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La Grecia classica, il Medioevo, il Rinascimento, l’età dei Lumi di Carlo Mariani Corpo & anatomia

Anatomia

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La Grecia classica, il Medioevo,

il Rinascimento, l’età dei Lumi

di Carlo Mariani

Corpo & anatomia

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Il percorso

3. Ortopedia

e orto-paidèia

2. Lo statuto della

medicina

4. Le teorie dello

Hegemonikon

5. L’antropologia

tripartita di Platone

6. Il corpo nella

medicina araba

7. Il corpo nella

medicina medievale

8. Il Fasciculus

Medicinae

9. L’anatomia di

Leonardo da Vinci

10. Il De Humani

Corporis Fabrica

11. Il “teatro”

dell’anatomia

12. L’anatomia barocca di

Pietro da Cortona

13. L’uomo-macchina

e l’Encyclopédie

1. La medicina

delle origini

Corpo &

anatomia

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La medicina delle origini

La medicina antica nasce in Grecia con Ippocrate di Kos (V-IV sec. a.C.) nel momento essa in cui riesce a tracciare una linea di confine tra sé e le altre tecniche, tra sé e la filosofia.

Nel De nuptiis Philologiae et Mercurii, Marziano Capella (V sec.) esclude la medicina dalle arti liberali in quanto troppo legate alle esigenze corporee dell’uomo.

Ugo di San Vittore, Didascalikon; Giovanni di Salisbury, Policraticus.

Per secoli quello che è stato chiamato il Corpus Hippocraticum rappresentò un punto di riferimento di tutta la scienza medica antica, almeno fino a Galeno (II sec. d.C.).

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La medicina delle origini

Nel Medioevo la disputa sulle arti liberali tra Marziano Capella (V sec.), Isidoro di Siviglia (VI sec.), e Ugo di San Vittore (XI sec.) esclude la medicina dalle sette arti liberali.

La medicina – in quanto sapere terapeutico – entra a far parte delle arti meccaniche.

È stata soprattutto la Scolastica che ha emarginato la medicina riducendola a sapere tecnico.

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La medicina delle origini

Scuole di medicina e centri di ricerca tra il V sec. a.C. e il IX d.C.

Corpus HIppocraticum

Galeno Galeno Opere di Ippocrate e Galeno

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La medicina delle origini

Il Corpus Hippocraticum è una complessa articolazione di trattati e opere non sistematiche che ha dato luogo ad una antropologia medica in cui si intrecciano dati clinici, terapeutici, eziologici, ma anche elementi di carattere climatico, geografico, meteorologico.

Antica medicina, Prognostico, Arie Acque Luoghi, Regime delle malattie, Epidemie (è il nucleo più originale e antidogmatico del Corpus)

Natura dell’uomo, Venti, Settimane (sono le opere ancora in parte compromesse con l’eleatismo, il pitagorismo)

Articolazioni, Fratture, Natura delle ossa, Ghiandole, Carni (è la parte più interessante dal punto di vista anatomico e fisiologico)

Malattie delle donne, Natura della donna, Malattie I-IV, Epidemie I-VII (costituisce un repertorio vastissimo di casi clinici, esperienze, osservazioni: carattere non sistematico della trattazione)

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La medicina delle origini

Nata dalla dietetica e vicina alla ginnastica, la medicina elabora gradualmente il proprio statuto disciplinare, la propria immagine e tende a porsi al centro di confluenza di molti saperi (la filosofia, la biologia, la meteorologia, l’astronomia, lo studio dei venti e del clima.

Le arie, le acque i luoghi è l’opera di Ippocrate che meglio sintetizza questa posizione.

Galeno (a sin.) e Ippocrate Lunetta della Cattedrale di Anagni

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La medicina delle origini

Per quanto concerne l’anatomia, i testi ippocratici di riferimento sono le Articolazioni, le Fratture e le Ferite nella testa.

Quando la scuola di Kos si estinse, nel III sec. a.C., il Corpus passò ai bibliotecari di Alessandria e qui venne sottoposto ad una profonda revisione nei contenuti.

Scrive Di Benedetto che l’opera di Ippocrate Fratture e Articolazioni costitutisce l’inizio della storia dell’anatomia.

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La medicina delle origini

La teoria degli umori

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La teoria degli umori

Bile Nera

Bile Gialla

Sangue

Flegma Acqua

Terra

Milza

Polmoni Aria Cistifellea

Fuoco

Fegato

Ovest

Nord

Sud Giove

Venere

Saturno

Est

Marte

Est

Marte

Est Est

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Lo statuto della medicina

La medicina si afferma come téchne vincolata all’esperienza concreta e al rigore metodologico.

Sono fondamentali, in questo contesto, non solo la teoria e la pratica medica ma anche la costruzione di un lessico, di una terminologia, di una grammatica disciplinare, di una koiné specifica

La medicina diviene una scienza della semeiotica, cioè del semeion (il segno-sintomo) che il corpo restituisce nei diversi stadi della salute e della malattia.

Il semeion dice che cosa è successo anamnesi

Il semeion dice che cosa sta accadendo diagnosi

Il semeion dice che cosa accadrà prognosi

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Lo statuto della medicina

La salute dipende quindi dalla isonomia, dall’equilibrio tra le parti: si cura il malato più che la malattia, attraverso il ristabilimento di un equilibrio, il regime del corpo (il regimen sanitatis della scuola salernitana).

Ms. 2315 – Opere di Ippocrate e Galeno tradotte da Costantino Africano, c. 100.

Vienna, Österreichische Nationalbibliothek

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Lo statuto della medicina

La scienza medica di Ippocrate e Galeno arriva alla conclusione che il corpo va rappresentato secondo un principio di mimesis, di realismo, di aderenza alla realtà.

Le differenze individuali di fisionomia, temperamento e carattere sono equilibrate dalla uguaglianza del corpo anatomico e della fisiologia.

Da Ippocrate a Galeno di Pergamo (II sec. d.C.) passano sette secoli nei quali cambia completamente il ruolo della anatomia.

In questa lunga parentesi si collocano alcuni cambiamenti significativi:

la divaricazione concettuale tra corpo e anima, tra soma e psiché.

la lunga diatriba intorno alla cosiddetta teoria dello hegemonikon, cioè dell’organo egemone del corpo umano.

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Lo statuto della medicina

Soma vs. Psiché

Sono due termini/concetti del mondo classico, addirittura precedenti all’età arcaica. Sono noti ad Omero che però li adopera in modo diverso rispetto a Platone.

Per Omero:

soma significa corpo senza vita, cadavere e

psiché è l’ultimo respiro che l’uomo emette prima di recarsi nell’Ade.

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Lo statuto della medicina

Per Platone invece la psiché è una dimensione superiore rispetto al soma in quanto essa diventa coscienza, anima razionale e vive come espressione della coscienza intellettuale del soggetto.

In questo modo il corpo viene per così dire condannato all’emarginazione, ed è un’eredità pesante anche per l’esercizio dell’anatomia.

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Ortopedia e orto-paidéia

N. Andry, L’orthopédie ou l’art de prévenir et de corriger dans les enfants le difformités du corps, 1749

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Ortopedia e orto-paidéia

Il Perí árthron della Laurenziana è un manoscritto bizantino celebre per le miniature che illustrano il commentario di Apollonio di Cizio al testo ippocratico sulle articolazioni, sulle lussazioni e sulle fratture.

Il codice contiene una cinquantina di testi medici (di Galeno, Eliodoro, Asclepiade, Sorano di Efeso e altri).

Laur. Pluteo 74.7, c. 194v - Firenze, Biblioteca Laurenziana

La trazione del gomito

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Ortopedia e orto-paidéia

Questo codice membrananceo venne acquistato a Candia nel 1492 dal celebre umanista Giano Lascaris per conto di Lorenzo il Magnifico.

Il codice venne commissionato dal medico bizantino Niceta, forse nell’XI sec.

Laur. Pluteo 74.7, c. 202v Firenze, Biblioteca Laurenziana

Trattamento della colonna vertebrale

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Ortopedia e orto-paidéia

La fortuna del codice di Niceta si deve alla ripresa degli studi greci nella Firenze medicea ma anche alla necessità di una nuova attenzione alle ferite da trauma, molto frequenti in un clima di guerra come era quello del primo Cinquecento.

Laur. Pluteo 74.7, c. 204v Firenze, Biblioteca Laurenziana

Trattamento della colonna vertebrale

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Ortopedia e orto-paidéia

Di questo codice vennero fatte almeno due trascrizioni importanti, entrambi cartacee.

La prima su incarico del Lascaris (Par. gr. 2248: dalla quale venne poi pubblicato a stampa, nel 1535, il De ossibus di Galeno).

La seconda (Par. gr. 2247) affidata al medico Guido Guidi dal cardinale e umanista Niccolò Ridolfi (1501-1550).

Laur. Pluteo 74.7, c. 209r Firenze, Biblioteca Laurenziana

Trazione della gamba

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Ortopedia e orto-paidéia

Il codice parigino (Par. gr. 2247) di cui riproduciamo alcune tavole venne affidato dal cardinale e umanista Niccolò Ridolfi (1501-1550) alla consulenza scientifica del medico Guido Guidi.

La destinazione era il re di Francia Francesco I.

Ms. Par. gr. 2247, c. 199r Parigi, Bibliothèque Nationale

Trazione del braccio

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Ortopedia e orto-paidéia

Siamo negli anni delle guerre europee tra Francia e Spagna. Le armi da fuoco e l’artiglieria provocano ferite da trauma.

È ancora viva l’eco della morte di Giovanni dalle Bande nere, colpito a una gamba da un colpo di falconetto.

Ms. Par. gr. 2247, c. 210v Parigi, Bibliothèque Nationale

Trazione dela colonna vertebrale

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Ortopedia e orto-paidéia

Nonostante i molti secoli di distanza, i testi di Galeno e Ippocrate suscitano ancora interesse e ammirazione.

Vengono tradotti, adattati in nuovi esemplari manoscritti o editi a stampa, almeno fino all’epoca di Vesalio.

Ms. Par. gr. 2247, c. 219r Trazione del femore

Parigi, Bibliothèque Nationale

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Le teorie dello Hegemonikon

La teoria dello hegemonikon rappresenta nella medicina e nella scienza dell’antichità un concetto di lunga durata.

Si protrae fino a buona parte del Medioevo e si scontrerà alla fine con la metafora della Fabrica di Vesalio.

Cioè con il corpo-officina, il corpo-laboratorio.

Ms. Ashmole 399 Oxford, Bodleian Library

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Le teorie dello Hegemonikon

L’idea di un organo egemone, che presieda a tutte le funzioni del corpo, corrispondeva alla ricerca di un principio unitario, al desiderio di una ricomposizione e di una ristrutturazione del corpo attorno ad una sintesi.

Attraverso la ricerca di una monarchia del corpo, l’uomo diviene contemporaneamente il soggetto che indaga e l’oggetto dell’indagine

Bibliografia:

P. Manuli, Medicina e antropologia nella tradizione antica, Torino,

Loescher, 1980.

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Le teorie dello Hegemonikon

In Vesalio prevale invece la necessità di una de-strutturazione (gli “scorticati”) e de-costruzione del corpo, cioè di una sua parcellizzazione infinita, simile a quanto stava accadendo in quegli anni (siamo alla metà del XVI sec.) nel campo dell’astronomia e della fisica.

Il corpo diventa officina, laboratorio (fabrica) e il sapere anatomico agisce come moltiplicatore delle parti e delle funzioni.

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Le teorie dello Hegemonikon

L’idea di un organo egemone rispondeva ad una visione monarchica del corpo umano.

Vi erano tre organi che si contendevano questo primato:

Sangue

Cervello

Cuore

Il corpo umano veniva rappresentato quindi come una struttura centralizzata e organo-dipendente.

Bibliografia:

P. Manuli – M. Vegetti, Cuore, sangue e cervello. Biologia e antropologia

nel pensiero antico, Milano, Episteme, 1977

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Le teorie dello Hegemonikon

Emocentrismo: il sangue, liquido caldo e vitale, è la metafora di una vita fluida, liquida, improntata alla mescolanza e al movimento. Il sangue si trova in ogni parte del corpo.

Sintesi dei quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco), il sangue è denso, vaporoso, fluido e caldo e corrisponde ad una concezione sciamanica e taumaturgica della vita (Empedocle).

Bibliografia:

Sulla simbologia del sangue nella cultura popolare cfr. P. Camporesi, Il

sugo della vita, Milano, Mondadori.

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Le teorie dello Hegemonikon

Encefalocentrismo: è la teoria che prevale nel V sec. a.C. (Alcmeone e la scuola medica di Crotone; Ippocrate; Platone). Corrisponde all’egemonia politica del demos dell’epoca di Clistene e di Pericle, al sapere laico delle téchnai, all’intelligenza tecnica rappresentata dai costruttori del proprio destino.

È la teoria che si afferma presso i medici che rifiutano la magia e le pratiche sciamaniche; si diffonde come ideologia moderna, empirica e progressista.

Bibliografia:

G. Cambiano, Platone e le tecniche, Torino, Einaudi, 1971, pp. 36-48

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Le teorie dello Hegemonikon

Cardiocentrismo: è la teoria dominante nella fisiologia di Aristotele, che la media da Empedocle. Il cuore corrisponde al motore immobile; è posizionato centralmente; muove il sangue stando fermo, e per questo è superiore.

Antropologia e politica vengono proiettate da Aristotele nella superiorità della monarchia.

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L’antropologia tripartita di Platone

La scoperta del sistema nervoso – avvenuta ad Alessandria d’Egitto tra il III e il II sec. a.C. riporta all’attenzione la teoria encefalocentrica.

Ma è Platone che costruisce il sistema più complesso e articolato:

Si tratta di una antropologia tripartita che egli definisce soprattutto nel Timeo.

Cervello

Cuore

Sangue

Fegato - Visceri

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L’antropologia tripartita di Platone

La ragione risiede nel cervello, come in una acropoli; fra essa e la città si frappone il cuore, una sorta di acquartieramento militare in cui risiede la forza che trasmette gli ordini della ragione alla popolazione dell’agorà, attraverso le vene e il sangue.

Questa si divincola nelle brame di consumo e negli appetiti necessari al sostentamento attraverso il fegato, i visceri e gli organi sessuali.

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Il corpo nella medicina araba

Ancora prima della caduta di Alessandria, nella Persia dei Sasanidi si affermarono importanti scuole di medicina

Corpus Hippocraticum

Galeno Galeno Opere di Ippocrate e Galeno

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Il corpo nella medicina araba

I medici persiani della dinastia Sasanide entrarono in contatto con la cultura scientifica greca attraverso la mediazione dei nestoriani di Edessa, una città crocevia di scambi culturali tra il mondo greco-romano e quello orientale della Mesopotamia e della Persia.

255-260 d.C.: Il re sasanide Shapur I cinse d’assedio numerose roccaforti romane in territorio siriano. Dopo la vittoria sull’imperatore Valeriano e la caduta di Antiochia, Shapur I fondò la città di Gundi Shapur, nella Persia sud-occidentale, che divenne in pochi decenni un importante centro culturale e scientifico.

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Il corpo nella medicina araba

La persecuzione degli eretici Nestoriani spinse gli eruditi siriani di Edessa prima in Palestina, quindi verso le città dell’impero sasanide e in particolare a Gundi Shapur, dove si incontrarono con la tradizione indiana.

I nestoriani portarono le traduzioni siriache di Ippocrate e Galeno attribuite a Sergio di Ras el-ayn (morto nel 536), che oggi si trovano al British Museum (Mss. A Idit. 14661 e 17156).

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Il corpo nella medicina araba

La medicina araba rappresentò una tappa fondamentale nella sperimentazione delle conoscenze e delle tecniche anatomiche.

Dopo il VII sec. (nel 642: gli arabi occupano Alessandria) la civiltà araba iniziò un lento processo di assimilazione della filosofia greca, dalla biologia alla medicina, attraverso i testi di Aristotele, Ippocrate e Galeno.

Ms. OR 155 Avicenna, Canone XVII sec.

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina araba

La religione islamica proibiva la dissezione del corpo umano, ma ciò non impedì agli antichi codici di medicina di offrire ampie illustruzioni anatomiche, riproducendo soprattutto la fisiologia galenica.

L’attività di sistemazione dei testi di medicina si manifesta nel genere del commentario.

Ms. OR 155 Avicenna, Canone f. 125v. (XVII sec.)

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina araba

È in questo periodo, e soprattutto tra l’VIII e il IX sec., che avviene la traduzione dell’intero corpus delle opere di Ippocrate e soprattutto di Galeno, da cui gli arabi estrapolano la complessa conoscenza anatomica, ma anche la teoria degli umori, lo schema della circolazione del sangue.

Ms. OR 155 (XVII sec.) Avicenna, Canone, f. 125r. Londra,

Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina araba

Il testo più rappresentativo della medicina araba è il Canone di Avicenna (XI sec.).

Carattere enciclopedico del Canone, a differenza dei compendi di altri autori arabi (Razi, Ali Abbas).

Il Canone è una sintesi di galenismo e aristotelismo.

Produce a sua volta una notevole tradizione di commentari e traduzioni in occidente.

Ms. OR 155 Avicenna, Canone, f. 126r (XVII sec.)

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina araba

Gli Arabi svilupparono una raffinata chirurgia oftalmologica.

Sotto i califfati Abbàssidi, tra VIII e IX sec., Baghdàd divenne il principale centro culturale dell’Islam.

Traduzioni del De anatomicis administrationibus (Procedimenti anatomici) di Galeno.

Al-Mutadibi, Anatomia dell’occhio (XII sec.)

Il Cairo, Egyptian National Library

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Il corpo nella medicina medievale

I medici arabi esercitano grande influenza in tutta la medicina dell’occidente medievale.

Le Isagoge di Ioannizio (Hunayn ibn Ishaq, ca. 810-873) sono un compendio di Galeno, e venne tradotto dall’arabo in latino da Costantino Africano nell’XI sec., autore fondamentale per comprendere il passaggio di questi testi (insegnò nella Scuola Salernitana; divenne poi monaco benedettino).

Il Canone di Avicenna (nato a Bukhara, ca. 980-1037), tradotto nel XII sec. da Gherardo da Cremona, è il testo in uso a Bologna ancora nel XIV sec. per gli studenti del primo anno.

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Il corpo nella medicina medievale

Il concetto di corpo come complexio (costituzione fisica): equilibrio di proporzione e struttura.

La complexio rappresenta anche l’unione di tre fasi della tecnica medica: la fisiologia (in cui rientra l’anatomia), la patologia e la terapia.

Ma è anche una utopia dell’armonia: si fonda

Su un equilibrio tra situazioni del corpo e epoche della natura;

Sui tre spiriti del corpo (quello naturale, quello vitale e quello animale)

Sulle quattro età dell’uomo: adolescenza, giovinezza, vecchiaia, decrepitezza

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Il corpo nella medicina medievale

Pertanto si deve trovare una corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo.

Si afferma allora una medicina di tipo astrologico e matematico, e anche il corpo viene suddiviso in zone soggette alle influenze zodiacali.

Le stagioni, le stelle, il clima, il genere sono variabili che rafforzano l’efficacia della farmacologia e determinano la salute del corpo nella sua complexio.

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Il corpo nella medicina medievale

Il concetto di uomo-microcosmo è una teoria che ha avuto una lunga tradizione filosofica e scientifica.

La prima riproduzione grafica è quella di Vitruvio (I sec. a.C.).

Leonardo da Vinci, Robert Fludd

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Il corpo nella medicina medievale

Il corpo zodiacale: da Abulcasis a Gerardo da Cremona (1114-1187)

Rapporto tra corpo/malattia e tempi/astri/fasi lunari.

Collegamento con la teoria umorale di origine galenica.

Trattato di Albucasis nella traduzione di Gerardo da Cremona

Parigi, Biblioteca Mazarino

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Il corpo nella medicina medievale

Prima delle Università, la pratica del corpo più significativa nella medicina laica è quella della Scuola Salernitana, sorta nel IX sec. ma particolarmente attiva tra l’XI e il XII in relazione all'introduzione in Occidente delle opere arabe.

La notorietà della scuola salernitana è legata soprattutto al poemetto Flos sanitatis (Regimen sanitatis salernitanum) in cui sono raccolti i precetti della scuola e che ha costituito il vademecum dei medici per tutto il Rinascimento.

Ms 1382 (secc. XIII-XIV) Maestro Rolando,

Trattato di Chirurgia - Roma, Biblioteca Casanantense

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Il corpo nella medicina medievale

La scuola medica salernitana recuperò la migliore tradizione classica (Ippocrate, galeno, Plinio, Dioscoride) coniugandola con i testi della medicina e della chirurgia araba (Avicenna, Ali Abbas, Albucasis, Razis) grazie alla presenza di Costantino africano.

Alla metà del XIII sec. un nuovo impulso venne dagli sviluppi della chirurgia, in cui si distinsero Bruno da Longobucco e Rolando da Parma (Maestro Rolando).

Ms 1382 (secc. XIII-XIV) Maestro Rolando,

Trattato di Chirurgia - Roma, Biblioteca Casanantense

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Il corpo nella medicina medievale

Nello sviluppo della medicina e in vista di una revisione del corpo in chiave scientifica, alcuni eventi rappresentarono un mutamento fondamentale, nei contenuti e nelle forme della disciplina:

Il primo è costituito dalla nascita delle università, che determina una istituzionalizzazione della medicina attraverso statuti, curricula, diffusione di testi, attività di ricerca

Il secondo è invece rappresentato dall’affermazione della chirurgia come disciplina che affianca la medicina (anche se in posizione subordinata) soprattutto sul versante della pratica operatoria e settoria. È infatti la chirurgia a dare nuovo impulso alla ricerca anatomica.

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Il corpo nella medicina medievale

Le principali facoltà di medicina in Europa

Arnaldo di Villanova (ca. 1235-1316)

Henri de Mondeville (ca. 1260-1320)

Guy de Chauliac (1300-1368)

Guglielmo Salicetti (1210-1277)

Mondino di Luzzi (ca. 1275-1326 )

Berengario da Carpi (1460-1530)

Pietro d’Abano (1257-1315)

Alessandro Benedetti (1455-1525)

Andrea Vesalio (1514-1564)

Realdo Colombo (1516-1559)

Gabriele Falloppio (1523-1562)

Girolamo Fabrizi (1533-1619)

Giulio Casseri (1552-1616)

Peeter Paaw (1564-1617)

Bernard S. Weiss, Albinus (1697-1770)

Albrecht von Haller (1707-1777)

Costantino Africano (XI sec.)

Ruggero di Frugardo (XIII sec.)

Rolando da Parma (XIII sec.)

Bruno da Longobucco (XIII sec.)

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Il corpo nella medicina medievale

Il sapere delle università medievali veniva trasmesso soprattutto nella forma didattica della lectio, che passava attraverso la lettura e il commento degli auctores.

Era dunque un sapere teorico, formale. Anche in una disciplina come la medicina, non si discostava dalle forme tradizionali della trasmissione ex cathedra.

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Il corpo nella medicina medievale

Nella vita dell’università vi erano momenti particolari di confronto e dibattito filosofico o teologico, come quello che avveniva durante le quaestiones disputatae o le quaestiones quodlibetales.

quaestiones disputatae

quaestiones quodlibetales

Ms. fr. 218 c.56 (XV sec.) – Parigi, Bibliothèque Nationale

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Il corpo nella medicina medievale

Queste manifestazioni non coinvolgevano la medicina, che anzi poteva usufruire piuttosto raramente di esercitazioni anatomiche, autopsie, analisi su cadaveri.

Tra coloro che si adoperarono per una maggiore frequenza delle dissezioni vi fu Mondino di Luzzi (ca. 1275-1326), che nel 1316 completò un trattato di Anathomia.

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Il corpo nella medicina medievale

In un ambiente universitario tradizionale come quello di Oxford, ancora alla metà del XV sec., la conoscenza del corpo umano era ferma a Galeno e ai suoi volgarizzatori del Duecento (i Practica di Lanfranco da Milano).

Un documento di queste scarse conoscenze è il manoscritto Wellcome 290 del Wellcome Institute for the History of Medicine di Londra.

Ms. Wellcome 290

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina medievale

Il Wellcome 290 è una raccolta illustrata di testi anatomici scritta in middle english, la lingua parlata in Inghilterra tra il XII e il XVI sec.

Risale alla metà del Quattrocento e venne realizzato da un solo amanuense con ricche miniature, forse per un medico.

Ms. Wellcome 290

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina medievale

La tipologia (testo in lingua nazionale, illustrazioni) era molto diffusa nell’Inghilterra dell’epoca e quasi sempre era destinata a medici che non conoscevano il latino, cioè privi di una formazione universitaria.

La vista frontale evidenzia l’esofago e la trachea da cui si dipartono coppie di nervi.

Ms. Wellcome 290

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina medievale

Le vene del braccio vengono ampiamente rappresentate poiché erano necessarie ad effettuare il salasso, secondo la consuetudine che voleva il sangue in eccesso come causa di malattia.

Ms. Wellcome 290

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il corpo nella medicina medievale

Bruno da Longobucco opera a Padova dove nel 1252 porta a termine una Chirurgia magna in cui risultano fondamentali gli apporti della scienza araba.

Henri de Mondeville (seconda metà del XIII sec.) insegna a Parigi e a Montpellier. È autore di una celebre Chirurgia.

Guy de Chauliac opera ad Avignone presso la corte papale e poi succede al Mondeville a Montpellier.

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Il corpo nella medicina medievale

Ancora alla fine del XIII sec. l’anatomia e la fisiologia del corpo umano non sono molto dissimili dalle indicazioni di Galeno e filtrate da Avicenna.

Ms. Ashmole 399

Oxford, Bodleian Library

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Il corpo nella medicina medievale

Il corpo è una struttura che cerca di equilibrare due principi fondamentali:

La stasi (érgon): lo scheletro, la struttura portante

La dinamicità (dýnamis): il principio del movimento, rappresentato dai muscoli e dal sangue.

Ms. Ashmole 399

Oxford, Bodleian Library

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Il corpo nella medicina medievale

Il confronto e il debito con la tradizione galenica e araba risultano molto evidenti da una comparazione dei principali codici di medicina.

Ms. Ashmole 399 – Oxford, Bodleian Library

Ms. OR 155 - Avicenna, Canone f. 125v. (XVII sec.)

Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il Fasciculus Medicinae

L’illustrazione riproduce una tavola del celebre Fasciculus Medicinae, uno dei testi a stampa più interessanti del tardo Quattrocento e attribuito a Johannes de Ketham.

Pubblicato a Venezia nel 1491, illustra i diversi momenti dell’attività scientifica nell’Università di Padova.

La tavola VII descrive la lezione di anatomia.

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Il Fasciculus Medicinae

La tavola precede il testo della Anatomia di Mondino di Luzzi.

In primo piano – con il coltello – è l’ostensor, che esegue il taglio anatomico su indicazione del demonstrator (con la bacchetta). Dalla cattedra – come da tradizione – il docente conduce la lectio.

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Il Fasciculus Medicinae

Nella tavola che ritrae Pietro da Montagnana (personaggio sconosciuto e forse da individuare in un continuatore di Bartolomeo da Mantagnana, medico morto a Padova nel 1460), il Fasciculus indica in alto i testi sacri della medicina quattrocentesca.

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Il Fasciculus Medicinae

Il Fasciculus Medicinae fu il primo libro a stampa di carattere medico e circolò diffusamente non soltanto negli ambienti accademici.

Se ne servì anche Leonardo per condurre i primi disegni anatomici del Codice Windsor.

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Il Fasciculus Medicinae

Il Fasciculus esercitò una notevole influenza anche nella iconografia delle ferite da taglio, un aspetto che suscitò l’interesse dei medici militari.

Ms. Wellcome 290 (seconda metà XV sec.) c. 54r Londra, Wellcome Institute for the History of Medicine

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Il Fasciculus Medicinae

Questa tavola è tra le prime disegnate da Leonardo nel Codice Windsor (carta 12597r).

L’impostazione del disegno ricalca il Fasciculus Medicinae mentre il sistema circolatorio è ripreso dall’insegnamento di Galeno, Mondino di Luzzi e Avicenna, dall’osservazione del corpo e dalla dissezione di animali.

Leonardo, Codice Windsor, Cuore, polmoni e arterie principali

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

La profonda rivoluzione operata da Leonardo da Vinci (1452-1519) consiste nell’accompagnare il disegno anatomico all’osservazione empirica e alla descrizione.

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

Seppure non destinati a uno studio specificamente medico o patologico, Leonardo inizia una sorta di frammentazione del corpo.

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

Il corpo è un’immagine rappresentata, non è ancora anatomia nel senso che gli attribuiranno i fisiologi del secondo 500

L’uomo è quindi un’immagine del mondo: una rappresentazione, una riproduzione mimetica della realtà.

Adunque qui con 15 figure intere ti sarà mostro la cosmografia del minor mondo, col medesimo ordine che inanzi a me fu fatto da Tolomeo nella sua cosmografia; e così dividerò poi quelle membra, come lui divise il tutto in province, e poi dirò l’ufizio delle parti per ciascun verso, mettendoti dinanti alli occhi la notizia di tutta la figura e valitudine dell’uomo in quanto ha moto locale mediante le sue parte.

Leonardo da Vinci, Note per un trattato di anatomia

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

L’anatomia assume invece la connotazione di una dimostrazione (non solo del corpo), ma anche degli errori delle precedenti teorie.

Assume le stesse coordinate della cosmologia.

Il suo oggetto è però il microcosmo

Per questo motivo la chiesa si oppose alle dissezioni anatomiche, anche se in misura minore di quanto si sia ritenuto fino ad oggi.

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

Di grande interesse è il tema dell’anatomia femminile

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

Leonardo condusse la dissezione anatomica in modo clandestino, trafugando i cadaveri di notte, disegnando rapidamente e in condizioni difficili le parti del corpo che riusciva a isolare.

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L’anatomia di Leonardo da Vinci

Attraverso l’attività sperimentale e un accurato utilizzo del disegno rappresentarono un’innovazione straordinaria, anche se condotta in modo personale e per un uso strettamente connesso alla propria ricerca artistica e scientifica.

L’osservazione è ancora disorganica, non finalizzata ad un utilizzo didattico come invece sarà per il testo di Vesalio.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Pubblicato nel 1543 – lo stesso anno del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico – il De Humani Corporis Fabrica di Andrea Vesalio rappresentò – non solo nel ‘500 – il modello più importante della ricerca anatomica dell’epoca.

Il frontespizio raffigura il cortile del Bo, l’edificio in cui aveva sede l’Università di Padova.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Nel 500 il rituale e la procedura dell’attività anatomica non è molto diversa rispetto a quella del basso medioevo.

Nelle università il tempo dell’anatomia è il periodo della quaresima, stagione della mortificazione carnale, delle meditazioni sulla morte, della contrizione morale successiva agli eccessi del carnevale.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

La dissezione vera e propria viene fatta in tre distinti momenti:

il primo giorno è dedicato all’apertura del ventre e delle viscere;

il secondo è dedicato all’aperture del torace;

il terzo è quello riservato all’analisi del cranio, allo studio del cervello e all’origine dei nervi.

L’anatomia è una sorta di tecnologia del lutto, di ritualità scientifica e di banco di prova della devozione: vi sono coinvolti medici, chirurghi, tecnici del bisturi (i cosiddetti barbitonsores), preti e giudici, ma anche coloro che sono addetti al recupero dei cadaveri, a profanare le tombe, a seppellire i resti del corpo anatomizzato.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Andreas Wesel (1514-1564) era di origine fiamminga. Studiò a Lovanio e a Parigi, quindi dal 1537 al 1542 insegnò a Padova.

Ebbe come maestri Johann Gunther von Ardenbach, Jean Fernel e, a Parigi, Jacques Dubois (Jacobus Sylvius).

L’Università di Parigi non consentiva una libera ricerca scientifica, in quanto anche le dissezioni anatomiche erano sottoposte all’approvazione ecclesiastica.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Alla realizzazione delle tavole anatomiche lavorò il fiammingo Jan Stephan van Kalcar, che apparteneva alla cerchia di Tiziano.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Vesalio elaborò una nuova concezione dell’anatomia, intesa come demonstratio, scoperta, dimostrazione degli errori del passato (oltre 200 i luoghi dei testi Galenici smentiti da Vesalio)

Vesalio stabilisce una relazione tra intervento sul corpo e spiegazione teorica, tra manualità e osservazione.

Ma soprattutto opera la distruzione dell’anatomia di Galeno, che si fondava sull’osservazioni delle scimmie (i macachi di Barberia).

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

1. Osteologia

2. Miologia

Nei capitoli su ossa e muscoli Vesalio dimostra che la mandibola umana è formata da un solo osso.

3. Sistema vascolare

4. Sistema nervoso

5. Organi addominali

6. Torace

7. Cervello

I 7 libri del De Humani Corporis Fabrica

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Gli scorticati era il termine con cui si indicò la galleria dei corpi vesaliani sottoposti ad un progressivo smontaggio dei muscoli.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Vesalio studia e rappresenta il corpo attraverso l’anatomia, così come la matematica è lo strumento della contemporanea ricerca nel campo della astronomia.

Si è parlato di anatomia delle parti separate: dal corpo, dal movimento, dall’anima.

Vesalio vuole ricostruire una conoscenza regionale del corpo: individua 7 regioni prevalenti e poi passa in rassegna i vari distretti di questa geografia del corpo.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

Mentre con Leonardo avevamo una concezione del corpo come sintesi dialettica tra macrocosmo e microcosmo, con Vesalio tutto questo scompare.

Il corpo-fabrica di Vesalio non è dominato da relazioni con le sfere celesti, con i segni dello zodiaco.

Con Vesalio il corpo è diventato il luogo dei rapporti di forza tra le parti, una struttura regolata da leggi fisiche e meccaniche.

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Il De Humani Corporis Fabrica di Vesalio

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Il “teatro” dell’anatomia

Il successore di Vesalio alla cattedra di anatomia fu il cremonese Realdo Colombo (1516-1559).

Autore di un De re anatomica in cui dimostrava il passaggio del sangue dal cuore ai polmoni attraverso i vasi polmonari.

Alla metà del 500 le dimostrazioni avvenivano ancora su tavoli provvisori nonostante che Alessandro Benedetti avesse definito l’anatomia materia theatrali digna spectaculo.

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Il “teatro” dell’anatomia

Il teatro anatomico dell’Università di Padova fu costruito nel 1594 ad un secolo di distanza dalla pubblicazione del De Anatomia (1502) di Alessandro Benedetti (1455 ca.-1525), in cui viene descritto per la prima volta un teatro smontabile per assistere alle autopsie.

La spinta definitiva alla costruzione di uno spazio fisso da destinare

alle dimostrazioni anatomiche venne anche da Girolamo Fabrizi

d’Acquapendente (1533-1619), il successore di Vesalio e

contemporaneo di Galileo.

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Il “teatro” dell’anatomia

Mi trovai un giorno in casa un medico molto stimato in Venezia, dove alcuni per loro studio, ed altri per curiosità, convenivano tal volta a veder qualche taglio di notomia per mano di uno veramente non men dotto che diligente e pratico notomista. Ed accadde quel giorno, che si andava ricercando l’origine e nascimento de i nervi, sopra di che è famosa controversia tra i medici Galenisti ed i Peripatetici; e mostrando il notomista come, partendosi dal cervello e passando per la nuca, il grandissimo ceppo de i nervi si andava poi distendendo per la spinale e diramandosi per tutto il corpo, e che solo un filo sottilissimo come il refe arrivava al cuore, voltosi ad un gentil uomo ch’egli conosceva per filosofo peripatetico, e per la presenza del quale egli aveva con estraordinaria diligenza scoperto e mostrato il tutto, gli domandò s’ei restava ben pago e sicuro, l’origine de i nervi venir dal cervello e non dal cuore; al quale il filosofo, doppo essere stato alquanto sopra di Sé, rispose: «Voi mi avete fatto veder questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo d’Aristotile non fusse in contrario, che apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera».

Galileo Galilei, Dialogo sui massimi sistemi (1632), giornata seconda.

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Volume

Galileo (1968) – Regia di Liliana Cavani

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Il “teatro” dell’anatomia

A Padova si addottorò in medicina una nutrita schiera di studenti olandesi.

I contatti tra la giovane Repubblica delle Province Unite e la Repubblica di Venezia erano peraltro strettissimi.

1575: Guglielmo d’Orange fonda l’Università di Leida

1579: Unione di Utrecht delle sette Province Unite

1588: Proclamazione dell’indipendenza.

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Il “teatro” dell’anatomia

Il teatro di anatomia di Padova rappresentò il modello dello spazio anatomico dell’Università di Leida, realizzato da Peeter Paaw (1564-1617), già allievo di Girolamo Fabrizi d’Acquapendente e docente di anatomia.

Il teatro di Leida venne ricavato dalla chiesa cattolica “Faliede Bagijnen” su iniziativa di Peeter Paaw.

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Il “teatro” dell’anatomia

Nel teatro di Leida gli scheletri recano bandiere con scritte che hanno il tono di giudizi e verdetti sulla condizione umana:

Pulvis et umbra sumus

Nosce te ipsum

Memento mori

È il trionfo della anatomia moralizzata, che subisce la contaminazione della morale

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Il “teatro” dell’anatomia

L’uso del termine teatro per indicare l’attività di dissezione anatomica indica una precisa concezione del corpo.

Il corpo è in cerca di una posa barocca, effimera e al tempo stesso drammatica.

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Il “teatro” dell’anatomia

Uno degli spettatori all’esperimento reca la pelle di un uomo.

La lezione è un exemplum con valore edificante: la figura retorica che domina è la gravitas (serietà morale, riflessione sulla propria condizione, autoanalisi)

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Il “teatro” dell’anatomia

Spettacolarizzazione e retorica.

L’anatomia morale dello spettacolo della morte.

Il corpo come exemplum morale nella Leida calvinista e puritana.

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Il “teatro” dell’anatomia

Rembrandt, La lezione di anatomia del Dottor Tulp (1632). L’Aia, Mauritshuis D.R.

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Il “teatro” dell’anatomia

Nella tela di Rembrandt i medici stessi sono spettatori della lezione anatomica.

Rembrandt, La lezione di anatomia

del Dottor Tulp (1632). Particolare

L’Aia, Mauritshuis D.R.

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Pietro da Cortona (1596-1669) fu uno degli artisti principali del barocco italiano.

Attivo a Roma nell’epoca di Bernini e Borromini, entrò nella cerchia di Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII (Maffeo Barberini), con importanti commissioni.

Per la corte medicea lavorò ad un ciclo di affreschi in Palazzo Pitti.

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Nel 1741 – 72 anni dopo la morte e a più di un secolo dalla loro realizzazione – vennero date alle stampe a Roma una serie di 27 Tabulae Anatomicae.

Gli studiosi hanno indicato come la possibile data di realizzazione il 1618, ma è ancora sconosciuta l’origine e la destinazione di questo capolavoro giovanile.

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Le Tabulae di Pietro da Cortona furono forse influenzate dalla stampa, nel 1600, della Historia Anatomica di Giulio Casseri (1552-1616).

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Negli affreschi di Palazzo Pitti dipinti da Pietro da Cortona nella Sala della Stufa (1640), la posizione del giovane ritratto nell’Età dell’argento riproduce la posizione di una delle Tabulae Anatomicae (1618).

Pietro da Cortona, Età dell’argento (1640), particolare

Firenze, Palazzo Pitti, Sala della Stufa

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Nonostante siano il risultato di una fase ancora giovanile della sua opera, le tavole di Pietro da Cortona contengono già molti segnali dell’estetica barocca.

Iperrealismo e ridondanza della forma.

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Dalla nitidezza rinascimentale si passa alla spettacolarizzazione del corpo.

L’enfasi teatrale trasforma il corpo-cadavere nel corpo-attore.

Retorica di un’anatomia scenografica, che accentua, sottolinea, ingigantisce.

In questa tavola vi è addirittura lo specchio, tipica simbologia barocca che riflette l’immagine, la duplica mediante una sottolineatura narcisistica.

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L’anatomia barocca di Pietro da Cortona

Il modello di Vesalio è evidentemente sullo sfondo, ma ciò che conta non è tanto il dettaglio scientifico ma la sua trasfigurazione.

Le 27 tavole descrivevano soprattutto muscoli, ossa, nervi e vasi sanguigni.

Le tavv. 21-26 sono peraltro di un’altra mano, e vennero aggiunte dal curatore dell’edizione 1741, Gaetano Petrioli, chirurgo di Vittorio Amedeo II di Sardegna.

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L’uomo-macchina e l’Encyclopédie

Fine XVII sec. nasce il meccanicismo medico (iatromeccanicismo).

Cartesio, Traité de l’Homme (1662)

Il corpo viene equiparato ad una macchina.

Si analizzano gli aspetti quantitativi, misurabili

Dacchè i medici hanno incominciato ad esaminare la struttura e le azioni (effectus) del corpo animato sulla base di principi geometrico-meccanici, nonché di esperimenti fisico-meccanici e chimici, non soltanto hanno scoperto innumerevoli fenomeni ignoti ai secoli precenti, ma hanno compreso che per quanto riguarda le sue azioni naturali il corpo umano non è altro che un complesso di movimenti chimico-meccanici, che obbediscono a principi matematici. Giorgio Baglivi, De Praxi medica, in Opera omnia medico-practica et anatomica, Venezia, 1727, p. 78.

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L’uomo-macchina e l’Encyclopédie

Chiunque esamini con attenzione l’organismo corporeo non mancherà certo di scorgere nelle mandibole e nei denti delle tenaglie, nello stomaco un recipiente, nelle vene, nelle arterie e negli altri canali altrettanti condotti idraulici, nel cuore uno stantuffo, nelle viscere dei crivelli o dei filtri, nel polmone un mantice, nei muscoli la forza della leva.

Giorgio Baglivi, De Praxi medica, in Opera omnia medico-practica et anatomica, Venezia, 1727, p. 78.

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L’uomo-macchina e l’Encyclopédie

Intorno alla metà del ‘700 il medico svizzero Albrecht von Haller (1708-1777) fornisce con la sua Bibliotheca anatomica un trattato metodico di storia dell’anatomia.

Si chiude l’epoca classica dell’anatomia e inizia l’età moderna dello studio delle malattie (vaccinazione contro il vaiolo; introduzione di nuovi strumenti; anatomia patologica; clinica).

Nel 1748 Lamettrie dedica a Von Haller – allora docente a Gottinga – il saggio L’Homme Machine.

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L’uomo-macchina e l’Encyclopédie

L’albero della Encyclopédie di Diderot e D’Alembert (1751)

L’organizzazione delle discipline è costruita sull’immagine dell’arbor scientiarum

Il ruolo delle tavole di anatomia