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09/08/22 1 Reddito per tutti: una vita serena in una società attiva, giusta e solidale Il modello sociale che noi vogliamo

Reddito per tutti

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Reddito per tutti: una vita serena

in una società attiva, giusta e solidale

Il modello sociale che noi vogliamo

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Indice

Prefazione

• Proposte dei Partiti, Gruppi, Individui ...............

• Commenti e modifiche alle proposte presentate ...............

• Il nuovo welfare integrato della pubblica amministrazione, della comunità e della responsabilità personale

• La sostenibilità

• La governance

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Prefazione

Le tendenze demografiche, i grandi cambiamenti nella coscienza dei bisogni, la globalizzazione sregolata e una crescita dell’economia che rimane al di sotto del potenziale, stanno progressivamente sgretolando la rete delle vecchie sicurezze.Una visione integrata dei vari elementi che concorrono al benessere dei cittadini deve partire dalla nascita, attraversare la scuola, la vita lavorativa, il pensionamento attivo, fino alla naturale conclusione della vita di ciascuno.Ridurre la povertà e l’emarginazione consente di prevenire malattie, così come un aumento della qualità dell’occupazione e delle occasioni di lavoro si traduce in una crescita complessiva dell’economia. La sfida a cui siamo chiamati non è solamente economica ma, prima di tutto, progettuale e culturale. Vogliamo riproporre la centralità della persona e pensiamo a un Welfare delle opportunità capace di garantire la continua autosufficienza intervenendo, laddove manchi il lavoro, con un’offerta di reddito costante e servizi formativi personalizzati, stimolando comportamenti e stili di vita responsabili, utili a sé e agli altri.

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Proposta di Reddito per tutti

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Una vita attiva e produttiva, nella quale il lavoro retribuito dignitosamente sia costantemente contrattualmente assicurato dai 25 ai 55 anni, anni cruciali per l’assestamento di una

vita familiare che abbia come risultato per i propri figli una crescita serena,

e nella quale, grazie alla costruzione di un ponte di solidarietà sociale,

ai giovani fino al compimento dei 25 anni venga data l’opportunità di sperimentare flessibilmente il mondo del lavoro e scegliere la professione più adeguata alle loro inclinazioni,

e agli over 55 di trasferire le competenze acquisite, laddove necessarie, preparandosi gradualmente all’uscita verso attività non retribuite, godendo di dignitosa pensione e dando spazio

ad altri lavoratori.

Un obiettivo ragionevole e realizzabile

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Nel nostro modello l’impianto legislativo prevede che, mentre i lavoratori 25-55enni impegnano il loro tempo in lavoro regolarmente ed equamente retribuito con contratti a tempo indeterminato, le due fasce under 25 e over 55

• o lavorano con contratti flessibili (possibili solo per queste fasce di età)

• o vanno a coprire tutte le necessità di sostegno alla collettività e alla salvaguardia del territorio che non richiedano la continuità della prestazione da parte di un individuo in particolare, in quanto immediatamente sostituibili da altri disoccupati alla ricerca di lavoro nel momento in cui ricevano offerte di lavoro adeguate,

essendo garantito ai subentranti un sostegno economico tale da permettere loro di continuare a soddisfare i bisogni basilari fino a nuova occupazione.

Si crea pertanto un circolo virtuoso in entrata e uscita, sempre con copertura reddituale.

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Il giusto equilibrio si può trovare in un sistema in cui:

• per 30 anni le persone sono stabilmente occupate (25-55) e, se licenziate, automaticamente vengono iscritte all’ Opera di Salvaguardia Territoriale (O.SA.TE.) con sostegno reddituale minimo garantito fino a nuova occupazione stabile • le persone in entrata nel mondo del lavoro (under 25) e in uscita (over 55) sono flessibilmente occupate con sostegno reddituale minimo garantito nei periodi di vacanza contrattuale e iscrizione automatica all’O.SA.TE.• i pensionati sono occupati con i nipoti, orientati a studi piacevoli, a banche del tempo ecc. godendosi l’ultima parte della loro vita e lasciando spazio a chi ancora deve lavorare quindi tutti, comunque, sono molto attivi se hanno capacità residue o potenziali, e in ogni caso tutelati.

Quello che entra in termini di reddito viene speso per provvedere ai propri bisogni, dando al contempo impulso all’economia: commercio, industria, divertimento, tutti se ne avvantaggiano, in un circolo virtuoso che va a scapito solo del malaffare.

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Indipendentemente dalla posizione lavorativa ricoperta prima, e quindi dai contributi versati, l’importo del reddito minimo garantito deve essere per tutti uguale (la fame dell’ex dirigente è uguale a quella dell’ex manovale e il dirigente che guadagna di più deve prevedere la possibilità di perdere il lavoro e non sperperare pretendendo poi trattamenti differenziali), e quantificabile in 790 euro mensili al netto di ritenute fiscali ad ogni componente del nucleo familiare (essendo indispensabile la partecipazione alle attività assegnate dall’O.SA.TE. per poter mantenere il beneficio, non è necessario fissare tetto al reddito complessivo familiare in quanto le persone molto benestanti vi rinunceranno volentieri).

Sportelli dedicati alla gestione di questo sistema - definito Opera Salvaguardia Territoriale O.SA.TE. per evidenziarne l’utilità collettiva - , in rete con tutte le associazioni che nel territorio si occupano di assistenza a bambini, anziani, persone anche solo temporaneamente non autosufficienti - compresi quindi gli ammalati in casa o ricoverati - , e che si occupano di cura del territorio allo scopo di prevenire danni a persone e cose (vedi disastri ambientali), forniranno le occasioni ai singoli beneficiari per ripagare la collettività di quanto da questa distribuito con i suoi contributi fiscali.

• Es. Lavoratore ammalato ricoverato in ospedale che non ha nessun aiuto per portare e ritirare abiti in tintoria, chiede aiuto allo Sportello e gli viene mandato disoccupato per provvedere. Piove e bisogna urgentemente effettuare pulizia strade, si interviene mettendo a disposizione le proprie energie, anche se limitate, per il bene comune.

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Nell’attuale struttura degli ammortizzatori sociali vi sono innumerevoli iniquità di trattamento (criteri di eleggibilità, durata, ammontare dei benefici). Mentre non ancora applicata, per quanto già operativa sul piano normativo, è una elementare regola di responsabilità che vuole sanzionato con la decadenza dal beneficio o dalla indennità il percettore del trattamento che rifiuti una occasione congrua di lavoro o un percorso formativo di riqualificazione professionale.La rigidità dei trattamenti costituisce, soprattutto con riferimento ai gruppi più tutelati, un ostacolo oggettivo ai processi di mobilità e al dinamismo del mercato del lavoro.Le varie forme di sostegno al reddito non solo non seguono un disegno di incentivazione per il rapido reinserimento lavorativo, ma concorrono esse stesse ad alimentare una fiorente economia sommersa che non ha pari nel resto del mondo industrializzato.

In conseguenza della proposta su indicata, viene a cadere il pregiudizio assai diffuso che il disoccupato possa diventare un approfittatore. Oltre a dover dedicare il suo tempo all’aiuto e alla sicurezza del territorio, dovrà studiare, scegliendo da catalogo il corso preferito, con l’obiettivo di rientrare al più presto al lavoro. E’ infatti da questi corsi che potranno attingere le aziende ed enti per assumere, suggerendo costantemente percorsi utili all’evoluzione delle loro imprese.

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L’esperienza del lavoro va considerata parte integrante dei processi formativi, fin dalle elementari, invitando testimoni dei vari mestieri e professioni ad illustrare le specificità, criticità, rischi e soddisfazioni che porta ogni tipo di lavoro, educando altresì al rispetto per ciascuno, e cioè:

• a non considerare il titolo di laurea di per sé arrogantemente pretenzioso di emolumenti maggiori rispetto al più modesto titolo di un valente artigiano, agricoltore o muratore (la fatica di studiare non è superiore alla fatica di vangare, e si rischia di morire molto di più in un cantiere)

• a non consentire in sede contrattuale differenziazioni retributive, a vantaggio di categorie dirigenziali, smoderate rispetto a quelle di tutti gli altri lavoratori impegnati al bene comune dell’impresa o ente o associazione

• a cooperare accettando le debolezze di ciascuno ed assegnando incarichi ai più deboli adeguati e altrettanto rispettabili.

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Adeguati strumenti normativi dovranno consentire l’alternanza di esperienze di studio e di lavoro durante tutto l’arco degli studi, in modo da correggere il tiro del piano di studi in itinere, articolandolo nel modo più favorevole ad una conclusione di soddisfazione.

Nessuno stage/tirocinio può terminare senza che sia data scheda valutativa e orientativa su strada migliore consigliata, e questo presuppone che i tutor assegnati siano motivati ad affiancare e capaci di valutare e orientare, pertanto over 55 esperti nelle varie professioni e mestieri, secondo il modello indicato prima del ponte solidale entrata-uscita dal trentennio lavorativo contrattualmente sicuro.

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La spesa sociale non va tagliata: essa va governata e riorientata in modo da

rendere il sistema non solo finanziariamente sostenibile, ma anche più equo

ed efficiente perché realmente in grado di incoraggiare la natalità,

abbattere le barriere, facilitare la mobilità, anche in situazioni di mobbing,

combattere le discriminazioni, prevenire i bisogni, contrastare la povertà.

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I rapporti di lavoro devono essere regolati in termini semplici e chiari e devono essere stabilite regole a garanzia del pagamento puntuale e sollecito ai fornitori di beni e servizi a Enti e a privati, altrimenti soggetti a fallimento e scoraggiati ad investire in attività autonome e libere professioni.

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3. La sostenibilità

Il nostro welfare, da una parte è finanziato da troppo pochi attivi e dall’altra non contribuisce ad aumentarne il numero. Esso dà oggi troppo a troppo pochi, viziato come è da privilegi difesi corporativamente e da diseconomie dovute a inefficienze gestionali e a imponenti stratificazioni normative che, parallelamente alla evoluzione dei rapporti economici e sociali, ne hanno largamente eroso l’impianto originario e la funzionalità.

In questa prospettiva il primo intervento possibile, per realizzare un modello sociale sostenibile e garantire risorse adeguate, è allargare drasticamente la base dei contribuenti, cioè di coloro che, attraverso la partecipazione al mercato del lavoro regolare, concorrono a sostenere il modello sociale stesso.

I target di Lisbona (tasso di occupazione del 70 per cento, con 60 per cento di occupazione femminile e 50 per cento di occupazione degli over 50) non sono un miraggio, ma un obiettivo realistico, considerata anche l’imponente quota di economia sommersa, nella misura in cui sapremo liberare il lavoro dai troppi disincentivi normativi che ancora comprimono la vitalità e il dinamismo del mercato del lavoro senza offrire vere tutele alle persone.

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3. La sostenibilità

Scoraggianti sanzioni devono quindi essere previste per chi viene trovato a lavorare in nero mentre percepisce reddito minimo garantito, così come al suo datore di lavoro in nero. Ma è piuttosto difficile che questo avvenga se per 3 ore al giorno il disoccupato deve essere reperibile e disponibile per le attività a cui accennavamo prima di salvaguardia del territorio, e altre 2 ore per la formazione. Resta il tempo giusto per ripassare i compiti e riposare.

Inoltre, ponendo un tetto alle retribuzioni dirigenziali sproporzionate rispetto a qualsiasi valutazione di resa umana nel lavoro, e impedendo l’assegnazione di doppi e più incarichi a chi già ne possiede uno, avremo risorse sufficienti da destinare a chi attualmente si trova in condizioni di povertà estrema.

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Contro l’evasione e l’elusione: il sistema dei voucher

Fase 1Acquisizione elenco disoccupati non dotati di ammortizzatori (o inferiori a un tot netto mensile) da centro impiego

caso A• casellina già segnata su modulo del Patto fra disoccupato e centro impiego della sua disponibilità a svolgere lavoro accessorio (sistema dei voucher)• accertamento se già iscritto spontaneamente in elenco presso INPS se si, passare a Fase 2 se no, telefonata da centro impiego o INPS per sollecitare iscrizione spiegando bene cosa ne può sortire (vedi pag. seguente *)

caso B• se non segnata la casellina, telefonata da centro impiego o INPS per sollecitare iscrizione.

Acquisizione da parte del centro impiego di elenco imprese, associazioni, enti vari nel territorio che abbiano necessità/possano offrire lavoro accessorio.

Pubblicizzazione tramite media (spiegazione sistema e sanzioni per chi offre lavoro anche 1 ora sola senza voucher e quindi in nero, come da disposizioni già in vigore) con elenco tabaccherie e altri luoghi dove comprare i voucher.

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Fase 2disoccupato riceve su cellulare chiamata per contatto con imprese, associazioni, enti

vari nel suo territorio (eventuali spese viaggio rimborsate con biglietti) che hanno selezionato da elenco centro impiego/INPS suo nominativo per una prestazione

caso 1. accetta e svolge lavoro accessoriocaso 2. non accetta per motivi seri documentabilicaso 3. non accetta perché non gli va

1. e 2. ricevono reddito minimo garantito da INPS per tutto il periodo di disoccupazione, oltre ai voucher dal datore di lavoro accessorio che possono spendere subito (nota bene: riscossione in contanti o accredito su carta gratuita senza necessità di conto bancario o postale, come già predisposto)

3. non viene + chiamato

* Spiegazione da fornire a disoccupato: sappiamo che un voucher non è la soluzione al tuo problema ma hai occasione di incontrare possibili futuri datori di lavoro prossimi al tuo territorio e farti apprezzare per quel che sai e sei. Provaci, dai!

Spiegazione ai cittadini: se voi fate pulire i vetri all'extracomunitaria che ve lo chiede per pietà, rischiate che si faccia male, grosse sanzioni, e contribuite nel vostro piccolo al lavoro in nero che tutti a parole combattiamo.

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4. La governance

(da inserire) ......................................................