Informazione 2.0 (antonella sinopoli - voci globali)

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Informazione 2.0

Global Voices, mondiale e partecipativo

Antonella Sinopoli Global Voices Italia

& Voci Globali

Ciclo Diritti alla Rete promosso dall’associazione Ipazia in collaborazione

con gli assessorati alla Cittadinanza digitale e alla Città sostenibile del Comune di Venezia

31 maggio 2012

Il caso Global Voices

e la filosofia dei Creative Commons

Condividere informazioni (g)locali

equivale a rompere l’isolamento

della società globale

Da cittadino a cittadino

Chi è Global Voices?

Cosa fa?

Global Voices ha l'obiettivo di aggregare, far conoscere e amplificare la conversazione globale che avviene

online - mettendo in evidenza luoghi e persone che gli altri media spesso ignorano.

Progetti

Global Voices Advocacy

Creative Commons

Sharing and working together

for the sake of knowledge

Traduzione

come impegno civile

Perché traduciamo, cosa cerchiamo,

cosa offriamo agli altri?

Google, Reverse, Bing, Babel Fish: Una traduzione automatica permette di capire un testo in lingua straniera, ma è raramente accurata e affidabile e in nessun caso può sostituire il lavoro di un traduttore. ATTENZIONE!

Lexicool.com

Spesso a rendere difficile la

’’confidenza’’ con la Rete e Internet è il

fatto che ciò che circola è scritto nelle

lingue occidentali (il 56,4% del

contenuto in Rete è scritto in inglese).

Le traduzioni permettono di superare la

barriera linguistica

Tradurre è anzitutto comprendere, ma non è poi

semplicemente riprodurre quanto si è compreso. (Benvenuto Terracini, Il problema della traduzione, 1983)

Le traduzioni sono come le donne.

Quando sono belle non sono fedeli,

e quando sono fedeli non sono belle. (Carl Bertrand, in Dante Alighieri, Divina Commedia, 1887/94 - prefazione)

Trasformare il digitale

in sociale

Parole in libertà…

La Rete come Hyde Park Corner?

Oppure reale partecipazione

portatrice di senso e risultati?

Sostenere i diritti umani parlando,

denunciando, traducendo, aderendo ad

appelli on line, diffondendo le notizie

Le rivoluzioni arabe Nord Africa e Medio Oriente

(altrimenti dette Twitter Revolution)

Benché la sua popolazione rappresenti oltre il 14% di

quella mondiale l’Africa ha circa il 4% dell’attività on-

line nel mondo e una penetrazione di Internet del

9,6% (contro una media del 30% a livello mondiale)

Solo 2 milioni e 500 mila host (terminali collegati ad

Internet) sono poca cosa rispetto, ad esempio ai 150

milioni dell’Europa Dati al 2009

Secondo una serie di analisi comparate 1 africano su 4 possiede una

radio, 1 su 30 possiede un telefono cellulare, 1 su 150 un pc, 1 su

180 usa Internet

Dunque è la linea mobile quella che permette agli africani un

maggior contatto esterno. La penetrazione dei cellulari è del 41%

(76% a livello globale) – Dati 2010

Andamenti e previsioni …

Le connessioni attive sono 649 milioni e

arriveranno a 732 milioni entro la fine del 2012 - Dati GSMA

Internet, tasso di crescita nell’ultimo decennio:

2.000% contro il 480% della media globale

– Dati Frost & Sullivan

Altra cosa va evidenziata sul tema del digital divide

Non solo quello tra singoli Paesi. Ma quello tra aree remote e rurali e le città. E quello - all’interno di uno stesso Paese - tra coloro che per

educazione scolastica e posizione economica e sociale hanno più facile accesso alla rete rispetto ad altri che non possono accedervi per mancanza

di soldi o capacità tecniche

Così nella stessa generazione c’è chi cresce abituata all’uso delle tecnologie e chi vi

rimane fuori.

... Ma a fronte di questi dati va anche registrato

che l’Africa affronta il proprio digital divide.

Per esempio in Egitto la diffusione delle linee

telefoniche fisse era (dati 2006) 11 volte superiore a

quella della Nigeria.

Quasi tre quarti delle linee fisse del continente sono

solo in 6 dei 54 Paesi africani.

Questo contesto ha fatto da sfondo alle

rivoluzioni e proteste di cui il

Nord Africa è stato protagonista

negli ultimi mesi

La domanda è stata ed è: che ruolo la Rete e

l’uso dei social network ha giocato nello

stimolare o addirittura generare le proteste ?

Tra i due estremi: quello di chi parla di

Twitter Revolution e quello di chi sminuisce la

funzione di questi strumento, c’è il dibattito

(Evgeny Morozov vs Clay Shirky)

Attivismo di piazza

L’equazione diffusione di Internet e

social media e rivoluzioni è superficiale

Durante l’opposizione alle dittature nazista e fascista i soli mezzi di diffusione a

disposizione erano il passaparola, le staffette, i ciclostilati (l’equivalente della Rete oggi) e

nessuno si chiese se la diffusione di certe idee considerate reazionarie erano colpa o

merito dl ciclostile.

Nel processo ai membri della Rosa Bianca in Germania non si toccò l’argomento

ciclostile oppure opuscoli (e nessuno provò a censurare lo strumento a parte le solite

azioni di boicottaggio su stamperie considerate nemiche) ma si attaccarono le persone e

le loro idee

E durante la Resistenza si faceva uso appunto solo di staffette, passaparola e opuscoli

Uno strumento rimane freddo e neutro finché non si comincia ad usarlo

Semplicemente oggi sono cambiati gli strumenti, l’evoluzione della tecnologia è

velocissima, raggiunge (o può) decine di migliaia di persone e come la Storia sta

accadendo sotto i nostri occhi

Ai tempi di Internet e grazie alla facilitazione che i social

network garantiscono al passaggio delle informazioni, è

difficile tenere nascosti crimini e abusi

Altra storia è riuscire a fermarli…

Quando il re del Belgio Leopoldo II trasformò il Congo in una vasta

piantagione di gomma lavorata da schiavi con metodi cruenti e

malvagi, passarono degli anni prima che l’Europa ne venisse a

conoscenza. Sfruttamento selvaggio, schiavitù, mutilazioni. Ma di

questo il mondo non sapeva nulla. Era il XIX° secolo.

(Conan Doyle, Conrad, Vachel Lindsay)

18 aprile 2012 Volo Alitalia Roma Tunisi

Una delle 130 foto inedite che la Confederazione

interamericana per i diritti umani (Cidh). Erano state scattate

nel 1979 durante una visita all’Esma.Trentadue anni dopo, le

foto sono tornate alla luce.

Voli della morte, regime militare di Buenos Aires (1976-1983)

La rivolta siriana nei video amatoriali

Oggi il problema non è diffondere le notizie (i

mezzi per farlo ci sono) ma sollevare le

coscienze, agire sul modo di pensare, fare opera

di sensibilizzazione, di educazione civica e di

diffusione del concetto di diritti umani

Quindi la domanda è: cosa ne facciamo della

nostra conoscenza?

E: i social media sono protagonisti del cambiamento?

Possono esserlo se chi li usa è portatore di progetti e

idee che possano favorire il cambiamento per il

benessere collettivo, l’informazione senza censure e la

difesa dei diritti umani.

Non contano gli strumenti ma le persone che li usano e come

vengono usati

Affidabilità delle fonti, un mantra

per scongiurare la paura

e per nascondere l’arroganza

Non è difficile manipolare i media in occasioni di grandi

avvenimenti. Basta che gli spin doctor al servizio di governi e

istituzioni riescano a stabilire un “frame” ovvero una verità

incorniciata nella coscienza collettiva.

Quel “frame” funziona come un filtro che porta i giornalisti a

recepire e trasmettere soltanto le notizie che confortano e

riaffermano il giudizio già maturato nella nostra mente. Quelle

discordanti vengono o non capite, o minimizzate e comunque

rapidamente accantonate dall’opinione pubblica.

In questo modo la stampa, anche quando è libera come in

Occidente, sprofonda sistematicamente nel conformismo. E i

media finiscono per muoversi sempre nella stessa direzione.

Qualità e caratteristiche della fonte

Affidabile

Attendibile

Competente

Qualificata

Intellettualmente onesta

Autorevole

Cinque pilastri dell’open journalism

Trasparenza

Interazione e coinvolgimento

Partecipazione

Collaborazione

Presenza in Rete

Il caso Jayson Blair (New Your Times)

Il caso Wikileaks Collateral murder

È interessante notare che fino alle rivelazioni sulla guerra in

Afghanistan e Iraq , il segretario di Stato americano Hillary

Clinton aveva rilasciato dichiarazioni e tenuto discorsi ufficiali

sulla necessità, per i cittadini, di usare la Rete per denunciare,

partecipare, informarsi.

Quando è scoppiato il caso Wikileaks è stata la più dura nel

richiedere provvedimenti nei confronti del sito e di Julian

Assange.

Inoltre ad Amazon, Visa, Paypal, Mastercard è stato intimato

di smettere di fornire servizi al sito

Abbiamo raggiunto un momento in cui lo Stato vuole sapere ogni cosa su di

noi, ma non vuole che i cittadini sappiano altrettanto di come si muove il potere

Amina Arraf, A girl gay in Damascus

In realtà era uno studente all’università

di Edimburgo

Social media

fonti per i media mainstream

Informazione istituzionale,

informazione sociale

Ma quanto possiamo fidarci dei

social network?

Questioni di attendibilità e di

sicurezza

Bomba all’istituto di Brindisi, la

“gaffe” di Sandro Ruotolo

E, giornalisticamente, cosa aggiunge mostrare la

strada dove abita questo tizio?

Ma questo non è sciacallaggio in stile b-tv?

Forse non e' il caso di dire dove abita un sospettato,

finche' e' solo sospettato. Secondo me eh..

No ti supplico non fare come gli altri per favore... :'(

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