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Nizza Monferrato, marzo 2014 Viticoltura e cambiamento climatico ©Maurizio Gily www.gily.it

Vite e cambiamento climatico gily

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Nizza Monferrato, marzo 2014

Viticoltura e cambiamento climatico

©Maurizio Gily www.gily.it

TENDENZE CLIMATICHE

• aumento delle temperature, maggiore in Europa negli ultimi

decenni.

• riduzione del numero di giorni piovosi, più che della quantità

annuale di pioggia: eventi estremi

Il rischio siccità è aumentato dalla perdita della

capacità dei suoli di immagazzinare acqua in molti

vigneti italiani. Cause:

• erosione, assottiglia lo strato di terreno attivo;

• perdita di sostanza organica, quindi dei colloidi

umici che favoriscono la porosità del suolo;

• costipamento causato dal passaggio di macchine

sempre più pesanti.

La tendenza è in atto da decenni: per una viticoltura

sostenibile è necessario invertirla.

La vite e l’acqua

• Louis Pasteur: “Il vino è la luce del sole catturata dall’acqua”.

• Galileo Galilei: “il vino è un composto di umore e luce”.

• La fotosintesi è fenomeno complesso ma concettualmente

semplice: la scissione della molecola dell’acqua in un atomo di

ossigeno e due di idrogeno grazie all’energia fornita dal sole e

la formazione di nuovi composti organici con il carbonio

prelevato dall’aria in forma di anidride carbonica.

Alcool, glicerina, tannini, antociani, sono fatti da questi tre

elementi.

Abbiamo un edificio fantastico costruito quasi con tre soli

mattoni, disposti in modo diverso, grazie alla luce.

La vite selvatica in natura cresce in riva ai fiumi e si arrampica sugli alberi, portando fiori e frutti al di sopra delle loro chiome, alla luce. 1. Non è una xerofila (piante dei climi aridi)2. tuttavia ha la capacità di trasportare l’acqua a grandi altezze, come tutte le liane, superando facilmente la differenza di potenziale.

Vitis aeuropaea sylvestris

Riserva Naturale del Bosco

di Torino di Sangro (CH)

Aridocoltura

L’agricoltura

delle zone aride

del mondo

ottimizza la

poca acqua

disponibile

La pianta “idrovora” della pianura padana nelle sue terre di origine è

coltivata in climi aridi. Ma a destra e a sinistra c’è lo stesso mais? La

differenza macroscopica è nella densità di vegetazione.

Champagne

Sicilia (Pachino)

QUALE VIGNETO CONSUMA PIU’ACQUA?

• Cos’è il “modello viticolo Champagne” (foto

precedente), se non il modello “mais a foglie erette e

a semina fitta” applicato alla viticoltura?

• Grande superficie illuminata, grande produzione di

biomassa, grande consumo di acqua e nutrienti, e

grande esplorazione del suolo da parte delle radici

della vite. Un motore spinto al massimo.

• Una certa scuola di pensiero sostiene che gli impianti

ad alta densità resistono meglio alla siccità. Ma la

tradizione delle zone aride e della viticoltura non

irrigua, mediterranea e del Nuovo Mondo, e la

pratica di chi utilizza impianti di irrigazione, dicono

esattamente il contrario.

Densità bassa e chioma a ombrello.

Dry farming a Frog’s Leap, Napa, California.

STOP AI LUOGHI COMUNI

• I pionieri della viticoltura in California nel XIX secolo

piantavano con sesti molto larghi, meno di 1000 viti

per ettaro, avendo osservato le tecniche di

aridocoltura dei nativi americani, per aumentarlo poi

con la diffusione dell’irrigazione.

Quando, nel 1975, il Cabernet di Stag’s Leap vinse il

Paris Challenge di Parigi battendo tutti i grand cru di

Bordeaux, il vigneto aveva meno di 2000 viti per

ettaro, contro i 7000 di Bordeaux.

Qual è la densità ideale?

• non esiste un modello viticolo buono per tutte le situazioni: la

Borgogna non è la Maremma, il Nebbiolo non è il Pinot nero e

la Champagne non somiglia affatto alla Val di Noto.

• Non è soltanto il numero di viti, ma il numero di foglie (e di

grappoli) per unità di superficie, in particolare quelle esposte

al sole e al vento, che determina la quantità di acqua che

viene traspirata come vapore acqueo, e quindi persa in

atmosfera, e questo non è solo funzione della densità di

impianto ma anche di altri fattori: il vigore delle piante, la

forma e la gestione della chioma. Inoltre i vitigni autoctoni del

Nord consumano più acqua di quelli del Sud, o comunque

vanno prima in stress.

C’è inerbimento … … e inerbimento

L’inerbimento dell’interfila è compatibile con un clima asciutto? La vegetazione consuma acqua, ma non è un problema nella stagione in cui è disponibile

Cover crop di favino, inverno, Sicilia. Foto M. Pierucci

Cover crop di favino, inverno, Sicilia. Foto M. Pierucci

Inerbimento spontaneo,, estate, Piemonte. Foto M. Gily

C’è pergola … … e pergola

DISTANZA DEL FRUTTO DAL SUOLO

Vicino al suolo c’è la massima escursione termica: più caldo di

giorno, più freddo di notte.

+ Escursione termica= + qualità?

In condizioni climatiche estreme e senza irrigazione può

essere preferibile avere meno escursione ma evitare livelli

termici critici.

Inoltre non tutti i precursori degli aromi si avvantaggiano di

escursioni termiche elevate. I norisoprenoidi (frutta tropicale)

preferiscono notti più calde (D. Tomasi su Glera). Chardonnay

siciliano: profumi di ananas e frutto della passione.

utile per la sanità dell'uva perché il vento è mal tollerato dai funghi e disturba anche il volo di alcuni insetti (tignole). Brezze meridionali umide favoriscono l'oidio

possibili scottature sul grappolo in associazione con alti livelli di UV, soprattutto se il grappolo viene scoperto dopo la fase di mignolatura/prechiusura. Respirazione e quindi distruzione di alcuni composti: precursori aromatici e antociani. Due fattori fondamentali: distanza dal suolo e ombreggiamento dei grappoli nelle ore piùcalde.

la luce ha effetti positivi sull'allegagione, sulla sintesi del colore, sulla sintesi di alcuni precursori aromatici, sulla sintesi della pruina. I raggi ultravioletti hanno un'azione antioidica. Una luminosità alta non è mai negativa per il frutto se associata a temperature basse o medie.frutti

abbassa l'umidità relativa ll'interno della chioma e aumenta la traspirazione, a meno che non sia vento umido. Non è un grave problema se c'èacqua sufficiente nel terreno, altrimenti accelera l'entrata in stress idrico

gli stomi si chiudono per limitare la traspirazione, si chiude la porta di ingresso alla CO2 e la fotosintesi si blocca. La temperatura critica dipende da tre fattori: umidità relativa dell'aria, vitigno e stato idrico del suolo. Nei climi caldi in estati molto calde la maturazione non accelera, ma al contrario rallenta.

fondamentale per la fotosintesi. Solo le foglie in piena luce sono attive. Quelle del secondo strato sono neutre, producono con la fotosintesi e consumano con la respirazione. Quelle in ombra (terzo strato) sono passive, consumano più di quanto producono e aumentano l'umiditàdentro la chiomafoglie

ventotemperature > 32-35 gradiluce

Una chioma troppo rada e con grappoli totalmente scoperti rischia lo stress da eccesso di traspirazione: nei casi più gravi ustioni sul frutto e caduta precoce delle foglie. Aumento di PH per caduta dell'acido malico. Perdita di aromi. Climi aridi:alberello, pergola.

buona illuminazione sia della chioma che del frutto. La fotosintesi è ottimizzata.

chiome aperte e produzione moderata

il rischio di stress idrico è direttamente proporzionale alla densità della chioma e alla produzione di frutto. Nel caso è possibile intervenire riducendo una o entrambe.

La luce fatica a raggiugnere gli strati interni. La fotosintesi può non essere sufficiente alla maturazione. Alti livelli di potassio nel frutto. pH elevato.

chiome vigorose e produzione abbondante

temperature > 32-35 gradiluce

Piemonte: i “sorì” sono ancora le zone migliori per la viticoltura? Il cambiamento del clima

tende a rompere gli schemi. Qualificati esperti propongono una gerarchia qualitativa dei cru del Barolo. Ma, mentre il tiratore spara, il bersaglio si muove!

Secondo una famosa “review”

di Jackson e Lombard(American J. of Enology and Viticulture, 1993)

i vini migliori si fanno dove le

uve maturano in zona

climatica alfa, cioè con

temperature medie non

superiori a 15 gradi per i vitigni

“internazionali” considerati

(Pinot nero, Cabernet S. e

Riesling). Il Centro Italia è al

limite solo per il Cab, mentre il

Sud è fuori per tutto, a meno

della viticoltura in quota.

• Se l’Italia ha creato nei secoli una straordinaria varietà di

paesaggi viticoli non è frutto del caso, ma di un equilibrio tra

la pianta e l’ambiente che va quanto meno capito, prima di

cancellare le tecniche tradizionali e introdurne di nuove.

• Il 2012, con finale di stagione molto caldo, è stato un anno

buono non solo per l’alberello, il cui adattamento a climi

semiaridi è noto, ma anche per i sistemi a pergola, dal Veneto

all’Abruzzo: sempre più rivalutati, dopo essere stati

ingiustamente accusati di essere uno strumento del demonio

per fare produzioni spaventose di uva.

E a volte lo sono davvero, ma la colpa non è mai della pianta,

sempre dell’uomo.

• Con ondate di calore molto intenso e bassa umidità relativa,

dall’invaiatura in poi, l’ombreggiamento creato dalla pergola

e la maggior distanza dal suolo protegge il frutto dagli eccessi

termici, i cui effetti sono perdita di precursori aromatici, di

colore e di acido malico, e nel peggiore dei casi appassimento

precoce del frutto immaturo. Con una gestione accorta della

chioma si possono ottenere, anche nei sistemi a spalliera,

risultati simili, ma non uguali.

DISTANZA DEL FRUTTO DAL SUOLO

Vicino al suolo c’è la massima escursione termica: più caldo di

giorno, più freddo di notte. + Escursione termica= + qualità?

Non sempre.

In condizioni climatiche estreme e senza irrigazione può

essere preferibile avere meno escursione ma evitare livelli

termici critici.

• Ho capito meglio il concetto di terroir nei paesi dove questo concetto è

arrivato da poco, come in Australia. L’irrigazione RDI, cioè a deficit

regolato, si basa sul principio che per fare un vino di qualità la vite non

deve avere a disposizione tutta l’acqua che vorrebbe se crescesse, come

in natura, in riva a un fiume, ma solo una parte. E’ un regime di dieta

restrittiva, che porta ad uno stress moderato (mild stress). Sotto l’effetto

di condizioni ambientali debolmente stressanti la pianta accelera la

maturazione del frutto e del seme per assicurare la continuità della

specie. Ma se lo stress è eccessivo l’effetto è negativo.

• I terroir “classici” dei vini europei sono quelli in cui, senza irrigazione,

per la combinazione del clima e del terreno, la pianta entra nel regime di

stress moderato al momento opportuno. Un carattere fondamentale

della vocazione viticola di un territorio è quindi il modo come si muove

l’acqua negli strati superficiali e medi del terreno.

Ma l’aumento dei fenomeni estremi, almeno in alcune annate, può

sconvolgere questa “vocazionalità” imponendo alla vite uno stress troppo

severo, dalle conseguenze gravi.

L’osservazione dell’apice vegetativo. Quando il viticcio supera in altezza l’ultima foglia significa che la vite è in accrescimento e non è in stress idrico

(foto Gily, mano D’Angelone)

Cos’è il “mild stress”?

©Maurizio Gily 2004

Esiti di grave deficit idrico su Sangiovese,

foto F. Burroni, pagina facebook agronominvigna

• Bisogna fare il possibile perché la vite si mantenga dentro l’area

del mild stress senza bisogno di apportare acqua. Tuttavia a

volte questo può non essere sufficiente, e allora ben vengano i

gocciolatori.

Il divieto dell’irrigazione in viticoltura è un vincolo

anacronistico, legato a tempi in cui sia il clima che le tecniche

di irrigazione erano diversi.

• Piuttosto è importante fare buon uso della risorsa acqua,

perché è diverso pompare l’acqua da una falda sotterranea o

prenderla da un bacino di collina che si è creato per

immagazzinare le piogge in eccesso nei giorni e nelle stagioni

piovose, limitando così anche i rischi legati alle piene a valle.

I vincoli per i vini a doc e docg devono servire a fare vini piùbuoni: quando il risultato è fare vini più cattivi vuol dire che i vincoli sono sbagliati .

• In alcune esperienze in corso soprattutto in Spagna

(ma non solo) si stanno sperimentando tecniche di

adattamento al riscaldamento del clima, anche al

fine di produrre vini più freschi e meno alcolici. Si

tratta di fare, più o meno, l’esatto opposto di ciò che

noi agronomi abbiamo consigliato negli ultimi

decenni, come si vede nella slide successiva.

INDIETRO TUTTA!Alcune tecniche proposte per contrastare il riscaldamento

climatico, la maturazione troppo precoce e l’eccesso di alcool

(a meno di spostare il vigneto in altitudine e/o latitudine):

• densità di impianto più basse

• più gemme per pianta se non ci sono condizioni limitanti (ad es. se c’è irrigazione)

• maggiore altezza da terra del frutto

• riduzione dell’altezza della parete fogliare e del rapporto foglie/frutti

• ombreggiamento parziale della parete e del frutto

• cimature tardive per limitare la fotosintesi.

Grazie per l’attenzione Maurizio Gily

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