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PROLOGO Mi alzo con la mente in un punto al di sopra del pianeta e lo guardo dall’alto, come se fosse la prima volta, come quan- do vedo un film e mi chiedo qual è il suo messaggio. Qual è il messaggio della vita degli uomini sulla terra? Con la men- te là in alto, libera dai consueti schemi mentali, nuda di fronte al mistero dell’essere, in questo momento, immagine di ogni altro momento della storia, guardo gli uomini miei simili alle prese con il mistero dell’esistenza. Vedo esseri umani che nascono ed esseri umani che muoiono, sottoposti come ogni altra forma di vita al ciclo del divenire; vedo due ragazzi che si baciano e si sentono im- mortali, e un vecchio solo che nessuno più vuole e nessuno più sa; vedo una donna che mi ha scritto dicendomi che sof- fre da ormai troppi anni per una paralisi sempre più deva- stante e che ora vuole solo morire al più presto, e vedo altri esseri umani nutriti artificialmente e che respirano artifi- cialmente ma che per questo non hanno perso la voglia di vivere e di continuare a esserci. Vedo uomini che si affretta- no come formiche sui marciapiedi delle metropoli, e altri che se ne stanno da soli in luoghi deserti. Vedo commerci sessuali di ogni tipo, per amore, per denaro, per cattiveria, per noia o per il solo naturalissimo desiderio del piacere. Ve- do bambini che si ingozzano di cibo artificiale e altri che muoiono di fame. Vedo una tavola apparecchiata con grazia, la tovaglia fresca di bucato, le posate al loro posto, i bicchie- ri dell’acqua e del vino, i tovaglioli candidi, e una donna che gioisce di poter servire il pranzo ai suoi cari. Vedo una ragazza che suona Bach al violoncello e giovani che si river- 13 © Garzanti

Vito Mancuso - Io e Dio

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PROLOGO

Mi alzo con la mente in un punto al di sopra del pianeta elo guardo dall’alto, come se fosse la prima volta, come quan-do vedo un film e mi chiedo qual è il suo messaggio. Qual èil messaggio della vita degli uomini sulla terra? Con la men-te là in alto, libera dai consueti schemi mentali, nuda difronte al mistero dell’essere, in questo momento, immaginedi ogni altro momento della storia, guardo gli uomini mieisimili alle prese con il mistero dell’esistenza.

Vedo esseri umani che nascono ed esseri umani chemuoiono, sottoposti come ogni altra forma di vita al ciclodel divenire; vedo due ragazzi che si baciano e si sentono im-mortali, e un vecchio solo che nessuno più vuole e nessunopiù sa; vedo una donna che mi ha scritto dicendomi che sof-fre da ormai troppi anni per una paralisi sempre più deva-stante e che ora vuole solo morire al più presto, e vedo altriesseri umani nutriti artificialmente e che respirano artifi-cialmente ma che per questo non hanno perso la voglia divivere e di continuare a esserci. Vedo uomini che si affretta-no come formiche sui marciapiedi delle metropoli, e altriche se ne stanno da soli in luoghi deserti. Vedo commercisessuali di ogni tipo, per amore, per denaro, per cattiveria,per noia o per il solo naturalissimo desiderio del piacere. Ve-do bambini che si ingozzano di cibo artificiale e altri chemuoiono di fame. Vedo una tavola apparecchiata con grazia,la tovaglia fresca di bucato, le posate al loro posto, i bicchie-ri dell’acqua e del vino, i tovaglioli candidi, e una donnache gioisce di poter servire il pranzo ai suoi cari. Vedo unaragazza che suona Bach al violoncello e giovani che si river-

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sano nelle orecchie suoni che non è possibile definire musi-ca, perché non hanno nulla a che fare con le Muse. Vedolotte per il potere, dittatori assassini, terroristi altrettanto as-sassini, e vedo chi si batte e muore per la giustizia, martiredella libertà. Vedo campi di concentramento e campi di ster-minio, lager, gulag, laogai, dove esseri umani sono privati diogni dignità e sterminati con la stessa meticolosa attenzionee sovrana noncuranza con cui si eliminano i pidocchi dai ca-pelli, e vedo ospedali e case di cura dove esseri umani sonocolmati di ogni dignità e lavati, nutriti, accarezzati con lastessa meticolosa attenzione e l’affetto più delicato che si ri-servano ai figli. Vedo riti millenari e liturgie arcane, accantoa bestemmie rabbiose e ad altre dette così, come si dice «valà». Vedo indegni approfittatori del nome di Dio, altri chene sono un luminoso riflesso, alcuni che rimangono del tut-to indifferenti. Vedo il bene e il male che gli uomini e ledonne sono capaci di generare e che spesso è quasi impossi-bile distinguere; vedo lo scorrere del tempo che corrodeogni cosa, e il prodigio di opere umane capaci persino divincere il tempo. Vedo una storia senza senso che si nutredel sangue di esseri umani e di animali, e vedo un progressoindubitabile in termini di benessere e di giustizia. Vedo labellezza e la deformità, vedo una natura che è madre e a vol-te è matrigna, un cielo stellato che attrae e insieme impau-risce, con il suo freddo infinito.

Vedo tutto questo, e molte altre grazie e molte altre defor-mità, e mi chiedo se c’è un senso unitario di questo teatro, equal è. Questa vita, dentro cui siamo capitati nascendo sen-za sapere perché, ha mille ragioni per essere una grazia, emille altre per essere una disgrazia: ma cosa è vero? Che èuna grazia, o una disgrazia?

E poi vedo i miei morti. Ognuno ha i suoi morti. Nonni,genitori, amici, fratelli. Vi sono esseri umani a cui è dato di vi-vere la morte di un figlio, e non esiste dolore più grande. E alcospetto dei morti, di fronte ai quali non si può mentire, pon-go la questione della verità: è un bene o un male che essi ci

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siano stati, che siano vissuti, che siano apparsi in questo mon-do? Se alla fine comunque si deve morire, è meglio nascere onon nascere, essere stati o non essere mai stati, essere o nonessere? E poi mi chiedo che fine hanno fatto, loro, proprioloro, ognuno diverso dall’altro, irripetibile, con la sua voce, ilsuo sorriso, la luce singolare degli occhi. Li potrei descriveretutti, uno a uno, i miei morti, come ognuno potrebbe descri-vere i suoi, perché sono dentro di noi e niente mai ci sepa-rerà da loro. Ma che cos’è vero, alla fine, per me e per loro,di questa vita che se ne va, nessuno sa dove?

Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio.

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