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La Tecnica secondo Stembi Manuale di mountainbike e freeride Stembi una produzione iosonofreeride 1

La Tecnica secondo Stembi

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Manuale di mountainbike e freeride www.iosonofreeride.it

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La Tecnica secondo Stembi

Manuale di mountainbike e freeride

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Sommario

La Tecnica secondo StembiSommarioIntroduzioneL'attacco Manubrio.La taglia della mountainbike, come sceglierla.Freeriditudine.

Freeriditudine TecnicaFreeriditudine FisicaFreeriditudine MeccanicaFreeriditudine MentaleFreeriditudine Alimentare

La diacchiteIl casco.I pedali.

I pedali.Pedali Flat.Pedali con agganci.Meglio i flat o meglio gli agganci?...e le scarpe.

La latticizzazione.Falsa-maglia e smaglia catena

FrasiL'abbigliamento.Come vorrei la Mountainbike.Il freno che rumoreggia.Le forature.Manubrio largo o stretto?

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Introduzione Questo libro, questo manuale, questo ricettacolo di scienza applicata alla mountainbike non è altro che una raccolta di post del sito www.iosonofreeride.it. Pagine e pagine di “genialità sopraffine” che raccolgo in questo file, una specie di e-book che vi dono gratis. Ve ne pentirete! iosonofreeride è un gruppo di ciclisti, ognuno con le nostre individualità e le nostre idee che s'incontrano per unirsi in compagnia. Ne viene fuori uno spirito che ci accomuna, la straordinaria capacità di apprezzare gli stessi percorsi, fatti da tante fatiche impreviste e da spericolate discese, dai pranzi e dalle cene, dalla voglia non di confrontarsi con la Natura ma contro di essa. Chi sta pensando all'Orrido o alla salita di Porta Vescovo ha intuito perfettamente. Potrei continuare così per un giorno intero sono capacissimo di scrivere cazzate per ore, quello che veramente ci mette insieme è la passione per la MTB. Lei ci ha fatto incontrare, e di lei viviamo e parliamo.Parlare di MTB è parlare di tecnica, ognuno con le sue idee, con le sue convinzioni partorite documentandosi qua e la.Qualcuno legge riviste specializzate credendo di aver scoperto il meccanico fenomeno che scrive gli articoli e seguendo i suoi consigli ti fa andare la bici in salita come fosse una moto da cross e in discesa nemmeno ti chiamassi Sam Hill o Steve Peat. Poi ci sono i forum. Belli quelli. Dietro lo schermo e con la tastiera sotto le mani ogni sprovveduto nel forum diventa l'esperto di lungo corso, perché lui faceva le gare sia di enduro, che di XC, anche DH; perché lui montava le grazielle come bolidi da bike park quando te avevi ancora il triciclo; perché lui è ingegnere presso LHC di Ginevra e ha studiato al MIT di Bostom con 57 lauree in ingegneria meccanica, elettrica, elettronica e informatica, anche se magari non sa registrare un raggio e mentre perde le giornate sul forum a fare il sapientone gli trombano anche la fia. Così impara. Insomma nei forum si trova e si legge di tutto e più che in ogni altro posto si prende sempre del bischero.

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Infine c'è il meccanico di fiducia del dealer di fiducia, quello che una volta era il biciclettaio, anche lui scienza infusa a tutta randa, salvo poi darti delle mazzate da vichingo quando ti presenta il conto delle riparazioni o dei vari tuning fatti alla tua bici. Chi veramente ti aiuta con la tua MTB è l'esperienza. Preso da un'ondata di altruismo condividerò le mie esperienze con voi con qualche bel post di quelli chilometrici e che scrivo scrivo e non dico niente, almeno io passo il tempo a scrivere e voi a leggere. Da oggi nasce “La tecnica secondo Stembi”. Ovvero decine, centinaia, migliaia di consigli inutili, superflui e cazzate di vita vissuta pedalando mostri spiombati, distruggendo bici e smoccolando per i boschi o in garage. Ovviamente non pretendo che il mio pensiero rappresenti la verità assoluta, a volte non ci credo nemmeno io è che ormai ho questo personaggio e devo conviverci. A seguire ogni post de “La tecnica secondo Stembi”spero vivamente che anche voi commentiate il tema scrivendo le vostre esperienze, ad esempio mi aspetto il contraddittorio di Taz, che pur andando d'accordo, abbiamo idee agli antipodi sulla tecnica, purtroppo anche lui deve seguire il personaggio. (seguire il proprio personaggio a volte rompe proprio i coglioni)

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L'attacco Manubrio. L’attacco manubrio è importante, anzi importante non come il cestello della graziella che non ti serve a niente, specie se quando vai a fare la spesa tieni le borse tutte in una mano e fai la guida briaa perché sei sbilanciato.Inoltre questo banalissimo pezzo di metallo è stato tanto dibattuto fino a poco tempo fa anche in seno al gruppo “iosonofreeride” Documentandomi sul web ho trovato che in molti lo chiamano “stem” che vuol dire stelo o gambo in italiano. Due cose vi rivelo adesso: 1-ebbene si, prima di fare un post sulla tecnica mi documento, seriamente, non crediate che tutte le cose senza senso che scrivo le sparo a caso, anzi ci penso, eppure tanto, e poi le sparo a caso; 2- perché “l’attacco manubrio”, che rende parecchio l’idea di cos’è già dal nome, dobbiamo chiamarlo “stem”? Perché usare l’inglese fa figo, anche se chi parla non riesce a farsi capire e chi ascolta non conosce né le parole né gli argomenti di cui si sta trattando. anche io che sono un tantino autoreferenziale, ed esaltato al punto giusto, quindi userò STEM, che tra l'altro assomiglia al mio soprannome. E visto che adesso so che attacco manubrio è stem sono andato su chainreactioncycles per vedere quanti ne esistono....tanti, ce ne sono tanti, lunghi, corti, aggiustabili, massicci e segaligni, inclinati e piegati. Quelli piegati capitano sempre a me che mi pare di avere sempre il manubrio storto, bizzarrie della sfiga. Il mondo dello stem(attacco manubrio) è un caos di modelli. Lo stem serve ad una cosa sola, a reggere il manubrio, i fissati si fonderanno il lobo frontale del cervello perché sanno anche che lunghezza ed inclinazione dello stem influenzano la posizione in sella, la guida in salita e in discesa, il baricentro e la distribuzione dei pesi. Pensavate fosse più facile! La scelta del giusto stem richiede l’intervento del biomeccanico, così

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c’è scritto in giro sul web, e scopro che è un tale esperto in misure antropometriche, lì per lì ho avuto il timore di dovermi rileggere tutti i romanzi di Isaac Asimov sulla robotica ma poi ho scoperto che è uno che ti dice la misura del telaio che devi prendere in base a come sei fatto fisicamente. Adesso so che mi tocca fare anche un post su geometrie, telai, posture e tecniche di guida e so anche che un biomeccanico non si trova o non esiste e che il fai date è la soluzione ultima al tuo problema. In genere il biomeccanico lo fa chi ti vende la bicicletta e con aria saccente e tronfia ti dice: “bah, a te ti ci vole la “M”! Ce n’ho una per l’appunto” Lasciati da parte i consigli del biomeccanico su telai, lunghezza del busto, delle braccia, delle gambe al cavallo, l’orizzonte virtuale, il piantone della sella, l’inclinazione del tubo centrale e posizione in sella, con lo stem si procede per tentativi. Come per tutte le cose alla fine...purtroppo. Avete comprato o possedete una bella MTB, diamo per certo che sia della misura giusta, vi sedete sopra e domandatevi come ci state. Il biomeccanico vi può dire quello che vuole ma se ci state male sono affari vostri, non del biomeccanico, quindi al di là del giudizio dell’esperto la parola finale spetta a voi.Premesso che secondo la Tecnica di Stembi in bici bisogna starci bene, adesso dobbiamo vedere che disciplina fate. Chiaro che avrete comprato la bici in base alla disciplina, vero?XC? Tutta salita e pedalate a perdifiato per centinaia di km?AM o ENDURO? Salite e discese ma soprattutto spasso e divertimento, relax e compagnia?FR e DH? Scapicollo, adrenalina ed ematomi, fratture e distorsioni? Se siete XC avete sbagliato blog, ma vi perdono e vi dico che sulla bici ci si sta più o meno sdraiati in avanti così non v’impennate in salita. Quindi se siete già tutti rivolti in avanti va bene, se siete troppo eretti prendete uno stem più lungo, se siete troppo distesi uno più corto. Visto che siete a durare fatica lo stem lo consiglio leggero, ma non esagerate che se si rompe vi lascio immaginare le conseguenza di quei pochi attimi successivi alla sua rottura. AM e ENDURO si da nel mezzo e per tentativi si cerca la lunghezza dell’attacco manubrio giusto per essere agili piloti in discesa e fare

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delle salite senza doversi sforzare di non impennare. In genere chi predilige una certa comodità in bici tende a avere lo stem corto per stare in posizione più seduta e quindi più comoda, ahimè troppo seduti in salita siete obbligati a stare col busto in avanti se non volete la ruota anteriore a mezz’aria. FR e DH, si ha in genere lo stem molto corto per favorire agilità e guida. In questo caso si predilige un attacco manubrio anche robusto viste le sollecitazioni a cui è sottoposto. In tutti casi evitate gli stem iperleggeri o almeno che siano della robustezza giusta per quello che fate in MTB, in caso di rottura dell’attacco manubrio il fastidio non è cambiarlo ma la ghignata che si batte in terra. Quando si parla di stem esistono due misure: lunghezza e inclinazione.Più è lungo e più state distesi, non vi ribaltate in salita e in discesa siete più stabili nei tratti veloci.Più è corto e più siete più dritti col busto, più comodi e più agili in discesa, in salita l’anteriore tenderà ad impennare e il baricentro sarà rialzato. Pertanto se in base al telaio, alla vostra corporatura e alla disciplina che praticate vi sembra che il manubrio sia troppo vicino o troppo lontano, troppo basso o troppo alto potete fare una sola cosa...per tentativi lo comprate un po’ più lungo oppure più corto, inclinato in sù o in giù. Avrete modo di fare amicizia con chi vi da i pezzi di ricambio e di capire che, tecnica a parte, chi si accontenta gode! L’ottimale sarebbe avere un amico o svariati amici che negli anni hanno collezionato attacchi manubri di ogni specie e misura e così potrete permettervi di fare svariate prove. Un componente semplice, forse tra i più banali che avete sulla bici riuscirà a farvi impazzire, a mettervi dei dubbi sulla posizione in salita e su quella in discesa, a farvi scervellare sul baricentro, la distribuzione dei pesi, lo stile di guida. Volete sapere come l'ho scelto io? E’ quello che ci ho trovato, anche perché ho scelto bene la misura della bici e soprattutto è un modello

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che si adatta perfettamente alle mie esigenze, al mio stile di guida, alla disciplina che faccio: enduro con discese freeride e freeride puro!Ma soprattutto, voi come avete fatto le vostre scelte di attacco manubrio?

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La taglia della mountainbike, come sceglierla. Dopo aver trattato lo stem o attacco manubrio ed aver riscosso un enorme successo con questo post(?), mi sento obbligato a fare un passo indietro ed illuminare il mondo della montainbike su come scegliere la taglia della bici, anzi del telaio. Comprendo che arrivo in ritardo poiché tutti ormai avete la MTB, diciamo vi servirà per scegliere la prossima. Ho esplorato il web per voi cercando di elevare ai massimi livelli la mia cultura in merito ai telai ed ho scoperto che quello che sapevo io era già sufficiente. Quando si dice che uno nasce imparato. Il giorno in cui approcciai l’universo ciclistico della MTB l’esperto di telai misure ecc non era il biomeccanico, ancora faccio difficoltà a trovarne uno, ma era il venditore, anzi venditrice, che regolarmente aveva a disposizione quella giusta per te: “a te va bene questa è una M, se ti piace di più quell’altro modello, che è da professionisti, guarda ho la S che ti va bene perchè questa azienda le fa più grosse le taglie, invece quello li con tutto il gruppo XT è una L ma ti va bene anche quella” Insomma mi andavano bene tutte bastava che comprassi qualcosa. Invece a suon di scrivere questi post e soprattutto di documentarmi apprendo che nello scegliere il telaio è importante sapere due misure fondamentali: la distanza della sella dal manubrio e la lunghezza del tubo dove ci infila la sella. E poi c’è lo sloping che il rapporto tra la distanza tra sella e manubrio e la lunghezza del piantone della sella, in altre parole l’inclinazione della canna della bicicletta. La canna della bicicletta è quella dove vostro nonno metteva a cavalcioni le fie ai su’ tempi, il mio diceva:”eh quante figliuole c’ho montato su questa canna”, ma ho sempre avuto il dubbio che fosse la bicicletta il soggetto della frase. Adesso come si procede. Si prendono le nostre misure antropometriche, belle queste parole, altezza, lunghezza braccia, lunghezza gambe al cavallo ecc, secondo calcoli astrusissimi che nemmeno ho capito si rapportano alle misure del telaio, canotto, piantone, sloping, lunghezza interasse ecc e si mescola il tutto amalgamando bene in base alla disciplina che si vuol intraprendere, XC, AM, ENDURO, FR e DH ed ecco fatto, il risultato è la vostra taglia di telaio. Se, come me, non vi ci raccapezzate tanto mandate a quel paese il biomeccanico, che tanto non esiste e non può essere permaloso, vi connettete ad internet, andate sul sito della marca

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di biciclette che volete acquistare e li c’è sempre un tutorial che in 3 secondi vi calcola il telaio che vi serve. Altrimenti c’è il metodo Stembi, il seguente. La taglia giusta per voi è la M. In pratica è un assioma. Chi viene sempre preso in giro perché è una mezza calzetta o un tappo forse ha bisogno della S. Se vi chiamano omone, pennellone o sedanone la tua taglia è una L. Se nutri dei dubbi sul fatto che ti serva una XL o XXL allora lascia perdere la bicicletta che sicuramente pesi più di un quintale e farai una fatica del diavolo e fai un altro sport: il gioco del ponte a Pisa, il calcio fiorentino, sumo, basket e lancio del peso. Se oltre ad essere grosso sei anche scemo hai il curriculum perfetto del buttafuori.

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Freeriditudine.

Questo post non tratta di tecnica, è molto più filosofico, introspettivo.Dalla nascita del nome del nostro gruppo, iosonofreeride, mi sono domandato per giorni, anzi notti intere il significato intrinseco di questo nome.Se è vero che siamo freeride, il pungolo è stato quello di sviscerare tale affermazione e renderla più chiara e comprensibile.Durante questa ricerca mi sono imbattuto in una domanda: quando possiamo definirci freeride? E una volta tali, quanto siamo freeride? L’essere freeride è uno stato d’animo, un’attitudine, una percezione di sè e del nostro essere oppure è strettamente correlato alle nostre azioni, ai fatti?Ormai intrappolato in questi pensieri mi sono abbandonato all’alcol in cerca di risposte. Ahimé l’alcol di risposte non ne da, ma fa dimenticare le domande, ma in quel momento, tra l’arzillo e lo sbronzo, lì nascono le mie migliori idee, i miei attimi di ispirazione.Nacque così il concetto di FREERIDITUDINE, che è la disposizione o la dote motoria, mentale e comportamentale al freeride che ci spiega in maniera esatta e incontrovertibile quando siamo freeride e a quale livello. Spiegare cos’è essere freeride è difficile, ancor di più quantificarlo.Il concetto di Freeriditudine ci aiuta in questo attraverso le sue caratteristiche principali che sono:Freeriditudine TecnicaFreeriditudine FisicaFreeriditudine MeccanicaFreeriditudine MentaleFreeriditudine Alimentare Questi tipi sono ulteriormente divisi in 5 livelli, e punteggi, analizzati secondo una descrizione che poi ci rivelerà e quantificherà la nostra personale freeriditudine e quanto siamo FREERIDE.

Freeriditudine Tecnica

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Freeriditudine Tecnica 0:Ti esalti sulle strade ghiaiose, in pianura e sui selciati, ma riesci benissimo anche pedalare sull’asfalto e sulle piste ciclabili. Vai leggermente in crisi sui cavalcavia e se la discesa ti fa raggiungere i 11,5 km/h ti prendono gli attacchi di panico.Per passare al livello superiore cerca di togliere almeno le rotine, il cestello e tutti quei catarifragenti che hai sulla bici. Freeriditudine Tecnica 1:Possiedi una MTB, sai cos’è lo sterrato e capisci che il sali-scendi non è mal di mare ma un sentiero con salite e discese in sequenza. La discesa la fai ancorato alla mountainbike, il tuo corpo si salda al telaio ma sai che potresti scioglierti per guidare la bici e riuscire a bilanciare il peso. Freeriditudine Tecnica 2:La MTB è ammortizzata e sopporta lo sterrato che cerchi costantemente, ami fare i singletrack, le discese e gli ostacoli non ti intimoriscono più di tanto, anzi di quando in quando te li vai pure a cercare. Freeriditudine Tecnica 3:Non sai cos’è l’asfalto, quando ti parlano di bici da strada rimani perplesso o basito, il tuo terreno è solo sterrato e pietroso magari anche con qualche radice. Ti butti in discesa a ciucco sia sull’asciutto che sul bagnato, sai che ogni pendenza, ogni curva, ogni ostacolo vanno affrontati in posizione diversa sulla bici e cerchi sempre di adattare la guida al percorso ed alla situazione in cui ti trovi. Freeriditudine Tecnica 4:Fai i sentieri in bici quando la maggior parte delle persone porterebbero corde e piccone, più che tecnico sei incoscente, la sella in discesa non ti serve sei sempre sui pedali, scioltezza e dinamicità sono il tuo credo. Discese tecniche, veloci o pericolose, sono solo modi diversi di dire divertimento. Freeriditudine Tecnica 5:Come al livello 4, anzi di più. Salti, drop, passerelle, doppi, kick, landing, panettoni, wallride, paraboliche e non si sa cos’altro. Sempre

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forte, sempre veloce, sempre senza paura e timore ma con una guida così fluida e pulita che riesce a far sembrare tutto facile.

Freeriditudine Fisica Freeriditudine Fisica 0:Già al pensiero che il giorno dopo devi tirare fuori di casa la MTB ti senti stanco, per non parlare del doversi alzare prestissimo con l’intento di dover durare fatica. Freeriditudine Fisica 1:Riesci a montare in bicicletta senza sforzo e a farti qualche km di pianura, nelle giornate di trance agonistica sei capace di affrontare una salita di 200 metri senza scendere. Ahimè riprendi a respirare normalmente dopo due ore che sei tornato a casa. Freeriditudine Fisica 2:Sterrato leggero sia in salita che in discesa, stai sostituendo quell’enorme ammasso di grasso lardoso che hai addosso con un accenno di muscoli, almeno nelle gambe. Seppur sfigurato dalla fatica qualche km lo fai e porti la pellaccia a casa senza conseguenze gravi o permanenti. Scopri muscoli doloranti che nemmeno sapevi di avere. Freeriditudine Fisica 3:Percorsi solo sterrati, finalmente le tue uscite si possono definire “giri in MTB” con qualche affanno fai salite e discese. Adesso ti rendi conto che la parola allenamento ha un significato compiuto e ti proponi di prepararti dal punto di vista atletico, specialmente quando scopri che quei dolori lancinanti su tutto il corpo sono crampi. Freeriditudine Fisica 4:I tuoi percorsi sono lunghi ed articolati, cambi di ritmo e le sailte lunghissime non ti fanno più paura, inizi a prediligere la montagna alle colline e 1000 metri non sono solo sinonimo di 1 km ma anche un dislivello che si può fare pedalando in salita o scapicollandosi in discesa. In discesa non senti più quei fastidiosi crampi alle mani e alle dita quando freni e stare sui pedali non è più quello sforzo disumano. Freeriditudine Fisica 5:

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Ormai pedali per ore in salita e puoi stare a giornate intere in un bikepark. La fatica la senti solo a fine giornata, è la fatica di dover attendere l’evento successivo. Se ti poni un obiettivo non ce n’è per nessuno e tiri dritto verso la metà, sai benissimo che puoi farcela e non ci sono limiti. In un bike park stai in piedi sui pedali a giornate intere, le braccia sempre morbide e guidano in maniera fluida la bici per i sentieri e i trail anche dopo ore. Ti alleni sempre e pure di voglia! Quando torni a casa prima della doccia fai qualche serie di addominali e flessioni.

Freeriditudine Meccanica Freeriditudine Meccanica 0:Ti hanno detto che esiste la mountainbike. Fai finta di niente anche se non hai capito che roba è e poi scopri che è una bicicletta e ha ben 2 ruote! Freeriditudine Meccanica 1:Appena acquistata la tua MTB ti inizi a chiedere come si usa. Cosa sono quelle leve sotto le manopole? Come mai tutti quei dischi dentati alla ruota di dietro? Perchè non c’è l’autoradio?Non ti preoccupare a questo livello di Freeriditudine Meccanica sono domande che uno si pone. Freeriditudine Meccanica 2:Sai cosa sono le leve del cambio e dei freni, ti esalti perchè hai imparato a gonfiare le ruote. Per tutto il resto c’è il maccanico o l’amico smanettone, personaggi che in genere veneri e osservi con riverenza ed ammirazione quando ti riparano, smontano e rimontano la MTB. Freeriditudine Meccanica 3:Ormai fai tutti quei piccoli lavoretti da solo. Cambi i fascioni e le camere d’aria, sai cos’è il propedal, hai una vaga idea di cosa sono precarico e compressione negli ammortizzatori. Possiedi un bel kit di riparazioni nello zaino e sai anche come usarlo. Freeriditudine Meccanica 4:Il meccanico non ti vede più e vi chiama nostalgico o vi spedisce le

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cartoline di auguri a Natale ma ormai voi siete perfettamente in grado di latticizzare le ruote, cambiare un raggio, regolare freni e cambio, smontare quasi tutti i pezzi della vostra amata MTB senza problemi. Il vostro garage è praticamente un’officina e la manutenzione un piacevole passatempo. Freeriditudine Meccanica 5:Di MTB sapete tutto. Siete il punto di riferimento di amici e appassionati, conoscete il codice prodotto di qualsiasi componente su Chainreactioncycles e sapreste montare una bici in 2 ore con componenti da voi accuratamente selezionati e senza nemmeno sbagliare una regolazione o una messa a punto. Se non esiste un componente a voi congeniale ve lo fabbricate da soli e inoltre lanciate nuove tendenze e modi avveneristici di interpretare la meccanica ciclistica.

Freeriditudine Mentale Freeriditudine Mentale 0:Per voi la mountain bike è uno sport come tanti altri. Come il ping pong e l’acquagym Freeriditudine Mentale 1:Avete comprato la MTB e siete fieri di intraprendere questo nuovo sport di divertimetno e compagnia. Freeriditudine Mentale 2:Siete degli appassionati di mountainbike e vi inzia a stuzzicare il freeride. Non concepite chi siano i bitumari e cosa facciano. Vivete il venerdì programmando il giro del sabato. Freeriditudine Mentale 3:Vi siete raggruppati in branco fogandovi a vicenda, il sabato è un appuntamento fisso con la MTB e se per cause di forza maggiore non potete andare a fare un giro si va la domanenica, costi quel che costi. Freeriditudine Mentale 4:Col vostro gruppo sapete parlare solo di freeride e mountainbike, salti, appoggi e pezzi di ricambio. Quando non siete insieme a

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pedalare o in un bikepark vi tenete in contatto con siti, blog, forum, foto e video che non trattano altro che solo ed esclusivamente di bici bici bici. Freeriditudine Mentale 5:La mountainbike e il freeride non sono più una passione ma un’ossessione. Alla vigilia di un evento non dormite la notte, vi preparate con giorni di anticipo, vi documentate, leggete riviste e giornali. Ormai disconoscete moglie e figli. Talvolta vi bloccate ore davanti alla vostra bella, sinuosa, aggraziata mountainbike solo per vederla e bearvi delle sue forme. Se per qualsiasi motvio vi discostate dalla pratica della MTB o del freeride incorrete in gravissime crisi d’astinenza.

Freeriditudine Alimentare Freeriditudine Alimentare 0:Per voi la mountainbike è un modo per dimagrire quindi non si mangia, nè prima, nè durante, nè dopo. Il vino è veleno. Freeriditudine Alimentare 1:Per voi una corretta alimentazione per praticare la mountainbike è la barretta energetica e i sali minerali, ma attenzione a non esagerare, poi dopo il giro niente pasto altrimenti è inutile aver pedalato e faticato. Freeriditudine Alimentare 2:La mattina prima del freeride o di un bel giro in MTB si fa una bella colazione per accumulare forze. Nello zaino sempre cioccolate e miele. A fine giro gradite un pasto ma leggero e scondito. Freeriditudine Alimentare 3:La mountainbike e il freeride non posso prescindere da un’alimentazione corretta e costante. Colazione, spuntino e lauto pranzo. Nell’organizzazione delle escursioni o delle discese nei bikepark è obbligatorio trovare e prenotare un ristorante. Freeriditudine Alimentare 4:Se la colazione è importante, la doppia colazione è una benedizione.

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Dopo le fatiche fisiche arriva il turno di quelle digestive e allora una volta seduti al ristorante il pasto è completo di antipasto, due primi, due secondi, dolce e vino a profusione. Se le gambe sono stanche, la pancia deve essere piena. Freeriditudine Alimentare 5:A questo livello di Freeriditudine Alimentare possono appartenere solo le elitè del freeride/mountainbike. Dato per scontato lo strafogo con rischio indigestione a colazione, pranzo e cena, a questo livello nello zaino troviamo non solo miele, cioccolate e barrette ma anche panini, vino e grappa. La bottiglia di liquore al cacao fatta in casa da distribuire prima di una discesa completa il vostro profilo di Freeriditudine Alimentare ai massimi livelli. Spesso chiedete un rinforzino frugando nello zaino altrui. Consapevole di aver praticato molto sport per 2 giorni consecutivi non ti alzi dal tavolo fino a che non sei satollo. Freeriditudine Totale.Fate la somma dei vari livelli(0-5) di ogni tipologia di freeriditudine in cui vi riconoscete

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La diacchite La diacchite è una patologia piuttosto seria che può svilupparsi in modalità diverse e con diversi stadi evolutivi. La malattia colpisce principalmente enduristi e praticanti del freeride, infatti xc e bitumari ne sono immuni. La diacchite è una malattia subdola, vigliacca, ignobile. Una volta contratta, si insinua dentro di te, in quiescenza, e cova i suoi effetti deleteri. La patologia si scatena di volta in volta che si fanno discese sempre più veloci e spericolate. I danni maggiori si riscontrano nel sistema nervoso centrale e quello endocrino con manifestazioni megalomani di foga discesistica e sprechi di adrenalina e testosterone. I livelli di testosterone si possono misurare in base al livello di trombabilità che si aggiudica alle femmine dopo una sessione al bikepark. I sintomi non sono sempre chiari poiché si manifestano gradualmente, tuttavia possiamo identificare i soggetti affetti da Diacchite allorché ad ogni discesa si scapicollano sempre di più terminando il trail esaltati e con sorriso ebete o sguardo allucinato. La seconda sintomatologia è di tipo sessuale, il soggetto affetto da diacchite copulerebbe qualsiasi cosa a causa dei livelli alti di testosterone a seguito delle discese. Dalla diacchite non si guarisce. La malattia si manifesta con impeto da discesa adrenalitico-scapicollante a volte con rush di foga compulsiva. L'acquisto della bici da DH è il punto di non ritorno, la tua sentenza e la tua condanna.

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Il casco. Qualcuno potrebbe dire che ho tralasciato la mia rubrica La Tecnica secondo Stembi. Ha ragione.Non sempre ci si sente ispirati a scrivere, badate bene, chi non l’avesse capito, questa rubrica di meccanica, abbigliamento e amenità varie sulla mountainbike è più un esercizio di fantasia dell’autore piuttosto che un raccolta di saggi ed utili consigli riguardanti il nostro sport. La sicurezza viene prima di tutto specialmente in coloro che si cimentano in sport estremi come il freeride, l’enduro o il riposo sul divano con risveglio brusco.Il casco nella pratica della MTB viene prima di ogni cosa. Le cadute nel gruppo di amici ciclisti fanno sempre riflettere, se si rompono solo i diti e si schiccolano solo le spalle, ma non ci spacchiamo la testa è perché abbiamo il casco.Ma per la nostra attività va bene il casco che usiamo?Oppure ne serve uno diverso che si adatti agli utilizzi specifici, a discipline specifiche?Bella domanda, che ne so io. Io riconosco al casco una funzione sola, deve proteggere la testa. Magari potrebbe anche essere leggero da indossare, comodo e possibilmente areato, ma areato bene. Nel freeride (che siamo noi!), nel downhill e in tutto ciò che è gravity, bella la parola gravity mi capita raramente di usarla, il casco è per forza di cose integrale. Ve lo giuro quando comprai il casco integrale il giorno dopo la mia mandibola benedì l'acquisto fatto. E comunque quando siete a fare drop, salti, a passare a tutta velocità vicino tronchi d’albero, a rasentare i dirupi, quando il vostro amico vi tallona a 10 centimetri di distanza, quando c’è uno di quei bellissimi passaggi tecnici in cui vi domandate perché tecnico è sinonimo di difficile e pericoloso, ecco, in quelle occasioni non vi sentite più tranquilli con un solido casco integrale?Alcuni si sentono piuttosto bravi in discesa oppure indistruttibili

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in caso di caduta, date retta a me, mettetevi il casco, il rischio di cadere è dietro l’angolo, dietro la radice, la roccia, l’albero, dietro il wallride, il ponticino, il panettone insomma il rischio di cadere è dietro qualsiasi cosa ed è lì pronto ad aspettare che voi passiate! Ai neofiti e agli XC il casco integrale potrà sembrare un esagerazione tuttavia anche nei giri pedalati, non mentre si pedala ma quando si scende, io se lo avessi me lo metterei.Infatti il casco da crosscountry ripara la testa ma in maniera limitata e pur essendo meglio di niente lascia un po’ d’ansia per la faccia. Una caduta di viso, detta musata o ghignata, può risultare pericolosa, antiestetica ed economicamente rilevante se poi dovete andare dal dentista. Il casco integrale si trasporta benissimo, attaccato ciondoloni allo zaino oppure messo dentro ad uno scafandro che avete sulla schiena. In realtà vi ho appena reso noto una delle motivazioni per le quali i freeriders fanno le salite con impianti e furgoni. Per i fanatici della sicurezza che praticano allmountain ed enduro ma si scapicollano alla prima discesa ci sono i caschi ibridi. Delle vie di mezzo tra i caschi da XC e quelli da gravity. In pratica i caschi da crosscountry con la mentoniera. Leggeri, a volte comodi, non danno proprio sicurezza al 100% ma ci si può accontentare considerando che vanno portati anche in salita, la loro miglior caratteristica è che sono costosi. Un altro tipo di caschi intermedi sono gli integrali leggeri, non proprio il massimo come sicurezza ma polivalenti. Tipologie di caschi e modelli ce ne sono una infinità. Ma come si sceglie il casco? Non si compra online perché va provato in testa. Magari pensi di avere la testa piccola ed invece non hai mai notato che hai un chiorbone che spaventa. Quindi il casco lo provi in negozio. Te lo infili e....se ci stai bene e non ciottola è della tua misura. Se esteticamente ti piace e il prezzo rientra nelle tue possibilità allora compralo. Un mio amico però diceva: “chi più spende meno spende”.Un altro: “sulla sicurezza non si lesina”.In merito al casco mi sento di seguire queste due massime allo stesso

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tempo. Ma soprattutto quando comprate il casco il modo migliore per sceglierlo e immaginarsi gli effetti di una ghignata su una roccia!

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I pedali.

La rubrica per molto tempo assente ingiustificata ritorna e lo fa di lunedì, così tanto per cambiare.Tuttavia il ritorno è di quelli significativi con un post dall'argomento sempre attuale e di fondamentale importanza sia per i bikers del gruppo che per il ciclisti di tutto il mondo pedalato.

I pedali. Quanto siamo indispensabili i pedali potete rendervene conto da soli provando a toglierli dalle vostre MTB. Appena li avete tolti ci si rende conto che la bici senza pedali non serve a niente. I pedali hanno sempre aperto dibattiti anche violenti tra i ciclisti spesso sfociando in faide cruente e sanguinarie, questo è un bene poiché i ciclisti temono molto l'assenza di argomenti di discussione durante le loro escursioni. A parte i modelli, i colori e tutte quelle figatine da maniaci del look i pedali si dividono in pochissime categorie: flat, pedali con aggancio con e senza gabbia.

Pedali Flat. I pedali flat come dice la parola stessa sono piatti. In qualche modo qualcuno ci ha voluto mettere i pin, dei pippoli di ferro, spesso delle viti, che hanno il compito di penetrare nella suola della scarpe e nella carne della gamba, per garantire grip nel primo caso e scatenare bestemmie ed improperi nel secondo insieme a ferite lacero-contusive.I pedali flat più grossi sono e meglio ti ci appoggi coi piedi per trasferire peso e baricentro corporeo e riuscire a guidare la MTB al meglio soprattutto in discesa.Ai pedali flat si abbinano scarpe di dubbio gusto, l'importante è che abbiano la suola morbida e piatta per permettere ai pin di

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penetrare nella gomma e avere il grip giusto sul pedale. Tra i modelli più blasonati di scarpe ci sono quelle da HipPop che tutti hanno comunemente in casa, e quelle da skatebord o le ballerine.Stivali a coscia da pescatore e scarpe con tacchi a spillo vertiginosi sono sconsigliabili coi pedali flat, tuttavia nessun biker si sentirebbe di criticare i tacchi a spillo in bici se indossati dal soggetto appropriato.I vantaggi dei flat è che non sei agganciato alla bici e quindi nei terreni più accidentati e tecnici permette di togliere e mettere il piede dal e sul pedale più velocemente e poi la grande superficie d'appoggio esalta la guidabilità del mezzo. Altro vantaggio del pedale flat è che si abbina con una scarpa comoda, utile ai meno in forma per spingere la bici in salita.La MTB coi pedali flat la si può usare anche per andare a fare la spesa e comprare il giornale senza bisogno di mettersi le scarpe con attacchi XC, quindi i flat spiccano per comodità e praticità quotidiana. Tuttavia i flat non sono poi così efficienti nel trasmettere la forza della pedalata alla bici, inoltre la naturale scompostezza con cui si appoggia la scarpa sul pedale potrebbe indurre guai fisici al ginocchio e altre quisquilie di natura infiammatoria agli arti inferiori . Se non si padroneggia i flat con una certa abilità nei salti il pedale tende a separarsi dal piede, una volta persi i pedali al biker in fase di atterraggio non resta che appoggiarsi violentemente con le zone delicate alla sella con il rischio di schiacciamento dei genitali. Pedalata scomoda ma sicurezza in occasioni critiche ne fanno il pedale ideale per chi spinge la bici in salita e si scapicolla in discesa, quindi sono impiegati da qualche endurista, gli FR, i DH, i TG, gli AM, i PM, MEGS e HBB.

Pedali con agganci. In discesa, nei tratti pericolosi, in presenza di burroni e precipizi i pedali con agganci danno la sensazione di aver pronunciato la frase “fin che morte non ci separi”, ma offrono indiscutibili vantaggi nella pedalata. Trappole mortali ma amici dello sforzo fisico i pedali con agganci ti permettono di spingere sul pedale da un lato e di tirare verso l'alto dall'altro.Ne consegue una pedalata più rotonda e la possibilità di rilanciare molto bene la MTB nei tratti sconnessi mantenendo il controllo totale

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anche su scalinate e rock garden (tranquilli anche io prima di questo post non sapevo che esistessero i rock garden e francamente non saprei darne una descrizione). Il contro lo abbiamo già sintetizzato: nelle cadute...fin che morte non ci separi.I pedali con agganci si dividono in due gruppi: con e senza gabbia. In quelli senza gabbia l'appoggio è dato solo dall'aggancio con la scarpa, ideali per leggerezza e per la pedalata, meno propensi a dare il giusto appoggio nella guida in discesa. Ovvio che questi marchingegni siano utilizzati principalmente dai nostri deformati amici della XC. In questa disciplina guidabilità e controllo in discesa non sono priorità pertanto pedali con aggancio e senza gabbia abbinati a delle scomodissime scarpe rigide e plastificate offrono quella rigidità che ottimizza la pedalata e la trasmissione della forza dalle gambe alla bici.

Meglio i flat o meglio gli agganci? In genere gli ignavi e gli indecisi danno nel mezzo e prendono quelli con gli agganci e la gabbia. Molti all mountain, enduristi, FR e DH prediligono i pedali con agganci e gabbia ed hanno le loro ragioni: pedalata fluida e rotonda con ottima trasmissione della forza, buon controllo e appoggio in fase di guida in discesa. I pedali con agganci con gabbia sintetizzano i vantaggi sia dei flat che degli agganci, ahimè anche gli svantaggi, non sono leggeri e in caduta ti sganci quando ormai hai smesso di rotolarti e rantolarti in terra.La gabbia nei pedali con gli agganci serve ad offrire un ottimo appoggio in fase di pedalata e discesa e di trasmettere la forza alla bici anche con scarpe più comode e meno rigide di quelle XC, inoltre la gabbia protegge il pedale dagli urti.Quindi flat, agganci con o senza gabbia son pedali da scegliere in base alle nostre esigenze, alla nostra disciplina, al nostro modo di praticare MTB.I migliori? Semplice, quelli che vi fanno sentire a vostro agio, ricordate che in bici ci state voi! Inoltre se vi dico quali sono i pedali migliori finiscono le accese discussioni tra i bikers.

...e le scarpe.

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Le scarpe XC sono quelle che ci si sta peggio, tomaia plastificata quasi inesistente, non riparano dal freddo e non traspirano col caldo, non sono idrorepellenti, la suola è un pezzo di PVC rigido con l'aggancio incorporato. Tutti questi difetti fanno pari con due soli pregi: leggerezza e rigidità per trasmettere la forza dalle gambe alla MTB. Va da se che se comprate queste scarpe fate XC e Marathon e avete pedali con agganci senza gabbia. Queste scarpe sono fatte per pedalare, non camminateci troppo, oltre al rischio di sdrucciolare su sassi e asfalto, queste scarpe favoriscono la nascita di vesciche, calli e piaghe al piede. Le scarpe da all mountain assomigliano alle scarpe da trekking, sono quelle che si abbinano ai pedali con agganci e gabbia. Scarpa più morbida e suola confortevole, la rigidità nell'insieme scarpa-pedale è data dalla gabbia, in più spingere la bici, camminare e fare passeggiate è ben più piacevole che con quelle da XC. Insieme ai pedali con aggancio e gabbia queste scarpe sono l'ideale per le discipline AM e enduro, ma sono impiegate anche nel freeride e downhill. Per i pedali flat? Deh, ve l'ho già detto, tutte le scarpe a suola piatta di gomma, basta che entrino i pin del pedale nella suola, se poi la suola in gomma ha anche una certa rigidità ci pedalate meglio.

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La latticizzazione. La latticizzazione è una pratica inerente alla mountainbike che svolge diverse ed utili funzioni: permette di alleggerire notevolmente il proprio mezzo di locomozione, non si usano le camere d'aria, previene molte forature, ti obbliga a comprare il compressore, ti sottrae alla noia con le serate in officina, accresce le capacità manuali nella meccanica, come la meditazione e lo Yoga insegna il valore della calma. Prima di sviscerare la procedura corretta per latticizzazione delle ruote faccio un breve elenco dell'attrezzatura necessaria: - cavafascioni, ci sono quelli in metallo, che si piegano, o in plastica, che si rompono, sono leve che servono a togliere il fascione dai cerchioni; - ruote complete di raggi e cerchioni; - fascione, tubeless o no; - valvole tubeless; - nastro tubeless; - compressore con l'aggeggio che misura la pressione; - lattice, ne esistono di vari tipi che vanno da quello acquistato nel negozio specializzato di MTB in confezioni da 100 ml a 20€, a quello preso dall'amico chimico in bussoli da 1 litro a 2€, il lattice è il solito, difficile è avere un amico chimico a disposizione che produce lattice, anzi direi che è piuttosto inusuale; - pennello e bacinella con acqua saponata; - chiavi inglesi, a brugola, cacciaviti ed altri attrezzi che saprete esser utili quando vi mancheranno;

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- birra e/o vino per consolarsi quando le cose non vanno come dovrebbero. Non appena vi siete procurati quanto sopra elencato meditate di nuovo sull'utilità di latticizzare le ruote. Se siete convinti allora procedete come descritto. Smontate le ruote dalla MTB, si renderanno indispensabili almeno le chiavi a brugola, una volta smontate osservate le mani, se sono smorchiate è perché la bici ogni tanto deve essere lavata. Bevete un sorso di birra, sgonfiate le gomme e poi con i cavafascioni e dei movimenti plastici ma decisi scavicchiate le gomme dal cerchio. Durante tale operazione ci si può trovare di fronte a delle gomme con delle spalle così rigide da essere riluttanti ad uscire, non preoccupatevi il peggio verrà quando andranno reinserite alla fine con il lattice dentro. Assaporate un sorso di birra.Togliete la camera d'aria e conservatela con cura nello zaino, sarà sempre utile in caso di foratura o pizzicottatura, serve anche a non dover ricorrere allo spaccio di camere d'aria rattoppate dei vostri amici, una piaga presente in ogni gruppo.Tolta la camera d'aria e preso un altro sorso di birra, inserite la valvola tubeless nel buco del cerchione, la riconoscete subito, è quella che vi è costata parecchio. All'interno del cerchio bisogna mettere, con un paio di giri, il nastro tubeless che rende ermetici i cerchi come fossero tubeless. Se avete i cerchi tubeless questa operazione saltatela.Alloggiata la valvola e steso il nastro, inserite il fascione nel cerchione badando a lasciare una parte aperta per versarvi il lattice dentro. Il quantitativo di lattice è argomento di infinite discussioni. Vediamo di fare una casistica. Il maniaco della leggerezza latticizza per risparmiare peso quindi acquisterà i cerchi più leggeri, la gomma più leggera e ci metterà massimo 50 ml di lattice, in genere 30 ml sono ritenuti anche troppi e ho saputo di scellerati che avevano calcolato che ne bastava anche meno. Il risultato sarà un coppia di ruote super leggere che al primo bruscolo sul sentiero forano e il poco lattice non sarà sufficiente all'autoriparazione. Forerete, ma in assoluta leggerezza!

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Poi c'è la lesina o tirchio, che avvolto dalla brezza del risparmio possiede dei cerchi normali, gomme normali tuttavia non farà economia sul lattice e metterà dai 70 ai 100 ml. Il tipo medio, ha i cerchi medi, la gomma media, la valvola media e metterà 70 ml di lattice, nella media insomma. Il tipo che vuole affidabilità, come me quando latticizzavo, pretende un cerchio robusto, fascione granitico difficile da togliere e mettere, il suo motto è lattice in quantità, 150/200 ml. Una volta che avete versato il lattice nel fascione quest'ultimo deve essere rimontato sul cerchio. Se avevate avuto difficoltà a togliere la gomma adesso capirete perché è molto più difficile rimetterla, considerate che c'è anche il lattice e non va versato sul pavimento. Aiuta un sorso di birra.Se siete stati pazienti, particolarmente abili o avete sorseggiato in quantità la birra allora a questo punto il fascione è nel cerchione con il suo carico di lattice, non resta che dargli una bella spennellata di acqua saponata, non so perché si fa, anzi attendo qualche commento che porti chiarezza nel torbido della mia ignoranza. Eccoci al compressore, l'attrezzo indispensabile utile in officina come in cucina, un sorso di birra e portiamo l'aggeggio per gonfiare nei pressi della ruote e con un attimo di esitazione e trepidazione diamo una gonfiata alla ruota...si è gonfiata al volo andando in pressione istantaneamente? Buon per voi. Altrimenti è il dramma. Due sorsi di birra. Le spalle della gomma non aderiscono al cerchio perché troppo rigide e stanno come gli pare a loro oppure troppo leggere e ciottolano qua e là afflosciandosi sul cercione, ma non dubitate che ho la risposta alla vostra tragedia. Ricordate all'inizio del post? Vi suggerivo di meditare bene sull'utilità della latticizzazione! Allora è il momento di dire: “ve l'avevo detto”. Tuttavia c'è rimedio, finite la birra e aprite il vino, invece di spennellare acqua saponata, lo sapevo che era una cosa inutile, spennellateci il lattice o il mastice così le spalle della gomma vanno ad aderire e sigillarsi sui bordi del cerchione. Adesso gonfiate e noterete anche voi, come notai io a suo tempo, che l'acqua saponata è una stronzata. Se il tutto è diventato a tenuta stagna e non esce più aria allora attaccatevi al vino che avete aperto per

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festeggiare.Tenete una nottata la gomma bella gonfia, sempre che la nottata non l'abbiate passata a latticizzare, in modo che il fascione aderisca al cerchione e il lattice vada a distribuirsi in modo uniforme sulla superficie interna della gomma rendendola perfettamente tubeless, a meno che tubeless non fosse già.A questo punto siete consapevoli che è una fatica tremenda ma ormai è fatta quindi prendete la bici e andate a divertirvi per sentieri prunosi e discese con sassi aguzzi insieme ai vostri amici.Lo sbaglio più grosso per chi va in MTB è credere scioccamente che la latticizzazione prevenga in modo sistematico ogni tipo di disavventura alle gomme, accade così che orde di latticizzati saltano sui sassi e si crogiolano nei pruni, ma prima o poi arriva la foratura o la stallonatura. Tutta la vostra fatica, il vostro impegno, una bottiglia di birra e una di vino sono stati vani. Lungo il tracciato vi mettete a riparare la vostra gomma latticizzata sgomenti ed increduli dell'accaduto mentre i vostri amici si fanno beffe di voi senza nemmeno darvi un aiuto. Prendete gli attrezzi dallo zaino e smontate la ruota, i cavafascioni risulteranno subito inutili, infatti avete spennellato il mastice o il lattice sulla gomma e questa si è maritata al cerchio, un matrimonio così stabile e solido che non se ne vedevano da tempo. Con l'aiuto dei 4 vostri amici più forti siete riusciti a togliere la gomma e poi con una banale camera d'aria avete risolto il problema. Tornati a casa, nella solitudine della vostra officina decidete di rilatticizzare la gomma e scoprite che la camera d'aria ha aderito diventando tutt'uno con il fascione per colpa del lattice al suo interno. Avete tolto la camera d'aria rompendola e con le mani appiccicose e vi apprestate a latticizzare di nuovo tutto quando un'intuizione si farà largo tra i vostri pensieri:“ ma chi me lo fa fare?”.

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Falsa-maglia e smaglia catena Giocondo:"Noooo, porca zozza mi si è rotta la catena! Proprio adesso che il giro stava diventando bello” Cesare:"Davvero, sei proprio sfortunato!" Giocondo:"Hai la falsa-maglia e lo smaglia-catena?" Cesare:"certo"......... Giocondo:"allora? Me li dai?" Cesare:"No. Ma non lo faccio per cattiveria, lo faccio per elargirti un insegnamento. In questo momento a te avverso, ora che credi che tutto il mondo ti sia contro, mentre ti senti un fallito, deluso e frustrato, io, da amico, non sono qui per darti un banalissimo aiuto sotto forma di falsa-maglia, no, io sono qui per insegnarti a camminare da solo, a maturare.Ti guardo e in te vedo due uomini: l'uomo che sei, una nullità, un imbranato, un reietto che non è buono a portarsi dietro una falsa-maglia; poi vedo l'uomo che potresti essere, una persona capace ed intelligente almeno quel tanto che basta per portare gli attrezzi per riparare la bici.Quell'uomo, quello che potresti essere, è lui che diventerai grazie a me, il tuo amico, e alla lezione di vita che ti sto per dare...Ciao, ci sentiamo”

Frasi Si è rotta la catena. Avrò portato la falsa-maglia? Al tuo migliore amico si è rotta la catena. L'abbandono esiste.

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La falsa-maglia pesa 2 grammi, comunque meno di quanto pesa non finire il giro in bici. Se la falsa-maglia e lo smaglia-catena non sono tutto nella vita, figuriamoci saltare il pranzo perché i tuoi amici ti hanno abbandonato. Non fare mai agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. La voglia di vendicare l'abbandono che ho subito è molto più grande della mia compassione. Non sperate che vi aggiusti la catena.

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L'abbigliamento. Pacco pignoni, cerchi, sospensioni, freni, single track e pausa pranzo. C'è tutto? No dimentichiamo una cosa.Vi ricordate quando avete iniziato a praticare la MTB? Le bici erano residuati dell'era giovanile, arrangiamenti di mezzi scoperti in garage o acquisti da discount. L'abbigliamento, quello si che era stupendo, strepitoso, esilarante. Immaginatelo adesso che siete tutti fighetti e precisini, a quei tempi era un miscuglio di roba da calcio, calcetto, palestra e chi può sapere cos'altro, magari la maglia d'un pigiama. Adesso si è evoluto, ma siamo sicuri di sapere tutto sul corretto abbigliamento? L'abbigliamento è fondamentale e prima di fare una disamina scientifica su come vestirsi cerchiamo di capire quali capi fanno parte della “muta” del ciclista e che funzione hanno. Il casco è indispensabile, la sicurezza prima di tutto. D’inverno in molti usano il paraorecchie, la scusa è quella del freddo ma in realtà è molto più utile per l'aerodinamica se l'orecchi sono a sventola. Taluni soggetti, specialmente quelli sprovvisti di capelli fanno uso della bandana, che richiama ad una certa indole piratesca e al disprezzo delle regole. Mi risulta anche che ci siano dei soggetti che fanno uso di copri-casco impermeabile durante la pioggia. Quindi se piove in una giornata d’inverno un biker precisino e pelato che sente freddo si mette bandana, paraorecchie, casco e copri-casco impermeabile, e tanti saluti alla decenza. Il busto deve essere protetto e i capi che concorrono a fare ciò sono intimo, es. canottiera, poi maglietta, maglia a maniche lunghe e antivento con eventuale antipioggia. Qualcuno abbonda e va in giro come se avesse svaligiato un negozio di sci. Per esperienza tutti questi capi non servono mai contemporaneamente. Ma vedremo di studiare i vari casi. Le gambe meritano una certa attenzione poiché su questa parte corporea si concentrano le vere distinzioni tra bitumari e xc rispetto a freeriders e enduristi. Se sei un bitumaro o XC allora hai le zone intime avvolte nella lycra. Nei gruppi di ciclisti misti uomini e donne

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l'abbigliamento da danza classica ha le sue ragioni specialmente se sei in scia ad una fanciulla, bella la lycra vero? Ma solo in questo caso. Nel gruppo mono-genere col tempo si sviluppa una certa riluttanza a vedere le parti intime altrui e si opta per un abbigliamento più boscaiolo, largheggiante. Pertanto i bikers, enduristi e freeriders amano i pantaloncini, e stravedono per quelli in cordura leggera o pesante purché sia abrasiva, il che fa molto omo raschiandoti la pelle via dai quadricipiti. Sempre in zona gambe è vietato depilarsi, al massimo si può tollerare la sbassatura, una tecnica antica che rifinisce la gamba pur facendola sembrare di un uomo vecchia maniera, cioè col pelo. Mutande si, mutande no. E' solo questione di comodità personale quindi è insindacabile, l'importante, se porti le mutande, è averne un paio di scorta per le soste al ristorante, il culo umido e sudato da fastidio durante i pasti. Mi vergogno quasi a scriverne: gambali e bracciali. Se avete freddo e pensate che queste cose facciano al caso vostro credo che non abbiate mai preso in considerazione la fiaschetta di grappa, ripara dal freddo, accende la convivialità tra amici, sorprende sempre con allegria quando la tirate fuori dallo zaino e non ultimo facilita la discesa. A breve sperimenterò il liquore al cioccolato che in più alla grappa da energia. Avete i pedali con gli attacchi? Scarpe enduro. I pedali flat? Scarpe freeride. Quelle cose leggerine, dure, scomode e con la soletta di plastica che non ci si cammina hanno fregato tutti all'inizio, pensate a quando cadendo rimanevate rantolanti in terra come una lucertola attaccati alla MTB. I tirchi e i masochisti possono insistere a portarle. I calzini vanno tutti bene, infatti non esiste un modello specifico che possa essere al tempo stesso traspirante, scaldante, rinfrescante, antigelo e antiacqua, nello specifico siete voi che dovete smettere di fare percorsi in cui partite vestiti da estate e poi vi ritrovate con la neve alle ginocchia oppure basta entrare nelle pozzanghere a ciucchi. Se avete sempre i calzini bagnati o infangati è colpa vostra, dei vostri percorsi e della pessima abitudine di non averne qualche paio di

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scorta. Guanti. Il vero biker Stembi style non ha un vero guanto ideale ma una serie completa al seguito per ogni esigenza: guanto in neoprene 3 mm, guanto corto, guanto lungo leggero e guanto lungo pesante, tre paia di sottoguanti, guanti in lattice per emergenze mediche(?), guanti in gomma per esigenze meccaniche. E un paio di scorta per ogni tipo sopra elencato, salvo macchiarsi di morchia le mani ogni volta che ripari la bici perché hai una moltitudine di guanti ma quando servono non li metti mai. Gli amanti dell'unghia lunga al mignolo hanno sviluppato un guanto avveniristico col ditale del mignolo scoperto, oltre ad avere l'unghia libera e comoda hanno l'opportunità di usarla come meglio credono per le abluzione di naso e orecchie. Adesso vediamo come tutta la roba sopra elencata deve essere messa addosso durante le nostre pedalate. Qui viene la parte scientifica. Con clima secco e una temperatura superiore ai 5°C ci si veste estivi, pantaloncini e maglietta con antivento aperto. Ovviamente sotto i 5°C si pedala invernali: pantaloni lunghi, maglietta, maglia a maniche lunghe e antivento. Se piove sarà il caso di portarsi l'impermeabile ma è difficilissimo sapere se si può mettere o no, deve piovere così forte da inzupparvi di più di quanto vi inzuppereste di sudore indossandolo. Io alla fine in un modo o nell'altro son sempre bagnato, tra i due meglio essere bagnati dalla pioggia che dal sudore. Con clima umidiccio e/o ventoso sopra i 10°C ci si veste estivi come sopracitato, sotto i 10°C con l'abbigliamento invernale. Ovviamente questi parametri vanno bene solo per coloro che sono calorosi, esaltati e che sudano al solo pensare di far attività fisica. Io sudo già il venerdì sapendo che il sabato pedalo. Molti di voi non si riconoscono nel profilo del ciclista caloroso, esaltato e sudante e quindi credono di aver letto la rubrica invano? Probabile, ma provate a mangiare di più, bere più vino e grappa ed esaltarvi a dovere in MTB, il caldo viene da solo. 1.Lavaggio del corpo o di una sua parte 2. Purificazione sacrale mediante lavaggio

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Come vorrei la Mountainbike. Dopo due settimane di disquisizioni meccaniche e teorie da smanettoni, quest'oggi andiamo sul filosofico. Alcuni di voi saranno tristi e delusi, già vi vedo con un problemino al cambio o con un dilemma sul manubrio largo o stretto, speranzosi che la mia rubrica porti in po' di luce nel buio della vostra immaturità tecnica, invece vi deludo e cambio registro. Almeno per questa volta.Così imparate ad avere fiducia nel prossimo.Come vogliamo la nostra mountainbike non è solo la nostra idea di bici, non è solo tecnica, l'argomento è molto più ampio: la mountainbike come pratica sportiva e ludica, un'attività che possiede in sé molte sfaccettature, tanti aspetti diversi, quelli che ognuno di noi gli da. Quindi questa settimana lancio io il sasso nello stagno della discussione libera ed aperta nella speranza che scuota le acque dei vostri commenti e delle vostre idee. La pratica della MTB per me ha un assioma indiscutibile: il divertimento. In settimana quando prepariamo, studiamo, pensiamo al percorso immagino che esso possa essere il mio tracciato ideale. Il mio percorso ideale ha tante caratteristiche, parti scorrevoli e piacevoli, magari dove si ammira la natura ed il paesaggio, parti tecniche dove si esaltano e si migliorano le proprie capacità tecniche. A priori non sdegno nemmeno la pedalata purché sia fine al divertimento e non abbia come unico scopo la fatica. Il percorso deve avere un ché di avventuroso, suscitare la voglia di scoperta e brivido per l'inaspettato. Quindi i tracciati nuovi sono quelli che mi stimolano di più. L'alta montagna è il mio habitat naturale. In montagna pure la salita ha il suo fascino, la salita che ti permette di ammirare i paesaggi, di portarti in alta quota a respirare aria fine e pulita, sentire la sensazione di libertà. Le zone paludose le lascio agli amanti della mota e dei liquami che ti si appiccicano addosso. In discesa come a tavola gradisco di tutto: la discesa tecnica dove esaltare doti d'equilibrio e rischiare di spaccarsi il mento su una roccia; la discesa scorrevole, fluida, dove è possibile lasciarsi andare alla velocità, alla ricerca degli appoggi e delle traiettorie.

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Lo sforzo fisico in mountainbike richiede allenamento e nutrimento e per me la MTB non può essere scissa dal pasto. Un bel pranzo tra la salita e la discesa fa di un percorso una apoteosi del vivere bene. Cucina casereccia e piatti della tradizione locale, così mentre scopriamo vette e vallate diamo anche un assaggio ad altre qualità del luogo, quelle culinarie. Il mezzo meccanico, la mountainbike ideale è molto difficile da inquadrare. Per fare tutto ciò che ho appena descritto servirebbe una bici leggera che ti permetta di esplorare senza fatica più luoghi possibili. Anche una robusta ed affidabile, per fare le discesa concentrandosi sul divertimento e non su possibili guai tecnici o cedimenti strutturali. Il miglior compromesso sarebbe una freeride che pesa come una crosscountry. Ahimè non esiste e se esiste...€€€€. Allora faccio l'animale da soma e mi accontento della freeride formosa anche se tracagnotta e non devo mettere nemmeno le mani dove ho le tagliole.Come una ricetta di cucina non è solo un miscuglio di ingredienti, così la MTB non è solo bici, discese e salite. L'ingrediente principale, quello che amalgama il tutto, nel mio caso è la compagnia. Io ho trovato quella giusta. Un gruppo di esagerati che come me amano un certo modo di fare mountainbike, la MTB a tutto tondo dove non bisogna farsi mancare niente ed ogni aspetto è portato a livello di divertimento puro.

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Il freno che rumoreggia. I biker più scafati, quelli a cui gli trema le mani dall'emozione solo al pensiero di montare in bici danno per scontata una verità assoluta: i freni servono a poco, quasi a niente. Ci sarà sicuramente chi infamerà questa mia affermazione, ma solo perché ha speso 200 euro a freno, e qualsiasi cosa possa dire per contrastare questa affermazione io lo confuto con un banale sillogismo. In salita i freni non servono, già è dura di suo la salita figuriamoci se ci si frena.In discesa? Se freni perdi tutto il divertimento e non ha avuto senso faticare in salita per frenare in discesa.All'incrocio se un camion non ti da la precedenza più che i freni serve una bella dose di culo per portare la pelle a casa.Premesso ciò, capita che a qualcuno i freni possano servire e comunque si trovano di serie sulle bici tanto vale che ci stiano.Entrerò in futuro nel merito dei vari modelli di freni anche se comprendo la vostra apprensione, vorrete sapere se quegli aggeggi che avete sono buoni o da rottamare, ma torniamo all'argomento del post, che ormai vi ha preso e ne volete sapere di più, i freni che fanno rumore. Siete su una vetta dolomitica trin trin, l'aria rarefatta vi fa pizzicare i polmoni trin trin, il panorama vi affascina trin trin, con i vostri amici commentate il giro strepitoso che state facendo trin trin. Oppure siete a pedalare sul Monte Serra trin trin e l'argomento trin trin di discussione trin trin è se il ristorante trin trin sarà aperto trin trin oppure no trin trin, quando un vostro compagno trin trin di pedalate trin trin sbotta: “Li sistemi codesti freni che hanno rotto le palle!!!” TRIN TRIN TRIN Adesso capite che quel trin trin del vostro freno a disco ha portato alla sfinimento i vostri amici, voi ci avete fatto l'orecchio e vi siete messi l'anima in pace poco dopo due mesi di rumore, però se in futuro non volete andare in giro soli è bene fargli una bella regolazione.Regolarlo è facile, sanno tutti come si fa, sviti le brugole, tiri la leva,

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magicamente si stringono i pistoncini e le pasticche si piazzano al posto giusto centrandosi sul disco, stringi le brugole e il freno è regolato. Invece no. Non succede quasi mai che il freno smetta di fare rumore, allora che fare? Inizia una specie di viaggio interminabile, un calvario, prima provate a regolare con le stesso metodo il freno per decine di volte, ma niente da fare. Poi il biciclettaio vi suggerisce di cambiare le pasticche ormai finite o mal consumate, ma niente da fare. Smontate le pasticche e lubrificate i pistoncini, ma niente da fare. Allora smontate di nuovo le pasticche e le limate sui bordi per addolcire lo sfregamento col disco, ma niente da fare. Vi convincete che il disco è storto e lo cambiate sperando che questa lunga storia sia finita, ma niente da fare. Presi dall'isteria cambiate tutti i freni, ma niente da fare. Ormai stremati e pronti a tutto raddrizzate la ruota e cambiate i cuscinetti...ma niente da fare.Avete seguito tutti questi processi e il freno fa ancora trin trin? Rimangono tre soluzioni: cambiare la MTB, sperare che anche i vostri amici ci facciano l'orecchio come voi e si abituino al fastidioso rumore oppure durante tutto il giro in bici sparate cazzate a raffica per coprire il rumore del freno. Se avete un amico disponibile affidate a lui la vostra mountainbike nella speranza che la sua megalomania per la tecnica e la componentistica vi risolvano il problema e magari con un piccolissimo esborso economico, se il freno ancora rumoreggia adesso la colpa è paassta a lui che non ha saputo aggiustarlo.

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Le forature. Pedali tranquillo in pianura oppure sei tutto ingarellato sulla MTB in discesa quando senti che qualcosa non va, la tua bici non si fa guidare, abbassi la testa perché vuoi vedere con i tuoi occhi quello che la tua testa sa già: hai forato! Di tutti i guai la foratura è quella che si risolve meglio però da un fastidio tutto suo, ti ferisce nell'orgoglio come biker e come uomo. Alla foratura segue il vaffanculo, se sei in discesa e ti stavi divertendo ci può stare la bestemmia, ma senza esagerare altrimenti se ti si rompe il cambio posteriore che fai?Ma come si risolve la foratura? Ci sono un sacco di metodi. L'extracomunitario che pedala col giubbettino catarifrangente e la massaia che compra il pane, loro se forano spingono tranquillamente la bici fino a casa. Il ciclista superfigo con la bici leggera crede di non forare, infatti non porta camere d'aria, non porta la pompa, a volte porta la bombolettina di schiuma che è risaputo che non funziona, anzi, tutti credono che funziona ma non si conosce nessuno che ci abbia riparato una foratura, un po' come il CD dietro la macchina evita le foto dell'autovelox. Il ciclista figo sa che non fora perché anche se ha la gomma da 1,9 con la struttura in carta velina però c'è il lattice. Il lattice tappa i buchi dei pruni, spesso ma non sempre. Tuttavia al lattice si riconosce proprietà miracolose, si crede che ripari buchi, tagli, squarci e distruzioni apolalittiche del fascione e che in giornate miracolose non faccia nemmeno stallonare. Il Camellattice è un'altra cosa, è talmente potente che dopo che lo hai messo nella gomma per cambiarla devi buttare il cerchio. Sempre il ciclista supefigo ha così tanta fiducia nelle peculiarità miracolose del lattice che ce ne mette 2 grammi! E pensa che siano sufficienti! Ovviamente pedalare una bici di 6kg fa fatica, se ci metti 2 grammi di lattice sono 6,002 kg, di più non ne mette altrimenti col cavolo che ti diverti. Però se fora è come la casalinga...spinge fino a casa. All'altra estremità c'è Stembi. Ho avuto esperienze poco piacevoli, basta guardare la foto, avevo la pompa, avevo la camera d'aria, avevo la foga di fare la discesa, avevo delle gomme pesantissime con i fianchi rinforzati ma ho forato...4 volte e non vi dico i moccoli che ho sparato. Da questa

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esperienza ho elaborato il mio metodo anti-foratura. Gomme da DH o freeride misura 2,5, peso 1,3kg, doppio strato e fianchi rinforzati per la discesa. Cavolo vuoi che 1,3 kg di gomma si fori? Poi dentro ci metti 300 grammi di camera d'aria misura 2,3/2,4.La verità è che si fora anche così ma te ne accorgi a casa il giorno dopo perché l'aria fa una fatica bestiale a divincolarsi da tanta abbondanza.Riassumiamo: gommone, camera d'aria ignorante dentro e 2 nello zaino, pompa e un kit con i toppini e un tubino di mastice, non si sa mai, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e se ti prende di mira.... Purtroppo anche così quando senti che la MTB si guida male abbassi gli occhi per vedere quello che la tua testa sa già, hai forato. Poi un vaffanculo o una bestemmia ci scappano sempre.

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Manubrio largo o stretto? Manubrio largo o stretto? La dimensione è un argomento che affascina l’uomo da quando ha scoperto il sesso e spesso lo angoscia. C’è chi dice che le dimensioni non sono importanti ma nel manubrio sembra di si. Ultimamente si è consolidata la tendenza dell’utilizzo del manubrio largo, sopra i 70 cm per enduro e freeride, quasi ad arrivare agli 80 cm per il DH. Coloro che praticano discipline prettamente pedalate sosterranno che facciamo dell'esagerazione una scelta di vita, e spesso non sono così distanti dalla realtà dei fatti. Tuttavia sul manubrio largo non abbiamo torto, non del tutto. Basta provare a fare una discesa con il manubrio largo ed una con uno stretto ed empiricamente si è già dimostrata la validità di questa tendenza. Sulle salite infatti non ci sono reali benefici, a voler proprio giustificare quel tubone sullo stem si potrebbe dire che col manubrio largo le salite più ripide si fanno meglio poiché siamo obbligati a stare più in avanti ed evitiamo di impennare, ma insomma è un darselo ad intendere. Magari si potrebbe dire che è più comodo, ma allora vuoi mettere leggere un libro sul divano invece che stare in bicicletta con quelle selle dure! Pertanto la comodità la escludiamo dalle variabili sulla scelta del manubrio. Certamente la posizione a mastino che fa prendere il manubrio largo al biker non è proprio aerodinamica ma su un singletrack in mezzo al bosco a che serve l’aerodinamica? A me la posizione a mastino del manubrio largo piace anche per mantenere un certo rapporto con il mio personaggio. In discesa le cose cambiano e non poco. Per iniziare un manubrio più largo fa leva maggiore sulla ruota e poi stiamo più in avanti col busto.Leva maggiore sulla ruota vuol dire che giriamo di più con le braccia ma giriamo con meno sforzo in barba alle asperità del terreno che la ruota trova. La posizione. Se il manubrio è largo, dobbiamo allargare le braccia per impugnarlo e ciò fa abbassare il busto, questo ci fa spostare il peso in avanti cioè sulla ruota anteriore che avrà più stabilità in quanto carichiamo di più sull’avantreno. Quindi maggior direzionalità

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e stabilità. Inoltre la postura "ingrugnita" fa molto freeride. Quindi largo sembrerebbe meglio in tutti i casi, basta non esagerare. Altrimenti se siamo sdraiati a braccia aperte sul manubrio si rischia di non avere più quell'agilità di movimento sulla MTB che garantisce una perfetta guidabilità e controllo. In curva, nei salti, e su tutte le sconnessioni od ostacoli dobbiamo essere in grado di rimanere indipendenti dal mezzo ed evitare l’effetto “telaio-su-telaio” tipico di chi rimane “saldato” alla propria mountain bike un po' per amore del mezzo ma soprattutto perché sta esagerando in discesa seguendo i compagni più scapestrati. Quindi se sei alto un metro e una brugola un manubrio da 80 cm è possibile che sia troppo largo. Come si fa a stabilire la larghezza ideale del proprio manubrio? Provando. Ovviamente non c’è una regola e i gusti son gusti! Comunque se hai preso una bici da freeride il manubrio sarà sopra i 70 cm e sei già a posto, se hai preso una bici da cross country hai sbagliato blog. Dimenticavo, i sentieri più sinuosi e angusti, quelli immersi in una folta vegetazione, foresta amazzonica per far capire, creano difficoltà a chi ha il manubrio largo. Mentre scendete a rotta di collo e vedete due alberi ai lati del sentiero valutate la distanza tra essi, se avete il dubbio che il manubrio non ci passi è bene rallentare...gli alberi per carattere non si fanno mai da parte.

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