solamente i figli di coppie in cui entrambe i genitori erano liberi, mentre all’interno degli usi abbasidi si potè accedere a tale ruolo anche essendo figli di un libero e di una schiava, generalmente non araba. Si sviluppò la classe degli ulama con il compito di formulare dottrine giuridiche e teologiche. All’inizio gli Abbasidi furono aiutati dagli sciiti che poi si staccarono, intuendo che gli volevano sfruttarli per andare al potere, lasciandoli poi fuori dai giochi. Dalla Siria portarono la capitale in Iraq. L’organizzazione del califfato divenne più energica e crebbero le influenze dei funzionari sassanidi. L’esercito divenne tutto salariato, ed in gran parte formato da schiavi di origine turca che piano piano si organizzarono, crebbero nelle qualità di combattenti e crearono una vera e propria casta all’interno del regno, con un potere inimmaginato sinora: erano i Mamlùk. L’economia in generale, ma tutti i settori e particolarmente agricoltura e commercio, ebbe nuovi impulsi dai commerci con la Cina e anche dall’introduzione, dalla Cina appunto, della carta la cui produzione vide l’impianto della prima fabbrica di carta da stracci a Baghdad verso la metà del 700. I commerci con l’Europa, non essendo buoni i rapporti con i reggenti bizantini o, comunque, europei, vennero assorbiti dagli ebrei (eredi dopo mille traversie degli antichi habiru). Nacquero e si svilupparono notevolmente mestieri quali i cambiavalute. Il commercio divenne una delle attività predilette dalle popolazioni del vicino e medio oriente, cosa, tra l’altro, ben vista anche alla luce della “benedizione” che gli veniva da alcuni hadit attribuiti al P. L’elemento arabo divenne il collante della nuova società che si veniva formando, protagonista sicuramente anche la lingua, anche se all’interno del dar al-Islam gli elementi arabi erano sempre meno. Gli sciiti esclusi in un primo momento dal potere cominciarono a rivendicare pretese esibendo discendenza non solo da Alì ma anche da Fatima, figlia del Profeta stesso. I personaggi che impersonarono tali pretese erano gli imam, che per gli sciiti avevano non solo il potere del califfo, ma in più anche quello che gli veniva loro dato da Dio. Alla morte di Ga’far, i due figli si contesero il titolo di successore: Musa ed Ismail. I seguaci dei primi ebbero la peggio ed in poco tempo sparirono dalla scena. I cosiddetti “Ismailiti” ebbero la meglio e diedero vita ad una setta che avrà in seguito nella storia dell’Islam molta influenza. Secondo questi il Corano aveva non solo il significato letterale, ma anche uno intrinseco, esoterico, per iniziati. In

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questo erano accomunati con vari ordini cavallereschi cristiani, tra cui i Templari con i quali nei secoli a seguire ebbero molti rapporti e contatti per affinità di valori. Il X secolo vide l’avvento di una grande crisi economica e come sempre avviene in questi casi le teorie più rivoluzionarie fecero proseliti. Fra di esse, sicuramente, la più forte era quella Ismailita. Voci per cui non vi sono prove scritte tramandarono notizie secondo le quali essi mettevano tutto in comune, comprese le mogli, ma forse erano solo voci intente a danneggiarli. Chi invece mise in atto un tale insieme di rapporti, divenendo così i veri e propri antesignani di un vero e proprio, non teorico ma praticissimo “comunismo” furono i “carmati” che nella zona dello Yemen staccandosi dagli Ismailiti fondò sue proprie comunità, e di questi fatti vi sono testimonianze dirette di viaggiatori che lo riportarono. Addirittura essi erano quasi al di fuori dell’Islam, in quanto chi aveva visitato tali comunità aveva affermato che su due città avevano visto una sola moschea, e anche questa realizzata con donazioni di un privato. Intanto i confini raggiunti dagli Omayyadi divennero sempre più deboli. E l’impero si ridusse di molto. In Egitto i Fatimidi sciiti, anche loro sfruttando il favore di un movimento, nel caso quello ismailita, proclamarono un loro califfo e così fece l’ultimo Omayyade in Spagna. Gli Aghlabidi, un’altra dinastia che faceva riferimento ai Kharghiti si affermò in alcune zone del Nord Africa e conquistò la Sicilia e la Spagna. In queste zone si produsse una miscellanea di popoli e culture che venne a creare delle popolazioni “nuove”. L’impatto arabo sulla Sicilia fu forte, anche se non come in Spagna. Un grande fermento culturale invase, comunque, queste due zone europee. A Palermo si contavano 300 moschee e la città divenne riferimento di eruditi di tutto il mondo conosciuto che volevano rapportare le loro idee con le nuove tendenze culturali che venivano dal mondo arabo. In Spagna si tradusse per la prima volta la Bibbia in arabo. La penisola iberica fu quindi teatro di una guerra civile tra berberi ed andalusi. L’impatto arabo-islamico sulla Spagna fu enorme e vi rimase per molto tempo, non così in Sicilia. Abbiamo fatto riferimento agli Aghlabidi: in Tunisia ed in Sicilia regnò per un periodo questa dinastia (da un capo militare: Aghlab) con capitale Kairouan. Le popolazioni comprese in tale territorio erano berbere, romane ed africane. In Egitto i Fatimidi, avversari dei Khargiti, che avevano come scopo la caduta del dominio sciita andarono al potere con al-Muizz,

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con l’aiuto di un generale slavo, Giauhar, che vicino al luogo dove si era accampato per conquistare al-Fustat, decise di costruire al-Qaira, Il Cairo. I Fatimidi si proclamavano seguaci della figlia di Maometto, Fatìma e del marito Alì. Facevano parte della setta sciita degli Ismailiti che non riconosceva né gli Omayyadi né gli Abbasidi ma solo i discendenti di Alì. Con gli Ismailiti, e gli hashisyum (da cui hashish e assassini) ebbero molti contatti anche i Cavalieri dell’Ordine dei Templari che avevano diversi punti di riferimento ideologici in comune, anche con i mistici sufi; fedeltà ad un superiore ed alla parola data, onore, onestà, probità…). Obiettivo degli Ismailiti era abbattere il califfato di Baghdad, costituendo quindi una seria minaccia per il regno di Al Mansur. I Fatimidi si spostarono prima in Siria poi in Tunisia. Verso il 1.000 conquistarono, appunto, l’Egitto, governando con tolleranza vs. tutte le etnie e religioni per due secoli tranne un periodo in cui un califfo perseguitò ebrei e cristiani. Nacque a suo riferimento la comunità dei Drusi, appunto da questo reggente particolarmente crudele ed efferato, nonché intransigente nella religione. La Mecca e Medina si posero sotto la loro protezione. Avevano così il controllo fino allo Yemen finchè Saladino conquistò Il Cairo riportando al potere gli Abbasidi. Nel 1099 i Crociati occuparono Gerusalemme, città santa di 3 religioni. Saladino (Salad ad-Din al-Ayyub) fondatore della dinastia degli Ayyubidi riconquistò la città. Era figlio di militari curdi. La sua carriera fu costellata di successi fino a diventare capo dei musulmani contro i crociati. Conquistò Gerusalemme, fece rimuovere i simboli cristiani dalla Cupola della roccia e fece restaurare la mosche di Aqsa (entrambi edifici riconvertiti dai cristiani). Filippo II e Riccardo cuor di Leone sconfiggendo Saladino riconquistarono Acri che divenne capitale e cristiana. Saladino rifugiò a Gerusalemme che fu assediata, quindi si arrivò ad un armistizio. G. diventò così città di tutte e tre le principali religioni monoteistiche. I confini diventavano sempre più instabili con pressioni che provenivano da varie direzioni. Le dinastie regnanti si staccavano sempre più dal popolo e piano piano l’impero abbaside si sgretolò. Gli ultimi superstiti si posero sotto la protezione di militari iranici, arrivando, comunque, ad esistere fino all’arrivo dei Mongoli. Dopo la morte di Saladino la dinastia si spartì il regno. Da parte cristiana Federico II sposò Isabella, figlia del re di Gerusalemme e fu incoronato Re (di Gerusalemme), scandalizzando gli Islamici. 15 anni dopo la stessa città fu riconquistata dai Turchi.

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I Selgiuchidi a Nord-est (dal capostipite Selgiuq tribù pastorizie e nomadi turche) si islamizzarono e si spinsero sempre più a sud-ovest, a Nord dell’Iran e verso sud fino all’Afghanistan. Vennero nominati ghazi (guerrieri di frontiera) e divennero strenui difensori dell’islamismo. Forti avversatori degli sciiti, dei Fatimidi ed altre eterodossie. Rigorosamente sunniti cercarono di avvicinare il sufismo alla teologia di stato, per non lasciarla in mano allo sciismo. Oltre ai Fatimidi dovettero combattere con le sette ismailite degli ASSASSINI nell’Iran settentrionale. Scontri si ripeterono con Bizantini e Crociati. Combatterono per liberare Baghdad dal dominio dei Buyidi sciiti. Il capo dei Selgiuchidi venne pugnalato da uno di essi (fedayn=guerriero della fede). Dopo la morte del capo il regno andò verso una polverizzazione, finchè uno dei successori lo riportò ai massimi splendori fino all’arrivo dei Mongoli che diede all’impero il colpo di grazia. Nel 1220 Gengiz khan (Temugin),dopo aver riunito sotto il suo potere con una forza inaudita ed una crudeltà efferata le tribù mongole,compì le prime incursioni verso sud entrando nei territori interessati sinora al dominio arabo-islamico. Distrusse Bukhara, forse per l’invidia da quanto fosse bella questa città, poi rase al suolo Herat. Nel 1258 il mongolo Hulagu, successore di Gengiz Khan, conquistò Baghdad e mise termine definitivamente al califfato degli Abbasidi ed al regno dei Selgiuchidi, per quello che ne poteva ancora rimanere. I successori di Hulagu furono gli Il-Khan. I Mongoli nel loro insieme regnarono in un impero che andava dall’Europa alla Cina. La pax mongola favorì scambi e commerci ed influssi sulle arti. Alcuni eredi di Gengiz Khan si convertirono all’Islam, altri non lo fecero ma, comunque, rimasero al potere fino al XIV sec. quando furono sconfitti da Timur Lenk (Tamerlano), assicurando sino a quel momento libertà di culto e promovendo uno sviluppo economico tramite gli scambi tra zone di un regno ormai vastissimo (monete arabe furono trovate addirittura in Islanda). Per la prima volta, forse, non regnavano discendenti di Maometto. I successori, fondarono l’Orda bianca e l’Orda blu (poi d’Oro) Dopo decenni di traversie le Orde si riunirono e conquistarono territori sino alla Russia. Dopo l’ultimo Khan si unirono ai tartari (loro più acerrimi nemici prima dell’avvento di Gengiz Khan) di Crimea. Nel 1370 Timur Lenk unificò il regno d’Iran. Il nipote di Saladino, ayyubide, importò molti schiavi dalla

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Russia meridionale che si militarizzarono e col tempo diventarono una casta potente: i Mamlùk (Mamelucchi). Essi ebbero successo su cristiani e mongoli. Conquistarono Acri ed espulsero i cristiani. Rapporti diplomatici li fecero accordare con Bisanzio ed il Khan mongolo. Il loro regno andava dallo Yemen, alla Mesopotamia, all’Egitto ed alla Siria. Da Aleppo le carovane raggiungevano l’Iran: LA VIA DELLA SETA. Avevano molti contatti con Cina ed India. Questioni interne li indebolirono e ne approfittò il sovrano mongolo, che distrusse Aleppo e Damasco e deportò le popolazioni a Samarcanda. Ripetute epidemie e l’apertura per mare della via per le Indie diedero un colpo fatale all’economia del regno, fino alla conquista degli Ottomani.

L’Iran e l’asia centrale fino ai Timuridi

Nel VII secolo il vicino ed il medio oriente erano divisi tra persiani e bizantini. Il regno di Bisanzio era greco e cristiano. Fulcro era l’altipiano anatolico e a sud le provincie di Siria ed Egitto. L’impero persiano dei Sassanidi aveva certe analogie con quello bizantino. Anche qui il cuore era un altopiano, quello dell’Iran. La popolazione era indoeuropea che governava anche l’Iraq, dissidente sul piano religioso. L’impero persiano era, diciamo, una reazione alla conquista greca dopo Alessandro. Religione di stato era il zoroastrismo. La struttura interna era meno stabile che in quello bizantino, fondato su basi economiche e militari solide. L’impero persiano, invece, era dominato da un dispotismo militare dopo un periodo di rivolte. Eresie religiose ne minavano anche l’unità politica e un’altra guerra contro Bisanzio indebolì ulteriormente e profondamente l’impero. L’espansione degli arabi verso l’Iran ebbe molte difficoltà. Essi, infatti, erano esperti nel combattimento nel deserto, ma l’Iran aveva e ha diverse caratteristiche morfologiche. L’aristocrazia iranica aveva aiutato ad andare al potere gli abbasidi, ma alla morte di un califfo alla fine del 700, i suoi due figli si contrapposero, con residenze rispettivamente in Iran ed in Iraq. Si impose il primo. Mantenne però saggiamente la capitale a Baghdad, per non alimentare il malcontento. Si formarono poi in Iran alcune

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dinastie che divisero il territorio: Tahariti Saffaridi SamaridiIl califfo, dopo le indipendenze di Tunisia ed Egitto e Siria, si trovò a governare solo l’Iraq. Alla fine del 900 i Buyidi, dinastia iranica, occupò Baghdad e distrusse il califfato. Per un secolo assunsero il titolo di “Re”, erano sciiti, ma lasciarono come prestanome l’autorità a califfi abbasidi. Iniziò la disgregazione dell’impero per una burocrazie imponente, province auto-governate dai governatori locali, oltre alle enormi spese di palazzo. Invasioni a ovest (cristiani) e a nord minacciavano il regno. Quest’ultima frontiera era minacciata da Turchi organizzati militarmente ed esperti in combattimento, chiamati Mamelucchi. A Nord essi avevano la via preclusa dall’unificazione dei regni cinesi e quindi sfogarono verso i territori islamici. I Selgiuchidi entrarono nei territori dei califfi, si convertirono all’Islam e liberarono Baghdad dai buyidi sciiti. I califfi restarono come sovrani ma i veri capi erano i Gran Sultani Selgiuchidi.Strapparono poi Siria e Palestina ed Egitto ai locali e riuscirono dove gli arabi avevano sempre fallito: conquistare l’Anatolia bizantina. Questo territorio rimase poi turco e musulmano. I Selgiucghidi erano musulmani sunniti. Si passò da una lunga tradizione monetaria ad una feudale, con pagamenti effettuati con terre, sistema che sconvolse il sistema precedente, con proprietari terrieri che si trovavano con le proprie terre assegnate a militari. L’uso della moneta diminuì drasticamente. All’interno dell’impero erano attivi gli “ismailiti”. I seguaci della “Nuova Predicazione” vennero chiamati “hasisi”, insulto rivoltogli dai siriani. Molti punti in comune ideologici li avevano con essi i Cavalieri del’Ordine dei Templari, ed anche con i sufi, superiorità dello spirito alla materia, valori come onore, fedeltà…). La parola fu portata in Europa dai crociati e divenne simbolo dei metodi politici della setta (assassinio).Conquistarono una roccaforte in montagna e calavano con incursioni. Furono eliminati solo con l’arrivo dei Mongoli. L’impero selgiuchide si sgretolò piano piano ed in questo momento arrivarono i crociati, contrastati dalla nuova dinastia Ayyubide dominante. Dopo anni di lotta le coste e la Palestina si spopolarono e si impoverirono enormemente, ed il regno ayyubide di Saladino evaporò rimanendo unito solo in Egitto. Si svilupparono molto in questo caso però i

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commerci dall’occidente all’oriente e viceversa. Dall’oriente si stava avvicinando però un altro pericolo. Nel 1221, Temugin, detto Gengiz Khan entrò in Iran dopo aver riunito le tribù della Mongolia.Quando morì vi furono degli anni di pausa fino a quando il principe mongolo Huleku sotto l’ordine del Gran Khan, entrò dilagando nei territori iranici. Schiacciando anche gli ismailiti, sinora sopravvissuti a molte vicissitudini. Occupò Baghdad, uccise il califfo ed abolì il califfato. Fu il simbolo della fine di un’era storica, anche se il califfato era già da tempo un fantasma. I Mongoli non si islamizzarono e svilupparono l’economia dell’Iran, probabilmente anche con molti scambi tra Cina India e Mesopotamia. Crollò invece l’interesse per l’Iraq che si trovava isolato da un centro commerciale a ovest ed uno a est. L’impero ottomano, successore del sultanato selgiuchide fermò l’avanzata dei mongoli.

Nel 1400 però si affacciò sulla scena Timur Lenk. Fu ricordato come conquistatore crudele e sanguinario distruttore di tutto quello che incontrava sul cammino delle sue conquiste e denominato “dominatore del mondo”. Discendeva da una stirpe turca della zona di Samarcanda. Alleanze spregiudicate ed ambizione incontrollata lo portarono a capo del regno della zona della Transoxania e dell’Iran. Si cominciò a spostare sempre più a ovest. Assunse il titolo di sultano dell’Iran. Cercò di unificare culturalmente iraniani, mongoli e turkmeni. Venne in contrasto con l’Orda d’oro che aveva conquistato Mosca e la Russia. Saccheggiò Bukhara e Samarcanda. Timur la inseguì fino agli Urali e la sconfisse. Il capo dell’Orda d’oro si alleò con i Mamelucchi de Il Cairo. Timur si impose sull’orda d’oro fino alla Russia e tornò in patria. Si diresse di nuovo ad Ovest verso Iraq e Siria. Occupò Aleppo e tornò a Baghdad che aveva un nuovo governo. Egli fece sterminare tutta la popolazione tranne saggi, artisti ed artigiani. Si spinse poi sino in Anatolia e vi sconfisse e fece prigioniero il capo degli Ottomani (1402). Un altro fronte fu l’India. Oltrepassò l’Indo e si fermò sulla porta di Delhi. Arrivò fino a Lahore, voleva attaccare il Kashmir ma notizie dall’Anatolia lo fecero rientrare. Si accordò con i Mamelucchi del Cairo. Favorì lo sviluppo di Samarcanda e nominò con nomi di grandi città i quartieri. Si circondò di artisti. Il suo progetto di conquistare la Cina si fermò quando muovendo verso il regno cinese morì di febbre. Religiosamente fu tollerante e diede impulso all’islam popolare, ai

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sufi, ai dervisci. Cercò di unire la legge della steppa mongola con la shari’a islamica. Nonostante fosse sunnita fu permissivo con gli sciiti. Suoi successori allontanarono la cultura mongola e rivalutarono quella islamica. Timur lasciò l’impronta di fondatore del moderno islam-persiano-turco. L’ultimo dei timuridi morì nel 1500. L’avanzata dei Mongoli provocò uno spostamento di tribù turkmene vs. l’Anatolia, dove era appena crollato il regno selgiuchide. Osman (da cui osmani o ottomani), Orhan, Murad I e Baiyazid I furono i primi regnanti. Osman comandava un insieme di tribù in cui erano i ghazzi, una casta di guerrieri religiosi che ebbero sempre + importanza nel tempo.. Si inserirono tramite Costantinopoli anche nei Balcani. Ebbero capitale a Edirne. Combattuti dai cristiani nei territori balcani li vinsero e li sottomisero come vassalli. Ebbero particolare cura nel rafforzamento dell’esercito. Istituirono una milizia di schiavi cristiani, islamizzandoli ed istruendoli militarmente, ne fecero l’elitè dell’esercito: i giannizzeri (yeni ceri – nuova truppa). Si scontrarono con Timur Lenk, vennero sconfitti e questi fece in modo che il loro regno tornasse ad essere formato da tanti principati turkmeni, così più deboli. Ne uscì infine vincitore uno solo dei figli di Bayazid, Mehemed I, diventando un impero moderato. Dopo vari tentativi di assedio conquistarono Costantinopoli, rinominandola Istanbul. Conquistarono anche la Serbia. Il sovrano Mehemed II ridiede vita a Costantinopoli e pose cristiani ed ebrei sotto la la sua protezione, considerandosi ghazi dei musulmani, khan dei turchi e imperatore dei cristiani. Fu poi la volta della conquista dell’Erzegovina e delle guerre con Venezia. Selim I fece uccidere tutti i parenti più stretti salvando solo Solimano. Si accanì contro i sufi, gli sciiti ed invase la Persia. Occupò Kurdistan, Siria ed Egitto. Giunse ad occupare La Mecca e Medina, fregiandosi del titolo di califfo. Solimano, andato al potere, si spinse a nord arrivando fino a Vienna. Venne sonoramente sconfitto nella battaglia di Lepanto. Durante il suo regno fiorirono arti e cultura in generale Dopo di lui, come successe spesso nella storia l’impero si avviò alla disgregazione.Da Mehemed II a Solimano Costantinopoli si trasformò architettonicamente e, sommando tutte le esperienze dell’arte pre ed islamica ne fece diventare la città dall’aspetto fiabesco che conosciamo ed ammiriamo oggi. Artefice principale di tale opera fu un architetto, di nome Sinan.

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L’architettura islamica attraverso i grandi monumenti delle principali città.

I Palazzi nel deserto degli OmayyadiUna ventina di antichi siti islamici della Mezzaluna Fertile recano testimonianze di palazzi più elaborati di semplici abitazioni. I più importanti sono:Khirbat al-MafjarKhirbat MinyaJabal SaysQusair AmraQasr al –Hayr MshattaUkhaydir

Furono costruiti da e per i Califfi ma usati in particolare dall’aristocrazia piuttosto che dal regnante stesso. Hanno assonanze con ville romane, erano ad utilizzo abitativo non permanente ma completo, erano dotati di molte comodità, assenza di uffici o simili, quindi residenze di piacere piuttosto che potere, avevano però una sala di ricevimento. Avevano l’apparenza di fortezze, a volte dotate di torri ma anche queste, oltre al complesso stesso, avevano tutt’altra destinazione d’uso. Formavano una catena che andava dalla Palestina, all’odierno Israele, alla Siria, Alla Transgiordania, all’Iraq. Erano siti non in pieno deserto ma ai limiti, nella steppa. Le città poi erano infestate da malattie e soffocate da aria stagnante, sporca o maleodorante qui, invece, si trovava aria purissima, oltre all’ascetismo dei luoghi. I regnanti arabi erano spesso parte di tribù di nomadi, che per i loro incontri o raduni preferivano la lontananza dalle città. Hanno, comunque, tutti tre caratteristiche: una moschea, una sala di ricevimento ed unità abitative, ed erano dotati di bagni. La moschea era orientata vs la qibla e di conseguenza tutto il palazzo lo era. Se sembra superfluo approfondire le caratteristiche ed il perché della presenza della moschee nei palazzi è più interessante notare il fatto della presenza di unità abitative che erano rinfrescate da canali stretti in cui scorreva l’acqua fredda tra le case, e di bagni Accanto al bagno vi era sempre una grande sala su cui si sono fatte molte ipotesi ma non vi è stata trovata nessuna certezza, potevano essere

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spogliatoi o altro. Essi facevano in molti aspetti riferimento alla tradizione romana delle terme, con stanze più o meno riscaldate in progressione, attraverso condutture, gli ipocausti. I bagni, come in epoca romana, fungevano anche da ritrovo comunitario. Non si è però certi della provenienza romana di tali idee o se fossero pre-islamicheErano riccamente decorati, talvolta coperti da cupole e si va da ridottissime dimensioni a molto più grandi. Ogni palazzo però non era identico all’altro ma aveva delle peculiarità nella costruzione, distribuzione delle stanze, decorazioni, elementi che fanno pensare ad un uso non univoco delle residenze. Le decorazioni sono numerosissime e si differenziano tra mosaico pittura, scultura, affresco quindi qui non si rispettava il divieto della rappresentazione di esseri viventi. Molte raffigurazioni hanno caratteri chiaramente riferibili ad altre culture: bizantina, sassanide, iranica, addirittura indiana ed emergono per numero le rappresentazioni di principi intenti nelle loro attività ludiche. Addirittura erano presenti immagini erotiche. La eterogeneità delle decorazioni fa pensare ad un uso “insensato” di queste stesse, l’importante era abbellire il luogo, senza seguire direttive artistiche o metodi particolari. Furono comunque limitati nel tempo e nei luoghi quindi forse nell’evoluzione dell’arte islamica non ebbero grande influsso, nonostante l’eccezionalità di molti loro elementi. In conclusione si possono definire come opere realizzate dalle aristocrazie per mantenere i loro usi e costumi pre-islamici ed in particolare del Sud dell’Arabia.

GerusalemmeLa cupola della roccia

E’ sita sull’ Haram al-Sharif (santuario nobile) o Spianata del tempio, a Gerusalemme.L’edificio risale all’anno 72 dall’Egira (691-692). Fu il primo monumento islamico a voler essere di notevole impatto estetico. Fu costruita dal califfo Abd al-Malik. Non è certa la motivazione della costruzione, infatti se ad un certo momento dell’islamismo a Gerusalemme Maometto avrebbe intrapreso il viaggio celeste verso il trono di Dio partendo dalla Roccia, non è certo che al momento della costruzione essa avesse lo stesso significato. Probabilmente l’ideatore volle affermare la centralità della figura di Abramo per la fede musulmana. L’architettura esprime una qualità simbolica di “luogo di

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commemorazione”. Da Gerusalemme egli spostò la direzione della preghiera (qibla) verso La Mecca, verso la Ka’bah. I due santuari sono strettamente legati. La Ka’bah sarebbe stata costruita dallo stesso Abramo, mentre la Cupola della Roccia sarebbe il luogo dove Abramo stesso avrebbe dovuto sacrificare il figlio Isacco (secondo la tradizione islamica il figlio Ismaele). E’ il più vecchio edificio islamico insieme alla Ka’bah. Il rivestimento esterno in piastrelle risale al periodo ottomano in cui regnava Solimano il Magnifico, nel 1552. E’ posta al centro della spianata sulla collina (monte Moriah) del Tempio. L’edificio è a pianta ottagonale, ed ha 4 porte che si riferiscono ai punti cardinali. La luce entra attraverso 16 finestre alte e 40 al piano terra. L’interno è splendidamente decorato con motivi riferenti a vegetazione. La cupola contiene un’iscrizione in arabo, con scritti del Corano, probabilmente per conferire all’edificio una specialità islamica in un territorio permeato di storia cristiana. Si fa riferimento all’unicità del Dio, a Gesù ed alla Madonna, ma non a Profeti dell’Antico Testamento. Vi sono molte analogie architettoniche con precedenti edifici cristiani. Anche dal lato cristiano si prese a modello però tale base di costruzione, come nel caso del maestoso edificio di Caste del Monte, in Puglia. Venne decorata con corone votive per sottolinearne la santità, sotto l’influenza delle raffigurazioni del Santo Sepolcro.

Vi sono anche decorazioni riferenti all’Iran dei sassanidi. Si può ipotizzare anche che simboli bizantini e sassanidi fossero rappresentati per raffigurarne la loro sconfitta e la riconduzione alla vera fede. Le corone presenti nelle decorazioni potrebbero fare riferimento a simboli di regalità orientali, persiane, o ad oggetti anticamente presenti nella Ka’bah e poi distrutti. E’ possibile che le decorazioni siano prese da altri culti anche perché l’Islam non aveva ancora di propri. Vi è all’interno un’iscrizione lunga 240 metri di quasi intere citazioni craniche, contemporanea all’edificio. E’ un invito a sottomettersi alla vera fede alle Genti del Libro (ahl al-kithab). Si può leggere nella costruzione della Cupola della Roccia una risposta all’attrazione del cristianesimo, addirittura ai suoi magnifici templi bizantini dai quali i viaggiatori arabi rimasero molto impressionati. Doveva però avere un collegamento stretto con cristianesimo ed ebraismo ad affermare l’Isalm come punto di arrivo delle due

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religioni. E’ una presa di possesso di un’area divenuta sacra e messaggio che l’Islam era lì e vi sarebbe rimasto.

Moschea di Aqsa

E’ sita nel Haram al-Sharif (sublime santuario) all’interno del recinto delle mura del tempio costruito da Erode il Grande e distrutto dai romani. Fu costruita nel 715 e ricostruita dopo la vittoria di Saladino sui crociati. E’ sovrastata da una cupola azzurra ed è sita sul lato meridionale della collina del Tempio. Fu per un periodo dotata di uno splendido minbar fatto appositamente e portato dalla Siria, distrutto nel 1969 da un incendio. Ha una navata centrale più larga, come la moschea di Cordoba che confluisce al mirhab. Vi furono nel corso del tempo ampliamenti ma anche restrizioni. Al di sotto della moschea è sita una grotta il “Pozzo delle Anime” dove molte tradizioni ritengono fosse custodita l’Arca dell’Alleanza, e per i musulmani è il luogo che accoglierà nel giorno Giudizio gli spiriti dei Fedeli. La Moschea el-Aqsa si trova nella Città Vecchia, all’estremità meridionale di Haram al-Sheriff. Originariamente il nome el-Aqsa indicava l’intera area dell’Haram e risale al tempo (X secolo d.C.) in cui si impose l’idea che Gerusalemme fosse il masjid el-aqsa,

Pianta dell’Haram al-Sharif

cioè il santuario più lontano, in cui Muhammad era stato

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trasportato nel suo viaggio notturno. L'uso venne poi limitato alla grande moschea della preghiera. Non resta quasi nulla (eccetto forse le proporzioni generali) della prima moschea costruita dal califfo el-Walid tra il 705 e il 715, più volte rimaneggiata e sottoposta alla violenza di quattro terremoti. Distrutta da un terremoto nel 747, fu ricostruita dagli Abassidi; in seguito i lavori di ristrutturazione andarono avanti lentamente a causa della mancanza di fondi, finché il califfo fatimide az-Zahir fece attuare decisivi interventi di restaurazione, dopo il terremoto del 1033. Il numero delle navate, in questo periodo, venne ridotto da quindici a sette. I Crociati adibirono la moschea, in un primo tempo, a palazzo reale, e più tardi ne fecero il centro dell'Ordine dei Templari (1118). Questi, lasciarono il loro segno sull'edificio aggiungendo le tre campate centrali del portico (restaurato nel 1217). Quando Saladino nel 1187 riconquistò la città, fece restaurare e abbellire la moschea. Egli donò alla moschea la decorazione del mihrab e un meraviglioso pulpito intagliato in legno che purtroppo andò distrutto nell'incendio del 1969. Altre modifiche furono attuate sotto Solimano il Magnifico e nel periodo ottomano. I più recenti restauri sono stati effettuati negli anni 1938-42: la pericolante struttura della moschea è stata riassestata e sono stati aggiunti nuove colonne e capitelli. La facciata sfoggia sette porte decorate, una per ogni navata. La porta centrale è più maestosa delle altre ed è decorata da numerosi archi che poggiano su antiche colonne. Si può notare la presenza di decorazioni architettoniche in stile crociato. L'interno (metri 90x60), a sette navate, presenta una varietà di stili delle colonne e delle architravi, che riflette il lento progredire dei lavori di costruzione. La navata centrale è divisa da colonne con capitelli corinzi; le altre navate hanno colonne con arcate dorate. La cupola è del 1000, mentre gli ornamenti dell'interno sono del Trecento. Di particolare interesse è il decoro floreale del mosaico dorato nella navata centrale, di fronte alla cupola. Questo è rimasto per secoli nascosto sotto un semplice intonaco ed è stato scoperto casualmente nel 1927. Sulla sinistra si trova una finestra a rosetta, incorniciata da sei foglie, che apparteneva in origine alla Chiesa crociata di San Zaccaria. Verso il fondo della chiesa, sulla sinistra, si trovano tre ambienti: il Mihrab Zakariyeh (cappella Templare), di cui resta un rosone; la Moschea dei Quaranta Martiri e la Moschea di Omar, con resti della originaria costruzione. Infine a destra si incontra la Moschea delle Donne,

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con due navate. L'incendio della moschea, avvenuto il 31 agosto 1969, fu causato da un turista cristiano, il quale credeva che il Messia non sarebbe venuto finché non fosse stata eliminata la causa nociva (la moschea) da Haram al-Sharif.

Damasco

La Grande Moschea omayyade di Damasco fu iniziata nel 707. Sorge nell’area in cui era la basilica di San Giovanni Battista, che venne rasa al suolo. All’interno vi è ancora conservata la reliquia della testa dell’apostolo. Fu la prima sala di preghiera ad essere sostenuta da arcate. Al momento della costruzione superava tutte le altre esistenti per dimensioni. Quattro torri di guardia stavano agli angoli ed erano usate come minareti per chiamare i fedeli alla preghiera. Le ampie arcate permettevano ai fedeli di orientarsi verso la nicchia di preghiera. Qui il califfo svolgeva il ruolo di imam e guidava la preghiera da una “loggia del sovrano” sovrastata da una cupola (maqsura), segno di potere. Le decorazioni interne seguono quelle della cupola della roccia, con piastre alla base sovrastate a circa sette metri da una striscia di mosaici dallo sfondo d’oro (4000 metri quadrati di mosaici) dalle dimensioni maggiori del tempo. Nel 1893 fu quasi distrutta da un incendio ed i mosaici sono stati sostituiti. Per la prima volta fu data molta importanza alla nicchia della qibla, idea ripresa poi nelle moschee successivamente.

Baghdad e Iraq

Il califfo Al-Mansur vi trasferì la capitale da Kufa e la chiamò Medina as-Salam vicino all’antica Ctesifonte in una posizione ottimale per trasporti e collegamenti.La sua costruzione ebbe inizio nel 762. La “città della Pace” era a pianta circolare, di diametro di circa 2 km che corrispondeva ad una unità di misura. Appariva come una fortezza dotata di mura, torri ed un fossato. Aveva 4 entrate, sovrastate da un altro piano ed ognuna di una cupola dorata. Le entrate avevano i nomi delle città vs. cui erano orientate: Khorasan Siria Bassora

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KufaLe porte erano curvate per evitare incursioni.Al centro vi era il palazzo con vicino la moschea.Sopra la sala delle udienze (iwan) vi era una cupola per sottolineare l’associazione del sovrano con il cielo. Sopra questa cupola vi era una sala a sua volta sovrastata da una cupola: la Cupola verde, sormontata dalla statua di un cavaliere. La città fu popolata con vari gruppi etnici, tribali ed economici dell’impero. Mano a mano alle sue porte, ma anche all’interno si stanziarono molte cerchie di persone formando fuori nuovi accampamenti, e all’interno nuovi quartieri per cui in poco tempo la città venne completamente trasformata.Nessuna città islamica le corrisponde come stile costruttivo, infatti è una città-palazzo. Aveva l’aspetto di una fortezza ma non lo era. Le cupole ai lati non avevano valore simbolico ma di fruizione del paesaggio. Quella centrale, forse verde a causa dell’ossidazione dei metalli costruttivi, era più carica di simbolismo e col tempo questo colore di cupola venne associato all’autorità imperiale. Simbolismo del cerchio significava centro del mondo e al centro della città-mondo il palazzo del califfo. I quartieri attorno a cerchio simbolo dell’universo che ruota attorno al califfo. Stava a simboleggiare (l’intera città) la soddisfazione per il proprio successo. Per la prima volta una intera città era un messaggio al mondo. Instillava in chi la guardava l’idea dell’immenso potere di chi l’aveva creata.Col tempo si arricchì di altri palazzi costruiti da personalità in vista: palazzo della Corona, del Paradiso, della Regalità…Altri edifici importanti:Madrasa di Mustansiriya: prima scuola di teologia unificante le quattro scuole giuridiche islamiche. Di carattere sunnita.Madrasa di Bishiriya, abbasideEntrambe costruite negli ultimi periodi prima dell’invasione mongola.Nella città vi sono, inoltre una serie di mausolei degni di nota.

Cordova

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La grande moschea di Cordova risale al 785 e fu costruita dal nipote del califfo omayyade là rifugiato, quando il regno arabo cominciò a consolidarsi dopo l’invasione del 711. Fu completata nell’arco di due secoli in più fasi. E’ dotata di un mirhab adornato di mosaici d’oro , splendide arcate e cupole che ne fanno un monumento unico . Fu costruita sul luogo ove si trovava precedentemente la chiesa cristiana di San Vicente . Il costruttore installò la sua residenza nell’ex palazzo visigoto , mantenendo così vicini i simboli del regno temporale e spirituale, così vicini da sembrare uniti . L’asse centrale che finisce con il mirhab è più larga , dandogli così più importanza, per questo motivo la moschea è detta “ direzionale ”. E’ anche più alta rispetto alle altre due. Il richiamo alla preghiera avveniva dal vicino palazzo visigoto, non vi era minareto . E’ dotata di 4 entrate , ma oggi dopo tutti gli ampliamenti ha 19 porte . All’interno vi fu costruita una cattedrale , al momento della riconquista cattolica dei territori. Lunghe dispute caratterizzarono tale decisione e, anche se in un primo momento sembra un’assurdità , forse la costruzione della cattedrale ha permesso la sopravvivenza della moschea, in quanto un luogo molto frequentato richiede cure costanti come non succede in edifici abbandonati. Le arcate interne non sono longitudinali ma sono parallele alla parete della qibla . Furono adottati qui sistemi di sostegno collaudati prima in Africa settentrionale (Il Cairo e Tunisi) le colonne della navata centrale sono rossastre a sottolineare la direzione del mirhab, quelle laterali sono di marmo rosso e nero, alternate. Successivamente fu costruito un minareto, di cui però non ci è giunta traccia. L’importanza di questa moschea sta anche nel fatto che non solo vi si pregava, ma vi si discuteva e si prendevano decisioni poi valide per tutto l’impero islamico occidentale . Verso l’800 fu abbattuta la parete della qibla, compreso il mirhab ed aggiunte 8 campate. Ora l’area di preghiera era di 69 x 79 mt. nel 900 vennero aggiunte altre 12 campate a raggiungere una dimensione di 79 x 114 mt.. Oggi la zona del mirhab e della maqsura sono decorati meravigliosamente con lastre, decorazioni e mosaici ai lati del mirhab vi sono delle stanze che permettevano al califfo di accedervi direttamente dal suo palazzo . Con l’ultimo ampliamento, Al Mansur fece si che la moschea fosse effettivamente direzionata vs La Mecca, ampliandola ad est, l’unica direzione ormai possibile. Il primo costruttore la fece probabilmente direzionare vs la Siria, sua patria, dato che lo stato delle conoscenze geografiche ed astronomiche

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del tempo non avrebbero consentito un tale errore. Furono aggiunte 8 navate laterali portando la dimensione a 114 x 128 mt., inglobando anche il cortile esterno per contenere tutti i fedeli la dimensione era di 175 x 128 (quasi 2 campi da calcio!)

Il Cairo

A 5 km. dall’antica Fustat si fondò Misr al-Qaira, Il Cairo, in un punto strategico per scambi e trasporti, ad esclusivo uso del califfo Al-Muizz e del suo esercito. Al centro della città il palazzo del califfo e la Grande Moschea. La maggiore moschea del Cairo è quella di Ibn Tulun, edificata insieme ad un intero quartiere su un terreno prima adibito a cimitero. Tutto questo progetto era influenzato da ciò che il committente, un governatore dell’ Egitto nominato dal califfo, aveva visto a Samarra, quindi di influenza irachena. Il minareto stesso segue le linee di quelli delle moschee di Samarra. I colori predominanti sono il rosso e il bianco e vi sono numerosi fregi e fasce ornamentali. Sembra che la sala della preghiera portasse fregi riportanti tutto il Corano e che si volesse far ricordare apposta le costruzioni iraniche ma i contemporanei li videro come mutazioni semplici dell’architettura e non come messaggio politico. Furono, ad esempio, utilizzati pilastri e non colonne, simbolo della cristianità e quindi considerate impure. Vicino al primo palazzo ne fu costruito un secondo ma andarono tutti in rovina dopo la caduta del califfato nel XV sec. Nel palazzo occidentale vi era una sontuosa biblioteca contenente libri trattanti tutto lo scibile umano in numero da 200.000 a 600.000 (Tito). Un’altra grande Moschea era quella di al-Hazar centro della dottrina sciita. Oggi è stata più volte ricostruita e dell’originale vi è rimasto ben poco. Nel 990 fuori le mura venne costruita la moschea di al-Hakim, dal nome del califfo. Le dimensioni sono simili ma è dotata di tre cupole. Vi sono richiami architettonici alle costruzioni tunisine. Con l’avvento dei visir al posto dei califfi si ampliò la cinta muraria (vs. il 1090). Due altre moschee vennero successivamente costruite: Aqmar e Salih-Talai, entrambe di disegno più barocco e raffinato. In questi casi si passò dall’uso del mattone a quello della pietra. Nella prima sulla facciata, nell’arco sopra il portale vi sono delle iscrizioni facenti riferimento a Maometto e ad Alì. La seconda fu l’ultima eretta dai Fatimidi. Verso il 1100 si cominciò ad edificare mausolei (dalla

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tomba di Mausolo) funerari ad uso delle famiglie, dotate di mirhab, e cupole. Molto decorati sia internamente che esternamente. Le figure architettoniche che in un primo momento erano influenzate dalla caratteristiche tunisine ora lo sono da quelle iraniche creando così una particolarità dell’arte egizia del periodo. Queste caratteristiche artistiche vennero portate anche altrove, ad esempio nei mosaici della moschea di Aqsa a Gerusalemme o fino a La Mecca ed in Siria.

Costantinopoli

Nel 1453 Costantinopoli cadde sotto l’assedio degli ottomani. Il sultano Mehmed II fece visita alla chiesa di Santa Sofia dopo il saccheggio della città per prenderne possesso. Era stata consacrata nel 537 e la sua cupola sovrastava la città. Il nuovo regnante costruì 4 minareti, a simbolo di vittoria dell’Islam. Anche la seconda chiesa di Costantinopoli, quella dei Santi Apostoli, insieme al complesso annesso di scuole fu rinnovata e dotata di madrase, con l’aggiunta nella chiesa di una semicupola ispirata a S. Sofia. Il costruttore però fu incarcerato, forse perché non era riuscito ad imprimere un chiaro segnale islamico alla chiesa, dotata già di imponenti strutture. Le 16 madrase annesse dovevano diventare la capitale delle scienze del nuovo impero islamico sunnita. Annessi ospedale, locanda e cucine per i poveri, finanziate con le tasse spesso dovute dai non-musulmani residenti nel regno (mawali) o tasse su bagni o su regioni particolari. Sotto i sultani Bayazid e Selim Cami vennero costruite altre due sontuose moschee a simbolo della potenza della dinastia regnante ma anche dal numero dei fedeli musulmani aumentati moltissimo dagli arrivi dall’Anatolia. Sinan, un grande architetto portato a forza nella

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città ne trasse degli edifici che la fecero diventare la città dall’aspetto fiabesco che si conosce. Eresse la residenza della compagna di Solimano la cui figlia gli commissionò la cosiddetta moschea del Porto, la moschea del Principe in onore del figlio morto di Solimano. Solimano poi volle un edificio simile per sontuosità alla Cupola della Roccia, la Suleymaniye, Cupola della Moschea Suleymaniye

prendendo molti spunti da Santa Sofia. Sul portale dell’edificio una iscrizione che ricorda Solimano come il signore del mondo. Vi vennero quindi affiancati i mausolei di Solimano e della moglie e numerose madrase. Le realizzazioni di Sinan si caratterizzavano inoltre per il gran uso di piastrelle e dei migliori materiali provenienti da tutto il mondo conosciuto. L’unico figlio sopravvissuto di Solimano fece progettare a Sinan ormai in età avanzata la Selimiye al centro della città, che fu terminata poco tempo prima della morte del sultano. Altre due moschee vennero costruite dai due successori di Sinan.Il sultano Ahmed I fece erigere quindi la moschea blu, dotata di sei minareti con vista sul Mar di Marmara, adornata di un numero incredibile di mattonelle da farle dare, appunto questo nome e prelevate addirittura da altri edifici per poterne ricoprire la superficie.

La mistica

Attorno alla metà del IX secolo compare l'uso di definire con questa espressione coloro che si dedicavano con particolare intensità alle discipline spirituali. Il termine Sufi è comunque usato ormai ovunque nella letteratura del X sec. Il movimento era in crescita e serviva ad identificarlo. Non è facile ricostruire la storia della spiritualità e del misticismo islamico. I primi asceti dell'Islam sono ricordati intorno al VII sec. d.C. Dopo la morte del Muhammad (632 d.C.) l'Islam si espande fino a conquistare paesi e ricchezze. In un contesto di rivalità fra potere e ricchezza di piccole fazioni, alcuni musulmani reagiscono rifacendosi alla vita austera del Profeta e dei suoi primi compagni. Si dedicano ad una

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vita ascetica, rinunciando alla vita mondana presente nelle corti dei califfi e dei principi. Attraverso ritiri, preghiere prolungate, digiuni, veglie, povertà, penitenze di vario tipo, si riuniscono in piccoli gruppi o cenobi. In questo primo periodo, i Sufi si rifanno soprattutto al Corano e alla tradizione del Profeta.Nell'VIII sec. i circoli ascetici continuano ad approfondire i temi abbozzati nel periodo precedente e fra tutti comincia a prevalere il tema dell'amore di Dio. La conoscenza di Dio non è tanto frutto della ragione, quanto di un cuore puro. Il IX sec. è sicuramente il secolo del fiorire del Sufismo, sebbene inizino da qui le dispute teologiche soprattutto con i sunniti, l'ortodossia islamica. In questo periodo avvengono i primi martiri. Nel periodo fra il X e l'XI sec. troviamo molti esponenti di grande rilievo culturale nel mondo islamico e in molti ambienti Sufi si avvertì la necessità di una revisione dell'esperienza Sufi del passato soprattutto per chiarire i motivi dello scontro con l'ortodossia ufficiale. Nasce una corrente di apologetica del Sufismo, teso a giustificare la sua esistenza all'interno della società islamica e rimettendolo nell'ordine di una teologia imperante. Alcuni affermarono che il Sufismo era l'espressione più pura ed autentica della fede islamica. Durante questi secoli l'Islam completò la fissazione delle sue strutture fondamentali di legge e di pensiero, stabilendo le letture possibili del Corano, la raccolta degli hadith (detti e fatti della vita del Profeta) autentici. Il XIII sec. fu il dilagare dei Mongoli con una serie continua di invasioni, distruzioni, annientamenti e uccisioni. Fu questo il secolo in cui Jalal al-Din Rumi vive e scrive. Nel rifugiarsi in Turchia, fonda l'Ordine Sufi dei Mevli (o Mevlevi), noti anche come i dervisci giranti. Solo nel XV sec. vennero fondate le grandi Congregazioni Sufi. Il Sufismo si espande alla penisola balcanica, giunge in Indonesia e in Cina. Il periodo coloniale delle potenze europee dal XVIII sec. al XIX sec. diede un colpo mortale a tutto l'Islam e quindi anche al SufismoLa maggior parte dei trattati Sufi è dedicata alla descrizione degli stati spirituali dell'adepto, ossia i vari passaggi attraverso i quali procede lungo il cammino sulla via che conduce a Dio. Nel Sufismo esistono diversi Ordini. Ogni Ordine è un gruppo di persone con proprie regole provenienti da un ricco itinerario di esperienze di maestri e

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discepoli di molti anni anche se all'origine di ogni dinastia Sufi c'è sempre il Profeta. Ogni Ordine ha i suoi metodi di pervenire a Dio. Quindi non è facile tracciarne un percorso comune. Non si può ovviamente tracciare una metodologia pratica; infatti, è essenziale nell'ambito del Sufismo, anzitutto appartenere al mondo islamico ed essere credente, inoltre vivere un rapporto da discepolo con un maestro che guidi la persona attraverso un percorso, che sviluppa le virtù spirituali dell'anima umana facendo compiere il viaggio per giungere alla divina presenza e conseguire la vera immortalità.Colui che desidera entrare in un Ordine deve rivolgersi a un Maestro (shaikh). Questi è colui che rende attuabile l'evoluzione spirituale: attraverso un'evoluzione del Sé non solo di natura psicologica; un'istruzione sui valori e sui segreti della Verità assoluta; l'insegnamento pratico di esercizi di "ricordo di Dio", in grado di far pervenire ad una sorta di estasi. Gli esercizi, sotto la guida del Maestro, vanno compiuti collettivamente e individualmente allo scopo di raggiungere questi stati di comprensione. Il maestro Sufi deve possedere tre virtù basilari: l'umiltà, la generosità e la veracità.Il discepolo è sottoposto ad una prova iniziatica che di solito è un digiuno in un posto particolare che va da tre a quaranta giorni. Dopo questo ritiro l'adepto viene iniziato a ricevere un segno, un emblema o anche solo un nome. Il dhikr consiste nel recitare spesso, con tecniche particolari, uno dei 99 nomi di Dio contenuti nel Corano o formule speciali di cui ogni Ordine è depositario. Le tappe di questo viaggio, in cui il Sufi sperimenta la discesa del Divino nella creazione e percorre contemporaneamente la risalita verso il Divino, variano da sette a dieci.  Alcune cose accomunano la mistica islamica (sufismo) a quella cristiana, altre le separano. Mistico indica ciò che è segreto, nascosto nel più profondo dell'essere umano. Molti sono i sentieri su cui l'Assoluto ha fatto percepire all'uomo la Sua presenza per attirarlo a Sé. Molti pure sono i nomi con cui l'uomo ha cercato di dare un volto all'Assoluto: Essere, Uno, Luce, Altissimo, Sapienza, Niente, ecc. [...] Anche l'Islam porta in sé una testimonianza dell'Assoluto.»

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La conversione (tawba): la conversione è la prima tappa di coloro che progrediscono sul cammino sufi «Il pentimento è la conversione (cioè pentirsi è già convertirsi). La speranza (rağā´)La rinuncia (zuhd): L'asceta infatti non si rallegra per i beni che possiede in questo mondo né si affligge per quelli che gli sono sfuggiti. La rinuncia significa che tu abbandoni questo mondo senza darti pensiero per chi lo possederà. La rinuncia è quando il cuore si dimentica di preoccuparsi dei mezzi per il sostentamento e le mani si liberano dai beni che possiede. Il desiderio (šawq): Il desiderio è l'ansia del cuore per l'incontro con l'amato; l'intensità del desiderio è proporzionale all'intensità dell'amore. Il desiderio si placa con l'incontro e la visione di Dio. Fu chiesto a un sufi: «Provi desiderio?» Rispose: «No! Il desiderio è per ciò che è assente... Lui invece è presente!»

Termini, personaggi, istituzioni:

Ahl al-Khitab= Popoli del Libro, cristiani ed ebrei

Aisha: 3à moglie di Maometto

Masjid al-haram = moschea de La Mecca

Masjid al-aqsa = moschea più lontana, più lontano luogo di culto

Qubbat = cupola

Tawàf = circoambulazione

Jazirah = alto corso di Tigri ed Eufrate (parte finale della Mezzaluna fertile)

Ansàr = ausiliari – favorevoli medinesi all’Islam

Mawali = convertiti all’Islam non arabi (soprattutto persiani)

Ma sha’a Allah = ciò che Dio fa è ben fatto

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Moschea ipostila= costruzione rettangolare con tetto a spioventi sostenuto da colonne

Caravanserragli= ricoveri lungo le vie carovaniere realizzati anche x ostentare la ricchezza del signore

jihad= sforzo di conversione; è un obbligo collettivo. Si deve fare OGNI sforzo prima di usare la forza ed è, comunque, un male.

Dhimmi: ebrei e cristiani in territorio islamico

Maghrib: Ponente IslamMashriq: Levante Islam

Mozarabi = conservano la loro religione, ma imparano l’arabo e ci vivono

Wazir : primo ministro, vice del califfo, amministratore, spesso sovrintendente ad un territorio

Khalifa = vicario de Profeta o guida della comunità, rappresentante sia del volere divino, sia della comunità,

Imam := guida dei credenti, colui che sta davanti

Mufti = dà pareri legali, a titolo personale, non dà sentenzeQadi = giudice secondo la shari’a

Maqsura = spazio recintato, riservato al principe, vicino al mihrab, presenti a Damasco e Cordoba

Iwan = sala di ricevimento

Iman = fede

Shaikh = vecchio, anziano, capo tribale pre-islamico

Fiqh = diritto, adattamento della shari’a al mondo attuale

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Faqih = esperti di cose giuridiche

Jima = consenso della umma

Jizya = tassa da pagare da parte dei dhimmi

Dhimma=: patto di protezione vs gli ahl al-kithab

Majid = moschea

Haram  = luogo, recinto

Fatwa = opinione legale data dal mufti in caso di controversia, ma non è una sentenza

Hyial = cavillo legale

Higaz = tragitto costeggiante il Mar Rosso

Ulama = dotti, senza sacertà carismatica, esperti di cose religiose, col tempo interpreti della shari’a, trasmettitori e guardiani della stessa, divennero leaders di scuole, confraternite, fazioni

Sura = consiglio superiore al wufud

Wufud  = sottoconsiglio dei capi tribù

Mausoleo = satrapo dell'Impero persiano (353/352 a.C.).Fu reso celebre dalla tomba monumentale fatta erigere dalla sorella-moglie Artemisia, il Mausoleo di Alicarnasso, che fu considerata una delle sette meraviglie del mondoI Mausolei erano spesso collegati col mondo sufi.

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Bibliografia:

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Grabar, O., Arte islamica. La formazione di una civiltà, (Milano, Electa, 1989).

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Curatola, G. (a cura di), Eredità dell’Islam. Arte Islamica in Italia, (Milano, Silvana Editoriale, 1993).

Curatola, G., L’arte Islamica (collana “la grande storia dell’arte”, Ilsole24ore, Firenze 2006).

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