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S I DISCORSI E LE PAROLE Il bambino, attraverso le esperienze formative riconducibili al campo di esperienza “I discorsi e le parole”, impara ad utilizzare la lingua nelle funzioni e forme necessarie per giocare ed esprimersi in modo personale, creativo e sempre più articolato; raccontare e dialogare, pensare logicamente, approfondire le conoscenze, chiedere spiegazioni, ecc.

I discorsi e le parole

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I DISCORSI E LE PAROLE

Il bambino, attraverso le esperienze formative riconducibili al campo di esperienza “I discorsi e le parole”, impara ad utilizzare la lingua nelle

funzioni e forme necessarie per giocare ed esprimersi in modo personale, creativo e sempre più articolato; raccontare e dialogare, pensare

logicamente, approfondire le conoscenze, chiedere spiegazioni, ecc.

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MOTIVAZIONE

Molti studiosi ritengono che l’umanità si sia evoluta, quando l’uomo in un territorio della sperduta Africa, ha iniziato ad usare un codice per farsi comprendere dall’interlocutore. Da lì si è poi spostato verso il nord conquistando il mondo, piegandolo ai suoi bisogni con la forza della parola. Poi a poco a poco, lungo un graduale processo storico, l’uomo ha inventato la scrittura. Questa stessa evoluzione la ripercorre il bambino; quando nasce non sa esprimersi con le parole, anche se esprime i suoi bisogni attraverso suoni da interpretare, particolarmente con il pianto. A uno o due anni impara a parlare, a tre anni sa strutturare le parole in una frase, quindi è in grado di comunicare. La funzione della lingua però non si limita ad essere solo uno strumento per la semplice comunicazione.

Le funzioni sono tante: la funzione personale che permette di esprimere i propri sentimenti, la funzione euristica/referenziale/argomentativa, per comunicare con il mondo circostante. Il bambino che arriva alla scuola dell’Infanzia ha già scoperto che le espressioni verbali hanno un significato e che attraverso il linguaggio può manifestare i suoi bisogni, esteriorizzare le sue esperienze, i suoi dubbi e le sue convinzioni. Ma sempre nell’arco d’età che va dai 3 ai 6 anni i bambini compiono un grande passo, iniziano ad utilizzare il linguaggio non più esclusivamente come strumento di comunicazione ma anche come oggetto di pensiero. Per questi motivi il campo “I discorsi e le parole” riveste una particolare importanza, ai fini della strutturazione di un linguaggio ricco e articolato.

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I DISCORSI E LE

PAROLELa lingua, in tutte le sue funzioni e forme, è uno strumento essenziale per comunicare e conoscere, per rendere via via più complesso e meglio definito, il proprio pensiero, anche grazie al confronto con gli altri e con l’esperienza concreta e l’osservazione. È il mezzo per esprimersi in modi personali, creativi e sempre più articolati. La lingua materna è parte dell’identità di ogni bambino, ma la conoscenza di altre lingue apre all’incontro con nuovi mondi e culture.

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Quindi…

Tale Campo di esperienza è lo specifico ambito di esercizio delle capacità comunicative riferite al linguaggio orale e al primo contatto con la lingua scritta, la cui impostazione muove dal principio che la lingua si apprende all'interno di una varietà di contesti comunicativi e che essa, nella complessità dei suoi aspetti costitutivi (fonologico, lessicale, semantico, morfologico, sintattico, pragmatico), è un sistema governato da regole implicite, che si applicano anche se non si sanno descrivere.

Il conseguimento di una reale capacità di comunicazione richiede che la scuola promuova l'esercizio di tutte le funzioni (personale, interpersonale, euristica, immaginativa, argomentativa, metalinguistica) che risultano indispensabili per un comportamento linguistico rispondente alla complessità dei contesti ed alla ricchezza delle intenzioni, evitando di restringersi alle funzioni semplicemente regolative e informative.

Le principali abilità da far progressivamente acquisire agli alunni possono consistere: nel prestare attenzione ai discorsi altrui e nel cercare di comprenderli; nel farsi capire dagli altri pronunciando correttamente le parole, indicando appropriatamente oggetti, persone, azioni ed eventi, formulando frasi di senso compiuto; nel descrivere una situazione ad altri; nel dar conto di una propria esperienza e nel rievocare un fatto.

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I DISCORSI E LE PAROLEI bambini si presentano alla scuola dell’infanzia con un patrimonio linguistico significativo, ma con competenze differenziate, che vanno attentamente osservate e valorizzate. In un ambiente linguistico curato e stimolante i bambini sviluppano nuove capacità quando interagiscono tra di loro, chiedono spiegazioni, confrontano punti di vista, progettano giochi e attività, elaborano e condividono conoscenze. I bambini imparano ad ascoltare storie e racconti, dialogano con adulti e compagni, giocano con la lingua che usano, provano il piacere di comunicare, si cimentano con l’esplorazione della lingua scritta.

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Quindi…

Il bambino di tre anni ha già acquisito una serie complessa di abilità linguistiche e può diventare sempre più capace ad utilizzarle anche in virtù delle sollecitazioni offerte dalla scuola. La scuola accetta il modo di comunicare e di esprimersi di tutti i bambini programmando ed attuando una molteplice varietà di situazioni di apprendimento, ampliando lo sviluppo linguistico del bambino che è favorito, in primo luogo, dalla conversazione regolata dall'adulto e dall'interazione con i coetanei.

La conversazione regolata dall'adulto appare molto produttiva nel piccolo gruppo in cui tutti possono parlare e ascoltare. Il grande gruppo (il circolo di tutta la sezione), invece, sebbene non faciliti lo scambio comunicativo, è comunque utile (purché non ecceda nella durata) a sviluppare un senso di appartenenza ed a condividere le informazioni e le proposte dell'insegnante. Nel piccolo gruppo regolato da un adulto si può parlare delle proprie esperienze personali, discutere di eventi condivisi a scuola, ragionare su fatti ed avvenimenti, eseguire un gioco collettivo, ascoltare fiabe, filastrocche, poesie e racconti, produrre e confrontare scritture spontanee, fare giochi di parole, scambiare significati e usi linguistici. Il racconto, il resoconto e l'invenzione di storie contribuiscono a far acquisire, nelle forme del pensiero narrativo, gli strumenti per comprendere il mondo naturale e sociale e per costruire la propria identità.

Anche nella scuola dell’infanzia, così come per alcuni bambini già avviene nella famiglia, l'interazione fra lingua orale e lingua scritta può continuare a svilupparsi in modo non casuale attraverso la familiarizzazione con i libri, la lettura dell'adulto, la conversazione e la formulazione di ipotesi sui contenuti dei testi letti. Il primo accostamento alla lingua scritta, infatti, è ormai avvertito come un nucleo qualificante per l'attività educativa della scuola dell'infanzia, sia come avvio all'incontro col libro e alla comprensione del testo, sia come interessamento al sistema di scrittura, nei cui confronti il bambino elabora congetture ed effettua tentativi sin da quando comincia a differenziarlo dal disegno.

“Il processo di concettualizzazione della lingua scritta inizia quindi prima dell'ingresso nella scuola Primaria ed è sostenuto dall'immersione in un ambiente ricco di fonti di informazione e di immagini, capace di stimolare anche la curiosità per la lingua ed i modi di scriverla”( F. Anello, 2008)

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La scuola dell’infanzia ha la responsabilità di promuovere in tutti i bambini la padronanza della lingua italiana, rispettando l’uso della lingua di origine. La vita di sezione offre la possibilità di sperimentare una varietà di situazioni comunicative ricche di senso, in cui ogni bambino diventa capace di usare la lingua nei suoi diversi aspetti, acquista fiducia nelle proprie capacità espressive, comunica, descrive, racconta, immagina. Appropriati percorsi didattici sono finalizzati all’estensione del lessico, alla corretta pronuncia di suoni, parole e frasi, alla pratica delle diverse modalità di interazione verbale (ascoltare, prendere la parola, dialogare, spiegare), contribuendo allo sviluppo di un pensiero logico e creativo.

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Quindi…

Per quanto riguarda l'interazione con i coetanei, opportunità di grande ricchezza linguistica sono presenti nel gioco simbolico. Per i bambini di questa fascia di età il parlare tra loro e con l'adulto mentre si svolgono delle attività motivanti, facendo piani e previsioni, costruendo spiegazioni, formulando ipotesi e giudizi, è uno strumento fondamentale per lo sviluppo del pensiero e del ragionamento.

Risulta importante anche l'organizzazione di angoli disposti in modo da favorire la libera consultazione di libri ed immagini, da parte dei bambini.

Lo strumento essenziale per accertare il livello di acquisizione delle abilità linguistiche è l'osservazione dei bambini in tutti i possibili contesti di uso del linguaggio. È bene osservare in primo luogo le competenze relative a: conversare; narrare eventi personali o piccole storie; comprendere ciò che viene raccontato o letto; usare un metalinguaggio (attraverso l'analisi di significati e di somiglianze semantiche e fonologiche fra parole, la ricerca di assonanze e rime).

Per sottolineare l’importanza dello scambio verbale e del discorso collettivo come facilitatori nei processi di costruzione delle conoscenze già nell’infanzia, Clotilde Pontecorvo osserva come “Le esigenze della comunicazione linguistica, la necessità di controbattere delle affermazioni o di rispondere a domande, costringono gli interlocutori ad essere più espliciti, ad argomentare, a trovare “ragioni” o “fondamenti” più validi, rendendo più esplicito e quindi più chiaro e meglio fondato quello che si dice e si pensa” (C. Pontecorvo, 1999)

In riferimento a ciò vi sono diverse strategie comunicative che un insegnante di scuola dell’infanzia può utilizzare per favorire lo sviluppo linguistico del bambino: il rispecchiamento è una di esse, si riferisce ad un comportamento verbale dell’adulto che prevede la ripetizione e la riformulazione di alcuni aspetti del discorso del bambino, senza l’aggiunta di valutazioni, siano esse positive o negative. Quest’atteggiamento di interesse e di riconoscimento agisce sia su certi aspetti emotivi dell’apprendimento (ad esempio la paura di sbagliare, la motivazione, ecc...) sia su aspetti cognitivi, fornendo al bambino la possibilità di riflettere su ciò che ha detto ed eventualmente rielaborarlo.

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I DISCORSI E LE PAROLEL’incontro e la lettura di libri illustrati, l’analisi dei messaggi presenti nell’ambiente incoraggiano il progressivo avvicinarsi dei bambini alla lingua scritta, e motivano un rapporto positivo con la lettura e la scrittura.

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Quindi…

Per quanto riguarda la lettura, le ricerche condotte da Ferreiro e Teberosky evidenziano innanzi tutto la complessa relazione esistente tra lettura e scrittura nelle prime fasi dell’apprendimento.

Già in età prescolare il bambino ha elaborato una serie di conoscenze sulla struttura dei testi scritti. Prima ancora di sapere qual è il suono convenzionale delle lettere il bambino è in grado di fare delle anticipazioni sul significato dei segni scritti con cui si confronta, utilizzando informazioni di tipo contestuale (se la scritta è contenuta in un’insegna di un negozio di giocattoli, ci sarà scritto “giochi”) e informazioni di tipo iconografico (se la scritta è accompagnata da raffigurazione di un cane, ci sarà scritto “cane”).

Queste idee evolvono nel tempo e il bambino, benché utilizzi l’anticipazione come strumento di accesso al significato, prende in considerazione alcune proprietà grafiche del testo.

Per la scuola dell’infanzia diventa indispensabile pianificare percorsi formativi, favorendo gradualmente la scoperta della corrispondenza fra i fonemi e i segni scritti e rafforzare i prerequisiti fondamentali per la letto-scrittura. Quando si lavora con i bambini non bisogna mai trascurare l’aspetto affettivo -emozionale degli apprendimenti: l’insegnante, nei percorsi di alfabetizzazione precoce, deve sempre tenere presente che la lingua scritta è per il bambino una realtà magica di scoperte e meraviglie, il libro è un oggetto e un giocattolo insieme. A tal proposito dare l’opportunità ai bambini di creare un legame affettivo con il libro è fondamentale, ad esempio attraverso attività di manipolazione e osservazione libera del libro stesso.

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I DISCORSI E LE PAROLEI bambini vivono spesso in ambienti plurilingui e, se opportunamente guidati, possono familiarizzare con una seconda lingua, in situazioni naturali, di dialogo, di vita quotidiana, diventando progressivamente consapevoli di suoni, tonalità, significati diversi.

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Quindi…

Parlare è innanzitutto interagire con gli altri; la formazione linguistica, dunque, riveste una valenza costruttiva, nel senso che concorre a «costruire» un soggetto competente, capace, cioè, di difendere le proprie ragioni, sapendo accogliere quelle degli altri. Detto in maniera più esplicita, la centralità di un progetto di educazione linguistica è la persona, ovvero il bambino che dialoga con i coetanei, gli adulti, le insegnanti e in questa comunità di parlanti egli ha la possibilità di agire, elaborare i propri interventi sulle cose, stabilire rapporti e relazioni, esprimere sentimenti ed emozioni.

Il linguaggio, dunque, si sviluppa e si differenzia in ragione di queste esigenze che permettono al bambino di maturare una varietà di rapporti linguistici e di collegare in misura crescente i possibili usi alle specifiche situazioni.

Il linguaggio del bambino nasce e si evolve in un contesto. È quindi opportuno far conoscere ai bambini la ricchezza della diversità dei linguaggi.

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PARLARE

LEGGERE

ASCOLTARE

SCRIVERE

RIFLETTERE

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L’oralità riguarda il parlare e l’ascoltare; la scrittura si riferisce al leggere e allo scrivere. A queste quattro funzioni va aggiunta quella

del riflettere, che costituisce una delle esperienze

preferenziali sia nell’ambito della scuola dell’infanzia sia

negli ordini successivi.

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LINGUA E PENSIERO

Le parole, infatti, sono suoni e segni che danno forma al pensiero.

In ambito psicologico, è soprattutto Vygotskij a sottolineare la forte interdipendenza tra lo sviluppo delle funzioni mentali superiori e l’evoluzione del linguaggio. Secondo lo psicologo russo, il pensiero e il linguaggio del bambino procedono dall’esterno all’interno, dal sociale all’individuale, dall’interpersonale al personale. Nei primi anni di vita, il linguaggio del bambino è esteriore e successivamente diventa interiore.

Quando tale processo si è completato (verso i 6 – 7 anni), il linguaggio coincide con il pensiero verbale, che si struttura in modo sempre più sistematico attraverso il rispetto delle regole della lingua e la scoperta del significato delle parole.

La lingua è, dunque, strumento del pensiero e, per questa ragione, costituisce la base per un’adeguata formazione intellettuale.

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LINGUA COME PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA

La linguarappresenta un mezzo per stabilire rapporti sociali tra gli individui; per questa sua funzione rappresenta il canale più importante per sostenere il principio di uguaglianza tra le persone.

A questo proposito Don Lorenzo Milani affermava che «solo la lingua ci fa uguali»; solo chi sa parlare e sa intendere la parola altrui può vivere appieno la propria dignità di persona, uomo, cittadino, lavoratore. L’uguaglianza effettiva presuppone la «sovranità» della parola, che non coinvolge solo le competenze della lingua scritta, ma anche una delle aspettative fondamentali del bambino: ascoltare ed essere ascoltato per difendere i propri e gli altrui diritti.

La scuola dell’infanzia — si sostiene nel testo delle Indicazioni 2007 — sollecita pratiche linguistiche che mettono «i bambini in condizione di scambiare punti di vista, esprimere i propri pensieri, negoziare e condividere con gli altri le propri opinioni». Sul piano educativo, la funzione «uguagliatrice» della lingua comporta l’esigenza di iscrivere le esperienze che i bambini fanno in un contesto che permetta loro un confronto attivo con le persone e le cose.

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ASCOLTARE

Gioca un ruolo determinante il rapporto con i genitori, a cominciare dal dialogo interiore che egli sviluppa nel grembo materno.

Nei primi anni di vita la parola è fatta soprattutto di ascolto, imitazione, riflessione. L’ascolto costituisce una capacità attiva fondata sia su strategie percettive che cognitive. L’attribuzione del carattere costruttivo all’ascolto comporta il riconoscimento che il bambino fin da piccolo assuma un atteggiamento in parte passivo (imitazione) ma in larga misura interpretativo dei messaggi (comprensione). L’ascolto attivo si realizza con il concorso di due fattori: la possibilità di interazione sociale e la maturazione fisiologica del soggetto.

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PARLARE

lo sviluppo degli aspetti relativi alla fonazione dipende dall’ ascolto di suoni pronunciati da altri ma anche dallo sviluppo dell’apparato fona- torio stesso.

Ci sono suoni, infatti, che prima di una certa età il bambino non riesce ad articolare perché, pur sentendoli pronunciare, non può riprodurli per mancanza della struttura fonativa adeguata.

Ascoltare e parlare sono funzioni linguistiche indipendenti, anche se la comunicazione tra due o più persone presuppone una reciprocità fra le due dimensioni.

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EDUCAZIONE “COMUNIVATIVA”

È importante che all’interno della sezione si instauri un clima favorevole allo scambio linguistico tra i bambini ed è altresì importante che i docenti sappiano sollecitare il dialogo, la conversazione, l’ascolto di narrazioni e di storie.

Educare al parlare, in particolare, significa, nella scuola dell’infanzia, promuovere un ricco repertorio di funzioni entro cui la comunicazione orale si snoda.

Accanto alla funzione strumentale (parlare per ottenere qualcosa), è compito dei docenti attivare altre funzioni linguistiche:

Personale, per promuovere consapevolezza della propria identità, e il desiderio di esprimere sentimenti ed emozioni;

Euristica, per risolvere problemi e per esplorare la realtà;

Immaginativa, per inventare storie fantastiche e trasfigurare il mondo;

Rappresentativa, per comunicare «sulle» cose e rappresentare la realtà.

Per promuovere queste diverse funzioni, occorre favorire un graduale processo di decontestualizzazione: la parola comincerà ad assumere una funzione di decentramento linguistico e tale progressiva decontestualizzazione del parlato si inserirà in un continuum che procede verso lo scritto.

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PARLATO e SCRITTO

Parlato e scritto sono dimensioni distinte, ma strettamente correlate.

Nella scuola dell’infanzia lo snodo tra la lingua orale e la lingua scritta va attentamente valorizzato, soprattutto per il fatto che verso i tre-quattro anni il bambino parla con esigenze funzionali allo scritto, formulando ipotesi, congetture, teorie, e sperimenta le prime forme di comunicazione attraverso la scrittura.

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Bibbliografia Anello F., Didattica e promozione dell’espressione orale.

Quando i bambini prendono la parola, Palermo, Palombi, 2001

Campioni L. (a cura di), Psicologia dello sviluppo del linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2001

Pontecorvo C. _ A. Fasulo, Come si dice? Linguaggio e apprendimento in famiglia e a scuola, Carocci, 1999

Ricci Bitti P – Zani B., La comunicazione come processo sociale, Bologna, Il Mulino, 2000

Siri G., Genesi del sé e psicologia evolutiva. Personalità ed educazione prescolare, Brescia, La Scuola, 2000

G. Tassinari, Il linguaggio (pag.673-683), in F. Conti (a cura di), Fisiologia medica (volume 2), Milano, Edi-ermes, 2005