120
La cultura musicale a Locri Epizefirii nelle fonti scritte e nella documentazione archeologica Dott. Angela Bellia

2011: Seminario per il corso di Archeologia musicale dell’Università di Bologna, sede di Ravenna. Titolo: La cultura musicale a Locri Epizefirii nelle fonti scritte e nella documentazione

Embed Size (px)

Citation preview

La cultura musicale a Locri Epizefirii

nelle fonti scritte e nella

documentazione archeologica

Dott. Angela Bellia

Premessa metodologica

• L’evidenza musicale di Locri

• I dati consentono di tracciare aspetti della cultura musicale locrese

• Può essere integrata dalla documentazione archeologica

• Locri opera nel contesto di altre poleis magnogreche (Taranto) o siceliote (Siracusa) e nel quadro stesso della civiltà greca (non tanto alla Locride quanto a Sparta)

Senocrito

• Lo sviluppo della cultura musicale locrese nel corso del

VII secolo è legato al nome di Senocrito

• Nel De Musica dello Pseudo Plutarco appare con Taleta

di Gortina, Senodamo di Citera, Polimnesto di

Colofone e Sacada di Argo, l’auleta più celebre della

tradizione argiva

• Appartiene alla seconda scuola o fioritura di artisti che

organizzarono a Sparta le Gimnopedie del 665 a.C.

Locri e Sparta

• Il legame tra Locri e Sparta costituisce il

leitmotiv della storia della colonia greca

d’Occidente

• Secondo Bowra, già dal VII sec.a.C. Locri aveva

una propria arte musicale diffusasi poi a Sparta

in un periodo di sperimentazione e mutamenti

artistici

• Da Sparta, dove confluiscono da ogni parte

artisti eccellenti s’irradia un moto “panellenico”

di civiltà musicale

Senocrito e Taleta

• Secondo Glauco di Reggio, Senocrito fu contemporaneo più giovane di Taleta: la sua attività a Locri si può collocare non molto tempo dopo la sua fondazione (seconda metà del VII- inizio del VI sec.a.C.)

• Eraclide Lembo ne fa un cieco fin dalla nascita

• Senocrito avrebbe trasformato o riformato il peana apollineo in una “ballata” che celebrava saghe e miti eroici

• Senocrito sarebbe stato il primo ad introdurre un elemento dionisiaco nell’Occidente dominato dal culto di Apollo archegeta

La testimonianza di Pindaro

• Il III volume dei Papiri di Ossirinco contiene un

frammento di un carme di Pindaro che ha

consentito la piena comprensione di uno scolio

alla X Olimpica:

L’affermazione del poeta che i Locresi siano musicali non

è avventata perché esiste una armonia locrese composta

dal locrese Senocrito, come afferma Callimaco

Poeti-musici contemporanei di Senocrito

• Erasippo

• Santo, autore di ballate eroiche e di una Orestea cui attinse Stesicoro, il poeta di Imera che ebbe intensi rapporti culturali con Locri, tanto da essere ricordato quale placatore delle discordie civili dei locresi con la magia del suo canto

• Eunomo, del quale viene ricordata una statua che lo rappresentava con la kithara sulla quale era posata una cicala

Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Cicala in avorio. Necropoli greca di Contrada Lucifero. Tomba 564.

Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Pinakes del tipo 4/4. Cattura della cicala.

Ricostruzione grafica

dei pinakes

del tipo 4/4.

Cattura della cicala.

Ricostruzione grafica

dei pinakes

del tipo 4/4.

Cattura della cicala.

Istambul, Archaeological Museum.

Cicala aurea dal c.d. tesoro arcaico

del santuario di Artemide ad Efeso

• Boston, Museum of Fine

Arts. Phiale con cicala dal

corredo ateniese di

Sotades

Ricostruzione grafica

dei pinakes

del tipo 4/4.

Cattura della cicala.

Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Pinakes del tipo 10/13. Choros di tre fanciulle

La cicala nell’antichità

• Nella folta tradizione letteraria sulle cicale

nell’antichità l’insistenza della loro qualità

caratteristica, quella del bel canto, ci è

testimoniata da Esiodo, sino ai numerosi accenni

di Aristofane ed ai poeti lirici, che le considerano

sacre ad Apollo

Il coro delle cicale

• D’altra parte alcune fonti considerano la cicala

animale pronto a dialogare con un coro o come

parte di un coro.

• Basti ricordare la scena descritta da Platone nel

Fedro che si svolge nei pressi di una fonte

d’acqua dove il «dolce mormorio risponde al

coro delle cicale»

Le cicale e Locri

• Due sono in particolare gli episodi che attestano

il legame delle cicale con Locri, connessi ad un

territorio come quello ricco di caldo umido e

fitto di ulivi, di mandorli, di grano e di vigne, che

ben si addice alla presenza della cicala, fonte di

un canto dominante nelle estati mediterranee

Il mito delle cicale dell’Halex

• Le testimonianze sono connesse al mito delle cicale dell’Halex che sarebbero state canore sul versante locrese del fiume e mute su quello reggino e sono in relazione alla questione dei confini fra il territorio reggino e quello locrese nell’antichità

• I problemi di natura storico-topografica sono legati alla rivalità politica, religiosa e culturale tra Reggio e Locri Epizefirii.

(slide 14)

(slide 14)

(slide 14)

Diodoro, Siculo, Biblioteca Storica, IV 22, 5.

• Il primo episodio ci è conservato in Diodoro Siculo. Narrando le gesta di Eracle, Diodoro ricorda che, durante il ritorno dalle regioni dell’Occidente, giunto nella zona di confine tra Reggio e Locri, l’eroe fu disturbato dalle cicale nel suo riposo, e pregò Zeus che le facesse sparire

• Da allora «le cicale scomparvero, non solo in quel momento, ma per tutto il tempo successivo nessuna cicala apparve nel territorio reggino», mentre quelle di Locri avrebbero mantenuto la loro peculiare qualità musicale

Strabone, Geografia, VI, 1, 7; 9.

• Strabone precisa che le cicale del territorio

locrese emettono un suono naturale, quelle del

territorio reggino sono mute

Eliano, Sulla natura degli animali, V 9.

• Eliano aggiunge che le cicale locresi sono

silenziose quando si trovano nel territorio

reggino

• L’episodio della sosta di Eracle, figura mitica

assente dalla sfera religiosa di Locri Epizefirii,

sembra avere assunto nel mondo mitico di

Reggio una funzione di protettore e di difensore

dei confini della città

Reggio e Locri

• Le fonti storiche informano che sino al 493 a.C.

tra Reggio, fondata nel 730-720 a.C. dai coloni

calcidesi, e Locri, fondata nel 673 a.C. dai coloni

provenienti dalla Locride Ozolia e in misura

minore dagli Opunzi intercorrevano rapporti di

buon vicinato, o almeno di tolleranza reciproca.

Deterioramento delle relazioni

• Qualche anno più tardi le relazioni si deteriorarono e precipitarono nel 477 a.C., quando Reggio sferrò un attacco contro Locri guidato probabilmente da Leofrone, figlio di Anassìla, tiranno di Reggio, e fermato dall’intervento di Ierone di Siracusa in favore dei locresi.

• Sebbene l’episodio lasci pensare a una minaccia diretta su Locri per l’interesse di Reggio al controllo della costa a sud dello stretto, verso lo Ionio, non si può tuttavia escludere che la città intendesse rispondere alla tendenza espansionistica di Locri anche ad occidente del fiume Halex, frequentemente citato dalle fonti antiche come confine tra i territori di Reggio e di Locri.

(slide 14)

Tim. ap. Antig. Caryst. Hist. mir. I, 1 e ap.

Strabo VI 260.

• Il secondo episodio è quello del citaredo locrese Eùnomo. La versione più nota risale a Timeo, da cui derivano i racconti di Antigono Caristio e di Strabone, e degli altri e più tardi autori greci e latini che accennano al mito riassumendolo e contaminandolo variamente

• Timeo ricorda una gara ai giochi pitici durante i quali il locrese Eùnomo vinse il reggino Arìstone, sebbene quest’ultimo avesse riscosso in un primo momento il favore del pubblico

• Durante l’agone citarodico Eùnomo avrebbe cantato il mito delle cicale dell’Halex, come argomento di polemica contro gli abitanti di Reggio.

Ma quando datare questa gara?

• Il mito delle cicale doveva essere ben noto al tempo della gara pitica: la sua origine sarebbe quindi arcaica

• Niente ci conferma che le gare pitiche prima del VI secolo abbiano avuto carattere internazionale

• La natura dell’ex-voto di Eùnomo, una statua di citaredo probabilmente caratterizzata da una cicala posata sulla cetra, in riferimento all’argomento del suo canto, ci riporta verosimilmente al V sec. a.C., quando le statue votive dei vincitori di giochi panellenici rappresentavano spesso l’azione della gara e avevano abbandonato le generiche figure di kouroi e di offerenti consuete nel VI secolo.

Antagonismo musicale tra Locri e Reggio

• Oltre a riflettere la contrapposizione politica e religiosa tra Locri e Reggio il racconto della gara tra Eùnomo e Arìstone lascia intravedere un antagonismo tra le due città per il primato musicale

• Il momento in cui queste scuole vengono a confronto è da mettere forse in relazione con le notizie dateci nel IV secolo da Aristosseno nella Vita del ditirambografo Teleste di un fenomeno occorso alle donne di Locri e Reggio che uscivano come invasate per le strade. Per far cessare ciò si istituirono dei peani primaverili, collegati con un oracolo.

• L’aneddoto ci fa conoscere a Locri e a Reggio un rito di purificazione, influenzato da elementi dionisiaci, che probabilmente si svolgeva nel santuario di Apollo della città calcidese.

Aristotele, Retorica, II, 21, 8 = 1395 a; id.

III, 11, 6 = 1412 A 20.

• Una terza menzione delle cicale con riferimento a Locri

è attribuita a Stesicoro che avrebbe pronunziato la

sentenza trasmessaci da Aristotele: «non si deve usar

tracotanza perché non friniscano da terra le cicale».

• L’ammonizione rivolta ai Locresi è un invito a non

essere violenti con i Reggini affinché essi non taglino gli

alberi del territorio locrese e le cicale di Locri non si

riducano a cantare da terra e non sui rami come fanno

solitamente.

Curiosità

• Sembra che il significato simbolico attribuito alla cicala a Locri si sia mantenuta

• Una testimonianza fornita nel diario di un viaggiatore inglese che visitò la Calabria nel 1907 e nel 1915 documenta un particolare rito nuziale

• All’uscita dalla chiesa i giovani presenti alle nozze lasciavano in libertà le cicale. Il loro canto era considerato il più fausto degli auguri per i due novelli sposi, in particolare per la sposa.

• Il viaggiatore ricorda anche che si diceva che a Reggio, dove le piogge erano più abbondanti, le cicale, a differenza di quelle di Locri, non cantavano a causa dell’umidità e che oggi sono tutto meno che mute.

Paolo Orsi a Locri

• L’indagine archeologica condotta nel 1908 da Paolo Orsi a Locri in Calabria presso il deposito votivo del grande santuario extramoenia dedicato a Persefone in contrada Mannella, ha reso possibile il rinvenimento dei cosiddetti pinakes, piccole tavolette votive a rilievo di terracotta.

• La produzione dei pinakes si deve al fiorente artigianato di Locri Epizefiri, polis italiota che si distinse, tra la fine del VI e il V sec. a.C., per una intensa attività cultuale e sacra.

• Nel corso degli anni, pochi altri pinakes simili a quelli rinvenuti nel Persephoneion sono stati ritrovati in altri siti archeologici della stessa città di Locri o dell’Italia meridionale, in particolare a Hipponion (Vibo Valentia) e a Medma (Rosarno).

I pinakes

• Il loro rinvenimento ha dato un contribuito

importantissimo alla conoscenza dell’arte della Magna

Grecia e della storia della religione greca

• Proprio a causa di questo loro valore, sin dai primi

ritrovamenti, si è scatenato l’interesse ad acquistare,

attraverso il mercato clandestino, i pezzi più significativi

per le grandi collezioni archeologiche europee che, privi

del loro contesto, erano destinati a diventare noti come

singole opere d’arte orfane di storia

Lo studio dei pinakes

• Da un primo l’esame dell’intero repertorio iconografico

sono emerse numerose questioni sollevate dalle

raffigurazioni dei pinakes locresi, oggi inventariati e

conservati nei Musei di Reggio Calabria e di Locri

• Un universo sorprendente di immagini per la

molteplicità e ricchezza di variazioni e di dettagli

iconografici, dove ogni singolo elemento di ciascuna

scena assume un preciso significato simbolico

nell’ambito di una religiosità fortemente legata alla vita

sociale

Difficile lavoro

• Il difficile lavoro di classificazione, di ricostruzione dei

migliaia di frammenti, di individuazione dei soggetti

raffigurati e della loro riproduzione grafica è stato

avviato da Paola Zancani Montuoro nel 1991

• Un intero team di archeologi ha realizzato un grande

corpus suddiviso in tre parti pubblicate su «Atti e

Memorie della Società Magna Grecia» rispettivamente la

prima nel 1999, la seconda nel 2003, l’ultima, la terza,

nel dicembre del 2007.

I Pinakes di Francavilla di Sicilia

• Un ulteriore importante contributo allo studio dei pinakes locresi è stato fornito nel 2000 dalla pubblicazione su «Bollettino d’Arte» dei risultati dell’indagine archeologica condotta a Francavilla di Sicilia da Umberto Spigo tra il 1979 e il 1984

• Presso il santuario siceliota, dedicato ad una divinità femminile non ancora precisata, presumibilmente a Persephone, è stato ritrovato un gruppo più piccolo di tavolette votive composto da 350 esemplari, ricavati da matrici locresi, oggi conservati presso il Museo di Siracusa

I pinakes di Francavilla

• Lo studio dei due complessi ha consentito di accertare

che la produzione dei pinakes di Francavilla è da

attribuire ai coroplasti provenienti dalla colonia locrese

• Il rinvenimento delle tavolette in Sicilia potrebbe

spiegarsi da un lato, attraverso le vicende storiche e

politiche intercorse fra le due città tra il VI e il V sec.

a.C., l’una nella costa ionica calabrese, l’altra in quella

siciliana, dall’altro con l’accoglimento di forme cultuali

vicine al modello religioso del Persephoneion di Locri nella

città siceliota

Lo studio sistematico dei pinakes di Locri

• Lo studio sistematico del corpus dei pinakes di Locri ha

riguardato, tra l’altro, la modalità di lavoro dei

coroplasti, dall’ideazione dello schema compositivo alla

commercializzazione del prodotto

• E’ stato possibile individuare nel ‘ciclo produttivo’ delle

tavolette quattro fasi che comprendono la realizzazione

del prototipo, generalmente modellato a mano in argilla,

la creazione delle matrici, l’aggiunta di particolari

figurativi e la stesura del colore

‘Ciclo produttivo’

• Realizzazione del prototipo

• Creazione delle matrici

• Particolari figurativi

• Stesura del colore

Forma e dimensioni

• Le tavolette sono perlopiù di forma rettangolare

• Le dimensioni oscillano tra 21 e 34 cm. in

larghezza e 17,5 e 32 cm, in altezza

Fori di sospensione

• Nella parte superiore vi sono due, più raramente

uno, fori di sospensione di forma circolare che,

probabilmente consentivano di appendere i

pinakes alle pareti del santuario

Policromia

• Come la maggior parte dei fittili prodotti nell’antichità, anche quelli di Locri sono caratterizzati da una vivace policromia

• Dove si conservano, i colori più frequentemente utilizzati erano l’azzurro, il rosso, il rosa e, meno frequentemente, il giallo e il nero

• Le tracce di bianco riscontrabili sulla maggior parte dei frammenti sono la testimonianza dell’ingobbio che veniva steso sulla superficie della tavoletta come base per i colori

5360 Pinakes

• Lo studio delle raffigurazioni dei 5360 pinakes rinvenuti

a Locri ha reso possibile l’individuazione di 10 gruppi

tematici ai quali è stata attribuita da Paola Zancani

Montuoro una denominazione caratterizzante delle

scene rappresentate

• Ciascun gruppo è costituito da diversi tipi iconografici

(in totale 197)

• Il primo, terzo, ottavo e nono gruppo presentano scene

musicali e di danza

Pinakes di Locri

• 5360 tavolette

• 10 gruppi tematici

• 197 tipi iconografici

Pinakes di Locri

• 5360 tavolette

• 10 gruppi tematici

• 197 tipi iconografici

Soggetto

• Il soggetto figurativo prevalente nell’intero corpus dei pinakes del santuario di Locri è legato al grande ciclo mitologico della vita di Persefone

• Le scene illustrano il racconto del passaggio di Core in Persefone, dal suo rapimento da parte di Ade, quando ancora vergine mortale, coglieva fiori sul prato

• All’arrivo nel mondo sotterraneo

• Alla preparazione delle nozze

• Alla festa della presentazione dei doni da parte delle varie divinità alla dea seduta in trono, sposa di Ade e già sovrana nel regno degli Inferi

Soggetto

• Il soggetto figurativo prevalente nell’intero corpus dei pinakes del santuario di Locri è legato al grande ciclo mitologico della vita di Persefone.

• Le scene illustrano il racconto del passaggio di Core in Persefone, dal suo rapimento da parte di Ade, quando ancora vergine mortale, coglieva fiori sul prato

• All’arrivo nel mondo sotterraneo e alla preparazione delle nozze

• Alla festa della presentazione dei doni da parte delle varie divinità alla dea seduta in trono, sposa di Ade e già sovrana nel regno degli Inferi

Soggetto

• Il soggetto figurativo prevalente nell’intero corpus dei pinakes del santuario di Locri è legato al grande ciclo mitologico della vita di Persefone.

• Le scene illustrano il racconto del passaggio di Core in Persefone, dal suo rapimento da parte di Ade, quando ancora vergine mortale, coglieva fiori sul prato

• All’arrivo nel mondo sotterraneo e alla preparazione delle nozze

• Alla festa della presentazione dei doni da parte delle varie divinità alla dea seduta in trono, sposa di Ade e già sovrana nel regno degli Inferi

Scene della vita di Persephone

• Le raffigurazioni dei pinakes sarebbero espressione e concorderebbero con il culto della dea, nella sua duplice qualità di divinità ctonia e di protettrice della fertilità umana, praticato nel santuario della Mannella

• Durante i riti a lei collegati, presumibilmente prima delle nozze, le fanciulle dedicavano alla dea le tavolette votive con scene della vita di Persephone, forse considerata metafora di quella delle giovani donne

• Mario Torelli e Marcello Gigante non hanno tuttavia escluso che, per le loro composizioni, i coroplasti si ispirassero ad una fonte letteraria che celebrava con tratti locali il mito e i riti di Kore-Persefone

Le raffigurazioni musicali

• In questo contesto figurativo, strumenti

musicali, suonatori e suonatrici, svolgerebbero

un compito rilevante sia nelle scene rituali, sia in

quelle allusive alla funzione paideutica della

musica in rapporto all’universo maschile

Scena del tipo 8/35

• Presenta due figure maschili identificate nei Dioscuri che procedono a cavallo seguiti da una figura femminile, una dea o, più probabilmente una mortale, che reca un cofanetto per i doni, in palese atteggiamento di offerta.

• Castore regge con la mano sinistra una lyra di cui si distingue la cassa armonica costituita da un guscio di tartaruga e bracci ricurvi collegati da una traversa attorno alla quale sono avvolte sette corde. Dietro di lui, Polluce solleva in alto con la mano sinistra un kantharos.

I Dioscuri

• I Dioscuri, figure antichissime della mitologia greca,

sono in larga parte riflesso della gioventù abile alle armi

• La duplicità della loro natura, umana e divina, e il loro

“alterno viaggio” nell’Oltretomba e nell’Olimpo, ne

faceva divinità catactonie ed eroi domestici

• A Sparta rappresentavano l’ideale virile spartiate e

l’agogé, cioè l’educazione dei giovani basata su esercizi

atletici e militari, canti e musica. Essi sarebbero anche

gli inventori delle danze in armi

Assenza di confronti

• Le scene rappresentate nei pinakes locresi, dove i

Dioscuri a cavallo sono raffigurati anche con altri

attributi, non trovano confronti puntuali e mostrano la

capacità degli artigiani locresi di rielaborare motivi noti

e diffusi adattandoli in modo da creare immagini

peculiari ed insolite

• I Dioscuri sono strettamente legati alle vicende storiche

di Locri, ed in particolare alla battaglia condotta contro

Crotone sulle rive della Sagra, verso la metà del VI

sec.a.C.

Significato

• La loro presenza nei pinakes tuttavia assumerebbe un preciso significato strettamente collegato con il culto della Mannella

• I Dioscuri sono infatti raffigurati mentre “presentano o garantiscono l’offerta a Persefone da parte delle fanciulle”

• Le scene sembrerebbero alludere alla controparte maschile del patto nuziale e alla realtà del mondo maschile nei suoi diversi aspetti connessi alla gioventù, alla guerra e al simposio

Diversi livelli interpretativi

• Nel quadro dei diversi livelli interpretativi delle rappresentazioni dei pinakes locresi, non va trascurato che la lyra è uno strumento legato ai rituali iniziatici, per l’importante funzione svolta dalla musica in queste cerimonie e il kantharos è il vaso destinato a contenere il vino puro, impiegato nei riti di passaggio

• In questo senso, è significativo che, con la lyra, il kantharos venga rappresentato in una scena che ha come protagonisti i Dioscuri, quasi con l’intento di rafforzare il loro aspetto di divinità ‘iniziatiche’ e a ribadire il ruolo di divinità preposte ai passaggi di status di Persefone, cui i pinakes erano destinati.

La lyra sui pinakes di Francavilla di Sicilia

• Una lettura allargata della funzione della musica offre la raffigurazione della lyra sui pinakes dell’apertura della cista ritrovati a Francavilla di Sicilia

• Il soggetto è ricavato da matrici di uno analogo dell’ottavo gruppo locrese nel quale lo strumento musicale è assente

• La scena si svolge in uno spazio mitico, un interno caratterizzato da elementi che nel complesso delle tavolette locresi sono propri del palazzo sotterraneo come anche del santuario terreno

Proposte esegetiche

• Tra le proposte esegetiche di questa

raffigurazione è prevalsa recentemente quella

che riconosce nel bambino della cista Adone,

accolto da Persefone o da Afrodite, parzialmente

assimilato con Eros

• Eros, quest’ultimo raffigurato

con la lyra anche nel tipo 10/1

dei pinakes locresi.

Il liknon

• Il particolare tipo di cesto circolare con il grande coperchio usato per le primizie, il liknon, nel quale è adagiato il fanciullo, era un oggetto sacro dei misteri

• La presenza del cesto nella scena come “culla” del fanciullo potrebbe alludere, come è stato evidenziato dalla Merterns Horn, ad una nascita circondata da uno speciale segreto, una nascita mistica

Lyra e kantharos

• Il soggetto locrese arricchito nei pinakes di Francavilla di un elemento simbolico, significativo, la lyra, oltre che il kantharos, potrebbe alludere al mondo del simposio, in particolare al felice convivio oltremondano

• E’ stato notato che la posizione del fanciullo che tiene la lyra ricorda quella dei recumbenti a banchetto, tipologia di terrecotte rinvenute prevalentemente nelle necropoli di Locri e di altri luoghi della Magna Grecia, in particolare a Taranto, che recano come attributo lo strumento musicale, talvolta associato con la coppa per bere

Il tema del simposio dei tipi 10/11 e 10/20

• Il tema del simposio è ripreso a Locri anche dalle scene delle tavolette con la suonatrice di aulos dei tipi 10/11 e 10/20. Tali rappresentazioni renderebbero più esplicito anche il rapporto con la sfera erotica.

• In questo contesto figurativo, il richiamo al simposio non discorderebbe con l’esperienza iniziatica della nymphe nei primi giorni della vita coniugale, durante i quali i riti di passaggio presieduti da Persephone, sono coronati dalla scoperta del mondo di Afrodite

La rivelazione dell’erotismo

• La rivelazione dell’erotismo è così compendiata

da un momento chiave del mito di Adone,

l’apertura della cista racchiudente il fanciullo,

che configurerebbe metaforicamente l’inizio

della nuova vita da sposa, del cui sviluppo futuro

la presenza maschile, simboleggiata anche dalla

presenza della lyra, deterrà un ruolo primario.