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CITTADINANZA E COSTITUZIONE Liceo scientifico“A. Diaz” 4G

4G 2014

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MODULI INTERDISCIPLINARI LICEO SCIENTIFICO DIAZ CASERTA - 2014

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CITTADINANZA E COSTITUZIONELiceo scientifico“A. Diaz”

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Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

(articolo 3)

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La cittadinanza è quindi una condizione dell'individuo appartenente a uno Stato, alla quale viene attribuito un insieme di diritti e di doveri. Il concetto di cittadinanza ha perciò un duplice carattere: da un lato, si riferisce ai requisiti che l’individuo deve possedere per poter essere definito; dall’altro, fa riferimento al quadro di diritti e doveri che l'essere cittadino comporta.

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«La virtù è tutta posta nella pratica che se ne fa e la più elevata pratica di essa è il governo

della città»

(De Republica)

Vediamo come Cicerone avesse individuato i requisiti che il cittadino romano avrebbe dovuto possedere, in primis la virtù, che avrebbe contribuito ad un corretto comportamento etico e morale per il bene dello Stato.

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Attraverso la sua opera egli ha realizzato una sintesi feconda di cultura greca e tradizione romana, trasmettendo ai contemporanei e ai posteri altissimi ideali di cultura e di umanità: dal concetto della sostanziale unità della natura umana e del conseguente vincolo di solidarietà che deve legare tutti gli uomini tra di loro a quello della nobiltà dell’impegno politico disinteressato.

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Viene così a delinearsi la figura del civis, come individuo impegnato attivamente e disinteressatamente alla vita politica. Emblematica personalità rappresentante questo ideale di cittadino è stato Niccolò Machiavelli, il quale nella sua opera, nonostante avesse riconosciuto l’impotenza del singolo di fronte alle problematiche del paese, aveva ribadito l’importanza dell’impegno di tutti ai fini del benessere comune.

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Tuttavia la nuova scienza politica, teorizzata da Machiavelli era destinata, in Italia, a rimanere un’utopia, mentre avrebbe avuto modo di concretizzarsi in alcuni paesi europei.Tra questi ci fu l’Inghilterra soprattutto grazie alla presenza del Parlamento , che nato nel 1284 aveva unificato la nazione, permettendo di esprimere alle varie classi sociali le diverse esigenze per le quali il monarca avesse dovuto intervenire.

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Il culmine di questo processo di evoluzione si ebbe quindi nel 1689 con l’approvazione del «Bill of Rights» da parte di Gugliemo III d’Orange, che viene considerato come uno dei cardini del sistema costituzionale inglese. Il nome "Bill of Rights" indica letteralmente un progetto di legge (bill) sui diritti (rights).

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Un atto, quindi, che dichiara i diritti e le libertà dei sudditi e definisce la successione della corona.Il Bill of Rights prevedeva:

La libertà di parola e discussione in Parlamento. Il divieto del re di abolire leggi o imporre tributi

senza il consenso del Parlamento. Libere elezioni per il Parlamento. Il divieto del re di mantenere un esercito fisso in

tempo di pace senza il consenso del Parlamento. Rifiuto di sottostare ad un possibile re cattolico. Che il parlamento dovesse essere

frequentemente riunito. Che il re non potesse perseguitare i suoi sudditi

per motivi religiosi.

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La situazione inglese rimarrà pero un caso isolato e sarà il presupposto della Rivoluzione francese, avvenuta un secolo più tardi, nel 1789, che scalderà gli animi rivoluzionari delle popolazioni in tutta Europa per contrastare l’eccesivo potere del dispotismo illuminato. Infatti i cittadini, sentendosi solo sudditi al servizio del re avvertirono il bisogno di partecipare alla volontà generale.

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La Rivoluzione francese è stata la rivoluzione dei cittadini, o meglio, l'evento travagliato che ha segnato l'atto di nascita del cittadino moderno nella vita politica e sociale degli ultimi due secoli. La Rivoluzione rappresenta una vera e propria cesura nei confronti della realtà politica e giuridica: la sovranità non appartiene più al re, ma al popolo dei cittadini. Inoltre, con la Rivoluzione, il concetto moderno di cittadinanza si arricchisce per la prima volta di una valenza universalistica: al suo significato di eguaglianza civile e giuridica proclamata contro i privilegi feudali, si affianca l’eguaglianza politica a garanzia dell'esercizio della sovranità in senso democratico e rappresentativo.

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Comunque i rivoluzionari francesi hanno una concezione nazionalista e non puramente individualista della società e dello Stato. I cittadini sono membri liberi ed eguali della nazione, nella quale risiede essenzialmente il “principio di ogni sovranità”. Così, attraverso la legge, lo Stato deve certo garantire libertà, pace e sicurezza all'individuo, ma deve anche perseguire il benessere e il progresso della società vietando le azioni ad essa nocive. I diritti dell’uomo proclamati dalla Dichiarazione del 1789 sono “naturali, inalienabili e sacri”, ma non possono essere goduti senza alcuna relazione ai concittadini e alle esigenze della società. Così, la legge regolamenta e, quindi, garantisce nei limiti da essa stabiliti, in particolare i diritti del cittadino.

«La legge è l'espressione della volontà generale, alla cui formazione tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere»

(art. 6 della Dichiarazione del 1789)

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La concezione presente nella Rivoluzione costituisce la base della riflessione filosofica di Kant che definisce il cittadino come colui che «ha il diritto di voto nella legislazione». E continua:«La qualità che a ciò si esige, oltre a quella naturale (che non sia un bambino né una donna), è unicamente la seguente: ch’egli sia il suo proprio padrone e abbia quindi una qualche proprietà […] che gli procuri i mezzi per vivere»Emerge quindi che ancora nella rivoluzione francese abbiamo una visione selettiva

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Il diritto al voto, e la partecipazione alla volontà generale erano, tuttavia, ancora riservati ad una minoranza elitaria della popolazione.Ci troviamo però nel periodo illuminista, caratterizzato dalla forte fiducia riposta nelle capacità dell’intelletto e, nel progresso, politico, sociale e scientifico: politico perché il diritto di voto verrà elargito a tutti; sociale perché tutti, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza, avranno gli stessi diritti; scientifico perché l’osservazione della realtà è posta sotto il rigido controllo della ragione.

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La repubblica è sicuramente la forma di governo più favorevole a tale sviluppo, infatti in Italia la costituzione garantisce libertà di pensiero e di insegnamento.

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La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

(articolo 9)L’Italia possiede il patrimonio artistico più ricco e prezioso al mondo ed è compito del cittadino, oltre che dello stato, tutelarlo e valorizzarlo.Tuttavia l’arte non rappresenta l’unica grande ricchezza dell’ Italia, in quanto essa è intrisa di tradizioni e di culture differenti, che ci rendono uno dei paesi più invidiati al mondo.

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Rappresentante del patrimonio culturale dell’Italia,  Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco, Portogallo è la dieta mediterranea, che non è limitata ad una serie di indicazioni in ambito alimentare, ma abbraccia le tradizione tipiche di questi paesi, fino a formare un vero e proprio patrimonio culturale.È proprio per le sue caratteristiche uniche che il 17 novembre 2013 a Baku l'Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità.

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È pertanto dovere, e ancora di più diritto del cittadino, valorizzare tali tradizioni: ciò potrebbe garantire una maggiore unità tra gli individui che, sentendosi legati da un profondo senso di appartenenza a questa terra, riuscirebbero a ritrovare ideali di solidarietà ormai smarriti da tempo.

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Questo non deve però degenerare in una ottusità verso tutto ciò che è diverso ed estraneo, in quanto è proprio il confronto tra diverse culture che ci ha reso ciò che siamo, e che potrà migliorarci.