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ANNO ACCADEMICO 2012/2013 Corso di Strategie d’Impresa Prof. L. Ferraris Business case Cassa Depositi e Prestiti acquisisce SNAM Rete Gas

CDP-Snam acquisition process

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Italian gas business sector actual analysis and its future development perspectives after the liberation and legalization of the market. Analysis in a financial point of view of the acquisition process made by CDP on Snam Group. In order to do this we used BGC and Mckinsey Matrix to get the market positioning and their future perspective in it, and to evaluate the acquisition's financial evaluation we used a Discounted Cash Flow Model.

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ANNO ACCADEMICO 2012/2013

Corso di Strategie d’ImpresaProf. L. Ferraris

Business case

Cassa Depositi e Prestiti acquisisce SNAM Rete Gas

Candidati: Aversano Alberto Rigon Alessandro Focardi Andrea Spatola Gianfabio Manzo Vincenzo Teofili Matteo Teoman

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Indice

Capitolo 1Analisi dell’ambiente esterno

1.1 Il contesto europeo: il processo di liberalizzazione nel settore del gas1.2 La legislazione italiana1.3 I Decreti che hanno consentito l’operazione

1.4 Overview del settore del gas 1.5 Analisi delle cinque Forze di Porter 1.6 Analisi dei competitors

Capitolo 2 Analisi competenze interne

2.1 SNAM 2.2 Mission e strategia 2.3 La catena del valore 2.4 Possibili evoluzioni della strategia: verso l’hub europeo del gas?

CDP 2.5 Identità e Mission2.6 Catena del valore e Analisi delle competenze interne2.7 Strategia e risultati economici del 2012: player importante per gli investimenti italiani2.8 Timeline delle acquisizioni effettuate dopo decreto del 31 marzo 2011

Capitolo 3 Analisi della strategia perseguita

3.1 Perché Cassa Depositi e Prestiti acquisisce Snam 3.2 Cambiamenti nel mercato dopo l’acquisizione di Snam 3.3 Matrici di portafoglio: Gruppo Snam3.4 Matrici di portafoglio: Cassa Depositi e prestiti3.5 Analisi Swot

Capitolo 4Valutazioni della strategia 4.1 Analisi della situazione economica finanziaria Gruppo SNAM 4.2 Market consensus 4.3 Valutazione della strategia SNAM: scenario positivo 4.4 Valutazione della strategia SNAM: scenario negativo 4.5 Valutazione della strategia CDP 4.6 Impatto su CDP dei diversi scenari ipotizzati per SNAM

Capitolo 5CONCLUSIONI 5.1 Sinergia Terna-Snam Rete Gas e possibili scenari europei

BIBLIOGRAFIA

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Introduzione

Oggetto di studio, in questo lavoro sarà l’acquisizione da parte della Cassa Depositi e Prestiti del Gruppo Snam.Si tratta di due gruppi molto importanti per l’economia italiana, per dare un’idea stiamo parlando del leader europeo nel settore del gas Snam, e della Cassa Depositi e Prestiti, che nei prossimi movimenterà da sola l’1,5% del PIL italiano .Al fine di rispondere in modo esaustivo e pertinente ai due quesiti che ci venivano sottoposti:- Quali sono stati i razionali strategici che hanno spinto Cassa Depositi e Prestiti ad acquisire il 30% di SNAM?- Quali sono state le conseguenze nel mercato della cessione del controllo della suddetta società petrolifera?L’analisi è stata articolata in 4 fasi: analisi dell’ambiente esterno; analisi dell’ambiente interno; analisi SWOT e composizione delle matrici di portafoglio per valutare il posizionamento di entrambi i gruppi nel presente e nel medio lungo termine ;analisi della situazione economico-finanziaria e valutazione della strategia attraverso la simulazione di più scenari alternativi (best ad worst case).All’analisi dell’ambiente esterno, è stato dedicato ampio spazio soprattutto in virtù della presenza molto attiva del regolatore, in grado di modificare con le sue disposizioni l’intero ambito competitivo del settore del gas. Dopo, si proceduto, effettuando l’analisi classica del settore, isolando le componenti fondamentali che influenzano il mercato del gas, analizzando le cinque forze di Porter e il posizionamento dei competitors.Per quanto riguarda l’analisi dell’ambiente interno, sono state analizzate la mission e la strategia perseguita, le competenze interne e la catena del valore, sia del Gruppo Snam che della Cassa Depositi e Prestiti.Nella terza fase si è cercato di rappresentare, sinteticamente attraverso l’utilizzo delle matrice di portafoglio, il posizionamento dei vari business, per entrambe le aziende, Snam e CDP, prima e dopo l’operazione. L’analisi SWOT funge da raccordo, tra l’analisi dell’ambiente interno ed esterno, ed è stata effettuata solo per la società oggetto dell’operazione: Snam. Questa fase si conclude rispondendo in maniera puntuale ed esaustiva ai due quesiti posti nel case study. Nella 4 fase ci siamo concentrati sull’analisi economico-finanziaria, sfruttando soprattutto lo strumento del market consensus, successivamente siamo passati alla valutazione della strategia, simulando uno scenario positivo e uno negativo per Snam, ed andando in seconda battuta ad innestare i risultati ottenuti all’interno della Cassa Depositi e Prestiti. Il lavoro si conclude con delle considerazioni, circa le possibili sinergie implementabili tra i due gruppi, con uno sguardo costante al sistema del gas, nell’Europa del futuro.

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CAPITOLO 1ANALISI DELL’AMBIENTE ESTERNO

1.1 IL CONTESTO EUROPEO: IL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE NEL SETTORE DEL GAS

Direttiva 98/30/CEIl processo di liberalizzazione del mercato del gas naturale prende inizio nel 1998 con l’emanazione della direttiva europea 98/30/CE, attraverso la quale si volle trasformare un mercato chiuso gestito da aziende monopolistiche in un mercato aperto, libero da restrizioni, che si basa interamente sulla concorrenza che è da sempre un requisito fondamentale per l’efficienza economica. L’obiettivo era, infatti, quello di apportare vantaggi concreti in termini di riduzione dei prezzi per l’utenza finale e di miglioramento del servizio.Tale direttiva, proposta dalla Commissione europea nel Febbraio 1992, fu approvata il 22 giugno 1998 e divenne applicabile in ogni stato membro solo dopo essere stata accolta e implementata attraverso corrette leggi nazionali entro il 10 Agosto del 2000. Essa sebbene presenti alcuni principi fondamentali, cui tutti gli stati membri devono uniformarsi, non impone i modi attraverso cui rispettare tali principi lasciando discrezionalità a ogni singolo stato di utilizzare il regime più conforme alla propria legislazione nazionale.Secondo l’Art. 1 della 98/30/CE: “La presente direttiva stabilisce le norme comuni per il trasporto, la distribuzione, la fornitura e lo stoccaggio di gas naturale. Essa definisce le norme relative all’organizzazione e al funzionamento del settore del gas naturale, compreso il gas naturale liquefatto (LNG), l’accesso al mercato, le modalità di gestione dei sistemi nonché i criteri e le procedure applicabili in materia di rilascio di autorizzazioni per il trasporto, la distribuzione, la fornitura e lo stoccaggio di gas naturale”I punti presenti del suddetto articolo vengono poi analizzati nello specifico dagli articoli successivi.Gli stati membri, devono vigilare sulle imprese di gas naturale affinché rispettino i principi della direttiva al fine di garantire un mercato concorrenziale. Essi possono imporre obblighi di servizio pubblico per la sicurezza e la protezione dell’ambiente, possono rilasciare autorizzazioni per la costruzione o la gestione di impianti senza effettuare alcun tipo di discriminazione, hanno la facoltà di definire i criteri di elezione dei clienti idonei, che hanno titolo a stipulare contratti per il gas naturale e devono inoltre garantire che la negoziazione avvenga in buona fede senza che nessuna parte abusi della sua posizione negoziale.Ogni stato, ha inoltre la facoltà di scegliere tra accesso negoziato o regolamentato od entrambi purché le procedure siano applicate secondo criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori. In caso di accesso negoziato gli Stati membri adottano le misure necessarie affinché´ le imprese di gas naturale, e i clienti idonei, sia all’interno che all’esterno del territorio coperto dal sistema interconnesso possano negoziare l’accesso al sistema al fine di concludere tra loro contratti di fornitura sulla base di accordi commerciali volontari. Le parti hanno l’obbligo di negoziare in buona fede l’accesso al sistema. Gli Stati membri che optano per una procedura di accesso regolamentato adottano le misure necessarie per conferire alle imprese di gas naturale, nonché ai clienti idonei, sia all’interno che all’esterno del territorio coperto dal sistema interconnesso, un diritto di accesso al sistema, sulla base di tariffe pubblicate e/o altri termini e obblighi per l’utilizzo dello stesso. Tale diritto di accesso per i clienti idonei può essere conferito consentendo loro di stipulare contratti di fornitura con imprese di gas naturali concorrenti diverse dal proprietario e/o gestore del sistema o dall’impresa collegata.Risulta quindi evidente che la differenza tra le due modalità di accesso è il principio di determinazione del prezzo del servizio di veicolamento di gas sulle reti. Differenza che viene ridotta dall’obbligo posto in capo agli operatori del trasporto di lunga distanza, di pubblicare le principali condizioni commerciali per l’utilizzo del sistema. La commissione Europea spinge più per l’adozione di un accesso regolamentato in quanto capace di ridurre le asimmetrie informative permettendo maggiore trasparenza e chiarezza sulle tariffe e condizioni sulle quali basare il calcolo di convenienza sulla scelta del fornitore.Le imprese a loro volta a prescindere che la loro attività sia di trasporto di stoccaggio di fornitura o distribuzione devono svolgere tali servizi a condizioni economiche garantendo sicurezza, affidabilità, efficienza e rispetto per l’ambiente senza operare discriminazioni verso gli utenti del sistema. Esse inoltre “redigono, sottopongono a contabilità interna, conti separati per le attività di trasporto, distribuzione e stoccaggio di gas naturale. Risulta quindi necessario che le imprese verticalmente integrate abbiano un regime contabile trasparente con conti separati per ciascuna delle fasi che caratterizzano la filiera. Così facendo gli stati membri potranno introdurre l’unbundling societario e in particolare quello contabile imposto dalla direttiva al fine di fungere da strumento di controllo per

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impedire l’innalzamento di barriere all’entrata nel mercato finale da parte degli operatori che controllano l’infrastruttura di rete.

Direttiva 03/55/CEIl processo di liberalizzazione del mercato gas si rende concreto grazie ad una seconda direttiva emanata nella seconda metà del 2003. La nuova direttiva è la 03/55/CE e sebbene la sua entrata in vigore abbia abrogato la precedente, essa mantiene le stesse linee guida limitandosi a modificare alcuni punti, specificando meglio alcuni articoli e accelerando il processo di apertura di tutti i mercati interni del gas stabilendo come dead line il 1° Luglio del 2007. Qui di seguito sono riportate le principali modifiche introdotte dalla nuova direttiva rispetto alla precedente:• Le imprese verticalmente integrate, che secondo la prima direttiva dovevano effettuare l’unbundling contabile, adesso dovranno effettuarne anche uno societario;

• Tra le modalità di accesso al sistema di trasporto, distribuzione e degli impianti di GNL escluso il sistema di stoccaggio, viene eliminato quello negoziato a causa dell’aumento dei costi di transazione che provocava e viene imposto l’utilizzo di quello regolamentato con tariffe fissate o approvate dall’autorità competente per tutelare i piccoli o medi clienti;• Vengono specificate le informazioni che devono essere fornite dalle società erogatrici del servizio a tutela dei consumatori i quali potranno ottenere compensazioni qualora la qualità del servizio non venisse rispettata o chiedere la risoluzione del contratto in caso di successive modifiche. Queste informazioni riguarano: l’identità e l’indirizzo del fornitore, i servizi forniti e la loro qualità, i servizi di manutenzione offerta, le tariffe vigenti, la durata del contratto, le condizioni di rinnovo, la cessazione del servizio e del contratto;

• Gli stati membri hanno il compito di specificare le funzioni i poteri e le competenze delle Autorità di ordinamento le quali a loro volta hanno il compito di garantire un accesso non discriminatorio e stabilire o approvare le tariffe o i loro modi di calcolo.

Direttiva 09/73/CEUltima direttiva che appartiene al “Terzo pacchetto energia” e contribuisce a liberalizzare il mercato del gas è la 09/73/CE. Le più importanti modifiche, riguardano l’esclusione dell’accesso negoziato anche per il sistema di stoccaggio e la separazione tra le attività di produzione e trasmissione che prevede adesso tre tipologie di unbundling. Con riguardo a quest’ultima modifica le tipologie di unbundling previste sono: separazione integrale della proprietà, ricorso a un Gestore di sistema indipendente (ISO - Indipendent system operator) oppure a un Gestore di trasmissione indipendente (ITO, Indipendent Transmission Operator).Con la separazione integrale della proprietà una stessa società non potrà controllare direttamente o indirettamente un’impresa che esercita l’attività di generazione, produzione o fornitura e allo stesso tempo esercitare un controllo su un sistema o un gestore di sistemi di trasmissione e trasporto e viceversa. Con il ricorso al Gestore di sistemi indipendente (ISO), l’impresa verticalmente integrata resta formalmente proprietaria della rete, ma quest’ultima sarà gestita un soggetto terzo che dovrà essere indipendente dal proprietario senza che i due condividano sedi fisiche, personale, attrezzature informatiche e sistemi di sicurezza.Ricorrendo al Gestore del sistema di trasmissione (ITO) l’impresa integrata mantiene il controllo della società che gestisce l’attività di trasporto e ne detiene la proprietà delle reti garantendo però al gestore del trasporto un potere decisionale sui beni necessari alla gestione, alla manutenzione e allo sviluppo del sistema di trasmissione indipendente dall’impresa verticalmente integrata. Tale gestore non potrà condividere con l’impresa integrata i locali le attrezzature i sistemi di accesso di sicurezza e non potrà nemmeno detenere partecipazioni azionarie dirette o indirette in alcuna affiliata della suddetta impresa avente funzionidi produzione o di fornitura, né riceve dividendi o qualsiasi altro vantaggio finanziario da tale affiliata, così come nessun’altra affiliata potrà detenere azioni del gestore.

1.2 LA LEGISLAZIONE ITALIANA

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La direttiva comunitaria 98/30/CE è stata recepita in Italia con il Decreto Letta che ha riorganizzato l’intero settore del gas naturale fornendo linee guida rilevanti per la concorrenza, la separazione delle attività, la definizione dei clienti idonei e permettendo in definitiva la liberalizzazione di un settore che era precedentemente dominato dal monopolio dell’Eni.I punti principali di tale decreto, che impone regole più stringenti rispetto alle previsioni contenute nella direttiva sopracitata, sono:

in tema di unbundling, la separazione societaria delle attività di trasporto e dispacciamento di gas naturale da tutte le altre attività del settore, ad eccezione dello stoccaggio (per cui prevede comunque la separazione contabile);

in relazione all’apertura del mercato, l’idoneità (ovvero la possibilità dei clienti di poter scegliere liberamente il fornitore) a partire dal 2000 dei clienti industriali, termoelettrici, delle imprese di distribuzione e dei grossisti e a partire dal 1° gennaio 2003 di tutti i clienti;

a tutela e sviluppo della concorrenza i cosiddetti “tetti antitrust”, ovvero limiti imposti a ciascun operatore

sulla quantità di gas naturale vendibile (non superiore al 50% dei consumi nazionali annuali) o non immettibile nella rete nazionale al fine della vendita in Italia (non superiore al 75% dei consumi nazionali annuali).

Quest’ultimo punto, non presente nel testo comunitario, è fondamentale per il processo di liberalizzazione in quanto obbliga il monopolista Eni a ridurre le sue quote di mercato per favorire la concorrenza, cosa che non avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà. Tale novità risulta perciò il nucleo centrale per l’apertura al mercato.

Alcuni punti, sono stati applicati in modo più stringente rispetto ai requisiti minimi richiesti dalla normativa comunitaria. Ci si riferisce in particolare alle norme di separazione giuridica, organizzativa e decisionale introdotte dall’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas) con la delibera n. 11/07 con lo scopo di creare gli effetti di una vera e propria separazione proprietaria. Tale provvedimento ha infatti esteso l’ambito di applicazione dell’unbundling funzionale alle attività di stoccaggio e GNL e ha previsto l’adozione di un modello di governance molto penetrante teso a regolare i rapporti tra società capogruppo e società controllate in modo da: garantire la neutralità della gestione delle infrastrutture essenziali per lo sviluppo di un libero mercato energetico, ed impedire discriminazioni nell’accesso a informazione commercialmente sensibili e trasferimenti incrociati di risorse all’interno della filiera.

Infine l’Italia ha recepito la Direttiva 73/09/CE del c.d. “Terzo Pacchetto Energia” col decreto legislativo 1 giugno 2011, n. 93. Attraverso tale decreto l’Italia sceglie di adottare tra le forme di “unbundling” previste quella ITO ovvero la forma di separazione più debole in virtù della quale la proprietà della rete resta all’ex monopolista il quale è anche in grado di nominarne i vertici. Restano in vigore gli obblighi di contabilità separata, indipendenza societaria e fisica, e il divieto di scambiare dati, in modo da garantire il pieno rispetto dei vincoli di terzietà. La regolazione del sistema è affidata ex ante al regolatore di settore ed ex post all’autorità per la competizione.

1.3 I DECRETI CHE HANNO CONSENTITO L’OPERAZIONE A Maggio 2012, è stato varato il decreto sullo scorporo tra il Cane a sei zampe e la società dei tubi.Eni, infatti, ha perso il controllo di Snam (precedentemente al 52%). Dopo la cessione della quota del 30% alla Cassa Depositi e Prestiti, Eni dovrà piazzare sul mercato le quote rimanenti, mediante procedure di vendita trasparenti e non discriminatorie tra il pubblico dei risparmiatori e degli investitori istituzionali.Prima dell’acquisizione era sorto un principale dubbio rispetto l’operazione:

potevano sorgere problemi circa la tutela della concorrenza nel settore della distribuzione; Infatti in questo settore prima in questo settore prima dell’acquisizione di Snam, CDP già era presente detenendo una quota del 16,25% del fondo F2i

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Con riguardo a questo punto , è stata necessaria una modifica alla governante di CDP relativa alle partecipazioni in Italgas e nel fondo F2i. Il nuovo assetto di governance presentato da CDP, è stato in grado, per l’Antitrust, di risolvere le possibili mancanze di concorrenza, derivanti dall’operazione in relazione al mercato delle gare per la distribuzione del gas, che si svolgeranno a scaglioni a partire dai prossimi mesi fino al 2016: le gare, riguarderanno l’affidamento del servizio di distribuzioni per una durata di 12 anni in 177 ambiti sovra comunali. Ottenuto il via libera da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’operazione è potuta andare in porto il 15 Ottobre 2012, ed è stata formalizzata dopo la risposta al quesito posto alla Consob a proposito dell'eventuale necessità da parte della CDP di lanciare un'Opa totalitaria su Snam qualora avesse superato il 30% del capitale. Le due controparti avevano cominciato a lavorare su un'ipotesi di trasferimento del 30% meno un'azione, proprio in attesa della risposta. Nel frattempo Consob ha chiarito che l’operazione non dava vita ad un cambio di controllo, dal punto di vista della tutela delle minoranze, poiché il 30% delle quote rimaneva pur sempre riconducibile al Ministero dell’economia. La delibera si concluse affermando: “l'acquisto da parte di CDP di una partecipazione in SNAM da ENI tale da determinare il superamento da parte di CDP della soglia del 30% nel capitale sociale di SNAM, non comporta obbligo di offerta pubblica di acquisto ai sensi dell'art. 106, comma 1 del TUF, in capo alla medesima CDP, potendosi ricondurre tale fattispecie all'ipotesi di esenzione per "trasferimento ... tra soggetti legali da rilevanti rapporti di partecipazione'' di cui all'art.106, comma 5, lett. b), del TUF”. CDP Reti, società veicolo attraverso la quale la cassa ha formalizzato l’acquisizione, ha così proceduto a rilevare mille azioni Snam portando la partecipazione finale al 30%.Il comunicato sul closing dell'operazione ha visto la Cassa versare all’Eni un corrispettivo di 1,759 miliardi di euro, pari al 50% del controvalore dell'operazione (pari a 3,517 miliardi, pari a 3,47 euro per azione). Il prezzo della singola azione, che rimarrà fisso, è stato stabilito dall’accordo preliminare e corrisponde alla media dei prezzi di mercato tra il 26 aprile e il 25 Maggio, giorno del varo del decreto che ha sancito la separazione della società dei metanodotti (Snam) dalla casa madre Eni, mentre il resto verrà pagato in due tranche successive, il 31 dicembre 2012 e il 31 maggio 2013. Con l'annuncio dato, la Cassa si è voluta rivolgere a investitori che fossero interessati a rilevare quote di minoranza di CDP Reti: l'obiettivo, in particolare, sono fondi specialisti o fondi infrastrutturali, sia italiani che esteri, interessati a condividere il sostegno finanziario del business di Snam. Il motivo della decisione di aprire il capitale di CDP Reti e di non intervenire direttamente sulla società è abbastanza evidente: se la Cassa cedesse quote rispetto al 30% appena acquisito esporrebbe la società a un rischio scalata.Per quanto riguarda la dismissione delle azioni Eni, la Cassa si è disfatta di una fetta delle azioni Eni anche per prendere il controllo della Snam, che non poteva avere come azionista il Cane a sei zampe come aveva stabilito l’Antitrust.Risulta particolarmente interessante notare come, il decreto firmato dall’ex premier Mario Monti intende mantenere un “nucleo stabile” nel capitale di Snam, per garantire “lo sviluppo di attività strategiche” tutelandone le “caratteristiche di servizio di pubblica utilità”. Questo nucleo è stato individuato dal legislatore nella CDP che grazie al decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, può, oltre l'attività di finanziamento tipica della società, assumere partecipazioni in società la cui attività è considerata strategica per gli interessi nazionali, o per il settore in cui operano, o per la dimensione della società o, infine, per la rilevanza della filiera. Il decreto aggiunge che dovrà trattarsi di società: “in stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico” e che “siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività”.

1.4 OVERVIEW DEL SETTORE DEL GASL’analisi della struttura del settore, fornisce un quadro di riferimento utile per comprendere le caratteristiche del contesto competitivo in un dato momento e per agevolare i processi di formulazione e di diagnosi della strategia. Ogni settore, può essere interessato da molteplici cambiamenti i quali assumono grande importanza nei processi di gestione strategica. La nostra analisi di settore, tiene soprattutto conto delle dinamiche congiunturali che influenzano il mercato del gas: posizionamento dell’Italia, andamento dei consumi di gas relativo alle altre fonti energetiche ed analisi delle infrastrutture sia a livello nazionale che europeo.In Europa, nel corso degli ultimi 10 anni, i consumi finali di energia hanno registrato una progressiva evoluzione che ha modificato la composizione del mix,in particolare è stato osservato un rallentamento nel decennio (2000-2010) del 5% del consumo di petrolio a favore degli incrementi dell’ 1,8% del gas, dell’ 1,3% del Carbone e un aumento del 3,8% dl settore rinnovabili.

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Guardando alle prospettive di crescita del settore, prendendo in analisi il periodo 2011-2030, si prevede che la domanda di gas si mantenga stabile (dai 552 mld/mc/a del 2011 ai 586 mld/mc/a nel 2030) con un incremento della domanda italiana in progressiva crescita. Nel settore della generazione elettrica (31,7% del mercato europeo del gas), possiamo osservare il costante aumento della generazione attraverso gas naturale, che mostra un aumento del 5% nell’ultimo decennio, così come il settore rinnovabili. A seguito dell’espansione dei consumi, negli ultimi dieci anni abbiamo potuto riscontrare un aumento annuo del 5,1%, notando però, nell’ultimo triennio, un rallentamento a causa della stagnazione economica. Parlando invece della produzione interna , siamo passati da un incidenza Europea sulla produzione mondiale del 10,4% ad un 4,9% nel 2011, registrando una diminuzione del 5,5%, esponendo sempre più il vecchio continente al rischio della dipendenza degli approvvigionamenti. La rete infrastruttura di cui si avvale l’Europa si estende per oltre 187.000 Km, movimentando volumi pari a 877 mld/mc. Secondo le ultime rilevazioni effettuate dallo European Network of Transmission System Operators for Gas (ENTSO-G) le infrastrutture europee per il trasporto del gas naturale si articolano in:

59 punti di connessione transfrontaliera; 18 terminali di rigassificazione; 26 punti di ingresso da Paesi extra-UE; 15 punti di scambio virtuale.

La capacità di interconnessione rappresenta un fattore fondamentale su cui basare una stima delle effettive potenzialità della rete di trasporto europea. In un contesto caratterizzato da un’elevata dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti e da una limitata disponibilità di stoccaggio, infatti, l’unico modo per superare le rigidità del sistema è rappresentato da un’operatività fluida. In altri termini, la presenza di capacità disponibile nei punti di interconnessione tra le reti nazionali dei singoli Paesi UE è l’unico elemento in grado di garantire un funzionamento efficiente del mercato del gas. La capacità di importazione totale stimata in corrispondenza dei 26 punti di ingresso da Paesi extra-UE è pari a oltre 434 mld/mc/a, concentrata per il 51% lungo la frontiera orientale (per il gas proveniente da Russia, Bielorussia e Ucraina), per il 34% nell’Europa settentrionale (in corrispondenza dei campi di produzione del Mare del Nord) e per il 15% lungo la sponda Nord del Mediterraneo (per il gas proveniente da Marocco Algeria, Tunisia e Libia). Le principali pipeline che attraversano l’Europa possono essere divise in base alla provenienza geografica del gas naturale. Infatti il gas proveniente dall’Olanda e il Nord Europa viene trasportato tramite due gasdotti:

il primo è rappresentato da TENP, che attraversa Germania e Svizzera, posseduto al 51% dalla belga Fluxys e per il 49% da E-On Ruhrgas;

il secondo è Transitgas, gasdotto che passa da Svizzera e Italia, posseduto per il 51% da Swissgas,46% da Fluxys e per il 3% da E-On Ruhrgas.

Questo canale del nord Europa è in grado di trasportare in Italia una capacità annua di 21,5 mld/mc.Per quanto riguarda il gas russo, troviamo Il gasdotto Trans Austria Gas (TAG) che trasporta gas naturale dal confine Slovacchia - Austria presso Baumgarten an der March fino a Arnoldstein nel sud dell'Austria, vicino al confine con l'Italia. Il gas naturale proveniente dalla Russia è trasportato e consumato in Italia e Austria durante un percorso lungo 380 km. Il gasdotto era gestito da una joint venture fra Eni e l'austriaca OMV.

Eni ha avviato il processo di dismissione della sua partecipazione. Il 10 giugno 2011 ENI cede l'89% delle azioni detenute in Trans Austria Gasleitung GmbH a Cassa Depositi e Prestiti, la partecipazione è detenuta attraverso il veicolo CDP Gas S.r.l. (100% CDP).

Il gas algerino invece è trasportato in Europa tramite 3 gasdotti, due dei quali entranti in Italia e uno in Spagna:

Il transmed che collega Algeria e Italia, passando per la Tunisia, frutto di una joint venture tra Eni e Sonatrach, compagnia petrolifera di stato algerina, che può contare su una capacità di trasporto annua di 36 mld/mc

Il Greenstream, gasdotto che si estende per 520 km che collega la Libia con l'Italia, di proprietà per il 75% di Eni e per il 25% di Noc, nel quadro della più ampia joint-venture paritetica denominata Westerm Lybian Gas Projects;

La Maghreb –Europe Gas Pipeline, che collega l’Algeria alla Spagna, passando per il Marocco, costruita da

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Saipem, controllata per il 41% da Eni, e dal gruppo Statunitanse Betchell. Il gasdotto si estende per 1,620 Km ed una capacità di approvvigionamento annua pari a circa 12 mld/mc.

Nella prospettiva di un mercato del gas europeo integrato, l’Italia riveste un rilievo particolare, in quanto:

rappresenta il terzo Paese per consumi, con 77 mld/mc nel 2011, pari al 16% della domanda di gas naturale (GN) a livello di UE27;

si posiziona al centro di alcuni dei grandi impianti regionali di potenziamento delle infrastrutture del gas programmati dai TSO (Trasmission System Operator);

L’andamento dei consumi di gas nel corso dell’ultimo decennio evidenzia il ruolo preponderante acquisito da questa fonte nel sistema energetico nazionale, che nel 2011 è arrivata a coprire un quota pari al 35% dei consumi di energia primaria (31,4%nel 2000), rappresentando la seconda fonte energetica, in termini di volumi, dopo il petrolio. In prospettiva l’incidenza delle singole fonti primarie sulla domanda totale di energia si modificherà sensibilmente, arrivando ad un ridimensionamento del peso del petrolio a favore del gas naturale e delle energie rinnovabili. Secondo le previsioni fornite dall’Unione Petrolifera per il periodo 2012-2025, già a partire dal 2013 nel territorio italiano , il gas naturale sorpasserà il petrolio come principale fonte energetica, arrivando nel 2025 a rappresentare il 40% della domanda nazionale di energia.Le prospettive di sviluppo delle importazioni, unitamente all’incremento progressivo della dipendenza da fonti extra-europee, rendono necessario un reale incremento nell’integrazione dei mercati nazionali, con lo scopo di aumentare il coordinamento nell’operatività e nelle interazioni tra i diversi sistemi. In particolare diventano di fondamentale importanza gli investimenti previsti per aumentare l’interoperabilità delle reti di trasporto e i programmi di investimento finalizzati al potenziamento delle infrastrutture di importazione, anche in funzione alla necessità di diversificazione dei mercati di origine del gas per garantire la sicurezza e la stabilità delle forniture.In particolare, in Italia, le importazioni di gas ricoprono il 90% della domanda totale (70,3 mld/mc nel 2011), caratterizzata per una ridotta diversificazione geografica. La forte dipendenza dalle forniture estere, espone il sistema energetico italiano a delle condizioni di tensione anche in relazione agli elevati rischi paese dei principali fornitori di gas naturale; infatti, Algeria , Libia e Russia forniscono il 74% del gas impiegato in Italia, con una quota sul totale importato del 39% (Algeria), 21% (Russia) e 14% (Libia) nel 2010. Per quanto riguarda le infrastrutture e l’importazione del gas naturale, questa viene garantita grazie a 7 punti di ingresso:

5 interconnessioni di gasdotti internazionali ubicati presso Tarvisio (UD), Gorizia, Mazzara del Vallo (TP) e Passo Gries (VB) che insieme riescono a coprire l’80 % del fabbisogno nazionale.

2 impianti di rigassificazione per il gas naturale liquido, localizzati a Panigaglia (SP), che lavora principalmente le forniture provenienti dal Nord Africa, tipicamente Egitto e Algeria, e l’altra a Rovigo con carichi provenienti dal Quatar; insieme questi due impianti riescono a garantire il 12% del fabbisogno nazionale di gas.

Oggigiorno le infrastrutture di import di gas naturale hanno una capacità di 364 mln/mc al giorno, garantendo un equilibrio di mercato nelle normali condizioni di operatività; tuttavia in presenza di alcuni scenari, vedi ad esempio un picco di domanda causa condizioni climatiche rigide o temporanee interruzione del trasporto su una linea di importazione, il sistema può andare in sofferenza, come già avvenuto durante l’inverno 2005/2006 a causa dalle condizioni climatiche, dei forti consumi termo-elettrici e dall’interruzione delle forniture dalla Russia che dovette essere risolto grazie allo stoccaggio strategico e al risparmio energetico, tramite misure di contenimento dei consumi. Questi episodi non fanno altro che mettere in luce la carenza del sistema infrastrutturale dell’approvvigionamento nel settore gas sia in termini di flessibilità delle fonti nelle fasi di instabilità geopolitica. Il sistema gas è in crescita: i consumi sono aumentati di oltre il 10% negli ultimi due anni, ed occorre garantire la sicurezza e la stabilità nelle forniture.

1.4 LA FILIERA DEL GAS NATURALE L’industria del gas naturale nazionale è rappresentata da una filiera produttiva suddivisa in diverse fasi articolate in:

approvvigionamento, rappresentato sia dalla produzione interna che dalle importazione; infrastrutture in cui troviamo funzioni quali trasporto e Gas naturale liquido, stoccaggio e distribuzione

(Italgas); commercializzazione.

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Tale filiera può essere distinta in due fasi fondamentali, quella a monte che comprende le attività di approvvigionamento, comprensivo della funzione di importazione dall’estero e della ricerca e coltivazione di giacimenti nel territorio nazionale italiano, e di stoccaggio. Successivamente, troviamo le attività di trasporto, garantita dalla rete di trasporto nazionale di gasdotti ad alta pressione, e di dispacciamento, ovvero l’attività volta ad impartire istruzioni per l’utilizzo coordinato degli impianti di coltivazione e stoccaggio, delle reti di trasporto e distribuzione, comprendendo inoltre i servizi accessori. La fase a valle invece, comprende l’attività di distribuzione dove, a differenza dell’attività di trasporto, il gas viene trasportato ad una bassa pressione per la consegna ai clienti finali, e la commercializzazione, ovvero la vendita ai clienti finali. Le rete infrastruttura viene divisa nelle attività di:

Stoccaggio e dispacciamento Trasporto nazionale Distribuzione locale

Con l’attività di stoccaggio intendiamo il deposito delle eccedenze di gas rispetto ai consumi in depositi naturali; questa gestione del gas ha la finalità di compensare le variazioni di gas giornaliere o stagionali, ed a evitare periodi di mancanza della forniture a causa di crisi di sistema e interruzioni degli approvvigionamenti. Questa fase costituisce un’attività

regolata e il principale operatore è rappresentato dalla Stogit Spa. Fase cruciale della filiera produttiva del gas è rappresentata dall’attività di trasporto, sia per gli alti costi che gli attori della fase sostengono, sia per i cambiamenti a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Questa fase viene esplicata tramite delle reti di gasdotti a largo diametro dove il gas viene immesso a medio o alta pressione chiamate pipelines. In Italia, questa fase viene principalmente svolta da Snam Rete Gas SpA che possiede circa il 94% (31.680 km) della rete di trasporto nazionale che conta 34.135 km. Mentre la fase di trasporto tratta il gas ad alta pressione, la distribuzione fa sì che il gas arrivi alla clientela finale attraverso lo sfruttamento di gasdotti locali di diametro ridotto, a bassa pressione per la clientela finale. Tra i compiti dei players di questa fase rientrano anche la manutenzione e la gestione della rete dei gasdotti locali. Anche nel segmento della distribuzione troviamo tra i maggiori attori del segmento Italgas, che detiene una quota di mercato superiore al 30% grazie alle concessioni riguardanti 1550 comuni, gestite in modo diretto o tramite consociate. La vendita rappresenta l’ultima fase della filiera, infatti si tratta dell’attività commerciale che troviamo a valle che va a remunerare tutte le precedenti attività. L’attività di vendita del gas naturale comprende le operazioni di approvvigionamento all’interno del territorio nazionale, di marketing operativo e di bollettazione e tutti i servizi offerti alla clientela finale.

1.5 ANALISI DELLE CINQUE FORZE DI PORTERLa configurazione strutturale di un dato settore viene a dipendere, in ogni istante, dal contemporaneo disporsi di 5 forze competitive, costituite dalla rivalità fra le imprese concorrenti, dalle minacce portate dai prodotti sostitutivi, dalle minacce derivanti dai potenziali entranti e dal potere contrattuale esercitato da fornitori e da clienti. L’insieme delle cinque forze costituisce ciò che viene chiamato sistema competitivo. La disposizione e l’interazione delle 5 forze determinano l’intensità delle dinamiche competitive all’interno di un settore e la sua redditività strutturale.

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Prima di passare all’analisi classica delle forze di Porter, occorre chiarire che data la particolarità del settore e della situazione italiana in precedenza descritte, ci troveremo ad analizzare forze, minacce, pressioni competitive e caratteristiche strutturali con diversa intensità lungo tutta la filiera produttiva. Una forza, che tradizionalmente nel modello di Porter rientra nei fattori rilevanti che influenzano le minacce dei nuovi entranti attraverso la creazione di barriere all’entrata del settore, è il ruolo del regolatore. Nel nostro caso, sarà necessario analizzare separatamente il ruolo del regolatore che è in grado di modificare periodicamente l’intero ambito competitivo.

La regolazione in Italia disciplina il settore delle infrastrutture energetiche con riferimento a tre ambiti normativi:

Tariffe: Norme relative ai criteri di determinazione dei ricavi e delle tariffe per l'utilizzo delle infrastrutture, stabilite

dall’AEEG;

Codici: Norme riguardanti le condizioni di accesso e dell’erogazione dei servizi offerti dai sistemi di infrastrutture;

Qualità del servizio: Norme che definiscono i livelli minimi di qualità dei servizi per gli aspetti tecnici, contrattuali e

per gli standard di servizio.Minacce dei nuovi entrantiIn virtù del processo di liberalizzazione, precedentemente analizzato, il settore ha visto crescere almeno per quanto riguarda gli operatori nazionali, il pericolo di investimenti da parte di nuove società. Le barriere all’entrata infatti sono state parzialmente ridotte dall’operazione da noi analizzata. Le parti della filiera che hanno più risentito del processo di regolamentazione del legislatore nazionale, sono stati solo quelli della distribuzione e della vendita. Fino al 31 dicembre 2002 un unico soggetto era distributore e venditore per i clienti domestici e i piccoli consumatori; dal primo gennaio 2003 invece, tutti i clienti finali sono considerati idonei, ossia in grado di scegliersi il proprio fornitore che deve essere necessariamente diverso dal distributore. Le imprese venditrici devono essere autorizzate dal ministero per lo Sviluppo Economico; principali operatori sono circa 380 imprese, fra cui Eni Gas & Power e Enel Gas. Il prezzo è libero, l’Autorità ha però definito condizioni economiche di riferimento con il sorgere di 380 nuove imprese.Concorrenti Il livello di concorrenza è legato alla fase della filiera che si considera, esistono segmenti contendibili ed altri che rappresentano dei monopoli naturali, difficili da espugnare. Infatti possiamo distinguere fasi di fatto monopolistiche, come il trasporto in alta e media pressione (trasporto nelle reti internazionali, nazionali e regionali), dispacciamento e distribuzione locale in bassa pressione, da quelle potenzialmente concorrenziali, come produzione, importazione, stoccaggio, vendita all’ingrosso e vendita al dettaglio. Le attività di produzione, importazione e vendita sono state liberalizzate: chiunque è libero di produrre, importare e vendere gas, con alcune limitazioni, e cioè:- l'attività di ricerca esplorativa sono soggette a concessioni o permessi rilasciati dallo stato;- la vendita è concessa solo ai soggetti che hanno un accesso adeguato ai sistemi di stoccaggio, cioè che possono gestire magazzini di deposito sufficienti.Sia nel caso della produzione che dell'importazione, la posizione di monopolio di Eni è rimasta pressoché invariata. La produzione nazionale è per circa l'80% in mano a Eni. Un altro 9% è detenuta da Enel , che mantiene i contratti di fornitura di gas stipulati prima della liberalizzazione e che alimentano le sue centrali termoelettriche; il rimanente è appannaggio di altri operatori, tra cui Edison.L'attività di trasporto, di interesse nazionale, è regolamentata: il gestore della rete primaria è unico e deve garantire, senza discriminazione, l'accesso a tutte le imprese che ne facciano richiesta. Il gestore della rete di trasporto primaria ha anche l'obbligo di manutenzione e, dove necessario, di ampliamento.L'attività di distribuzione non si svolge in regime di libero mercato, ma è data in concessione dallo Stato tramite gara pubblica, per un periodo non superiore ai dodici anni. Tale attività, è remunerata grazie a specifiche tariffe il cui importo è definito dall'Autorità.L'attività di stoccaggio, anch'essa di interesse nazionale, non si svolge in regime di libero mercato, ma è data in concessione dallo Stato per un periodo non superiore ai venti anni. Anche questa è un'attività remunerata da specifiche tariffe il cui importo è definito dall'Autorità.Diretta conseguenza del processo di liberalizzazione è l’aumento della concorrenza, ma la caratteristica del settore

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nel ricercare accordi e alleanze tende ad abbassare il numero complessivo di players. FornitoriTenuto conto che l’Italia nel corso dei decenni si è trasformato da paese produttore ad importatore di gas, coprendo con la sola importazione il 90% della domanda totale di gas, il potere contrattuale dei fornitori è progressivamente aumentato, fino ad arrivare ai giorni nostri dove questo riveste un ruolo cruciale. Tra i principali fornitori ricordiamo: Libia, Algeria, Russia, Paesi Bassi e Norvegia.

Specialmente nei primi due paesi i rischi più elevati sono legati al continuo mutamento delle condizioni geopolitiche in costante evoluzione (vedi ad esempio Primavera Araba), che possono esporre l’Italia a interruzioni improvvise delle forniture, oppure ad aumenti spropositati dei prezzi della materia prima derivanti dalle probabili politiche economiche/commerciali messe in atto dai nuovi governi.

Prodotti sostitutiviData la particolarità del settore, è irrealistico pensare ad una completa sostituzione del gas con le fonti rinnovabili, almeno nel breve periodo. Quest’affermazione, è infatti supportata dai dati relativi all’aumento previsto della domanda di gas, trainata dalle elevate riconversioni degli impianti generatori di energia elettrica che progressivamente stanno riconvertendo le strutture da carbone e greggio a gas, domanda spinta soprattutto dal minor impatto ambientale che dal costo minore della materia prima. ClientiPrima della liberalizzazione non era possibile per il cliente finale scegliere il proprio fornitore.Dopo la liberalizzazione del mercato, i clienti assumono una forza maggiore, nonostante tutto i costi di switching, vengano percepiti dal consumatore finale come molto elevati. Per tale motivo, molti cittadini non hanno controllato se, cambiando fornitore, otterrebbero prezzi o servizi migliori. Il cambio di fornitore è particolarmente semplice. La facilità con la quale si può ricorrere ad un diverso fornitore è dovuta al fatto che comunque, in una certa zona, il distributore rimane lo stesso, avendo vinto l'appalto di concessione per almeno 12 anni.

1.6 ANALISI DEI COMPETITORS Il settore da noi analizzato, quello del gas, risente dell’assenza di competitors, avendo in questo settore operato il monopolista Eni per lungo periodo.Tuttavia, dopo la liberalizzazione del settore il quadro appare più complesso, e per avere una rappresentazione più efficace occorre ribadire i segmenti della filiera del gas all’interno della quale opera il gruppo Snam, quelle evidenziate in rosso. L’analisi dei concorrenti sarà infatti effettuata nelle sezioni della value-chain che vedono il colosso del gas presente.

Rigassificazione In Italia al momento sono presenti 2 impianti di rigassificazione: quello di Panigaglia, (SP), Liguria , società del gruppo Snam, con capacità di 3,4 km3/anno, e il Terminal Gnl di Rovigo, con capacità di 8 km3/anno e che ha come azionisti: il gruppo ExxonMobil (45%), Qatar Petroleum 45% ed Edison 10%. Nonostante i pochi operatori presenti oggi all’interno del segmento, la pressione competitiva, sarà crescente nel corso dei prossimi anni. Questa tesi, sarà ancor di più valida, se l’Italia continuerà a perseguire le politiche energetiche nazionali stabilite negli ultimi anni, che la vedono sempre di più al centro del mercato europeo del gas. Sono già 6 i nuovi progetti approvati dal legislatore italiano, per la costruzione di nuovi impianti di rigassificazione, con ben 8 nuovi operatori coinvolti che compongono le varie compagini azionarie che si occuperanno dell’implementazione dei vari progetti: E-On, Enel, Lng Med Gas Terminal, Erg, Shell, Gas Natural, British Gas. Altri progetti non sono stati ancora approvati dal regolatore e se approvati porterebbero all’incremento degli attori coinvolti nei vari progetti.

Stoccaggio e dispacciamento

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In questo punto della filiera, il gruppo Snam opera con la controllata Stogit spa. In Italia, esistono soltanto due operatori impegnati nell’attività di stoccaggio:

Stogit spa, che detiene circa il 98% dello stoccaggio nazionale. Edison Stoccaggio (gruppo Edison).

I siti di stoccaggio, invece, sono dieci, con una capacità complessiva di 13,4 miliardi di metri cubi giornalieri di 152 milioni di metri cubi. Stogit gestisce otto siti, Edison due. Per i siti di S.Potito e di Cotigola (Edison); facenti parte della medesima concessione ministeriale, sono ancora in corso i lavori iniziati nel 2010. Sulla base delle considerazioni da noi effettuate, lo stoccaggio in Italia può essere considerato un monopolio di fatto, il regolatore infatti, ha optato per la gestione amministrativa della risorsa per mitigare i comportamenti strategici e rafforzare la sicurezza del sistema-gas italiano, ma ha escluso la possibilità che la risorsa potesse essere gestita secondo criteri di mercato.Trasporto In questo segmento della filiera troviamo Snam Rete Gas, che possiamo considerare a tutti gli effetti monopolista all’interno di questo pezzo della catena del valore. Sono presenti altri operatori, che non potranno tuttavia mai competere con la capillarità della rete di trasporto di circa 34.000 km messa in piedi dall’ ex monopolista Eni, nel corso degli anni. Investimenti notevoli in questo segmento della filiera del gas, rischierebbero di apparire più che come frutto di oculate e meditate scelte strategiche, dei veri e propri suicidi dal punto di vista imprenditoriale. DistribuzioneQuesto segmento della catena del valore, è quello che ha risentito in maniera maggiore del processo di liberalizzazione messo in piedi dal legislatore nel corso degli ultimi anni. La pressione competitiva è stata crescente e molti sono i piccoli operatori che sono entrati nel mercato. Il gruppo Snam è presente in questo pezzo della filiera con Italgas, che detiene una quota di mercato pari a circa il 30%, al secondo posto si piazza Enel F2i con una quota del 20%. Cruciali per valutare nuovamente la competitività nella Distribuzione del gas, saranno le circa 180 gare di appalto che assegneranno nuove concessioni in molti comuni italiani. Ci sentiamo tuttavia di affermare che Italgas, ha sviluppato nel corso di questi anni una presenza strategica e capillare sul territorio che garantisce un’importante vantaggio competitivo che si rafforza ulteriormente con l’integrazione nel Gruppo Snam.

Alla luce dell’analisi approfondita sulla pressione competitiva all’interno dei singoli segmenti della catena del valore, possiamo affermare che il player che cerca di raggiungere e perseguire gli stessi vantaggi in termini di integrazione e sinergie del gruppo Snam è Edison. Quest’operatore è infatti presente sia pur con ruoli di secondo piano, in ben 5 fasi della catena del valore, evidenziate nel grafico seguente in verde, con diverse società.

Analisi differente dalla nostra, è effettuata dai mercati finanziari che sulla base di differenti valutazioni, individuano i principali competitor di Snam (peers di borsa) in:Enagas (Spagna): operatore energetico integrato orizzontalmente, leader nell’attività di trasporto, stoccaggio, rigassificazione del gas naturale in Spagna e System Operator sull’intera rete nazionale.REE (Spagna): gestore della rete elettrica continentale, insulare ed extra-insulare. Svolge anche il ruolo di System Operator.National Grid (UK): opera nei business regolati della trasmissione e della distribuzione di elettricità e gas principalmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nord-orientali. E’ nata dalla fusione di National Grid Group e Lattice Group-

CAPITOLO II

SNAM E CDP: ANALISI DELLE COMPETENZE INTERNE

SNAM2.1 MISSION E STRATEGIA

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L’obiettivo di Snam, è quello di mettere il cliente al centro della sua attività, rendendo il sistema sempre più sicuro, affidabile e garantendo le migliori infrastrutture possibili. Gli altri obiettivi di Snam, sono mirati a supportare la concorrenza affinchè il consumatore possa scegliere la miglior offerta possibile tra i players del mercato.Snam, si pone l’obiettivo strategico di incrementare la sicurezza e la flessibilità del sistema, soddisfando le esigenze legate allo sviluppo della domanda gas, nel medio e lungo termine. Per conseguire ciò, l’azienda punta sul proprio personale, valorizzandolo in modo continuo. Molto rilevanti, per il perseguimento degli obiettivi aziendali e catalizzatori di molti fondi societari,sono gli investimenti in nuove tecnologie. Alle sfide delineate, che Snam si pone in un ambiente di mercato sempre più dinamico e mutevole, dovrà necessariamente corrispondere l’efficacia dell’assetto organizzativo, che nasce dall’integrazione di Snam Rete Gas, Italgas, Stogit e GNL Italia, per supportare un continuo miglioramento dell’ efficienza.L’ultima strategia pre-acquisizione riferita al periodo 2011-2014, si era focalizzata nella realizzazione di un piano di investimenti di 4,1 miliardi di euro per il periodo. Questa era finalizzata a sviluppare il sistema di infrastrutture gas in Italia, al fine non solo di soddisfare la crescita prevista per la domanda del gas, ma anche di incrementare la flessibilità del sistema in modo da consentire:

Una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento;

Il transito del gas verso paesi terzi.

Era previsto, che le opere pianificate nel periodo consentano alla Società di incrementare la capacità di trasporto sia estendendo di circa 1300 km la rete di trasporto, con un incremento di circa il 4% rispetto ai 31.680 km del 2010, sia incrementando la potenza istallata nelle centrali di compressione.Con l’acquisizione da parte di CDP del 30% e il conseguente cambio del management, la strategia è stata rivista. Il nuovo piano strategico è stato presentato dai nuovi vertici nel mese di Marzo, e copre il periodo 2013-2016. I contenuti del nuovo piano, saranno oggetto di analisi e valutazione approfondite, soprattutto nel capitolo 4, quando saranno elaborati differenti scenari all’interno dei quali il Gruppo Snam si troverà ad operare nel prossimo futuro.

2.2 LA CATENA DEL VALORE

Il gruppo Snam occupa nella catena del valore,del settore del gas precedentemente analizzata, una posizione centrale, occupandosi delle fasi di stoccaggio, trasporto, rigassificazione e distribuzione rispettivamente con le controllate Stogit, Snam Rete Gas, GNl ed Italgas.

StoccaggioStogit, società facente capo a Snam, opera nel settore dello stoccaggio del gas naturale. Con 8 giacimenti attivi, localizzati in Lombardia (quattro), Emilia Romagna (tre) e Abruzzo-Molise (uno), è il maggiore operatore italiano e uno dei principali in Europa. La società opera in regime di concessione e si avvale, secondo criteri di efficienza tecnica ed economica, di un sistema integrato di infrastrutture composto da giacimenti, pozzi, condotte, impianti di trattamento, centrali di compressione e di un sistema di dispacciamento operativo.Lo spazio di working gas, reso disponibile nel 2012, è stato di 11,2 miliardi di metri cubi, oltre a ulteriori 4,5 miliardi di metri cubi conservata come riserva strategica, mentre, la quantità di gas movimentato è stata di circa 15,6 miliardi di metri cubi. Per lo stoccaggio, Stogit riutilizza giacimenti di gas naturale esauriti, situati a 1.000-1.500 metri di profondità. In tal modo, senza alterare lo stato dei luoghi e privilegiando la salvaguardia dell’ambiente, riesce a conservare il gas naturale nella stessa condizione di sicurezza nella quale la natura lo ha custodito per milioni di anni.La Società, mette a disposizione del mercato, secondo criteri di efficienza tecnica, economica e di non

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discriminazione, le capacità di stoccaggio di cui dispone, utilizzando un sistema integrato in grado di assicurare, compatibilmente con le capacità disponibili, anche le prestazioni di modulazione richieste, corrispondenti all’andamento orario, giornaliero e stagionale della domanda.Le attuali esigenze di mercato, spingono ad utilizzare il sistema di stoccaggio non più limitatamente alle due fasi sopra descritte, ma anche come strumento di flessibilità non legato alla stagionalità.RigassificazioneGnl Italia è la società di Snam che possiede e gestisce lo stabilimento di rigassificazione di GNL di Panigaglia. La società, costituita nel 2001 dal gruppo Eni, ha ricevuto in conferimento le attività di rigassificazionedel GNL, permettendo la creazione di un polo di eccellenza del gas naturale liquefatto. Il gas che in natura è presente in fase gassosa viene trasformato in GNL, attraverso un processo che consiste nella riduzione del suo volume di 600 volte, facilitando e rendendo economico il trasporto via mare, attraverso apposite navi metaniere o, in alternativa, con il trasporto tramite metanodotto.Questa fase della catena del valore è particolarmente utile, vista la scarsità della produzione interna e la quantità di domanda del gas naturale, per la necessaria fonte di diversificazione per l’approvvigionamento del Paese. Per tale motivo, il GNL ha acquisito maggiore importanza e continuerà a ricoprire un ruolo strategico rilevante in tutta l’europa mediterranea.TrasportoSnam Rete Gas è la società leader in Italia nel trasporto e dispacciamento di gas naturale. Da settant’anni progetta, realizza e gestisce una rete di metanodotti che oggi misura circa 32.200 chilometri e che si estende su gran parte del territorio nazionale, costituendo un network integrato e capillare. Due sono i compiti che assolve Snam Rete Gas nella catena del valore:

mette a disposizione la capacità di trasporto propria della rete; riceve in consegna presso i punti di entrata della rete nazionale, trasportandolo presso i punti di riconsegna

delle reti regionali, dove il gas viene consegnato ai distributori locali e alle utenze industriali e termoelettriche.

Il gas di produzione nazionale viene immesso nella Rete in corrispondenza dei 51 punti di entrata dai campi di produzione o dai loro centri di raccolta e trattamento; anche i campi di stoccaggio gas sono collegati con la Rete.Distribuzione Italgas è leader in Italia nel settore della distribuzione cittadina del gas naturale. Il suo posizionamento sul mercato è il risultato di un ricco patrimonio di conoscenze e di competenze tecniche e manageriali. Il servizio di distribuzione consiste nel trasporto del gas, attraverso reti di gasdotti locali, dai punti di consegna presso le cabine di riduzione e misura interconnesse con le reti di trasporto (“city-gates”) fino ai punti di riconsegna presso i clienti finali (famiglie, imprese, ecc.). Inoltre, Italgas svolge l’attività di misura, che consiste nella determinazione, rilevazione, messa a disposizione e archiviazione dei dati di misura del gas naturale prelevato sulle reti di distribuzione. La Società, è soggetta a regolazione da parte dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che definisce sia le modalità di svolgimento del servizio sia le tariffe di distribuzione e misura.Al 31 dicembre 2010, le reti di distribuzione gestite da Italgas si estendono complessivamente per circa 50.000 chilometri e si suddividono, in funzione della classe di pressione, in condotte di alimentazione principale (esercite a una pressione maggiore di 12 bar), in media pressione (fino a 12 bar) e in bassa pressione (fino a 0,04 bar).L’attività di distribuzione del gas è stata tradizionalmente svolta in regime di concessione tramite affidamento del servizio su base comunale. Nel 2011, sono stati adottati quattro decreti ministeriali di riforma della normativa che regola il settore. In particolare, con un apposito decreto sono stati istituiti 177 ambiti territoriali minimi pluri-comunali (ATM) in base ai quali dovranno essere necessariamente assegnate le nuove concessioni. Il servizio di distribuzione del gas è effettuato trasportando il gas per conto delle società di vendita autorizzate alla commercializzazione nei confronti dei clienti finali. Il rapporto tra le società di distribuzione e le società di vendita è regolato da un apposito documento, definito “Codice di Rete”, nel quale sono precisate le prestazioni svolte dal distributore, suddivise fra quelle principali (servizio di distribuzione del gas; gestione tecnica dell’impianto distributivo; ecc.), accessorie (esecuzione di nuovi impianti; modifica o rimozione di impianti esistenti; attivazione, disattivazione, sospensione e riattivazione della fornitura ai clienti finali; verifica del gruppo di misura su richiesta dei clienti finali, ecc.) e opzionali (manutenzione dei

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gruppi di riduzione e misura di proprietà dei clienti finali, ecc.).

2.3 POSSIBILI EVOLUZIONE DELLA STRATEGIA: ITALIA HUB DEL GAS L’ hub nel panorama del gas è “un punto di snodo tra due o più gasdotti appartenenti a diversi sistemi di trasmissione”. Questi luoghi assumono una grande importanza tanto da diventare dei centri di mercato per lo scambio del gas.Nell’ultimo periodo, si è iniziato a parlare di un hub sud-europeo o meglio di un hub Italia. Ciò che avvantaggia il nostro paese, e quindi il Gruppo Snam, è la sua posizione, capace di intercettare ingenti flussi di importazione provenienti dai mercati del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’Asia centrale e quindi di assumere un ruolo fondamentale non solo come mercato di destinazione ma anche per quanto riguarda i flussi verso l’Europa centro-meridionale. Inoltre, appena sarà superata la crisi economica, tramonterà il nucleare e ci sarà l’abbandono progressivo del carbone, la richiesta si concentrerà soprattutto sul gas metano. Il nostro paese è quello in Europa che ricorre maggiormente al gas, sia per la generazione elettrica che per i consumi primari. Per noi il gas è fondamentale ma purtroppo, come già detto, dipendiamo dagli altri. Ma forse proprio per questo motivo abbiamo sviluppato una struttura interna senza pari in Europa. Per poter diventare un Hub europeo questo però non è abbastanza: sarebbe necessario un sostanziale potenziamento. Bisogna realizzare nuovi impianti di rigassificazione, creare nuovi collegamenti con il Medio Oriente e il Mar Caspio, aumentare le capacità di stoccaggio e cercare di incrementare I flussi verso il Nord. Se tutto ciò verrà portato a termine, allora si, che potremo parlare dell’Italia come hub del gas sud europeo.

CASSA DEPOSITI E PRESTITI

2.4 IDENTITA’ E MISSION Cassa depositi e prestiti (CDP) è una società per azioni italiana a controllo pubblico: il Ministero dell'Economia e delle Finanze detiene il 70% del capitale, il restante 30% è posseduto da un nutrito gruppo di Fondazioni di origine bancaria. CDP impiega le sue risorse, di cui la parte più consistente è rappresentata dal risparmio postale, secondo la sua missione istituzionale a sostegno della crescita del Paese. Proprio in base a questa missione osserviamo nel dettaglio le diverse linee di attività:

Finanziamento della Pubblica Amministrazione:Sin dalla sua costituzione la Cassa depositi e prestiti supporta gli investimenti pubblici. Un’attività che è finanziata attraverso la raccolta postale e che è qualificata come “servizio di interesse economico generale” e che pertanto viene svolta in assoluta trasparenza, accessibilità e uniformità di trattamento.

E’ catalizzatore dello sviluppo delle infrastrutture:Supporta i progetti e le opere di interesse pubblico e le aziende per investimenti destinati alla fornitura di servizi pubblici. CDP opera attraverso finanziamenti Corporate e Project Finance. Tale ruolo è svolto anche mediante l’assunzione diretta di quote partecipative in società infrastrutturali e la sottoscrizione di quote di fondi equity infrastrutturali nazionali e internazionali.

Sostegno dell’economia e del sistema imprenditoriale del paese:Cassa depositi e prestiti è un operatore chiave a sostegno del sistema produttivo italiano. Utilizza sia strumenti di debito, sia di equity, supportando le imprese strategiche nazionali e le Pmi, favorendo l’internazionalizzazione delle aziende italiane e i loro investimenti in ricerca. Per quanto riguarda le Pmi opera con un Plafond di 10 mld di €, e a livello equity con il fondo italiano d’investimento. Invece per le imprese strategiche è stato istituito nel 2011 il FSI che opera acquisendo quote di imprese di “rilevante interesse nazionale”.

2.5 CATENA DEL VALORE E ANALISI DELLE COMPETENZE INTERNE

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Per quanto riguarda le fonti, CDP è l’emittente del Risparmio postale (circa 250 mld), Buoni Fruttiferi postali e Libretti di Risparmio Postale, collocati da Poste Italiane attraverso gli oltre 14 mila sportelli dislocati su tutto il territorio nazionale. Il Risparmio postale è una forma di risparmio remunerativa, sicura e semplice. Sviluppare e pubblicizzare il prodotto: questa sezione riguarda la progettazione, lo sviluppo e la pubblicizzazione dei diversi piani di finanziamento previsti per i diversi soggetti che ne faranno richiesta. Operation: in questa sezione della catena del valore individuiamo l’insieme degli strumenti con cui Cdp può perseguire la sua mission, ossia strumenti di debito (Corporate Finance, Project Finance, mutui di scopo), equity (tramite i Fondi a cui partecipa o tramite l’acquisizione diretta di partecipazioni). Gestire i servizi non direttamente connessi al finanziamento: qui troviamo tutti i servizi che compie CDP legati alla sostegno e alla crescita del paese ma che non sono prettamente legati ad attività di finanziamento, come per esempio attività di consulenza agli Enti pubblici, attività di valorizzazione del proprio patrimonio immobiliare degli Enti locali, servizi di tesoreria e cassa. Gestire le attività post-concessione: in questa area troviamo le attività successive all’erogazione del credito, e che quindi possono consistere nel monitoraggio della restituzione dei finanziamenti, nel monitoraggio e pagamento di quei lavori per qui è previsto il pagamento per Sal, nell’assistenza prevista nel caso di project finance e in generale tutte le attività che possono essere previste nei diversi contratti.Questo suo ruolo di investitore a lungo termine è possibile grazie alle particolarità del proprio balance sheet, ossia è presente un equilibrio per quanto riguarda l’orizzonte temporale esistente tra gli investimenti a lungo termine che essa compie e la possibilità di poter prendere a prestito, tramite raccolta postale, concedendo per di più un basso tasso d’interesse, perché garantiti dallo stato italiano. Nel corso del tempo la mission di Cdp si è modificata: dal tradizionale supporto agli enti locali, tramite concessione di mutui di scopo, successivamente alla trasformazione in S.p.a del 2003 le attività di Cdp sono state estese al finanziamento delle Pmi, all’internazionalizzazione delle imprese, alla capitalizzazione delle imprese (fondi equity), agli impieghi infrastrutturali sia corporate sia project per arrivare alle partecipazioni azionarie nel 2011.. Cdp quindi sta aumentando la sua capacità di poter essere efficiente ed efficace per lo sviluppo del nostro paese, e non solo.

2.6 STRATEGIA E RISULTATI ECONOMICI DEL 2012: PLAYER IMPORTANTE PER GLI INVESTIMENTI ITALIANI

Tenendo sempre in considerazione la mission istituzionale a sostegno della crescita del paese, analizziamo il piano industriale riferito al periodo 2011-2013, in cui sono esplicitate in termini qualitativi e quantitativi le intenzioni del management relative alle strategie competitive dell’azienda, le azioni che saranno realizzate per il raggiungimento degli obiettivi strategici . In termini quantitativi era stato previsto che CDP, nel prossimo triennio, avrebbe immesso nel sistema nuove risorse per oltre 40 miliardi di euro, rispetto ai 33 miliardi del triennio precedente (+29%). Nello specifico, per quanto riguarda il settore pubblico, tenuto conto dei vincoli alla capacità di indebitamento degli Enti territoriali imposti dalle condizioni della finanza pubblica e dal Patto di stabilità interno, CDP manterrà e marginalmente incrementerà l’attuale rilevante quota di mercato, concedendo nuovi prestiti per 18 miliardi di euro. Invece, quasi 24 miliardi di finanziamenti e oltre 1 miliardo di investimenti in equity sono destinati alle infrastrutture e in generale agli interventi a sostegno del sistema produttivo (quasi il 50% in più rispetto al periodo precedente). Tutto ciò è stato però rivisto alla luce dei risultati ottenuti a conclusione del 2012. Infatti, mentre i dati sull’economia del Paese sono tutt’altro che ottimisti, la Cassa depositi e prestiti ha registrato nel 2012 utili in crescita del 77 per cento a 2,85 miliardi. L’impennata degli utili è stata favorita sicuramente anche dall’incremento del rendimento degli impieghi superiore al costo della raccolta, che ha portato a un aumento del 51 per cento del margine d’interesse. Ovvero, in altri termini, gli investimenti della Cassa hanno fruttato al meglio. Al di là dei conti, nel bilancio diffuso dalla Cassa spicca l’impatto della sua attività sull’intera economia italiana. Lo scorso anno, la CDP ha mobilitato sotto forma di finanziamenti e investimenti risorse complessive superiori a 20 miliardi di euro, dopo i 16,5 miliardi impiegati nel 2011. La Cassa, ha quindi quasi raggiunto con un anno di anticipo gli obiettivi del Piano Industriale triennale, che prevedeva - tra il 2011 e il 2013 - l’immissione nell’economia di nuove risorse superiori complessivamente a 40 miliardi di euro. Previsione che, alla luce dei risultati 2012, è stato rivista a oltre 50 miliardi di euro in tre anni, più del 3% del Pil. Un ruolo molto importante in questi ultimi due anni lo hanno avuto le acquisizioni effettuate da CDP, grazie all’introduzione del D.L. 31marzo 2011, n. 34, infatti possiamo osservare come il totale delle partecipazioni societarie, fondi comuni e veicoli di investimento sia passato da un totale di circa 18 mld di € nel 2010 a 30 mld di € registrando un +40%.

2.7 TIMELINE DELLE ACQUISIZIONI EFFETTUATE DOPO L’INTRODUZIONE DEL DECRETO DEL 31 MARZO 2011

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Nel corso dell’esercizio 2011 il portafoglio partecipazioni di CDP si è modificato soprattutto per effetto della costituzione del Fondo Strategico Italiano S.p.A. (“FSI”) una holding di partecipazioni che ha per obiettivo l’investimento in società ritenute strategiche per il sistema Paese, e dell’acquisizione, mediante il veicolo CDP GAS S.r.l., della partecipazione in TAG (89%). TAG è la società che gestisce in esclusiva il trasporto di gas nel tratto austriaco del gasdotto che dalla Russia giunge in Italia e dal quale transita circa il 30% delle importazioni nazionali di gas, costituendo, pertanto, un asset di rilevanza strategica per l’Italia. Per quanto riguarda invece il 2012, Oltre all’acquisizione del 30% di Snam da Eni (3.000 mln di euro), Cdp ha effettuato 3 acquisizioni a valenza industriale: 100% di Sace (6.050 mln di euro), 76% di Simest(232,5 mln di euro) e 100% di Fintecna(2.500 mln di euro). CDP, insieme a Sace e Simest, punta a creare un grande polo a supporto dell’export e delle infrastrutture. Fintecna amplierà le competenze di CDP a supporto dell’attività di valorizzazione degli immobili degli Enti pubblici. In conclusione dobbiamo ricordare, come già fatto precedentemente, la cessione parziale delle azioni di Eni detenute da CDP del valore 1.958,8 mln di euro.

CAPITOLO 3

ANALISI DELLA STRATEGIA PERSEGUITA

3.1 PERCHE’ CASSA DEPOSITI E PRESTITI ACQUISISCE SNAM RETE Le motivazioni dell’acquisizione, non sono da ricercare come nei casi tradizionali nella convenienza economica dell’operazione, in possibili strategie di crescita o espansione, ma nel caso oggetto del nostro studio, si tratta di un’operazione completamente dettata dal legislatore, per favorire un processo di liberalizzazione progressiva del settore. Tuttavia, essendo il settore del gas, unanimemente definito strategico per la nazione, l’Italia ha preferito di fatto mantenere il controllo su questa risorsa, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, partecipata dal Ministero del Tesoro, senza che questa operazione figurasse nel bilancio dello stato. Il provvedimento, precedentemente analizzato nel capitolo 1, “pone le basi per lo sviluppo di un operatore di rete gas forte, finanziariamente e tecnicamente, per sviluppare i significativi investimenti infrastrutturali necessari al Paese; indipendente, per garantire la piena terzietà di accesso al mercato; stabile, perché dotato di un assetto capace di garantire continuità di strategia di lungo periodo.”La separazione proprietaria, tra Eni e Snam, presenta vantaggi di tipo industriale: Snam potrebbe partecipare all’acquisizione di quote di gestori di rete gas europei, e inoltre gestire in modo coordinato con altri gestori di rete le capacità di transito trans-europee sulle rotte di approvvigionamento verso l'Italia, contribuendo attivamente a realizzare il progetto di un hub italiano per la connessione delle risorse di gas naturale. L’Italia sarà come “hub” del gas, una piattaforma per smistare le forniture estere verso il centro dell'Europa. Le occasioni, dalla Germania alla Francia fino in Gran Bretagna, non mancano di certo. L'operatore belga Fluxys potrebbe essere un alleato naturale, possedendo già partecipazioni azionarie con società del settore, avendo acquisito da Eni le partecipazioni nelle linee Tenp e Transitgas e (con Snam) quelle nella società Interconnector, che gestisce il collegamento tra la Gran Bretagna e il Belgio, grazie alle quali viene considerata già hub per il quadrante settentrionale europeo. Snam, invece, vorrebbe diventare a sua volta un hub per il quadrante meridionale. Di fatto, il suo ruolo verrà potenziato mano a mano che entreranno in servizio le infrastrutture che porteranno nuovo gas in Italia, dal metanodotto Galsi (Algeria-Sardegna-Toscana) a uno dei due progetti (sono in concorrenza) tra l'Itgi (partecipato da Edison) e il Tap (controllato dai norvegesi di Statoil e gli svizzeri di Egl) che porteranno dalla Grecia in Puglia il gas dell'Azerbajian. Se tutti i progetti andranno in porto, il nostro paese aumenterebbe almeno del 50% la sua disponibilità del gas, il che dovrebbe portare sia a una diminuzione dei prezzi, Snam sarebbe la società titolata a portare il metano verso altri paesi, aumentando il suo giro d'affari.

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Ecco perché Snam dovrebbe favorire, con la regia della CDP, gli investimenti nelle infrastrutture (rigassificatori, stoccaggi, condutture) indispensabili per far affluire più metano nel nostro Paese. La speranza è che i consumi di gas tornino a crescere dopo la riduzione imposta dalla recessione economica. L'Italia vedrebbe diminuire la bolletta energetica, ora più alta di circa il 30% rispetto alla media europea; più gas significherebbe maggiore concorrenza e, di conseguenza, prezzi inferiori. Tutto ciò renderebbe più conveniente produrre energia elettrica con le nostre moderne centrali a ciclo combinato, che spesso funzionano a ritmo ridotto perché ci costa meno importare elettricità dall'estero, per esempio dal nucleare francese, o perché bisogna immettere in rete quella proveniente dalle fonti rinnovabili. Snam indipendente, è dunque libera da ogni obiezione Antitrust in quanto non solo potrà garantire servizi pienamente 'neutrali' a tutti gli operatori, ma sarà libera di rafforzarsi in Europa acquisendo o riacquisendo strutture fisiche di trasporto e stoccaggio, e di stringere nuove alleanze con altri players.

3.2 CAMBIAMENTI NEL MERCATO DOPO L’ACQUISIZIONE DI SNAM L’acquisizione di Snam da parte di Cdp, ha provocato all’interno del mercato del gas, una liberalizzazione del settore che tardava ad arrivare da tempo. Finalmente, anche l'agenda economica dell’Italia si è allineata a quella di molti paesi europei ed ora comprende politiche per aumentare il grado di concorrenza nei mercati.La situazione non concorrenziale in questo settore, ha permesso per lungo tempo alle imprese di applicare margini di profitto(mark-up) elevati rispetto ai costi.La presenza di un elevato potere di mercato, come quello dell’ex monopolista Eni, costituiva una distorsione alla concorrenza, con conseguenze sulle variabili macroeconomiche note in letteratura: prezzi più elevati e livelli di produzione, consumo, investimento e occupazione più bassi rispetto a quelli conseguibili con mercati più concorrenziali. Con l’operazione realizzata, il legislatore si aspetta un aumento del grado di concorrenza che porti il markup nel settore del gas in Italia al livello medio del resto dell’area euro, che avrebbe effetti notevoli sulla crescita e sviluppo dell’economia nazionale. Una vasta letteratura ha analizzato gli effetti della regolamentazione, soprattutto nel settore dei servizi e ha scoperto che questa riduce il livello di produzione, gli investimenti e anche l'occupazione. Per esempio, Alesina(2005) mostra che le riforme di deregolamentazione in settori tradizionalmente al riparo dalla concorrenza (trasporto, comunicazione e di energia) hanno avuto un notevole impatto positivo sui loro livelli di investimento. Le riforme nei mercati dei servizi, gas ed altri settori dell’economia italiana come quelli delle Telecomunicazioni, che in un futuro molto prossimo potrebbero registrare ancora un ruolo attivo della Cassa Depositi e Prestiti, in qualità di investitore istituzionale, avranno considerevoli effetti di lungo periodo sulla produzione. La riduzione dei prezzi dei servizi consentirebbe un aumento del PIL italiano e un aumento del benessere, assistendo all’incremento dell’ offerta di lavoro e di una crescita dei salari reali. Questa ricetta politica assomiglia ad uno studio fatto da Blanchard e Giavazzi (2003), che argomentano a favore di riforme di deregolamentazione del mercato, al fine di aumentare l'occupazione e i salari reali. Quindi, gli effetti delle varie liberalizzazioni sarebbero notevoli in questo scenario, soprattutto perché partendo da un livello di concorrenza dell'economia italiana particolarmente basso, la riforma produrrebbe un incremento ancora più grande del PIL, con consumi e investimenti in aumento. Inoltre, gli effetti sul benessere delle famiglie italiane potrebbero essere positivi e consistenti.

3.3 LE MATRICI DI PORTAFOGLIO : GRUPPO SNAM Una delle esigenze più importanti nelle aziende multi business, è quella di rappresentare sinteticamente la presenza in differenti settori, e di conseguenza stabilire la strategia più consona da perseguire. Con riguardo a Snam abbiamo optato, per la rappresentazione del portafoglio, alla matrice BCG, ciò a causa di quanto è emerso dall’analisi della catena del valore del gruppo, le 4 controllate, Snam Rete Gas, Stogit, GNL Italia ed Italgas, sono infatti aziende mono-business attive in diversi punti della value chain. La matrice ci servirà per comprendere le attuali posizioni in termini di profilo competitivo e profilo settoriale, per poi compararle con quelle che secondo noi saranno le posizioni nel futuro derivanti sia dalle strategie che Snam gruppo metterà in atto, con l’aiuto di Cdp, sia dal cambiamento che abbiamo ipotizzato nel mercato. Le due variabili fondamentali in base alle quali posizioniamo le SBU sono:

quota di mercato relativa, che descrive la competitività dell’azienda, e la quota di demarcazione per indicare una forte leadership e predominio, è fissata ad 1,5;

tasso di crescita del mercato, che fornisce una misura del grado di attrattività dell’ambiente competitivo esterno. La linea di demarcazione è posta in base alla media dei tassi di crescita ponderati per il fatturato.

Ampiezza del cerchio in base al fatturato di ogni singola SBU

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Per ogni azienda controllata da Snam, sono state effettuate considerazioni specifiche al business, in merito alle due variabili esposte. Sarà valutata la capacità di generare/assorbire cassa da parte delle aziende, attraverso il calcolo del cosiddetto effetto di leva di cassa, attraverso l’indice FSC= (ROCE-G) * CAPITALE INVESTITO . All’interno di questa formula G, indica il tasso di crescita del mercato, il ROCE invece rappresenta il rendimento del capitale investito:

EBIT ROCE= (Attività totali- Passività correnti) SNAM RETE GAS La quota di mercato relativa di Snam Rete Gas, è stata stimata alta, sulla base delle seguenti considerazioni: la società analizzata possiede una rete di tubi per il trasporto di gas, capillare e sviluppata su tutto il territorio italiano, con ben 32.000 km di tubi, su un totale di 34000km (il 94%). Perciò abbiamo supposto che la quota di mercato sia proporzionale al chilometraggio dei tubi presenti e dopo averla rapportata ad Edison, concorrente principale, si è trovato una quota di mercato relativa pari al 3.31. Sarà difficile, per gli incumbent penetrare in questa parte della catena del valore relativa al trasporto del gas in Italia, senza grandi esborsi finanziari. Considerazione più articolata merita la stima del tasso di crescita di mercato(G). Sarà elaborato un coefficiente che terrà conto di due fattori: la crescita attesa della domanda di gas, negli anni futuri pari al 3%, e il tasso di crescita della rete infrastrutturale stimato dall’azienda, fondamentale per il core business, pari allo 0,7%. A questi due fattori sarà attribuito un coefficiente di ponderazione diverso, rispettivamente dello 0,6 e 0,4, il tasso di crescita del mercato ricavato è così pari al 2.3%. Il rendimento del capitale investito (ROCE), sulla base delle informazioni in nostro possesso ricavate dalla Relazione Finanziaria annuale, è pari al 5,3%. L’effetto leva di Cassa, è positivo e pari a 358 milioni. Per ciò che riguarda la posizione nel futuro di Snam rete gas, supponiamo che la situazione possa rimanere stabile in termini sia di posizione competitiva sia di attrattività del settore, mantenendo il suo ruolo di grande cash cow del gruppo.ITALGASPer quest’azienda la quota relativa di mercato è stata ricavata, paragonando la controllata del Gruppo Snam, con il principale competitor del settore, Enel F2i, ed è quindi pari ad 1,7. Per quanto riguarda il tasso di crescita del mercato dovremmo tener conto, che dopo la definizione da parte del legislatore del quadro normativo di assegnazione dei servizi, ha previsto una serie di appalti per l’aggiudicazione del servizio di distribuzione, che vedrà coinvolti 177 ambiti territoriali ma allo stesso tempo che vi è una forte concorrenza, grazie alla presenza di molti piccoli operatori che per ora detengono una quota del 30% Per le considerazioni effettuate, assumiamo come G ( tasso di crescita del mercato), il tasso di inflazione pari al 3%, tutto ciò per via del forte legame tra il rischio paese ed il core-business della società. Il rendimento del capitale investito per Italgas è pari al 14%, e l’effetto di cassa è positivo e pari a 396 milioni. Per ciò che riguarda il futuro supponiamo che essendo un settore molto competitivo, dove è piuttosto facile poter entrare, Italgas possa perdere quota di mercato, a scapito di nuovi incumbent. GNL ITALIA La quota di mercato può definirsi pari ad 1, essendo infatti di proprietà di Gnl italia uno dei due rigassificatori presenti sul territorio italiano, cioè quello di Panigaglia (La Spezia). Tale società, al momento la più piccola per fatturato del gruppo Snam, molto probabilmente costituirà il braccio armato del gruppo italiano per l’implementazione della strategia energetica nazionale che vede impegnato il colosso del gas nella costruzione dell’hub strategico del mediterraneo. Sono infatti in progetto altri 11 rigassificatori in Italia, ma non sono presenti al momento maggiori dettagli al riguardo. In virtù di questi scenari futuri positivi, possiamo supporre un tasso di crescita del mercato molto elevata, per esempio pari al 9%. Sulla base dei dati di bilancio in nostro possesso, il ROCE sarà pari al 5,55%, con effetto leva di cassa negativo pari a -3 milioni per via degli investimenti che sarà necessario effettuare. Per quanto riguarda il futuro, possiamo dire che per l’implementazione della strategia finora descritta, questo settore sarà particolarmente importante e prevediamo dei grandi investimenti, che saranno in grado di aumentare la nostra posizione competitiva.STOGIT La quota di mercato di Stogit, è medio alta, essendo il leader del settore in Italia. Su 11 teniamo 8 bacini 98% dello stoccaggio nazionale. Il tasso di crescita del mercato, in questo caso è stato collegato alla fase in cui si trova il business, che nei prossimi anni attirerà investimenti crescenti, che consentiranno l’acquisizione di reti infrastrutturali fondamentali per lo sviluppo ulteriore del core business. Il tasso di crescita è stato quindi effettuato facendo una media ponderata tra la domanda del gas che si stima per prossimo quinquennio essere crescente di circa il 3% e

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l’incremento della rete infrastrutturale(solo bacini), che sarà implementata del 10% entro il 2015. I coefficienti di ponderazione sono pari rispettivamente allo 0,6 e 0,2. Il tasso di crescita di mercato, sarà quindi pari al 6.5%. Il ROCE, sarà pari in base ai dati di bilancio in nostro possesso, al 5%, e l’effetto di leva di cassa è negativo e pari a 42 mln. Data la posizione altamente competitiva in questo settore ed essendo questo strettamente correlato al settore dei rigassificatori, presumiamo che gli investimenti che si sono già incominciati a fare permetteranno a Stogit di poter rimanere leader in questo settore nella stessa posizione in cui già si trova.

Dopo aver effettuato tutte le valutazioni necessarie, viene elaborato il seguente prospetto grafico, all’interno del quale sono posizionate le diverse controllate del gruppo Snam.

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3.4 MATRICE DI PORTAFOGLIO: CASSA DEPOSITI E PRESTITI Per rappresentare l’evoluzione degli ambiti operativi di Cdp e delle sue scelte strategiche, abbiamo ritenuto che la Matrice Mckinsey, tenendo in considerazione una molteplicità di variabili, fosse la più idonea. Ciò che vogliamo mostrare, attraverso l’utilizzo di questa matrice, è come Cdp , nata come principale operatore per finanziare la pubblica amministrazione, e poi cresciuta sempre più come strumento di sostegno alla crescita del paese, stia diventando sempre più un player strategico, in Italia e non solo, molto importante e presente nel campo economico, e soprattutto in quello delle infrastrutture. Abbiamo deciso di prendere l’inizio del 2011, momento precedente all’introduzione del decreto che ha permesso a Cdp di poter acquisire partecipazioni, come momento iniziale da cui far partire la nostra analisi, perché è proprio da questo momento che è iniziato un cambiamento di rotta nell’operatività di Cdp. Il posizionamento finale individuato dalla matrice, è il posizionamento futuro nel 2017 delle 3 SBU di Cdp, i cui primi passi però sono stati già compiuti con le acquisizioni già avvenute in questi ultimi due anni. Proprio per la definizione di queste ultime è stato necessario analizzare molti aspetti di Cdp, a partire dalle linee di attività, l’organigramma, passando per i bilanci ed infine parlando proprio con dirigenti dell’azienda stessa. Siamo giunti quindi ad individuare 3 SBU, confrontando i 3 ambiti operativi di Cdp con gli strumenti con cui opera in ogni ambito: Finanziamenti alla Pa, Sviluppo delle infrastrutture e Supporto all’economia. Per questi ultimi due abbiamo individuato che Cdp opera non solo tramite finanziamenti diretti, ma anche tramite projet finance, fondi di private equity e partecipazioni; pertanto in questi ultimi due ambiti abbiamo ricompreso gli effetti importanti in termini di posizione competitiva, derivanti dalla possibilità di acquisire partecipazioni. Analizziamo la prima SBU: I Finanziamenti alla Pa, sono un settore da sempre poco attrattivo, ma che per i motivi stessi per cui CDP è nata, non può essere abbandonato: caratterizzato fortemente da bassi margini di profitti, da una dimensione del mercato legata al territorio e quindi una crescita molto bassa ed infine una intensità competitiva molto bassa, tranne il fatto che lo stato, le regioni e gli enti hanno dei loro autofinanziamenti. Il settore in questione vedrà ridursi a lungo termine la domanda di finanziamenti, cosa che già sta succedendo con il patto di stabilità interno 2012 che ha portato le risorse mobilitate in questo anno a ridursi del 50%, a causa dei vincoli di finanza pubblica che condizionano i bilanci delle pubbliche amministrazioni, ma mantenendo comunque una posizione competitiva elevatissima. Per quanto riguarda l’ampiezza del settore questa è medio-grande e la quota di mercato da fonti certe è circa dell’80%, e presupponiamo rimangano tali. Passiamo alla seconda SBU: Le Infrastrutture. Questo settore al 2011 aveva un attrattività medio-alta, da intendersi non tanto in termini di profitti quanto in termini di crescita per il futuro del paese. L’Italia in uno studio condotto dall’istituto Bruno Leoni, è liberalizzata al 52% e in futuro, soprattutto nel campo delle infrastrutture, sarà soggetta a delle forti pressioni dall’Europa, per continuare il percorso di liberalizzazione. Sappiamo inoltre che tali importanti interventi dovranno essere effettuati nella seconda metà di questo decennio, aumentando di gran lunga l’attrattività del settore. Dopo che è stata permessa la possibilità di acquisire direttamente partecipazioni statali, e quindi di intervenire in maniera incisiva nel settore, come già abbiamo visto in termini numerici, supponiamo che CDP, diventerà un grande investitore a lungo termine nelle infrastrutture, non più solo concedendo finanziamenti (che comunque +45%, 11mld € previsti per il triennio 2011-13) o operando attraverso fondi di investimento ma anche operando sempre più in prima linea. Per quanto riguarda l’ampiezza del settore, questa è molto grande ed essendo molto intensa la competizione la nostra quota di mercato, si aggirerà circa intorno al 10%. Queste due variabili dovrebbe nel 2017 aumentare in base a ciò che abbiamo già sostenuto.

attrattività del settore coeff.pond. valut. (1-5) valut. post(1-5)dimensioni del mercato 15% 3 2tasso annuo crescita mkt 15% 1 1margine di profitto 30% 1 1intensità competitiva 10% 4 4incidenza inflazione 5% 3 3impatto socio-politico 5% 4 4sicurezza del finanziamento 20% 3 3Posizione competitiva coeff. pond. valut.(1-5) valut. post(1-5)quota di mercato 50% 5 5sviluppo della quota 5% 1 1approvvigionamenti 20% 4 4risorse manageriali 10% 3 3costi unitari 15% 4 4

attività del settore coeff.pond. valut.(1-5) valut. post(1-5)dimensioni del mercato 25% 3 5tasso annuo crescita mkt 20% 3 3margine di profitto 20% 3 4intensità competitiva 15% 1 1possibili liberalizzazioni 5% 4 4impatto ambientale 15% 4 4posizione competitiva ceff.pond. valut.(1-5) valut. post(1-5)quota di mercato 25% 2 4sviluppo della quota 20% 4 3costi unitari 10% 3 4risorse manageriali 15% 2 4effi cienza produttiva 10% 3 4approvvigionamenti 20% 4 4

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L’ultima SBU è quella relativa al supporto all’economia, e in particolare al sistema imprenditoriale italiano. Questo settore nel 2011 presentava una attrattività media, in quanto seppur il tasso annuo di aiuti alle imprese era in crescita, e i margini di profitto non erano affatto bassi, l’intensità competitiva era molto elevata in questo settore. Presumiamo che questa attrattività possa, seppur di poco, crescere in quanto può aumentare la richiesta di liquidità da parte delle imprese, non solo per “ripartire” ma anche per poter crescere a livello internazionale. La posizione competitiva al 2011 era abbastanza buona, in quanto da quasi sempre CDP è un forte leader nel sostegno delle piccole e medie imprese, anche se comunque il mercato presentava dei forti competitor. In futuro la nostra posizione competitiva presumiamo risulterà maggiore proprio in vista dei maggiori fondi, che già ha previsto di stanziare, nel piano industriale, in favore del sistema produttivo (14 mld di € nel triennio 2011-13), e per via delle acquisizioni che solo nel 2012 hanno previsto al 100% Sace, Simest e Fintecna. L’ampiezza del settore è molto grande, e per via dell’alta competitività di questo settore deteniamo una piccola quota di mercato, che dovrebbe aggirarsi intorno al 10%. Queste ultime due variabili saranno destinate ad aumentare, grazie alle considerazioni effettuate.

3.5 ANALISI SWOT SNAMUna volta definiti gli obiettivi strategici dell’impresa che orientano tutto il successivo processo di pianificazione strategica, l’analisi Swot, prevede al termine di una fase di raccolta dati e informazioni, una valutazione sintetica che individui i punti di forza e di debolezza dell’impresa rispetto ai concorrenti e le opportunità e minacce dell’ambiente. Al termine dell’analisi, avremo tutti gli elementi necessari per passare alla fase di formulazione delle alternative strategiche, che poi saranno oggetto di valutazione.Snam si occupa del trasporto, dispacciamento, distribuzione e stoccaggio del gas naturale e inoltre del processo di rigassificazione del gas naturale liquido in Italia. La società riveste una posizione di leadership nel settore del gas nel proprio mercato di riferimento, il che gli conferisce una notevole vantaggio competitivo e una forte brand image.

Punti di forza Punti deboli

attività del settore coeff.pond. valut.(1-5) valut. post(1-5)dimensioni del mercato 20% 2 3tasso annuo crescita mkt 25% 3 3margine di profitto 20% 3 3intensità competitiva 15% 1 1impatto ambientale 10% 4 4barriere entrata uscita 10% 2 2posizione competitiva coeff.pond. valut.(1-5) valut. post(1-5)quota di mercato 20% 2 3sviluppo della quota 20% 3 2costi unitari 15% 2 3risorse manageriali 25% 3 4effi cienza produttiva 10% 3 4approvvigionamenti 10% 3 3

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Leader del mercato

Assets strategici

Larga base clienti

Operazioni in business concentrate in termini di business e geografia

Nuove tecniche di estrazione del gas

Opportunità Minacce

Piano strategico 2013-2016

Incoraggiante scenario per il Gas Liquido Naturale

Rischi connessi alle incerte situazioni socio-politiche in paesi di produzione del gas naturale

Rischi di malfunzionamento degli impianti

Punti di forza Ricoprire una posizione di leadership nel settore Snam, ha una posizione di leadership nei suoi mercati di riferimento. Nel 2009, Snam acquista da Eni la partecipazione totalitaria di Italgas, leader italiano nel settore della distribuzione del gas, e Stogit, il maggiore operatore italiano nel settore dello stoccaggio del gas. Con il successo dell’operazione, Snam è diventata market leader in Europa con più di 31.000 km di infrastrutture di trasporto. Nel 2010, Italgas ha distribuito gas naturale a 1.500 comuni d’Italia con una rete di condutture a bassa e media pressione con un’estensione di 50.307 km. Il ricoprire un ruolo di leadership nel mercato Italiano conferisce a SRG un vantaggio competitivo dato anche dalla sua forte brand image.

Assets strategici Il gruppo Snam,ha una grande importanza dal punto di vista degli assets posseduti nelle fasi di stoccaggio e di trasporto del gas. La società possiede 31.680 km di rete distributiva totale, di cui 8.894 km parte della rete nazionale e 22.786 di quella regionale. La compagnia è composta da 19 stazioni di compressione, 8 stazioni di stoccaggio e una capacità distributiva totale di 50.307 km.

Larga base clienti Snam possiede una grande base di clientela. La controllate,Italgas e Stogit, forniscono lo stoccaggio del gas naturale e servizi accessori a 60 compagnie, con 5.848.000 contatori attivi collocati presso i punti di distribuzione ai clienti finali, quali siano imprese o famiglie, servizi di trasporto a 82 aziende e usa i suoi network per distribuire il gas naturale a 169 attività commerciali. Questa larga base clienti riduce la dipendenza di Snam da qualsiasi altro gruppo aziendale, e ne riduce il rischio di business.

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Punti di debolezzaOperazioni concentrate in termini di business e area geograficaI canali di profitto di Snam sono molto concentrati in termini di geografia, riferendosi unicamente al mercato italiano del gas, e di business, essendo un’impresa che si riferisce all’intera catena del valore del gas. Per questa caratteristica Snam è maggiormente esposta ai rischi derivanti dall’andamento economico e/o a condizioni di instabilità politica nel paese di riferimento, l’Italia, e la sua linea di prodotti offerti limita la propria capacità di crescita.Nuove tecniche estrattive del gas: la frammentazioneLo shale gas è l'ultima moda, nel club multinazionale delle compagnie petrolifere ed energetiche. Di recente, l'Eni ha rilevato una società polacca che possiede tre licenze per estrarre il gas dalle cosiddette scisti, formazioni rocciose a base di argilla, che si sono stratificate in milioni di anni, laddove un tempo c'erano bacini di acqua bassissima. E Sorgenia, società del gruppo Cir, ha annunciato di aver rilevato il 27% di una joint venture per l’esplorazione di scisti gassose, sempre in Polonia.Questo tipo di accordi, joint venture e ricerca in questo tipo di innovazione mancano nella strategia di SRG, rappresentando una probabile minaccia per una possibile opportunità non sfruttata rispetto i propri competitors.

OpportunitàPiano strategico 2013-2016Principale obiettivo illustrato nel piano strategico relativo all’arco temporale 2013-2016 è l’aumento della produzione di gas naturale nel medio/lungo termine; per fare ciò nel piano viene illustrato un piano di investimenti del valore di E 6.4 miliardi. Con questo fondo, SRG intende investire E 1,6 miliardi per estendere e sviluppare le infrastrutture della propria rete di gas. Gli investimenti pianificati potrebbero permettere a SRG di estendere la propria rete di distribuzione del gas di circa 1150 Km. La compagnia intende inoltre di potenziare la propria capacità nelle stazioni di compressione dell’8% rispetto all’esercizio 2012.Si prevede che con gli investimenti di SRG nel business dello stoccaggio del gas possa dare un aumento del 35% di crescita nella capacità di modulazione nel periodo considerato e più di un incremento del 13% nei periodi di picco del periodo. Nel suo business della distribuzione, presieduto dalla società Snam Rete Gas, SRG intende sviluppare dei network selettivi così da ottimizzare il proprio portafoglio di concessioni con l’obiettivo di ottenere una massima profittabilità e di migliorare la qualità del servizio di distribuzione del gas. SRG si aspetta che da questi progetti, contenuto all’interno del piano industriale, potrà portare ad un aumento della base clienti della società e ad un aumento intorno all’8% nei consumi rilevati dai contatori di gas installati. Possiamo dire che il piano strategico aiuterà SRG a rafforzare la propria presenza nel mercato europeo del gas.Incoraggiante scenario del mercato del gas naturale liquido (LNG)Il mercato del gas si sta evolvendo molto velocemente grazie a una forte crescita economica derivante dalla crescita della domanda proveniente da diversi settori. Infatti ,nel mondo, si stanno convertendo molti impianti alimentati a carbone e petrolio in impianti a gas naturale; a causa dell’impennata dei prezzi dei greggio e del carbone nei mercati internazionali, insieme alla visione globale di fornire uno sviluppo sostenibile, stiamo assistendo a questo processo di trasformazione degli impianti per la produzione di energia elettrica. Come conseguenza, stiamo assistendo alla rapida crescita della domanda del gas naturale liquido, che ci si aspetta di veder crescere a quota 400 milioni di tonnellate per il 2030. L'utilizzo di gas per la generazione di energia fungerà da faro e guiderà il settore nella strada della crescita. La maggior parte del fabbisogno di gas europeo dovrebbe essere soddisfatta dalle importazioni attraverso la pipeline infatti, le importazioni di gas europeo copriranno almeno l’ 80% dei consumi, rispetto al livello attuale del 60%, a causa della diminuzione della produzione interna, sottolineando la dipendenza europea dei paesi produttori.La posizione ricoperta da Snam nel settore del gas naturale liquido rappresenta un buon punto di partenza per sfruttare la crescente domanda del LNG.MinacceI rischi connessi agli incerti scenari socio-politici nelle nazioni produttrici di gas e in quelli di transazione delle pipelines, rappresentano delle importanti minacce.Infatti una grande parte del gas naturale che viaggia attraverso la rete di trasporto di Snam Rete Gas proviene da paesi con delle difficili situazioni socio-politiche, in quanto, l’importazione e il transito del gas naturale attraverso tali Stati può rappresentare un rischio come ad esempio un innalzamento delle tasse e delle accise, limiti alle esportazioni o al trasporto del gas, rinegoziazione di contratti. Questi rischi, possono inoltre includere cambiamenti nei regimi politici e dei sistemi di governo e di conseguenza anche cambiamenti alle politiche commerciali con danni

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e perdite derivanti alle azioni dei gruppi ribelli operanti in tali paesi. Se non si potesse accedere alle riserve presenti in questi paesi, questi potrebbero essere incapaci di rispettare le obbligazioni derivanti dai contratti stipulati con Snam, provocando degli effetti negativi sulle operazioni e alla situazione finanziaria della società. Un'altra minaccia è rappresentata dai probabili malfunzionamenti degli impianti.

CAPITOLO 4

VALUTAZIONE DELLA STRATEGIA

4.1 ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA DEL GRUPPO SNAML'analisi economico-finanziaria si basa sulla lettura critica di uno storico dei bilanci aziendali, al fine di porre l'attenzione su un quadro di medio periodo. Permette di mettere in risalto le dinamiche intercorse e i fatti accaduti consentendo di confrontare i risultati strategici e di periodo raggiunti rispetto ai corrispondenti obiettivi prefissati, per studiarne lo scostamento intercorso, mettendo a fuoco gli errori e i punti di forza, le iniziative completamente riuscite e quelle riuscite solo in parte. La valenza effettiva dell'analisi economico-finanziaria è quella di fornire spunti per consentire scelte ''informate'' ed offrire all'imprenditore gli strumenti più efficaci per decidere. Il fatturato di Snam, nell’anno 2012 è salito dell’11.6%, rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 3.621 milioni di euro anche grazie ad una solida ed efficiente struttura di capitale.La crescita dell’ Ebit è stata del 7.8% , nonostante le difficoltà incontrate dal management per rispettare gli obiettivi finanziari, facendo fronte agli elevati costi operativi. Il risultato attraverso il continuo investimento sui vari business: la business unit che ha inciso di più in questa crescita è stata la distribuzione con un 24,7% , mentre lo stoccaggio solo del 6%. Il trasporto invece, è rimasto stabile. Per quando riguarda il capitale investito, sono stati impiegati ben 1435 milioni di cui: 1330 sul capex e 135 su investimenti finanziari per l’acquisizione della partecipazione in Interconnector (connessione che collega UK e Belgio, attraverso il mare del Nord).I costi fissi sono rimasti stabili in termini nominali e sono riusciti ad assorbire l’effetto dell’inflazione e il maggior numero di attività. Nel 2012 il debito netto invece è rimasto sotto i 12.4 miliardi di euro grazie ai miglior cash flow operativi e all’efficacia del capitale umano. Il costo del debito rimane ad un livello competitivo del 3,6%, grazie al programma di rifinanziamento completo, portato in essere dopo la cessione del 30% meno un’azione a CDP. Inoltre, tale operazione ha fatto ottenere un rating A-, da S&P e di Baa, da Moody’s.Il rifinanziamento sarà di 15.4 miliardi di euro, di cui 8.7 miliardi ricevuti da banche, 6 miliardi dall’emissione di bond e 0.7 da prestiti di investitori internazionali, e permetterà sia di coprire il debito esistente al 31 Dicembre 2012 che di avere ulteriori risorse finanziarie di 3 miliardi, pronte ad essere investite. Non si prospettano ulteriori piani di rifinanziamento fino al 2015.Di seguito sono rappresentati i principali indicatori di performance:ROE: 13,3%, determinato come rapporto tra l’utile netto e la media del patrimonio netto iniziale e finale del periodo.Analizzando le due componenti si nota che:L’utile netto reported del 2012 è stato pari a 779 milioni di euro, in riduzione dell’1,4% rispetto al 2011. Tale effetto è dovuto ai maggiori oneri finanziari (481 milioni di euro) derivanti anche dal rifinanziamento del debito, i cui effetti sono stati assorbiti dalle minori imposte sul reddito (+313 milioni di euro) dovuti ai maggiori oneri per adeguamenti una tantum effettuati nel 2011 e al minor utile prima delle imposteIl patrimonio netto al 31 dicembre 2012 pari a 5.930 milioni di euro, in lieve aumento rispetto a quello del 2011 (5.791 milioni di euro), ROI: 12%, determinato come rapporto tra l’utile operativo e la media del capitale investito netto iniziale e finale del periodo.Nel 2012 Snam ha conseguito un utile operativo di 2.111 milioni di euro, in aumento di 153 milioni di euro, pari al 7,8%, rispetto all’esercizio 2011, grazie principalmente all’incremento dei ricavi delle attività regolate e al controllo dei costi di gestione. L’aumento riflette il miglioramento della performance realizzata dai settori di attività distribuzione (+138 milioni di euro; +24,7%) e stoccaggio di gas naturale (+15 milioni di euro; +5,9%). Dal giugno 2009 Snam diventa un operatore integrato di assoluta rilevanza nelle attività regolate del settore del gas, al primo posto per dimensione del capitale investito a fini regolatori (RAB - Regulatory Asset Base) nell’Europa continentale.

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Rapporto di indebitamento: mezzi d i terzi/capitale investito= 16.654.000/15.861.000= 1,05 Questo indice ha lo scopo di evidenziare in quale percentuale i mezzi di terzi (passività consolidate e correnti) finanziano il capitale investito nell’impresa. In questo caso essendo circa 1 vi è indipendenza finanziaria.

4.2 MARKET CONSENSUSNella nostra analisi economico-finanziaria relativa al gruppo Snam abbiamo preferito dar maggior peso alle dinamiche di mercato e al modo in cui questo vede e giudica l’entità oggetto d’indagine.Questa scelta è stata accompagnata dal fatto che il gruppo Snam oltre a distribuire dividendi dal 2002, è punto di riferimento di molti investitori istituzionali e retail, andando a confermare la valenza e la specificità dello strumento “market consensus”. Documento ufficiale, composto dal report di tutti i principali global brokers, che attraverso un’analisi fatta su determinate grandezze di un’azienda quotata raffigura un valore medio.Di solito, viene utilizzato per confrontare il valore dell'azione con quello attuale di mercato, anche se vi è la presenza di altre grandezze economico-finanziarie. L’analista infatti, per sviluppare il suo modello, deve simulare l'andamento della società, di conseguenza deve effettuare delle assunzioni sull'andamento dell’ ebitda e delle altre grandezze,

esprimendo un giudizio su quelli che potrebbero essere gli sviluppi di queste. Ciascun analista finanziario fa le sue valutazioni, sempre motivate, sulla base di scenari, sempre realistici e collegati strettamente alle affermazioni del management, in merito all'evoluzione del mercato di riferimento, dando vita ad un giudizio che intende esprimere la relazione che intercorre tra il prezzo del titolo ed il prezzo di mercato, ovvero qual’è il prezzo di riferimento nel medio termine che riflette al meglio il valore di quell'azienda, non fondato solamente sul sentiment di mercato, ma basato sulla capacità di generare flussi di cassa. Il giudizio, ha un impatto abbastanza importante sul mercato, in quanto, se l’analista è molto riconosciuto, una valutazione positiva o negativa su un titolo chiaramente causerà un cambiamento del prezzo dell’azione anche nel breve periodo. Con riguardo alla valutazione concernente il prezzo dell’azione del gruppo Snam, il parere dato su questo strumento, dai vari analisti, è stato sostanzialmente neutrale, aumentando la convinzione che in un futuro prossimo non dovrebbe accadere nulla nel mercato di riferimento che possa far flettere il prezzo del titolo

in maniera considerevole. Dall’analisi relativa, ai giudizi emessi nell’arco temporale che va dal 4/11/12 al 11/3/13 si è notato come, in un primo momento il target price, media dei pareri fosse a 3,87 , più alto rispetto al prezzo di riferimento 3,75, dello 0,5%, mentre dall'inizio dell'anno corrente i due indicatori hanno avuto pressoché lo stesso andamento, confermando quindi quanto detto sopra.

4.3 VALUTAZIONE DELLA STRATEGIA Al fine di valutare le possibili strategie perseguibili, dalla Cassa Depositi e Prestiti dopo l’acquisizione del gruppo Snam, sono stati analizzati diversi scenari. Sono stati riportati, i risultati ottenuti dai piani di investimento futuri, best and worst case del gruppo Snam, andando a stimare l’impatto che questi progetti avranno sulla società che controlla il gruppo: CDP.

4.4 VALUTAZIONE DELLA STRATEGIA DEL GRUPPO SNAM: SCENARIO POSITIVO

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Con riguardo al gruppo Snam, valutando il piano di investimenti, sono stati studiati due scenari principali, il primo che è diretto ad analizzare l’holding del gas tramite delle assunzioni positive sull’andamento del mercato e delle principali variabili macroeconomiche, mentre il secondo parte da considerazioni del tutto opposte.Lo scenario ottimistico, ci mostra un aumento della domanda di gas a scapito dei consumi di greggio e petrolio, causato, sia dall’ aumento dei consumi nel settore automotive che per il processo di conversione delle centrali di produzione energetiche, visti gli aumenti dei prezzi delle materie prime tradizionali quali i carbon fossili nei processi di produzione dell’energia elettrica. Il gas, rappresenta ancora un asse portante per la crescita del sistema, coprendo oltre un quarto dei consumi finali di energia. In prospettiva, peraltro, questo ruolo è destinato a consolidarsi sia in virtù dell’impatto ambientale relativamente contenuto, sia per effetto del declino nell’utilizzo del petrolio e del nucleare. A livello macroeconomico abbiamo assunto un livello inflazionistico pari al 3% e un’imposizione fiscale pari al 40% che dal 2014 si abbasserà di 3 punti percentuali grazie alle future azioni del governo italiano per supportare lo sviluppo e la crescita dell’economia nazionale. L’impatto complessivo sui ricavi, delle assunzioni effettuate, si traduce in una crescita, pari al 5%, complessivamente in linea con l’anno precedente e compatibile con la nuova politica energetica italiana.Il piano di investimenti, 2013-2016, del totale di 6,2 miliardi, che si sommano a quelli effettuati in precedenza dal Gruppo Snam pari a 2,3 miliardi, viene diviso su tre grandi macroaree di investimento:

Investimenti in ampliamento e ammodernamento della rete di trasporto Investimenti in aumento della capacità di stoccaggio ed erogazione Investimenti in aumento dei punti di riconsegna nella fase di distribuzione.

Tutti questi tipi di investimenti, catalogati come incentivati dal legislatore, consentono a Snam di percepire dei maggiori margini di guadagno per il gruppo. Gli elevati livelli di Ebitda, possono essere spiegati grazie a un aumento progressivo dell’efficienza operativa, rispettivamente del 2,5% annuo nel trasporto, 1% per lo stoccaggio e del 3,5% per la distribuzione. (dati espressi in milioni di euro)

Il costo del capitale, il Wacc è imposto dal regolatore per le varie fasi della catena del valore e viene calcolato come: Wacc= ke x E/E+D + kd(1-t) D/D+E

Pari per il Trasporto- Snam Rete Gas al 6,65%, per la Distribuzione- Italgas 7,80%, per la Rigassificazione- GNL Italia 7,60%, per lo Stoccaggio- Stogit 6,70%.Sulla base di questi dati, il Wacc del gruppo viene calcolato come ponderato sulla contribuzione di ogni fase della catena al fatturato complessivo del gruppo, assumendo il valore del 6,07%. Il Wacc determinato dall’autorità, è pre-tasse e differisce da quello da noi utilizzato, in quanto è stato ricavato il WACCAT = WACCPT * [1 - TC],dove WACCAT: Weighted average cost of capital after-tax,WACCPT : Weighted average cost of capital pre-tax e TC : Corporate income tax rate. Per il calcolo del Terminal Value abbiamo usato il modello della crescita perpetua assumendo un growth rate del 3%, assumendolo pari al livello di inflazione, essendo il settore del gas e l’operatore anomalo direttamente collegati al rischio paese Italia, e viene calcolato come:

TV= FCFn (1+g)

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Wacc-g

4.5 VALUTAZIONE DELLA STRATEGIA DEL GRUPPO SNAM: SCENARIO NEGATIVO Lo scenario negativo ci illustra invece una situazione agli antipodi. Grazie agli sviluppi nello scenario dello Shale Gas, vedremo anche nel nostro continente un aumento delle quantità di produzione del gas che porterà ad una progressiva flessione dei livelli dei prezzi del gas, stimata ad un livello annuo del 2%. L’International Energy Agency, afferma infatti che le risorse di gas non convenzionale ancora estraibili ammontano, a livello globale, a circa 331 mila mld/mc. Si tratta di volumi piuttosto significativi, tenuto conto che a oggi le riserve di gas convenzionale ammontano a circa 421 mila mld/mc. Possiamo osservare, nel prospetto di sintesi anche una costante diminuzione dei consumi di gas causata dal crescente ricorso delle energie rinnovabili nei processi di produzione dell’energia elettrica, grazie al sostegno dello Stato Italiano nel promuovere una nuova e più pulita politica energetica nazionale, e dalla nuova realtà dell’auto elettrica, grazie a futuri investimenti nella rete infrastrutturale mirati allo sviluppo e all’aumento del numero delle postazioni di ricarica, andando a rivestire anno dopo anno un ruolo maggiore sia in Europa e in Italia grazie a future innovazioni tecniche che renderanno possibile tale cambiamento. Sfuma così l’ipotetica situazione che vedeva l’Italia come colonna portante e snodo principale della rete europea del gas, lasciando spazio in questo scenario alle energie rinnovabili, che rivestiranno un ruolo dominate nel corso degli anni, arrivando a poter soddisfare, secondo le stime curate da Bloomberg, l’80% della domanda energetica mondiale entro il 2030. A livello macro economico abbiamo assunto invariato rispetto al precedente scenario l’andamento dell’inflazione che si attesta al 3%,mentre è stato modificato il livello di imposizione fiscale. Quest’ultimo si vede aumentare del 3% dal 2014 in poi, a causa delle attuazioni dei provvedimenti riguardanti la Robin Hood Tax.

4.6 VALUTAZIONE DELLA STRATEGIA: CDP Per quanto riguarda lo scenario di Cassa Depositi e Prestiti abbiamo assunto uno scenario realistico, ipotizzando degli aumenti dei ricavi annuali pari al 2% con il conseguente incremento dei costi operativi dell’ 1,5%, per via della crescente complessità organizzativa che l’ente si troverà a fronteggiare ; la stima dell’aumento dei ricavi può essere considerata realistica, basti pensare che nel biennio 2011/2012 CDP attesta un delta dei ricavi pari al 77%, giustificato dalle importanti dismissioni effettuate da CDP, tra le quali quelle derivanti dalle precedenti partecipazioni nel gruppo Eni. Come indicatore del costo medio del capitale è stato usato il Wacc ponderato tra quello del settore bancario (peso di ponderazione 0,4) e del settore investimenti (peso di ponderazione 0,6) (Fonte Damodaran) assumendo un valore nel 2012 pari al 6% e in aumento dello 0,5% annuo motivato dall’aumento del 3% annuo del Capex e dalle future acquisizioni e partecipazioni che CDP metterà a segno, in virtù del ruolo strategico assegnato dal legislatore, facendo aumentare l’indebitamento finanziario della società.

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2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020Ricavi €1.611 €2.852 €2.909 €2.967 €3.027 €3.087 €3.149 €3.212 €3.276 €3.342Costi €869 €109 €111 €112 €114 €116 €117 €119 €121 €123Ebitda €742 €2.743 €2.798 €2.855 €2.913 €2.971 €3.031 €3.093 €3.155 €3.219Ammortamenti €10 €23 €24 €25 €26 €28 €29 €31 €32 €34Ebit €732 €2.720 €2.774 €2.830 €2.886 €2.944 €3.002 €3.062 €3.123 €3.185Taxes on Ebit €293 €1.088 €1.110 €1.132 €1.154 €1.177 €1.201 €1.225 €1.249 €1.274Capex €7.329 €17.865 €18.401 €18.953 €19.522 €20.107 €20.710 €21.332 €21.972 €22.631CCN €122 €451 €460 €469 €479 €488 €498 €508 €519Free Cash Flow From Operations

€21.673 €21.956 €22.906 €23.553 €24.219 €24.904 €25.609 €26.334 €27.080

Free Cash Flow attualizzati

€21.673 €20.701 €20.350 €19.707 €19.073 €18.449 €17.835 €17.231 €16.638

NPV CDP €171.658

4.7 VALUTAZIONE FINALE E IMPATTO SU CDP DEI DIVERSI SCENARI DI SNAMPartendo dall’analisi dei risultati ottenuti dal primo scenario positivo del Gruppo Snam, osserviamo a seguito delle ipotesi assunte, una costante crescita dei ricavi operativi, passando da 3,7 miliardi di euro del 2012 , ai 4,3 miliardi del 2020. La sfida più difficile, per il Gruppo è quella sull’efficienza per il contenimento dei costi operativi, dovuti alla tipologia capital intensive dei business all’interno dei quali Snam opera, nel periodo oggetto di analisi, si osserva una riduzione dei costi operativi in media del 2,5%. Essendo i prezzi fissati dal regolatore, l’unica strada per il Gruppo Snam, per aumentare i propri margini di profitto, sarà perseguire livelli di efficienza sempre più elevati. Questi due elementi, uniti alle nostre decisioni di investimento in business incentivati, ci consentono di raggiungere un EBIT elevato, che arriva ad essere nel 2020 a 2,5 miliardi di euro.Per quanto riguardo lo scenario negativo, l’analisi di quest’ultimo ha fatto emergere una dipendenza dei ricavi del Gruppo rispetto alla domanda di gas e alle variazioni di prezzo imposto dal regolatore, in questo modo Snam registra EBIT minore per tutto il periodo analizzato. In questo caso, anche gli investimenti, sempre incentivati, ricoprono in parte tali perdite. Snam registra un NPV di 25 miliardi.I risultati ottenuti da Snam, sia nello scenario positivo che in quello negativo, impattano marginalmente su CDP, operatore da quanto evidenziato dalla nostra analisi, di molto più grande rispetto al Gruppo Snam, ed in grado di supportare qualsiasi scenario negativo dal meno catastrofico e realistico come quello da noi assunto al più apocalittico. Infatti, nello scenario positivo si registrerà un incremento dell’NPV, che tocca quota 222 miliardi, nel caso negativo una riduzione molto piccola che porta l’ NPV a 196 miliardi. Il prezzo pagato da CDP per l’acquisto della partecipazione del 30% in Snam, è stato pari 3,517 miliardi. Tale valore, stabilito attraverso la media aritmetica dei prezzi del titolo nei mesi di aprile e maggio 2012, e fissato dal legislatore all’interno del decreto del 25 Maggio 2012, appare di molto minore al valore dell’equity value di Snam. L’equity value, sarà infatti pari a 39,237 miliardi, il 30% sarà 11,7 miliardi.

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CAPITOLO 5

CONCLUSIONI

5.1 SINERGIA SNAM RETE GAS E TERNA E I FUTURI SCENARI EUROPEI.Tra i metodi di valutazione di un buon investimento, oltre all'analisi dei trend di mercato e alla valutazione dello stato di salute delle aziende coinvolte nell’operazione, non possono essere trascurate le sinergie, spesso tra i principali motivi di acquisizioni. Anche se nel nostro caso, l’operazione è stata condotta sotto la regia attenta e scrupolosa del legislatore, non possiamo trascurare l’analisi di possibili sinergie che sarà possibile creare nel medio-lungo termine, tra Snam Rete Gas e Terna. In entrambe le società, Cassa Depositi e Prestiti detiene una partecipazione di circa il 30%, ambedue operano nel settore del trasporto e dispacciamento, in settori tangenti come quello dell’energia elettrica (Terna) e del gas (Snam Rete Gas). Tali sinergie, potranno essere il risultato della combinazione di assets e know-how tra due business che presentano caratteristiche simili e che dunque permettono lo sfruttamento di economie di ampiezza, attraverso la condivisione dei costi fissi e le competenze del management di ogni SBU. In merito all'operazione da noi analizzata, abbiamo individuato la possibilità per CDP di diventare un grande operatore delle Reti, e attuare svariate sinergie relativamente a questo segmento della value chain, riferite a componenti sia tangibili che intangibili.Affermiamo ciò, anche sulla base della best practice, fornita dalla Gran Bretagna, sempre un passo avanti in quanto a deregulation e concorrenza, in tema di unico operatore delle Reti. L’esempio è quello della National Grid e di Lattice che annunciarono nel 2002 di aver approvato la fusione tra le due società, creando una società di fornitura di energia e gas, leader a livello internazionale. Al completamento della fusione la società fu rinominata National Grid Transco. In base al case study analizzato, riteniamo che attraverso la sinergia attuabile tra Snam Rete Gas e Terna, si potrà creare valore per gli azionisti grazie al continuo miglioramento dell'efficienza derivante dalla riduzione dei costi, l'utilizzo delle nuove tecnologie e dallo sfruttamento del know-how di Terna, da più tempo operatore indipendente nella distribuzione dell’energia elettrica. La strade della fusione, come accaduto in UK, non appare una strada percorribile per una serie di ragioni:

Tra le due società c’è una notevole differenza in termini di dimensione, Snam capitalizza più del doppio di Terna;

Possibili problematiche a livello di Antitrust europeo; L’indebitamento risultante dalla fusione, sarebbe eccessivamente elevato, nonostante la bassa ciclicità dei

business; Possibili forti interessi politico-sociali a mantenere l’attuale stato delle cose, per evitare politiche di

contenimento dei costi che punterebbero sulla snellezza dell’organizzazione risultante, e quindi portare inevitabilmente alla riduzione di posti di lavoro.

La sinergia, attuabile quindi a nostro avviso perseguendo strade differenti rispetto a quella della fusione, come la partnership, potrebbe produrre quindi un risparmio grazie all’eliminazione dei costi e dalla combinazione dei servizi di supporto forniti alle imprese di elettricità e gas. L’ utilizzo di competenze complementari, massimizzerebbe il valore per gli azionisti e clienti. Ulteriori risparmi saranno attesi dalla progressiva combinazione di alcune attività delle due imprese. Dal lato finanziario, CDP come operatore delle reti avrà maggiore forza dal punto di vista patrimoniale e ciò consentirà al colosso italiano, di sfruttare le opportunità di crescita nel migliore dei modi.La collaborazione tra Cassa Depositi e Prestiti e Snam, potrebbe essere particolarmente fruttuosa, per via delle partecipazioni detenute da entrambe le società in vari gasdotti europei. Tra i principali ricordiamo, come già sottolineato in altre parti del nostro studio, Interconnector (UK), TAG (Austria), TIGF ( Francia ). Queste partecipazioni, saranno fondamentali per perseguire una strategia di internazionalizzazione, permettendo all’operatore nel sistema del Gas, Snam, di sganciarsi dal rischio-paese Italia.

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SITOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIACorporate strategy, Creare valore nell’imoresa multi business, D.J. Collins C.A. Montgomery G.Invernizzi, M.Molteni, McGraw-HillEconomia e gestione delle imprese, M.Fontana M. Caroli, McGraw-Hill