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Storia dei consumi dal 1900 a oggiModa, disegno industriale, sportsystem, sottoculture urbane,
marketing e comunicazione pubblicitaria
Valentina Durante
Alla fine dell’800 la rivoluzione industriale sembrava prospettare un mondo fatto di prodotti in serie, tanto
meccanicamente precisi quanto anonimi e freddi. Gli artisti europei si rendono conto che l’ormai asfittica distinzione
davidiana fra arti “maggiori” (pittura, scultura e architettura) e arti “minori” (tutte quelle decorative, di cui non occuparsi) avrebbe reso inossidabile il binomio utile =
esteticamente brutto.
Modelli alternativi vengono dal movimento inglese delle Arts & Crafts (“Se un tizio non sa comporre un poema epico
mentre tesse un arazzo è meglio che chiuda bottega” diceva William Morris), e soprattutto dallo Jugendstil, che
attingerà con entusiasmo dall’arte giapponese.
Perché proprio l’Estremo Oriente? Perché in Giappone una gerarchia tra le arti non esisteva: una ceramica aveva la
stessa dignità di esistere di una stampa, di un’opera calligrafica, di una pittura, di un giardino, di un tempio, di
un tessuto. In altre parole: designer, stilisti, grafici, progettisti etc etc sono tutti un po’ figli di Morris e di
Hokusai (e di Marinetti, ma di questo diremo poi).
Spunti e appunti per la prima lezione (la nascita del disegno industriale)
Edgar Degas e la scoperta del movimento
Toulouse Lautrec e la rappresentazione della Belle Époque
A sinistra: Giappone, Libro di botanica
A destra: EMILE GALLE, Ciotola di vetro, 1900
La rappresentazione minuziosa della natura
A destra: UTAGAWA KUNISADA, Attore in kimono nero, 1850
A sinistra: AUBREY BEARDSLEY, Il mago Virgilio, 1893
Motivi grafici: la silhouette nera
Motivi grafici: il formato verticale stretto
A destra: ANDO HIROSHIGE, Tempio della preda, 1858
A sinistra: TOULOUSE-LAUTREC, Divain Japonais
Motivi grafici: l’oggetto tagliato
A sinistra: Giappone, Cerchio e quadrato come simboli intrecciati
A destra: MAX BERNIRSCHKE, Composizione per vignetta, 1902
Motivi grafici: dai motivi decorativi orientali ai primi esempi di logo
Dall’artista al designer
“L'artista non si accontenta di costruire nell'ideale. Egli si occupa di tutto ciò che ci interessa e che ci tocca. I nostri monumenti, le nostre case, i nostri mobili, i nostri vestiti, i minimi oggetti dei quali ogni giorno noi ci serviamo, sono incessantemente ripresi, trasformati dall'Arte che si mescola così a tutte le cose e rifà costantemente la nostra intera vita per renderla più elegante, più degna, più allegra e più sociale.”
William Morris, 1882
“Si rende oggi necessaria un'opera di demolizione del mito dell'artista-divo che produce soltanto capolavori per le persone più intelligenti. […]
Il designer ristabilisce oggi il contatto, da tempo perduto, tra arte e pubblico, tra arte intesa in senso vivo e pubblico vivo. Non più il quadro per il salotto, ma l'elettrodomestico per la cucina. Non ci deve essere un'arte staccata dalla vita: cose belle da guardare e cose brutte da usare. Se quello che usiamo ogni giorno è fatto con arte (non a caso o a capriccio) non avremo niente da nascondere.”
Bruno Munari, Arte come mestiere, 1966