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1. LA CRISI EDUCATIVA Qùello ch€ ci mDaccia è una so.ra diloboro, mia d€1l'inse$amentoJ degli insesqanti e deglì sludenri. cjlles Del€uze, . En qùoi la philosophie peuî seri à ds marhéhariciels..., r. La crisieducativa e la cuhura analfabera Cominciamo colchiamare le cose col loro nome, per favore. Quella incorso è una crisi, non un'emergenza educativa. Una crisí nella, non della, educazione. Le parole, pur nella loro insufficienza, hanno un significato. E soprattutto, generano un effetto che det€rmina la compr€n- sione del messaggio. Crisl è una parola che viene dalla medicina, e ha il significato di uno .sforzo della natura chetendé a struggere l'azione di una causa morbifica> (così il buon vecchìo Tommas ed). Etuergenza invece denora un erenro inaspenaLo. improvvi50: - ote qcompr- glio", scrive ancora ilgrande linguista. La crisi è un processo che può avere o non avere esiro positi- vo, ma che porta con il senso di una durata, di un cambia- mento nelle cose. Qualcosa sta andando a male, qualcos'altro gli si oppone: qliesta è una crisi. lrrl

Di michele, la scuola

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Capitolo La crisi educativa, pp. 35-75.

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Page 1: Di michele, la scuola

1. LA CRISI EDUCATIVA

Qùello ch€ ci mDaccia è una so.ra diloboro,mia d€1l'inse$amentoJ degli insesqanti e deglìsludenri.

cjlles Del€uze, . En qùoi la philosophie peuîseri à ds marhéhariciels...,

r. La crisieducativa e la cuhura analfabera

Cominciamo colchiamare le cose col loro nome, per favore.Quella incorso è una crisi, non un'emergenza educativa.Una crisí nella, non della, educazione.Le parole, pur nella loro insufficienza, hanno un significato.

E soprattutto, generano un effetto che det€rmina la compr€n-sione del messaggio.

Crisl è una parola che viene dalla medicina, e ha il significatodi uno .sforzo della natura chetendé a struggere l'azione di unacausa morbifica> (così il buon vecchìo Tommas ed). Etuergenzainvece denora un erenro inaspenaLo. improvvi50: - ote qcompr-glio", scrive ancora ilgrande linguista.

La crisi è un processo che può avere o non avere esiro positi-vo, ma che porta con sé il senso di una durata, di un cambia-mento nelle cose. Qualcosa sta andando a male, qualcos'altrogli si oppone: qliesta è una crisi.

lrrl

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lmmaeinate una can na dove, per un rumore e una luce im

oro' ' r"i]si percepisce un rapido e dr'ordinato Fuggire di topi:

qu.+a è rnlern.tgenrr' ll 'uono di quera prrola rinvia a un

.enro di purra driann u qualcora che non a!e\ e prer isto che

vi coelie rmoreparati e indiÉesi.

I icrisrpuoiurare ll mondo.grazieall azionedellacri'i po-

trebbeesseremigliore, altermine delprocesso'flemereenzanonla'cia.peranza Èqualco'rche'/olnona\e-

vnre pr.Àro,.he non porete comprendere: ecco perche !r co-

sle ir sorore'a. Chi ta denuncir e, per delioizrone piir prepara-

io di voi ad affronrarla. perche /rr l aveva prer ista F (e lrveranre\i'rà,. dtrer>dmen!c ia ror,la cono'ce. que\r'emergenTr che

uor non conor'ete, dlr4tlP non disnrrbil€ il mrno\ ratore: 'olnon conoscete il nrezzo iu cui state viaggiando,lai sì E se 1o co-

nosce sa dove andare. d iuetsamekte dauoi,ouando \ i dicono che è lrbe sareúàc' in ;rro una -emergen

,1sì.,.2g1yr^, sanno quello cbe dicono.

E quello che vogliono che voi capiate.

Non per caso, all'"emergenza" è sempre collegato il tema del

-rirorno al Daslato .

C.-. "u.Le

lallo. roi,I non vedere il dicasrro della scuola

cheora, all'improrwiso, vi si para davanti? Semplice: avevate gli

occhi oifu"cati d^lle nebbie di quarant'anni di ideologia sessan-

ronarda. la .res.a ideoloeia reipon'abile dell -emergen/a Ilmondo. vr r iene deno, è lemplice, non c e bi\ogno di 'piegazio-,ri.o*ol.*", ralmente semplice che 'ia la 'au'a che l'eflerro

della crì-i che sriamo ' iuendo "i

riduce allo *e*o evento: il ses-

santotto. Tutto comincia col Sessantottor nC'è un numero da

togliere e ci sono dei numeri da intlodurre llnumero da toglie-

rei ilnumero 1968, sintetizzato in 68' (Giulio Tremonti)j'e

1. Giùlio Tremonti, .Il péssato e il bùon senso ", Cortde della Sera' zz rgosto

tutti i gùai deivano dal Sessantotto: ln quarant'arni di ideo-logia "politicamente corretta", di dominio ideologico della si-nistra, la scuola [...] ha perso il senso della sua missione, (Ma-riastella Gelmini).'

Invece no, ìl mondo è tutt'alt(o che semplice: è di un'enormecomplessità.

Per fortuna.

La cn>i che arrrarer<a il mondo dellìstru/ione non è nata oggi.e neaiche ieri.

E non è un fatto italiano.È importante tenerlo presénte: se ci si ferma alla scuola ita-

liana, si coglie solo l'aspetto particolare di un problema globa-le. Esì finisce per concllldere che è la solita cosa all'italiana, chegli italiani sono incapacì di fare una cosa fatta bene, nonsannorispettarele regole, sono indisciplinati, ma anche creativiefan-tasìosi,però da soli proprio noncelafanno: una nnazìone femmina,, che sotto sotto necessita dell'uomo forte che ci metta inriga. Come dicevano i dorninatori spagnoli nel Seicento, e an-che ìl Crapone di Predappio.

Crisi rell'educazione globale, dunque.Perché nnellao, e non "della"? Perché la scuola è all'interno

di un più vasto sistema educativo, che è attraversato da tempodr profondi mLrtamenri. Ej_erché e alrrer-rallglr:nporJaUq!4:pire che lahernariva all educazione non è135:gri elgca-',;;n ;; "'l^ iil"ì,i "a,*-i". -$in"t"ó"aim*fffiì;tó; fretta lo stato di analfabetì-smo in cui vìvevano ancora alla fìne degli anni Sessanta interisetlori delnostro paese. Eabbiamo rimosso il conllitto cultura-le ed educativo che ha posto in atto la colonizzazione del Sud del

,. Mariasreua Gelnini, (Quaranfanni da smantellàre", coftiele de d Sad,

[16] Ir7 ]

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monoo.con atraverso la scolarizzezioDe dei colonizzoti.r Uonolfabctiemonon è la pura e dell'alfa

dimenticato che esiste una ocodificazione analfabeta dellarealtà,, che ha ìlsuo luogo in strada, e non a scuola: oln strada,l'escluso dalla scuola acquisisc€ la mani€ra di vivere analfabe-ta: diventa componente di un gruppo di cuicondivide il mododi essere, di pensare, di agire. In strada apprende la culturaanalfabeta a{fermativamente, in sé, ed allo stesso tempo comenegazione della scuola".{

La cultura analfabeta, la cultura di strada, contrappone larparola parlata,, la . parola-suono ', alla "parola scritta"; la re-te delle relazioni all'individuo; lo scambio dell'esperieÌrra vissu-ta alla tmsmissione-imposizione adulto-bambino; il dialetto allalìngua; l'"assòciazione tra classi di età diverse, alla ncompetiti-vità all'interno della stessa classe dietà,; il .linguaggio delle ur-la, dei rumori, dei gesti, degli odori, al dinguaggio dei segnigra-ficio. Lanalfabeta distingue il tempo tra presente, non-ancora'presente e non-più-presente, imposta il mondo sulla centralitàdel presente, a cuì contrappone il passato remoto (anche in ter-mini di forme verbali), non come un tempó rettilineo coerentecol carattere rettilineo dello spazio urbanistico, delle relazioni fa-miliari, delle relazioni sociali.

Ijistruitousa due parole diverse, uemigrante, e oanalfabeta'per indrcare la vs'.r fgura sociale: perchè non concepjfe co-

- r. \.1ar,n ' arnoy.I d "uola on"npa6h"ao,ltur,&.Iel,n-c .V,lJro

6- r. t .,l.r' o.lar''on e VJ.rld" c,l r_ Lrll. Np /,a8erp ne, ry ere. I a cul-v t",a ahd\ab.tat quaadÒ I tr,utonc d,rata uoleata . .opalldtrc4.. rel r'

nelli, Milano r97l,p. t7.

maambino e l'a-

I i8l

m0 dqucllq ra on0lfobc6, dcllo quolc eincga l,ceìetcnza oche ei definiecc irnrnobìlc, incapace clidar:e aisr.roi membri fidu-cin in sc stessi, di forli cottru[icare con gli altri,, possa cleare lafigura delmigrante, dicuicolpisce (la capacità, che appare ad-diliftura temeraria, di affrontare il nuovo, il diversófdi spoetarsi ai quattro angoli della terra,,J

fesistenza della cultura analfabeta dìmostra che non esisteuna <società educante, neutra e apolitica contrapposta a un,i-potetica Terra del Nulla educativo: chi vede la scicietà come unassemblaggio di elementi semplici e linearì non ne vede lacom-pless;tà. e ignora che ogni.uo,egmenro educa a qualcora.lgoo4 che ognr ind ir iduo, dal più rsrruiro al pru illeLrerato. haul!_lU944el_I1q_qgqcoerenre, prodqlra da un sodo\i\iemacducanvo (o dall'inrerari"* d' D", '*.""""ff.h.;;.*p;eE;rrolGE;i [r;IÉCm,r,?Èt e9-ùllgpln;:lori è ì propri componamenri.6--iFmare

.f ìlm;if"drì;;G;e " sisnif ica quindi chìedersinon solo qual è il ruolo della scuola all'interno del sistema istru-zione, ma anche quali forme educative e culturali si agitano al-l'interno della società attuale.

E quali forme assumono oggi, rispetto al mondo dell,emi-grante del passato, i migranti in senso strerto (quelli che KarolV/ojtyla chiamò .migranti del mare"), ma anche quei migrantiin senso lato che siamo noi che attraversiamo i mutamenti e lecri'i della rocierà globale.

6. È qustaia lesi preljmirare da cùi ktonio cransci pren.le ie mo$eper itsro Il ndterslisno sraico e la fitósafìd di Benedeîîo Aad., Ediro.i Riuiti,

Ire)

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2. La dimensione globale della crisi

La scuola ha perso la sua missione, dicono.Non solo inltalia: negli Stati Uniti, in Francia, inlnghiltera.

Persino in Russia.Negli Stati Uniti I'allarme è stato lanciato un quarto di seco-

lo fa, attraverso il rapp ofio A Nation at Risk; Non è questo illuogo per ripercorrere la storia di úle documento, a sua voltamessoin discussione dauna successiva indagine che reperìva 1o

avrebbe reperito)dati di segno opposto, se non per softolineareche <in dal primo momento è apparso chraro come quesli rap-porti quantitativi, che rìegli anni seguenti sisarebbero moltipli-cati e diffusi, derivano la propda pretesa oggettìvità dalla scel-

ta dei dati e dai metodi delloro $attamento. Scelta sulla quale,

come vedr€mo nel caso italiano, le sovradeterminazioni politi-che sono spesso pesanti,

Il problema non è chiedersi se la scuola abbia perso la ptopria

missione, ma chiedersi piuttosto perché mai questo non sareb

be dovutq succedere, e perché questa perdita della missione ori-ginaria dovrebbe essere un fano negarivo.

C'è un aforisma del vecchio professorAdorno che riproponeiin unmoderno quadrettofamiliare borghese, la coppialilemo-ne e Bauci. Ogni mattina il marito si ferma sulla soglia di casa

per farsi posare il mantello sulle spalle; ogni mattina la moglie

"adempie con zelo I'amoroso seffizio e accompagna il maritocon uno sguardo che dice: che farci, lasciategli questa piccola

gioia, è fatto così, è sol6anle ÌÌ1u6m6,.3 Nella loro rcciproca

7. \ 'rio-Jl ( ommF.on o_ Excellen.e in klu.aron. A 'J. of RÉh, the

t^ppruh e ld t du' at'oúl Relo.n. ht p tws s eo.so\' plb' \JLArRisu,n_

8. Theodor W Adorno, Mitlúa naúlia Me.Jirazioni s lla,ita affesd'Eiravdi. Tori.o r994, pp,1o4-5.

ipocrisia, il madto si illude dì poter trasferire senza residui lepassate signorie nelle mura domestiche, all'intetno delle qualièsolouna caricatura, uneroein pantofole; e la moglie si illude diaver ottenuto una liberazione che è solo apparente, perché an-

ch'essa confinata fre le pareti domestiche della struttura fami-liare. Hanno entrambi torro. poiche ne\\una emancioèziÒn. e

oos'ibrle renza l'emancioazione della'ocieLà -.' fl î-ppóiio ira rcuola?'o.I l è di q;;1,

"."', **ra.

La società non è più in grado di sovmdeterminare I'istituzio-ne scolastica facendo diessà lo strumento diconservazione del-I'ordine sociale esistente; ma la scuola stessa, resa autonomadalle trasformazionì dell'ordìne sociale e dell'ordine dei saperie degli apprendìmenri. non puo illudersi dicon'eguire una vera

riforma senza una radicale riforma della società otta.Ilistìtuzione scolastica ha avuto, fino a ieri, una duplice mis-

sione: da uniato, trasmettere cultura e valori da unagenerazione all'altra, e incanalare gli studenti all'interno dei ruoli socialinei quali era organìzzata la società; dall'altro, sviluppare le ca-pacità degli studenti in direzione del loro ingresso nel mondodelle pro{essioni. Ma anche: porre ìn essere un ambiente all'in-terno-del q.trale_sv-ilgppare, erÈ-p1s-.J3" 96.g"1U937.

jg+.ells-i.-.f,j_-1,j9""::. lT"" {.:1..c-omune-. deil apparrenenza i un

crupod. se nònìinitomirììrà. all'inrerno déll:lùi feBli \rilili"*::.:''.'.-..-_y ita !J:: virlpli .:noir son o si4olari rna pl u ra li.'l,io".'tn

-odo.l. scuole.onrriburscono a conqenare lor- ll!rlne *ocr;le. I iduca7io;e 'i;i;;i";ì, ifipi:Îiaìf.Gi à-.r.

* -

l';llìèió-come un disciplinato soggetto, nelduplice senso di de-

terminare lo sviluppo dell'identità (essele soggetto) e di Î^rglraccetrare Ie r€gole sociali esistenti lessels dssoggettato)t l'^l.ilbi'guità stessa della parola soggetto èrivelatrice. Ma anche l'ìnse-gnante,nel trovare un ruolo in cui riconoscersi, dìventa un sog-getto, cioè identifica il proprio essere nel proprio lavoro, e ac-

consente, cìoè si assoggetta, a quelle norme che trasmette. AI-

ll:'

l4o l lar l

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f incatenamento dei figli alla cultura e all'ordine dei padri cor-

risponde ii processo di alienazione inconsapevole di chi ripete

con fierezza il proprio mestiere come definizione del proprio es-

sere, e appiaftisce la icchezza e la pluralità delle propriepoten-

zialità e sfaccettature nella dìmensione univoca del fare il me-

stiere dell'insegnarte.Non ho mai sopportato i colleghi che rimpiangevano i tempi

incui sipoteva dire conorgoglio: (lo soroun insegnante ! ' '

neiquali alpassaggio del maestro ci si levava ilcappello in segno dideferenza. Grazie, no: io sono un essele umano, e tutt'al più /ac-,lo l'insegnante-ma sono ben altro che unmestiere. E non amo

la deferenza dei sottomessi, degli asserviti alla catena dell'igno-

ranza che vedono nella cultura ciò che a Ìoro è negato.

Ma oggi- e non da oggi quesra mi.'ione h; perú sen'o e

valore, se non per i nostalgicì dei tempi in cui Berta filava e iconradrni morivano di Pellagra.

Vediamo, in breve, i perché.

r, Iprogresso delle scienze cognitive ha profondamente modificato l'immagine che avevamo del "bambino", ma anche de1

(maestro>: e questo vale anche per i superiori livelli di istru-

zìone, dov'è in gioco la rclazione tra <studente, e oinsegnan-

te,. Com'è owio, non è possibile aDrire una testa per vedere

com'è fatta e cosa sa fare la mente um:na: siamocostretti a de

durlo da ciò che la mente proi€tta fuori di sé, ma anche dagli

strumenti di conoscenza che possediamo, e che cì permettono

di veder cose che ieri non vedevamo. Le scienze cognitive del

Novecento non solo ci dicono molto di più di qu:ìnto non crc

dessimo di sapere sulla complessità della mente, sulla compli-cazione delle sue r€lazioni socìali, sull'ìnterazione tra bambi-no, o individuo, e ambienter mondo, ecc.: ma ci permettono difar fronte alla crìsi delle certezze che ha pervaso l'interosaperedel Novecento. Al tempo stesso, in questo spazio tra ciò che

ta:l fa11

credevamo potessero la mente e il corpo e ciò che oggi sappia-mo possono, cade un'istituzione seolastica che era cosúuìta suìmodelli delpassato, echeècostretta a reinventarsi, perché nonsolo sono mutati i suoi abitanti, ma è mutata la società che lascuola abita. E".gus$9..!!as&!:Ie49!i4ettono in radicalg di-scu*ione l'idea che la sgldj-rbbrgunr nìI,ione con\ervarnce

z. In secondo luogo, è entrata in crisi la capacìtà delpotere po-litico - dei governi, poúemmo direcon meno correttezza- diri-spondere alle richieste che vengono dalla società in termìni dìefficìenza, sicurezza, servizi sóciali: la questione della gover-nance, La capacità di disciplinare e ordinare la socierà a €ostisociali e fiscali accettabili è andata in crisi. Il modello socialeche si propone oggi per cercare di rispondere a quelle stess€ i-chìeste è quello di una (società delcontrollo", dove ogni ele-mento viene mìsurato, scomposto e qùantificato nell'illusionedi poter rispondere con più nefficienza, alle esigeÍze di unmondo che sfugge al vecchio ordìne.Vviamo immersi neì datinumerici (carte di credito; telefoni cellulari, retì informatiche,rapporti statistici di ogni genere), senza i quali nop potremmogodere del livello dì servizi che le generazioni precedenti haÍnoconquistato ìn tutto l'Occidente, e poì anche al dì là del Murodi Berlino e nel Sud del mondo: persino il tempo libero è colo-nizzato da questa irinunciabile presenza di son daggi' nomina-tio,z, classifiche. P-oco a ggco, ci lasciamo c-onvincere- che ulr de-

i"ss!&@B!qbld; ";ffiF'd;ift"ft e 6ilfi;ffi;ia-,ièifiterldla.1q oroblena'ocia le.arà ii'6liliqii : q uaLi rà ed " elf i"qualità, ed "effi'

9. Una brele ra$egna di quese nasfornaziod nel campo delle scieuecogoi-rive deve nec$sariamente prendere L" no$e dalle ricerche teÒriche e pratic!€di Dewey e Piaget, e dai su@esivì sviluppi formulaii da Brùner; dalla scopenadel caranere sistemico e conple$o della mente e dell'orsanizzazione del sapeÈ (da Bateson a Morin), sino alla teoria deue inr€llisenze muliiple dì Howa(d

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F-l

l .renz solo Derche alcuni asDeù del Droblema sono stari tra-i: : rr '{

stormàfi rn numefl.'fàifrió6laàíti"t"

""o, aveva contribuito, con llespansione

dell'istruzione e la diffusione del sapere al di 1à dei vincoli disci-plinari, con le lotte per la riforma e la liberazione della cono-s€enza I il f amige.mlos.sssallLaÍof ,-all4_.c_r:**41.q-9jkà€t9$-dente, che era - eo vernahile: .5olo e.rizie all'e'clusione di una

larga pàiie della popohz-ione - anrarerro lignorcnza, la-.po-

verià;l;i;ncaÀ;aft;ini poliricr. la di.criminàzione.e.'ua-te _daLt;éiùfr; :-

E cosr oggi la scuola sr trova pre.a all interno di un doppiovincolo: se il suo rapporto con la società si è allentato e la scuo_

la non è piùconfinata all'inteno dell'ìmpronta lasciata dalcal-co delpot€re, è altrettantovero che I'incapacità digestire la cti-si sociale in tetmini dì go uernance lasciala stessa scuola scoper-ta in termini di servìzi essenziali (costo dell'istruzione e della

formazione, certezza delle prospettive future per gli studenti in-seriti nel cìclo scolastico). La scuola è più libera ispetto al po-tere, ma al tempo stesso ne dìpende in misura maggìore."

J. Un ulteriorc €lemento di crisi è ilcarattere .liquido" della

modernità, secondo la celebre definizione di Zygmunt Bau-

man. Alla solidità deìle relazioni, delle reti sociali, delle istitu-zionidelpassatosubenúa(èsubentrato)unmondofluido,dal-le basi friabili, incerre o mureroli. Alla no'na generazione ca

pita di rivivere, in forme diverse ma con gli stessi effetti psichi-ci e sociali, il trauma della frantumazione dei mondo ottocen-tesco all'iniziodelxx secolo. Se alla generazione che finì a com-

ro. I co€cetri di "società disciplinare" e .società d€l controllo, rinandano al'le ulflîeoDÈrdi(,, ei Dehuze, ma 'oprd,Jr^a, r\ofld \4icheL I ou(àulr,n pantolare ai teri "E-u. rr d,r .emrnan ren. ti all ico e oe' saure" lrude'

en sciences Sociales di ?ariei, tùttora ìn co6o di pùbblicaziotre.

laa) Iat l

battere sui campi di battaglia della Grande Guerra capitò, do-po essere andata a scuola in carrozze trainate da cavalli, di as-

sistere alla massìccia diffusione deiveìcoli a motore, alla nostragenerazìone capita dinon rìuscire quasi a enumerare le innova-zioni, piuttosto che le invenzioni, di undeceànio. Quasituftiglioggetti d'uso quotidiano iÌr possesso di uno studente dellascuola superiore (dalcellulare a internet, dalle reti satellitari al-la televisìone interattiva, daifilm in un dischetto di pochi gram-rrri alìe biblioteche on line) non erano a disposizione alla sua

nascita. Le stesse istituzioni del sapere e dell'apprendimentosono messe in crisi sia nel proprio ruolo, sia nella perdita di ri-levanza dei contenuti tmmandati. Ijapprendimento di conte-nuti ((proto-apprendimento>, o (apprendimento prìma o,)perde rilevanza e capacìtà nei confronti dell'.apprendimentosecondario,, o "deutero-apprendimento,, cioè la capacità di(apprendere ad apprendere,. E lo stesso apprendimento se-

condario sembra inadeguato alle esigenze del terzo millennio,se non come premessa cognitiva all'"apprcndimento terzìa-ri6', .quando il soggetto che partecipa al processo educativo.rcqur.i.ce le comperenze per modifr.are l rn,ieme di alrernativeche ha appreso ad attendersi e a padroneggìare nel corso delcleurero-apprendimento .

La stessa struttura dell'economia postfordìsta tende a orga-nizzarsi sempre più secondo le forme della rete di nodi, piuno-sto che in base alle tradizionali filiere di comando dell'epocafordista. A fronte di unmondo che si manifesta sempre più co-me sistema, o come rete dì reti, e che sperimentiamo come talenell'esperienza quotidiana, la scomposizìone anaiitica del sape-

, r. Zysnunt Baùman, " L isÍuzione nellttà lorúoderra ", h Ii società idioìdrdlìzzdtd,IlMdino, Bologna &o2, p. r t 8. Bauman fé riferimento ai Íegradidi aplrendjmentoteorizati da Gresory Bateson, ve6a r"'ec'loss de1-

lo nente, l\delphì, ]rli,làîa re1 6.

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re in discipline distinte e separat€ appare non solo inadeguata,ma contribuisce ad aggfavare la crisi nell'istruzione. Listituzio-ne educrdva .i rrova di fronre a un bivio: o imparare a Biocareil gioco secondo nuove regolej o ripiegare e arroccarsi: dopoaver bruciato i ponti, Ìrel fortino del proprio sapere tmdiziona-le, rifiutando il contatto col nuovo. Rinchiudersi dietro laGrande Muraglia, e aspettare I'arrivo dei cosiddetti Barbari.'"

4. La reclusione dietro la muraglia e il rifiuto della mutazioneimandano a un ulteriore elemento della crisi in atto: larispostaìn termini di panico sociale, di paura, di rancore antimodernoche pervade una pane delmondo aíuale. con inquietanri ana.logìe col rifiuto del modemo di cui seppero farsi interpreti i fa-scismitra le due guerrc mondiali. Il riemergere dei temi del suo-lo e del sangue nella retorica del territorio e del radicamentoidenritario; la paura del nuor o e del di! erso. la crescenre richiesta di sicurezza anche laddove, come in Italia, gli indici di cri'minalità sono in costante diminuzione; il sorgere di vecchi e

nuovi nazionalismi; la crescente militarìzzazìone della vita pub-blica, e al tempo stesso la progressiva trasformazione dglle for-ze militari in forze di npolizia internazionale, all'indomani dell'attentato alle Twin Towers deìl'rr settembre 2oor: sono tuttielementi che concorrono alla crcazione dì una o società dell'in-cerLez/a". se non iddrrirrura di una epoca delle!!ìsioni úi-rri (omenel liln The Yltase.la rciléíZ;r.i"-;h dii"i ;itrasforma in negazione stessa del mondo esterno: e questa ne-

r2. Alessandro Baricco, Iralba . Sdssta srlld tuutazióne, Feltrinelli, Milano

rt. Zygmunt Baumar, .Ld so.ìetà dell'ifl..iezzd,Il]r{ùlno, Bolosna 1999;Misuel Benasayag e Cérard Schútt, L'epo.a delle peiohì ,isti,lelttnelli,Milano 2oo5ì An.ìfta Bonomi,Iltuh.are. Alle tudì.i delhale*erc del Notd,Iehrìnelli, Milano 2oo8.

ta6l I a7l

Àrzione produce ra.\icLrrazione. ll bi'ogno di aurorira pre\alesull rnrangibilita der dr.itti. e coménel Se-itFniòlTiltiidino ren-rle a far'i 'uJJrro e; prèferire un di piu di 'icurezza in .amhio di minoreÌEFrif,. fiiìerr moderniià iiene-nègàrà in {uanto tale, o viènìiiifritizzata come fonte dì tutti i mali: e iersi-nol'elezione al soglio pontificìo del cardinal Ratzinger, che pd-na dell'ex*a omnes aveva perorato l'ìdea di una Chiesa che co-rne un grano di senape si nasconde e si ri{ugia nella sua picco-lezza," assume un cupo valore allegorico.

La società dellepassioni úisti ha bisogno di sicurezza erassi-cu;a7 i'n6FìufréG$à-ròlè ahrl i giÒ-cà i1óîeiàffi-plE neFfefro-r.rlr.lJn iialogo bi:ogno cornr olge anche la rcuola,

"ono forma

di una riemersione di teorie pedagogiche disciplinari, autorita-rie: non è un caso che i sostenitori di una scuola dell'autorità e

della disciplina siano poi gli stessi che tentano di minare con-quiste consolidate del sapere - basta pensare alla messa in di-scussione dell'evoluzionismo in favore della risibile chiacchierapseudoscientifica del Disegno Intelligente -per mere ragioni diconsenso, o di súumentalizzazione politica. I-idea che la disci-plirra debba e<,ere imporLa dall alLo. e non con<eguira arrrar er-so una crescita educatìva, ha le stesse implicazionì dell'idea cheilsaperedebba essereimpartito da un'autorità superiore, e non

^cquisito criticamente: in entrambi i casi ciò che si dà per pre

supposto è lo stato di minorità di chi apprende, e il diritto-dovere del potere politico di indicare cosa dev'essere insegnatoc cosa no.

J. Infine, i mutamenti sociali sopra descritti creano spazi di ap'P:,el*!g9!:99{3*91$:rcj-ce4pj-e.ptrurarti, sia ai lati, sia do-

, 4. Il cardinal MaÍini aveva invee usaro la úeiafora dei dÒlcetri nascosti alh vìgilia dell.lasqua pere$ereritrovati daibambini, perpadaredi !na Chie-si che si àpre al nuovo, àì sorprendente, aÌla scomme$a deÌÌa diversità.

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po i confini delle istìtuzioni formative. Basta pensare alle capa-cità e competenze informatiche, che quasisempre sono appresedai ragazzi al diftrori della scuola. O al bisogno di continlrarel'apprendimento lungo I'arco intero della vita (ìl cosiddettolifelong learning), Questo pone alla scuola una vasta gamma diproblemi. Come intercettare e mettere in circolo quelle cono-scenze e quelle capacità cognitive acquisite al di{uori del siste.ma scolastico? Come interagire coÍ le forme di autoformazio-ne e autoapprendimento che sì organizzano nella società perevitare che lo studente tracci un discrimine spontaneo fra i dueambiti? Come rinnovare l'ambito stesso delle discipline? Qualestatuto dare ai saperi e alle istituzioni educative extrascolasti-che o e).traunive$itarie? Chi, e come, deve farsicarico dell'ap-prendimento lungo tufta la vita? Come gestire il mercato dellaconoscenza squadernato dall'opportunità di trarre profitto dauna richièsta di competenze (bastipeÍsare ai corsi di formazio-ne)benpiùampia di quella definita da un sistema scolastico an-cora improntato, nella maggior parte dei casi, almodellofordi-sta, che ipotizzava che al lavoratore medio potesse bastare pertutta la vita il grado di istruzìone ricevuto nella scuola di base?

Come in precedenza, I'alternativa si polarizza tra il rifiutare l,toto il mondo circostante, rinchiudendosi all'ìnterno di una pa-lizzata e fingendo un dtorno al mondo preindust(iale, o aprirsia forme di mutamenti daglì esìti non prevedibili. E che ìn ognicaso non possono prescindere dalla trasformazione del mondo

3. L'istruzione è un affare?

Le dircrse alLernatire.he ho cercaro dr sinteLirzare non ronoastratte ipotesi che vengono placidamente discusse intavolero-tonde o educari diban'ri rn qualche cenrro congre\,i: \ono r

ta8l

prnti nodali di un campo di battaglia sul quale è in co$o unavera e propria guerra per la conquista di posizioni strategiche.l,Lr posta in palio non sono solo, e neanche prevalentemente, le

b.rsi culturali del sistema educativo cheverrà: sono soprattuttolc rendite che il sistema istruzione è in grado di assicutare.

La scuola, infatti, può essere il grande affare del xxt secolo.

Querra rffermazione rlmanda a un rema ancora piu grande:

b statuto dei saperi nella società postfordista, nella quale le co-noscenze (pensate, a titolo di esempio, alla capacità di gestire

rn progrrmma informaLico) \ono immedritamenle merci olonti di profitto.

Andiamoperordine,AcavalloùaglianniOttantaeNovan-rr del <ecolo \cor'o. menrre l Europa era " in co'truzione . 'oDo stati prodotti alcuni imponanti documenti sulla natura e le

lrinalità dell'educazione. Documenti importanti, ma poco lettì e

poco dibattuti: nei quali vìene delineato conchiarezza il futurorlei rapporti tra industria e sistema istruzione.

Per capire ìl quadro di riferimento, dobbiamo tenere presente

che la socìetà globalizzata è atúaversata da una ulteriore ctisicducativa: I'analfabetismo di ritorno. Lanalfabeta di ritomo è

chi, nel corso della propria vita, perde ptogressivamente quelle

conoscenze che aveva acquisito a scuola senza acquisirne dinuove. Èun problema di dimensioni globali che, perragioni che

vedremo nel prossimo capitolo, in ltalia sembra essere più gra-

l"j:!:!1Jes]ll{clel"ti4atg-e dflirra-dal p-tahlerlj-iFll a-niltrherlsmo dr nrornol

i&fifsli"iiiili;l;contemporanei non sono fatti per con-servare quelle competenz€ che avevamo acquisito a scuola.Nella società tradiziorale, a bassa velocità di cambìamento,l'ìndividuo faceva più o meno le stesse cose nell'arco della vita,, 'pe'so coincrderano con quelle che facerano i .uui Senilori.

Page 9: Di michele, la scuola

FLa ripetizione rafforzava ilpossesso delle capacità e delle com-petenze. E non c'era bisogno di avere tante conoscenze perodentarsi nel mondo: quelle che la scuola ìnsegnava erano suf-ficìenti.

Tutto questo, oggi, non basta più. La società muta rapida-mente, costringendoci ad acquisire una quantità impressionan-te di comportamenti, competenze, conoscenze. I principali og,getti che entrano a far pafte del nostro ambiente mentale e co-gnitivo - telefoni cellularij computer sempre più potenti e/osemprepiù Leggeri, reti informatiche, sistemi wi-fi, iPod ad altacapacira di memorizz.rzione - non e:i'rerano, o eri)re\ano inuno stadro cbe oggi rppare .anliqurrio.. -rinrage . appenauna decinà di anni fa. I movimenti fisici íchiesti per esercitareuna professione di .basso lìvello', che fino alla precedenre ge-nerazione si tramandavano da decenni, oggi sono mutati dal-l'introduzìone di nuove tecnologie. In questo turbinìo, conti,nuamente apprendiamo nuovi comportamenti e ne dismettia-mo altri, e all'interno dei comportamenti che mutiamo acqu!siamo nuove forme menrali, a scapito di alùe che, senza ren-dercene conto, abbandoniamo.

Ci manca rl rempo Ér,ico e mentile dr ripelere Be.ri. pen<ieri,abitudini.

E l'incertezza della vita postmoderna, con ìl suo correlato dìpàssìoni tristi (paura, insicurezza, bisogno/mancanza di rassi-curazione), gioca il suo ruolo.

Ècco perché il problema cenrral€ dell'educazione diventaq\ello di impaflre a ifi1rdl4,'e, in un duplìce senso: non soloavere una scuola che ci insegni a imparare, piuftosto che farciacquisìre un pacchetto di conrenutì che non pohebbe in alcuncaso bastarci per ilresto della vita, ma soprattutro dotare la so-ciera di isriruzioni educrrive per apprendere - per r urra la r ira ..

Eil cosiddeno hlelong learning.Apprendere cosa?

t'ol

tînta?

lrrl

Una nuova lingua per comunicare in ùn mondo destinato al

nlurilinguismo, o per spostarci da un paese all'altro; o anche,perché no?, per un viaggio reso possibile da traspolti e alloggi/orl cost, reiterando, in condizioni più comode, quell'utopiaahc da giovani avevamo praticato col sacco a pelo e I'autostop,o che non avevamo pratìcato affatto, rimanendoa sognare luo-ghi, musei, città che cì sembravano irraggiungibili.

Nuove competenze lavorative, perché abbiamo perso il lavo_

ro € siamo costretti a riconvertirci) o magari perchépensiamo dicogliere le opportunità di un mercato che ci appare (e spesso

non è: ma così ci appare) pieno di occasioni; o perché, con uncorso di formazìon€ in più, possiamo sperare di passare dallaprecarietà deì contratti a termine a quel benedetto posto di la'v(,ro che e )empre un pas(o olrre le no\tre mani.

Nuo\e capacjrà.come Jd esempio 'apere usare unnuovo ri-$tema operativo al compùter, per non sentirci taglìati fuori daiennali dell'informazione, e in definitiva dal mondo.

È l'utopia della . società educante o , tanto cara in Italia ai tec-

nocratidell'ocsE come all'exmìnisúo Berlinguer, ma anche, ìnfrrrme più ciniche, all'asse esistente tra la Confindùstria e la de-

stra politica e cultumle. Un'utopiache ignora, a volt€ fingendodi non sapere, a volte per ingenuìtà, che la società non è maineutra, né neutrale.

Che i saperi che la società (insegnà, sono sempre pre-sele-

/ronar i da un pre-giudizio di valore e dr merito.( he ogni .ocierà tende i u.are la <cuola come srrumenro per I

n p rò-du$-iî-fólfrr€imin-ùiàtìlc rea ridd ioieerti a dè8"-tif"-p r9l I

piio '11g1qa;q1g,1gs.

Ma teniamo in disparte, almeno per ora, questi problemi.Il punto è: chi paga i costi di uÍ'edìrcazione lunga l'intera vita?

t"o Stato, con la crisi fiscale che lo attanaglia dagli anni Ot-

Page 10: Di michele, la scuola

0w

Ed è qui che il mondo dell'impresa, cìoè il settore privato, sifa avantì, alza la manina e si candida a supplire alle car€nzepubbliche: dglle-sc,uol9_p,!fv-A!€-11pl9,g!e11m! di apprendimetuoI 4i..t3.47e. !,yi4. !{'frl:l.!L 9999.r"_".,!Fp!iqi 1c fo.r4e.ea4 9}ii.pll-rrrì chiedono di entrareael_ristema i\rru/ioìe. fd e bene chra-rire 'ubiro qual e rl prezzo da pagare: la cessione di imporranlpolzioni dell'educazione a modelli educativi che antepongonoil profitto alla qualità dell'educazione anche quando non soÍopolitìcamente o confessionalmente orientati - e sono dunqueîuir'altro che pubblici .

Una breve cronistoria, per forza di cose selettiva, dei documen-ri di porirra inrernazionale a cui accennar o prim.r puo iniziaredal |apporto Istruaione e éompetenza in Eurcpd dell'ERT (Eu-ropean Round Table of Indusúialists),lJuna porente lobby in-dustriale decisa a lanciarsi pel nuovo mercato dell'insegnamen-to a distanza:

Vi si afferma a chiare lettere che .l'isftuzione e la formazione f...1sono consideraie come investimenrì súategici vitali per il fururosuccesso dell'impresa,. Quindi vi si deplora che "l,insegnarnen-toe la fornazione lsiano] sempre considerati dai governi e dagliorsani decisionali come un affare inrerno [...]. Lindusftia ha soltanto una modestissima influenza sui programmi didatticì,.Un u_'r'l!€nzr unro_piu debole in quarlLoBli 'n'egnanlia\rebbe-ro . Jn in.uíicienre aòfrplei-riòire delta reatr: e.ononica, degtra4ari e della noziole di profrno,. I i co-;ifuìoné ii-inipófciì;

- l) .i. .r r.r a "" g-ppo di lavoro infornale che ri"ri.* "i.- a5 "..i'i,..,tori delegatj e presidenti di grandl aziende muftinazionall di Òrisine europea

cle coprono una vasa gamma dì seîrori indùsrriali c tecnologrci. Le sedi d; èariend€ membri dell'ERr sono sparse ìn tufta Eùropa e il loro giro d,affari eu-ropeo sùpera i rooo miliardi di€uro, producendo comple$ivameúre 6,6ni-l,on. dipo.r'o, b\o-o rn ruF, a

'e8io1F": hr://wea. e, L be/hone.a.lx /1,a

tii l

dustrie e istituti scolastici e universisri dovrebbero lavorare.congìuntamenre per lo sviluppo di progranÍi di insegnamen-

ro,, in particolarecon ilricorso al (teleapprendìmento", al .te:leinsesnamento' e alla nessa a punto di .so{tware didanici"(per I'apprendimetrto atraverso il compùter).'6

Questo rapporto viene re€epito dalla Commissione Europeaelmarzo r99o ìn questi termini:

uinsegnamento a disranza è paiticolarmente utile per assicDrare

un insegnamenro e una formazione redditizi. Un insegnam€ntodielevata quaiità può essere così concepito e prodotto in ùna se-

de centrale, per essere quindi diffuso ai livelli locali, con 1a possi-

bilùà di fruire di economie di scala. Il rnondo degli affri sta di-venendo sempre più atrivo in questo campo, sìa in quanto útente

e beneficiario delf insegnamento multimediale e a distaua, sia

per quanto riguarda la messa a punto e la fornitura di materialiformativi di questo tipo."

9qasriJedqrlfu xguagglo-s.llt*rrr rrl0do"detisa^YarselaleÉ-nologia dell'impresa. Seguendo quesri slittamenti; che come

tlampié;;;;;;;ft6îbntia retum,1xc.|i^mo f'ell 99 I quesra de'linizione dell'università [corsivi miei]: "Un'universìtà aperta è

'impreso ikdústliale, e l'insegnamento superìore a distanza è

hfia nuova iftdustrid. Questa impresa deve /erdere i suoì pto-lotti sul /fiercato dell'insegnamento permanente, govetnato

c|tlle leggi della domanda e d.ell'offerta" .'" A questi documenti

lJ r i. Ce dd De sell... La,cuo r. smnde arEre del Y\r'e. "lo'. L. \4onde d i' 4' ttl'lqdtiqù., th sinqno t998.

r 7. ConnissioneEuropea, t'€d"ùziohe e i fowzioned distakzd, lza), 476,7 1fuzo r99o.

r8. Codhissione Euró!€a, ÀdppÒtto ell'ì$eshdnúto su?e/ióle dpeùa e a,lÉ'a, u aella , on'nttà ." tÒp.a. c, . J88 f n"k.:4 mJggio rcor.

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1..i:

I

il

I

segve !, Memorendum sull'apprendimento aperto e a distanzanella co111úrlità europea,'" e nel giro di due anni.la stessa Com-missione recidiva conun Librowtde sulla dimensione auropeadell'educaTione.'lì sì precisa che, sin dalla scuola materna, bi-sogna formare delle "risorse umane per i bisogni esclusivi del,I'industria" e favorire "una maggiore adattabilità di comporta-mento in maniera da íspondere alla domanda del mercato del-la manodopera",."

,J Cli (rudenri divenlano clrenrr" o -capirale umano-J icorìi/-prodorri o merca(odel la\oro..leiamiBlie. urenza,.

E gli ìnsegnanti?Be', gliìnsegnantisonoincurabilmente (fordisti),, unpo'co-

me le vecchie. inquinànri auromobilr che.rn<ora ci o.rinrno agirare per le strade piene di nuove auto tecnològiche che inqui-nano in maniera "pulita,, postfordìsta. In un documento del-I'Organìzzazione per la Cooperazione e 1o Sviluppo Economi-co roc+ I eii-on-ó-ilFfiiìiiìòii?:. crilóro the o6fi co,íruiian-nì;d;i-un mercato redditizio, e la cui esclusione dalla società ingenerale si accentuerà nella misura in cui gli altrì conrinueran-no a progredire": in un mercato mondiale della formazione re-so possibile dalle nuove tecnologie, <l'apprendimento a vitanon può fondarsì sulla pr€senza permanente di ìnsegnanri,, madev'essere assicurato da .prestatori di servizi educativi,,."

In un documento giuridico l'insegnamento a distanza vienedefinito nun servizio;i servizi possono essete forniti daqualsia-si prestatario, pubblico o privato, su tutto il mercato inrerno;perciò la sovranità nazionale in mareria è limitata,. Tradotto inun linguaggio pìùr chiato: non possono essere emanate norme

zo. Raoul VaneigeD, Arriso 4gù srde"ri, Naurilus, Torino 1996 (traduzjonelibera da copyrìsht s.àricabile da inrener).

tr. Aàulî Leamìng dndTecbhalagy ìn aL.rD Coa 'j.ies,

ocsE, pariei 1996.

[5a] Iit]

Irlrionali che limitino l'ìnt€ryento dei prìvati rel mercato del-

l'inscgnamento a distanza."NcL frattempo sono cominciati a prolifetare indagini cono'

rcitive, valùtazioni degli apprendirnenti, rcsq-i!ls!42€1]t!-qtxìzion4lì, mìsurazioni dei uservizi' e deli,merio". Per potervcnclere un prodotLo e necÒ\àrio definirlo rn rermini numerjcr( quantitativi, stabilirn€ prezzo, valore e durata: che si tratti dì

ltrì'Àuromobile o un ìnsegnamento, di un forno a microonde o

Íll corso di formazione, poco importa.Iiautorità dell'ocss dìventa indiscussa, i suoi rappofti, dei

(luîlispesso sono lette solole sintesiriassuntive, qualcosa su cuiri può giurare (e poco importa se, come in Pom o dori wrdi frit',/, sotto la copertina non c'è la Bibbia, ma un altro libro).

liffA: i rapporti ocsE...Ma cos'è l'ocsÉ?llOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Econo

rrrico è un organìsmo di cooperazione e coordinamento econo'

tì ì ico internazionale che, nato nel secondo dopoguerm per sup-

f()rtare il Piano Marshall, negli ultimi annì ha superato la di-tìcnsione europea e ha esteso lapropria sfera d'analisi e azìone

I tutto il cosiddetto Occidente, ossia a quei paesi che si ricono-neono nei "principi della democrazia e dell'economia del mer-

rrlto'. Scopo delle analisi dell'ocsE, silegge nella homepage delNr() sito, è di fornire ai paesi membri elementi di valutazione e

r()mparazìone delle ptoprì€ esperienze, per poter <coo{dinare

l! rispettive politiche nazionali e ìnternazionali,. Gli obiettivilinali di questa azione coordinata sono:

LL, l,'i%eg ane Ìo a distnn d hel diitto e.ohami.Ò e nel dititta .leì .oflsrnietl ftcrdto i tetra,Uffi.io delle pubblicazioni ùffi.iali delh conurità eùro'

I'rc, Lu$embùrso, ree6,.itato da Gérard De Selys, .La scùola, srande afiare

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F. sostenere una dutatura crescita economica;. sviluppar€ l'occupazionei. elevare il livello di vita;. mantenere la \tabrlrra finanziarii;'.riutare gli alLri paesi d sviluppare li propria economrri. conrrrburre alla crescrtr del commercro moodiale,

Come si vede, parole qt:all educazione, istruzione, cuhtlranon compaiono tra gli scopi primari dell'ocsE. LocsB se ne oc-cupa sempre ìn vista della loro utilizzabilità in termini di pro-Érrco: l occr, ad esempio, è molro inreresratr : I cra5ierimenro diq uore ,empreìraggiori dell i.rruzione dat fibbiió ;t p';";a.pl'èfi i<iGiióìióàúóèi-rfi ftllft neèòùòfi iAl?iitàiir:rff è-îti,,rÈDzfdfie-e un buon r;oJó fèr roìreiere la èrescira economìca,e questo all'ocsE basta: se poi sia anche utile a favorire la mì-gliore crescita culturale, la maggio(e acquisizione per la mag-giorparte deicittadinì degli strumenti culturali e cognitivi indi-spensa,bill - be', qwesta direbbe l'indimenticabile Moustache, è

In definitiva I'ocss attua un monitoraggio costante degli

"apprendimenti': ma lo fa con le competenze di un organismodi analisì economiche, non con quelle dì un istiruto dìdatticoopedagogico.

I quesro ha i suoiefferr: la logica dell rmpre,a si impone ,uibisogni dell'educazione, e i bìsogni dell'educazione si unifor-mano alla logica dell'impresa.

4.I mobili lkea e il capitalismo cognitivo: utr'ipotesi di l€trura

Moltì di voi avranno presenri i mobili Ikea: siete andati a sce-gliervi la libreria o l'armadio, vi siete caricati il pacco rettango,lare in macchina, e vi siete monrati il mobile, armati di brugole

li6l It7]

c giravite. Magari è lì che avete scoperto che il giravite a stella[on l'avevate, oppure che il risultato è stato migliore delle te-tìrute anese: insomma, adesso ilmobile è lì, in casa vostra. Éperlcsreggìare la riuscita metamorfosi temporan€a in falegname, vironcedete un bicchiere divino,

Sì, va bene: ma non staiamo parlando di scuola?

Ull po' di pazienza e vedrete che il nesso c'è.

Quasìvent'anni fa, Gilles Deleuz€ prevedeva l'awento, nel (re-prne dell isÚuzione-. di l:orme dr conrrollo conrinuo-. a cur

Nrelrbero corrisposti l'.abbandono di ogni ricerca alluniver-rirà [e] l'introduzìone dell"'impresa" a tuttì i livelli di scola-ritàD.'1

Deleuze aveva molte buone qualità e qualchepiccolo difetto,[ln di unacosa sicuramente mancava: della sfera di cristallo.Ineompenso, era dotato di sprazzi di lungimiranza, che gli con-\cnrivano - r lur come a Foucaulr - di leggere i .egni premoni-torìche si manifestavano nella società come anticipatoridel fu-trrlo alla luce di un'ipotesi di lettura più vasta: quella della tran-ririone dalle società disciplinari alle società delcoatrollo.

La scuola non può essere isolata da qùesta transizione e daquesta €risi.

La scuola è stata unadì quelle istituzioni che contribuivano a

disciplinare gli indìvidui, mettendo in atto una rete di relazioni.hcavevano loscopo di forgiare, se non produrrei soggetti coe-

rcnti col più vasto sistema della società moderna. Dal carcere

nlla fabbrica, dall'ospedale al collegio, dalla famìglia alla scuo-

lu, la società sì dotava di luoghi all'interno dei quàli i soggetti

vcnivano discìplinati, trasformati, (educati,: da analfabeti aistruiti, da delinquenti a recuperati, da disoccupati a operai, da

rr. cilles Deleuze, .!ost *riptùn súr les sociótés de conl5\e", in Pout 4t'/,as. Les Éditiors de Minuit, P al€i r99Ò, pp. z4a q .

Page 13: Di michele, la scuola

ineducati a educati, da malati a sanì. Il potenzìale autoritario e

discrplinare della 'cuola e deLle pranche di insegnamenro era

coerente con questo compito.Nel secondo Novecento questo modello sociale, awiato in

Irancìa con I'impero napoleonico e in Italia con I'unificazionesabauda (con notevole ritardo, quindi), ò andato in crisi. Leisti-tuzionì discìplinari non sono più in grado disvolgere quel com-pito neÌ qualeper quasi due secolihanno trovato la loro ragiond'essere. Piuttosto che stracciarsi le vesti o rimpiangere il tem-po che iu - o sognare impossibili ritorni al passato - sarebbeutile cominciare a chiede$i: quali forme assume il potere dopoil tramonto delle istituzìoni disciplìnaril Quaìi regìmi, qualimeccanismi, quali pmtiche vengono postì inessereper svolgerequesto ruolo? Come cambiano le soggettività? E, nello specifi-co: quale tipo di scuola -o quale dive$a istitìlzione o (agenzia' -

educatìva -prenderà, e con quali modalità, il posto della (vec-

chia scuola del Novecenro?

Intanto, è utile capire cosa ha messo in crisi le istituzioni disci-plinari.

In un certo senso, la stessa cresclta dei segmentì disocietà go-vernati da quelle istituzioni. 0, con più correttezza: la resisten-za ai poteri che cresceva all'interno della società in crescita.

Le lone dei lavordrori. in parricolare degli operai. conrro i rirmi e i tempi di lavoro,lo sfruttamento salariale,le condizioni disalute e di sicurezza hanno messo in crisi la fabbrica tayloristi-ca, e messo in moto nuove forme di lavoro.

IJespansione delle garanzie e dei servizi collettivi del uleffaresrdte - il diritto ad assistenza sanitaria, scuola, pensione - haaumentato il numero e la Jorza dei soggetti in grado di preten-dere servìzì socìali, I costi socìalì sono aumentati, invece di di-minuire. Nonvolendo operare sulla redistrìbuzione del reddìtoatúaverso.ùn sistema fiscale duro, ma equo (e, sul lungoperio-

t 581 Irel

rIr, rcdditizio per tutti), come nei paesi scandinavi - le cui scuo-

h'rono nonper casomodelli di efficienza e di buona didattica -[(,rì rimaneva altra scelta che far crescere consapevolmente ilrlcbito pubblico. Questo ha g:ìfantito il maÍtenimento dei con-Èt nNi negli anni Ottanta, ma ha mandato in frantumi la capacitàrll pìnnificazione economica e sociale dello Stato,

Ncgli anni Sessanta e Settanta i movimenti f€mministi e fem-uinili, accanto aquelli opetai e student€schi, hanno ridisegnatoll tuolo della donna all'ìnterno della famiglia, e dunque la fami-glll stessa. La donna smetteva di produrre ricchezza sociale colllvoro gratuto domestico (il plúsvalore femminile), e con ì'indi

tlrrìdenza economica conquistata attmverso il lavoro poneva le

huni per la liberazione dal servaggìo {amiliare. Ma ridisegnava

,nehc il mondo dellavoro: la ligura dell operaia enLrr\ a ;n con-((n rcnza con qÌrella della domestica, mentre nuove professiona-

lltit venivano rilanciate dal bisogno di asilì, scuole materne, ecc.(bn buona pace dei profeti dì sventura e dei cantori dell'e-

r(.r'geDza educativa, apartìre dagli ànni Sessanta (lungo un ar-r,rr che va dalla riforma della scuola media all'introduzione deilr ( )clù lì nella scuola primaria) è aumentata sia la quantità che laqrrnlità della formazione e dell'istruzione: la .democr^tizz zlo-rrc Jell'in.egnanìenro " ha generaro un 'empre piu ampio -capi-lrlc intellettuale', owero un'.intellenualità diffusa, nella so-

r,ir'trì, con un enorme aumento del tempo di vita trascorso al-l'intcrno delle istituzioni scolastiche, o in attività ìntellettuali e

Nclla qociera fordisra-psr3rodure rrcchezla l'qperaio-done-v,r.cderè la"prllpiia [p3cira.la,qrari,a.alls iabhrjs.a. Ne]!p :o-r ictà post{o,gd!_sg1-q1p_f45c-rg-sslltp!-e piùampia.dlflgur" lrfq"-tlvc ? ron produr,e,,ricc-hezzg dte.!1agìenfe, attraverso-il.patri-rrr,'rrio di,onos.enze e di s,ìoeriche Do'5redc.

I t,,n,l. p.n,u,e aiLa iicíl'i," próa-r, a,tr.."no<cenre nel

.rìrnpo delle tecnologìe, delle informazioni, della comunicazio-

Page 14: Di michele, la scuola

ne: informatica, internet, €conomia on line, socìetà costìtuitesicome reti nelweb, evia dicendo.

Ma anche: la ricchezza prodotta dal capitalismo finanziadoattraverso strategie comunìcatìve, cioè con l'uso del ìinguaggiopiuttosto che con i processi di produzione materìale. La ric-chezza plodotta attraverso la comunicazione pubblicitaria, an-che coh fofme di intraftenimento pseudo-interattive (i reality

'hou che prevedono il voro da ca,ar. La sempre maBgiore aL-

trazione, anche in termini di prodotto vendibile, cioè di merce,che acquista I'in{ormazione (dal gossip agli indl:iizz í ai data-base). Il sistema della moda, nel quale ciascun individuo, con ipropri acquisti e il proprio abbigliamento, fornisce informazio-ni che determinano la produzione o la cancellazione di linee di'vestìaio e oggettistìca. La sempre maggiore quantità di merciimmateriali, o il cui supporto materiale è quasi irrilevante ri-spetto al valore effettivo: basta pensare a quanto valore, cioèquanta merce (film, concerti live, archivi fotografici, progetti),è archiviabile in una chiavetta usr, o ìn un supporto dotato diuna potente memorycard. E potremmo continuare a lungo."a

Sipuòriassumere questo tema con una doppia metafora. Laproduzione di dcchezza, e quindi la stessa società, si struttura-va ieri sul modelÌo della fabbrica fordista; comando verticale,pianificazione, divisione dei compiti e delle funzionì, gerarchiasociale, ecc.j oggi la produzione di ricchezza attraverso la co'noscenza si struttura secondo il modello della rete di nodi: "Il

24. ?er approfoùdire qùesto asleno, all'intemo deslistudisul .capltalismocognjtivo,: Christian Marazzi, Capiîdle (, li s"ds9ia,DeriveApprodi, Rona1oo2; cailo VercelÌone {a cùA di), Ca?nalisnÒ úsflitiro. CanÒye .d e findflzo rcll epoa posît'otd$îa, Maniferolibiì, Rona 2oo6j Andrea lùúagallie Saldro Mezzadra (a cura dil, Ctisi de ecokonia slobale, onbre corrètrniNomade, Veroia aoog. Pù ùn quadro di riferimeito sul posrfordismo: Adeli-no Zanini e Ubaldo ladini (a .và dij, Lessi.o postfatul^td. Dìziondtìa di ìdee.l e I I d fl u î d iofl e, Í elîr i ne].],ì, }i{i,l^no zoo t.

urfitalismo cognitivo è per forza reticolare, cioè non lineate, e

lL,gcrarchie che sviluppa sono interne ai singoli nodi e tra i dì-vrrsi nodi della rcte, sono gerarchie complesse e spesso legate a

llrtrcli di controllo sociale dello spazìo all'interno del quale sirrvilùppa'.'J

l(ngìoniamoci su.Se sono a casa a guardare la televisione, sto lavorando per il

rr(r'cato pubblicitario, e qualunque decisione prenda (compro,lr)n compro) contribùisce alla quotidiana dstrutturazione delri$tcma delmàrketing. Se escodi casa sto lavorando peril siste-

rr rrr dell'abbigliamento semplicemente indossando questo capopiuttosto che quello. Se accendo il computer e mi meno a fareqllxlcosa sto contribuendo alla ridefinizione del sistema infol-rì tico e comunicativo. Anche senza partecipare ad attivitàploduttive .diretteo, il mio intelletto è sempre al lavoro, comeplne di un intelletto sociale che interagisce colsibtema globaler[,lla conoscenza e della comunicazione, all'interno del quale

'rvr rcne la produzrone e circolazione delle merci.

l)crché questa attività lavofttiva e produttiua di ualorc nonrirvlebbe essermi retribuita ? Èl'idea, che cìrcola da tempo, di un.rcddito minimo diesistenza": se l'interavita. e non solo le ottorlrc clella . giornata lavorativa,, sono- < mt-ss€ inglojgr_!.ll0taè

'?:19!e_9"r.'..y.!lg?_{9gt},1o.

.crcscenrsaf f pr.eazione di q!19-r'onorria fondata sulta conoscenza: non nel senso che la cono-+rnt a i una delle conpórczir der proce".i di produ/ione e-cir

r,ollzionè lóóùè-Èè ftssc1tFar6 ,,à3tîà-iii; o ìGpiiituale" di un

) t A drea Fumagalli, .Mercato del lavoro, conoscenza, bioecononia: per unrfrNo Llaradisùa leorico d€ll'economia politica', in Carlo Ve.cellone (a cura

), t "úital6no .osniîìúo, cn., p. r22. Norevoli i . supporti morali, citati i!rù chc hanúo.oniribuito alla (icerca dell'autore.

t6Òl

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rlurro que,ro ha a che fare con la :cuoh.

E con le ragioni del successo dell'Ikea.Pensate stia scherzando?Cos'è I'Ikea? Solo un mercatone di mobili più o meno ben

fatti, più o meno a costo abbordabìle per il ceto medio-bassolNo. Ltkea è l azienda che meglio. e per prima ro úa le primeì

ha colto lo spirito del tempo: e€co perché resiste suÌ mercato,spazza via la concorrenza, si espande.

In cosa consiste la proposta Ikea? In uno scambio aperto tracompetenza e denaro. Vuoi un mobile? Telo portiamo a casa e

te 10 montiamo. Vuoi spenderg dì meno? Nessun problema: telo porri a ca'a 'devr arere un auto adeguata. rna in genere non

è un problema, male che vada ci sono i potapacchi) e devi sa-

per {are il falegname.Noi (dell'Ikea) ti facciamo spendere di meno, tu (cliente) ci

meftiuna parte del (tempo di)lavoro che noi non ìmpieghiamo:quello dei facchini e dei montatori.

La tua capacità lavorativa viene convertita in denaro, e sot-tratta al costo del mobile. Edelresto: icostidi trasporto emon-taggio, benché ofalsicostio (comeli si chiamava un tempo), so-

no parte dei costi di produzione, il valore della merce è in rap-porto al tempo di lavoro impiegato per produrla, meno tempodi lavoro (trasporto + montaggio) = prezzo più basso.

La €onoscenza che si concretizza in una capacità viene im-mediatamente messa a valore.

Ma non solo all'Ikea.Infatti; lamessa a valore della conoscenza è la verarivoluzio-

ne dell'ultimo quarto di secolo. La conoscenza svolge, in alcuniprocessi lavorativi e comunìcatìvì -per non parlare di quelii fì-

rxnziari - la stessa funzione della forza lavoro classica, cioèLlclla farica della fabbrica fordirLa: e laroro rivo.

Con la differenza che, se cedo la forza-lavoro alla fabbrica,rrrc neprivo, cioè torno a casa stanco; se cedo conoscenza o co-rìunica/ione. non me ne priro: le socialrz,,o. md conrrnuo rpossederle.

Pensate, ad esempio, a quanto valore viene prodotto, con lalrI,:nzranzzazione dell'economia. attraverso i proces\i comuni-crìtivi: se sono abbastanza bravo a convincervi che il rendimen-to dtteso di questo fondo pensione è maggiore di quello della vo'$tra pensione (devo riuscire a farvi pensare meno a quell'<atte-nr", e più alla cìira che segue), il vostro rFR passa nel Fondolìspero o in un bond, magarì argentino, o in un titolo ufutureo.Vrrda come vada. per vor

'ono gu;r fururi. per me e una percen-

tUrle sulla vendita presente, per chi emene o governa il titolo oil fondo pensione un valore in più, che sarà pagato in un altrorromento da altri (cioè da voi che perderete il risparmio o la pen-sione, o in alternativa da qualche mercato periferico il cui crollolinanzierà la crescita del vostro fondo) - ma quesa, direbbe l'in-d imenticabile Moustach e, è un'alta storia... o forse no.

Come ho fatto a produrre valorel Con una strategia comuni-..tiva, inserita in un €ontesto che, attraverso molteplici strare-gic comunicative, vi ha indotto a fidarvi delle mie parole. E, alprirro segnale di crisi, a guardare coÍtimore al futuro.

Ho meso a r alore le mie parole. rendendo una merceimmareriale.

Oppure, posso menere a valore le mie conoscenze e capacitànclh creazione di un progerro o un azienda. magari mini o in-rlividuale, rafforzandola con un'adeguata campagna informa-tiva e persuasiva.

()uesto orizzonte - quello del capitalismo cognitìvo e del nuo-vo ruolo della conoscenza - rende del tutto obsoleta l'idea di

processo <concretor o <materiale'), ma nel senso che la cono-,iènza"ìndiriiri-gribìle da lla sonanza rle"sadek;pitaJì'mó.

\iamo enrrari nell'era del cdpi!alisliò rcEnittuo: -

[6i]

t

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una scuola che incentri la didattica sulla trasmissione di conte-nuti o tradizioni, piuttosto che sviluppare attraverso l'acquisi-zione di competenze e capacità la produzione di conoscenze e

innovazioni da parte degli studenti."- Obsoleta tantoquanto la Ìiproposizione di spìegazioni pre'oanti-darwiniane, come il cosiddetto "disesno int€lligente" o(addìrittura!) il ncreazionismo,. Obsoleta come sostenere cheilfuoco brucia per la presenza delflogisto, o come legiftimare lacondanna di Galileo.

Qual è il ruolo della scuola in questo orizzonte?

larisoluzione deiquesitiìn un compìto inclasse all'uso delladi-sciplinaper compilare una dichiarazione dei redditi o un bilan-cio della cooperarrr a giovanrle fondarr con rre amicr e un com-puterportatile. O utilizzare le forme espressive, e il patrimoniodi conoscenze ad esse correlato (proverbi, ftasì ben fatte, motticelebri, ver'i poelci. ecc.ì. per una camprgnr comunicarivr.

L scuola fornirceil caprraleinizialeper l rngressonelli iocietàdel caprrali,mo cognirir o. Lo facer a anche ierir ma ieri <i trana-va di conoscenze che dovevano passare attraverso la mediazione

!Ò. i a- luni oi qus,J m. ,eJle oo,oler.e_za .ono 11.8, ciu..rni. // aidrioedu.aîiùo,R\zzoli, ]r{ilara t99 t, e Giorgio Israd; un aùlesisnano di questa li-rea fu Lùcio Russo, SeSuerti e raror.ú,, FeltrinelÌi, Milano 1998,la cui dif€sa deÌla îradizione ledasosica nazìorale contro I'invasiore úulticùliuralea$ùmeossi un'ecb sinistra. Solo più accono dal punto divista espÉsìvo, manon heno orienato alla dlfesa dell'esistenle, fù ciúlio letoni. La seold so-stcsa, Eìnaudi, Toriùo r997.

tlcl lavoro per diventare operative e produttive (e quindi remu-rrcfAtive). Oggi queste conoscenze sono già, iz1-medíatamekte,ri()è senza mediazioni, produzione: lo attesta l'enorme quantìtàdi mercì immateriali dotate di valore che ogni individuo capace(li operare nell'ambiente dell'infosfera (cioè di mettere la propria( pacità cognitiva in relazione con l'ambiente informatico) è ingr;rdo di produrre.

La scuola è una sorta di para-istiruto professionale che, at-lraverso un apptendistato cognitivo, fornisce non solo il sape-rc, ma anche l'officina in cui applicare le conoscenze e le com-pcrcnze apprese: non lo itrumenîo per arnvare a produrre va-|rrc. ma il ralore.re.ro. Come all lke;, la cono\cen/a e la cr-pùcirà si úaducóno im-medìatamente in valore.

Al tempo stesso, la scuola svolge tutta una serie di funzioniehc lacrisi delle istituzioni disciplinari (compresa la stessa scuo-ln) ha reso indispensabili. Sostituisce quei luoghi di socializza-,i('nescomparsi dopo la crisi della comunità condominiale, del-lr pirzza, dei luoghi della militanza politica; supplìscealla fami-Hh.r. frammentata dalla propn; crirr e dai propn muramenLiJllì,r anche dai mutati, più lunghieprecari tempi dilavoro dei ge-

ritori, nella cura del ragazzo; 11o!g9--g4 ryolo speíso.unisS-d!

rr o rmii di tóìiitóiiiie cÀidd"a" ".-..g.nr., , vere o presunte(lllcol, droga; (stragi del sabato sera,, malattie sessualmenteI tismissibili, disagi legati all'alimentazione, bullìsmo); sostitui-Nc!, per quel che può, la drammatica carenza di conosc€nze nelflrondo contemporaneo attraverso improwisate, ma spesso ef-lrielci, azioni informative sull'artualirà. finsegnante che pertrtcttere ìn ordine i libri deve úasformarsi in facchino e falegna-rrrc, sul posto di lavoro incarna un'ampia gamma di figure so,tir li. ler non parlare della caprcrr.r di elaborare progeÍi per re-pcrire {ondi attraverso gii enti locali: dove sono finiri quegli

go,!!.".19l'.."elli.cplqCio,talro.ha.persino,rreiNlrlporroi)ost!8no. corì\u-lenzr psrcologtct. Lilvolta pef srnqnetlr'rrlronrr dei genirori: agi,ce come operarore iociale al primo

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verse, più complesse di quelle proposte dalla (verifica' scola-stica. Come apprendere le basi della matematica e passare dal-

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sponsor privati che avrebbero dovuto ricoprire le scuole di pub-blicità della Coca-Cola o dei jeans annunciati dagli apocalitticiawersari dell'autonomial Be', non sono arrivati: però i fondìper la scuola sono ugualmente diminuiti, e quìndì l'insegnantedeve trasformarsi talvolta anche nelmanager di se stesso, incas-sando ìl malcelato disprezzo dei .colleghi, che vituperano que!

sto sporcarsile mani con la vile pecunia, ma beneficiano dei po-sitivi esiti (quando ci sono) delle richieste di finanziamenîo. Es-

se Éermettono I'attuazione di progetti che, di nuovo, riempionoi vuoti sociali consentendo attività dì socializzazione pomeri'diana, intersezionì con la città e il territorio, che altrimenti sa-

rebbero ambienti ignoti allo studente, e via dicendo..La scuola nonpuò essere un ammortizzatore sociale,, tuo-

na il minisuo Celmini.-Dice dawero, signor ministroll--C""9SC9lej.-,fg_e!"q9$,t!A1gqe,sgg![-e. Svolge un ruolo di

supplenza senza il quale l'intera società crollerebbe. Elo svolge

Perché, per questi compiti che produconovalore sìa in formadi risparmio nei bilanci familiari e degli enti locali, sia comesvolgimento di attività che favoriscono I'acquisizione di capa-cità e conoscenze im-mediatamente messe a valore,la scuola inquanto tale (sia nelsuo complesso che nelle sue singole compo-nenti, insegnanti e personale non docente compresi) non do-vrebbe ottenere larestìtuzione di una parte della rícchezza pro-dottal

In altri termini: perché non dovrebbe estenderai alla st€ssa

sfera dì produzione delle conoscenze, delle competenze e dell€capacità basilari, ìn aggiunta alle retribuzioni salariali dei sin-golì e alle spese dì mantenimento e sussistenza, un reddito so-ciale diesistenza?

:/. Mrria.,e'la Le rini. .Quarari,nnid, ,marrellare". ctr.

166 )

fu-*

Ma già sento un fastidioso grillo stridere nelle mìe orecchie:tì(,n ce lo possiamo permettere.

llvece sì: ce lo possiamo permettere,

f. Andate a lavorare!

ll capitalismo cognitivo, e la capacità della conoscenza di gene-

ltre produzione e valore, è una conseguenza della crisi delleintituzioni della società disciplinare.

Ma non è il paese del Bengodi. Non si vedono certo all'oriz-ronte montagne di formaggio dalla cui sommità far rotolarerrraccheroni, o zecchinì che, seminati nell'orto deimiracoli, fio-nscono in alberi pienr dr irndnnanri monet€.

La società dell'incertezza, delle passioni tristi, della liquiditàè ';ro,he. almeno al momenro, ì vede all'orizzonre.

Lo spavento, per non dire l'autentico terrore, che abbiamoplovato nel vedere le immagini delle Twìn Towe$ colpìte e crolllte ha fatto cadere quelvelo di beato ottimìsmo che ci facevacrcdere, ingenuamente, di essere in :ur,a belle époque della gIo-bnlizzazione.

Quello che si vede oggi, ìn risposta alle molteplici paure so-eiîli, spesso suscitate ad arte per sostituirc la crisi del consenso

l)olitico con lo scambio tra rassicurazione (ordine, sicurezza,

frotezione) e diritti (libertà individuali e collettive, inviolabi-littì, democrazia), è un acuirsi delle strategie di controllo.

La complessità sociale, non più governabile attrave$o le for-rrrc clar,iche o disciplinari del pa\sato. \ iene remplificara arlra-vcrso la sua traduzione in numeri e dati. E la diversità vieneun ifomata in base a standard prefissati,la cui unica giustifìca-rione è la capacità di padroneggiare un certo livello o grado dieomplessLri, piuttosto che uno maggiore.

I quello che accade con le polirrche ,cola,rrche oggi in acto.

t 67l

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Rìduzìone della varietà e della complessità degli indirizzi spe-rimentali, dei piani di studio, delle autonomie, delle istituzionidi autogoverno della scuola a un numero dato di differenze: co-me se fosse scontato che un basso numero di differenze sia unr; lore in se e per si.

Qualcuno dirà: ma è contro lo spirito del capitalismo! L4-sciamo da parte didattica, educazìone, andiamo al sodo: unascuola che chiude le porte al terzo millennio i un cattìvo ìnve-stimento, minaccia il futuro, ci fa perdele teffeno ispetro ad al-tri paesì, grandi e pìccoli, che stanno investendo nella forma-zione e nella ricerca.

Be', non è proprio così.Intanto, spazziamo via l'illusione che l'epoca del capitalismo

cognitivo cì stia portando alla felice eutanasia della società ba-sata sullo sfruttamento dell'uorno sull'uomo. Che il lavoro fati-coso, abbruttente, mal paigato stia lietament€ scomparendo.

In questa elà di mezzo nella quale, per dirla con Gramsci, ilvecchio muore e ilnuovo non può aÍcora nascere, accantq alle

Può formare la nuova intellettualità cognitiva, fornendo glistrumenti necessari ad attraversare le trasformazìoni dell'etàpr€sente. Oppure può sfornare un ceto subordinato inadegua-to a un ruolo attivo nel mondo del lavoro e della piena cittadi-nanza: la moderna riproposizione di quei figli di contadini ai

t68l

quali, come denunciava don Milani,la scuola non dava gli stru,menti necessari per leggere e comprendere i contratti di lavoro,che dir enrano sempre pir) comples<i e difficrli da caprre.

Due compiti distinti, dunque: ma non necessariamente duealternative. Una scuola che sel€ziona un basso numero di di-plomati e laureati dotati di un grosso potenziale cognitivo, e altempo stesso esclude dalla cittadinanza attiva là maggiorpartedella popolazione, è, da un cefto ptlnto diuista,una scuola cheiunziona: si assume ilcompito di mantenerelo stato dicose esi-stenté, e lo fa.

Il vecchio e abusato adagio gramsciano, che con ranto com'piacimento ripetono i cantori della scuoÌa selettiva - una scuo-la severa è la miglìore garanzia per i figli delle classi popolari -è non solo storìcamente errato (le classi popolari non sono sta-te garantite dalla scuola selettiva), ma è del tutto fuori luogo og-gi, nelle aftuali condizioni delmondo del lavoro,

AppendicePossiamo permettercelo. Come trovare i soldiper la scuola

Lo.onfesso: ho una parricolare rimparia per Ker in Kline, que-sto grande attore shakesp€aiano che fa anche buoni film. Duedei quali - II yande freddo e Silverado - mi sono rimasti nelcuore. E anche una commediola ben fatta, ma non eccezionale,come Daue - Presidekte pet un giorno, che se Íosse stata inter-prerata da Warren Bearry o Kevio Corrner lcome a\ evino pen-sato i produttori) non mi sarebbe piaciuta tanto. Chi l'ha vistaricorda che Kevin Kline, nei falsi pannì delpresidente degli Sta-ti Unìti, armato di taccuino e penna deve trovare i fondi per fi-nànziare un programma sull'infanzia: e, articolo dopo articolodel bilancìo, davanti a un esterrefatto Consiglio dei Minìstdriesce nell'irqpresa.

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Bene: eccomi qui, a giocare alpresidenrc'

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n.ì:';:)i::;iffi ;o**"'"1t"'11*t111"'a1"-13'^1:Hff :li,iJ;i: il#' ìi"li"i'*''ui--""i-::: ::i,:J:.1fi""".'ii"rriltlJ.n" toi insegnanti non sappiamo €ostrulre'

sappiamo solo dire di no'"

Di qùanto è stato decùrtato il bilancio delf istruzione?

;iil:: il';ff;.à,.;il'"" j" i*'*i n"'*:'j:1i:l:f:.,i#:':-"J;ilii:i:'-"''i""'i' a'"q"' 'ono

I sordi che

servirebbero a riprìstinare lo status quo'*'iì'i;i;";; ;;;;i'; f i u amrizio'u' ma ggio-'l':""::':::'

,t iififtH;1#;"iiii,o,io"", n"rr^ p'nduzione di cono-

ir'íi^t"'io .o.i"t", o,' "reddito di esisenza per t" :Î::-"::::

,":,ì"':J::**il;il"",*ì^i"c*"."'4",'i1'9"3;;;:";I;."tilii":d'l-;ì;ttivi verso cui la si

-vuole indirizzare'

HR"iil"ffi'dJ;ì'*'i "*"' ei;' t"'*9::,::::::*::;ili 1,'J#:H'Íì*"i."" n...i.*.*elil',i1,:X.*:.;:ì.1;::l;; ìiì.ì,;;

'oi"no di-iogri' tonai

'ia darra rorma-

zione. sia dall'istruzione'

Cominciamo dall'tcr, I'imposta comunale suglt ttrn:llt"t"r:

il,H; ffi i*;i il.eófee;" e"1 11139;, :;'*lLÎ; Jiooverno berruscorì! .. iidio b"s,irc,o.;tiealrà l rcr era già trata abohra per t rei:orrt t

;'ji:;:;;;'il;;;', . :r,"ly l::11,'^l:l::: ::i.,i'î;f iffH' :íi ;H;i; ;iilit {::::*gg*?3ffiproprletarri àHJ]àililt;";uàr"rr"*picciórói1wtr,rzólii

li:ì'ii;il;#;;;;.iii' r'roo*iìionidi"ro''oroin par

2s. Qúi ni liniro a ci$re là Controliúanziari! di sli'ld"ia'o"l (www sbi_

l"nciamÒciore)

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te compensata dagli stanziamenti dello Stato, che ammontava-no a 1864 milioni per il zoo8, e a z6o4 milioni per i due annisuccessivi: col bel risultato di indebitare i comuni di oltre duenriliardr dr euro rn rre anni.-

È una scelta polìtica, certo: come è politico d€cidere che è piùinrportante garantìre la sicurezza a studenti, insegnanti e bidel-li che ogni giorno entrano in uno dei 2o.ooo edifici scolasticinon a norma, o che I'istruzione è più importante di poche deci-ne di euro al mese(a tanto ammonta il taglio dellìcr).

In alternatìva, l'tcr potrebbeessere ripristinata per quel zo%diproprietari di case il cui valore è superiore a Too.ooo euro: loStato avrqbbe così 5oo mìlioni annui in meno da versare ai co-muni.

Par'iamo ai finanzramenri a lle scuole private, il cui ammon--*_---:-^rare vari;+eco",r" i JiGiilÉali.53ti'fr 6,n,mo-Ai ri;;ma,spigg_{i,.7--zggrj!!9g1di e.uro. Finanziamenti che piovonosulle <uole prirrre peggiori d'turopa: re non pos.iamo per-rnetterci di mantenere gli standard di una delle migliori scuoleclenenrari del mondo. ancor meno posriamo permerrerci questo spreco in favore di istituzioni che ìmpartiscono un pessimoLrello di preparazione,'

Veniamo alle roe.e mrlrrao di un oaese la cui to'rrrurone di-ceche -ripudia la-fiifia . À6biamàune.erciLoelelanriaco,.u-periore di oltre il 5o% degli organici ispefto.a quanto necessa-rio: abbiamo un organico (esclusi i carabinieri) di più dir85.ooo milìtai, a fronte di un fabbisogno (missìoni interna-zionali. eser.iro europeo) di r :o.ooo unirà. Prepensionandoneuna parte, e trasferendone un'alúa alla Pxorezione Civile (che

29. Sono daii contenùti ùell'ordine del giono del2o novembrc zóó9 del-

,o I-s.il:I-9:1!!9€li!e-'-prcd, o,-.t he \ enBono ci rri ptr "r8omenure

'.,,,.-:11"1!:'-l-.,urb ic,:,ppon,.her-atrzo;irìf p.,l ;p, :..,

s'

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ne avrebbe bisogno) oiterr€mmo ìl duplice risultato di aumen-tare la protezione delterritorio edì risparmìare da due a tre mi-liardì all'anno: sufficienti per prowedere all'assunzione, a regi-me in cinque anni, dì 4o.ooo insegnanti prec4ri. È avremmomolti immobili da destìnare ad abitazione, per abbassare ilprezzo delle case e degli af{itti,

La missione militare in Afghanistan ci costa 5oo milionì I'an-no: e si è rivelata fallimentare. Siamo sull'orlo di una gueraaperra. alla quale. secondo la Co.riruzione. l'kalia non puoprendere parre. Ricirare il personale miljtare, e soweozionarecol 5o% di quella cifra ospedali e missioni mediche contribui-rebbe, bltre a risparmiare, a d4re all'Italia autorevolezza e cre-dibilità nel proporsi come paese super partes, come mediatorein una trattativa odentata a rcalizzare una conferenza di paceinternazionale.

Stiamo per acquistare r3r cacciabombardieri Joint StrikeFighter, gli r'35n Lightning rr (prodoni dalla Lockheed Mar-tin), utilissimi se si intendeva bombardare la capitale dell'Unio-ne Sovietìca, molto meno se la gueffa ftedda è finita: e di certoBin Laden non starà fermo sul cucuzzolo di una montagna.af-ghana o pakistana, con in mano il cavo di un pallone aerostati-co, in attesa che questo bombardiere arrivi a localizzarlo. Cia-scuno di questi aetei costa, al momento, rlo milionì di euro(ma la cifra è più che raddoppiata dall'inizio del programma

Jsr).r' La Controlinanzi,arla Sbilanciamoci! propone di ridur-re a r2,8 il numero di cacciabombardieri da acquistare (39o mi'lioni di risparmio ); rinunciare a tutti ì r 3 r F- I J B equivaffebbea piir di r 7 miliardi di euro: Sooo asili nido, ro milionr di pan-nel l i so l aìì.lii dén ni i-ai;;,uì;,i,""; d. 1, ;.r.; ;;r.i diÈè'i

lr. Nel zoor il costo di uno di queri iet era di ro nilloni di dollail: vedi Gia-ùandrea Gaiani, .Ecco I'F-ltB, il caccia che atteúa ir p@hl metri quadrati',II Sób 24 Ore, 19 matza zaro.

denti estesa ai .collaboratori a progetto'. Oppure si può sem-pra -fènseìE"iElriifri:i;;'i jèì--Íziìóihbattimento e andare abombardare Mosca: magad c'è qualcuno che ancora non sa cheI'Urss non esiste più. Poi a ricostruirla ci mandiamo i disoccu-paîi, assoldati da qualche impresa edìle dei casalesi, che in que-ste cose sono bravi.

Poi c'è il pgg3qgg!!9fu$ggdirylc56il1a: un'opera inutile e fa-raonica, che devasterà I'ambiente, non farà guadagnare nean-che un minuto, e soprattutto non collegherà dlre coste, per€héaiduecapi del ponte ci saranno ancora strade e ferrovie vecchiedi un secolo. P-e3iggllgglgà due cosche, e questo spiega mohecose. Con i seì miliardi stanziati si potrebbero rimettere a no!-rna pru di merà delle nocrre rcuole.

Altri soldi potrebbero essere trovati nello stesso settore dellaconoscenza. Le pubbliche amministrazìonì regalano ogni annon llì11 Gates un milìardo di euro in licenze e copyright, che po-tremmo rìsparmiare dotando i nosrri uffici, centrali e perìferìci,cli sistemi Open Source (Linux invece di Vindows, OpenOffìceirrece di Microroli Offrce. ecc.r. Co\i. per inciqo. \mefferemmoI'atteggiamento di provincialì che abbìamofinora ar.uto ad ognilinrerÒrato) pasuggjo di Cate, in ha|a. e cominceremmo a

trattarlo come un turìsta qualunque. Come gli capita quando sireca in India e nessuno lo ìnvita a tenere discorsi inparlamento.

Ancora: uniformare le aliquotesui conti cortenti (anualmen-te al z7%) e sulle rendite finanziarie (attualmente al v,,5"/").Portarle ambedue al z3% comporterebbe un'entrata di r,S mi'lirrdr rnn u i. l- :pingerebbe qualche inrestiLore a spostare r pro-pri capitali dalla rendìta pa(assitaria a qualche investimentoproduni.o dipo,ri di laroro.

lntine. con un impora aggiunrrva sui 5uv lnon poLendoliyietare, che almeno ì proprietari facciano la loro parte) si po-trebbero ricavare altri:.oo milioni di euro.

Ricapitolando:

a

l7.l f7t l

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ne avrebbe bisogno) otterremmo ìl duplice dsultato di aumen-tare la protezione del territorio e di risparmiareda due a tre mì-liardi all'anno: sufficienti per prowedere all'assunzione, a regime in cinque anni, di 4o.ooo insegnanti precari. E avremmomolti ìmmobili da destinare ad abitazione, per abbassare ilprezzo delle case e degli affitti.

La missione militare in Afghanistan ci costa 5oo milioni l'an-no: e si è rivelata fallimentare. Siamo sull'orlo dì una guerra

aperta, alla quale, secondo la Costituzione, l'Italia non puòprendere pane. Ririrare ilpersonale miliLare. e sonenu ionarecol 5o% di quella cifra ospedali e missioni mediche contribuirebbe, oltre a risparmiare, a dare all'Italia autorcvolezza e cte- ..idibilità nel proporsi come paese super paftes, come mediatorein una trattativa orientata a realìzzare una conferenza di pace

internazionale.Stiamó per acquistare r3r cacciabombardieri Joint Strike

Fighter, gli r'rJB Lightning II (prodotti dalla Lockheed Mar-rinl, uriLiirimi<e si inrendeva bombardare h c.:pirale dell Unio-

rlcnri e,resa ai .collaborarori a progerro . Oppure.r può sem-pre dènsri€-*di"-cd iàiàîÈl?feóìiLbanimento e andare abombardare Mosca: magaric'è qualcuno che ancora non sa chel'Ulss non esiste più. Poi a ricostruirla cì mandiamo i disoccu-pati, assoldati da qualche ìmpresa edile deì casalesi, che in que-ste cose sono biavi.

Poi c'è il ponte sullo Strertgl! Messina: un'operainutile efa-raonica, che devasterà I'ambiente, non {arà guadagnare nean-che un mìnuto, e soprattutto non collegherà dlre coste, perchéliduecapi del ponte ci sarannoancòra strade e fertovie vecchiedr un secolo. Però. olleeheri due co,che. e que:ro \piega moheco'e. Con i ser miìiardi rranziari si porrebbero rimerrere, nor-ma più di metà delle nostre scuole.

Altrì soldi potrebbero essere rrovati nello stesso settore dellaeonoscenza. Le pubbliche amministrazioni regalano ogni annon Bill Gates un mìlìardo di euro in licenze e copyright, che po-tremmò risparmiare dotando i nostrì uffici, centrali e periferici,cli sistemi Open Source (Linux invece di Windows, OpenO{ficeinrece dr V icrosoh Offrce. ecc.r. Co\ì. per inciso, ìmeneremmoI'atteggiamenîo di provinciali che abbiamo finora avuto ad ognifinrcre'saLol pa.saggio dì Cares in lralia, e cominceremmo a

trararlo come un turista qualunque. Come gii capita quando sireca in Indìa e nessuno lo invita a tenere discorsi in parlamento-

Ancora: uniformare le aliquote sui conti correnti (aftualmen-tc al 27ol") e sulle rendire finanziarie (attualmente al rz,5%).Portarle ambedue al:.3o% comporterebbe un'entrata di r,j mi-h.rrdr r nnui. E (pingerebbe qualche rnvesrirore a .posrare i propri capitali dalla rendita parassiratia à qualche investimentoproduttivo dì posti di lavoro,

lnline. con un imporra aggiunrj\a (ui 'uv rnon porendolivietare, che almeno i proprietari facciano la loro parte) si po-trebbero ricavare altri:.oo milionì dì euro.

Ri.aprrolando:

co, in attesa che questo bombardìere arrivi a locallzzarlo. Cia- l

scuno di qu€sti aereì costa, al momento, rro milioni di euro(ma la cifra è più che raddoppi4ta dall'inizio del programma

JsF).r' La ControFinanzit^ a Sbildfiéiamoci! propone di idur-rea r:8 ilnumerodicacciabombardieridaacqur'tarer3gomilionì di risparmìo); rinunciare a tutti i rlr F-3jn equivarrebbe

ne Sovietica, molto meno se la guerra fredda è finita: e di certoBin Laden non starà ferno sul cucuzzolo di una montagna af-ghana o pakistana, coninmano ilcavo di unpallone aerostati-

a piu dr rTmrllrrdr di euro: 3ooo a.ili nido, romilionidipan-nellr solaì:'i-ndenniil di dìllc@aziòne dei lauorì?orì dipeii.

tr. Nel2oor il costo di uno di qu$ti jet era di Jo milìoni di doLlaii: vedi Gia-nandrea caiani, .Ecco I'F-3t!, il caccia ch€ attera in poch úeri qùadratl',tl\olP !4 o'P- t9n" a la o.

[7]l

Page 22: Di michele, la scuola

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Ma non basta.Lidea di un reddito dì esistenza per tutti coloro che, conilpro-

prio potenziale cognitivo e la propria produzione gratuita direddito - individui e istituzioni educative - costituiraÌrno il futu-ro dei procèssi economici, in un mondo nel quale I'economianoÍ solo è basata sulla conoscenza, ma è essa stessa conoscenzar

comporta una revisione radicale dei meccanìsmi dì reperimentoe distribuzione delle risorse. Bisognerebbe rivedere completa-menre i crrren dr ra'\azione oggi vigenti. che rroppo generica-

menre sono menzionati da chi invoc, meno raì\e per tunj-.

"Per tutti,, cioè per chil Per chi produce ricchezza crear'dolavoro. o per le rendire finanziariel Per iLlavoro produrtrvo. oper quello ìmproduttivo?

Finanziare questa vasta campagna di redistribuzione dei red-

diri nchrede pron edimenri che non solo finanzino. ma aiurinoin modo diretto il passaggìo da un'economia di rendita a un'e'conomia fondata sulla produzione di ricchezza sociale.

(in dilionì di euro

Taslio dei finanzianenti alh elole privat

tuùo dd coniinsenr nilitaÉ in Afshanisian

Ridu'ore docaccDbòmb die. jsP

T,B iode ponie lloSftstudiMes na

PassaAsio ai sisteni open Soùrce nelle pp,Aa.

Revisione aliquoie fisali rtoo

Tassa asaìunliva sùi suv

Torrle rz.38o 32.564

t74l tzr I

Come la Tobin Tax: un'imposta dello o,5'% sulle transazionifrnanzurie.

Come la Minimum Asset Ta* un'imposta a somma fissa su-gli assels delle imprese. o'sia su quei capiLali che giacciono im-mobilizzati (accantonamenti, fondi, ecc.).

Quesre imporre avrebbero un effetro vj(tuoso: incentivarel'.uso più efficace possibile del patrimonìo posseduto", nage-

volare gli inve<rimenti privati in ricerca e \viluppo e incenrivarel'aggregazione delle imprese",r"

È presumibile che queste proposte non saranno spontanea-

È presumibile, e auspicabile, che per onenere l;accoglimentodi questeproposte si debbano intraprendere lotte estese e dura-I rue,

Ma che almeno non vengano a dirci: nNon ie lo possiamopermettere-.

,2. srefano Lucarelli € Jàcopo Mazza, " crisi del velfare, reddito di $isrenzaed eùraiasià del renrier cógnitivo", iú Cado Vercellone (a cw^ di,l, Copitalisnó cÒghitirÒ,.k., pp. t rt7a.