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dell’Avis Comunale di Torino SETTANTACINQUE I PRIMI 75 ANNI

Ins Avis N1

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I PRIMI 75 ANNI DELL'AVIS DI TORINOPARTE 1

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dell’AvisComunaledi Torino

SETTANTACINQUEI PRIMI

75ANNI

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Ricerche fotografiche ed elaborazione testi di SANDRO FISSO e GRAZIANO CESTINO

Realizzazione grafica di GIORGIO DEBERNARDI Copertina a cura di GIANNI BENAZZO

Collaboratore: AGOSTINO CAMMARATA

Videoimpaginazione: la fotocomposizioneVia San Pio V, 15 - 10125 Torino

Stampa: Diffusioni Grafiche s.p.a.15030 Villanova Monferrato (AL)

1ª EDIZIONE APRILE 2006

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...LE RADICIAVISINE

A tutti i livelli istituzionali del nostro Paese, edell’intera Europa, sono pressanti le richieste

perché le relative “costituzioni” facciano un chiaroed esplicito riferimento alle “radici” che hanno

permesso allo Stato italiano, od all’Unione Europea,di giungere all’attuale configurazione

politica, economica e sociale.Per risalire alle “radici” non abbiamo altre soluzioni

che rileggere la “storia” dagli albori ad oggi.“Storia” che, purtroppo, non può scendere a tutti

i livelli e così si limita ad esporre i fatti più eclatantie a ricordare solo i personaggi più illustri.

Mio padre, filosofo oltre che apprezzatochimico-farmacista, soleva ricordarmi come per

diventare un “eroe” talvolta bastavano pochi attimidella propria vita; ma per essere giudicatoun galantuomo occorreva spendere bene

tutte le giornate vissute, nessuna esclusa.Oggi celebriamo il milione di Volontari del Sangue

aderenti all’Avis. E la storia, riandando alle “radici”,non può fare altro che ricordare i personaggi più

illustri che ne hanno dato gli albori e hanno portatol’Avis agli attuali prestigiosi traguardi.

Ma i personaggi “illustri” non avrebbero potutoraggiungere gli obiettivi che si erano prefissati

senza l’ausilio di schiere di umili e generosi volontariche ne hanno facilitato il cammino.

A loro è dedicata questa nostra “storia”che riguarda i primi 75 anni di vita

dell’Avis comunale di Torino, con la speranzache i nipoti ed i figli di quanti appariranno

nelle fotografie d’epoca e nelle ritrascrizioni di allora,possano individuarli, riconoscerli e,

apprezzandone l’umile, generosa ma altrettantoinsostituibile attività, esprimere con sincero orgoglio

il loro ringraziamento per l’insegnamento avuto.

Sandro Fisso

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EMEMBER.....forget-me-not (terminiinglesi che rispettivamente significano:ricordarsi di... e: ...nontiscordardimè...)

...per ricordare i 75 anni di vita dellasezione torinese dell’Avis italiana e so-prattutto coloro che hanno promossol’istituzione e l’affermazione dell’AvisComunale di Torino, che dal 31 dicem-bre del 2004, con i suoi 32.000 e piùiscritti, è risultata la più numericamen-te importante di tutte le sezioni Avisoperanti nel nostro Paese.

La prima sede dell’Avis comunale diTorino, dall’avvenuta sua costituzionefu in via delle Orfane 8; successivamen-te venne trasferita in via Principe Tom-maso, 39 ed ora legalmente è in viaBaiardi 5 ed operativamente in via Pia-cenza 7, sempre a Torino.

Iniziamo la pubblicazione di questoinserto – che ha unicamente lo scopo ditramandare ai più giovani qualche pa-gina di storia dell’Avis torinese –, ricor-dando gli episodi più salienti avvenutidopo la sua “nascita” datata luglio del1929, per opera e volontà del dottor

Paolo Littardi Buniva e di un manipolodi pionieri della donazione di sangue,fra cui Gino Cerutti, Ferruccio Falco,Mario Giachino, Luigi Milone, LuigiPanelli, Giuseppe Paniate e GiuseppeSada.

Di questi, e dei più anziani decoraticon benemerenze avisine riproducia-mo, oltre ad alcune foto “d’epoca” le“caricature” che uno dei pionieri del-l’Avis torinese, il geometra TomasoChierotti (Ciro per gli amici) aveva pre-disposto per la loro pubblicazione suinostri periodici.

Del bollettino ufficiale edito allora acura della “comunale” di Torino nonabbiamo altro materiale a nostre maniche la “testata” di uno dei primi nume-ri pubblicati che, salvo errore, risale al1957.

Tuttavia, dal “numero unico” editodal fondatore dell’Avis, dottor Vitto-rio Formentano, per solennizzare ilprimo decennio di vita dell’Associa-zione, riportiamo integralmente, lasintesi...

Riproduciamo la testatadel primo

“bollettino ufficiale”dell’Avis Torinese

PAGINA 4

Per non dimenticareViviamo attraverso fotografie di allora le nostreorigini, con un pensiero di riconoscenza egratitudine per i pionieri della donazione di sangue

R•

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S.E. il Prefetto di Torino, con decreto 28aprile 1936 n° 17083, autorizzò la costitu-zione dell’Associazione Provinciale Volon-tari del Sangue.

Però già dal 1° luglio 1930 Torino avevasvolto una feconda attività organizzativaper il servizio della trasfusione del sangue.

In detta data infatti l’A.V.I.S. – DirezioneCentrale – aveva affidato aldott. Paolo Littardi Bunival’incarico di organizzare lasezione torinese dei Volonta-ri del Sangue.

Si deve in modo particola-re alla solerzia e alla volontàdel dottor Littardi e dei suoicollaboratori se Torino pos-siede oggi una delle meglioorganizzate e attrezzate Se-zioni italiane dei Volontaridel Sangue.

Ecco alcuni dati statistici ri-guardanti la sezione torinese:

• Donatori iscritti alla se-zione di Torino-cittàn° 1.735

• Donatori iscritti nei vari comuni dellaprovincia n° 195

• Trasfusioni effettuate con donatori diTorino-città n° 4.385

• Trasfusioni effettuate con donatori dellaprovincia n° 25

• Sangue donato per le trasfusioni sud-dette (totale) gr. 1.048.425

Nella provincia è statasvolta attiva propaganda perla costituzione di Sezioni co-munali e già ne sono in fun-zionamento cinque; sono diprossima attivazione 8 se-zioni e 20 sono in corso di or-ganizzazione.

Dall’ultima relazione tra-smessa dal dott. Littardi ri-sulta che a Torino l’offertadel sangue da parte di tutti idonatori è anonima, gratui-ta; il 95% delle trasfusionieffettuate ha avuto esito feli-ce, cioè la guarigione del ma-lato. Presso la sezione è isti-tuita e funziona con la mas-

Foto 1:il fondatore dell’Avis italiana,dott. Vittorio Formentano

Foto 2:distintivo ufficiale per i“volontari italianidel sangue”

PAGINA 5

Pressola sezione

era istituitae funzionava

anche la “cassamutua malattia dei volontari”

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Dall’“Albo d’oro” trascritto a cura di Felicina Bardone vedova Fisso, riportiamo la prima pagina con i nomi dei Fondatori dell’AvisComunale di Torino

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Pietro Castelli, classe 1893,111 donazioni, distintivod’oro con fronde

Pietro Blangetti, classe1895, 172 donazioni, di-stintivo d’oro con fronde

Luigi Milone, classe 1889,

140 donazioni, distintivo

d’oro con fronde Giuseppe Ronchetta, clas-se 1905, 132 donazioni, di-stintivo d’oro con fronde

Gino Cerutti, classe 1907,142 donazioni, medagliad’argentoGiuseppe Paniati, classe

1902, 160 donazioni, di-stintivo d’oro con fronde

Mario Giachino, classe

1906, 67 donazioni, meda-

glia d’oro

Giuseppe Sada, classe1893, 182 donazioni, di-stintivo d’oro con fronde

Journe Luisa Leona, clas-se 1885, 111 donazioni, di-stintivo d’oro con fronde

Giuseppe Boero, classe

1912, 126 donazioni, di-

stintivo d’oro con frondeFerruccio Pollarolo, clas-se 1897, 76 donazioni, me-daglia d’oro

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sima regolarità la “Cassa Mutua Malattiedei volontari”.

Nella sezione torinese funziona in serviziopermanente la “Guardia Notturna”.

Oltre ai normali impegni l’Associazionetorinese provvede altresì a mantenere saldolo spirito di cameratismo fra i donatori riu-nendoli in ogni occasione propizia per mani-festazioni, gite sportive e acarattere culturale, con visi-te a Mostre dirette da apposi-te guide per istruzione”.

La storia dei primi 10anni di vita della sezionetorinese dell’Avis è ancheriassunta nella tabella chela prima segretaria, signo-rina Irma Marchio, ela-borò con maestria. La dataindicata nella tabella – lu-glio 1929-dicembre 1940 –differisce di un anno daquella riportata nel nume-ro unico sopra menziona-to. Ma i fondatori ancorain vita durante le celebra-

zioni del quarantennio di fondazionedell’Avis torinese, confermano che fos-se il luglio 1929.

In quegli anni le trasfusioni venivanoeffettuate esclusivamente in modo “di-retto” tra un donatore ed un paziente,con una apposita siringa (chiamataJubè). Per ogni trasfusione il medico in-

dicava in grammi la quan-tità di sangue prelevata aldonatore, che doveva re-carsi nell’ospedale doveera ricoverato il paziente,stendersi su un lettino ac-canto per trasfondergli ilproprio sangue.

Oltre alla visita medica,al donatore venivano allo-ra effettuati pochissimiesami. A controllo dellasua salute e, soprattutto asalvaguardia del riceven-te, era indispensabile l’esa-me della “Wassermann”,questo a Torino era effet-tuato dall’Ufficio di Igie-

Riproduzione dellasiringa “Jubè”

La famosasiringa Jubèconsentiva

la donazionediretta

del sangue

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’’PAGINA 8

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Le donazioni “dirette” effettuate dai volontaridella Comunale di Torino dal Luglio 1929 al Dicembre 1940

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ne che riceveva le provette dai centritrasfusionali, per accertare l’assenza,nel sangue del donatore, della allora te-mutissima “spirocheta” apportatricedella sifilide.

Agostino Cammarata, già consiglierenazionale e membro del direttivo Torine-se dell’Avis ha stilato anche una sintesidelle principali attività dell’Avis in Italiafacendola precedere da una breve ma in-teressante indagine sul sangue e le “sco-perte” che ne resero possibile il passag-gio da un individuo ad un altro, per ga-rantirne in molti casi la sopravvivenza.

Il sangue, (così inizia Agostino), dasempre è ritenuto elemento prezioso,essenziale e sinonimo della vita stessa.La letteratura, le religioni e la storia ci ri-cordano quanto fosse importante:

• Ovidio, per esempio, nella sua Me-dea, descrive come la maga ringiovanì ilvecchio Esone, dopo averlo sottoposto asalasso, con l’introduzione nelle sue ve-ne di un umore segreto;

• in molte religioni si offriva alle divi-nità il Sangue delle vittime sacrificate

(animali ma in alcune religioni ancheumane);

• in molti modi di dire, come “Donaresangue alla Patria” oppure “Versare ilsangue degli innocenti” la parola sangueè la parte del tutto, ovvero sangue = vita.

Ampliamo i concetti espressi da Agosti-no riportando un ampio stralcio del libro“Il problema del sangue”, Edizioni RemoSandron di Firenze, edito nel 1977 a curadel prof. Mazzingo Donati, direttore delServizio Trasfusionale dell’Arcispedaledi Santa Maria Nuova di Firenze (con lacollaborazione dei Suoi Colleghi), rite-nendoli sempre di attualità. Nel capitolo“Valutazione del sangue” Mazzingo Do-nati scrive:

“I medicamenti prodotti dall’industria,nei Laboratori, hanno un prezzo ed è giustoche sia così. Sono prodotti commerciali che sipossono vendere ed acquistare. Il sangueumano è pure un medicamento, ma non puòprovenire che dalle vene di un essere umano,e deve, in conseguenza, essere un dono diuna persona in buona salute ad un ammala-to. (Documentation medico-sociale n.32 Li-

Foto 1:Il ricorrente richiamo

pubblicato sui periodiciediti a cura dell’Avis

per invitare i donatoriad aggiornare

sistematicamenteil controllo

della “Wassermann”.L’unico esame praticato

allora sul sanguedel donatore

Foto 2:Cornelio Bartorello - caporeparto presso la Marus -

76 donazioni

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gue des Sociétés de la Croix-Rouge - Geneve1973).

Così continua Mazzingo Donati:Ci sono tre modi essenziali per procu-

rarsi il sangue:1) pagando il donatore, che è frequentemente

un alcolizzato od un tossicomane, che hainteresse a nascondere le malattie avute,per es. l’epatite, e ciò fa-cendo, costituisce un peri-colo per il beneficiario egetta discredito sul servi-zio (n.d.r. Nel 1977, an-no in cui fu edito il librodi Mazzingo Donati, lalegge italiana in vigoreammetteva le donazio-ni di sangue a paga-mento”.

Finalmente la Legge107/90, sostitutiva delleprecedenti che disciplina-vano il servizio trasfusio-nale in Italia, ha vietatotali prestazioni).2) sistema di contraccambio

o di “banca”; il beneficiario o chi per esso siimpegna a restituire il sangue trovandodei donatori in numero doppio per avere lagratuità, alla pari per avere il 50% di ridu-zione delle spese, oppure paga il sangue.

Accade spesso, continua lo scrittore,che il beneficiario si rivolga a donatori perio-dici iscritti in associazioni, ed inseriti quindi

in un programma, il qualeprogramma viene a saltare,qualcuno preferisce pagare,piuttosto che accollarsi unadifficile ricerca e contrarreobblighi; se il beneficiario èassicurato e le spese di malat-tia sono coperte, non vi è al-cuna spinta verso la ricerca didonatori; occorre tenere ag-giornati una serie di registriper il conteggio e lo scambio.

3) donazione volontaria(gratuita e benevola); è lapiù rispondente alle neces-sità sociali; il sangue non èvenduto nè ceduto ad unaistituzione.

Foto 1:Angelo Savi - dipendenteFiat - 116 donazioni

Foto 2:Secondo Bello - falegna-me - 102 donazioni

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Ci sono tre modiper procurarsi

il sangue:pagando,

contraccambiando,donando

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È facile assicurarsi delle buone condizionidi salute del donatore, non avendo egli alcuninteresse a nascondere dati anamnestici. Sidona e si riceve il sangue nella più grande di-gnità.

È un sistema più efficace ma non il più fa-cile, perchè per arrivare a coprire il fabbiso-gno con tale sistema occorre un lavoro fati-coso, costante, consistente, professionale,coordinato, individuale.

Passando da queste premesse a condizioniche possono influire sulla volontà del dona-tore, diciamo subito che questa volontà puòessere originata da fattori diversi in una so-cietà che ha bisogno di spinte morali edinformative.

È chiaro che uno non si alza la mattina pereffettuare una donazione di sangue senzauna sollecitazione precedente, la quale puòessere dovuta:

• a necessità estrinseche coinvolgenti l’in-dividuo (familiari, parenti, amici, conoscen-ti che hanno bisogno di sangue);

• a necessità estrinseche coinvolgentil’ambiente in cui l’individuo vive o di cui hanotizia (associative, religiose, comunitarie);

• a situazioni di emergenza pubblica (ca-lamità, guerre, appelli o stato di necessità);

• a interesse materiale e doveroso (denaroofferto in pagamento, senso di dipendenza,obbligo morale di restituzione”.

L’Autore prosegue nella sua dotta ri-flessione facendo ogni sforzo per com-battere il commercio allora esistente(anche con interventi delle industrie neiPaesi più poveri) del sangue umano econ il ricorso ai datori di sangue a paga-mento.

Per fortuna le leggi oggi in vigore nonammettono più questo “commercio”anzi, sanciscono pene pecuniarie e per-sonali per chi trae profitti economici e fi-nanziari “vendendo” il sangue umano.

Dallo stesso volume riportiamo unostralcio dell’interessante “Storia dellatrasfusione di sangue” elaborata daldottor Paoletto Paoletti, anch’egli – co-me Mazzingo Donati – in organico nelServizio trasfusionale dell’Arcispedaledi Firenze.

“Fino dai tempi più antichi l’uomo ha datoal sangue il significato di “principio di vita”,

Foto 1:Maria Zallio - casalinga -

108 donazioni

Foto 2:Giovanni Certosio -

camionista - 102donazioni

Foto 3:Giuseppe Beccaria -

portinaio - 100donazioni

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avendo compreso che una profusa emorragiacomportava la morte stessa o quanto menouna grave compromissione dello stato di sa-lute e di validità fisica. È questa la ragione dicerti riti magici in cui veniva bevuto il san-gue di animali o perfino di altri uomini, uc-cisi in combattimento o sacrificati a sangui-narie divinità. Infatti è antica quanto la me-dicina stessa l’idea di ridarela salute a organismi spossa-ti da emorragie oppure di do-nare forza e nuovo vigore aivecchi e addirittura di rista-bilire l’equilibrio mentale deifolli mediante l’apporto disangue fresco e giovane. Nonsappiamo però in sicurezzase in epoche remote sia statatentata la trasfusione di san-gue da uomo a uomo, anchese taluni storici ritengonoche Egiziani e Romani l’ab-biano adottata: la letteraturamedica e storica è pressochèmuta a tale riguardo; di sicu-ro sappiamo da Plinio che i

romani usavano bere il sangue dei gladiatorimorenti.

Il primo tentativo di trasfusione di sangueda uomo a uomo, storicamente accertato, ri-sale al XV secolo e precisamente al 1492, lostesso anno della scoperta dell’America. ARoma, in quell’anno, il medico di Papa In-nocenzo VIII pensò di infondere nuova vi-

goria al vecchio e malatoPontefice, trasfondendoglisangue prelevato a baldi ado-lescenti romani.

Poco sappiamo dei risul-tati di queste trasfusioni:date le conoscenze medichedell’epoca, se il Papa non nemorì fu già un grosso suc-cesso.

Comunque l’esperimentonon ebbe alcun seguito, al-meno in Italia. Alcuni stori-ci riferiscono che anche inFrancia sarebbero stati fattitentativi di trasfusione consangue di fanciulli reclutatiper le vie di Parigi a vantag-

Giuseppe Ronchetta -impiegato Rai - 137donazioni

Giuseppe Sada - 182 donazioni,mutilato e pensionato

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Il primotentativo

di trasfusionedi sangue risale

al 1492

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gio di vecchi nobili desiderosi di “ringiova-nire”. La trasfusione sanguigna tuttavia re-stò a lungo relegata nel campo nebuloso del-la magia e delle superstizioni.

Scientificamente, il concetto di trasfusio-ne del sangue è nato e si è affermato in con-seguenza della scoperta della circolazionedel sangue (Andrea Cesalpino 1571;Wil-liam Harvey 1628), scoperta di importan-za capitale per il progresso della medicina. Ilcontributo della medicina italiana, almenoper quanto riguarda l’enunciazione teoricadella trasfusione del sangue fu notevole. Ilmilanese Gerolamo Cardano (1501-1576), matematico, medico e filosofo, cheinsegnò medicina a Milano, Pavia e Bolo-gna, parla in una sua opera della possibilitàdi “commutare”, cioè di cambiare il sangueper mezzo di cannula che stabilissero unacomunicazione fra i vasi sanguigni di duediversi organismi. Giovanni Colle da Bel-luno (1558-1631),insegnante di medicinapratica all’Università di Padova, avendoper primo teorizzato la somministrazioneper via venosa di medicamenti di vario tipo(fra cui il sangue di giovani sani), è ritenu-

to da alcuni Autori il vero inventore dellatrasfusione del sangue. Ma assai più chia-ramente di Cardano e di Colle il toscanoFrancesco Folli da Poppi, teorizzò la tra-sfusione del sangue, e proprio quale oggi es-sa viene praticata: da uomo a uomo, consangue venoso, per mezzo di siringa. Egliaveva infatti compreso che “rimettendo unpoco di sangue buono nelle vene di denutri-ti o malati, si sarebbero potuti salvare damorte”; e, a tale scopo, ideò alcuni apparec-chi da trasfusione”.

L’Autore riferisce in seguito sui diver-si esperimenti che in alcuni Paesi euro-pei vennero compiuti, ma sempre e solocon trasfusioni all’uomo di sangue pro-veniente da animali. Gli insuccessi furo-no peraltro molti, tanto che la Corte diGiustizia di Parigi nel 1668 (e il GovernoPontificio di Roma nel 1669) decretaro-no ufficialmente l’interdizione di taliprocedure.

“All’inizio del XIX secolo e precisamentenel 1824, prosegue Paoletti, l’0stetricolondinese Iamse Blundell preconizzò decisa-mente l’impiego di sangue venoso umano

In cinque totalizzano861 donazioni oltre 250

litri di sangue donato

Da sinistraGiuseppe Ferretti

198 donazioniPietro Blangetti 178 donazioni

(ricorda le donazioni effet-tuate a lume di candela in

tempo di guerra) Andrea Quaglia 142 donazioni

Giuseppe Cremonesi 161 donazioniGiuseppe Sada 182 donazioni

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per le trasfusioni nell’uomo e dette inizio aduna nuova tecnica trasfusionale: quella del-la trasfusione mediata o indiretta, fatta conuna siringa”. Nonostante altri diversitentativi, i risultati delle trasfusioni ef-fettuate non era incoraggiante. Su 317trasfusioni nell’uomo riportate nellaletteratura medica dal 1840 al 1875, siregistrò una mortalità del50%. Ciò è dovuto princi-palmente ad embolie, percoagulazione del sanguetrasfuso (non erano statiancora scoperti gli “anti-coagulanti”), alla presen-za nel sangue trasfuso digermi, batteri o sostanzetossiche ma, soprattutto,all’incompatibilità per di-versità di gruppo inquanto i gruppi sangui-gni non erano ancora co-nosciuti.

Fu infatti solo nel 1900che il medico vienneseKarl Landsteiner dimo-

strò che il sangue contiene due tipi disostanze particolari e cioè gli aggluti-nogeni (antigeni che si trovano alla su-perficie dei globuli rossi) e le agglutini-ne (anticorpi liberi nel siero, pronti a“rigettare” l’ingresso nelle vene di so-stanze non già presenti nel sangue delricevente).

Nacquero così i treprincipali “gruppi san-guigni”: A, B e 0 (que-st’ultimo senza aggluti-nogeni ma con entrambele agglutinine, anti A eanti B). Due anni dopo,nel 1902, gli italiani De-castello e Sturli scopriro-no un quarto gruppo, ilgruppo AB, con ambeduegli agglutinogeni e senzaagglutinine.

Dal momento dellascoperta di Landsteineril numero di gravi inci-denti a seguito di trasfu-sioni sanguigne diminuì

Foto 1:a destra Luigi Milone -143 donazioni conAndrea Quaglia - 142 donazioni

Foto 2:Giovanni Lieuppoz -operaio fonderie Limonedi Moncalieri -78 donazioni

Foto 3:“Nell’ora in cui la mortemiete le vite umane,l’opera tempestivadel medico e il sanguegeneroso del donatorene salvano molte

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Nel 1900un medicoviennese

scoprì i “gruppisanguigni”

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notevolmente; ma si registravano an-cora degli insuccessi, dovuti soprat-tutto a coagulazione intervasale delsangue trasfuso.

Fu solo nel 1914 che Hustin, professo-re alla Libera Università di Bruxellesapplicò per la prima volta alla trasfu-sione la proprietà anticoagulante delcitrato di sodio, sostanza dimostratasiinnocua per l’uomo e che viene tuttoraimpiegata.

Furono scoperti anche i “sottogrup-pi” e nel 1940 Wiener e Landsteinerscoprirono un nuovo fattore, chiamatoRhesus o Rh, la cui determinazione sirivelò importantissima per evitare inci-denti trasfusionali fino ad allora ine-splicabili.

La possibilità di ricorrere a trasfusio-ni di sangue umano, senza temere gra-vi incidenti nacque quindi sulla spintadelle necessità tragiche determinatedalle guerre mondiali: la prima dal1914 al 1918 e la seconda dal 1939 al1945.

È quindi dal 1940 in poi che la trasfu-

sione di sangue citratato (prima immes-so in contenitori di vetro e poi nelle at-tuali “sacche” di materiale plastico) èvia via cresciuta consentendo unostraordinario sviluppo alla chirurgia si-no a favorire, ai giorni nostri, il trapian-to di organi anche complessi.

Anche in medicina, con le successivescoperte che consentono il fraziona-mento del plasma nei suoi vari costi-tuenti (fibrinogeno, albumina, gam-ma-globuline) e dei fattori plasmaticidella coagulazione, compreso il fatto-re VIII antiemofilico, l’utilizzo dellatrasfusione diventa d’uso quotidiano.

Il sangue può essere conservato ancheper 45 giorni, come sangue fresco, e sinoa due anni con il congelamento.

L’Avis ha seguito passo per passo losviluppo determinato dalle varie sco-perte scientifiche e dalla necessità dipoter disporre, in ogni momento, delsangue necessario per ogni evenienza,donato spontaneamente dai propri vo-lontari in modo anonimo e disinteres-sato.

Classificazionedei gruppi sanguigni

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Alla fine della seconda guerra mon-diale l’Avis, per colmare il vuoto legi-slativo che non prevedeva il ServizioTrasfusionale tra i reparti ospedalieri,diede vita a molti Centri Trasfusionali(a Torino nel 1953 d’intesa con la ClinicaOstetrica e Ginecologica dell’Univer-sità) che in seguito vennero per leggetrasferiti alle pubblicheAziende Ospedaliere.

L’entrata in guerra del-l’Italia nel 1940, il conse-guente richiamo alle armidi molti donatori e le im-posizioni dettate dal Go-verno allora in carica enon accettate dai Volonta-ri, portarono gli avisini araggrupparsi in un “co-mitato di donatori di san-gue” che si pose princi-palmente a disposizionedell’illustre chirurgo pro-fessor Achille Mario Do-gliotti consentendogli ipiù arditi interventi.

Dopo la Liberazione la vita della Sezio-ne si riprese, anche se i donatori rag-gruppati nel “comitato” non rientrarononell’Associazione. Il 29 gennaio 1953l’Alto Commissario per l’Igiene e la Sa-nità Pubblica rilasciò la prima autorizza-zione all’Avis di Torino, esaminata la ri-chiesta dalla stessa effettuata congiunta-

mente al professor Giu-seppe Dellepiane, diretto-re della Clinica Ostetrica eGinecologica del’Univer-sità di Torino, a gestire unaemoteca avente sede pres-so la Clinica stessa.

Il relativo decreto fu tra-smesso al Sindaco di Tori-no per la consegna all’A-vis con lettera n°6798 delPrefetto in data 10 agosto1953. Nacque così il Cen-tro Tecnico Scientifico perla Trasfusione del Sanguela cui direzione sanitariafu affidata al compiantodottor Lorenzo Cagliero.

Alcune immaginidel primo centro trasfusionaleistituito e gestitodall’Avis Comunaledi Torino in via Baiardi 39

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La sottosezioneSan Paoloha avutoun ruolo

importantenella crisitorinese

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Nel gennaio del 1954 un gruppo diavisini torinesi, fra cui Pietro Castelli,Giovanni Centa, Mario Giachino, Pao-lo Musso e Paolo Zopegni costituisco-no la sottosezione San Paolo che avrà unruolo importante nella crisi verificatasinell’Avis di Torino nel 1957.

Nel 1956 su iniziativa dei volontari Gio-vanni Lussetti e LucianoPenna viene costituito ilgruppo aziendale AvisFiat. Dai 28 soci iscritti nel-l’anno di fondazione si so-no raggiunti, nel 1996, i7.000 volontari dipendentidei vari gruppi Fiat sparsiin tutta Italia.

Nel direttivo del grupposi sono avvicendati, oltre aLussetti e Penna, i volonta-ri: Giorgio Bernardi, Fran-co Boero, Franco Buffa,Vincenzo Bussolino, Pie-tro Castelli, VirginiaCholler, Rolando Del Pra-to, Lenilda Desderi, Piero

Galazzo, Costanzo Orsini, Edgardo Pa-purello, Giuseppe Sburlati, ArmandoSegrè, Sergio Tibaldo, Italo Vaschetto,Carlo Mantelli, Gino Nagliati e molti al-tri, fra cui i responsabili delle diverse se-zioni della Fiat a cui i dipendenti, dell’a-zienda, e volontari Avis, potevano ricor-rere per ogni necessità.

Nel 1957 scoppiò una ve-ra crisi che minacciò la stes-sa esistenza della sezionetorinese dell’Avis. In quel-l’anno gli iscritti alla sezio-ne di Torino elessero a loropresidente il professor Ce-sare Rotta, allora capo deiservizi sanitari Fiat. Pocoincline ad assoggettarsi al-le disposizioni impartitedall’Avis Nazionale, il pro-fessor Rotta decise, nel cor-so di una assemblea, di darvita ad un nuovo organi-smo: l’Associazione Dona-tori di Sangue del Piemon-te, ora inserita nella Fidas.

Si costituisceil gruppoaziendaleAvis Fiat

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Foto 1:Giovanni Lussetti

fondatoredel gruppo Avis Fiat

Foto 2:Luciano Penna

cofondatore del gruppoAvis Fiat e ideatore

del CCS-Avis(Centro Culturale

e Sportivo)

Foto 3:La sede del gruppo

“San Paolo”che ha avuto

un ruolo importanteper l’Avis di Torino

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MANCAFOTO

LUSSETTI

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I Volontari che parteciparono a quellariunione sentirono parlare di fusionefra gli iscritti all’Avis ed i donatori rima-sti nel “comitato” ed approvarono la co-stituzione del nuovo ente. Pochi in ef-fetti compresero che l’Avis sarebbe sta-ta sciolta. Un centinaio di iscritti tutta-via si ribellò a quella decisione; inun’accalorata riunione tenuta nella sot-tosezione San Paolo fu deciso di chiede-re l’intervento della sede nazionale del-l’Associazione. Nel frattempo l’Avis diTorino fu chiusa, i telefoni rimossi, tuttoil materiale asportato, compresi glischedari, registri, mobili e arredi.

La sede nazionale nominò EugenioOrefice, allora vice presidente, commis-sario alla Sezione Comunale di Torino.La prima azione del commissario fuquella di chiedere, con ingiunzione deltribunale, la restituzione all’Avis diquanto di sua pertinenza. Purtroppo ri-tornò ben poco e resta difficile pertantoricostruire l’attività svolta prima del1957. I pochi Volontari rimasti fedeli allabandiera avisina si trovarono con una si-

tuazione deficitaria, con una sede socialesenza neanche le sedie. Dovettero rim-boccarsi le maniche per ricominciare tut-to da capo, combattendo anche contro laviolenta e denigratoria campagna distampa che l’Associazione Donatori diSangue del Piemonte iniziò da allora(mettendo in cattiva luce l’Avis in tutti gliambienti torinesi) e continuò fino a pochianni fa. Nominato presidente il dottorArnaldo Colombo, i Volontari torinesi ri-trovarono un clima sereno, un’ammini-strazione efficiente ed onesta, la volontàdi ribattere con fatti concreti a tutte le ma-le parole ricevute, senza peraltro prestar-si a scendere in polemica con quanti, do-po tutto, avevano affossato l’Associazio-ne. Ed il numero dei soci effettivi crebbedi anno in anno così che la forza della Se-zione di Torino dell’Avis passò da 120iscritti rimasti nel 1957 a 3.004 nel 1969.

DICEMBRE 1958: esce il 1° numerodella nuova edizione di Corriere Avis,edito a cura della sezione Comunale diTorino con la collaborazione dei CentriTrasfusionali di Torino e Rivoli Torine-

Foto 1:Il geometraTomaso Chierottinominatovice commissariostraordinariodell’Avis Comunaledi Torino

Foto 2:Il bilancio conclusivodella gestionecommissarialee la presa in caricadell’Avis di Torinodal dottorArnaldo Colombo

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se. Direttore responsabile Orlando Ce-roni; comitato di redazione OrlandoCeroni, Enrico Dasso, Giovanni Tosco.Il Corriere ha quindi sostituito il perio-dico Conoscere edito a cura dell’Avis diRivoli che, gestendo un proprio centrotrasfusionale, aveva permesso la conti-nuazione dell’attività svolta nelle se-zioni comunali della pro-vincia, nonostante la crisiche determinò la tempo-ranea chiusura della se-zione di Torino.

FEBBRAIO 1959: primariunione del consiglio diamministrazione del Cen-tro Trasfusionale Avis, consede in Torino, via Baiardi39. Presenti il comm. Euge-nio Orefice, vice-presiden-te nazionale, il dr. ArnaldoColombo, presidente del-l’Avis Comunale di Torinoe i consiglieri Piero Ampri-no, presidente Avis Giave-no, Armando Arboco, con-

sigliere dell’Avis Comunale di Torino eLuigi Gili, presidente Avis di Pianezza.

Nel resoconto il dottor Colombo ha rile-vato, come nel periodo che va dal 22 no-vembre 1957 (data in cui è stato nominatoamministratore del centro trasfusionaletorinese) al 31 dicembre 1958, le infusionidi sangue sono risultate 3.748 e quelle di

plasma 884. I gruppi san-guigni determinati sonostati 2.997 e gli esami emo-diagnostici effettuati 256.

In centimetri cubi il san-gue prelevato in detto pe-riodo totalizzava 1.119.550.I prelievi sono stati in tota-le 3.787 (con una mediaper prelievo di circa 300cc) di cui 1.467 di gruppozero, 1752 di gruppo A,393 di gruppo B e 175 digruppo AB. Per la parteamministrativa, dopoavere sottolineato l’insuf-ficienza delle tariffe dirimborso spese trasfusio-

Il presidente Aviscomunale ,

Arnaldo Colombo,si congratula

per il distintivo d’oromeritato dal giovane

donatoreGiacomo Curti,

al suo fianco il segretarioGiovanni Tosco

e Armando Arbococonsigliere incaricato

per l’assistenzaai Volontari

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Una delle primedistribuzioni

delle“benemerenze”

al meritotrasfusionalerisale al 1959

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Foto 1: Con Arnaldo Colombo la prima segretaria della “comunale di Torino” Santuzza Baratto e Lucia Vesco del consiglio direttivoin una delle prime edizioni della Befana Avis.Foto 2: I volontari Sartori, Beilis e Omegna nelle sontuose vesti dei tre re Magi, durante una delle prime “Befane” avisine.Foto 3: Franco Boero e Piero Galazzo ripresi da Ciro Chierotti mentre trasportano i pacchi dono.

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nali, il dottor Colombo ha così conclusola sua relazione:

“Intanto, con notevoli sforzi, è stato possi-bile ridurre i debiti ereditati dalle precedentiamministrazioni da lire 4.307.101 a lire2.602.181)”.

APRILE 1959: il Corriere Avis pubbli-ca la preghiera composta personalmen-te da papa Giovanni XXIII per i donato-ri di sangue.

MAGGIO 1959: Arnaldo Colombosubentra ad Enrico Dasso nel comitatodi redazione ad assumerà la veste diFondatore del periodico Corriere Avis.

GIUGNO/LUGLIO 1959: celebrato iltrentennio di fondazione. Presenti unasessantina di labari e le autoemoteche diMilano, Roma, Novara, Asti, Rivoli eTorino provinciale. Brillante discorso alTeatro Alfieri del senatore Oscar LuigiScalfaro. Benedetto il labaro della Co-munale.

LEGGILEGGE 20 febbraio 1950, n. 49.

Riconoscimento giuridico dell’Asso-

ciazione Nazionale Volontari Italianidel Sangue (A.V.I.S.).

La Camera dei Deputati ed il Senatodella Repubblica hanno approvato:

IL PRESIDENTE DELLA REPUB-BLICA

promulga la seguente legge:

Art. 1 - È riconosciuta a tutti gli effet-ti giuridici l’Associazione NazionaleVolontari del Sangue (A.V.I.S.) con se-de in Milano. Essa promuove, coordinae disciplina le attività delle Sezioni pro-vinciali e comunali dei Volontari delSangue.

Art. 2 - Sono abrogate le disposizionicontenue nell’art. 2, lettera c), del de-creto legislativo del Capo provvisoriodello Stato 13 novembre 1947, n. 1256,e tutte quelle non compatibili con lapresente legge.

Roma, addì 20 febbraio 1950.F.to Einaudi, Presidente della Repub-

blica; De Gasperi, presidente Consiglio;Piccioni, Guardasigilli.

Foto 1-2:Le prime immaginidell’emoteca Avis

di Torino diventato poiCentro tecnico-scientifico

per la trasfusionedel sangue

Foto 3:La preghieradel Donatore

compostada papa Giovanni XXIII

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SETTEMBRE 1959. Costituita a To-rino la sezione giovanile dell’Avis, il 9settembre. L’11 settembre sono stati di-stribuiti gli incarichi di: presidente aWalter Kolliger, segretario a FrancoGallofrio, amministratore a BenitoBuia. Per lo spettacolo il comitato ha de-signato Ferruccio Casconi e UmbertoTaccola; per la cultura Albertina Pagani;per la stampa e pubblicità Anna MariaDogliotti; per il turismo Carlo Nanni eper lo sport Carlo Tagiuri. Convenuta laconvocazione del consiglio ogni venerdìalle ore 21 presso la sede di via PrincipeTommaso 39, la prima manifestazione èstata fissata per il 4 ottobre per una pre-sa di contatto con l’Aeritalia per unaprova trasfusionale dei paracadutisti ap-pena dopo effettuato il lancio.

OTTOBRE 1959. Una delle prime“giornate del volontario” celebrata nellasede di via Principe Tommaso 39. Con ildottor Colombo, il segretario GiovanniTosco mentre chiama i benemeriti pre-miandi e sullo sfondo Armando Arboco,titolare della commissione assistenza.

NOVEMBRE 1959. Si annuncia l’in-no dell’Avis composto dal maestro Ma-rio Chiantore con le parole di Albino Pa-violo. La banda degli Alpini di Torino loeseguirà il 6 dicembre in occasione del-la sfilata indetta per solennizzare laXXIII Assemblea nazionale convocatadal 6 all’8 dicembre nel salone dell’U-nione Industriali torinese. Presente ilfondatore, dottor Vittorio Formentano escambio di doni con il sindaco, AmedeoPeyron.

DICEMBRE 1959. La Commissioneper l’Assistenza della comunale di Torinoinvita i volontari ad accompagnare i pro-pri figlioli, di età non superiore ai 10 an-ni, in via Principe Tommaso 39, il 6 gen-naio dalle 10 alle 12 per il ritiro dei doni.È l’inizio della “Befana Avis”.

LUGLIO 1960. Nuove cariche socialialla Comunale di Torino. Votanti 215,schede nulle 19. Sono risultati eletti: dr.Arnaldo Colombo, presidente; ArmandoArboco e Giovanni Tosco, vice-presiden-ti; Alessandro Fisso segretario e ammini-stratore; consiglieri Aldo Aluffi, Eugenio

I gioani avisini -della squadra prelievi da sinistra,Giorgio Ferlanti,Vincenzo Sartori,Emma Calvie Carlo Omegna

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Bianchero, Tomaso Chierotti, don UgoDovis, Renzo Fiorano, Paolo Musso,Giuseppe Pollarolo, Giuseppe Ronchetta,Lucia Vesco Zanutta. Revisori dei Contidr. Carlo Grangetti, dott. Guido Salvi eAntonino Galliano (supplenti Carlo Pa-gliaretta e Aldo Rocchi). Probiviri col.Giovanni Masoero, Felice Milone e Ar-mando Segrè.

OTTOBRE 1960. È deceduta l’avisinaOrsola Bianco Morello. Aveva al suo atti-vo 300 donazioni di sangue. La Sua me-daglia d’oro è stata, per Suo ultimo desi-derio, offerta per appuntarla al labaro del-la sezione Avis di Torino.

DICEMBRE 1960. Il dottor LorenzoCagliero, dirigente del centro trasfusiona-le di via Baiardi 39, a Torino, illustra in uninteressante articolo la “nuova terapeuti-ca applicata alla ostetricia ha salvato dasicura morte molti piccoli pazienti”. Nel-lo studio di via Baiardi 39 erano affisse di-verse fotografie di bambini salvati conl’exanguino trasfusione, eseguita conmaestria della équipe guidata da LorenzoCagliero.

GENNAIO 1961. Nel tentativo di illu-strare l’importanza e l’attività dell’Avisanche al di fuori del ristretto numero di vo-lontari, a cui è inviato il Corriere Avis,l’organo ufficiale dell’associazione avisi-na torinese, viene edito il primo numerodel periodico “Pensiero e Azione Avis”che riporta articoli di interesse generale ol-tre che una sintesi di ciò che l’Avis ha rea-lizzato. I testi sono offerti gratuitamentedalla Gazzetta del Popolo, su iniziativa delgiornalista Piero Onida che in seguito diri-gerà le pubblicazioni Avis. La promozio-ne, per ottenere sponsor e mitigare le spe-se editoriali è affidata a Luigi Mazza. Lefotografie di copertina sono in gran parteattuate, ed offerte gratuitamente all’Avis,dal prof. Corrado Camandone.

FEBBRAIO 1961. Terza assembleadel gruppo AVIS-FIAT, che raggruppa174 avisini di Torino e provincia. Rinno-vato il direttivo che conferma GiovanniLussetti capo-gruppo, Luciano Pennasua vice e Armando Segrè segretario.Nel corso della giornata del volontario,al Teatro Adriano (circolo Ferroviario)

Foto 1:La giovane

Maria Rudà donail proprio sangue

dopo essere discesacon il paracadute

Foto 2:Orsola Bianco Morello

aveva raggiuntole 300 donazioni

di sangue

Foto 3-4:I giovani avisini

iniziano a trascorrerele ricorrenti serate

del martedì nella sede delCircolo Ligure di Torinoper l’interessamento del

dottor. Colombo

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sono distribuiti 13 distintivi d’oro confronde a: Actis Grosso Teodoro (120 do-nazioni), Alpignano Umberto (100),Boero Giuseppe (121), Castelli Pietro(104), Cremonesi Giuseppe (136), Cuc-co Giovanni (126), Journè Luisa Leona(102), Limone Giacomo (109), MiloneLuigi (137), Paniati Giuseppe (150), Pi-va Ernesto (105), Quaglia Andrea (133)e Ronchetta Giuseppe (129). Distribuiteanche 5 medaglie d’oro a Asfodeli Tere-sa Masseria (75 donazioni), Cosso Tere-sa Gaido (75), Dovis don Ugo (76), Ger-tosio Giovanni (94), Grosso Pietro (75).Il Gruppo Giovani ha rinnovato il diret-tivo con votazioni presiedute da SandroFisso, delegato dal dr. Colombo. Sonorisultati eletti: Vincenzo Sartori, FrancoGallafrio, Benito Buia, Carlo Nanni eLuciano Visconti. Alfiere Basiulio Ar-sieni.

MARZO 1961. Costituito il gruppoAvis fra i donatori della Cassa di Rispar-mio torinese. Promotore e capo-gruppoEugenio Bianchero. In seguito il grupposi è reso “autonomo”.

APRILE-MAGGIO 1961 (corsi e ri-corsi nella storia che evidentemente si ri-pete). Queste le rivendicazioni dell’Avissostenute presso il Medico Provinciale,non dissimili a quelle utilizzate negli an-ni successivi: “Per ogni flacone di sangueconservato il centro trasfusionale perdeoltre mille lire”. La nostra opera è e vuo-le restare gratuia, essa però deve soste-nersi con un bilancio adeguato alle esi-genze d’una metropoli. Le tariffe rimbor-so/spese a Torino inferiori del 50% aquelle di Milano. Nemmeno coperte lespese vive del materiale.

GIUGNO 1961. Ottomila specialistisono convenuti da tutti i Paesi. Le gior-nate medico-chirurgiche di Torino hannoassunto un’importanza mondiale. Pre-sente l’Avis nel palazzo delle Esposizionial Valentino con uno stand che ha ottenu-to la medaglia d’argento. Con un’efficacedocumentazione fotografica è stata ram-mentata la storia della nostra Organizza-zione (rinata nel 1947 dopo la soppres-sione imposta dal fascismo 10 anni pri-ma). I lusinghieri risultati: 200 mila soci

L’inno dell’Aviscomposto dal MaestroMario Chiantoresui versi di Albino Paviolo

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donatori, 568 sezioni comunali, 62 pro-vinciali, 65 centri trasfusionali e 31 au-toemoteche.

Inaugurata Italia-61. In 463 gli avisinipartecipanti alla gita sociale nel Verbano.Noleggiata la motonave Torino per la minicrociera sul lago. Nel gruppo giovanile:nozze Vincenzo Sartori con Gemma Toset-to. Il Corriere Avis rinnovail comitato di redazione:Arnaldo Colombo assumela carica di Direttore Re-sponsabile, in sostituzionedi Orlando Ceroni. Nel Co-mitato di redazione suben-trano Remo Grigliè, gior-nalista de La Stampa, Ales-sandro Fisso ed è riconfer-mato Giovanni Tosco. Du-rante i festeggiamenti diItalia-61 molte le visite aTorino di gruppi di volonta-ri provenienti da tutta l’Ita-lia a cui consiglieri ed atti-visti avisini torinesi hannofatto da guida.

LUGLIO 1961. Il professor GiuseppeDellepiane illustra i problemi relativi aivolontari ed ai centri trasfusionali. “In-terventi operatori di vasta portata un tem-po ritenuti impossibili, oggi possono at-tuarsi con risultati veramente miracolosi:a condizione però che si possa disporre dinotevoli quantità di sangue. L’importan-

za della terapia emotrasfu-sionale nel campo dell’o-stetricia. I rapporti tra cen-tri trasfusionali e donatori.Occorre potenziare l’orga-nizzazione tecnica e ammi-nistrativa. Necessaria lacampagna di propagandaAvisina.

AGOSTO-SETTEM-BRE 1961. Delia Scala eDomenico Modugno dona-no il sangue sulla “roulot-te” dell’Avis in piazza SanCarlo, a Torino. In rappre-sentanza del gruppo giova-ni Roberto Trompeo, oggi“croce d’oro”.

Delia Scala e Domenico Modugno

hanno donatoil loro sangue

all’emoteca mobiledell’Avis collocata

in piazza San Carloa Torino

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Due grandipersonaggi

dello spettacolodonano

il loro sangue

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Alcune fotodel professorCorrado Camandoneper le copertinedel periodico“Pensiero e Azione Avis”edito dal gennaio 1961per illustrare l’attivitàdell’Associazioneanche ai non iscritti

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Ricordidel 30°

anniversariodi fondazione

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Foto 1:Il vescovo bacia il labaro benedetto;

dietro all’alfiere, la madrina del labaro,signora Maria Elisabetta Liore

Foto 2:Il corteo in corso Principe Eugenio

Foto 3:Una parte della colonna delle emoteche in

piazza San Carlo

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...“Qui ci sono i donatori disangue, ci sono quelli che lihanno organizzati, quelli cheli hanno fondati.

Capita molte volte al mondocosì: ci sono quelli che parlanoe quelli che fanno, ci sonoquelli che fanno il discorso –ma la frase può parere un po-chettino eccessiva – sulla pel-le di quelli che invece fanno isacrifici; vi sono le personeche donano se stessi per la Pa-tria e poi ci sono quelli chefanno il discorso e fanno com-muovere gli altri.

Ora vedete, parlare è faci-le, fare, vivere è un po’ piùdifficile.

Proviamo a meditare insie-me: su che cosa?

Su un dono che è iniziatotrenta anni fa. Non è iniziato30 anni fa, perché una voltaio ho letto qualche cosa sullastoria di queste trasfusionidel sangue; mi pare che siriallaccino a delle pratichemediche che vanno ben piùindietro di 30 anni fa. Matrenta anni fa è nata in modoufficiale questa associazionela quale vuole soprattuttopropagandare questa dona-zione, vuol far sentire la bel-lezza di questo dono, che è undono. E un dono è una cosaimportante, perché certe vol-te noi diciamo che donare èuna cosa bella, una cosa so-lenne, una cosa eroica, poiquando ci capita di dover do-nare abbiamo una visione unpo’ diversa.

Dono vuol dire dare qual-che cosa di proprio a un altrosenza presentargli il conto.Né subito, né un mese dopo,né attraverso gli eredi.

Dono vuol dire dono. In ge-nere quando si parla del donosi pensa alle mamme, si pensaa cose che possono esseremesse su un piano poetico ma

possono anche essere messesu un piano molto reale”.

..“Al mondo ci sono anche icontratti, non diciamo micauna cosa sporca, ci sono scrittinel codice, il Codice è una co-sa pulita che vale per personepulite, in genere. Ma, quandosi parla di contratto, si dice: hovenduto, ho consegnato peravere questa contropartita,non si parla di dono”.

...“Il dono del sangue è undono di una parte di sé, vorreidire che è il dono di una partedella propria vita.

Il sangue. Il sangue per i fi-gli, dalla generazione mater-na, alla donazione di ogni gior-no, a sacrifici cruenti, eroici,che sono segnati dalla cronacaquasi di ogni giorno. Il san-gue, il sangue per una personacara, il sangue per un amico, ilsangue per difendere personeche non si conoscono: è del-l’altra settimana la morte di uncapitano di aviazione nel cielodi Roma, che anziché lanciarsicol paracadute poiché vedevache l’apparecchio sarebbe ca-duto di schianto su delle case,lo ha guidato fino a morire in-sieme, per impedire la mortedi persone che non ha mai vi-sto, le avrà viste qualche se-condo dopo nella riconoscen-za del Padre che è nei cieli.

Ed ecco il primo avverbioche è scritto nei sacri testidell’Avis: anonimamente.

Non si sa.Se io un giorno avrò biso-

gno di sangue, non si sa di chisia, non lo so. È anche beneche sia così; magari è di unmio collega dell’estrema si-nistra che è alla Camera, iomi sentirei caldo per quindicigiorni e invece non lo so, èbene che sia così; magari è diuna suora di clausura e io so-no uno al quale dà un po’ difastidio l’odore dei ceri o del-

l’incenso, se sapessi che è ilsangue di una che prega tuttoil giorno direi: mi sta rovi-nando la tranquillità dellospirito, invece lo prendo e lodigerisco con facilità. Chebellezza, vero? che cosa stu-penda!...

...La gratitudine è un fioreraro e quando si incontra faun piacere immenso, e quan-do non la si trova si sente chesi ha bisogno di trovarla. Co-loro che danno il sangue ri-nunciano alla gratitudine. Ri-nunciano a un uomo che dicegrazie, rinunciano a un atteg-giamento dello spirito, rinun-

ciano a una dolcezza umana,ci rinunciano”.

...“E insieme ecco l’altroavverbio: gratuitamente.

È scritto che il Donatore dàanonimamente e gratuitamen-te. Si dovrebbe dire: che gra-tuitamente è se poi facciamo ledecorazioni? E vi pare che lamedaglia d’oro sul petto di uncittadino che si è sacrificatoper la Patria sia una paga? Lamedaglia non è mai una paga.La medaglia è soltanto un se-gno che vuole richiamare l’at-tenzione di altri perché ne se-guono l’esempio...

Trentennio Avis Torino

Teatro AlfieriSua eccellenza

on. Oscar Luigi Scalfaropronuncia

il discorso ufficiale

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ALCUNI STRALCIDELBRILLANTEE COMMOVENTEDISCORSODELL’ONOREVOLEOSCAR LUIGISCALFAROPER ILTRENTENNIO AVIS TORINO

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Foto 1:Il celebre palazzodel lavoro concepitoe realizzatodall’ingegnerePier Luigi Nervi

Foto 2:La monorotaia che univail palazzo del lavorocon il Palavela

Foto 3:Il laghetto,nello sfondoil Palavela

Torino celebra il centenariodell’Unità d’Italia.

Molti i gruppi di avisiniche giungono

da ogni parte del Paesee vengono assistitidai nostri attivistiche diventano,per l’occasione,

altrettanti “Ciceroni”

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...C’ERA UNA VOLTA...

Tante belle favole iniziano con queste parole, dando libero sfogo alla fantasia ed ai sogni. Anche noi vo-gliamo cominciare la nostra storia con queste parole, perché è cominciata con un sogno, un desiderio: ades-so attraverso dei flash cercheremo di narrare questa meravigliosa favola, che è la storia vissuta della nostraassociazione:

1926 Un giovane medico, amareggiato dal decesso di pazienti che non potevano permet-tersi la trasfusione (all’epoca il sangue era a pagamento e costava (l’indennizzo a chilo forniva era di 850-900 lire) lancia un appello sul Corriere della Sera, a cui rispon-dono in 17.

1927 (27 maggio). Nasce l’Associazione che introduce in Italia il concetto di donazione VO-LONTARIA, GRATUITA E ANONIMA.

1929 Nasce a Torino la sezione Avis.

1932 (24 aprile). A Milano si riunisce il 1° Convegno nazionale del volontari del Sangue, vie-ne approvato lo statuto. L’associazione assume il nome di AVIS.(10 dicembre). Concessione dell’alto patronato da parte delle LL.MM.: il Re e la Reginad’Italia.

1933 (22 ottobre). 2° Convegno Nazionale a Milano.

1934 (30 settembre). 3° Convegno Nazionale a Montecatini Terme.

1935 (17 gennaio). Nasce il 1° Gruppo organizzato. La Direzione Centrale di Sanità del Co-mando della Milizia Nazionale autorizza la costituzione di gruppi di Volontari del San-gue in seno alla Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, col Controllo e secondo l’or-ganizzazione dell’AVIS.(25 settembre). 4° Convegno Nazionale a Roma.

1936 (20 agosto). Costituzione dell’Associazione Nazionale Donatori di sangue. Il D.M. im-pone anche la nomina dei dirigenti da parte del regime. I soci continuano a chiamarlaAvis.(18 ottobre). 5° Convegno dell’Associazione a Milano.

1937 Nascono a Milano i primi Gruppi Aziendali: Servizi municipali, Vigili del fuoco, Vigi-lanza Notturna, Dipendenti Comunali, Caproni, Alfa Romeo. Le sezioni provinciali so-no 68, i volontari 8.000.

1938 (9 gennaio). 6° Convegno Nazionale a Genova.

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1946 (24 febbraio). L’8° Convegno Nazionale elegge il dr. Formentano presidente nazionalee stabilisce la sede nazionale a Milano.

1947 (1 gennaio). Nasce il mensile dell’Avis Milanese (e poi dell’Avis Nazionale): SOS.(14 settembre). 8° Assemblea Nazionale ad Ancona.

1948 (9 ottobre). 9° Congresso Nazionale a Roma. Nell’occasione c’è l’udienza privata con ilPapa.

1949 10° Consiglio Straordinario, contro il tentativo di sottrarre all’Associazione il serviziotrasfusionale.

1950 (20 febbraio). Il riconoscimento giuridico dell’Avis viene decretato con una legge. 12°Congresso Nazionale a Bologna con approvazione del regolamento.(11 giugno). È a Firenze il 13° Congresso Nazionale. Il dr. Formentano, in un articolo,esprime la convinzione che è necessario penetrare anche nell’Italia meridionale.

1951 (25 febbraio). In tutta Italia si celebra la giornata del Volontario del sangue.(Luglio). Il Premio Candido (1.000.000 di lire per il migliore Italiano del mese) va al dr.Formentano.

1952 (8 dicembre). 14° Assemblea Nazionale a Napoli.

1953 I donatori in Italia sono 107.742 e le trasfusioni 730.000.

1955 (26 giugno). 19° Congresso Nazionale a Roma.(Dicembre). In Lussemburgo nasce la FIODS - Federazione Internazionale Organizza-zioni Donatori Sangue.

1956 (29-30 settembre). 20° Congresso a Trieste.

1957 (novembre). 21° Assemblea Nazionale a Milano.

1958 (agosto). A Roma il 7° Congresso della trasfusione sul tema: uso e abuso della trasfu-sione. A Bruxelles, i partecipanti al congresso della FIODS, eleggono il dr. Formentanopresidente.

1959 Il Papa Giovanni XXIII riceve i donatori di sangue. Il Papa scrive la Preghiera del do-natore. 23° Assemblea Nazionale a Torino.

1960 (ottobre). A Milano 2° Congresso FIODS a cui partecipa l’arcivescovo mons. Montini(Papa Paolo VI).(Novembre). 24° Assemblea Nazionale a Roma.

1961 (novembre) Assemblea Nazionale Avis - l’intervento di 287 delegati in rappresentanzadi 100.000 iscritti.

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