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PISA E LE ISOLE TIRRENICHE NEL QUADRO DELLA CIRCOLAZIONE MEDITERRANEA DALL’XI AL XIV SECOLO ENRICA SALVATORI - UNIPI LES ILES MÉDITERRANÉENNES AU MOYEN AGE BASTIA 24-26 NOVEMBRE 2016

Pisa e le isole tirreniche nel quadro della circolazione mediterranea dall’XI al XIV secolo

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PISA E LE ISOLE TIRRENICHE NEL QUADRO DELLA CIRCOLAZIONE

MEDITERRANEA DALL’XI AL XIV SECOLO

ENRICA SALVATORI - UNIPI

LES ILES MÉDITERRANÉENNES AU MOYEN AGE BASTIA 24-26 NOVEMBRE 2016

PER UN TUFFO NEL PASSATO

• Contesto di studio ampio: inevitabile uno status quaestionis sintetico nelle acquisizioni e incentrato sui problemi/sviluppi

• 1° problema: ha senso ha la visione “da Pisa”? Illumina un modello economico? Aiuta a comprendere la percezione dello spazio?

• Quanto la visione di un caso può costituire “modello”? (soprattutto per epoche mancanti di indicatori economici validi)

• MODELLO —>non ricavare dai fatti un minimo comun denominatore astratto, bensì valutare, nel concreto dell’esperienza storica ricostruibile, se esista un sistema consapevole, un lucido progetto, una sorta di modulo d’azione” (B. Figliuolo)

• Quanto è lecito parlare di “Pisa” come entità per un medio/lungo periodo (ceto dirigente / famiglie /clero)

G. ROSSETTI - C. RENZI RIZZO - C. ZEDDA

I PRESUPPOSTI

• Pericolosità (ma talvolta inevitabilità) della visione di Pisa come realtà promotrice e plasmatrice di reti di traffico per medio/lungo peridodo

• Altre strategie (pontificia/marchionale/imperiale) sono riconoscibili, arduo tuttavia è stabilirne il peso

• Il ruolo di spinta svolto dalle istituzioni (papato, regno, marca, impero) per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo ha trovato nella società pisana (e territorio) un ceto reattivo, in grado di investire risorse nella flotta;

• tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò dell’occupazione di beni fiscali

G. ROSSETTI - C. RENZI RIZZO

I PRESUPPOSTI

• Unione dei tre fattori: spinta istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio—> la formula all’origine del primato pisano nell’alto Tirreno, all’interno di un generale risveglio economico delle città e degli scambi.

• Spinta istituzionale: difesa, controllo -> aumento degli scambi

• Investimento privato: armatori flotta, reinvestimento nella città, nel territorio e nelle strutture portuali

• Razzia: ruolo economico da non enfatizzare ma nemmeno sottovalutare

• Disponibilità di materie prime e di know how -> importanza delle Isole

E. SALVATORI

XI E XII SECOLO

• Gregorio VII e Urbano II (+ Matilde di Canossa) si affidano alla potenza militare marittima di Pisa per la loro politica verso Corsica e Sardegna e altre imprese anti islamiche —> maturazione del processo già iniziato con Ugo di Provenza —> la flotta pisana è considerata l’eccellenza navale anti-islamica del Tirreno per tradizione, forza d’attacco e capacità tecniche

• momento chiave l’impresa congiunta pisano - genovese di al-Mahdïa e Zawila del 1087: determina l’ingresso in grande stile di nuovi protagonisti nella circolazione commerciale nel meridione d’Italia, il nord Africa e Bisanzio; proietta nell’immaginario collettivo, cristiano e islamico, l’idea che Pisa e Genova sono sul mare la coalizione vincente per ogni impresa mediterranea

E. SALVATORI

XI E XII SECOLO

• La rete di Pisa e Genova nel Mediterraneo occidentale tra XI e XII secolo fu in primo luogo una rete di servizio militare e di know how cantieristico, oltre che una forte presenza commerciale, ignota e – per ora – inconoscibile nelle sue dinamiche interne e nel suo peso relativo

• Pisa: fino alla prima crociata proiettata sul solo Tirreno, dal mar Ligure fino al canale di Sicilia, Sardegna e Corsica aree di influenza evidenti (ma non quantificabili).

• post prima Crociata: apertura di relazioni strette in Africa nordoccidentale, penisola iberica, Terrasanta e Bisanzio; rafforzamento posizioni nel Midi

TANGHERONI - GALOPPINI - DAY - TURTAS - ETC.

PISA-SARDEGNA XII-XIII

• XII-XIII: influenza e potere crescenti economici, politici, sociali e culturali

• Attori: Chiesa di Pisa, famiglie del ceto dirigente

• Interessi: esportazione dall’isola di sale, cereali, vino, vino frutta, cavalli, pellami, prodotti della pastorizia, granito, piombo, argento

• Modalità: frequenza dei mercati, legami familiari, accordi istituzionali, proprietà, investimenti negli insediamenti e in fortificazioni

GIOVANNI VILLANI XIV

SIGNORI DI SARDEGNA

la città di Pisa era in grande e nobile stato de’ grandi e possenti cittadini più d’Italia, e erano in accordo e unità, e mantengano grande stato, ché v’era cittadino il giudice di Gallura, il conte

Ugolino, il conte Fazio, il conte Nieri, il conte Anselmo; e il giudice d’Arbore n’era cittadino; e ciascuno per sé tenta gran corte. E con molti cittadini e cavalieri affiati cavalcavano ciascuno per la terra; e

per la loro grandezza erano signori di Sardigna e di Corsica, e d’Elba, onde avevano grandissime rendite in proprio e per lo

Comune; e quasi dominavano il mare co.lloro legni mercatanti e; e oltremare nelle città d’Acri erano molto gradi, e con molti parentadi

con grandi borghesi d’Acri.

S.P.P. SCALFATI - J. CANCELLIERI

PISA-CORSICA XII-XIII

• Penetrazione grazie e attraverso la Chiesa di Pisa e il Papato

• Forte presenza pisana che lascia un largo margine di autonomia agli Obertenghi e alle famiglie della nobiltà insulare

• Largo investimento nelle infrastrutture ed edilizia religiosa. Commerci e traffici poco illuminati dalla documentazione

• Si mantiene nella storiografia la dicotomia tra il “buon governo” pisano e “le temps des malheurs” genovese ma con molte più sfumature

• Studi attuali giustamente più focalizzati a guardare le forme dell’insediamento e i suoi sviluppi

UN MODELLO COMUNE?

GENOVA-PISA XI-XII

• Ruolo dell’iniziativa istituzionale (Marca di Tuscia -Obertenghi)

• Percezione delle delle vittorie anti-islamiche come azioni cementificanti la comunità cittadina

• ricerca di una consonanza di intenti con le autorità universali nell’organizzazione delle imprese

• l’investimento imponente dei ceti dirigenti cittadini nella cantieristica navale e di conseguenza anche nel commercio marittimo

UNA DIVARICAZIONE?

GENOVA-PISA XII

• Pisa: investimento nell’attività diplomatica: trattati commerciali in molti scali dell’Africa settentrionale

• Pisa: strategia chiaramente tesa ad evitare la organizzazione di altre “imprese”

• Genova: continua nel percorso militare almeno fino all’impresa contro Almeria e Tortosa (1146 e 1147) che provoca un disastro finanziario

• La lotta si fa interna e per Pisa si disegna una prevalenza commerciale diretta sul Tirreno e commerciale / politica sulle isole e un monopolio di bandiera in alcuni scali islamici

E. SALVATORI

PISA-MIDI-NORD AFRICA XII-XIII

• Bandiera della convenienza: mercanti del Midi salgono su vascelli pisani e genovesi beneficiando dei loro accordi commerciali

• sotto la ‘bandiera’ di Pisa era attiva un’ampia schiera di persone che beneficiava dei diritti già acquisiti in loco dai pisani e usufruiva della rete diplomatica che i Pisani avevano tessuto in tutto il Mediterraneo

• Difficile valutare per singole aree di approdo e di mercato il peso relativo degli operatori pisani nel commercio vero e proprio o nell’attività di servizio

M. TANGHERONI

MONOPOLIO? COLONIA?

• cambio di strategia dovuto all’azione di 2 fattori: rendimento decrescente dei profitti + necessità di istituzionalizzare i rapporti commerciali al fine di sopprimere i rischi

• lotte per l’egemonia NON SONO lotte per il monopolio: apertura sostanzialmente liberalizzata degli scambi (si combatte l’avversario politico)

M. TANGHERONI

MONOPOLIO? COLONIA?

• Superamento del concetto di “dipendenza” della realtà economica sarda rispetto alla trainante economia pisana

• Sottolineatura del significato di colonizzazione: opera su realtà “statuali”; componenti sociali colonizzanti diverse che agiscono con tempi e modi diversi; errato considerare Pisa come un blocco unico

M. TANGHERONI

CONSEGUENZE

Azione di Pisa e Genova sulle Isole:

• nascita e sviluppo degli insediamenti e delle città da spinte diverse (pressione mercantile, iniziativa signorile e comunale): capacità di inquadramento territoriale (in Sardegna), non enclaves straniere

• trasformazione della società rurale (alta produttività, non abbandono)

PISA-MIDI-ISOLE-NORD AFRICA XII-XIII

• quale importanza relativa aveva per l’economia pisana l’evidente ruolo di emporio e porto di servizio per l’intera Toscana? fino a che punto il capitale locale era investito direttamente nel commercio e quanto invece nella gestione dei servizi per conto terzi?

• altro aspetto da valutare è quale fosse la coscienza, la consapevolezza e il grado di controllo che i Pisani avevano dell’intero spazio economico loro contemporaneo: ambito di analisi assai poco agevole

E LA SINTESI?

UNA RETE DI NODI

• A parte il grande investimento nella normativa (patti, leggi, consuetudini, statuti) nodo della rete mediterranea di Pisa va prima guardato a sé: isole tirreniche, costa tirrenica fino a Roma Africa nord occidentale, Africa nord orientale, Terrasanta, Impero Bizantino

• MA dopo Rossi Sabatini nessun quadro d’insieme è stato tentato e l’ iniziativa di Marco Tangheroni (Pisa e il Mediterraneo) non ha prodotto tentativi di sintesi.

G. ROSSETTI - B. FIGLIUOLO

UNA RETE CON UN CENTRO (IL COMPASSO)

• lo spazio economico basso medioevale sembra definito da un compasso, la cui punta sia posta nel cuore di ciascuna delle città principali promotrici dell’espansione economica del tempo mentre il braccio traccia il perimetro esterno dello spazio da quelle controllato: arriva cioè«fin dove arrivano gli uomini di quelle città».

• per capire il sistema si deve guardare meglio alle aree intermedie tra i punti principali e maggiormente significativi, anche nelle realtà economiche periferiche

• operazione estremamente difficile fino al XIII, fattibile (protocolli notarili) nel XIV-XV sec.

M. TANGHERONI

LA CRISI E LA PERDITA DELLA SARDEGNA

• Vexata quaestio: Meloria punto di partenza del declino o manifestazione di un problema interno già evidente? Vero discrimine?

• altra Vexata quaestio: la perdita della Sardegna. Mantenimento iniziale della libertà di commercio, presenza pisana ancora forte fino a che non intervengono fattori frenanti:

• politica monetaria aragonese monopolistica sull’argento; inserimento del sistema feudale; scelte monopolistiche indotte dalle condizioni del Regno Aragonese; insicurezza delle comunicazioni marittime; perdita di interesse dei mercati isolani (Cagliari)

PERCEZIONE DI SÉ ED ECONOMIA MONDO

• Solitudine di Pisa + presunzione di indispensabilità «senza noi non possono aver guisa di mare»

• isolamento nella politica internazionale

• Eccessivo peso dato al ruolo di servizio (porto, scambi, navigazione, trattati)

• Scollamento tra capitale e sistema (G. Rossetti)

• Crescita di Firenze sul piano dell’economia mondo in cui Pisa ha un ruolo in gran parte da scoprire e che forse vede la città meno consapevole del suo ruolo nella rete del commerci

DA BRUNO FIGLIUOLO

MODELLI DI CITTÀ

• La città ragnatela: funzione eminentemente commerciale, collega con operatori residenti, in una rete unica, spazi qualitativamente diversi e anche assai lontani tra loro (economia mondo -VE/GE/Barcellona-, medio e corto raggio)

• La città alveare: eminentemente produttrice (economia mondo, medio raggio) che basa il commercio in buona parte con operatori esterni —> Pisa XIV per cuoio e tessili; XIII-XIV; Lucca - industria della seta / rapporto con Genova

città alveare nello spazio dell’economia mondo, città ragnatela solo in ambito intermedio e locale

B. FIGLIUOLO

MODELLI DI CITTÀ

• La città nido: si limita a sfruttare la propria posizione all’interno dello spazio economico occupato, attirando merci e operatori forestieri.

Pisa accoglie nel suo porto Catalani, Genovesi, Fiorentini, Provenzali, Veneziani, Siciliani, Sardi, Corsi etc. Il raggio d’azione dei mercanti locali pare inversamente proporzionale al numero degli operatori forestieri che fanno scalo in città

Più Porto Pisano attira merci capitali e imbarcazioni, meno gli operatori locali ritengono utile e redditizio prendere il mare.

Scollamento tra capitale e sistema (G. Rossetti)

Bruno Figliuolo

Più che la sconfitta della Meloria, insomma, sembra che a far restringere il raggio d’azione del commercio pisano sia stato il

grande sviluppo dell’economia mondo fiorentina, all’ombra della quale, producendo manufatti che altri si incaricheranno di

commerciare e sfruttando semplicemente la propria posizione geografica, i Pisani prospereranno per un paio di secoli almeno