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Alcune topiche su Bulgari, Kazan e Tataro-mongoli Kazan (scriveremo così il toponimo per maggiore semplicità, sebbene trascritto dal cirillico sia preferibile Kazan' come infatti appare in carte geografiche non russe) è una delle più belle capitali europee, nel nostro caso della repubblica del Tatarstan parte della Federazione Russa a circa 800 km in linea d'aria da Mosca. Conta oggi più di un milione di abitanti e vanta una delle più grandi moschee del mondo dove si può ammirare un Corano intarsiato con pietre preziose e dalle pagine da 2 x 1,5 m ciascuna con scritte in oro zecchino (peraltro prodotte in Italia). Kazan è la patria del cosiddetto Euroislam che vuol dimostrare come Cristianesimo e Islam sono convissuti qui per secoli e possono continuare a convivere nel resto d'Europa senza grossi attriti. Detto questo, che sappiamo delle origini della città? Esiste una Storia del Khanato di Kazan dove si legge (le integrazioni al testo originale sono le nostre): “C'era una città sul fiume Kama (riva sud) chiamata Brjagov. Di lì venne un khan dei Bulgari (del Volga) a nome Sain. Cercava un posto (dove stabilirsi) mentre attraversava quella terra nel 1177 d.C. (nel testo delle CTP è scritto 6685.mo anno dalla Creazione del Mondo) e lo trovò sulla riva opposta (riva nord) del Kama (alla confluenza) col Volga immediatamente di fronte ai confini con il territorio russo (di Rostov a nordovest). Da un lato (il territorio) finiva nella Terra dei Bulgari e dall'altro invece verso il fiume Viatka e verso la terra di Perm (a nordest)...” e qui fondò la città di Kazan. L'epopea si colora di fantastico quando leggiamo che l'eroe fondatore trova un nido di rettili che difendono il luogo da lui prescelto. Il serpente più grande ha due teste: una di drago vero e proprio che spaventa e uccide la gente e l'altra di toro con la quale invece si ciba. Sain intuisce il pericolo, ma non sa che fare quando fra i suoi uomini si fa avanti un mago che si offre di uccidere il drago. In breve con l'aiuto di altri incantatori costui circonda il drago e il suo nido con un cerchio magico disegnato sul terreno lungo cui poi pone legname e erba secca che dà alle fiamme. Gli spaventosi animali muoiono e, benché anche una parte della compagnia compresi alcuni cammelli soccombe per il lezzo tremendo emanato dal rogo, alla fine la città può essere eretta. La leggenda è sicuramente di fonte persiana ed è comune a altre

Alcune Topiche su Bulgari del Volga, Orda d'Oro e Rus' di Nordest

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Alcune topiche su Bulgari, Kazan e Tataro-mongoli

Kazan (scriveremo così il toponimo per maggiore semplicità,sebbene trascritto dal cirillico sia preferibile Kazan' come infattiappare in carte geografiche non russe) è una delle più bellecapitali europee, nel nostro caso della repubblica del Tatarstanparte della Federazione Russa a circa 800 km in linea d'aria daMosca. Conta oggi più di un milione di abitanti e vanta una dellepiù grandi moschee del mondo dove si può ammirare un Coranointarsiato con pietre preziose e dalle pagine da 2 x 1,5 mciascuna con scritte in oro zecchino (peraltro prodotte inItalia). Kazan è la patria del cosiddetto Euroislam che vuoldimostrare come Cristianesimo e Islam sono convissuti qui persecoli e possono continuare a convivere nel resto d'Europa senzagrossi attriti.

Detto questo, che sappiamo delle origini della città?Esiste una Storia del Khanato di Kazan dove si legge (le integrazioni

al testo originale sono le nostre): “C'era una città sul fiume Kama (rivasud) chiamata Brjagov. Di lì venne un khan dei Bulgari (del Volga) a nome Sain.Cercava un posto (dove stabilirsi) mentre attraversava quella terra nel 1177 d.C.(nel testo delle CTP è scritto 6685.mo anno dalla Creazione delMondo) e lo trovò sulla riva opposta (riva nord) del Kama (alla confluenza)col Volga immediatamente di fronte ai confini con il territorio russo (di Rostov anordovest). Da un lato (il territorio) finiva nella Terra dei Bulgari e dall'altroinvece verso il fiume Viatka e verso la terra di Perm (a nordest)...” e qui fondòla città di Kazan.

L'epopea si colora di fantastico quando leggiamo che l'eroefondatore trova un nido di rettili che difendono il luogo da luiprescelto. Il serpente più grande ha due teste: una di drago veroe proprio che spaventa e uccide la gente e l'altra di toro con laquale invece si ciba. Sain intuisce il pericolo, ma non sa che farequando fra i suoi uomini si fa avanti un mago che si offre diuccidere il drago. In breve con l'aiuto di altri incantatoricostui circonda il drago e il suo nido con un cerchio magicodisegnato sul terreno lungo cui poi pone legname e erba secca chedà alle fiamme. Gli spaventosi animali muoiono e, benché anche unaparte della compagnia compresi alcuni cammelli soccombe per illezzo tremendo emanato dal rogo, alla fine la città può essereeretta.

La leggenda è sicuramente di fonte persiana ed è comune a altre

fondazioni di città, ma in realtà ricorda una cerimonia celebrataper ottenere il permesso dalla dea Madre Terra (turco Umay) dicostruire case sul suo corpo, il suolo, rito rispettatissimo nelmondo tradizionale del Centro Asia persino quando si innalzava unager (jurta). Quanto al nome, kazan in turco significa pentolone e puòinterpretarsi come il simbolo della donna al lavoro in cucinanella nuova casa come infatti s'immagina sia una città oppurepotrebbe essere collegato con la figura del fondatore che purificala residenza nuova col fuoco e la caldaia rappresenta la fortuna eil benessere.

Un'altra ipotesi interessante è quella del prof. M.Z. Zakiev. Nel III sec. a.C. lungo il fiume Kama vivevano i Parti (gli

antenati possibili dei presenti Tatari Bardini) che avevanofondato uno stato nel Centro Asia a noi noto col nome di Kušan eche nel Ferghana avevano la propria capitale a cui avevano dato ilnome del fiume che la serviva: Kasan. Questo impero dominava unterritorio che appunto andava dalle oasi del Centro Asia fino allaconfluenza del Kama col Volga. Il toponimo Kasan non scomparve deltutto quando i Kušan decaddero neppure nel lontano nord e quindi èlogico ritrovarlo nel fiume della città di Kazan, il Kazanka. Pertali ragioni non farebbe meraviglia che già lo Stato bulgaro delVolga successivamente si potesse chiamare Stato di Kazan. InoltreKazan/Kasan/Kušan significherebbe, in una variante turca Ku Siun,Unni Bianchi, etnia non turca già nota da altre fonti col nome diUnni Eftaliti.

Ritornando alla Storia del Khanato di Kazan, essa fu scritta nellaseconda metà del XVI sec. e è sospetta di manipolazioninell'insieme dei racconti riportati. Facendo parte del corpusdelle CTP di natura prettamente letteraria e edificante e moltocarenti in affidabilità, è considerata finora una delle pochefonti primarie della storia antico-russa di cui Kazan è parteintegrante. Delle centinaia di copie in cui fu redatta le piùantiche sono almeno una decina e con testi pieni di anacronismioltre che di favole e storture storiche. Persino la data difondazione di Kazan è un'aggiunta dei copisti più tardi e in unadelle copie c'è addirittura un'ipercorrezione giacché al posto di1177 si legge 1172. Ciò dal punto di vista storico noncostituirebbe un grosso problema, ma, non essendoci fino a questomomento riscontri archeologici, le date suscitano subito ilsospetto dell'irrealtà faziosa del racconto. Nella parte finaledella leggenda sulla fondazione leggiamo persino che: “... Kazandiventò la capitale al posto di Brjagov...” ossia l'attuale città sarebbestata costruita in seguito alla distruzione di Bulgar-sul-Volga (dicui parleremo avanti) o dell'altra capitale bulgara più

all'interno chiamata Grande Bulgar. In quest'ultimo caso saremmo perònel XIII-XIV sec. d.C. e non nel XII sec. d.C. visto che Brjagov èla corruzione di Ibrahimov ossia il nome “russo” della capitalederivato dal nome di uno degli emiri bulgari locali primadell'occupazione tataro-mongola.

La Storia tuttavia non si collega neppure bene con le recentementeritrovate Cronache Tatare – meglio bulgare – sebbene queste cronachenote sotto il nome di Cronache di Gazi Baraj e curate da Z.Z. Miftahovnon siano ancora molto correnti e necessitino di una buona criticastorica.

Ultimamente nel Cremlino di Kazan sono state scavate tre tombe didiscendenti di Cinghiz Khan che qui hanno avuto una sede sovrana nelcorso del XIII sec. d.C. Da questi ritrovamenti si può dire chealmeno per la prima metà di quel secolo la città esisteva disicuro, ma allora, se nasce come capitale erede dello statobulgaro del Volga sotto il regime tataro-mongolo instauratosi nel1238, come mai i Mari (ugro-finni della stessa regione) davano allacittà già nell'anno 1205 il nome Hom-ol ossia Città-capitale nella lorolingua?

C'è in più ancora da definire l'esistenza e la localizzazione diuna Kazan più antica (Iski Kazan in tataro) nominata nei documenti eche di sicuro dovrebbe trovarsi in uno dei molti luoghi scavatinei dintorni della città attuale e dovrebbe giustificare latradizione che fa risalire la fondazione addirittura al 1005!Insomma una data certa sulla fondazione di Kazan non riusciamo atrovarla, malgrado il proclama ufficiale che ha commemorato ilmillenario della città appunto nel 2005...

Spieghiamo un po' meglio però la questione dello Stato bulgarodel Volga.

E' molto antico giacché si forma intorno al VI-VII sec. d.C.dapprima con centro sul promontorio alla confluenza del Kama colVolga dove viene fondata la prima Bolgar (trascrizione russaufficiale dell'antico bulgaro-turco B'lgar) che per convenienzapossiamo chiamare Bulgar-sul-Volga e poi, a causa dell'insabbiamentodel porto fluviale, la capitale deve essere stata spostata piùall'interno sul fiume Čeremšan mantenendo però lo stesso nome,Bulgar. Oggi il sito archeologico di quest'ultima città corrispondealla località di Biljarsk (da Biljar, corruzione “ugro-finnica” diB'lgar) e che noi chiameremo per convenienza Grande Bulgar. Ilterritorio dello stato bulgaro era occupato da popolazioni ugro-finniche fra cui ci sarebbero persino quelle da cui sono originatii Magiari o Ungheresi moderni. Migrate in tempi antichissimi dalnord della Pianura Russa, l'economia di questi nordici Ugro-finniera basata soprattutto sul commercio delle pellicce pregiate e dei

minerali degli Urali e questa economia mercantile era gestitagiusto in collaborazione con i Bulgari e i loro confratelli Càzariche si occupavano della logistica e del mantenimento dei contatticon i clienti.

Per l'agricoltura si sfruttavano le fertilissime Terre Nere a cuiaccennavano precedentemente che, ancora a questa latitudine,costituivano la più importante risorsa vitale. D'altronde perquesta ragione i Bulgari, originari delle steppe ucraine, avevanoscelto di sistemarsi qui. A questo proposito lo stesso autoredella Storia del Khanato di Kazan scrive: “La regione era molto avvantaggiata(dal clima) e molto gradevole, ottima per l'allevamento e per gli animali presenti eper gli alveari (il miele era uno dei prodotti commerciali importanti),ottima alla coltivazione di qualsiasi granaglia e abbondante di frutti e di pesci e piena diogni amenità...” e continua dicendo che nella nostra terra russa o inaltre terre del mondo non se ne trovano di simili per poterviverci bene.

Bulgar-sul-Volga e Grande Bulgar erano dei mercati di scambio dovegiungevano prodotti di altissimo valore destinati alle élitesricche dell'Europa.

Rivediamo un po' la situazione: I Variaghi che frequentavano ilMar Baltico erano riusciti a raggiungere il lago Ladoga già nelVII-VIII sec. d.C. e all'inizio avevano agito più spesso da piratirazziando i convogli che riuscivano a intercettare sulle vied'acqua. Poi erano venuti a patti più pacifici ed erano statiingaggiati dai Bulgari come squadre armate per la protezione deimercanti e finalmente avevano chiuso la loro carriera di mafiamedievale organizzata fondando la dinastia slavo-svedese, iRiurikidi, di cui abbiamo pure detto.

La stato bulgaro era uno stretto alleato dell'Impero Cazaro delBasso Volga, finché questo stato non si era indebolito per unacrisi dei traffici intorno al X sec. d.C. Di ciò avevaapprofittato il riurikide Sviatoslav che aveva scompigliato laloro capitale verso la fine del X sec. d.C. e a questo punto iBulgari del Volga si era sentiti sciolti da ogni patto coi Càzarie avevano rivolto una maggiore attenzione ai mercati del CentroAsia, abbandonando Kiev – dove avevano pure un'importantepostazione – ai contatti commerciali con Costantinopoli...

Queste circostanze secondo noi sono da mettere in evidenza perdire che le notizie sulle situazioni del Centro Asia giungevano aBulgar con regolarità attraverso i mercanti e che perciò quando iTataro-mongoli cominciarono le prime esplorazioni e ricognizionimilitari, i Bulgari del Volga ne vennero sicuramente a conoscenzaper primi. Tale notizia giunse attraverso i Bulgari del Volganelle orecchie dei Riurikidi di nordest e probabilmente giustifica

il loro rifiuto di partecipare alla battaglia del Kalka (v. piùavanti) per timore di sguarnire la difesa delle loro terre.

Come abbiamo detto i budget degli udel più grossi si basavanosulla percezione di dazi e balzelli sui traffici fluviali e allaconfluenza dell'Okà col Volga poco a nord di Bulgar-sul-Volga si stavacostituendo proprio a questo scopo un cuneo slavo fra Bulgari eUgro-finni. Se ne intuì subito la minaccia crescente fra i Bulgariquando Giorgio Lungamano, allora a Rostov, cominciò (ca. 1096) apretendere soste e gabelle dalla sua città-base di Suzdal tanto chenel 1107 ci fu una rappresaglia da parte dei Bulgari, sebbene lacittà si salvasse dalla rovina “per un intervento divino”... comescrissero le CTP.

Non fu né il primo né l'ultimo scontro fra le due realtà rivali,russa e bulgara, e diventava urgente per i Bulgari agli albori diquel XIII sec. d.C. difendere meglio i territori che avevanodominato finora in maggiore tranquillità. La fondazione di Kazansarebbe perciò ben giustificata, se la guardiamo da questo puntodi vista. Non solo! L'intensificarsi e l'accrescersi della domandadi prodotti nordici, prima di tutto delle pellicce pregiate,richiedeva non soltanto un più attento controllo delle vie dicomunicazione, ma anche un legame più forte con le etnieraccoglitrici (appunto ugro-finniche) che ora subivano la pesantepressione dei Riurikidi insediatisi fra loro.

Forse dobbiamo pensare che le élites ugro-finniche esigesserouna maggiore compartecipazione nei proventi e, se ciò fosseverificato, si potrebbe persino spiegare meglio la fondazione delgrande mercato del nord, Grande Novgorod sulle rive del lago Ilmen,verso la seconda metà del X sec. d.C. allo scopo di contenerel'espansione svedese-variaga e degli Slavi (Vendi?) in continuofermento... ma mettendo da parte una volta per tutte la leggenda della Chiamata diRiurik che fino a oggi domina Il Medioevo Russo! La città-repubblica GrandeNovgorod all'inizio di composizione multietnica, una volta in pienaattività, si andò sempre più slavizzando nella sua éliteoligarchica sotto le spinte dei Riurikidi kievani e della loroChiesa. I kievani erano riusciti persino attraverso una specie dipatto militare eterno a riservarsi la difesa della città con leloro truppe armate che di solito giungevano qui con a capo ilfiglio primogenito del Principe Anziano di Kiev. Era previsto uncontratto di ingaggio a tempo determinato da negoziare tuttaviaogni volta che il Principe Anziano cambiava e l'accasermamento eraobbligatorio fuori delle mura della città su un'isola a un paio dikm più in là, nel cosiddetto Castello di Riurik (russo Riurikovo Gorodišče, dipresenza svedese fin dal VIII sec. d.C.). La slavizzazione dellarepubblica comportò pure il diritto unilaterale di Kiev di

contestare il monopolio bulgaro dei traffici lungo il Volga especialmente la frequentazione di Lago Bianco (russo Belo Ozero)nell'estremo nordest dove si raccoglievano le pellicce piùpregiate.

Ciò detto, vediamo di capire come nell'estate del 1222 d.C.l'arrivo di nomadi turcofoni che noi chiameremo i Tataro-mongoli,riuscì a penetrare in questo garbuglio di interessi e a sfondarlosuperando Bulgari, Variago-russi e Ugro-finni.

Gli eventi che riassumiamo qui di seguito dicono che nelleSteppe Ucraine in quell'anno era stata avvistata un'armata formatada ca. 30 mila cavallerizzi con le salmerie e sotto il comando diélites mongole. Aveva attraversato il Caucaso e, dopo avercostretto gli Alani a ritirarsi sui loro monti, avevano messo insubbuglio le steppe dove i Polovcy/Cumani (anch'essi affini turcofonicon i nuovi arrivati) nomadizzavano fra il Volga e il Don. Uno deicapi delle tribù più occidentali a nome Kotian e suocero di unodei principi di Kiev, Mstislav, prevedendo la sua imminente rovinamanda dei messi a chiedere aiuto al genero prima che la sua tribùsia distrutta. Spiegano i messi che, se gli invasori lisbaraglieranno, di certo la stessa sorte subito dopo toccherà aKiev e ai suoi principi. Dopo una lunga discussione e senza iRiurikidi di Rostov e di Suzdal che preferiscono restare nel nord-est, i principi della regione kievana si radunano e decidono discendere verso le steppe del Don pronti a battersi. Presso le rivedel Mare d'Azov sul fiume Kalka però sono battuti e subisconomolte perdite. Mentre i kievani devono fuggire verso nordrisalendo il Dnepr, con la speranza di non esser troppo incalzatida tergo, Kotian, uomo della steppa, si rifugia al di là deiCarpazi nella Pannonia (oggi Ungheria).

Che notizie abbiamo sui Tataro-mongoli? Ecco che cosa ne dicono le CTP: “... Anno 6731 (1223 d.C.)... in quello

stesso anno arrivarono delle genti di cui nessuno sa niente di certo, chi sono, da dove sonosaltati fuori, che lingua parlano, quali sono le loro tribù, che religione professano. E lichiamano Tatari, altri dicono che sono Tauromeni e altri ancora che sono Peceneghi.Alcuni dicono pure che sono quelle genti che il vescovo di Patara, Metodio, raccontavaessere venuti dal deserto di Yathrib (Mecca) che si trova fra oriente e settentrione. PoichéMetodio dice così: «Alla fine dei tempi appariranno coloro che Gedeone ha una voltacacciato e assoggetteranno tutte le terre dall'oriente fino all'Eufrate e dal Tigri fino al MarNero, salvo l'Etiopia.» Solo dio sa chi sono e da dove vengono e di loro sanno solo i saggiche s'occupano di queste cose nei libri. Noi non ne sappiamo niente e ne abbiamo scrittoqui a ricordo dei principi russi e delle miserie che queste genti portarono (in TerraRussa).”

Per quanto ci riguarda non vogliamo riscrivere qui la storiadell'Impero di Cinghiz Khan, dove questa operazione di ricognizione

era stata decisa e organizzata, ma notiamo bensì che l'apparizionee l'intrusione di un nuovo gruppo di etnie come parte delle armatedell'Imperatore del Mondo ci interessa per le conseguenze culturali epolitiche enormi che i Tataro-mongoli ebbero nella storiamedievale russa e europea.

Diamo allora qualche informazione sul personaggio Cinghiz Khan chemise in moto la grande macchina degli sconvolgimenti! Sappiamodella sua identità da un curioso documento redatto intorno al 1240in una qualche località lungo il fiume Kerulen (Mongolia). E' unaspecie di cronaca giunta a noi in frammenti attraverso latraduzione cinese e nota come la Storia segreta dei Mongoli e qui sinarra che lo stesso dio del cielo Tengri avesse indicato Temügin – ilnome significa fabbro ferraio ed era stato scelto da suo padre in onoredi un nemico ucciso – come l'unico condottiero al quale il dioaveva affidato la conquista del mondo. Con tale indicazione divinasi riunì l'assemblea dei nobili, quriltai, e acclamò Temügin Imperatoredel Mondo ossia Cinghiz Khan, e l'epopea ebbe inizio con i Mongoli alcomando supremo e i loro alleati/schiavi nomadi come armata alseguito.

Per sommi capi diciamo che nel XIII sec. d.C. i Mongolipenetrano nelle oasi del Centro Asia spinti a lasciare le loroterre e a migrare verso sud da una variazione del clima nell'AltaAsia che aveva reso la vita alle mandrie dei loro pastori, mongolie turchi, più precaria. La migrazione si traveste di missione diconquista e in poco più di 50 anni rimescola la geografia politicadell'Asia e dell'Europa, dalle steppe fino nel profondo delsubcontinente indiano nel tessuto degli stati colà esistenti e dallago Baikal fin nel Giappone, dal Volga fino al Danubio.

Le vittorie e le conquiste una dopo l'altra si susseguonofinché, alla morte di Cinghiz Khan nel 1227, i territori assoggettatirisultano talmente estesi da richiedere una riorganizzazione delpotere e i generali mongoli Gebe e Subedei, mandati nel sud delCaucaso e che battono i kievani sul fiume Kalka come abbiamodetto, hanno il compito di eseguire una ricognizione delterritorio occidentale nell'ambito appunto di quel progetto diriorganizzazione...

I Mongoli avevano avuto i primi contatti con i Cinesi el'etnonimo Tatari è molto probabilmente una corruzione del cinese Ta-ta /Da-da con cui i nuovi barbari del nord erano chiamati dai Tangcon spregio per il loro modo di parlare, forse più o meno allastessa stregua dei greci che chiamavano Barbaroi chi parlava unalingua incomprensibile (ossia che suonava bar-bar come un balbettio)e ne indicava pertanto un'inferiorità culturale. E' pensabile chefosse comunque l'etnonimo di una delle componenti turcofone perché

Tatar (il suffisso turco -ar cioè uomo appare spesso nelle anticheiscrizioni turche come denominazione di un popolo affine) indica iclan turcofoni kipciaki che vivevano a sud dei clan mongoli e che sidistinguevano da questi ultimi per la lingua, pur mantenendo incomune antichi interessi di guerra e di economia. E gli invasoriche si affacciarono a sud del Caucaso erano Mongoli nell'élitemilitare di comando, evidentemente minoritaria nel numero, eun'armata a cavallo formata da turchi Kipciaki e Oghuz. Inoltre,siccome sappiamo che la koiné parlata nel suo seno eraprevalentemente il turco e non il mongolo usato solo dai capi eche le lingue turche in quel periodo non si erano ancoranettamente differenziate fra loro, i Tataro-mongoli non dovevanorisultare troppo stranieri ai Bulgari del Volga, turcofonianch'essi. Anzi! Siamo dell'avviso che la fusione dei Bulgari coiTataro-mongoli sopravvenuta molto dopo la conquista culminòproprio nei Tatari del Khanato di Kazan fu favorita dalla lingua,sebbene fossero i primi a fagocitare culturalmente i secondi.

Detto ciò, nel 1228 il pericolo sembrò al momento scomparirequando Batu Khan interruppe l'impresa militare nella Pianura Russa econ i suoi galoppò verso Qara Qorum, capitale della Mongolia, perpartecipare al quriltai che doveva eleggere il nuovo Gran Khan alposto dell'appena defunto suo nonno Cinghiz Khan.

A Kiev infatti si giudicò l'interruzione come una qualsiasidelle solite incursioni dei nomadi della steppa ormai conclusasi.Non solo! Le liti cruente fra i Riurikidi ripresero come sempre enessuno si curò più di tanto della “nuova Kiev” ossia Vladimir-sulla-Kliazma che in quei frangenti stava acquisendo una propria identitàpolitica, separata dalle realtà slavo-russe del sudovest.

Nel 1229, eletto il nuovo Gran Khan nella persona del figlio diCinghiz Khan e zio di Batu Khan, Ögödei, la parte di mondo finoraconquistata fu divisa fra gli altri fratelli vivi del nuovosovrano e, per quanto riguarda la nostra storia, la cosiddetta Ordad'Oro che comprendeva i popoli (i Mongoli soprattutto nonconquistavano terre, ma uomini!) dal fiume Irtiš fino al Danubio edal Mar Nero fino al Mar Glaciale Artico (e quindi la Pianura Russa)toccò al secondogenito Juči. Essendo quest'ultimo mortoprecocemente, fu assegnata ai suoi figli, Orda khan e Batu khan. ABatu khan fu affiancato Subedei, l'esperto generale della primatornata vittoriosa, e si pianificò una serie di campagne militariper consolidare il potere tataro-mongolo nelle regioni dagovernare e da amministrare in accordo con i desideri dei duefratelli e nella cornice delle direttive imposte dal Gran KhanÖgödei.

In base ai piani agli inizi degli anni trenta del XIII sec. d.C.

con un'armata di un centinaio di migliaia di cavallerizzi benarmati, genieri persiani e cinesi e macchine da guerra seguendo unitinerario lungo una via molto più agevole dell'attraversamentodelle montagne caucasiche, Batu Khan e suo nipote Baidar riappaiono anord del Caspio sulla riva sinistra del fiume Jaik (oggi Ural), lopassano al guado dopo aver battuto una postazione bulgara lìpresente e puntano a nord in direzione della capitale dellaBulgaria del Volga. Il comando supremo è in pratica di Subedei e lamassa armata in cammino è in viaggio già dall'autunno giacché iMongoli, al contrario di altri nomadi, conducono le campagnemilitari migliori d'inverno sapendo che troveranno i guadi gelatie potranno attraversare i fiumi senza troppa fatica e perdita ditempo. Occorre armonizzare nella conquista le steppe al piùpresto, mentre le zone produttive, si legga il nordest dellaPianura Russa, sono da trattare in altro modo evitando i raidsdistruttivi inutili. Alla ricerca della strada giusta verso lacapitale bulgara, Subedei non riesce subito a raggiungerla perché iBulgari lo depistano con sortite e agguati dai tanti forti di cuihanno disseminato la riva del Volga e così col resto dell'armataSubedei e Batu Khan debbono provvisoriamente attestarsi a Džuketau(Colle del tiglio in tataro) a pochi km dal fiume Kama. Nel 1236 Bulgarperò e presa e le sue mura date alle fiamme e, riparati i danni,provvisoriamente è scelta da loro come capitale, pur disposti afar la spola fra un accampamento e l'altro mentre si pensa già auna nuova residenza più stabile a valle del Volga.

Nella riorganizzazione delle popolazioni locali, seguendo unaprassi solita dei Tataro-mongoli, ci furono vari trasferimentinelle terre bulgare conquistate: Chi fu spinto a passare sullariva opposta del Kama alloggiò sul fiume Kazanka (il fiume diKazan), chi migrò presso i Baškiri e chi si salvò presso gli Udmurtisi meticciò con loro e chi infine si rifugiò sull'altra riva delVolga nell'udel di Vladimir-Suzdal accettò una parziale slavizzazione ebattesimo (i Ciuvasci?) e fondò nuove cittadine nel lembo residuodi Terre Nere di questa riva del Volga.

Alcune famiglie comunque restarono a Bulgar sotto gli emirilocali non spodestati e vedremo che condurranno delle rivoltecontro i Tataro-mongoli e che Batu khan dovrà mandare il fido Subedeia sedarle. Alla fine però il sovrano bulgaro Altynbek dovrà venire apatti. Salvata la capitale dal completo annientamento, è costrettoa mettere a disposizione un'armata con a capo suo figlio, Bajan,più altri 10 mila armati al comando del generale Gazi Baraj giacché itataro-mongoli devono riprendere le campagne militari verso nord.Grande Novgorod con un ricco riscatto riesce a fermare le loro forzearmate in prossimità della città nordica e evita così una

catastrofe, mentre i principi russi del nordest che non avevanopreso parte alla battaglia sul Kalka si trovano per la prima voltadi fronte ai Tataro-mongoli minacciosi sull'altra sponda del Volga enon sanno che pesci prendere. Sebbene avessero accolto i Bulgarifuggitivi, i Riurikidi di nordest non riuscirono in alcun modo araccogliere forze e risorse per opporsi alla conquista in atto enel 1236 i loro centri più importanti, Vladimir-sulla-Kliazma, Suzdal eRostov cadono fra devastazioni e eccidi. Altre sconfitte sisusseguono una dopo l'altra e i principi russi vedone le lorocittà-fortezze avvolte dalle fiamme e qualcuno di loro decideràpersino morire in un'inutile difesa.

Nel 1239 finalmente tocca a Kiev. L'armata tataro-mongola saccheggia dapprima Perejaslavl-del-sud

per poi risalire verso Černìgov. Vengono date alle fiamme le cittàdel circondario e i Tataro-mongoli arrivano sotto Kiev in vistadelle sue fortificazioni dalla riva sinistra del Dnepr.Nell'autunno del 1240 l'attacco è deciso e, passato il fiume conle macchine d'assedio al seguito che vengono montate dal lato doveoggi si trova il viale detto Kreščatik, sotto il bombardamentoincessante le mura cedono e Kiev è presa. E' il 16 dicembre e ormaiil fuoco sta distruggendo l'intera città, salvo la cattedrale diSanta Sofia risparmiata pur dopo un parziale saccheggio e ilMonastero delle Grotte invece rispettato e risparmiato per la suasacralità. Chi si salvò dalla deportazione o dalla morte, fuggìnelle foreste, ma l'avventura storica della Rus' di Kiev era comunquefinita e della gloriosa città non restava che un mucchio dirovine... come constatò qualche anno dopo Giovanni del PianoCarpini, il monaco francescano che incontreremo più avanti sullavia del ritorno dalla Mongolia!

I Tataro-mongoli tuttavia continuarono la campagna verso laPolonia e l'Ungheria. Una porzione dell'armata al comando di Batukhan si riversò in Ungheria passando i Carpazi mentre un'altraporzione continuò la sua corsa vittoriosa verso il nordovest perscontrarsi a Liegnitz (polacco Legnica) contro un esercitocomposto da monaci cattolici armati ossia Templari e Teutonici ealtri al comando del duca di Slesia, Enrico il Pio. Lo scontro èmicidiale, ma ancora una volta i Tatari ne escono vincitori. Nonvanno oltre però giacché arriva l'ordine da Batu khan di passare imonti Tatra e dirigersi in Ungheria dove si riuniranno con ilresto dell'armata. In questo frangente in Moravia nei pressi diOlomouc in un agguato notturno Baidar è ucciso insieme con moltisoldati tatari. Tuttavia gli armati bulgari di Gazi Baraj alcontrattacco mettono in fuga i Moravi e si continua versol'Ungheria.

Batu khan è nel nord dei Carpazi ancora in procinto di passareUžgorod (Ucraina) quando manda i suoi messi al re Béla IVchiedendogli di arrendersi (leggeremo più avanti parte dellamissiva minacciosa indirizzata al re). Richiesta che il reungherese respinge e per di più fa uccidere i messi che l'hannorecapitata. Lo scontro è inevitabile e il 12 aprile del 1241 sulfiume Sajó (in ungherese)/Slaná (in slovacco) gli ungheresi sonobattuti e Batu khan è sotto Pest diretto alla capitale Alba Regia(oggi Székesfehérvár) e poi al Mare Adriatico.

A questo punto il caso vuole che in quell'anno muoia il Gran KhanÖgödei e Batu khan ancora una volta debba interrompere la campagna ecorrere in Mongolia al quriltai prima che si elegga il nuovo Gran Khancontro i suoi legittimi interessi.

Come abbiamo visto la Bulgaria del Volga fu devastata da queglianni di guerre e di lotte, ma alla fine dovette rassegnarsi esottomettersi alle nuove autorità e queste nel 1243, dalla nuovacapitale sul Volga, Sarai (detta di Batu), inglobarono tutto ilterritorio bulgaro incluso Grande Novgorod (pagare una prima voltail tributo era considerato un atto di sottomissione per ilfuturo!) nella cosiddetta Orda d'Oro o Ulus (dominio) di Juči.

Per principio il conquistato non solo pagava un tributo, serestava in vita, ma diventava schiavo e la politica dei primi khanmongoli non era molto incline all'assimilazione o al meticciatoetnico. Faceva differenza soltanto il tributo da pagare in lavorogratuito degli artigiani e nel numero di giovani soldati reclutatiforzosamente per le campagne militari oltre che in eventualiprodotti di scambio. Sia come sia i Bulgari, sebbene il loro emirocontinuasse ad esserci ancora per qualche anno, riceverannorispetto ai Russi e ai pagani Ugro-finni un trattamento di favoresia perché musulmani, religione che si andava espandendo in queglianni rapidamente fra i nomadi turcofoni, sia perché considerati distirpe affine. L'emiro bulgaro diventerà una specie di custodeesclusivo e in parte fidato dei territori settentrionali, seppurcostretto a operare secondo le politiche del khan. Quelladifferenza di trattamento da parte di Sarai sarà sottolineata dallaChiesa Russa che col passar del tempo inasprirà la propagandaastiosa contro i Bulgari proprio perché non sono più quelli di unavolta e sono diventati i Tatari.

Quanto ai Tataro-mongoli, il loro impianto statale restò a lungomilitarizzato, costantemente occupato in campagne diciamo così dipassaggio intraprese di solito per sedare rivolte o per imporre unordine particolare. Impararono subito a gestire le stagionimediterranee lungo il Mar Nero e si può immaginare che, non appenal'inverno spariva, ecco cominciare il continuo andare e venire da

Sarai di cavallerizzi armati che trascinavano in lunghe processionia piedi i prigionieri “tecnici” reclutati/deportati dalle cittàspesso messe a ferro e a fuoco e diretti verso la corte del khaninsieme con animali da basto carichi del bottino accumulato e orada spartire ai piedi del sovrano mongolo.

Sebbene gli interessi dell'élite al potere fossero legati più almondo orientale della steppa asiatica turcofona che non all'Europacontadina, le contraddizioni che vennero fuori furono numerose ein molti ambiti. Ed è notevole che nessuno dei popoli della PianuraRussa che l'Orda d'Oro inglobava abbracciò mai il modo di vita nomadedelle steppe, al posto della civiltà agricola sedentaria. Insommaè evidente che il nuovo occupante stava cominciando ad assaporarei primi vantaggi della sedentarietà e compattava intorno al khanuna compagine che, almeno per i primi secoli, restò etnicamentecomposita. E fu il mondo agricolo che l'ebbe vinta, ma il modellonon provenne dal mondo slavo-russo che ancora non avevaun'identità unitaria da metter in mostra né un modello attraente,bensì dalle oasi del Centro Asia iraniche islamizzate eavanzatissime in tutti campi. Con quelle regioni Sarai, anche acausa delle liti famigliari di Batu khan con i suoi parenti,mantenne legami molto stretti usando persino la mediazione deiBulgari del Volga.

Nella costruzione del nuovo stato dell'Orda d'Oro certeprospettive sincretistiche sono importanti perché si impongonosull'agire degli attori politici coinvolti e in special modo siriflettono in seguito negli atteggiamenti abbastanza inediti deimoscoviti e degli Slavi “orientali” sia nella gestionedell'economia sia nella società sia nelle leggi, se nonaddirittura nella religione, ed è forse qui e in questo momentostorico che si ritrova l'origine del tanto disprezzato “despotismoorientale” della Mosca del XVI sec. d.C.

A questo punto val la pena tornare un momento indietro nel tempoprima della conquista tataro-mongola, giacché nel 1204 quasiinaspettatamente a Costantinopoli era accaduto qualcosa di moltopiù grave: Il Papato di Roma era riuscito a sopprimere il Patriarcato Ecumenicoortodosso esistente definendolo eretico e lo aveva sostituito con uno latino-cattolico!

Come era potuto succedere un tale sacrilegio sul Bosforo in quelfatidico 1204?

In breve alla fine del XII sec. d.C. l'Imperatore Manuele IComneno, sentendosi assediato dalla marea crescente dell'Islam cheaveva sottratto porzioni enormi e economicamente importanti al suoterritorio imperiale e vedendo come l'Occidente con le Crociatequalcuna di quelle regioni l'avevano recuperata nel Medio Orienteintorno alla prestigiosa Gerusalemme, aveva iniziato le pratiche

per richiederne la restituzione cioè al Papa di Roma eall'Imperatore dell'Impero Romano d'Occidente, FedericoBarbarossa. Le condizioni sine qua non? La riunione delle due chiese,Cattolica e Ortodossa, col riconoscimento del primato di sanPietro su sant'Andrea.

Poi i due romani imperatori, Manuele e Federico, erano morti enel 1204 un'alleanza di latini (Franchi e Veneziani, inmaggioranza) assaltò la capitale sul Bosforo e la conquistò e,dopo il saccheggio dei canonici tre giorni, su trono imperiale fuposto Baldovino di Fiandra mentre il Patriarcato Ecumenico fuoccupato dal veneziano latino-cattolico Morosini.

Succedeva ora che gli ortodossi (e non solo slavo-russi)dipendenti dal Patriarcato di Costantinopoli si trovarono a doverobbedire ad un'autorità che non tutti i vescovi erano disposti ariconoscere visto che avrebbero dovuto farsi rinominare e correrepersino il rischio di essere sostituiti da prelati latini.

Per quanto riguarda la Chiesa Russa, strettamente legataall'ortodossia e ostile al cattolicesimo, all'improvvisol'autorità di riferimento veniva a mancare e andava crescendo iltimore che qualche vescovo russo, appoggiato da Ririkidi ambiziosisi ribellasse. Infatti Kiev, che raccoglieva la decima da tuttigli udel per la Chiesa Russa, se la vide diminuire in quei tristifrangenti invece che aumentare ora che la parte per il Patriarcaappena soppresso non si sapeva come e a chi mandarla e ciòsignificava un'indebita trattenuta alla fonte di qualche udel“ribelle”, ma soprattutto una china sempre più inclinata verso laframmentazione e aperta all'autocefalia delle sedi suffraganee, senon un chiaro invito a confluire nel sistema cattolico romano.

La vittoria del Papato Romano in quel 1204 seguiva non soltantoallo scisma unilaterale del 1054, ma concludeva una lotta alarghissimo raggio per affermarsi in campo economico nelle zoneslave dall'estremo nord ai Balcani e dalla Pianura Russa al Mar Nerocontro Costantinopoli e riusciva finalmente a far decadere ilPatriarca ortodosso costringendolo insieme con le famiglie nobilivicine ai Comneni a rifugiarsi oltre il Bosforo ormai impotente.

Lo scopo vero di queste lotte “travestite” di religione eratuttavia altro. Un documento chiamato l'Appello di Magdeburgo (oggi èancora un vescovado nella Germania nordorientale) ben noto negliarchivi del Papa di Roma e alle élites cattoliche di tuttal’Europa, rende chiara l'operazione contro Costantinopoli e le“crociate” volte pure verso il nordest. Il documento è controversoper l’anno della sua apparizione e forse è da collocarsi non oltreil 1125 e l’autore è pure sconosciuto, sebbene racconti conchiarezza come i pagani Slavi Vendi rivalsisi sui Sassoni e

ripresisi le loro terre si erano vendicati sui cristiani rimastifra loro torturandoli e sacrificandoli agli dèi. Per questi motivil’autore aggiunge che, come i Crociati in Terra Santa hannoliberato Gerusalemme dagli infedeli, così si deve fare ora nel MarBaltico dove si estende la terra degli Slavi Vendi ribelli epagani. L’Appello chiude: “E quindi per quelli di voi più in vista fra i Sassoni,Franchi, Lorenesi e Fiamminghi, questa è l’occasione per salvarvi l’anima e, se lo volete, diappropriarvi della migliore terra dove vivere.”

E' quest'ultima frase che colpisce nel segno perché in EuropaOccidentale, nella Valle del Reno in particolare, c’era stata inquel secolo una crescita demografica significativa che avevaspinto la gente alla ricerca di terre vergini da sfruttare ovunquepossibile nell'est del continente. Erano sorti così non solo nuovicentri abitati da contadini fiamminghi, specialmente nelle marchedi frontiera dal Mar Baltico all’Oder e fino all’Elba, ma moltimigranti si erano altresì trasformati in cacciatori di animali dapelliccia per la semplice ragione che il traffico di questiprodotti dava un lucro di gran lunga maggiore del coltivare icampi. D'altronde la caccia nelle foreste non era proibita com'erain altri luoghi dell'Europa occidentale e insomma bastavaaccordarsi coi pagani locali nell'affittare a questi ultimi icampi in quiescenza come terra da pascolo per ottenere in cambio iprodotti della foresta ossia le preziosissime pellicce, il miele ela cera che erano prodotti costosi e richiesti dalle classiabbienti costituite in quei tempi e in quei luoghi dalle cortivescovili.

Nessuno e quindi neppure la Chiesa si era curata troppo delleconseguenze della deforestazione che aveva procurato in Occidenteuna gran penuria di prodotti importanti per la vita umana e così,con la scusa che deforestando si distruggevano i templi pagani,anche la foresta boreale cominciò a arretrare sotto la guida e laprotezione della Chiesa di Stato (Reichskirche) che gli Ottoni avevanocreato anni prima. In realtà lo scopo di questa politica pocoecologica era anche quello di legare col lavoro agricolo allaterra la gente soggetta e, con l'aumento demografico in atto chedicevamo, le terre dell'est andavano colonizzate disboscandole.Ciò andava in senso contrario allo sfruttamento che indicavamo quisopra causando disguidi e litigi continui.

Gli imperatori germanici inoltre vedevano chi partiva per laTerra Santa nelle famose Crociate come un emigrante definitivo edunque delle mani in meno da impiegare per il “progetto Est” tantoche alla fine nel 1147 il papa Eugenio III, su pressioneimperiale, proclamò un'altra inaspettata Crociata stavolta contro gliSlavi rifacendosi appunto all’Appello. Il papa inoltre, essendo a

conoscenza che nelle precedenti migrazioni verso nordest i capi-spedizione (preti e vescovi) si erano addirittura accordati con imigranti su come procurarsi i prodotti della foresta (lefamigerate pellicce pregiate!) invece di preoccuparsi dievangelizzare i pagani, vietò espressamente che ciò si ripetessesenza la sua dispensa. L’operazione crociata doveva fondareparrocchie nuove con la relativa decima per Roma e procurarebattesimi dei pagani. Gli affari più lucrosi? Soltanto dopo.

Anche i polacchi erano interessati alle terre del nordest e sindai tempi di Boleslao Boccastorta (1085-1138) il loro grossoostacolo era stato cacciar via i Prussiani ossia il popolo nonslavo che abitava le coste baltiche da sempre e che intendevarestare indipendente e con le sue usanze. Incapace perinsufficienza di uomini e per impreparazione logistica adaffrontarli, il sovrano polacco era ricorso all’aiuto della Rus' diKiev che era, sì!, intervenuta, ma che, nelle condizioni disfaldamento in cui si trovava, aveva poi rinunciato e si eraritirata dall'affare.

La corsa alla conquista delle terre baltiche aveva altricontendenti pure fra tedeschi e scandinavi che abitavano le rivemeridionali del Mar Baltico, benché costoro si spingevano più aest in quello che oggi è il Golfo di Riga! Raccontano le cronachedi parte tedesca che nel 1158, a causa di una tempesta, un gruppodi navi mercantili provenienti dall’isola di Gotland, dalla famosacittà di Visby, naufragarono sulle coste della terra dei Livoni(ugro-finnici poi assimilati dai Lettoni). Pare che il vento edaltre circostanze non permettessero il ritorno a casa per quellastagione e così i mercanti dovettero costruirsi un rifugio aimargini della fitta foresta. I Livoni, incuriositi dai nuovivenuti e dalla possibilità di aprire delle trattative commercialicon gli intrusi, chiesero di far mercato. I Tedeschi mostrarono iloro articoli: stoffe e arnesi di metallo e i Livoni i loro: ceramiele e pellicce pregiate e lo scambio fu fatto. Per i tedeschi,lo scambio era stato molto favorevole per il valore delle pellicceacquisite che nelle corti si vendevano a prezzi altissimi e fuchiaro a questo punto che si potesse battere la concorrenzabulgaro-slava di Grande Novgorod con degli insediamenti stabilialleandosi con i Livoni. Ciò implicava nelle regole del tempo ilbattesimo dei partners commerciali e alla fine dello stesso secoloda Visby si decise così di mandare un prete cattolico cheprocedesse all'evangelizzazione e su una delle isole che chiudonoil Golfo di Riga si costruì una prima chiesa di legno con depositoe ricetto per i mercanti e allo stesso tempo con una caserma perle armi. Il primo predicatore cattolico, Mainardo, monaco

agostiniano del Monastero di Segeberg del Vescovado di Amburgo-Brema vi si installò e cominciò il suo lavoro di “colonizzazione”a partire dalle anime. Abbiamo addirittura i nomi dei primi Livoniche si fecero battezzare: Ilo, Kilevene e Viezo!

Naturalmente la presenza dei tedeschi disturbò i mercanti salvo-russo-variaghi che risiedevano poco più a sud, a Polozk, come pureattirarono l’avidità dei Lituani vicini, incuneati fra Krivici(antenati dei Bielorussi di oggi) e Livoni. Abbiamo notizia cosìche Mainardo vide andare a fuoco la sua chiesa e che decidesse diricostruirla in pietra, materiale che si fece trasportaredirettamente dalla Germania. Nel 1180 si costruì ancora un’altrachiesa di mattoni a Uexküll (Ikskile in lettone) che diventò poi ilduomo locale e nel 1186 Mainardo fu consacrato vescovo. A questopunto il papa Alessandro III poté dichiarare che la Livonia eradiventata parte del Patrimonium Sancti Petri e che ogni azione dellachiesa locale e del suo vescovo aveva la benedizione della SantaSede Romana.

Mainardo nel 1196 muore e gli succede un certo Bertoldo, abatecistercense di Lockum, trasferito qui quasi di forza come raccontaEnrico il Lèttone, nella sua Cronaca Tedesca. Qui si raccontaanche che il monaco facesse arrivare in Livonia dopo aver subitodelle angherie dai Livoni molti colleghi... armati crociati. Il 24luglio 1198 ci fu, infatti, lo scontro coi Livoni e, mentrecostoro “...gridavano e urlavano al loro modo pagano... il vescovo (Bertoldo) nonriuscendo a trattenere il suo cavallo fu trascinato suo malgrado nella mischia dove venneucciso da un certo Ymaut e successivamente fatto a pezzi dagli altri.” Ci fu unatregua e alcuni Livoni furono battezzati sul posto. Tuttavia tuttocontinuò come prima e non appena se ne presentò l’occasione, iLivoni insorsero ancora contro i Tedeschi e li cacciarono viaarmati, mercanti e preti. Quello stesso anno, un altro gruppo dimercanti, da Gotland, cercò di mettere piede in fondo al golfo diRiga sempre allo scopo di rendere i traffici più sicuri, masoltanto l’anno dopo con 23 navi ben armate e con il nuovo vescovoa capo della spedizione, Alberto di Buxthöfden, canonico delVescovado di Amburgo-Brema. Non fu facile insediarsi nell’areascelta un po’ a monte della foce della Dvinà (lettone Dàugava) e,solo dopo aver avuto il permesso dal principe “russo” di Polozk,si poté procedere alla costruzione della chiesa con annessodeposito-merci e case per il resto della nuova comunità in armisul piccolo affluente della Dvinà, il fiume Riga, visto che Uexküllera troppo arretrato rispetto al mare e considerato per ora unluogo insicuro.

Non staremo qui a rivedere le crociate condotte contro i balticipagani e, perché no?, pure contro gli eretici russi, ma diciamo

solo che lo sguardo della Chiesa di Roma non s’era fermato suisoli territori dei Vendi e dei Prussiani, ma si era volto oltretanto che il Papa Alessandro III aveva allargato il diritto allasanta conquista delle terre baltiche più lontane ai reucciscandinavi e nel 1209 Innocenzo III successivamente lo avevaassegnato giusto al re danese Valdemaro II incitandolo contro gliSlavi. Le mini-crociate contro i pagani baltici della costapomeranica da parte di Danesi e Svedesi quindi continuarono finchénel 1219 Valdemaro II decise di condurre una vera e propriacampagna di conquista nella regione dei Ciudi (l’odierna Estonia)dove c’era l'avamposto stagionale svedese. Si impadronì di tuttala costa fino alla foce del fiume Narva e il piccolo insediamentodi Kalyvan diventò la danese Tallinn (estone Taani Linn, Porto dei Danesi)oggi capitale dell’Estonia. Come i Danesi si erano attestati sullacosta estone così gli Svedesi tentarono di impadronirsi dellaFinlandia meridionale partendo da un loro antico caposaldo, Abo(Turku odierna), per giungere a controllare la foce della Nevàdove oggi c’è San Pietroburgo.

Concludiamo indicando un'altra presenza minacciosa sulla scenabaltica: i Cavalieri Teutonici di Ermanno di Salza che nessuno riusciràa vincere fino al 1410! Fra’ Ermanno, ufficialmente invitato dalduca polacco Corrado di Masovia, arriva in Polonia con grandeentusiasmo e prende subito il posto dei monaci cistercensinell'operazione “evangelizzazione dei popoli pagani” lì presenti.Con le forze di tutto il suo Ordine monastico armato, si mette inmoto prima per fare una prospezione dei territori dell’alta Slesiafra la Vistola e il Nieman e poi per studiare come stabilirsinella regione da dove partire per colonizzare i Prussiani e i lorocongeneri e fondare un vero e proprio stato, visto che neicastelli d'Ungheria (Romania) in cui l'Ordine aveva ben vissutofinora combattendo contro i Polovzy/Cumani non sarebbe piùtornato.

L’Ordine non aveva i titoli per fondare organizzazioni statalicome quella che si chiamerà successivamente lo Stato dell'Ordine Teutonico(in tedesco Ordenstaat, antesignano della Prussia guglielmina) etrasformare un Gran Maestro in una specie di principe-re perché ciòera in contrasto coi bandi papali del 1216 e del 1220 e ancheperché oltre al Papa non c'era altro capo supremo di ogni ordinecrociato. In più c’era Corrado di Masovia che vantava diritti disovranità sul territorio affidato dapprima in esclusiva alcontrollo dei Cistercensi per la propaganda religiosa e orapassato ai Teutonici e ciò creava in sostanza due posizioniinconciliabili fra Corrado e i Teutonici che in modocompromissorio si risolveranno soltanto nei secoli che seguirono.

A questo punto si capisce bene come, una volta assicuratisidelle posizioni al nordest, attaccare e conquistare il Bosforo nelsudest diventava il completamento di una manovra a tenagliadiretta alla conquista delle Pianura Russa. Eppure quando i Crociatifranchi e i Veneziani conquistarono Costantinopoli nel 1204,l'Impero territorialmente e politicamente venne scomposto in varidomini fra i litigiosi cavalieri crociati, gli avidissimiVeneziani e gli Slavi dei Balcani, inclusi i Bulgari di GiovanniII Asen, e tutti sembrarono in lotta contro tutti. Insommal'Impero Romano d'Oriente non esisteva più neppure comegiurisdizione territoriale unitaria.

Abbiamo già detto che precedentemente gran parte dei territorimediterranei imperiali erano stati travolti dalla marea arabo-musulmana e incorporati nel nuovo califfato arabo, ma abbiamotenuto da parte l'Anatolia che era occupata da tempo dai TurchiSelgiuchidi con il loro Sultanato Romano o di Rum. In particolare trail tardo XII e il XIII sec. d.C. questo piccolo stato prese aibizantini alcuni porti strategici sulle coste del Mar Nero e,benché vivesse bene col sistema di razzia su un territorio bencoltivato dai contadini greci, pensò allo stesso tempo diincoraggiare lo scambio di beni industriali e di consumo dalCentro Asia. Erano così nati commerci sull'altra sponda del MarNero con Genovesi e Veneziani quasi che il Sultanato tentasse dicostruirsi un suo Impero Romano, seppur rimanendo – l'élite almenorispetto al resto dei sudditi – nell'Islam.

Nel 1204 nella fuga delle famiglie nobili costantinopolitanesulle coste meridionali del Mar Nero in Asia Minore la città diTrebisonda aveva accolto un primo autoproclamatosi Imperatore epiù o meno in quello stesso territorio intorno a Nicea (Iznik) erasorta ancora una seconda realtà imperiale romana d'Oriente. Tuttociò avveniva con il consenso e sotto la protezione del dettoSultanato di Rum il quale, con l'aiuto dell'intraprendente reginaTamara della Georgia (sposa di Giorgio, il figlio di AndreaBogoliubskii morto precocemente nel 1190), aveva coperto ifuggitivi “ortodossi” e ricacciato in Tracia i Franchi “eretici”cattolici che avevano già tentato di occupare queste coste.

Carta mercantile d'insieme (da E, Knobloch - Russia & Asia, N.Y. 2007)

Il nuovo Patriarcato ortodosso inoltre si era stabilito a Niceae da esso continuava a dipendere Kiev non avendo scelto la ChiesaRussa – è importante prenderne nota – di rendersi autocefala comeinvece avevano fatto alcune chiese ortodosse dei Balcaniapprofittando del marasma del 1204.

Se tale era la situazione di debolezza e di sfascio dell'Imperod'Oriente al tempo di Batu Khan, è facilmente comprensibile che i

Tataro-mongoli non si curassero di attaccare l'Anatolia e laTracia e che le loro scorribande in Europa non si spingessero asud oltre l'Ungheria. Il Sultanato di Rum invece suscitò il lorointeresse perché lo riconoscevano in qualche modo loro “congenere”e, benché nel 1242 Batu khan ne avesse distrutto la capitale Erzurume l'anno dopo – essendosi i Selgiuchidi ancora una volta ribellati– li avesse battuti definitivamente in una battaglia nei pressi diSivas, diventati ora soggetti del khan ricevettero il ruoloimportante di mediatori fra gli occupanti latini di Costantinopoli(fino al 1261), i pretendenti imperatori e l'Orda d'Oro. Mediazioneche certamente non cessò quando la famiglia imperiale deiPaleologhi ritornata nella vecchia capitale sul Bosforo restauròla sede del vecchio Patriarcato ecumenico e recuperò, seppur peruna piccolissima parte, qualche lembo dell'antico dominio senzache l'Orda d'Oro si sentisse eccessivamente preoccupata.

Su questo terreno l'Orda d'Oro stabilirà delle reti di contattiindipendenti pure con la Chiesa Cattolica affinché i mercaticompratori europei occidentali, con l'apprensione degli intrigantie guardinghi Veneziani e Genovesi della Crimea, non fosseroprivati delle forniture dei prodotti della foresta nordorientaleeuropea e delle altre merci del Centro Asia allora in fortesviluppo industriale e scientifico.

Gli eventi qui raccontati sono notevoli poiché costituiscono laparte sostanziale del bagaglio concettuale e storico che la ChiesaRussa accumulò in modo da adeguarsi senza attriti alle nuovedisposizioni del nuovo potere tataro ormai chiaramente in vigorenella Pianura Russa a metà del XIII sec. d.C.

Lo stesso non accadde invece per i principi russi, più restii aicambiamenti e con orizzonti culturali limitatissimi. Sempre inlite fra di loro alla ricerca di facile ricchezza, il problema dinon poter più esercitare atti arbitrari su gabelle, passaggi,scorrerie etc. né su contadini né su altri soggetti dei loro udelera quello che li preoccupava di più e che, se restava insoluto,li metteva in profonda crisi. Si era già in gran parte interrotto aloro svantaggio il vecchio andazzo di passare da un udel all'altroe, da quando il controllo tataro sull'uso delle armi era diventatostretto e severo, non era più permesso incorporare un territoriocon le armi in pugno per ingrandirsi e potenziarsi.

I khan per di più avevano affidato il controllo del territorio,contemporaneamente militare e fiscale ossia con la riscossione deitributi (in natura e in uomini), ad appaltatori stranieri cheesercitavano ispezioni nei villaggi che riuscivano a individuare ea raggiungere per le riscossioni, privando gli udel di risorseumane e materiali finora godute a piene mani. Con le tasse che

inoltre esigevano, si permettevano perfino di finanziare ainteressi altissimi i principi russi degli udel più piccoli e menoabbienti spingendoli a trovare nuovi cespiti e nuovi metodivessatori per incassare e, in caso di mancata restituzione o dipagamento non eseguito, questi principi finivano spesso inschiavitù, se non proprio sommariamente giustiziati.

Tali situazioni spinsero a rivolte e proteste anti-tatare daparte dei cittadini sobillati dal proprio riurikide e a noi sembrache la lotta delle genti della Pianura Russa era diretta piuttostocontro i principi russi e le loro angherie che contro gli“invasori infedeli” e che i contadini si ribellassero oltremisura, se vedevano i “loro” principi insieme coi Tatari ascompigliare i campi coltivati in inutili scorrerie. Rivolte, adesempio, ce ne furono nelle città di Rostov e di Grande Novgorod incui è appunto difficile distinguere chi sono gli antagonistinell'ambiguo linguaggio delle CTP.

E a proposito di Grande Novgorod, a metà del XIII sec. d.C. quandoKiev ormai non contava più, la nordica città era in pieno sviluppocon un territorio sterminato e ricchissimo, ma pochissimo abitato,da difendere dalle voglie e dalle ambizioni dei riurikidiinvidiosi del nordest. La repubblica era uno dei luoghi chiave peril commercio e i Tataro-mongoli, sebbene mai direttamente e dalontano, tentavano di trattarla col metodo del bastone e dellacarota. Ad ogni buon conto senza Grande Novgorod gran parte deitraffici che sostenevano l'economia tatara si sarebbero estinti ealla città nordica andava tollerata e concessa una certaindipendenza, impedendo – come e quando si poteva – gli interventidei riurikidi arruffoni. Se l'autonomia commerciale novgorodesenella scelta dei mercati da servire andava contro gli interessidei principi di Rostov e specialmente di Vladimir-sulla-Kliazma, avevainvece il plauso di Sarai per i motivi detti. Da parte loro, seavessero potuto esercitare liberamente il loro potere, i Riurikidiavrebbero imposto alla repubblica il loro luogotenente e avrebberovolentieri rinunciato al degradante contratto d'ingaggio nellepieghe del quale era previsto che l'ingaggiato non dovesse inalcun modo intrufolarsi negli affari e nella politica dellarepubblica.

Nel frattempo l'Europa Occidentale stava diventando un insiememolto cospicuo e ricco di mercati compratori e la collaborazionefra Grande Novgorod e l'Hansa tedesca che agiva da mediatorecattolico e quindi preferenziale nel Mar Baltico forniva tutti imezzi per un grandioso sviluppo e la presenza limitante diriurikide per di più ortodossi non era assolutamenteindispensabile.

Per rendere un'idea dell'autonomia e della potenzialità dellarepubblica nordica, ma allo stesso tempo dell'impossibilità per leautorità tatare di intervenire in situazioni irraggiungibilitroppo a nord dal loro centro direzionale, ricordiamo che nel1240, allarmata dalla situazione che si era creata alle porte deidomini novgorodese dal lato nord, la repubblica chiamò un principerusso del nordest a nome Alessandro figlio di Jaroslav ascontrarsi con il duca svedese Birger in agguato nelle paludi delfiume Nevà, fiume, emissario del Lago Ladoga in cui sbocca il fiumedi Grande Novgorod, il Volhov. Il giovane rampollo riuscì a ricacciareil nemico in mare e dopo una ricca ricompensa si meritò anche lafama e il soprannome di Alessandro della Nevà (in russo Aleksandr Nevskii).Aggiungiamo che per questa impresa e per un'altra sua leggendariabattaglia vinta un anno dopo contro i Cavalieri Teutonici(stavolta per conto di Pskov, la città sorella-vassalla di GrandeNovgorod) e in più per aver respinto la proposta del Papa di Romadi passare al Cattolicesimo, la Chiesa Moscovita lo proclamò santonel XV sec. d.C. quando ormai Grande Novgorod era collassata sotto icolpi di Mosca nel 1478.

E qui salta fuori la questione del famoso “giogo tataro” cheopprimeva le Terre Russe e ne impediva lo sviluppo, come si leggeda anni si legge fra gli storici sovietici.

Si è scritto che la conquista tataro-mongola fu una specie divalanga distruttiva totale di quanto esisteva e che alladistruzione fisica delle persone seguisse una cappa di poterepesante, oscura e minacciosa distesa su quasi l'intera PianuraRussa. Ci chiediamo anche alla luce dell'archeologia: Ci furonodavvero queste massicce distruzioni? E i Tatari perché e comeimpedirono la rinascita delle genti “russe”?

E' giunto il momento di affrontare il “giogo tataro” come ideaculturale per capire se tale giogo abbia rallentato lo sviluppomateriale e spirituale in atto della nuova etnia (superethnos, lochiama il defunto turcologo L.N. Gumiliòv) slavo-orientale o GrandeRussa che oggi domina nella Pianura Russa. Non solo! Il giogo tataroproducendo “martiri” russi, fra cui alcuni riurikidi, e sacrificipesanti russi, non si allargò sul resto dei popoli europei propriograzie ai russi che lo sopportarono per oltre due secoli... senzafiatare!

In realtà si parla di una popolazione russa che non c'è e di unostato russo che nella Pianura Russa non si è mai coagulato, masoltanto idealizzato nella Rus' di Kiev.

Quando i Tataro-mongoli entrarono nel sud della Pianura Russa,non trovarono molte città e molta gente come nel Centro Asiagiacché nelle steppe ucraine orientali c'erano soltanto i nomadi e

i pochi contadini vivevano in minuscoli e rari villaggi che nonoffrivano alcunché da razziare, salvo i ragazzi e le ragazzepuberi. Le città erano nel nord ai margini delle foreste e intornoalle confluenze del Volga con il Kama, Bulgar, o con l'Okà, Vladimir-sulla-Kliazma, etc. e lungo le rive dei fiumi, fra le quali pochevaleva la pena di attaccare e di conquistare per ricavarnebottino. Erano città-fortini o postazioni di guardia facilissimeda espugnare, ma di certo povere.

In conclusione la maggioranza della gente viveva sparsa nellaforesta dove lavorava i campi che riusciva a ricavare col metododel taglia-e-brucia con grande fatica nelle poche radure e che a voltesi incontrava in qualche mercato lungo i fiumi per scambiare conaltri quanto possedeva. I bersagli dei Tataro-mongoli non eranoperciò i villaggi nel fitto che persino i principi degli udelignoravano dove si trovassero, ma i pochi e grossi agglomeratiurbani a partire da Kiev e Bulgar per arrivare alla ristrutturataVladimir-sulla-Kliazma e sperando di riuscire a toccare Grande Novgorod. Ese Kiev nel 1240 fu distrutta, non è sicuro che la stessa sortesarebbe toccata a Grande Novgorod da parte dei Tataro-mongoli,rappresentando una fonte senza uguali di ricchezza produttiva.

Kiev, da quando neppure il suo Dnepr era frequentato come nelpassato, fu rasa al suolo in quegli anni perché era un centro dipotere, ma una volta svuotata fu abbandonata e il Metropolita, nonpotendo risiedere in una città in rovina e senza risorse, scelseallora di essere un prelato itinerante da un vescovado all'altro(a spese dei principi e delle popolazioni locali) in permanenteispezione degli affari della chiesa e soffermandosi presso iprincipi dei vari udel per consigliarli e per dare una “dritta” allaloro eventuale ingenua politica.

E allora perché mai inventare o introdurre un'idea di pesantesoggezione imposta da uno stato oppressivo straniero su sudditirussi fino allora felici e contenti?

Non c'è grande scelta fra le fonti che ne parlano e, siccome laChiesa Russa è l'unica redattrice della storia ufficiale che noioggi leggiamo nelle numerose redazioni delle CTP, è in questepagine che si deve cercare e trovare la concezione dei Tatarioppressori di sudditi schiavizzati e incapaci di ribellarsi.Entriamo però un po' meglio nell'argomento.

Cominciamo dall'idea-guida di una storia universale tracciatadal dio cristiano. A noi uomini essa è celata nei suoi disegni equindi imprevedibile nel suo svolgersi, ma è sicuro che siafinalizzata alla salvezza dell'umanità peccatrice. Moneta correntenel periodo che ci tocca, se nella cristianità occidentale a pocoa poco con i vari movimenti riformatori stava scomparendo in quei

secoli come metodo per raccontare gli eventi umani,nell'Ortodossia di calco costantinopolitano al contrario taleconcezione si conservò a lungo e in Russia fin quasi ai tempi diPietro I.

In questa cornice si cova l'idea di “giogo tataro” dipinto comeuna struttura negativa alla quale attribuire ogni insuccesso,tracollo, epidemia e mattana di qualsiasi genere. Anzi! Lasalvezza da ogni calamità è nell'intervento divino che però deveessere sollecitato dall'uomo peccatore mediante sacrifici epenitenze e tramite l'aiuto dei ministri della chiesa, purchél'uomo sappia a chi ricorrere e sappia unirsi nello sforzo acoloro che il dio cristiano ha posto in cima della scalagerarchica della società ossia ai principi e ai loro fedeliconsiglieri che li mettono in guardia sugli eventuali errori.

C'è poi il concetto del potere di pochi uomini esercitato suimolti. La facoltà è concessa unicamente dal dio cristiano che dasceglie le persone giuste per i suoi fini reconditi! Ne segue chepersino un principe o un regime di potere “cattivo” può rientrarenella scelta divina giacché una vita di dolori e di stenti puòessere un modo per riscattarsi e giungere alla salvezza finale, seil dio lo vuole. Dunque anche il khan è un uomo che ha ricevuto(senza saperlo) il potere dal dio cristiano e dunque va venerato erispettato.

Una tale concezione in questo caso andò bene finché il khan Özbeg(1313-1341) non proibì l'uso della lingua mongola e l'adozionedella lingua araba come lingua di corte a Sarai e non dichiaròreligione ufficiale del suo stato l'Islam. Da quel momento l'Ordad'Oro e i Tatari diventarono genericamente dei nemici deicristiani ortodossi russi e quindi da combattere con ogni mezzo...

Naturalmente nel ribellarsi era esclusa in principio laviolenza, purché la ribellione non si trasformasse in una guerrasanta. La Chiesa Russa con prudenza invitava invece allepenitenze, ai digiuni, alle preghiere.

E a proposito della salvezza divina quali principi fra quellidisponibili erano quelli giusti per condurre e vincere labattaglia finale: lituani, polacchi, turchi selgiuchidi?

Nel seguito del XIV sec. d.C. con l'esigenza di esaltare ilruolo di un ramo della dinastia riurikide in auge, fu concepito –sempre nell'ambiente ecclesiastico – l'incarico/compito/destinoche i soli moscoviti avrebbero ricevuto dal dio cristiano controil nemico tataro-mongolo e che perciò essi soltanto fosseroautorizzati a usare le armi a questo scopo, ove necessario. Sottoil comando “divino” del riurikide moscovita di turno, le gentirusse e non russe si sarebbero presto “liberate” dai tormenti

finora subiti con rassegnazione e avrebbero abbattuto il “giogotataro”.

Il racconto delle CTP sui termini della relazione fra chiesa esovrani moscoviti è molto antico e risale al processo dicostruzione ideologica del sovrano salvatore alla fine del X sec.d.C. non appena si fossero instaurati i rapporti classici fral'organizzazione ecclesiastica importata da Costantinopoli e ilprincipe riurikide vittorioso, san Vladimiro.

Era lui che in primo luogo da Kiev si assicurò i rapportieconomici con l'Impero fondati su solidi trattati commerciali. Diqui san Vladimiro traeva la decima del valore delle sue entrateprincipesche e che poi passava nelle mani del vescovo oarcivescovo per coprire le spese per il servizio reso.

Quale servizio? La chiesa cristiana ortodossa del Medioevo può essere

identificata in termini moderni come il più grande impresarioteatrale o cinematografico, se si vuole, in grado di allestire,con ingenti spese naturalmente, spettacoli pubblici cheaffascinassero gli spettatori con emozioni talmente forti dalegarli in stato di soggezione/dipendenza fisica al principesovrano sponsorizzatore. Questa è infatti l'impressione ricevutadai messi di san Vladimiro mandati a Costantinopoli e accolti inSanta Sofia per vedere come funzionasse la Chiesa. Scrivono le CTP:“Ci siamo recati nella Terra Greca e ci hanno condotto dove costoro servono il loro dio enon sapevamo se eravamo in terra o nei cieli poiché non c'è spettacolo più bello. Nonsapremmo neppure raccontarlo e sappiamo soltanto che lì arriva certamente dio fra gliuomini...”

Lo ripetiamo, gli spettacoli costavano moltissimo, se già sipensa alla costruzione di un tempio o alla strada da pavimentarecon pietre e mattoni o ai costumi confezionati con materialicostosi affidati a artigiani sopraffini etc. per tacere delsostentamento delle persone coinvolte. Se mettiamo nel conto cheuna buona parte della decima andava di diritto al Patriarcatocostantinopolitano che assegnava le cariche prelatizie ebenediceva i rituali, le cifre da erogare si gonfiavanoulteriormente.

Ed ecco quindi le richieste strumentali della Chiesa: 1. ilpalcoscenico-teatro ossia un tempio o la strada o la corte, 2.degli attori: i monaci e il personale ecclesiastico, 3. i costumisfarzosi 4. i vari ammennicoli che andavano dalle icone da porrein mostra a tutti gli altri strumenti usati nelle cerimonie oltreai canti e alle musiche. L'organizzazione della chiesa non silimitava tuttavia alle apparizioni teatrali per le vie e neitempli di Kiev, ma aveva come impegno/lavoro più quotidiano il far

propaganda nelle campagne e nelle foreste fra la gente semplice,visto che gli stessi Riurikidi non riuscivano a tenere sottocontrollo il territorio con i mezzi insufficienti del tempo. Ipreti, con la scusa di stanare e distruggere il paganesimo,affrontavano i contadini in casa loro e bollavano l'eventuale lororifiuto dell'autorità del principe sotto la cui egida essi agivanocome un tremendo peccato (concetto nuovo della paura latente fragli Slavi!) che preludeva a castighi atroci non solamente in vita,ma anche dopo la morte.

L'entrata successiva dell'Orda d'Oro nei giochi del potere e ladistruzione dell'economia dei principi riurikidi kievani sconvolsel'auspicata evoluzione verso uno stato sostenuto dal sistema“chiesa e principe interdipendenti” e si installò di forza come ilnuovo potere primario che si arrogava il diritto di ridimensionarele competenze e di ripartire i cespiti d'entrata senza tropporiguardo ai costumi antichi in vigore.

Certo, la Chiesa cristiana fu esentata dal regime tataro dagabelle e da imposizioni, ma così si preparò il terreno per un suoabnorme arricchimento a dispetto dei principi e si permise alvescovo di avere un peso maggiore e unico nelle decisionipolitiche e in quelle economiche.

Addirittura a Grande Novgorod l'Arcivescovo passò a rappresentareil vero capo dello stato repubblicano...

Logicamente sappiamo bene che quanto detto fin qui è losvolgersi di un processo lungo e lento che attraversa un paio disecoli e che il suo esito finale è percepibile nei suoi primibagliori non prima della seconda metà del XIV sec. d.C.

© 2014 di Aldo C. Marturano

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