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Giovedì 24 giugno 2010 pagina 9

MOSTRI D’I TA L I ADalle piscine ai teatri:i 395 “incompiuti”

Tra abbandoni e lavori perenniMa per gli scheletri “vita nuova” nell’ar te

di Ferruccio Sansa

Una volta l’Italia aveva il fu-turismo. Poi il razionali-smo. Adesso sono gli an-ni dell’incompiutismo.

Ogni epoca ha uno stile archi-tettonico che ne riflette lo spi-r ito.Per studiare “l’incompiuti -smo” sono arrivati nel nostroPaese esperti delle università dimezzo mondo: da Damasco aNew York, passando per Bar-cellona. Una notizia che fareb-be accendere una scintilla diorgoglio patriottico, visto chegli azzurri del pallone finora cihanno scaldato poco i cuori.Poi, però, a scorrere il catalogodelle opere del nuovo stile vie-ne un brivido. A richiamare glistudiosi di mezzo mondo sonole opere pubbliche incompiutesparse in tutta la Penisola: pisci-ne, caserme, scuole lasciate ametà per mancanza di fondi odi permessi. O magari stoppateda inchieste giudiziarie.Tante, così tante, che da casi dicronaca sono diventate un fe-nomeno di costume e, infine,uno stile architettonico. Ecco“l’incompiutismo”. E dopo an-ni di studi arrivano addiritturale mostre: il primo appunta-mento è fissato a Giarre dal 2 al5 luglio. A settembre, invece,toccherà a Marsala dove dal 9 al20 si terrà l’Ephemeral ArtsConnection Workshop. Arti Ef-fimere, un modo gentile, arti-stico, per ribattezzare i mostridi cemento monchi che popo-lano le nostre città. Per fare unpasso oltre la denuncia. Poi“l’incompiutismo” a p p ro d e r àaddirittura alla Biennale di Ar-chitettura di Venezia.Stil nuovoNon solo. Dopo i progetti spon-tanei, inconsapevoli, comin-ciano a fiorire le costruzioni, di-ciamo così, di scuola. Case de-liberatamente ispirate allo stile“incompiuto”. No, non unasemplice trovata, ma un’ideanata prima dal desiderio di de-nuncia, poi dalla speranza ditrasformare in un richiamo per-fino gli esempi squallidi delmalcostume urbanistico e po-litico italiano. Insomma, se lecostruzioni ormai coperte diedera ed erbacce non divente-ranno mai scuole o viadotti,che almeno acquistino un’a l t rafunzione. Magari mettendocial cospetto dei nostri errori.La novità dello stile Made in Ita-ly sono i nomi dei suoi rappre-sentanti: gli incompiutisti rac-colgono architetti italiani estranieri, documentaristi e per-fino giornalisti di inchiesta.Il primo passo della scuola vie-

ne compiuto dal collettivo ar-tistico Alterazioni Video. Dopoaver letto decine di denunce, diarticoli di cronaca, si mette intesta una strana idea: censiretutte le incompiute del nostroPaese cresciute soprattutto tragli anni Settanta e Ottanta. Pre-

sto si rivela un compito ciclo-pico: sono centinaia. La cartinadell’Italia si riempie di palliniblu, più radi al Nord, poi sem-pre più fitti scendendo verso laSicilia. Alla fine i ragazzi di Al-terazioni Video tracciano un bi-lancio: 395 incompiute, 156soltanto in Sicilia.Il “c a t a l ogo ”Il record spetta a Giarre. Qui, aipiedi dell’Etna, ormai le incom-piute sono parte del paesaggio.Ci sono le case basse, dai colorichiari, che ricordano il sole co-cente della Sicilia. C’è il pavi-mento scuro di basalto che siaccende di un fuoco freddocon le rare piogge. E ci sono idodici progetti abbandonati incorso d’opera. Buoni per strap-pare qualche voto e poi lasciatial loro destino. Così nell’ambi -to dello stile incompiutista c’èchi potrebbe individuare diver-se correnti: quella “spor tiva”della piscina provinciale oppu-re quella “p o p o l a re ” del centropolifunzionale e del mercatodei fiori. Altri ricordano la cor-rente “sociale” della casa peranziani, del parco Chico Men-dez con la sua bambinopoli edel teatro comunale (con i suoi

Sicilia da “record”: 156Nel dossier di “Alterazioni Video” il censimento delle opere incompiute:

ci sono strade, case per anziani, teatri comunali. Ma anche pistedi automodellismo o campi da polo (LE FOTO SONO DI GABRIELE BASILICO PER “ALT E R A Z I O N I VIDEO”)

sessant’anni è forse uno dei pri-mi esempi della scuola). Infineecco il ciclo “sur realista”: la pi-sta per automodellismo e il gi-gantesco campo da polo chesovrasta la città.Morte annunciata“Ogni opera ha una sua storia”,racconta Giacomo Di Girola-mo, uno dei migliori giornalistidi inchiesta siciliani, chesull’argomento ha scritto addi-rittura uno studio per l’univer -sità siriana di Damasco. Ag-giunge: “Alcune sono state ab-bandonate prima della fine deilavori per il fallimento dell’im -presa. Altre dopo essere stateconcluse non hanno mai vissu-to la presenza di un essere uma-no e sono state lasciate morire.Infine ci sono i cantieri peren-ni”.Chissà, forse qualcuno vedrànell’incompiutismo un filonearchitettonico dell’esistenziali -smo, una rappresentazione incemento dell’inanità degli sfor-zi umani. Oppure il desideriodi bandire dalle nostre esisten-ze la parola “fi n e ” lasciandouna porta sempre aperta sul fu-t u ro .Ma il collettivo di Alterazioni

Video (Paololuca Barbieri Mar-chi, Alberto Caffarelli, MatteoErenbourg, Andrea Masu e Gia-como Porfiri) non si è fattoprendere dalla rassegnazione.“Ci si potrebbe fare un percor-so turistico”, si sono detti. Det-to fatto: Giarre è diventata il“Parco archeologico dell’in -compiuto siciliano”. Qui si ter-rà il primo Festival. Tre giorniin cui artisti, architetti, giorna-listi, si confronteranno sul te-ma.Dopo Giarre toccherà a Marsa-la: “Qui, c’è un grande esempiodella scuola, il monumento aigaribaldini per celebrare il lorosbarco in Sicilia. Un’apoteosidell’incompiuto: un colossoavviato nel 1986 da Craxi ebloccato dopo due anni perchéa busivo”, racconta Di Girola-mo.Operazione recuperoQui a settembre si terrà il festi-val organizzato dai progettistiStardust ed Elisava, l’istituto didesign di Barcellona, la patriadel monumento per eccellenzaall’incompiuto: la Sagrada Fa-milia. Certo, dietro a quei pin-nacoli vertiginosi c’è la pennadi Antoni Gaudì, qui magari la

meno nota di geometri e archi-tetti dalla firma facile. Però il ge-nio è proprio questo: trasfor-mare in arte anche il brutto.Intanto la scuola comincia a fa-re proseliti. Nella campagna diMarsala l’architetto FrancescoDucato ha progettato “Casa 4”,un’abitazione “effimera e so-stenibile”, volutamente incom-piuta: sulla facciata (grigio ce-mento, ovviamente) si affaccia-no finestre abbandonate a me-tà. Il piano terra è abitabile,quello superiore ha come tettoil cielo. Così perfino i palazzimorti riacquistano una vita. Eanche l’architettura, con iro-nia, diventa denuncia. Eccol’incompiutismo, che riflettelo spirito della nostra Italia: unPaese incompiuto.

Povero Garibaldi...Cartoline dal quel che resta del

Belpaese: nella foto grandeil monumento a Garibaldi e allo

sbarco dei Mille a Marsala. Soprae a sinistra la piscina e il teatro

di Giarre. Nella foto piccolail progetto “Casa4”: un’ab i t a z i o n e

volutamente incompiutadell’architetto Francesco Ducato

Io speriamoche me la cavo

“Mostre efestival: ancheper capiremeglioil Belpaesedegli sprechi edelle truffe

Sotto gli occhidel mondo

“Un nuovofenomeno:il non-finitoA rc h i t e t t iinternazionali‘mobilitati’perstudiarlo

CRONACHE

CROCIFISSO Il Colle:rispetto da StrasburgoI l 30 giugno sarà discusso il ricorso dell’Italia contro la

sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che hastabilito l’esclusione del crocifisso dalle aule delle scuole. Ivescovi italiani hanno discusso dell’imminente sentenzadel Tribunale di Strasburgo in una tavola rotonda che si ètenuta ieri a Roma. Il cardinale Angelo Bagnasco ha inviatouna lettera all’assemblea. “Bisogna mantenere alta l’atten -zione” ha affermato il presidente della Cei, perché “r ico-noscere la legittimità e il valore dell’esposizione del cro-cifisso significa garantire il rispetto della libertà religiosa edelle tradizioni dei popoli”. Sul tema è intervenuto anche ilpresidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, pur “nonintendendo interferire in alcun modo nelle competenzedegli organi giudiziari” ha spiegato, con parole non dissi-mili da quelle di Bagnasco, l’importanza simbolica del cro-cifisso: “La laicità dell'Europa non può ferire sentimentipopolari e profondi, ma deve accogliere e amalgamare letradizioni più diverse, senza escluderne alcuna”. Anche Sil-vio Berlusconi ha inviato un messaggio ai vescovi: “Il di-vieto del crocifisso è inaccettabile non solo per gli italiani,ma anche per gli europei. In Europa non possiamo nondirci cristiani”.

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