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Alessandro Manzoni Il romanticismo, la letteratura e la composizione dei Promessi sposi

Alessandro Manzoni

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Alessandro Manzoni

Il romanticismo, la letteratura e la composizione dei Promessi sposi

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Prof. Carlo Mariani

I temi della biografia

La biografia di Alessandro Manzoni appare priva di eventi eclatanti, e si snoda nel denso clima culturale della stagione romantica lombarda, una fase che si avviò nelle principali riviste e nei periodici del secondo decennio dell'Ottocento, parallelamente alla fase più incisiva della polemica classico-romantica.

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I temi della biografia

Il lavoro manzoniano si articola e sviluppa nell'arco di circa quattro decenni:

un lavoro caratterizzato dalle sperimentazioni giovanili,

dalla conversione religiosa,

dalle opere liriche e drammatiche,

dalla lenta costruzione dei Promessi sposi fino a una graduale ma progressiva rinuncia alla letteratura, avvenuta tra il 1840 e il 1850, quando Manzoni sembra avvertire una definitiva sfiducia nella scrittura.

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I temi della biografia

Manzoni attraversò un periodo culturale – quello del primo Romanticismo italiano – estremamente vivace e denso di problematiche letterarie: Visse la giovanile infatuazione per i temi neoclassici, quando

nella Milano del primo Ottocento splendevano gli astri di Monti e, soprattutto, di Foscolo;

Risentì fortemente del clima culturale innestatosi con la Restaurazione, dopo il crollo di Napoleone e del Regno d'Italia, una situazione che vide la rinascita di una cultura moderata e cattolica (in questo largamente favorita dal conservatorismo della dominazione austriaca in Italia);

Creò – quasi partendo da zero – la prima tradizione del romanzo italiano moderno

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I temi della biografia

Tuttavia la partecipazione di Manzoni alla vita politica del ventennio che precedette gli eventi politici del 1848 e le guerre di indipendenza fu assai scarsa: egli visse del tutto in una condizione appartata, quasi marginale rispetto all'impegno in prima linea di molti dei suoi contemporanei

La collaborazione al periodico milanese «Il Conciliatore» - che più di altri abbracciò l'ideale di una cultura positiva, anticlassicista e nutrita di spinte risorgimentali - non andò mai al di là del puro e semplice appoggio morale, nonostante Manzoni fosse amico strettissimo dei redattori del giornale.

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Intensa fase di lavoro sul romanzo.La prima stesura, nota con il titolo di Fermo e Lucia, venne composta tra il 1821 e il 1823, ma da Manzoni non fu mai pubblicata.Il romanzo viene allora riscritto quasi per intero e sensibilmente modificato.Dopo la stampa del 1827, Manzoni si trasferisce in Toscana e riscrive ancora il romanzo modificandone la lingua sul modello del fiorentino.

Cronologia della vita e delle opere

1801-05: Primi componimenti poetici di stile neoclassico

1805-07: Soggiorna a Parigi. Amicizia con gli Idéologues

1811-15: Compone i primi quattro Inni sacri. La Pentecoste (1817-19)

1808: Sposa Enrichetta Blondel1810: Conversione religiosa

1816-19: Il Conte di Carmagnola

1791-1800: Studia presso i Somaschi e i Barnabiti

1785: Nasce a Milano

1820: Secondo soggiorno a Parigi

1820-21: Adelchi. Nell’aprile 1821 inizia I promessi sposi. Scrive Il cinque maggio.

1868: Interpellato dal Ministro Broglio scrive una Relazione intorno all’unità della lingua e ai mezzi per diffonderla

1840-42: Seconda edizione de I promessi sposi

1827: Prima edizione a stampa de I promessi sposi

22 maggio 1873: Manzoni muore a Milano

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La formazione

Classicismo giovanile

Inclinazione alla cultura illuministica e razionalista del tardo Settecento milanese, filtrata anche da una memoria familiare estremamente interessante la madre Giulia era figlia di Cesare Beccaria, autore del

trattato giuridico Dei delitti e delle pene e animatore della rivista «Il Caffè».

Incontro con gli Idéologues durante il soggiorno parigino

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La formazione

Incontro con la cultura romantica: Storicismo cioè interesse e attenzione ai fatti storici Forte attenzione al dramma degli “umili” (non tanto in

termini sociali o economici, ma psicologici, interiori). Adesione ad una letteratura civile e impegnata su piú fronti,

da quello etico a quello storico: questa scelta necessaria e insostituibile, contribuì a demolire i pregiudizi estetici neoclassici

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La formazione

Manzoni studiò nei collegi dei padri Somaschi e Barnabiti: da quella formazione angusta e noiosa il giovane scrittore prese decisamente le distanze durante il primo soggiorno parigino, avvenuto in compagnia della madre.

Manzoni divenne allora assiduo frequentatore del gruppo degli idéologues, nella cui cerchia strinse rapporti importanti soprattutto con Claude Fauriel, e in cui maturò la necessità di una ricerca letteraria che fosse accompagnata da esigenze di approfondimento spirituale e morale.

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La formazione

Nella produzione letteraria di Alessandro Manzoni un ruolo centrale è assunto dal problema morale e religioso.

Ancora prima della conversione al cattolicesimo, l'impegno poetico manzoniano risente fortemente del clima illuministico che aveva caratterizzato l'ambiente milanese nella seconda metà del XVIII secolo.

Nel 1810, dopo una fase di intenso e sofferto travaglio interiore, Manzoni abbracciò la religione cattolica: questo forte mutamento interiore ebbe ripercussioni importantissime nella sua produzione letteraria. Manzoni rifiutò quasi in blocco tutte le opere precedenti, ad eccezione forse dell'ode In morte di Carlo Imbonati.

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La formazione

Manzoni andò progressivamente definendo il carattere etico del proprio impegno letterario in alcune opere nate subito dopo la conversione, gli Inni sacri.

Si possono approfondire, a tale riguardo, anche le odi civili, e tra queste Il cinque maggio, scritta in occasione della morte di Napoleone Bonaparte .

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La formazione

A stretto contatto con gli intellettuali della rivista “Il Conciliatore”, Manzoni elaborò alcune importanti categorie della propria poetica e prese apertamente posizione a fianco dei romantici quando la discussione si spostò sul teatro tragico.

Rifiuto delle unità aristoteliche, considerate non adatte al dramma storico, che invece deve rappresentare il divenire degli eventi, l'evoluzione delle problematiche psicologiche e sociali, lo sviluppo della coscienza interiore

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La formazione

La spinta etica che il cattolicesimo offrì a Manzoni costituisce un elemento fondamentale per capire il rinnovamento letterario in atto in questi anni in Italia e in modo particolare a Milano.

Il movimento romantico che allora stava muovendo i primi passi, trovò nel cattolicesimo di Manzoni e di altri intellettuali della cerchia milanese un punto di riferimento per la ricerca letteraria e l'azione politica.

La conversione al cattolicesimo consente a Manzoni di superare il classicismo giovanile (classicismo mitologia età precristiana)

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Manzoni andò progressivamente definendo il carattere attivista del proprio impegno in alcune opere nate subito dopo la conversione, gli Inni sacri (composti in numero di cinque, benché ne fossero stati pensati dodici, uno per ciascuna festività religiosa).

Centralità della Pentecoste (1817-22), il più tormentato degli Inni sacri La Pentecoste sviluppa il tema della nascita della Chiesa

come momento di intervento attivo del cristianesimo nel mondo.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Il gusto e l'inclinazione verso la scrittura tragica assunsero all'interno delle scelte manzoniane una funzione di mediazione e di graduale avvicinamento a un pubblico piú allargato, eterogeneo, borghese:

una ricerca, quella attuata dentro lo schema drammaturgico della tragedia, che aprì maggiori spazi di riflessione anche al genere narrativo, e agli sviluppi del romanzo moderno che lo scrittore iniziò a sovrapporre alla scrittura tragica proprio nel 1821, in concomitanza con la stesura dell'Adelchi (la tragedia storica ambientata durante il conflitto franco-longobardo in Italia) e con i fatti politici che animarono in quell'anno i movimenti di insurrezione nazionale

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Lavorando a stretto contatto con gli intellettuali del «Conciliatore», senza tuttavia pubblicare mai un intervento nella rivista, Manzoni elaborò alcune importanti categorie letterarie della propria poetica: merito della rivista romantica fu quello di spostare di nuovo l'attenzione della letteratura sui temi storici, etici, economici, educativi.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Manzoni prese apertamente posizione a fianco dei romantici quando si aprì la questione del teatro drammatico e delle unità aristoteliche (che egli rifiutò considerandole non adatte a un teatro che avesse l'esigenza di rappresentare la storia)

Assieme ai romantici si schierò a favore di una completa rivalutazione del teatro di Shakespeare e della drammaturgia tedesca; dichiarò assolutamente inadeguato l'uso della mitologia nella letteratura perché fonte di falsità e di idolatria.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Di estrema importanza sono anche le odi civili, e tra queste Il cinque maggio (1821). La data che corrisponde alla morte di Napoleone Bonaparte: In questa occasione Manzoni utilizza la notizia della

conversione dell'imperatore, avvenuta poco prima della morte, per compiere un'esaltazione e una celebrazione positiva della fede.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Lasciando volutamente da parte ogni riferimento e giudizio storico sull'operato di Napoleone (che tuttavia Manzoni non condivise), il centro focale della poesia è costituito da un'indagine psicologica, intimistica, del personaggio storico. Unico conforto davanti alla propria miseria quotidiana, dopo

tanta gloria e potere, è soltanto il riscatto della fede.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Una fase importante della poesia manzoniana maturò con le due opere teatrali: Il Conte di Carmagnola e Adelchi.

In entrambi i casi Manzoni poneva al centro della vicenda i fatti storici che avevano segnato la vita dei personaggi: essi erano rappresentati come figure della loro epoca, senza tuttavia riuscirla a determinare o guidare, in quanto vittime della storia e della violenza che regola il corso degli eventi.

In queste opere prevale la storia rispetto all’invenzione.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

Forse suggestionato dai movimenti politici e dai moti patriottici che in molte città italiane caratterizzarono il 1821, Manzoni concentrò attorno a questo periodo la sua più intensa, quasi frenetica attività di scrittore. Mentre stava componendo l'Adelchi mise mano al romanzo,

di cui iniziò la prima stesura nota con il titolo di Fermo e Lucia (ma che nel manoscritto recava invece il titolo di Gli sposi promessi).

Scrisse di getto le due odi Il cinque maggio e Marzo 1821, portò a termine La Pentecoste, e infine definiva i contorni teorici della propria poetica nella Lettera sul Romanticismo al Marchese Cesare D'Azeglio.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

I contenuti della poetica manzoniana:

la poesia si propone come oggetto la storia (il “vero storico”), come fine l'utile sociale e educativo, come mezzo l'interessante, cioè la capacità di attrarre l'attenzione del lettore.

Questa concezione coincideva con le teorie romantiche, poiché si attribuiva allo scrittore una forte partecipazione agli eventi socio-politici e civili.

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Le opere dopo la conversione e la poetica

L’utile coincide con la moralità in senso cristiano ed è il fine stesso della poesia tesa alla formazione delle coscienze;

l’interessante viene a coincidere con la scelta stessa dell’argomento da trattare, che deve restare nell’ambito della meditazione sull’uomo, sulla sua vita e sul suo rapporto con la Divina Provvidenza;

mentre il vero coincide con la ricerca del vero storico.

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La composizione del romanzo

Alessandro Manzoni iniziò a scrivere I promessi sposi il 24 aprile 1821, mentre si trova con la famiglia nella villa di Brusuglio a pochi chilometri da Milano.

Sono tempi difficili: in città la polizia austriaca sta arrestando, uno a uno, i patrioti affiliati alla società segreta della Carboneria. L'anno prima è stato arrestato Pietro Maroncelli e ora sono in corso i processi nei quali sono anche implicati i collaboratori del Conciliatore, tra cui il direttore del giornale, Silvio Pellico (1789-1854).

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La composizione del romanzo

Pubblicato nel 1827 in una prima edizione, la seconda apparve molti anni dopo nel 1840, I promessi sposi venivano a colmare in Italia una lacuna secolare, quella cioè di un moderno romanzo borghese, composto sul modello del romanzo storico anglosassone di Walter Scott.

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La composizione del romanzo

Le tre redazioni dei Promessi sposi Tra il 1821 e il 1823: la prima stesura recava sul manoscritto

di Manzoni il titolo di Gli sposi promessi, ma è meglio conosciuta con il titolo di Fermo e Lucia.

Dopo questa stesura Manzoni lavora ad una prima revisione linguistica e ad uno sfoltimento di numerose parti del romanzo. Questa edizione viene pubblicata nel 1827 (la Ventisettana) ed ha un grande successo di pubblico.

Non ancora soddisfatto della lingua letteraria, Manzoni riscrive il romanzo una terza volta, dopo la cosiddetta “risciacquatura in Arno”, e lo pubblica a dispense periodiche tra il 1840 e il 1842 (la Quarantana).

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La pagina iniziale del Fermo e Lucia

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Come lavorava Manzoni

Fermo e Lucia

I promessi sposi 1840

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Le fonti dei Promessi sposi

le Storie milanesi di Giuseppe Ripamonti (1573-1643)

il saggio di Melchiorre Gioia (1767-1829) Sul commercio di commestibili e caro prezzo del vitto, dove legge il passo di una grida (legge emanata dal Governatore di Milano, chiamata così perché veniva gridata nelle strade da pubblici ufficiali, al fine di informare i cittadini, spesso analfabeti) del Seicento, che prevedeva pene severe a chi impedisse la celebrazione di un matrimonio. È la stessa grida trascritta nel capitolo III del romanzo, circa le

pene a cui va incontro chi impedisca la celebrazione di un matrimonio.

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Le fonti dei Promessi sposi

F. Borromeo, De pestilentia quae Mediolani anno 1630 magnam stragem edit.

C.G. Cavatio della Somaglia, Alleggiamento dello Stato di Milano per le imposte e loro ripartimenti.

L. Ghirardelli, Il memorando contagio seguito in Bergamo l'anno 1630.

P. La Croce, Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al mal contagioso l'anno 1630.

A. Lampugnano, La pestilenza seguita in Milano l'anno 1630.

L.A. Muratori, Del governo della peste e delle maniere di guardarsene.

G. Ripamonti, De peste quae fuit anno 1630 libri V desumpti ex annalibus urbis.

F. Rivola, Vita di Federigo Borromeo Cardinale del titolo di Santa Maria degli Angeli, ed Arcivescovo di Milano.

P. Verri, Osservazioni sulla tortura.

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Le fonti dei Promessi sposi

Lettera di Manzoni al figliastro Stefano Stampa

Sai che cos’è stato che mi diede l’idea di fare I Promessi Sposi? È stata quella grida che mi venne sotto gli occhi per combinazione, e che faccio leggere, appunto, dal dottor Azzecca-garbugli a Renzo dove si trovano, tra l’altro, quelle penali contro chi minaccia un parroco perché non faccia un matrimonio. E pensai, questo sarebbe un buon soggetto per farne un romanzo (un matrimonio contrastato), e per finale grandioso la peste che aggiusta ogni cosa!

Sai che cos’è stato che mi diede l’idea di fare I Promessi Sposi? È stata quella grida che mi venne sotto gli occhi per combinazione, e che faccio leggere, appunto, dal dottor Azzecca-garbugli a Renzo dove si trovano, tra l’altro, quelle penali contro chi minaccia un parroco perché non faccia un matrimonio. E pensai, questo sarebbe un buon soggetto per farne un romanzo (un matrimonio contrastato), e per finale grandioso la peste che aggiusta ogni cosa!

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Le fonti dei Promessi sposi

Sulla scelta di Manzoni influirono anche molti esempi di romanzi stranieri.

Nel Settecento, all’interno del filone gotico, compaiono romanzi "neri", in cui gli eroi si muovono su sfondi tenebrosi di castelli popolati da forze misteriose e sovrumane, ostacolati da malvagi che evocano potenze ultraterrene: è questo il contenuto del Castello di Otranto (1764) dell’inglese Horace Walpole, in cui emerge la figura della fanciulla che, a causa della persecuzione del nobile prevaricatore, non può sposare il giovane che ama.

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Le fonti dei Promessi sposi

La monaca (1796) del francese Dénis Diderot, narra le peripezie di una giovane che entra in convento, forzata dalla famiglia: non possiamo non pensare alla celebre vicenda manzoniana della monaca di Monza, anche se la storia di questo personaggio è recuperata dalle cronache secentesche del Ripamonti.

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La scelta del romanzo

In che modo Manzoni approda alla scelta del romanzo?

Quali sono le urgenze letterarie che lo avvicinano a questo tipo di produzione, cioè ad un genere che era di fatto assente in Italia?

Il romanzo era considerato anzi con una sorta di sufficienza dagli intellettuali, perché orientato verso un pubblico borghese di non "addetti ai lavori“.

La poesia era ritenuta il genere letterario più importante.

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La scelta del romanzo

In realtà Manzoni capisce che la lirica civile e il teatro non soddisfano quel bisogno di comunicare "ad ampio raggio" che è una sua aspirazione profonda.

Anzi, i personaggi del teatro si trasformano quasi in simboli, si innalzano in una sfera astratta che coinvolge la meditazione esistenziale.

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La scelta del romanzo

Il romanzo, invece, si presenta al largo pubblico con un linguaggio più semplice, una narrazione avvincente, personaggi verosimili per le loro umanissime reazioni. Il genere del romanzo è l’immagine letteraria della classe borghese che rappresenta un pubblico non d’élite e tuttavia desideroso di letture. Grazie all’amico Claude Fauriel, durante il secondo soggiorno

parigino, Manzoni ha conosciuto le opere dello scozzese Walter Scott: con lui si parla di romanzo storico perché le vicende sentimentali dei protagonisti sono calate in periodi storicamente ben definiti e per lo più nel Medioevo, ricostruito con una certa attendibilità

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La scelta del romanzo

Nel romanzo si possono individuare alcune tematiche centrali: il complesso sistema dei personaggi, la ricostruzione storica degli ambienti e delle vicende, il particolare uso della lingua letteraria, la funzione del cattolicesimo.

38 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Il filosofo e critico letterario ungherese György Lukács (1885-1971) ha dedicato alla teoria del romanzo numerosi studi, tra i quali ricordiamo Teoria del romanzo (1920), Saggi sul realismo (1948), Il romanzo storico (1938), oltre a importanti monografie su Goethe, Balzac e Thomas Mann.

Una linea comune, nell’analisi che Lukács conduce intorno al romanzo, è quella che unisce l’esperienza di Walter Scott alla narrativa realistica dell’Ottocento, passando attraverso Manzoni e gli altri maggiori autori del XIX secolo: la scoperta della storia e la sua attualizzazione sono visti, in questa pagina che riproduciamo, come un’esigenza fondamentale del romanzo storico e come specchio di una crisi piú generale della vita italiana nel Seicento.

39 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Walter Scott ha trovato [in Italia] un continuatore che, sia pure in una sola opera, ne ha sviluppato in modo grandioso e originale le tendenze e lo ha superato in piú aspetti. Alludiamo naturalmente ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni. [...] La sua capacità inventiva per l’intreccio, la sua fantasia nel rappresentare caratteri delle piú diverse classi sociali, la sua sensibilità per l’autenticità storica nella vita interiore ed esteriore dei personaggi sono qualità ch’egli possiede in grado almeno pari a Walter Scott. Anzi proprio nella ricchezza e nella profondità con cui sono delineati i caratteri, nella completa utilizzazione dei grandi contrasti tragici per delineare la psicologia dei personaggi, Manzoni è perfino superiore. Come creatore di figure individuali egli è un poeta superiore a Walter Scott.

G. Lukács, Il romanzo storico, Torino, Einaudi, 1977, pp. 81-82.

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40 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Come poeta veramente grande egli ha trovato quel tema in cui è superata la caratteristica oggettiva che rende la storia italiana poco adatta per un vero romanzo storico che possa trascinare il lettore e in cui i contemporanei possano rivivere il proprio passato. Egli infatti, ancor piú dello stesso Walter Scott, confina nello sfondo i grandi avvenimenti storici, sebbene li delinei tutti con quella concretezza dell’atmosfera storica di cui Walter Scott era stato il maestro. Ma il suo tema fondamentale non è, come sempre in Walter Scott, una concreta crisi della storia nazionale, bensí la situazione di perenne crisi di tutta la vita del popolo italiano in conseguenza della divisione dell’Italia e del carattere feudale-reazionario che le continue piccole guerre e la soggezione a potenze straniere avevano impresso alle singole parti del paese. Manzoni descrive quindi direttamente soltanto un episodio concreto della vita del popolo italiano: l’amore, la separazione e il ritrovarsi di un giovane e di una fanciulla, entrambi di condizione contadina. Ma nella sua rappresentazione il fatto si sviluppa in modo da diventare la generale tragedia del popolo italiano in una situazione di avvilimento e spezzettamento nazionale. Senza mai uscire da una concreta cornice locale e temporale; da una psicologia condizionata dall’epoca e dalla classe sociale, il destino dei due personaggi diventa la tragedia del popolo italiano in genere.

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41 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Questo tipo particolare di romanzo si basa su una narrazione ambientata in una determinata epoca storica, in cui vengono poi inserite vicende e personaggi che nascono dalla fantasia dello scrittore.

Uno dei più importanti studiosi di questo genere letterario, il filosofo György Lukács, ha scritto che il romanzo storico «è nato al principio del secolo XIX, circa all’epoca della caduta di Napoleone» come prosecuzione e sviluppo del grande romanzo realistico e borghese del Settecento, nel momento in cui la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche «hanno fatto della storia un’esperienza vissuta dalle masse».

In questo senso il romanzo storico tenderebbe ad attualizzare il «presente come storia» e a produrre nel lettore un meccanismo di rispecchiamento nei valori e nelle situazioni che sono descritte dall’autore. Analizzando i romanzi di Walter Scott, di Manzoni e di altri importanti autori dell’Ottocento, Lukács sottolinea che l’evoluzione dei generi letterari si svolge parallelamente allo sviluppo della società: nel romanzo storico, la vita sociale dell’uomo e gli aspetti generali di un’epoca passata divengono pertanto contemporanei ai moderni e costituiscono il presupposto per una narrazione realistica che faccia rivivere quelle condizioni e quelle ragioni umane.

42 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Punto di incontro tra il realismo storico (la ricostruzione della situazione politica e sociale) e l’invenzione vera e propria, necessaria al successo dell’opera, il romanzo storico incontrò un grande favore presso il pubblico.

In Italia si affermò sul finire degli anni venti del XIX secolo, ovviamente grazie al modello offerto dai Promessi Sposi, ma anche sulla scia delle numerose traduzioni dei romanzi di Walter Scott (Ivanhoe venne tradotto nel 1822), e di un rinnovato interesse verso la storia nazionale.

La scelta manzoniana del romanzo, e in particolare del romanzo storico, nasceva in un contesto culturale vivace, quello romantico milanese, e dopo esperienze di approfondimento della materia narrativa.

43 Manzoni, Walter Scott e il “romanzo storico”

Il genere del romanzo sembrò a Manzoni lo strumento più adeguato e moderno per rappresentare la dinamica molteplice di un’intera società: proprio per il fatto che l’opera doveva rispecchiare la vita reale, emergeva allora anche il problema di una collocazione storica della vicenda narrata.

All’amico Fauriel, in una lettera del 3 novembre 1821 (la stesura del Fermo e Lucia era iniziata in aprile), Manzoni scriveva: «Per spiegarvi brevemente la mia idea principale sui romanzi storici e mettervi così sulla via di rettificarla, vi dirò che li concepisco come una rappresentazione di un determinato stato della società per mezzo di fatti e di caratteri così simili alla realtà da poter essere creduti una vera storia da poco scoperta. Quando vi sono mescolati avvenimenti e personaggi storici, credo che bisogna rappresentarli nel modo più rigorosamente storico; per questo, ad esempio, Riccardo Cuor di Leone mi sembra imperfetto nell’Ivanhoe». Da questo punto di vista Manzoni considerava fondamentale l’assunzione di un registro corale e collettivo dell’intreccio, libero dai condizionamenti che avrebbero imposto la presenza di un protagonista assoluto.

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I contenuti dei Promessi sposi

Manzoni ambientava la vicenda nel passato storico dell'Italia della Controriforma: il Seicento, che senz'altro potremmo definire il vero grande protagonista del romanzo, emerge nei suoi connotati sociali, economici, religiosi.

La dominazione spagnola in Italia rappresentava allegoricamente la dominazione austriaca dell'Ottocento: per questo motivo il romanzo manzoniano veniva ad assumere anche un chiaro messaggio politico.

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I contenuti dei Promessi sposi

Nell'introduzione al romanzo Manzoni costruisce il pretesto del manoscritto-ritrovato: l'opera, secondo l'invenzione dell'autore, sarebbe la

trascrizione/traduzione in un italiano moderno di un manoscritto di un anonimo autore del Seicento.

In questo modo Manzoni viene a occupare il ruolo di narratore onniscente (focalizzazione zero) e nello stesso tempo quello artificiale di traduttore del romanzo, un fatto quest'ultimo che gli consente di operare nel testo continue incursioni moralistiche.

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La struttura del romanzo

Capitoli I-VIII: fase borghigiana (l’azione si svolge nel paese dove vivono Renzo e Lucia) Narrazione molto lenta e un numero assai elevato di fatti,

concentrati in quattro giorni, dal 7 al 10 novembre 1628. Capitoli IX-XVII: Lucia viene a contatto con i personaggi

"storici" (la monaca di Monza, l’innominato, il cardinal Borromeo). Le scene che la vedono protagonista si svolgono in spazi chiusi (il convento, il castello, la casa del sarto dove viene ospitata dopo la liberazione)

47 La struttura del romanzo

Capitoli XVIII-XXVI Si tratta del cosiddetto “romanzo di Renzo”, una specie di

storia nella storia. Egli si muove in spazi aperti: Milano, la campagna lombarda,

l’Adda, il territorio di Bergamo. Rimane coinvolto nei tumulti di San Martino e nell’assalto ai forni del capoluogo lombardo, dove, nell’arco di due giorni (11 e 12 novembre) partecipa alla rivolta, si ubriaca, litiga con un ospite, si fa credere un rivoltoso, cade nella trappola di una spia, si fa arrestare, ma riesce a scappare.

Il 13 novembre approda libero in territorio bergamasco, e giunge dal cugino Bortolo, presso cui si ferma per un periodo imprecisato.

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La struttura del romanzo

Capitoli XXVII-XXXII: la descrizione della peste a causa della calata dei Lanzichenecchi; gli effetti della guerra dei Trent’anni Digressione storica del romanzo

Capitoli XXXIII-XXXVIII: Renzo guarisce dalla malattia e torna a Milano dove ritrova Lucia

49 La struttura del romanzo

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nozze mancate al borgo

Renzo: Milano e poi Bergamo

Guerra - CarestiaPeste

ritorno al borgo

Capitoli I-VIII Capitoli IX-XVIICapitoli XVIII-

XXXVICapitoli XXXVII-

XXXVIII

Lucia a MonzaLucia al castello dell’innominato

Lucia a Milano e al lazzaretto

nozze al borgo

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Fra Cristoforo

Renzo

don Abbondio

Don Rodrigo

l’Innominato

Il cardinale

Lucia

la monaca di Monza

StrumentiProtettoriVITTIME OPPRESSORI

Capitoli XX - XXXVIII

Il sistema dei personaggi

Capitolo Iul

timi

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apito

li

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Il sistema dei personaggi

EROE: Renzo ANTAGONISTA: don Rodrigo

OGGETTO DEL DESIDERIO: Lucia

Aiutanti dell’Eroe Aiutanti dell’Antagonista

Padre Cristoforo, AgnesePerpetua, Bortolo, don Ferrante e

donna Prassede,il sarto e sua moglie, Cardinale

Borromeo,Innominato (dopo la conversione).

Griso, conte Attilio, Nibbio, Innominato (prima della

conversione), Conte Zio, Monaca di Monza.

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Il sistema dei personaggi

Il sistema dei personaggi risulta un meccanismo assai complesso di rapporti di forza: nel romanzo vi sono precise categorie morali, alle quali Manzoni affida un forte valore emblematico.

Anche la stessa religiosità viene analizzata ora nelle sue componenti deteriori e negative, talvolta con toni bonari e ironici, come nel caso di Don Abbondio; ora secondo un preciso disegno paradigmatico: il cardinale Borromeo viene tratteggiato come infaticabile apostolo di un cristianesimo sociale, Fra Cristoforo come difensore di una fede realmente conquistata dopo una travagliata esistenza giovanile.

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Il sistema dei personaggi

Una vicenda fortemente individualizzata compie invece Renzo, con i suoi continui spostamenti geografici: a lui Manzoni prescrive, all'interno della narrazione, uno spazio autonomo, come se volesse rappresentare un'ideale percorso psicologico della formazione, un progressivo raggiungimento della saggezza e dell'equilibrio dopo le iniziali intemperanze dei primi capitoli.

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Il sistema dei personaggi

VITTIME OPPRESSORIRenzo Lucia Don Rodrigo Innominato

Aiutanti delle vittime

Padre Cristoforo,Tonio e Gervaso

Cardinale Borromeo,

Agnese

Aiutanti dell’oppressore

Griso,Don

Abbondio

Nibbio,Monaca di

Monza

Ospitidelle vittime Bortolo Don Ferrante,

Donna Prassede

Il sistema dei personaggi